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Thursday, November 28, 2024

GRICE E CORBELLINI

 

Grice e Corbellini: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale del darwinismo politizzato – scuola di Cadeo – filosofia piacentina – filosofia emiliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Cadeo). Filosofo piacentino. Filosofo emiliano. Filosofo italiano. Cadeo, Piacenza, Emilia-Romagna. Grice: “I like Corbellini; of course he has to defend science versus what he calls – alla Popper? – ‘pseudoscenza’ in Italy, which he calls ‘il paese della pseudoscenza’ – I thought that was Oxford!” I sui interessi riguardano la grammatical del vivente, la storia della medicina e la bioetica. Insegna Roma. Si laurea con “L’epistemologia evoluzionistica”.I suoi interessi di studio hanno riguardato la storia e la filosofia della biologia evoluzionistica, delle immunoscienze e delle neuroscienze, per includere poi anche lo studio della storia della malaria e della malariologia in Italia, delle ricadute della genetica molecolare, delle implicazioni dell’evoluzione e l'evoluzione. L'approccio storico-epistemologico all'evoluzione trovato una sintesi nella ricostruzione della storia delle idee di “salute” e malattia e delle trasformazioni metodologiche a cui è andata incontro la ricerca delle spiegazione causale della salute. La sua ricerca si è orientata anche verso l'esame delle radici delle controversie bioetiche. Difende un'idea non confessionale della bioetica, che ha radici filosofiche in uno scetticismo morale radicale, naturalistico e non relativista (Bioetica per perplessi. Una guida ragionata, Mondadori).  Coltiva anche un interesse per la percezione sociale e il ruolo della scienza nella costruzione del valore civile. Sostiene che l'invenzione e l'espansione del metodo scientifico hanno consentito e favorito l'evoluzione del libero mercato e della stato di diritto, ovvero che la scienza ha funzionano come catalizzatore nella costruzione e manutenzione dei valori critico-cognitivi e morali che rendono possibile il funzionamento del sistema liberal-democratico.  Altre opere: “Nel Paese della Pseudoscienza. Perché i pregiudizi minacciano la nostra libertà” (Milano, Feltrinelli); “Cavie? Sperimentazione e diritti animali” (Bologna, Il Mulino); “Tutta colpa del cervello: un'introduzione alla neuro-etica” (Milano, Mondadori Università,; Scienza, Torino, Bollati Boringhieri); “Dalla cura alla scienza” (Milano, Encyclomedia Publishers); “Scienza, quindi democrazia, Torino, Einaudi); “Perché gli scienziati non sono pericolosi” (Milano, Longanesi); “La razionalità negata. Psichiatria e antipsichiatria in Italia (con Giovanni Jervis), Torino, Bollati Boringhieri, EBM); “Medicina basata sull'evoluzione” (Roma-Bari, Laterza); “Bi(blio)etica” (Torino, Einaudi); “Breve storia delle idee di salute e malattia” (Roma, Carocci); “La grammatica del vivente. Storia della biologia e della medicina molecolare” (Roma-Bari, Laterza); “L'evoluzione del pensiero immunologico” (Bollati Boringhieri, Torino). L’errore di Darwin. Introduzione; Dall’etica medica alla bioetica; Il senso morale umano e le controversie bioetiche; 3. Sperimentazione sull’uomo e consenso informato; Scelte di fine vita; Scelte di inizio vita; Medicina genetica; Sperimentazione animale; Medicina dei trapianti e definizione di morte; Etica della ricerca responsabile; Medicina rigenerativa e staminali; Neuroetica; Etica ambientale e OGM; Etica della comunicazione scientifica, della percezione della scienza e del «gender»; Indice dei box; Indice analitico; Indice dei nomi. Come nota C. nella prefazione all’edizione italiana del libro di Ru- bin, il tentativo di applicare l’approccio evoluzionistico alla filosofia politica spesso rischia di venire frainteso. Il fraintendimento più comune e pericoloso deriva dalla mancata distinzione tra il darwinismo politicizzato e la politica darwiniana: il primo è costituito, come è accaduto nel caso del “social darwinismo”, dall’nterpretazione strumentale e priva di coerenza logica o di basi scientifiche delle idee darwiniane per difendere qualche particolare ideologia politica»; la seconda, invece, consiste nell’«uso delle conoscenze evoluzionistiche sulla natura umana per meglio comprendere le origini delle preferenze politiche individuali, la loro distribuzione sociale e le dissonanze tra gli adattamenti ancestrali e l’ambiente attuale. Ridley si mostra ben consapevole del rischio di trasformare la politi- ca darwiniana in ideologia. Questo, tuttavia, non gli impede di avanzare alcuni suggerimenti di politica economica Cfr. Skyrms, The Evolution of Social Contract, e Festa “Teoria dei giochi, metodo delle scienze sociali e filosofia della politica”, Prefazione a de Jasay, Scelta, contratto, consenso). Alcune immani tragedie che hanno segnato la storia degli ultimi due secoli sembrano dovute, almeno in parte, all’ignoranza – e, talvolta, alla ne- gazione – di alcune caratteristiche essenziali della natura umana. Per esempio, Ridley osserva che Marx vagheggia un sistema sociale che avrebbe funzionato solo se fossimo stati degli angeli, ed è fallito perché siamo invece degli animali. Singer, Una sinistra dawiniana. Politica, evoluzione e CO0OPERAZIONE, Torino, Edizioni di Comunità, Arnhart, Darwinian Conservatism, Exeter (UK), Imprint Academic, Rubin, La politica secondo Darwin; Corbellini, “Politica darwiniana vs darwinismo politicizzato”, prefazione a Rubin, La politica secondo Darwin; Ridley.Origini.Virtu.indd Le origini della virtùsi vedano soprattutto gl’ultimi tre capitoli del saggio – che gli sembrano compatibili con le nostre tendenze evolutive. La prospettiva filosofico-politica che ne emerge è un libe- ralismo con tendenze anarchiche, che non sarebbe inappropriato chiamare anarco-liberalismo. Tale prospettiva, ispirata dalla grande fiducia di Ridley negl’ISTINTI CO-OPERATIVI e altruistici degl’esseri umani, sfocia infatti nella difesa di un ordine politico-economico nel quale il ruolo del gover- no e dell’intervento pubblico è ridotto ai minimi termini: Recuperiamo la visione di Kropotkin, che immaginava un mondo di liberi individui. Non sono così ingenuo da pensare che ciò possa accadere da un giorno all’altro, o che qualche forma di governo non sia necessaria. Ma metto se- riamente in dubbio la necessità di uno Stato che decide ogni minimo dettaglio della nostra vita e si attacca come una gigantesca pulce alla schiena della nazione. D’altra parte, Ridley si rende conto che, mentre le soluzioni politico-economiche da lui favorite si accordano con alcune tendenze evolutive umane, confliggono però con altre. Per esempio, egli osserva che certe istituzioni economi- camente adeguate nella società moderna, come la proprietà privata, possono entrare in tensione con le tendenze primi- tive all’egualitarismo, alla redistribuzione e al rifiuto dell’accumulazione di ricchezza. L’analisi dei conflitti tra le moderne istituzioni politico-economiche e le nostre ten- denze primitive è uno degli argomenti centrali del già citato libro di Rubin.Le “Imperfezioni umane” di Pani e C. Covato Mailing Le “Imperfezioni umane” di Pani e C. Fornire un punto di vista innovativo, cioè evoluzionistico, di tutto quello che riguarda la salute e le disfunzioni comportamentali, e suggerire qualche punto di vista originale sul perché nonostante le dissonanze evolutive, la condizione umana è globalmente migliorata. È questo l’obiettivo del libro dal titolo “Imperfezioni umane. Cervello e dissonanze evolutive: malattie e salute tra biologia e cultura” (Rubbettino), scritto da Luca Pani e C., Roma, Centro studi americani a Via Caetani. Dopo i saluti di Messa, direttore Centro studi americani, interverranno alla presentazione moderata da Palmieri (Tg1) monsignor Leuzzi, Vescovo ausiliare di Roma, Mingardi, direttore generale Istituto Leoni, Ippolito, professore di storia della Filosofia a Roma. Negli ultimi vent’anni una nuova ipotesi di lavoro si è fatta strada in ambito medico sanitario, definita nel mondo anglosassone «evolutionary mismatch» (dissonanza evoluzionistica) – raccontano gl’autori -. Questa teoria assume, in pratica, che l’ambiente nel quale la nostra specie ha acquisito i suoi tratti adattativi sia drammaticamente cambiato in un tempo troppo breve perché predisposizioni o tratti genetici e fenotipici dell’organismo fossero in grado di adeguarsi, per selezione naturale, alle novità”. Le conseguenze di queste dissonanze? “Disfunzioni o disturbi o rischi che richiedono un approccio medico”.  “Il libro è diviso in tre parti – spiegano Pani e Corbellini – Si inizia con un’illustrazione dei presupposti di qualunque strategia motivazionale, cioè dei meccanismi che sono alla base del piacere e delle ricompense, e da cui deriva – in ultima istanza – la possibilità di acquisire nuove conoscenze che consentono di affrontare le incertezze psicologiche che si accompagnano a qualunque comportamento esplorativo. La riflessione prosegue con esemplificazioni di risposte comportamentali che in particolari (o mutate) condizioni si manifestano come malattie. Il terzo capitolo è dedicato in modo specifico al comportamento alimentare e discute l’esempio più eclatante di dissonanza evoluzionistica: il mismatch metabolico. Gl’ultimi due capitoli affrontano una serie d’imperfezioni e predisposizioni comportamentali umane che scaturiscono da compromessi evolutivi, e che risultavano vantaggiose o meno nel contesto dell’adattamento evolutivo, mentre i cambiamenti ambientali determinati dall’evoluzione culturale hanno generato, a loro volta, ulteriori fenomeni disadattativi”. Nel dettaglio gli autori descrivono le dissonanze create dai nuovi contesti di vita per quanto riguarda cicli del sonno, accesso al cibo, comunicazione, cooperazione ovvero isolamento sociale, oppure di comportamenti più complessi come la rabbia aggressiva o l’altruismo; ma anche le preferenze politiche o l’intelligenza. Negli ultimi capitoli del volume emergono anche idee e ipotesi relative a scoperte cognitive e innovazioni che hanno migliorato la condizione umana, o reso possibili cambiamenti comportamentali incredibili.Il concetto di libero arbitrio implica che sussista nelle persone, dato un certo grado di sviluppo cognitivo e morale, la capacità di decidere e di agire, scegliendo tra diverse alternative disponibili, senza essere condizionati da fattori fisici o biologici di qualunque genere. Si assume, in altri termini, che le persone maturino una cosiddetta “agenticità”, cioè una capacità di agire e decidere in un quadro di consapevolezza degli effetti prodotti, che non è riducibile o spiegabile sulla base dei processi neurobiologici che hanno luogo nel cervello e/o alle leggi fisiche che li governano. Di libero arbitrio si può parlare, comunque, in molti modi e da diverse prospettive: filosofica, metafisica, giuridica, psicologica, etc.  Nel corso dell’evoluzione della specie, abbiamo sviluppato strutture cerebrali che ci fanno appunto credere di essere liberi e poter decidere in completa autonomia, e su questa finzione abbiamo costruito il nostro straordinario successo di animali sociali  Negli ultimi decenni le neuroscienze cognitive e comportamentali hanno profondamente messo in dubbio, con una quantità crescente di prove, la visione classica di libero arbitrio, aprendo un dibattito scientifico ancora in corso.  Qual è la sua posizione all’interno del dibattito?  La mia posizione è che il libero arbitrio è una credenza senza senso, come aveva spiegato bene, molto prima delle neuroscienze, il filosofo Spinoza. Se ci fosse qualcosa come il libero arbitrio, allora davvero potrebbe esserci qualsiasi cosa ci possiamo immaginare. Tuttavia, è vero che,nel corso dell’evoluzione della specie,abbiamo sviluppato strutture cerebrali che ci fanno appunto credere di essere liberi e poter decidere in completa autonomia, e su questa finzione abbiamo costruito il nostro straordinario successo di animali sociali. Il libero arbitrio è un’illusione, ma un’illusione molto produttiva.  L’intuizione di ritenersi liberi, in un senso vago o indefinito, è una forma di autoinganno, come tante altre che sono prodotte dalla nostra coscienza, che nel tempo è stata socialmente addomesticata per inventare un altro autoinganno, cioè un senso individuale di responsabilità, con tutte le conseguenze che ne derivano anche per l’organizzazione di un ordine sociale efficiente sulla base di un sistema di obblighi. Ovviamente questa strategia è modulata da specifiche condizioni ecologiche e sociali, per cui in alcuni contesti questa illusione si può espandere e diventare la base di sistemi anche molto progrediti per qualità di vita, come quelli occidentali, mentre in altri ambienti di vita sarà più adattativo che tale intuizione e illusione non maturi neppure, o maturi in forme che sono funzionali a all’accettazione di un comportamento consapevolmente eterodiretto.   L’intuizione di ritenersi liberi è una forma di autoinganno che nel tempo è stata socialmente addomesticata per inventare un altro autoinganno, cioè un senso individuale di responsabilità  Quali sono i rapporti fra emozioni e pensiero razionale? Con quali modalità le due componenti guidano il comportamento umano?  In che misura siamo (o possiamo essere) consapevoli di queste influenze? Non è del tutto chiaro nei dettagli come interagiscano le strutture del cervello che controllano le emozioni o le reazioni impulsive, e quelle che controllano la pianificazione di azioni calcolate. Quello che si sa è che alcune condizioni, come trovarsi di fronte un’altra persona preferibilmente con le proprie stesse caratteristiche somatiche o un parente, induca l’inibizione di un comportamento utilitaristico, cioè volto a massimizzare qualche beneficio in generale a prescindere dai danni che si possono arrecare alle persone; ovvero che induca un comportamento di accudimento o altruistico, di carattere parentale o reciproco.  Mentre situazioni contrarie all’ordine morale appreso socialmente e attraverso l’educazione scatenano quasi automaticamente reazioni di disgusto o qualche altra avversione emotiva (ad esempio, rabbia o disprezzo).  Se non ci sono di mezzo contatti fisici, o rapporti parentali con altre persone, o impulsi emotivi avversi, le persone possono applicare un calcolo razionale e quindi scegliere un’azione in base all’utilità percepita o calcolata.  Comunque esistono diverse teorie su come emozioni e ragione entrano in gioco nelle scelte in generale, e in quelle morali in particolare. Quello che si sta sottovalutando, penso, è il ruolo che le emozioni, che mediano i valori morali, possono giocare nell’apprendimento di comportamenti, che a loro volta retroagiscono sui valori, cioè che possono cambiare nel tempo le predisposizioni delle persone nel rispondere a situazioni identiche o diverse. In altre parole, le emozioni servono direttamente alla sopravvivenza ed entrano in azione quando è minacciata l’omeostasi funzionale a qualche livello, e quindi servono a premiare o punire i comportamenti appresi sulla base della funzionalità che manifestano. Ma questi nuovi comportamenti possono far scoprire nuovi valori, cioè trovare premianti strategie diverse da quelle prevalenti nella società, e quindi modulare le emozioni originarie, evitando che gli impulsi emotivi inducano risposte non calcolate e che potrebbero essere deleterie.  In fondo, dato che noi occidentali sul piano genetico siamo praticamente uguali agli altri gruppi umani, qualcosa del genere potrebbe spiegare come ci siamo affrancati moralmente e politicamente da schemi decisionali tribali od oppressivi. Credits to Unsplash. Parliamo del legame tra violenza ed evoluzione: qual è il ruolo ricoperto dall’aggressività nell’evoluzione della specie, e quali sono le possibili determinanti genetiche del comportamento aggressivo?   L’aggressività, come la cooperazione, è stata un fattore chiave per la sopravvivenza e l’evoluzione della nostra specie. Come tutti i tratti, l’aggressività è polimorfica e quindi ci sono persone geneticamente più predispostedi altre all’aggressività.  È verosimile che la selezione sociale abbia col tempo reso più vantaggiosi i geni della cooperazione in alcuni contesti ecologici, e quindi favorito il processo socio-culturale che nell’età moderna ha ridotto drammaticamente la violenza sul pianeta, e soprattutto nel mondo che ha inventato la scienza e ha abbracciato lo stato di diritto. I governi occidentali continuano giustamente la lotta contro la criminalità e la violenza, ma nella storia del pianeta non c’è mai stata così poca violenza e aggressività, non solo in occidente ma nel mondo in generale, rispetto a oggi. Pinker ha dimostrato questo fatto in un dettagliatissimo e acuto saggio, “Il declino della violenza”.   