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Thursday, November 28, 2024

GRICE ITALO A/C C CR

 

Grice e Crespi: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale d’Antonino e compagnia – filosofia romana – scuola di Milano – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo milanese. Filosofo lombardo. Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “Crespi is an interesting figure; Strawson calls him an Englishman since he became a Brit! My favourite is his edition of Marcauurelio’s remembrances – which is a n irony: he was a roman, but left his remembrances in Hellenic; and the Italians needed a translation! It would be as if Pocahontas’s remembrances were in Anglo-Saxon!” Collaboratore della Critica sociale, si avvicina alle posizione modernista. Collaboraa Il Rinnovamento, L'Unità, La Rivoluzione liberale, Coenobium. Emigrato durante il fascismo, ospita numerosi esuli antifascisti. Altre opere: “Le vie della fede” (Roma, Libreria editrice romana); “Sintesi religiosa” (Firenze, Tip. Bonducciana di A. Meozzi); “L’impero romano” (Milano, Treves); “Dall'io al tu” (Modena, Guanda). Nunzio Dell'Erba, Rosselli e Sturzo, "Annali della Fondazione Ugo La Malfa", Luigi Sturzo, Mario Sturzo, Carteggio, Roma, Edizioni di storia e letteratura-Istituto Sturzo, Giovanni Bonomi, C., Cremona, Padus). Wikipedia Ricerca Filosofia ellenistica periodo della filosofia greca antica La filosofia ellenistica è il periodo della filosofiaoccidentale e della filosofia greca antica durante il periodo ellenistico.  StoriaModifica  Il mondo ellenistico. Il periodo ellenistico seguì le conquiste di Alessandro Magno, che aveva diffuso la cultura greca antica in tutto il Medio Oriente e nell'Asia occidentale, dopo il precedente periodo culturale della Grecia classica. Il periodo classico della filosofia greca antica era iniziato con Socrate, il cui allievo Platone aveva insegnato ad Aristotele, che a sua volta aveva istruito Alessandro. Mentre i pensatori classici avevano per lo più sede ad Atene, il periodo ellenistico vide i filosofi attivi in tutto l'impero. Il periodo iniziò con la morte di Alessandro nel 323 a.C. (poi quella di Aristotele), e fu seguito dal predominio della filosofia dell'antica Roma durante il periodo imperiale romano.  Sviluppi e dibattiti sul pensieroModifica I fondatori dell'Accademia, i peripatetici, i seguaci del cinismo e del cirenaismo erano stati tutti allievi di Socrate, mentre lo stoicismo era soltanto indirettamente influenzato da lui.Il pensiero di Socrate fu quindi influente per molte di queste scuole dell'epoca, portandole a concentrarsi sull'etica e su come raggiungere l'eudaimonia (la bella vita), e alcune di loro seguirono il suo esempio di usare l'autodisciplina e l'autarchia a tal fine. Secondo Grayling, la maggiore insicurezza e perdita di autonomia dell'epoca spinse alcuni a usare la filosofia come mezzo per cercare sicurezza interiore dal mondo esterno. Questo interesse nell'usare la filosofia per migliorare la vita è stato colto nell'affermazione di Epicuro: "vuote sono le parole di quel filosofo che offre una terapia per nessuna sofferenza umana".  L'epistemologia degli epicurei è empirica, con la conoscenza che alla fine proveniva dai sensi.[4]Epicuro sosteneva che le informazioni sensoriali non sono mai false, anche se a volte possono essere fuorvianti, e che "Se combatti contro tutte le sensazioni, non avrai uno standard contro il quale giudicare anche quelle di coloro che dici si sbagliano". Rispose a un'obiezione all'empirismo fatta da Platone in Menone, secondo la quale non si può cercare informazioni senza avere un'idea preesistente di cosa cercare, quindi significa che la conoscenza deve precedere l'esperienza. La risposta epicurea è che la prolepsi (preconcetti) sono concetti generali che consentono di riconoscere cose particolari e che queste emergono da ripetute esperienze di cose simili.   PlatonismoModifica Il Platonismo rappresenta la filosofia dell'allievo di Socrate, Platone, e i sistemi filosofici da esso strettamente derivati.  Antica AccademiaModifica Il platonismo primitivo, noto come "l'Antica Accademia", inizia con Platone, seguito da Speusippo (nipote di Platone dell’ACCADEMIA), che gli succedette come capo della scuola, e da Senocrate. Entrambi cercarono di fondere le speculazioni pitagoriche sul numero con la teoria delle forme di Platone.  Scetticismo accademicoModifica  Carneade, copia romana dalla statua esposta nell'Agorà di Atene, Museo Glyptothek Lo scetticismo accademico è il periodo dell'antico platonismo risalente intorno a quando Arcesilao divenne capo dell'Accademia platonica, fino a quando Antioco di Ascalona respinse lo scetticismo, sebbene i singoli filosofi, come Favorino e il suo maestro Plutarco, continuassero a difendere lo scetticismo accademico dopo questa data. Gli scettici accademici sostenevano che la conoscenza delle cose è impossibile. Le idee o le nozioni non sono mai vere; tuttavia, ci sono gradi di somiglianza con la verità, e quindi gradi di credenza, che consentono di agire. La scuola era caratterizzata dai suoi attacchi agli stoici e al dogma stoico che impressioni convincenti portavano alla vera conoscenza.  Arcesilao Carneade Cicerone Medioplatonismo Antioco di Ascalona respinse lo scetticismo, lasciando il posto al periodo noto come Medioplatonismo, in cui il platonismo era fuso con alcuni dogmi peripatetici e molti stoici. Nel medioplatonismo, le forme platoniche non erano trascendenti ma immanenti alle menti razionali, e il mondo fisico era un essere vivente e animato, l'anima del mondo. La natura eclettica del platonismo in questo periodo è dimostrata dalla sua incorporazione nel pitagorismo (Numenio di Apamea) e nella filosofia ebraica (Filone di Alessandria).  Plutarco Neoplatonismo Il Neoplatonismo, o plotinismo, era una scuola di filosofia religiosa e mistica fondata da Plotino nel III secolo e basata sugli insegnamenti di Platone e degli altri platonici. Il vertice dell'esistenza era l'Assoluto o il Bene, la fonte di tutte le cose. Nella virtù e nella meditazione l'anima aveva il potere di elevarsi per raggiungere l'unione con l'Assoluto, la vera funzione degli esseri umani. I neoplatonici non cristiani erano soliti attaccare il cristianesimo fino a quando cristiani come Agostino, Boezio ed Eriugena non adottarono il neoplatonismo.  Plotino Porfirio Giamblico Proclo CirenaismoModifica Il Cirenaismo fu fondato nel IV secolo a.C. da Aristippo, allievo di Socrate. Aristippo, nipote del fondatore, sostene che il motivo per cui il piacere era buono era che era evidente nel comportamento umano fin dalla più giovane età, perché questo lo rende naturale e quindi buono (il cosiddetto argomento della culla).I Cirenaici credevano anche che il piacere presente liberasse dall'ansia del futuro e dai rimpianti del passato, lasciandoci in pace.Queste idee furono prese ulteriormente da Anniceride di Cirene, che espanse il piacere per includere cose come l'amicizia e l'onore. Teodoro l'Ateo non era d'accordo e sosteneva che i legami sociali dovrebbero essere tagliati e dovrebbe essere sposata l'autosufficienza. Egesia di Cirene, d'altra parte, affermava che la vita alla fine non poteva essere complessivamente piacevole.   Cinismo Il pensiero dei Cinici si basava sul vivere con il minimo necessario e nel rispetto della natura. Il primo cinico fu Antistene, che era un allievo di Socrate. Introdusse le idee di ascetismo e opposizione alle norme sociali Il suo seguace fu Diogene, che seguì questa direzione. Invece del piacere, i cinici promuovevano il vivere intenzionalmente in difficoltà (ponos). Tutto questo perché era visto come naturale e quindi buono, mentre la società era innaturale e quindi cattiva, così come i benefici materiali. I piaceri forniti dalla natura (che sarebbero stati immediatamente accessibili) erano tuttavia accettabili. Cratete di Tebe affermava quindi che "la filosofia è un chilo di fagioli e non si cura di nulla". Altri cinici includevano Menippo e Demetrio .  Scuola peripatetica. Un busto in marmo di Aristotele La scuola peripatetica era composta dai filosofi che avevano mantenuto e sviluppato la filosofia di Aristotele. Sostenevano l'esame del mondo per comprendere il fondamento ultimo delle cose. Lo scopo della vita era l'eudaimonia che nasceva da azioni virtuose, che consistevano nel mantenere la media tra i due estremi del troppo e del troppo poco.  Teofrasto  Stratone di Lampsaco Alessandro di Afrodisia Aristocle di Messene Pirronismo  Pirro d'Elide, testa in marmo, copia romana, Museo Archeologico di Corfù Il Pirronismo era una scuola di scetticismo filosoficoche ebbe origine con Pirrone e fu ulteriormente avanzata da Enesidemo nel I secolo a.C. Il suo obiettivo era l'atarassia (essere mentalmente imperturbabile), che si ottiene attraverso l'epoché(cioè la sospensione del giudizio) su questioni non evidenti (cioè, questioni di credenza).  Pirrone Timone di Fliunte Enesidemo Sesto Empirico Epicureismo  Busto romano di Epicuro L'epicureismo fu fondato da Epicuro. La sua epistemologia era basata sull'empirismo, ritenendo che le esperienze sensoriali non possano essere false, anche se possono essere fuorvianti, poiché sono il prodotto del mondo che interagisce con il proprio corpo. Ripetute esperienze sensoriali possono quindi essere utilizzate per formare concetti (prolepsi) sul mondo, e tali concetti ampiamente condivisi ("concezioni comuni") possono fornire ulteriormente le basi per la filosofia. Applicando il suo empirismo, Epicuro sostenne l'atomismo notando che la materia non poteva essere distrutta poiché alla fine si sarebbe ridotta a nulla e che doveva esserci vuotoaffinché la materia potesse muoversi. Anche se questo di per sé non provava l'esistenza degli atomi, si oppose all'alternativa osservando che gli oggetti infinitamente divisibili sarebbero infinitamente grandi, simili ai paradossi di Zenone. Considera l'universo governato dal caso, senza alcuna interferenza da parte degli dei. Considerava l'assenza di dolore come il più grande piacere e sosteneva una vita semplice.  Epicuro Metrodoro Ermarco di Mitilene Zenone di Sidone Filodemo di Gadara Lucrezio  StoicismoModifica  Zenone di Cizio, il fondatore dello stoicismo Lo stoicismo fu fondato da Zenone di Cizio nel III secolo a.C. Basato sulle idee etiche dei cinici, insegnava che l'obiettivo della vita era vivere in accordo con la natura. Sostenne lo sviluppo dell'autocontrollo e della forza d'animo come mezzi per superare le emozioni distruttive.  Zenone di Cizio Cleante Crisippo Panezio Posidonio Seneca Epitteto Marco Aurelio Il giudaismo ellenistico era un tentativo di stabilire la tradizione religiosa ebraica all'interno della cultura e della lingua dell'ellenismo. Il suo principale rappresentante fu Filone di Alessandria.  Filone di Alessandria Flavio Giuseppe  Il neopitagorismo era una scuola di filosofia che faceva rivivere le dottrine pitagoriche, prominente nel I e II secolo. Era un tentativo di introdurre un elemento religioso nella filosofia greca, adorare Dio vivendo una vita ascetica, ignorando i piaceri del corpo e tutti gli impulsi sensoriali, per purificare l'anima.  Publio Nigidio Figulo. Apollonio di Tiana. Numenio di Apamea. Cristianesimo ellenisticoModifica Il cristianesimo ellenistico è il tentativo di riconciliare il cristianesimo con la filosofia greca, a partire dalla fine del II secolo. Attingendo in particolare al platonismo e al neoplatonismo emergente, figure come Clemente Alessandrino cercarono di fornire al cristianesimo un quadro filosofico.  Clemente Alessandrino. Origene. Agostino d'Ippona. Elia Eudocia. Voci correlate Filosofia greca Filosofia antica Ellenismo Religione ellenistica Cento scuole di pensiero Grayling, The History of Philosophy, Penguin, Peter Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford. Grayling, The History of Philosophy, Penguin, John Sellars, Hellenistic Philosophy, Oxford University Press, Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford University Press, Sellars, Hellenistic Philosophy, Oxford University Press, Platonismo su Enciclopedia Britannica. Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford, Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford. Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford University Press, Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford. Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford, Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford. Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford University Press, Peter Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford. Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford, Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford. Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford, Adamson, Philosophy in the Hellenistic and Roman Worlds, Oxford Long, Sedley, The Hellenistic Philosophers, Cambridge, Reale, The Systems of the Hellenistic Age: History of Ancient Philosophy (Suny Series in Philosophy), edito e tradotto dall'italiano da Catan, Albany, New York "Platonismo." Cross, FL, ed. nel dizionario di Oxford della chiesa cristiana . New York: Oxford. Portale Antica Grecia   Portale Antica Roma   Portale Filosofia Atarassia termine filosofico  Scuola cirenaica Autarchia (filosofia) Wikipedia IlAngelo Crespi. Grice: “His essay on Antonino is brilliant – his philosophy of history is controversial. Keywords: la filosofia dell’impero romano, impero, impero romano, impero britannico, funzione dell’impero, funzione storica dell’impero, filosofia imperial, imperialismo, imperialismo romano, imperialism britannico, post-imperialismo, Antonino.  Filosofia della storia – aporie, lingua latina, impero romano, lingua nazionale, nazione romana, nazione italiana, lingua italiana, lingua fiorentina, lingua toscana, toscano, -- Refs.: Luigi Speranza, “Crespi e Grice” – The Swimming-Pool Library. Crespi.

