Grice e Ripa –la scuola di Perugia – filosofia italiana – Luigi Speranza (Perugia). Iconologia. Cesare Ripa Cesare Ripa (Perugia, 1555 circa – Roma, 22 gennaio 1622) è stato uno storico dell'arte e scrittore italiano. Biografia Da giovane entrò nella corte del cardinale Anton Maria Salviati, come «trinciante», ovvero addetto a tagliare le vivande della mensa del cardinale. Il 30 marzo 1598 ricevette il prestigioso titolo di “Cavaliere de' Santi Mauritio et Lazaro” conferitogli da Papa Clemente VIII.[1] Membro dell'Accademia degli Intronati di Siena, dedita allo studio di opere classiche e di medaglie antiche, ebbe contatti con quella degli Incitati a Roma, città in cui risulta presente dal 1611 al 1620. Quale accademico aveva il soprannome di «Cupo», e la sua impresa era formata da un «Tronco d'Amandola unito con uno di Moro celso». Allegoria della Dignità Del 1593 è l'Iconologia overo Descrittione Dell'imagini Universali cavate dall'Antichità et da altri luoghi, pubblicata a Roma dagli Heredi di Giovanni Gigliotti e dedicata al cardinale Salviati. Tra le fonti letterarie utilizzate per l'opera furono gli Hieroglyphica di Pierio Valeriano, l'Emblematum libellus di Andrea Alciato, il Discorso sopra le medaglie degli antichi di Sebastiano Erizzo e le Pitture di Anton Francesco Doni. L'Italia turrita e stellata di Cesare Ripa (1603). Si può notare, sopra la personificazione allegorica, la Stella d'Italia L'opera "necessaria à Poeti, Pittori, et Scultori, per rappresentare le virtù, vitij, affetti et passioni humane", è un'enciclopedia dove vengono descritte, in ordine alfabetico, le personificazioni di concetti astratti, come la Pace, la Libertà o la Prudenza, contraddistinte da attributi e colori simbolici. Nel 1603 il testo venne riedito a Roma, per i tipi di Lepido Facij e dedicato a Lorenzo Salviati, ampliato con oltre 400 voci e con numerose immagini xilografiche, tra cui quella dell'Italia turrita e stellata, a cui Ripa diede i connotati definitivi[2], col titolo Iconologia overo Descrittione di diverse Imagini cavate dall'antichità et di propria inventione. Nel 1611 il testo veniva ripubblicato a Padova dal tipografo Pietro Paolo Tozzi, con un maggior numero di xilografie, probabilmente non da ascriversi all'autore. Nel 1613 presso la tipografia degli Heredi di Matteo Florimi a Siena, venne ripubblicata con il titolo Nuova Iconologia, dedicata a Filippo d'Averardo Salviati e con l'aggiunta di 200 nuove immagini dell'autore. Del 1618 è la riedizione di quest'ultima a Padova presso Pietro Paolo Tozzi. Dopo la morte dell'autore furono stampate nel 1625 presso il Tozzi a Padova la Novissima Iconologia e, nel 1630 la Più che novissima Iconologia presso Donato Pasquardi, testo quest'ultimo ampliato da Giovanni Zaratino Castellini. Dall'editio princeps del 1593 a quella padovana del 1625, l'Iconologia fu stampata ben sei volte, a testimonianza della larghissima fortuna incontrata dal testo prima in Italia e poi in tutta Europa e soprattutto in Francia. La traduzione francese dell'Iconologia, opera di Jean Baudoin fu più volte riedita a Parigi tra il 1636 e il 1681; un'ultima edizione apparve ad Amsterdam nel 1698.[3] Il prestigio dell'Iconologia subì un brusco declino in epoca neoclassica. «Già l'Algarotti, discorrendo delle cognizioni e della cultura letteraria necessarie al pittore, liquidava con uno sprezzante giudizio il libro del Ripa: «Credono i più che il solo libro utile a' pittori sia la Iconologia, o vogliam dire le Immagini del Ripa, o qualche altra simile leggenda». Condanne più autorevoli vennero al libro da parte dei teorici della nascente scienza estetica moderna, e se il Lessing ne toccò di sfuggita in un suo saggio minore per rilevarne l'inesattezza filologica e la scarsa originalità, il Winckelmann, nei Pensieri sull'imitazione dell'arte greca nella pittura e nella scultura, del 1755, quasi certamente aveva in mente l'Iconologia quando, nel riconoscere la necessità di repertori di figure allegoriche ad uso degli artisti, denunciava l'insufficienza di opere del genere correnti ai suoi tempi: «La pittura si estende a cose non afferrabili con i sensi; tali cose costituiscono la sua più alta meta, ed i Greci hanno fatto il possibile per raggiungerla come provano gli scritti antichi… Se una rappresentazione di questo genere è possibile, non può esserlo se non per mezzo dell'allegoria: cioè di simboli che esprimono concetti generali. L'artista moderno si trova qui come in un deserto… Il pittore che col pensiero va oltre la sua tavolozza, desidera avere a sua disposizione una raccolta di studi, dai quali possa trarre le immagini significative e concrete di cose che per se stesse non lo sono. Un'opera completa di questo genere non esiste ancora: i tentativi fatti finora non sono abbastanza considerevoli e non raggiungono risultati degni». Uno di questi tentativi era stata proprio l'Iconologia, della quale, in un esplicito riferimento del Ragionamento preliminare ai Monumenti antichi inediti (1767), il teorico del neoclassicismo avrebbe indicato i limiti maggiori nella scarsa fedeltà filologica ai monumenti antichi: «Coloro che fin ora han trattato del bello, per pigrizia di mente, anziché per mancanza di sapere, ne han pasciuti d'idee metafisiche. Si son figurati una infinità di bellezze, e le han ravvisate nelle statue greche, ma invece di additarcele, ne han parlato in estratto, e così come ha composto Cesare Ripa la sua iconologia, quasiché tutti i monumenti si fussero annichilati o perduti». Qui in effetti il Winckelmann riassumeva quanto aveva scritto più analiticamente l'anno prima nel Saggio sull'allegoria, dove pure collocava il Ripa fra i tre principali scrittori che avevano trattato di quella «scienza», accanto al Valeriano e al Boudard. «Cesare Ripa — aveva scritto in quell'occasione il Winckelmann — prese questo autore (P. Valeriano) per base dei suoi scritti, e l'erudizione della sua Iconologia è per la maggior parte presa da lui: il rimanente è tratto, parte dai libri che trattano de' simboli, come l'Alciato, il Tipozio ed altri; una gran parte però è tutta sua, o per dir meglio è nata nel suo cervello. Le sue allegorie sono immaginate e disposte come se non esistessero al mondo monumenti antichi, e crederebbesi ch'egli non avesse mai avuto la più piccola cognizione né di statue, né di bassirilievi, né di monete, né di pietre incise».»[4] Nella raccolta (Nuova iconologia...ampliata, Padova, 1988, cit. p.171) viene descritta l'Hippocresia come: «Donna con una mascara sopra al viso in modo che mostri due faccie; sarà vestita di cangiante, nella destra mano terrà una pica, nella sinistra un pomo granato, et alli piedi si farà una Monna o Simia». L'immagine richiama una realtà, la santità come simulazione, che, per quanto comune ad altre epoche storiche, acquista particolare significato in quanto connesso al processo di definizione del santo.[5] L'Iconologia del Ripa fu riscoperta nel novecento da Émile Mâle in un celebre saggio, pubblicato in Italia al capitolo 9 (Lo spirito del XVI secolo continua. L'Allegoria) del volume L'arte religiosa nel '600 (Francia, 1939; Italia, 1984). Un altro importante contributo alla riscoperta dell'opera di Ripa è il saggio di Erna Mandowsky Ricerche intorno all'Iconologia di Cesare Ripa (in «La Bibliofilia», vol. XLI (1939), Leo S. Olschki, Firenze) che ne ha sottolineato l'influsso sulla maggior parte delle allegorie dipinte o scolpite del XVII secolo. Di queste derivazioni la Mandowsky ha disegnato una mappa molto documentata, anche se ovviamente incompleta, come specificato nel titolo "L'azione dell'Iconologia sull'arte figurativa. Tentativo di catalogo". Sono citate ben 283 opere di numerosi artisti dai fratelli Cherubino e Giovanni Alberti ad Annibale Carracci, da Belisario Corenzio al Domenichino, da Aniello Falcone a Luca Giordano, dal Guercino a Nicolas Poussin, da Carlo Maratta a Paolo Morelli, da Andrea Pozzo a Francesco Pianta, da Pietro da Cortona al Tiepolo e tanti altri.[6] Edizioni dell'Iconologia Iconologia overo descrittione d'imagini delle virtù. Vitij, affetti, passioni humane, corpi celesti, mondo e sue parti, Massa. [ristampa anastatica dell'edizione del 1611] Iconologia (2 voll.), a cura di Piero Buscaroli, Prefazione di Mario Praz, Torino, La Fògola, 1986. - Milano, TEA, 1992; Neri Pozza, 2000. Iconologia. Ovvero descrizione delle immagini cavate dall'antichità e da altri luoghi, Castel Negrino, 2006, ISBN 978-88-896-6209-0. [edizione romana del 1593] Iconologia (5 tomi), a cura di Mino Gabriele e Cristina Galassi, Lavis, La Finestra editrice, 2010, ISBN 978-88-959-2523-3. [edizione di Perugia del 1764-1767] Iconologia, a cura di Sonia Maffei, Collana I Millenni, Torino, Einaudi, 2012, ISBN 978-88-062-1151-6. [testo del 1603] Onorificenze Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro — 30 marzo 1598 Note ^ Christopher Witcombe (1992). ^ Cesare Ripa, Iconologia overo Descrittione di diverse Imagini cavate dall'antichità et di propria inventione, Roma, appresso Lepido Facij, 1603, pp. 246-249. «Come rappresentata nelle Medaglie di Commodo, Tito et Antonino. Una bellissima donna vestita d'habito sontuoso et ricco, la quale siede sopra un globo; ha coronata la testa di torre, di muraglie, con la destra mano tiene uno scettro, overo un'asta che con l'uno et con l'altra vien dimostrata nelle sopradette Medaglie, et con la sinistra mano un cornucopia pieno di diversi frutti et oltre ciò faremo anco che habbia sopra la testa una bellissima stella.» ^ (FR) Alison Saunders, The Seventeenth-century French Emblem: A Study in Diversity, Librairie Droz, 2000, p. 12, ISBN 9782600004527. «Ripa's work enjoyed considerable popularity in France, where a French version by Jean Baudoin was repeatedly published in Paris between 1636 and 1681, with a final edition appearing in Amsterdam in 1698.» ^ Gennaro Savarese, Parini e l' «Iconologia» di Cesare Ripa, in Iconologia pariniana. Ricerche sulla poetica del figurativo in Parini, Roma, Bulzoni, 1990, pp. 121-122. ^ Gabriela Zarri, finzione e santità tra medioevo ed età moderna, prima edizione italiana, 1991. ^ Giuseppina Zappella (2009), p. 176. Bibliografia L'Iconologia di Cesare Ripa. Fonti letterarie e figurative dall'antichità al Rinascimento, a cura di Mino Gabriele, Cristina Galassi, Roberto Guerrini, Firenze, Olschki, 2013, ISBN 978-88-222-6276-9. Cesare Orlandi, Memorie del cavalier Cesare Ripa, in Iconologia del cavaliere Cesare Ripa perugino, notabilmente accresciuta d'immagini, di annotazioni e di fatti dall’abate Cesare Orlandi patrizio di Città della Pieve accademico augusto, I, Perugia 1764, pp. XV-XXV; Erna Mandowsky, Untersuchungen zur Iconologie des Cesare Ripa, Hamburg 1934; Erna Mandowsky, Ricerche intorno all'Iconologia di Cesare Ripa, in La Bibliofilia, XLI (1939), pp. 7–27, 111-124, 204-235, 279-327; Gerlind Werner, Ripa's “Iconologia”. Quellen, Methode, Ziele, Utrecht 1977; Pierre Hurtubise, Une famille-témoin. Les Salviati, Città del Vaticano 1985, pp. 240, 250-256, 294 s., 314; Chiara Stefani, Cesare Ripa «trinciante»: un letterato alla corte del cardinal Salviati, in Sapere e/è potere. Discipline, dispute e professioni nell'università medievale e moderna, Atti del 4º Convegno... 1989, II, Bologna 1990, pp. 257–266; Chiara Stefani, Cesare Ripa: New biographical evidence, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, 1990, vol. 53, pp. 307–312; (EN) Christopher Witcombe, Cesare Ripa and the Sala Clementina, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, vol. 55, ottobre 1992, pp. 277-282, JSTOR 751432. Chiara Stefani, Giovanni Guerra «inventor» e l'Iconologia, in Roma di Sisto V. Le arti e la cultura (catal.), a cura di M.L. 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Voci correlate Iconologia Iconografia Italia turrita Andrea Alciato Pierio Valeriano Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Cesare Ripa Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cesare Ripa Collegamenti esterni Ripa, Cesare, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata (EN) Cesare Ripa, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata Fabizio Biferali, RIPA, Cesare, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 87, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2016. Modifica su Wikidata (EN) Cesare Ripa, su Dictionary of Art Historians, Lee Sorensen. Modifica su Wikidata Opere di Cesare Ripa, su Liber Liber. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Cesare Ripa, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata (FR) Pubblicazioni di Cesare Ripa, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation. Modifica su Wikidata La Biblioteca Virtuale On-Line riporta le trascrizioni integrali delle edizioni dell'Iconologia del 1593 (Roma), 1603 (Roma) e 1611 (Padova). La Biblioteca Nazionale Francese rende disponibili le pagine digitalizzate dell'edizione del 1593 (Roma) e dell'edizione del 1643 (Parigi). Sul sito Delfico.it pagina dedicata a Cesare Ripa (con le varianti dell'allegoria dell'Abruzzo, la bibliografia delle edizioni dell'Iconologia e i collegamenti a numerose edizioni disponibili online.) Sul sito www.asim.it/iconologia/ICONOLOGIAlist.asp si può consultare un database dell'iconologia di Cesare Ripa, tratto dal volume Iconologia del Cavaliere Cesare Ripa Perugino Notabilmente Accresciuta d'Immagini, di Annotazioni, e di Fatti dall'Abate Cesare Orlandi..., 5 voll. Perugia, Stamperia di Piergiovanni Costantini, 1764-1767. Controllo di autorità VIAF (EN) 100173686 · ISNI (EN) 0000 0001 1867 6066 · SBN CFIV028034 · BAV 495/242999 · CERL cnp00021449 · ULAN (EN) 500236250 · LCCN (EN) n50000569 · GND (DE) 118994395 · BNE (ES) XX954828 (data) · BNF (FR) cb121264953 (data) · J9U (EN, HE) 987007463326505171 · NSK (HR) 000245506 · NDL (EN, JA) 001284868 · CONOR.SI (SL) 29820003 Portale Arte Portale Biografie Portale Rinascimento Categorie: Storici dell'arte italianiScrittori italiani del XVI secoloScrittori italiani del XVII secoloNati nel 1555Morti nel 1622Morti il 22 gennaioNati a PerugiaMorti a RomaStudiosi di iconografiaCavalieri dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro[altre]C. E. RAPPAPORT LIURI KAKI ROMA DUKE Treasure^oom ICONOLOGIA DI CESARE RIPA PERVGINO CAV.rc DE' S.li MAVRITIO, E LAZZARO, JiELLsA QjfULE SI ÙESC^T^O^O DIVEBJE IM^GIT^J di yirtkjfitij tuffetti» Vaffìonihumane,tArti, Difcipline, Humerì,Elcmenti, Ccrpi CeleHi,Vrouincie d' 'Italia, Fiumi, Tutte le parti del Mondo , ed altre infinite materie. OPERA VTILE AD ORATORI, PREDICATORI, POETI, PITTORI, JCVLTO&I, Difegnatori, e ad ogni ìtudiofo, per inuentar Concetti, Emblemi, ed Imprefe, per diuifare quaifiuoglia apparato nattialt, funerale, trionfale. Per rapprefenur poemi drammatici , e per figurare co' fuoi propij fimW* ciò, che può cadere in penfìero ninnano* AMPLIATA VITIM^MEVJE D^tLLO STESSO jt VT Ò ^£ DI XC,imagini,e arricchita di molti difeorfi pieni di varia eruditione i con nuoui intagli, e con Indici copio fi nel fine» DEPICAT'A ALL' ILLVSTRIS.SIMO SIGNOR FILIPPO SALVIATI. ■ ^*W* KAc*nA*J &%* «4-^rjont-' IN S I E N À ì Apprcffo gìTUeredi di Matteo Fiorimi 3i6i$, Con licenza de* Superiori • Ad infialila di Bai colomco Ruoti libraio in Fiorenza . LO STAMPATORE A' LETTORI. ^j VA KDO FA utoredella preferite Opera fu qui in Fiorenza , fi dolfe meco vn giorno , che da gli Stampatori di Roma gli fofle ftata lacerata, trafeorrendo effila ftampa fenza Correttore, e mi feoprì l' animo fuc di volerla far rrftam pare eoa aggiunta di dugento Imagini da lui di nuouo inuentate con difeorfi moltocopiofi 3a fineche riufciiTe m.aggiore,c più douitiofa . Sapendo io la fama dell opera3e vedendo sì amplo; accrefeimento, prefi già quattro anni fono l'opera (opra di me , e diedi principio a ftamparla,'ma per varij miei impedimenti non ho potuto prima, che hora fpedirla, anzi per isbrigarla più tofto , vna, parte ne mandai alla Stampa di Siena . Mentre che fi ftaua quaff circa ilfine , viddi comparire vnMeonologia vfeita del 1611 . dalia ftamparia del Pafquati di Padoua ; nella quale fappiafi , che non è accrefeiuta cofa alcuna, ancorché nella Dedicatoria dica lo Stampatore , che per configlio di Perfona dotta fi mife a riftampareil prefente volume coaaggiunte,& miglioramenti tali, che fi pud dir più tofto nuouo , che rinouato . Mollò da tali parole credetti , che qualche nobik intelletto l'haiierTe veramente accrefeiuto , at- tefochefi vedono molti ingegni erTerfi facilmente foileuati ad accrefeere opere difpofte,come quefta, per gradi elementari ; ciò apparii nelle Polianthee, ne Thefori, ed in altre opere rimili più volte accrefeiute . Laonde volfi confrontare il fudetto volume di Padoua con quello di Roma per veder raccrefeimento , ne vi frollai aggiunto pure vn iota . Trouaifi bene mancami iTProcmio^ che certo tralaiTar non £ Joueua, percioche in quello l'Autore fcuopre il fuo final difegno , e difeorre circa le forme delle Ima°ine fondatamente , ed e come vndifeorfo in genere d' imagini, il quale è necefiàrio , che fi metta auanti le fue fpetie . Ogni Autore per l'ordinario prepone il fuo Proemio , l'Oratore ad Attico dice , che in ciafehedun libro vfaua Proemij, Plinio nel 3 y.libro fa altrettanti proemij , Quante volte è Maro riftampato Plinio, non fi fono mai gettati via li Proemij 3 in fomma non è bene defraudar l'opera del fuo premeditato, e compofto dalpropio Autore. Non doueuà ne ancho il detto Stampator di Padoua tralaflar la dedicatoria, dell' Autore, per dedicarla ad altro Signore, quello è vn voler donar ad altrui quel, che non è Tuo. CeBe» Rodigino dedicò le fuc pretiofe fatiche a Giouanni Grotieri Segretario del Rè Chriftianiffimo, ed in quel tempo fuo Theforiere dello Stato di Milano; quelli , che le hanno riftampate dipoi, benché habbiano dedicare le loro ftampe ad altri , non hanno però rifiutata la dedicatoria dell'Autore. E così vedefi in più antichi Autori .. Valerio Maffimo dedicò l'opera fua a Tiberio Imperadòre, Plinio a Vefpefiano, Polieno ad Antonino e a Vero. Vegetio a Vaìentinianojne moderno alcuno leua il prologo dedicatorioder detti Autori , ancorché dedichi la fua editione ad'altri. Il Caualier Ripa come quel, che compofe la fua Iconologia in Corte del Cardinal Saluiati, la dedicò la prima volta all' ifteffo Cardinal fuo Signore, la feconda,morto elfo Card. la dedicò aH'Illuftrifs. Marchefe Saluiati, comeherede del detto Cardinale,quefta terza,e(Tendo ancho morto elfo Sig. Marchefe,l'ha voluta dedicare all' HluflrifsioiQ Signor Filippo fuo; ftrettifììma parente . La tardanza noftra in iftamparla hauerà giouato per auuertire i librari, ed a!tri,,ehe non piglrno errore dalla Dedicatoria,e frontifpitio def volume di Padoua ,oue dic^ di nuouo in queft'vltima editione corretta diligentemente, & accrefeiuta ; attefoche non è accrefeiuta d'imagini imaginate di nuouo, ma di 6q> intagli più conforme al tefto (rampato in Roma: ciò non fi chiama accrefeere, an- corché fi tufferò intagliate tutte le ottocento imagini, che fi contengono in detto tefto di Roma . Accrefeiuta fi deue dire la predente , perche oltre le 8 oo. imagini ftampate in Roma,e riftampate in Pad Hia, n'ha prodotte l'Autore dugento altre con rate efpofitioni, ftampate hora da me con nuoui intagli in maggior numero di prima , fi che quefta è la più copiofc d' ogn' altra Iconologia fin qui ftampata , la quale, accioche fia in tutto, e per tutto gradita , ho anchor io hauuta auuertenza alle correttioni , ed alla difpofi- tione di più Tauole , come nel fine dell' Opera potrete vedere. Eviuereitlici. ALL’I LLVSTRISSIMO SIC E PADRON MIO COLENDISS. IL SIGNOR FILIPPO D'AVERARDO SAI VI A T I. E prime fatiche , eh' io feci intorno alla materia delle figure gieroglifiche ,furono da me dedicate alt lllujlrijsimo Signor Cardinale Antonìomaria Salutati , conte a Signore e padrone mio ionico , e libe- rali/fimo benefattore, che /la in gloria. Doppo la fu a morte , hauendole io di numero afai maggiore accresciute, le dedicai ali9 lllufhrifltmo Signor A4 archefe Lorenzo Salutati di tuona memoria. I/ora , che colfauor Diurno l'ho mcgliorate , e ,per quanto ha potuto la debole^a dell'ingegno in quefla miagraue età, ridotte aperfettione, non ho hauuto a dubitare a cui thauejjf a dedicarci perche sfatte cofa propia deU V WuftriJJìma Qtfa Salutati , non conueniua , che 'vjcifiero fuor a Jòtto altra protet tiene . Ho doluto dunque la ter^a ìolta , che elle compari/cono nelcofpetto del Ai ondo , che portino in fronte il nob'ilijpmo nome di V. S. llluftrijjtma :., dalla quale , come ope- ra d'vnfuo deuottjjtmoferuitore m'djsicuro, che far anno difefe, da chiunque *volef>e calunniarle s Sperando infame, che Elia fa per conofiere mquefto la continuatane dell'antica yerafèruitu mia Perfidi Lei, e del? llluBrifsimaCaJajua ; e quanta ftima ho fatta fempre , ed hoggi più,, che mai io faccia del e del merito, che rtjplendono in V.S.lUuJlriJsima. La quale fupph- t i co, 368052 -■ t ydeferfha lìmta }gradifiaqtiejf4miafathaquatellaj!/!a^iconofcendo in. e jf a t affetto deticrijfimo dell'animo mio/tlqu«- r'tconoji le de ji aerar elle for^e maggiori fer manift fi arie quanto iole"^i* va deuotijjimo'jeruitcre , mercè delle h onoratijjt me qualità ,miro nella ferfena di ZJ. S. lllujìrijsìma,la quale frego Dio, che lungamente conjerui felice . X>/ "Rema ti di i ydi Sment- ire , 1 6 I 1+ , Dt V. S. Ijlujlr'tpjma . ■ Humilifs* ed Olhligatifi* Semhore UCaudicre Ce/are Rij>4" CESARE RIPA PERVG1NO, PRO EMI Q> Nelouak fi difcone genericamente di varie forme d'i magmi con le lor regole. W^ìT^^Tl???^) £ Imz&ni fatte per fignificare vna dmtffa cofa da p -^tó jT k t> AG^il "> {ìue^a > *he fi vede coti l'occhio, non hanno altra pia C*^^* Js5 $-.&§4>wb terta> ne più tfniùerjale regolai che l'mitatione dette C^-03 y '&**ÌS memorie , the fi trouano ne' Libri , ntUe Medaglie ,e tS^ L ^Sjg, ne' Marmi intagliate per induttria de' Latini, & de* ^D^w . !