Grice e Chitti: l’implicatura
conversazionale – scuola di Citanova – scuola di Macerata – filosofia maceretese
– filosofia marchese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Citanova). Filosofo marchese. Filosofo italiano. Citanova, Macerata, Marche. Grice:
“I like Chitti; not so much for what he philosophised about – law and law and
law – but the way he corresponded with Say – a French philosopher – on the lack
of an adequate philosophical vocabulary in Italian to express Aristotle’s principles
of oeconomia!” Fervor,
temperanza e, ingegno finissimo fanno di lui uno di quegli filosofi che sono
atti egualmente alla filosofia ed all'azione. Figlio di Giuseppe, avvocato e giudice alla
Gran Corte Criminale di Reggio. Partecipa a Napoli, col padre ed i fratelli,
alla rivoluzione. In seguito alla capitolazione del Forte Castel Nuovo, ripara
in Francia. A Parigi, termina gli studi giuridici e strinse amicizia con molti
patrioti del tempo. Ferdinando I delle
Due Sicilie Tornato a Napoli, esercita in città la professione di avvocato e difese
Casalnuovo (l'odierna Cittanova) contro la feudataria del luogo, la principessa
di Gerace, davanti alla regia commissione feudale. Fattosi un nome come
avvocato, dopo la restaurazione ha la nomina di segretario generale al
Ministero di Grazia e Giustizia del Regno. A Napoli sposa la figlia di Hipman,
un capo dipartimento di uno dei Ministeri del Regno. Coinvolto nella rivolta
contro Ferdinando I organizzata dai sottotenenti Morelli e Silvati, e quindi
privato della carica ed esiliato. Passa un periodo a Londra, e tenta di
ritornare a Napoli, ma ha l'inibizione ufficiale a rientrare nella capitale.
Anda a Firenze e di lì a poco, chiamato da amici, si reca a Bruxelles. In Belgio da lezioni di diritto pubblico e di
economia sociale, ottenne la carica di segretario della Banca Fondiaria e si
fece un nome. Il governo belga gli confere la licenza di professare Economia
Sociale, e tenne quattro letture pubbliche nel Museo di Bruxelles. Le sue
quattro letture sono intitolate da lui stesso «Corso di Economia sociale»,
compendio delle sue vaste vedute e della sua non comune cultura sull'argomento.
Pubblica altre saggi ed in seguito alla fama acquisita, il governo belga gli
conferì la carica di professore alla facoltà di diritto dell'Bruxelles. In
Belgio pubblica la maggior parte dei suoi saggi e strinse amicizia con GIOBERTIi,
che lo define valente economico. Nonostante la revoca dell'esilio, non torna a
Napoli ma rimane in Belgio. Altre saggi: “Trattato di economia politica o
semplice esposizione del modo col quale si formano, si distribuiscono e si
consumano le ricchezze; seguito da un'epitome dei principi fondamentali
dell'economia politica di Giovanni Battista Say” (Napoli, Stamperia del
Ministero della Segreteria di Stato). Ermenegildo
Schiavo, Four centuries of Italian-American history, Vigo Press. The New York
Herald morning edition mercoledì. New York Daily Times pag. 4 Daily Free Democrat. The American almanac and
repository of useful knowledge, Center for Migration Studies Special Issue:
Four Centuries of Italian American History Wiley Online Library Vincenzo De Cristo, Prime notizie sulla vita
e sulle opere di C. Economista, Prem. Tip. e Lib. Claudiana, Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Per
una rassegna delle interpretazioni dell’azione economica corporativa si
veggano i nostri : Lineamenti di politica economica corporativa. Catania,
Studio Editoriale Moderno, Sono ivi ricordati i contributi più notevoli,
teorici e descrittivi, nel campo dell’azione economica corporativa. Si
vegga pure il nostro studio : « Homo Oeconomi- cus » e Stato Corporativo
in : Giornale degli Economisti. Riportiamo qui la bibliografia essenziale dei
contributi italiani allo studio dell’economia corporativa, tralasciando
di segnalare gli studi, nume¬ rosi, di carattere polemico e
giornalistico, ma privi di consapevolezza scientifica e, spesso,
deformatori della stessa realtà politica corporativa : Alberti M. : L’ «
Homo Ooecomoinicuis » e V Esperienza Fascista in Giornale degli economisti,
Arias G. : L’Economia Nazionale corporativa, Roma, Libreria del Littorio, idem.