Nella storia del pianeta non c’è mai stata così poca violenza e aggressività, non solo in occidente ma nel mondo in generale, rispetto a oggi  E per quanto riguarda la differenza di genere? Cosa sappiamo dei rapporti tra cervello maschile, cervello femminile e comportamento aggressivo? Le differenze di genere nel comportamento aggressivo esistono. Studiando complessivamente l’aggressività di bambini e bambine si è visto che i due generi sono egualmente aggressivi verbalmente, mentre i bambini lo sono di più fisicamente rispetto alle bambine. Nel complesso i bambini sono più aggressivi delle bambine sul piano dell’aggressione diretta. Mentre le bambine sono indirettamente aggressive anche più dei bambini. Queste differenze, come altre, dipendono verosimilmente da stimoli ormonali nel corso dello sviluppo e rispondono a strategie adattative selettivamente vantaggiose nell’ambiente dell’evoluzione. Il modo in cui maturano il cervello maschile e femminile dipende molto dai contesti e si conoscono diversi fattori ambientali e culturali che influenzano, ad esempio, la violenza a carico delle donne. Ci sono prove concrete del fatto che il patriarcato e la sua istituzione giuridica sono fattori importanti per la persistenza della violenza maschile ai danni delle donne, e del fatto che ridurre il dominio maschile attraverso delle adeguate politiche sociali riduce la violenza maschile e che la cooperazione tra donne riduce la violenza maschile sia contro le donne sia contro altri uomini. Parliamo ora delle differenze individuali nel controllo degli impulsi. Non ci sono moltissimi dati, ma uno studio di qualche anno fa ha esaminato cosa avviene nel cervello quando si fanno scelte impulsive, che svalutano una ricompensa ritardata, ovvero come viene rappresentata dinamicamente nel cervello la svalutazione del ritardo quando si sta aspettando e anticipando una ricompensapossibile che è stata desiderata e scelta. La corteccia prefrontale ventromedialemanifesta uno schema caratteristico di attività durante il periodo di ritardo nel ricevere la ricompensa, oltre a esercitare un’attività modulatoria durante la scelta, che è coerente con la codificazione del tempo durante il quale avviene una svalutazione del valore soggettivo. Lostriato ventrale esibisce a sua volta uno schema di attività simile, ma preferenzialmente negli individui impulsivi. Un profilo contrastante di attività collegata al ritardo e alla scelta è stata osservata nella corteccia prefrontale anteriore, ma selettivamente in persone pazienti, cioè non impulsive. Quindi corteccia prefrontale ventromediale e corteccia prefrontale anteriore esercitano – sebbene ciò sia ancora da chiarire come – influenze modulatorie ma opposte rispetto all’attivazione dello striato ventrale. Ovvero quell’esperimento ci dice che il comportamento impulsivo e l’autocontrollo sono collegati a rappresentazioni neurali del valore di future ricompense, non solo durante la scelta, ma anche nelle fasi di ritardo post-scelta.  Cosa può voler dire tutto questo per il nostro discorso? Mi lasci citare ancora Spinoza, per il quale è «libera quella cosa che esiste e agisce unicamente in virtù della necessità della sua natura». La vera libertà, è autonomia e indipendenza, non arbitrio o scelta indeterminata. Quindi si è tanto più liberi e non soggetti a impulsi, quanto più alcune strutture del nostro cervello, altamente connesse e addestrate dall’esperienza, lo rendono autonomo e meno soggetto o costrizioni esterne.   Credits to Unsplash.com Quali sono le possibili influenze delle disfunzioni cognitive e dei fattori ambientali sulla capacità decisionale (anche ai fini dell’imputazione penale)? Può condividere con noi qualche caso di studio? Casi di studio ce ne sono diversi, ma quelli al momento più esemplari riguardano gli effetti delle varianti alleliche del gene della mono-amin-ossidasi A, detto anche “gene del guerriero”, in quanto collegato all’aggressività su basi osservazionali mirate. In sostanza, le persone con la variante che produce meno mon-amino-ossidati A. rispondono in modi più aggressivi e violenti, rispetto a chi esprime livelli più alti.  Il fatto interessante è che se queste persone predisposte all’aggressività sono state allevate in ambienti accoglienti, esprimono un’aggressività minore rispetto a omologhi genetici cresciuti in famiglie disagiate. Anche dati sperimentali in ambito psicologico e di economia comportamentale dimostrano che le aggressioni hanno luogo con maggiore intensità e frequenza, quando provocate in un contesto sperimentale, soprattutto in soggetti con una bassa attività di mono-amino-ossidati A.  Gli studi sperimentali mostrano anche che il mono-amin-ossidati A è meno associato con la comparsa dell’aggressione in una condizione di bassa provocazione, ma predice più significativamente il comportamento aggressivo in una situazione molto provocatoria.  Esiste ormai una letteratura sterminata anche sui casi di persone con anomalie morfologiche e funzionali dell’amigdala che regolarmente esprimono un profilo sociopatico, ovvero che non provano emozioni negative quando provocano sofferenze in altri individui. Si conoscono inoltre casi di tumori cerebrali o lesioni neurologiche che alterano la personalità individuale, e non poche persone hanno commesso crimini in quanto un tumore cerebrale ha alterato le loro capacità decisionali. La memoria del testimone: in particolare, come si accerta l’attendibilità della testimonianza e quali sono i principali metodi di verifica?  Il sistema giudiziario si fonda sulla memoria: interrogatorio/confronto, testimonianze, ricordo dei giurati al momento di discutere il verdetto. Ma la memoria umana è falsata: il cervello non è una videocamera né un computer. Siamo suscettibili a false memorie.  Gli stati emotivi influenzano la qualità della memoria. La nostra storia personale influenza il modo in cui ricordiamo. Gli psicologi e gli esperti studiano soprattutto il problema della testimonianza oculare, perché in ben tre casi su cinque le identificazioni si rivelano sbagliate.  Esistono diversi metodi di controllo/verifica e volti a ridurre gli errori nelle testimonianze. Uno di questi analizza per esempio l’accuratezzadella testimonianza oculare e delle modalità di interrogatorio del testimone, per arrivare a una probabilità relativa al caso.   Il sistema giudiziario si fonda sulla memoria. Ma la memoria umana è falsata: il cervello non è una videocamera né un computer. Siamo suscettibili a false memorie.  Esiste anche un diritto alla riservatezza per i nostri ricordi. Nel senso che se io non intendo comunicare a qualcuno un ricordo, ho diritto a tenerlo per me. Un giudice deve avere forti ragioni per forzare l’accesso alla mia memoria, ed è comunque tenuto a rispettare i miei diritti fondamentali se ci prova. Se davvero si riuscirà a costruire affidabili brain lie detector, macchine della verità con accesso alle memorie cerebrali, si configurerà un problema sul fronte di normare i limiti del diritto di un giudice far rilevare impronte mnestiche del nostro cervello, i ai fini di un’indagine processuale. Non tanto per la riservatezza del dato di interesse, cioè se un imputato o un testimone mentono o dico la verità nel caso in specie, ma per il fatto che quell’accesso può rendere noti dei fatti che non hanno rilevanza con l’indagine e che potrebbero danneggiare la persona. Inoltre, alcuni farmaci e tecnologie possono potenziare la memoria individuale. Ebbene, sarebbe lecito consentire a o incentivare alcuni attori del procedimento giudiziario (giudici e giurati) a potenziare le loro memorie ai fini di un più efficiente funzionamento del sistema? La morale ha, o potrebbe avere, un fondamento biologico?  La morale ha un fondamento biologico. La morale serve a tenere insieme i gruppi umani sociali, e ha creato le premesse sociobiologiche per l’affermarsi della religiosità quale sistema di controllo incorporato nelle persone e alimentato socialmente per garantire che i valori morali adattativi in società meno complesse delle nostre siano mantenuti e trasmessi. In prospettiva: quali sono a suo avviso i possibili intrecci tra acquisizioni neuroscientifiche e diritto penale? Quale impatto potrebbero avere sugli attuali meccanismi di attribuzione della responsabilità e di applicazione della pena?  Su questo punto la penso come chi ha detto che con l’arrivo delle neuroscienze, nel diritto, cambia tutto e non cambia niente. Vale a dire che il concetto di libero arbitrio e quello intuitivo di giustizia come retribuzione (caratteristico del diritto naturale) sono destinati a essere abbandonati, perché privi di basi teorico-fattuali. Mentre si potrebbe affermare un concetto consequenzialista(utilitarista) della concezione della pena, più vicino al diritto positivo.   Il concetto di libero arbitrio e quello intuitivo di giustizia come retribuzione (caratteristico del diritto naturale) sono destinati a essere abbandonati, perché privi di basi teorico-fattuali  In Italia, come vengono accolte dalla magistratura le evidenze neuroscientifiche? E a livello internazionale? L’Italia è all’avanguardia, se così si può dire, nell’uso di prove neuroscientifiche in tribunale. Due sentenze in particolare, Trieste e Como, riconobbero il ruolo causale di tratti neurogenetici nel comportamento delittuoso, e di conseguenza attribuirono uno sconto di pena.  Le sentenze italiane sono state accolte con allarme in diversi contesti internazionali. Ma c’è poco da fare: se queste conoscenze e tecnologie acquisiranno una base sperimentalmente solida e consentiranno di prevedere con buona attendibilità le predisposizioni a commettere reati, è inevitabile che entreranno a far parte dello strumentario di lavoro dei giudici.  