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Tuesday, November 26, 2024

GRICE E CHIAROMONTE

 Grice e Chiaromonte: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale della parola – il cane ha molto. Definizione d’ aggetivo – la correlazione – scuola di Rapolla – filosofia basilicatese -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Rapolla). Filosofo basilicatese. Filosofo italiano. Rapolla, Potenza, Basilicata. Grice: “Problem with Chiaromonte is that he let things influence him too much! My favourite is his tract on ‘silenzio e parola’ – where as he explains, ‘parabola,’ as used by the Greeks meant conversazione, because among primitive people, it is all about ‘comparison,’ and that is what a parabole is – by comparison we may think of miaow-miaow and the bow-bow theory of meaning!”. Esponente antifascista, appassionato di filosofia (fu discepolo di Andrea Caffi) e di teatro, fondò con Ignazio Silone la rivista culturale indipendente "Tempo Presente".  Il padre, medico, si trasfere con la famiglia a Roma, C. si vota all'anti-fascismo, dopo una breve parentesi fra le file fasciste, entrando a far parte della formazione Giustizia e libertà e finendo esule a Parigi per evitare l'arresto della polizia. E in Spagna, combattente repubblicano nella guerra civile spagnola contro le armate franchiste nella pattuglia aerea di André Malraux (la figura di C. è adombrata in quella del personaggio dell'intellettuale Scali, del romanzo L'Espoir), poi abbandonò il fronte per contrasto con i comunisti. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, in seguito all'invasione tedesca della Francia, riparò a New York, facendosi notare nel gruppo dei cosiddetti New York Intellectuals.  Fu propugnatore del socialismo libertario che contrappose alle spinte trotzkiste della rivista politics di Macdonald, a cui pure si legò in un sodalizio di amicizia e di frequentazione intellettuale. Ebbe legami d'amicizia con filosofi come Arendt e Camus, e scrittori come Orwell, e collaborò con Salvemini al settimanale italiano a New York, Italia libera.  Tornato in Italia una prima volta e una seconda, si sentì esule in patria, anche per il suo rifiuto a sottostare ai compromessi che volevano la cultura strettamente legata ai partiti politici; per un periodo tenne una rubrica di critica teatrale sulla rivista Il Mondo fondata da Mario Pannunzio. Assieme a Silone, fondò "Tempo presente", rivista culturale indipendente, esperienza innovativa nell'Italia dell'epoca che portò avanti, nonostante qualche dissapore con Silone, con grande attenzione agli autori di notevole spessore che riempivano le pagine del mensile.  Le sue posizioni furono improntate all'anticomunismo ma, a differenza di Silone, fu senz'altro più utopico; vicino alle posizioni di Albert Camus, teorizzò «la normalità dell'esistenza umana contro l'automatismo catastrofico della Storia».  Nel testo La guerra fredda culturale. La Cia e il mondo delle lettere e delle arti (Fazi editore) della storica e giornalista inglese Frances Stonor Saunders, si sostiene che la rivista Tempo presente sia stata finanziata dalla CIA: la Saunders ne individua i fondatori come personaggi di punta del Congress for Cultural Freedom e principali destinatari dei finanziamenti della CIA per attività culturali in Italia. Intrattiene una fitta corrispondenza con Mussayassul, amichevolmente chiamata Muska, una monaca benedettina, sul tema della verità. Altre saggi: La situazione drammatica, Milano, Bompiani, The Paradox of History, Londra, Le Paradoxe de l'Histoire, prefazione di Adam Michnik, introduzione di Marco Bresciani, Cahiers de l'Hôtel de Galliffet,  Credere e non credere, Milano, Bompiani; Collana Intersezioni, Bologna, Il Mulino, Scritti sul teatro, Introduzione di Mary McCarthy, Miriam Chiaromonte, Collana Saggi, Torino, Einaudi, Scritti politici e civili, Miriam Chiaromonte, Introduzione di Leo Valiani, con una