Grice e Corbellini: la ragione
conversazionale e l’implicatura conversazionale del darwinismo politizzato – scuola
di Cadeo – filosofia piacentina – filosofia emiliana -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Cadeo). Filosofo piacentino. Filosofo emiliano. Filosofo
italiano. Cadeo, Piacenza, Emilia-Romagna. Grice: “I like
Corbellini; of course he has to defend science versus what he calls – alla
Popper? – ‘pseudoscenza’ in Italy, which he calls ‘il paese della pseudoscenza’
– I thought that was Oxford!” I sui interessi riguardano la grammatical
del vivente, la storia della medicina e la bioetica. Insegna Roma. Si laurea
con “L’epistemologia evoluzionistica”.I suoi interessi di studio hanno
riguardato la storia e la filosofia della biologia evoluzionistica, delle
immunoscienze e delle neuroscienze, per includere poi anche lo studio della
storia della malaria e della malariologia in Italia, delle ricadute della
genetica molecolare, delle implicazioni dell’evoluzione e l'evoluzione. L'approccio
storico-epistemologico all'evoluzione trovato una sintesi nella ricostruzione
della storia delle idee di “salute” e malattia e delle trasformazioni metodologiche
a cui è andata incontro la ricerca delle spiegazione causale della salute. La
sua ricerca si è orientata anche verso l'esame delle radici delle controversie
bioetiche. Difende un'idea non confessionale della bioetica, che ha radici
filosofiche in uno scetticismo morale radicale, naturalistico e non relativista
(Bioetica per perplessi. Una guida ragionata, Mondadori). Coltiva anche un interesse per la percezione
sociale e il ruolo della scienza nella costruzione del valore civile. Sostiene
che l'invenzione e l'espansione del metodo scientifico hanno consentito e
favorito l'evoluzione del libero mercato e della stato di diritto, ovvero che
la scienza ha funzionano come catalizzatore nella costruzione e manutenzione
dei valori critico-cognitivi e morali che rendono possibile il funzionamento
del sistema liberal-democratico. Altre
opere: “Nel Paese della Pseudoscienza. Perché i pregiudizi minacciano la nostra
libertà” (Milano, Feltrinelli); “Cavie? Sperimentazione e diritti animali”
(Bologna, Il Mulino); “Tutta colpa del cervello: un'introduzione alla neuro-etica”
(Milano, Mondadori Università,; Scienza, Torino, Bollati Boringhieri); “Dalla
cura alla scienza” (Milano, Encyclomedia Publishers); “Scienza, quindi
democrazia, Torino, Einaudi); “Perché gli scienziati non sono pericolosi”
(Milano, Longanesi); “La razionalità negata. Psichiatria e antipsichiatria in
Italia (con Giovanni Jervis), Torino, Bollati Boringhieri, EBM); “Medicina
basata sull'evoluzione” (Roma-Bari, Laterza); “Bi(blio)etica” (Torino,
Einaudi); “Breve storia delle idee di salute e malattia” (Roma, Carocci); “La
grammatica del vivente. Storia della biologia e della medicina molecolare”
(Roma-Bari, Laterza); “L'evoluzione del pensiero immunologico” (Bollati
Boringhieri, Torino). L’errore di Darwin. Introduzione; Dall’etica medica alla
bioetica; Il senso morale umano e le controversie bioetiche; 3. Sperimentazione
sull’uomo e consenso informato; Scelte di fine vita; Scelte di inizio vita;
Medicina genetica; Sperimentazione animale; Medicina dei trapianti e
definizione di morte; Etica della ricerca responsabile; Medicina rigenerativa e
staminali; Neuroetica; Etica ambientale e OGM; Etica della comunicazione scientifica,
della percezione della scienza e del «gender»; Indice dei box; Indice analitico;
Indice dei nomi. Come nota C. nella prefazione all’edizione italiana del libro
di Ru- bin, il tentativo di applicare l’approccio evoluzionistico alla
filosofia politica spesso rischia di venire frainteso. Il fraintendimento più
comune e pericoloso deriva dalla mancata distinzione tra il darwinismo
politicizzato e la politica darwiniana: il primo è costituito, come è accaduto
nel caso del “social darwinismo”, dall’nterpretazione strumentale e priva di
coerenza logica o di basi scientifiche delle idee darwiniane per difendere
qualche particolare ideologia politica»; la seconda, invece, consiste nell’«uso
delle conoscenze evoluzionistiche sulla natura umana per meglio comprendere le
origini delle preferenze politiche individuali, la loro distribuzione sociale e
le dissonanze tra gli adattamenti ancestrali e l’ambiente attuale. Ridley si
mostra ben consapevole del rischio di trasformare la politi- ca darwiniana in
ideologia. Questo, tuttavia, non gli impede di avanzare alcuni suggerimenti di
politica economica Cfr. Skyrms, The Evolution of Social Contract, e Festa
“Teoria dei giochi, metodo delle scienze sociali e filosofia della politica”,
Prefazione a de Jasay, Scelta, contratto, consenso). Alcune immani tragedie che
hanno segnato la storia degli ultimi due secoli sembrano dovute, almeno in
parte, all’ignoranza – e, talvolta, alla ne- gazione – di alcune
caratteristiche essenziali della natura umana. Per esempio, Ridley osserva che
Marx vagheggia un sistema sociale che avrebbe funzionato solo se fossimo stati
degli angeli, ed è fallito perché siamo invece degli animali. Singer, Una
sinistra dawiniana. Politica, evoluzione e CO0OPERAZIONE, Torino, Edizioni di
Comunità, Arnhart, Darwinian Conservatism, Exeter (UK), Imprint Academic,
Rubin, La politica secondo Darwin; Corbellini, “Politica darwiniana vs
darwinismo politicizzato”, prefazione a Rubin, La politica secondo Darwin; Ridley.Origini.Virtu.indd
Le origini della virtùsi vedano soprattutto gl’ultimi tre capitoli del saggio –
che gli sembrano compatibili con le nostre tendenze evolutive. La prospettiva
filosofico-politica che ne emerge è un libe- ralismo con tendenze anarchiche,
che non sarebbe inappropriato chiamare anarco-liberalismo. Tale prospettiva,
ispirata dalla grande fiducia di Ridley negl’ISTINTI CO-OPERATIVI e altruistici
degl’esseri umani, sfocia infatti nella difesa di un ordine politico-economico
nel quale il ruolo del gover- no e dell’intervento pubblico è ridotto ai minimi
termini: Recuperiamo la visione di Kropotkin, che immaginava un mondo di liberi
individui. Non sono così ingenuo da pensare che ciò possa accadere da un giorno
all’altro, o che qualche forma di governo non sia necessaria. Ma metto se-
riamente in dubbio la necessità di uno Stato che decide ogni minimo dettaglio
della nostra vita e si attacca come una gigantesca pulce alla schiena della
nazione. D’altra parte, Ridley si rende conto che, mentre le soluzioni
politico-economiche da lui favorite si accordano con alcune tendenze evolutive
umane, confliggono però con altre. Per esempio, egli osserva che certe
istituzioni economi- camente adeguate nella società moderna, come la proprietà
privata, possono entrare in tensione con le tendenze primi- tive
all’egualitarismo, alla redistribuzione e al rifiuto dell’accumulazione di
ricchezza. L’analisi dei conflitti tra le moderne istituzioni
politico-economiche e le nostre ten- denze primitive è uno degli argomenti
centrali del già citato libro di Rubin.Le “Imperfezioni umane” di Pani e C. Covato
Mailing Le “Imperfezioni umane” di Pani e C. Fornire un punto di vista
innovativo, cioè evoluzionistico, di tutto quello che riguarda la salute e le
disfunzioni comportamentali, e suggerire qualche punto di vista originale sul
perché nonostante le dissonanze evolutive, la condizione umana è globalmente
migliorata. È questo l’obiettivo del libro dal titolo “Imperfezioni umane.
Cervello e dissonanze evolutive: malattie e salute tra biologia e cultura”
(Rubbettino), scritto da Luca Pani e C., Roma, Centro studi americani a Via
Caetani. Dopo i saluti di Messa, direttore Centro studi americani,
interverranno alla presentazione moderata da Palmieri (Tg1) monsignor Leuzzi,
Vescovo ausiliare di Roma, Mingardi, direttore generale Istituto Leoni,
Ippolito, professore di storia della Filosofia a Roma. Negli ultimi vent’anni
una nuova ipotesi di lavoro si è fatta strada in ambito medico sanitario,
definita nel mondo anglosassone «evolutionary mismatch» (dissonanza
evoluzionistica) – raccontano gl’autori -. Questa teoria assume, in pratica,
che l’ambiente nel quale la nostra specie ha acquisito i suoi tratti adattativi
sia drammaticamente cambiato in un tempo troppo breve perché predisposizioni o
tratti genetici e fenotipici dell’organismo fossero in grado di adeguarsi, per
selezione naturale, alle novità”. Le conseguenze di queste dissonanze?