Tuttavia, esiste un’ambivalenza in Italia, come in altri paesi, verso l’uso delle prove neuroscientifiche. Intanto in Italia non tutti i giudici hanno ancora chiaro cosa sia una perizia neuroscientifica e ignorano criteriepistemologicamente validi e formalmente definiti per scegliere periti che apportino davvero prove scientifiche e controllate nel contesto di un dibattimento processuale. Ciò sebbene la Cassazione abbia in sentenze recenti fatto proprio lo Standard Daubert, che elenca regole di ammissibilità delle prove nei processi statunitensi.  Inoltre, si tratta comunque di definire cosa implica una diminuita imputabilità per colui che commette un reato, in quanto le sue azioni e decisioni dipendevano dal modo di funzionare del cervello e dalla sua dotazione genetica. Questo individuo è meno libero di altri e quindi anche meno responsabile, e quindi le sanzioni dovrebbero essere volte a ridurre al minimo le probabilità di reiterazione del o dei reati. Il riferimento è al noto scritto di Greene, J. Cohen, For the law, neuroscience changes nothing and everything, in Philos Trans R Soc Lond B Biol Sci. Ricerca Storia del pensiero evoluzionista aspetti storici dell'evoluzionismo Lingua Segui Modifica Evoluzione CollapsedtreeLabels- simplified.svg Meccanismi e processi Adattamento Deriva genetica Equilibri punteggiati Flusso genico Mutazione Radiazione adattativa Selezione artificiale Selezione ecologica Selezione naturale Selezione sessuale Speciazione  Storia dell'evoluzionismo Storia del pensiero evoluzionista Lamarckismo Charles Darwin L'origine delle specie Neodarwinismo Saltazionismo Antievoluzionismo  Campi della Biologia evolutiva Biologia evolutiva dello sviluppo Cladistica Evoluzione della vita Evoluzione molecolare Evoluzione degli insetti Evoluzione dei vertebrati Evoluzione dei dinosauri Evoluzione degli uccelli Evoluzione dei mammiferi Evoluzione dei cetacei  Evoluzione dei primati Evoluzione umana Filogenetica Genetica delle popolazioni Genetica ecologica Medicina evoluzionistica Genomica della conservazione  Portale Biologia La prima traccia dell'idea di un'evoluzione biologicadegli esseri viventi è la teoria sull'origine della vitaattribuita ad Anassimandro di Mileto. Gli animali ebbero origine nell'acqua, dove erano tutti simili a pesci; con il tempo sono saliti sulla terraferma dove, liberati dalle scaglie, hanno continuato a vivere. Tale fu anche l'origine dell'uomo. Con l'avvento del Cristianesimo, e fino almeno all'evo moderno, l'indagine scientifica fu dominata dall'impianto filosofico essenzialista di derivazione aristotelica, nel quale la possibilità stessa della conoscenza si fonda sulla fissità della specie; inoltre, l'evoluzione non si armonizza con la Genesi e non trova collocazione in un sistema di riferimento che considera le specie immutabili perché perfette, in quanto create ex nihilo da Dio. Nel XVII secolo, col riaffiorare delle antiche concezioni, la parola evoluzione cominciò ad essere utilizzata come riferimento a un'ordinata sequenza di eventi, particolarmente quando un risultato si trovava, in qualche modo, già dall'inizio contenuto all'interno di essa. La storia naturale si sviluppò enormemente, mirando ad investigare e catalogare le meraviglie dell'operato di Dio. Le scoperte effettuate dimostrarono l'estinzione delle specie, che fu spiegata dalla teoria del catastrofismo di Cuvier, secondo cui gli animali e le piante venivano periodicamente annientati a causa di catastrofi naturali per poi essere rimpiazzate da nuove specie create dal nulla. In contrapposizione ad essa, la teoria dell'Uniformitarismo di James Hutton, del 1785, ipotizzava un graduale sviluppo della Terra, il cui aspetto non era dovuto ad eventi catastrofici ma a un lento processo perpetuatosi attraverso gli eoni.  Darwin, nonno di Charles, avanza delle ipotesi sulla discendenza comune affermando che gli organismi acquisivano "nuove parti" in risposta a degli stimoli e che questi cambiamenti venivano trasmessi alla loro discendenza; nel 1802 suggerì la selezione naturale. Lamarck sviluppò una teoria simile (l'"ereditarietà dei caratteri acquisiti"), la quale ipotizzava che tratti "necessari" venissero ereditati col passaggio da una generazione alla successiva. Queste teorie di trasmutazione furono sostenute in Gran Bretagna dai Radicali come Robert Edmond Grant. In questo periodo l'opera di Malthus, Saggio sul principio della popolazione, influenzò il libero pensiero mostrando come l'incremento della popolazione mondiale fosse correlato a un eccesso nelle risorse disponibili.  Varie teorie furono proposte per riconciliare la Creazione biologica con le nuove scoperte scientifiche, incluso l'attualismo di Charles Lyell secondo cui ogni specie aveva un suo "centro di creazione" ed era progettata per un particolare habitatil cui cambiamento portava inevitabilmente alla sua estinzione. Charles Babbage ritenne che Dio avesse creato le leggi per un programma divino che operava per la produzione delle specie e Owen seguì Johannes Müller nel pensiero che la materia vivente avesse un'"energia organizzativa", una forza vitale (Lebenskraft) che, dirigendo lo sviluppo dei tessuti, determinava l'arco di vita degli individui e delle specie.  Antichità Greci Ipotesi secondo cui un tipo di animale, perfino l'essere umano, potesse discendere da altri tipi di animali erano state formulate dai filosofi greci Presocratici. Anassimandro di Mileto suppose che i primi animali vivessero in acqua, durante una fase umida del passato della Terra, e che i primi avi viventi a terra della razza umana dovevano essere nati in acqua, e aver passato solo una parte della loro vita sulla terraferma. Intuì anche che il primo umano della forma conosciuta oggi doveva essere stato il figlio di un altro tipo di animale, perché l'uomo ha bisogno di un lungo periodo di accudimento per raggiungere l'autonomia. Empedocle di GIRGENTI; intuì che quello che noi chiamiamo nascita e morte degli animali sono solamente il mischiarsi e il separarsi degli elementi che formano "l'infinita tribù delle cose mortali". Più in particolare, i primi animali e le prime piante erano simili alle parti divise che formano quelli che vediamo oggi, qualcuna delle quali sopravvisse unendosi in differenti combinazioni, e poi mescolandosi di nuovo, finché "tutto riuscì come se fosse stato fatto di proposito, lì le creature sopravvissero, essendo accidentalmente composte in modo corretto". Altri filosofi diventarono più importanti nel Medioevo, fra cui Platone, Aristotele, ed esponenti della scuola stoica di filosofia, credevano che le specie di tutte le cose, non solo viventi, fossero state stabilite da un progetto divino.  Epicuro dell’ORTO ha anticipato l'idea della selezione naturale. Il filosofo romano e atomista LUCREZIO espone queste idee nel suo poema De rerum natura (Sulla natura delle cose). Nel sistema Epicureo, si è ipotizzato che molte specie siano state generate spontaneamente da Gea in passato, ma che solo le forme più funzionali siano sopravvissute e abbiano avuto progenie. Gli epicurei non sembrano aver anticipato l'intera teoria dell'evoluzione come la conosciamo oggi, ma sembra che abbiamo postulato una teoria abiogeneticaseparata per ciascuna specie, piuttosto che postulare un singolo evento abiogenetico con la differenziazione delle specie a partire da uno o più organismi progenitori originari.  Cinesi Antichi pensatori cinesi come Zhuang Zhou, un filosofo taoista, hanno espresso varie idee su come le specie biologiche si siano diversificate. Secondo Joseph Needham, il Taoismo nega esplicitamente la fissità delle specie biologiche, e filosofi taoisti ipotizzano che le specie abbiano sviluppato diversi attributi in risposta ad ambienti differenti. Il Taoismo insegna che gli esseri umani, la natura e il cielo sono in uno stato di "trasformazione costante" noto come il Tao, una visione della natura in contrasto con quella più statica tipica del pensiero occidentale.  