***£ Greci >odi quei più antichi , che furono ìnuentori di fe^2^^¥^^k©»^§ quetto arti fitto . T ero ccmwuntmente pare , che chi f^É'^K^fX^Kte "^ s'affatica fuori di quella imitatione , etri , 0 per /g»o- Ofi^L\5tA3&\3c«0' ran^a,o per troppo prefumere , le quali due macchie fono molto abbonite da quelli , che attendono con le propie fatiche ati'ac quitto dì qualche lode . Ter fuggire adunque ìlfofpetto dì quefta colpa, ho giudicata buona co} a, ( haaendo io voluto di tutte quette Imaginifare vri fafeio maggiore di quello, che fi poteua taccone dall' offeruationi delle coje pia antiche , &' pero bìfognand& jìngtrhemolte, & molte prenderne delle modernedkhiar andò verifimilmentecia* Jenna) trattare alcune cefe intorno al modo difoimare^e dichiarare i concetti firn- bolkhnel principio di quett' opera 3 la quale forfè con troppa diligenza di imiti amici fi follecita,efi afpetta liqualifonoio in principal obbligo di contentare . La- /dando dunque da parte. quell' Imagine , della quale fi feruti tiratore , & delia quale tratta frittotele nelter%o libro detta fina Pittorica, dirò foto di quella, che appartiene a* Dipintori, ouero a quelli , che per mezzo di colori, 0 d'altra cofa vi- fibile pefiono rapprefèntare qualctoecofa differente da effa , & ha conformità con Patirai perche, fi come quefta perfuade molte volte per mezzo dell' occhio,cofi queU ìa per mezzo delle parole mutue la volontà:& per che ancho quefta guarda le me- tafore deUeccfe , 1 he fiatino fuori-delTbuomo>& quelle , che con effo fono congiun- te ,€? che fi dicono ffftntia li. T^el primo modo furono trattate da molti antichi, fingendo Flmagini delle Deità , le quali non fono altro , che veli » 0 vettimentida tenere ricoperta quella parte di filo fifa, cheriguarda lageneratwne, & la corre- ttone delle cofe naturali , 0 la difpcfitione de' Cieli , 0 l'irftutn\a delle Stelle , 0 la fimc ?£* della Imttr Q altre jmili eofe , le quali ton vn lungo ftudio ritrovarono per per auan^are in quefta cognitione la "Plebe , & accioche non egualmente ì dotti , & l'ignoranti potefftro intendere, & penetrare le cagioni delle cofe, fé le and aita- no copertamente communio andò fra loro > & coperte ancora per mezzo di queHe imagini , le laf ciancino a* ToHeri, che doueuano a gli altri efiere fuferiori di di' gnità , & difapienfa . Di qui è nata la moltitudine dette Fauole degli antichi Scrittori > le quali hanno l'vtile della fetenza per li dotti , & il dolce delle curio fé narrationi per gì* ignoranti . Terò molti ancora degli huomini di gran conto han- no Stimato loro degna faticalo fpiegare quelle cofe, che trouauano in quelle Fauo- le occultate, lafciandoci ferino, che per IHmagine di Saturno intendeuano il Tem- po , il quale a gli anni, a' mefi , ed a giorni da, & toglie l'effere, come efio diuora- uà quei mede fimi fanciulli , che erano fuoi figliuoli. E per quella di Giouefulmi- mante , la parte del Cielo pia pura, donde vengono quafi tutti gli effetti Meteorolo- gici . Ter Vlmagine ancora di Venere d'eHrenta beitela , l'appetito della mate- ria prima, come dicono i f 'ilo fofi, atta forma, che le da il compimento. E che quelli t che credeuano il Mondo effere corpo mobile, ed ogni cofafuccedere per lo predomi- nio dette Stelle (fecondo,cbe racconta nel Timandro Mercurio Trifmegiflo) finfero *Argo V aflorale , che con molti ocebij da putte le bande riguardaffe . Queflo ìflefìo moUrarono in Giunone ifofpefa in aria dalla, mano di Giove , come diffe Homero , ed infinite altre imagini, le quali hanno già ripieni molti volumi, & fiancati moU ti Scrittori , ma con profitto di dottrina , .& di fapien^a . il fecondo modo dette Jmagini abbraccia quelle cofe ,cbe fono neh" buomo mede fimo , o che hanno gran vicinanza con efio , come i concetti, & gli h abiti, che da' concetti ne nafcono,eon lafrequen \a di molte anioni particolari ; & concetti dimandiamo fenfa pia fat- tile ime fligat ione, tutto quello , che può efierfignificatocon le parole j il qual tut- to viencommodamente in due parti fiiuijo. L'vna parte è , che afferma , o nega qualche cofa d'alcuno ; P altra » ebe nò . Con quella formano l'artifitio loro quelli, che compongono llmprefe , nelle quali eon pochi corpi ,& poche parole vnfol concetto s'accenna , & quelli ancora , che fanno gli Emblemi, oue maggior concetto con pia quantità di parole, & di corpi fi manifeUa . Con queHa poi fi forma l'arte dell' altre Imagini , le quali apparten- gono al noHro difcorjo , per la conformità , che hanno con le definitioni y le quali filo abbracciano le virtà , ed i vitti , o tutte quelle cofe , che hanno conuenien^a ton queìli , ocon quelle , fen^a affermare , o negare alcuna cofa ,eper. effere ò fole friuationi,ohabitipuri4fi efprimono con la figura hamana conuenientemente , Tercioche , fi come Ibuomo tutto è mifura di tutte le cofe , fecondo la commme opinione de' Filo fofi , & d'^riHotile in particolare, quafi tome la definitione è mifura del definito , cofi medefimamente la forma accidentale, che apparifee (He* dormente d'e[fo,può effer mifura accidentale delle qualità definibili , qualunque fi fi ano , o dell' anima noftrafola , o di tutto il compoilo . adunque vediamo,che Jmagine non fi può dimandare in propofito noHro quella . che non bà la forma del- ih uomo , & che è imagine malamente diflint a , quando il corpo principale nonfk in qualche modo l'offitio, che fa nella de finiti one \d fuò genere. Tiel numero dell'altre coje da auuertirefono tutte le parti effettuali della cofa iftefia; iHeffa ; e di qucHc fdti ne cellario guardar minutamente le dìfpófikìonì,ele qualità. Dì fpoft clone mila teflafarà la pofitura alta, o baffa > allegra , o malinconica » trdiuerfe altre pafjioni ,chefifcuopronorcomein Teatro neUC apparenza della faccia delVhuomo . Donerà ancor* nelle braccìa*nclle mammelle gambe ne* piedi, nelle treccie, ne' ve siiti, ed i# ogni altra cofa notar fi la difpofitìone,omto pofitione difiinta, e regolata, laquale ciafeunopotràdafe mede/imo facilmente conofeere, fen^a che ne parliamo altramente, pigliandone efjsmpio da' Rpmani antichi, che offemarono tali dìfpofttìoni,p articolarmente nelle medaglie di Adriano Imperati re, l' Allegrerà del Topolofotto nome d'Hilarità public a (la figurata con le ma- ni posle air orecchie ; il Voto publico con ambe le mani aliate al Cielo in atto dì fupplicare ;veggonfi altre figure pur in medaglie con la mano alla bocca ; altre fiedono col capo appoggiato alla deiìra j altre Ranno inginocchiate ; altre in pie* dì; altre di fpofte a e aminare ; altre con vn piede aliato, e con altre* arie difpt* fitìoni deferitte da Ridolfo Oceone. Le qualità poi faranno t9l ' effere bianca, onera ; proport tonata, ofproportiona* ta ; graffa , o magra , giouane , o vecchia , ofìm'dì cofe, che non facilmente ftp of* fono fé parare dalla cofa, nella quale fono fondate, auuertendo,che tutte quefie par- ti facciano infieme vn armonìa talmente concorde , che nel dichiararla renda fo- disfattìone il conofeere le conformità delle cofe > ed il buon giù litio di colui, chi Iha fapute ordinare infume in modo , che ne rifui ti vna cofa fola , ma perfetta » & diletteuole . Tali fono qua fi vniuerfalmente tutte quelle degli antichi, & quelle ancora de* Moderni che non fi gouernano a cafo . E perche lafifionomia, ed i colori fono con" fideratidagli Antichi , fi potrà e iafe uno guidare in eie conforme ali* auttorità di +Ari 'flotile, il quale fi deue credere, fecondo l'opinione de* Dotti ychefupplifc 'a fola in ciò y come nel reHo a quel , che molti ne dicono : efpeffo lafciaremo di dichiarar* li, baHando dire vna, o due volte fra tante cofe poHeinfteme quello, che , fefoffera dipinte, hijognarebbe maiifeHare in ciafeuna, maffi inamente che poffonoglifìu- diofì ricorra e ad *Aleff andrò d* ^ìleffandro nel libra 2. a cap. ip. oue in dotto compendio egli manfefta molti fimboli con fue dichiarationi attinenti a tutte le membra, e loto colori. La definitioni fet itta,bencheft faccia di poche parole^ di poche parole par, che itbbìa efterqmftainpif tura adimitatione di quella ;nonè peròmatel afferuatio- ne dimolte cofe proposte, acciocheo dalle molte fi posano eleggere le pache, che fanno più a propofito, 0 tutteinfiemeficcìanovia compofttione,chefia pivefimi- le alla deferittione, che adoperano gli Oratori, edi Poeti , che alla propia difini- tione de* Dialettici . il che forfè tanto pia conuenientemente vien fatto , quanta nel reflo perfefleffa la Vittura più fi confà con queHe arti più fu ili , & più dilet- teuoli , che con qmfia più occulta , & più diffìcile . Chiara cofa è , che ielle anti- che fé ne vedono, e dell vna, e dell'altra miniera molto belle, e molte puàìtiofa- mente compone . Hora vedendofi , che quella forte d*lmaginì fi riduce facilmente ali a fi militu- dine dslla defìniùone , diremo ; che sì di quefle, come dì quelle , quattro fono i capi,. ole ò le cagicni principali , dette evali fi puh pigliare fcritne dì fornirle ,&fid£ mattarne ceti ncnti rfitati tuie Stuoie , di Materia , Efficiente, forma , & Fine, dalla diuerfità de* gitali rapi 'rafie la diuerfità, che tergono gli Ruttori molte ite Ite in difinire ma medefima coja , e la diuerfità medefimamente dimclte Ima- %m fi tu per fiigmficarc fra cefi fida . jl t he elafi uno pe rfe Siefio potrà notare ir. queSìe ifltfle , eh e ncib abbuino da diuerfi antichi principalmente raccolte , e tmu quattro adoperate infime per me tirare vnafila cofit , fi bene fi trottano in alcuni luoghi ; con tutte ciò , deuendofi bauer riguardo principalmente adinfegna- re cefi, occulta cor. modo non ordinario , per dilettare con l ingegnosa inuentione » è lodtmh faìlo con vnafola, per non generare ofcurità,efafiidio in ordinare /pie- gare , & mandare a memoria le molte . ^elle cofe adunque , nelU quali fi poffa dìmoflrare ultima differenza , fi al* cuna fé netruoua 9qne fi a fila beffa p,er fare V imagine lodeuoley& difimmaper- fettione , in mai can^a della quale , che imita firnprecon la cefi medefima , ne fi di feerie ,fi adoperano le generali , come fono quefte ,cbe pofìe infiememofira- no quello iHeffo.che conterrebbe effa fola. Dapoi , quando fappiamo per queftaflrada'difìintamtnte le qualità \ le co* gioni , le propietà , & gli accidenti d'vna coja definìbile , accìoehe fi ne faccia; C imagine s bì fogna cercare la fimilìtudine , come hahbiamo detto nelle cefi ma* tpiali , la quale terrà in luogo delle parole dell' Imagine }o definitane de Retto- ri ; di quelle , ebe con fiflono nell egual proportìone , che hanno due cofe dìHinte fra fé Èie fife ad vna fola diuerfa da ambe dm , prendendo fi quella scbe è meno ; co- me ,fe , per fimilitudine di Portela fi dipinge la Colonna , perche ne gì' edificij fofìiene tutti ifaffi , e tutto l edificio , che le Hàfopra , fenica muouerft » o vacilla- re t dicendo , che tale è la fonema neW huomo , per foììenere la gratterà di tutti ifaftidij)& di tutte le difficoltà,, che gli vengono addeffo, & per fimilitudìne della Pittorica la Spada ,elo Scudo , perche , come con quefli inflrumenti il Sol- dato difende la vita propia , & offende l'altrui , cafi il Retbore , e l'Oratore , co' fuoi argomenti > onero entimei mantiene le cofe fauoreuoli , & ribatte indietro le contrarie. Serue anchora , oltre à quefìa >vn altra forte di fimilitudine , che è quando due cofe difiinte contengono in vna fola deferente da efie ; come ,fi, per notare la magnanimità , prende ffmo il Leone, net eguale tffa in gran parte fi fcuopre ; il qualmodo è meno lodeuole ,ma più v fato per la maggior facilità della inuen- tione , & della diebiaratione ; & fono quelle due forti di fimilitudine il neruo , & laforta della imagine ben formata ; fen\a le quali , come efia non ha molta dif- ficoltà ,cofi rimane infipida , & J ciocca. Ciò non è auuertito molto da alcuni moderni , i quali rapprefentano glieffet* ti' contingenti , permofìrarel'efìentiali qualità , come fanno , dipingendo perla Difperationevno t che s appicca perla gola : per l* sAmicitia due perfine ycbe fi abbracciano : o fimili cofe di poco ingegno , & di poca lode. E ben vero , co- me he detto , che quelli accidenti , che figuitano ncceffarianientc la coja lignifi- cata relC Imagine , farà lode >f orli in alcuni luoghi dienti , & nudi, cerne in particolare quelli, che appartengono alla fiftonomU , ed alèbabituìine ietcorpct* che danno inditio del predomìnio , che hanno le prime qualità nella compofitiote dell' kuomo , le quali difpongono gli accidenti e tìeriori d'ejfv , &lo inclinano alte dette pa/Jìoni, o a quelle, che baino con efie conformità. Come tfe douendo di* fingere la Malinconia , // Tenfìero , la Tenitcmp , ed altre fimili , farà benfatto il vi/o afcìutto, macilento, le chiome rabbuffate , la barba incolta , & le e arni non motto giouenilì ima bella, l a feiua ,frefca rubiconda , & ridente. Si dotterà fare + il 'Piacere , il Diletto , VMlegre^a , ed ogn altra cofafmile a quelle , & , fé be- ne tal cognitione non ha molto luogo \ nella numera tione dey 'fiatili , nondimeno è "pfata ajfai ,& quefìa regola de gli accidenti, & degli effettigià detti, non ferri' prejeguitarà ; come nel dipingere la Eelle^a, la quale è vna cofa fuori della com - fr enfiane de3 predicabili ,&,febene neW huomo è vna proportione di linee, & di colori, non è per queflo ben efpireffa Vimagme , che fia fouerebì amente bella , & froportionata ; perche farebbe vn dichiarare idem per idem , ouero pia toih Vna cofa incognita con vn 'altra meno conofeiuta , & quafi vn volere con vna candela far vedere dipintamente il Sole , & non baurebbelafimilituiine , che è l' anima ; ne potrebbe dilettar e, per non bauere varietà in propofito di tanto momento: il che principalmente fi guarda. Terò mi Vh abbiamo dipinta a fuo luogo col capo fra te ntiuote , & cm al* tre conuenienti particolarità . Ter bauere poi le fimilitudini , atte , & con* tteneuoli in ogni proposito tè bene d 'auuertire qUel , che auuertifcono i Bietta \ ri , cioè , che per le cofe conofeibilì fi cercano cofe alte; per le lodabili , fplen^ dide; per le vituperabili , vili ; per le commendabili , magnifiche. Dalle quali cofe fentirà cìafcuno germogliare tanta quantità di concetti neW ingegno fuo % fé non è pia , che iterile , che per fé Hefio con vna cofa , che fi proponga , farà ba- llante a daregufio > & fodisfattipne àW appetito di molti, & diuerfi ingegni , di- pingendone l'imagine in dhterfe maniere, èrfempre bene . J{e io oltre a queHf-auu'ertimenti; li quali fi potrebùono veramente ffie- gare^ con affai maggior diligenza , fo Vederne quafi alcuno altro degna di feri» uerfiypcr cognitione di que He 1 magmi, te quali fono in vero ammaeftramen- to nato prima dall' abbondanza della dottrina Egittiaca , come fa teflimo- fiio Cornelio Tacito, poi ribettito , ed acconciò Cól tempo , come racconta Gio- vanni Gorocopio ne* fuoi Gìeroglìficbi ; talmente , che potremo qmfia cogni- tione a fi migliarla ad vna perfona f apiente , ma ver fata nelle folituiini , & nuda per molti anni , la quale per and. tre do ne èia comerfatiotte fi r'mefìe » accìoche gli altri | allettati dalla vagherà efkriore del corpo , che è l'imtgi- ne , defiderino d'intendere mimitammte quelle qualità , che damo fplendi- de^a all' anima , che è la cofa ftgmjìcata , & fola era mentre Haua nelle Solitudini accarezzato da pochi Hranieri . E folo fi legge ., che Tittagora » per vero defìderio di f^pien^a penetrale in Egitto con grandini fatica , cue apprefe i fecreti delle cofe, che occu lattano in qu:{ii Enigmi, e però tor- natofene a ca/a carico d'arni^ di f apuana , mnté che doppo morte dtiU (m fila e a fa fifatefie vn Tempio , eonfaeratoal merito dtljuo faptre . Trouafi ancoraché Piatone gran parte della fua dottrina cane fuor* écVe fin ftcretcìge, nelle quali ancora i fanti Profeti l'afeofero . E Chri?to>che fu l'adem- pimento delle Trcfetie , occultò gran parte de* jeereti diuini fatto l'ofeurità delle jite parabole, Fu adunque lafapien^a degli Egitti/ come huomo horrido , e mal nettilo ador- nato dal tempo per confeglio dett'efperien%ayche mofiraua efìtr male celar gì indi- cij de luogbi,ne 'quali fono i T efori , accioche tutte affaticandofi armino per que- fio mezzo a qualche grado di felicità . Queflo vefìirefu il comporre i corpi del- l'imagini dipinte di colori alle proportioni di molte varietà con belle attitudini & ton efquifita delicatura % e dell'altre, & delle cofe ifteffe, dalle quali non è alcuno, the alla prima viUa non fi fentamuouere vn certo defiderio d' inuefìigare a che fine fieno con tale dif pò fittone, ed ordini rapprefentate. QuefiacUriofità viene an- cora accrejciuta dal vedere i nomi delletofefottofcritteail' ificjfe imagini . E mi parcofadaoffcruarfi itfottoferiuereinomi, eccetto quando deuono effere in forma d'Enigma , perchefen\a la cognitione del nome non fi può penetrare alla cogni- zione delia cofa ftgnìficata ., fé non fono Imaginiirmiali*, che per tufo alla prima vifla da tutti ordinariamente fi riconofeono ; s'appoggia il mio parere al co fi urne degli antichi, i quali nelle medaglie loro imprimeuano ancho i nomi delle Imagi- ni rapprefentate , onde leggiamo inefìe, ^bundantia » Concordia, Fottitudo, Fé» lìcitasi TaXy Trouidentia, Pietas, Salus, SecuritaSiViEloriaiVirtuS) e mille altri momi intorno alle loro figure. E queilo è quanto mie paruto conueneuolefcriuere per fodisfatt ione di quelli $ , che fi compiacciono delle no fire fatiche : T^elthe, come in tutto il reslo dell' opera ., fé l'ignoranza fi tira addofio qualche biafimo, hauerò caro, che venga in parte f grana- ta da Ila diligenza, dallaquale principal- mente ho appettata lode, ed ho tolto volentieri il tempo .agliocchijper darlo afta penna , accioche venendo Coperà , benigni Lèi" tori , in mano vofir* , io conofea da qual- che applaufo delle voslre lingu* di non hauer perduto il tempo, feri- uendo. ÀBBON- • A B B 0 N D 4 M2 *Ò NN À gratioia,che hauendo d'uba teì^^irfohdaàl svaghi verde,&i fregixleil'oro«del iùo vefiknteo,foniotrotó^oprri z:t ICONOLOGIA' eflendo che il %t>el Vèrdcg|iar\;bèn1gnàperes. Pomorum viario euruanfur ponderami, Et bromio fitis piena liquore mb«t. Cerne bo5um{praecudumq;gi?eges;àinclafteushiimor tìincj^ngyi fudant vimina vm fcrittoPET-ilAHiT ATOVE^pI,^ neUaman.finiftr'a h™™JPz D 7 "C E SQUÈRI P J f ' -ghirlanda teffuta d'Alloro-, Mederà, Mirto, da Iamedefima mano, perio- dino vn paio di pomi graniti, federa in vira fedia fregiata di fogliami,^ frutti -ài Cedro yGipìteifo , e Quercia, com'ànco ramid'Oliua , in quella-, parte oue liappqggia il gombitò, luogo- più proflìmo a la figura . Starà in r mezzo d'vn cortile onibrofo , liiogo bofcareccio di villa; alli piedi haue- ' 'rà buona quantità di libri, tra quali rifiedavn Cinocefalo,*) ti pollice , e leuandoiì la ruggine diuiene lucido , e rifp tendènte , coti nell'Accademia leuandofi le cofe fuperfiue, & emen- dandolilt componimenti* fi polifcono >&f illuftrano l'opere, e però è necetiario ponerle fotto la lima de feueri giuditijj de g\i accademici , e fare come dice Ouidio nel Jib.pr.de Ponto.acciò fi emendino, e polifchino» SeilicetincipiaHaJima mordacius vti, Vt iub ìudicinmiìngula verba uocem . Onde Quintiliano lfec.cap.iij.opus poliat lima , & non fenza ragione fi fdegna iioratio ne la Poetica de i latini , che non poneuono al par de i Greci cura , e fatica » in limare , e pulire l'opere loro . Nec virttitc foret clarisq; potentius armis , Qùam lingua latium,fi non offenderet vnum-, . Quenct£ poetarum lima labor, & mora vo$ o Pompiliu? lànguis carmen reprashendite , quod noa Multa diés, & multa lituracoerunt. B t il Petrarca Sonetto 18. Ma trouo pgfo non de le mie braccie , Ne opra di polir con la mia lima-, . Quindi è , che molto accortamente dicefi , che ad' vn* opera gli manca l'vltima lima,, quando non è a baftanza terfa , e-/ pulita , veggiafi ne gli Adagii . Limam addere . Da quali habbiamo cauato il motto, oue legge* fi , circa l'emendàtiónede l'opere. Limadetrahitur , atq; expolitur, quod redundat, quodq; incultura eli , & limata dicuntur expolita . La ghirlan- da fi teflc d'Alloro , Hedéra, e Mirto, perche fono tutte tre piante poe- tiche, per le varie fpetie di poefia,che ne l'academie fiorifeono , imper- cioche il Mirto è pertinente al Poeta melico amorofo, che con fuauità, e giacere cantagli fuoiamori , perche il Mirto , fecondo Pierio Valeriano, e fimbolodel piacere , oc Venere madre de gii amori, anzi riferifee Ni- candro, che Venere fu prefentealgiuditiadi Paride incoronata di Mir* lo , tanto gli era grato , e però Virgilio in Melibeo . Populus Alcide gratinimi, vicis lacca?, ' Formofas Myrtus Veneri, fu a laurea Phcebo. Et Ouidio nel principio del 4. lib. de Fa fti, volendo cantar de le fcftt# d'Aprile, mefe di Venere , inaoca Venere, laquale dice, che gli toccò le t empie con il Mirto, acciò meglio potette cantare cofe attenenti a lei. Venimus ad quartuai , quo tu celeberrima menfem-. , Et vatem , & menfem compagnia di molte genti congregate in vn luogo , per la cui vinone fi conlcruano , e però erano dedicati a Giunone , la quale hebbe epiteto di conferuatrice, fi come fi uede ne la medaglia di Maronita , con tale Darò- le 1 V N OC O M* E R V ATRI X. *£ per quello at^S . , , , Per -quello anco Giunone era riputata prendente de li Regni,cpmgeuafi con va melo granato in una mano,come-Confsruamce deli* vnione depopoli. Sedera i'Academia per- che J5 7 CaO M O L 0 G I A ^che gli efferati; de gli accademici fi fanno fedendo in ordinanza tra di Ic£ ,ro , ui farà intagliato il cedrone la fedia^pereifere il cedro /imbolo dell'e- ternità. Ante alias enim arbores cedru^ fternitatishieroglyphicumeft, Dice Pierio , polche non .fi {putrefa , ne meno fi tarla, a la qua?f eternùà deuono hauere la mira gli accademici, procurando demandar fuora l'ope- re loro limate , e terfe^aeciò fieno degne di cedro , attefo che Plinio lib. K5.capj.Jp.dice, che una materia bagnata di. fucco , o uerounta di olio ce- drino, non fi rofìca da le tigntiole,£ come nel capitolo^e libro i jj. afferma jde ilij)rìj.di Nurna Fomjùjio ritrouati dopò, $g 5-anni nel colle Giariicola, "da Gneò'Tèreiitjb- fcnba /mentre, riuangauà > &T affoflaua il iuo campa onde, cedro dignajocutus . dice/id'uno, che habbia parlato /«comporto cofa degna di mémoria,Xide.ttO;vfdto da.Perfio ne la prima Satira, veggia- fi Teofrafto lib,j. e Diofcoride lib. pr. cap. ®& e: l'Adagio . Digna cedro, per il che Horatio ne la poeticadifl? . ; Iperamus carmina fingi. ; Tolfelinenda cedro, &leuiferuandacuprefib» rii3 E però vi fi in taglierà,anco il cipreflb efiendo incorruttibile storne il ce- 4rq,e,piglja,f]i .d^ £ier]QJP&r,& perpetuità.,, la quercia .parimente^ tfmbolé della diuturnità , àppreffó f'ifteflb Pierio, e de la virtù, sì che anc^'efia vU Viconuerrà,tanto,più che negli/Agonali capitolini inftituiti da Domina- no Imperadore li virtuofi, che vinceuanO in detti giuochi , fi coronauano jdi quercia, -come g li Hiftrioni , i Citharedi, eli poeti . Giouenale. t Ancapitolinam fperaret, Pollio quercum, E Martialfi . , f O'cui Tàrpeias licuit contingere quercus. T)ì che più difufamente Scaligero nei pri. lib. cap. ju fopr* Aufonio poeta." ^'Oliuaper eflfere Tempre verdeggiante porteli pure .per l'eternità, del* t quale ^Iuf. ne la i.queft.del^.Simpofio,co(ì ne ragiona 01eam,laurumiac "figurata de la natura^ita,& viuaciti de l'ingegno de.lafapienza , e icienza, ienzaìe quali nèceflarie doti non Ci può e.irere.acqademieo, perche chi n'£ priuò dicefi di lui., tratta , e parlàCratfa l^inerua j ciò è groflolanamenG? 