Grice e Crespi: la ragione
conversazionale e l’implicatura conversazionale d’Antonino e compagnia – filosofia
romana – scuola di Milano – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Milano).
Filosofo milanese. Filosofo lombardo. Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice:
“Crespi is an interesting figure; Strawson calls him an Englishman since he
became a Brit! My favourite is his edition of Marcauurelio’s
remembrances – which is a n irony: he was a roman, but left his remembrances in
Hellenic; and the Italians needed a translation! It would be as if Pocahontas’s
remembrances were in Anglo-Saxon!” Collaboratore della Critica sociale, si
avvicina alle posizione modernista. Collaboraa Il Rinnovamento, L'Unità, La
Rivoluzione liberale, Coenobium. Emigrato durante il fascismo, ospita numerosi
esuli antifascisti. Altre opere: “Le vie della fede” (Roma, Libreria editrice
romana); “Sintesi religiosa” (Firenze, Tip. Bonducciana di A. Meozzi);
“L’impero romano” (Milano, Treves); “Dall'io al tu” (Modena, Guanda). Nunzio
Dell'Erba, Rosselli e Sturzo, "Annali della Fondazione Ugo La Malfa",
Luigi Sturzo, Mario Sturzo, Carteggio, Roma, Edizioni di storia e letteratura-Istituto
Sturzo, Giovanni Bonomi, C., Cremona, Padus). Wikipedia Ricerca Filosofia
ellenistica periodo della filosofia greca antica La filosofia ellenistica è il
periodo della filosofiaoccidentale e della filosofia greca antica durante il
periodo ellenistico. StoriaModifica Il mondo ellenistico. Il
periodo ellenistico seguì le conquiste di Alessandro Magno, che aveva diffuso
la cultura greca antica in tutto il Medio Oriente e nell'Asia occidentale, dopo
il precedente periodo culturale della Grecia classica. Il periodo classico
della filosofia greca antica era iniziato con Socrate, il cui allievo Platone
aveva insegnato ad Aristotele, che a sua volta aveva istruito Alessandro.
Mentre i pensatori classici avevano per lo più sede ad Atene, il periodo
ellenistico vide i filosofi attivi in tutto l'impero. Il periodo iniziò con la
morte di Alessandro nel 323 a.C. (poi quella di Aristotele), e fu seguito dal
predominio della filosofia dell'antica Roma durante il periodo imperiale
romano. Sviluppi e dibattiti sul pensieroModifica I fondatori dell'Accademia,
i peripatetici, i seguaci del cinismo e del cirenaismo erano stati tutti
allievi di Socrate, mentre lo stoicismo era soltanto indirettamente influenzato
da lui.Il pensiero di Socrate fu quindi influente per molte di queste scuole
dell'epoca, portandole a concentrarsi sull'etica e su come raggiungere
l'eudaimonia (la bella vita), e alcune di loro seguirono il suo esempio di
usare l'autodisciplina e l'autarchia a tal fine. Secondo Grayling, la maggiore
insicurezza e perdita di autonomia dell'epoca spinse alcuni a usare la
filosofia come mezzo per cercare sicurezza interiore dal mondo esterno. Questo
interesse nell'usare la filosofia per migliorare la vita è stato colto
nell'affermazione di Epicuro: "vuote sono le parole di quel filosofo che
offre una terapia per nessuna sofferenza umana". L'epistemologia degli epicurei è empirica, con
la conoscenza che alla fine proveniva dai sensi.[4]Epicuro sosteneva che le
informazioni sensoriali non sono mai false, anche se a volte possono essere
fuorvianti, e che "Se combatti contro tutte le sensazioni, non avrai uno
standard contro il quale giudicare anche quelle di coloro che dici si
sbagliano". Rispose a un'obiezione all'empirismo fatta da Platone in
Menone, secondo la quale non si può cercare informazioni senza avere un'idea
preesistente di cosa cercare, quindi significa che la conoscenza deve precedere
l'esperienza. La risposta epicurea è che la prolepsi (preconcetti) sono
concetti generali che consentono di riconoscere cose particolari e che queste
emergono da ripetute esperienze di cose simili. PlatonismoModifica
Il Platonismo rappresenta la filosofia dell'allievo di Socrate, Platone, e i
sistemi filosofici da esso strettamente derivati. Antica
AccademiaModifica Il platonismo primitivo, noto come "l'Antica
Accademia", inizia con Platone, seguito da Speusippo (nipote di Platone
dell’ACCADEMIA), che gli succedette come capo della scuola, e da Senocrate.
Entrambi cercarono di fondere le speculazioni pitagoriche sul numero con la
teoria delle forme di Platone. Scetticismo accademicoModifica
Carneade, copia romana dalla statua esposta nell'Agorà di Atene, Museo
Glyptothek Lo scetticismo accademico è il periodo dell'antico platonismo
risalente intorno a quando Arcesilao divenne capo dell'Accademia platonica,
fino a quando Antioco di Ascalona respinse lo scetticismo, sebbene i singoli
filosofi, come Favorino e il suo maestro Plutarco, continuassero a difendere lo
scetticismo accademico dopo questa data. Gli scettici accademici sostenevano
che la conoscenza delle cose è impossibile. Le idee o le nozioni non sono mai
vere; tuttavia, ci sono gradi di somiglianza con la verità, e quindi gradi di
credenza, che consentono di agire. La scuola era caratterizzata dai suoi
attacchi agli stoici e al dogma stoico che impressioni convincenti portavano
alla vera conoscenza. Arcesilao Carneade Cicerone Medioplatonismo Antioco
di Ascalona respinse lo scetticismo, lasciando il posto al periodo noto come
Medioplatonismo, in cui il platonismo era fuso con alcuni dogmi peripatetici e
molti stoici. Nel medioplatonismo, le forme platoniche non erano trascendenti
ma immanenti alle menti razionali, e il mondo fisico era un essere vivente e
animato, l'anima del mondo. La natura eclettica del platonismo in questo
periodo è dimostrata dalla sua incorporazione nel pitagorismo (Numenio di
Apamea) e nella filosofia ebraica (Filone di Alessandria). Plutarco Neoplatonismo
Il Neoplatonismo, o plotinismo, era una scuola di filosofia religiosa e mistica
fondata da Plotino nel III secolo e basata sugli insegnamenti di Platone e
degli altri platonici. Il vertice dell'esistenza era l'Assoluto o il Bene, la
fonte di tutte le cose. Nella virtù e nella meditazione l'anima aveva il potere
di elevarsi per raggiungere l'unione con l'Assoluto, la vera funzione degli
esseri umani. I neoplatonici non cristiani erano soliti attaccare il
cristianesimo fino a quando cristiani come Agostino, Boezio ed Eriugena non
adottarono il neoplatonismo. Plotino Porfirio Giamblico Proclo
CirenaismoModifica Il Cirenaismo fu fondato nel IV secolo a.C. da Aristippo,
allievo di Socrate. Aristippo, nipote del fondatore, sostene che il motivo per
cui il piacere era buono era che era evidente nel comportamento umano fin dalla
più giovane età, perché questo lo rende naturale e quindi buono (il cosiddetto
argomento della culla).I Cirenaici credevano anche che il piacere presente
liberasse dall'ansia del futuro e dai rimpianti del passato, lasciandoci in
pace.Queste idee furono prese ulteriormente da Anniceride di Cirene, che
espanse il piacere per includere cose come l'amicizia e l'onore. Teodoro l'Ateo
non era d'accordo e sosteneva che i legami sociali dovrebbero essere tagliati e
dovrebbe essere sposata l'autosufficienza. Egesia di Cirene, d'altra parte,
affermava che la vita alla fine non poteva essere complessivamente
piacevole. Cinismo Il pensiero dei Cinici si basava sul vivere con
il minimo necessario e nel rispetto della natura. Il primo cinico fu Antistene,
che era un allievo di Socrate. Introdusse le idee di ascetismo e opposizione
alle norme sociali Il suo seguace fu Diogene, che seguì questa direzione. Invece
del piacere, i cinici promuovevano il vivere intenzionalmente in difficoltà
(ponos). Tutto questo perché era visto come naturale e quindi buono, mentre la
società era innaturale e quindi cattiva, così come i benefici materiali. I
piaceri forniti dalla natura (che sarebbero stati immediatamente accessibili)
erano tuttavia accettabili. Cratete di Tebe affermava quindi che "la
filosofia è un chilo di fagioli e non si cura di nulla". Altri cinici
includevano Menippo e Demetrio . Scuola peripatetica. Un busto in marmo
di Aristotele La scuola peripatetica era composta dai filosofi che avevano
mantenuto e sviluppato la filosofia di Aristotele. Sostenevano l'esame del
mondo per comprendere il fondamento ultimo delle cose. Lo scopo della vita era
l'eudaimonia che nasceva da azioni virtuose, che consistevano nel mantenere la
media tra i due estremi del troppo e del troppo poco. Teofrasto Stratone di Lampsaco Alessandro di Afrodisia
Aristocle di Messene Pirronismo Pirro d'Elide, testa in marmo, copia
romana, Museo Archeologico di Corfù Il Pirronismo era una scuola di scetticismo
filosoficoche ebbe origine con Pirrone e fu ulteriormente avanzata da Enesidemo
nel I secolo a.C. Il suo obiettivo era l'atarassia (essere mentalmente imperturbabile),
che si ottiene attraverso l'epoché(cioè la sospensione del giudizio) su
questioni non evidenti (cioè, questioni di credenza). Pirrone Timone di
Fliunte Enesidemo Sesto Empirico Epicureismo Busto romano di Epicuro
L'epicureismo fu fondato da Epicuro. La sua epistemologia era basata
sull'empirismo, ritenendo che le esperienze sensoriali non possano essere
false, anche se possono essere fuorvianti, poiché sono il prodotto del mondo
che interagisce con il proprio corpo. Ripetute esperienze sensoriali possono
quindi essere utilizzate per formare concetti (prolepsi) sul mondo, e tali
concetti ampiamente condivisi ("concezioni comuni") possono fornire
ulteriormente le basi per la filosofia. Applicando il suo empirismo, Epicuro
sostenne l'atomismo notando che la materia non poteva essere distrutta poiché
alla fine si sarebbe ridotta a nulla e che doveva esserci vuotoaffinché la
materia potesse muoversi. Anche se questo di per sé non provava l'esistenza
degli atomi, si oppose all'alternativa osservando che gli oggetti infinitamente
divisibili sarebbero infinitamente grandi, simili ai paradossi di Zenone. Considera
l'universo governato dal caso, senza alcuna interferenza da parte degli dei.
Considerava l'assenza di dolore come il più grande piacere e sosteneva una vita
semplice. Epicuro Metrodoro Ermarco di Mitilene Zenone di Sidone Filodemo
di Gadara Lucrezio
StoicismoModifica Zenone di Cizio, il fondatore dello stoicismo Lo
stoicismo fu fondato da Zenone di Cizio nel III secolo a.C. Basato sulle idee
etiche dei cinici, insegnava che l'obiettivo della vita era vivere in accordo
con la natura. Sostenne lo sviluppo dell'autocontrollo e della forza d'animo
come mezzi per superare le emozioni distruttive. Zenone di Cizio Cleante
Crisippo Panezio Posidonio Seneca Epitteto Marco Aurelio Il giudaismo
ellenistico era un tentativo di stabilire la tradizione religiosa ebraica
all'interno della cultura e della lingua dell'ellenismo. Il suo principale
rappresentante fu Filone di Alessandria. Filone di Alessandria Flavio
Giuseppe Il neopitagorismo era una
scuola di filosofia che faceva rivivere le dottrine pitagoriche, prominente nel
I e II secolo. Era un tentativo di introdurre un elemento religioso nella
filosofia greca, adorare Dio vivendo una vita ascetica, ignorando i piaceri del
corpo e tutti gli impulsi sensoriali, per purificare l'anima. Publio
Nigidio Figulo. Apollonio di Tiana. Numenio di Apamea. Cristianesimo
ellenisticoModifica Il cristianesimo ellenistico è il tentativo di riconciliare
il cristianesimo con la filosofia greca, a partire dalla fine del II secolo.