Romani Il poema di Lucrezio De rerum natura fornisce la migliore spiegazione superstite del pensiero dei filosofi epicurei greci. Esso descrive lo sviluppo del cosmo, la Terra, gli esseri viventi, e la società umana attraverso meccanismi puramente naturalistici, senza alcun riferimento al coinvolgimento soprannaturale. De rerum natura potrebbe aver influenzato le speculazioni cosmologiche ed evolutive di filosofi e scienziati durante e dopo il Rinascimento. Il suo punto di vista è in forte contrasto con le opinioni di filosofi romani della scuola stoica come CICERONE, Seneca, e PLINIO il Vecchio che avevano una visione fortemente teleologica del mondo naturale che ha influenzato la teologia cristiana. CICERONE riporta che la visione peripatetica e stoica delle natura riguarda fondamentalmente il produrre vita "capace di sopravvivere nel migliore dei modi", cosa data per scontata tra l'élite ellenistica. Agostino. Agostino in un dipinto di Lippi In linea con il precedente pensiero greco, il vescovo e teologo del IV secolo, Agostino di Ippona, scrisse che la storia della creazione nel libro della Genesi, non doveva essere letta troppo alla lettera. Nel suo libro De Genesi ad litteram ("Sul significato letterale della Genesi"), ha dichiarato che in alcuni casi le nuove creature potrebbero essersi originate attraverso la "decomposizione" di precedenti forme di vita. Per Agostino — a differenza di quelle che considerava le forme teologicamente perfette degli angeli, il firmamento e l'anima umana — le "piante, uccelli e la vita animale non sono perfetti… ma creati in uno stato di potenzialità". L'idea di Agostino che le forme di vita siano state trasformate "lentamente nel corso del tempo" ha spinto padre Giuseppe Tanzella-Nitti, docente di teologia presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma, a sostenere che Agostino abbia suggerito una forma di evoluzione. Osborn scrisse in From the Greeks to Darwin:  "Se l'ortodossia di Agostino fosse rimasta una dottrina della Chiesa, la scoperta dell'evoluzione sarebbe avvenuta molto prima di quanto non abbia fatto, certamente nel corso del XVIII invece del XIX secolo, e la controversia su questa verità della Natura non sarebbe mai sorta… Chiaramente la creazione diretta o istantanea di animali e piante sembrava essere insegnata dalla Genesi, Agostino lesse questo alla luce del nesso di causalità primaria e il graduale sviluppo da imperfetto a perfetto spiegato da Aristotele. Questo influente insegnante ha così tramandato ai suoi seguaci pareri strettamente conformi alle vedute progressiste di questi teologi del nostro tempo che hanno accettato la teoria evoluzione. In Storia della lotta della scienza con la teologia nella cristianità (A History of the Warfare of Science with Theology in Christendom), dove White scrisse sui tentativi di Agostino di preservare l'antico approccio evolutivo alla creazione:  "Per secoli una dottrina largamente accettata era che l'acqua, la sporcizia, e le carogne avevano ricevuto il potere dal Creatore per generare vermi, insetti, e una moltitudine di piccoli animali; e questa dottrina era stata accolta con particolare favore da Sant'Agostino e molti dei padri fondatori, in quanto solleva l'Onnipotente dal creare, Adamo dal nominare, e Noè dal vivere nell'arca con queste innumerevoli specie disprezzate. In De Genesi contra Manichæos, Agostino dice: "Supporre che Dio creò l'uomo dalla polvere con le mani è molto infantile… Dio non plasmò l'uomo con le mani né soffiò su di lui con la gola e le labbra…" Agostino suggerisce in altri lavori la sua teoria dello sviluppo degli insetti dalle carogne, e l'adozione della vecchia teoria dell'evoluzione, mostrando che "alcuni animali molto piccoli non possono essere stati creati nei giorni quinto e sesto, ma possono essere stati originati in seguito dalla putrefazione della materia." Per quanto riguarda l'agostiniana De Trinitate ("Sulla Trinità"), White ha scritto che Agostino "…sviluppa finalmente l'idea che dietro la creazione di esseri viventi c'è qualcosa di simile a un'evoluzione, di cui Dio è l'autore ultimo, che opera attraverso le cause seconde; e, infine, sostiene che alcune sostanze sono dotate da Dio del potere di produrre alcune classi di piante e animali.. Una pagina del Kitāb al-Hayawān (libro degli animali) di Al-Jāḥiẓ La filosofia islamica e la lotta per l'esistenzaModifica Anche se le idee evolutive di greci e romani si estinsero in Europa dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, non furono abbandonate dai filosofi e scienziati islamici. Nell'Epoca d'oro islamica, i filosofi esplorarono nuove idee nel campo della storia naturale, quali la trasmutazione dal non vivente al vivente: "dal minerale al vegetale, dalla pianta all'animale, e dall'animale all'uomo. Nel mondo islamico medievale, lo studioso al-Jahiz(776 -868) scrisse un libro sugli animali nel IX secolo, dove descrive la catena alimentare. Khaldun scrive il Muqaddimah in cui afferma che gli esseri umani si sono sviluppati dal "mondo delle scimmie", in un processo attraverso il quale "le specie diventano più numerose". Alcuni dei suoi pensieri, secondo alcuni commentatori, anticipano la teoria biologica dell'evoluzione. Nel primo capitolo si legge: "Il mondo con tutte le cose in esso create ha un certo ordine e la sua solida costruzione mostra nessi tra cause ed effetti, combinazioni fra alcune parti della creazione ed altre, trasformazioni di alcune cose esistenti in altre, in uno straordinario reticolo senza fine. Aquino in un dipinto di Carlo Crivelli Durante il Medioevo, la cultura classica greca decadde in Occidente. Tuttavia, il contatto con il mondo islamico, dove i manoscritti greci erano stati conservati e ampliati, ben presto portò a un'ondata massiccia di traduzioni latine, che re-introdussero in Europa le opere greche, nonché quelle del pensiero islamico.  La maggior parte dei teologi cristiani credeva che il mondo fosse progettato secondo una gerarchia immutabile, la grande catena dell'essere o scala naturae, che influenzò il pensiero della civiltà occidentale per secoli. Altri teologi erano più aperti alla possibilità che il mondo si fosse sviluppato attraverso processi naturali. AQUINO si spinse oltre il pensiero di Agostino nel sostenere che i testi sacri come la Genesi non dovessero essere interpretati in modo letterale, poiché ciò si poneva in conflitto con quello che i filosofi naturali avevano imparato sul funzionamento del mondo naturale, e li vincolava dallo scoprire nuove cose[non chiaro]. L'Aquinate pensava che l'autonomia della natura fosse un segno della bontà di Dio, e che non vi era alcun conflitto tra il concetto di un universo divinamente creato, e l'idea che l'universo si potesse essere evoluto nel tempo attraverso meccanismi naturali.Tuttavia, Tommaso contestava i sostenitori di Empedocle, che sostenevano che l'universo avrebbe potuto svilupparsi anche senza un obiettivo di fondo. Rinascimento e IlluminismoModifica  Comparazione di uno scheletro umano con uno scheletro di uccello ad opera di Belon La filosofia meccanica di Cartesio incoraggiò l'uso della metafora dell'universo come macchina, un concetto che avrebbe caratterizzato la rivoluzione scientifica. Alcuni naturalisti, come Benoît de Maillet, produssero teorie che sostenevano che l'universo, la Terra, e la vita, si erano sviluppati meccanicamente, senza una guida divina. Maupertuis virò verso un'idea più materialista, scrivendo che le modifiche naturali si verificano durante la riproduzione e si accumulano nel corso di molte generazioni, producendo razze e specie nuove; una descrizione che ha anticipato il concetto di selezione naturale. La parola evoluzione (dal latino evolutio, "srotolare, svolgere") è stata inizialmente utilizzata in riferimento allo sviluppo embrionale; il suo primo impiego in relazione allo sviluppo della specie è venuto nel 1762, quando Charles Bonnet la ha utilizzata per il suo concetto di "pre-formazione", in cui le donne portavano una forma in miniatura di tutte le generazioni future. Il termine ha poi guadagnato gradualmente il significato più generale di crescita o sviluppo progressivo. Più tardi nel XVIII secolo, il filosofo francese Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon, uno dei più importanti naturalisti del tempo, ha suggerito che le specie erano in realtà solo delle varietà ben delineate, prodotte dalle modifiche, dovute a fattori ambientali, di un organismo originale. Ad esempio, credeva che leoni, tigri, leopardi e gatti di casa potessero avere tutti un antenato comune. Leclerc ha inoltre ipotizzato che le circa 200 specie di mammiferi conosciute in quel periodo potessero essere derivate da solo 38 forme animali originali. Le idee evolutive del conte erano però limitate; credeva che ciascuna delle forme originali fossero sorte per generazione spontanea e che ognuno fosse stata modellata da "muffe interne" che limitavano la quantità di cambiamenti possibili. Le opere di Buffon, Histoire Naturelle e Époques de la nature, contengono teorie ben sviluppate sull'origine materialista della Terra; la sua messa in discussione della fissità della specie è stata estremamente influente.