Grice e Castrucci: la ragione conversazionale el’implicatura conversazionale del guerriero indo-germanico -- sul conferimento di valore – scuola di Monterosso al Mare – filosofia ligure -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Monterosso al Mare). Filosofo ligure. Filosofo italiano. Monterosso al Mare, La Spezia, Liguria. Grice: “Castrucci is wrong.” Frequenta il liceo classico di La Spezia, iscrivendosi quindi all'Firenze, dove si è formato negli studi filosofico-giuridici e storico-giuridici alla scuola di Vallauri e di Grossi, laureandosi in giurisprudenza. Ha ricoperto in quell'ateneo il ruolo di ricercatore universitario di filosofia del diritto. A Firenze è entrato in contatto per un breve periodo, pur senza aderirvi, con l'area di Autonomia Operaia espressa all'epoca da Negri, con la cui consulenza ha scritto la sua tesi di laurea (Tra Stato di diritto e pianificazione, Firenze). Insegna a Genova e Siena. I suoi studi riguardano principalmente la filosofia politica e la storia delle idee giuridiche, avendo come oggetto alcuni aspetti costitutivi della dimensione contemporanea, tra i quali si possono ricordare: i presupposti antropologici del politico; i fondamenti dello jus publicum europaeum, la critica dell’ideologia dei diritti dell'uomo. La sua ricerca riguarda inoltre le origini e le forme del pensiero giuridico europeo moderno, la ricostruzione delle linee fondamentali della teoria dello Stato tedesca del primo XX secolo, le radici giuridiche e teologiche della tradizione culturale dell'Occidente. C. ne ha sviluppato autonomamente la concezione del manierismo politico nei propri scritti sulla filosofia politica convenzionalista del XVII secolo. Nel corso della sua ricerca ha approfondito in particolar modo filoni di pensiero riconducibili alla rivoluzione conservatrice europea, contribuendo inoltre alla diffusione nella giurisprudenza italiana del nomos della terra, con cura editoriale dello storico della filosofia di Volpi e di Legge e giudizio. Uno studio sul problema della prassi giudiziale. “Convenzione”, “forma”, “potenza” sono i concetti chiave della riflessione filosofico-politica europea di cui, nel suo analisi si ritrova tracciato lo sviluppo storico-genealogico e vengono indagate le implicazioni teoriche. La convenzione, o per meglio dire l’ordine giuridico convenzionale, è il concetto che corrisponde al modo in cui la razionalità giuridica affronta il problema di un ordine giuridico tecnico, artificiale, positivista, svincolato da quelle premesse di valore di tipo teologico o metafisico o naturale che avevano caratterizzato il diritto romano. Delinea in questo senso la storia e la teoria di un ordine convenzionale (o artificiale e non naturale) nel quadro della modernità matura, che dal Seicento barocco procede fino alla crisi della cultura del primo Novecento. Accade in questo quadro che il primato classico dell'idea filosofica di forma venga sostituito da quello, tipicamente moderno, dell'idea di decisione. La decisione si contrappone così alla forma. Confrontandosi con i campi diversi della filosofia politica, dell'etica e della letteratura, l'analisi incontra figure significative di filosofi e scrittori come Benjamin, Musil, Valéry. Il complesso apparentemente discorde delle loro voci, che C. analizza, porta all'idea di una forma elaborata su basi rinnovate rispetto all'impostazione “formalista” e “normativista” di ascendenza kantiana, a lungo prevalente nel campo dell'estetica e della teoria del diritto. Nello sviluppo storico e genealogico dell'idea metafisica di potenza si possono infine riconoscere, secondo C., le linee di un'antropologia politica fondata su basi individualistiche (potenza come acquisizione di spazio, ossia affermazione individuale nella spazialità: Selbstbehauptung), che però non trascura il serio problemaposto nel corso del Novecento