Grice
e Costantino: la ragione conversazionale
a Roma – la scuola di Naissus – i romani della Dardania -- filosofia italiana –
Luigi Speranza. (Roma). Filosofo italiano. Naissus, parte dell’Impero
Romano, oggi, Nis, nella Serbia, capostipite della dinastia costantiniana:
Cloro Costanzo, romano d’origine illirica e nativo della Dardania. Madrelingua:
latina unicamente. Costantino I. Costantino I Cesare e poi Augusto dell'Impero
romano Testa dell'acrolito monumentale di Costantino (Musei Capitolini) Nome
originale: Flavius Valerius Constantinus Regno Cognomina ex virtute: Pius Felix
Invictus Maximus Victor Triumphator Germanicus maximus IV Sarmaticus maximus
III Gothicus maximus II Dacicus maximus Adiabenicus Arabicus maximus Armeniacus
maximus Britannicus maximus Medicus maximus
Persicus maximus Nascita Naissus Morte Nicomedia Sepoltura Chiesa dei
Santi Apostoli a Costantinopoli Predecessore Costanzo Cloro (per parte dei
territori di competenza amministrati) e Flavio Severo (per la carica di Cesare
d'Occidente) Successore Costantino II (cesare) Costanzo II Costante I (cesare
dal 333) Dalmazio (cesare dal 335) Coniuge Minervina Fausta Figli Crispo
Costantina Costantino II Costanzo II Costante I Elena Dinastia Costantiniana
Padre Costanzo Cloro Madre Elena Flavio Valerio Constantino (Constantino I)
Moneta di Costantino con la rappresentazione del monogramma di Cristo sopra il
labaro imperiale Nascita Naissus, 27 febbraio 274 Morte Nicomedia, 22 maggio
337 Cause della morte naturali Luogo di sepoltura Chiesa dei Santi Apostoli a
Costantinopoli Religione cristianesimo convertito dal paganesimo Dati militari
Paese servitor Impero romano Forza armata Esercito romano Grado Augusto
Comandanti Costanzo Cloro e Massimiano Guerre Guerra civile romana Campagne
germanico-sarmatiche di Costantino Invasioni barbariche del IV secolo Campagne
siriano-mesopotamiche di Sapore II Battaglie Battaglia di Verona
Battaglia di Torino Battaglia di Ponte Milvio Battaglia di Cibalae Battaglia di
Mardia Battaglia dell'Ellesponto Assedio di Bisanzio (324) Battaglia di
Adrianopoli Battaglia di Crisopoli Nemici storici Massenzio e Licinio Comandante
di Esercito romano voci di militari presenti su Wikipedia Manuale San
Costantino I Raffigurazione di san Costantino nella basilica di Santa Sofia a
Istanbul. L'imperatore, che la Chiesa ortodossa ha definito «Simile agli
Apostoli», proclamandolo santo, è raffigurato nell'atto di dedicare la
basilica. Imperatore Nascita Naissus Morte Nicomedia Venerato da Chiesa
cristiana ortodossa Santuario principale Chiesa dei Santi Apostoli Ricorrenza
21 maggio Manuale Battaglie di Costantino I nella guerra civile. Flavio Valerio
Aurelio Costantino, conosciuto anche come Costantino il Vincitore, Costantino
il Grande e Costantino I (in latino: Flavius Valerius Aurelius Constantinus; iΚωνσταντῖνος
ὁ Μέγας?, Konstantînos o Mégas; Naissus, Nicomedia), è un filosofo italiano. Costantino
è una delle figure più importanti dell'impero romano, che riforma largamente e
nel quale permise e favorì la diffusione del cristianesimo. Tra i suoi
interventi più significativi, la riorganizzazione dell'amministrazione e
dell'esercito, la creazione di una nuova capitale a oriente, Costantinopoli, e
la promulgazione dell'Editto di Milano sulla libertà religiosa. La Chiesa
ortodossa e le Chiese di rito orientale lo venerano come santo, presente nel
loro calendario liturgico, col titolo di Eguale agli apostoli; mentre il suo
nome non è presente nel Martirologio Romano, il catalogo ufficiale dei santi
riconosciuti dalla Chiesa cattolica. Le fonti primarie sulla vita di Costantino
e sulle relative vicende da imperatore devono essere prese con la dovuta
cautela. La principale fonte contemporanea è costituita da Eusebio di Cesarea,
autore di una Storia Ecclesiastica che non manca di esaltare la gloria e la
nobiltà di Costantino in quanto imperatore, a cui fa seguito una Vita di
Costantino che ne costituisce una vera e propria agiografia. Anche Lattanzio,
nel suo De mortibus persecutorum, delinea in modo netto la distinzione fra il
pio Costantino e il perverso Diocleziano (Salona). Distinzione forse non del tutto
disinteressata, visto che Lattanzio, nato in Nordafrica da famiglia pagana e
convertitosi al cristianesimo, dove fuggire precipitosamente da Nicomedia, sede
imperiale di Diocleziano, all'alba dell'ultima persecuzione contro i Cristiani.
La stessa cautela deve valere per la Storia Nuova di Zosimo. Infine,
l'appendice alla storia di Ottato di Milevi sullo scisma donatista racchiude
alcune lettere che C. invia ai cristiani del Nordafrica e che, se autentiche,
potrebbero rivelare alcuni tratti del pensiero dell'imperatore riguardo alla
questione. Albero genealogico della dinastia costantiniana che ha in COSTANZO
CLORO (si veda) il vero capostipite. Costantino nacque a Naissus (odierna Niš,
in Serbia), un modesto centro situato nella provincia romana della Mesia
Superiore, figlio di COSTANZO CLORO (si veda), militare e politico romano di
origini illiriche e nativo della Dardania. Costantino e di madrelingua latina
e, ha sempre difficoltà nel padroneggiare il greco, tanto da doversi avvalere
d'interpreti con locutori ellenofoni. Si conosce pochissimo della sua gioventù.
Perfino la sua data di nascita è incerta. Forse è proprio durante l'adolescenza
che gli è affibbiato il soprannome dispregiativo “Trachala,” da interpretare
nel senso di "viscido come una lumaca". Nominato Prefetto del
pretorio delle Gallie (cioè comandante militare) e in base al sistema della
Tetrarchia voluta da Diocleziano, nominato Cesare dall'Augusto di Occidente,
Massimiano, di cui sposa la figliastra Teodora. Costantino e affidato
all'Augusto d'Oriente, Diocleziano, ed educato a Nicomedia presso la corte
dell'imperatore, sotto il quale comincia la carriera militare: fu tribunus
ordinis primi e con questo grado fu al seguito dello stesso Diocleziano nel suo
viaggio in Egitto. Successivamente partecipò attivamente alla campagna contro i
Sasanidi condotta da Galerio per poi tornare a servizio di Diocleziano con il
quale lascia definitivamente l'Egitto attraversando la Palestina. Combatté
ancora tra le file dell'esercito di Galerio sul confine danubiano, ove si
distinse nelle guerre contro i Sarmati. Diocleziano abdicò a favore del proprio
Cesare Galerio e lo stesso fa Massimiano in Occidente, a favore di Costanzo
Cloro. Galerio nomina proprio Cesare il nipote Massimino Daia e impone a
Costanzo, con il sostegno di Diocleziano, come nuovo Cesare Flavio Severo, un
ufficiale di alto rango che aveva militato tra le file dello stesso Galerio.E
in questo frangente che Costantino raggiunse il padre in Britannia (alcune
fonti vogliono che quella di Costantino sia stata una vera e propria fuga da
Nicomedia, dove Galerio avrebbe voluto trattenerlo per garantirsi la fedeltà di
Costanzo Cloro) e condusse con lui alcune campagne militari nell'isola.Circa un
anno dopo, Costanzo Cloro morì nei pressi di Eburacum, l'odierna York. Qui
l'esercito, guidato dal generale germanico Croco (di origine alamanna), proclama
Costantino nuovo Augusto d'Occidente, mettendo a repentaglio il meccanismo
della tetrarchia, ideato da Diocleziano proprio per porre termine all'uso ormai
consolidato degli eserciti di proclamare di propria iniziativa gli imperatori.
Per tale ragione Galerio, che al tempo era l'unico Augusto legittimo rimasto in
carica, e inizialmente scettico nel riconoscere l'investitura di Costantino,
tuttavia alla fine si convinse a cooptarlo nel collegio imperiale ma con il
rango di Cesare, promuovendo invece come nuovo Augusto d'Occidente Flavio
Severo. Costantino da parte sua accettò la decisione di Galerio e, per
dimostrare come riconoscesse l'autorità di Severo quale nuovo superiore in
grado, cede a quest'ultimo il controllo della diocesi Iberica, mentre a lui
sarebbe rimasto il governo delle Gallie e della Britannia. La sofferta nomina
di Costantino a Cesare, per quanto gestita e riassorbita nei quadri della
tetrarchia, aveva mostrato la debolezza del sistema di successione per
cooptazione creato da Diocleziano. Infatti Massenzio, figlio dell'Augusto
emerito Massimiano, scontento di essere stato tagliato fuori da qualsiasi
posizione di potere, si fece acclamare imperatore a Roma con l'appoggio dei
pretoriani, dell'aristocrazia senatoria e della plebe urbana.[38] Galerio per
l'occasione decise di agire senza indugi e con durezza, ordinando a Severo, che
risiedeva a Milano, di marciare verso Roma per sedare la rivolta ma, giunto in
prossimità della città, le truppe al suo comando disertarono poiché venute a
conoscenza che Massimiano, per il quale avevano militato prima della sua
abdicazione, si era schierato a sostegno del figlio. Severo, fatto prigioniero,
fu poi ucciso.Galerio allora tenta di organizzare in prima persona una
spedizione in Italia, ma non ottenne alcun risultato e fu costretto a ritirarsi
nell'Illirico. Durante questi eventi, Costantino e impegnato sul confine renano
a combattere con successo i Franchi e si era mantenuto neutrale nella disputa
tra Galerio e Massenzio. Massimiano cerca dunque di farselo alleato e, per
attirarlo alla sua causa, lo raggiunse a Treviri, offrendogli in sposa la
figlia Fausta e il titolo di Augusto. Costantino accettò l'offerta di alleanza
e, dopo essere convolato a nozze, si fa proclamare Augusto sul finire
dell'anno. Tornato a Roma, Massimiano entra in urto con Massenzio, al potere
del quale non voleva più essere subordinato e, costretto a fuggire dalla città
poiché le truppe erano rimaste leali al figlio, fu riaccolto alla corte di
Costantino in Gallia. Galerio, nel tentativo di porre rimedio alla crisi
istituzionale creatasi, convoca a Carnuntum un convegno al quale presero parte,
oltre a lui, anche Massimiano e, soprattutto, Diocleziano. In questa
circostanza e creato Augusto Liciniano Licinio, un commilitone di Galerio,
mentre Costantino fu degradato nuovamente a Cesare e Massimiano dovette
deporre, questa volta definitivamente, le vesti imperiali per una seconda
volta. Contestualmente Massenzio fu dichiarato hostis publicus («nemico
pubblico»). Tornato deprivato di ogni potere, Massimiano inizia a tramare
contro Costantino. Approfittando dell'assenza del genero, impegnato a sedare
una sollevazione dei Franchi, il vecchio Erculio si proclamò per la terza volta
imperatore e, assunto il comando della truppe stanziate a Marsiglia, si arroccò
nella città.[49] Costantino, tornato in fretta dal confine renano, la pose
d'assedio ma, ancor prima che iniziassero le ostilità, i soldati all'interno
della città si arresero e consegnarono Massimiano, a cui fu però risparmiata la
vita.[50] Agli inizi del 310, dopo un ennesimo complotto ordito da Massimiano e
sventato questa volta dalla figlia Fausta, Costantino ordinò la messa a morte
del suocero e successivamente, attorno alla metà dell'anno, decise di
riappropriarsi del titolo di Augusto che gli era stato tolto a Carnuntum,
ottenendo stavolta il consenso di Galerio. Alla morte di Galerio nel 311,
Costantino si alleò con Licinio, mentre Massenzio con Massimino Daia.
Costantino, ormai sospettoso nei confronti di Massenzio, riunito un grande
esercito formato anche da barbari catturati in guerra, oltre a Germani, popolazioni
celtiche e provenienti dalla Britannia, mosse alla volta dell'Italia attraverso
le Alpi, forte di 90 000 fanti e 8 000 cavalieri.[53] Lungo la strada,
Costantino lasciò intatte tutte le città che gli aprirono le porte, mentre
assediò e distrusse quante si opposero alla sua avanzata. Egli, dopo aver
battuto due volte Massenzio prima presso Torino e poi presso Verona, lo
sconfisse definitivamente nella battaglia di Ponte Milvio,[54] presso i Saxa
Rubra sulla via Flaminia, alle porte di Roma, il 28 ottobre del 312. Con la
morte di Massenzio, tutta l'Italia passò sotto il controllo di Costantino. Durante
questa campagna sarebbe avvenuta la celebre e leggendaria apparizione della
croce sovrastata dalla scritta In hoc signo vinces che avrebbe avvicinato
Costantino al cristianesimo. Secondo Eusebio di Cesarea questa apparizione
avrebbe avuto luogo proprio nei pressi di Torino. Ebbe dalla moglie Fausta
Costantina. Augusto d'Occidente (313-324) Schema della battaglia
avvenuta presso Adrianopoli nel 324, dove Costantino, seppure in inferiorità
numerica, prevalse su Licinio, il quale lasciò sul campo secondo Zosimo ben 34.000
armati. Massimino Daia veniva sconfitto da Licinio e si dava la morte.
