Grice e Cione: la ragione
conversazionale e l’implicatura conversazionale del corporazionismo -- Dedalo
ed Icaro – l’idea corporativa come interpretazione della storia – scuola di
Napoli – filosofia napoletana – filosofia campanese -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Napoli). Filosofo
napoletano. Filosofo campanese. Filosofo italiano. Napoli, Campania. Grice: “I
love Cione; my favourite is “The age of Daedalus – which reminds me of
Gilbert’s statuette and the Italian model who posed for him – the story of a
failure!” Grice: “But Cione philosophised on various other subjects as well,
such as Leibniz, and of course, Croce – in his case, first-hand knowledge! –
and mysticism, and Mussolini, and the rest of them – He thinks there is a
Neapolitan dialectic, and really is in love with his environs – his study of
‘romantic Naples’ reminds me of my rules of conversational etiquette! –
especially the illustrations involving gentleman-lady interaction!” Di tendenze
socialiste, e in un primo momento anti-fasciste, studia sotto Croce.
Perseguitato della prima ora dal fascismo, viene rinchiuso nel campo di
Colfiorito di Foligno e poi mandato al confino a Montemurro. Attratto dal nuovo
indirizzo espresso dal Manifesto di Verona, aderisce alla Repubblica Sociale
Italiana. Chiede e ottiene il consenso di Mussolini (il quale si rende
esplicitamente concorde) per la costituzione di una formazione politica
indipendente dal Partito Fascista Repubblicano, denominata in un primo momento
Raggruppamento Nazionale Repubblicano Socialista e, in seguito, Partito Repubblicano
Socialista Italiano. A tale formazione politica, su suggerimento dello stesso
Mussolini, sarà concessa anche la pubblicazione di un quotidiano L'Italia del
Popolo. Il Duce però non aveva nessuna fiducia né nell'uomo né nell'impresa,
tanto che durante una conversazione con l'ambasciatore Rudolf Rahn preoccupato
per una possibile apertura "a sinistra" del capo del fascismo ebbe a
dichiarare: «Per ingannare i nostri
avversari ho lasciato, non appena ho pensato che il nuovo fascismo in Italia
fosse abbastanza forte, che alcune contro-correnti dicessero la loro, tra
l’altro ho permesso che si formasse un gruppo di opposizione sotto la guida di
C. Non ha una gran testa, e non avrà successo. Ma la gente che ora sta cercando
di crearsi un alibi si raccoglierà intorno a lui e quindi sarà perduta per il comitato
di liberazione che è molto più pericoloso. Salvatosi dalle epurazioni
partigiane nel dopoguerra, si costruirà una carriera politica nell’Italia repubblicana.
Milita nel Fronte dell'Uomo Qualunque. Successivamente, quando il partito di
Giannini si sciolse, entra nel Movimento Sociale Italiano e venne eletto
consigliere e poi assessore della giunta di Achille Lauro. Si candida al Senato
con la lista della fiamma nel colleggio di Afragola ma non fu eletto. Deluso
dai missini, adiere alla democrazia cristiana, senza però svolgere una
militanza attiva nel partito. Negli ultimi anni di vita cercò di conciliare il
messaggio di papa Giovanni XXIII con le aperture di Nikita Kruscev oltre la
cortina di ferro. Altre opere: “Valdés: la sua vita e il suo pensiero religioso
con una completa della sua opere e degli
scritti intorno a lui” (Laterza editore); “Sanctis, Ed. Giuseppe Principato); “L'opera
filosofica, coautore Franco Laterza, Laterza editore); “Napoli romantica”
(Gruppo Editoriale Domus); “L'estetica di Sanctis” (Pennetti Casoni Editore);
“Da Sanctis al Novecento” (Garzanti); “Nazionalismo sociale” “l'idea
corporativa come interpretazione della storia” (Achille Celli Editore); “Napoli
e Malaparte” (Editore Pellerano-Del Gaudio); “Storia della repubblica sociale
italiana” (Ed. Latinità); “Croce, coll. "I Marmi", Longanesi);
“Crociana” (Fratelli Bocca); “Sanctis” (Montanino); “Questa Europa” (M. Mele);
“Fascino del mondo arabo: dal Marocco alla Persia, Cappelli Editore); “Croce”
(Loganesi); “Fede e ragione nella storia: filosofia della religione e storia
degli ideali religiosi dell'Occidente” (Cappelli Editore); “La Cina d'oggi,
Filippine, Formosa, Giappone” (Ceschina); “Leibniz” (Libreria scientifica
editrice); “Narrativa del Novecento, Istituto editoriale del Mezzogiorno); “L’eta
di Dedalo”; “Un viaggio elettorale, Bompiani). Dizionario Biografico degli
Italiani. Un ex allievo di Croce negli ultimi mesi di Salò crea un
"partito contro" su suggerimento del ministro dell'Educazione Biggini
di Silvio Bertoldi. Per ultimi ma non meno importante ricordiamo anche
l’esperienza della rivista La Verità diretta da Nicolò Bombacci, tra i
fondatori del partito comunista e in seguito avvicinatosi al Fascismo, pur con
posizioni indipendenti tendenti al socialismo nazionale, e dove ne sarà
portavoce anche nella successiva esperienza di Salò assieme ad altre
personalità come Giuseppe Solaro ed Edmondo Cione, e la magistrale figura del
poeta americano Ezra Pound, il quale giudicò positivamente il modello politico
ed economico dello stesso Fascismo. Home Cultura Cultura (di
G.Parlato). Perché leggere “Storia della Rsi” di C. By Redazione 4
anni Ago Il sigillo della Repubblica Sociale ItalianaIl sigillo della
Repubblica Sociale Italiana Sarà forse una caratteristica tipicamente italiana,
ma da noi persino le guerre civili lasciano molto, moltissimo spazio alle mediazioni
e ai tentativi di compromesso. Vi furono diversi tentativi, tutti falliti, di
dare alla guerra fratricida un altro esito, meno sanguinoso, più indirizzato verso
un passaggio “indolore” dei poteri dalla Rsi al movimento partigiano e, infine,
al Regno. Si trattò di operazioni sotterranee molto complesse, spesso
contraddittorie, che si fondavano su un equivoco: la possibilità che una parte
del movimento partigiano (i socialisti, e neppure tutti) potessero staccarsi
dalla opprimente pressione delle Brigate Garibaldi gestite dal Pci e realizzare
una soluzione pacifica di passaggio dei poteri nel Nord Italia in nome di un
socialismo che avrebbe dovuto riunire tutti, da Mussolini a Nenni.
Protagonisti di questo tentativo, un po’ nobile, un po’ ingenuo, un po’
velleitario furono diversi personaggi di ambo le parti: da parte fascista, i
ministri della Rsi Carlo Alberto Biggini e Piero Pisenti, i sindacalisti Manunta
e Dinale, il capo della polizia di Salò Renzo Montagna, il capo della Decima
Junio Valerio Borghese, più altri minori; da parte socialista,
Bonfantini,Vigorelli, Silvestri, Zocchi e soprattutto Andreoni, autore di un
confuso ed equivoco tentativo di “collaborazione militare ma non politica” (!!)
tra fascisti di Salò e socialisti di sinistra contrari alla egemonia comunista
nel Cln. Punto di raccordo di molti di questi fiumi sotterranei è C.,
filosofo, collaboratore di Croce, antifascista liberale, confinato politico, il
quale alla vigilia della guerra civile decide di puntare sulla riconciliazione
degl’italiani. Un progetto ambizioso, non sempre sorretto da una vera
lucidità politica, che comunque portò a tre risultati importanti, nel
crepuscolo della Rsi: in primo luogo, C. riuscì a catalizzare attorno a sé un
gruppo di fascisti e di antifascisti che opera per il passaggio indolore dei
poteri. In secondo luogo, riusce ad avere la fiducia di Mussolini che gli
finanzia un quotidiano, “L’Italia del Popolo”. Infine riusce a costituire un
movimento politico di opposizione in Repubblica Sociale, il Raggruppamento
Nazionale Repubblicano Socialista che doveva essere il primo segnale verso la
liberalizzazione dei partiti in Rsi. Naturalmente ciò avvenne con
l’approvazione dei fascisti “moderati”, come Borsani, Agazio e Pettinato,
e con la violenta opposizione degli intransigenti, come Pavolini, Mezzasoma ed Almirante.