idem. Economia Corporativa, Firenze, Poligrafica Universitaria, Amoroso
L. e Stefani A. : Scritti cit. ; Arena C. : Scritti, cit. ; Benini R. ;
Scritti cit. : Breglia A. : Cenni di teoria della politica economica, in
« Giornale degli Economisti ». Classifica le varie politiche economiche. Carattere
di quella corporativa: autogoverni economici particolari, con il compito di
emanare misure rispondenti, nei rami particolari, alla politica economica
generale emanante dal governo economico centrale. Le corporazioni
sarebbero gli autogoverni economici particolari). Bruguier G. : A proposito di
interventi statali, in «Archivio di studi corporativi », Pisa; Borgatta G. :
Prefazione al nostro volume av. cit. : Lineamenti di politica economica
corpo¬ rativa; Carli F. : Teoria generale della economia politica
nazionale, Milano, Hoepli, e dello stesso: Le crisi economiche delV
ordinamento corporativo della produzione, in « Atti del II Convegno di
studi sindacali corporativi», Ferrara; Chessa: Caratteri e forme delT
attività economica, in «Rivista di Politica economica » Secondo questo
autore J economia corporativa non è altro che un’ economia di
complessi economici, che dev’ essere studiata nella sua realta concreta,
prescindendo da erronee identificazioni dell individuo con la società e
di questa con lo Stato). Dello stesso autore: Vecchio e nuovo
corporativismo economico in «Saggi di Storia e Teoria economica, in onore
di Prato», Torino, In questo studio l’autore conclude che il corporativismo
italiano pur traen¬ do alcuni suoi elementi dalle teorie enunciate dal
Genovesi, dal Bastiat e dal List si differenzia da queste in quanto che
inquadra le sue idee in una concezione piu larga, che non tiene solo
conto degli interessi dei singoli, ma anche di tutta la collettività
nazionale, che per essere sempre più aderente ai bisogni ed agli
interessi della Nazione, viene organizzata gerarchicamente dallo Stato); Degli
Espinosa A.: La forma e la sostanza della economia corporativa, Firenze
Poligrafica Universitaria; Del Vecchio G.: Teoremi economici deW ordinamento
corporativo. Comunicazione alla XIX riunione della «Società pel Progresso
della Scienza», riassunta in « Lo Stato »; Einaudi L. : Trincee
economiche e corporativismo in « La Riforma Sociale », ; e dello stesso:
Corporazione aperta in «La Riforma Sociale » Fanno M. scritto cit.;
Fasiani M.: Contributo alla teoria delVuomo corporativo, in « Studi
sassaresi », ; Ferri C. E.: L’ordinamento corporativo dal punto di vista
economico, Padova, CEDAM, Fovel M.: Economia e corporativismo, Ferrara,
S.A.T.E. e dello stesso: La rendita e il Regime Fascista, Milano, Ediz.
dei « Problemi del Lavoro», Politica economica ed economia corporativa, Ediz.
«Diritto del lavoro»; Camera corporativa e redditi di gruppo, S.A.T.E. Ferrara;
Fossati A.: Premesse per lo studio di ima economia e di una pplitica economica
corporativa, in : « Rivista di Politica Economica », (Ritiene questo A. che tanto la
politica economica corporativa, quanto l’attività corporativa come
condotta ipotetica de¬ gli individui dei gruppi animati di una coscienza
corpo¬ rativa sono teorizzabili: il secondo per definizione, e in
tanti modi quanti significati vogliano attribuirsi alla coscienza corporativa
(all’autore parendo il più adatto perchè conforme alle direttive del Regime
quello che ha a base 1 interesse della Nazione, ossia il massimo
benessere individuale compatibile col benessere della Nazione); ed il primo,
quando le norme abbiano sufficiente chiarezza (univocità) e costanza da
consentire una costruzione logica di conseguenze possibili. Purché non si
mescolino precetti e teoremi, e peggio, non si confondano gli uni con gli
altri, è perfettamente legittimo fare della economia corporativa una «
economia » astratta, trovare il nocciolo razionale del concreto empirico).