[24]  Un altro filosofo francese, Denis Diderot, scrive che le cose viventi possono essere sorte per generazione spontanea, e che le specie sono in uno stato di costante evoluzione attraverso un processo in cui nuove forme di vita sorgono continuamente, e possono sopravvivere o meno in base al caso; un'idea che può essere considerata un'anticipazione parziale della teoria della selezione naturale. Burnett, Lord di Monboddo, incluse nei suoi scritti, non solo il concetto che l'uomo era disceso dai primati, ma anche che, in risposta all'ambiente, le creature avevano trovato metodi di trasformare le loro caratteristiche in lunghi intervalli di tempo. Il nonno di Darwin, Darwin, pubblicò Zoonomi, dove suggerì che "tutti gli animali a sangue caldo sono sorti da un filamento vivente".[26] Nel suo poema Tempio della Natura, Erasmus ha descritto il progredire della vita dai minuscoli organismi viventi nel fango fino a giungere alla biodiversità moderna. La nascita della teoria di Darwin All'Università di Edimburgo, durante gli studi, Charles Darwin fu coinvolto direttamente negli sviluppi della teoria evoluzionistica di Robert Edmund Grant, ispirata dalle idee di Erasmus Darwin e Lamarck. In seguito, all'Università di Cambridge, i suoi studi di teologia lo convinsero ad accettare le considerazioni di William Paley sul "disegno" di un Creatore, mentre il suo interesse nella storia naturale aumentò grazie al botanico John Stevens Henslow e al geologo Adam Sedgwick, entrambi fermamente credenti in una creazione divina e nell'antico uniformismo della terra. Durante il viaggio del Beagle, Darwin si convinse della fondatezza dell'attualismo di Lyell e cercò di conciliare le varie teorie creazionistiche con le prove che riuscì ad evidenziare. Al suo ritorno, Richard Owen dimostrò che i fossili che Darwin aveva trovato, appartenevano a specie estinte mostranti relazioni con delle specie viventi in alcune località. Gould rivelò con sorpresa che gli uccelli completamente diversi ritrovati nelle Isole Galápagos erano, in realtà, 13 specie diverse di fringuelli (conosciuti ora, volgarmente in tutto il mondo, come i Fringuelli di Darwin). Schizzo di un albero filogeneticodisegnato da Darwin negli appunti preparatori del suo First Notebook on Transmutation of Species. Darwin medita sulla trasmutazionein una serie di appunti segreti. Si occupò inoltre della selezione artificiale delle razze domestiche, consultando William Yarrell e leggendo un opuscolo scritto da un amico, Sebright, il quale commentava come "con un severo inverno, o una scarsità di cibo, attraverso l'uccisione degli individui deboli e malaticci, si avessero tutti i migliori effetti della più abile selezione". Nel 1838, in uno zoo, vide per la prima volta una scimmia antropomorfa: il bizzarro comportamento di un orango lo impressionò per la somiglianza con quello di un "bambino dispettoso" e, dalla sua esperienza sui nativi della Terra del Fuoco, lo portò a pensare che non ci fosse poi un grande abisso tra gli uomini e gli animali, a dispetto della dottrina teologica che considera solo la specie umana possedente un'anima. Darwin comincia a leggere la sesta edizione del Saggio sul principio della popolazione di Malthus, con la quale ricordò la dimostrazione statistica secondo cui la popolazione umana, riproducendosi al di sopra dei propri mezzi, competesse per la sopravvivenza. In questo periodo tentò di applicare per primo questi principi alle specie animali. Darwin applicò nella sua ricerca il pensiero liberista sulle leggi di Natura, considerando la pura lotta per la vita priva di sostegni esterni. Dal dicembre 1838 intravide una somiglianza tra il concetto della selezione artificiale e la Natura Malthusiana che selezionava, attraverso il cambiamento, le varianti da eliminare, in modo che ogni parte delle nuove strutture acquisite fosse pienamente pratica e perfetta.  L'origine delle specieModifica Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: L'origine delle specie. La sintesi evolutiva modernaModifica Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Neodarwinismo.Anassimandro di Mileto afferma che dall'acqua e dalla terra riscaldate sarebbero nati dei pesci o degli animali molto simili a pesci; in questi concrebbero gli uomini, e i feti vi rimasero rinchiusi fino alla pubertà. Quando questi si spezzarono, allora finalmente ne uscirono uomini e donne che potevano già nutrirsi." (Censorino, De die natali) Anassimandro dice pure che da principio l'uomo fu generato da animali di altra specie." (Plutarco, Doxa) ^ Franco Volpi, Dizionario delle opere filosofiche, Colin A. Ronan, The Shorter Science and Civilisation in China: An Abridgement by Ronan of Needham's Original Text, Cambridge; New York, Cambridge, Miller James, Daoism and Nature, su jamesmiller.ca Sedley, Lucretius, in Stanford Encyclopedia of Philosophy, Stanford, CA, Stanford, Bowler, The Earth Encompassed: A History of the Environmental Sciences., in Norton History of Science, New Yorki, Norton, CICERONE (si veda), De Natura Deorum. Sant'Agostino, La genesi alla lettera. ^ Gill, Meredith J., Augustine in the Italian Renaissance: Art and Philosophy from Petrarch to Michelangelo, Cambridge; New York, Cambridge, Owen, Vatican buries the hatchet with Charles Darwin, su Times, Bergoglio, "Teoria del Big Bang non contraddice la creazione divina. Dio non è stato un mago", su huffingtonpost.it, Huffington Post, Fairfield, From the Greeks to Darwin: An Outline of the Development of the Evolution Idea, New York, Macmillan, Dickson White, Storia della lotta della scienza con la teologia nella cristianità, edizione inglese: A History of the Warfare of Science with Theology in Christendom, vol. 1, New York, Londra, D. Appleton & Company, Gutenberg. ^ Ben Waggoner, Medieval and Renaissance Concepts of Evolution and Paleontology, su ucmp.berkeley.edu, University of California Museum of Paleontology. Egerton, A History of the Ecological Sciences, Arabic Language Science Origins and Zoological Writings, in Bulletin of the Ecological Society of America, Washington, D.C., Teodros, Explorations in African Political Thought: Identity, Community, Ethics, in New Political Science Reader Series, New York, Routledge, Khaldūn: "Sixth Prefatory Discussion, in Muqaddimah. 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Bowler, Evolution: The History of an Idea, Berkeley, CA, University of California Press, Pallen, The Rough Guide to Evolution, in Rough Guides Reference Guides, Londra, Rough Guides, Larston, Evolution: The Remarkable History of a Scientific Theory, New York, Modern Library, Henderson, The Emperor's Kilt: The Two Secret Histories of Scotland, Edinburgh, Erasmus Darwin, Zoonomia o Le leggi organiche della vita, Londra, Joseph Johnson, Erasmus Darwin, Tempio della Natura , ossia L'origine della Società: Un poema con note filosofiche, Londra, Joseph Johnson, Voci correlate Evoluzione Creazionismo Dibattito fra creazionismo ed evoluzionismo Storia del pensiero evoluzionista, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. Modifica su Wikidata   Portale Biologia   Portale Filosofia   Portale Storia L'origine delle specie saggio di divulgazione scentifica di Charles Darwin  Darwinismo teoria dell'evoluzione proposta da Charles Darwin  Evoluzionismo teista dottrina. In the few years of the pre-  Christian period that remained the teaching of Empedocles, and of Epicurus as the mouthpiece of the  y atomic theory, was revived by LUCREZIO in his “De Rerum Natura.” Of that remarkable man but little is recorded, and the record is untrustworthy. LUCREZIO died by his own  hand, Jerome says, but of this there is no proof. It is difficult, taking up LUCREZIO’s wonderful poem, to resist the temptation to make copious extracts from it, since, even through the  vehicle of Munro's annotations, it is  probably little known to the Oxford pupil in Literae Humaniores in these evil days of snippety philosophy. But the temptation  must be resisted, save in moderate degree. With the dignity which his high mission inspires, LUCREZIO appeals to us in the threefold character of teacher, reformer, and poet. First, by reason of  the greatness of my argument, and because I set the  mind free from the close-drawn bonds of your Roman superstitions; and next because, on so dark a theme, I compose such lucid verse, touching every point with the grace of poesy. As a teacher, LUCREZIO expounds the doctrines of The Garden (L’Orto) concerning life and nature. As a reformer, LUCREZIO attacks the Roman superstitions. As a philosophical poet, LUCREZIO informs both the atomic philosophy and its moral application with harmonious and beautiful verse swayed by a fervour that is akin to religious emotion. Discussing at the outset various theories of origins, and dismissing these, notably that which asserts  that things came from nothing — "for if so, any kind might be born of anything, nothing would require seed," LUCREZIO proceeds to expound the teaching  of the atomists as to the constitution of things by particles of matter ruled in their  movements by unvarying laws. This theory LUCREZIO works all round, explaining the processes by which  the atoms unite to carry on the birth, growth, and  decay of things, the variety of which is due to variety  of form of the atoms and to differences in modes  of their combination; the combinations being deter-  mined by the affinities or properties of the atoms  themselves, " since it is absolutely decreed what each  thing can and what it cannot do by the conditions of  Nature." Change is the law of the universe;. what  is, will perish, but only to reappear in another form.  