Attingendo in particolare al platonismo e al neoplatonismo emergente, figure
come Clemente Alessandrino cercarono di fornire al cristianesimo un quadro
filosofico. Clemente Alessandrino. Origene. Agostino d'Ippona. Elia
Eudocia. Voci correlate Filosofia greca Filosofia antica Ellenismo Religione
ellenistica Cento scuole di pensiero Grayling, The History of Philosophy,
Penguin, Peter Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford.
Grayling, The History of Philosophy, Penguin, John
Sellars, Hellenistic Philosophy, Oxford University Press, Adamson, Philosophy
in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford University Press, Sellars,
Hellenistic Philosophy, Oxford University Press, Platonismo su Enciclopedia
Britannica. Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford, Adamson,
Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford. Adamson, Philosophy in
the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford University Press, Adamson, Philosophy
in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford. Adamson, Philosophy in the
Hellenistic and Roman Worlds, Oxford, Adamson, Philosophy in the Hellenistic
and Roman Worlds, Oxford. Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman
Worlds, Oxford University Press, Peter Adamson, Philosophy in the Hellenistic
and Roman Worlds, Oxford. Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman
Worlds, Oxford, Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford.
Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford, Adamson,
Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford Long, Sedley, The
Hellenistic Philosophers, Cambridge, Reale, The Systems of the Hellenistic Age:
History of Ancient Philosophy (Suny Series in Philosophy), edito e tradotto
dall'italiano da Catan, Albany, New York "Platonismo." Cross, FL,
ed. nel dizionario di Oxford della chiesa cristiana . New York: Oxford. Portale
Antica Grecia Portale Antica Roma Portale Filosofia
Atarassia termine filosofico Scuola cirenaica Autarchia (filosofia)
Wikipedia IlAngelo Crespi. Grice: “His essay on Antonino
is brilliant – his philosophy of history is controversial. Keywords:
la filosofia dell’impero romano, impero, impero romano, impero britannico,
funzione dell’impero, funzione storica dell’impero, filosofia imperial,
imperialismo, imperialismo romano, imperialism britannico, post-imperialismo,
Antonino. Filosofia della storia – aporie,
lingua latina, impero romano, lingua nazionale, nazione romana, nazione
italiana, lingua italiana, lingua fiorentina, lingua toscana, toscano, -- Refs.:
Luigi Speranza, “Crespi e Grice” – The Swimming-Pool Library. Crespi.
Grice e Crespo: la ragione
conversazionale -- filosofo italiano.
Grice e Critolao: la ragione
conversazionale a Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Sent as a
deputation to Rome. He emphasizes the relative unimportance of material
comforts for the good life.
Grice e Croce: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale dell’idealismo – scuola di Pescasseroli – filosofia aquilese –
filosofia abruzzese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pescasseroli). Filosofo italiano. Pescasseroli, L’Aquila, Abruzzo,
Italia. Grice: “I would think the fashionable Englishwoman may think Croce is
the most important philosopher that ever lived!” -- vide under “Grice as
Croceian” -- Grice as Croceian: expression and intention -- Croce, B.,
philosopher. I genitori appartenevano a due abbienti
famiglie abruzzesi: la famiglia Sipari, quella materna, originaria della stessa
Pescasseroli, ma radicatasi anche in Capitanata e Terra di Lavoro,
particolarmente legata agli ideali liberali, e l'altra, quella paterna,
originaria di Montenerodomo (in provincia di Chieti), ma trapiantata a Napoli,
legata invece ad una mentalità di stampo borbonico. C. crebbe in un ambiente
profondamente cattolico, dal quale però, ancora adolescente, si distaccò, non
riaccostandosi più per tutta la vita alla religiosità tradizionale. Il
terremoto di Casamicciola A diciassette anni perse i genitori, Pasquale C. e
Luisa Sipari, e la sorella Maria, periti
durante il terremoto di Casamicciola, nell'isola d'Ischia, dove C. si
trovava in vacanza con la famiglia. Un terremoto durato non più di 90 secondi
ma dalla potenza devastatrice enorme - e per questo rimasto come esempio
terribile di distruzione nel modo di dire delle popolazioni coinvolte - dove lo
stesso Benedetto rimase «sepolto per parecchie ore sotto le macerie e
fracassato in più parti del corpo. Il "problema del male", in
sottofondo alla sua filosofia ottimistica sul progresso, rimarrà insoluto, se
non addirittura negato, e dietro le quinte del suo pensiero, influenzato da
questi eventi giovanili come evidenziato dalle meditazioni private dei Taccuini
personali. Quegli anni furono i miei più dolorosi e cupi: i soli nei quali
assai volte la sera, posando la testa sul guanciale, abbia fortemente bramato
di non svegliarmi al mattino, e mi siano sorti persino pensieri di suicidio.Fra
i primi ad accorrere in suo aiuto fu il cugino Petroni, la famiglia del quale
lo assisté affettuosamente nei mesi seguenti nella loro residenza di campagna a
San Cipriano Picentino, paese non troppo distante da Salerno. In seguito a
questo tragico episodio fu affidato, assieme al fratello superstite Alfonso, alla
tutela del cugino Silvio Spaventa, figlio della prozia Maria Anna C. e fratello
del filosofo Spaventa, che, mettendo da parte dei dissapori storici che aveva
con la famiglia Croce, lo accolse nella propria casa a Roma, dove il giovane
Benedetto trascorse gli anni dell'adolescenza ed ebbe modo di formarsi
culturalmente[14] fino all'età di vent'anni. Nel circolo culturale nella casa
dello zio Silvio, C. ebbe modo di frequentare importanti uomini politici ed
intellettuali tra cui Labriola che lo inizierà al marxismo. Pur essendo
iscritto alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Napoli, Croce
frequentò le lezioni di filosofia morale a Roma tenute dal Labriola. Non
terminò mai i suoi studi universitari, ma si appassionò a studi eruditi e
filosofici, trascurando il pensiero hegeliano, di cui criticava la forma
incomprensibile. Il ritorno a Napoli Lasciata la Roma troppo accesa di
passioni politiche, Tornò a Napoli, dove acquistò, per abitarvi, la casa dove
aveva trascorso la sua vita VICO, il filosofo napoletano amato da C. per la
concezione filosofica anticipatrice, per certi aspetti, della sua. Fu tra i
fondatori della Società dei Nove Musi, un cenacolo di intellettuali. Compì
numerosi viaggi in Spagna, Germania, Francia e Regno Unito mentre nella sua
formazione culturale cresceva l'interesse per gli studi storici e letterari, in
particolare per la poesia di Carducci, e per le opere di Sanctis. Attraverso
Antonio Labriola con cui era rimasto in contatto, si interessò al marxismo, di
cui però criticava come astorica la visione che dava del capitalismo. Da Marx
risalì alla filosofia hegeliana che cominciò ad apprezzare e ad
approfondire. La fondazione de La critica e la vita politica Uscì il
primo numero della rivista La critica, con la collaborazione di Gentile, e
stampata a sue spese, allorché subentrò l'editore Laterza. Venne nominato per
censo senator e fu Ministro della Pubblica Istruzione nel quinto e ultimo
governo Giolitti. Con regio decreto dgli
fu concesso il titolo di "Nobile". Elaborò una riforma della pubblica
istruzione che fu poi ripresa e attuata da Gentile. Posizione nella prima
guerra mondiale «Ardenti e vivacissime furono in quei dieci mesi le polemiche
tra «interventisti» e «neutralisti», come erano chiamati non si può dire che
[gli interventisti] avessero torto, come non si può dire che l'avessero i loro
oppositori, perché dissidî di questa sorta non sono materia, nonché di
tribunali, neppure di critica scientifica, e hanno questo carattere entrambe le
tesi, appassionatamente difese, sono necessarie per l'effetto politico e, come
suona il motto, che, se una delle due opposizioni non ci fosse, converrebbe
inventarla. Più di un cosiddetto «neutralista» si sentiva talvolta scosso dalla
tesi avversaria e inclinava ad accoglierla, e il medesimo accadeva a più di un
«interventista. Storia d'Italia Bari, Laterza) Il filosofo, nella scelta tra le
due posizioni, neutralismo o interventismo alla prima guerra mondiale, si
rivolse alla prima; ma il suo era un neutralismo che contemperava le posizioni
liberali con la possibilità dell'intervento (rimase comunque poco favorevole
alla guerra, e, non obbligato ad arruolarsi, per limiti di età - 49 anni -, non
andò mai al fronte a differenza di altri intellettuali come D'Annunzio,
volontario. Scriveva a Bigot che era pronto ad accettare quella guerra che
saremo costretti a fare, quale che sia, anche contro la Germania, ad accettarla
come una dolorosa necessità, risoluto a non provocarla per ragioni
antinazionali e settarie» (C., Epistolario, Napoli) Il rapporto con il
fascismo L'iniziale fiducia al governo fascista C. nella sua biblioteca
Inizialmente C. fu vicino al fascismo. Ascoltò e applaudì il discorso di MUSSOLINI
al teatro San Carlo di Napoli, durante l'adunata preparatoria per la marcia su
Roma. In occasione delle votazioni al Senato, successive all'uccisione del
deputato socialista Matteotti, fu tra i 225 senatori che votarono la fiducia al
governo MUSSOLINI, insieme a Gentile e Morello. In seguito C. spiegò in
un'intervista che il suo non era stato un voto fascista, ha votato a favore del
regime perché pensava che MUSSOLINI, se sostenuto, puo esser sottratto
all'estremismo fascista a cui C. fa risalire la responsabilità del delitto
Matteotti. Abbiamo deciso di dare il voto di fiducia. Ma, intendiamoci,
fiducia condizionata. Nell'ordine del giorno che abbiamo redatto è detto
esplicitamente che il senato si aspetta che il Governo restauri la legalità e
la giustizia, come del resto Mussolini ha promesso nel suo discorso. A questo
modo noi lo teniamo prigioniero, pronti a negargli la fiducia se non tiene fede
alla parola data. Vedete: il fascismo è stato un bene; adesso è divenuto un
male, e bisogna che se ne vada. Ma deve andarsene senza scosse, nel momento
opportuno, e questo momento potremo sceglierlo noi, giacché la permanenza di
Mussolini al potere è condizionata al nostro beneplacito. C. scrive su Il Giornale
d'Italiache il regime mussoliniano «non poteva e non doveva essere altro che un
ponte di passaggio per la restaurazione di un più severo regime
liberale». La rottura e il Manifesto degli intellettuali antifascisti Il
filosofo abruzzese si allontanò definitivamente dal regime allorché, su
sollecitazione di Amendola, scrisse il Manifesto degli intellettuali
antifascisti in replica al Manifesto degli intellettuali fascisti di Gentile. Lo
scritto, pubblicato sul quotidiano Il Mondo, tra l'altro sosteneva. Contaminare
politica e letteratura, politica e scienza è un errore, che, quando poi si
faccia, come in questo caso, per patrocinare deplorevoli violenze e prepotenze
e la soppressione della libertà di stampa, non può dirsi nemmeno un errore
generoso. E non è nemmeno, quello degli intellettuali fascisti, un atto che
risplende di molto delicato sentire verso la patria, i cui travagli non è
lecito sottoporre al giudizio degli stranieri, incuranti (come, del resto, è
naturale) di guardarli fuori dei diversi e particolari interessi politici delle
proprie nazioni. In che mai consisterebbe il nuovo evangelo, la nuova
religione, la nuova fede, non si riesce a intendere dalle parole del verboso
manifesto; e, d'altra parte, il fatto pratico, nella sua muta eloquenza, mostra
allo spregiudicato osservatore un incoerente e bizzarro miscuglio di appelli
all'autorità e di demagogismo, di proclamata riverenza alle leggi e di
violazione delle leggi, di concetti ultramoderni e di vecchiumi muffiti, di
atteggiamenti assolutistici e di tendenze bolsceviche, di miscredenza e di
corteggiamenti alla Chiesa cattolica, di aborrimenti della cultura e di conati
sterili verso una cultura priva delle sue premesse, di sdilinquimenti mistici e
di cinismo. Per questa caotica e inafferrabile "religione" noi non ci
sentiamo, dunque, di abbandonare la nostra vecchia fede: la fede che da due
secoli e mezzo è stata l'anima dell'Italia che risorgeva, dell'Italia moderna;
quella fede che si compose di amore alla verità, di aspirazione alla giustizia,
di generoso senso umano e civile, di zelo per l'educazione intellettuale e
morale, di sollecitudine per la libertà, forza e garanzia di ogni
avanzamento.» Secondo Norberto Bobbio, il Manifesto degli intellettuali
antifascisti sancì l'assunzione da parte di C. del ruolo di coscienza morale
dell'antifascismo italiano» e di «filosofo della libertà. Lo scritto segnò
inoltre la rottura dell'amicizia con Gentile, a causa delle ormai inconciliabili
divergenze filosofiche e politiche. In seguito Croce fu l'unica voce fuori dal
coro tollerata dal regime. Il ruolo di Croce come coscienza dell'antifascismo è
testimoniato, tra gli altri, da Primo Levi, che ricordò che negli anni del
fascismo e della guerra, segnati per gli antifascisti da smarrimento morale,
isolamento e incertezze, solo «La Bibbia, C., la geometria, la fisica, ci apparivano
fonti di certezza. Il mio liberalismo è cosa che porto nel sangue, come figlio
morale degli uomini che fecero il Risorgimento italiano, figlio di Sanctis e
degli altri che ho salutato sempre miei maestri di vita. La storia mi metterà
tra i vincitori o mi getterà tra i vinti. Ciò non mi riguarda. Io sento che ho
quel posto da difendere, che pel bene dell'Italia quel posto dev'essere difeso
da qualcuno, e che tra i qualcuni sono chiamato anch'io a quell'ufficio. Ecco
tutto.» (Lettera a Alfieri) Rifiutò di entrare nell'Accademia d'Italia, e
dopo un breve appoggio al movimento antifascista Alleanza Nazionale per la
Libertà, fondato dal poeta Lauro De Bosis, si allontanò dalla vita politica, continuando
peraltro ad esprimere liberamente le sue idee politiche, senza che il regime
fascista lo censurasse, almeno esplicitamente. L'unico atto di ostilità
violenta ed esplicita compiuto dal fascismo verso C. fu la devastazione della
sua casa napoletana. Negl’anni successivi, quelli della sua affermazione e del
cosiddetto consenso, il fascismo ritenne C. un avversario poco temibile,
sostenitore com'era della tesi di un fascismo inteso come malattia morale
inevitabilmente superata dal progresso della storia. Inoltre la fama di C.