La dettagliata storia di queste più o meno sottili trame, di questi tentativi è
il filo conduttore del volume di C., STORIA DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA (Altergraf).
Si tratta di una storia che, tra le prime, ricostruisce le vicende della Rsi e
il suo valore è soprattutto questo. Il mondo variegato e talvolta
contraddittorio di quelli che cercarono di costruire dei ponti tra fascismo e antifascismo è
complesso ma, in genere, comprendefascisti di sinistra -- più moderati e aperti
al pluralismo -- e socialisti -- insofferenti al peso del Pci. Che qui ci si
trovi al cospetto di un liberale è senza dubbio un elemento di novità. Perché
un liberale e, pur con tutti i distinguo, crociano accetta di sostenere i punti
di Verona, la socializzazione, l’ultimo fascismo mussoliniano, rivoluzionario,
socialista e anticapitalista? Si tratta effettivamente di un problema non da
poco che può essere spiegato solo con il costante richiamo alla CONCORDIA nazionale. Una concordia che
non è però soltanto un moto dell’animo, ma che si sostanzia di un elemento a
nostro avviso centrale: la necessità del superamento dell’antitesi fascismo –
antifascismo, considerando C. il fascismo un elemento essenziale nella storia
italiana, del quale è indispensabile tenere conto -- non per esaltarlo ma
piuttosto per proseguire nel cammino della comunità nazionale senza parentesi e
senza demonizzazioni. L’errore dell’antifascismo, per C., è quello di ritenere
di potere cancellare il periodo fascista dalla storia italiana e soprattutto di
potere non considerare con attenzione le soluzioni che il fascismo, pur
in un quadro autoritario, individua allo scopo di contribuire a fare ritrovare
unità e concordia nella società italiana. In questo senso l’esperienza
corporativa, che C. intese sempre in senso produttivistico piuttosto che in
termini rivoluzionari, può essere interessante da recuperare in una chiave
pluralistica. Più complessa la risoluzione dell’altro problema che lo
assilla e che, in qualche modo, è correlato con la ricerca della concordia: il
persistere, nella dinamica politica italiana, della categoria del nemico
assoluto da abbattere. Essendo più FILOSOFO che storico, C. non si rende conto
che l’Italia dopo la prima guerra mondiale non è più quella precedente. Il pretendere
che le contrapposizioni, giunte fino alla guerra civile, si componessero con un
semplice richiamo alla concordia, dimostra quello che acutamente aveva colto
Artieri, e che cioè C. pensava e scriveva come se vivesse nell’Italia di
Giolitti e di Scarfoglio. In questa sua incapacità di leggere fino in
fondo la lezione della storia si trova la inattualità politica del saggio di C.
sulla Rsi, ma anche il fascino
dell’impolitico, di chi cioè preferisce manifestare le proprie convinzioni
anche se esse non sono più in grado di produrre effetti politici. La sua
originalità risiede anche in un ultimo aspetto. Se è vero che in Italia il
filosofo tende a correre verso il carro
del vincitore, la storia di C. è quella di un filosofo che pur provenendo dalla
parte dei futuri vincitori, volle stare dalla parte dei perdenti per cercare,
senza riuscirci, di rendere meno dura la vendetta finale. C. compiuti i
suoi studi prima presso il consolato germanico, poi presso il Liceo-ginnasio
Vittorio Emanuele II, si iscrive al collegio militare della Nunziatella. C.,
sottoposto a una severa educazione familiare e a una altrettanto severa
disciplina scolastica, manifesta idealmente i primi segni di ribellione
rivolgendo precocemente il suo interesse verso la filosofia e allontanandosi
dall'ambiente autoritario della Nunziatella. Grazie a Secolo comincia a
frequentare la casa di Croce, del quale divenne allievo, accettandone in pieno
le idee e gli insegnamenti. Un saggio suo, pubblicato a Napoli e
intitolata "Il dramma religioso dello spirito moderno e la
Rinascenza", in cui prende posizione contro Gentile, gli procura violente
critiche da parte dei fascisti. La frequentazione di casa Croce non gli impedì
tuttavia, di collaborare con alcuni giornali e periodici del regime. Consegue
la laurea e concorsa a un posto di ordinatore di biblioteche e ne ottenne
l'incarico presso la Biblioteca di Venezia, poi trasferito presso la Biblioteca
di Firenze. A questi anni risalgono i suoi rapporti epistolari con alcuni
esponenti dell'opposizione liberale come Sforza, Vinciguerra, Casati ed altri. A
causa dell'intercettazione di una sua lettera, il cui contenuto era stato male
interpretato, C. è arrestato dalla polizia e internato nel campo di
concentramento di Colfiorito presso Foligno, e in seguito confinato a
Montemurro Lucano. Revisa le sue idee antifasciste e decide di abbandonare le
posizioni liberali. Eento non meno significativo nella vita di C. è la rottura
dei suoi rapporti con Croce, a causa della revoca da parte di Croce della
compilazione di un volume celebrativo, che C. aveva preparato sull'opera e sul
filosofo. Il volume è poi pubblicato dalla casa editrice Laterza di Bari
con il titolo "Croce". Dopo l'internamento e il confino,
ritornato in libertà, C. è in servizio come bibliotecario presso la Biblioteca
Braidense di Milano. Collabora alla rivista diretta da Chabod
"Popoli", dell'Istituto per gli studi di politica. Ottenne la libera
docenza di storia della filosofia. Tra i suoi saggi, il volume edito a Milano e
intitolato "Croce", la cui polemica prefazione era stata pubblicata
anticipatamente sul Corriere della Sera, procura a C. numerosi consensi anche
da parte di MUSSOLINI, che C. incontra personalmente grazie alla mediazione
dell'allora Ministro della Cultura Biggini. Cione fonda, col consenso di
Mussolini, il "Raggruppamento nazionale repubblicano socialista" e il
giornale "L'Italia del Popolo" che, sollevando l'ostilità dell'ala
fascista più estrema, dopo soli 12 numeri è sospeso a causa di una polemica con
l'Associazione dei mutilati. Soggetto all'epurazione alla fine della seconda
guerra mondiale, C. è reintegrato nel suo posto di professore di filosofia a Napoli.
Entra nel Movimento Sociale Italiano e fonda la rivista "Nazionalismo
popolare". Eletto consigliere e poi assessore allo Stato civile della
Giunta di Napoli, che ha alla sua testa Lauro. Dopo essersi candidato al Senato
come esponente del M.S.I. senza riuscire eletto, entra nelle file della
Democrazia Cristiana. Collabora con numerose riviste filosofiche e con diverse
testate giornalistiche, quali il "Roma" di Napoli, il
"Tempo" di Roma, la "Gazzetta del Mezzogiorno" di Bari. Tra
le opere a stampa ricordiamo la "Bibliografia Crociana" -- nella
quale sono riportate sistematicamente e cronologicamente le opere DI Croce e le
opere SU Croce --; "Sanctis e i suoi tempi” -- vincitrice del Premio
Napoli --, e due volumi di resoconti di viaggi, "Quest'Europa" e
"Fascino del mondo arabo", pubblicate la prima a Napoli e la seconda
a Bologna. In esse l'autore sembra esprimere il senso finale che, personalmente
attribuiva all'esistenza umana. Muore a Napoli. Fra le sue ultime volontà vi fu
quella di donare all'Archivio di Stato di Napoli il suo archivio personale,
affinché esso non andasse disperso e perché fosse messo a disposizione degli
studiosi. documentazione collegata. C. fonti Incarnato, in Dizionario biografico
degli italiani. Klinkhammer, L'occupazione tedesca in Italia, Torino, Bollati
Boringhieri. C., Incarnato - Dizionario Biografico degli Italiani’ Condividi
Pubblicità C. Nato a Napoli da Stefano, avvocato di origine
pugliese inurbatosi di recente e artefice della sua fortuna, comincia a
studiare presso il consolato germanico, poi al liceo ginnasio "Vittorio
Emanuele II", per iscriversi infine alla Scuola militare della Nunziatella.