testimonianza di Silone, Milano, Bompiani, Il tarlo della coscienza (The Worm of Consciousness and Other Essays, Prefazione di Mary McCarthy), Miriam Chiaromonte, Collana Le occasioni, Bologna, Il Mulino, Silenzio e parole: scritti filosofici e letterari, Milano, Rizzoli, Che cosa rimane, Taccuini, Collana Saggi, Bologna, Il Mulino, Lettere agli amici di Bari, Schena, Le verità inutili, S. Fedele, L'ancora del Mediterraneo, La rivolta conformista. Scritti sui giovani e il 68, Una città, Forlì, Fra me e te la verità. Lettere a Muska, W. Karpinski e C. Panizza, Una città, Forlì, Il tempo della malafede e altri scritti, Vittorio Giacopini, Edizioni dell'Asino,  Albert Camus-Nicola Chiaromonte, Correspondance, Édition établie, présentée et annotée par Samantha Novello, Collection Blanche, Paris, Gallimard, Dizionario Biografico degli Italiani. Simone Turchetti, Libri: "Le attività culturali della Cia" Galileo, Cesare Panizza, Nicola Chiaromonte. Una biografia. Presentazione di Paolo Marzotto, prefazione di Paolo Soddu, Roma, Donzelli. Dizionario Biografico degli Italiani,  XXIV, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Filippo La Porta, Maestri irregolari, Bollati Boringhieri. Gino Bianco, Nicola Chiaromonte e il tempo della malafede, Lacaita, Manduria-Roma-Bari, Michele Strazza, Contro ogni conformismo. Nicola Chiaromonte, in "Storia e Futuro", Filippo La Porta, Eretico controvoglia. Nicola Chiaromonte, una vita tra giustizia e libertà, Bompiani. Bocca di Magra Altri progetti Collabora a Wikiquote Citazionio su Nicola Chiaromonte  Nicola Chiaromonte, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Nicola Chiaromonte, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Opere di Nicola Chiaromonte,.  Fotografie e documenti di Nicola Chiaromonte La cultura politica azionista. "Nuovo Partito d'Azione". Il fondo librario Chiaromonte. Sotto il generico vocabolo “parola” (cf. Grice, ‘to utter’) si può intendere qualunque segno communicativo che serve a rappresentare una percezione o un'idea o concetto. Pur nondimeno questa voce “parola” – cf. Grice “to utter” -- nell'uso ordinario è ristretta a signare un suono articolato, con cui l’uomo esprime e communica la pércezione o la idea o concetto ad altro uomo; e siccome il suono articolato e stato legato ad altro segno, così la parola, oltre di esser pronunziata (pro-nuntiatum), è anche scritta. Orche cosa è mai questa *communicazione* da un'uomo all'altro? Questa communicazione propriamente è un mezzo di suscitare nell’altro uomo, al quale si dirigge, una percezione o una idea o concetto consimile a quelle che ha e che vuol *communicare* (o signare) colui che ‘signa’. Perciò la communicazione consiste nel far sorgere nell’altro quella stessa percezione o quella stessa idea. Ciò in due modi può succedere, cioè: o mediante una convenzione, arbitrio, concordo, patto, sul segno, sia volontariamente fatta, sia abitualmente seguita, cosicchè ogni segno per ragion di associazione convenzionale desti una percezione o un'idea corrispondente; o pure mediante una naturale (iconica, assoziativa) associazione o meglio co-relazione che si stabilisce tra un segno e una percezione o idea o concetto, cosicchè non abbisogni altro che imitare (proffere) appositamente questo segno per suscitare nell’altro la percezione o idea o concetto naturalmente (iconico, assoziativo) annessa o co-relata. È del primo modo – il modo di correlazione convenzionale -- la maggior parte dei segni; poichè una convenzion prima espressamente o tacitamente fatta, e l'uso che ciascun trova del sistema di communicazione del suo popolo, fan sì che appena si manipula un determinato segno, tosto si destino in coloro che ascoltano le percezioni e le idee co-rispondenti. Sono del secondo modo ogni segno che per lo più imitano una proprieta naturale, come la voce del cane (“Daddy wouldn’t buy me a bow-wow”), il romore del vento, lo scorrer del fiume