Gobbi U. : Il procedimento sperimentale della economia corporativa, « Giornale
degli economisti»; Galli R. : Corso di economìa politica, Firenze,
Poligrafico Universitario, e dello stesso: Corso sulle imprese
industriali, Firenze, Poligrafico Universitario; Jannaccone P.: La
scienza economica e Vinteresse nazionale (Discorso tenuto
all’inaugurazione dell’anno accademico della R. Università di Torino, e dello stesso : Scienza, critica e
realtà economica, in « La Riforma Sociale »; Lanzillo A.: Studi di economia
applicata, Padova, Cedam, e dello stesso A.: Il contenuto dell’ economia
corporativa, in ««Rivista Bancaria », ed Economia corpora¬ tiva e
politica economica, in « Giornale degli Economisti »; Lo Stato come fattore di
produzione, in « Rivista Bancaria », maggio 1934 (Lo Stato come
inserzione di volontà nell’ attività economical. Anche Ettore Lolini, a
parte la sua antipatia per la scienza economica tradizionale e la
notevole incompren¬ sione degli economisti ortodossi i quali riescono
interessanti a seguire non come simpatizzanti delle idee li- erali o di
altre tendenze, ma come scienziati dell’economia, riconosce che per dare un
carattere di socialità, che concili l’interesse privato con quello
sociale o nazionale, alla economia privata, non è necessario giungere alla
totale abolizione dell’economia privata ed alla identificazione dell’
economia pubblica, come ha fatto Spirito, il quale col porre
erroneamente al centro dell attività economica umana la produzione
e non lo scambio non ha visto che nello scambio si ha la sintesi dell’
interesse individuale e dell’ interesse sociale, perchè nello scambio,
mentre l’interesse è individuale, il risultato è sociale. Per eliminare del
tutto, come vorrebbe Spirito, il carattere individualistico dei
valori economici ed il movente egoistico dei fatti economici e identificare F
iniziativa economica privata coll’ iniziativa economica pubblica o
statale, bisognerebbe trasformare la psicologia umana, abolire la personalità
economica umana e con essa tutte le diff erenze di bisogni, di desideri e
di gusti che esistono ed esisteranno sempre fra gli uomini, differenze che
costituiscono la base dello scambio e la molla del progresso
economico e che nessun sistema di economia socialista è mai riuscito a
sopprimere. Il porre a fondamento dell’economia corporativa
la produzione e quindi l’organizzazione e la gestione economica della
produzione invece dello scambio, inteso nel senso della ripartizione del
prodotto di ogni grande ciclo produttivo fra tutti i fattori della
produzione mediante l’accordo contrattuale dei prezzi del lavoro,
del capitale, della direzione tecnica e dell’opera degli intermediari,
porta a delle conseguenze pratiche fonda- mentali per la definizione dei
fini e delle funzioni della Corporazione. Nel primo caso, infatti, si
dovrebbe giungere alla Corporazione organo di gestione economica col
passaggio di tutta l’iniziativa economica privata alla Corporazione e con la
conseguente trasformazione di tutta l’economia privata in economia pubblica.
Nel secondo caso, invece, la Corporazione non as¬ sumerà la direzione
della gestione economica della produzione, ma avrà la funzione
economico-sociale di eliminare il classismo o particolarismo economico, di
impedire che uno o più fattori della produzione si facciano la parte del leone
nei confronti con gli altri fattori e di adeguare l’andamento dei prezzi
al produttore con quello dei prezzi al consumatore. Cfr. di questo A. :
Il problema fondamentale delTeconomia corporativa, Critica Fascista;
Masci F.: scritti cit. e: Saggi critici di teoria e metodo¬ logia
economica, Catania. Sono raccolti con lievi modificazioni gli scritti
citati ed altri saggi); Paoni C.: A proposito di un tentativo di teoria
pura del corporativismo, in « Fiamma italica », e dello stesso: Strumenti
teorici di corporativismo, in Giornale degli economisti, (in questi scritti il Pagni critica a
fondo la costruzione teorica corporativa del Fovel. Contro questi si schiera
anche Bru- guier nello scritto sopra citato ed anche noi nei nostri
scritti av. cit. Contra anche Arias ed altri); Sensini G.: L’equazione
dell’equilibrio economico nei regimi corpo- rativisti, in «Lo Stato;
Serpieri A.: Lo Stato e Veconomia, in «Educazione Fascista », e, dello stesso :
Economia corporativa e agricoltura, in « Atti del II Convegno di studi
sindacali e corporativi», Ferrara; Spirito U.: La critica dell’economia
liberale, Milano, Treves, dello stesso: I fondamenti dell’ economia
corporativa, Milano, Treves, e Capitalismo e corporativismo,
Firenze, Sansoni. L’interesse suscitato degli scritti filosofici di
questo A. sono dovuti a ragioni di carattere esclusivamente
polemico. Nulla di nuovo ha espresso il giovane filosofo. Nella critica
all’economia liberale, infatti non fa che ripetere, con sintesi
brillante, quanto è stato detto dai seguaci della scuola storica tedesca
e dagli istituzionalisti americani contro la economia liberale. È confusa
la scienza economica con la praxis dei governi liberali e demoliberali.