dalla migliore dottrina costituzionale tedescadel radicamento materiale e simbolico del singolo individuo nella comunità politica di appartenenza (potenza come stabilizzazione, ossia radicamento individuale e comunitario nella spazialità). Risulta evidente in tutto ciò il riferimento all'idea schmittiana di Ortung, ossia localizzazione o radicamento, elaborata da Schmitt, ma anche secondo quanto sostiene Castrucci all'idea di potenza già rinvenibile nell'antropologia filosofica di Spinoza e di Nietzsche. L'analisi di Castrucci muove più in generale dal proposito di riconsiderare, seguendo il modello della lotta delle idee proprio della critica della cultura, una serie di concreti problemi teorici su cui la cultura europea aveva concentrato l'attenzione in un passato non troppo lontano, per poi distoglierla "nell'inseguimento di una discutibile attualità". Tra questi problemi particolare rilievo tematico acquistano, nel discorso filosofico di C., la ricerca di un'etica fondata su basi epistemologiche convenzionaliste, l'approfondimento delle implicazioni politiche presenti nel pensiero di autori classici della filosofia tedesca come Schopenhauer, Nietzsche, Heidegger e Cassirer, la critica radicale delle tesi di autori più recenti come Habermas, nonché infine la questione cruciale delle linee virtuali di costruzione di un mito politico nell'età del nichilismo compiuto. Hanno suscitato polemiche alcuni suoi tweet, a partire da uno col quale si riferiva a figure storiche naziste come Hitler ritratto col il cane Blondi e il commento di C. "Vi hanno detto che sono stato un mostro per non farvi sapere che ho combattuto contro i veri mostri che oggi vi governano dominando il mondo" e Corneliu Zelea Codreanu, fondatore della Guardia di Ferro; dopo la diffusione di questo tweet, ne sono stati portati in evidenza altri, ritenuti di matrice filonazista, razzista e antisemita,nonché presunti insulti nei riguardi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dell'ex Presidente della Camera Laura Boldrini. Replica affermando di aver semplicemente espresso un giudizio storico personale avvalendosi, al di fuori della sua attività didattica, del principio di libertà di pensiero e successivamente, in una memoria difensiva dei suoi avvocati, di non aver mai aderito ad alcuna ideologia nazista, ma di essere un libero pensatore, sottolineando inoltre come la propria critica, volutamente provocatoria e paradossale, andasse piuttosto intesa come indirizzata contro la grande speculazione finanziaria, con esplicito riferimento alla lotta contro la finanza speculativa, l'usura e il signoraggio bancario di Pound. Il suo account è stato chiuso. Il 2 dicembre il rettore dell'Università degli Studi di Siena Francesco Frati ha preso le distanze da C., annunciando di aver "dato mandato agli uffici di attivare i provvedimenti conseguenti alla gravità del caso" e, successivamente, di aver presentato un esposto in procura dopo aver ravvisato "un profilo di illegalità" nelle parole del docente, ipotizzando il reato di odio razziale con l'aggravante di negazionismo. Dopo la sospensione, C. non si è presentato alla Commissione disciplinare dell'ateneo dichiarandola non legittimata a giudicare sul suo caso, mentre l'iter procedurale che avrebbe potuto condurre al licenziamento è stato bloccato in seguito alla richiesta di pensionamento presentata dal professore stesso. L'inchiesta penale è stata affidata per motivi di competenza alla procura di La Spezia. Ordine convenzionale e pensiero decisionista, Milano, Giuffrè); Tra organicismo e "Rechtsidee". Il pensiero giuridico di Erich Kaufmann, Milano, Giuffrè Editore); La forma e la decisione, Milano, Giuffrè); Considerazioni epistemologiche sul conferimento di valore, Firenze, S. Gallo); Introduzione alla filosofia del diritto pubblico di Schmitt, Torino, Giappichelli); Hume e la