l’ingegnere milanese Francesco Pietro Cazzulani crea e brevetta una lingua universale «semplice, logica, accessibile per tutte le genti», senza che abbia nulla in comune o di affine con nessuna delle lingue esistenti, adottando questa impostazione: «ad ogni singola parola avente in ogni singola lingua il medesimo significato corrisponde un unico ed identico numero formato da una o più cifre, quindi tante parole di tante lingue aventi un unico significato nella LINGUA UNIVERSALE un unico numero».
La trasformazione da lingua numerica in lingua alfabetica avviene sulle seguenti basi:
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) (9) (0)
ba ca da fe le mo no po ru tu
Così la parola «madre», «mother», «mère», «Mutter», «mamà», ecc. come pure ogni ideogramma o altra scrittura che significano «madre», è per la lingua universale di Cazzulani equivalente al numero 81, che si pronuncia: «poba». Il termine «lingua universale», corrispondente ai numeri 214 736, si pronunciano: cabafe nodamo.
Oltre ai dieci accoppiamenti sopraindicati e al vocabolario base (composto da circa 1.500 parole), nella lingua universale di Cazzulani esistono 12 prefissi come «ve», prefisso di infinito verbale che indica il sostantivo di riferimento del verbo; ad esempio: amare = badatu e amore = vebadatu, oppure come «gi», prefisso che trasforma il singolare maschile in singolare femmine: questo cavallo = cale lefemo, mentre questa cavalla = gicale lefemo.
«Questa lingua universale che è senza grammatica e senza coniugazioni verbali», precisa Cazzulani, «non serve certo a tradurre la Divina Commedia od a fare poesie in quanto la cosa non avrebbe senso, è una lingua essenziale di concetti che al di fuori dalle elaborazioni lessicali, non indispensabili, vuole fare in modo che finalmente l’umanità tutta possa comprendersi», e poiché non richiede l’intervento di terzi per l’apprendimento consente a tutti di essere autodidatti.
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