Entrando in Nicomedia Licinio emanò un rescritto (impropriamente detto editto
di Milano dal luogo dove era stato concordato con Costantino), con cui a nome
di entrambi gli augusti rimasti veniva riconosciuta anche in Oriente la libertà
di culto per tutte le religioni, ponendo fine ufficialmente alle persecuzioni
contro i cristiani, l'ultima delle quali, cominciata da Diocleziano tra il 303
e il 304, si era conclusa nel 311 su ordine di Galerio, prossimo a
morire. Il testo del decreto recita: (LA) «Cum feliciter tam ego
[quam] Constantinus Augustus quam etiam ego Licinius Augustus apud Mediolanum
convenissemus atque universa quae ad commoda et securitatem publicam
pertinerent, in tractatu haberemus, haec inter cetera quae videbamus pluribus
hominibus profutura, vel in primis ordinanda esse credidimus, quibus
divinitatis reverentia continebatur, ut daremus et Christianis et omnibus
liberam potestatem sequendi religionem quam quisque voluisset, quod quicquid
<est> divinitatis in sede caelesti, nobis atque omnibus qui sub potestate
nostra sunt constituti, placatum ac propitium possit existere» (IT) «Noi,
dunque Costantino Augusto e Licinio Augusto, essendoci incontrati proficuamente
a Milano e avendo discusso tutti gli argomenti relativi alla pubblica utilità e
sicurezza, fra le disposizioni che vedevamo utili a molte persone o da mettere
in atto fra le prime, abbiamo posto queste relative al culto della divinità
affinché sia consentito ai galilei e a tutti gli altri la libertà di seguire la
religione che ciascuno crede, affinché il divino, qualunque essa sia, a noi e a
tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità. -- Lattanzio, De mortibus
persecutorum, capitolo XLVIII) Nella prosecuzione il rescritto ordina
l'immediata restituzione ai galilei di tutti i luoghi di culto e di ogni altra
proprietà delle chiese. Costantino e Licinio, che ne aveva sposato la
sorella Costanza, entrarono una prima volta in conflitto (in seguito alla riappacificazione l'Illirico
passò a Costantino). In seguito alla sconfitta di Licinio, che si arrese dopo
le battaglie di Adrianopoli e di Crisopoli e venne successivamente ucciso, Costantino
rimase l'unico augusto al potere. Questo periodo cominciò con una serie di
uccisioni, a partire da quella del suo antico rivale Licinio. L'anno seguente
Costantino fa uccidere a Pola il figlio primogenito Crispo, figlio di
Minervina, per una presunta relazione con Fausta e inoltre Liciniano, figlio
della sorella Costanza e di Licinio. Quindi anche la moglie Fausta venne uccisa
soffocata o annegata nel bagno termale, riscaldato oltre la temperatura
normale. La leggenda vuole che Crispo sia stato eliminato in seguito all'accusa
di Fausta di averla insidiata, e quindi anche lei venne giustiziata quando
Costantino riconosce l'innocenza del figlio. Forse erano entrambi vittime di
falsi delatori o lei volle assicurarsi l'eliminazione dei rivali dei propri
figli come successori di Costantino. Il rimorso di Costantino e grande, secondo
quanto riporta ne “I Cesari” il suo polemico successore, il principe Giuliano. Si
erano iniziati i lavori per la costruzione della nuova capitale Nuova Roma sul
sito dell'antica Bisanzio, fornendola di un senato e di uffici pubblici simili
a quelli di Roma. Il luogo venne scelto come capitale nper le sue
eccezionali qualità difensive e per la vicinanza ai minacciati confini
orientali e ai danubiani. Inoltre, particolare non secondario, consentiva a
Costantino di sottrarsi all'influenza invadente, arrogante e irritante degl’aristocratici
presenti nel Senato romano, che tra l'altro erano della religione dell’antica
Roma. Nova Roma e inaugurata e prese presto il nome di “Costantinopoli”. Rispetto
alla vecchia città, la nuova era quattro volte più vasta: dove c'era un'antica
porta Costantino pose un foro circolare, inoltre spostò le sue mura più a
occidente di 15 stadi. La città (oggi Istanbul) resterà poi fino al 1453
capitale dell'Impero romano d’oriente. Diocesi (impero romano) e
Prefettura del pretorio. Riprendendo la divisione della riforma tetrarchica
dioclezianea che prevedeva due Augusti e due Cesari, l'Impero venne ridisegnato
e suddiviso in quattro prefetture, tutte facenti capo a un unico Imperatore: delle
Gallie, comprendente la Gallia transalpina, la Spagna e la Britannia; d'Italia, comprendente l'Italia, la Sicilia,
Sardegna e Corsica, e l'Africa dalle Sirti alla Mauretania Caesariensis; d'Oriente,
comprendente tutte le province orientali con l'eccezione delle isole di Lemno,
Imbro e Samotracia, l'Egitto e la pentapoli di Libia, oltre alla Tracia e la
Mesia inferiore; d'Illirico, comprendente le province balcaniche, vale a dire
dalla Macedonia, alla Tessaglia, a Creta all'Ellade, ai due Epiri, all'Illiria,
a Dacia, Triballia e Mesia superiore, oltre alle Pannonie sino alla Valeria. All'interno
di queste prefetture mantenne rigidamente separati il potere civile e politico,
da quello militare: la giurisdizione civile e giudiziaria era affidata a un
prefetto del pretorio, cui erano subordinati i vicari delle diocesi e i
governatori delle province. I prefetti furono, quindi, privati in parte del
potere militare,[65] lasciando loro ancora compiti di logistica militare,[66] e
diventarono amministratori delle grandi prefetture in cui era diviso l'impero.
Essi svolgevano le seguenti funzioni:[67] la suprema amministrazione
della giustizia e delle finanze (sostenendo anche le spese militari[68]).
l'applicazione e, in alcuni casi, la modifica degli editti generali. controllo
dei governatori delle province, i quali in caso di negligenza o corruzione
venivano destituiti e/o puniti. Inoltre il tribunale del prefetto poteva
giudicare ogni questione importante, civile o penale, e la sua sentenza era
considerata definitiva, al punto che neanche gli imperatori osavano lamentarsi
della sentenza del prefetto. Costantino poi controbilanciava l'importanza e la
potenza dei prefetti del pretorio con la breve durata della carica. Ogni
prefettura, divisa in tredici diocesi, di cui una (Oriente) era governata da un
Conte d'Oriente, un'altra (Egitto) da un Prefetto Augusteo, e le altre undici
da altrettanti Vicari o sottoprefetti, i quali sottostavano all'autorità del
prefetto del pretorio.[69] Ogni diocesi era ulteriormente suddivisa in
province. L'apparato burocratico venne snellito e suddiviso tra gli
affari della corte, affidati a quattro alti dignitari, e gli affari dello
Stato, affidati a tre alti funzionari: costoro, insieme con i prefetti urbani
componevano il Concistorium principis o Sacrum concistorium ("Consiglio
del principe" o "Sacro collegio"). I quattro dignitari che
regolavano le attività della corte erano: il comes rerum privatarum
("ministro degli affari privati"), che si occupava di gestire il
patrimonio privato dell'imperatore[70], il praepositus sacri cubiculi
("preposito del sacro cubicolo"), una sorta di gran ciambellano che
si occupava della vita della corte imperiale e da cui dipendevano cortigiani e
schiavi, due comites domesticorum ("ministro dei domestici"),
responsabili l'uno del personale che svolgeva il proprio servizio a piedi e
l'altro del personale a cavallo e della guardia imperiale. I tre alti
funzionari a cui competeva l'amministrazione dello Stato erano: il
magister officiorum ("maestro degli uffici"), un cancellerie che si
occupava dell'amministrazione interna e delle relazioni esterne, il quaestor
sacri palatii ("questore del sacro palazzo"), con competenza in
materia di leggi e di giustizia, che dirigeva inoltre il "Consiglio del
principe", il comes sacrarum largitionum ("ministro delle sacre
elargizioni"), che si occupava delle materie finanziarie statali. La
politica amministrativa di Costantino è controversa e in particolare è stata
aspramente criticata dallo storico illuminista Edward Gibbon, autore di Storia
del declino e della caduta dell'Impero romano (opera composta tra il 1776 e il
1788), che dà di Costantino un giudizio estremamente negativo. Per Gibbon al
tempo di Costantino: si istituì un poderoso sistema burocratico, coniando
cariche sconosciute in antecedenza (magnifico, illustre, conte, duca, ecc.),
tali da creare un controllo vessatorio e di spionaggio su tutte le province; i
pretoriani erano in numero spropositato ed erano di origine armena, con corazze
di argento e d'oro; la capitale trasferita da Roma a Costantinopoli (depredando
importanti opere di Fidia e altri scultori della Grecia classica) accentuò
l'emarginazione del Senato romano; la tassazione esorbitante finì per spopolare
anche una delle regioni (Campania) più produttive dell'Italia; si accentuò,
inoltre, la disgregazione dell'esercito romano, sia con la nomina di barbari al
massimo comando militare, sia con la penalizzazione economica dei soldati che
salvaguardavano il confine (limes) dalle invasioni. Complessivamente, per
Gibbon, neppure Caligola o Nerone fecero più danni all'impero di
Costantino. Politica estera e frontiere Lo stesso argomento in
dettaglio: Campagne germanico-sarmatiche di Costantino, Limes romano, Diga del
Diavolo e Brazda lui Novac (limes). Le frontiere romane settentrionali e
orientali al tempo di Costantino, con i territori acquisiti nel corso del
trentennio di campagne militari. La mappa qui sopra rappresenta anche il mondo
romano poco dopo la morte di Costantino, con i territori "spartiti"
tra i suoi tre figli (Costante I, Costantino II e Costanzo II) e i due nipoti
(Dalmazio e Annibaliano) Già ai tempi in cui era stato Cesare in Occidente,
attorno agli anni 306-310,[71] Costantino ottenne grandi successi militari su
Alemanni e Franchi, di cui si dice riuscì a catturare i loro re, dati in pasto
alle belve durante i giochi gladiatorii. Divenuto unico augusto in Occidente
nel 313 respinse una nuova invasione di Franchi in Gallia. Dopo una prima crisi
con Licinio, al termine della quale i due augusti trovarono un nuovo equilibrio
strategico nel 317, ottenne nuovi successi contro le genti barbare lungo il
Danubio. Egli, infatti, batté sia i Sarmati Iazigi sia i Goti. Avendo ottenuto
da Licinio anche l'Illirico, Costantino non solo respinse numerose incursioni
di Sarmati Iazigi e Goti, ma potrebbe aver dato inizio alla costruzione di due
nuovi tratti di limes: il primo nella pianura ungherese chiamato diga del
Diavolo, formato da una serie di terrapieni che da Aquincum collegavano il
fiume Tibisco, per poi piegare verso sud e collegare il fiume Mureș, percorrere
il Banato fino al Danubio all'altezza di Viminacium; il secondo nella Romania
meridionale chiamato Brazda lui Novac, che correva parallelo a nord del basso
corso del Danubio, da Drobeta alla pianura della Valacchia orientale fin quasi
al fiume Siret.[74] Divenuto unico augusto nel 324, affidò ai figli la
difesa dell'Occidente contro Franchi e Alamanni (contro i quali ottenne nuovi
successi e il titolo di Alamannicus maximus, insieme con Costantino) mentre lui
stesso combatteva sul confine danubiano i Goti) e i Sarmati). Divise l'impero
tra i figli assegnando a Costantino II Gallia, Spagna e Britannia, a Costanzo
II le province asiatiche, l'Oriente e l'Egitto e a Costante I l'Italia,
l'Illirico e le province africane. Alla sua morte nel 337 si preparava ad
affrontare in Oriente i Persiani. Costantino nei suoi oltre trent'anni di
regno aveva aspirato a riconquistare, non solo tutti i territori appartenuti
all'Impero di Traiano,[76] ma soprattutto a diventare il protettore di tutti i
Cristiani anche oltre le frontiere imperiali. Egli, infatti, costrinse molte
delle popolazioni barbariche sottomesse a nord del Danubio, a sottoscrivere
clausole religiose dopo averle battute più e più volte, come nel caso dei
Sarmati e dei Goti. Identica sorte sarebbe toccata al regno d'Armenia e ai
Persiani se non fosse morto. Esercito Riforma costantiniana dell'esercito
romano. Mappa della ex-Dacia romana con il suo complesso sistema di
fortificazioni e difesa. In grigio la cosiddetta diga del Diavolo e a destra
(in verde) il Brazda lui Novac, di epoca costantiniana. Le prime vere modifiche
apportate da Costantino nella nuova organizzazione dell'esercito romano, furono
effettuate subito dopo la vittoriosa battaglia di Ponte Milvio contro il rivale
Massenzio nel 312. Egli infatti sciolse definitivamente la guardia pretoriana e
il reparto di cavalleria degli equites singulares e fece smantellare
l'accampamento del Viminale. Il posto dei pretoriani fu sostituito dalla nuova
formazione delle schole palatine, le quali ebbero lunga vita poi a Bisanzio
ormai legate alla persona dell'imperatore e destinate a seguirlo nei suoi
spostamenti, e non più alla Capitale. Una nuova serie di riforme furono poi
portate a termine una volta divenuto unico Augusto, subito dopo la sconfitta
definitiva di Licinio nel 324.[79] La guida dell'esercito fu sottratta ai
prefetti del pretorio, e ora affidata a: il magister peditum (per la fanteria)
e il magister equitum (per la cavalleria). I due titoli potevano tuttavia
essere riuniti in una sola persona, tanto che in questo caso la denominazione
della carica si trasformava magister peditum et equitum o magister utriusque
militiae[80] (carica istituita verso la fine del regno, con due funzionari
praesentalis). I gradi più bassi della nuova gerarchia militare prevedevano,
oltre ai soliti centurioni e tribuni, anche i cosiddetti duces,[65] i quali
avevano il comando territoriale di specifici tratti di frontiera provinciale, a
cui erano affidate truppe di limitanei. Costantino, inoltre, sempre secondo
Zosimo, rimosse dalle frontiere la maggior parte dei soldati e li insediò nelle
città (si tratta della creazione dei cosiddetti comitatensi): «città che
non avevano bisogno di protezione, privò del soccorso quelle minacciate dai
barbari [lungo le frontiere] e procurò alle città tranquille il danno generato
dalla soldataglia, per questi motivi molte città risultano deserte. Lasciò
anche che i soldati rammollissero, frequentando i teatri, e abbandonandosi alla
vita dissoluta.» (Zosimo, Storia nuova) Nell'evoluzione successiva
il generale in campo svolse sempre più le funzioni di una sorta di ministro
della guerra, mentre vennero create le cariche del magister equitum
praesentalis e del magister peditum praesentalis ai quali veniva affidato il
comando effettivo sul campo. Costantino introdusse una riforma monetaria,
necessaria anche per fare fronte alla scarsità di monete d'oro. Venne, quindi,
introdotto il solidus d'oro, con un peso di 4,54 g pari a 1/72 di libbra, cioè
più leggero (anche se più largo e sottile) dell'aureo, che in quel momento
valeva 1/60 di libbra. Si ritornò inoltre al sistema bimetallico di Augusto
coniando la siliqua d'argento, di 2,27 g pari a 1/144 di libbra: il miliarense,
con un valore doppio della siliqua, aveva quindi lo stesso peso del solidus.