 

Grice e Crespo: la ragione conversazionale -- filosofo italiano.

 

Grice e Critolao: la ragione conversazionale a Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Sent as a deputation to Rome. He emphasizes the relative unimportance of material comforts for the good life. 

 

Grice e Croce: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dell’idealismo – scuola di Pescasseroli – filosofia aquilese – filosofia abruzzese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pescasseroli). Filosofo italiano. Pescasseroli, L’Aquila, Abruzzo, Italia. Grice: “I would think the fashionable Englishwoman may think Croce is the most important philosopher that ever lived!” -- vide under “Grice as Croceian” -- Grice as Croceian: expression and intention -- Croce, B., philosopher. I genitori appartenevano a due abbienti famiglie abruzzesi: la famiglia Sipari, quella materna, originaria della stessa Pescasseroli, ma radicatasi anche in Capitanata e Terra di Lavoro, particolarmente legata agli ideali liberali, e l'altra, quella paterna, originaria di Montenerodomo (in provincia di Chieti), ma trapiantata a Napoli, legata invece ad una mentalità di stampo borbonico. C. crebbe in un ambiente profondamente cattolico, dal quale però, ancora adolescente, si distaccò, non riaccostandosi più per tutta la vita alla religiosità tradizionale.  Il terremoto di Casamicciola A diciassette anni perse i genitori, Pasquale C. e Luisa Sipari, e la sorella Maria, periti  durante il terremoto di Casamicciola, nell'isola d'Ischia, dove C. si trovava in vacanza con la famiglia. Un terremoto durato non più di 90 secondi ma dalla potenza devastatrice enorme - e per questo rimasto come esempio terribile di distruzione nel modo di dire delle popolazioni coinvolte - dove lo stesso Benedetto rimase «sepolto per parecchie ore sotto le macerie e fracassato in più parti del corpo. Il "problema del male", in sottofondo alla sua filosofia ottimistica sul progresso, rimarrà insoluto, se non addirittura negato, e dietro le quinte del suo pensiero, influenzato da questi eventi giovanili come evidenziato dalle meditazioni private dei Taccuini personali. Quegli anni furono i miei più dolorosi e cupi: i soli nei quali assai volte la sera, posando la testa sul guanciale, abbia fortemente bramato di non svegliarmi al mattino, e mi siano sorti persino pensieri di suicidio.Fra i primi ad accorrere in suo aiuto fu il cugino Petroni, la famiglia del quale lo assisté affettuosamente nei mesi seguenti nella loro residenza di campagna a San Cipriano Picentino, paese non troppo distante da Salerno. In seguito a questo tragico episodio fu affidato, assieme al fratello superstite Alfonso, alla tutela del cugino Silvio Spaventa, figlio della prozia Maria Anna C. e fratello del filosofo Spaventa, che, mettendo da parte dei dissapori storici che aveva con la famiglia Croce, lo accolse nella propria casa a Roma, dove il giovane Benedetto trascorse gli anni dell'adolescenza ed ebbe modo di formarsi culturalmente[14] fino all'età di vent'anni. Nel circolo culturale nella casa dello zio Silvio, C. ebbe modo di frequentare importanti uomini politici ed intellettuali tra cui Labriola che lo inizierà al marxismo. Pur essendo iscritto alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Napoli, Croce frequentò le lezioni di filosofia morale a Roma tenute dal Labriola. Non terminò mai i suoi studi universitari, ma si appassionò a studi eruditi e filosofici, trascurando il pensiero hegeliano, di cui criticava la forma incomprensibile.  Il ritorno a Napoli Lasciata la Roma troppo accesa di passioni politiche, Tornò a Napoli, dove acquistò, per abitarvi, la casa dove aveva trascorso la sua vita VICO, il filosofo napoletano amato da C. per la concezione filosofica anticipatrice, per certi aspetti, della sua. Fu tra i fondatori della Società dei Nove Musi, un cenacolo di intellettuali. Compì numerosi viaggi in Spagna, Germania, Francia e Regno Unito mentre nella sua formazione culturale cresceva l'interesse per gli studi storici e letterari, in particolare per la poesia di Carducci, e per le opere di Sanctis. Attraverso Antonio Labriola con cui era rimasto in contatto, si interessò al marxismo, di cui però criticava come astorica la visione che dava del capitalismo. Da Marx risalì alla filosofia hegeliana che cominciò ad apprezzare e ad approfondire.  La fondazione de La critica e la vita politica Uscì il primo numero della rivista La critica, con la collaborazione di Gentile, e stampata a sue spese, allorché subentrò l'editore Laterza. Venne nominato per censo senator e fu Ministro della Pubblica Istruzione nel quinto e ultimo governo Giolitti.  Con regio decreto dgli fu concesso il titolo di "Nobile". Elaborò una riforma della pubblica istruzione che fu poi ripresa e attuata da Gentile.  Posizione nella prima guerra mondiale «Ardenti e vivacissime furono in quei dieci mesi le polemiche tra «interventisti» e «neutralisti», come erano chiamati non si può dire che [gli interventisti] avessero torto, come non si può dire che l'avessero i loro oppositori, perché dissidî di questa sorta non sono materia, nonché di tribunali, neppure di critica scientifica, e hanno questo carattere entrambe le tesi, appassionatamente difese, sono necessarie per l'effetto politico e, come suona il motto, che, se una delle due opposizioni non ci fosse, converrebbe inventarla. Più di un cosiddetto «neutralista» si sentiva talvolta scosso dalla tesi avversaria e inclinava ad accoglierla, e il medesimo accadeva a più di un «interventista. Storia d'Italia Bari, Laterza) Il filosofo, nella scelta tra le due posizioni, neutralismo o interventismo alla prima guerra mondiale, si rivolse alla prima; ma il suo era un neutralismo che contemperava le posizioni liberali con la possibilità dell'intervento (rimase comunque poco favorevole alla guerra, e, non obbligato ad arruolarsi, per limiti di età - 49 anni -, non andò mai al fronte a differenza di altri intellettuali come D'Annunzio, volontario. Scriveva a Bigot che era pronto ad accettare quella guerra che saremo costretti a fare, quale che sia, anche contro la Germania, ad accettarla come una dolorosa necessità, risoluto a non provocarla per ragioni antinazionali e settarie»  (C., Epistolario, Napoli) Il rapporto con il fascismo L'iniziale fiducia al governo fascista  C. nella sua biblioteca Inizialmente C. fu vicino al fascismo. Ascoltò e applaudì il discorso di MUSSOLINI al teatro San Carlo di Napoli, durante l'adunata preparatoria per la marcia su Roma. In occasione delle votazioni al Senato, successive all'uccisione del deputato socialista Matteotti, fu tra i 225 senatori che votarono la fiducia al governo MUSSOLINI, insieme a Gentile e Morello. In seguito C. spiegò in un'intervista che il suo non era stato un voto fascista, ha votato a favore del regime perché pensava che MUSSOLINI, se sostenuto, puo esser sottratto all'estremismo fascista a cui C. fa risalire la responsabilità del delitto Matteotti. Abbiamo deciso di dare il voto di fiducia. Ma, intendiamoci, fiducia condizionata. Nell'ordine del giorno che abbiamo redatto è detto esplicitamente che il senato si aspetta che il Governo restauri la legalità e la giustizia, come del resto Mussolini ha promesso nel suo discorso. A questo modo noi lo teniamo prigioniero, pronti a negargli la fiducia se non tiene fede alla parola data. Vedete: il fascismo è stato un bene; adesso è divenuto un male, e bisogna che se ne vada. Ma deve andarsene senza scosse, nel momento opportuno, e questo momento potremo sceglierlo noi, giacché la permanenza di Mussolini al potere è condizionata al nostro beneplacito. C. scrive su Il Giornale d'Italiache il regime mussoliniano «non poteva e non doveva essere altro che un ponte di passaggio per la restaurazione di un più severo regime liberale».  La rottura e il Manifesto degli intellettuali antifascisti Il filosofo abruzzese si allontanò definitivamente dal regime allorché, su sollecitazione di Amendola, scrisse il Manifesto degli intellettuali antifascisti in replica al Manifesto degli intellettuali fascisti di Gentile. Lo scritto, pubblicato sul quotidiano Il Mondo, tra l'altro sosteneva. Contaminare politica e letteratura, politica e scienza è un errore, che, quando poi si faccia, come in questo caso, per patrocinare deplorevoli violenze e prepotenze e la soppressione della libertà di stampa, non può dirsi nemmeno un errore generoso. E non è nemmeno, quello degli intellettuali fascisti, un atto che risplende di molto delicato sentire verso la patria, i cui travagli non è lecito sottoporre al giudizio degli stranieri, incuranti (come, del resto, è naturale) di guardarli fuori dei diversi e particolari interessi politici delle proprie nazioni. In che mai consisterebbe il nuovo evangelo, la nuova religione, la nuova fede, non si riesce a intendere dalle parole del verboso manifesto; e, d'altra parte, il fatto pratico, nella sua muta eloquenza, mostra allo spregiudicato osservatore un incoerente e bizzarro miscuglio di appelli all'autorità e di demagogismo, di proclamata riverenza alle leggi e di violazione delle leggi, di concetti ultramoderni e di vecchiumi muffiti, di atteggiamenti assolutistici e di tendenze bolsceviche, di miscredenza e di corteggiamenti alla Chiesa cattolica, di aborrimenti della cultura e di conati sterili verso una cultura priva delle sue premesse, di sdilinquimenti mistici e di cinismo. Per questa caotica e inafferrabile "religione" noi non ci sentiamo, dunque, di abbandonare la nostra vecchia fede: la fede che da due secoli e mezzo è stata l'anima dell'Italia che risorgeva, dell'Italia moderna; quella fede che si compose di amore alla verità, di aspirazione alla giustizia, di generoso senso umano e civile, di zelo per l'educazione intellettuale e morale, di sollecitudine per la libertà, forza e garanzia di ogni avanzamento.»  Secondo Norberto Bobbio, il Manifesto degli intellettuali antifascisti sancì l'assunzione da parte di C. del ruolo di coscienza morale dell'antifascismo italiano» e di «filosofo della libertà. Lo scritto segnò inoltre la rottura dell'amicizia con Gentile, a causa delle ormai inconciliabili divergenze filosofiche e politiche. In seguito Croce fu l'unica voce fuori dal coro tollerata dal regime. Il ruolo di Croce come coscienza dell'antifascismo è testimoniato, tra gli altri, da Primo Levi, che ricordò che negli anni del fascismo e della guerra, segnati per gli antifascisti da smarrimento morale, isolamento e incertezze, solo «La Bibbia, C., la geometria, la fisica, ci apparivano fonti di certezza. Il mio liberalismo è cosa che porto nel sangue, come figlio morale degli uomini che fecero il Risorgimento italiano, figlio di Sanctis e degli altri che ho salutato sempre miei maestri di vita. La storia mi metterà tra i vincitori o mi getterà tra i vinti. Ciò non mi riguarda. Io sento che ho quel posto da difendere, che pel bene dell'Italia quel posto dev'essere difeso da qualcuno, e che tra i qualcuni sono chiamato anch'io a quell'ufficio. Ecco tutto.»  (Lettera a Alfieri) Rifiutò di entrare nell'Accademia d'Italia, e dopo un breve appoggio al movimento antifascista Alleanza Nazionale per la Libertà, fondato dal poeta Lauro De Bosis, si allontanò dalla vita politica, continuando peraltro ad esprimere liberamente le sue idee politiche, senza che il regime fascista lo censurasse, almeno esplicitamente. L'unico atto di ostilità violenta ed esplicita compiuto dal fascismo verso C. fu la devastazione della sua casa napoletana. Negl’anni successivi, quelli della sua affermazione e del cosiddetto consenso, il fascismo ritenne C. un avversario poco temibile, sostenitore com'era della tesi di un fascismo inteso come malattia morale inevitabilmente superata dal progresso della storia. Inoltre la fama di C. presso l'opinione pubblica europea lo proteggeva da interventi oppressivi da parte del regime. Ha altresì blandi rapporti culturali con intellettuali in qualche modo vicini al regime, anche se marginali, come un carteggio epistolare con il tradizionalista Julius Evola, a cui espresse l'apprezzamento formale per due opere, da pubblicare presso Laterza con il benestare dello stesso C., Saggi sull'idealismo magico, Teoria dell'individuo assoluto e, successivamente, La tradizione ermetica. Il governo fascista richiese ai docenti delle università italiane un atto di formale adesione al regime in base all'articolo del regio decreto (il cosiddetto giuramento di fedeltà al fascismo). A seguito di tale provvedimento, i docenti avrebbero dovuto giurare di essere fedeli non solo alla patria, secondo quanto già imposto dal regolamento generale universitario, ma anche al regime fascista. In quell'occasione, C. incoraggia professori come Calogero e Einaudi a rimanere all'università, per continuare il filo dell'insegnamento secondo l'idea di libertà. Se la sua figura fu importante per l'area politica del liberalismo, la sua scuola ha durante tutto il ventennio fascista una platea assai più ampia di allievi: del resto, già prima dalle sue idee avevano tratto esempio anche Gramsci e il gruppo comunista de L'Ordine Nuovo.Polemica sulla Giornata della fede La non adesione di C. al fascismo parve messa in discussione dal gesto compiuto durante la guerra d'Etiopia, quando il filosofo, in occasione della Giornata della fede dona la propria medaglietta da senatore accompagnandola con questa secca lettera al presidente del Senato. Eccellenza, quantunque io non approvi la politica del Governo, ho accolto in omaggio al nome della Patria, l'invito dell'E.V., e ho rimesso alla questura del Senato la mia medaglia, Il gesto suscita negl’ambienti dell'antifascismo italiano, in patria e all'estero, sorpresa, dolore e polemiche che colpirono dolorosamente C.. Al termine di un drammatico colloquio con Ceva, inviata a sostenere il punto di vista degl’antifascisti, dopo un iniziale tentativo di giustificazione, C. affermò. Dica che io sono sempre lo stesso, che sono sempre con loro. Il regime varò la legislazione anti-semita. C. non era presente nell'aula del Senato, quale forma di protesta. Egli fu uno dei pochi a esprimersi contro di esse a livello pubblico. Il governo invia a tutti i professori universitari e i membri delle accademie un questionario da compilare ai fini della classificazione "razziale". Tutti gl’interpellati risposero. L'unico intellettuale non ebreo che rifiuta di compilare il questionario è Croce. L'unico effetto della richiesta dichiarazione sarebbe di farmi arrossire, costringendo me, che ho per cognome CROCE, all'atto odioso e ridicolo insieme di protestare che non sono ebreo, proprio quando questa gente è perseguitata. Il filosofo, invece di restituire compilata la scheda, invia una lettera al presidente dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, in cui scrive sarcasticamente. Gentilissimo collega, ricevo oggi qui il questionario che avrei dovuto rimandare prima del 20. In ogni caso, io non l'avrei riempito, preferendo di farmi escludere come supposto ebreo. Ha senso domandare a un uomo che ha circa sessant'anni di attività letteraria e ha partecipato alla vita politica del suo paese, dove e quando esso sia nato e altre simili cose? (C. a Messedaglia, Presidente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti di Venezia, in A. CAPRISTO, L’espulsione degl’ebrei dalle accademie italiane, Torino, Zamorani. C. è quindi espulso da quasi tutte le accademie di cui è membro, comprese l'Accademia Nazionale dei Lincei e la Società Napoletana di Storia Patria.  All'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, unica accademia che lo mantenne socio, alla fine della guerra C. riconosce il merito di non averlo espulso durante il regime fascista. Dopo aver denunciato la persecuzione degl’ebrei, C. però critica anche gli atteggiamenti degl’ebrei stessi, sia quelli che hanno aderito al fascismo, sia quelli che vivevano separati, ritenendo la specificità ebraica come pericolosa per gl’ebrei stessi. Quando s'iniziò l'infame persecuzione contro gl’ebrei, io ebbi, con un brivido di orrore, la piena rivelazione della sostanziale delinquenza che è nel fascismo, come chi fosse costretto ad assistere allo sgozzamento a freddo di un innocente e mi misi di lancio dalla loro parte con tutto l'esser mio per fare quello che per loro si poteva a lenire o diminuire il loro strazio. Molti danni e molte iniquità compiute dal fascismo non si possono ora riparare per essi come per altr’italiani che le soffersero, né essi vorranno chiedere privilegi o preferenze, e anzi il loro studio dovrebbe essere di fondersi sempre meglio con gl’altri italiani; procurando di cancellare quella distinzione e divisione nella quale hanno persistito nei secoli e che, come ha dato occasione e pretesto in passato alle persecuzioni, è da temere ne dia ancora in avvenire l'idea di popolo eletto, che è tanto poco saggia che la fece sua Hitler, il quale, purtroppo, aveva a suo uso i mezzi che lo resero ardito a tentarne la folle attuazione. Essi disconoscono le premesse storiche -- Grecia, ROMA, Cristianità -- della civiltà di cui dovrebbero venire a fare parte. Lettera a Merzagora) Espresse quindi una posizione di perplessità per il sionismo. Il rientro nella vita politica Dopo la caduta del regime C. rientra in politica, accettando la nomina a presidente del Partito Liberale Italiano. Durante la Resistenza cercò di mediare tra i vari partiti antifascisti e fu Ministro senza portafoglio nel secondo governo Badoglio, benché non stimasse né il Maresciallo né il re Vittorio Emanuele III, a causa della loro compromissione col fascismo. Subito dopo la liberazione di Roma entrò a far parte del secondo governo Bonomi, sempre come ministro senza portafoglio, ma diede le dimissioni qualche mese dopo.  Egli avrebbe preferito l'abdicazione diretta del sovrano in favore del piccolo Vittorio Emanuele (con rinuncia di Umberto al trono), la reggenza a Badoglio e l'incarico di capo del governo a Carlo Sforza, ma i rappresentanti del Regno Unito si opposero. Al referendum sulla forma dello Stato votò per la monarchia, inducendo tuttavia il Partito Liberale (di cui rimane presidente) a non schierarsi, per far sì che prevalesse sulla questione piena ed effettiva libertà di scelta, e dichiarando in seguito: «il buon senso fece considerare a quei milioni di votanti favorevoli alla monarchia, che, se anche essi avessero riportato la maggioranza legale, una monarchia con debole maggioranza non avrebbe avuto il prestigio e l'autorità necessaria, e perciò meglio valeva accettare la forma nuova della Repubblica e procurar di farla vivere nel miglior modo, apportandovi lealmente il contributo delle proprie forze. C. con Altavilla e il Capo provvisorio dello Stato, Concetti che C. aveva, nella loro sostanza, già espresso; ben prima che Umberto II, nel messaggio ribadisse tale indicazione. Eletto all'Assemblea Costituente, non accettò la proposta di essere candidato a Capo provvisorio dello Stato, così come in seguito rifiutò la proposta, avanzata da Luigi Einaudi, di nomina a senatore a vita. Si oppose strenuamente alla firma del Trattato di pace, con un accorato e famoso intervento all'Assemblea costituente, ritenendolo indecoroso per la nuova Repubblica. Fonda a Napoli l'Istituto italiano per gli studi storici destinando per la sede un appartamento di sua proprietà, accanto alla propria abitazione e biblioteca nel Palazzo Filomarino dove oggi ha sede la Fondazione Biblioteca C. Presidente dell'associazione PEN International e, negli stessi anni, entrò a far parte del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Suor Orsola Benincasa di Napoli. Per un ictus cerebrale rimase semiparalizzato e si ritirò in casa continuando a studiare: morì seduto in poltrona nella sua biblioteca. I funerali solenni si tennero nella sua Napoli e le sue spoglie tumulate nella tomba di famiglia al Cimitero di Poggioreale. Il rapporto con la cultura cattolica «Pure filosofo quale sono io stimo che il più profondo rivolgimento spirituale compiuto dall'umanità sia stato il cristianesimo, e il cristianesimo ho ricevuto e serbo, lievito perpetuo, nella mia anima. Il rapporto di C. con la cultura cattolica varia nel corso del tempo. I filosofi idealisti, come C. e Gentile, avevano esercitato assieme alla cultura cattolica una comune critica al positivismo ottocentesco. Alla fine degli anni venti vi era stato un progressivo allontanamento della cultura laica e idealistica dalla cultura cattolica. C., pur non essendo un anticlericale militante, riteneva importante la separazione liberale tra culto e stato, propugnata da CAVOUR. Il culto con i Patti Lateranensi ha ormai raggiunto un rapporto equilibrato con le istituzioni statali italiane distaccandosi quindi dalle posizioni politiche antifasciste dell'idealismo crociano. C. fu contrario al Concordato e dichiara apertamente in Senato che accanto o di fronte ad uomini che stimano Parigi valer bene una messa, sono altri per i quali l'ascoltare o no una messa è cosa che vale infinitamente più di Parigi, perché è affare di coscienza. Mussolini gli rispose dichiarandolo «un imboscato della storia», e accusando il filosofo di passatismo e di viltà di fronte al progresso storico. Quando C. scrive la Storia d'Europa, il Vaticano critica aspramente l'autore che difendeva le filosofie esaltanti una religione della libertà senza Dio. Il Sant'Uffizio pose all'Indice questo saggio ma, non ottenendo negli anni successivi da C. un qualsiasi ripensamento, ninserì nell'elenco dei libri proibiti tutti i suoi scritti. La polemica anti-concordataria crociana vide l'adesione del giovane filosofo nonviolento e liberalsocialista Aldo Capitini che a Firenze, a casa di Luigi Russo, aveva avuto modo di conoscere C., a cui aveva consegnato un pacco di dattiloscritti che il filosofo napoletano aveva apprezzato e fatto pubblicare nel gennaio dell'anno seguente presso l'editore Laterza di Bari con il titolo Elementi di un'esperienza religiosa. In poco tempo gli Elementi diventarono uno tra i principali riferimenti letterari della gioventù antifascista. La posizione personale di C. nei confronti della religione cattolica è ben espressa nel suo saggio Perché non possiamo non dirci "cristiani". Il termine "cristiani" inserito nel titolo tra virgolette non voleva indicare l'adesione a un credo confessionale, bensì la consapevolezza di un'inevitabile appartenenza culturale rappresentata nella sua particolare prospettiva dal fenomeno del cristianesimo: non si trattava di una professione di fede cristiana dovuta a un rinnegamento dell'agnosticismo come volle fare intendere la propaganda fascista, ma di riconoscere il valore storico e di «rivolgimento spirituale»:  «Il cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l'umanità abbia mai compiuta: così grande, così comprensiva e profonda, così feconda di conseguenze, così inaspettata e irresistibile nel suo attuarsi, che non maraviglia che sia apparso o possa ancora apparire un miracolo, una rivelazione dall'alto, un intervento di Dio nelle cose umane, che da lui hanno ricevuto legge e indirizzo affatto nuovo. Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate. Tutte, non escluse quelle che la Grecia fece della poesia, dell'arte, della filosofia, della libertà politica, e Roma del diritto: per la capacità dei princìpi cristiani di contrastare il neopaganesimo e l'ateismo propagandati dal nazismo e dal comunismo sovietico. Sono profondamente convinto e persuaso che il pensiero e la civiltà moderna sono cristiani, prosecuzione dell'impulso dato da Gesù e da Paolo. Su di ciò ho scritto una breve nota, di carattere storico, che pubblicherò appena ne avrò lo spazio disponibile. Del resto non sente Ella che in questa terribile guerra mondiale ciò che è in contrasto è una concezione ancora cristiana della vita con un'altra che potrebbe risalire all'età precristiana, e anzi pre-ellenica e pre-orientale, e riattaccare quella anteriore alla civiltà, la barbarica violenza dell'orda? C., in sintesi, vede nel cristianesimo il fondamento storico della civiltà occidentale ma non ripudia l'immanentismo radicale del suo pensiero che vede nella religione un momento della realizzazione storica dello spirito che si avvia, superandolo, ad una più alta sintesi.  All'Assemblea Costituente lotterà contro l'inserimento, voluto dalla DC, e dal comunista Togliatti, dei Patti Lateranensi nel secondo comma dell'articolo della Costituzione della Repubblica Italiana, giudicandolo come "sfacciata prepotenza pretesca". In vista delle elezioni politiche, tuttavia, si accordò con il segretario della Democrazia Cristiana, Alcide De Gasperi, per dare vita a un manifesto comune, Europa, cultura e libertà, contro i totalitarismi passati e presenti. A seguito della vittoria della DC, replicò severamente ai laici benpensanti schierati col Fronte Popolare che sbeffeggiavano il ceto umile e contadino di cui era composto in prevalenza l'elettorato cattolico:  «Beneditele quelle beghine di cui ridete, perché senza il loro voto e il loro impegno oggi non saremmo liberi. Lasciando disposizioni per la sua morte (che avverrà tre anni dopo) scriverà invece che la sensibilità religiosa della moglie cattolica le consentirà di evitare che un sacerdote tenti di "redimerlo" all'ultimo minuto, perché è "cosa orrenda profittare delle infermità per strappare a un uomo una parola che sano egli non avrebbe mai detta".  C. fu legato sentimentalmente e convisse con Angelina Zampanelli, fino alla morte di lei. La coppia prese alloggio a Palazzo Filomarino, a Napoli. Angelina, sofferente di cuore, morì poco più che quarantenne a Raiano, dove insieme a Croce ella soggiornava spesso d'estate, presso il Palazzo Rossi-Sagaria, ospiti della cugina del filosofo, Petroni, moglie di Rossi. C. sposa a Torino, con rito religioso e poi civile, Adele Rossi, da cui ha V figli: Giulio, Elena, Alda, Lidia (moglie dello scrittore e dissidente anticomunista polacco Grudziński) e Silvia. Il filosofo, oggi, deve non già fare il puro filosofo, ma esercitare un qualche mestiere, e in primo luogo, il mestiere dell'uomo.»  (C., Lettere a Vittorio Enzo Alfieri, Sicilia Nuova Editrice, Milazzo. L'opera di Croce può essere suddivisa in tre periodi: quello degli studi storici, letterari e il dialogo con il marxismo, quello della maturità e delle opere filosofiche sistematiche e quello dell'approfondimento teorico e revisione della filosofia dello spirito in chiave storicista. Come idealista, ritiene che la realtà sia quella che viene concepita dal soggetto, in quanto riflesso della sua idea e interiorità, ed è convinto che la razionalità e la libertà emergano nella storia, pur tra immani difficoltà. La filosofia idealista riconduce totalmente l'essere al pensiero, negando esistenza autonoma alla realtà fenomenica, ritenuta il riflesso di un'attività interna al soggetto; l'idealismo, come in Hegel, implica una concezione etica fortemente rigorosa, come ad esempio nel pensiero di Fichte che è incentrato sul dovere morale dell'uomo di ricondurre il mondo al principio ideale da cui esso ha origine; in C. questo ideale è la libertà umana. Definito da Gramsci "papa laico della cultura italiana", a sua filosofia ha goduto di enorme credito nella cultura italiana del XX secolo, perlomeno fino agli anni settanta e ottanta, in cui si sono levate molte critiche verso il suo approccio, ritenuto superato. C. È un intellettuale rispettato anche al di fuori dell'Italia. La rivista Time gli dedica la copertina e contestualmente alla rivalutazione del pensiero crociano, si è registrato l'interesse della collana editoriale di Stanford, mentre la rivista statunitense di politica internazionale Foreign Affairs lo inserì tra i pensatori più attuali, accanto a intellettuali come Berlin, Fukuyama e Trotsky. Parallelamente allo studio del marxismo, C. approfondisce anche il pensiero di Hegel; secondo entrambi la realtà si dà come spirito che continuamente si determina e, in un certo senso, si produce. Lo spirito è quindi la forza animatrice della realtà, che si auto-organizza dinamicamente divenendo storia secondo un processo razionale. Da Hegel egli recupera soprattutto il carattere razionalistico e dialettico in sede gnoseologica: la conoscenza si produrrebbe allora attraverso processi di mediazione dal particolare all'universale, dal concreto all'astratto, per cui C. afferma che la conoscenza è data dal giudizio storico, nel quale universale e particolare si fondono recuperando la sintesi a priori di Kant e lo storicismo di VICO, suo altro filosofo di riferimento. Da destra, Giovanni Laterza, Jacini, C. e Secly. Il divenire e la logica della dialettica, in Hegel e in Marx, è esso stesso verità in movimento; anche per C. la verità è dialettica, ma occorre esprimere un giudizio storico ed esistono delle regole che arginano la pretesa giustificativa di ogni fenomeno: in Croce lo Spirito - in quanto intelletto umano - si realizza nella storia ma nel rispetto della libertà. Per questo ogni fatto è quindi calato nella realtà storica, ma questo non può giustificare, con la scusa del divenire e del progresso, aspetti deplorevoli come, ad esempio, il totalitarismo fascista o comunista, il primo come necessario (concezione di Gentile e della sua idea di realtà come atto puro di pensare e agire) e il secondo come fase storica obbligata (seguendo il concetto marxiano della dittatura del proletariato, di cui il filosofo tedesco parla nella sua teoria "razionalista" del materialismo storico). Quindi il materialismo dialettico di Engels e quello storico di Marx sono da ritenersi errati. In questo, il suo storicismo si differenzia dal pensiero di un altro filosofo liberale, Popper, secondo cui dialettica e storicismo finiscono invece per generare quasi sempre totalitarismo (concezione assai diffusa nel pensiero del liberalismo novecentesco). Al contrario di Popper e Arendt, per C. la radice totalitaria è proprio nell'antistoricismo, cioè nel rifiuto dello storicismo stesso. Il neoidealismo entrò in crisi, sostituito da nuove filosofie come l'esistenzialismo e la fenomenologia; sempre in nome del libertà e dell'umanesimo, C. critica l'esistenzialista Heidegger, divenuto poi anti-umanistico e colpevole di accondiscendenza verso il nazismo, definendolo anche "un Gentile più dotto e più acuto, ma sostanzialmente della stessa pasta morale. Esprime così  un tagliente giudizio sul filosofo di Essere e tempo. Scrittore di generiche sottigliezze, arieggiante a un Proust cattedratico, egli che, nei suoi libri non ha dato mai segno di prendere alcun interesse o di avere alcuna conoscenza della storia, dell'etica, della politica, della poesia, dell'arte, della concreta vita spirituale nelle sue varie forme - quale decadenza a fronte dei filosofi, veri filosofi tedeschi di un tempo, dei Kant, degli Schelling, degli Hegel! -, oggi si sprofonda di colpo nel gorgo del più falso storicismo, in quello, che la storia nega, per il quale il moto della storia viene rozzamente e materialisticamente concepito come asserzione di etnicismi e di razzismi, come celebrazione delle gesta di lupi e volpi, leoni e sciacalli, assente l'unico e vero attore, l'umanità. E così si appresta o si offre a rendere servigi filosofico-politici: che è certamente un modo di prostituire la filosofia.»  (Conversazioni Critiche, Serie Quinta, Bari, Laterza. L'asserzione di Hegel che "la storia sia storia di libertà" viene da C. inquadrata nella sua concezione dialettica della libertà vista nel suo iniziale nascere, nel successivo crescere e infine nel raggiungimento di uno stadio finale e definitivo di maturità. C. fa proprio questo detto hegeliano chiarendo però che non si vuole «assegnare alla storia il tema del formarsi di una libertà che prima non era e che un giorno sarà, ma per affermare la libertà come l'eterna formatrice della storia, soggetto stesso di ogni storia. Come tale essa è per un verso, il principio esplicativo del corso storico e, per l'altro, l'ideale morale dell'umanità». I popoli e gli individui anelano sempre alla libertà, e come dice Hegel «ciò che è razionale è reale» (cioè la ragione concepisce quello che può diventare reale) e «ciò che è reale è razionale» (cioè esiste un'intrinseca razionalità, anche minima, in ogni fenomeno storico, anche se non tutto il reale è ovviamente razionale). Alcuni storici, senza ben rendersi conto di quello che scrivono, sostengono che ormai la libertà ha abbandonato la scena della storia. Ma affermare che la libertà è morta vorrebbe dire che è morta la vita. Non esiste nella storia un ideale che possa sostituire quello della libertà «che è l'unica che faccia battere il cuore dell'uomo, nella sua qualità di uomo». Ciò significa che la libertà non è una fase di presa di coscienza che conduce allo Stato etico o al socialismo, venendo superata, ma è essa stessa la verità nel divenire, non una fase. Egli critica Hegel, poiché secondo lui il filosofo ha concepito la dialettica in modo riduttivo, ovvero semplicemente come dialettica degli opposti, mentre secondo C. sussiste anche una logica dei distinti: non ogni negazione è infatti opposizione, ma può essere semplice distinzione. Ciò significa che certi atti ed eventi devono essere sempre considerati appunto distinti rispetto ad altri ordini di atti ed eventi, e non ad essi opposti. Elabora, quindi, un vero e proprio sistema, da lui denominato la filosofia dello spirito. Inoltre, la prima importante differenza con Hegel è che nel sistema crociano non vi rientra né la religione, né la natura. La religione sarebbe infatti un complesso miscuglio di elementi poetici, morali e filosofici che le impediscono di presentarsi come forma autonoma dello Spirito. La natura poi non è altro che l'oggetto "mascherato" dell'attività economica, è il frutto della considerazione economica diretta al mondo. Qui la realtà in quanto attività (ovvero produzione dello spirito o della storia) è articolata in quattro forme fondamentali, suddivise per modo (teoretico o pratico) e grado (particolare o universale): estetica (teoretica - particolare), logica (teoretica-universale), economia (pratica - particolare), etica (pratica - universale). La relazione tra queste quattro forme opera la suddetta logica dei distinti, mentre all'interno di ognuna di esse si ha la dialettica degli opposti. All'interno dell'estetica infatti si ha opposizione dialettica tra bello e brutto, all'interno della logica, l'opposizione è tra vero e falso; nella economia tra utile e inutile e infine nell'etica tra bene e male.  