5da ignorante fenza fcienza:onde tra latini deriuafi ,. quel detto inuita Mi? iierua,più volte vfato da M. Tulio,e da Horatio in quel verfo de Ja poetica. ~..\: vji Tu nihil inuita dices faciefq; Mmerua . ipM Tu non dirai, ne farai niente inquplloche ripugna la natura del tuo in- gegno,^! fauor del cielo , li come fanno certi belli human che. uogUono •fare de l'accademico^ e delpqejta cpn quattro uerfi bufcati di qua , e di là fenza naturale inclinatione , e fcienza,nes'accorgono, che quanto più parlano , più pàlefano l'ignoranza loro, bifogna adunque achidefidera immortai nome di faggio accademico pafcerfi delftutto.de l'oliua,cioè af- faticarti per l'acquifto de la fcienza, e iàpienza con li notturni ftudii,& ui- giUe,de quali t /imbolo l'oliua/ondetraftudiofifene forma quel detto. Z> jfw £• £ ® & « rE ($r:fW ldsGfè più ihdruilria^efatiea di mente, che 1paftì,cràp&>' 4c , e (ielittecì vuole perjpttenere le fcienze,'e quell'altro^ detto Oleum ,& Operarci perdere ^quelli, che'perdòno la fatica,e'l tempo in còfa, che non .neponno riuteire Con vtrlc , e honore, e però. San Girolamo ditte a Pam-* ^^t:o|iio> pleuni perdit, &impenfàs>quì bouem mittit ad Ceroma . Cioè ' pefde,l'pli© *re la fpeìà;, il tempo , & l'opera , chi manda il boue ala Cero ' ^QaiFngutntQcoiaploftoxi'otìo, e di certa iorte di terra, il che fi dicedi quelli, rche) yogbónOiammaeftrareperfone di' groflo ingegno incapaci tit'pgni foieh^a > laquale fi apprende con induftria, e fatica ,'figniikata ìil± Quello luogo per il ramò d'oJiua,ia*cui!fronde.è aipra , & amara, com'anco il frutto -prima che fiacolto,& maturato, ehefe diuenta dolce,efoaue •eie ne; caua fbauifsimo liquore, Gieroglifico de la fatica^ & anco dell'e- JjÌr-iHt& ,,tfom e? quello , che eonferua i corpi da la corruttione i e putrefat- tipnè ; eoli la fetenza è aipra ,f& amara ;per la fatica /Seinduiìria , che fi ci mette pe^confeguirlat cPlta_> e .maturata che s'è, cioè confèguita Ja__, ipienza ,.fe ne ferite frutto , e contento grandiffimo con eternità dèi pro- prio nome, laqualcpefta in mente dVnoftudiofo gli alJeggerifce Ja -fati* f a ,ifi come anco ilfrutto,e'l contento, che fpera raccogliere da le feienze. •; federa in mezfcp d'vn cortile ombro fo, o ufero luogo bofeareccio di villa per; inemoriaJdeHa prima Accademia* che fu principiata in villa da vii nobil pèrfonaggio , chiamato A cadendo , nella cui amena :uilla,nonJuhgi d'Atene fi radunauano i Platonici* con il lor diuin Platone, a difeorrere de ^ii^letteu^^atonrcijficome narra Diogene Lagrtiojneitoitjf df §atpn^|0^^o;ratiqlio.i,eap>^ ;: irìiàa >JL : :.; ; Àt^neipterfiloas.Academi.quasrerever.um. V ;r M Carlpfte£no Hifiorico dice,che tal villa, o felua folle fontana d'Atene iniliepafin, sì che la prima Accademia hebbe origine nelJavilìa> eprefeii nome dà À caderci o nome proprio, perche è dafaper$,che ie fette, GCr adunanze di virmofi , preffo>gli-antichi fono ffajte denominate intremo- di,da coiìumi,daluoghi,& da nomi propri! di petfonejda cpflumi ignomì' niQil furno detti ifeguacid'AntifteneCinic^o vero perche haueuano per coflume di lacerare- l'opera,e la vita altrui con dentie canino, e mordace >ol uero perche à guifa de cani non fi uergognaflero di ufar palefemente, co- me 1 cani l'atto Venereo,sicomedi Crate ,& Hiparchia filofofeiTa forella- di Metrpcle cinico,narra JUertio. Elegit continuo puella > fumptoq; il. Ifiis habitu vna cum uiro circuibat > & congrediebantur in aperto,atquc ad coenasproecifcebatur. Dacoilume nonetto furno cniamattifeguaci di Anftotilo Peripatetici [apo tu peripatin.] Quod ett deambulare, perche heòbero per coftume difputarecaminando;da luoghi publicipréle«. ro il nome quelli, che furno nomati da le città. Vt Elienfes , Megaren- Us,& Cyrenatcìyeda luogo priuato gli Stoici,li quali prima fi chiamauano Zenonn , da Zenone lor Principe . -Ma da che detto Zenone per render fi. curo da misfatti quel portico d'Atene, doue furno verifico, cittadini cominciò mi adiicorrere & adunare U fua fetca,furno clamati Sioici,per- -** . • che % I CO N O L O G l A che[Stóa] lignifica il portico, onde Stoici furnp quelli , che frequétauanò detto portico , che fu poi ornato di belMme, figure, da Polignoto,famo« fo pittore da perfone fono flati nominati ^Socratici, gli Epicurei, & al- tri da li loro maeftri, e come detto habbiamo, queflo ifttffo pome d'Ac- cademia si deriua dal nome propriojdl quello Heroeplatonico,detto Aca- demo , ne la cui villa fi radunaganolPiatonici , laquale adunanza fii Ja_# prima, che fi. tìii^^flei^^t^^mta^iridipoi tutte le adunanze de uirtuofi, ipno (late chiamate Accademie, per fino a» tempi noftri, ne quali s'vfa_» p quarto tnodo di nominare per lo più l'Accademie dalla ellettione di quii che nome fuperbo ^& ambitiofo , da graue, e módeftp , da faceto , capric* ciofp , & ironico , e queflo vltimae aijfaj frequentato da' moderni : e per lèguitare i'eipofitione dellajrioftra figura diciamo, che la quantità de li* 4*H , ||n pejcedetto ^Torpedine . Accidia , fecondo S. Giouanni I3amafceiJo].>.èuna triflitia>cheag- ^raua la mente,che non permette, che fi facci opera buona . Vecchia ii,dipingè , perche negl'anni ièmlicerTano leforze, & manca |auirtù^'pperare,cpme dimaflra Dauidriel Salmo 7p.doue dice.: Ne proiicias me in tenipore ieneiftutis , cum defecerit uirtus enea ne dere- Jinquas me. Jvlal ueftita fi.rapprcfenta , perche l'^ccidianon operando cofa ueruna, induce pouertà,e miferia, come narra Salomone ne i Prouerbii al .2$. Qui pperatur terram iuam fatiabitur panibus,quiautem fe&atur otium replebi- gur aggeliate . £ Seneca jnel lib.de benef.Pigntia efl nutrix «egeftatis. li fla^e a federe nella guifa, che dicemmo (ignifica , che l'accidia rende l'huomo oriolo , e pigro, come bqne lo ditnoftra il motto fopradetto,e S. Bernardo nell'Epiftoie riprendendo gj'accidipfi con* dice : O homo im- brudens m lillà nj^llium nuiuftiant ei , & d.cies ccntcna milha ailìflunt ci, * pc tu federe praeiùmis ? jLa tefla circpndata gol panno &ero ^dùnoft ra la mente deji'accidioib ' occu- D I VE s :a R ''£ ri p a *> occupata dal torpore, e cJie rende Phuomo ftupido,& inienfato,come nar- ra Ilìdoro ne' foliloquii lib, z Per torporem vires,& ingemmi! derìuunt» Il pefce, che tiene nella delira mano lignifica Accidia, perciochefi co- me quello pefce^comedicono molti Scrittori ,e particolarmente Pli- nio ljb. 1%. cap.pr. Athaneo Jib.7. e Plutarco de iblertia Animahum.) per Ja natura , e proprietà fua, chi lo tocca con Improprie mani , o vero con quaifìuogiia iftrumento,corda,irete,oaltrj>lorède talmette lupidc ,che nò può operar colà nilluna;cosi l'accidia hauend'egli l'ilhflfcmale qualità, prende,fupera, & vince, di maniera quelli che a quello vjtio Ci danno , ciie U rende inhaiuli , infenfati^ e lontani da opera lodeuole, cX^ virtuofa. Accidia. Onna vecchia, brutta, cheftia à federe, con la delira mano tenghi vna corda , e con la finiflra vna lumaca , o nero vna tartaruca ; Lacorda denòta, che l'accidia %a,&^ vince gftotìomini,'.e li rende inurbili ad operare, * B Eia oi re 0 N 0 L OC / A E la lumaca, otartaruca ,dimo firmo la proprietà deg l'accàd io fi, che Sono ouofi , e pigri „ Accidia . DOhna che ftia a giacere per terra , & a canto ftarà vn afintf fi m ìimen- te a giacere , il qua! animale fi foleua adoperar da gl'Egittii per mo* llrare la lontananza del penfi ero dalle cofe facre,erehgioie,con occu- patici e continua nelle vili , & in penfìeri biafimeuoli , come racconta Pie- rio Valeriano. ACVTEZZA DE LINGEGNO. LA sfinge feomenarra PierioValeriano nel Jib.vjr fintola punta del* la zagaglia di Pàllade , fi come fi vedeua in quella flatua di M inerua, che Plinio dice efiere anticamente fiata drizzata in Arene ) ci può fignifi- care l'acutezza de l'ingegno , percroche non è al mondo cofa sì coperta, e tanto nafeofta , che l'acutezza dell'human© ingegno (coprire, e diuu lga • re non polla , sicome detto habbiamo in altro luogo nella figura de l'in- gegno, però fi pò tra? dipingere per tal dimoff razione Minerua in quella guifa,che fi fuole rapprefenfare, ma che però /otto a la zagaglia vifia ▼na sfinge > e o ine habbiamo detto - \ ACQVISTO CATTIVO. HVOAlO veff ito del color delle foglie dell'albero» quando ffanno per cafcarejftarà detta figura in atto di camminare, & vn lembo della ve fte ftia attaccato advn fpino, tirando vn grande fquarcio , acheriuolta moftri il difpiacere che ne feme , e nella deflra mano; terrà vn nibbio che rece r Vcftcfi del detto colore , perche fi come facilmente cafeano le foglie dell'albero , cofi anco eafcanq, & vanno a malelecofc non bene acquino- teli! medefimo dimofìra lofpino, perciocne quando l'huomo men pesi- la alle cofe di mal'aequifto >all*hQrane riceue danno , e vergogna .. Tiene conia deflra mano il nibbio, per dimoftrare quello chea que- tfo propofito di/Te l'Agiato, tradotto in noftra lingua - L'edace Nibbio mentre Kecefouerchio cibo , che ràpio> Con Ja madre fi duol del fatto rio r Dicendo, Ahivche del ventre M'efcon l'interiora , e in gran periglio» Mi fento , S ma quel d'altrui . A D O LE S C EiM Z A. VN giouinetto vcflito pompofamente ,con la deffra mano fi apog* gerà ad'vn'àrpada fonare»e conia finiftra terra vno fpccchio, in cap# tna ghirJandadifiori,poferivn piede fopra d'vn'órologgio da polucre, che mofln che ria calata alquanto più poluerc di quella della puentia,& d.ì l'jltra parte vi fia vn palone. Ado- DI CESARE R IP A /ì Adolescenza. VERGINELLA di bello afpetto,coronata Si £ori, moftri rifo,& allegrezza , con la vefte di varii colori . Adoleicenza è quella età deirhuomo , che tiene dal decimo fino al veti» tefimo anno , nella quale l'huomo comincia col mezzo de* fenfi ,ad inten- 4ere,& imparare-fraa non operare le non confiifamente: comincia oenc ad acquiftare vigore ne' fenfi per cui deità la ragione ad eleggere , ào^ vo- lere ,-e quello fi chiama augumento . La vederi varii colori è antica inuentione * perche gli Egittii , quando voleuano inoltrare nelle lor pitture l' Adolescenza £ fecondo che raccon- ta Pierio) faccuano vna vefte di varii colori,fignihcando la volubilità dei Ja natura gioucnilc,el Jà varietà de'defiderii, chefogliono venire àgio- aiani , mentre fono nella .più frefea età , e ne gli anni piùtencri: pero dicefi che la via dell'Aquila in cielo , del ferpe in terra, della naue inacqua e dell'huomo nelradoiefcenza fono difficili da conofeere, e ciò lì troia Belli Proverbi al 3. La corona decori, e la diraoftratione del rifo , figmficafloallegrezza ilchciùole regnare affai in qùefta età, che pcrciòfi rapprefeata alleerà * * dindio afpctro,dicendofineiProuerbi alxv.Che ranimoalleerorei^ deretàJiorida, * - A D/V IATIO N>E. DOnna allegra con fronte raccolta, farà ueftita di cangiante , con la deftramano terrà un mantice d'accendere il fuoco , e con la finiilr* vna corda, cVallipiedivifaravn camaleonte. Adulatione,fecondo Cicerone nel* Ji&dellequeftioni Tufculane i vm peccato fatto da un ragionamento ir* vna lode data ad alcuno con animo &intentione di compiacere, oueroéfalfaperfuafione, e bugiardo con* fentimeuto, che ufail finto amico nella conuerìatione d'alcuno , per farlo credere di fé fteflò,e delle cofeproprie quello che non è , e faflì per oiace* re,operauaritia. r r Veftefidicangiantcperchel'adulatorcéfaciliffimoad ogni occafinne a cangiar uoito, e paroie,& dire sii, enò, fecondoil gufto di ciafcuna-T f>erlona, come dimoftra Terentio nell'Eunuco- Quicquid dicunt laudo , id rurfùm fi negant laudo , Id quoque negatquis , nego : ait , aio . II Camaleonte fi pone per lo troppo fecondare gl'appetiti, ÓVI'odc mone altrui jperciochequefto animale, fecondo che dice Annotile G trafmuta fecondo k imutationi detempi, come l'adulatore' fi filma Di- fetto nella fuaprofefiìone, quando meglio conforma fé ftefib ad aDokl derperfuointereffeà gH altrui coftum&neorchc &Stà^t^ cocche per effereil Camaleonte timidifiìmo , hauendo m fefiefiopo chifiìmo /angue, cquello intorno al cuore,ad ogni debole incontrarne cfitrafmuta^ondefi può uedere , che l'aduJafioneeindicio dipocofpU rito, e.4 animo bailo in chi l'efercua, & in chi uolentieri l'afcoka , dicen. B % do I..Z I C\0 N OLV G I A 0. do Annotile nel 4. deli'Ethica, che, Omnes adulatores funt feruiles, 6VT abietti homines. 11 inantice,che è attiflìmo inftrumento adaccendereil fuoco, & ad am* mozzare 1 lumi accefi,folo coi vento, ci fa conoicere, che gl'adulatori col vento d:lle parole vane, ouero accendono il fuoco delle paflìoni,in chi V0 Jontien gl'afcalta,ouero ammorzano il lume della verità, che altrui mau- teneuaper la coguitione di fc/telìa. X.acorda,che tiene con la finiftra mano, dimoftra, come rettifica S. Ago- flino,fopra il Salmo p.che l'adulatione lega gl'huomini ne 1 peccati,dicen- do: Adulantium linguas ligant homines in.peccatis,delettat enim ea face- re in quibus non foUim non metuiturreprashenlbr, lied etiam laudaturope- rator . E ncll'iftcflb Salmo fi legge : In la^uco ifto , queiii abfconderunt, couiprajaenlus eli pes eorum_, . * ■ L'ha- DJ CES ARE R I P A. • L'hauere la fronte raccolta fecondo Ariftotile de Fifonomia cip. p. fi- gnificaadulatione. . . 'opre di fintion* , di vario afpetto , Sfinge,CamaleontereCirceimmane. , Cari ciie liifinga , e morde , acuto ftrale , die non piaga , e che inducei; ftrane moro T Lingua, che dolce appar mentre e più fella . ' In fomma e piacer rio , gioia mortale , Dolce tofeo , afpro mei , morbo di corti , Quei che Adular l'errante volgo appella. A D V LT ERIO. N Gìouane pompoiamente veftito,che ftiaa federe* e iìa eraiTo con ladeftramano tengtii vna Morena, & vn Serpe riuolti ambi- dui *4 ICO N O L O G 1 A duiin bei giri in atto dieficril congiunti infame, e con Jaiiaijfcwvn** nello, o fede d'oro che dir neghamo, qual fi fuol dare allefpofe#c chcj ii a vifibile * ma che ila rotta* deue incominciar/ì dalia difini- tione elicila, acciò Ci iappiadi quello, che fi tratta l'adulterio è adunque vno illecito concubito d'vn marito , o ucro d' vna maritata ,. San Thoma* lo. 3ecunda,iecund«. queft. 154. arti, f. proibito già nel Lenitico al cap. *|t..agiuxitoui pena di morte , comeancora nel Deute ronomioalcap. 21* &f;^€ftjmpcdilca;: in piedi per moftrare dilpofiuo- ne al moto :in luogo difficile, e pencololò, perche ìnquellopiùf agilità li manifefta ; col piede a pena tocca la {erra aiutata dall'ali,perche l'agilità humana,che quella intendiamo, fi^folleua col vigor degli fpirici lignificati per l'ali,& alleggerire in gran parie in noi,il pdòdella iònia terrena. $ T V DI O DKL UAGR I C OLTV li A . .nella medaglia di Gordiano. VN A donna in piedi , che ftà con le braccia aperte , &. moftra4ufrare* mali > chele (tanno a piedi, cio£ va coro 4* vna banda , e dall'altra*» irn leone. IHeone fignifica la terra , perciochè (infero gl'antichi,che-i1 carro della tlea Cibekfiiife tirato da due leonine per quelli intendeuano l'agricoltura. Il toroci moftra io ftudio dell'arare la terra, e ci dichiara li commodi delle biade,con Àudio raccolte. - t, i' AGRICOLTVRA, DOnria/v^ftitàdi verde, con vna ghirlanda di fpighe di 'grano incapo», nella finiftra mano tenga il circolo dei dodici legni celefii , abbrac- ciando con la delira vn'arbureello,cheiiorifea> mirandolo fi rio j a piedi vi farà vn'aratro . ■*— ^ Il vestimento verde lignifica la rperanW,fènzà la quale non farebbe, cW fi defle giamai alla fatica del lauorare,e coltiuar la terrà. La corona di ipighe,fi dipinge per lo principalfinedi quell'arte, ch'è di far moltiplicar le biade,che lòn necefianea mantener là vica dcU'iiuomó. L'abbracciar l'arbufcello fionto,& il riguardarlo fiifo , fignifica l'amor dell'agricoltore verfo le piante, che iòno quali lue figlie, attendendone il denato frutto,che nel .fiorir gli promettono. 1 dodici Lgni fono i vani tempi dell'anno, & leftagiohi,chedaefla agricoltura fi considerano, L'ara- DI CESARE RIPA 17 L'Aratro fi dipinge come indumento principaliifimo per quell'arce. Agricoltura. DOnna con veftimento contefto di varie piante, con vna bella ghir landa di fpighedi grano , & altre biade, e di pampane con l'vue; por era in fpalla con bella grazia vna zappa , e con l'altra maiwvn, roncete to > e per terra vi farà vn aratro . Agricoltura e artedi Iauorare la terra , feminare , piantare, cV infegnare gni torte d'herbe,& arbori,co cóferuatione di tempo,di luoghi,e di cofe. Sì dipinge di verte contefta di varie piante , e cori la corona in tetta tef- itadi fpighedi grano, & altre biade , per efler tutte quelle cofe riccljez- deiragricoltura , fi come refenfce Propertio lib. 5. dicendo.. Felix agreftum quondam parata iuuentus , Diuitiasquorummeflìs, &f arbor erant. 'Glifi da la zappa in fpalla, il roncio dall'altra mano, & l'aratro da inda per elfer quelli ftromenti ne celfarii all'agricoltura. C Agri- if / C O N 0 L O G I A Agricoltura. DOnna veflita di giallo, con- vna ghirlandai» capodi fpighe dìgra no,nella delira mano terrà vna falce y e nelftaltravn cornucopia pi no didiucf fi frutti, fiori, e fronde. 11 color giallo del vestimento fi pone perfimilitudine del color dell biade, quando hanno bilbgno che l'agricoltore le raccolga in premio delle fue fatiche ,. che però gialla fi dimanda Cerere dà gl'antichi Poeti. ALLE G R E Z Z A. Gì O VA NETTA con fronte carnofa ,. lifeia , e' grande , farà ve- flita di bianco ,. e detto veftimento dipinto- di uerdi fronde , e fio- ri rofsi , e gialli , con vna ghirlanda incapo di varii fiori , nella mano de lira tenga vn vafo di criftallo pieno di vino rubicondo , e nella finiftra vna gran tazza d'oro. Siad'afpetto gratiofo;» e bello, e prontamente mofiniilra iiauerà il cornò di douitia , e fi potrà veflire di verde. Allegrezza d'amore. Glouane ueftita con diuerfitàdi colori piaceuoli , con vna pianta d fiori di borragine fopra i capelli,, in mano porterà faette d'oro , ed piombo , onero fonerà 1* Arpa- Allegrezza , Letitia, e Giubilò. 