“Disfunzioni o disturbi o rischi che richiedono un approccio medico”. “Il
libro è diviso in tre parti – spiegano Pani e Corbellini – Si inizia con
un’illustrazione dei presupposti di qualunque strategia motivazionale, cioè dei
meccanismi che sono alla base del piacere e delle ricompense, e da cui deriva –
in ultima istanza – la possibilità di acquisire nuove conoscenze che consentono
di affrontare le incertezze psicologiche che si accompagnano a qualunque
comportamento esplorativo. La riflessione prosegue con esemplificazioni di
risposte comportamentali che in particolari (o mutate) condizioni si
manifestano come malattie. Il terzo capitolo è dedicato in modo specifico al
comportamento alimentare e discute l’esempio più eclatante di dissonanza
evoluzionistica: il mismatch metabolico. Gl’ultimi due capitoli affrontano una
serie d’imperfezioni e predisposizioni comportamentali umane che scaturiscono
da compromessi evolutivi, e che risultavano vantaggiose o meno nel contesto
dell’adattamento evolutivo, mentre i cambiamenti ambientali determinati
dall’evoluzione culturale hanno generato, a loro volta, ulteriori fenomeni
disadattativi”. Nel dettaglio gli autori descrivono le dissonanze create
dai nuovi contesti di vita per quanto riguarda cicli del sonno, accesso al
cibo, comunicazione, cooperazione ovvero isolamento sociale, oppure di comportamenti
più complessi come la rabbia aggressiva o l’altruismo; ma anche le preferenze
politiche o l’intelligenza. Negli ultimi capitoli del volume emergono anche
idee e ipotesi relative a scoperte cognitive e innovazioni che hanno migliorato
la condizione umana, o reso possibili cambiamenti comportamentali incredibili.Il
concetto di libero arbitrio implica che sussista nelle persone, dato un certo
grado di sviluppo cognitivo e morale, la capacità di decidere e di agire,
scegliendo tra diverse alternative disponibili, senza essere condizionati da
fattori fisici o biologici di qualunque genere. Si assume, in altri termini,
che le persone maturino una cosiddetta “agenticità”, cioè una capacità di agire
e decidere in un quadro di consapevolezza degli effetti prodotti, che non è
riducibile o spiegabile sulla base dei processi neurobiologici che hanno luogo
nel cervello e/o alle leggi fisiche che li governano. Di libero arbitrio si può
parlare, comunque, in molti modi e da diverse prospettive: filosofica, metafisica,
giuridica, psicologica, etc. Nel corso dell’evoluzione della specie,
abbiamo sviluppato strutture cerebrali che ci fanno appunto credere di essere
liberi e poter decidere in completa autonomia, e su questa finzione abbiamo
costruito il nostro straordinario successo di animali sociali Negli
ultimi decenni le neuroscienze cognitive e comportamentali hanno profondamente
messo in dubbio, con una quantità crescente di prove, la visione classica di
libero arbitrio, aprendo un dibattito scientifico ancora in corso. Qual è
la sua posizione all’interno del dibattito? La mia posizione è che il
libero arbitrio è una credenza senza senso, come aveva spiegato bene, molto
prima delle neuroscienze, il filosofo Spinoza. Se ci fosse qualcosa come il
libero arbitrio, allora davvero potrebbe esserci qualsiasi cosa ci possiamo
immaginare. Tuttavia, è vero che,nel corso dell’evoluzione della
specie,abbiamo sviluppato strutture cerebrali che ci fanno appunto credere di
essere liberi e poter decidere in completa autonomia, e su questa finzione
abbiamo costruito il nostro straordinario successo di animali sociali. Il
libero arbitrio è un’illusione, ma un’illusione molto produttiva.
L’intuizione di ritenersi liberi, in un senso vago o indefinito, è una forma di
autoinganno, come tante altre che sono prodotte dalla nostra coscienza, che nel
tempo è stata socialmente addomesticata per inventare un altro autoinganno,
cioè un senso individuale di responsabilità, con tutte le conseguenze che ne
derivano anche per l’organizzazione di un ordine sociale efficiente sulla base
di un sistema di obblighi. Ovviamente questa strategia è modulata da
specifiche condizioni ecologiche e sociali, per cui in alcuni contesti questa
illusione si può espandere e diventare la base di sistemi anche molto
progrediti per qualità di vita, come quelli occidentali, mentre in altri
ambienti di vita sarà più adattativo che tale intuizione e illusione non maturi
neppure, o maturi in forme che sono funzionali a all’accettazione di un
comportamento consapevolmente eterodiretto. L’intuizione di
ritenersi liberi è una forma di autoinganno che nel tempo è stata socialmente
addomesticata per inventare un altro autoinganno, cioè un senso individuale di
responsabilità Quali sono i rapporti fra emozioni e pensiero razionale?
Con quali modalità le due componenti guidano il comportamento umano? In
che misura siamo (o possiamo essere) consapevoli di queste influenze? Non
è del tutto chiaro nei dettagli come interagiscano le strutture del cervello
che controllano le emozioni o le reazioni impulsive, e quelle che controllano
la pianificazione di azioni calcolate. Quello che si sa è che alcune
condizioni, come trovarsi di fronte un’altra persona preferibilmente con le
proprie stesse caratteristiche somatiche o un parente, induca l’inibizione di
un comportamento utilitaristico, cioè volto a massimizzare qualche beneficio in
generale a prescindere dai danni che si possono arrecare alle persone; ovvero
che induca un comportamento di accudimento o altruistico, di carattere
parentale o reciproco. Mentre situazioni contrarie all’ordine morale
appreso socialmente e attraverso l’educazione scatenano quasi automaticamente
reazioni di disgusto o qualche altra avversione emotiva (ad esempio, rabbia o
disprezzo). Se non ci sono di mezzo contatti fisici, o rapporti parentali
con altre persone, o impulsi emotivi avversi, le persone possono applicare un
calcolo razionale e quindi scegliere un’azione in base all’utilità percepita o
calcolata. Comunque esistono diverse teorie su come emozioni e ragione
entrano in gioco nelle scelte in generale, e in quelle morali in particolare.
Quello che si sta sottovalutando, penso, è il ruolo che le emozioni, che
mediano i valori morali, possono giocare nell’apprendimento di comportamenti,
che a loro volta retroagiscono sui valori, cioè che possono cambiare nel tempo
le predisposizioni delle persone nel rispondere a situazioni identiche o diverse.
In altre parole, le emozioni servono direttamente alla sopravvivenza ed entrano
in azione quando è minacciata l’omeostasi funzionale a qualche livello, e
quindi servono a premiare o punire i comportamenti appresi sulla base della
funzionalità che manifestano. Ma questi nuovi comportamenti possono far
scoprire nuovi valori, cioè trovare premianti strategie diverse da quelle
prevalenti nella società, e quindi modulare le emozioni originarie, evitando
che gli impulsi emotivi inducano risposte non calcolate e che potrebbero essere
deleterie. In fondo, dato che noi occidentali sul piano genetico siamo
praticamente uguali agli altri gruppi umani, qualcosa del genere potrebbe
spiegare come ci siamo affrancati moralmente e politicamente da schemi
decisionali tribali od oppressivi. Credits to Unsplash. Parliamo del
legame tra violenza ed evoluzione: qual è il ruolo ricoperto dall’aggressività
nell’evoluzione della specie, e quali sono le possibili determinanti genetiche
del comportamento aggressivo? L’aggressività, come la cooperazione,
è stata un fattore chiave per la sopravvivenza e l’evoluzione della nostra
specie. Come tutti i tratti, l’aggressività è polimorfica e quindi ci sono
persone geneticamente più predispostedi altre all’aggressività. È
verosimile che la selezione sociale abbia col tempo reso più vantaggiosi i geni
della cooperazione in alcuni contesti ecologici, e quindi favorito il processo
socio-culturale che nell’età moderna ha ridotto drammaticamente la violenza sul
pianeta, e soprattutto nel mondo che ha inventato la scienza e ha abbracciato
lo stato di diritto. I governi occidentali continuano giustamente la lotta
contro la criminalità e la violenza, ma nella storia del pianeta non c’è mai
stata così poca violenza e aggressività, non solo in occidente ma nel mondo in
generale, rispetto a oggi. Pinker ha dimostrato questo fatto in un
dettagliatissimo e acuto saggio, “Il declino della violenza”. Nella
storia del pianeta non c’è mai stata così poca violenza e aggressività, non
solo in occidente ma nel mondo in generale, rispetto a oggi E per quanto
riguarda la differenza di genere? Cosa sappiamo dei rapporti tra cervello
maschile, cervello femminile e comportamento aggressivo? Le differenze di
genere nel comportamento aggressivo esistono. Studiando complessivamente
l’aggressività di bambini e bambine si è visto che i due generi sono egualmente
aggressivi verbalmente, mentre i bambini lo sono di più fisicamente rispetto
alle bambine. Nel complesso i bambini sono più aggressivi delle bambine sul
piano dell’aggressione diretta. Mentre le bambine sono indirettamente
aggressive anche più dei bambini. Queste differenze, come altre, dipendono
verosimilmente da stimoli ormonali nel corso dello sviluppo e rispondono a
strategie adattative selettivamente vantaggiose nell’ambiente dell’evoluzione.