Estetica C. scrisse anche importanti opere di critica letteraria (saggi su Goethe, Ariosto, Shakespeare e Corneille, "La letteratura della nuova Italia" e "La poesia d’ALIGHIERI (si veda)"). Egli si mosse nell'ambito della sua teoria estetica che mirava alla scoperta delle motivazioni profonde dell'ispirazione artistica. Quest'ultima era ritenuta tanto più valida quanto più coerente con le categorie di bello-brutto. La prima parte della teoria estetica la ritroviamo in opere come Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale, Breviario di estetica e Aesthetica in nuce. In seguito modificò questa iniziale teoria stabilendo per la storia un nesso con la filosofia. L'estetica, dal significato originario del termine aisthesis (sensazione), si configura in primo luogo come attività teoretica relativa al sensibile, si riferisce alle rappresentazioni e alle intuizioni che noi abbiamo della realtà.  Come conoscenza del particolare l'intuizione estetica è la prima forma della vita dello Spirito. Prima logicamente e non cronologicamente poiché tutte le forme sono presenti insieme nello spirito. L'arte, come aspetto dell'Estetica, è una forma della vita spirituale che consiste nella conoscenza, intuizione del particolare che:  come forma dello spirito, come creatività non è sensazione, conoscenza sensibile che è un aspetto passivo dello spirito rispetto ad una materia oscura e ad esso estranea; come conoscenza (prima forma dell'attività teoretica) non ha a che fare con la vita pratica. Bisogna quindi respingere tutte le estetiche che abbiano fini edonistici, sentimentali e moralistici; quale espressione di un valore autonomo dello spirito, l'arte non può né deve essere giudicata secondo criteri di verità, moralità o godimento; come intuizione pura va distinta dal concetto che è conoscenza dell'universale: compito proprio della filosofia. L'arte può essere definita quindi come intuizione-espressione, due termini inscindibili per cui non è possibile intuire senza esprimere né è possibile espressione senza intuizione. Ciò che l'artista intuisce è la stessa immagine (pittorica, letteraria, musicale ecc.) che egli per ispirazione crea da una considerazione del reale, nel senso che l'opera artistica è l'unità indifferenziata della percezione del reale e della semplice immagine del possibile. La distinzione tra arte e non arte risiede nel grado di intensità dell'intuizione-espressione. Tutti noi intuiamo ed esprimiamo: ma l'artista è tale perché ha un'intuizione più forte, ricca e profonda a cui sa far corrispondere un'espressione adeguata. Coloro che sostengono di essere artisti potenziali poiché hanno delle intense intuizioni ma che non sono capaci di tradurre in espressioni, non si rendono conto che in realtà non hanno alcuna intuizione poiché se la possedessero veramente essa si tradurrebbe in espressione. L'arte non è aggiunta di una forma ad un contenuto ma espressione, che non vuol dire comunicare, estrinsecare, ma è un fatto spirituale, interiore come l'atto inscindibile da questa che è l'intuizione. Nell'estetica dobbiamo far rientrare anche quella forma dell'espressione che è il linguaggio che nella sua natura spirituale fa tutt'uno con la poesia. L'estetica quindi come una «linguistica in generale». Dall'estetica deriva la critica letteraria crociana, espressa in molti saggi. Della logica, C. tratta essenzialmente nella Logica come scienza del concetto puro); essa corrisponde al momento in cui l'attività teoretica non è più affidata alla sola intuizione (all'ambito estetico), ma partecipa dell'elemento razionale, che attinge dalla sfera dell'universale. Il punto di arrivo di questa attività è l'elaborazione del concetto puro, universale e concreto che esprime la verità universale di una determinazione. La logica crociana è anche storica, nella misura in cui essa deve analizzare la genesi e lo sviluppo (storico) degli oggetti di cui si occupa. Il termine logica in C. assume quindi un significato più vicino al termine dialettica ovvero ricerca storiografica. In genere, la Logica di C. è lontana da criteri scientifico-razionali, e si ispira ai metodi dell'immaginazione artistica e dell'eleganza estetico-letteraria, nei quali il filosofo raggiunge risultati eccellenti. Di carattere decisamente diverso è invece la filosofia delle scienze fisiche, matematiche e naturali delle quali C. non si occupa affatto nei suoi studi. Del resto, come segnala Geymonat nel suo Corso di filosofia - immagini dell'uomo, la vera indubbia grandezza di C. va cercata assai più nella sua opera di storiografo, di critico letterario, ecc., che non nella sua opera di filosofo. Gentile ai tempi del direttorato alla Scuola normale di Pisa. In ogni caso la logica e la filosofia della scienza è stata sviluppata in Italia da altre correnti di pensiero contemporaneo a quello crociano, con studiosi fra quali PEANO (si veda) e lo stesso GEYMONAT (si veda). Un orientamento parzialmente diverso ebbe invece Gentile che, pur criticando gli eccessi del positivismo, intrattenne anche rapporti con matematici e fisici italiani e cercò di instaurare un rapporto costruttivo con la cultura scientifica. Invece C. ha con la logica e la scienza un rapporto difficile. La sua posizione portò in Italia nella prima metà del Novecento ad uno scontro dialettico fra due culture contrapposte: quella artistico-letteraria e quella tecnico-scientifica. Il rapporto conflittuale con le scienze matematiche e sperimentali Un caso emblematico del giudizio di C. nei confronti della matematica e delle scienze sperimentali è la sua nota diatriba con il matematico e filosofo della scienza Enriques, avvenuta in seno al congresso della Società Filosofica Italiana, fondata e presieduta dallo stesso Enriques. Questi sostene che una filosofia degna di una nazione progredita non potesse ignorare gli apporti delle più recenti scoperte scientifiche. La visione di Enriques mal si confaceva a quella idealistica di C. e Gentile, come pure a gran parte degli esponenti della filosofia italiana di allora, per lo più formata da idealisti crociani.  C., in particolare, rispose ad Enriques[84], liquidando in modo deciso - antifilosofico secondo Enriques - la proposta di considerare la scienza come un valido apporto alle problematiche filosofiche e sostenendo, anzi, che matematica e scienza non sono vere forme di conoscenza, adatte solo agli «ingegni minuti» degli scienziati e dei tecnici, contrapponendovi le «menti universali», vale a dire quelle dei filosofi idealisti, come C. medesimo. I concetti scientifici non sono veri e propri concetti puri ma degli pseudoconcetti, falsi concetti, degli strumenti pratici di costituzione fittizia. La realtà è storia e solo storicamente la si conosce, e le scienze la misurano bensì e la classificano come è pur necessario, ma non propriamente la conoscono né loro ufficio è di conoscerla nell'intrinseco. Sul tema C. sostenne, tra l'altro, che: Gli uomini di scienza sono l'incarnazione della barbarie mentale, proveniente dalla sostituzione degli schemi ai concetti, dei mucchietti di notizie all'organismo filosofico-storico. (C. da Il risveglio filosofico e la cultura italiana, A proposito dello sviluppo della logica matematica e dell'introduzione dei formalismi simbolici, ad opera di matematici e filosofi quali Frege, Peano, Russell, C. dichiara. I nuovi congegni della logica matematica sono stati offerti sul mercato. E tutti, sempre, li hanno stimati troppo costosi e complicati, cosicché non sono finora entrati né punto né poco nell'uso. Vi entreranno nell'avvenire? La cosa non sembra probabile e, ad ogni modo, è fuori della competenza della filosofia e appartiene a quella della pratica riuscita: da raccomandarsi, se mai, ai commessi viaggiatori che persuadano dell'utilità della nuova merce e le acquistino clienti e mercati. Se molti o alcuni adotteranno i nuovi congegni logici, questi avranno provato la loro grande o piccola utilità. Ma la loro nullità filosofica rimane, sin da ora, pienamente provata. (C. da Logica come scienza del concetto puro. Anni dopo, ancora scrive. Le scienze naturali e le discipline matematiche, di buona grazia, hanno ceduto alla filosofia il privilegio della verità, ed esse rassegnatamente, o addirittura sorridendo, confessano che i loro concetti sono concetti di comodo e di pratica utilità, che non hanno niente da vedere con la meditazione del vero. C. da Indagini su Hegel e e schiarimenti filosofici e ribadiva come:  «Le finzioni delle scienze naturali e matematiche postulano di necessità l'idea di un'idea che non sia finta. La logica, come scienza del conoscere, non può essere, nel suo oggetto proprio, scienza di finzioni e di nomi, ma scienza della scienza vera e perciò del concetto filosofico e quindi filosofia della filosofia. C. da Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici. Tuttavia ebbe altresì un cordiale e rispettoso scambio epistolare con Albert Einstein. Secondo diversi storici e filosofi (es. Giorello, Bellone, Massarenti), l'influenza antiscientifica di C. e di Gentile sarebbe stata fortemente deleteria sia sul piano dell'istituzione scolastica per gli orientamenti pedagogici della scuola italiana, che si sarebbe indirizzata prevalentemente agli studi umanistici considerando quelli scientifici di secondo piano, sia per la formazione di una classe politica e dirigente che attribuisse importanza alla scienza e alla tecnica e portando, per conseguenza, ad un ritardo dello sviluppo tecnologico e scientifico nazionale.  La scuola sarà caratterizzata dal primato dell'umanesimo letterario e in particolare dell'umanesimo classico. Tutte le istituzioni culturali saranno improntate al primato delle lettere, della filosofia e della storia. Giorello nel quarantennale della morte di C. ha scritto che "predicò la religione della libertà e per questo gli siamo riconoscenti. Ma la sua condanna della scienza e la sua estetica hanno causato danni gravissimi alla nostra cultura. Che ora esige riparazione.  Lo stesso Giorello però ha in parte ritrattato l'affermazione, negando che sia da attribuire a C. il mancato sviluppo scientifico italiano, adducendo che quelle che lui considerava una "colpa" sarebbero da accreditare maggiormente alla Chiesa, agli scienziati stessi e alla classe politica, più che all'idealismo, che trascura le scienze ma nemmeno le ostacola, definendo la filosofia di Croce «interessante sotto altri profili, ma poco interessante, quando si parla di scienza. C. riteneva le scienze umane e sociali prive di qualunque validità e del tutto inutili per lo studio dei fenomeni umani. Lui stesso dichiarò più volte di non riuscire a capire perché si dovesse sprecare del tempo a studiare «i cretini, i bambini e i selvaggi, quando esistono pensatori come Kant. ilosofia della pratica «La legge morale è la suprema forza della vita e la realtà della Realtà.»  (Filosofia della pratica. Etica ed economica, Laterza, Bari) Economia ed etica vengono trattate in Filosofia della pratica. Economica ed etica. C. dà molto rilievo alla volizione individuale che è poi l'economia, avendo egli un forte senso della realtà e delle pulsioni che regolano la vita umana. L'utile, che è razionale, non sempre è identico a quello degli altri: nascono allora degli utili sociali che organizzano la vita degli individui. Il diritto, nascendo in questo modo, è in un certo qual senso amorale, poiché i suoi obiettivi non coincidono con quelli della morale vera e propria. Egualmente autonoma è la sfera politica, che è intesa come luogo di incontro-scontro tra interessi differenti, ovvero essenzialmente conflitto, quello stesso conflitto che caratterizza il vivere in generale. C. critica anche l'idea di Stato etico elaborata da Hegel ed estremizzata da Gentile. Lo stato non ha nessun valore filosofico e morale, è semplicemente l'aggregazione di individui in cui si organizzano relazioni giuridiche e politiche. L'etica è poi concepita come l'espressione della volizione universale, propria dello spirito; non vi è un'etica naturale o un'etica formale, e dunque non vi sono contenuti eterni propri dell'etica, ma semplicemente essa è l'attuazione dello spirito, che manifesta in modo razionale atti e comportamenti particolari. Questo avviene sempre in quell'orizzonte di continuo miglioramento umano. Teoria e storia della storiografia «La storia non è giustiziera, ma giustificatrice»  C., Teoria e storia della storiografia) La storia e lo spirito: lo storicismo assoluto  VICO Come si evince anche da Teoria e storia della storiografia la filosofia di C., ispirata soprattutto a VICO, è fortemente storicista. Per ciò, se volessimo riassumere con una formula la filosofia di C., questa sarebbe storicismo assoluto, ossia la convinzione che tutto è storia, affermando che tutta la realtà è spirito e che questo si dispiega nella sua interezza all'interno della storia. La storia non è dunque una sequela capricciosa di eventi, ma l'attuazione della Ragione. La conoscenza storica ci illumina a proposito delle genesi dei fatti, è una comprensione dei fatti che li giustifica con il suo dispiegarsi. Si delinea in quest'ottica il compito dello storico: egli, partendo dalle fonti storiche, deve superare ogni forma di emotività nei confronti dell'oggetto studiato e presentarlo in forma di conoscenza. In questo modo la storia perde la sua passionalità e diviene visione logica della realtà. Quanto appena affermato si può evincere dalla celebre frase «la storia non è giustiziera, ma giustificatrice». Con questo afferma che lo storico non giudica e non fa riferimento al bene o al male. Quest'ultimo delinea, inoltre, come la storia abbia anche un preciso orizzonte gnoseologico, poiché in primo luogo è conoscenza, e conoscenza contemporanea, ovvero la storia non è passata, ma viva in quanto il suo studio è motivato da interessi del presente. Il bisogno pratico, che è nel fondo di ogni giudizio storico, conferisce a ogni storia il carattere di "storia contemporanea", perché, per remoti e remotissimi che sembrino cronologicamente i fatti che vi entrano, essa è, in realtà, storia sempre riferita al bisogno e alla situazione presente, nella quale quei fatti propagano le loro vibrazioni.La storiografia è in seconda istanza utile per comprendere l'intima razionalità del processo dello spirito, e in terzo luogo essa è conoscenza non astratta, ma basata su fatti ed esperienze ben precise. Anche se subisce l'influsso dello storicismo di Voltaire, C. critica gli illuministi e in generale tutti coloro che pretendono di individuare degli assoluti che regolino la storia o la trascendano: invece la realtà è storia nella sua totalità, e la storia è la vita stessa che si svolge autonomamente, secondo i propri ritmi e le proprie ragioni.  La storia è un cammino progressivo per cui «Nulla c'è al di fuori dello spirito che diviene e progredisce incessantemente: nulla c'è al di fuori della storia che è per l'appunto questo progresso e questo divenire. Ma il positivo destinato a superare storicamente la negatività dei periodi bui della storia non è una certezza su cui adagiarsi: questa consapevolezza del progresso storico deve essere confermata da un impegno costante degli uomini in azioni i cui risultati non sono mai scontati né prevedibili. La storia diviene, allora, anche storia di libertà, dei modi in cui l'uomo promuove e realizza al meglio la propria esistenza. La libertà si traduce, sul piano politico, in liberalismo: una sorta di religione della libertà o di metodo interpretativo della storia e di orientamento dell'azione, che è imprescindibile nel processo del progresso storico-politico, come si evince dal volume. La storia come pensiero e come azione Per C. la libertà può essere apprezzata solo difendendola costantemente in maniera dialettica, poiché la storia è necessariamente contrasto. Chi desideri in breve persuadersi che la libertà non può vivere diversamente da come è vissuta e vivrà sempre nella storia, di vita pericolosa e combattente, pensi per un istante a un mondo di libertà senza contrasti, senza minacce e senza oppressioni di nessuna sorta; e subito se ne ritrarrà inorridito come dall'immagine, peggio che della morte, della noia infinita.»  (La storia come pensiero e come azione). Ciò però non vuol dire che C. giustifichi la violenza come necessaria; nello stesso saggio ammonisce infatti che «la violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna, ma soltanto distruggerla».  La concezione storica crociana ebbe grande seguito in Italia per molto tempo ed ebbe notevole influenza anche all'estero, ad esempio per quanto riguarda la formazione del maggior storico americano del nazismo, George Mosse. C. interviene al congresso liberale. C. critico letterario, specie quello di Poesia e non poesia, esercitò molta influenza successiva, quasi una "dittatura intellettuale sulla cultura italiana, ma ricevette anche critiche: ad esempio furono ritenute scorrette, "pseudoconcetti" (riprendendo una parola usata da Croce), poiché non presentate come opinione personale ma come veri canoni estetici, varie tesi, come la sua opposizione alle novità letterarie europee, esemplificate dalle stroncature verso gran parte dell'opera di Annunzio, Pascoli (di cui apprezzò solo alcune parti di Myricae e dei Canti di Castelvecchio criticando i saggi e le poesie civili), del crepuscolarismo e di Leopardi: di quest'ultimo salvò, nei Canti, gli idilli e i canti pisano-recanatesi, ma criticò le poesie dottrinali e polemiche (in particolare i Paralipomeni della Batracomiomachia e la Palinodia al marchese Capponi) e le opere filosofiche (apprezzò solo una minima parte delle Operette morali), affermando che quella leopardiana non era vera filosofia, ma solo uno sfogo poetico in prosa, inferiore comunque alle liriche, dovuto esclusivamente alle condizioni fisiche e psicologiche del poeta recanatese. C. non considera Leopardi un vero filosofo, come Schopenhauer, a cui invece riconosce dignità filosofica ma che non apprezza come individuo poiché ritenuto cinico e indifferente, ma solo un pensatore, il cui pensiero è essenzialmente al servizio della sua poesia. Sulla scorta di Sanctis, esprime simpatia umana al poeta recanatese per lo spirito civile, l'impegno e la lotta eroica contro le sofferenze fisiche, come espresso nella poesia La Ginestra. Egli fu grande ammiratore soprattutto del Carducci, in quanto classicista, razionale e sentimentale al tempo stesso, ma senza scadere nel sentimentalismo irrazionale, e, a proposito del decadentismo e degli autori di questo movimento, scrisse, in Del carattere della più recente letteratura italiana: «Nel passare da Carducci a questi tre, sembra, a volte, come di passare da un uomo sano a tre malati di nervi». La polemica contro il decadentismo è figlia di quella contro il positivismo: Croce sostiene che il misticismo decadente, che egli disapprova come sintomo di vuoto spirituale e filosofico (C. è razionalista e idealista al tempo stesso), è figlio dello scientismo positivistico e delle pseudoscienze da esso generate (come lo spiritismo): Di qua il positivismo, di fronte il misticismo; perché questo è figlio di quello: un positivista dopo la gelatina dei gabinetti, non credo abbia altro di più caro che l'inconoscibile, cioè la gelatina dove si coltiva il microbio del misticismo». Le opere di C. spaziano dalla filosofia, alla storiografia, all'aneddotica, alla critica letteraria e all'erudizione storica. Qui si indicano le più importanti. Per un elenco completo si veda L'opera di Benedetto Croce, bibliografia a cura di S. Borsari, Napoli, Istituto italiano per gli studi storici, I principi dell'estetica crociana, oltre ad essere formulati in opere organiche, trovarono anche applicazione critica in prefazioni e curatele di opere altrui. Tale è, ad esempio, la prefazione all'opera di Parodi, Poesia e letteratura: conquista di anime e studi di critica, pubblicata postuma da Laterza, a cura di C.. Il filosofo napoletano collabora inoltre con numerosi articoli su vari argomenti pubblicati su molti giornali e riviste stranieri e italiani (Cfr. Panetta, Settant'anni di militanza: C., tra riviste e quotidiani) Ad esempio la sua collaborazione con il quotidiano Il Resto del Carlino dura per più di 40 anni. Filosofia dello spirito Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale Logica come scienza del concetto puro Filosofia della pratica. Economica ed Etica Teoria e storia della storiografia; Problemi di estetica e contributi alla storia dell'estetica italiana La filosofia di VICO Saggio sullo Hegel seguito da altri scritti di storia della filosofia Materialismo storico ed economia marxistica Nuovi saggi di estetica Etica e politica. La poesia. Introduzione alla critica e storia della poesia e della letteratura La storia come pensiero e come azione Il carattere della filosofia moderna Discorsi di varia filosofia; Filosofia e storiografia; Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici; Perché non possiamo non dirci "cristiani"; Primi saggi Cultura e vita morale L'Italia. Pagine sulla guerra Pagine sparse; Nuove pagine sparse; Terze pagine sparse; Scritti e discorsi politici; Carteggio C.-Vossler; C. - Papini, Carteggio; Il caso Gentile e la disonestà nella vita universitaria italiana; Saggi sulla letteratura italiana del Seicento La rivoluzione napoletana La letteratura della nuova Italia; I teatri di Napoli dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza Conversazioni critiche Storie e leggende napoletane Manifesto degli intellettuali antifascisti Goethe Una famiglia di patrioti ed altri saggi storici e critici Ariosto, Shakespeare e Corneille Storia della storiografia italiana nel secolo decimonono; La poesia di Dante Poesia e non poesia Storia del Regno di Napoli Uomini e cose della vecchia Italia Storia d'Italia; Storia dell'età barocca in Italia Nuovi saggi sulla letteratura italiana del Seicento Storia d'Europa nel secolo decimonono Poesia popolare e poesia d'arte Varietà di storia letteraria e civile Vite di avventure, di fede e di passione Poesia antica e moderna Poeti e scrittori del pieno e del tardo Rinascimento La letteratura italiana del Settecento Letture di poeti e riflessioni sulla teoria e la critica della poesia Aneddoti di varia letteratura Morra e Castro Edizione nazionale La casa editrice Bibliopolis ha in corso di pubblicazione l'edizione nazionale delle opere di C., promossa con Decreto del Presidente della Repubblica. Eugenio Montale, Tutte le poesie, Milano, Mondadori, Enciclopedia italiana Treccani alla voce "neoidealismo" Severino, La filosofia dai Greci al nostro tempo. La filosofia contemporanea, Milano, Rizzoli, Giorello, Dimenticare Croce?  