presso l'opinione pubblica europea lo proteggeva da interventi oppressivi da
parte del regime. Ha altresì blandi rapporti culturali con intellettuali in
qualche modo vicini al regime, anche se marginali, come un carteggio epistolare
con il tradizionalista Julius Evola, a cui espresse l'apprezzamento formale per
due opere, da pubblicare presso Laterza con il benestare dello stesso C., Saggi
sull'idealismo magico, Teoria dell'individuo assoluto e, successivamente, La
tradizione ermetica. Il governo fascista richiese ai docenti delle università
italiane un atto di formale adesione al regime in base all'articolo del regio
decreto (il cosiddetto giuramento di fedeltà al fascismo). A seguito di tale
provvedimento, i docenti avrebbero dovuto giurare di essere fedeli non solo
alla patria, secondo quanto già imposto dal regolamento generale universitario,
ma anche al regime fascista. In quell'occasione, C. incoraggia professori come
Calogero e Einaudi a rimanere all'università, per continuare il filo
dell'insegnamento secondo l'idea di libertà. Se la sua figura fu importante per
l'area politica del liberalismo, la sua scuola ha durante tutto il ventennio
fascista una platea assai più ampia di allievi: del resto, già prima dalle sue
idee avevano tratto esempio anche Gramsci e il gruppo comunista de L'Ordine
Nuovo.Polemica sulla Giornata della fede La non adesione di C. al fascismo
parve messa in discussione dal gesto compiuto durante la guerra d'Etiopia,
quando il filosofo, in occasione della Giornata della fede dona la propria
medaglietta da senatore accompagnandola con questa secca lettera al presidente
del Senato. Eccellenza, quantunque io non approvi la politica del Governo, ho
accolto in omaggio al nome della Patria, l'invito dell'E.V., e ho rimesso alla
questura del Senato la mia medaglia, Il gesto suscita negl’ambienti
dell'antifascismo italiano, in patria e all'estero, sorpresa, dolore e
polemiche che colpirono dolorosamente C.. Al termine di un drammatico colloquio
con Ceva, inviata a sostenere il punto di vista degl’antifascisti, dopo un
iniziale tentativo di giustificazione, C. affermò. Dica che io sono sempre lo
stesso, che sono sempre con loro. Il regime varò la legislazione anti-semita. C.
non era presente nell'aula del Senato, quale forma di protesta. Egli fu uno dei
pochi a esprimersi contro di esse a livello pubblico. Il governo invia a tutti
i professori universitari e i membri delle accademie un questionario da
compilare ai fini della classificazione "razziale". Tutti gl’interpellati
risposero. L'unico intellettuale non ebreo che rifiuta di compilare il
questionario è Croce. L'unico effetto della richiesta dichiarazione
sarebbe di farmi arrossire, costringendo me, che ho per cognome CROCE, all'atto
odioso e ridicolo insieme di protestare che non sono ebreo, proprio quando
questa gente è perseguitata. Il filosofo, invece di restituire compilata la
scheda, invia una lettera al presidente dell'Istituto veneto di scienze,
lettere ed arti, in cui scrive sarcasticamente. Gentilissimo collega, ricevo
oggi qui il questionario che avrei dovuto rimandare prima del 20. In ogni caso,
io non l'avrei riempito, preferendo di farmi escludere come supposto ebreo. Ha
senso domandare a un uomo che ha circa sessant'anni di attività letteraria e ha
partecipato alla vita politica del suo paese, dove e quando esso sia nato e
altre simili cose? (C. a Messedaglia, Presidente dell’Istituto Veneto di
Scienze, Lettere e Arti di Venezia, in A. CAPRISTO, L’espulsione degl’ebrei
dalle accademie italiane, Torino, Zamorani. C. è quindi espulso da quasi tutte
le accademie di cui è membro, comprese l'Accademia Nazionale dei Lincei e la
Società Napoletana di Storia Patria. All'Istituto Veneto di Scienze,
Lettere ed Arti, unica accademia che lo mantenne socio, alla fine della guerra
C. riconosce il merito di non averlo espulso durante il regime fascista. Dopo
aver denunciato la persecuzione degl’ebrei, C. però critica anche gli
atteggiamenti degl’ebrei stessi, sia quelli che hanno aderito al fascismo, sia
quelli che vivevano separati, ritenendo la specificità ebraica come pericolosa
per gl’ebrei stessi. Quando s'iniziò l'infame persecuzione contro gl’ebrei, io
ebbi, con un brivido di orrore, la piena rivelazione della sostanziale
delinquenza che è nel fascismo, come chi fosse costretto ad assistere allo
sgozzamento a freddo di un innocente e mi misi di lancio dalla loro parte con
tutto l'esser mio per fare quello che per loro si poteva a lenire o diminuire
il loro strazio. Molti danni e molte iniquità compiute dal fascismo non si
possono ora riparare per essi come per altr’italiani che le soffersero, né essi
vorranno chiedere privilegi o preferenze, e anzi il loro studio dovrebbe essere
di fondersi sempre meglio con gl’altri italiani; procurando di cancellare
quella distinzione e divisione nella quale hanno persistito nei secoli e che,
come ha dato occasione e pretesto in passato alle persecuzioni, è da temere ne
dia ancora in avvenire l'idea di popolo eletto, che è tanto poco saggia che la
fece sua Hitler, il quale, purtroppo, aveva a suo uso i mezzi che lo resero
ardito a tentarne la folle attuazione. Essi disconoscono le premesse storiche --
Grecia, ROMA, Cristianità -- della civiltà di cui dovrebbero venire a fare
parte. Lettera a Merzagora) Espresse quindi una posizione di perplessità per il
sionismo. Il rientro nella vita politica Dopo la caduta del regime C. rientra
in politica, accettando la nomina a presidente del Partito Liberale Italiano.
Durante la Resistenza cercò di mediare tra i vari partiti antifascisti e fu
Ministro senza portafoglio nel secondo governo Badoglio, benché non stimasse né
il Maresciallo né il re Vittorio Emanuele III, a causa della loro compromissione
col fascismo. Subito dopo la liberazione di Roma entrò a far parte del secondo
governo Bonomi, sempre come ministro senza portafoglio, ma diede le dimissioni
qualche mese dopo. Egli avrebbe preferito
l'abdicazione diretta del sovrano in favore del piccolo Vittorio Emanuele (con
rinuncia di Umberto al trono), la reggenza a Badoglio e l'incarico di capo del
governo a Carlo Sforza, ma i rappresentanti del Regno Unito si opposero. Al
referendum sulla forma dello Stato votò per la monarchia, inducendo tuttavia il
Partito Liberale (di cui rimane presidente) a non schierarsi, per far sì che
prevalesse sulla questione piena ed effettiva libertà di scelta, e dichiarando
in seguito: «il buon senso fece considerare a quei milioni di votanti
favorevoli alla monarchia, che, se anche essi avessero riportato la maggioranza
legale, una monarchia con debole maggioranza non avrebbe avuto il prestigio e
l'autorità necessaria, e perciò meglio valeva accettare la forma nuova della
Repubblica e procurar di farla vivere nel miglior modo, apportandovi lealmente
il contributo delle proprie forze. C. con Altavilla e il Capo provvisorio dello
Stato, Concetti che C. aveva, nella loro sostanza, già espresso; ben prima che
Umberto II, nel messaggio ribadisse tale indicazione. Eletto all'Assemblea
Costituente, non accettò la proposta di essere candidato a Capo provvisorio
dello Stato, così come in seguito rifiutò la proposta, avanzata da Luigi
Einaudi, di nomina a senatore a vita. Si oppose strenuamente alla firma del
Trattato di pace, con un accorato e famoso intervento all'Assemblea
costituente, ritenendolo indecoroso per la nuova Repubblica. Fonda a
Napoli l'Istituto italiano per gli studi storici destinando per la sede un
appartamento di sua proprietà, accanto alla propria abitazione e biblioteca nel
Palazzo Filomarino dove oggi ha sede la Fondazione Biblioteca C. Presidente
dell'associazione PEN International e, negli stessi anni, entrò a far parte del
Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Suor Orsola Benincasa di Napoli. Per
un ictus cerebrale rimase semiparalizzato e si ritirò in casa continuando a
studiare: morì seduto in poltrona nella sua biblioteca. I funerali solenni si
tennero nella sua Napoli e le sue spoglie tumulate nella tomba di famiglia al
Cimitero di Poggioreale. Il rapporto con la cultura cattolica «Pure filosofo
quale sono io stimo che il più profondo rivolgimento spirituale compiuto
dall'umanità sia stato il cristianesimo, e il cristianesimo ho ricevuto e
serbo, lievito perpetuo, nella mia anima. Il rapporto di C. con la cultura
cattolica varia nel corso del tempo. I filosofi idealisti, come C. e Gentile,
avevano esercitato assieme alla cultura cattolica una comune critica al
positivismo ottocentesco. Alla fine degli anni venti vi era stato un
progressivo allontanamento della cultura laica e idealistica dalla cultura
cattolica. C., pur non essendo un anticlericale militante, riteneva importante
la separazione liberale tra culto e stato, propugnata da CAVOUR. Il culto con i
Patti Lateranensi ha ormai raggiunto un rapporto equilibrato con le istituzioni
statali italiane distaccandosi quindi dalle posizioni politiche antifasciste
dell'idealismo crociano. C. fu contrario al Concordato e dichiara apertamente
in Senato che accanto o di fronte ad uomini che stimano Parigi valer bene una
messa, sono altri per i quali l'ascoltare o no una messa è cosa che vale
infinitamente più di Parigi, perché è affare di coscienza. Mussolini gli
rispose dichiarandolo «un imboscato della storia», e accusando il filosofo di
passatismo e di viltà di fronte al progresso storico. Quando C. scrive la
Storia d'Europa, il Vaticano critica aspramente l'autore che difendeva le
filosofie esaltanti una religione della libertà senza Dio. Il Sant'Uffizio pose
all'Indice questo saggio ma, non ottenendo negli anni successivi da C. un qualsiasi
ripensamento, ninserì nell'elenco dei libri proibiti tutti i suoi scritti. La
polemica anti-concordataria crociana vide l'adesione del giovane filosofo
nonviolento e liberalsocialista Aldo Capitini che a Firenze, a casa di Luigi
Russo, aveva avuto modo di conoscere C., a cui aveva consegnato un pacco di
dattiloscritti che il filosofo napoletano aveva apprezzato e fatto pubblicare
nel gennaio dell'anno seguente presso l'editore Laterza di Bari con il titolo
Elementi di un'esperienza religiosa. In poco tempo gli Elementi diventarono uno
tra i principali riferimenti letterari della gioventù antifascista. La
posizione personale di C. nei confronti della religione cattolica è ben
espressa nel suo saggio Perché non possiamo non dirci "cristiani". Il
termine "cristiani" inserito nel titolo tra virgolette non voleva indicare
l'adesione a un credo confessionale, bensì la consapevolezza di un'inevitabile
appartenenza culturale rappresentata nella sua particolare prospettiva dal
fenomeno del cristianesimo: non si trattava di una professione di fede
cristiana dovuta a un rinnegamento dell'agnosticismo come volle fare intendere
la propaganda fascista, ma di riconoscere il valore storico e di «rivolgimento