Il modo in cui maturano il cervello maschile e femminile dipende molto dai
contesti e si conoscono diversi fattori ambientali e culturali che influenzano,
ad esempio, la violenza a carico delle donne. Ci sono prove concrete del fatto
che il patriarcato e la sua istituzione giuridica sono fattori importanti per
la persistenza della violenza maschile ai danni delle donne, e del fatto che
ridurre il dominio maschile attraverso delle adeguate politiche sociali riduce
la violenza maschile e che la cooperazione tra donne riduce la violenza
maschile sia contro le donne sia contro altri uomini. Parliamo ora delle
differenze individuali nel controllo degli impulsi. Non ci sono moltissimi
dati, ma uno studio di qualche anno fa ha esaminato cosa avviene nel cervello
quando si fanno scelte impulsive, che svalutano una ricompensa ritardata,
ovvero come viene rappresentata dinamicamente nel cervello la svalutazione del
ritardo quando si sta aspettando e anticipando una ricompensapossibile che è
stata desiderata e scelta. La corteccia prefrontale ventromedialemanifesta
uno schema caratteristico di attività durante il periodo di ritardo nel
ricevere la ricompensa, oltre a esercitare un’attività modulatoria durante la
scelta, che è coerente con la codificazione del tempo durante il quale avviene
una svalutazione del valore soggettivo. Lostriato ventrale esibisce a sua volta
uno schema di attività simile, ma preferenzialmente negli individui impulsivi.
Un profilo contrastante di attività collegata al ritardo e alla scelta è stata
osservata nella corteccia prefrontale anteriore, ma selettivamente in persone
pazienti, cioè non impulsive. Quindi corteccia prefrontale ventromediale e
corteccia prefrontale anteriore esercitano – sebbene ciò sia ancora da chiarire
come – influenze modulatorie ma opposte rispetto all’attivazione dello striato
ventrale. Ovvero quell’esperimento ci dice che il comportamento impulsivo e
l’autocontrollo sono collegati a rappresentazioni neurali del valore di future
ricompense, non solo durante la scelta, ma anche nelle fasi di ritardo
post-scelta. Cosa può voler dire tutto questo per il nostro discorso? Mi
lasci citare ancora Spinoza, per il quale è «libera quella cosa che esiste e
agisce unicamente in virtù della necessità della sua natura». La vera libertà,
è autonomia e indipendenza, non arbitrio o scelta indeterminata. Quindi si è
tanto più liberi e non soggetti a impulsi, quanto più alcune strutture del
nostro cervello, altamente connesse e addestrate dall’esperienza, lo rendono
autonomo e meno soggetto o costrizioni esterne. Credits to
Unsplash.com Quali sono le possibili influenze delle disfunzioni cognitive e
dei fattori ambientali sulla capacità decisionale (anche ai fini
dell’imputazione penale)? Può condividere con noi qualche caso di studio? Casi
di studio ce ne sono diversi, ma quelli al momento più esemplari riguardano gli
effetti delle varianti alleliche del gene della mono-amin-ossidasi A, detto
anche “gene del guerriero”, in quanto collegato all’aggressività su basi
osservazionali mirate. In sostanza, le persone con la variante che produce meno
mon-amino-ossidati A. rispondono in modi più aggressivi e violenti, rispetto a
chi esprime livelli più alti. Il fatto interessante è che se queste
persone predisposte all’aggressività sono state allevate in ambienti
accoglienti, esprimono un’aggressività minore rispetto a omologhi genetici
cresciuti in famiglie disagiate. Anche dati sperimentali in ambito psicologico
e di economia comportamentale dimostrano che le aggressioni hanno luogo con
maggiore intensità e frequenza, quando provocate in un contesto sperimentale,
soprattutto in soggetti con una bassa attività di mono-amino-ossidati A. Gli studi sperimentali mostrano anche che il mono-amin-ossidati
A è meno associato con la comparsa dell’aggressione in una condizione di bassa
provocazione, ma predice più significativamente il comportamento aggressivo in
una situazione molto provocatoria. Esiste ormai una letteratura
sterminata anche sui casi di persone con anomalie morfologiche e funzionali
dell’amigdala che regolarmente esprimono un profilo sociopatico, ovvero che non
provano emozioni negative quando provocano sofferenze in altri individui. Si
conoscono inoltre casi di tumori cerebrali o lesioni neurologiche che alterano
la personalità individuale, e non poche persone hanno commesso crimini in
quanto un tumore cerebrale ha alterato le loro capacità decisionali. La memoria
del testimone: in particolare, come si accerta l’attendibilità della
testimonianza e quali sono i principali metodi di verifica? Il sistema
giudiziario si fonda sulla memoria: interrogatorio/confronto, testimonianze,
ricordo dei giurati al momento di discutere il verdetto. Ma la memoria umana è
falsata: il cervello non è una videocamera né un computer. Siamo suscettibili a
false memorie. Gli stati emotivi influenzano la qualità della memoria. La
nostra storia personale influenza il modo in cui ricordiamo. Gli psicologi e
gli esperti studiano soprattutto il problema della testimonianza oculare,
perché in ben tre casi su cinque le identificazioni si rivelano
sbagliate. Esistono diversi metodi di controllo/verifica e volti a
ridurre gli errori nelle testimonianze. Uno di questi analizza per esempio
l’accuratezzadella testimonianza oculare e delle modalità di interrogatorio del
testimone, per arrivare a una probabilità relativa al caso. Il
sistema giudiziario si fonda sulla memoria. Ma la memoria umana è falsata: il
cervello non è una videocamera né un computer. Siamo suscettibili a false
memorie. Esiste anche un diritto alla riservatezza per i nostri ricordi.
Nel senso che se io non intendo comunicare a qualcuno un ricordo, ho diritto a
tenerlo per me. Un giudice deve avere forti ragioni per forzare l’accesso alla
mia memoria, ed è comunque tenuto a rispettare i miei diritti fondamentali se
ci prova. Se davvero si riuscirà a costruire affidabili brain lie detector,
macchine della verità con accesso alle memorie cerebrali, si configurerà un
problema sul fronte di normare i limiti del diritto di un giudice far rilevare
impronte mnestiche del nostro cervello, i ai fini di un’indagine processuale.