Per quanto riguarda i bronzi, il follis, ormai fortemente svalutato, venne
sostituito da una moneta di 3 g, detto nummus centonionalis, cioè 1/100 di
siliqua. Fu una riforma duratura, tanto che il peso aureo del solido introdotto
con la riforma di Costantino rimase invariato per secoli anche durante l'impero
bizantino. Ma a livello sociale le conseguenze furono catastrofiche: tutti
coloro che non avevano accesso alla nuova moneta d'oro, infatti, dovettero
subire le conseguenze dell'inflazione, a causa di una svalutazione rispetto al
solidus delle altre monete d'argento e di rame, che non erano più protette
dallo Stato. Il risultato fu una insuperabile spaccatura tra una minoranza
privilegiata di ricchi e la massa dei poveri. Morte e successione
Albero genealogico della dinastia costantiniana: i discendenti di Costantino.
Costantino morì il non molto lontano da
Nicomedia (in località Achyrona), mentre preparava una campagna militare contro
i Sasanidi. La sua salma fu portata a Costantinopoli e sepolta in un sarcofago
nella Chiesa dei Santi Apostoli. Costantino preferì non nominare un unico
erede, ma dividere il potere tra i suoi tre figli cesari Costante I, Costantino
II e Costanzo II e due nipoti Dalmazio e Annibaliano. Costanzo, che era
impegnato in Mesopotamia settentrionale a supervisionare la costruzione delle
fortificazioni frontaliere,[86] si affrettò a tornare a Costantinopoli, dove
organizzò e presenziò alle cerimonie funebri del padre: con questo gesto
rafforzò i suoi diritti come successore e ottenne il sostegno dell'esercito,
componente fondamentale della politica di Costantino. Si ebbe un eccidio, per
mano dell'esercito, dei membri maschili della dinastia costantiniana e di altri
esponenti di grande rilievo dello stato: solo i tre figli di Costantino e due
suoi nipoti bambini (Gallo e Giuliano, figli del fratellastro Giulio Costanzo)
furono risparmiati. Le motivazioni dietro questa strage non sono chiare:
secondo Eutropio Costanzo non fu tra i suoi promotori ma non tentò certo di
opporvisi e condonò gli assassini; Zosimo invece afferma che Costanzo fu
l'organizzatore dell'eccidio. Nel settembre dello stesso anno i tre cesari
rimasti (Dalmazio e Annibaliano furono vittime della purga) si riunirono a
Sirmio in Pannonia, dove il 9 settembre furono acclamati imperatori
dall'esercito e si spartirono l'Impero: Costanzo si vide riconosciuta la
sovranità sull'Oriente, Costante sull'Illirico e Costantino II sulla parte più
occidentale (Gallie, Hispania e Britannia). La divisione del potere tra i tre
fratelli durò poco: Costantino II morì nel 340, mentre cercava di rovesciare
Costante, e Costanzo guadagnò i Balcani; nel 350 Costante fu rovesciato
dall'usurpatore Magnenzio, e Costanzo divenne unico imperatore. Icona
ortodossa bulgara con l'imperatore e la madre Elena e la "vera
croce". Il comportamento costantiniano in tema di culto uffiziale ha dato
spazio a molte controversie fra i filosofi -- controversie particolarmente
aspre quando essi hanno preteso di valutare non solo il comportamento pubblico,
ma le sue convinzioni interiori. In alternativa all'opinione tradizionale,
secondo cui Costantino si sarebbe convertito al cristianesimo poco prima della
battaglia di Ponte Milvio, è stata, invece, asserita la sua costante adesione
al CULTO SOLARE, mettendo in dubbio perfino il battesimo in punto di
morte. Secondo altri filosofi, poi, il culto uffiziale e per Costantino un
puro e semplice instrumentum regni. Burckhardt afferma: «Nel caso di un uomo
geniale, al quale l'ambizione e la sete di dominio non concedono un'ora di
tregua, non si può parlare del sacro consapevole -- un uomo simile è
essenzialmente a-religioso, e lo sarebbe anche se egli immaginasse di far parte
integrante di una comunità religiosa. Secondo altri filosofi ancora, poi,
occorre distinguere fra convinzioni private e comportamento pubblico, vincolato
dalla necessità di conservare il consenso delle proprie truppe e dei propri
sudditi, qualunque ne fosse l'orientamento religioso. Da questo punto di vista
è utile distinguere fra il comportamento di Costantino antecedente e quello
successivo alla battaglia di Crisopoli, grazie alla quale consegue il dominio
assoluto sull'impero. Dopo questo, si trova comunque d'accordo molti
studiosi di quell'epoca. Tra costoro, Veyne sostiene con sicurezza
l'autenticità della conversione di Costantino, ricordando, con Bury, che la sua
rivoluzione e forse l'atto più audace mai compiuto da un autocrate in spregio
alla grande maggioranza dei suoi sudditi. E ciò in considerazione del fatto che
la popolazione che segue il culto dei galilei e circa il 8% del totale nel
principato di Costantino.Veyne ha inoltre proposto un'interessante teoria per
tentare di spiegare in modo razionale il fenomeno leggendario della visione che
potrebbe aver spinto Costantino a una conversione solo apparentemente
improvvisa. Veyne ipotizza che un sogno abbia potuto avere azione catalitica su
un terreno psicologico predisposto da esperienze e suggestioni vissute
precedentemente. È comunque fuori di dubbio la sincerità costantiniana nella
ricerca dell'unità e concordia del culto, la cui necessità deriva da un preciso
disegno politico che considera l'unità del mondo condizione indispensabile alla
stabilità della potenza imperiale. Costantino infatti interpreta in questo
senso l'antico tema, caro alla Roma sul principato della “pax deorum”, nel
senso che la forza del principato non deriva semplicemente dalle azioni di un
principe illuminato, da una saggia amministrazione e dall'efficienza di un ben
strutturato e disciplinato esercito, ma direttamente dalla benevolenza del
divino. Mentre però, nella religione della Roma antica, vi era un rapporto DIRETTO
tra il potere del principe e il divino, il principe non puo ignorare istituzioni
che, tramite i suoi vescovi, adita la fonte divina del potere. Costantino non puo
fare a meno di essere co-involto nelle lotte teologiche. Su una tale base
ideologica, questa ricerca dell'unità e della concordia comporta quindi anche
interventi molto duri nei confronti di coloro che il principe considera
eretici, che sono trattati duramente, dei pagani. I conflitti teologici si
trovarono dunque ad avere una ricaduta politica, mentre d'altra parte le sorti
interne del principato sono sempre più dipendenti dai risultati delle lotte
teologiche. Gli stessi vescovi, infatti, sollecitavano continuamente
l'intervento del principe per la corretta applicazione delle decisioni dei
concili, per la convocazione dei sinodi e anche per la definizione di
controversie teologiche. Ogni successo di una fazione comportava la deposizione
e l'esilio dei capi della fazione opposta, con i metodi tipici della lotta
politica. La religione della Roma Antica si era fortemente trasformata: sulla
spinta della insicurezza dei tempi e dell'influsso dei culti di origine
orientale, le sue caratteristiche pubbliche e ritualistiche hanno sempre più
perso di significato di fronte a una più intensa e personale spiritualità. Si
era andato diffondendo un sincretismo venato di mono-teismo (il colto solare di
un divino unico, il re sole identificato con Giove -- e si tendeva a vedere
nelle immagini degli dei tradizionali – altri che Giove -- l'espressione di un
unico essere divino: Giove. Una forma politica a questa aspirazione
sincretistica e data dall'imperatore Aureliano con l'istituzione del culto
ufficiale del Sole Invitto con elementi del mitraismo e di altri culti solari
di origine orientale. Il culto e diffuso nell'esercito, soprattutto
nell'occidente, e a esso non furono estranei né Costanzo Cloro, il padre di
Costantino, né Costantino stesso. Costantino e certamente il primo a
comprendere l'importanza della religione per rafforzare la coesione culturale e
politica dell'impero romano. Fa vietare il concubinato dei mariti, mentre
fu reso più difficile il ripudio, antenato del divorzio. La domenica e elevata
a giorno festivo pubblico. Lo Stato inizia a finanziare il clero pubblico e la
costruzione di nuove edificii o fu l'imperatore a farle erigere personalmente,
ad esempio a Roma (Antica basilica di Pietro nel monte Vaticano), ma
especialmente fuora di Roma: a Betlemme
(Basilica della Natività), Gerusalemme (Basilica del Santo Sepolcro) e
Costantinopoli (Chiesa dei Santi Apostoli). In un decreto concesse che su
richiesta di una sola delle parti contendenti, le cause civili potessero essere
giudicate innanzi ai vescovi. Fu concesso agli ecclesiastici l'esonero dagli
oneri municipali. Moneta di Costantino, con una rappresentazione del Sol
Invictus e l'iscrizione SOLI INVICTO COMITI, "al Sole Invitto
compagno" Moneta di Costantino con la rappresentazione del monogramma
di Cristo sopra il labaro imperiale Le monete coniate da Costantino forniscono
indirettamente notizie sull'atteggiamento pubblico di Costantino verso i culti
religiosi. Quando ancora ricopriva il ruolo di principe, alcune emissioni si
inserirono nel classico filone della Tetrarchia, con dediche «al Genio del
Popolo Romano» ("Gen Pop Romani"), provenienti specialmente dalla
zecca di Londinium (Londra). Ancora per alcuni anni dopo la battaglia di Ponte
Milvio le zecche orientali (Alessandria, Antiochia, Cyzicus, Nicomedia, ecc.)
continuarono a produrre monete dedicate «a Giove salvatore» (Iovi conservatori).