Nella critica al capitalismo non fa che ripetere, in linea essenziale,
quanto il Sombart ha espresso nella sua opera monumentale sul capitalismo
e quanto altri economisti contemporanei hanno scritto contro il sistema
capitalistico, e che l’A. si guarda bene dal ricordare. Nè è fatta alcuna
discriminazione, fra capitalismo e capitalismo, senza, per es., ricordare
che m Italla 11 capitalismo è, appena, al suo inizio. Nei tentativi
di costruzione teorica del corporativismo fascista tiene conto, in particolare
delle dichiarazioni della Carta del Lavoro che rincalzano la propria tesi
per Ja quale vede la soluzione corporativa n clini entità assoluta
tra Stato ed individuo che riecheggia il pensiero di Hegel e di Marx.
Nulla di nuovo nemmeno nella costruzione teorica la quale e apparsa
a sfondo social-comunista per l’ammis- sione della corporazione come
proprietaria. Propugna, inoltre, 1 A. il partecipazionismo operaio, altro
espe¬ diente vecchio e già discusso ampiamente nei tempi passati.
Ma, con buona volontà, si può Scorgere nel sistema di Spinto anche un
liberalismo assoluto per cui dopo aver letto gli scritti di questo A. del
corporativismo si riuscirà a capire meno di prima. E non m tenrnamo quii
su altri grossolani errori espressi dall A. nel campo delle realizzazioni
pratiche corporative, come per es. su quelle in cui consiglia per il
nostro Paese una industrializzazione ad oltranza, la emissione di
prestiti esteri, una politica commerciale che sara forse realizzata, ecc
(Tutte queste idee sono espresse nel voi.: Capitalismo e Corporativismo,
Sansoni, Firenze). Contra a Spirito, si vegga: Arias, cit.,
Jannaccone, cit., Lanzillo, cit., Moretti, appresso cit.. Vinci, appresso
citato, ed i seguenti scritti. CROCE (si veda), L’economia filosofata e
attualizzata, Critica; Galli, Sull’identità dell’individuo con lo stato, La
Vita Italiana; (jANGEMI L. : Individuo e Stato nella concezione
corporatina, m «Atti del Secondo Convegno di Studi Sindacali e Corporativi,
Ferrara; Brucculeri: L economia corporativa, in «La Civiltà Cattolica», e dello
stesso: Crisi e capitalismo, nella stessa rivista, etc. Cesarini-Sforza in un
lucido scritto: Individuo e Stato nelle Corporazioni (Archivio di Studi
Corporativi) mostra come la formula dell identità è chiarissima nel
pensiero dei socialisti e dei liberali. L’individualismo moltiplicando le
sue forze non rinuncia ad essere sè stesso. Il grande significato
del Corporativismo è la disciplina economica nazionale. Con il
Corporativismo si passa dal soggettivismo all’oggettivismo. Alla organizzazione
professionale è affidata, sopratutto la oggettivazione delle scelte
economiche. Il nuovo modello della realtà economica non potrà non
essere anch’eseo, naturalistico e deterministico: non c’è scienza senza
determinismo. Caratteristica delle concezioni dello Spirito è l’ottimismo. (Per
es. nello Stato Corporativo non vi saranno più disoccupati!).
La nostra divergenza ideale con l’economia degl’idealisti non va
assolutamente confusa con le invettive di quei messeri interessati ad un
intervento che oggi chiedono e ieri respingevano, nè con le
interpretazioni di coloro che hanno gli occhi sulla nuca!