Non tanto per la riservatezza del dato di interesse, cioè se un imputato o un
testimone mentono o dico la verità nel caso in specie, ma per il fatto che
quell’accesso può rendere noti dei fatti che non hanno rilevanza con l’indagine
e che potrebbero danneggiare la persona. Inoltre, alcuni farmaci e
tecnologie possono potenziare la memoria individuale. Ebbene, sarebbe lecito
consentire a o incentivare alcuni attori del procedimento giudiziario (giudici
e giurati) a potenziare le loro memorie ai fini di un più efficiente
funzionamento del sistema? La morale ha, o potrebbe avere, un fondamento
biologico? La morale ha un fondamento biologico. La morale serve a tenere
insieme i gruppi umani sociali, e ha creato le premesse sociobiologiche per
l’affermarsi della religiosità quale sistema di controllo incorporato nelle
persone e alimentato socialmente per garantire che i valori morali adattativi
in società meno complesse delle nostre siano mantenuti e trasmessi. In
prospettiva: quali sono a suo avviso i possibili intrecci tra acquisizioni
neuroscientifiche e diritto penale? Quale impatto potrebbero avere sugli
attuali meccanismi di attribuzione della responsabilità e di applicazione della
pena? Su questo punto la penso come chi ha detto che con l’arrivo delle
neuroscienze, nel diritto, cambia tutto e non cambia niente. Vale a dire che il
concetto di libero arbitrio e quello intuitivo di giustizia come retribuzione
(caratteristico del diritto naturale) sono destinati a essere abbandonati,
perché privi di basi teorico-fattuali. Mentre si potrebbe affermare un concetto
consequenzialista(utilitarista) della concezione della pena, più vicino al
diritto positivo. Il concetto di libero arbitrio e quello intuitivo
di giustizia come retribuzione (caratteristico del diritto naturale) sono
destinati a essere abbandonati, perché privi di basi teorico-fattuali In
Italia, come vengono accolte dalla magistratura le evidenze neuroscientifiche?
E a livello internazionale? L’Italia è all’avanguardia, se così si può
dire, nell’uso di prove neuroscientifiche in tribunale. Due sentenze in
particolare, Trieste e Como, riconobbero il ruolo causale di tratti
neurogenetici nel comportamento delittuoso, e di conseguenza attribuirono uno
sconto di pena. Le sentenze italiane sono state accolte con allarme in
diversi contesti internazionali. Ma c’è poco da fare: se queste conoscenze e
tecnologie acquisiranno una base sperimentalmente solida e consentiranno di
prevedere con buona attendibilità le predisposizioni a commettere reati, è
inevitabile che entreranno a far parte dello strumentario di lavoro dei
giudici. Tuttavia, esiste un’ambivalenza in Italia, come in altri paesi,
verso l’uso delle prove neuroscientifiche. Intanto in Italia non tutti i
giudici hanno ancora chiaro cosa sia una perizia neuroscientifica e ignorano
criteriepistemologicamente validi e formalmente definiti per scegliere periti
che apportino davvero prove scientifiche e controllate nel contesto di un
dibattimento processuale. Ciò sebbene la Cassazione abbia in sentenze recenti
fatto proprio lo Standard Daubert, che elenca regole di ammissibilità delle
prove nei processi statunitensi. Inoltre, si tratta comunque di definire
cosa implica una diminuita imputabilità per colui che commette un reato, in
quanto le sue azioni e decisioni dipendevano dal modo di funzionare del
cervello e dalla sua dotazione genetica. Questo individuo è meno libero di
altri e quindi anche meno responsabile, e quindi le sanzioni dovrebbero essere
volte a ridurre al minimo le probabilità di reiterazione del o dei reati. Il riferimento è al noto scritto di Greene, J. Cohen, For the law,
neuroscience changes nothing and everything, in Philos Trans R Soc Lond B Biol
Sci. Ricerca
Storia del pensiero evoluzionista aspetti storici dell'evoluzionismo Lingua
Segui Modifica Evoluzione CollapsedtreeLabels- simplified.svg Meccanismi e
processi Adattamento Deriva genetica Equilibri punteggiati Flusso genico
Mutazione Radiazione adattativa Selezione artificiale Selezione ecologica
Selezione naturale Selezione sessuale Speciazione Storia dell'evoluzionismo
Storia del pensiero evoluzionista Lamarckismo Charles Darwin L'origine delle
specie Neodarwinismo Saltazionismo Antievoluzionismo Campi della Biologia
evolutiva Biologia evolutiva dello sviluppo Cladistica Evoluzione della vita
Evoluzione molecolare Evoluzione degli insetti Evoluzione dei vertebrati
Evoluzione dei dinosauri Evoluzione degli uccelli Evoluzione dei mammiferi Evoluzione
dei cetacei Evoluzione dei primati Evoluzione umana Filogenetica Genetica
delle popolazioni Genetica ecologica Medicina evoluzionistica Genomica della
conservazione Portale Biologia La prima traccia dell'idea di
un'evoluzione biologicadegli esseri viventi è la teoria sull'origine della
vitaattribuita ad Anassimandro di Mileto. Gli animali ebbero origine
nell'acqua, dove erano tutti simili a pesci; con il tempo sono saliti sulla
terraferma dove, liberati dalle scaglie, hanno continuato a vivere. Tale fu
anche l'origine dell'uomo. Con l'avvento del Cristianesimo, e fino almeno
all'evo moderno, l'indagine scientifica fu dominata dall'impianto filosofico
essenzialista di derivazione aristotelica, nel quale la possibilità stessa
della conoscenza si fonda sulla fissità della specie; inoltre, l'evoluzione non
si armonizza con la Genesi e non trova collocazione in un sistema di
riferimento che considera le specie immutabili perché perfette, in quanto
create ex nihilo da Dio. Nel XVII secolo, col riaffiorare delle antiche
concezioni, la parola evoluzione cominciò ad essere utilizzata come riferimento
a un'ordinata sequenza di eventi, particolarmente quando un risultato si
trovava, in qualche modo, già dall'inizio contenuto all'interno di essa. La
storia naturale si sviluppò enormemente, mirando ad investigare e catalogare le
meraviglie dell'operato di Dio. Le scoperte effettuate dimostrarono
l'estinzione delle specie, che fu spiegata dalla teoria del catastrofismo di Cuvier,
secondo cui gli animali e le piante venivano periodicamente annientati a causa
di catastrofi naturali per poi essere rimpiazzate da nuove specie create dal
nulla. In contrapposizione ad essa, la teoria dell'Uniformitarismo di James
Hutton, del 1785, ipotizzava un graduale sviluppo della Terra, il cui aspetto
non era dovuto ad eventi catastrofici ma a un lento processo perpetuatosi
attraverso gli eoni. Darwin, nonno di Charles, avanza delle ipotesi sulla
discendenza comune affermando che gli organismi acquisivano "nuove
parti" in risposta a degli stimoli e che questi cambiamenti venivano
trasmessi alla loro discendenza; nel 1802 suggerì la selezione naturale. Lamarck
sviluppò una teoria simile (l'"ereditarietà dei caratteri
acquisiti"), la quale ipotizzava che tratti "necessari"
venissero ereditati col passaggio da una generazione alla successiva. Queste
teorie di trasmutazione furono sostenute in Gran Bretagna dai Radicali come
Robert Edmond Grant. In questo periodo l'opera di Malthus, Saggio sul principio
della popolazione, influenzò il libero pensiero mostrando come l'incremento
della popolazione mondiale fosse correlato a un eccesso nelle risorse
disponibili. Varie teorie furono proposte per riconciliare la Creazione biologica
con le nuove scoperte scientifiche, incluso l'attualismo di Charles Lyell secondo
cui ogni specie aveva un suo "centro di creazione" ed era progettata
per un particolare habitatil cui cambiamento portava inevitabilmente alla sua
estinzione. Charles Babbage ritenne che Dio avesse creato le leggi per un
programma divino che operava per la produzione delle specie e Owen seguì
Johannes Müller nel pensiero che la materia vivente avesse un'"energia
organizzativa", una forza vitale (Lebenskraft) che, dirigendo lo sviluppo
dei tessuti, determinava l'arco di vita degli individui e delle specie.