'Nagiouane appoggiata ad vn olmo ben fornito di viti ,*& calch leggiermente vn cauolo fodo, allarghi le mani , come fé voleffi donar prefenti , e nel petto hauerà vn libro di Mufica aperto . L'olmo circondato di viti lignifica allegrezza del cuore r cagionata in gran par- te dal vino ,come dille Dauid:e l'vnione di fé Hello , e delle proprie forme, e pafsioni, accennate col cauolo :e lamelodia.di cofe-g ratea gli orecehiv D I '■€ E S A RE RIPA. %9 irecchi , come la Muficay ch'i cagione delia ìetitia, la quale fa parte delle [uè facoltà à chi ri'è #iÌQgirofo , per arriuare a più perfetto grado di con- tentezza.. . Allegrezza VNa giouanettà coi* ghirlanda di fiori* in capo , pecche li fanciulli ftanno Tempre allegri i ej perche nelle fefte public he antiche-» tutti fi coronauano, e loro, e le porte deUe loro caie., etempi.j,ÓV~ animili, come fa mèntioneTertuli-. del lib. ''fife corona Militis ;3 e con la delira mano tiene vn ramo di palma , 6%, «di oliu&i per memoria della Do- menica delle Palme , e l'allegrezza con chie -fu ricevuto Chriiìtf JN.S. eoa molti rami di palme ; e^d'oliue . , Allegrezza. . NEllà medaglia di Fàùftina è vna figura ., laquale con la deftra tiene vii .Cornucopia pieno di vani fiori, frónde, e fruttile con la finiftra vn'afta ornata da terra fino alla cima di fronde,e di ghirlande, Onde fu pre* fa Toceafione daìlainfèriziioiìe , Che còfi dice^HILAR ITAS. € ■'* Alfe- so ICONOLOGIA Allegrezza^» . VN A belliflìma giovinetta vettita di verde , porta in capo vna bella, & vagha ghirlandaci rofe , &C altri fiori , con la deftra mano ten- ghivn ramo di Mirto inatto gratiofo, e bello, moftrando di porgerlo al- trui. Bella giouanetta , & veftita di verde fi dipinge, eflendo che Ja-t A llegrezza conferua gl'huomini giouani , &C vigorofi , fi corona con la ghirlanda di rofe , & altri fiori » perche anticamente era inditio di fefta_,, e di allegrezza , percioche gl'antichi celebrando i conuiti coftumorno adornarli di corone di rofe > & altri fiori , di quale corone veggiafi copio- famentein Atheneolib.15. Tiene con la deftramano il ramo di Mirto ef- lendo che appreflb gl'antichi era fegno di allegrezza, & era coftumenei conuiti che quel ramo portato intorno ciafeuno de gli fedenti a tauola in uitafle l'altro a cantare , perilche vnauolta per vno prefo il ramo canta- ua laluavokajdelqual coftume Plutarco nei fuoi Simpofiaci,cioè con- uiti largamente n'ha difputato nella prima quiftione in tal maniera. Deinde vnufquifque propriam cantilenane accepta myrto,quam ex eo Afaranappellabant,quod cantaret is cui tradita. eaefl et > C. che fu battuta, l'anno del Signore 110. Ini vn'altra medagliadi Adriano, ab rrbe con- dita 874. con le palile H 1 L A R l T A S. Populi Romani . Figurali vn* donna in piedi con ambi le mani pofte all'orecchie* AMAR'iTVDINE. PE R famarifudine fi dipinge da alcuni vna donna veftita efi nero» che tenga con ambe le mani vn fauo di mele , dal quale fi neda ger- mogliare una pianta d'afientlo , forfè perche quando fra.no in maggior felicita' della ulta, allora ci trouiamo in maggior pericolo de difaitri del- la Fortuna ioueropercheconofcend3iì tJtte leqaahtì dalla 03 maona: del contrario^. all'Idra fi puàiuuire perfetti, fetenza dilla. d.olcezzi_»». quando D I C E S 'A R E RI r P A. ti quando fi è guftata un'eftrema amaritudine , però difle FAriofto* Non cono fee la pace , e non la ftima Chi prouato non ha la guerra prima. E perche quella medefima amaritudine » che è nell'aflentio > fi dice ancora per metafora efierenegl'huominiappafsionati . AMBITIONE, VN A donna giouaue ve Aita dì verde con- fregi d'hellera, inatto di &lire vn'afprifsima rupe , la quale in cima habbia alcuni feettri* e corone di più forte, &On. fu& compagnia vi fia vn k&m con la tefìa alta»,. L'Am baione*, come la deferiue AleflàndVo Afrodrfèo t e vn'apperi to di fignoria , onero come dice S>, Tommafo , è vn'appetito inordinato d'hono- re; la onde fi rapprefenta per vna donna veft ita di verde , perche il cuore dell'iiuomo ambulalo non.fi. pafee mairi altro, che di fperanza d'i grado» d'honore , eperà fi d ipinge che ià&i ia la rupe* ■fesr. ** ICONOLOGIA 1/regidell'helleraci fatino conofcere, checomc quella pianta Tempre \VafaJendo in .alto, erompe ipejfolejnura , che Ja foftentanò; cosi l'ambi- itio.fo.no.il perdona alla patria, jie a i parenti , ne alia religione, ne a chi gliporge aiujoioconfigliojchenón Venga continonamente tormentando con l'ingordo defi.derio d'eifer reputato fempre maggiordeg l'altri . Il leone con la tetta alta dimoftra, che l'Ambitione none mai fenza fuperbia> Da Choftofòro Landino è pollo il .Leone per l' Ambinone, percioche non fa empito contro chi non gli refìfte , così l'ambitiofo cerca d'effer fuperiòre, & accetta chi cede, onde Plauto difle : Superbus minoreSdefpicit* niaioribus fnuidet j &ik>etio: Ira ìntemperantis fre- mit , vt Leònis animum gettare credant* Et a quefto propolìto , poiché l'ho alle man|,agg.iungerò per fóddj(sfatione4e.iLetton vniònettojdi Mar CO Antonio Cataldi j che dice con* .. ODi «difcordia , e rifle altrice vera ^ Kàpina di virtù ladra d'honori., Ore di farti , di pompe , e di splendori Soùra'lcorfo morrai ti pregi altera: Jtù fe.i di glorie altrui nemica fiera Madre d'hippocrifia fonte d'errori, Tu gl'animi auueleni, e infetti i cuori Via più di Tififon , più di Megera , Tu fedi yn nudùtf Dio ftimarfi Annone, D'Etna Empedocle efporfì al foco eterno } O' di morte miniftra Ambinone , TV dunque a T onde S tige , al lago A u erno Torna , che fen^a te languè Plutone ,• L'alme non fenton duol , nulla è l'Inferno ì Ambinone. ■ DÓnria giouane,veftita di verdefcon ftabito fuecinto, è con li piedi nu- dijhauerà a gl'hpmeri l'ali, &con ambe lemani njoftri di metterti Confufamente in capo più forte di Corone, & hauerà gl'occhi bendati . Ambitionejfecondò S. Tdmmafo 2.2. q. i^i.art.i.è vn'appetito difordi tiato di farfi grande i e di peruenirea Gradi,Sta.n,Signorie, Mag idrati, ST pffieiiiperqual fi uogliagiufta* ò ingiù ftaoccafione, virtù ofo,»o vitiofo jnezo, onde auuiene che quello fi dica eflereambiiiofo, cóme dice Aritto- tilenel Quarto dell'Etnica, iiqualepiù che noii faccia meftiere , & appetito , fecondo il detto di Seneca nel 2. de ira '.- Non eft contenta honoribus Annuis fi fieri pò teft uno" nomine Vult feftos occupare;, & per omnem Orbem- titulos difponere . Età quefto propfito non voglio lafciare di fcnUerevn'Àgramma fata- ta fopra la prefente figurala Taddeo Donnola , che così dice AmBitio. Amo tibi. Grammaticam falfam quid rides 1 define namq; Ex vitio vitium nil nifi colligituf. Tu laude hinc homines , qiios ambitiofa cupido, Cascos, de mentes, ridiculofque facit . A M P I E Z Z A D E L L A G L O R I A. SI dipinge per tale effetto la figura d^Aleflandro Magno con vn folgo* re in mano , e con la corona in capo. Gl'a*ntichiEgittii intendevano per il folgore l'ampiezza della gloria, e' la fama per tutto ilmondodiftefaeflendo, che niun'altra! cófa rendei maggior fuono , che i tuoni dell'aere, de quali efeéil folgore, onde per tal cagione fcriuono gl'Hiftorici ch'Appelle Pittore Eccellentifllmo , vo- lendo dipingere l'effigie del Magno Aiefiandro gli pòfe in mano il folgo- re, accioche per quello lignificale la chiarezza delfuoìiome, dalie cofe da lui fatte in lontani paefi portata, 6V" celebre per eterna memòria. Di- cefi anco , che ad Olimpia madre d'Àleffandro ,-apparue ih fogno vn fol- gore , il quale gli daua inditio dell'ampiezza, e fama futura nel figliuolo.- A M. I CITI A. DONNA veftìtadi bianco, maròzzamente , mòftri quafi la fini/Ira' lpalla, & il petto ignudo,con la deftra mano moftn il cuore,nel qua-- le ui farà un motto in lettere d'oro così , L-O-N GÈ ET P R G P E: 6^, nell'eftremo della uefteui farà' fcritto,-MORS,^ ET VITA. Sara im- pigliata, & in capo terrà unaghirlanda* dì mortella , & -'di fiori- di pomi1 granati strecciati infieme ,>nella£onte uifaràfcritto.- &YEM& *4 ICONOLOGIA HY,EM5, EASTAS' Sarà fcapigliata , & con il braccio finiftro terrà un'olmo fecco, il quale farà circondato da una uite uerde. Amicitia fecondo A nftotile è una fcambieuole , efprefia, e reciproca bentuolenza guidata per uirtù , e per ragione tra gli huomini, che hanno conformità di influfsi, & di compiei fi ohi. Uueltimento bianco, e rozzo, è la femplice candidezza dell'a- nimo, onde iluero amore fi feorge lontano da ogni forte dijfinuoni,òc dilueiartifitiofi, Moftra la fpalla finiftra , & il petto ignudo , additando il cuore col mot to , Longe, cV" prope, perche il uero amico, o prefente, o lontano che fi* dalla periòna amata, col cuore non fi iepara giamai; & benché itempi , & ]jif ^rtuna (i mutino , egli è fempre il medefimo preparato a viuere, e mo- rire per l'interefle dell' amicitia , e quello fignitìca il motto , che ha nel l^bo delia verta ^ & come , fanno 1 dadi,quando lì giuoca con elfi . » lì Mirto;che è Tempre verde,è fegnò, che l'amicitia deue Tiftcflia conferà aarfi,nemai per alcuno accidente farli minore. Amieitia. VN cieco#chcpcrtifopraallefpalle vno, che non pofla flare in pi^di^r cornei feguenti verii dell'Ai ciato dichiarano. Porta il cieco il ritratto' in siile fpalle. Et pervocediluiritrotta.il calle ,= - Così l'intero di due mèzzi fafli , L'vn predando la vifta , e l'ai tr ftrarc,che li hauellero a tener lontani gl'amici finti, & ingrati,, fece leuare da i tetti della caia tutti 1 nidi delle rondini ... ^ A M M A EST RAME NT O.. VOM O d'afpetto magnifico , & venerabì le , con habito lungo,, & ripieno di magnanima grauità,con vnfpecchio in mano, intorno al- enale iaravna casella con qudte parole. IN3PlG2,CAVTVrS ER1S. L'Ammaeltramentoè reifercitio,che fi fa per l'acquiftod'habiti virwio«? fì9ò di qualità lodeuoli,per mezo ó di voce , ò di fcrittura, &f fi fa di afpet- to magnifico, perche gl'animi nobili foli facilmente s'impiegano a 1 fa^ ltidii,che vannoauantialla virtù. Il vestimento lungo, & Continuato, morirà , che al buon habito fi, ricerca continuato effereitio,e Jo fpeechio ci da ad intendercela ogni noli raattione deue elfer ealcolata,&compairata con I' ittioni de gl'altri , che in quella ftclfa cola fiamo vmuerfalmente f©. d*ti,comcdichiara il motto medefimo . AMOR "DI CESARE Ri PJ. AMOR D l V I R T V. VN fanciullo ignudo , alato , . in capo tiene unaghirlanda d'alloro»* &trealtrenelie mani, perche tra tutti gl'altri amori , quali uarix- menteda i Poeti fi dipingoiio,queJJo4ella virtù tutti gli altri iuperadi no- biltàjcome la uirtù ifteflaè più nobile di ogn'altra cofa ,ÓV" fi dipinge coni la ghirlanda d'aIloro,pcrfegno dell'honore cne fi d tue ad efia uirtu-,Etpét moftrare che i'amor d'efla nonècorrut:ihile,anzicome .l'alloro Tempre uerdeggia,i^si;eomecorona^>^ò ghirlanda ch'è di figura sferica non ha giamai alcun termine . Si pu© ancor dire,chela ghirlanda della teda figai- fichi la Prudenza, &C l'altre-uirrù Morali, ò Cardin3li,che fono Giuil.tiaj, Prudenza , Fortezza,e Temperanza , 67" per inoltrare doppiamente la air- tu con U figura circolare > & eoa il numero ternario , che è perfetto ^£|„ le. coroae. X) % AMO fi sì ICO NO t G'G.f X AMORE VERSO IDDIO HVOMO che ftia riuoreM te con la faccia riuolta verfo il Cielo, qó# le additi con Ja finiftra mano,c con la delira moitri il petto aperto. Amor del profilino.,... HVomo venato nobiImente,che gli ftia acato vnpeHfcan^teon Jifuol figliuoli ni, li quali ftieno in atto di pigliare con il &còa il languì ch'efee dVna piaga,che detto Pellicano fi fe con improprio becco in mezza il petto, & con vna mano mofiri di folleuar da terra vn pouero,& con l'al- tra gli porga denari , fecondo il detto di Chrifto nóftro Signore nell'Elia» gelici Amordilèftefib. SI dipingerà fecondo l'antico vfo Narcifo ,éie fi fpeccfiia in vn fonte,- perche amar fé (i efib non è aitro,che vagheggiarli tutto nell'opere prò* prie con foddisfattione&, con applaufo . Et ciò è cofa infelice , e degna di rifo,quanto infelice, & ridicolofafu da Poeti amicM fin» Ja-fauola di ^far^ «ifo,pcì?ò difle TAleiato. , Si come rimirando il bel Narcifo Nelle ehiar'ondeil vago fuo fembiantè Lodando hor i beg l'occhi , hor il bel viCo? Fu di fé fteffo micidiale amante, Così fouente auuicn che fia derifo L'huom * e danno, e biafimo eiproflb . Amordife/reflb* DOnna incoronata di Veficaria , porti addoflo vna i accoccia grofTa,8cJ ripiena rftrettà dinanzi dalla mano finiftra, Con laquale ancq.ten- gafopra vna verga vna cartelteeon quella parola greca. *rMÀ*TiA nella-» mano dritta habbia il fior Narcifo ,alli piedi vn Pauone. Niuna cofa è più diffitilciche fé Ireflb conofeere . L'Oracolo DeIfico,e£ fendo addimàdato da vno,che via tener doueua,per arriuare alla felicita gif rifpofe,fe eónofeerai te iteflb:Come diffìcil cofa^fìi per orbine del publica configlio di tutta Grecia fatto intagliare fopra la porta del Tempia Delfi- co qncfto ricòrdo. Fu AGize ay toh . Nofce tè ipfumyr oce ài Socrate^ attribuita all'iftefTo Apollo.Quefta difficoltà di conofeerfi è cagionata dal j'amordi le fiefib,ilqualt accieca ognuno. Cccus Amor fui. DilTc BóratiO,! effendo cieco fa che noi lìeHI non ci conofeiamo , & che c-iafcno fi reputi eflere garbato,elegantc , & fapiente ; Varronè nella Menippea . Omne» videmur nobis effe bclluli, & feiliui , & làperc * Socrate diceua che fé in vnTheatro, fi commandatfe che fi leuafleroìin piedi li Sartori) o altri d'ai. tra profefsione , che foio i Sartori fi leuerebbero , ma fé fi comandale che fi alzalTero i iàpienci, tutti faiterebbano in piedi, perche ciafeuno prefumc lapere. Arinotele nel primo della Rct.tiene chccialcuno (per efler aman- te di fc Hcilo ; necelfaruincntc tutte le cole lue gii fieno gioc onde, e detti, e fatti BT CES J RÉ R1PX £# i fatti : di qui è quel prouerbìo . Suura cuiq; pulchrum . A tutti piacciono le cofe fue i figli , la patria , i coftumt , i hbn , l'arte , l'opinione , l'inue»- tione , & le compofitioni loro : Però Cicerone ad Attico dice, che alai uhm Poeta, ne Oratore e flato, che riputaife migliore altrd che (è,do^ Poetilo conferma Catullo, come difetto cemumae § ancorché di Stìf- teno parli. Necjueidem vnqMara iEquefef! beatus, ac poema cum fcribit Tarn gaudecin fé, tamquè fé rpfe miratury Nimirum id omnes fallimiiF. Arift. neli'Ethica tib.p. cap. £. mette due forti d'Amanti dì fé ffefff,vnft-i» forte vitiofa , vituperabile , fecondo ilfenfo , &' l'appetito , l'altri lodabi- le fecondo la ragione : Gli Amanti di fé fieni fecóndo la ragione cercano! d'auanzare gli altri nella virtù, nell'honeflà, ;■& nelli beni interni dell'A- nimo. Tutto quello fia bene : il procurare d'auanzare gli altri nelle virtèi ieozadubioch'èlodabilifsimo. Maciévna forte devirtuofi»e fàpieriti non troppo commendabili, i quali accecati dall'Amor proprio arrogan- temente, fi presumono faperc più de gli altri /innalzano le cofe propritfl ammirano lo itile , la feienza , & le opere lóro, difprezzano, & opprimo- no con parole indegne quelle de gli altri , & quanto ad altri fuor di ragió- ne togliono di lode , fuor dì mento a fé atmbuifeono : perciò Thalete il primo faaio della Grecia difle > che ni'una cofa è più difficile che conosce- re fé fieno , & niuna più facile/ che riprendere altri : ilche faario gli affet* tionati di fé fteisi > perche quello che riprende , &~ altri biafima , da fegra» d*effere innamorato di fé neflb,cV" d'efierc auaro ài lode , fi Come accen- na Plutarco nel trattato dell'adulatore, e dell'Amico dicendo. Rcprchen- fio , & Amorcm fui , & animi illiberalitatem aliquam arguit . Auara di lode, & innamorato di le fieno in più luoghi fi fcuopre Giulio lipfio /li- berale de biàfimi , il quale non per dire il parer fuo/ maperdifprezzodek le altrui opere a beila pofta morde grauifsimi Autor i,fpef talmente iiBem> bo nella feconda Centuria Epift.tfr. nella quale auuihicc io fìile delBeni- bo , che fé bene in qualche particolare pano' fi come ogni altro può cflere caduto , nondimeno torto efpréfifo ha Giudo lipfio di riprendere genera camente lo ftile fuo , & d'altri del fecondo Tempo di Leone X. i quali fó* no ftati tanto in profa / quanto in poefia terfi* puri/ culti, cV" eleganti af- fatto nella Romana eloquenza , egli reputa il loro Attico ftilc conoJctu- to , & confenato da lui Ciceroniano , languido, puerile , Staffetta tó, qu%* n* ch'egli piùgraue toglia il uanto all'Oratore, accecato fenra dubbiodal- l'amor di fé fteflb , come quello,che è di fi ile diuerfo da quelli che fono di Itile Attico , de quali dice egli , che le loro compofitioni fono affettate, & formate ad ufo antico , 6^ non fi accorge, che il fuo fìile vano , turgido, o per dir meglio torbido, è quello che fi chiama antiquario, affettato, jaaendicato dalle ofeure tenebre de comici , & Autori più antichi , tdfutè' Js 1 CONO LOG 1 A \,*®on periodi , tronchi , intercifi , ne quali bifogna intendere molte più di quello , che dice > .& comporto con parole ailrufe , recondite , raniaccà fé, e Urani fono coloro, che vorrebbero tutti fcnuUTero, OC par- aferò come fcriuono, cV* parlano efsi , &cheiòlo il loro Itile fuflV legni* «ato, abborrendo ogni altro ancor checon giuditio ,con buona ,$c rego- lata fcelta di parole comporta fia : si che falla , & erra chi fi ima., &.ama l'o- pere, & le virtù fuc, fi come raccogliefi dalli fudetti verfi di Catullo , & da quelli che più a (jaifo porremo . Ma fappinopure quelli Satrapi, e lapien- ti, chefolo le loro opere apprezzano, & le altre deprezzano jehe chi lo- da iel!elIo,.esbiafimato da altri, chi amerà feitqilo, è fchernito dà .altri, $c chiama troppo fé fteflb è moltoda altri odiato. >Jemo erit Amicus , ipfe fi te aniesiiiinis. Perche l'arroga nza concilia odio : la Model! ia amore^ratìa , ÓV* bene- .«olenxa. Differo le Ninfea IMarcrfo (per quanto narra Su ida) ni entree contemplaua le lue bellezze nella fonte . v^v'o-i ju&ToV(fi\^ Multi teoderint fi teipiùm amaris.INell'amor diie iìciì'o reftano gli huo« inini gabbati nella maniera che fi gabbano gli animali irrationali ] pò- feiacheacufcUno animale dilettapiù la forma iua, che quella degli altri 4ifpetiediuerfa: circa di che Piatene arferifce,- che le Galline a fé fieffe piacciono, & che par loro d'eifere nate con belle fattezze, il Cane paro fceJlifsimo al cane , il Boue al Boue, l'Alino all'Afino,&^ al Porco pare, «he il Porco auanzrdi bellezza . Marco Tullio in ogni cola Platonico nel primo lib.de natura Deorum , allude all'ifteifo.An putas uliam eile terra jnarìq; belluam, qu£ non fui generis b-lua maxime deleftetur? Soggiunge pppreifq > Ed èmm vis tanta natane , vt homo nemo ve ht nifi Domini lì- £»i% eiTe j;€C «juidem foriaica fòrmicf Ma /amor di4e (.elfo ha nell'imo- mo DI CESARE R7PJÌ jv ho que^o dì più, che egli.fi reputa più galante di ciafeuno dèlia ma fpetieV ì che no,i vorrebbe efiercaltr'homo , che fé flefiò , ancorché defideri lm bi'tuna d'altri più- potenti , & felici ,. L'Amor di fé fteflb.loraprefètiamo fotto figura femmiriile,percheè pifr •adicato nelle Donne , attefo che ciafeunaquafi. per brutta-, .e feiocca che ia,bella,& Saccente fi reputaioltre ciò apprefio Greci pafs a. fotto nome di emina pofto nella cartella » ehe anco da latini diceilì Philautia. L'incoroniamo co la Veficaria della quale Plinio Jib. x. cap. 51. in altro nodo chiamati Trichno, Strichno , PeruTo , Thrionò, & Halicacabo, era n Egitto adoperata da quelli'che faceuano le corone inuitati dalla fimili- udine dd fiore d'Edera , hagir acini che porporeggiano , laradice candi- fa » lunga vn cubito, e'1 furto quattro /come deienue Ruellio* iib. 3. cap. 10. la poniamo per (imbolo dell'Amor di le ftefib p,erche i Greci* fpetial- nente Theofrarto lib. o. cap. il. vogliono ch'vna dramma di radica di [uerta pianta data a beuere, fa che vno s'abbagli credendoli d'efserc bel" ifsimo. Dabitureius radicisycfrachmj pondus, vt fibi^ quis iiludat, pla- ca tque , feque pulcherrimum putet . Dirafsi per ìfcherzo di; quelli che bno inuaghiti di fé rtefsi^chliabbino beuuto laradica della Veficaria, &^ hefi abbaglino, & burlilo fé ftefsi. La cagione che porti' ribella deftra il Narcifo>è in pronto, nota è la me- amorfofi di quello che inuagjhitolì dell'imaginc fua in fiore di Nareifo, conuerfe, il qual fiore genera rtupore , egli amanti di fé freisi maraui- lianfi coniftupore di loro |ncdefimi,& noa ci mancano di quelli, cho rapportati dell'Amor proprio fi penfano di efiere tanti Marcifi compiti, & errerò in ogni co fa. Maquefti tali non veggono il grofso facco pieno d'ìmperfotioni che-» ddouo portanOjCome SufFeno,ikjuale fi teneua per bello ,gratiqfo, face* 3 , & elegante poeta, e non s'accòrgeua , ch'era difgratiato , (n ripido, e garbato, per loche conclude Catullo, che ejafeuno' eifendo inuaghitodi : rteiro,inqualchepartes'aiSimigliaaSufrenoy&che ogn'vno ha qual* he difetto , ma che non concitiamo Jamanwce, cioè il ficco de vidi che ictrolcipalle habbiamo. Ncque eft quifque, Quem non in aliqua re videre SufTenum '.. Polsis fuus cuique attributusefe error , Sed non videmus man ticae quid in tergo efr l Cìòanuìenc dall'amor proprio che il iènnooiufcaj talché innamorate i noi medefimi feorgiamo fi bene i mancamenti de gli altri per leggieri, hcfieno^maj/ion conoiciamo li noltrvaneorehegraui,, ilcheei dimpftrà ;(opo, quando figurò ogni huomocón dte facchi,uno auanti il petto* altro di dietro, in quello dauanti poniamo i mancamenti d'altri, in quello. idietro i noftri , perche dall'amor dinei'mcddinai noali vediamo* lì co» te vediamo quelli de gl'albi. li |.« ICO NO L O G 1 A \\ Pauone figura l'Amor di fé ftcfco , perche è Augello che fi cornar OC dcllafua colorita , & occhiuta coda, la quale in giro (piega , & rotand incorno la rimira : ond'è quello Adagio, tanquam Pauo circunfpeeìans f & macilente nominato Cinclo . Tiene fotto li piedi ì'arco , & hffaretracòn la face fpenta per fegrió df „ fere Tomaso , efseodo che i'abbalsare, & deporre leà*mifue,fignrfiea fog .__£„_ — - - - getuone DI CESJRE RIPJ. S$ gettione, ficfommefiìone . Non ci è cofa che domi più l'amore , e ipen- I ga l'amoroiàface , che il tempo,, & la pouertà : l'oroiogio , che porta in_* ! mano è iimbolo deliempo,ilqualeè moderatore d'ogni h umano affetto, &C^ d'ogni perturbationed'animOjfpetialmented'Amore, il cui line é£ ; fendo pollo in defrderiodi fruir l'amata .bellezza caduca, e frale, èforr ; Za. che cangiata dal tempo la bellezza,, iì cangi anco l'amore in altri pen- fieri • fllamamabamolim^nunciam alia cvra impendet petlorì , Dìffe Plauto» ne l'Epidico,& l'ifteffo ne la MufteJiaria . Stulta e spiane. jQue ìllumtibì eter- nimi putasfore amicum^ & bencuolentem Moneò ego -, te deferti ille atate^etfatie- tate' Et più a baffo moltra che ceffata la cagione,cefli anco l'amorofo effet- to, mutato dal tempo il bello giouenil colore. Vbì etate hoc caput colo- rem_commutamt Rgliquit defemitq; me : tihi idem futurum. Credo fu detto di Bemofkneche l'amorofo foco dentro del petto accefo, nò lì può ipe- gnere con la, diligenza > ma neila negligenza ifteffa per mezzo dd tempo E s'eflui- 14 1 CON 0 LOG A t e (lingue > & fé rifolue . Ringratia il Coppetta , mio compatriota il tera- | -o , che i'iiabbia fciolto à 7\(_, n giufl o [degno d'infin ite offe fé. tbcfè di noi si doloro fi [empì . TiU alma acquifiiycbe tanto ar[e> & alfe* Tu- de la mia vendetta ì voti adempì La qualbor tolta da mortai periglio, L'altereTgay e l'orgoglio a terra mandìy Teco al%a il volo a più. leggiadre iprefe, Tu folo sforai dimore y egli comandi , Che di f doglia i miei lacci indegniyet empi. • _ II tempo dunque è domatore d'amore, che fi conucrte alfine in pen amento del perduto tempo ne le vanità d'Amore. L' A ugel etto nominato Cinclo magro ,& macilente, fignifica che ra- mante lograto che ha le Tue follanze negli amori fuoi alciutto, & nu- do rimane domato da la pouertà ,da la fame , & dal mikro flato in che fi ntroua . Delapouertà n'è fimboloil detto Cinclo, del quale dice Suida. Qncius auicula tennis y& macilenta. Trouerbium pauperior leberide y & Cinclo, E quefto augello marino cofi fiacco , che non può farli il nido , però co- lia nc$ nido d'altri , onde Cinclo negli Adagli chiamafi vn'huomo po- llerò, Ó£ mendico ? fé bene da Suida , qucfto marino augello è chiama- to (Kin Uìos)Ex quo Cigelus propaupere dicitur . Crate Tebano Filofofo dif- iè , che tre cofe domano l'Amore » la fame , il tempo , & il laccio , cioè Ja diipe ratinile . osfmorem redat fames yfin minus tempus yeis vero fi vti non i?alesy laqueus y Et per tal conto fi potrebbe aggiugncre vn laccio al col- lo di Cupido , eiTendo coftume de gli amanti per difperationedeflderar la morte , che m effetto alcuni data fi fono ; Fedra ne l'Hippolito di Eu- ripide non potendo 'iòpparcaro il fiero impeto d'amore, penìa— dai?* d Ja.morx . £x quo me amor vulnéfàuit ytonfiderabam \,vì (ommodifììms ferrem eum ? incapi itaque Exinde reticere hunc > & occultare morbuni lingua enim nulla fidesy qua ex trema quidem (onfilia hom'mum corfigere nouit, 9^f[e ip[a vero plurima poffidet mal/cj Secundo amentium bene ferrei j ìpfa modeflia vinces yfìatuì .