Death is "the only immortal"; and it is that and  what may follow it which are the chief tormentors  of men. " This terror of the soul, therefore, and this  darkness, must be dispelled, not by the rays of the  sun or the bright shafts of day, but by the outward  aspect and harmonious plan of Nature." LUCREZIO explains that the soul, which he places in the centre of the breast, is also formed of very minute atoms of  heat, wind, calm air, and a finer essence, the pro-  portions of which determine the character of both  men and animals. It dies with the body, in support of which statement LUCREZIO advances XVIII arguments, so determined is he to " deliver those  who through fear of death are all their lifetime sub-  ject to bondage."   These themes fill the first three books. In the  fourth he grapples with the mental problems of sensation and conception, and explains the origin of belief in immortality as due to ghosts and appari-  tions which appear in dreams. " When sleep has  prostrated the body, for no other reason does the  mind's intelligence wake, except because the very  same images provoke our minds which provoke them  when we are awake, and to such a degree that we  seem without a doubt to perceive him whom life has  left, and death and earth gotten hold of. This Na-  ture constrains to come to pass because all the senses  of the body are then hampered and at rest throughout the limbs, and cannot refute the unreal by real  things."   In the fifth book Lucretius deals with origins —  of the sun, the moon, the earth (which he held to be  flat, denying the existence of the antipodes); of life  and its development; and of civilization. In all this  he excludes design, explaining everything as pro-  duced and maintained by natural agents, "the masses,  suddenly brought together, became the rudiments of  earth, sea, and heaven, and the race of living things."  He believed in the successive appearance of plants  and animals, but in their arising separately and di-  rectly out of the earth, " under the influence of rain  and the heat of the sun," thus repeating the old  speculations of the emergence of life from slime,  " wherefore the earth with good title has gotten and  keeps the name of mother." He did not adopt Empedocles's theory of the " four roots of all things,"  and he will have none of the monsters — ^the hippo-  griflFs, chimeras, and centaurs — ^which form a part of  the scheme of that philosopher. These, he says,  ** have never existed," thus showing himself far in  advance of ages when unicorns, dragons, and such-like fabled beasts were seriously believed to exist.  In one respect, more discerning than Aristotle, he  accepts the doctrine of the survival of the fittest as  taught by the sage of GIRGENTI. For he argues that since upon "the increase of some Nature set a  ban, so that they could not reach the coveted flower  of age, nor find food, nor be united in marriage,"  ..." many races of living things have died out, and  been unable to beget and continue their breed." LUCREZIO speaks of GIRGENTI in terms scarcely less exaggerated than those which he applied to Epi-  curus. The latter is " a god " who first found out  that plan of life which is now termed wisdom, and  who by tried skill rescued life from such great billows and such thick darkness and moored it in so  perfect a calm and in so brilliant a light, ... he  cleared men's breasts with truth-telling precepts, and  fixed a limit to lust and fear, and explained what  was the chief good which we all strive to reach." As  to GIRGENTI," that great country (Sicily) seems  to have held within it nothing more glorious than  this man, nothing more holy, marvellous, and dear.  The verses, too, of this godlike genius cry with a  loud voice, and make known his great discoveries,  so that he seems scarcely bom of a mortal stock."  Continuing his speculations on the development  of living things, Lucretius strikes out in bolder and     l.^    original vein. The past history of man, he says, lies  in no heroic or golden age, but in one of struggle  out of savagery. Only when "children, by their  coaxing ways, easily broke down the proud temper  of their fathers," did there arise the family ties out  of which the wider social bond has grown, and soft-  ening and civilizing agencies begin their fair offices.  In his battle for food and shelter, " man's first arms  were hands, nails and teeth and stones and boughs  broken off from the forests, and flame and fire, as  soon as they had become known. Afterward the  force of iron and copper was discovered, and the use  >^. ' of copper was known before that of iron, as its nature is easier to work, and it is found in greater quantity.  With copper they would labour the soil of the earth  and stir up the billows of war. . . . Then by slow  steps the sword of iron gained ground and the make  of the copper sickle became a byword, and with iron  they began to plough through the earth's [soil, and  the struggles of wavering man were rendered equal."  As to language, " Nature impelled them to utter the  various sounds of the tongue, and use struck out the  names of things." Thus does Lucretius point the  road along which physical and mental evolution have  since travelled, and make the whole story subordi-  nate to the high purpose of his poem in deliverance  of the beings whose career he thus traces from super-  stition. Man " seeing the system of heaven and the  different seasons of the years could not find out by  what causes this was done, and sought refuge in handing over all things to the gods and supposing  all things to be guided by their nod." Then, in the  sixth and last book, the completion of which would  seem to have been arrested by his death, LUCREZIO explains the law of winds and storms, of earth-quakes and volcanic outbursts, which men " foolishly  lay to the charge of the gods," who thereby make  known their anger. So, loath to suffer mute,  We, peopling the void air,  Make Gods to whom to impute  The ills we ought to bear ;  With God and Fate to rail at, suffering easily.   And what a motley crowd of gods they were on  whose caprice or indifference he pours his vials of  anger and contempt! The tolerant pantheon of  Rome gavie welcome to any foreign deity with respectable credentials; to Cybele, the Great Mother,  imported in the' shape of a rough-hewn stone with  pomp and rejoicings from Phrygia 204 b. c; to Isis,  welcomed from Egypt; to Herakles, Demeter, As-  klepios, and many another god from Greece. But these are dismissed from a man's thought when the prayer or sacrifice to them had been offered at the  due season. They had less influence on the Roman's  life than the crowd of native godlings who were  thinly disguised fetiches, and who controlled every  action of the day. For the minor gods survive the changes in the pantheon of every race. Of the Greek  peasant of to-day Mr. Rennel Rodd testifies, in his Custom and Lore of Modern Greece, that much as  he would sliudder at the accusation of any taint of  paganism, the ruling of the fates is more immediately real to him than divine omnipotence. Mr.  Tozer confirms this in his Highlands of Turkey. He  says: " It is rather the minor deities and those as-  sociated with man's ordinary life that have escaped  the brunt of the storm, and returned to live in a dim  twilight of popular belief. In India, Lyall tells us that, " even the supreme triad of Hindu  allegory, which represents the almighty powers of  creation, preservation, and destruction, have long  ceased to preside actively over any such correspond-  ing distribution of functions. Like limited monarchs, they reign, but do not govern. They are  superseded by the ever-increasing crowd of godlings  whose influence is personal and special, as shown by  Mr. Crooke in his instructive Introduction to the  Popular Religion and Folk-lore of Northern India. The old ROMAN CATALOGUE of spiritual beings,  abstractions as they were, who gfuarded life in minute  detail, is a long one. From the indigitamenta^ as  such lists are called, we learn that no less than forty-  three were concerned with the actions of a child.  