L'accurata istruzione integrò la severa educazione familiare tesa a
salvaguardare una dignità ed un decoro con fatica raggiunti e difficili da
mantenere in una città come Napoli in permanente e gravissima crisi
economica. Alla Nunziatella si tende a sviluppare l'attitudine al comando
ponendo l'accento sull'educazione fisica intesa come coercizione e disciplina.
Le aspirazioni di C. ne sono frustrate accentuandone le tendenze al ribellismo,
tipiche di tanti meridionali e l'indirizzo precoce agli STUDI FILOSOFICI nella
ricerca di un'identità ristretta al piano culturale, dati gl’ostacoli frapposti
dall'ambiente circostante ad altre vie di sviluppo più organiche e meno
unilaterali. Le stesse riserve verso l'autoritarismo ed il culto delle
gerarchie che provocano la rottura con l'ambiente della Nunziatella, da cui
uscirà, lo allontanarono da un'adesione piena al fascismo. Introdotto in
casa CROCE (si veda) da Secolo, ne accetta pienamente le idee, attirandosi col
suo saggio, “Il dramma religioso dello spirito moderno e la Rinascenza,” Napoli,
di cui già manda una parte a CROCE (si veda), in cui prese posizione contro GENTILE
(si veda), gli attacchi violenti dei coetanei fascisti. Lo difende Marzio che
gl’apre le porte del Meridiano di Roma ne gl’evita guai peggiori. Sono gli anni
del consenso al regime. La pregiudiziale antifascista e la frequenza di casa CROCE
(si veda) non impedirono a C., come ad altri, la collaborazione a giornali o
periodici del regime, ormai tanto forte da poter controllare e tollerare la fronda
liberale. L'assidua presenza in casa Croce lo gratifica e sembra soddisfarlo
pienamente. I numerosi saggi su SANCTIS (si veda), culminati nella
biografia, la continuazione dei lavori sulla Rinascenza e la Riforma sfociati
nel lavoro su Valdés e infine le ricerche sulla vita culturale di Napoli rivelano
tutti l'impronta di CROCE (si veda). Tuttavia si può cogliere una costante della
filosofia del C., la tendenza alla mediazione, non tanto espressione di debole
sincretismo, quanto costante rifiuto di ogni estremismo, che gli fa preferire
il sereno misticismo di Valdés ai rigori di Calvino ed il tentativo di
mediazione della cultura umanistica col vecchio mondo della Chiesa e della
cultura medioevale alla rottura drammatica della Riforma. 16 un equilibrio
raggiunto a fatica, non scevro di contraddizioni, presenti soprattutto negli
studi su Napoli. La ricerca appassionata e puntuale sulla vita napoletana
(Napoli romantica, Milano) non puo non approdare alla constatazione del suo
carattere provinciale. Le masse vi appaiono coine comparse di secondo piano,
quasi bozzetti a completamento di un disegno il cui protagonista è lo sviluppo
culturale. Scarsi i riferimenti al ciclo economico europeo, non propriamente
favorevole a Napoli, il malessere napoletano interpretato come un'incapacità
tutta locale di liberarsi dai languori e dalle malinconie romantiche di origine
più spirituale che socioeconomica. La mediazione, eterno mito del C., riemerge
con l'esortazione all'unione dei giusti per la salvezza e lo sviluppo. Tale gli
è già apparso il messaggio dell'ultimo De Sanctis, di cui, a conclusione di
numerosi saggi e la pubblicazione (Milano) del famoso Viaggioelettorale,
traccia una biogr. C. si laurea in FILOSOFIA. Le fortune familiari registrano un
tracollo che lo spinse a concorrere ad un posto di ordinatore nelle
biblioteche, un ruolo subalterno per il quale non vienne ancora richiesta
l'iscrizione al partito fascista. Ètrasferito alla Nazionale di Firenze, sempre
mantenendo ed ampliando i contatti con l'opposizione liberale al fascismo;
corrisponde con SFORZA (si veda) ed aveva rapporti di amicizia e scambi
epistolari con Vinciguerra, Rosselli, Casati, Ramat, Russo ed altri, anche se
spesso si aveva la sensazione che fosse frequentato più perché allievo ed
intimo di casa Croce che per i suoi meriti intrinseci. L’adesione al sistema
crociano è del resto indiscussa. Malgrado una tendenza all'accentuazione dei
valori individuali emergente dagli studi su Berdjaev (di cui lo colpe
durevolmente la critica al marxismo), su Valdès e dal taglio stesso degli studi
su SANCTIS (si veda), l'emancipazione non è così consapevole come tenta ad
affermare in seguito. L’intercettazione di una lettera da parte della polizia,
che ne interpreta malamente il contenuto, provoca il suo internamento nel campo
di concentramento di Colfiorito di Foligno, i cui rigori sono mitigati dal
confino a Montemurro Lucano. Qui matura la sua crisi politica e la rottura col
CROCE (si veda). La convivenza con oppositori socialisti, anarchici e comunisti
ha su di lui un effetto contraddittorio. Il contatto con uomini che, non solo
si opponeno al fascismo sino alle ultime conseguenze, ma che non disdegnano nei
loro programmi di far uso degli stessi mezzi coercitivi del fascismo, sia pure
per fini ad esso antitetici, lo induce alla revisione e all'abbandono,
dell'anti-fascismo. La compilazione di un volume celebrativo di CROCE (si
veda), una laboriosa ricerca degli studi sul filosofo dallo stesso prima
affidatagli e poi toltagli, sancì la rottura definitiva con questo, anche se un
compromesso rende possibile la pubblicazione, L'OPERA FILOSOFICA, storica e
letteraria di CROCE (si veda), Bari, dopo strascichi giudiziari. Risolto
il dissidio col fascismo, torna nelle biblioteche, stavolta alla Braidense di
Milano. Collabora alla rivista Popoli dell'Istituto per gli studi di politica,
diretta da Chabod. Consegue la libera docenza in storia della filosofia; è
professore di ruolo di storia e filosofia nei licei, ed ottenne, sia pure non a
pieni voti, un giudizio di maturità in un concorso, poi annullato, a professore
di storia della filosofia a Napoli. Consegue la libera docenza in storia
moderna. L'armistizio lo colge a Roma in contatto col movimento
"L'unione nazionale" di Martini, anti-fascista di tendenze moderate e
conciliatrici. Il movimento venne poi stroncato in seguito all'arresto dello
stesso Martini, il quale finisce trucidato alle Fosse Ardeatine. C. ritorna a
Milano con un giudizio negativo sull'anti-fascismo del quale coglie solo gli
atteggiamenti scomposti di una fazione politica che per spirito di parte sembra
gioire dalla disfatta. A Milano stampa il suo CROCE (si veda). Il momento ed il
luogo della pubblicazione, cui venne data ampia risonanza con l'anticipata
apparizione della polemica prefazione di C. sulle colonne del Corriere della
sera, nella Milano della ormai condannata Repubblica di Salò, gli offrirono la
soddisfazione di una momentanea popolarità. Mussolini mostra
d'apprezzarne l'opera e, con la mediazione di Biggini, ministro della Cultura,
s'incontra con C., libero docente all'università di Milano, proprio in virtù
dei suoi precedenti di antifascista. In una lettera a Biggini C. Scrive. Il
Duce ha scelto il momento buono per parlare il linguaggio della conciliazione
sconfessando così quello della minaccia e dell'intimidazione usate da molti
gerarchi e gerarchetti. Gl’anti-fascisti hanno dubbi perché temono di avere a
che fare con un movimento di copertura a sinistra del fascismo. Il Duce si deve
liberare del passato e puntare sulla vecchia fama di socialista. La gente odia
la Muti ed ha fatto buona impressione l'eliminaziene della banda Koch, una
polizia costituita da masnadieri" (Archivio di Stato di Napoli, Carte
Cione, 73). Sembra che Mussolini mirasse a servirsi del C. per attenuare e
confondere i rancori degli antifascisti. Il C., sfruttando le tendenze "liberali"
favorite da MUSSOLINI (si veda) dopo il discorso alla brigata Resega, fondò,
col suo consenso, il Raggruppamento nazionale repubblicano socialista, col
motto "Repubblica e socializzazione" ed un organo di stampa dalla
testata mazziniana L'Italiadel popolo. Al movimento non erano estranee
connivenze e strumentalizzazioúi come il rilascio di alcuni dirigenti
democristiani, operato a fini puramente propagandistici. Si attirò così
l'ostilità violenta dell'ala estremista del fascismo ormai troppo compromessa. Spinelli,
direttore dell'Ente italiano audizioni radiofoniche gli nega la pubblicità per
il giornale, considerando il suo un tentativo di conciliazione sul piano
dell'antifascismo. Una polemica con l'Associazione dei mutilati provocò
l'assalto all'Italiadel popolo e la sua chiusura dopo appena dodici fascicoli,
che riprese, ancora per un numero, le pubblicazioni il 24 aprile, un giorno
prima della Liberazione. Il C. dovette sottostare ai rigori
dell'epurazione, rivelatisi per sua stessa ammissione meno duri del previsto.