Nello stesso periodo le monete delle zecche occidentali (Arles, Londra, Lione,
Augusta Treverorum, Pavia, ecc) continuarono a coniare monete dedicate «al Sole
invitto compagno» e, nel caso della zecca di Pavia, anche «a Marte salvatore»
(Marti Conservatori) e «a Marte Protettore della Patria» (Marti Patri
Conservatori). L'attributo «compagno» riferito al Sole, che manca in
monete analoghe di precedenti imperatori, è singolare e occorre chiedersene il
significato. Normalmente viene interpretato come «al compagno (di Costantino),
il Sole Invitto»; indicherebbe quindi una indiretta deificazione
dell'imperatore stesso. Il vero significato, però, potrebbe anche essere
completamente diverso. Nell'età imperiale, infatti, la parola latina comes,
oltre che «compagno» indicava un funzionario imperiale e perciò da essa è
derivato il titolo nobiliare «conte». Alle orecchie dei galilei, quindi, questa
strana legenda poteva ricordare che il sole non era un dio, ma una potenza
subordinata alla divinità suprema. A sua volta l'imperatore si presenta come
l'autorità suprema in terra allo stesso modo come il sole lo era in cielo;
autorità, però, entrambe subordinate. Questa interpretazione è confermata
dall'emissione (durante la prima guerra
civile contro Licinio), la cui legenda recita: SOLI INVIC COM DN (soli invicto
comiti domini), che potrebbe essere tradotto come «al sole invitto compagno del
signore», ma che sembra più logico tradurre «al sole invitto, ministro del
Signore». La maggior parte delle zecche sia in oriente sia in occidente
passarono a emissioni laiche benaugurali, fra cui per prima quella con la
legenda «Liete vittorie al principe perpetuo» (Victoriae laetae prin. perp.).Da
quell'anno dalle monete bronzee di Costantino iniziano a sparire gli dei
tradizionali, come Elio, Marte, Giove, sostituiti dall'immagine solitaria
dell'imperatore, che volge gli occhi verso l'alto, ad un divino generico, che
può essere interpretata come Giove. La monetazione aurea invece mantiene ancora
a lungo gli dei tradizionali, forse perché rivolta ai patrizi e a persone di
rango elevato, ancora legate alla religione tradizionale Le monete con
simboli dei galilei o supposti tali sono rare e costituiscono solo circa l'1%
delle tipologie conosciute. La zecca di Pavia (Ticinum) conia un medaglione
d'argento in cui il monogramma di Cristo era riprodotto sopra l'elmo piumato
dell'imperatore. Solo dopo la vittoria su Licinio compare la tipologia con il
labaro imperiale e il monogramma di Cristo, che trafiggono un serpente, simbolo
appunto di Licinio,[99] e simultaneamente scompaiono del tutto dalle monete sia
le immagini del sole invitto sia la corona radiata, altro simbolo apollineo e
solare. Nel 326 appare il diadema, simbolo monarchico di derivazione
ellenistica, e poco dopo il sovrano viene raffigurato con lo sguardo rivolto in
alto, come nei ritratti ellenistici, a simboleggiare il contatto privilegiato
tra l'imperatore e la divinità. L'ambiguitas constantiniana Quanto sopra
osservato a proposito delle monete di Costantino, cioè la volontà imperiale di
presentarsi come un prediletto dal cielo, senza, però, mettere in chiaro quale
fosse la divinità, può essere rilevato in molti altri aspetti dell'impero di
Costantino. Il ruolo determinante giocato da Costantino nell'ambito della
chiesa cristiana (ad esempio tramite la convocazione di concili e il
presiederne i lavori) non deve oscurare il fatto che Costantino svolse funzioni
analoghe nell'ambito di altri culti. Egli infatti mantenne la carica di
pontefice massimo della religione pagana; carica che era stata di tutti gli
imperatori romani a partire da Augusto. Lo stesso fecero i suoi successori
cristiani fino al 375. Anche la battaglia di Ponte Milvio, con cui nel
312 Costantino sconfisse Massenzio, diede origine a leggende discordanti, che,
però, potrebbero risalire tutte a Costantino, sempre attento a presentarsi come
prescelto dal divino, qualunque essa fosse. Per queste leggende si veda la voce
in hoc signo vinces. In questo senso si spiegano sia l'editto imperiale di
tolleranza o l'editto di Milano del 313 (conferma rafforzata di un editto di
Galerio del 30 aprile 311), sia l'iscrizione sull'arco di Costantino: entrambi
citano una generica "divinità", che poteva dunque essere identificata
sia con il Dio cristiano, sia con il dio solare. L'ambiguità dell'Editto di
Milano, però, è ovvia, dato che esso fu proclamato da Licinio. Costantino
persegue probabilmente il proposito di riavvicinare i culti presenti
nell'impero, nel quadro di un non troppo definito monoteismo imperiale. Vi fu
una grande confusione da parte degli osservatori esterni del cristianesimo che
portò molti ad identificare i cristiani come adoratori del sole. Molto prima
che Eliogabalo e i suoi successori diffondessero a Roma il culto siriaco del
Sol invictus, molti romani ritenevano che i cristiani adorassero il sole:
«Gli adoratori di Serapide sono cristiani e quelli che sono devoti al dio
Serapide chiamano se stessi Vicari di Cristo» (Adriano) «…molti
ritengono che il Dio cristiano sia il Sole perché è un fatto noto che noi
preghiamo rivolti verso il Sole sorgente e che nel Giorno del Sole ci diamo
alla gioia» (Tertulliano, Ad nationes, apologeticum, de testimonio
animae) Questa confusione era senz'altro favorita dal fatto che Gesù era
risorto nel primo giorno della settimana, quello dedicato al sole, e perciò i
cristiani avevano l'abitudine di festeggiare proprio in quel giorno (oggi
chiamato domenica): «Nel giorno detto del Sole si radunano in uno stesso
luogo tutti coloro che abitano nelle città o in campagna, si leggono le memorie
degli apostoli o le scritture dei profeti, per quanto il tempo lo consenta;
poi, quando il lettore ha terminato, il presidente istruisce a parole ed esorta
all'imitazione di quei buoni esempi. Poi ci alziamo tutti e preghiamo e, come
detto poco prima, quando le preghiere hanno termine, viene portato pane, vino e
acqua, e il presidente offre preghiere e ringraziamenti, secondo la sua
capacità, e il popolo dà il suo assenso, dicendo Amen. Poi viene la
distribuzione e la partecipazione a ciò che è stato dato con azioni di grazie,
e a coloro che sono assenti viene portata una parte dai diaconi. Coloro che
possono, e vogliono, danno quanto ritengono possa servire: la colletta è
depositata al presidente, che la usa per gli orfani e le vedove e per quelli
che, per malattia o altre cause, sono in necessità, e per quelli che sono in
catene e per gli stranieri che abitano presso di noi, in breve per tutti quelli
che ne hanno bisogno.» (Giustino) Questa scelta liturgica era
inevitabile. Il giorno del sole, infatti, non solo era proprio il primo della
settimana, quello in cui Gesù era risorto, ma anche aveva una valenza
metaforica teologicamente e scritturalmente corretta. L'abitudine di chiamare
tale giorno "giorno del Signore" (dies dominica, da cui, appunto il
nome domenica) compare per la prima volta alla fine del primo secolo
(Apocalisse 1, 10[100]) e poco dopo nella didaché, prima cioè che il culto del
Sol Invictus prendesse piede. Anche la decisione di celebrare la nascita
di Cristo in coincidenza col solstizio d'inverno ha dato origine a molte
controversie, dato che le date di nascita di Gesù fornite dai Vangeli sono
imprecise e di difficile interpretazione. Le prime notizie di feste cristiane
per celebrare la nascita di Cristo risalgono circa all'anno 200. Clemente
Alessandrino riporta diverse date festeggiate in Egitto, che sembrano
coincidere con l'Epifania o col periodo pasquale (cfr. Data di nascita di
Gesù). Nel 204 circa, invece, Ippolito di Roma propone il 25 dicembre (e la
correttezza storica di tale scelta sembrerebbe essere stata approssimativamente
confermata da recenti scoperte). La decisione delle autorità romane, tuttavia,
di uniformare la data delle celebrazioni proprio il 25 dicembre potrebbe essere
stata stabilita in buona parte per motivi "politici" in modo da
congiungersi e sovrapporsi alle feste pagane dei Saturnali e del Sol
invictus. La confusione delle date liturgiche fra i culti continuò per un
certo periodo, anche perché ovviamente l'editto di Tessalonica, che proibiva i
culti diversi dal cristianesimo, non determinò la conversione immediata dei
pagani. Ancora ottanta anni dopo, nel 460, il papa Leone I sconsolato
scriveva: «È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni
cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver
salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano
in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per
questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono
astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei.» (Papa
Leone I, 7° sermone tenuto nel Natale del 460 - XXVII-4) La
sovrapposizione fra culto solare e culto cristiano ha dato origine a molte
controversie, tanto che alcuni hanno sostenuto che il cristianesimo sia stato
pesantemente influenzato dal mitraismo e dal culto del Sol invictus o
addirittura trovi in essi la sua radice vera. Questa ipotesi si forma durante
il Rinascimento, ma si è diffusa negli ultimi decenni del XX secolo, tanto da
essere considerata (se non accettata) perfino negli ambienti più progressisti
delle chiese cristiane. Un esempio di questa ipotesi ce lo fornisce il vescovo
siriano Jacob Bar-Salibi che, alla fine del XII secolo, scrive:[102] «Era
costume dei pagani celebrare al 25 dicembre la nascita del Sole, in onore del
quale accendevano fuochi come segno di festività. Anche i Cristiani prendevano
parte a queste solennità. Quando i dotti della Chiesa notarono che i Cristiani
erano fin troppo legati a questa festività, decisero in concilio che la
"vera" Natività doveva essere proclamata in quel giorno.»
(Jacob Bar-Salibi) Anche l'allora cardinale Joseph Ratzinger (poi papa
Benedetto XVI) parla della cristianizzazione della festa antico romana dedicata
al sole e agli dei che lo rappresentavano. È introdotta la settimana di sette
giorni e fu decretato come giorno di riposo il dies Solis (il "giorno del
Sole", che corrisponde alla nostra domenica). (LA) «Imperator
Constantinus.Omnes iudices urbanaeque plebes et artium officia cunctarum
venerabili die solis quiescant. ruri tamen positi agrorum culturae libere
licenterque inserviant, quoniam frequenter evenit, ut non alio aptius die
frumenta sulcis aut vineae scrobibus commendentur, ne occasione momenti pereat
commoditas caelesti provisione concessa. * Const. A. Helpidio. * <a 321 PP.
V NON. MART. CRISPO II ET CONSTANTINO II CONSS. Nel venerabile giorno del Sole,
si riposino i magistrati e gli abitanti delle città, e si lascino chiusi tutti
i negozi. Nelle campagne, però, la gente sia libera legalmente di continuare il
proprio lavoro, perché spesso capita che non si possa rimandare la mietitura
del grano o la cura delle vigne; sia così, per timore che negando il momento
giusto per tali lavori, vada perduto il momento opportuno, stabilito dal
cielo.» (Codice giustinianeo) Benché dopo la sconfitta di Licinio
il cristianesimo di Costantino trovi sempre più conferme pubbliche, occorre non
dimenticare che: «Mentre egli e sua madre abbelliscono la Palestina e le grandi
città dell'impero di sfarzosissime chiese, nella nuova Costantinopoli egli fa
costruire anche dei templi pagani. Due di questi, quello della Madre degli dèi
e quello dei Dioscuri, possono essere stati semplici edifici decorativi
destinati a contenere le statue collocatevi come opere d'arte, ma il tempio e
la statua di Tyche, personificazione divinizzata della città, dovevano essere
oggetto di un vero e proprio culto». Probabilmente il progetto politico di
Costantino di tollerare il Cristianesimo, se non frutto di una conversione
personale autentica, nacque dalla presa d'atto del fallimento della
persecuzione contro i cristiani scatenata da Diocleziano. La sconfitta così
clamorosa di Diocleziano aveva dovuto persuadere Costantino che l'Impero aveva
bisogno di una nuova base morale che la religione tradizionale era incapace di
offrirgli. Bisognava, quindi, trasformare la forza potenzialmente disgregante
delle comunità cristiane, dotate di grandi capacità organizzative oltre che di
grande entusiasmo, in una forza di coesione per l'Impero. Questo è il senso
profondo della svolta costantiniana, che finì per chiudere la fase movimentista
del cristianesimo trascendente e aprire quella del cristianesimo politicamente
trionfante. I cristiani furono inseriti sempre di più nei gangli vitali del
potere imperiale. Inoltre, alla Chiesa cristiana, già alimentata cospicuamente
dal flusso delle contribuzioni spontanee dei fedeli, furono concesse numerose
esenzioni e privilegi fiscali, moltiplicandone la ricchezza. Dopo l'esercito,
la Chiesa cristiana grazie a Costantino stava diventando il secondo pilastro
dell'Impero. La leggenda della donazione costantiniana Secondo una tarda
leggenda medievale, Costantino, dopo la battaglia di Ponte Milvio, fece dono a
papa Silvestro I (convinto di essere stato da lui guarito dalla lebbra), dello
splendido Palazzo Laterano (di proprietà della moglie Fausta), consegnando così
al papa romano la città di Roma e dando avvio, con quell'atto di devoluzione,
al potere temporale dei papi,[106] ma la cosiddetta Donazione di Costantino
(nota in latino come "Constitutum Constantini", ossia "decisione",
"delibera", "editto") è un documento apocrifo conservato in
copia nelle Decretali dello Pseudo-Isidoro e, come interpolazione, in alcuni
manoscritti del Decretum di Graziano (XII secolo). Nel 1440 il filologo
italiano Lorenzo Valla[107] dimostrò in modo inequivocabile come il documento
fosse un falso. Colonna di Costantino I a Costantinopoli. Sotto di
essa l'imperatore avrebbe posto amuleti pagani e reliquie cristiane a
protezione della città La leggenda della donazione quindi probabilmente voleva
dare un fondatore illustre, il primo imperatore cristiano, al successivo
disegno politico di imporre il Cristianesimo come unica religione ufficiale
dell'impero romano. Tale sviluppo però ebbe luogo solo a partire dall'epoca
tarda, con Graziano e Teodosio quindi verso la fine del IV secolo (391). Dopo
la caduta dell'Impero d'occidente, nel 476, la "donazione" divenne la
base giuridica del Papato per legittimare il proprio potere temporale sulla
città di Roma e la sua indipendenza dall'imperatore. La conversione
Costantino mantenne il titolo di Pontifex Maximus che gli spettava come
imperatore e condusse una politica di mediazione tra i vari culti dell'Impero e
anche tra le diverse correnti del nascente Cristianesimo. Riceve il
battesimo cristiano solo IN PUNTO DI MORTE, per mano di un suo consigliere, il
vescovo ariano Eusebio di Nicomedia.[109] Alcuni storici, però, ritengono che
questo racconto possa essere stato tramandato per motivi politico-religiosi e
propagandistici.[110]. Va detto che il battesimo ricevuto sul letto di morte da
catecumeno era un'usanza del tempo, quando non essendo stato ancora
riconosciuto il sacramento della confessione si preferiva annullare tutti i
propri peccati prima della morte, che avveniva così in albis. Senza
escludere l'utilità politica attesa da Costantino dall'alleanza con la Chiesa
cattolica, alcuni documenti risalenti al periodo dell'Editto di Milano
rivelerebbero un avvicinamento dell'imperatore al cristianesimo ben più marcato
di quanto descritto da parte della storiografia, in una lettera del 314-315 di
Costantino a Elafio, suo vicario imperiale in Africa, si rivolgeva infatti
circa lo scisma donatista con queste parole[111]: «… non sarò mai soddisfatto
né mi aspetterò prosperità e felicità dal potere misericordioso dell'Onnipotente
fino a quando non sentirò che tutti gli uomini offrono al Santissimo la retta
adorazione della religione cattolica in una comune fratellanza…» solo
dieci anni più tardi scriveva a Sapore II re di Persia con medesimi
accenti[112]: «…Io sarò soddisfatto solo quando vedrò che tutti pregheranno,
con fraterna concordia d'intenti, nell'autentico culto della Chiesa
universale…» ciò farebbe pensare che il battesimo venne amministrato in
punto di morte a Nicomedia solo come termine di un lungo processo di conversione
che non fu estraneo a contaminazioni con ambienti dell'arianesimo, nella cui
fede fu battezzato. Tali contaminazioni gli costarono la mancata canonizzazione
cattolica (per la Chiesa cattolica, coerentemente, la santificazione spetta
solo a coloro che sono stati battezzati secondo le norme cattoliche) e gli
concessero l'inserimento ufficiale solo tra i santi ortodossi; accadde
diversamente per la madre Elena, che si commemora il 18 di agosto, il cui
battesimo fu invece celebrato in osservanza di tale liturgia. Fu dunque
l'adesione all'arianesimo negli ultimi anni della sua vita, quelli successivi
alla partenza per la nuova Costantinopoli, a indurre la Chiesa di Roma a
prenderne le distanze; ciò avvenne attraverso la riscrittura agiografica della
vita, da parte di papa Silvestro così come descritta negli Actus Silvestri.