When the farmer asked Mother Earth for a good  harvest, the prayer would not avail unless he also  invoked " the spirit of breaking up the land and the  spirit of ploughing it crosswise; the spirit of furrow-  ing and the spirit of ploughing in the seed; and the  spirit of harrowing; the spirit of weeding and the spirit of reaping; the spirit of carrying com to the  barn; and the spirit of bringing it out again." The  country, moreover, swarmed with Chaldaean astrolo-  gers and casters of nativities; with Etruscan harus-  pices full of " childish lightning-lore, who foretold  eve'tits from the entrails of sacrificed animals; while  in competition with these there was the State-supported college of augurs to divine the will of the  gods by the cries and direction of the flight of birds.  Well might the satirist of such a time say that the place was so densely populated with gods as to  leave hardly room for the men."   It will be seen that the justification for including  Lucretius among the Pioneers of Evolution lies in  his two signal and momentous contributions to the  science of man; namely, the primitive savagery of  the human race, and the origin of the belief in a  soul and a. future life. Concerning the first, an-  thropological research, in its vast accumulation of  materials during the last sixty years, has done little  more than fill in the outline which the insight of LUCREZIO enabled him to sketch. As to the second,  he anticipates, well-nigh in detail, the ghost-theory  of the origin of belief in spirits generally which Her-  bert Spencer and Dr. Tylor, following the lines laid  down by Hume and Turgot, have  formulated and sustained by an enormous mass of  evidence. The credit thus due to Lucretius for the  original ideas in his majestic poem — Greek in con-  ception and Roman in execution — has been obscured in the general eclipse which that poem suf-  fered for centuries through its anti-theological spirit.  Grinding at the same philosophical mill, Aristotle,  because of the theism assumed to be involved in his  " perfecting principle," was cited as " a pillar of the  faith" by the Fathers and Schoolmen; while Lucre-  tius, because of his denial of design, was “anathema  maranatha.” Only in these days, when the far-reach-  ing effects of the theory of evolution, supported by  observation in every branch of inquiry, are apparent,  are the merits of Lucretius as an original seer, more  than as an expounder of the teachings of GIRGENTI and L’ORTO, made clear.   Standing well-nigh on the threshold of the Chris-  tian era, we may pause to ask what is the sum of  the speculation into the causes and nature of things  which, begun in Ionia (with impulse more or less  slight from the East), by Thales, ceased, for many centuries, in the  poem of Lucretius, thus covering an active period  of about five hundred years. The caution not to see  in these speculations more than an approximate ap-  proach to modern theories must be kept in mind. There is a primary substance which abides  amidst the general flux of things.   All modern research tends to show that the various  combinations of matter are formed of some prima ma-  teria. But its ultimate nature remains unknown.   2. Out of nothing comes nothing.  Modern science knows nothing of a beginnings and, moreover, holds it to be unthinkable. In this it stands  in direct opposition to the theological dogma that God  created the universe out of nothing; a dogma still  accepted by the majority of Protestants and binding on  Roman Catholics. For the doctrine of the Church of Rome thereon, as expressed in the Canons of the  Vatican Council, is as follows: " If any one confesses  not that the world and all things which are contained  in it, both spiritual and mental, have been, in their  whole substance, produced by God out of nothing; or  shall say that God created, not by His free will from  all necessity, but by a necessity equal to the necessity  whereby He loves Himself, or shall deny that the  world was made for the glory of God: let him be  anathemaJ'  The primary substance is indestructible. The modern doctrine of the Conservation of Energy  teaches that both matter and motion can neither be ere-  ated nor destroyed. The universe is made up of indivisible particles  called atoms, whose manifold combinations, ruled  by unalterable affinities, result in the variety of  things. With modifications based on chemical as well as  mechanical changes among the atoms, this theory of  Leucippus and Democritus is confirmed. (But recent  experiments and discoveries show that reconstruction  of chemical theories as to the properties of the atom may  happen.) Change is the law of things, and is brought  about by the play of opposing forces.   Modern science explains the changes in phenomena  as due to the antagonism of repelling and attracting  modes of motion; when the latter overcome the former,  equilibrium will be reached, and the present state of  things will come to an end.   6. Water is a necessary condition of life.  Therefore life had its beginnings in water; a theory   wholly indorsed by modern biology, Life arose out of non-living matter. Although modern biology leaves the origin of life   as an insoluble problem, it supports the theory of  fundamental continuity between the inorganic and the  organic.  Plants came before animals: the higher organ-  isms are of separate sex, and appeared subsequent  to the lower. Generally confirmed by modern biology, but with  qualification as to the undefined borderland between  the lowest plants and the lowest animals. And, of  course, it recognises a continuity in the order and  succession of life which was not grasped by the Greeks. Aristotle and others before him believed that some of  the higher forms sprang from slimy matter direct.   9. Adverse conditions cause the extinction of  some organisms, thus leaving room for those better  fitted.   Herein lay the crude germ of the modern doctrine  of the survival of the fittest. Man was the last to appear, and his primi-  tive state was one of savagery. His first tools and  weapons were of stone; then, after the discovery of  metals, of copper; and, following that, of iron. His  body and soul are alike compounded of atoms, and  the soul is extinguished at death. The science of Prehistoric Archceology confirms the  theory of man's slow passage from barbarism to civili-  zation; and the science of Comparative Psychology de-  clares that the evidence of his immortality is neither stronger nor weaker than the evidence of the immortality of the lower animals. Such, in very broad outline, is the legacy of sug-  gestive theories bequeathed by the Ionian school and  its successors, theories which fell into the rear when  Athens became a centre of intellectual life in which  discussion passed from the physical to those ethical  problems which lie outside the range of this survey.  Although Aristotle, by his prolonged and careful  observations, forms a conspicuous exception, the  fact abides that insight, rather than experiment, ruled Greek speculation, the fantastic guesses of parts of  which themselves evidence the survival of the crude and falsei deas about earth and sky long prevailing. The more wonderful is it, therefore, that so much  therein points the way along which inquiry travelled after its subsequent long arrest; and the more apparent is it that nothing in science or art, and but  little in theological speculations, at least among us Westerns, can be understood without reference to Greece. Approxi-Namb. Place. mate Speciality. Thales. Miletus.Cosmological (Ionia).Ae Pri f Water.Substance Anaximender. the Boundless. Anaximenes.Air. Pythagoras. Samos Numbers: the Ionian a Cosmos built coast). up of geometrical figures or(Grote, Plato) generated out of  number. Xenophanes. Colophon. Founder of the (Ionia). Eleatic school. Heraditus. Ephesus Ionia Fire. Empedocles. Agrigentum Fire, Air,Earth, (Sicily). And Water ruled by Love  and Strife. Anaxagoras. Clazomenae (Ionia). Nous. Leucippus Democritus. Abdera. Formulators of the Atomic Thrace Theory Aristotle.  Stagira  (Macedonia). Naturalist.  i Epicurus. Samos. Expounder of the Atomic  Theory and Ethical Philosopher. LUCREZIO.  Roma Interpreter of Epicurus and  EMPEDOCLE DI GIRGENTI: the first Anthropologist. Gilberto Corbellini. Keywords: darwinismo politizzato, Dawkins’ selfish gene – read selfish gene – medicina in Roma antica -- evoluzione, emergentismo, biologia filosofica, grammatical del vivente, cooperazione, altruismo, razionalita, utilitarismo, darwinismo sociale, evolluzione, filosofia dell’evoluzione, progresso ed evoluzione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Corbellini” – The Swimming-Pool Library. 

 

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