- Tertio cum bis effici non pò Jet Venerem vìncere *JWori vifurri ejì mihì Optimum . J^emo contradicat meo decretò. Ma noi habbiamo rapprefentato Amore domato foìatuente dal tempo* f*_da la pouertà , come cole più ordinarie : 6V: Gabbiamo da parte lafìàt» Ja diipcrationc , occorrendo rare volte a gli amanti darli morte : poiché eiaicunoama la vira propria, cV fé bene tutti gli amanti ricorrono col \ eia fiero alia morte ., noa per ciucilo fé la danno , e riero il Caualkr Gia- na; DI CESARE RIPA. ss rini introduce Mirtillo che dica nci'eccefsiuoamoriuc J^qu ha rimedio alcun fé non la morto t cui riiponde Amanlli . la morte bor tu mafiose fa che legge Ti fan quefte parole > ancorch'iofappia Che'l morir degli amanti è pia tofio vfo D'innamorata lingua y che defio D'animo in ciò deliberato , &■ fermo » E Torquato Tallo prima di Jui nella fua elegante Pallora/c d'Amia. ta dille, è-pfoy&ane Di ciafeun ch'ama minacciarft morte, cJHa rade volte poifegtte l'effetto. Batti dunque a noi hauer inoltrato, come Amore relli principimeli- te domato da l'infelice pouertà,& dal tempo . tsfrnordifama-" VN fanciullo nudo coronato di Lauro con i fuoì rami, & bacche, ha- uerà nella delira mano in atto di porgere la corona Ciuica,& nel- la fìniftra la corona Oblìdionale, & fopra vn piedelìallo vicino a detta fi- guraci faranno didimamente quelle corone,che vfauano i Romani in fe- gno di valore,cioè la Murale,Ja Caitrenfe, & la Naualc . Racconta A. Geìho , che la corona trionfale doro , laqrale lì daua in_. honcre del trionfo al Capitano, ò all'Imperatore fu anticamente di lau- ro , cV' l'oblìdionale di Gramigna, & lì daua a quelli foJamente , che in [qualche eltremo pericolo hauelferofaluato tutto l'efercito ,ò s'hauefero ileuato l'efercito dattorno . La corona Cinica era di quercia ,& gl'antichi jcoronauano di quercia quali tutte le Itatue di Gioue, quali che queiìa», furie fegno di vita, cVi Romani foleuano dare la ghirlanda di quercia a chi hauelfe in guerra difefo da morte vn Cittadino Rcmano,voicndo da- re l'infegna della vita à chi era altrui cagione di viuere^. Scleuano an- cora fare quella ghirlanda di Leccio per la Similitudine di detti arbori . La corona Murale era quella,che fi daua al Capitano , ouero al Soldato , che_> era flato il primo a montare fu le mura del nemico . Là corona Caftrcn- ie li daua a chi fulìc prima dogn altro montato dentro i baltioni,& allog igiamenti de' nimici . La NauaJclì daua a colui, cheterà il primo a mon- tare fu l'armata nemica , & quelle tre lì faccuano d'oro, & la Murale era con certi merli fatti a lìmiglianza delle mura , ouc era alcefo . La Ca- [litrenie era fatta nella cima a guifa d'vn baftiono . La Nauale haueua^. per ornamenti i fegni de' roftri delle naui, e quello è quanto bifognaua-» icriuerein tal propolito per ccmmoditàde' Pittori . z^fmor della spatria , del Sig. (jiomnni laratino Qflellini . GIOVANE vigoroiò pollo tra vna eifalatione di fumo, & vna_» gran fiamma di foco , ma che egli guardi con lieto ciglio verio il urne, porti nella mano delira vna corona di gramigna, neiJa lìmftra_j ivii'ùJtra di quercia ,aili piedi da vn canto vi na vn profondo pr ìfitio, *S i'iìlcro canto intrepidamente ccncu-cai icimiuiYe;arme in afe; ,e man- li 1 n**'ie ICONOLOGIA aure : e perche cornfponda a limili circoftanze , & per là- cagione che di- remo y Ci vcflirà d'habito militare antico .• E giouane vigorofo , perche i l'Amore della patria più che s'inuecchi&piìr è vigorofo ,- non fi debilità, ne mai perde le: forze :: tutti gli 'altri amori celiano»- Vn Caualiere do- po > che hauerà fervuta- in amore vn tempo adVna Dama y fpento l'amo* rofo foco dal freddo tempo, ,& da l'età meni frefea, ch'altri penti eri ap- portala poco; apoco fé ne:fcarda,ma della patria; non mai . Vn Mercante allettato da? l'amore: della. robba,i& del guadagno non iftimer& pericolo alcuno per nauigationi d-ifiìcilifsime , e tempeftofe, all'vltimo Ci ritira al porto della paterna riua . Vn Cortigiano adefcatodall'ambitionc vi- nc baldanzofo nella fuperba Corte , nutrito dalle fallaci lperanze , non dimeno (buente penla al fuonatiuo nido . Vn Capitano dopo, che ha uerà molti anni guerreggiato per acquiftar fama , e gloria, al line fé no torna aila patria a ri po far Ci \ Efempio ne lìail (àggio Vlifiè, che hauen da DI CESARE R1PJ. 'fy do praticato come Capitano gloriofo- nelle più nobili parti della Grecia* grato , anzi gratifsinitf alla splendida Corte Imperiale, delìderaua tutta- via far ritorno in Ithaca- fua patria ofcura, brutta, & fallofa , quefto amo- ire della Patria è perpetuoper l'eterno obligo y & honore che a quella di •natura ciafcun le deue, come il figliuolo al Padre', cflèndo noi in quella generati , & hauendo in ella nceuuto lo fpinto, & l'aura vitale : anzi Per iquanto afienfce Platone in Cntone , & Hierocle, è maggior l'obbligo, i& Thonore che iì deuealla Patria y che alla Madre y & al Padre , dal qua- le prende il nome la Patria .• Qui nomen "Patria impófuit f Dice Hierocle^) * re ipfa non temete Tatriam nominanti fpocabulc rquidem a 'Taire deduclo > pro~ nuntiato' tamen femmina terminatane > vt ex vtroque parente mixtum eftet» tAtcjue bac ratio injtnuat patriam vnam ex aquo diióbus" parentibus colenda efìa Traferenda igitur omnino eft patria vtriuis" parentum feórfim :'& ne fimul qui- dem parentes ambos maioris fieri >• fed equali honore d'ignari t eft dufern > & alici tatio > que non tantum aquali yfed maiorij etiamquam fimut ambos' parentes ko~ nore patriam ajficere monet , neque folum ipfis' eam ptefert ? fed eiiam yxoriy & libcris y & amicis , & abfoluto fermone rebus altjs omnibus : poft D'eos . Dello ìfteflb parere è Plutarcho ne li Morali.e^if enim patria , & ~»t Cretenfium* more foq'uar'y eJHatria plus in te , quam parentes fui ius babet '■'.- Da tale obli- |gOy& affetto naturale nafce che' ciafcuuo ami la patria fiia, ancorché inima rie fa eccettione da loco a loco per humileV o fublime che fia_, . lyjìes ad Ithacafue faxa fic properat, quemadmodum & moribus gaudet alieni*. Anzia mio giuditio molto più moitra fapere colui, che cónofee la qua. lita de coilumi , & la differenza , che ci è da vn luogo all'altro . Onde chi il leucra il velo della patria affettione dauan ti gl'occhi , che bendati tie* jne , & chi vorrà dire il vero fenza pafsione , confermerà il parere d'A« thenco,ilquale ancorché Greco,& Gentile Autore nel primo ;libro,chia ma Roma Patria celefte, compendio di tutto il mondo- Celefìe in vero non tanto per la bellezza, & amenità dQÌ iìto , & la foauità dei Cielo, quanto perche in quella ha yoluto fondare la /uà Santa Chielà il Creatosi del Cielo, & ella è refidenza del fuo Vicario, che tiene le chiaui del Cielo , & vi difpenfa li tefori cele/li , compendio è poi del Mondo , poi £he in quella non lblamente concorrono moltitudine di genti da Fran* eia, e Spagna , ma anco vi il veggiono Greci , Armeni , Germani, Ingle- £,01andefì ,Eluetij, Mofcouiti, Maroniti, Periìani, Africani, Traci Mori , Giaponneil, Indiani , Tranfiluani , Vngari , & Sciti , appunto , co» me dice il ihd etto A theneo . Quandoquidcm in ea Vrbe gente s etiam tota ha* bitant, vt Capadpces Scytba Tonti mtionesy & alia compirne s quarum concurfut babitabilis totius terra populus efi . In qnefta guiìà tutte le parti della terra vengono ad effere volontariamente tributane del fuo fangue , de fuoi iì*i gli , & Cittadini a Roma,come capo del Mondo , per lo che con molta ra«# gione tuttauia chiamar il può Alilo, Teatro , Tempio, & compendio dcU 4'yniuerfo,& potiamo confermare, quello che afferma il Petrarca con tali parole . Hoc affìrmo , quod totius bumana magnificcntia fupremum Domicilium J{pma eftynec efi ipIIus tara remotus terrarum angulusyquikoc neget . Et le il me» de.ìma Petrarca in alcuni Sonetti ne dice male; emenda anco tale erro- re con foprabondante lode nelle ih^ opere lucine, in quella copiofajj inuettiuà,che fa contrg Gallura, nellaquale è da lui celebrata con sì no* bile encomio , I{oma Mundi caput , Vrbium Regine., Sedes Imperij a^frx fi- dei (atbolicafons orarìurn-, meraorabilìum exemploru?/u . E: le i'hauefle ve- duta nello ainpliisimo lìdio in chchora,fì troua accresciuta, & oltra_l jjiodo abbellita, non iiuiirebLc meno de ciò . Muri quidem , & Tal&ia ie~ iìdQiiint ; ghìf* ngmmti immortelìi -eflì Ma più tolto defto ha i.rchbc alla glena DI CES ARE RIPA. H gloria dcll'immortal nome cornfpcnde Iberna, &eccelfa Maefta dclk b de'iuperbi palazzi , obelifchì , colonne , archi , e trofèi , in ella conier tanfi ftatuc ra/e d'antichiflìmi tenitori nominati da Plinio , la Niobc con i Egli , il Laocoonte, Dirce legala ai toro,& altre moke, alle quali s'aggiun- gono opere modcrnedi Scoltura, e Pittura, cììc hoggidi alla fama degli ntichi non cede, oltre il corfo coni uClO del Tebro Rède'Eiumi,vi abon- lanocopiofìaqmdotti,eicorreno diueriìcapi d acque, & fionlcono de- ìtiofì giardini per liiimerbi, e i'patiofì colli, ÓV quello che importa pivi tanno in piedi infiniti Monaftern' , lochi pi; , Collegi; , e Tcmpij ve- amente Diuini , e Sacroiànti . In quanto a la Corte di Roma aflìmigliar i può alla Hierarchiacelefte, fi come Pio Secondo pratico nelle corti Re ;ali,& Imperiali l'afiòmiglia nella Apologia, che icnue a Martino. nftar Calejìis Hierarcbia diceres Romanam curiamyntue) & circue Mundurru* 'T perhfira Trincipum atria, & Regum aulas introfpicito y & fi qua efi curia milis tL^fpoJiollac refer nobis . In quanto a nobilitimi ingegni , che conti- uamenteviiioriiconoèfupern'o il ragionarne; poiché in cfla,& nafeo- o felicitimi, & venuti di fora fi affinano , come l'oro nella fucina: quin- i è che molti gì unge .10 in Roma gonfi; , & pieni di fuperbia, & preiòn-* onedi lòpra iopra,che poi iì partono Immillati pieni di ftupore,nt# ette lor conto iidimorarui> perche vi perdono il nome , come li fiumi* e entrano nel mare: Concetto di Pio Secondo nel libro XI. dellifuoi omentarij . Quemadmodum terra flumina quantumuis ampia > che nella pnma.Centuria, Epiftolavigefìmatcrza, bputa Roma città confuta, e turbolenta,, e rutta Italia ìnculta di fama, ìdiicritti,quaficheilfuoiàpere non fia fondato fopra fcntton antichi .omani,apprèfo,& imparato anco da moderni Italiani. Dalli Beroaldi da |l. Antonio Sabeìico,dal M erola^dal Galdenno >& da altri cómétatori , ed* *ratori,Poeti,& Hiftorici Romanijdal Biódo,da Póponio Leto,daAngc* ti Polifiano Marfilio Ficino,da Gio.Battifta Egnatio,dal Merliano,da An fcea Fuluio, da Celio Rhodigino, da Polidoro Virgilio, da Pietro Crini* I), da Lilio Giraldi, dal Panuinojdal Sigonio,dal Gucchio,da Pietro Vu* Ìno,dalli Manucci > da Fuluio Oràni Romano > & da altri Italiani oifer- àtòn della Romana antichità, fpetialmente du AlefTandroab Alexan* Ifo. Ma come può chiamare Italia inculta di fc ritti, fc tutte le altre re-* oni doppiamente di le ritti fupera, poiché è abondantc,& eulta non^, lo nell'antica fua lingua latina , ma anco nella materna volgare,ficca di trii Componimenti *& di poefietérfe, cui te, & dilettevoli al paro di an- :hi Greci ,- & Latini > & per non andar vagando per lo tempo paifato| )£gidi Li Reni?. ÌCÌ2 "lì '^C^iìliro ? rìttlà^cj Senato di ^?.rdìÌÌ2sli > vi fo fi» '-fa ICONOLOGIA «o Hiftorici, Oratori, IurifconfultijFilofofi,^ Teologi tanto culti, fc^ copio/ì di ferini , che tutte l'altre natiojii ài fcritti poìiòno confondere, Bellàrminiq nella Filofofia, e Teologia, Mantica , e Tofco fingolarifsimi nel.lajegge, Afcanio Colonna nell'oratoria facultà di natiua&condia Ro- mana , & il Baronio nell'Hiftoria , di cui fi può dire , quello che del Ro- mano Garrone djfle S. AgoftinoliD,6.cap,2.della Città di Dio . Tarn multe legit? vt aliquid ei fcribere vacaffe miremur,tam multa fcriffit y quam multarti quemquam legere potuifie credamus . .Se fi yolefie poi numerare altri Auto tori Italiani, & Romani , che al prefente per Roma ftanno nelle Religio- ni, nelli Collegijj nelle Corti ^cVcafe priuate , fenza dubbio andareme: in influito, & tanto più fé volefsimoyfcirdiRoma,& dilatarci per tutta Italia, laquale per ogni tempo è fiata ripiena d'h uomini litterati, e vaio, rofi, lì come in fpetie Roma. Onde con molta ragione il Petrarca fi tie- ne buono, d'eflere Italiano, & B^omanu$ Ciuis effe gloriort de quononmodQiprj,ncipes}Mutidiq; Domini gloriati funt^fed ? Taulus *Apoftolus) is qui dìpcip non habemus bic manentem Ciuitatem, Vrbem I\omam patriam*. fuamfacit . Ma tonfiamo alla fìgura,'& fé l'amor della Romana Patria la« cerata da certi iunidiofi Autori oltramontani poco a lei deuoti , m'hj trafportato alle fue difefe , & lodi , non deue a niuno rincrefeere , per poco accrefei- jnento di gloria potè arrecare Sterpfiade ,alla memoria , & nome di fuo pio, perche fenza comparatione alcuna, molto maggior gloria è morir peramor della patria , che viuere nelli fefteuoli combattimenti Ifthmi;„ Nemei , Pithii , & Olimpici cantati da Pindaro , Per qual cagione pen- iamo noi che Licurgo legislatore , & Rèàc Lacedemomefi ordinarie, che non fifcolpifienomedi morto niuno in fepolcri,fe non di quelli corag- gio!! h uomini-, & donne, che fuffero honoratamente in battaglia morti per la Patria? Saluo perche riputauaefferefolamente degni di memoria quelli che funsero glorioiàmente morti per la Patria. Turbofiì alquanto Senofonte Filofofo Atheniefe, mentre iàceua Sacrifirio , quando gli fu tfiatonuoua, che Grillo fuo figliuolo era morto, & però kuoflì la corona idi teda, hauendo poi dimandatomene modo era morto, efièndogliri- ifpofto , cheera morto animofàmente in battaglia perla Patria , intelo ciò d limono fi pofe la corona in capo, & morirò di fentire più allegrezza per jlagloria.,& valoredel Figliuolo, che dolore perla morte, e perdita di eflò, quando rifpofe a chi gli die la ftinefta noua . D E OSprecatus fum , vt mihi filius non immortalisi ac longeuus efiet -, cmnincertum fit anhoe expfdiat, fed vt probus efiet acTatrie amator, Tello di Plutarco ad Appoilonio . Da quelli particolari .fi può giudicare y che l'habito -militare , moJ to^en conucngaaìlamor della Patria, Mando fempre ogni buon Ci indino alle occorrenze pronto , & apparecchiato di morire con l'arme ih mano per F la 1C0H0L0GA- !a fua Fatòydpponendoiì a' q,ualfiuoglia fuo publico nemico:' & intf er^ fi tome l'amico li cono ice ali bifogniycosi l'amor della patria^ non fi fcorge meglio y che negli vrgen ti bilògmcfi guerra ?oue chi l'ama ante-r pone lafalute della- Patria, alla propria vita , &falute.- Antico dilli per- che gli antichi hanno= dato Angolare enempio in amar la Pàtria,- emo- ftrato fegni euidenti d'amo e ? come gli Borati* , li Decii , & li trecentoj & lei Fabiiiègni tati da- mille eli enti >che tutti generolàmen te con famaj «gloria loro meiierola> vita perlofuiicerato amore? ehepor-torno a- Ro- ma patria loro. isfTQMÒ TlésdCtrOLl TBJsfftjiÉliE ET ^MOl^rOLE* VH Delfino" die porti a caùàllo un fanciullo . Se bene Pierio Valeria- no per autorità di Pauiama^ attribuifee ai Delfino il limbolo d'ani- mo DI CESARE RIPA. 4/ grato perche in Profelene Gittate la Ionia, efiendochiamato un Delfino per nome Simone daini fanciullo, foleua accollarli al litonerfo cpriio, & accomodategli iòttoper portarlo a Tuo piacere , perche fa da quel fan- ciullo tolto da le man de Pefcatorij&medicato d'una ferita che gli fecero, non dìmenonoi l'attribuiremo ad'animo piaceuole ? & trattabile? perche il delfino e piaceuole nerfo i'huomo non per interdicale uno de benefi- tij riceunti? oda riceuerfi? ma di fua propria natura, iiconie i'ifkiio Vale- rianocon fìie proprie parole conferma citando Plutarco in cotalguifa \Admir.aturTlutarcbusiantamanimalisiftiiLs bumanitatemy sìqiàdemnon educa- zione y y eluti canesy & equi y non y Ila alia neeeffitatey "velisti elepbanti pantbe-» r£q; t&leones ab hominibus liberati J ed genuino quodam affefiu [ponte funt bu~ mani generis amatore: . Dunque fé ipon rancamente di naturale affetto fono amatori del genere fiumano? non iono per gratitudine de benefitii iriceuuti? & che fia il ueroleggefipreifoaltriautori che li delfini hanno fatto l'ifteno, che narra Pauianiacon altri, da quali non hanno mai rkeu- ;o benefitio alcuno ? ne benefitio chiamerò il buttargli delle miche di pa- le» cheperfeherzo fi buttano, enon per alimento? perche il delfino non là bifogno di quello, iàpendofi procacciare nell'ampio Mare il uitto da fé ìeÌfo?efehàporratoperfone? non l'ha porta te per gratitudine? ma per >iaceuole domefhchezza ? il delfino ha portato uane pedone indifferen- emente? foloperche è denatura piaceuole? & trattabile, & amoreuole lerfo I'huomo. Perii che fi refenfee da Solino Cap. 17. oueron. che tei li to Africano appreflò Hippone Diarrhita?un delfino fi laflàua toccare on le mani ? e fpelle uolte porraua fopra della fchiena tutti coloro? che ci iolcuano caualcare > tra gli altri Hauiano Proconible de l'Africa ^gli pro- prio lo toccò ?&l'unfe d'unguenti odoriferi, ma da la nouitàde gli odo- ri fi fiordi ? e (lette fopra acqua ? come mezzo morto? &per molti me/i 'attenne da la folita conueriatione ? dal che fi comprende? che non per in- erene di cibarli ? ma fòloper piaceuole conueriatione gli guftaua tratta- e con gli HipponefL DipiùreferifceSolino?& Plinio infieme nel iib« >. cap. 8- che nel tempo di Auguflo Imperatore vn fanciullo nel Regno h Campania adefcòvn delfino con pezzi di pane? e tanto con quello fi fomefticò ? che ficuramente ne le mani gli pafceua, pigliando da que- fta fìcurtà ardire il fanciullo? il delfino lo portò dentro del Laco Lucri- io , &_ non folamente fece quello? ma lo coudufica cauallo da Baia er fino à Pozzuolo, & ciò perfeuerò per tanti anni ? che n'era giudica- lo miracolo, ma morendo il fanciullo? il delfino per rroppo defiderio in- anzi a gl'occhi di ciafeuno morì di dolore ? èV quello fi conferma per ettere di Mecenate ? &(_ Fabiano » Egefiderio poi fcriue? che vn'altro indullo chiamato Hermia portato medefimamente a cauallo per alto lare da vn Delfino, fu da vna repentina tempefta fommerfo?& coli mor- 3? ilDelfino lo riportò a terra ? conofeendo enere flato egli cagione di uella morte ? non volfe più ritornare in mare? maperpunitione* volfe -ch'egli morire Ipirando al fecco , poiché li delfini fubito chcptocco- £ a no 4^ ICONOLOGIA fio Ja terra muoiono; Segno in vero di natura piaeeuole, trattabile,^ anaoreuoJe . ,0 N Z E LIA gràtiofiìfimà 3 fiàuerà il uoltó copèrto con un finifi i mo , e 'trasparente uelo > il ueftimehto chiaro > & lucente > a gl'ai meri vn paro d'ale, & nella cima del Capò vna ftélla . Benché l'anima, come fi dice daTèblògi ,-fia fuftanzà incorporea, immortale, fi rapprefenta nondimeno in quél miglior modo , che l'hu mo legato a quei fenfi corporei con Timaginatione , là può còmpréndej 6c f»on altrimenti , che fi fogli rapprefentare Iddio , & gl'Angeli ,anc& formatione , & altre qualità, che alla materia folamen te iranno attaccate, tuttauia douendo queiìa rapprefentatiohefarfi obietto de lenii corporali ,ilamo aftretti di proporcela auanti fotto forma medeijmamente corporea , & accomo- dare ancora la cofaintefa al noffro concetto: Dunque fé gli dà la figura humana con quella licenza, con la quale ordinariamente il dipingono an- cora gl'Angioli, & perche l'anima da forma al corpo, non fi puòimagina- re, che ila d'altra figura y fé bene fappiarno ella, come fi è detto di fopra-j* non eflèreda quelli termini materiali circonfcrkta . Riterrà dunque l'ef- figie del fup corpo per elTere riconofciuta , & per accoltarfi a quello ,. che fenuono diuerfi Poeti, tra gl'altri Virgilio nel•& Dante nel Gap.3 . dell'Inferno» Tofcia > ch'io vi bebbì alcun rìconofeiuto *■ Diceil anco meglioeonolcerlayfè gli habbia a dare altri fegnali della fuàcònditione; perche taluolta occorrerà rappréien tarla con diuerfi ac- cidenti,' come per efèmpio, ferita,ò ingloria, ò tormentata >&c Etin_. tal cafo'fi qualificherà in quella maniera, che fi conuiene allo flato* & con-» ditionefua. . - . Dipingefi ignuda per éfféré efià per fua natura fciolta da ogni impedi- ménto corporeo , onde il Petrarca nella canzone Italia mia, così dille . tyetalmà ignudai e fola. Etin altra canzóne il principio della qùalo* Qutinào il fuaue mio fido conforto. Seguita, e dice. Spirto ignudo, &c. Etnei trionfò della morte cap. i: Wbogginudofpirto &c. Li capelli fparfi giù per gl'homeri non folo dimoflrano l'infelicità »& rnìferia, 4& ICONOLOGIA jniieria^ciranimc dannai, ma h perdita del bea della ragione , &deHo inidiet£p ,. onde Dante nel cap. 3 . dell'Inferno , coli dice . "ffloifem venuti al luogo , ou'jofho fletto) Che federai le genti dolorofe , Ch'anno perduto il ben dell'intelletto . 