il rimbombo del tuono, della esplosione, ed altri simili. Ancorchè l'uomo non sa per antecedente convenzione il ‘signato’ di tale ‘segno,’ egli tosto si fa l'idea del ‘segnato’ che s'indica, perchè la imitazione – iconicita, assoziativita – della proprieta naturale sveglia la percezione socia. Sentendo “bac-buc” dei tedeschi, quantunque non sa l'alemanno, mi debbo far tosto l'idea del vuotarsi di un vaso a bocca stretta. In questa categoria va pure il vocativo “o”, perchè la pronunzia molto spontanea di questa vocale fa volgere la persona verso il punto donde “o” vien pronunziato: e quindi da per sè stesso il vocativo “o” serve a chiamare, perchè ottiene spontaneamente questo effetto o risponsa nell’recipiente. Intanto il segno, oltre che serve a mettere in communicazione due uomini fra loro ed a far nascere in essi la ri-produzione (o trasferenza psicologica) di una percezione e di una idea secondo la volontà del ‘signante,’ è al tresi utile ad un'uomo solo, allorchè egli si racchiude in se stesso e si va rappresentando le cose per meditarvi. Difatti è un'osservazione ben comune che noi parliamo dentro noi stessi, allorquando pensiamo le diverse cose, e principalmente allor quando ci rappresentiamo una idea astratta. PRISCIANI GRAMMATICI CAESARIENSIS.DE VOCE. PHILOSOPHI definiunt vocem effe aerem temuffitmm ftfhtm,uel fiuwm fenfibile ut ritum,idefl quod propria auribus  accidit  Et p efl  prior definitio ii fubfhtntia fiumpta, Altera  nero d notione quam graa ivvotav dicunt Jnoc efl ab accidentibus Accidit enimuod auditus quantum in ipfia efl Vedi autem differentia fiunt IV: articulato, inarticulata, literata, illiterata. Articulata est qua coarguta,  hoc est copulata cum aliquo fienfiu mentis eius qui loquitur, profertur. INARTICULATA est contraria, qua a nui lo proficifettur affccfht mentis. Litterata est qua ficribipotefl. IJ-literafa qua ficnbi nbpot. r nuenimtur igitur quadam voces articulata, qua et feribi poffitnt et intellig, ut Arma uirtemq; cano Quadam qua no peffunt feribi, intelligiinturth, ut fibili heminu et GEMITVS, ha enm voces quamus sensium alique SIGNIFICENT proferentis eas, feribi tn no poffiint Ali vero sunt qua quantus feribantur, tn inarticulata dicuntur, cum  nihil  significent, ut  coax, cr a  baseni voces quanquam intelliginuis  de qua fint noluere proferte, tamen in articulata dicutur, qma vox fut superius dixi){marticulata est, qua a Milio affvfhe profiafdtur. Alia sunt inarticulata et illitterdta, qua  nec feribi possunt nec intelligj, ut fl repitus, mugitur, et his similia. Scire autem debemus, quod has IV pecies vocum p- fidunt IV superiores differentia generaliter voct aeddentes,  bina  per singulas inuictm coeuntes. Vox autem didht est vel d Uo* cctndo, ut “dux”,  “ducendo”, Uel ccto rojfioxco jsoco, ut quibufda placet  bE Lr fl pars minima uods composita, hoc efi l uods qua conflant compositione litterarii, minima autem quantum ad totam comprehensionem uoas litterata, ad hanc enim etiam produrtauoctiles hreuiffima partes inveniuntur, vel quod omnium est brevissimum eorum quzdiuidi possunt, id quod dividi non potefl Vcffumus et fic definire Littera e nox qua feribi potest mdiuiduauicitur autem littera vel qudfi. 5  lenter d, eo quod U<gndi iter prabeat, ue[atuaris (ut quilufda pia cet) qubdplerunq>in caratis tabulis antiqui fcrilerc [oletans  et pojha delere-Litteras aut, etiam elementorum vocabulo nuncu pauerunt, ad  simlitutem mundi elementorum- Sicut enim illa coeutia omne cor fu perficiunt, fic  etia  ha  conimfia  litterale  vocem  quafi  corpus  aliquod  componunt yuel magis nere corpus na fi acr corpus eji,  et nox qua ex aere icdo confiat, corpus ejfie cflenditur , quippe cum et tangit aurem, et tripartito dividitur, quod eji finit corporis hoc eji tu altitudinem, latitudinem, longitudine myunde ex omni parte potefi audiri- Vraterea tamen singula syllabe altitudine quidem habent m tenore, craffimdinem nero