Ricordiamo ancora: Moretti V.: I principii della Scienza Economica
e l’economia corporativa («Rivista di Politica Economica»). Il M. rifiuta
1 identificazione fra Stato e Individuo. Integrando e correggendo le
opinioni di Arias e Fovel considera l’economia corporativa come una
economia non euclidea. Papi, Un principio teorico dell’economia corporativa,
Giornale degli Economisti, e più diffusamente in Lezioni di Economia
Generale e Corporativa», Gedam, Padova. (Il P. ritiene che il
sistema corporativo si possa considerare come lo strumento capace di
assicurare le imprese contro i (risdhi extra-economici (guerre, crisi,
scioperi, etc.). Rossi, Economia e Finanza. Chiarifica il concetto
di concorrenza e mostra i caratteri della teoria dell’equilibrio economico
generale. L’ordinamento corporativo traduce nel diritto positivo un
complesso di norme di diritto naturale, che presiedono al fenomeno sociale
della ricchezza. Ne risulta un diritto corporativo, definizione giuridica della
libertà economica c e sottopone 1 arbitrio del singolo alla regola; e
la figura dell’uomo corporativo si risolve nell’uomo economico libero.
L’economia corporativa importa la penetrazione nell’organismo produttivo di un
sistema organico, razionale di politica economica. L’economia corporativa
risolve il contrasto fra l’essere e il dover essere della vita economica.
Dover essere: razionalità (teoria economica pura), eticità (politica
economica). Le forze direttrici corporative devono fornire al dinamismo
economico il volano regolatore). Vinci F.: Il corporativismo e la scienza
economica (Rivista Italiana di Statistica, etc.. Questo A., conscio
delle interdipendenze fra i vari fattori di produzione e fra le varie imprese e
delle condizioni di concorrenza mondiale, ha dimostrato che la «
disciplina unitaria e l’autodecisione, ove conducesse fino ala determinazione
delle produzioni e dei consumi, esorbiterebbe largamente dalle attribuzioni
del¬ l’uria o dell’altra Corporazione investirebbe i rapporti
reciproci, non solo fra due o tre, ma fra tutte le Corporazioni, imponendo al
Consiglio Nazionale delle Corporazioni un continuo, pericoloso compito di
revisione e di conciliazione in base a valutazioni complicatissime, a
criteri di difficile determinazione oggettiva. Sulla Finanza
Corporativa. Si espressero anni addietro a favore del
contingente: Griziotti, Finanza di guerra e riforma tributaria, in
«La Riforma Sociale. Contro il contingente: Einaudi, Principii di Scienza
delle Finanze, Torino. Ed oggi, a favore del contingente (citiamo gli
scritti più seri): Benini, loco cit. ; Montemurri G. : Per una finanza
corporativa, in « Echi e Commenti », e dello stesso : Ordinamento
corporativo e ordinamento tributario, in « Atti del II Convegno di Studi
Sindacali e Corporativi », Ferrara; Bonanno: L’extra-individualismo nelle
entrate del bilancio dello Stato, « Dir. e prat. trib. »e dello stesso:
Lo Stato corporativo e la sua finanza, in «Diritto del Lavoro;
Uckmar : Ordinamento Corporativo e ordinamento tributario, « Relazione al I
Convegno nazionale di Studi Corporativi», Roma, e dello stesso: Verso
una revisione corporativa della pubblica finanza, in « Diritto del
Lavoro », Roma; Riforme tributarie e Stato corporativo, in « Diritto del
Lavoro», Roma, 1929; Finanza corporativa, in « Diritto e Pratica Tributaria
». Roma, ed infine, sempre dello stesso: Ordinamento corporativo e
ordinamento tributario, in Atti del II Convegno di Studi Sindacali e
Corporativi, Ferrara. Fra questi autori la corrente radicale trova
favorevoli Benini, Bonanno e Montemurri. Uckmar ritiene che la finanza
sia individualista e perciò la vorrebbe riformata in un senso meno
individualista, ma nei suoi studi esprime delle proposte che trova
consenziente tutti coloro, fra i quali lo scrivente, che riconoscono
doversi inserire nell’ordinamento corporativo anche la finanza allo scopo di
raggiungere quei fini che gli conferiscono caratteri fascisti.