Venne reintegrato al posto di professore e riammesso nel servizio universitario
a Napoli. I numerosi attacchi ne stimolarono il temperamento di polemista che
si esercitava con virulenza a vari livelli. I sarcasmi sul Merlo giallo di A.
Giannini, e nei giornali locali ("6 e 22" e il Monsignor
Perelli)offrono un quadro comico ed esasperato di troppi disinvolti
opportunismi. Sulle colonne del Brancaleone e del Meridiano v'è un'appassionata
difesa della sua azione al tempo della Repubblica sociale che lo spingeva a
scriverne la storia (Storia della Repubblica sociale italiana, Caserta 1948; 2
ed. 1951). Nel 1946 ilC. aveva pubblicato a Roma La filosofia della
personalità ove lapolemica anticrociana si stemperava in una graduale adesione
a valori tradizionali e nel recupero del cattolicesimo cui approderà, salutato
con soddisfazione, ma non con convinzione, dagli organi ecclesiastici. Del
resto non rinunciava alle premesse storiciste e restava a mezza via tra
l'adesione mistica al cristianesimo ed un'accettazione piena del neotomismo. I
numerosi lavori filosofici sono le tappe di questo processo (Dall'idealismo al
cristianesimo, Napoli 1960, Fede e ragione nella storia, Bologna 1963, ristampa
dell'opera sul Valdés, Napoli 1963, e Leibniz, ibid. 1964). Collaborò
alla rivista di C. Ottaviano Sophia, aRassegna ea Palaestra, tenne corsi di
filosofia all'università di Napoli; abbandonato l'insegnamento nei licei,
prestò servizio presso la Direzione generale dell'istruzione media non statale.
Aderì alle illusioni provocate in tanti dalla protesta dell'"Uomo qualunque"
ma ne uscì per contrasti con G. Giannini. Entrò nel Movimento sociale italiano
con una posizione personale espressa con la sua rivista Nazionalismo popolare
fondata nel'1951; precedentemente aveva collaborato agli organi ufficiali del
partito con articoli su Rivolta ideale epoi sul Secolo d'Italia.
Rimproverava al gruppo dirigente l'esasperazione del nazionalismo e della
gerarchia e l'abbandono delle tendenze socializzatrici dell'ultimo Mussolini.
Sospetto ai superstiti uommi di Salò, malgrado i suoi sforzi, non entrò mai
nella direzione nazionale dei partito. Sull'onda dello spostamento a
destra del 1952, espressione soprattutto dei disagio del Sud, venne eletto
prima consigliere e poi assessore allo Stato civile della giunta di Napoli
capeggiata da A. Lauro. Nel 1953 si presentò candidato al Senato, senza essere
eletto. Ormai deluso dei Movimento sociale aderì alla Democrazia cristiana, ove
però non svolse una milizia attiva, pur collaborando nel 1960 a Europa sociale
di S. Riccio. Nel 1953aveva iniziato la collaborazione al Roma (Napoli)
di Lauro, cui si, aggiunge quella più sporadica al Tempo (Roma)di Angiolillo e
alla Gazzetta del Mezzogiorno (Bari). Si accese di speranza per il contenuto
sociale del messaggio di Giovanni XXIII e per le speranze suscitate dal mito di
Chruščëv, di cui guardava con simpatia l'esperimento (Aldi là della cortina,
Napoli 1962). Intanto portò a termine la Bibliografia crociana
(Roma-Milano 1956) e riprese gli studi su F. De Sanctis e i suoi tempi (Napoli)
per cui ottenne il premio Napoli nel 1961.Ancora una miscellanea di saggi sul
concetto di estetica (L'età di Dedalo, ibid. 1960)affianca la rievocazione di
personaggi e momenti della vita meridionale del Paradiso dei diavoli, Milano
1949, Il suoconcetto finale dell'esistenza si può cogliere in due volumi di
impressioni di viaggi, Quest'Europa (Napoli [1958])e Fascino del mondo arabo
(Bologna 1962). Il C. morì a Napoli. Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di
Napoli, Carte C. (finora sono stati parzialmente riordinati 102, fasci); F.
Penati, Metodo storicoe ricostruz. storicistica..., in Cronache della FACOLTÀ
DI FILOSOFIA dell'Istituto magistero di Napoli; A. Manno, Dall'idealismo al
cristianesimo, in Studi francescani, LX (1963), 3-4, pp. 1-57; F. W. Deakin,
Storia della Repubblica di Salò, Torino 1963, pp. 733, 762 ss., 777; R.
Battaglia, Storia della Resist. ital., Torino 1964, pp. 438, 495; E. Capanna,
Di una polemica Croce-C., in Il Ponte, XII (1965), pp. 1637 ss.; E. Santarelli,
Storia del movimento e del regime fascista, Roma 1967, II, pp. 568, 570;G.