proprietà, Siena, Università degli Studi di Siena. Dipartimento di scienze storiche, giuridiche, politiche e sociali, Convenzione, forma, potenza. Scritti di storia delle idee e di filosofia giuridico-politica, Milano, Giuffre); Schopenhauer filosofo del diritto, Siena, Università degli Studi di Siena. Dipartimento di scienze storiche, giuridiche, politiche e sociali); Ricognizioni. Quattro studi di critica della cultura, Firenze, S. Gallo); Lezioni di filosofia del diritto, Roma, Aracne Editrice); Per una critica del potere giudiziario. Sugli articoli 101 e 104/1 della Costituzione, Firenze); Profilo di storia del pensiero giuridico, Firenze); Per una critica dell'ideologia dei diritti dell'uomo, Firenze); Nomos e guerra, Napoli, La Scuola di Pitagora); Il regime giuridico delle situazioni d'eccezione, Firenze); Le radici antropologiche del politico, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore); La teoria indoeuropea delle tre funzioni in Dumézil e altri saggi, Milano, Giuffrè Francis Lefebvre); La forma giuridica: Concetto e contesti. Tre studi di filosofia del diritto, Napoli, La scuola di Pitagora); Individualismo e assolutismo. Aspetti della teoria politica europea prima di Thomas Hobbes, C., Milano, Giuffrè Editore); Carl Schmitt, Il nomos della terra, Franco Volpi, traduzione di Emanuele Castrucci, Milano, Adelphi); Il nomos della terra, Franco Volpi; Milano, Adelphi); Legge e giudizio. Uno studio sul problema della prassi giudiziale, C., Milano, Giuffre). Le radici antropologiche del 'politico' (Soveria Mannelli, Rubbettino); La ricerca del Nomos, in Il Nomos della terra nel diritto internazionale dello “jus publicum europaeum”, Adelphi, Milano); Retorica dell'universale: Una critica a Habermas, in Filosofia politica, Mulino); Dai diritti individuali ai diritti umani: un totalitarismo in costruzione. Alcuni spunti in margine ad un recente scritto di Castrucci, in Il Politico, Università degli studi di Pavia; Itinerari della forma giuridica. Studi sulla dottrina dello Stato tedesca del primo Novecento, Milano, Giuffrè); Ordine convenzionale e pensiero decisionista. Saggio sui presupposti intellettuali dello Stato moderno nel Seicento francese, Milano, Giuffre); La forma e la decisione” (Milano, Giuffrè); Ordine convenzionale e pensiero decisionista. Saggio sui presupposti intellettuali dello Stato moderno; La forma e la decisione; Convenzione, forma, potenza: storia delle idee e di filosofia giuridico-politica, Milano, Giuffrè). HOMO ABSCONDITUS L’IDEOLOGIA TRI PARTITA DEGLI INDOEUROPEI il Cerchio Iniziative editoriali L'IDEOLOGIA TRIPARTITA DEGLI INDOEUROPEI costituisce una sintesi completa ed accessibile degli studi di Dumézil. che hanno rivoluzionato la nostra conosceza delle anti¬ che civiltà euro-asiatiche. La struttura fondamentale del pensiero religioso e sociale delle popolazioni uscite dalla comune radice indoeuro¬ pea. dallTrlanda allTndia, la tripartizione sociale in Sacerdoti. Guerrieri e Contadini che è presente nelle origini di Roma così come nei miti iranici, germanici e celti, si rivela essere lo specchio di un'armonia divina, in cui gli stessi dèi sono così suddivisi, clas¬ sificati e diversamente adorati. È la dimostrazione di come, nelle ci¬ viltà tradizionali, anche l'aspetto sociale e politico dipenda radicalmente dalla dimensione mitico-religiosa. e il mondo del divino diviene l’archetipo che dà forma a tutta la società degli uomini. DUMÉZIL è una figura fondamentale nel panorama culturale europeo. Filologo e storico, nel ‘900 ha riav¬ viato gli studi attorno alla civiltà indoeuropea nelle grandi civiltà precristiane: Roma. l'India. l'Iran, la Grecia, le popolazioni celtiche e germaniche. Ha lasciato una bibliografia sterminata, solo parzialmente tradotta in italiano, fra cui ricordiamo almeno La religione ro¬ mana arcaica, Gli Dèi dei Germani, Mito ed Epopea e