spirituale»: «Il cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che
l'umanità abbia mai compiuta: così grande, così comprensiva e profonda, così
feconda di conseguenze, così inaspettata e irresistibile nel suo attuarsi, che
non maraviglia che sia apparso o possa ancora apparire un miracolo, una
rivelazione dall'alto, un intervento di Dio nelle cose umane, che da lui hanno
ricevuto legge e indirizzo affatto nuovo. Tutte le altre rivoluzioni, tutte le
maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo
confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate. Tutte, non escluse
quelle che la Grecia fece della poesia, dell'arte, della filosofia, della
libertà politica, e Roma del diritto: per la capacità dei princìpi cristiani di
contrastare il neopaganesimo e l'ateismo propagandati dal nazismo e dal
comunismo sovietico. Sono profondamente convinto e persuaso che il pensiero e
la civiltà moderna sono cristiani, prosecuzione dell'impulso dato da Gesù e da
Paolo. Su di ciò ho scritto una breve nota, di carattere storico, che
pubblicherò appena ne avrò lo spazio disponibile. Del resto non sente Ella che
in questa terribile guerra mondiale ciò che è in contrasto è una concezione
ancora cristiana della vita con un'altra che potrebbe risalire all'età
precristiana, e anzi pre-ellenica e pre-orientale, e riattaccare quella
anteriore alla civiltà, la barbarica violenza dell'orda? C., in sintesi, vede
nel cristianesimo il fondamento storico della civiltà occidentale ma non
ripudia l'immanentismo radicale del suo pensiero che vede nella religione un
momento della realizzazione storica dello spirito che si avvia, superandolo, ad
una più alta sintesi. All'Assemblea Costituente lotterà contro
l'inserimento, voluto dalla DC, e dal comunista Togliatti, dei Patti
Lateranensi nel secondo comma dell'articolo della Costituzione della Repubblica
Italiana, giudicandolo come "sfacciata prepotenza pretesca". In vista
delle elezioni politiche, tuttavia, si accordò con il segretario della
Democrazia Cristiana, Alcide De Gasperi, per dare vita a un manifesto comune,
Europa, cultura e libertà, contro i totalitarismi passati e presenti. A seguito
della vittoria della DC, replicò severamente ai laici benpensanti schierati col
Fronte Popolare che sbeffeggiavano il ceto umile e contadino di cui era
composto in prevalenza l'elettorato cattolico: «Beneditele quelle beghine
di cui ridete, perché senza il loro voto e il loro impegno oggi non saremmo
liberi. Lasciando disposizioni per la sua morte (che avverrà tre anni dopo)
scriverà invece che la sensibilità religiosa della moglie cattolica le
consentirà di evitare che un sacerdote tenti di "redimerlo"
all'ultimo minuto, perché è "cosa orrenda profittare delle infermità per
strappare a un uomo una parola che sano egli non avrebbe mai detta". C. fu legato sentimentalmente e convisse con
Angelina Zampanelli, fino alla morte di lei. La coppia prese alloggio a Palazzo
Filomarino, a Napoli. Angelina, sofferente di cuore, morì poco più che
quarantenne a Raiano, dove insieme a Croce ella soggiornava spesso d'estate,
presso il Palazzo Rossi-Sagaria, ospiti della cugina del filosofo, Petroni,
moglie di Rossi. C. sposa a Torino, con rito religioso e poi civile, Adele
Rossi, da cui ha V figli: Giulio, Elena, Alda, Lidia (moglie dello scrittore e
dissidente anticomunista polacco Grudziński) e Silvia. Il filosofo, oggi, deve
non già fare il puro filosofo, ma esercitare un qualche mestiere, e in primo
luogo, il mestiere dell'uomo.» (C., Lettere a Vittorio Enzo Alfieri, Sicilia
Nuova Editrice, Milazzo. L'opera di Croce può essere suddivisa in tre periodi:
quello degli studi storici, letterari e il dialogo con il marxismo, quello
della maturità e delle opere filosofiche sistematiche e quello
dell'approfondimento teorico e revisione della filosofia dello spirito in
chiave storicista. Come idealista, ritiene che la realtà sia quella che viene
concepita dal soggetto, in quanto riflesso della sua idea e interiorità, ed è
convinto che la razionalità e la libertà emergano nella storia, pur tra immani
difficoltà. La filosofia idealista riconduce totalmente l'essere al pensiero,
negando esistenza autonoma alla realtà fenomenica, ritenuta il riflesso di
un'attività interna al soggetto; l'idealismo, come in Hegel, implica una
concezione etica fortemente rigorosa, come ad esempio nel pensiero di Fichte
che è incentrato sul dovere morale dell'uomo di ricondurre il mondo al
principio ideale da cui esso ha origine; in C. questo ideale è la libertà
umana. Definito da Gramsci "papa laico della cultura italiana", a sua
filosofia ha goduto di enorme credito nella cultura italiana del XX secolo,
perlomeno fino agli anni settanta e ottanta, in cui si sono levate molte
critiche verso il suo approccio, ritenuto superato. C. È un intellettuale
rispettato anche al di fuori dell'Italia. La rivista Time gli dedica la
copertina e contestualmente alla rivalutazione del pensiero crociano, si è
registrato l'interesse della collana editoriale di Stanford, mentre la rivista
statunitense di politica internazionale Foreign Affairs lo inserì tra i
pensatori più attuali, accanto a intellettuali come Berlin, Fukuyama e Trotsky.
Parallelamente allo studio del marxismo, C. approfondisce anche il pensiero di
Hegel; secondo entrambi la realtà si dà come spirito che continuamente si
determina e, in un certo senso, si produce. Lo spirito è quindi la forza
animatrice della realtà, che si auto-organizza dinamicamente divenendo storia
secondo un processo razionale. Da Hegel egli recupera soprattutto il carattere
razionalistico e dialettico in sede gnoseologica: la conoscenza si produrrebbe
allora attraverso processi di mediazione dal particolare all'universale, dal
concreto all'astratto, per cui C. afferma che la conoscenza è data dal giudizio
storico, nel quale universale e particolare si fondono recuperando la sintesi a
priori di Kant e lo storicismo di VICO, suo altro filosofo di riferimento. Da
destra, Giovanni Laterza, Jacini, C. e Secly. Il divenire e la logica della
dialettica, in Hegel e in Marx, è esso stesso verità in movimento; anche per C.
la verità è dialettica, ma occorre esprimere un giudizio storico ed esistono
delle regole che arginano la pretesa giustificativa di ogni fenomeno: in Croce
lo Spirito - in quanto intelletto umano - si realizza nella storia ma nel
rispetto della libertà. Per questo ogni fatto è quindi calato nella realtà
storica, ma questo non può giustificare, con la scusa del divenire e del
progresso, aspetti deplorevoli come, ad esempio, il totalitarismo fascista o
comunista, il primo come necessario (concezione di Gentile e della sua idea di
realtà come atto puro di pensare e agire) e il secondo come fase storica
obbligata (seguendo il concetto marxiano della dittatura del proletariato, di
cui il filosofo tedesco parla nella sua teoria "razionalista" del
materialismo storico). Quindi il materialismo dialettico di Engels e quello
storico di Marx sono da ritenersi errati. In questo, il suo storicismo si
differenzia dal pensiero di un altro filosofo liberale, Popper, secondo cui
dialettica e storicismo finiscono invece per generare quasi sempre
totalitarismo (concezione assai diffusa nel pensiero del liberalismo
novecentesco). Al contrario di Popper e Arendt, per C. la radice totalitaria è
proprio nell'antistoricismo, cioè nel rifiuto dello storicismo stesso. Il
neoidealismo entrò in crisi, sostituito da nuove filosofie come
l'esistenzialismo e la fenomenologia; sempre in nome del libertà e
dell'umanesimo, C. critica l'esistenzialista Heidegger, divenuto poi
anti-umanistico e colpevole di accondiscendenza verso il nazismo, definendolo
anche "un Gentile più dotto e più acuto, ma sostanzialmente della stessa
pasta morale. Esprime così un tagliente
giudizio sul filosofo di Essere e tempo. Scrittore di generiche sottigliezze,
arieggiante a un Proust cattedratico, egli che, nei suoi libri non ha dato mai
segno di prendere alcun interesse o di avere alcuna conoscenza della storia,
dell'etica, della politica, della poesia, dell'arte, della concreta vita
spirituale nelle sue varie forme - quale decadenza a fronte dei filosofi, veri
filosofi tedeschi di un tempo, dei Kant, degli Schelling, degli Hegel! -, oggi
si sprofonda di colpo nel gorgo del più falso storicismo, in quello, che la
storia nega, per il quale il moto della storia viene rozzamente e
materialisticamente concepito come asserzione di etnicismi e di razzismi, come
celebrazione delle gesta di lupi e volpi, leoni e sciacalli, assente l'unico e
vero attore, l'umanità. E così si appresta o si offre a rendere servigi
filosofico-politici: che è certamente un modo di prostituire la
filosofia.» (Conversazioni Critiche, Serie Quinta, Bari, Laterza. L'asserzione
di Hegel che "la storia sia storia di libertà" viene da C. inquadrata
nella sua concezione dialettica della libertà vista nel suo iniziale nascere,
nel successivo crescere e infine nel raggiungimento di uno stadio finale e
definitivo di maturità. C. fa proprio questo detto hegeliano chiarendo però che
non si vuole «assegnare alla storia il tema del formarsi di una libertà che
prima non era e che un giorno sarà, ma per affermare la libertà come l'eterna
formatrice della storia, soggetto stesso di ogni storia. Come tale essa è per
un verso, il principio esplicativo del corso storico e, per l'altro, l'ideale
morale dell'umanità». I popoli e gli individui anelano sempre alla libertà, e
come dice Hegel «ciò che è razionale è reale» (cioè la ragione concepisce
quello che può diventare reale) e «ciò che è reale è razionale» (cioè esiste
un'intrinseca razionalità, anche minima, in ogni fenomeno storico, anche se non
tutto il reale è ovviamente razionale). Alcuni storici, senza ben rendersi
conto di quello che scrivono, sostengono che ormai la libertà ha abbandonato la
scena della storia. Ma affermare che la libertà è morta vorrebbe dire che è
morta la vita. Non esiste nella storia un ideale che possa sostituire quello
della libertà «che è l'unica che faccia battere il cuore dell'uomo, nella sua
qualità di uomo». Ciò significa che la libertà non è una fase di presa di
coscienza che conduce allo Stato etico o al socialismo, venendo superata, ma è
essa stessa la verità nel divenire, non una fase. Egli critica Hegel, poiché
secondo lui il filosofo ha concepito la dialettica in modo riduttivo, ovvero
semplicemente come dialettica degli opposti, mentre secondo C. sussiste anche
una logica dei distinti: non ogni negazione è infatti opposizione, ma può
essere semplice distinzione. Ciò significa che certi atti ed eventi devono
essere sempre considerati appunto distinti rispetto ad altri ordini di atti ed
eventi, e non ad essi opposti. Elabora, quindi, un vero e proprio sistema, da
lui denominato la filosofia dello spirito. Inoltre, la prima importante
differenza con Hegel è che nel sistema crociano non vi rientra né la religione,