Bocca, Storia dell'Italia partigiana. Settembre 1943-Maggio 1945, Bari 1966,
pp. 527528; Id., La Repubblica di Mussolini, Bari 1977, pp. 130, 308, 310 ss.,
329. APPENDICE I. Sulla bibliografia
Fascista Molti sarebbero i lavori di
carattere descrittivo meritevoli di essere ricordati i quali espongono e
commentano l’azione del Fascismo in tutti i campi. Ottima la
«Bibliografia del Fascismo», pubblicata a cura della Confederazione
Nazionale Professionisti ed Artisti, Poma, 1932. Qui ricordiamo le
pubblicazioni riassuntive e quelle in Occasione del decennale: La civiltà
fascista, con introduzione di B. Mussolini, a cura di G. L. Pomba, Torino
1928 (complesso di 35 studi dei vari aspetti ed attività del Fascismo,
con saggio bibliografia fascista a cura di L. Màdaro); Il Libro (Vita-
ha; nel decennale della Vittoria, Milano, 1929 (complesso di 28 studi) ;
Mussolini e il suo Fascismo, a cura di C. S. Gutkind, con introduzione di
B. Mussolini, Heidelberg; Firenze. Studi vari : Opere e leggi del Regime
Fascista, Roma; Mussolini e il Fascismo, Roma; Dottrina e Politica Fascista,
Venezia, 1930 (scritti vari). Lo Stato Mussoliniano e le
realizzazioni del Fascismo nella Nazione, pubblicato a cura della «
Rassegna Italiana Politica Letteraria », Roma. Il Bilancio dello Stato e la
Finanza Fascista a tutto Vanno Vili. A cura del Ministero delle Finanze,
Roma, Polig. dello Stato, 1931. Questo studio è aggiornato a tutto
l’esercizio 1932-33 con la seguente pubblicazione annuale a cura
dello stesso Ministero: Il Bilancio e il Conto Generale del Patrimonio
dello Stato per l’esercizio finanziario 19... ecc. Per la storia
finanziaria fascista si vegga : De Stefani A. La Restaurazione
finanziaria. Bologna, Zanichelli, 1926; Volpi di Misurata: Finanza
Fascista, Roma, Libreria del Littorio; Gangemi: La politica economica e
finanziaria del Governo fascista nel periodo dei pieni poteri, Bologna,
Zanichelli, 1924; Gangemi L. : La politica finanziaria del Governo
Fascista 1922-28, Palermo, Sandron, 1929; Gangemi L.: Le Società Anonime
miste, Firenze, « La Nuova Italia ». Opere Pubbliche (pubblicazione a cura
del Ministero dei Lavori Pubblici). Roma, 1934. La Nuova Italia (F Oltremare
(pubblicazione a cura del Mi¬ nistero delle Colonie, con prefazione di
Mussolini). Mondadori, Milano. Nei riguardi della difficile
questione meridionale, si vegga l’esauriente volume di Zincali G. :
Liberalismo e Fascismo nel mezzogiorno d’Italia, 2 voli. Milano, Treves,
1933. Fra le pubblicazioni straniere quelle tedesche sono le
più ricche e meglio informate. Le opere e gli scritti dei seguenti
autori sono più conosciuti in Italia come quelli che meglio compresero il
Fascismo e la sua organizzazione economica, e cioè: Andreae W.; Beckerath
(von) E.; Bernhard L.; Eber- lein G.; Ermarth F.; Eschmann E. W.;
Heinrich W.; Heller H.; Leibholz G.; Leinert M.; Mannhardt J. W.;
Mehlis €.; Reupke H.; Vochting F.; (per i particolari bibliografici si vegga:
Bibliografia del Fascismo, Voi. 1., a cura della C. N. P. A., Roma). Si
vegga inoltre: Beckerath (von) E.: Wirtschaftsverfassung des
Faschismus; Singer (von) K. : Die geistesgeschichtliche Bedeutung des
italienischen Faschismus, entrambi pub¬ blicati in « Festgabe fùr Werner
Sombart », lierauegege- ben von Arthur Spiethoff, Munchen, 1933; ed
anche: Die fascistische JCirtschaft - Problema und Tatsachen,
herausgegeben von G. Dobbert, Berlin, Hobbing,(è una raccolta di studi dovuti
ad italiani, tedeschi e svizzeri). Bibliografia essenziale sulle
interpretazioni dell’azione economica corporativa Per una
rassegna delle interpretazioni dell’azione economica corporativa si
veggano i nostri : Lineamenti di politica economica corporativa. Voi. L,
Cap. IV. Catania, Studio Editoriale Moderno, 1932. Sono ivi
ricordati i contributi più notevoli, teorici e descrittivi, nel campo
dell’azione economica corpora¬ tiva. Si vegga pure il nostro studio : «
Homo Oeconomi- cus » e Stato Corporativo in : Giornale degli Economisti
del gennaio 1932. Riportiamo qui la bibliografia essenziale dei contributi
italiani allo studio dell’economia corporativa, tralasciando di segnalare
gli studi, nume¬ rosi, di carattere polemico e giornalistico, ma privi
di consapevolezza scientifica e, spesso, deformatori della stessa
realtà politica corporativa : Alberti M. : L’ « Homo Ooecomoinicuis » e V
Esperienza Fascista in Gior¬ nale degli economisti, gennaio 1929; Arias
G. : L’Eco¬ nomia Nazionale corporativa, Roma, Libreria del Lit¬
torio, 1929, idem. idem. Economia Corporativa, Firenze, Poligrafica
Universitaria, 1932; Amoroso L. e De’ Ste¬ fani A. : Scritti cit. ; Arena
C. : Scritti, cit. ; Benini R. ; Scritti cit. : Breglia A. : Cenni di
teoria della politica economica, in « Giornale degli Economisti ».
Febbraio 1934 (Classifica le varie politiche economiche. Carattere
di quella corporativa: autogoverni economici particola¬ ri, con il
compito di emanare misure rispondenti, nei rami particolari, alla
politica economica generale emanante dal governo economico centrale. Le
corporazioni sarebbero gli autogoverni economici particolari). Bruguier
G. : A proposito di interventi statali, in «Ar¬ chivio di studi
corporativi », Anno IV, Fase. III, Pisa, 1933 ; Borgatta G. : Prefazione
al nostro volume av. cit. : Lineamenti di politica economica corporativa; Carli
F. : Teoria generale della economia politica nazionale, Milano, Hoepli, 1931; e
dello stesso: Le crisi economiche delV ordinamento corporativo
della produzione, in « Atti del II Convegno di studi sindacali
corporativi», Ferrara, 1932; Chessa: Caratteri e forme delT attività
economica, in «Rivista di Politica economica. (Secondo questo
autore J economia corporativa non è altro che un’ economia di
complessi economici, che dev’ essere studiata nella sua realta concreta,
prescindendo da erronee identificazioni dell individuo con la società e
di questa con lo Stato). Dello stesso autore: Vecchio e nuovo
corporativismo eco¬ nomico in «Saggi di Storia e Teoria economica,
in onore di Prato», Torino, 1931 (In questo studio l’autore conclude che
il corporativismo italiano pur traendo alcuni suoi elementi dalle teorie enunciate
dal Ge¬ novesi, dal Bastiat e dal List si differenzia da queste in
quanto che inquadra le sue idee in una concezione piu larga, che non
tiene solo conto degli interessi dei singoli, ma anche di tutta la
collettività nazionale, che per essere sempre più aderente ai bisogni ed
agli interessi della Nazione, viene organizzata gerarchica¬ mente
dallo Stato); Degli Espinosa A.: La forma e la sostanza della economia
corporativa, Firenze Poligrafica Universitaria, 1932; Del Vecchio G.:
Teoremi economici deW ordinamento corporativo. Comunicazione alla
XIX riunione della «Società pel Progresso della Scienza», riassunta in «
Lo Stato » settembre-ottobre 1930; Einaudi L. : Trincee economiche e
corporativismo in « La Riforma Sociale », novembre-dicembre 1933; e dello
stesso: Corporazione aperta in «La Riforma Sociale ». Fanno M. scritto cit.;
Fasiani M.: Contributo alla teoria delVuomo corporativo, in « Studi
sassaresi », fase. IV. voi. X. 15 gennaio 1933; Ferri C. E.: L’ordinamento
corporativo dal punto di vista economico, Padova, CEDAM,; Fovel M.:
Economia e corporativismo, Ferrara, S.A.T.E., 1929 e dello stesso:
La rendita e il Regime Fascista, Milano, Ediz. dei « Pro¬ blemi del
Lavoro», 1930; Politica economica ed econo¬ mia corporativa, Ediz.
«Diritto del lavoro», 1929; Camera corporativa e redditi di gruppo, S.A.T.E.