Gli Dèi sovrani degli Indoeuropei. HOMO ABSCONDITUS Dumézil L’ideologia tripartita degli Indoeuropei Con un saggio introduttivo di RlES il Cerchio Iniziative editoriali L'idéologie tripartie des Indo-Européens, Bruxelles Sigillo del re ittita Tarkummuwa, re di Mera. Walters Art Museum, Baltimora. II Cerchio Srl La riscoperta del pensiero religioso indoeuropeo L’opera magistrale di Dumézil. Calmette rinvenne i primi due Li bri dei Veda, u n documento coni p letamente sco nosciuto i n occidente, e i preziosi manoscritti giunsero nella Biblioteca Reale di Parigi. Davanti all’Asiatic Society of Bengala, Jones pronuncia un dotto discorso in cui dimostrò l’esistenza di una lingua comune, madre del sanscrito e del greco. Eccoci alle soglie della riscoperta del pensiero indoeuropeo. Il primo dossier indoeuropeo Il XIX secolo riprese i lavori di questi pionieri e cercò di com¬ piere nuove scoperte sul pensiero asiatico. Ricercando i documenti dell’antica mitologia germanica caduti nell’oblio dopo la conversione dei Germani al Cristianesimo, gli storici tedeschi tentarono di tornare alle origini spingendosi nei dominii dell’India e dell’Iran. Particolar¬ mente due pubblicazioni provocarono grande risonanza: la prima è la celebre opera di Creuzer Simbolik undMvlhologie der altea Vòfker , tradotto in francese; infine Gòrres pubblica il suo Mythengeschichle der asiatischen Welt, in cui questo precursore del romanticismo religioso cercò di d imostrare che i miti dell’India, dell’Iran e della Grecia veicolavano una dottrina comune su Dio, l’Anima e l’immortalità. Sulla scia dei loro maestri i mitografi romantici si lanciarono alla ricerca delle prime idee religiose dell’infanzia umana. Oltre a ciò questa corrente si occupò dell’espressione e delle modalità di trasmis¬ sione del messaggio religioso sin dalle origini dell’umanità. A questa corrente romantica si oppose la ricerca storica e filologica, rappresentata da Miiller, da Bopp, da Chézy e da tutta la linea degli specialisti in filologia comparata che studiarono scientificamente i testi dei Veda e dell’Avesta per familiarizzarsi col pensiero dell’India e dell’Iran antichi. Tra questi ricercatori Miiller occupa un posto di primaria importanza. Specializzatosi in sanscrito, in grammatica comparata ed in filosofia del mito ad Oxford, istituì una Cattedra divenuta celebre: egli credette che la filologia comparata fos se la chiave che avrebbe permesso di aprire le porte della storia delle religioni. Ai suoi occhi la lingua è un testimone autentico del pensiero. Miiller sostenne che in origine l’uomo ha agito, e per descrivere i suoi atti inventò il linguaggio. Da allora i miti non sono altro che la personi¬ ficazione degli oggetti e delle azioni che 1 ’uomo ha dovuto esprimere e descrivere. Continuando le sue ricerche in direzione delle origini, Miiller tradusse i Veda, testo in cui credeva di trovare il primo pensiero indo-europeo e la chiave della religione degli antichi Ariani. Così secon¬ do il nostro Autore i poemi vedici sarebbero la fonte del pensiero religioso dei Persiani, dei Greci e dei Romani. La gemma tra le ricerche di Miiller è rappresentata dalla pubblicazione dei Sacred Books of thè Easl (che potè terminare prima della propria morte, la¬ sciando così agli studiosi occidentali una vera summa dei libri sacri dell’antica Asia. Il dossier indoeuropeo del XIX secolo è già abbastanza ricco: scoperta della corrispondenze all’interno del vocabolario delle lingue indoeuropee; presentimento dell’esistenza di una cultura arcaica ariana come pure di una civiltà comune alle diverse popolazioni. Frazer tentò d’intraprendere un vasto studio comparato at¬ torno al mito romano della morte rituale ed al mito nordico del dio Balder. Tutta la sua opera, The Golden Bough cerca di delineare una sintesi di questa mitologia, ma le sue conclusio¬ ni sono deludenti. Dopo