Sono contro D’Alessio, in un suo articolo: Evasione fiscale e riforma
tributaria, Augustea, e Genco («Comunicazione al II Convegno di Studi Sindacali
e Corporativi », Ferrara) i quali vorrebbero arrivare all’abolizione o
per lo meno alla riduzione degli organi finanziari statali ed alla
loro sostituzione con le Corporazioni! Uckmar, contingentista moderato,
riconosce che il potere impo- sizionale tributario spetta allo Stato.
Quest’autore quindi può inscriversi fra i fautori di una finanza coordinata
all’ordinamento corporativo, ma è lontano dalle Improvvisate e
rivoluzionarie trasformazioni. La finanza oltre a presentare un contenuto
politico, riveste un contenuto tecnico con il quale male si accorda la
improvvisazione degli innovatori. Ai quali rimarrà la soddi- stazione di
essere considerati rivoluzionari al cento per cento, mentre agli altri
rimarrà la soddisfazione di non avere incoraggiato i salti nel buio che
in materia finanziaria si scontano amaramente dalla Nazione, e perciò si
ritengono solleciti dell’interesse nazionale e cioè non meno
rivoluzionari dei loro colleghi che manifestano i ce piu radicali. Il
tempo sarà giudice sereno fra tanto contendere. Ricordiamo i seguenti
scritti fra i tanti che accolgono, con moderazione, una riforma
tributaria in ™° m A a C °p 1 ^gamzzazione corporativa: Garino Ca-
Problemi di Finanza, Torino, Giappichelli; Scandali: E.: Imposizione tributaria
e Stato Cor- porativo in « Echi e Commenti », e dello TTr- A
r- ,ane r e in «Giustizia tributaria»,; Gangemi L-
rinanza Corporativa, in « Rivista di Politica Economi- Stato
C e dell ° stesso: La finanza nello Stato Corporativo, Commercio, Roma, £
r” cernii in «Rivista di Politica Economica» (e una carica a
fondo contro la funzione graduale, ransitona e limitata del contingente
come è propugnata da Montemurri e dal Cardelli il quale ultimo ha
espresso la sua tesi in Il Commercio)i Toselli Colonna: Teoria e problemi
della- economia finanziaria corporativa, Alessandria Colombani (è questa una
diligente rassegna dei problemi corporativi della finanza). Infine, si
segnala 1 eccellente studio del Borgatta: Le funzioni WaC “ f *’ in « Lo
Stato », febbraio e CEDAM L Tfmi {XeZ ' W ' t SCÌCnZa delle fi
nanze ’ Padova, CEDAM) non sembra opportuno affidare all’Associazione
Sindacale la ripartizione degli oneri tributari a gin associati. Le
associazioni sindacali, probabilmente « non sarebbero neppure molto disposte ad
assumersi tali compiti, ohe spesso non sarebbero neppure in grado
di svolgere efficientemente data la limitatezza e l’inadeguatezza dei mezzi che
hanno a propria disposizione, anche a prescindere dal giusto timore dei
dirigenti di potersi creare m tal modo animosità lesive di quella
compattezza dell’Associazione Fascista, che costituisce uno dei suoi requisiti
più essenziali in relazione ai fini propostisi dal nostro
legislatore». Un chiarimento sulla tesi riformista del Benini.
La ritorma propugnata da questo autore (studio cit.), per quanto
riguarda l’imposizione diretta, è vasta e coraggiosa: due tipi di imposte dirette,
proporzionali, l’una sul reddito totale di famiglia, l’altra sul
patrimonio-. Senza dubbio, la scienza finanziaria ed il
procèsso evolutivo della legislazione fiscale degli Stati moderni
pongono in evidenza i tributi globali e personali come il fondamento di
un corretto sistema di imposizione diretta in luogo delle imposte reali
imperfette e causa di sperequazioni gravi ed inevitabili. Il nostro
sistema attuale è fondato appunto sui tributi reali, integrati da una
imposta personale, la complementare, che con i procedimenti fatti
approvare dal Ministro Jung presenta una struttura che le consente di assolvere
agli importanti suoi compiti. Ma, appunto perchè la riforma
proposta dal Benini muterebbe radicalmente, ab imis, il nostro sistema
d’imposizione diretta, sono necessari, per giungere ad essa, lunghi e
ponderati studi sulla entità, sulla composizione, sulla distribuzione e
sul raggruppamento dei redditi, sulla organizzazione tecnica della nuova
amministrazione; sopra tutto occorre, per concepire ed attuare una
riforma così vasta e complessa che le condizioni dell’economia nazionale e
della pubblica finanza entrino in un periodo di sufficiente tranquillità
e stabilità. Tutte cose queste di cui il Benini è consapevole.