11 colore della carnagione , & d^ì velo che la circonda > lignifica la pri catione della luce, &grafiadiuina. Però dille Dante nel cap^. parlan dorella forma 9 & fito dell'inferno } che alla portaci quello rì iia ferita K | affate ognifferanza) ò voi ch'entrate HV O M O di mezza età con l'ale a gl'omeri » col capo, il collo, la ba £>a , $c i capelli pieni di neue > e giaccio,, il petto, & i fianchi rofiì> oc adorni di yarie ipighe di grano ,le braccia yerdi,& piene di più forti di fiori, le cofeie, &T le gambe con gratia coperte di grappi , & frondi d vuc. In vna mano terrà yn ferpe riuolto in giro ,]chefi tenga la coda in boc- ca ,& nell'altra hauerà yn chiodo , Si dipinge alato con l'autorità del Petrarca nel trionfo del tempo, ouc dice , Che volan ì'bore , i giorni , gl'anni, e i meft. Iranno, fecondo i'yfo communo, comincia di Gennaio, quando il 'giaccio, &^ le neuifon-, grandifiìrne,cV* perciò gli fi pone laneuo in capoj §>C perche la Primauera è adorna d'ogni forte di fiori, & d'herb^ & le coiè in quel tempo fatte cominciano in yn certo modo a fuegliarfi» & tutti fanno più yiuacemente le loro operationij però fi gl'adornanol^ braccia nel modo fopradetto, L'Eftate per elTere caldi grandinimi, cVle biade tutte mature, fi rappre- Tenta col petto , & i fianchi roffi , & con le fpighe . L'vue nelle gambe , moftrano l'Autunno, che è l'ultima parte dell'an- fio. Il ferpe pollo in circolo, che morde la coda è antichiffima figura deiranno , percioche l'anno fi riuolge in fé ftefio , & il principio di un'an» tioconfuma il fine dell'altro , fi come per quel ferpe ridotto in forma di circolo fi rode la coda ; onde Virg. nel 2, della Georg, così difie . Fronde nemus redit agricoli* labot affu* in orbern^ esftq;infefuaper veftìgia voluitur mms . ScriueFefto Pompeo, che gl'antichi Romani iiccauano ogn'anno nel- le mura de i tempii un chiodo , & dal numero di quei chiodtpoi nunieca- mno gl'anni , & però fegno dell'anno fi potrà dire che fiano i chiodi • tsfnno HV O M O maturo , alato , per la ragione detta di fopra , fopm un car- ro con q uattro caualli bianchi , guidato dalle^attro ftagioni , che fono parte dell'anno , le quali fi dipingeranno cariche di frutti , fecondo la dmerfita de' tempi ? zsfT E T I T 0. EV R I D I C E , che caminando> vn ferpe gli morfichi vn piede, figni- fica(come nana Pieno Valenano atì I1U5 I CESARE R VP J& pero il offro Saldatore uoi ie lauare 1 piedi de fuoi difcepòii>aceioehe da gli afiet- terrenili mondaflè * & purificante >& a Pietra chenon voleuache|lo la-» afie j difle, fé io non ti lauarò non haurai parte meco > & nella. Sacra Geche" Achille da- fanciu Ilo att'uff ato nell'ac-» tiedella palude Suge , non poteua in- parteakuna elfeVe ferito, fuor che z 1 piedi ,i quali non erano flati lauatij lo finfero per mani feftare che-# ili farebbe fiata perfettamente forte>& uaforofojfe da propri; affetti noli tue fuperato*& tanto >noehe Gialone > quando andaua a torre il uélo d'oro perde una calza-- i un fiume f iiquale iòlo tra tutti i fiumi del móndo da niuno uento e of- iby che uuol aire? che mentre che feguitaua la virtùs, & l'immortalità i di qualche parte de fuoi affetti priuo>& Virgilio fcriue> che Didoncfc aando era per mori re > fi icalzò d'una ; calza* con quelle parole* ìpfa moht? manibusq; pijs > aitarla iuxtd . VrivM exKta pedem vinclisy in vefie recinUtut Tefiatur moritura deos > & confati fati* Sidera . .• i . j .* . * . . . . «• . .• tqueffofignifica,che ella era fpogliata , £ libera del trmore delia- morte£ ic è uno atte tto lignificata per il piede fcalzo * *A V^t l F I Z 1 0. . fVÓMO con habito ricamato , & con molto artifìtio sfatto terre 1 ladeftramanopofata fopra vn' Argano * & con il dito indice dell» nfrrainana moftrì uncopello che gli tfia a canto pieno d'api, de quali ne vedrà fopra detta fabrica , & molti volare per aria . $i verte d'abito nobile, oc artifitiofo perche l'arte e per fé nobile, che c'onda N atura fi può chiamare . Si dipinge che tenghipofata la de/fra mano fbpra l'argànd,éffendóquei* >f Crii quale dimoftriamo l'artitìtio con humana industria ritrouato , il iale Vince di gran lunga la natura^ & le faccende difficilifsime con poco orzo mandate a fine ^dell'argano * & al tre machine; Antifone Poeta ii* iel verfoil qua! cita Ariffotele nelle Meccaniche cifinfegna > che noi :r via dell'arte fuperiamo quelle cofe alle quali parcherepugmla flefTa tura della cola,- imperò che móuiamo del fuo luogo Edifitij grandmisi*» [adoperando l'Argano . Moftra^il cópello dell'api, cornea dicemmo^ *endo>chequelì:i. animali fono il Ieroglifìco deli'artifitio, & della di- enza, e però ben d.ffe Salomone * de ad apem , &difce ab ea quarti laborìofa fìt operatrix . E Virgilio anch$ li elegantemente deferi uè l'artifitio > & inàuflria de l'api nel primo del* Eneide & più cópiofamente nel 4. della Georgica , cominciando dal ncij>ióa cui rimeltoal Lettore* perche anderei treppo a lungo, baftj c} eie voléiìdo cantare de l'arcifiùo, e indulto naturale de l'api Vir* gilio 4? JCONOLÓGIJi §' ilio inulta Mecenate advdire cantare di tal materia, come di eofè grand t mirabile. Hanc etiam zJ^Cecenas afpke partem tsfdmirandi tibi leuiumfpeffacula rerum Magnanimo sqi duces totiufque ordine gentis nJWores > &ftudia 9 &T>opulos , & Trglia dicctm l JL J^C H I T E T T f\ c^f. DO M-f^'A di matura età con le braccia ignude > & con la vcftc di c nullam fperare faktem . Q^efto, che noi diciamo vìumo , e neceiiario ardire > è vna certa fpe-* iìt di fortézxà impròpria cófi detta da À riffotelé y pcrcn e può cflerc , /àol elfere pofforin òpera ordinariamente, ó per acqurfto d'honoréro pei timore dì male auuehiré^ó'per Opera délfirayo della lperanza , o per là po- ca con#demzionedeli'immineivté pericolo ?' non per amordi quello uè"* tfo y e belio r che' è fine" della ^irtù .rarrnatura,& la 1-parfa col motto,.monVa- noyche gran refiftenza è necèffarifsima in ogni pericolo. Et lo feudo11 col Catjaliero, che córre coritra i nemici > mofrra quello, chehabbiamoj «Tettoia d'ilperatione effer molte uolté cagione di falute, ma non uera, . *"X Onna veftita di verde, nella mano dritta tiene vn pennello,** vn fcar ^J pe : iO,o: ceri la fini/ha vn paio ntto in terra , aguale vi fia legata vna ianta ancora noneila, & tenera » Il pennello, 6j Jo {carpello lignificano l'imitaticne della natura,chc par icokrmeure fi vede efpiefià nel dipingere , & nello fcolpire; ilche fi me* ra nel pennello , & nello fcarpelJo , & r erche in alcLnealtre non imita» ra. iuppliiceaid. etti derla,come ncll Agricoltura particnlare,pcròvi ..ggiugncil palo fitto in terra, quale conia ina dirittura fa che per Vigo* eli arie creica il tcrto,& tenero arbufccilo . ARME. fo me de finte in Firenze dal Cjran Duca Ferdinando . IV O M O armato>d afpetto tremendo,con l'elmo in capo,con la de- lira mano tiene vn tronco di lancia polàto alla colcia , & con la lini* :*a vno lctdo,in mezzo del quale vie depinta vna tefiadi lupo. Elleudo quella figura limile a quella di Marte fi potrà intendere per e£» à Tarme, come Dio defic. • DONNA vefìita del color di verderame, hauerà l'orecchie d'alino, terra lotto il braccio finiftro vn pauone , & con la delira mano alta ucfhera il dito indice • L'Arroganza è vino di coloro, che fé bene fi conofeono di poco vaio» e, nondimeno per parere aliai pretto a gli altri, pigliano il carico dim- refe d.fficii i , & d importanza , & ciò dxe S. Tommafo 2 .2. qu. 112. art. 1. sfrroians e fi , qui Cibi attributi , quod non hahet . Però con ra gione il dipin- e con l'orecchie dell'alino , naicendo quello vitio dall'ignoranza ,& dal» 1 fiohdezza, che non Jaicia preLedere il iuccefio dell'imprefe , che fi prea ono in poco giuditio , Il pauone lignifica l'arroganza effere vnafpctie di fuperbia^&ildito Itoi'citinaticue di mantenere la propria opinione quantunque ralla, & al conimun parer lontana , filmandoli mólto , & ipiezza-idoaitmi . Et •s fcienza è polla nella contemplatione de' corpi celefti. Le fi dipinge in mano il globo celefte , con il compatto-, per effer pro- prio fuo il mifurarei Cieli, ckconfiderare le mifure de' loro mouimenti> & le ali a gl'homeri fi pongono per la ragione gii detta . exf S T V T I JL I 2^^ isf Ts^Ts^ E V 0 L E . DONNA veftita dijpelle di volpe , e farà di carnagione molto rotta," tenendo vna lcimia lotto il braccio. L'Ailutia come dice S.Tommafò 2.2.qu.^/art. $. è vn vitio di coloro,1 che per confeguire quel che defiderano,fi vagliano de' mezzi non conue- neuoli, però fi dipingerà veftita di pelle di volpe , effendo quell'animale aftutiflimo, &per tale ancora è conofeiuto da Efopo nelle lue fauole , a- doprato in quefto propofito molte volte. Della feimia fcriue Ariftotile nell'hiftorie de gl'animali è aftutifsima . La carnagione rotta per detto del medefimo Ariffclib. 4. de Fifonomia cap.io. Significa aftutia , perche il bollimento di fangue fempre genera., nuoui moftri nell'anima , facendo nell'huomo il fangue quello , che fa il fuoco nel mondo,ilquale fempre ftando in moto, confuma tutte le cofej combuftibili , auuicmandofi ad elfo . G 3 AVA. '■ ICONOLOGIA crìecon la deftramoftri di fcacciarlo , pe non dargli il fatte delle mamHielle,alle quali hauera la man finifha in at to di tenerle fìrètte . Pallida li dipinge y perche H'impallidifce il continuò penfierodi accu mular teforo con appetito infatiabile di fare fuo tutto quello , che è di al tri lenza hauer riguardo, o a forza di leggi , o a conuenienza di fort^ alcuna. E ancora U pallidezza cfifel&ydi timore , ilquale fta lèmprc abondan tifa- DICESJRERIPJ. $j :ìfsìmo nelle vifcere dell'huomo auaro, non fi fidando d'alcuno, & molte mire a pena di le mederimo per la gelofla , che ha di non perdere vna mi- arnia particella di q,ueiJo,cbe pomede . L'habito ieruile,6.: ìòzzq,& la catena d'oro acconcia nella maniera che iicemmo,è legno manifefto deirignobiie,& vii feruuù dell'auaro . La Ce ritta della fronte,ci dichiara, che l'h uomo auaro in tutte le fue at- tieni il fcuopre per q uello,che è,ne fi sa celare in ale una colà * E per oflcr- uarfi quello coftume ne gli.fchiaui,fi.moItra la conditione de grauari,me- defimamente fchiaui.deila ricchezza . Lacatenad'oro,che fi tiradietro,ci moftra,chei teibra^&le gran facol- tà, a chi benjconfidera ,fonopefo &ticofìflimo.,.& impaccio molto noio- (o,& U-fanciullo {cacciato mdftra, che non è alcuno veramente auaro,che Donila ìulìeme crudele . Et eilendo la Maefla di Dioiòlita da-rricchire pjùl'vno, che l'altro, acciò non manchi Toccatone d'operare virtuofa- hientein tutti li ftati,fecondola vocatione di ciafeuno, Tauaro preuerten- no quell'ordine, più tolto lafcia marcire con ingordi difegnicjuellorchc ;ia,che 1,'adoperarloja fouuenimentode'biiQgnoiL ssfuaritia. DOnna mal ve{tita,icapigliata>& icalza,nella deftra-mano terrà vn ro^ fpo,cV con la finiftra vna boria /errata . L'Àuantiaèvnojsfrpnatoappetirod.hauereyCome dice S. Agofti.no. lib & perciò fi rappxeienta nella borfa ferrata- «sfuaritìcL IPX Onna vecchia pallida., & magra, che nell'affetto mofìri affanno , &C JL^ .malinconia>a canto haura vn lupo magrifìimo, & a guiia d'idropico i àauera il corpo molto grande, & iòpra vi terra v mimano * per fegno di d lore>& con Fai tra tenga vna Loria legata , .& ftretta, nciluq u*k: miri co;:u igrandiismja ateen tiene . Jl lupo; ccn.e racconta CiiriilofànoXandj.nOj èanimaJe auido ,e vora- ci 4 cc> .r* ICONOLOGIA ce , il quale non folamente fa preda aperta dell'altrui , ma ancora con ag guati, &infidie furti uamen te, & fé none feoperto da paftori,oda cani non ceffo fino a tanto , che tutto il gregge rimanga morto, dubitando fem^ pre di non hauere preda a baftanza , così l'auaro hora con fraude,& ingan- no, hora con aperte rapine toglie l'altrui , ne però può accumular tanto} che la voglia fi fàtii . Dipinge!! a guifa dell'idropico ; perche", fi come quefto non ammorza' mai la fete per lo bere , ma l'accrefce , così l'auaritia tanto crefee nell'Imo-* mo, quanto crefeano i tefori , però diffe Oratio nell'Ode. 2. lib.x. (re feti indulgens fibi dirus bydrops Fugerit yenis , & aquofus albo ^ec fitìm peliti > nifi caufa mo rbi porpore languo r . £t San_, Gregorio anelli Morali .14. così dice anch'egli fopra_, di ciò : Cmnis auarus ex potu fitìm multìplicat qui cum ea, qua appetti adeptus fuerti,ad ok tinenda alia amplius anhelat . Et Seneca ancora : ssfuaro deesì? tam quod habetj, quam quod non habet . La magrezza», del lupo nota l'infatiabile appetito dell'auaro , &l'in- conueniente tenacità dellaroba, che pofsiede. Onde Dante nel primo capitolo parlando dell'Inferno così dice : Et ha natura fi maluagiay e riay Che mainon empie la bramofa voglia Et doppopajlo hapiufamcy chepria-> . Si fa con la borfa ferrata , godendo più nei guardarci danari, comej cofa dipinta per diletto , che in_, adoperarli comevtile per necfsità, òdi molto a propoflto mi pare in quefta occafioneii'Epigramma ài Monfignof Barberino Chierico di Camera, & hora meritifsimo Cardinale di nobiltà , valore , fpecchio, & ornamento al fecolnoftro . "Vt parcas opibus , tibi quid nonparcis ; anvnquam s^fugendi cenfus terminut yllusertit Define diuitias fuluo cumulare metallo Tam tibi dee fi y quod habes9 €juam quod habere nequisy Quid tamobduras toties^quid Tontice iatJasì i^on nifi qui frugi efi ^pofsidet ullus opes Tumihidìues eris y qui nequo tempore fartis biniti] s egeas > Tontice femper eges . ì^uartiia . SI dipinge da gli antichi Tantalo invn fiume coperto dall'acqua^ fino alla gola , al qual (òpra la tefta pende vn'albero carico di frutti, iiij modo ch'egli non poffa arriuare con le mani à i frutti per fatiar la famedi ne al fiume per fmorzarfi la fete , fecondo il detto d'Oratio . Tantalus à labris fitiens fugientìa captaty Illumina j con quel che fegue,& fi* milmente Petronio Poeta, come referifee Pierio Valeriano nel libro j 5. nella parola pedes così dice J^ec bibit Inter aquas> nec poma patentia carpti . Tantalus infelixyquemfua vota -pr&mùnt . Diutiijs hac magni facies erti omnia late) gri tenet & ficco condì* quit orefamem. esfuartiia . DONNA vecchia veftitad'habito rotto, &firacciato in più luoghi, fa rà magra , & di color pallido , terrà con la man deftra vna tenagii & all'vna delle gambe hauerà vn ferro limile a quello de ^ìi fchiaui , eoru laca- DI CESJRE RIPJ. V7 h catena in modo , che la flrafcini per terra , & con la finift « mano s'ap- poggia ad vna Arpia , la quale ftfa in atto di lanciarli . Auaritiaè immoderata cupidigia, & fetedihauere, la quale genera.» nell'auaro crudeltà, inganno, diicordia, ingratitudine, tradimento ,& lo toglie in tutto dalla Giufhtia, Carità, Fede_>, Pietà, & da ogni virtù morale, & Chriftiana* ' "Vecchia fi dipinge, perche non folo regna più l'Auaritia nei vecchi: ma fi chiama madre di tutte le fcelleratezze , e Claudiano nel libro fecon- do Stiliconis, di lei così dice . tAtprimum fcelerum matery &c. . Ilveftimento rotto *& Stracciato ne dimoftra,che tanto ne gli animi auari polla quefta diabolica pellet, che quello che rAuantia ruba a gli altri, lo toglie anco a fé rteflà, onde nell'ifteifa abbondanza rimane più pouero d'ogni mendico,perciò Oratio nel primo libro dell'Epiftole dice^. Semper auarus eget. ' L'eflermagra,& pallida altro non dinota che la continua, & infàtiabil fàme^per laquale gl'infelici inclinati all'auaritia continuamente fono tormentati . La tenaglia,che tiene con la deftra mano mofìra,che si come detto iftro mento rlringe,e tira fempre a sé , coli è laperuerfa natura dell'empio aua- rojilquale non lafciamaioccafione, che non facci il medellmo effetto, non guardando ne flato , ne conditione di qual fi voglia perfona. Gli h\dipinge a canto l'arpia>effendo il vero firnbolo déll'auaritia, per- cioche arpia in greco volgarmente mòna rapire . Il ferro,& la catena alla gamba nella guifa,che hauiam detto, denota Fa ùaritiaeflerfchiaua non folo della roba, ma ancora de' demoni], come teftifica S.Paolo ad Ephef cap.5 .& ad Cololf.cap. 3 . dicendo : *s4uaritia eft idohrumferuitus .. *sf V D tsf C I *sf. DO NN A veftita di roifo,& verde,haurà-la fronte torbida, ftando ini! atto di gettare a terra vria -gran colonna di marmo , fòpra alla quale fi pofì vn'edifitio . ' • L'audacia è contraria alla timidità,& è vitio di coloro, Che poco confi- derano la difficultà d'alcune grandi attioni, & troppo delle loro forze pre fumendofì, s'auuifano di recarle ageùolmente a fine . Peróè figurata per vnagiouane,che tenti con le fue forze di mandare a terra vna ben fonda- ta colonna. "\ Il veftimento rofTóy& verde lignifica audacia, come anco la fronte tor- bida,cofì dice Arinotele de phifiognomonia al nono Capitolo; 1 u v g r \; io b v 01^ 0 [' Secondo l'opinion de' gentili . \7N Giouanetto, c'habbia vna flel-la in cima del capo,in braccio ten- T ga vn ,cigno,& ila veftito di verde colore, che lignifica auguno>per- cioche fherbe>quand6 verdeggiano,promettono buona copia di frutti. '•-' " " " '"" " Pieno veftitodel color? che hanno le foglie 3 quando l'albero ,da fegno -di feccaeu* ,, in mano terra vna donnola., & per l'aria dalla ììniftra banda .vna cornacchia . Il color del veftito dimofìra , che il cattiuo,augnriou* ftima , che venga . j?er la.vicinanza di gualche-mal ibpraftante , come le foglie de gli alberi, che perdon'il colore quàdo il tròpo perde le vir;ùj della donola dille l'Ale-, jQukquid \4gis mufltlatibifi occwmtfomiutì Signa n\al^.bu fohtis befiia pravA, gerit. Il medeiìmo lignifica la cornacchia,però dille Virgil io nella JBoc* colica . Sape finijìra catta pradixit ab ilice Cornix , Si potria-ancora porre in luogo di quefta.il- barbagianni, quale fecondo tOuidxo > è vccello apportatore m ogni luogo di tnffrfsimo augurio » .«^r y Cj r 11 1 0. ?$4la tjfì/tedaglia -àUAdriano > fecondo i CjentiB„ HVOMO in piedi , che nfguardi vn'vccello > che voli per aria? ;& eoa I vna mano tenga il lituo augurale^il quale era vna verga ciirua,-deil* «quale così dice Gelilo :al eap. £. del im. 5. litunsefi yirga hreuis >ympaxtt qua robuflior eji ìncuruusy qua ^Augures ytuntur . £ con elfo gl'auguri ledenti difegnauano i tempii a gi'ycceili, di cui Ci- cerone fa menzione nel Irb.i* de Dminatione: Quid Utuus iftevcjìer , quod idarifsimum ett infigne auguratus^ynde vobis efi traditusy ncmfe epFgmidbs r.6 ligiomsdirexititumcumFrbemcondidit)&c/ ,\>\\. L'vccello, che vola per Paria rimata, come gl'auguri , & l'offitio dell'au guitto, apprpiroiK ontani riceuetieroi nonirda'geftì de gli-yCCel|i'« conT ciofia coia, che dal cantov&geiri ,nel volar, loro pireruati hora in quella,, e h ora in quell'alti a_. parte da coloro > -che erano deputati a cocal fa- cendoti©, erano fonti .4'mdpuinare , cioè quelirche li preparaivino ad ajcuna^eoià publica,odi partire fuora della Citta , o aero -> che vokl? iero ehercitare bene 3 & dirutamente alcun Magiltrato., afquale eiìì era-r no deputati , "f INA fanciulla alata di color incarnato con vn manto giallo in do£ V fo ? haucra in mano vna lucerna latta all'antica accetftó ftara a le* clero fo pra il Pegafo caualjo ajato , percheda Hqaiero \ n pai luoghi ella .cchiamata{ilrtk^/oj).che vuoi dire velata di. giallo, fi come nota Eufta- tio Commentatore d-Homero nel 2.1ib.,deliVdiiieax& Virgilio nei lupi epigrammi dice. osfrirora QcQmm croceo vitamine fulgenj Lì^nit « ti ' £> ì c èsjre^i p j: y9 ld Ouidiò nel j . lib. de arte amandi' nota il colore incarnato , dicendo 2^c cùphalus rofeapmdd pitie. ida Dea . Ed il mede fimo Euitatio nel luogo lòprad etto dice, eh e ella va in fui c% trailo Pegafeo per la velocità, & perche l'aurora è molto amica de' poetkj, & defta gii fpiriti a' capricci ingegnofi , & piaceuoli . é>f tt/ora. Gloui netta alata per la velocità delibo moto,cne tofìo fparifee, di color incarnato' còrì manto gialla, nel bràccio fìnìftro vn ceftelio pienoni varii lìori , & nella fteflà mano tiene vna fìaccoletta accefa,& con- ia delira iparge fiori . i4 v r o ^ i f u 6 ? ó f z s r tst VN À Màtrona,che fédendo,foprVna nobil ledia , fia veftità d'habit? ricco , & fontuoio fregiato tutto di varie gioie di grande ftimà, con la delira mano alzata tsnghi d uè chiaui èlcuate j con la fimftravn icettro ekda [6o ICO NO LOG I J & da vna banda vi fieno libri, & dall'altra diuerfe armi . Si rapprefenta Matrona , perche l'età matura ha in fé propriamente aw torità j onde Cicerone nel libro de Sene&ute dice : csfpex autem Senetìu* ' ■ tis ejì autloritas-y cX* poco dopo foggi unge ; Habet fenettus bonorata pr&fer- ÓC^ ciò prin-- cipalmente perla prudenza , & molto fapere, che in effa fi ntroua , dicen- . .do la Sacra Scrit tura in Iob , al cap. 12. In antiquis efi fapientia ,&in multo , tempore pmdemia , onde auuiene,che.' I per ilqual atto fi moftraauttorità, & infieme quiete, e tranquillità d'ani- mo,percioche le cofè,che ricercano grauità,non fi deuono trattare, fé non] conmatura feflìone, cofi.auuiene ne' Giudici, i quali hauendo poteftay &auttorità di decidere, anoluere,e condennare, ciò non pofiònolegitti-l inamente efleguire per fentenza,fe non liedono, come dice la legge 2 . ff.ia honorum fF.quis ordoin bon.poff.feru. Si vede d'habito pompofb , e rifplendente, percne tale è chi ha poterla] fòpra gl'altri nel confpetto de gl'huomini, oltreché le velli , e pietre preJ tiofe per fé dimofìrano autorità, & honore in chi le porta . Lechiaui denotano Fautorità, e patella fpirituale, come benifiimo lo] dimoltraChriftoNoftro Signore, & Redentore, quando per mezzo d'ek fé diede quella fuprema auttorità a San Pietro dicendo : €t ubi dabo claueì regni Qoslorumy& quodeumque tigaueris fuper terramyerit ligatum, & in falis^ quodeumque folueris fuper terramyerit folutumy lenza molto apparato di ili— toglimi . Si-fa in habito corto >per inoltrare la poca pretensione nelle cofe del inondo; perche la verte lunga yièmpre ha inoltrato dignità? &fupremi- henza a gl'altri, & perciò 1 Romaninon uoleuano,che 1 loro Cittadini ve rifiero di luugo , finche queft'habito per l'età non potefie far teftimonio Iella virilità dell'animo , & de penfienatti a reggere la Republica. Et >erò con l'habito corto fi viene a inoltrare , che ipoueri di fpinto tengo- io poco conto de gi*iionori,&. delle grandezze mondane, le quali bene peifo attraueriàndofi al penfiero , come le vefh lunghe fogliono intricar- t fra le gambe , fono cagione che difficilmente fi può caminare dietro a ^hrifto ,efTendoci necefiarioeiferefpeditifiìmi dalle cofe del mondo, per eguirelauiadei Cielo. Si dice anco uolgarmente, che fitnt honores onera. ìon altro che pefo iì fente dalle uefte,chearnuano fino a terrea chi e porta . Il ueftimento fi cacciato, & la faccia curuata,moffranofh umiltà, che è >ropriamente il definito per la pouerta di fpinto , & è grado più bafiò di luello,che dimandano h umanità, & cortelìa 1 Morali . Rimira il Cieio,per moftrare,che il premio di quefta uirtù non fi alpet- a fra grhuomini,ma folo da Dio Creator Nofiro , che ha le uie lue ( come lice il Profeta) differenti dalle uie de gl'huomini, & lì gefto co'l motto òttofentto di S. Agofiino fignifica quefto fteflò. BEATITVDINE SECONDA E la Manfuetudine . Beati mitesy quonìam ipfi poffidebunt terram. Importa d'eflerc manfucto, &h umano, & ad altri nel bene, & ne gli honeiU feruitii confentire. FAnciulla, che tenga fra le braccia in atto di accarezzare un picciolo, & maniueto Agnello, co'l motto cauato dal Salmo : Mansueti baredi- tbunt terram . Perla medefima ragione detta di fopra quefta figura fi farà fanciulla a» or'eiia. V Agnello lignifica purità, femplicità, & manfuctudine , non folamen- : nelle profane lctte/e Egittierma ancora nelle facre della Religione^ hnftiana , & gl'auguri gentili adoperauano l Agnello ne' loro lacniicij, >k> per la piace uoie^za dei iùo puro, 6^ m^nfueto animo . Ancora San.