una prima esplorazione, condotta secondo il metodo frazeriano, Dumézil abbandonò questa via della regalità sacra per volgersi verso la linguistica e la filologia comparata. Le sue guide furono A. Meillet e J. Vendryes. In un articolo intitolato Les correspondances de vocabulaire enlre l ’indo-iranien et Titalo-celtique (in «Mémoires de la Société Linguistique»), Vendryes ha sottoli¬ neato le corrispondenze esistenti tra parole indo-iraniche da una parte ed italo-celtiche dall’altra. Si tratta di termini relativi al culto, al sacrificio ed alla religione, c vi sono anche parole mistiche relative all’effi¬ cacia degli atti sacri, alla purezza rituale, all’esattezza dei riti, all’of¬ ferta fatta agli dèi, all’accettazione di questa da patte degli dèi, alla protezione divina ed alla santità. Questa scoperta fu molto importante, poiché dimostra l’esistenza di una comunanza di termini religiosi presso i popoli che in seguito sarebbero divenuti gli Indiani, gli Iranici, gli Italici ed i Celti. La permanenza di questo vocabolario religioso alle due estremità del mondo indoeuropeo, in India ed in Iran, nella Gallia ed in Italia, è un dato molto significativo, benché la scomparsa di questo vocabolario presso popoli come i Germani e gli Scandinavi non abbia mancato di incuriosire Vendryes. Riflettendo, egli ha consta¬ tato che questi termini religiosi si sono mantenuti presso quei popoli clic disponevano di collegi sacerdotali influenti: i brahmani, i sacerdoti avestici, i druidi, il Pontìfex romano. E dunque il sacerdozio a conservare e trasmettere questo vocabolario grazie ai rituali ed alla liturgia, ai testi sacri ed alle preghiere. Siamo in presenza di una testimonianza preziosa c di una fonte importante clic ci conduce ad una conclusione decisiva: il mondo indoeuropeo arcaico disponeva di concetti religiosi identici clic veicolava grazie ad un linguaggio comune. 3. La scoperta dell’eredità indoeuropea Alla luce delle ricerche dì Vendryes, Dumézil ha compreso quale orientamento imprimere ai propri lavori. Al termine di vent’anni di studio egli doveva trovare la chiave che gli permise di penetrare gli arcani del pensiero religioso indoeuropeo arcaico. La pubblicazio¬ ne de L'idéologie tripartie des Indo-Européens è il compimento di una lunga marcia ed il punto di partenza per tutte le scoperte .successive. L’esame del problema flamen-brahman c dei flamini maggiori a Roma condusse Dumézil ad una conclusione decisiva: «/ più antichi Romani, gli Umbri, avevano portato con toro in Italia la stessa concezione conosciuta dagli Indo-Iranici e su cui noto¬ riamente gli Indiani avevano fondato il loro ordine sociale »' Era la scoperta e la messa a fuoco di un’eredità indoeuropea, di una ideologia funzionale e gerarchizzata, alla sommità della quale si trova la sovranità religiosa c giuridica, seguita dalla forza fisica che s’incama nella guerra, mentre al terzo livello si situa la fecondi- tà-fertil ità, sottomessa alla sovranità ed alla forza ma indispensabile al loro mantenimento c sviluppo. Munito di questa griglia di lettura lo studioso francese si c avventurato nello studio di tutta la documenta¬ zione disponibile. Si tratta di uno studio comparativo il cui oggetto c il dato indoeuropeo. Durante il III c II millennio a.C. delle bande di conquistatori si spostarono verso l’Atlantico, il Mediterraneo c l’Asia. Le loro parlate erano fatte di diversi dialetti provenienti da una lingua comune, il che suppone un fondo intellettuale e morale identico, ed un minimo di civiltà comune. Popoli senza scrittura, gli Indoeuropei hanno lasciato pochi documenti. Solo gli Hittiti, stabilitisi in Anatolia all’inizio del II millennio a.C., hanno adottato una scrittura cuneiforme che consentì loro di conservare degli archivi. Ma ciò che c notevole c la persistenza del vocabolario religioso legato all’organizzazione sociale, alle