Non è altresì da escludere che sulla conversione di Costantino abbiano influito
in modo determinante gli eventi succedutisi dagli inizi del IV secolo con la
constatazione del fallimento delle persecuzioni del 303 e l'editto di Galerio
del 311 che tentava di far rientrare la religione cristiana nell'alveo di tutte
le altre religioni ammesse nell'impero, che tradiva il timore
dell'universalismo del cristianesimo che metteva a rischio le istituzioni
romane basate sulle differenze etniche. Dal papiro di Londra numero 878,
che contiene una parte di un editto del 324, e da un'attenta riconsiderazione
storica pare che Costantino fosse animato da "un effettivo accostamento al
sentimento cristiano". Che sia stato per convinzione personale o per
calcolo politico, Costantino appoggiò comunque la religione cristiana
soprattutto dopo l'eliminazione di Licinio nel 324, costruendo basiliche a
Roma, Gerusalemme e nella stessa Costantinopoli; conferì alle chiese il diritto
di ricevere beni in eredità e quelle maggiori furono dotate di vaste proprietà;
diede ai vescovi vari privilegi e poteri giudiziari, quali quello di essere
giudicati da loro pari ponendo le basi al principio relativo al vescovo di Roma
del prima sedes a nemine iudicatur; concesse gli episcopalis audientia. Fu in
epoca costantiniana inoltre, una volta identificata la Chiesa secondo la
definizione paolina di Corpus Mysticum e ritenuta capace di ricevere donazioni
ed eredità, che ebbe luogo il concetto, prima sconosciuto nella legislazione
romana, di persona giuridica nella successiva legislazione. Il
riformatore cristiano Lo stesso argomento in dettaglio: Concilio di Nicea
I. L'icona di San Costantino nel Castello di Lari (Toscana), opera
realizzata per i 1700 anni dell'editto di Milano La politica di Costantino
mirava a creare una base salda per il potere imperiale sull'assioma che c'era
un unico vero dio, una sola fede e quindi un unico legittimo imperatore. Nella
stessa religione cristiana per questo motivo era dunque importantissima
l'unità: Costantino fu promotore, pur non essendo battezzato, di diversi
concili, per risolvere le questioni teologiche che dividevano la Chiesa. In
tali concili presenziò come pontifex maximus dei romani o "vescovo di
quanti sono fuori della chiesa". Il primo fu quello convocato ad
Arelate (primo concilio di Arles), in Francia nel 314, che confermò una
sentenza emessa da una commissione di vescovi a Roma, che aveva condannato
l'eresia donatista, intransigente nei confronti di tutti i cristiani che si erano
piegati alla persecuzione dioclezianea: in particolare si trattava del rifiuto
di riconoscere come vescovo di Cartagine Cipriano, il quale era stato
consacrato da un vescovo che aveva consegnato i libri sacri. Ancora nel
325, convocò a Nicea il primo concilio ecumenico, che lui stesso inaugurò, per
risolvere la questione dell'eresia ariana: Ario, un prete alessandrino
sosteneva che il Figlio non era della stessa "sostanza" del padre, ma
il concilio ne condannò le tesi, proclamando l'omousia, ossia la medesima
natura del Padre e del Figlio. Il concilio di Tiro del 335 condannerà tuttavia
Atanasio, vescovo di Alessandria, il più accanito oppositore di Ario,
soprattutto a causa delle accuse politiche che gli vennero rivolte.
L'imperatore fece costruire numerose chiese cristiane, tra cui le basiliche del
Santo Sepolcro a Gerusalemme, la basilica di Mamre e la basilica della Natività
a Betlemme. A Roma eleva la basilica del Laterano e la prima basilica di San
Pietro. Per la sua sepoltura decise di non farsi seppellire nel mausoleo dove
era già la madre a Roma, ma si fece costruire un mausoleo a Costantinopoli
vicino o all'interno della chiesa dei Santi Apostoli, tra le reliquie di questi
ultimi, che cercò di radunare. Eusebio di Cesarea narra che Costantino fu munifico
e ornò gli edifici di oro, marmi, colonne, e splendidi arredi. Purtroppo
nessuna delle basiliche originali di Costantino si è conservata fino ai giorni
nostri, salvo pochi resti di fondazioni. In tutto l'impero, i templi pagani,
salvo poche eccezioni, non vennero riconvertiti in chiese, ma abbandonati,
perché inadatti al nuovo culto che richiedeva la presenza di numerosi fedeli
all'interno. I culti pagani invece si svolgevano all'aperto, con la cella del
tempio riservata al dio. Vi fu quindi la riconversione ad uso religioso di un
particolare tipo di edificio romano, la basilica civile. Culto Anche se
divenuto cristiano, alla morte Costantino venne divinizzato (divus), per
decreto del senato, con la cerimonia pagana dell'apoteosi, come era consuetudine
per gli imperatori romani. Costantino, nonostante avesse iniziato a costruire
un grandioso mausoleo di famiglia a Roma, lo lasciò a sua madre (il cd.
Mausoleo di Elena) e volle essere sepolto a Costantinopoli, nella Chiesa dei
Santi Apostoli, divenendo così il primo imperatore a essere sepolto in una
chiesa cristiana. Costantino è considerato santo dalla Chiesa ortodossa,
che secondo il Sinassario Costantinopolitano lo celebra assieme alla madre
Elena. La santità di Costantino non è riconosciuta dalla Chiesa cattolica
(infatti non è riportato nel Martirologio Romano), che tuttavia celebra sua
madre[117] il 18 agosto. A livello locale il culto di san Costantino è comunque
autorizzato anche nelle chiese di rito romano-latino. In Sardegna, per esempio,
la festa del santo (nella tradizione religiosa sarda) ricorre il 7 luglio. Il
23 aprile invece, viene festeggiato a Siamaggiore, in provincia di Oristano,
l'unico paese dell'isola in cui Costantino Magno Imperatore ne è anche il
patrono. Nell'isola esistono due santuari principali dedicati all'imperatore:
uno si trova a Sedilo, nel centro geografico dell'isola, in provincia di
Oristano, dove il 6 e 7 luglio di ogni anno si corre l'Ardia, una sfrenata e
spettacolare corsa a cavallo di origine bizantina che rievoca la vittoria del
312 a Ponte Milvio; l'altro è a Pozzomaggiore, in provincia di Sassari. Altre
attestazioni minori si hanno in vari luoghi della Sicilia; l'ultimo sabato di
luglio, a Capri Leone, paese in provincia di Messina, si festeggia la festività
in suo onore, dove per devozione paesana egli è divenuto Santo Patrono.
Suggestiva la processione serale, con il simulacro di Costantino Imperatore
portato a spalla dai fedeli. Titolatura imperiale Lo stesso
argomento in dettaglio: Monetazione tetrarchica e Monetazione di Costantino e
dei Costantinidi. Titolatura imperialeNumero di volteDatazione evento
Tribunicia potestas33 volte: la prima volta il 25 luglio del 306, la seconda il
10 dicembre del 306, la terza nel settembre del 307, la quarta il 10 dicembre
del 307 e poi annualmente ogni 10 dicembre fino al 337 (anno in cui non assunse
l'iterazione perché premorì). Consolato. Salutatio imperatoria: la prima quando è proclamato Caesar, poi rinnovata ogni
anno. Titoli vittoriosi Germanicus maximus; Sarmaticus maximus); Gothicus
maximus); Dacicus maximus; Adiabenicus; Arabicus maximus; Armeniacus maximus;
Britannicus maximus; Medicus maximus; Persicus maximus. Altri titoli Caesar,
Filius Augustorum e augustus; Pius, Felix, Pontifex Maximus; Invictus, Pater
Patriae, Proconsul; Maximus; Victor (in sostituzione di Invictus); Triumphator
(titolo aggiunto tra il 328 ed il 332). Località italiane in cui è attestato il
culto a San Costantino imperatore Calabria Calabria, Provincia di Vibo
Valentia, San Costantino Calabro Calabria, Provincia di Vibo Valentia,
Briatico, San Costantino di Briatico (frazione) Lucania Basilicata,
Provincia di Potenza, San Costantino Albanese Basilicata, Provincia di Potenza,
Rivello, San Costantino (frazione) Sardegna Sardegna, Provincia di
Oristano, Siamaggiore, Parrocchiale di San Costantino Magno Imperatore
Sardegna, Provincia di Oristano, Sedilo, Santuario di Santu Antinu Sardegna,
Provincia di Sassari, Pozzomaggiore, Chiesa di San Costantino (Pozzomaggiore)
Toscana Toscana, Provincia di Pisa, Casciana Terme Lari, Castello dei
Vicari a Lari Toscana, Provincia di Pisa, Casciana Terme Lari, Santuario di San
Martino in Petraja a Casciana Terme Trentino-Alto Adige Trentino-Alto
Adige, comune di Fiè allo Sciliar, frazione di San Costantino/St. Konstantin,
Chiesa di San Costantino Trentino-Alto Adige, comune di Naz-Sciaves, frazione
di Raas, Chiesa dei Santi Egidio e Costantino Note ^ Costantino si attribuì il
titolo Invictus dopo la propria autoproclamazione ad Augusto, nella seconda
metà del 310. Si veda nel merito Thomas Grünewald, Constantinus Maximus
Augustus. Herrschaftspropaganda in der zeitgenössischen Überlieferung,
Stoccarda 1990, pp. 46-61. Il senato di Roma gli accordò questo titolo
dopo la vittoria su Massenzio. Si veda Lattanzio, De mortibus persecutorum Costantino
adottò il titolo Victor in sostituzione di Invictus nel 324, dopo la vittoria
definitiva su Licinio. Si veda nel merito Thomas Grünewald, Constantinus
Maximus Augustus. Herrschaftspropaganda in der zeitgenössischen Überlieferung,
Stoccarda 1990, pp. 134-144. Costantino adottò il titolo Triumphator al
tempo delle campagne gotiche sul confine danubiano. Si veda nel merito Thomas
Grünewald, Constantinus Maximus Augustus. Herrschaftspropaganda in der
zeitgenössischen Überlieferung, Stoccarda 1990, pp. 147-150. Timothy
Barnes, The victories of Constantine, in Zeitschrift fur Papyrologie und
Epigraphik 20, 1976, pp.149-155. CIL. CIL Iscrizione databile al
319 sulla quale troviamo diversi titoli vittoriosi: «Imperatori Caesari Flavio
Constantino Maximo Pio Felici Invicto Augusto pontifici maximo, Germanico
maximo III, Sarmatico maximo Britannico maximo, Arabico maximo, Medico maximo,
Armenico maximo, Gothico maximo, tribunicia potestate XIIII, imperatori XIII,
consuli IIII patri patriae, proconsuli, Flavius Terentianus vir perfectissimus
praeses provinciae Mauretaniae Sitifensis numini maiestatique eius semper
dicatissimus.» (CIL VIII, 8412 (p 1916)) ^ Y.Le Bohec, Armi e
guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero, Roma; Scarre,
Chronicle of the roman emperors, New York. Eusebio di Cesarea, Historia
ecclesiastica; Malalas, Cronografia; IL Alg-1, (Africa proconsularis,
Tenoukla): Dddominis nnnostris Flavio Valerio Constantino Germanico Sarmatico
Persico et Galerio Maximino Sarmatico Germanico Persico et Galerio Valerio
Invicto Pio Felici Augusto XI. ^ Il giorno e il mese sono largamente accettati,
mentre l'anno è talvolta anticipato al 271 o ritardato al 275 o anche molto più
tardi (ad esempio "ca. 280" secondo l'Enciclopedia Europea della
Garzanti. Fonti WEB citano addirittura il 289.). Il suo biografo ufficiale,
Eusebio di Cesarea, dice soltanto che la sua vita fu approssimativamente lunga
il doppio del suo regno, cioè circa 62-63 anni. Purtroppo Eusebio dichiara che
il suo regno durò 32 anni (e non 31), in quanto contava come interi anche gli
spezzoni incompleti dell'anno di nascita e di morte; ciò ha indotto in errore
alcuni storici, che anticipano di due anni la sua nascita. Nel merito si veda
inoltre Barnes, The New Empire of Diocletian and Constantine, pp. 39-42.