Ferrara 1930; Fossati A.: Premesse per lo studio di ima economia e di una
pplitica economica corporativa, in : « Rivi¬ sta di Politica Economica »,
fase. IX.X.1933. (Ritiene questo A. che tanto la politica economica
corporativa, quanto l’attività corporativa come condotta ipotetica
de¬ gli individui dei gruppi animati di una coscienza corporativa sono
teorizzabili: il secondo per definizione, e in tanti modi quanti
significati vogliano attribuirsi alla co¬ scienza corporativa (all’autore
parendo il più adatto perchè conforme alle direttive del Regime quello
che ha a base 1 interesse della Nazione, ossia il massimo be¬nessere
individuale compatibile col benessere della Nazione); ed il primo, quando le
norme abbiano suffi¬ ciente chiarezza (univocità) e costanza da
consentire una costruzione logica di conseguenze possibili. Pur¬
ché non si mescolino precetti e teoremi, e peggio, non si confondano gli uni
con gli altri, è perfettamente legittimo fare della economia corporativa
una « eco¬ nomia » astratta, trovare il nocciolo razionale del concreto
empirico). Gobbi U. : Il procedimento sperimentale della economia corporativa,
« Giornale degli economisti», ottobre 1930; Galli R. : Corso di economìa
politica, Firenze, Poligrafico Universitario, 1932, e dello stesso: Corso
sulle imprese industriali, Firenze, Poligrafico Universitario; Jannaccone P.:
La scienza economica e Vinteresse nazionale (Discorso tenuto
all’inaugurazione dell’anno accademico della R. Università di Torino), e dello
stesso : Scienza, critica e realtà economica, in « La Riforma Sociale »;
Lanzillo A.: Studi di economia applicata, Padova, Cedam, e dello stesso
A.: Il contenuto dell’ economia corporativa, in ««Rivista Bancaria », novembre
1928, ed Economia corpora¬ tiva e politica economica, in « Giornale degli
Economisti »; Lo Stato come fattore di produzione, in « Rivista Bancaria » (Lo
Stato come inserzione di volontà nell’ attività economical. Anche
Ettore Lolini, a parte la sua antipatia per la scienza economica
tradizionale e la notevole incompren¬ sione degli economisti ortodossi i
quali riescono interessanti a seguire non come simpatizzanti delle idee
li- erali o di altre tendenze, ma come scienziati dell’economia,
riconosce che per dare un carattere di socialità, che concili l’interesse
privato con quello sociale o nazionale, alla economia privata, non è
necessario giungere alla totale abolizione dell’economia privata ed alla
identificazione dell’ economia pubblica, come ha fatto Spirito, il quale
col porre erroneamente al centro dell attività economica umana la
produzione e non lo scambio non ha visto che nello scambio si ha la
sintesi dell’ interesse individuale e dell’interesse sociale, perchè
nello scambio, mentre l’interesse è individuale, il risultato è sociale. Per
eliminare del tutto, come vorrebbe Spirito, il carattere individualistico
dei valori economici ed il movente egoistico dei fatti economici e
identificare F iniziativa economica privata coll’ iniziativa economica
pubblica o statale, bisognerebbe trasformare la psicologia umana, abolire la
perso¬ nalità economica umana e con essa tutte le diff erenze di
bisogni, di desideri e di gusti che esistono ed esisteranno sempre fra gli
uomini, differenze che costituiscono la base dello scambio e la molla del
progresso economico e che nessun sistema di economia socialista è mai
riu¬ scito a sopprimere. Il porre a fondamento dell’economia
corporativa la produzione e quindi l’organizzazione e la gestione
economica della produzione invece dello scambio, inteso nel senso della
ripartizione del prodotto di ogni grande ciclo produttivo fra tutti i
fattori della produzione mediante l’accordo contrattuale dei prezzi del
lavoro, del capitale, della direzione tecnica e dell’opera degli
intermediari, porta a delle conseguenze pratiche fonda- mentali per la
definizione dei fini e delle funzioni della Corporazione. Nel primo caso,
infatti, si dovrebbe giungere alla Corporazione organo di gestione
economica col passaggio di tutta l’iniziativa economica privata alla
Corporazione e con la conseguente trasformazione di tutta l’economia privata in
economia pub¬ blica. Nel secondo caso, invece, la Corporazione non
as¬ sumerà la direzione della gestione economica della produzione, ma
avrà la funzione economico-sociale di eliminare il classismo o particolarismo
economico, di impedire che uno o più fattori della produzione si facciano la
parte del leone nei confronti con gli altri fattori e di adeguare
l’andamento dei prezzi al produttore con quello dei prezzi al consumatore. Cfr.
di questo A. : Il problema fondamentale delTeconomia corporativa, CRITICA
FASCISTA; Masci F.: scritti cit. e: Saggi critici di teoria e
metodo¬ logia economica, Catania (Sono raccolti con lievi
modificazioni gli scritti citati ed altri saggi); Paoni C.: A proposito
di un tentativo di teoria pura del corporativismo, in FIAMMA ITALA e dello stesso: Strumenti teorici di
corporativismo, in «Giornale degli economisti», (in questi scritti
il Pagni critica a fondo la costruzione teorica corporativa di Fovel. Contro
questi si schiera anche Bruguier nel saggio sopra citato ed anche noi nei
nostri scritti av. cit. Contra anche Arias ed altri); Sensini G.:
L’equazione dell’equilibrio economico nei regimi corpo- rativisti, Lo
Stato; Serpieri A.: Lo Stato e Veconomia, in «Educazione Fascista », e,
dello stesso : Economia corporativa e agricoltura, in « Atti del II Convegno di
studi sindacali e corporativi», Ferrara; SPIRITO (si veda), La
critica dell’economia liberale, Milano, Treves, dello stesso: I
fondamenti dell’ economia corporativa, Milano, Treves, e Capitalismo e
corporativismo, Firenze, Sansoni. L’interesse suscitato degli
scritti filosofici di questo A. sono dovuti a ragioni di carattere
esclusivamente polemico. Nulla di nuovo ha espresso il giovane
filosofo. Nella critica all’economia liberale, infatti non fa che
ripetere, con sintesi brillante, quanto è stato detto dai seguaci della
scuola storica tedesca e dagli istituziona- listi americani contro la
economia liberale. È confusa la scienza economica con la praxis dei
governi liberali e demoliberali. Nella critica al capitalismo non fa
che ripetere, in linea essenziale, quanto il Sombart ha espresso
nella sua opera monumentale sul capitalismo e quanto altri economisti
contemporanei hanno scritto contro il sistema capitalistico, e che l’A.
si guarda bene dal ricordare. Nè è fatta alcuna discriminazione,
fra capitalismo e capitalismo, senza, per es., ricordare che
m Italla 11 capitalismo è, appena, al suo inizio. Nei tentativi di
costruzione teorica del corporativismo fascista tiene conto, in particolare
delle dichiarazioni della << Carta del Lavoro» che rincalzano la
propria tesi per Ja quale vede la soluzione corporativa n clini
entità assoluta tra Stato ed individuo che riecheggia Hegel e Marx. Nulla
di nuovo nemmeno nella costruzione teorica la quale e apparsa a sfondo
social-comunista per l’ammis- sione della corporazione come proprietaria.
Propugna, inoltre, 1 A. il partecipazionismo operaio, altro espediente
vecchio e già discusso ampiamente nei tempi passati. Ma, con buona
volontà, si può Scorgere nel sistema di Spinto anche un liberalismo
assoluto per cui dopo aver letto gli scritti di questo A. del corporativismo
si riuscirà a capire meno di prima. E non m tenrnamo quii su altri
grossolani errori espressi dall A. nel campo delle realizzazioni pratiche
corporative, come per es. su quelle in cui consiglia per il nostro Paese
una industrializzazione ad oltranza, la emissione di prestiti esteri, una
politica commerciale che sara forse realizzata nell’anno 2000, ecc
(Tutte queste idee sono espresse nel voi.: Capitalismo e Corporativismo,
Sansoni, Firenze. Contra a Spirito, si vegga: Arias, cit.,
Jannaccone, cit., Lanzillo, cit., Moretti, appresso cit.. Vinci, appresso
citato, ed i seguenti scritti: Croce B.: L’eco¬ nomia filosofata e
attualizzata, in «Critica; Galli R. : SulF identità delV individuo con lo
Stato in «La Vita Italiana», novembre 1933; (jANGEMI L. : Individuo e
Stato nella concezione corporatina, m «Atti del Secondo Convegno di Studi
Sinda¬ cali e Corporativi », Ferrara, 5-8 maggio 1932; Bruccu- leri
A.: L economia corporativa, in «La Civiltà Cattolica», e Crisi e capi-
talismo, nella stessa rivista, etc. Cesarini-Sforza in un lucido
scritto: Individuo e Stato nelle Corporazioni (« Archivio di Studi
Corpora- .V'iV-’i) mostra come la formula dell identità è
chiarissima nel pensiero dei socialisti e dei liberali. L’individualismo
moltiplicando le sue forze non rinuncia ad essere sè stesso. Il grande
significato del Corporativismo è la disciplina economica nazionale.