et latitudinem in spiritus longitudinem in tempore- Littera igtut eji ricta elementi et uclut imagp quadam  vocis litterata, qua cogmfidtur ex qualitate et fti tute figura linearu-Hoc ergo mterefl inter elementa, et litteras, quod elementa proprie dicuntur ipfie pronundationes nota autem carit littera- Abufiue tamen et elementa pro litteris,  et littera  pro  elementis  vocantur. Cum enim dicimus non poffie conflare m eadem fiyl labd-K, ante V, no de litteris dicimus, fid de pronuntiatione earum- nam quantum ad scripturam possunt coninng, non tamen etia enuciari, nifi ipojl pofitR, ut princeps, sunt igitur figura litterarum quibus nos utimur- XXUI- ipfie vero promnciationes earu multo ampliores. Quippe cum singula vocules denos mueniantur habentes fionosyuel plures, ut putaa, littera brevis IV halet fimi differentias, cum habet afrirationem, acuitur vel gravatur et rurfus cum fime aft iratio e acuitur vel graudtur – ut: “habeo”, “habemus”, “abeo”,  “abimus”- Longt vero eadem fex modis fionat, cum habet ASPIRATIONEM et  acuitur vel gravatur, vel drcunfleCHtur – ut: “hamis” hdmoru  hamus  -  Et rurfits cum SINE ASPIRATIONE acuitur  vel gravatur  vel ctr cunflecntur, ut  dra  ararum dra Similiter ali uoatles pofjimt proferri- Vraterea tatnen-i, &. u, uoatles quando media; fiunt alternos inter fie fionosuidetur confundere ytefk bonatofiut  vir. u, ut  optumus, Eti, quidem quando poft-u, confortantem loco digamma-V,fi<n<fhm Aeolia ponitur brevis y sequcnte. d, vel. m, vel. r, ucl.t,  Uel x,  fonum-y, graca videtur habere – ut: “video” ,um,  “virtus” ,  “vitium”,  uix-v, autem qudnuts contrastum eundem tamen fimum, hoc efi y, habet, inter q} &-efueLiyHela, DIPHTHONGUM pofltum, ut que quis qua- tenon inter. gt& ea fidem uoatles, cmi in una siyllaba fic  imenitur, ut  pin-  gte sanguis fiingtta . In  confortantibus etiam fiunt differentia plures, trdnfeuntmm in alias consonantes et non tran femtium, quippe diversie firmi potefiatis.  L tL   a iij  Ccidit igitur litterae nomen figura,poteffas- Uomen uefo a ti. a. b. c. Et fiunt mdechna ilia, tam apud graecos elemetorum nomina,  qudm  APVD LATINOS sive p a barbaris inventa dicuntur, sive p simplicra haec Z7‘ fktlilia esse  debent, qudfi fundamentum omnis do firmae nnmvbile, sine p nec aliter apud iatmos poterat esse, cum a fias uoabus uocztles nominen tur, Saniuocales vero in se definant, Mutae autem a fi incipientes uo- atli terminetur, quas fiflefkts SIGNIFICATIO quocp nominum una eud- nefcit vocales igitur ut difhtm efi per fi prolatae nomen fuuofien dunt. Semivocales vero ab.e, incipientes, &in je terminantes. A bfip x, que sola ab. i, incipit per anafirophen gracct nominis. xi. quia necesse fuit, cum fit fiemt uocalts, d uoath vnapere, Zjin fe terminare. quae. x, nou\ ffimcd LATINIS afjumptaypofi omnes ponitur litteras, qbus, LATINA dichones egent p autem ab. i, incipit eius nomen, ofhmdit eti , am SERGIO in commento quod scripfitm DONATO kisuer bis. Sunt,  VII semivocales, qu<e  ita  proferuntur, ut inchoent ab. e, littera, et definant innatur ale sonum, ut f l. m-n. r. s. x- Sed. x, ab. i, inchoat. \d  >  etiam Eutropius confirmat dicens. Una duplex. x, quae ideo ab.i,m  cipit, quia apud graecos in eandem definit. Mutae autem d fiincipientes, Z^m-e, uoculem definentes ^x caeptis. K^t. quarum alteram a, altera in. u finitur, fua confiant nomina. H, enim  aspirationis magis est nota. Figurae acadunt quas videmus in  singulis litteris Tote  jhs vero ipsa pronuciatio, propter qua,  et figura ZTiwia fiunt ficht .  Quidam  ena  a  dunt  ordinem  fied  efi  pars  pote  fiatis  litterarum. Ex  his  uocules  dicuntur, quae per fe noces perficiunt uel fi ne quibus uox litteralis profirn non pote fi, unde & nomen hoc praecipue fibi defe dunt. Caeterae enim quae cum his proferuntur confortantes appellantur. Sunt igitur voaules numero V: A E I O U utimur etia.

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