* Giouaa con le noftre>& loro milèric. FAnciulla inginocchioni,con le manigiunte,& che largamente pianga li motto dice coli ; Trgfens luftusjatìtiam genera* ■fèmpitsrnamy & è tol« to da S. Agoftiiio . Il pianto,come qui fi piglia , è il difpiacere , che per carità fi può pigliar da ciaicuno li delie l-ue,come dell'altrui colpe, & danni ancora . E tenen- do lo fiato d'vna fanciulla, quafi meno colpeuoiej che polla efiére,non èj dubbio ; che facilmente farà conofciuta per légno di quel che iareoòe nel cellàrio a dire a ehi con parole uolcfieeipnmcre il concetto di quefia Bcaf titudine /nella quale col motto fi nianifefia, che il premio di quefia lòre di piantonar i vna perpetua allegrezza dell'almi vita . Lo ilare in ginocchioni,& con le mani giunte,inofira,che quello pian to,&Cjuefip dolore vuol eflere mollò da cagione pia,e religioià,accioch il polla dire atto di vera virtù , non come il pianto di Democrito , il qua! nàcque dairambitione,cx dai deiidcrio di parer il più fapiente,& il più m rucuoledi tutti gì altri. QJ1 RIA BEATITVDINE E LA fame, & la fete della Giuftitia. Beati , qui e furiant , & fitìunt luflitiam, Ooè,che fono mol to d e fìderofi del vjuere virtuofo,& dd ben oprare,di miniftrareGiufiitia fi ciafeuno, facendo opera,che gli empi; fiano puniti, & eiàltati ì buoni» SI farà donzellatile tenga vn paio di bilancie , & vgualmcntc pcfandoj & vi fia vn diauolo in atto di volerle prendere, & ella con vna ipuda, che tiene dall'altra mano lo fcaccia,il motto iàrà .* £fitrkntes imfleuit boms9 parole di Maria Vergine nella fua canzone, La Giuftitia é vna colante , & perpetua volontà di rendere a ciafeuno cjucllo.che gli fideuc. Però appartiene a quefia beatitudine tanto la le- te della Giuftitia legatecene è bene euidentifsimo, & che abbraccia tutti' gi'altri beni; quanto il de :ìderio di vedere etfeguita quella , che s'affetta' da legittimi Tribunali, ck coli l'infegna Nofiro Signore, per virtù degnai) della beatitudine eterna» Le bikincic notano per fé fteffe metaforicamente la giuftitia, perche, GOtueenc aggi urtano kzotegmh&mtstàlhcoiì cicche è virtù,ar^iu- DI CESARE RIPA. fta i beni deiranìmo,&' pon regola all'attieni deìl'liuomo , ! Nella donzella il notano le qualità di quella gi uftitia* della quale 11 de-* Uè hauere fame,&tète. Et fi fagiouane,permofi:rare,chc non fi deue molto tardare , ma met- terla in eiccuttone,oue-, & coiiie bifogna.il diauolofi figura per- lo viti» rhe ci fhmola continuamente per farci torcere dalla uia della giufiitia-»» pia fàcilmente lì fcaccia con h tagliente {pad a del Zelo di Dio , & il pre- ilio di queftì > fecondo che ci elpnme il motto , è 1 efiere fatiati di cibi* : he fono molto migliori delle vi uande di quella vita . B E A T I T V D I N E QJS I N T A. Eia mondezza di cuore > cioè hauere il cuore libero dalle pafsioai>& dal* Je disordinate affezioni r ] Beati mando corde > quoniam- ipfì Dcum uìdebunt . \ 7N A[ donna > che'iparga lagrime di pianto, iopra vn cuore, che tien» V in mano. La mondezza del cuore fu pitia da Chrifto N. S. per l'innocenza, la uale è mondezza dell'anima > & fi dice efièr nel cuore, quando elfo non h ccupato da mali: penfieri > ouero da efóetti contrari; alla virtù , & fi mo- ra jche non poflì intendere della mondezza eitenorocon le lagrime, le uali fono la vera medicina de gl'vlcen deii'anima , come fi ha per mol- luoghi della Sacra Scrittura . Il premio della mondezza del cuore fa- i vedere Dio tnuifibileà gli occhi corporali > li quali quando fono beru, urgati vedono iòlo gl'accidenti fenfibili, oue quelli della mente s'abball- ino t come nel motto s'accenna • & equafi la medefimàcofa con là pietà* jpoafi'eièrcitayfeAonverfoperfonebifognofe, afflitte, & difperrte per' . ualche grandiìgratia>o per gl'errori commeffi per propria colpa, delli a «ali fi lènta dolore, &L pentimento . Tale fu N.S. co'l ladrone , che era 3 pfidele ,- & li diede il Cielo ; con la donna Samaritana , che era immeria^ ,i tlk Jafci'uie , & la fece carta ; con quella che era adultera , & gli refe l'ho ore , con Maddalena,che era peccatrice,©! la fece Santa; con San Pierrq* {| quale ranelle il pescato d'hauerlo negato, ^ancoragli diede le chi* j ~ " "" ' md$l6+ ICONOLOGIA ni dei Cielo giuftificando o. Oltre a moltaltri efempij , che fi leggono neli'lnftoriadel Santo Euangelo,oue non parche fi .dipinga N. S. le non per uero fonte di miferieordia,ad ìmitatione del qnale dobbiamo noi comJ patire a i mali altrui , & fopportare uolentien le proprie tribulationi,:]uan j do vengono,opercolpapropna,o per fuo uoiere. Sono quattordici l'opere, & effetti di quefa. uirtù afiegnate dipinta- mente dai Teologi, delle quali la principale è di iòuuenire alia uita altrui col mangiare, &f col bere, &però fi fa la donna, che tene in mano il pane ,& ne fa parte a i fanciulli per le ite.u imooten:i a procura rielo per alt avia,&iecondo diedre il motto conquefto mezo faalusimauieu« te fi placa l'i radi Dio . BEATITyDINE SETTIMA, E l'eifer pacifico.. Boati pacifici^ quoniamfilvf Del vocabuntur . DONNA, che fotto a i piedi tenga alcune fpade , elmi , feudi , & al" tre armi rotte , con yna mano tiene yn ramo d'olmo col motto: Confregit arcum-ijcutum^gladium->0' beìlum . Grado di Beatitudine afiai grande è di coloro, che non pure fi diletta-J nodi viuere nella pace ,& nella quiete ( il che pare appetito vniueriale^ di tutti gli huomini,cV:fin'onde viene commendata la guerra per le ftelii biaiìmeuole) ma pcrmezo delle tnbulationi fanno nftorarla , quando lì perià;& per le , &per gl'altri , non folo nel corpo con gl'inimici citeriori pia nell'anima, che maggiormente importa ; con le potenze de il'infe. ne Et fi fa la pace con Tarmi fotto a i piedi , per mofirare,che deue eu'er acl ciuiftata , & mantenuta per uirtù propria, per efiere tanto più ìuerueuolefr & commendabile» L'oliua fi da in fegno di pace , per vnita teftimonianza de gl'ntichi , moderni così leggiamo ch'Enea efiendo per finon tare nelle terre di Euaf di-o In Italia , per afsicurare il figliuolo dei Kè, che iòipettoiò gli verni incontro, fi fece fuoraconvn ramo doliuo in mano, & il giouanefubita] fi quietò,oltre ad infinitiisimi altri efempii, per li quali tutti baiti queftoj "Il premiodi coftoro è l'eflere del numero de' figliuoli di Dio, eletti all'è- ' terna Beatitudine, "BEATITVDINE OTTAVA. Beati qui perfecutionem pntiimtuy propter luflitiam quoniam ipforum e fi T\e9.num Qxlorum . VN A donna,che guardi il crudo ftratio di tre figliuolini, che le /tan- no inninzi a i piedi in i;ariomodocrudelmen:c ammazzati col mi to prefbdaj/*Apoftolo. Sicttt focij ptffiomm efìi'fn erltisy& corifa io; i>, Et i una mano te.iga una Croce,perefier'Idd1o nobilitino fopratuttele coi,& con certa ruma di le Hello, ideila propr.a cita, 31 r ciò iì inoltra perla donna che t.en la Croce ih mano > con lacuale fi n taf/ " noie DI CESARE R1PJ. *s no le perfecutioni perzeio della Religione , che è la più ncbil parte delia giuftitia,come fi è detto . Si dipingono l'una donna,& gl'altri fanciulli , come più alieni da i pen- feri dannofì,per i quali polla apparire il mento per proprio errore de gli (Irata fopportati . • BZssfTJTrDIISrE tsf Cj V I S Mamuetudine , Meftitia , Fame , Ó£ fcte diGiuftitia, Mondezza di cuore,Mifèricordia, Pace,e Perfecutione, lequali propriamente non fono Beatitudine per oggetto, ma più tofto mo di;e mezzi perperuenirui, imperò che il Sig.iui parla per figura di meta- Io ra,ponendo vna cofa per un'altra, cioè il mezzo per il termine ultimo ac tingibile,& per uenirea formar detta figura la faremo. Donna giouane veftita di veftimento corto, con la faccia curuaverfo il Gelo,con vn agnellino a canto trafitto, & trapanato da banda, a banda da vna acuta fpada, con gli occhi lacrimeuoli , &^ piangenti , col volto eftenuato, e macilente , terrà con vna mano vn ramo di olmo , & vn cuo- re humano, che gitti fuoco, e fiamme» con ilquale raccolghi le dette la- crime, vi faranno dui fanciullini a' piedi ,a' quali moflncon l'altra ma- no di porgere ad 'ambidui vn pane partito in dui parti , acciò fi veda , che ciafeuno habbia hauere la parte fua , vi faranno anco molti altri fanciulli- ni auanti gettati in terra otfefi,vilipeiì, vecifi, & mal trattati , & per vi timo fopra il capo vi faranno due palme intrecciate , vna di Lauro , & l'altra di Oliuo annodate infieme , & vnite in Croce da vna teli uta di tre vane cole, come Gigli,Mirti,e Rofe,con tre motti,di quefta forte , alla palma di Lau- ro. Sola perfeuerantia coronatur. A quella di olmo. Cum palma ed regnapeì- venerunt fanti 'i . Alia corona. 2{cn coronai itur nifi qui eertauerit. C ve.'o altamente fecondo gl'antichi a quella di Lauro nAitemitasy a quella di Oli uo, fmpafsikilitasy Alla Corona, Seueritas. Sì. dipinge donna per raprelèntare fefìo deuoto,& pietofo, comepoi che così iì dice Beati pauperesfpi- rìtu > Et ciò per dinotare che chi vuole confeguir la beatitudine gli fa bifo» gno fpoglianì di tutti ifuperfiui comodi terreni >& lafciarfi volontaria- mente lacerare da ogni parte da bifògni ne proprii beni di Fortuna, &O dice notabilmente pouero di fpirito> e non folo di cofe,per dimoftrarci, & darci lperanza,cheanco i ricchi a quali pare,che venga dal Sig, difficultato tale acqui (lo, polfono, fé vogliono confeguirla effendoinie regolati, e parchi, e neipoueri magnanimi, e liberali facendo poco conto di fue> cofe,&: per li poueri ancora, che fenza fpargimento di ricchezze in altri bifognofipofìònoacquifrarlo con la potenza della buona volontà, de ne chi diceua Maria . fjurientes repleuit bonis ; diuites dlmittit ìnanes. Si dipinge con la faccia curua per denotarci rhumiltà,la quale fé bene, fi inchina ve rio la terra s'erge * & eiàlta verfo il cielo , ciò lignifica j che chi vuole beati fìcarfì,debbe fopponerfì in terraa proprii Superiori , & in cielo refenre l'obbedienza a Dio>.& alla fua fante legge che così fi adempio quello di Pietro nella Canonica. 1. a. 5. Humiliamini fub potenti manu Dei >vt exaltet vos in tempore uifìtationis . , Si dipinge con l'Agnellino trafitto dalla fpada per denotarci Tinnocen- - te>&patiente manfuecudine , che però radice Beati mites. effendo che chi vuole eifere beato , debba farpoco conto de danni riceuuti nei beni di fortuna, honore, e fama del mondo, che quello accennauaDauitnel Salmo 3 6. Beati mites quoniam ipfì hereditabunt terram . Si rapprefenta con gl'occhi Jacrimanti,& piangenti per dinotarci la tri- flezza e meftitia, fpintuale , perche fi dice nel Vangelo . Beati qui lugent quoniam ipfi confolabuntar. per dirci,che quelli fi beatificheranno, che pian-- gendo il tempo male fpefo, li doni di Dio naturali, e gratuiti, li frutti del- le virtù morali laifati, la mal pallata vita, e peccati comefsi , mediante pe- rò il perfetto dolore detto contritiuo, parte neceifaria di penitentia, fecon do vuole la comune catcolica Scuola JPanitentiacfl preterita malaplangerey & plangenda iterum non committere . Si dipinge ancora con gl'occhi lacri- manche piangenti perche ciò debba farli per compafsione di ChriftoNo- fti-o patiente compatendo al dolore, pafsione,& atroce morce di lui,che co- fici infogna Hieremia appartando deli'vnigcnito di Dio con tali parol DI CES A RE RI PJ, t? tuBum vnigenitì fac tibìlplanSium amarum . Si raprefentà con il uolto elle- jiuato, e macilente ,per denotare il bifogno, e neceisità fpintuale negato» ci tal uolta daperueriì huomini , onde però fi dice . Beati qui efitriunty & fitiunt iuHitiam , Per darci ad in tendere, che chi u uol efiere beato, debba-» lèmpre cercare quello che è vtile, e necefìario alla fallite, & anco hauer fete,cioè animo pronto di rendere a ciaf e uno quello che è tenuto. Si rap- prefentaco'l cuore humanoche getta fuoco > e fiamma, celie raccoglie Jc proprie lacrime, per denotarci li cuor mondo,che però Beati mundo corde* rer dirci , che chi vuole in Cielo beatificato vedere lddio,debba hauere il cuore mondo, e lontano da ogni malignapafsione,e peruerfaefFettomoiit dano, cht di quello dille il Profeta Lauammi& nundi efiote. Getta fuceo,e iìamma,perche fi come il fuoco purga, e monda l'oro, coli la diurna grana il contrito cuore , e come l'acqua puliice il uafo , cefi le lacrime l'anima-* dalle colpe mortali , onde il Salmo dice, tsffperges me Domine bifopox& muri daborlauabis me & fuper niuem-, &c. Et con l'antecedete . Cor mundu creai» me Deus, Vi fi rapref èntano i d ui fànciullini a' piedi a q uali vien diuiio un pane , per denotare la mifericordia , perche Beati miferk ordes^&c. Effendo che quello iara beato * che con pietà iouuenirà alle necefsiii di perfono miferabili con lue fuftanze, come infegna Eiàia a 18. Frange efnrienti pa- ttern tuum-, . Si dipinge con il ramo dell oliuo,per fìgnifìcare la pace, tran* cjuillita,& ferenita dei cuore, onde però dice . Beati pacifici) &c. Perderci che per efiere beato fi debbano haue*ele tre paci > e tranquilità Spirituale* cioè fuperna con Dio,interna con te coicientia , & efterna con il profilino, cr e quello fecondo nel lib.^ .dalla fapìéza,ci uiene infegnato Tax^detlis Dei.Si dipige con molti fanciullini offefi,uilipefì,uccifl,&maltrattati,per denotare le perfecutioni ingiufte de' tiranni,e peruerfì noftri inimici>&pe ,rò fi dice Beati quiperfecutiones patiùtar propter iufiitia^ &c. Ciò ne fìgnifìca, che chi uuole effere beato debba renderli peratto di patieza impotète,e de boleallauendettaancoreheuendicarfì potefsi, pronto al rimettere ogni lefione,&offefà,penfando che la perfecutione ferue a buoni per eferci- tiodi uirtù , che però difìe il Sig.Dio in quella contentione fra i fuoi Apo- stoli. 7s{ifi cfficieminhficut paruuli>noh intrabitis in B^gnv.m Ccslorum. Le due palme incrociate giunte,& annodate da una corona tefluta di Gigli , Mir- tee Rofe,fopra il capo per imprefa,ne lignifica le tre uirtù Teologiche, co- me Fede,Speranza, & Carità, la Fede perii Giglio , la Speranza per il Mir- to,&laRofaperla Caritàjfenza lequali uirtù niffuno potrà giamai bead« ficarii,& quello baili per fiora in torno a tal materia . BEL L E Z Z A, ONN A che habbiaafcofà la tefìafra le nuuole > cV il retto Zìa poco vifibikjper lo fplendore,che la circonda, porga vna mano fuor del- lo fplendore,con la quale terrà vn figlio , Sporgendo con l'altra nianò vna palla ,.& vn compaiiò , Si dipinge la Bellezza con la tefta-aicoià fra le-» nuuole, perche none cofa , delia quale più difficilmente fi polla parlare con morrai lingua, &che menofìpoila conofeere con l'intelletto ninna.- H 2 no, D 68 ICO NO L OG 1 A no,quanto la bellezza , laquale , nelle cofe create , non è altro > fnetafori» caaieate parlando, che vn_. iplendore, che derxua dalla luce della feccia di Dio,coaie diffiruiconoiPJiitonici>eflènd3 la prima bellezza vnaco^ fa eoa eìio,laquale^oi co.ì%munica. idoli in qualche modo d idea perbe- iiig. uu di lui alle ile creature, è cagione > che effe intendano in qualche parie la bellezza : ma come quelli > che guardano le ììeaì aedo ìpecchity fubito fi fcór) fhe partorire amando il noflro Sire . Si dipingerà dunque nella fudetta manièra , lignificandoli per la man( che lì itende col Giglio, ia beìlc^a de litì&raeiUi , & de4 colon del corpL godutala terra, come Gabbiamo gì* detto di fopra,. Kell'altra mano terrà lapalk,colcompaITo,perdimoftrare che ogni bel 1ezza coniate in miiure,cV"proportioni , Je squali s'aggiuftano col tempOD &. col luogo* Il luogo determina la bellezza nella diipoiltione delle-* Proiiincic, delle Citta, de' Tempii, delle Piazze ,deH'h.uomo, e di tut- te le cofeiuggetteali'occhio,come colori ben diftinti , & con proportio~ nata quantità , & mifura , & conaltrecofe fimilij col tempo h* determina- no l'armonie , ifuoni, le voci, l'orationi, gli abbattimenti, &C altro cofe, le quali con mifura aggiuftandofì ^dilettano ,& fono meritamente chiamate belle- Et come li Giglio perl'acutezzadell'cdore muoue il fem» fo, & delta gli fpiri ti ,colì medefimamente la bellezza muoue, &defla_p gl'animi ad amare, &defìderare di godere, {per darperfettione a fé rteifo) ia cofa,che ficonofee per la molta bellezzàdegna di confideratione , ÓV di prezzo; fopra di che vn nobile, e gentililsuno ipirito fece ilpr-eiea- *c Sonetto. £ luce la beltà, che dal primiero Sperasi vince tgtfopra ogmpenfìero» Splendor nafeendo in mille raifipartc> Quegli che" l nqflro , e l'altro Tolo erefìe E fede fa mentre gli vibra , e parte Qua/ì tempii a lui J acri , oue il profonda , Di quel che in Cielo fpléde eterno vero. Saper s'adopri,e la potente il ^e/ou IJaria color fouente}bor bianco, horneroVnafcintiUafolmojlronne al monda 4 luce in vna men, che in altra parte € di ciò, ch'egli imaginando efprejfe TI* dotta mano di ritrarla in carte J^otefuron leftelle,e carta ilCielo. BELLEZZA F£MINILE. T^XONNA ignuda,con vna ghirlanda di Gigli ,& Liguftri in tefta , in mJ vna mano haura vn dardo,nell'altra vn fjrecchio, porgendolo in fuo- ri fenza fpecchiarh* dentro,federa fopra vn drago molto feroce. I Gigli fono l'antico Ierogliiìco della bellezza, come racconta il Pieri» Valeriano,forfe perche il Giglio tra gl'altri fiori , ha quelle tre nobili qua- lità,che riconobbe unagentildonna Fiorentina nella ftatua fatta da fruito- re poco pratico, perche eiTendo ella dimandata queiche giudicarle di tal ftatua, ella con grandiffima accortezza dine feoprendo Je bellezze d'umt donna compita,& la gcfFezza tacitamente di quell'opera , che era bianca, morbida,&fcda,pererTer quelle qualità del marmo ftefiò necenarifiìme in una donna bclla,come racconta Giorgio Vafari, & quefte tre qualità ha particolarmente tra gl'altri fiori il Giglio. II dardo facendo la piaga,nel principio è quali infcnfìbile,laqualepoi crefee a poco a poco,& penetrando molto dentro, è di fàcile a poieriì ca- ttare,&ci dimoltra,che cominciando alcuno ad amare la bellezza delle donne>non fubitoproua la ferita mortale, ma a pocoapococreìcendo la piaga,fentcaJJa fine,che per alien tàr d'arco non lana. Lo fpecchiodiffioftraefferelabeJlezza fanimle medefimamente uno pecchia, ncJqualc uedeudo ciascuno le fieno in miglior perfettione per li 3 'l'amor 7* ICONOLOGIA l'amor della fpecie s'incita ad amaro* in quella colà* oue li è uedutopìu pe fetto>& poi a deftdei\tr{ì,&. fruirli . Il drago rrpftra che non è da tidarilpue è bellezza^pcrche ui è ueleno d. paisionei& di gelofia . E Igauda3perchc non uuol eiTer coperta di liscio , come anco fi può àit che lìa frale, & caduca,. & perciò le il pongono i iiguftn nella ghirlanda»^, conforme al detto di Virgilio nell'Egloga feconda. € formo fé puer nìmiu ne crede colorì \Alba liguft rà caduntyvacinia nig ra legatura Et Ouidio de arte amandi ► (fuo*. Forma bonu fragile ejìyquantuq; accedit ad annos Fit minorar fpatio carpitur'jlla 2^c- femper violacee femper Mia fiorente St riget,amijja,fpma relitta., Uefa-,* BE'HFfOtM'N^Zé^y £T F%lC1%JiM^T\ìMC2srj*sfLE del Sig.Cj.iomnni Zaratmo Capellini , ! ONNÀ che tenga in téfta vna corona di vite' intrecciata, con un ra« mo d'olmo in mano, verlòil feno vn'Aleione augello marittimo» OgnVno fa quanto la vite arai l'olmo * & l'olmo la vite, Cuidio.. Vlmus amat vites, vitemnon deferii vlmos- Pertale amoro là Beneuolenza?6i vnionc l'olmo fi chiama marito d'ella vite, & vedoua fi ehiama la ulte quando- non e appoggiata a l'olmo , Ca* tulio ne gli elìàmetri nuptiali i Vt vitina in nudo viti* qua nafeitur ama l^unquam fé extolit . pi u a b affo- poi dice .. «k?? fi forte eademefivlmoconiuntl la marito, Et Martiale nd.4. libro ne I veder puoi con quanto ajjettO) St con quanti iterati abbracctamenttì tavites'aumtkchia al fisa marita* Cioè a l'olmo* fé bene fi potrebbe anco intendere, al pioppo, o alfrafsina arbori tutti amici alla ui te come dice Col umellalib.XVL- Vitem maxi- mepùputu 'sallt deinde ulmus , deinde fraxinus > & di queftij arbori uolfe-inten? dereHoratio nel 4. lib; OdeV^chiamati uedoui lenza la uite* Et vìtenu? riduas dueitad arbores, Et nelle lodi de la uita raffica conelfali marita, adulta mtikmpr&pagine^ltas maritati* opulos . Da quefh Poeti latini leg- giad^men:e preieil Bembo il fuo concetto mafsimarnenteda Catullo per eifamre le dame ad'amare. CiafcunaVite* (poggia-, £$a giacevi giaf din non fé n adorna Ma quando a lolmojO al Tioppo alta s'ap~ *Nd frutto fio, neW ombre fon g ràdile . C refe e feconda per Sole , e per $iog&Ì4 Oue alcrswTefh più moderni leggono Ma'fwtndo a l'olmo amico alta s'appoggia. Etdiquc/lblmoci'iiamoLolutiieruire noi lallàndo gl'altri perefférepi& frequente in bocca de poeti, & per non confondere con più dui crii rami la corona, che pie gentile comparirà lempkccmentè la uiteauuiricchiat* totì l'ctoo fiw marito, j.-er incubalo deia. Benevolenza , & unione *catriir mo» DI CESARE R1PJ. 7t ihoniale, l'Alcione che tiene ungano è vn'augeiio poco più grande ci va paiìuro , quafi tutio di coior ceruleo , le non che ha melhcate alcu- ne penne porporine,e bianche, ha il collo lottile, & lungo, va ilolàfczàn- do ,& ftndendo incorno al lieo del n.are^on voce lau enteuole, oLeanco fi il fuo n;do,& vi coua ietie g.iorn:>i tjuaii per eiìere fchci,clKaw.anJi «- con,e d^e i 4* -B^p^r juolib.decimocap.? 2. & Indoro lib. 12.