C. - Senato  Partito Liberale Italiano «nato nel 1924, sciolto durante il fascismo e ricostituito». In Enciclopedia Treccani alla voce "Partito Liberale Italiano"  Pagina jpg del Corriere del Mezzogiorno: Luigi Mosca, L'America innamorata di C. La prestigiosa rivista USA "Foreign Affairs" lo incorona tra i pensatori più attuali, Einaudi infatti sosteneva che «il liberismo non è né punto né poco "un principio economico", non è qualcosa che si contrapponga al liberalismo etico; è una "soluzione concreta" che talvolta e, diciamo pure, abbastanza sovente, gli economisti danno al problema, ad essi affidato, di cercare con l’osservazione e il ragionamento quale sia la via più adatta, lo strumento più perfetto per raggiungere quel fine o quei fini, materiali o spirituali che il politico o il filosofo, od il politico guidato da una certa filosofia della vita ha graduato per ordine di importanza subordinandoli tutti al raggiungimento della massima elevazione umana.» (in Einaudi, Il buongoverno. Saggi di economia politica, a cura di Rossi, Il filosofo dedica ai paesi degli avi, sia paterni che materni, due monografie, intitolate Montenerodomo: storia di un comune e due famiglie e Pescasseroli, uscite per Laterza e in seguito collocate in appendice alla Storia del Regno di Napoli (Laterza, Bari).  È noto, a tal proposito, l'aneddoto narrato in un testo coevo, secondo il quale il padre del filosofo, prima di morire tra le macerie, avrebbe detto al figlio «offri centomila lire a chi ti salva». Cfr. Balzo, Cronaca del tremuoto di Casamicciola, Tip. De Blasio e C., Napoli, Un'analisi di quella traumatica esperienza anche in relazione all'opera di C. è in S. Cingari, Il giovane C. Una biografia etico-politica, Rubbettino, Soveria Mannelli, Il problema del male nell’indagine di Cucci. Testimonianza di C. sul terremoto  C., Memorie della mia vita, Istituto italiano per gli studi storici, Napoli.  "Il superstite è accolto allora nella casa romana del politico Spaventa, cugino del padre e fratello del filosofo. Il lutto, lo spaesamento, l’adolescenza: non stupisce che questa miscela abbia precipitato il giovane in una crisi d’ipocondria; e l’ostentato contegno olimpico dell’adulto deriva forse da questo periodo oscuro. «Quegli anni», confessa l’autore del Contributo, furono «i soli nei quali assai volte la sera, posando la testa sul guanciale, abbia fortemente bramato di non svegliarmi al mattino». Nella Roma del trasformismo, Benedetto si chiude in biblioteca. Ma a scuoterlo è Labriola, che con le lezioni sull’etica di Herbart gli offre un appiglio cui aggrapparsi nel naufragio della fede. C. ricorda di averne recitato più volte i capisaldi sotto le coperte, come una preghiera": v. A cento anni dal “Contributo” di C., di Matteo Marchesini, Sole 24 ore, Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Ministri della Pubblica Istruzione, su storia.camera.  Ultimo Governo Giolitti, su storia.camera. Jannazzo, C. e la corsa verso la guerra, in Idem, C. e il prepartito degli intellettuali, Zisa, Palermo, Levi della Vida, Fantômes retrouvés, Diogène, Gnoli, C. e il suo fantasma, in la Repubblica, Camera dei deputati - Portale storico; citato in Levi Della Vida, Fantasmi ritrovati, Venezia, Salvatore Guglielmino/Hermann Grosser, Il sistema letterario. Guida alla storia letteraria e all'analisi testuale: Novecento; Casa Editrice G. Principato S.p.A.,. Guglielmino/Grosser, Sambugar, Salà, Letteratura italiana, C. e il manifesto antifascista.  Levi, Potassio, in Il sistema periodico, poi in Opere, Torino, Einaudi, «La più efficace difesa della civiltà e della cultura si è avuta in Italia, per opera di C.. Se da noi solo una frazione della classe colta ha capitolato di fronte al nemico a differenza di quel che è avvenuto in Germania, moltissimo è dovuto al C.. (Ruggiero) Osserva Nicola Abbagnano nella sua Storia della filosofia: «Il regime fascista, certo per costituirsi un alibi di fronte agli ambienti internazionali della cultura, consentì tacitamente a C. una certa libertà di critica politica; e Croce si avvalse di questa possibilità [...] per una difesa degli ideali di libertà... Negli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale la figura di C. ha assunto perciò, agli occhi degli italiani, il valore di un simbolo della loro aspirazione alla libertà, e ad un mondo in cui lo spirito prevalga sulla violenza. E tale si mantiene a distanza di anni. Il terzo volume del carteggio tra C. e Laterza (l'editore delle opere crociane) offre una grande quantità di esempi delle difficoltà di mantenersi in equilibrio “tra l'opposizione concreta e organizzata al fascismo, e l'adesione o la cinica indifferenza”. Esempi “quasi tutti orientati però verso una precisa direzione: quella dell'autocensura, a volte praticata, altre volte orgogliosamente respinta... Tra i molti casi che potrebbero essere citati a illustrazione di questo atteggiamento, è notevole quello sorto attorno alla dedica apposta da Paolo Treves, nel libro sulla filosofia di Campanella, al padre Claudio, scrittore e parlamentare socialista, famigerato tra i fascisti soprattutto per il celebre duello ingaggiato con Mussolini. La dedica recitava: “A mio padre, che mi additò con l'esempio la dignità della vita”. Laterza scrive a C. accostando, con diplomatica sottigliezza, la lettura di un volgare trafiletto anticrociano e antilaterziano sul “Lavoro fascista” alla questione della dedica, che egli propone al Treves di limitare “alle prime tre parole essenziali, non essendo opportuno motivarla allo stato attuale delle cose”. Alla lettera C. risponde il giorno dopo, tranquillizzando Laterza sulla “purezza” del lavoro storico del Treves e sull'assenza in esso di riferimenti al presente, e aggiungendo, con maliziosa e retorica ingenuità: “ma veramente non capisco perché vi abbia fatto senso quella dedica affettuosa di un figlio al padre. O che la dignità della vita (il corsivo è ovviamente di Croce) è un fatto politico del giorno?”. Comunque sia, la dedica uscì poi nella versione “purgata”. Maurizio Tarantino, recensione a C.-Giovanni Laterza, Carteggio, a c. di Antonella Pompilio, Napoli, Roma-Bari, Istituto italiano per gli studi storici, Laterza,  “L'indice”. L'episodio è narrato con dovizia di particolari in una lettera di Nicolini a Gentile riportata da Sasso in Per invigilare me stesso, Bologna, Il mulino, Barbera, La biblioteca esoterica. Carteggi editoriali Evola-C.-Laterza, Roma, Fondazione Julius Evola, Cesare Medail, Evola: mi manda Don Benedetto, in Corriere della Sera, Cfr. la prefazione del testo Lettere di Julius Evola a C.. Regio Decreto Legge, Disposizioni sull'istruzione superiore (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Tacchi, Storia illustrata del fascismo, Giunti, La Repubblica, Giarrizzo rivendicò con una punta di orgoglio l'essere annoverato tra i “nipotini” di C. (se, nel corso di uno sgradevole scontro, sono stato per Martino un «basco verde di Palazzo Filomarino. Giarrizzo, Giuseppe, Di C. e del filosofare sine titulo, Archivio di storia della cultura: Napoli: Liguori,  si veda: Gramsci, Il materialismo storico e la filosofia di C.  C., Epistolario, I, Napoli, Istituto italiano per gli studi storici, La vicenda è descritta e analizzata da Sasso, La guerra d'Etiopia e la “patria”, in Per invigilare me stesso, Bologna, Il mulino, Battista, Corriere della Sera, B. Croce, Taccuini di lavoro, Napoli, La tentazione antisemita di tre antifascisti liberali  Dante Lattes, Ferruccio Pardo, C. e l'inutile martirio d'Israele. L'ebraismo secondo C. e secondo la filosofia crociana  Sarfatti, Il ritorno alla vita: vicende e diritti degli ebrei in Italia dopo la seconda guerra mondiale, Tompkins, L'altra Resistenza. Servizi segreti, partigiani e guerra di liberazione nel racconto di un protagonista, Il Saggiatore, C. rimane fermo sulle sue posizioni: l'unica condizione alla quale i partiti antifascisti dell'opposizione avrebbero accettato di entrare nel governo di Badoglio è l'abdicazione di Vittorio Emanuele III. È stato il re, dice C., ad APRIRE LE PORTE AL FASCISMO, favorendolo, appoggiandolo e servendolo per 'anni. Tompkins, Operti, Lettera aperta a C., Torino, Lattes, Mazzini, poi in Scritti e discorsi politici, Bari, Laterza; sulle caratteristiche "affettive" del pronunciamento di C. al referendum, vedi Fulvio Tessitore, Il percorso psicologico dalla monarchia alla repubblica attraverso i Taccuini di lavoro di C., in C. e la nascita della Repubblica. Atti del convegno tenutosi presso il Senato della Repubblica, Soveria Mannelli, Rubbettino,  "non sono veri liberali...coloro che si fregiano, come ora taluni hanno preso a fare, del nome di monarchici, perché il liberalismo non ha altro fine che quello di garantire la libertà" e se "la forma Repubblicana gli offre questa...garanzia quando non gliene offre sicura la monarchia, sarà anche eventualmente repubblicano" (Taccuini di lavoro; "se il tentativo la duplice abdicazione di Vittorio Emanuele III e di Umberto II] fallisse, noi sosterremo il partito della Repubblica, adoperandoci a farla sorgere temperata e non sfrenata, sennata e non dissennata" (Taccuini di lavoro. C., mai nominato, formalmente rifiutò prima ancora che la sua ventilata nomina potesse concretizzarsi. (In Galliani, Il Capo dello Stato e le leggi, Giuffrè, Ente Morale, su Uni SOB.na.Senato della Repubblica-Cinecittà Luce, Il filosofo della libertà: Napoli - il funerale di C. C., Maria Curtopassi, Dialogo su Dio: carteggio, Archinto, Il carteggio fra C. e Curtopassi è stato pubblicato presso la casa editrice Archinto da Giovanni Russo, autore anche della nota introduttiva, Griffo, Il pensiero di C. tra religione e laicità. La citazione è tratta da: C, Taccuini di lavoro, vol. 6, Napoli. C., Perché non possiamo non dirci anticoncordatari. Discorso contro i patti lateranensi, tratto da: C., Discorsi parlamentari, Bardi editore, Roma, Atti parlamentari della Camera: Guido Verucci, Idealisti all'Indice. C., Gentile e la condanna del Sant'Uffizio, Laterza, Capitini, La compresenza dei morti e dei viventi, Il Saggiatore, Milano, La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da C., Il ministro dell'Educazione Nazionale, Bottai alluse ironicamente all'operetta crociana con un articolo intitolato Benedetto Croce rincristianito per dispetto (In Ruggiero Romano, Paese Italia: venti secoli di identità, Donzelli Editore,Perché non possiamo non dirci "cristiani, in La Critica; poi in Discorsi di varia filosofia, Laterza, Bari, Croce, M. Curtopassi, Dialogo su Dio. Carteggio op.cit. ibidem. Focher, Rc. a Capanna, La religione in C.. Il momento della fede nella vita dello spirito e la filosofia come religione, Bari, in Rivista di studi crociati, Sandro Magister, Colloquio con Foa (Da l'Espresso, Documenti)  In Vittorio Messori, Pensare la storia: una lettura cattolica dell'avventura umana, Paoline, Nello Ajello, Solo per amore, "La Repubblica, Sasso, Per invigliare me stesso, Bologna, Il mulino, Nel registro mortuario di Raiano, vicino a L'Aquila, viene indicata erroneamente come "moglie del senatore C."  