Con il Corporativismo si passa dal soggettivismo all’oggettivismo. Alla
organizzazione professionale è affidata, sopratutto la oggettivazione
delle scelte economiche. Il nuovo modello della realtà economica non potrà
non essere anch’eseo, naturalistico e deterministico: non c’è
scienza senza determinismo. Caratteristica delle concezioni dello Spirito è
l’ottimismo. (Per es. nello Stato Corporativo non vi saranno più
disoccupati!). La nostra divergenza ideale con l’economia degl idealisti
non va assolutamente confusa con le invettive di quei messeri interessati ad un
intervento che oggi chiedono e ieri respingevano, nè con le
interpretazioni di coloro che hanno gli occhi sulla nuca!
Ricordiamo ancora: Moretti V.: I principii della Scienza Economica
e l’economia corporativa («Rivista di Politica Economica», marzo-aprile
1934). Il M. rifiuta 1 identificazione fra Stato e Individuo. Integrando
® correggendo le opinioni di Arias e Fovel considera l’economia
corporativa come una economia non eu¬ clidea. Papi U. : Un
principio teorico deW economia corporativa, in « Giornale degli Economisti », e
più diffusamente in Lezioni di Economia Generale e Corporativa», Gedam,
Padova. (Il P. ritiene che il sistema corporativo si possa
considerare come lo strumento capace di assicurare le imprese contro i
(risdhi extra-economici (guerre, crisi, scioperi, etc.). Rossi L. :
Economia e Finanza, cit. (Chiarifica il concetto di concorrenza e mostra
i caratteri della teo¬ ria dell’equilibrio economico generale.
L’ordinamento corporativo traduce nel diritto positivo un complesso
di norme di diritto naturale, che presiedono al fenomeno sociale della
ricchezza. Ne risulta un diritto corporativo, definizione giuridica della
libertà economica c e sottopone 1 arbitrio del singolo alla regola; e
la figura dell’uomo corporativo si risolve nell’uomo economico libero.
L’economia corporativa importa la penetrazione nell’organismo produttivo di un
sistema organico, razionale di politica economica. L’economia corporativa
risolve il contrasto fra l’essere e il dover essere della vita economica.
Dover essere: razionalità (teoria economica pura), eticità (politica
economica). Le forze direttrici corporative devono fornire al dina¬
mismo economico il volano regolatore). Vinci F. : Il corporativismo
e la scienza economica («Rivista Italiana di Statistica» etc., febbraio
1934. Questo A., conscio delle interdipendenze fra i vari fattori di
produzione e fra le varie imprese e delle con¬ dizioni di concorrenza
mondiale, ha dimostrato che la « disciplina unitaria e l’autodecisione,
ove conducesse fino ala determinazione delle produzioni e dei consumi,
esorbiterebbe largamente dalle attribuzioni dell’uria o dell’altra Corporazione
investirebbe i rapporti reciproci, non solo fra due o tre, ma fra tutte
le Cor¬ porazioni, imponendo al Consiglio Nazionale delle Cor¬
porazioni un continuo, pericoloso compito di revisione e di conciliazione
in base a valutazioni complicatissime, a criteri di difficile determinazione
oggettiva ». Sulla Finanza Corporativa. Si espressero anni
addietro a favore del contingente : Griziotti, Finanza di guerra e
riforma tributaria, in «La Riforma Sociale», 1916, pag. 150-174. Contro
il contingente: Einaudi, Principii di Scienza delle Finanze, Torino. Ed
oggi, a favore del contingente (citiamo gli scritti più seri): Benini,
loco cit. ; Montemurri G. : Per una finanza corporativa, in « Echi
e Commenti, e dello stesso : Ordinamento corporativo e ordinamento tributario,
in « Atti del II Convegno di Studi Sindacali e Corporativi », Fer¬
rara, 1932, voi. II; Bonanno: L’extra-individualismo nelle entrate del
bilancio dello Stato, Dir. e prat. trib., e dello stesso: Lo Stato
corporativo e la sua finanza, in «Diritto del Lavoro; Uckmar :
Ordinamento Corporativo e ordinamento tri¬ butario, « Relazione al I
Convegno nazionale di Studi Corporativi», Roma, 1930, e dello stesso:
Verso una revisione corporativa della pubblica finanza, in «
Diritto del Lavoro », Roma; Riforme tributarie e Stato corporativo,
in « Diritto del Lavoro», Roma, 1929; Finanza corporativa, in « Diritto e
Pratica Tributaria ». Roma, 1929, ed infine, sempre dello stesso:
Ordina¬ mento corporativo e ordinamento tributario, in « Atti del
II Convegno di Studi Sindacali e Corporativi, Ferrara. I ra questi autori la
corrente radicale trova favorevoli Benini, Bonanno e Montemurri.
Uckmar ritiene che la finanza sia individualista e per¬ ciò la vorrebbe
riformata in un senso meno individualista, ma nei suoi studi esprime delle proposte
che trova consenziente tutti coloro, fra i quali lo scrivente, che
riconoscono doversi inserire nell’ordinamento corporativo anche la finanza allo
scopo di raggiungere quei fini che gli conferiscono caratteri
fascisti. Sono contro D’Alessio, in un suo articolo: Evasione
fiscale e riforma tributaria («Augustea»), e Genco («Comunicazione al II Convegno
di Studi Sindacali e Corporativi », Ferrara) i quali vorrebbero arrivare
all’abolizione o per lo meno alla riduzione degli organi finanziari
statali ed alla loro sostituzione con le Corporazioni! Uckmar,
contingentista moderato, riconosce che il potere impo- sizionale tributario
spetta allo Stato. Quest’autore quindi può inscriversi fra i fautori di una
finanza coordinata all’ordinamento corporativo, ma è lontano dalle
Improvvisate e rivoluzionarie trasformazioni. La finanza oltre a
presentare un contenuto politico, riveste un contenuto tecnico con il quale
male si accorda la improvvisazione degli innovatori. Ai quali rimarrà la
soddi- stazione di essere considerati rivoluzionari al cento per
cento, mentre agli altri rimarrà la soddisfazione di non avere
incoraggiato i salti nel buio che in materia finanziaria si scontano amaramente
dalla Nazione, e perciò si ritengono solleciti dell’interesse nazionale e
cioè non meno rivoluzionari dei loro colleghi che manifestano i ce
piu radicali. Il tempo sarà giudice sereno fra tanto contendere. Ricordiamo
i seguenti scritti fra i tanti che accolgono, con moderazione, una
riforma tributaria in ™° m A a C °p 1 ^gamzzazione corporativa: Garino
Ca- Problemi di Finanza, Torino, Giappichelli 1930; Scandali: E.:
Imposizione tributaria e Stato Corporativo in « Echi e Commenti, e dello
TTr- A r- ,ane r e in «Giustizia tributaria», giugno 1929;
Gangemi L- rinanza Corporativa, in « Rivista di Politica
Economi- Stato C e dell ° stesso: La finanza nello Stato
Corporativo, in « Commercio », Roma, e S“,° Ì 93 £ r” cernii
in «Rivista di Politica Economica», fase. VII-Vili (e
una carica a fondo contro la funzione graduale, ransitona e limitata del
contingente come è propugnata da Montemurri e dal Cardelli il quale
ultimo ha espresso la sua tesi nella Rivista «Il Commercio» f , 7
iarzo \ a f, rlIe)i Toselli Colonna: Teoria e problemi della- economia
finanziaria corporativa, Alessandria Colombani (è questa una diligente rassegna
dei problemi corporativi della finanza). Infine, si segnala 1 eccellente
studio del Borgatta: Le funzioni ** WaC “ f *’ in « Lo Stato », febbraio
e CEDAM L Tfmi {XeZ ' W ' t SCÌCnZa delle fi nanze ’ Padova, CEDAM)