Antichità Greci Ipotesi secondo cui un tipo di animale, perfino l'essere umano,
potesse discendere da altri tipi di animali erano state formulate dai filosofi
greci Presocratici. Anassimandro di Mileto suppose che i primi animali
vivessero in acqua, durante una fase umida del passato della Terra, e che i
primi avi viventi a terra della razza umana dovevano essere nati in acqua, e
aver passato solo una parte della loro vita sulla terraferma. Intuì anche che
il primo umano della forma conosciuta oggi doveva essere stato il figlio di un
altro tipo di animale, perché l'uomo ha bisogno di un lungo periodo di
accudimento per raggiungere l'autonomia. Empedocle di GIRGENTI; intuì che
quello che noi chiamiamo nascita e morte degli animali sono solamente il
mischiarsi e il separarsi degli elementi che formano "l'infinita tribù
delle cose mortali". Più in particolare, i primi animali e le prime piante
erano simili alle parti divise che formano quelli che vediamo oggi, qualcuna
delle quali sopravvisse unendosi in differenti combinazioni, e poi mescolandosi
di nuovo, finché "tutto riuscì come se fosse stato fatto di proposito, lì
le creature sopravvissero, essendo accidentalmente composte in modo
corretto". Altri filosofi diventarono più importanti nel Medioevo, fra cui
Platone, Aristotele, ed esponenti della scuola stoica di filosofia, credevano
che le specie di tutte le cose, non solo viventi, fossero state stabilite da un
progetto divino. Epicuro dell’ORTO ha anticipato l'idea della selezione
naturale. Il filosofo romano e atomista LUCREZIO espone queste idee nel suo
poema De rerum natura (Sulla natura delle cose). Nel sistema Epicureo, si è
ipotizzato che molte specie siano state generate spontaneamente da Gea in
passato, ma che solo le forme più funzionali siano sopravvissute e abbiano avuto
progenie. Gli epicurei non sembrano aver anticipato l'intera teoria
dell'evoluzione come la conosciamo oggi, ma sembra che abbiamo postulato una
teoria abiogeneticaseparata per ciascuna specie, piuttosto che postulare un
singolo evento abiogenetico con la differenziazione delle specie a partire da
uno o più organismi progenitori originari. Cinesi Antichi pensatori
cinesi come Zhuang Zhou, un filosofo taoista, hanno espresso varie idee su come
le specie biologiche si siano diversificate. Secondo Joseph Needham, il Taoismo
nega esplicitamente la fissità delle specie biologiche, e filosofi taoisti
ipotizzano che le specie abbiano sviluppato diversi attributi in risposta ad
ambienti differenti. Il Taoismo insegna che gli esseri umani, la natura e il cielo
sono in uno stato di "trasformazione costante" noto come il Tao, una
visione della natura in contrasto con quella più statica tipica del pensiero
occidentale. Romani Il poema di Lucrezio De rerum natura fornisce la
migliore spiegazione superstite del pensiero dei filosofi epicurei greci. Esso
descrive lo sviluppo del cosmo, la Terra, gli esseri viventi, e la società
umana attraverso meccanismi puramente naturalistici, senza alcun riferimento al
coinvolgimento soprannaturale. De rerum natura potrebbe aver influenzato le
speculazioni cosmologiche ed evolutive di filosofi e scienziati durante e dopo
il Rinascimento. Il suo punto di vista è in forte contrasto con le opinioni di
filosofi romani della scuola stoica come CICERONE, Seneca, e PLINIO il Vecchio che
avevano una visione fortemente teleologica del mondo naturale che ha
influenzato la teologia cristiana. CICERONE riporta che la visione peripatetica
e stoica delle natura riguarda fondamentalmente il produrre vita "capace
di sopravvivere nel migliore dei modi", cosa data per scontata tra l'élite
ellenistica. Agostino. Agostino in un dipinto di Lippi In linea con il
precedente pensiero greco, il vescovo e teologo del IV secolo, Agostino di
Ippona, scrisse che la storia della creazione nel libro della Genesi, non
doveva essere letta troppo alla lettera. Nel suo libro De Genesi ad litteram
("Sul significato letterale della Genesi"), ha dichiarato che in
alcuni casi le nuove creature potrebbero essersi originate attraverso la
"decomposizione" di precedenti forme di vita. Per Agostino — a
differenza di quelle che considerava le forme teologicamente perfette degli
angeli, il firmamento e l'anima umana — le "piante, uccelli e la vita
animale non sono perfetti… ma creati in uno stato di potenzialità". L'idea
di Agostino che le forme di vita siano state trasformate "lentamente nel
corso del tempo" ha spinto padre Giuseppe Tanzella-Nitti, docente di
teologia presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma, a sostenere
che Agostino abbia suggerito una forma di evoluzione. Osborn scrisse in From
the Greeks to Darwin: "Se l'ortodossia di Agostino fosse rimasta una
dottrina della Chiesa, la scoperta dell'evoluzione sarebbe avvenuta molto prima
di quanto non abbia fatto, certamente nel corso del XVIII invece del XIX
secolo, e la controversia su questa verità della Natura non sarebbe mai sorta…
Chiaramente la creazione diretta o istantanea di animali e piante sembrava
essere insegnata dalla Genesi, Agostino lesse questo alla luce del nesso di
causalità primaria e il graduale sviluppo da imperfetto a perfetto spiegato da Aristotele.
Questo influente insegnante ha così tramandato ai suoi seguaci pareri
strettamente conformi alle vedute progressiste di questi teologi del nostro
tempo che hanno accettato la teoria evoluzione. In Storia della lotta della
scienza con la teologia nella cristianità (A History of the Warfare of Science
with Theology in Christendom), dove White scrisse sui tentativi di Agostino di
preservare l'antico approccio evolutivo alla creazione: "Per secoli
una dottrina largamente accettata era che l'acqua, la sporcizia, e le carogne
avevano ricevuto il potere dal Creatore per generare vermi, insetti, e una
moltitudine di piccoli animali; e questa dottrina era stata accolta con
particolare favore da Sant'Agostino e molti dei padri fondatori, in quanto
solleva l'Onnipotente dal creare, Adamo dal nominare, e Noè dal vivere
nell'arca con queste innumerevoli specie disprezzate. In De Genesi contra
Manichæos, Agostino dice: "Supporre che Dio creò l'uomo dalla polvere con
le mani è molto infantile… Dio non plasmò l'uomo con le mani né soffiò su di
lui con la gola e le labbra…" Agostino suggerisce in altri lavori la sua teoria
dello sviluppo degli insetti dalle carogne, e l'adozione della vecchia teoria
dell'evoluzione, mostrando che "alcuni animali molto piccoli non possono
essere stati creati nei giorni quinto e sesto, ma possono essere stati
originati in seguito dalla putrefazione della materia." Per quanto
riguarda l'agostiniana De Trinitate ("Sulla Trinità"), White ha
scritto che Agostino "…sviluppa finalmente l'idea che dietro la creazione
di esseri viventi c'è qualcosa di simile a un'evoluzione, di cui Dio è l'autore
ultimo, che opera attraverso le cause seconde; e, infine, sostiene che alcune
sostanze sono dotate da Dio del potere di produrre alcune classi di piante e
animali.. Una pagina del Kitāb al-Hayawān (libro degli animali) di Al-Jāḥiẓ La
filosofia islamica e la lotta per l'esistenzaModifica Anche se le idee
evolutive di greci e romani si estinsero in Europa dopo la caduta dell'Impero
romano d'Occidente, non furono abbandonate dai filosofi e scienziati islamici.
Nell'Epoca d'oro islamica, i filosofi esplorarono nuove idee nel campo della
storia naturale, quali la trasmutazione dal non vivente al vivente: "dal
minerale al vegetale, dalla pianta all'animale, e dall'animale all'uomo. Nel
mondo islamico medievale, lo studioso al-Jahiz(776 -868) scrisse un libro sugli
animali nel IX secolo, dove descrive la catena alimentare. Khaldun scrive il
Muqaddimah in cui afferma che gli esseri umani si sono sviluppati dal
"mondo delle scimmie", in un processo attraverso il quale "le
specie diventano più numerose". Alcuni dei suoi pensieri, secondo alcuni
commentatori, anticipano la teoria biologica dell'evoluzione. Nel primo
capitolo si legge: "Il mondo con tutte le cose in esso create ha un certo
ordine e la sua solida costruzione mostra nessi tra cause ed effetti,
combinazioni fra alcune parti della creazione ed altre, trasformazioni di
alcune cose esistenti in altre, in uno straordinario reticolo senza fine. Aquino
in un dipinto di Carlo Crivelli Durante il Medioevo, la cultura classica greca
decadde in Occidente. Tuttavia, il contatto con il mondo islamico, dove i
manoscritti greci erano stati conservati e ampliati, ben presto portò a
un'ondata massiccia di traduzioni latine, che re-introdussero in Europa le
opere greche, nonché quelle del pensiero islamico. La maggior parte dei
teologi cristiani credeva che il mondo fosse progettato secondo una gerarchia
immutabile, la grande catena dell'essere o scala naturae, che influenzò il
pensiero della civiltà occidentale per secoli. Altri teologi erano più aperti
alla possibilità che il mondo si fosse sviluppato attraverso processi naturali.