Un posto a parte tiene il Griziotti il quale fra le due opposte
opinioni che esiste una finanza corporativa oppure il contrario che questa non
esiste sostiene una terza e differente che trova riscontro nei
seguenti scritti: La trasformazione delle finanze pubbliche nello
Stato Corporativo fascista, in « Il Diritto del Lavoro »); Idee generali sulla
trasformazione del nostro sistema tributario, esposte al Primo
Convegno di Studi Corporativi a Roma, in « Bollettino del Consi.
glio Prov. dell’Economia di Pavia», maggio 1930; Le finanze pubbliche e
l’ordinamento corporativo, in « Economia », N. 6 del 1930. Il Griziotti, se non
erriamo, desidera un sistema di imposte congegnate in modo da
rispettare le esigenze della produzione. Vuole un si¬ stema tecnico e
razionale che sodisfi anche i criteri della giustizia nella ripartizione
dei carichi pubblici. Rico- Gangemi, Dottrina Fasciata ed economia.
nosce che l’opera del primo periodo della finanza fascista ha tenuto
conto delle esigenze della produzione. Queste idee evidentemente indicano
nel Grìzìotti un fautore della finanza corporativa. Dove il nostro
non ci trova consenzienti è nei dettagli (ammortamento delle imposte,
tassazione esclusiva delle rendite e dei sopraredditi, ecc.). Ma su questo
sarebbe lungo il discorso. Secondo un distinto allievo del
Griziotti, il Pugliese (La Finanza e i suoi compiti extra-fiscali negli
Stati Moderni, Padova, GEDAM) « Nello Stato Corporativo l’economia
continua a basarsi fondamentalmente sulla iniziativa privata dei capitalisti,
nè alcuno dei principi che reggono l’economia capitalista viene
apriosticamente ripudiato: ma vi si aggiunge un elemento che è quello del
controllo sociale che, sulla iniziativa privata e sul suo svolgersi,
viene attuato dallo Stato ». . Nello Stato corporativo anche
la politica finaziaria deve necessariamente seguire le direttive, che non
coincidono nè con quelle del sistema liberale-capitalista (benché ad esse
siano assai più vicine) nè con quelle del sistema collettivista.
Essendo l’imposta uno dei principali strumenti di cui lo Stato —
qualora rispetti il principio della pro¬ prietà privata — si può valere,
per intervenire nel campo dell’economia, individuale, è logico che ad essa
faccia più largo ricorso uno Stato, che ha per principio l’intervento,
ogni qualvolta l’interesse nazionale lo richieda. E essenziale rilevare
che nel sistema corporativo, mutano fondamentalmente i modi dell’azione
statale: mentre nel sistema liberale-capitalista lo Stato si propone fini
di benessere e prosperità, che vengono attuati mediante la protezione di
tutte quelle forze individuali che si dimostrano utili a tale intento, lo
Stato corpora¬ tivo, oltre a proseguire per tale via i propri fini, si
fa esso stesso agente diretto e primario per l’attuazione degli scopi
suddetti, non solo proteggendo e favorendo le forze utili' ai propri fini,
ma facendosi iniziatore dei provvedimenti atti ai dirigere le forze
individuali all’ob¬ biettivo prefisso. Non possiamo chiudere
questa nota senza ricordare il contributo che, anche in questo campo ha
dato Maf¬ feo Pantaleoni col suo scritto: Finanza fascista, in «
Politica », maggio-giugno 1933, scritto che i nuova- tori sistematici ed
i creatori di schemi astratti farebbero bene a leggere ed a meditare se
veramente sono, come si ritengono, difensori dell’interesse
nazionale. Luigi Chitti. Chitti. Keywords: economia sociale, economia
politica, l’economia filosofica d’Aristotele, econnomia corporativa. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Chitti” – The Swimming-Pool Library.
No comments:
Post a Comment