non sembra opportuno affidare all’Associazione Sindacale la ripartizione degli
oneri tributari a gin associati. Le associazioni sindacali, probabilmente
« non sarebbero neppure molto disposte ad assumersi tali compiti, ohe
spesso non sarebbero neppure in grado di svolgere efficientemente data la
limitatezza e l’inadeguatezza dei mezzi che hanno a propria disposizione,
anche a prescindere dal giusto timore dei dirigenti di potersi creare m
tal modo animosità lesive di quella compattezza dell’Associazione
Fascista, che costituisce uno dei suoi requisiti più essenziali in
relazione ai fini propostisi dal nostro legislatore». Un chiarimento
sulla tesi riformista del Benini. La ritorma propugnata da questo autore
(studio cit.), per quanto riguarda l’imposizione diretta, è vasta e
coraggiosa: due tipi di imposte dirette, proporzionali, l’una sul reddito
totale di famiglia, l’altra sul patrimonio-. Senza dubbio, la
scienza finanziaria ed il procèsso evolutivo della legislazione fiscale
degli Stati moderni pongono in evidenza i tributi globali e personali
come il fondamento di un corretto sistema di imposizione diretta in luogo
delle imposte reali imperfette e causa di sperequazioni gravi ed
inevitabili. Il nostro sistema attuale è fondato appunto sui tributi reali,
integrati da una imposta personale, la complementare, che con i
procedimenti fatti approvare dal Ministro Jung presenta una struttura che le
consente di assolvere agli importanti suoi compiti. Ma, appunto
perchè la riforma proposta dal Benini muterebbe radicalmente, ab imis, il
nostro sistema d’imposizione diretta, sono necessari, per giungere ad
essa, lunghi e ponderati studi sulla entità, sulla composizione,
sulla distribuzione e sul raggruppamento dei redditi, sulla
organizzazione tecnica della nuova amministrazione; sopra tutto occorre, per
concepire ed attuare una riforma così vasta e complessa che le condizioni
del- 1 economia nazionale e della pubblica finanza entrino in un
periodo di sufficiente tranquillità e stabilità. Tutte cose queste di cui
il Benini è consapevole. Un posto a parte tiene il Griziotti il
quale fra le due opposte opinioni che esiste una finanza corporativa oppure
il contrario che questa non esiste sostiene una terza e differente che
trova riscontro nei seguenti scritti: La trasformazione delle finanze
pubbliche nello Stato Corporativo fascista, in « Il Diritto del Lavoro
»); Idee generali sulla trasformazione del nostro sistema tributario,
esposte al Primo Convegno di Studi Corporativi a Roma, in « Bollettino
del Consi. glio Prov. dell’Economia di Pavia; Le finanze pubbliche
e l’ordinamento corporativo, in « Economia. Il Griziotti, se non erriamo,
desidera un sistema di imposte congegnate in modo da rispettare le
esigenze della produzione. Vuole un sistema tecnico e razionale che sodisfi
anche i criteri della giustizia nella ripartizione dei carichi pubblici.
Rico- Gangemi, Dottrina Fasciata ed economia. nosce che
l’opera del primo periodo della finanza fascista ha tenuto conto delle esigenze
della produzione. Queste idee evidentemente indicano nel Grìzìotti
un fautore della finanza corporativa. Dove il nostro non ci trova
consenzienti è nei dettagli (ammortamento delle imposte, tassazione esclusiva
delle rendite e dei sopraredditi, ecc.). Ma su questo sarebbe lungo il
discorso. Secondo un distinto allievo del Griziotti, il
Pugliese (La Finanza e i suoi compiti extra-fiscali negli Stati
Moderni, Padova, GEDAM) « Nello Stato Corporativo l’economia continua a
basarsi fonda¬ mentalmente sulla iniziativa privata dei capitalisti,
nè alcuno dei principi che reggono l’economia capitalista viene
apriosticamente ripudiato: ma vi si aggiunge un elemento che è quello del
controllo sociale che, sulla iniziativa privata e sul suo svolgersi,
viene attuato dallo Stato. Nello Stato corporativo anche la politica finanziaria
deve necessariamente seguire le direttive, che non coincidono nè con
quelle del sistema liberale-capitalista (benché ad esse siano assai più
vicine) nè con quelle del sistema collettivista. Essendo
l’imposta uno dei principali strumenti di cui lo Stato qualora rispetti il principio della proprietà
privata — si può valere, per intervenire nel cam¬ po dell’economia,
individuale, è logico che ad essa faccia più largo ricorso uno Stato, che ha
per principio l’intervento, ogni qualvolta l’interesse nazionale lo
richieda. E essenziale rilevare che nel sistema corporativo,
mutano fondamentalmente i modi dell’azione statale: mentre nel sistema
liberale-capitalista lo Stato si propone fini di benessere e prosperità, che
vengono attuati mediante la protezione di tutte quelle forze
individuali che si dimostrano utili a tale intento, lo Stato corporativo,
oltre a proseguire per tale via i propri fini, si fa esso stesso agente
diretto e primario per l’attuazione degli scopi suddetti, non solo proteggendo
e favorendo le forze utili' ai propri fini, ma facendosi iniziatore
dei provvedimenti atti ai dirigere le forze individuali all’obbiettivo
prefisso. Non possiamo chiudere questa nota senza ricordare
il contributo che, anche in questo campo ha dato Maf¬ feo Pantaleoni col
suo scritto: Finanza fascista, in « Politica », maggio-giugno 1933,
scritto che i nuova- tori sistematici ed i creatori di schemi astratti
fareb¬ bero bene a leggere ed a meditare se veramente sono, come si
ritengono, difensori dell’interesse nazionale. Capitoli della storia:
“Mussolini ed il fascismo” p. 1; “La respnsabilita della guerra ed il
“tradimento militare” p. 25; “La preparazione del colpo di Stato”,
“L’antifascismo del Governo Badoglio e la capitolazione”; “La liberazione di
Mussolini”; “La proclamazione della Repubblica Sociale”, “Il Manifesto di
Verona”, “In lotta per la difesa dell’onore italiano”, “La lotta per la difesa
del patrimonio nazionale italiano”, “La politica di conciliazione nazionale;”
“Conati di revision in senso liberale della tendenza autoritaria e per la
instaurazione della legalita”; “Il processo di Verona e quello degli
Ammiragli”; “La politica sociale, dindacale ed economica”; “Il regno d’Italia”,
“I comitati di liberazione”, “La guerra partigiana”, “Il Ragrgruppamento
Nazionale Repubblicano Socialista”, “La catastrophe militare”; “L’instruzione
dei ‘sanguinari’.” – Tra Croce e Mussolini, contributo a ”Gentile” –
“Nazionalismo Sociale” – contribute alla rivista La Verita (fascista).
“Nazionalismo Sociale”: L’idea corporative come INTERPRETAZIONE della storia –
con una conclusion politica di Augusto de Marsanich, Achille Celli Editore. Domenico
Edmondo Cione. Keywords: ICARO, l’idea corporativa, corporativismo, storia del
nazionalismo sociale, icaro, la caduta d’icaro, icaro caduto, dedalo e la
civilta greco-romana, corporativa, principio corporativo, principio cooperativo,
corpotivismo, corporatismo, corporativismo, ideale corporativo, conservativo come
corporativo, ugo spirito, “pocca testa”. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Cione”
– The Swimming-Pool Library.Cione
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