né la natura. La religione sarebbe infatti un complesso miscuglio di elementi
poetici, morali e filosofici che le impediscono di presentarsi come forma
autonoma dello Spirito. La natura poi non è altro che l'oggetto
"mascherato" dell'attività economica, è il frutto della
considerazione economica diretta al mondo. Qui la realtà in quanto attività
(ovvero produzione dello spirito o della storia) è articolata in quattro forme
fondamentali, suddivise per modo (teoretico o pratico) e grado (particolare o
universale): estetica (teoretica - particolare), logica (teoretica-universale),
economia (pratica - particolare), etica (pratica - universale). La relazione
tra queste quattro forme opera la suddetta logica dei distinti, mentre
all'interno di ognuna di esse si ha la dialettica degli opposti. All'interno
dell'estetica infatti si ha opposizione dialettica tra bello e brutto,
all'interno della logica, l'opposizione è tra vero e falso; nella economia tra
utile e inutile e infine nell'etica tra bene e male. Estetica C. scrisse
anche importanti opere di critica letteraria (saggi su Goethe, Ariosto,
Shakespeare e Corneille, "La letteratura della nuova Italia" e
"La poesia d’ALIGHIERI (si veda)"). Egli si mosse nell'ambito della
sua teoria estetica che mirava alla scoperta delle motivazioni profonde
dell'ispirazione artistica. Quest'ultima era ritenuta tanto più valida quanto
più coerente con le categorie di bello-brutto. La prima parte della teoria
estetica la ritroviamo in opere come Estetica come scienza dell'espressione e
linguistica generale, Breviario di estetica e Aesthetica in nuce. In seguito
modificò questa iniziale teoria stabilendo per la storia un nesso con la
filosofia. L'estetica, dal significato originario del termine aisthesis
(sensazione), si configura in primo luogo come attività teoretica relativa al
sensibile, si riferisce alle rappresentazioni e alle intuizioni che noi abbiamo
della realtà. Come conoscenza del particolare l'intuizione estetica è la
prima forma della vita dello Spirito. Prima logicamente e non cronologicamente
poiché tutte le forme sono presenti insieme nello spirito. L'arte, come aspetto
dell'Estetica, è una forma della vita spirituale che consiste nella conoscenza,
intuizione del particolare che: come forma dello spirito, come creatività
non è sensazione, conoscenza sensibile che è un aspetto passivo dello spirito
rispetto ad una materia oscura e ad esso estranea; come conoscenza (prima forma
dell'attività teoretica) non ha a che fare con la vita pratica. Bisogna quindi
respingere tutte le estetiche che abbiano fini edonistici, sentimentali e
moralistici; quale espressione di un valore autonomo dello spirito, l'arte non
può né deve essere giudicata secondo criteri di verità, moralità o godimento;
come intuizione pura va distinta dal concetto che è conoscenza dell'universale:
compito proprio della filosofia. L'arte può essere definita quindi come
intuizione-espressione, due termini inscindibili per cui non è possibile
intuire senza esprimere né è possibile espressione senza intuizione. Ciò che
l'artista intuisce è la stessa immagine (pittorica, letteraria, musicale ecc.)
che egli per ispirazione crea da una considerazione del reale, nel senso che
l'opera artistica è l'unità indifferenziata della percezione del reale e della
semplice immagine del possibile. La distinzione tra arte e non arte risiede nel
grado di intensità dell'intuizione-espressione. Tutti noi intuiamo ed
esprimiamo: ma l'artista è tale perché ha un'intuizione più forte, ricca e
profonda a cui sa far corrispondere un'espressione adeguata. Coloro che
sostengono di essere artisti potenziali poiché hanno delle intense intuizioni
ma che non sono capaci di tradurre in espressioni, non si rendono conto che in
realtà non hanno alcuna intuizione poiché se la possedessero veramente essa si
tradurrebbe in espressione. L'arte non è aggiunta di una forma ad un contenuto
ma espressione, che non vuol dire comunicare, estrinsecare, ma è un fatto
spirituale, interiore come l'atto inscindibile da questa che è l'intuizione.
Nell'estetica dobbiamo far rientrare anche quella forma dell'espressione che è
il linguaggio che nella sua natura spirituale fa tutt'uno con la poesia.
L'estetica quindi come una «linguistica in generale». Dall'estetica deriva la
critica letteraria crociana, espressa in molti saggi. Della logica, C. tratta
essenzialmente nella Logica come scienza del concetto puro); essa corrisponde
al momento in cui l'attività teoretica non è più affidata alla sola intuizione
(all'ambito estetico), ma partecipa dell'elemento razionale, che attinge dalla
sfera dell'universale. Il punto di arrivo di questa attività è l'elaborazione
del concetto puro, universale e concreto che esprime la verità universale di
una determinazione. La logica crociana è anche storica, nella misura in cui
essa deve analizzare la genesi e lo sviluppo (storico) degli oggetti di cui si
occupa. Il termine logica in C. assume quindi un significato più vicino al
termine dialettica ovvero ricerca storiografica. In genere, la Logica di C. è
lontana da criteri scientifico-razionali, e si ispira ai metodi
dell'immaginazione artistica e dell'eleganza estetico-letteraria, nei quali il
filosofo raggiunge risultati eccellenti. Di carattere decisamente diverso è
invece la filosofia delle scienze fisiche, matematiche e naturali delle quali C.
non si occupa affatto nei suoi studi. Del resto, come segnala Geymonat nel suo
Corso di filosofia - immagini dell'uomo, la vera indubbia grandezza di C. va
cercata assai più nella sua opera di storiografo, di critico letterario, ecc.,
che non nella sua opera di filosofo. Gentile ai tempi del direttorato alla
Scuola normale di Pisa. In ogni caso la logica e la filosofia della scienza è
stata sviluppata in Italia da altre correnti di pensiero contemporaneo a quello
crociano, con studiosi fra quali PEANO (si veda) e lo stesso GEYMONAT (si veda).
Un orientamento parzialmente diverso ebbe invece Gentile che, pur criticando
gli eccessi del positivismo, intrattenne anche rapporti con matematici e fisici
italiani e cercò di instaurare un rapporto costruttivo con la cultura
scientifica. Invece C. ha con la logica e la scienza un rapporto difficile. La
sua posizione portò in Italia nella prima metà del Novecento ad uno scontro
dialettico fra due culture contrapposte: quella artistico-letteraria e quella
tecnico-scientifica. Il rapporto conflittuale con le scienze matematiche e
sperimentali Un caso emblematico del giudizio di C. nei confronti della
matematica e delle scienze sperimentali è la sua nota diatriba con il
matematico e filosofo della scienza Enriques, avvenuta in seno al congresso
della Società Filosofica Italiana, fondata e presieduta dallo stesso Enriques.
Questi sostene che una filosofia degna di una nazione progredita non potesse
ignorare gli apporti delle più recenti scoperte scientifiche. La visione di
Enriques mal si confaceva a quella idealistica di C. e Gentile, come pure a
gran parte degli esponenti della filosofia italiana di allora, per lo più
formata da idealisti crociani. C., in particolare, rispose ad
Enriques[84], liquidando in modo deciso - antifilosofico secondo Enriques - la
proposta di considerare la scienza come un valido apporto alle problematiche
filosofiche e sostenendo, anzi, che matematica e scienza non sono vere forme di
conoscenza, adatte solo agli «ingegni minuti» degli scienziati e dei tecnici,
contrapponendovi le «menti universali», vale a dire quelle dei filosofi
idealisti, come C. medesimo. I concetti scientifici non sono veri e propri
concetti puri ma degli pseudoconcetti, falsi concetti, degli strumenti pratici
di costituzione fittizia. La realtà è storia e solo storicamente la si
conosce, e le scienze la misurano bensì e la classificano come è pur
necessario, ma non propriamente la conoscono né loro ufficio è di conoscerla
nell'intrinseco. Sul tema C. sostenne, tra l'altro, che: Gli uomini di
scienza sono l'incarnazione della barbarie mentale, proveniente dalla
sostituzione degli schemi ai concetti, dei mucchietti di notizie all'organismo
filosofico-storico. (C. da Il risveglio filosofico e la cultura italiana, A
proposito dello sviluppo della logica matematica e dell'introduzione dei
formalismi simbolici, ad opera di matematici e filosofi quali Frege, Peano,
Russell, C. dichiara. I nuovi congegni della logica matematica sono stati
offerti sul mercato. E tutti, sempre, li hanno stimati troppo costosi e
complicati, cosicché non sono finora entrati né punto né poco nell'uso. Vi
entreranno nell'avvenire? La cosa non sembra probabile e, ad ogni modo, è fuori
della competenza della filosofia e appartiene a quella della pratica riuscita:
da raccomandarsi, se mai, ai commessi viaggiatori che persuadano dell'utilità
della nuova merce e le acquistino clienti e mercati. Se molti o alcuni
adotteranno i nuovi congegni logici, questi avranno provato la loro grande o
piccola utilità. Ma la loro nullità filosofica rimane, sin da ora, pienamente
provata. (C. da Logica come scienza del concetto puro. Anni dopo, ancora scrive.
Le scienze naturali e le discipline matematiche, di buona grazia, hanno ceduto
alla filosofia il privilegio della verità, ed esse rassegnatamente, o
addirittura sorridendo, confessano che i loro concetti sono concetti di comodo
e di pratica utilità, che non hanno niente da vedere con la meditazione del
vero. C. da Indagini su Hegel e e schiarimenti filosofici e ribadiva
come: «Le finzioni delle scienze naturali e matematiche postulano di
necessità l'idea di un'idea che non sia finta. La logica, come scienza del
conoscere, non può essere, nel suo oggetto proprio, scienza di finzioni e di
nomi, ma scienza della scienza vera e perciò del concetto filosofico e quindi
filosofia della filosofia. C. da Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici. Tuttavia
ebbe altresì un cordiale e rispettoso scambio epistolare con Albert Einstein. Secondo
diversi storici e filosofi (es. Giorello, Bellone, Massarenti), l'influenza
antiscientifica di C. e di Gentile sarebbe stata fortemente deleteria sia sul
piano dell'istituzione scolastica per gli orientamenti pedagogici della scuola
italiana, che si sarebbe indirizzata prevalentemente agli studi umanistici
considerando quelli scientifici di secondo piano, sia per la formazione di una
classe politica e dirigente che attribuisse importanza alla scienza e alla
tecnica e portando, per conseguenza, ad un ritardo dello sviluppo tecnologico e
scientifico nazionale. La scuola sarà caratterizzata dal primato
dell'umanesimo letterario e in particolare dell'umanesimo classico. Tutte le
istituzioni culturali saranno improntate al primato delle lettere, della filosofia
e della storia. Giorello nel quarantennale della morte di C. ha scritto che
"predicò la religione della libertà e per questo gli siamo riconoscenti.