AQUINO si spinse oltre il pensiero di Agostino nel sostenere che i testi sacri
come la Genesi non dovessero essere interpretati in modo letterale, poiché ciò
si poneva in conflitto con quello che i filosofi naturali avevano imparato sul
funzionamento del mondo naturale, e li vincolava dallo scoprire nuove cose[non
chiaro]. L'Aquinate pensava che l'autonomia della natura fosse un segno della
bontà di Dio, e che non vi era alcun conflitto tra il concetto di un universo
divinamente creato, e l'idea che l'universo si potesse essere evoluto nel tempo
attraverso meccanismi naturali.Tuttavia, Tommaso contestava i sostenitori di
Empedocle, che sostenevano che l'universo avrebbe potuto svilupparsi anche
senza un obiettivo di fondo. Rinascimento e IlluminismoModifica
Comparazione di uno scheletro umano con uno scheletro di uccello ad opera di
Belon La filosofia meccanica di Cartesio incoraggiò l'uso della metafora
dell'universo come macchina, un concetto che avrebbe caratterizzato la
rivoluzione scientifica. Alcuni naturalisti, come Benoît de Maillet, produssero
teorie che sostenevano che l'universo, la Terra, e la vita, si erano sviluppati
meccanicamente, senza una guida divina. Maupertuis virò verso un'idea più
materialista, scrivendo che le modifiche naturali si verificano durante la
riproduzione e si accumulano nel corso di molte generazioni, producendo razze e
specie nuove; una descrizione che ha anticipato il concetto di selezione
naturale. La parola evoluzione (dal latino evolutio, "srotolare,
svolgere") è stata inizialmente utilizzata in riferimento allo sviluppo
embrionale; il suo primo impiego in relazione allo sviluppo della specie è
venuto nel 1762, quando Charles Bonnet la ha utilizzata per il suo concetto di
"pre-formazione", in cui le donne portavano una forma in miniatura di
tutte le generazioni future. Il termine ha poi guadagnato gradualmente il
significato più generale di crescita o sviluppo progressivo. Più tardi nel
XVIII secolo, il filosofo francese Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon, uno
dei più importanti naturalisti del tempo, ha suggerito che le specie erano in
realtà solo delle varietà ben delineate, prodotte dalle modifiche, dovute a
fattori ambientali, di un organismo originale. Ad esempio, credeva che leoni,
tigri, leopardi e gatti di casa potessero avere tutti un antenato comune.
Leclerc ha inoltre ipotizzato che le circa 200 specie di mammiferi conosciute
in quel periodo potessero essere derivate da solo 38 forme animali originali.
Le idee evolutive del conte erano però limitate; credeva che ciascuna delle
forme originali fossero sorte per generazione spontanea e che ognuno fosse
stata modellata da "muffe interne" che limitavano la quantità di
cambiamenti possibili. Le opere di Buffon, Histoire Naturelle e Époques de la
nature, contengono teorie ben sviluppate sull'origine materialista della Terra;
la sua messa in discussione della fissità della specie è stata estremamente
influente.[24] Un altro filosofo francese, Denis Diderot, scrive che le
cose viventi possono essere sorte per generazione spontanea, e che le specie
sono in uno stato di costante evoluzione attraverso un processo in cui nuove
forme di vita sorgono continuamente, e possono sopravvivere o meno in base al
caso; un'idea che può essere considerata un'anticipazione parziale della teoria
della selezione naturale. Burnett, Lord di Monboddo, incluse nei suoi scritti,
non solo il concetto che l'uomo era disceso dai primati, ma anche che, in
risposta all'ambiente, le creature avevano trovato metodi di trasformare le
loro caratteristiche in lunghi intervalli di tempo. Il nonno di Darwin, Darwin,
pubblicò Zoonomi, dove suggerì che "tutti gli animali a sangue caldo sono
sorti da un filamento vivente".[26] Nel suo poema Tempio della Natura,
Erasmus ha descritto il progredire della vita dai minuscoli organismi viventi
nel fango fino a giungere alla biodiversità moderna. La nascita della teoria di
Darwin All'Università di Edimburgo, durante gli studi, Charles Darwin fu
coinvolto direttamente negli sviluppi della teoria evoluzionistica di Robert
Edmund Grant, ispirata dalle idee di Erasmus Darwin e Lamarck. In seguito,
all'Università di Cambridge, i suoi studi di teologia lo convinsero ad
accettare le considerazioni di William Paley sul "disegno" di un
Creatore, mentre il suo interesse nella storia naturale aumentò grazie al
botanico John Stevens Henslow e al geologo Adam Sedgwick, entrambi fermamente
credenti in una creazione divina e nell'antico uniformismo della terra. Durante
il viaggio del Beagle, Darwin si convinse della fondatezza dell'attualismo di
Lyell e cercò di conciliare le varie teorie creazionistiche con le prove che
riuscì ad evidenziare. Al suo ritorno, Richard Owen dimostrò che i fossili che
Darwin aveva trovato, appartenevano a specie estinte mostranti relazioni con
delle specie viventi in alcune località. Gould rivelò con sorpresa che gli
uccelli completamente diversi ritrovati nelle Isole Galápagos erano, in realtà,
13 specie diverse di fringuelli (conosciuti ora, volgarmente in tutto il mondo,
come i Fringuelli di Darwin). Schizzo di un albero filogeneticodisegnato
da Darwin negli appunti preparatori del suo First Notebook on Transmutation of
Species. Darwin medita sulla trasmutazionein una serie di appunti segreti. Si
occupò inoltre della selezione artificiale delle razze domestiche, consultando
William Yarrell e leggendo un opuscolo scritto da un amico, Sebright, il quale
commentava come "con un severo inverno, o una scarsità di cibo, attraverso
l'uccisione degli individui deboli e malaticci, si avessero tutti i migliori
effetti della più abile selezione". Nel 1838, in uno zoo, vide per la prima
volta una scimmia antropomorfa: il bizzarro comportamento di un orango lo
impressionò per la somiglianza con quello di un "bambino dispettoso"
e, dalla sua esperienza sui nativi della Terra del Fuoco, lo portò a pensare
che non ci fosse poi un grande abisso tra gli uomini e gli animali, a dispetto
della dottrina teologica che considera solo la specie umana possedente
un'anima. Darwin comincia a leggere la sesta edizione del Saggio sul
principio della popolazione di Malthus, con la quale ricordò la dimostrazione
statistica secondo cui la popolazione umana, riproducendosi al di sopra dei
propri mezzi, competesse per la sopravvivenza. In questo periodo tentò di
applicare per primo questi principi alle specie animali. Darwin applicò nella
sua ricerca il pensiero liberista sulle leggi di Natura, considerando la pura
lotta per la vita priva di sostegni esterni. Dal dicembre 1838 intravide una
somiglianza tra il concetto della selezione artificiale e la Natura Malthusiana
che selezionava, attraverso il cambiamento, le varianti da eliminare, in modo
che ogni parte delle nuove strutture acquisite fosse pienamente pratica e
perfetta. L'origine delle specieModifica Magnifying glass icon mgx2.svgLo
stesso argomento in dettaglio: L'origine delle specie. La sintesi evolutiva
modernaModifica Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio:
Neodarwinismo.Anassimandro di Mileto afferma che dall'acqua e dalla terra
riscaldate sarebbero nati dei pesci o degli animali molto simili a pesci; in
questi concrebbero gli uomini, e i feti vi rimasero rinchiusi fino alla
pubertà. Quando questi si spezzarono, allora finalmente ne uscirono uomini e
donne che potevano già nutrirsi." (Censorino, De die natali) Anassimandro dice
pure che da principio l'uomo fu generato da animali di altra specie." (Plutarco, Doxa) ^ Franco Volpi, Dizionario delle opere filosofiche,
Colin A. Ronan, The Shorter Science and Civilisation in China: An Abridgement
by Ronan of Needham's Original Text, Cambridge; New York, Cambridge, Miller
James, Daoism and Nature, su jamesmiller.ca Sedley, Lucretius, in Stanford
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Encompassed: A History of the Environmental Sciences., in Norton History of
Science, New Yorki, Norton, CICERONE (si veda), De Natura Deorum. Sant'Agostino,
La genesi alla lettera. ^ Gill, Meredith J., Augustine in the Italian
Renaissance: Art and Philosophy from Petrarch to Michelangelo, Cambridge; New
York, Cambridge, Owen, Vatican buries the hatchet with Charles Darwin, su Times,
Bergoglio, "Teoria del Big Bang non contraddice la creazione divina. Dio
non è stato un mago", su huffingtonpost.it, Huffington Post, Fairfield,
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Museum of Paleontology. Egerton, A History of the Ecological Sciences, Arabic
Language Science Origins and Zoological Writings, in Bulletin of the Ecological
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Political Thought: Identity, Community, Ethics, in New Political Science Reader
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Muqaddimah. Johnston, And Still We Evolve: A Handbook for the Early History of
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Two Secret Histories of Scotland, Edinburgh, Erasmus Darwin, Zoonomia o Le
leggi organiche della vita, Londra, Joseph Johnson, Erasmus Darwin, Tempio
della Natura , ossia L'origine della Società: Un poema con note filosofiche,
Londra, Joseph Johnson, Voci correlate Evoluzione Creazionismo Dibattito fra
creazionismo ed evoluzionismo Storia del pensiero evoluzionista, in Catholic
Encyclopedia, Robert Appleton Company. Modifica su Wikidata
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L'origine delle specie saggio di divulgazione scentifica di Charles
Darwin Darwinismo teoria dell'evoluzione proposta da Charles Darwin
Evoluzionismo teista dottrina. In the few years of the
pre- Christian period that remained the teaching of Empedocles, and of
Epicurus as the mouthpiece of the y atomic theory, was revived by LUCREZIO
in his “De Rerum Natura.” Of that remarkable man but little is recorded,
and the record is untrustworthy. LUCREZIO died by his own hand, Jerome
says, but of this there is no proof. It is difficult, taking up LUCREZIO’s wonderful
poem, to resist the temptation to make copious extracts from it, since,
even through the vehicle of Munro's annotations, it is probably
little known to the Oxford pupil in Literae Humaniores in these evil days
of snippety philosophy. But the temptation must be resisted, save in
moderate degree. With the dignity which his high mission inspires, LUCREZIO
appeals to us in the threefold character of teacher, reformer, and poet. First,
by reason of the greatness of my argument, and because I set the
mind free from the close-drawn bonds of your Roman superstitions; and next
because, on so dark a theme, I compose such lucid verse, touching every point
with the grace of poesy. As a teacher, LUCREZIO expounds the doctrines of
The Garden (L’Orto) concerning life and nature. As a reformer, LUCREZIO attacks