prati¬ che cultuali ed ai comportamenti religiosi. Parecchi fatti presuppon¬ gono l’esistenza di una religione che rappresenta una dottrina coerente, una spiegazione del cosmo, una concezione dell’origine, del presente c del futuro. DUMÉZIL, Mythe et epopèe I. L 'idéologie des troisfunctions dans les épopees despeuple indo-européens, Gallimard, Paris 1968, p. 15 (Trad. italiana, Einaudi, Torino 1982 - NdT) Volendo spiegare quest’eredità e la sua struttura, Dumézil ha elaborato il proprio metodo comparativo, che lui stesso chiama «genetico)}. La prima fase del lavoro consiste nel mettere in evidenza delle corrispondenze precise e sistematiche, che permettano di tracciare uno schema del rituale: miti, riti, significati logici ed articolazioni essenziali. Questo schema viene proiettato nella preistoria, al fine di comprendere la curva dell’evoluzione religiosa. Possedendo delle corrispondenze precise, sistematiche e numerose, lo storico delle civiltà e lo storico delle religioni procedono per induzione in direzione delle origini. Utilizzando i dati dell’archeologia, della mitologia, della filologia, della sociologia, della liturgia e della teologia arcaica, lo storico giunge a comprendere le grandi linee del pensiero di questi popoli e la loro evoluzione, sino alle soglie della storia. Grazie a questo lavoro lungo ed arduo si è riusciti a stabilire un’archeologia del comporta¬ mento e delle rappresentazioni. Dumézil non ha preteso di resuscitare la religione degli Indoeuropei come venne vissuta nei tempi preistorici. Si è accontentato piuttosto di delineare lo schema concettuale delle società collegate tra loro nello sviluppo della storia, e si è servito di questi schemi per giun¬ gere a spiegare i testi ed i fatti che resistevano ad ogni spiegazione. Nelle civiltà indoeuropee il nostro autore trova una struttura sociale articolata in tre funzioni. Sono queste i tre varna dell’India: i brdhmana, sacerdoti incaricati del sacrificio e custodi della scienza sacra; gli ksatriya, guerrieri incaricati della protezione del popolo; i vaisya, produttori dei beni materiali, del nutrimento. Secondo il Rg-Vecla (Vili, 35) queste tre «caste» sono molto antiche. In Iran l 'Avesta menziona tre gruppi di uomini: sacerdoti o àQaitrvan; guer¬ rieri, i radaci.star montatori di carri; gli agricoltori-allevatori, chiamati vàstryò.fsuycmt. Una struttura identica ha lasciato tracce presso gli Sciti ed i loro discendenti, gli Osseti del Caucaso, e presso i Celti ed i loro druidi, la loro aristocrazia militare ed i loro boairig, gli allevatori DUMÉZIL, L ’heritage des indo-curopéens à Rome, Gallimard, Paris di buoi. L’analisi delle origini di Roma condotta da Dumézil si è riveata particolarmente illuminante. Queste tre funzioni sono attività fondamentali e indispensabili per la vita normale della comunità. La prima funzione, quella del sa¬ cro, regola i rapporti degli uomini fra loro e sotto la garanzia degli dèi, determina il potere del re e traccia i limiti della scienza, inseparabile dalla manipolazione delle cose sacre. La seconda funzione, quella re¬ lativa alla forza fisica, interviene nella conquista, nell’organizzazione della società e nella sua difesa. La terza ricopre un vasto ambito, quel¬ lo della sussistenza degli uomini e della conservazione della società: fecondità animale ed umana, nutrimento, ricchezza e salute. Dumézil ha dimostrato che la società indoeuropea era governata in profondità grazie ad una mentalità fondata su una struttura trifunzionale. La teologia si trova al centro del mondo indoeuropeo. Una delle grandi prove di ciò è la lista degli dèi ariani di Mitanni trovata su una tavoletta a Bogazkòy, l’antica Hattusa, capitale dell’impero hittita. Scoperta nel 1907, questa tavoletta contiene il testo di un trattato concluso nel 1380 a.C. tra il re hittita Supilulliuma ed il redi Mitanni chia¬ mato