Ma la sua condanna della scienza e la sua estetica hanno causato danni
gravissimi alla nostra cultura. Che ora esige riparazione. Lo stesso Giorello però ha in parte ritrattato
l'affermazione, negando che sia da attribuire a C. il mancato sviluppo
scientifico italiano, adducendo che quelle che lui considerava una
"colpa" sarebbero da accreditare maggiormente alla Chiesa, agli
scienziati stessi e alla classe politica, più che all'idealismo, che trascura
le scienze ma nemmeno le ostacola, definendo la filosofia di Croce
«interessante sotto altri profili, ma poco interessante, quando si parla di
scienza. C. riteneva le scienze umane e sociali prive di qualunque validità e
del tutto inutili per lo studio dei fenomeni umani. Lui stesso dichiarò più
volte di non riuscire a capire perché si dovesse sprecare del tempo a studiare
«i cretini, i bambini e i selvaggi, quando esistono pensatori come Kant. ilosofia
della pratica «La legge morale è la suprema forza della vita e la realtà della
Realtà.» (Filosofia della pratica. Etica ed economica, Laterza, Bari)
Economia ed etica vengono trattate in Filosofia della pratica. Economica ed
etica. C. dà molto rilievo alla volizione individuale che è poi l'economia,
avendo egli un forte senso della realtà e delle pulsioni che regolano la vita
umana. L'utile, che è razionale, non sempre è identico a quello degli altri:
nascono allora degli utili sociali che organizzano la vita degli individui. Il
diritto, nascendo in questo modo, è in un certo qual senso amorale, poiché i
suoi obiettivi non coincidono con quelli della morale vera e propria.
Egualmente autonoma è la sfera politica, che è intesa come luogo di
incontro-scontro tra interessi differenti, ovvero essenzialmente conflitto,
quello stesso conflitto che caratterizza il vivere in generale. C. critica
anche l'idea di Stato etico elaborata da Hegel ed estremizzata da Gentile. Lo stato
non ha nessun valore filosofico e morale, è semplicemente l'aggregazione di
individui in cui si organizzano relazioni giuridiche e politiche. L'etica è poi
concepita come l'espressione della volizione universale, propria dello spirito;
non vi è un'etica naturale o un'etica formale, e dunque non vi sono contenuti
eterni propri dell'etica, ma semplicemente essa è l'attuazione dello spirito,
che manifesta in modo razionale atti e comportamenti particolari. Questo
avviene sempre in quell'orizzonte di continuo miglioramento umano. Teoria e
storia della storiografia «La storia non è giustiziera, ma
giustificatrice» C., Teoria e storia della storiografia) La storia e lo
spirito: lo storicismo assoluto VICO Come si evince anche da Teoria e
storia della storiografia la filosofia di C., ispirata soprattutto a VICO, è
fortemente storicista. Per ciò, se volessimo riassumere con una formula la
filosofia di C., questa sarebbe storicismo assoluto, ossia la convinzione che
tutto è storia, affermando che tutta la realtà è spirito e che questo si
dispiega nella sua interezza all'interno della storia. La storia non è dunque
una sequela capricciosa di eventi, ma l'attuazione della Ragione. La conoscenza
storica ci illumina a proposito delle genesi dei fatti, è una comprensione dei
fatti che li giustifica con il suo dispiegarsi. Si delinea in quest'ottica il
compito dello storico: egli, partendo dalle fonti storiche, deve superare ogni
forma di emotività nei confronti dell'oggetto studiato e presentarlo in forma
di conoscenza. In questo modo la storia perde la sua passionalità e diviene
visione logica della realtà. Quanto appena affermato si può evincere dalla
celebre frase «la storia non è giustiziera, ma giustificatrice». Con questo
afferma che lo storico non giudica e non fa riferimento al bene o al male.
Quest'ultimo delinea, inoltre, come la storia abbia anche un preciso orizzonte
gnoseologico, poiché in primo luogo è conoscenza, e conoscenza contemporanea,
ovvero la storia non è passata, ma viva in quanto il suo studio è motivato da
interessi del presente. Il bisogno pratico, che è nel fondo di ogni giudizio
storico, conferisce a ogni storia il carattere di "storia
contemporanea", perché, per remoti e remotissimi che sembrino
cronologicamente i fatti che vi entrano, essa è, in realtà, storia sempre
riferita al bisogno e alla situazione presente, nella quale quei fatti propagano
le loro vibrazioni.La storiografia è in seconda istanza utile per comprendere
l'intima razionalità del processo dello spirito, e in terzo luogo essa è
conoscenza non astratta, ma basata su fatti ed esperienze ben precise. Anche se
subisce l'influsso dello storicismo di Voltaire, C. critica gli illuministi e
in generale tutti coloro che pretendono di individuare degli assoluti che
regolino la storia o la trascendano: invece la realtà è storia nella sua
totalità, e la storia è la vita stessa che si svolge autonomamente, secondo i
propri ritmi e le proprie ragioni. La storia è un cammino progressivo per
cui «Nulla c'è al di fuori dello spirito che diviene e progredisce
incessantemente: nulla c'è al di fuori della storia che è per l'appunto questo
progresso e questo divenire. Ma il positivo destinato a superare storicamente
la negatività dei periodi bui della storia non è una certezza su cui adagiarsi:
questa consapevolezza del progresso storico deve essere confermata da un
impegno costante degli uomini in azioni i cui risultati non sono mai scontati
né prevedibili. La storia diviene, allora, anche storia di libertà, dei modi in
cui l'uomo promuove e realizza al meglio la propria esistenza. La libertà si
traduce, sul piano politico, in liberalismo: una sorta di religione della
libertà o di metodo interpretativo della storia e di orientamento dell'azione,
che è imprescindibile nel processo del progresso storico-politico, come si
evince dal volume. La storia come pensiero e come azione Per C. la libertà può
essere apprezzata solo difendendola costantemente in maniera dialettica, poiché
la storia è necessariamente contrasto. Chi desideri in breve persuadersi che la
libertà non può vivere diversamente da come è vissuta e vivrà sempre nella
storia, di vita pericolosa e combattente, pensi per un istante a un mondo di
libertà senza contrasti, senza minacce e senza oppressioni di nessuna sorta; e
subito se ne ritrarrà inorridito come dall'immagine, peggio che della morte,
della noia infinita.» (La storia come pensiero e come azione). Ciò però
non vuol dire che C. giustifichi la violenza come necessaria; nello stesso
saggio ammonisce infatti che «la violenza non è forza ma debolezza, né mai può
essere creatrice di cosa alcuna, ma soltanto distruggerla». La concezione
storica crociana ebbe grande seguito in Italia per molto tempo ed ebbe notevole
influenza anche all'estero, ad esempio per quanto riguarda la formazione del
maggior storico americano del nazismo, George Mosse. C. interviene al congresso
liberale. C. critico letterario, specie quello di Poesia e non poesia, esercitò
molta influenza successiva, quasi una "dittatura intellettuale sulla
cultura italiana, ma ricevette anche critiche: ad esempio furono ritenute
scorrette, "pseudoconcetti" (riprendendo una parola usata da Croce),
poiché non presentate come opinione personale ma come veri canoni estetici,
varie tesi, come la sua opposizione alle novità letterarie europee,
esemplificate dalle stroncature verso gran parte dell'opera di Annunzio,
Pascoli (di cui apprezzò solo alcune parti di Myricae e dei Canti di Castelvecchio
criticando i saggi e le poesie civili), del crepuscolarismo e di Leopardi: di
quest'ultimo salvò, nei Canti, gli idilli e i canti pisano-recanatesi, ma
criticò le poesie dottrinali e polemiche (in particolare i Paralipomeni della
Batracomiomachia e la Palinodia al marchese Capponi) e le opere filosofiche
(apprezzò solo una minima parte delle Operette morali), affermando che quella
leopardiana non era vera filosofia, ma solo uno sfogo poetico in prosa,
inferiore comunque alle liriche, dovuto esclusivamente alle condizioni fisiche
e psicologiche del poeta recanatese. C. non considera Leopardi un vero
filosofo, come Schopenhauer, a cui invece riconosce dignità filosofica ma che
non apprezza come individuo poiché ritenuto cinico e indifferente, ma solo un
pensatore, il cui pensiero è essenzialmente al servizio della sua poesia. Sulla
scorta di Sanctis, esprime simpatia umana al poeta recanatese per lo spirito
civile, l'impegno e la lotta eroica contro le sofferenze fisiche, come espresso
nella poesia La Ginestra. Egli fu grande ammiratore soprattutto del Carducci,
in quanto classicista, razionale e sentimentale al tempo stesso, ma senza
scadere nel sentimentalismo irrazionale, e, a proposito del decadentismo e
degli autori di questo movimento, scrisse, in Del carattere della più recente
letteratura italiana: «Nel passare da Carducci a questi tre, sembra, a volte,
come di passare da un uomo sano a tre malati di nervi». La polemica contro il
decadentismo è figlia di quella contro il positivismo: Croce sostiene che il
misticismo decadente, che egli disapprova come sintomo di vuoto spirituale e
filosofico (C. è razionalista e idealista al tempo stesso), è figlio dello
scientismo positivistico e delle pseudoscienze da esso generate (come lo
spiritismo): Di qua il positivismo, di fronte il misticismo; perché questo è
figlio di quello: un positivista dopo la gelatina dei gabinetti, non credo
abbia altro di più caro che l'inconoscibile, cioè la gelatina dove si coltiva il
microbio del misticismo». Le opere di C. spaziano dalla filosofia, alla
storiografia, all'aneddotica, alla critica letteraria e all'erudizione storica.
Qui si indicano le più importanti. Per un elenco completo si veda L'opera di
Benedetto Croce, bibliografia a cura di S. Borsari, Napoli, Istituto italiano
per gli studi storici, I principi dell'estetica crociana, oltre ad essere
formulati in opere organiche, trovarono anche applicazione critica in
prefazioni e curatele di opere altrui. Tale è, ad esempio, la prefazione
all'opera di Parodi, Poesia e letteratura: conquista di anime e studi di
critica, pubblicata postuma da Laterza, a cura di C.. Il filosofo napoletano
collabora inoltre con numerosi articoli su vari argomenti pubblicati su molti
giornali e riviste stranieri e italiani (Cfr. Panetta, Settant'anni di militanza:
C., tra riviste e quotidiani) Ad esempio la sua collaborazione con il
quotidiano Il Resto del Carlino dura per più di 40 anni. Filosofia dello
spirito Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale Logica
come scienza del concetto puro Filosofia della pratica. Economica ed Etica
Teoria e storia della storiografia; Problemi di estetica e contributi alla
storia dell'estetica italiana La filosofia di VICO Saggio sullo Hegel seguito
da altri scritti di storia della filosofia Materialismo storico ed economia
marxistica Nuovi saggi di estetica Etica e politica. La poesia. Introduzione
alla critica e storia della poesia e della letteratura La storia come pensiero
e come azione Il carattere della filosofia moderna Discorsi di varia filosofia;
Filosofia e storiografia; Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici; Perché
non possiamo non dirci "cristiani"; Primi saggi Cultura e vita morale
L'Italia. Pagine sulla guerra Pagine sparse; Nuove pagine sparse; Terze pagine
sparse; Scritti e discorsi politici; Carteggio C.-Vossler; C. - Papini,
Carteggio; Il caso Gentile e la disonestà nella vita universitaria italiana; Saggi
sulla letteratura italiana del Seicento La rivoluzione napoletana La letteratura
della nuova Italia; I teatri di Napoli dal Rinascimento alla fine del secolo
decimottavo La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza Conversazioni
critiche Storie e leggende napoletane Manifesto degli intellettuali
antifascisti Goethe Una famiglia di patrioti ed altri saggi storici e critici
Ariosto, Shakespeare e Corneille Storia della storiografia italiana nel secolo
decimonono; La poesia di Dante Poesia e non poesia Storia del Regno di Napoli
Uomini e cose della vecchia Italia Storia d'Italia; Storia dell'età barocca in
Italia Nuovi saggi sulla letteratura italiana del Seicento Storia d'Europa nel
secolo decimonono Poesia popolare e poesia d'arte Varietà di storia letteraria
e civile Vite di avventure, di fede e di passione Poesia antica e moderna Poeti
e scrittori del pieno e del tardo Rinascimento La letteratura italiana del
Settecento Letture di poeti e riflessioni sulla teoria e la critica della
poesia Aneddoti di varia letteratura Morra e Castro Edizione nazionale La casa
editrice Bibliopolis ha in corso di pubblicazione l'edizione nazionale delle
opere di C., promossa con Decreto del Presidente della Repubblica. Eugenio
Montale, Tutte le poesie, Milano, Mondadori, Enciclopedia italiana Treccani
alla voce "neoidealismo" Severino, La filosofia dai Greci al nostro
tempo. La filosofia contemporanea, Milano, Rizzoli, Giorello, Dimenticare
Croce? C. - Senato Partito Liberale Italiano «nato nel 1924,
sciolto durante il fascismo e ricostituito». In Enciclopedia Treccani alla voce
"Partito Liberale Italiano" Pagina jpg del Corriere del
Mezzogiorno: Luigi Mosca, L'America innamorata di C. La prestigiosa rivista USA
"Foreign Affairs" lo incorona tra i pensatori più attuali, Einaudi
infatti sosteneva che «il liberismo non è né punto né poco "un principio
economico", non è qualcosa che si contrapponga al liberalismo etico; è una
"soluzione concreta" che talvolta e, diciamo pure, abbastanza
sovente, gli economisti danno al problema, ad essi affidato, di cercare con
l’osservazione e il ragionamento quale sia la via più adatta, lo strumento più
perfetto per raggiungere quel fine o quei fini, materiali o spirituali che il
politico o il filosofo, od il politico guidato da una certa filosofia della
vita ha graduato per ordine di importanza subordinandoli tutti al
raggiungimento della massima elevazione umana.» (in Einaudi, Il buongoverno.