the Roman superstitions. As a philosophical poet, LUCREZIO informs both the
atomic philosophy and its moral application with harmonious and beautiful verse
swayed by a fervour that is akin to religious emotion. Discussing at the
outset various theories of origins, and dismissing these, notably that which asserts
that things came from nothing — "for if so, any kind might be born of
anything, nothing would require seed," LUCREZIO proceeds to expound
the teaching of the atomists as to the constitution of things by
particles of matter ruled in their movements by unvarying laws. This
theory LUCREZIO works all round, explaining the processes by which the
atoms unite to carry on the birth, growth, and decay of things, the
variety of which is due to variety of form of the atoms and to
differences in modes of their combination; the combinations being
deter- mined by the affinities or properties of the atoms
themselves, " since it is absolutely decreed what each thing can and
what it cannot do by the conditions of Nature." Change is the law of
the universe;. what is, will perish, but only to reappear in another
form. Death is "the only immortal"; and it is that and
what may follow it which are the chief tormentors of men. " This
terror of the soul, therefore, and this darkness, must be dispelled, not
by the rays of the sun or the bright shafts of day, but by the
outward aspect and harmonious plan of Nature." LUCREZIO explains
that the soul, which he places in the centre of the breast, is also formed
of very minute atoms of heat, wind, calm air, and a finer essence, the
pro- portions of which determine the character of both men and
animals. It dies with the body, in support of which statement LUCREZIO
advances XVIII arguments, so determined is he to " deliver those who
through fear of death are all their lifetime sub- ject to
bondage." These themes fill the first three books. In
the fourth he grapples with the mental problems of sensation and
conception, and explains the origin of belief in immortality as due to
ghosts and appari- tions which appear in dreams. " When sleep
has prostrated the body, for no other reason does the mind's
intelligence wake, except because the very same images provoke our minds
which provoke them when we are awake, and to such a degree that we
seem without a doubt to perceive him whom life has left, and death and
earth gotten hold of. This Na- ture constrains to come to pass because
all the senses of the body are then hampered and at rest throughout the
limbs, and cannot refute the unreal by real things." In
the fifth book Lucretius deals with origins — of the sun, the moon, the
earth (which he held to be flat, denying the existence of the antipodes);
of life and its development; and of civilization. In all this he
excludes design, explaining everything as pro- duced and maintained by
natural agents, "the masses, suddenly brought together, became the
rudiments of earth, sea, and heaven, and the race of living
things." He believed in the successive appearance of plants
and animals, but in their arising separately and di- rectly out of the
earth, " under the influence of rain and the heat of the sun,"
thus repeating the old speculations of the emergence of life from
slime, " wherefore the earth with good title has gotten and
keeps the name of mother." He did not adopt Empedocles's theory of the
" four roots of all things," and he will have none of the
monsters — ^the hippo- griflFs, chimeras, and centaurs — ^which form a
part of the scheme of that philosopher. These, he says, ** have
never existed," thus showing himself far in advance of ages when
unicorns, dragons, and such-like fabled beasts were seriously believed to
exist. In one respect, more discerning than Aristotle, he accepts
the doctrine of the survival of the fittest as taught by the sage of GIRGENTI.
For he argues that since upon "the increase of some Nature set
a ban, so that they could not reach the coveted flower of age, nor
find food, nor be united in marriage," ..." many races of
living things have died out, and been unable to beget and continue their
breed." LUCREZIO speaks of GIRGENTI in terms scarcely less
exaggerated than those which he applied to Epi- curus. The latter is
" a god " who first found out that plan of life which is now
termed wisdom, and who by tried skill rescued life from such great billows
and such thick darkness and moored it in so perfect a calm and in so
brilliant a light, ... he cleared men's breasts with truth-telling
precepts, and fixed a limit to lust and fear, and explained what
was the chief good which we all strive to reach." As to GIRGENTI,"
that great country (Sicily) seems to have held within it nothing more
glorious than this man, nothing more holy, marvellous, and dear.
The verses, too, of this godlike genius cry with a loud voice, and make
known his great discoveries, so that he seems scarcely bom of a mortal
stock." Continuing his speculations on the development of
living things, Lucretius strikes out in bolder and l.^
original vein. The past history of man, he says, lies in no heroic
or golden age, but in one of struggle out of savagery. Only when
"children, by their coaxing ways, easily broke down the proud
temper of their fathers," did there arise the family ties out
of which the wider social bond has grown, and soft- ening and civilizing
agencies begin their fair offices. In his battle for food and shelter,
" man's first arms were hands, nails and teeth and stones and
boughs broken off from the forests, and flame and fire, as soon as
they had become known. Afterward the force of iron and copper was
discovered, and the use >^. ' of copper was known before that of iron,
as its nature is easier to work, and it is found in greater
quantity. With copper they would labour the soil of the earth and
stir up the billows of war. . . . Then by slow steps the sword of iron
gained ground and the make of the copper sickle became a byword, and with
iron they began to plough through the earth's [soil, and the
struggles of wavering man were rendered equal." As to language,
" Nature impelled them to utter the various sounds of the tongue,
and use struck out the names of things." Thus does Lucretius point
the road along which physical and mental evolution have since
travelled, and make the whole story subordi- nate to the high purpose of
his poem in deliverance of the beings whose career he thus traces from
super- stition. Man " seeing the system of heaven and the
different seasons of the years could not find out by what causes this was
done, and sought refuge in handing over all things to the gods and
supposing all things to be guided by their nod." Then, in the
sixth and last book, the completion of which would seem to have been
arrested by his death, LUCREZIO explains the law of winds and storms, of
earth-quakes and volcanic outbursts, which men " foolishly lay to
the charge of the gods," who thereby make known their anger. So,
loath to suffer mute, We, peopling the void air, Make Gods to whom
to impute The ills we ought to bear ; With God and Fate to rail at,
suffering easily. And what a motley crowd of gods they were
on whose caprice or indifference he pours his vials of anger and
contempt! The tolerant pantheon of Rome gavie welcome to any foreign
deity with respectable credentials; to Cybele, the Great Mother, imported
in the' shape of a rough-hewn stone with pomp and rejoicings from Phrygia
204 b. c; to Isis, welcomed from Egypt; to Herakles, Demeter, As-
klepios, and many another god from Greece. But these are dismissed from a
man's thought when the prayer or sacrifice to them had been offered at
the due season. They had less influence on the Roman's life than
the crowd of native godlings who were thinly disguised fetiches, and who
controlled every action of the day. For the minor gods survive
the changes in the pantheon of every race. Of the Greek peasant of
to-day Mr. Rennel Rodd testifies, in his Custom and Lore of Modern Greece,
that much as he would sliudder at the accusation of any taint of
paganism, the ruling of the fates is more immediately real to him than divine
omnipotence. Mr. Tozer confirms this in his Highlands of Turkey. He
says: " It is rather the minor deities and those as- sociated with
man's ordinary life that have escaped the brunt of the storm, and
returned to live in a dim twilight of popular belief. In India, Lyall
tells us that, " even the supreme triad of Hindu allegory, which
represents the almighty powers of creation, preservation, and
destruction, have long ceased to preside actively over any such
correspond- ing distribution of functions. Like limited monarchs, they
reign, but do not govern. They are superseded by the ever-increasing
crowd of godlings whose influence is personal and special, as shown
by Mr. Crooke in his instructive Introduction to the Popular Religion
and Folk-lore of Northern India. The old ROMAN CATALOGUE of spiritual
beings, abstractions as they were, who gfuarded life in minute
detail, is a long one. From the indigitamenta^ as such lists are called,
we learn that no less than forty- three were concerned with the actions
of a child. When the farmer asked Mother Earth for a good harvest,
the prayer would not avail unless he also invoked " the spirit of
breaking up the land and the spirit of ploughing it crosswise; the spirit
of furrow- ing and the spirit of ploughing in the seed; and the
spirit of harrowing; the spirit of weeding and the spirit of reaping; the
spirit of carrying com to the barn; and the spirit of bringing it out
again." The country, moreover, swarmed with Chaldaean astrolo-
gers and casters of nativities; with Etruscan harus- pices full of "
childish lightning-lore, who foretold eve'tits from the entrails of
sacrificed animals; while in competition with these there was the
State-supported college of augurs to divine the will of the gods by the
cries and direction of the flight of birds. Well might the satirist of
such a time say that the place was so densely populated with gods as
to leave hardly room for the men." It will be seen that
the justification for including Lucretius among the Pioneers of Evolution
lies in his two signal and momentous contributions to the science
of man; namely, the primitive savagery of the human race, and the origin
of the belief in a soul and a. future life. Concerning the first,
an- thropological research, in its vast accumulation of materials
during the last sixty years, has done little more than fill in the
outline which the insight of LUCREZIO enabled him to sketch. As to the
second, he anticipates, well-nigh in detail, the ghost-theory of
the origin of belief in spirits generally which Her- bert Spencer and Dr.