Matiwaza. Come garanti della loro alleanza ognuno dei re invo¬ ca i propri dèi: il re di Mitanni invoca gli dèi considerati i protettori della società ariana: Mithra-Varuna, India e i Nasatya. Sono gli dèi delle tre funzioni che ritroviamo in India ed in Iran. In quest’ultimo paese è la riforma di Zarathustra e la formulazione delle sei entità divi¬ ne - gli Immortali Benefici - che illustra in maniera illuminante questa teologia strutturata su tre piani ed articolata in tre funzioni. Dai Mitanni, dall’India e dall’Iran Dumézil è pervenuto all’Italia ove ha rilevato la triade Jun-Lart-Vofiono a Iguvium (Gubbio) in Umbria ed a Roma la triade precapitolina Juppiter-Mars-Quirinus. Questi dati indicano chiaramente che l’ideologia è correlata ad una teologia delle tre funzioni. Nell’India vedica ciò comporta un’associazione di tre coppie di dèi stabiliti su tre livelli: gli dèi Mitra e Varuna, signori del primo livello, si dividono la sovranità di questo mondo e dell’altro: Indra, scortato dai Marut, un battaglione di giova¬ ni guerrieri, proclama l’esuberanza e la vittoria; i NàsaLya o Asvin sono distributori di salute, fecondità, abbondanza in uomini ed armen¬ ti; si tratta dunque di una teologia tripartita. Il documento di Hattusadel 1380 a.C. ci mostra che questa teo¬ logia è anteriore alla redazione dei Veda e che fa parte della tradizione ariana arcaica; d’altra parte, la presenza dello schema trifunzionale nella teologia di Zarathustra ed il suo riflesso sugli «Arcangeli» raggruppati intomo al dio supremo Ahura Mazda conferma l’attacca¬ mento ad una struttura di pensiero ariano sia presso i sacerdoti che i popoli dell’Iran antico. La stessa eredità teologica si rinviene anche in Italia, presso i Celti, i Germani e gli Scandinavi. Conclusioni E stato necessario tutto il XIX secolo per costituire il dossier indoeuropeo. Il merito di Georges Dumézil c stato quello di aver consa¬ crato un 'intera vita all’interpretazione di questa documentazione. Egli ha iniziato il suo cammino sulla scia di Max Miillcr c di James Frazer: una ricerca di equazioni nell’onomastica relativa al dominio del culto e delle divinità. Le corrispondenze all’interno del vocabolario del sa¬ cro, dei popoli indo-iranici da una parte c di quelli italo-ccltici dall’al¬ tra, hanno fornito allo studioso l’idea di studiare più a fondo i paralleli attorno alle divinità ed ai sacerdoti, poiché questi popoli sono i soli tra gli indoeuropei ad aver conservato per molti secoli i loro collegi sacerdotali. Questa nuova via fu illuminante, poiché ha condotto alla sco¬ perta di un’eredità indoeuropea ancora visibile agli inizi della storia dei popoli italici, celtici, iranici cd indiani. L’assenza di vestigia ar¬ cheologiche concrete ha costretto Dumézil a mettere a punto un meto¬ do comparativo genetico fondato sull’archeologia delle rappresenta¬ zioni c del comportamento: servendosi dei miti, dei riti, delle tracce dell’organizzazione sociale, delle vestigia del sacro c del sacerdozio egli ha potuto individuare i meccanismi - c gli equilibri costitutivi - della società e della religione indoeuropea: una teologia trifunzionale che divide il mondo divino in dèi della sovranità, dèi della forza e dei della fecondità. A questa teologia corrisponde la tripartizione sociale: classe sacerdotale, guerrieri, agricoltori-allevatori. Mezzo secolo di ricerche hanno permesso di delineare questa visione nuova del mondo ariano arcaico, di realizzare una sintesi delle vestigia della civiltà e della religione indoeuropea e di far indietreg¬ giare di più d’un millennio i lempora ignota. Julien Ries Università di Louvaìn-la-Neuve Nelle pagine che seguono non una sola volta si farà menzione de\V habitat degli Indoeuropei, delle vie delle loro migrazioni, della loro civiltà materiale.
Tuesday, November 26, 2024
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