Sesto Aurelio Vittore, De Caesaribus, 41.16; Sofronio Eusebio Girolamo, Cronaca;
Eutropio, Breviarium historiae romanae, X, 8.2; Annales Valesiani, VI, 35;
Orosio, Historiae adversos paganos; Chronicon paschale, p.532, 7-21; Teofane
Confessore, Chronographia A.M. 5828 (testo latino); Michele siriaco, Cronaca,
VII, 3. ^ Il titolo imperiale ufficiale era IMPERATOR CAESAR FLAVIVS
CONSTANTINVS PIVS FELIX INVICTVS AVGVSTVS; dopo il 312 aggiunse MAXIMVS
("il grande") e sostituì INVICTVS con VICTOR, in quanto INVICTVS
ricordava il culto del Sol Invictus. ^ Costantino I, in
Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei santi, santiebeati.it. ^ Origo
Constantini Imperatoris Barnes, Constantine and Eusebius; Elliott, Christianity
of Constantine, 17; Odahl, 15; Pohlsander, "Constantine I"; Southern,
Odahl, Constantine and the Christian empire, London, Routledge, Gabucci,
Ancient Rome : art, architecture and history, Los Angeles, CA, J. Paul Getty
Museum, Barnes, Constantine and Eusebius; Lenski, "Reign of
Constantine" (CC); Odahl, Drijvers, J.W. Helena Augusta: The Mother of
Constantine the Great and the Legend of Her finding the True Cross (Leiden,
1991) 9, 15–17. ^ Barnes, Constantine and Eusebius, 3; Barnes, New Empire,
39–40; Elliott, Christianity of Constantine, 17; Lenski, "Reign of
Constantine" (CC); Odahl, 16; Pohlsander, Emperor Constantine, 14. ^
Eleanor H. Tejirian e Reeva Spector Simon, Conflict, conquest, and conversion
two thousand years of Christian missions in the Middle East, New York, Columbia;
Barnes, The New Empire of Diocletian and Constantine, pp. 39-42. ^ Epitome
de Caesaribus, 41.16 ^ Come convincentemente dimostrato in A. Alflödi,
Constantinus... proverbio vulgari Trachala... nominatus, in BHAC (Bonn). Nel
merito si veda anche V. Neri, Le fonti della vita di Costantino nell'Epitome de
Caesaribus, in Rivista storica dell'antichità XVII-XVIII/1987-88, Bologna; Lattanzio,
De mortibus persecutorum, Costantino I, Oratio ad sanctorum coetum Eusebio di
Cesarea, Vita di Costantino Origo Constantini Imperatoris 2, 3. Tra il 299 ed
il 307 i Tetrarchi iterano il titolo Sarmatico massimo per quattro volte e ciò
ben testimonia l'intenso sforzo bellico profuso contro tale popolazione
barbara. Si veda Barnes, Constantine. Dynasty, Religion and Power in the Later
Roman Empire, Lattanzio, De Mortibus Persecutorum; Eutropio Lattanzio, De
mortibus persecutorum; Zosimo, Origo Constantini Imperatoris 2,4; Zonara Epitome
de Caesaribus, Lattanzio, De Mortibus Persecutorum, 25, 1-5 ^ Moreau, Lactance.
De la mort des persécuteurs, Lattanzio, De Mortibus Persecutorum, 26, 1-3;
Zosimo Lattanzio, De Mortibus Persecutorum, Lattanzio, De Mortibus
Persecutorum, Lattanzio, De Mortibus Persecutorum, Barnes, Constantine. Dynasty, Religion and Power in the Later Roman Empire, p. 71. ^
Pasqualini, Massimiano Herculius. Per un'interpretazione della figura e
dell'opera, p. 87. ^ Lattanzio, De Mortibus Persecutorum, Lattanzio, De
Mortibus Persecutoru; Zosimo, Lattanzio, De Mortibus Persecutorum, Sulle
deliberazioni di Carnuntum si veda Roberto, Diocleziano, Lattanzio, De Mortibus
Persecutorum, 29, 3. ^ Lattanzio, De Mortibus Persecutorum, Lattanzio, De
Mortibus Persecutorum, Lattanzio, De Mortibus Persecutorum; Lattanzio, De Mortibus Persecutorum, Zosimo,
Storia nuova, Eutropio, Breviarium historiae romanae, Barnes, Constantine and
Eusebius, pp. 42–44. ^ Nella pianura tra Rivoli e Pianezza: Vittorio Messori e
Giovanni Cazzullo, Il Mistero di Torino, Milano, Mondadori, Zosimo, Storia
nuova, II, 26. ^ Zosimo, Storia nuova, II, 28. Zosimo, Storia nuova, Battesimo
di Costantino, su treccani Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza,
Einaudi, 2004. ^ Zosimo, Storia nuova, II, 30. Zosimo, Storia nuova, Zosimo,
Storia nuova, II, 33.2. Zosimo, Storia nuova, II, 33.3. ^ Ammiano
Marcellino, Storie; Gibbon (Saunders), Zosimo, Storia nuova, Gibbon (Saunders),
Per la traduzione di "comes" con "ministro" si interpreti:
Ita etiam qui sacri Palatii ministeriis ac officiis praeficiebantur, eorumdem
ministeriorum ac officiorum Comites dicti, ut ex infra observandis constat.,
cfr. Du Cange, Baroni, Cronologia della storia romana, Eutropio, Breviarium
historiae romanae, Zosimo, Storia nuova, Maxfield, L'Europa continentale, Baroni,
Cronologia della storia romana; Flavio Claudio Giuliano, De Caesaribus, 329c. ^
C.R.Whittaker, Frontiers of the Roman empire. A social ad economic study,
Baltimora & London, 1Zosimo, Storia nuova, Bohec, Armi e guerrieri di Roma
antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero, Roma, Lido, De magistratibus;
Zosimo, Storia nuova, Bohec, Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano
alla caduta dell'impero, Roma, Zosimo, Storia nuova, Ruffolo, Quando l'Italia
era una superpotenza, Einaudi, Più tardi, nel 358, il vescovo Macedonio fece
traslare il sarcofago imperiale nell'attiguo mausoleo del martyrium di S.
Acacio. ^ Chronicon paschale, Bury, Chronicon paschale; Passio Artemii; Zonara,
L'epitome delle storie, In particolare
furono uccisi i fratellastri di Costantino I, Giulio Costanzo, Nepoziano e
Dalmazio, alcuni loro figli, come Dalmazio Cesare e Annibaliano, e alcuni
funzionari, come Optato e Ablabio. ^ Eutropio, Breviarium historiae romanae, X,
9. ^ Zosimo, Storia nuova, ii.40. ^ Burckhardt, Costantino il Grande e i suoi
tempi, tr.it. Longanesi Ad esempio, Clemente, titolare della cattedra di storia
romana all'università di Firenze, autore di una Guida alla storia romana; Fraschetti,
docente di storia economica e sociale del mondo antico presso la Sapienza di
Roma, autore de La conversione. Da Roma pagana a Roma cristiana; Arnaldo
Marcone docente di Storia romana all'università di Udine, autore di Pagano e
cristiano. Vita e morte di Costantino; Robin Lane Fox, docente di Storia antica
presso il College di Oxford, autore di Pagani e cristiani; e molti altri
titolati studiosi del mondo antico, come Andrea Alfoldi, Franchi de' Cavalieri,
Baynes, Sordi, Bringmann. Veyne, Quando l'Europa è diventata cristiana,
Collezione Storica Garzanti, Milano, Filoramo, La croce e il potere, Mondadori,
Milano; Horst, Costantino il grande, Milano Il ripudio nel tardo Impero: una
costituzione di Teodosio II, su jus.vitaepensiero.it. Dal Gesù storico al
Cristo della fede: la svolta costantiniana, su homolaicus.com. Costantino e la
legislazione antiereticale. La costruzione della figura dell'eretico ^ Notizie
in inglese sulle monete di Costantino in bronzo con simboli cristiani Apocalisse
su La Parola La Sacra Bibbia in italiano in Internet. La nascita di Gesù è
avvenuta secondo i vangeli circa quindici mesi dopo l'annuncio a Zaccaria della
nascita del Battista. La collocazione di questo evento nell'ultima settimana di
settembre, in accordo con la tradizione cristiana, è compatibile con le notizie
oggi disponibili sul turno di servizio sacerdotale al tempio della classe
sacerdotale di Abia, alla quale apparteneva Zaccaria. Cfr. Data di nascita di
Gesù ^ da Christianity and Paganism in the Fourth to Eighth Centuries, Yale,
Ramsay MacMullen, La scelta del 25 dicembre per celebrare il Natale cristiano:
dal dies natalis del Sol invictus, espressione del culto solare di Emesa e del
dio Mitra, alla celebrazione del Cristo, “sole che sorge”, su gliscritti.it. Burckhardt
Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi; Ruffolo, Quando
l'Italia era una superpotenza, Einaudi, nella sua opera De falso credita et
ementita Constantini donatione ^ Sozomeno, Historia Ecclesiastica, II,34;
Eusebio di Cesarea, Vita Constantini, IV,61–63; Socrate Scolastico, Historia
Ecclesiastica; Cirro, Historia Ecclesiastica, GIRLAMO (si veda), Chronicon. Barbero,
Costantino il Vincitore, Salerno, Epistula Constantini ad Aelafium, CSEL; Carile
in L'imperatore e la Chiesa. Dalla tolleranza (312) alla supremazia della
religione cristiana (380), alle contese per la cattolicità delle chiese;
Enciclopedia Costantiniana, Treccani ^ Gli Actus Silvestri sono menzionati la
prima volta nel Decretum Gelasianum, documento attribuito a papa Gelasio I,
come affermato in: Marilena Amerise, Il battesimo di Costantino il Grande.
Storia di una scomoda eredità (Hermes Einzelschriften, 95), Franz Steiner
Verlag, München; Wilhelm Pohlkamp n Internet Archive. aveva identificato nei
manoscritti una versione più antica, e una versione più recente. Carile in
L'imperatore e la Chiesa cit. ^ Ranuccio Bianchi Bandinelli e Mario Torelli,
L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma, Utet, Torino 1976, pag 112. ^
Alberto Perlasca, Il concetto di bene ecclesiastico. Anche se si pensa che la
madre di Costantino propendesse più per la religione ebraica, tanto da restare
delusa alla notizia della conversione al cristianesimo del figlio (Giorgio
Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza). Scarre, Grünewald,
Constantinus Maximus Augustus. Herrschaftspropaganda in der zeitgenössischen
Überlieferung, Stoccarda; Galerio attribuì questo titolo a Costantino e
Massimino Daia subito dopo il convegno di Carnuntum, sostituendolo a quello di cesare.
Si veda nel merito Stefan, Un rang impérial nouveau à
l’époque de la quatrième Tétrarchie: Filius Augustorum. Première partie.