Tylor, following the lines laid down by Hume and Turgot, have
formulated and sustained by an enormous mass of evidence. The credit thus
due to Lucretius for the original ideas in his majestic poem — Greek in
con- ception and Roman in execution — has been obscured in the general
eclipse which that poem suf- fered for centuries through its
anti-theological spirit. Grinding at the same philosophical mill,
Aristotle, because of the theism assumed to be involved in his
" perfecting principle," was cited as " a pillar of the
faith" by the Fathers and Schoolmen; while Lucre- tius, because of
his denial of design, was “anathema maranatha.” Only in these days, when
the far-reach- ing effects of the theory of evolution, supported by
observation in every branch of inquiry, are apparent, are the merits of
Lucretius as an original seer, more than as an expounder of the teachings
of GIRGENTI and L’ORTO, made clear. Standing well-nigh on the
threshold of the Chris- tian era, we may pause to ask what is the sum
of the speculation into the causes and nature of things which,
begun in Ionia (with impulse more or less slight from the East), by
Thales, ceased, for many centuries, in the poem of Lucretius, thus
covering an active period of about five hundred years. The caution not to
see in these speculations more than an approximate ap- proach to
modern theories must be kept in mind. There is a primary substance which
abides amidst the general flux of things. All modern research
tends to show that the various combinations of matter are formed of some
prima ma- teria. But its ultimate nature remains unknown. 2.
Out of nothing comes nothing. Modern science knows nothing of a
beginnings and, moreover, holds it to be unthinkable. In this it
stands in direct opposition to the theological dogma that God
created the universe out of nothing; a dogma still accepted by the
majority of Protestants and binding on Roman Catholics. For the doctrine
of the Church of Rome thereon, as expressed in the Canons of the
Vatican Council, is as follows: " If any one confesses not that the
world and all things which are contained in it, both spiritual and
mental, have been, in their whole substance, produced by God out of
nothing; or shall say that God created, not by His free will from
all necessity, but by a necessity equal to the necessity whereby He loves
Himself, or shall deny that the world was made for the glory of God: let
him be anathemaJ' The primary substance is indestructible. The
modern doctrine of the Conservation of Energy teaches that both matter
and motion can neither be ere- ated nor destroyed. The universe is
made up of indivisible particles called atoms, whose manifold
combinations, ruled by unalterable affinities, result in the variety
of things. With modifications based on chemical as well as
mechanical changes among the atoms, this theory of Leucippus and
Democritus is confirmed. (But recent experiments and discoveries show
that reconstruction of chemical theories as to the properties of the atom
may happen.) Change is the law of things, and is brought about
by the play of opposing forces. Modern science explains the changes
in phenomena as due to the antagonism of repelling and attracting
modes of motion; when the latter overcome the former, equilibrium will be
reached, and the present state of things will come to an end.
6. Water is a necessary condition of life. Therefore life had its
beginnings in water; a theory wholly indorsed by modern
biology, Life arose out of non-living matter. Although modern biology
leaves the origin of life as an insoluble problem, it supports the
theory of fundamental continuity between the inorganic and the
organic. Plants came before animals: the higher organ- isms are of
separate sex, and appeared subsequent to the lower. Generally
confirmed by modern biology, but with qualification as to the undefined
borderland between the lowest plants and the lowest animals. And,
of course, it recognises a continuity in the order and succession
of life which was not grasped by the Greeks. Aristotle and others before
him believed that some of the higher forms sprang from slimy matter
direct. 9. Adverse conditions cause the extinction of some
organisms, thus leaving room for those better fitted. Herein
lay the crude germ of the modern doctrine of the survival of the fittest.
Man was the last to appear, and his primi- tive state was one of
savagery. His first tools and weapons were of stone; then, after the
discovery of metals, of copper; and, following that, of iron. His
body and soul are alike compounded of atoms, and the soul is extinguished
at death. The science of Prehistoric Archceology confirms the theory
of man's slow passage from barbarism to civili- zation; and the science
of Comparative Psychology de- clares that the evidence of his immortality
is neither stronger nor weaker than the evidence of the immortality of the
lower animals. Such, in very broad outline, is the legacy of sug-
gestive theories bequeathed by the Ionian school and its successors,
theories which fell into the rear when Athens became a centre of
intellectual life in which discussion passed from the physical to those
ethical problems which lie outside the range of this survey.
Although Aristotle, by his prolonged and careful observations, forms a
conspicuous exception, the fact abides that insight, rather than
experiment, ruled Greek speculation, the fantastic guesses of parts
of which themselves evidence the survival of the crude and falsei
deas about earth and sky long prevailing. The more wonderful is it,
therefore, that so much therein points the way along which inquiry
travelled after its subsequent long arrest; and the more apparent is it that
nothing in science or art, and but little in theological speculations, at
least among us Westerns, can be understood without reference to Greece.
Approxi-Namb. Place. mate Speciality. Thales. Miletus.Cosmological (Ionia).Ae
Pri f Water.Substance Anaximender. the Boundless. Anaximenes.Air. Pythagoras.
Samos Numbers: the Ionian a Cosmos built coast). up of geometrical figures
or(Grote, Plato) generated out of number. Xenophanes. Colophon. Founder
of the (Ionia). Eleatic school. Heraditus. Ephesus Ionia Fire. Empedocles.
Agrigentum Fire, Air,Earth, (Sicily). And Water ruled by Love and Strife.
Anaxagoras. Clazomenae (Ionia). Nous. Leucippus Democritus. Abdera. Formulators
of the Atomic Thrace Theory Aristotle. Stagira (Macedonia).
Naturalist. i Epicurus. Samos. Expounder of the Atomic Theory and
Ethical Philosopher. LUCREZIO. Roma Interpreter of Epicurus and
EMPEDOCLE DI GIRGENTI: the first Anthropologist. Gilberto Corbellini. Keywords:
darwinismo politizzato, Dawkins’ selfish gene – read selfish gene – medicina in
Roma antica -- evoluzione, emergentismo, biologia filosofica, grammatical del
vivente, cooperazione, altruismo, razionalita, utilitarismo, darwinismo
sociale, evolluzione, filosofia dell’evoluzione, progresso ed evoluzione.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Corbellini” – The Swimming-Pool Library.
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