Saggi di economia politica, a cura di Rossi, Il filosofo dedica ai paesi degli
avi, sia paterni che materni, due monografie, intitolate Montenerodomo: storia
di un comune e due famiglie e Pescasseroli, uscite per Laterza e in seguito
collocate in appendice alla Storia del Regno di Napoli (Laterza, Bari). È noto, a tal proposito, l'aneddoto narrato
in un testo coevo, secondo il quale il padre del filosofo, prima di morire tra
le macerie, avrebbe detto al figlio «offri centomila lire a chi ti salva». Cfr.
Balzo, Cronaca del tremuoto di Casamicciola, Tip. De Blasio e C., Napoli, Un'analisi
di quella traumatica esperienza anche in relazione all'opera di C. è in S.
Cingari, Il giovane C. Una biografia etico-politica, Rubbettino, Soveria
Mannelli, Il problema del male nell’indagine di Cucci. Testimonianza di C. sul
terremoto C., Memorie della mia vita,
Istituto italiano per gli studi storici, Napoli. "Il superstite è accolto allora nella
casa romana del politico Spaventa, cugino del padre e fratello del filosofo. Il
lutto, lo spaesamento, l’adolescenza: non stupisce che questa miscela abbia
precipitato il giovane in una crisi d’ipocondria; e l’ostentato contegno
olimpico dell’adulto deriva forse da questo periodo oscuro. «Quegli anni»,
confessa l’autore del Contributo, furono «i soli nei quali assai volte la sera,
posando la testa sul guanciale, abbia fortemente bramato di non svegliarmi al
mattino». Nella Roma del trasformismo, Benedetto si chiude in biblioteca. Ma a
scuoterlo è Labriola, che con le lezioni sull’etica di Herbart gli offre un
appiglio cui aggrapparsi nel naufragio della fede. C. ricorda di averne
recitato più volte i capisaldi sotto le coperte, come una preghiera": v. A
cento anni dal “Contributo” di C., di Matteo Marchesini, Sole 24 ore, Dizionario
biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ministri della Pubblica Istruzione, su
storia.camera. Ultimo Governo Giolitti,
su storia.camera. Jannazzo, C. e la corsa verso la guerra, in Idem, C. e il
prepartito degli intellettuali, Zisa, Palermo, Levi della Vida, Fantômes
retrouvés, Diogène, Gnoli, C. e il suo fantasma, in la Repubblica, Camera dei
deputati - Portale storico; citato in Levi Della Vida, Fantasmi ritrovati,
Venezia, Salvatore Guglielmino/Hermann Grosser, Il sistema letterario. Guida
alla storia letteraria e all'analisi testuale: Novecento; Casa Editrice G.
Principato S.p.A.,. Guglielmino/Grosser, Sambugar, Salà, Letteratura italiana,
C. e il manifesto antifascista. Levi,
Potassio, in Il sistema periodico, poi in Opere, Torino, Einaudi, «La più
efficace difesa della civiltà e della cultura si è avuta in Italia, per opera
di C.. Se da noi solo una frazione della classe colta ha capitolato di fronte
al nemico a differenza di quel che è avvenuto in Germania, moltissimo è dovuto
al C.. (Ruggiero) Osserva Nicola Abbagnano nella sua Storia della filosofia:
«Il regime fascista, certo per costituirsi un alibi di fronte agli ambienti
internazionali della cultura, consentì tacitamente a C. una certa libertà di
critica politica; e Croce si avvalse di questa possibilità [...] per una difesa
degli ideali di libertà... Negli anni del fascismo e della seconda guerra
mondiale la figura di C. ha assunto perciò, agli occhi degli italiani, il
valore di un simbolo della loro aspirazione alla libertà, e ad un mondo in cui
lo spirito prevalga sulla violenza. E tale si mantiene a distanza di anni. Il
terzo volume del carteggio tra C. e Laterza (l'editore delle opere crociane)
offre una grande quantità di esempi delle difficoltà di mantenersi in
equilibrio “tra l'opposizione concreta e organizzata al fascismo, e l'adesione
o la cinica indifferenza”. Esempi “quasi tutti orientati però verso una precisa
direzione: quella dell'autocensura, a volte praticata, altre volte
orgogliosamente respinta... Tra i molti casi che potrebbero essere citati a
illustrazione di questo atteggiamento, è notevole quello sorto attorno alla
dedica apposta da Paolo Treves, nel libro sulla filosofia di Campanella, al
padre Claudio, scrittore e parlamentare socialista, famigerato tra i fascisti
soprattutto per il celebre duello ingaggiato con Mussolini. La dedica recitava:
“A mio padre, che mi additò con l'esempio la dignità della vita”. Laterza
scrive a C. accostando, con diplomatica sottigliezza, la lettura di un volgare
trafiletto anticrociano e antilaterziano sul “Lavoro fascista” alla questione
della dedica, che egli propone al Treves di limitare “alle prime tre parole
essenziali, non essendo opportuno motivarla allo stato attuale delle cose”.
Alla lettera C. risponde il giorno dopo, tranquillizzando Laterza sulla
“purezza” del lavoro storico del Treves e sull'assenza in esso di riferimenti
al presente, e aggiungendo, con maliziosa e retorica ingenuità: “ma veramente
non capisco perché vi abbia fatto senso quella dedica affettuosa di un figlio
al padre. O che la dignità della vita (il corsivo è ovviamente di Croce) è un
fatto politico del giorno?”. Comunque sia, la dedica uscì poi nella versione
“purgata”. Maurizio Tarantino, recensione a C.-Giovanni Laterza, Carteggio, a
c. di Antonella Pompilio, Napoli, Roma-Bari, Istituto italiano per gli studi
storici, Laterza, “L'indice”. L'episodio
è narrato con dovizia di particolari in una lettera di Nicolini a Gentile
riportata da Sasso in Per invigilare me stesso, Bologna, Il mulino, Barbera, La
biblioteca esoterica. Carteggi editoriali Evola-C.-Laterza, Roma, Fondazione
Julius Evola, Cesare Medail, Evola: mi manda Don Benedetto, in Corriere della
Sera, Cfr. la prefazione del testo Lettere di Julius Evola a C.. Regio Decreto
Legge, Disposizioni sull'istruzione superiore (pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale del Regno d'Italia, Tacchi, Storia illustrata del fascismo, Giunti, La
Repubblica, Giarrizzo rivendicò con una punta di orgoglio l'essere annoverato
tra i “nipotini” di C. (se, nel corso di uno sgradevole scontro, sono stato per
Martino un «basco verde di Palazzo Filomarino. Giarrizzo, Giuseppe, Di C. e del
filosofare sine titulo, Archivio di storia della cultura: Napoli: Liguori, si veda: Gramsci, Il materialismo storico e
la filosofia di C. C., Epistolario, I,
Napoli, Istituto italiano per gli studi storici, La vicenda è descritta e
analizzata da Sasso, La guerra d'Etiopia e la “patria”, in Per invigilare me
stesso, Bologna, Il mulino, Battista, Corriere della Sera, B. Croce, Taccuini
di lavoro, Napoli, La tentazione antisemita di tre antifascisti liberali Dante Lattes, Ferruccio Pardo, C. e l'inutile
martirio d'Israele. L'ebraismo secondo C. e secondo la filosofia crociana Sarfatti, Il ritorno alla vita: vicende e
diritti degli ebrei in Italia dopo la seconda guerra mondiale, Tompkins,
L'altra Resistenza. Servizi segreti, partigiani e guerra di liberazione nel
racconto di un protagonista, Il Saggiatore, C. rimane fermo sulle sue
posizioni: l'unica condizione alla quale i partiti antifascisti
dell'opposizione avrebbero accettato di entrare nel governo di Badoglio è
l'abdicazione di Vittorio Emanuele III. È stato il re, dice C., ad APRIRE LE
PORTE AL FASCISMO, favorendolo, appoggiandolo e servendolo per 'anni. Tompkins,
Operti, Lettera aperta a C., Torino, Lattes, Mazzini, poi in Scritti e discorsi
politici, Bari, Laterza; sulle caratteristiche "affettive" del
pronunciamento di C. al referendum, vedi Fulvio Tessitore, Il percorso
psicologico dalla monarchia alla repubblica attraverso i Taccuini di lavoro di
C., in C. e la nascita della Repubblica. Atti del convegno tenutosi presso il
Senato della Repubblica, Soveria Mannelli, Rubbettino, "non sono veri liberali...coloro che si
fregiano, come ora taluni hanno preso a fare, del nome di monarchici, perché il
liberalismo non ha altro fine che quello di garantire la libertà" e se
"la forma Repubblicana gli offre questa...garanzia quando non gliene offre
sicura la monarchia, sarà anche eventualmente repubblicano" (Taccuini di
lavoro; "se il tentativo la duplice abdicazione di Vittorio Emanuele III e
di Umberto II] fallisse, noi sosterremo il partito della Repubblica,
adoperandoci a farla sorgere temperata e non sfrenata, sennata e non
dissennata" (Taccuini di lavoro. C., mai nominato, formalmente rifiutò
prima ancora che la sua ventilata nomina potesse concretizzarsi. (In Galliani,
Il Capo dello Stato e le leggi, Giuffrè, Ente Morale, su Uni SOB.na.Senato
della Repubblica-Cinecittà Luce, Il filosofo della libertà: Napoli - il
funerale di C. C., Maria Curtopassi, Dialogo su Dio: carteggio, Archinto, Il
carteggio fra C. e Curtopassi è stato pubblicato presso la casa editrice
Archinto da Giovanni Russo, autore anche della nota introduttiva, Griffo, Il
pensiero di C. tra religione e laicità. La citazione è tratta da: C, Taccuini
di lavoro, vol. 6, Napoli. C., Perché non possiamo non dirci anticoncordatari.
Discorso contro i patti lateranensi, tratto da: C., Discorsi parlamentari, Bardi
editore, Roma, Atti parlamentari della Camera: Guido Verucci, Idealisti
all'Indice. C., Gentile e la condanna del Sant'Uffizio, Laterza, Capitini, La
compresenza dei morti e dei viventi, Il Saggiatore, Milano, La Critica. Rivista
di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da C., Il ministro dell'Educazione
Nazionale, Bottai alluse ironicamente all'operetta crociana con un articolo
intitolato Benedetto Croce rincristianito per dispetto (In Ruggiero Romano,
Paese Italia: venti secoli di identità, Donzelli Editore,Perché non possiamo
non dirci "cristiani, in La Critica; poi in Discorsi di varia filosofia,
Laterza, Bari, Croce, M. Curtopassi, Dialogo su Dio. Carteggio op.cit. ibidem.