C. e l'amore  Giannangeli, C. a Raiano, in "L'Osservatore politico letterario", Milano-Roma, Morta Alda C., figlia di C.  È morta Silvia C. l'ultima nata del filosofo  Morta Lidia, l'ultima figlia ancora vivente di C. Si è spenta a Napoli. Il pensiero filosofico di C. - senato  C., La storia come pensiero e come azione, Laterza, Bari Saggio sullo Hegel  C., da "papa laico" a grande dimenticato  Grassano, La filosofia politica di Popper: 1 - La critica della dialettica hegeliana e dello storicismo; commento a La società aperta e i suoi nemici e Miseria dello storicismo di Popper  Croce e il totalitarismo  Carteggio C.-Omodeo Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, Bompiani, Milano In opposizione al positivismo che voleva riportare la storia ad una forma della scienza, Croce si era interessato dell'estetica nella quale avrebbe dovuto essere compresa la storia; cfr. La storia sotto il concetto generale dell'arte, Bari.  Per questo motivo C. della Divina Commedia di Dante apprezza la prima cantica dell'Inferno in quanto risultato di una forte e sentita intuizione-espressione, mentre apprezza meno la cantica del Paradiso dove Dante mescolerebbe poesia e filosofia  Nella premessa C. scrive di aver trattato l'argomento nello scritto intitolato Lineamenti di una logica come scienza del concetto puro pubblicato negli Atti dell’Accademia pontaniana. In effetti però avverte C. che il volume «È una seconda edizione del mio pensiero, piuttosto che del mio libro» (C., Logica, Ricerca in Italia. Un passato da salvare, conferenza del prof. Bernardini, dal sito Centro Studi Enriques, C., La storia come pensiero e come azione, Laterza, Bari. Quel che si scrivevano Einstein e C.  Dimenticare C.? (Corriere della Sera)  La scienza negata. Il caso italiano, Codice, l'Italia della scienza negata (dal blog de Il Sole 24 Ore)  Ministro dell'Istruzione del governo MUSSOLINI, promotore della riforma scolastica varata in Italia. Radice in Faracovi,  Enriques, Approssimazione e verità, Belforte, Livorno, Giorello, Dimenticare C.?, in Il Corriere della Sera, L'arretratezza dell'Italia in campo scientifico è il risultato di cattive scelte dei politici da una parte e di resistenze culturali e di incapacità degli scienziati stessi a comunicare dall'altra e che quindi risultano indipendenti dall'idealismo crociano. A livello culturale, casomai, esistono altre forze che potrebbero essere imputate del ritardo scientifico, si veda per esempio la nefasta influenza della Chiesa in merito ad alcuni aspetti delle ricerche bioetiche. La mia perplessità nei confronti di Croce non riguarda le pretese conseguenze della sua filosofia sullo sviluppo tecnico-scientifico del nostro Paese. Mi sembra che sia una polemica datata e ormai superata. Non credo che dalle posizioni antiscientifiche di Croce derivi un ritardo della società italiana nei confronti della scienza. Quella di C. è una filosofia interessante sotto altri profili, ma poco interessante, quando si parla di scienza e quindi è deficitaria sotto il profilo di una seria trattazione del problema della conoscenza.» (Giorello), in È vero che C. odiava la scienza? - Dialogo tra Giorello e Ocone, Matera, Biscaldi, Giusti, Pezzotti, Rosci, Scienze umane - Corso integrato, Marietti Scuola, 9. C., La storia come pensiero e come azione, Laterza, Bari, Abbagnano, Storia della filosofia, Benadusi, Caravale, M.s Italy: Interpretation, Reception, and Intellectual Heritage, Palgrave Macmillan, Sambugar, Salà, Letteratura italiana  Paolo Ruffilli, Introduzione alle Operette morali di Leopardi, ed. Garzanti  Sebastiano Timpanaro, Classicismo e illuminismo nell'Ottocento italiano  C., Schopenhauer e il nome del male  Si riferisce a d'Annunzio, Fogazzaro e Pascoli  Riportato in Pazzaglia, Letteratura italiana III  C., Del carattere della più recente letteratura italiana, in Letteratura della nuova Italia, Bari, Dino Biondi, Il Resto del Carlino, Edizioni Nazionali istituite anteriormente alla legge su Ministero per i Beni e le Attività Culturali, concernente l'«Edizione Nazionale delle opere di C. Integrazione della composizione della Commissione» su Ministero per i Beni e le Attività Culturali, VISTO il D.P.R istitutivo dell'Edizione Nazionale delle opere di C.».Bibliografia Fassò, C., in Novissimo Digesto Italiano, diretto da Azara e Eula, Torino, Pomba, Antoni, Commento a C., Venezia, Neri Pozza, Alfredo Parente, Il pensiero politico di C. e il nuovo liberalismo, Solmi, Il C. e noi, in "La Rassegna d'Italia", La letteratura italiana contemporanea, a cura di Giovanni Pacchiano, Milano, Adelphi). Nicolini, C., Pomba, Torino, Ottaviano Giannangeli, C. a Raiano, in "L'Osservatore politico letterario", Milano-Roma, (ora in Id., Operatori letterari abruzzesi, Lanciano, Itinerari). Damiano Venanzio Fucinese, Dieci lettere inedite di C., in "Dimensioni", Lanciano, Ulisse Benedetti, C. e il Fascismo, Roma, Volpe Rditore, Roma, Sasso, C. La ricerca della dialettica, Napoli, Morano, Badaloni, Muscetta, Labriola, Croce, Gentile, Roma-Bari, Laterza (in part. di Muscetta: La versatile precocità giovanile di Benedetto Croce. Profilo della sua lunga operosità, Critica e metodologia letteraria di C., Croce scrittore: multiforme unità della sua prosa). Gianfranco Contini, La parte di C. nella cultura italiana, in Altri esercizi, Torino, Einaudi, Sasso, La "Storia d'Italia" di C.. Cinquant'anni dopo, Napoli, Bibliopolis,  Bonetti, Introduzione a C., Laterza, Ryn, Will, Imagination and Reason: Babbitt, C. and the Problem of Reality, Giammattei, Retorica e idealismo, Mulino, Bologna, Sasso, Per invigilare me stesso. I taccuini di lavoro di C., Bologna, Mulino, Galasso, C. e lo spirito del suo tempo, Milano, Saggiatore, C. e la cultura meridionale. 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Treccani Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.C., su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.C., su Dictionary of Art Historians, Lee Sorensen.Opere di C. / C. (altra versione), su open MLOL, Horizons Unlimited srl.Opere di C., su Open Library, Internet Archive.Opere di Benedetto C., su Progetto Gutenberg.Audiolibri d su Libri Vox. Pubblicazioni di C., su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation. Bibliografia di C., su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff. C., su storia.camera, Camera dei deputati. C., su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica. C., in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Scheda sul sito del Senato, su notes9. senato. L'Istituto italiano per gli studi storici fondato da C., su iiss. La Fondazione Biblioteca C., su fondazione benedettocroce. Una bibliografia di C., su rivista.ssef. Una bibliografia di C. con corredo di riassunti delle opere e piccoli s aggi, su nuovorealismo. Biografia di C. con elenco opere, su giornale difilosofia. net. Il problema dell'impressione nella ricerca filosofica del giovane C., su giornaledi filosofia.net. L'elenco dei volumi dell'Edizione Nazionale, su bibliopolis. C., su Camera - Assemblea Costituente, Parlamento italiano. Le riviste di C. on line. Accesso full text a «La Critica. Rivista di letteratura, storia e filosofia» ai «Quaderni della “Critica”» su biblioteca filosofia.uniroma1. C., il filosofo liberale, sul RAI Filosofia, su filosofia.rai. Alessandra Tarquini, C., il filosofo liberale, Radio3. Aus dieser Schule sind die beiden großen zeitgenössischen Philosophen Italiens hervorgegangen, C. und Gentile. Beide Denker knüpfen an die J Gentile, Che cosa e il fascismo. Gentile hat einen Neudruck seiner Werke veranlaßt. In seiner ,,Introduzione  alla filosotia' sagt er: Damit aus einem Volke eine Nation werde, muß es sich  seiner Nationalität, seiner Kraft und seiner Kultur bewußt sein. Philosophie Hegels an, die gerade in Italien, namentlich an der Universität  Neapel, von jeher gepflegt wurde. C. übernimmt von dem großen deutschen  Denker den Leitgedanken, nämlich die Idee des Geistes als einer dialektischen Tätigkeit, die sich im Rhytmus von Gegensätzen bewegt. Diese Gegensätze  formuliert er allerdings etwas anders als Siegel, indem er zwischen kontradiktorischen und nur konträren Momenten unterscheidet. Ferner lehnt C. die empirischen Gedanken völlig ab; für ihn erzeugt nur der Geist die Realität. Es gibt in der Welt nichts, was nicht Manifestation des Geistes wäre. Er gliedert  sich in zwei Hauptformen: theoretische Aktivität (Erkennen) und praktische  (Wollen und Handeln). Unterformen sind: intuitives Anschauen (Kunst),  intellektuelles Denken (Wissenschaft), ulititalisches Handeln (Ökonomie),  moralisches Wollen (Ethik). So schrieb denn C. ein Buch über Lebendiges  und Totes in Hegels Philosophie und betonte seine innere Verwandtschaft  mit Vico, dessen Lehre er gleichfalls eine besondere Schrift gewidmet hat. Diese Verwandtschaft tritt besonders in C. Werken über Historik und  Ästhetik hervor. Diese und andere Bücher des italienischen Philosophen  haben internationales Ansehen erlangt. Gentile schließt sich zwar im allgemeinen an den Geist der Hegelschen Dialektik an. Er faßt sie aber nicht  als abstrakte Reflexion auf, sondern als konkretes Denken, das zugleich ein  landein ist. Daher bezeichnet er seine Philosophie als Aktualismus. Die  wahre Realität liegt in dem schöpferischen Akt des Geistes. Dieser ist nicht  etwa nur Bewußtsein und Kontemplation der Welt, sondern schöpferisches  Hervorbringen der Welt; Ethik und Politik sind daher ein Ausfluß des Geistes. Selbst die historische Schau bedeutet nicht nur einen Bericht über Geschehnisse der Vergangenheit, sondern auch eine geistige Schöpfung 1). In dieser  Lehre erblickt Gentile eine Fortführung der italienischen Tradition, die von  Bruno bis auf Vico, Gioberti und Spaventa reicht. Er hat sich vollkommen  dem Faschismus angeschlossen, war eine Zeitlang Unterrichtsminister und  Urheber einer tiefgreifenden Schulreform. Gentile hat auch wichtige Beiträge  zur Staatstheorie des Faschismus geliefert 2 ), welche weiter unten erwähnt  werden sollen. Es sei noch hinzugefügt, daß auf dem Gebiete der Rechtsphilosophie sich G. Del Vecchio auch außerhalb Italiens einen Namen gemacht  hat durch seinen Kampf gegen den reinen Rechtspositivismus und seine  philosophische Begründung des Imperialismus; dadurch hat seine Lehre eine  nahe Beziehung zum Faschismus. Von den zahlreichen Schriften Gentiles ist ,,Der aktuale Idealismus“ auch  in deutscher Übersetzung erschienen.   -I Vgl. besonders „Che cosa e il fascismo", „La filosolia de] fascismo“. Charakteristisch ist der Satz: ,,Lo stato del fascismo e una creazionc tutta spirituale". Benedetto Croce. Croce.  Keywords: idealism, la filosofia di Croce come antecedente del fascismo, Mussolini giornalista, la ruttura Croce-Gentile – l’idealismo di Croce pre-fascismo come fascista: hegel, idea dello spirito, idealism assoluto, la relazione tra Vico e Hegel.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Croce: implicatura: intenzione, espressione, e communicazione” Croce.

 

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