Inscriptions révisées: problèmes de titulature impériale et de chronologie, in
Antiquité Tardive; Costantino si attribuì il titolo invictus, e con ogni
probabilità anche quello di Pater Patriae insieme alla carica di Proconsul,
dopo la propria auto-proclamazione ad OTTAVIANO (si veda). Si veda nel merito
Thomas Grünewald, Constantinus Maximus Augustus. Herrschaftspropaganda in der
zeitgenössischen Überlieferung, Stoccarda; Costantino adottò il titolo Victor
in sostituzione di Invictus dopo la vittoria definitiva su Licinio. Si veda nel
merito Thomas Grünewald, Constantinus Maximus Augustus. Herrschaftspropaganda
in der zeitgenössischen Überlieferung, Stoccarda; Ammiano Marcellino, Historiae
(testo a fronte in inglese). Vittore, De Caesaribus (versione latina)
Consolaria costantinopolitana. Chronicon paschale. Costantino I, Oratio ad
sanctorum coetum. Epitome de Caesaribus (versione latina). Eusebio di Cesarea,
Vita di Costantino (latino); Storia ecclesiastica (traduzione inglese).
Eutropio, Breviarium historiae romanae (testo latino), IX-X . Giordane, De
origine actibusque Getarum; Vedi qui testo latino. Girolamo, Cronaca, versione
francese QUI. Lattanzio, De mortibus persecutorum; latino. Origo Constantini
Imperatoris; Vedi qui testo latino e traduzione in inglese. Orosio, Historiarum
adversus paganos libri Vedi qui testo latino. Notitia dignitatum, Notitia
dignitatum (latino) . Panegyrici latini, testo latino. Socrate Scolastico,
Storia ecclesiastica, I. Sozomeno, Historia Ecclesiastica, I. Teodoreto di
Cirro, Historia Ecclesiastica, I. Teofane Confessore, Chronographia (testo
latino) . Zonara, L'epitome delle storie, Vedi qui testo latino. Zosimo, Storia
nuova, traduzione inglese, QUI. Studi Andreas Alföldi, Costantino tra
paganesimo e cristianesimo, Laterza, Roma-Bari; Barbero, Costantino il
Vincitore, Salerno Editrice, Roma, Barnes, The victories of Constantine, in
Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik Timothy Barnes, Constantine and
Eusebius, Cambridge, MA Harvard; Barnes, The New Empire of Diocletian and
Constantine, Harvard, Barnes, Constantine. Dynasty, Religion and Power in the
Later Roman Empire, Wiley Blackwell, Malden - Oxford, Bandinelli e Torelli,
L'arte dell'antichità classica. Etruria-Roma, UTET, Torino, Burckhardt,
Costantino il Grande e i suoi tempi, tr.it. Longanesi, Milano, Carpiceci e
Marco Carpiceci, Come Costantin chiese Silvestro d'entro Siratti - Costantino
il grande, San Silvestro e la nascita delle prime grandi basiliche cristiane,
Edizioni Kappa, Roma Chastagnol, L'accentrarsi del sistema: la tetrarchia e
Costantino, Storia di Roma, Einaudi, Torino, Storia Einaudi dei Romani, Ediz.
de Il Sole 24 ORE, Milano; Cuneo, La legislazione di Costantino II, Costanzo II
e Costante; Giuffrè, Diehl, La civiltà bizantina, Garzanti, Milano, Donati e Gentili,
Costantino il Grande: la civiltà antica al bivio tra Occidente e Oriente,
Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, Fraschetti, La conversione: da Roma
pagana a Roma cristiana, Laterza, Bari; Grünewald, Constantinus Maximus
Augustus. Herrschaftspropaganda in der zeitgenössischen Überlieferung,
Stoccarda Eberhard Horst, Costantino il Grande, Milano, Bompiani, Bohec, Armi e
guerrieri di Roma antica: da Diocleziano alla caduta dell'impero, Carocci,
Roma, Marcone, Pagano e cristiano: vita e mito di Costantino, Laterza,
Roma-Bari, Maxfield, L'Europa continentale, in Il mondo di Roma imperiale. La
formazione, Laterza, Roma-Bari, Mazzarino, L'Impero romano, tre vol., Laterza, Bari;
riediz. e successive rist.; Moreau, Lactance. De la mort des persécuteurs,
Parigi 1954. Elena Percivaldi, Fu vero Editto? Costantino e il Cristianesimo
tra storia e leggenda, Ancora Editrice, Milano, Pasqualini, Massimiano
Herculius. Per un'interpretazione della figura e dell'opera. Roma, Rentetzi,
Costantino, Elena e la vera croce. Modelli iconografici nell'arte bizantina,
Studi Ecumenici. - Istituto di Studi Ecumenici S. Bernardino - Pontificia
Università Antonianum, archive isevenezia.it/it/ pubblicazioni/
pubblicazioni_dell_ise /rivista_ di_studi_ ecumenici/ Roberto, Diocleziano,
Roma Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, Torino, The
paradigmatic value of the depiction of Constantine in the homonymous arch in
the formation of the Christ in Throne's iconography web.archive.org
/web/.ni.rs/ byzantium/ english.php (Paper presented to the Nis
and Byzantium Symposium”, Nis), Nis, Scarre, Chronicle of the roman emperors,
Pat Southern, The Roman Empire: from Severus to Constantine, Londra, Stefan, Un
rang impérial nouveau à l’époque de la quatrième Tétrarchie: Filius Augustorum.
Première partie. Inscriptions révisées: problèmes de
titulature impériale et de chronologie, in Antiquité Tardive Costantino e le
sfide del cristianesimo. Tracce per una difficile ricerca, a cura
di Tanzarella - Adamiak, Il pozzo di Giacobbe, Trapani. Whittaker, Frontiers of
the Roman empire. A social ad economic study, London, L'editto di Milano e il
tempo della tolleranza. Costantino, Mostra di Palazzo Reale a Milano, mostra a
cura di Paolo Biscottini e Gemma Sena Chiesa, catalogo a cura di Gemma Sena
Chiesa, Ed. Mondadori Electa, Milano. Filmografia Costantino il Grande, regia
di Lionello De Felice, con Cornel Wilde, Belinda Lee e Massimo Serato. Voci
correlate Aeroporto Costantino il Grande Niš (Serbia) Antica basilica di San
Pietro in Vaticano Ardia Arco di Costantino Arco di Malborghetto Arte
costantiniana Basilica della Natività Basilica del Santo Sepolcro Basilica
Palatina di Costantino (ad Augusta Treverorum, oggi Treviri) Basilica di
Massenzio (a Roma) Basilica di San Giovanni in Laterano Basilica di San Paolo
fuori le mura Cesaropapismo Colonna di Costantino Monumento a Costantino
Imperatore Donazione di Costantino Flavia Giulia Elena In hoc signo vinces
Monogramma di Cristo Statua colossale di Costantino I Terme di Costantino Ponte
di Costantino (Danubio) Costantino I imperatore, detto il Grande, su Treccani–
Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Alberto Olivetti,
COSTANTINO I imperatore, detto il Grande, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Costantino I detto il Grande, in Dizionario di
storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, MacGillivray Nicol e J.F.
Matthews, Constantine I, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica,
Inc. Costantino I, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Costantino I, in
Diccionario biográfico español, Real Academia de la Historia. Opere di
Costantino I, su digilibLT, Università degli Studi del Piemonte Orientale
Amedeo Avogadro. Modifica su Wikidata Opere di Costantino I, su openMLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di Costantino I, su Open Library, Internet
Archive. Costantino I, su Goodreads. Costantino I, in Catholic Encyclopedia,
Robert Appleton Company. Modifica su Wikidata Costantino I, su Santi, beati e
testimoni, santiebeati.it. The Roman Law Library by Professor Yves Lassard and
Alexandr Koptev, su web.upmf-grenoble. Monete emesse da Costantino I, su
wildwinds.com. Sito dedicato alle monete di Costantino in bronzo, su
constantine the great coins. Predecessore Imperatore romano Successore Costanzo
Cloro (con Galerio) Costantino IIVDM Imperatori romani e relative linee di
successione VDM Diocleziano Portale Antica Roma Portale
Biografie Portale Bisanzio Portale Cristianesimo
Categorie: Imperatori romani Santi romani Nati a Naissus Morti a Nicomedia Costantino
I Dinastia costantiniana Santi per nomeStoria antica del cristianesimo Personalità
del cristianesimo ortodosso Personaggi citati nella Divina Commedia (Inferno) Personaggi
citati nella Divina Commedia (Paradiso) Santi della Chiesa ortodossa[altre] Costantino.
Grice e Costanzi: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale dell’amore e la morte – scuola di Pozzuolo Umbro -- filosofia perugina
– filosofia umbra -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pozzuolo Umbro). Filosofo italiano. Pozzuolo Umbro, Castiglione del
Lago, Perugia, Umbria. Grice: “I like Costanzi; possibly my favourite of his
essays is the one on ‘amore’ and ‘morte’ – eros and Thanatos for the Oxonian!” Si laurea a Bologna. Ensegna a Bologna. Altre opere:
“Pensiero ed essere” (Perrella, Roma); “Varisco: l’uno e i molti” (Perrella,
Roma); “Noluntas” (Perrella, Roma); “Schopenhauer” (Roma); “L'asceta moderno” –
L’asceta -- Arte e storia, Roma; Spinoza, Universitas, Roma); “Il sentito in
Platone” -- Arte e storia, Roma); “L'ascetica di Heidegger” Arte e storia,
Roma); “L'ascesi di coscienza e l'argomento d’Aosta”, Arte e storia, Roma); “Meditazioni
inattuali sull'essere e il senso della vita” Arte e storia, Roma); “La
terrenità edenica del Cristianesimo e la contaminazione spiritualistica”
(Patron, Bologna); “La donna angelicata e il senso della femminilità nel Cristianesimo”
(Patron, Bologna); “La filosofia pura, Alfa, Bologna); “Il senso della storia,
Alfa, Bologna); “Sul prologo di Zarathustra (Nietzsche e Schopenhauer) con
trad. dello stesso Prologo, in Ethica; “L'etica nelle sue condizioni
necessarie, Ed.ni di Ethica, Bologna); “L'estetica pia, Patron, Bologna); “L'ora
della filosofia, R. Patron, Bologna); “L'uomo come disgrazia e Dio come
fortuna” (Alfa, Bologna; “La critica
disvelatrice” (Ed.ne dell'Istituto di Filosofia dell'Bologna, Bologna); “Amore
e morte” (L. Parma, Bologna); “La singolarità della diada: compimento di un
itinerario senza vie” (Cooperativa libraria universitaria editrice, Bologna); “L'equivoco
della filosofia cristiana e il cristianesimo-filosofia” (Clueb, Bologna; e
ragioni della miscredenza e quelle cristiane della fede, Clueb, Bologna); “La
fede sapiente e il Cristo storico” (Sala francescana di cultura Antonio Giorgi,
Assisi); “La rivelazione filosofica” (Sala francescana di culturaAntonio Giorgi,
Assisii); Il Cristianesimo: filosofia come tradizione di realtà” (Sala francescana
di cultura, Assisi); “Breviloquio della sera” (Sala francescana di culturaAntonio
Giorgi, Assisi); “L’immagine sacra” (Sala francescana di cultura, Assisi); “L'identità
del Lumen publicum nelle privatezze di Anselmo e Tommaso” (Il Cristianesimo-filosofia,
Le Lettere, Roma); Opere, E. Mirri e M. Moschini, Bompiani, Milano). Sgarbi
torna a Tuoro per presentare l'opera omnia del filosofo Teodorico
Moretti-Costanzi, "Umbria Left. Il
filosofo imagliato dal Sessantotto, "il Giornale"Dizionario
Biografico degli Italiani. Wikipedia Ricerca Al di là del principio di
piacere saggio di Sigmund Freud Lingua Segui
Al di là del principio di piacere Titolo originaleJenseitsdes
Lustprinzips Freud Jenseits des Lustprinzips. djvu Autore Freud 1ª ed.
originale Genere Saggio Sottogenere Psicoanalisi Lingua originale tedesco Al di
là del principio di piacere (tedesco: Jenseits des Lustprinzips) è un saggio di
Sigmund Freud incentrato sui temi dell'Eros e del Thanatos, ovvero
rispettivamente la "pulsione di vita" e la "pulsione di
morte" (Todestrieb[e]). Giuditta II di Klimt,, Venezia,
Galleria internazionale d'arte moderna. Achille sorregge Pentesilea dopo averla
colpita a morte, una delle leggende fiorite sull'episodio vuole che l'eroe se
ne innamori proprio in questo momento. Bassorilievo dal tempio di Afrodite a
Afrodisia Il dualismo di EmpedocleModifica Freud formula il conflitto
psicologico in termini dualistici fin dai suoi primi scritti, ma è solo in
questo testo che egli presenta un simile conflitto mediante concetti desunti
dal pensiero di Empedocle, il quale parla d'un dissidio cosmico fra i princìpi
o forze di Amore (o Amicizia) e Odio (o Discordia). Empedocle di Agrigento
si presenta come una figura fra le più eminenti e singolari della storia della
civiltà greca. Il nostro interesse si accentra su quella dottrina di Empedocle
che si avvicina talmente alla dottrina psicoanalitica delle pulsioni, da
indurci nella tentazione di affermare che le due dottrine sarebbero identiche
se non fosse per un'unica differenza: quella del filosofo greco è una fantasia
cosmica, la nostra aspira più modestamente a una validità biologica. I due
principi fondamentali di Empedocle – philìa (amore, amicizia) e
neikos(discordia, odio) – sia per il nome che per la funzione che assolvono,
sono la stessa cosa delle nostre due pulsioni originarie Eros e Distruzione.»