Focher, Rc. a Capanna, La religione in C.. Il momento della fede nella vita
dello spirito e la filosofia come religione, Bari, in Rivista di studi
crociati, Sandro Magister, Colloquio con Foa (Da l'Espresso, Documenti) In Vittorio Messori, Pensare la storia: una
lettura cattolica dell'avventura umana, Paoline, Nello Ajello, Solo per amore,
"La Repubblica, Sasso, Per invigliare me stesso, Bologna, Il mulino, Nel
registro mortuario di Raiano, vicino a L'Aquila, viene indicata erroneamente
come "moglie del senatore C." C. e l'amore Giannangeli, C. a Raiano, in
"L'Osservatore politico letterario", Milano-Roma, Morta Alda C.,
figlia di C. È morta Silvia C. l'ultima
nata del filosofo Morta Lidia, l'ultima
figlia ancora vivente di C. Si è spenta a Napoli. Il pensiero filosofico di C.
- senato C., La storia come pensiero e come azione, Laterza, Bari Saggio
sullo Hegel C., da "papa
laico" a grande dimenticato
Grassano, La filosofia politica di Popper: 1 - La critica della
dialettica hegeliana e dello storicismo; commento a La società aperta e i suoi
nemici e Miseria dello storicismo di Popper
Croce e il totalitarismo
Carteggio C.-Omodeo Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto,
Bompiani, Milano In opposizione al positivismo che voleva riportare la storia
ad una forma della scienza, Croce si era interessato dell'estetica nella quale
avrebbe dovuto essere compresa la storia; cfr. La storia sotto il concetto
generale dell'arte, Bari. Per questo
motivo C. della Divina Commedia di Dante apprezza la prima cantica dell'Inferno
in quanto risultato di una forte e sentita intuizione-espressione, mentre
apprezza meno la cantica del Paradiso dove Dante mescolerebbe poesia e
filosofia Nella premessa C. scrive di
aver trattato l'argomento nello scritto intitolato Lineamenti di una logica
come scienza del concetto puro pubblicato negli Atti dell’Accademia pontaniana.
In effetti però avverte C. che il volume «È una seconda edizione del mio
pensiero, piuttosto che del mio libro» (C., Logica, Ricerca in Italia. Un
passato da salvare, conferenza del prof. Bernardini, dal sito Centro Studi
Enriques, C., La storia come pensiero e come azione, Laterza, Bari. Quel che si
scrivevano Einstein e C. Dimenticare C.?
(Corriere della Sera) La scienza negata.
Il caso italiano, Codice, l'Italia della scienza negata (dal blog de Il Sole 24
Ore) Ministro dell'Istruzione del
governo MUSSOLINI, promotore della riforma scolastica varata in Italia. Radice
in Faracovi, Enriques, Approssimazione e
verità, Belforte, Livorno, Giorello, Dimenticare C.?, in Il Corriere della
Sera, L'arretratezza dell'Italia in campo scientifico è il risultato di cattive
scelte dei politici da una parte e di resistenze culturali e di incapacità
degli scienziati stessi a comunicare dall'altra e che quindi risultano
indipendenti dall'idealismo crociano. A livello culturale, casomai, esistono
altre forze che potrebbero essere imputate del ritardo scientifico, si veda per
esempio la nefasta influenza della Chiesa in merito ad alcuni aspetti delle
ricerche bioetiche. La mia perplessità nei confronti di Croce non riguarda le
pretese conseguenze della sua filosofia sullo sviluppo tecnico-scientifico del
nostro Paese. Mi sembra che sia una polemica datata e ormai superata. Non credo
che dalle posizioni antiscientifiche di Croce derivi un ritardo della società
italiana nei confronti della scienza. Quella di C. è una filosofia interessante
sotto altri profili, ma poco interessante, quando si parla di scienza e quindi
è deficitaria sotto il profilo di una seria trattazione del problema della
conoscenza.» (Giorello), in È vero che C. odiava la scienza? - Dialogo tra
Giorello e Ocone, Matera, Biscaldi, Giusti, Pezzotti, Rosci, Scienze umane -
Corso integrato, Marietti Scuola, 9. C., La storia come pensiero e come azione,
Laterza, Bari, Abbagnano, Storia della filosofia, Benadusi, Caravale, M.s
Italy: Interpretation, Reception, and Intellectual Heritage, Palgrave
Macmillan, Sambugar, Salà, Letteratura italiana
Paolo Ruffilli, Introduzione alle Operette morali di Leopardi, ed.
Garzanti Sebastiano Timpanaro,
Classicismo e illuminismo nell'Ottocento italiano C., Schopenhauer e il nome del male Si riferisce a d'Annunzio, Fogazzaro e
Pascoli Riportato in Pazzaglia,
Letteratura italiana III C., Del
carattere della più recente letteratura italiana, in Letteratura della nuova
Italia, Bari, Dino Biondi, Il Resto del Carlino, Edizioni Nazionali istituite
anteriormente alla legge su Ministero per i Beni e le Attività Culturali, concernente
l'«Edizione Nazionale delle opere di C. Integrazione della composizione della
Commissione» su Ministero per i Beni e le Attività Culturali, VISTO il D.P.R istitutivo
dell'Edizione Nazionale delle opere di C.».Bibliografia Fassò, C., in Novissimo
Digesto Italiano, diretto da Azara e Eula, Torino, Pomba, Antoni, Commento a C.,
Venezia, Neri Pozza, Alfredo Parente, Il pensiero politico di C. e il nuovo
liberalismo, Solmi, Il C. e noi, in "La Rassegna d'Italia", La
letteratura italiana contemporanea, a cura di Giovanni Pacchiano, Milano,
Adelphi). Nicolini, C., Pomba, Torino, Ottaviano Giannangeli, C. a Raiano, in
"L'Osservatore politico letterario", Milano-Roma, (ora in Id.,
Operatori letterari abruzzesi, Lanciano, Itinerari). Damiano Venanzio Fucinese,
Dieci lettere inedite di C., in "Dimensioni", Lanciano, Ulisse
Benedetti, C. e il Fascismo, Roma, Volpe Rditore, Roma, Sasso, C. La ricerca
della dialettica, Napoli, Morano, Badaloni, Muscetta, Labriola, Croce, Gentile,
Roma-Bari, Laterza (in part. di Muscetta: La versatile precocità giovanile di
Benedetto Croce. Profilo della sua lunga operosità, Critica e metodologia
letteraria di C., Croce scrittore: multiforme unità della sua prosa).
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Galasso, C. e lo spirito del suo tempo, Milano, Saggiatore, C. e la cultura
meridionale. Atti del convegno di studi, Sulmona-Pescasseroli-Raiano, a cura di
Papponetti, Pescara, Ediars, Toni Iermano, Lo scrittoio di C. con scritti
inediti e rari, Napoli, Fiorentino, Antonio Cordeschi, C. e la bella Angelina.
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Una bibliografia di C., su rivista.ssef. Una bibliografia di C. con corredo di
riassunti delle opere e piccoli s aggi, su nuovorealismo. Biografia di C. con
elenco opere, su giornale difilosofia. net. Il problema dell'impressione nella
ricerca filosofica del giovane C., su giornaledi filosofia.net. L'elenco dei
volumi dell'Edizione Nazionale, su bibliopolis. C., su Camera - Assemblea
Costituente, Parlamento italiano. Le riviste di C. on line. Accesso full text a
«La Critica. Rivista di letteratura, storia e filosofia» ai «Quaderni della
“Critica”» su biblioteca filosofia.uniroma1. C., il filosofo liberale, sul RAI
Filosofia, su filosofia.rai. Alessandra Tarquini, C., il filosofo liberale, Radio3.
Aus dieser Schule
sind die beiden großen zeitgenössischen Philosophen Italiens
hervorgegangen, C. und Gentile. Beide
Denker knüpfen an die J Gentile, Che cosa e il fascismo. Gentile hat einen
Neudruck seiner Werke veranlaßt. In seiner ,,Introduzione alla filosotia'
sagt er: Damit aus einem Volke eine Nation werde, muß es sich seiner
Nationalität, seiner Kraft und seiner Kultur bewußt sein. Philosophie
Hegels an, die gerade in Italien, namentlich an der Universität Neapel,
von jeher gepflegt wurde. C. übernimmt von dem großen deutschen Denker
den Leitgedanken, nämlich die Idee des Geistes als einer dialektischen Tätigkeit,
die sich im Rhytmus von Gegensätzen bewegt. Diese Gegensätze formuliert
er allerdings etwas anders als Siegel, indem er zwischen kontradiktorischen und
nur konträren Momenten unterscheidet. Ferner lehnt C. die empirischen Gedanken
völlig ab; für ihn erzeugt nur der Geist die Realität. Es gibt in der Welt nichts,
was nicht Manifestation des Geistes wäre. Er gliedert sich in zwei
Hauptformen: theoretische Aktivität (Erkennen) und praktische (Wollen und
Handeln). Unterformen sind: intuitives Anschauen (Kunst), intellektuelles
Denken (Wissenschaft), ulititalisches Handeln (Ökonomie), moralisches
Wollen (Ethik). So schrieb denn C. ein Buch über Lebendiges und Totes in
Hegels Philosophie und betonte seine innere Verwandtschaft mit Vico,
dessen Lehre er gleichfalls eine besondere Schrift gewidmet hat. Diese
Verwandtschaft tritt besonders in C. Werken über Historik und Ästhetik
hervor. Diese und andere Bücher des italienischen Philosophen haben
internationales Ansehen erlangt. Gentile schließt sich zwar im allgemeinen an
den Geist der Hegelschen Dialektik an. Er faßt sie aber nicht als
abstrakte Reflexion auf, sondern als konkretes Denken, das zugleich ein
landein ist. Daher bezeichnet er seine Philosophie als Aktualismus. Die
wahre Realität liegt in dem schöpferischen Akt des Geistes. Dieser ist
nicht etwa nur Bewußtsein und Kontemplation der Welt, sondern
schöpferisches Hervorbringen der Welt; Ethik und Politik sind daher ein
Ausfluß des Geistes. Selbst die historische Schau bedeutet nicht nur einen
Bericht über Geschehnisse der Vergangenheit, sondern auch eine geistige
Schöpfung 1). In dieser Lehre erblickt Gentile eine Fortführung der
italienischen Tradition, die von Bruno bis auf Vico, Gioberti und
Spaventa reicht. Er hat sich vollkommen dem Faschismus angeschlossen, war
eine Zeitlang Unterrichtsminister und Urheber einer tiefgreifenden
Schulreform. Gentile hat auch wichtige Beiträge zur Staatstheorie des
Faschismus geliefert 2 ), welche weiter unten erwähnt werden sollen. Es
sei noch hinzugefügt, daß auf dem Gebiete der Rechtsphilosophie sich G. Del
Vecchio auch außerhalb Italiens einen Namen gemacht hat durch seinen
Kampf gegen den reinen Rechtspositivismus und seine philosophische
Begründung des Imperialismus; dadurch hat seine Lehre eine nahe Beziehung
zum Faschismus. Von den zahlreichen Schriften Gentiles ist ,,Der aktuale
Idealismus“ auch in deutscher Übersetzung erschienen. -I Vgl. besonders „Che cosa e il fascismo", „La
filosolia de] fascismo“. Charakteristisch ist der Satz: ,,Lo stato del fascismo
e una creazionc tutta spirituale". Benedetto Croce. Croce. Keywords: idealism, la filosofia di Croce come
antecedente del fascismo, Mussolini giornalista, la ruttura Croce-Gentile –
l’idealismo di Croce pre-fascismo come fascista: hegel, idea dello spirito,
idealism assoluto, la relazione tra Vico e Hegel. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Croce:
implicatura: intenzione, espressione, e communicazione” Croce.
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