Il nome di Eros deriva da quello della divinità greca dell'amore, e «tende a
creare organizzazioni della realtà sempre più complesse o armonizzate, [mentre]
Thanatos tende a far tornare il vivente a una forma d'esistenza inorganica.
Queste sono pulsioni. Eros rappresenta per Freud la pulsione alla vita, mentre
Thanatos quella della distruzione. Qualora l'autodistruzione diventasse oggetto
di malattia però Thanatos diviene il nome del conflitto che si crea tra energia
negativa (autodistruzione) e positiva (la rabbia del Thanatos viene utilizzata
per distruggere la malattia stessa).» Freud riscontra anche in un altro
filosofo, questa volta contemporaneo, un'anticipazione della sua scoperta:
"E ora le pulsioni nelle quali crediamo si dividono in due gruppi: quelle
erotiche, che vogliono convogliare la sostanza vivente in unità sempre più grandi,
e le pulsioni di morte, che si oppongono a questa tendenza e riconducono ciò
che è vivente allo stato inorganico. Dall'azione congiunta e opposta di
entrambe scaturiscono i fenomeni della vita, ai quali mette fine la morte.
Forse scrollerete le spalle: 'Questa non è scienza della natura, è filosofia,
la filosofia di Schopenhauer'. E perché mai, Signore e Signori, un audace
pensatore non dovrebbe aver intuito ciò che una spassionata, faticosa e
dettagliata ricerca è in grado di convalidare?" «Thanatos non
compare negli scritti di Freud, ma egli, a quanto riferisce Jones, l'avrebbe
talvolta usato nella conversazione. L'uso nel linguaggio psicoanalitico è
probabilmente dovuto a Federn.» Sabina Spielrein e Barbara LowModifica Su
esplicita influenza di Sabina Nikolaevna Špil'rejn, citata in nota nel libro, per
Freud Thanatos segnala il desiderio di concludere la sofferenza della vita e
tornare al riposo, alla tomba. Concetto che non deve essere confuso con quello
di destrudo, vale a dire con l'energia della distruzione (che si oppone alla
libido). Thanatos è il principio di costanza,accennato fin dal capitolo
sette de L'interpretazione dei sogni e che adesso, sotto l'influsso del
pensiero di Schopenhauer, diventa identico al principio del Nirvana proposto da
Low: le eccitazioni della mente, del cervello, dell'"apparato
psichico" non vengono più solo sgomberate, tenute costanti al più basso
livello possibile, bensì estinte, eliminate sino al grado zero della realtà
inanimata. La coazione a ripetereModifica Nel testo del '20 Freud sostiene che
«nella vita psichica esiste davvero una coazione a ripetere la quale si afferma
anche a prescindere dal principio di piacere.» Sulla falsariga del motto errare
humanum est, perseverare autem diabolicum, essa viene definita per quattro
volte «demoniaca»: Vi sono individui che nella loro vita ripetono sempre, senza
correggersi, le medesime reazioni a loro danno, o che sembrano addirittura
perseguitati da un destino inesorabile, mentre un più attento esame rivela che
essi stessi si creano inconsapevolmente con le loro mani questo destino. In tal
caso attribuiamo alla coazione a ripetere un carattere "demoniaco". La
coazione a ripetere è riscontrabile anche nella nevrosi traumatica dei reduci
della prima guerra mondialeoppure di chi tende a rivivere o reinterpretare gli
eventi più violenti. Freud collocò la coazione a ripetere fra i sintomi
della nevrosi: si ripete il sintomo nevrotico invece di ricordare, si ripete
per non ricordare, con quello che Freud chiama «l'eterno ritorno dell'uguale. Per
la relazione tra pulsione e coazione a ripetere, Freud notò che le coazioni
tendono come la pulsione a una ripetizione assoluta e atemporale, mai
definitivamente appagata, e che tendono a sparire quando un fatto viene
riportato a conoscenza del paziente. Dalla rimozione di una pulsione (a
muoversi ovvero a ricordare un fatto doloroso o traumatico), la coazione a
ripetere trae l'energia per imporsi sulla volontà cosciente dell'Io. La
coazione a ripetere diventa il punto di partenza della terapia psicoanalitica.
Occorre ricordare per non ripetere gli errori del passato, gli stessi dubbi e
conflitti per tutta la vita, in amore, in amicizia, nel lavoro. Freud
rileva questa coazione anche nelle circostanze più ordinarie e naturali, persino
nel gioco dei bambini come quello con il rocchetto usato dal suo piccolo nipote
di diciotto mesi. Il bimbo, lanciando il rocchetto lontano da sé, simboleggia
la perdita della madre e, ritraendo il rocchetto a sé, rappresenta il ritorno
della madre. Imparerebbe così a padroneggiare l'assenza materna attraverso un
duplice movimento, che è sempre seguito dalla vocalizzazione di un
"oooo..." (ted. fort, «via!»), quando il rocchetto è lontano, e da un
"da" (ted. da, «Eccolo!»), quando il rocchetto è di nuovo vicino. Dopo
l'esposizione d'una serie di ipotesi (in particolare l'idea che ogni individuo
ripete le esperienze traumatiche per riprendere il controllo e limitarne
l'effetto dopo il fatto), Freud considera l'esistenza di un essenziale
desiderio o pulsione di morte, riferendosi al bisogno intrinseco di morire che
ha ogni essere vivente. Gli organismi, secondo quest'idea, tendono a tornare a
uno stato preorganico, inanimato – ma vogliono farlo in un modo personale,
intimo. In definitiva, «sembrerebbe proprio che il principio di piacere si
ponga al servizio delle pulsioni di morte. A questo punto sorgono innumerevoli
altri quesiti cui non siamo in grado attualmente di dare una risposta. Dobbiamo
aver pazienza e attendere che si presentino nuovi strumenti e nuove occasioni
di ricerca. E dobbiamo esser disposti altresì ad abbandonare una strada che
abbiamo seguito per un certo periodo se essa, a quanto pare, non porta a nulla
di buono. Solo quei credenti che pretendono che la scienza sostituisca il
catechismo a cui hanno rinunciato se la prenderanno con il ricercatore che
sviluppa o addirittura muta le proprie opinioni. Implicazioni Modifica Uno
psicoanalista con competenze pure di antropologia filosofica come Sciacchitano
sostiene che «la vera psic[o]analisi fu il frutto tardivo dell'attività
teoretica di Freud. Bisogna aspettare la svolta degli anni Venti, con
l'invenzione della pulsione di morte, per parlare di vera e propria
psicoanalisi. Essa comincia con la rinuncia alle pretese e alle finalità
mediche della psicoterapia. Il nuovo modello freudiano individuava nello
psichico un nucleo patogeno fisso, qualcosa che non si scarica mai, ma continua
a ripetersi identicamente a se stesso e insensatamente, cioè fuori da ogni
intenzionalità soggettivistica e contro ogni teleologia vitalistica. Ce n'era
abbastanza per far crollare ogni illusione terapeutica. Parecchi allievi a
questo punto abbandonarono il maestro che toglieva avvenire, come si dice
terreno sotto i piedi, alle loro illusioni umanitarie». Freud non cambierà più
idea. Ciò significa che il fondatore della psicoanalisi asserirà la sostanziale
"inguaribilità'" del disagio psichico per lo stesso arco di tempo, un
ventennio, in cui egli precedentemente aveva affermato l'esatto contrario. Reich,
in La funzione dell'orgasmo e Analisi del carattere, propose una propria
ipotesi di confutazione alla teoria della pulsione di morte. La
madre morta, Egon Schiele, Vienna, Leopold Museum. Nell'arte: SchieleModifica
«Egon Schiele sa che tutto ciò che vive è anche morto, porta in sé il suo
esistenziale compimento, fin dall'istante del concepimento, come attesta il
funesto dipinto: La madre morta, in cui il grembo appare come un lugubre
mantello, un involucro mortuario che racchiude il Sein zum Tode [Essere-per-la-morte]
del nascituro, ne circoscrive la parabola esistenziale.» (Vozza)
Agonia, Egon Schiele, Monaco di Baviera, Neue Pinakothek. Madre con i due
bambini, Vienna, Österreichische Galerie Belvedere. «Schiele introduce un evento
di grande rilievo nell'iconografia della malinconia e della vanitas, operandone
una trasfigurazione tragica: l'uomo non [...] medita più sulla morte
raffigurata in un teschio posto nel suo studiolo come altro da sé, ma assume
sul proprio volto l'icona funebre, diventa morte incarnata, esibita nel gesto
d'esistere, nel godimento del sesso e nella prostrazione della sofferenza.
Nessuna iconoclastìa sopravvive nel gesto pittorico di Schiele: si pensi
all'Agonia, sacra rappresentazione di stupefacente intensità cromatica,
allegoria del dolore immedicabile, emblema di una eterna e impietosa Passione,
sublime omaggio a quell'incomparabile maestro di sofferenza che è stato
Grünewald.» (Marco Vozza) «La Madre con i due bambini esibisce un volto
già visibilmente cadaverico, mentre un infante osserva sgomento il deliquio
orizzontale del fratellino. Nessuno meglio di Schiele ha saputo render visibile
quella che l'analitica esistenziale ha chiamato Geworfenheit, l'indifeso essere
gettati in un mondo ostile. Insieme a lui soltanto Kokoschka, in seguito
Dubuffet e Bacon.» (Marco Vozza) Quadro che Sabina Nikolaevna Špil'rejn
sceglie come modello rappresentativo del connubio Eros-Thanatos nel film
biografico Prendimi l'anima (Roberto Faenza): Perché Giuditta uccide Oloferne,
estratto dal film su YouTube (vedi screenshot). Freud, Al di là del principio
di piacere(1920), in Opere di Freud L'Io e l'Es e altri scritti; Torino,
Bollati Boringhieri, . Ed. paperback Freud, Analisi terminabile e interminabile,
in OSF L'uomo Mosè e la religione monoteistica e altri scritti, Torino, Bollati
Boringhieri; Ed. paperbackGalimberti, Enciclopedia di psicologia, Garzanti,
Torino; Freud Introduzione alla psicoanalisi, Edizioni Boringhieri; Jones, Vita
e opere di Freud: L'ultima fase, Milano, Garzanti, Laplanche, Jean-Bertrand
Pontalis, a cura di Luciano Mecacci e Cyhthia Puca, Enciclopedia della
psicoanalisi, Bari-Roma, Laterza, voce Thanatos, The language of
psycho-analysis, Karnac, Paperbacks, books.google.it. ^ Sigmund Freud, Al di là
del principio del piacere; Freud, Freud, op. cit., p. 235. ^ Sigmund Freud; Mugnani,
Analisi del testo di S. Freud: "Il problema economico del
masochismo". Pasqua, Al di là del principio di piacere: sul principio di
Piacere e la Coscienza; Laplanche, Jean Bertrand Pontalis, voce Principio di
piacere. su books.google.it. Freud; Laplanche, Pontalis, op. cit., voce
Coazione a ripetere. Anteprima disponibile; Google Libri. ^ Sigmund Freud; Cf.
anche Il perturbante, OSF; Freud
Introduzione alla psicoanalisi,Boringhieri Freud, Al di là del principio di
piacere, Torino, Bollati Boringhieri, Sigmund Freud, Al di là del principio di
piacere; Freud, op. cit. Sciacchitano, Il demone del godimento, Godimento e
desiderio, aut aut, Vozza, Il senso della fine nell'arte contemporanea, in
L'Apocalisse nella storia, Humanitas, Vozza, op. cit., Vozza, ibidem. Voci
correlateModifica Psicoanalisi Empedocle Eros (filosofia) Eros Il disagio della
civiltà Libido Destrudo Morte Sabina Nikolaevna Špil'rejn Tanato; Edizioni e
traduzioni di Al di là del principio di piacere, su Open Library, Internet
Archive. Edizioni e traduzioni di Al di là del principio di piacere, su
Progetto Gutenberg. Laplanche, Pontalis, The language of psycho-analysis,
Karnac, Thanatos, Nirvana Principle, e Compulsion to Repeat, Portale
Letteratura Portale Psicologia Nikolaevna Špil'rejn psicoanalista
russa Differimento Resistenza (psicologia) ciò che negli atti e nel
discorso, si oppone all'accesso dei contenuti inconsci alla coscienza Teodorico
Moretti Costanzi. Keywords: amore e morte, l’essere, il sentito, ascesi
(verbo?), Zarathustra, il singolo della diada, l’uno e i molti, nolere,
nolitum, volitum, amore/morte, eros/tanatos, immagine sacra, imaginatum,
essere, un essere, due esseri, le due esseri entrambi – rivelazione – la
rivelazione filosofica – a new discourse on metaphysics: from genesis to
revelations – un nuovo discorso di metafisica: del genesi alle rivelazione. –
Zarathustra e cristita -- nollere in
Schopenhauer --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Costanzi” – The Swimming-Pool
Library. Costanzi
No comments:
Post a Comment