&1Ì Sannazaro con* cantò ndTE- £loga quinta. Cantere , 0- Hakyonis nidum mibi pellere ventos D'ultu r, &■ f&ucs pelai} mi* czreproteRas Forfìtanbicnoftros fedabìt pefiforis afirs . A tjuefto hebbe mirai* Vng.;ro neiJa prii^a Scena dd e narro atto d'Al- ceo, fupeiÀua in verojma gru t:ob^^^^ à'k declina Ég-oga de* feti. Turbato ei mar (Femor ma forfi vn giorno Terme fcravno Se^f i ione il ni 0. Cioè (pero yn giorno d hauce MMxscfcb iranc mllo £ato,& berniirà.n P,q C--.p-ùcÌi^r^4i.eiUe. " i-± ^ so^e f% ICONOLOGIA $oaue vdir gli auge! , che per la riua Vrendonful nidoyinfiebil voce, & vìM Cantar piangendo (e fi Jon anco amici) nsficfueian fondale fanno Ulti aprici .fache egli dicaj Cs fu tra noi & che^iè'ne vbìalié'lòprà^ il) morto" cadàuerò de àia il to^ eh c'era- pòrta co (fa l'onde' marine, & però fanno chCqueftò augel- lo iì vadì tutta via; lamentando nel lKodHmare> come' tra gli altri Berna* fìfino Rotai ne l'Egloga XlIL 3$ekpeYcBe:aon:Jóriioy come colei Sommerfo in marey & perfauor de* Dei €he vide iftfonno y&poitYouólo j§ofoi Hor piange augello1 il fuo fiato' dogliofo* E nell'òttaua feguentev Quanto t'inuidioy o ben coppia felice' Comun fu fempre y a' cui cantando lice1 «A cui ' fpofiy-^ augèlli vwlettoyvnnido Vonda qketary quando più batte il lido? Et il Petrarca anch'èglì canto della beheuolenza,:&' vnione di quefU i$ÌÌM & della ìiia nobilifsima %ofà>il> cui- pregiato noine nel capo de> Ver/ì per ordine li pone. isf mando lei tiouacelejle tsffìrefr. (jcdÈ^C2^, innitto ye faggio a lei fimifa Le fu pi errino dell'empireo Corog Ónde beri lieta uà co'l cor giocondo. I{oma' per nói giàgode eterno s^prile? ìndi verrà per voi l' età dell'Oro y JOaHringéd feguir folla fud bell'orma? E I(cAI{^A prole ad! abbellire il mondo ò Et certo,cheninnamaggior felicità può éifere tra dui conforti che Tvnio' ile',- & Benevolenza i degno è d'effere" imprecò- nella ménte d'ogni per- dona legata in nodo- matrimoniale y il precetto di Focilide Pòéca^ Greco i^.nà tuàMcóniugemy quid enimfuàuìus &pmslantiu$ Qùamcum iJÙCaritum diligit Vxor vfquead fenettam' Ét riequé Inter eos incidit conferìtio ? Cioè ama là tua' móglie, checoiapuò éflere più foautf & pili co'nuene'uoléyehe quando la mogliéama il maritò per iìné alla_» ¥ eechiezza, òVilmàrico la fua moglie, ne tra loro c'interuiene rin"à,& con tela alcuna . Quindi è che li Romani antichi hanno làfiàto* molte memo- fx di quelli che Iorio vifsi in matrimonio ynitamc'nte con benevolenza.* fenza con trailo, (fé quali noi ne poneremo per èfiempioquatro Stampata dallo Smetio due vetìb il marito, e- due altre verfo la moglie. B. funió primigenia Qù}vix ann XXXK fùnid. "Palla?, fedi (omugiKdtifjimft ttpientijfimQ 3efc benemerenti (um quo vixit annìs tf.Mens.VL Éiulciter. fine Querela ■•v T. flauto. *sfv(j. Uh. Chryfogoné tesbiano . t^dmtor Tabularior' 2$4tion\ tìer"editatCaes'Hi Flauiarb(ica cóniux. curii qua ¥mt amfineuUaajfenf4* DIS Mt^^IBFSa iufideCjlaphyrae Vixit (tsfnnis XXXIIX. Ti Cldudius faufius Coniugi, óptimej&bent De fé merita cum qua Pixit t>4nn> xiix menfe è Diebus XXIIH. fine viti Querela f eciti érfibte ìtfS MAN S> caLpvrniae t.l. bomèae m.calpvrnivs M.L.PARIS CON.SVAE S ANCTISS, CVM.QVA.V.A.XXV. MUE -OltfEN. ET fibì> Simile modo etiam, * fivlim 74 ICONOLOGIA fi olimfaifiet. Vixìt cum hac trigintanmem annis fine mrgioyfine Óffenfa. E «dia ìnicnttione di Lucio S il uio Paterno iì legge. Sine Mia animi laefura* Et in quella $i Giulio Marnano . Sirie vita animi lefione. Waitra in-' icrittione ponere vogliamo trouata poco tempo fa nella prima vigna fuor «ii porta latina a man dritta , nella quale dice al Lettore , che sa d'eiiere iii da zuix d ut deue eiier lodata , 6l, abbracciata , ancr- t cndoPiut, . . . » ve ì,c-ì .26. v ic ; &H}fiQn*ktidtft benigni: a firn > U rpro> Ittio corba&et ìtéàtà4M'$*ytft}4#tferrQ WCpjjkm^é L\Jtare DI CESARE R1P A. *fX L'altare co'I fuoco , dinota, che ia benignità fi deue ufarc,o per aigioù ne di religione, Jaquale pmicipalrnente sfelèrcua con li iàcriiicij , o al- meno non lenza ena , talmente che u eriga in pencolo d eiiere ritardata , o impedita la giufliUa perticare Dio Ite uc> Uguale è vguaimente gitile, & benigno . A L SIG CAVALIER CESA R E R 1 P A, PER L'IMAGINE DELLA B ENIGNITA FIGVRATA Di lui nella periona deirilluftnliima , ed EccellenuTsuaaL. Signora Marchetana Saluiati . _ tsiTl) Py e pregiò acquifiò Cjreco Vittore 9 Cjia ritraendo con Matura mano La BelliJJìmatsfrgiua y onde'lTroian» giudice Ideo Sentì Lf iuo ardore : Uor tu [E S e palma ; (he bel tanto più grande in carte fi ringi , Quanto via più) che' l corpoyènobil Pzsftm* t&jftia alquanto china > con le braccia aperte , & con la de/tra mane» tenga un ramo di pino, inoltrando deiTern* leuatasù d'una rkcha feggia* 5f a canto u i fia un'Elefante . La benignità^on è altro per quanto fi può ràccorrc dà la dottrina d'À* rift.lib.4.Etica,che uno affetto naturale di perfona magnanima in raoitrar ìc fegm di (limare gl'honori dati dalle perfone inferiori , tiiqtt è uirt^ propria df^cperfone grandmi quaato fono j&agnaniaigV^: aiagnanim» &oa 7i iCÒttOLòGl A non «uol dir altroché huomodi fplefldore,& ornamento di perfetta tu , tal che quanto è difficile deffer magnanimo per hauerbiiòfgno di tiri ti gl'habiti buoni > tanto è nobile effere benigno. Quattro fono gli affeè ti dei magnanimo* che. affetti n* deuono chiamare quelle cofe , che noJ Iianno Eiettione, Beneficenza, Magnificenza, Clcmenza,& Benignità i quali li riducano tutti gl'altri, perciocheil magnanimo nonfhma,] diiprez^ come quello che non teme* ne fpera : inquanto non difprez; j| BenefIco,inqiianto non ftima Magnifico^ quanto non teme Clcme $e , in q uanto non fpera ? Benigno , & perche la benigniti ha per og immediatamente l'honore , & J'honorarc , però fi può dire , che ?la Ben gmtafia il più degno affetto? che poflì nafeere ih principe generoiò, ^he e conforme alla dottrina deU'ifteffo Arni, nel 2. della Rettorica al f apo ao. dicendpj chf la grafl^e^* j^ii^uomo noa è altro , che vna r e I 1 DI CESARE RI? A. 77 !tapiaccuole>& nobile grauità. Laonde iccfrcndoiì quella vino imgc- Urgente neila llìuftrus. Sig. M ADDALE in A Sbozzi maritata nel* r£cceii.iiÌuftriis.dei$ig*Aiai'cheieSaluiati,miè pano che li veda quella figura con particulariiieuaone di queila Signora, nella quale oltre ag/al- tri ipiendori > che le danno la patria felice , ia Cala Aiiuflsusinia , i genito* r* di iòinma virtù , rifpieude unto l'ideila benignità mentre accenta gi'uo- noridenepenone inferiori con lieto volto, & con la benignità fua*che_j or era meglio che gl'altri con l'alterezza, & ben fi può dire di lei quel che tenue CLudtano in Conmiata Manilij . Teragit tranquilla potejias. Qnod uiolenta nequit : mandataq; f&rtius urget Imperiofa quies » Le tre Lune,che fono intorno al fregio della Clamide, raprefentanol'in fegna deli'iiiultnisima -Cala Strozzi,nellaquale li contiene con molta ra- gione il fimbolo della Benignità , percioche ,come il mine della Luna_, non è altro che rìfteflò lume del Sole , coli la benignità non ha altra luce che queha che dell'ifteffa magnanimità Sole delle virtù, come habbiamo inoltrato , & però la forma del Sole fi icuopre in tetta della figura, cioè ìm» Juocopiùiuperiore, & più nobile fede dell'in tei ietto, onde li cauano le virtù intellettiue>& g/organi fenfitiui , ne quali fi fondino le morali . Il numero ternario delle Lune, lignifica la perfettione di quella emi- nente virtù , perche il ternano fempre lignifica perfettione,come iniègna ^nf nel primo del Cielo Caprprimo.& e primo numero impari , & princi- pio d'nnpar.tadella quale diceuanoi Gentili fodisfarfì Dio T come di cela perfetta ,onde Virgilio neil Egloga 8. dice. Tramerò Deus impare gaudet. EtiTittagOiiCi dJìeroil tre triplicato nelquale fi contiene il dua, effe* re di potenzainfinita , con quali concorda anco Platone , che dice nel Ti- nxo, da quello numero triplicato hauere origine la perfettione dell'ani- ma, & l'iikffa Luna fi dimanda da i Poeti Triforme , come fi vede in An- tonio nel libretto intitolato Grifo, nel qua e dell'iflefio numero ternario difcorre , ne deuo laffare di dire;che dette Lune fono riuolte a man delira, cioè veriòTOriente , ìlche è fegno , che la Luna fra in fuo crefcimento,fe- guitando il Sole , & coli l'Illuflrifs. Caia Strozzi feguitando gli iplendori della magnanimità,!! va continouamenteauanzando nella gloria,& ne gli fplendon deila fama con l'ideila benignità, & è la Luna detta Lucina, per effereella tenuta da gli antichi apportatnee della luce ai nafeenti fanciul li , perche porge loro aiuto ad viene dei ventre della madre ,& per efiere elia benigna, & pianeta hunndo affretta tal'horacon il fuo influito il par- to iòccorrendo le donne ne i lor dolori , rendendole più facile al partorì* re,comediffeHoratiolib^.Cde 22. Montium cujlos nemo rnmqi uirgo > Ter uocata àudìs adetnìsq; letbo* gu & i pallori alla guardia delle loro mand re, & perciò è fiata chiamata dagli Antichi fcorta,& duce, & gli Egitij con il geroglifico del Sole, ^: della Luna Vira* magma- 78 ICONOLOGIA' rnaginauano che queftì dui pianeti fofifero Elementi delle cofc,come qu li che con la virtù propria generaiiero, & conferuafìèro, & perpetuando* tutte le cofe inferiori , oltre a quello la vita noftra enere retta dal gouerno loro per eflere iofìentata da l'h umor de i'vna, & dal calor dell'altro . Si fa detta figura di faccia heta,& gioeonda,ridente,di afpetto giornale* leggiadro,& modefto,perche non è cola più grata , & amata de la benigni* ta,onde diife Terentio ne gli Adelfi. %e ipfa reperì. facilitate nihil effe homini melius neque clementia. Etperngnificareloftatofignonlecheè ncccflario all'vfodi efla benW gnita,fi fa veftita , & coronata d'oro , Il drizzarli in piedi, chinarli* & aprir le braccia , fono fegni proprii ne t Principi deila lor benignità, lontani dall'alterezza dell'animo , 6c dal rigore.. Tiene con la deftra mano il ramo di Pino,eflendo detto arbore fimbolo «fella benignità , perche il pino ancorché ila alto, & faccia ombra granduli iìma>non nuoce a niuna pianta che vi fiafottoj ma ciaicuna vi germoglia lietamente, perche ella è benigna a tutte, corne referifceTheofrafto Filw fofolib.3. cap.15.de Piantisi Tinus quoq; benigna omnibus propterea effe putatur, quod radice Jìmpllci, aftaqi fit: Seritur enimfub eam , &Myytus > & Laurus. > &.aliapleraque .: nec qukquani prohibet radix} quominus hac libere augefcere ualeant; ex quo intelligi potejfp radicem plus infejìare quam vmbra;quippe cum Tinus yynbram amplffimam rea daty & relìquia quoq; paucis altisq; nitentia radicibus ad portionem focietattm* non negat, Oueèda notare , che il pino arbore nobilifsimo di radice al ta, & iemplice raccoglie benignamente fotto la fua ombra le minori pian* te, fi come fanno altri arbori di alta radice > che non negano nceuere in compagnia loro altre piante , il che ci ferue per figura , che vna perfona nobilo d'altra_. radice, cioè difhrpe> &c origine fublimericeue fot* to l'ombra de la fua protettione con ogni benignità altri di minor condii tione , & con portione li amette nell'amicizia > & compagnia fua , iJ chi non fanno gl'animi nati vilmente, ancor che per fortuna fublimati fienoj che per l'ordinario reftono rozzi, & come doppi; >enon femplici vfàno yerfo altri più j.ofto malignità > che benignità* JL'Elefante animale nobile ,& più d'ogn'altrp grade, lo ponemo in qu fto luogo perfimbolo della Benignità de' Principi, & Signori grandi, de h fua benigna natura ne uiene a far teftimomanza Arif. lib.p. cap.46.ne l'h'b ftoria de gli animali , Flephas omnium ferarum mitijiimus > &pkcidiftimust Et Bartolomeo Anglico de la proprietà delle cofe lib. 18. cap. 42. dice che gli Elephariti fono di natura benigni perche non hanno fele . Stira auterri Elephantes naturaliter benigni , quod careant felle , Ma noi diremo ch'egli* iìa benigno non iòlo,perche fia pnuo di fele(attefo che il cammello anco-* racpnuo di feie,& nondimeno non arnuaa quella gentile benignità,? che ha l'elefante) ma perche la natura lo ha dopa co d vn certo lume d'ini belletto prudente e fentimento quali cheliuniano, Plinio lib. S- cap. ri tAinma- DI CE SA RE RI FA. 7$ fnhnalium maximum elepbas , proximumq; bumanis fenfibus &c, quello ani* aie fé mai neiidilèra incontra qualche perfona ch'habbia imamtala rada per non fpauen tarla col Tuo aipetto, lì ritira in bel modo al quanto intano da quella , & per darli animo le le moftra tutto cortefe , &(^ man- iero, & le precede auanti nel cammino,tanto, che a poco a poco lo rimet- : perla itrada . Si eleobantes hominem errantem fibi obuium uiderint infolitu- ne , primo , ne impetti terreant , aliquantulum de uiafefubtrahunt , & tunegra-, im figura y no riputar partecipi quelli Signori* i quali moflì dalla loro innata be- ignaimura rimettono ifuditi,oferuitori nella via del felice contento, scorrendoli ne 1 loro eftremi bi {ogni * iSlunc fibifinem proponit Honelìus. rinceps y ut fubditos felices efficiat . Il fine de l'honefto Principe è di far fe- ri i iudditi difie Antipatro ; di più gli honefti,& benigni Principi, & Si- lori , accorgendoli di elfere maggiori tenuti , & riueriti , porgono ani- 0 a minori di parlare, & chiedere valenze , & foccorfo , fi come hanno tto gli ottimi Principi , & Imperatori, che hanno laflato buon nome di, . Aleflandro Seuero di nome , & benigno di natura a chi non s'arril- tiaua di chiedere niente,lo chiamaua, dicendo perche non chiedi nien-: ? Vuoi forfè ch'io ti reftì debitore ? chiedi , acciò non ti lamenti di me: anofceua Aleflandro che il Principe è obligato dar benigna vdienza,& ccorib a perfone minori, & pnuate,& perciò s'offe ri uà benignamene a loro , dimandando e bifogni per non rimanere a loro debitore, & pure a gentile Impera tore,confondan fi quelli Signori afperi di natura,che nc- morvdienza,ele pur la danno a le prime parole infaftiditi difcacciano 1 fé con ingiuria le perfone, & le fpauentono con la loro feuera , & bru- a ciera ; prendino elfempio di Tito figlio di Vefpafiano Imperatore, che mpre benigno fi moitròal popolo, onde per tal benignità fu chiamato, more , òVdelitie del genere humano , mai licentiò alcuno da fé fenza Irgli buona fperanza , anzi auifàto da' familiari , come ch'egli promettef- più di quello che poteffe mantenere, fole uà di re che bifognaua auerti- che riiuno fi partifie mefto,& difgufiato dal parlare del Principe. on oportere , ait quemquam dfermone Trincipis trìflem difeeder e : Soggi unge etonio, che trattò il popolo in ogni occafione con tanta piace uolezza/ n benignità , che folea far preparare le fette publiche de Gladiatori non ulto fuo , ma ad'arbitno de gli afpettatori , cV mai negò niente a niuno e gli dimandante , anzi l'efTortauaa dimandare di più : 2{am neque negauit cquam petentibus : & ut qua uellent peterenty ultro adhortatus efi. S tando vna aaccnagliuennein mente, che in quel giorno non haueua ufatalafo* benignità con niuno,di chepentendofi, mandò fuori quella memora- bile S« ICONOLOGIA bil voce temici diem perdidimus y Amici habbiamo perduta la giornata , tU putò come principe elìère debito fuo eifercitare ogni giorno l'ofiìtio de la benignità. Non fu men [benigno quel buono Imperatore, dico Marco Aurelio di cui Herodiano ferme , che a qual fi voglia che ui andaua auanti porgeua benignamente la mano, e non comportaua, cheda la fua guardia filile impedito Tingreflo a niuno , Quelli fono Principi amati in vita , ÓV" dopò morte bramati , che lì fanno fchiaue legenti con la benigni tà,& cer- io per quattro giorni , che in quella vita vno lìgnoreggia , deue procurar© di lafiàr memoria benigna di le , perche la fua lìgnona torto fi perde , & la fua benignità, come virtù eternamente durai Detto degno di generofo Principe fu quello di Filippo Re di Macedonia Padre del grande Aletian- d ro . Malo diu benignusfluam breui tempo re Dominus appella ri . voglio più tolto eìiè re chiamato lungo tempo benigno , che breue tempo Signore , onde io confederando il cortefe animo di qLeftì inuitti , ck beni- gni Principi 3 & *a nobil natura de l'Elefante animai* maggio re d ogn altro congiunta con tanta benignità^ concludera,che quanto più vnaperfona è nobile ? & grande, tan to più deue elìere coitele, & benigna, ma quel- lo, che più importali conforma con la benigna natura di Dio, di cui' proprio l'e.flèr benigno, effendo , che non ci è chi più di lui eierci ti la be nignkà per il bene , che ogni giorno fa a tutte le iue creature , fi che va Signore, & vn Principe per quanto comporta la mortai conditione in co- là ninna può più accollarli a la natura diuina , che con la benignità lènza dubbio, che j Iddio ama più yn Signor benigne, che fuperbo altero, anzj l'odia, iicome il moral Filolofo Plutarco chiaramente dm. ilra nel diicorfo^che fa al Principe ignorante , dicendo , che fi come ; Io pe.- porre Leno alla licenza giouem Si ' DI CESARE RIPA. Zi Si fa ancora vecchio,efiendola vecchiezza finale al verno, che fpoglia i. «ampi d'ogni occafione di piacere> & di gufio. E lecco 9 & pallido, perche tale diuiene fpeno , chi biafimapcr l'inuidia,. «he quafiiémpremuo uè il biafimo — Sta con la bocca aperta, & fi vede , come habbiamo detto con le lingue, ©recchi,& occhi perche il biafìmo è Tempre pronto d'vdire , & vedere per Scemar la lode di qual fi voglia perfona . Mira la terra,perche il fine di chi biafima non può efier fé non vile , ap* poggiandoli inalarne all'arido legno della maledicenza-. BONTÀ, DONNA bella , veftita d oro , con ghirlanda di ruta in capo, e fta^ rà con gii occhi nuolti verfo il Cielo, in braccio tenga ynpellica» no con li figliuolini, fc^a canto vi fia vn verde arboicello alia nua«#. di vn fiume. Bontà nell'huomo è compoiitione di parti buone, come fedele, verace^ integro,gi ufto,& patiente . itella fi dipinge , percioche la bontà fi conofee dalla belkzzz,c£fcnd9 die ia mente acquifta cognitione de' ienfL j lì veftito dal oro fignifica bontà , per eijer l'oro fupremamentc buon» Tra tutti i metalli . Horatio dimanda aurea jla mediocnta,dalla quale dea* ja la bontà ifieflà in tutte le colè,. 1 * L'Albero alla rkia del fiume è conforme alle parole di Dauidiiel fuor, Salmo , che dice : Ih uomo che iegue la legge di JDio eifer limile ad vn'al- >ero piantato alia. nuad vn rufcello chiaro, beilo , & corrente,e per non :4fer altro la bontà, dellaxmale parliamo,, che il conformarli con ia volon- ca di Dio, però fi dipinge in tal modo , $C M pellicano medefiinaniente, il juale è vccello,.chc, fecondo che raccontano molti autori , per lòuuenire sproprii figliuoli pofii in nece&ità,fuena.fe Hello col rofiro , e dei propno [angue li nodrifee , come dice dififufamente Pierio Vaienano al fuo luogo» jk de' più moderni nella noftra lingua , ili Rufceili nell'imprefa del Cardinal d'Augnfta non xnotfra altro ,cho i'iflefiabon tà.. Sta con gl'occhi riuolti al Cielo , per efier intenta alla contemplatici ite di.uina , &l per.fcacciar i penfieri cattiui „ chexli continuo fanno guerra» per quello ancora fi pone la ghirlanda di ruta,hauendo dett'heroa prò*. >neta d'efler fuggita da i fpinti maligni, & ne habbiamo autentichi tetti- nomi . Ha ancora proprietà di fminuir l'amor venereo , il che ci manifes- ta , che la vera bontà lafcia da banda tutti l'intercisi, & l'amor proprio , iU nalefolo Concerta, & guafia tutta l'armonia di quell'organo, che fuona-» on ^armonia di tutte le virtù . BVGIA. O N N A inuolta , & ricoperta nelf habito fuo quanto fia pofsibile, ìlvefhmento da vna parte farà bianco, & dall'altra nero, terrai^-. pò vna ga^a , & in mano yua Seppia pefee . I U /« ICOH GIOSI J La parte dei vertioicntu-dcl- color bianco moftVù^chc giOiyomiuìSttgfa* dì pnftacramcntcdkono-quakiìe verità per' naiconderui lotto la bugia] mutando il diauoiojìlquaie^coii.e dke SanGiouan GiivUoiToino iupei MxtLizh- ConceJJim ftmte-'duiTi ■■nera dkere i? ut L mewlacium Juumrarà ucrit-atc^ ao'mrmndet .- & per que^a- medeiìtna ragione a queffimagxne ilpone in capo Jaj Gaza , che è dì eolorvariO1, SCja Seppia ,Jaouaie,tecondb che racconta ij P.erio Valeriano nel libro ig. quando lì lente' prelà,; manda fuori dalla co-' da vn certo humore neromelq uale ^ nalconde,rtimandb con taleingannc fuggire dal pefcanre.Cbfi il bugiardb ole arabe feib'cOnlanntionedelk Eugiej&uion^viene maialucè di Buona- Sina* B V " G 1 ■ A.- PQ'ntìz gioua'ne Bruttarma artifitiofamente~v^èrHta dì color cangiante] dipinto tuttodì mafearedì più forti-, & di molte lingue, farà zoppai «gioì con ^na gamba di legno, tenendo nella fini (Ira mano vn' falcetto di paglia acre1 "a.- Sant'Agofrino dipinge la bugia,dicendb,che éfalia'iignifr' catione delia \^bcè di cbloro,ehe£on,mala imentionenegano5, ouero afc fermano vnacofa falla v EVperò li rapprefen :a in vna donna giouine} maBrutta,eiTendb vitio fcr uile,^ fuggito^ommamenteneJle conuerfationi de' nobiliiun modo che evenuto in vfohoggidi, che atteftandbfila fua nobiltà >come per giura« mento nel pacare fi ftiinapeì4 cola certa, che il ragionamento fia vero.- Ve/refi artificiofamente", perche con l'arte fua ella s'induftria di' dare ai intendere le cofe', che nonfonov La vette di cangiante dipinta dì varie fòrti dì mafeare , &C di lingue di* Kilo lira l'ineon danza c|èl bugiardo, ìlquale dilungandoli dai verone! fauej Jare,dà dì uè ria apparenza di efierea tutte leeolè^&di-quì è-nato il proueij* Silo che d ice. Mendacem opo Ytet effe memo rem: Il falcetto dèlia pàglia accefa altro non lignifica1, fé nonché fi' come il detto fuoco pretto s'appìccia,& pretto s'annnorza^cofi la bugia preflo na* ice , & pretto m uore . ■ ^ L'cìer zoppa dànotitia dì quelche fi dice: triuialmenteychelàb'ugia ha S&gambecorLe»- B' V I Ò\ CylO VAMN ETTO moro, veftitod'azUrroiìelìato d'oro, & fopr* X i\ capo hauera vn Gufo,- nel la de/tra mano vn velo nero , & con la fi* siittra terra Vn -feudo di color d'oro, ìnìnezo del quale ui na-'dìpinta vnf «arga con motto che dice.- AVDE-ND f '.• _ G A L A M IT A.. \0 N N A mefla , yefiìtà di nero , & mal'in arnefe', moftrandòfi dei boleti, regga fopra- vna eànha,tehèdb inumano vn mazzo di ipighe di grano roc^e frac&fiate,coniC quelle, che vengono abbattute dalla tcpeftaj DI CESARE R1PJ. Sj1 11 vcftimentojieroiìgnifijca malinconia, ch'è compagna jpcrpetuadek la calamità.. S'appoggia alla canna , perche non fi truo.ua maggior calamità , che»* quella di colui) che ila in pencolo di rouinare, il quale lì conduce moJte^ volte adefiderare la mone per rimedio, & la canna per eiTere vacua, 6V poco denfa, facilmente iiipezza al fòprauenimento del pelò, come fa- cilmente mancano le iperanzo di quello mondo, perche ogni forre di vento ancorché debole è ballante a mandare in ruma, & la fab.rica, cV~ li fondamenti delle Anitre iperanze, &per queftoii domanda calamita da i calami delle Canne - Il mazzo del grano" acconcio, come detto riabbiamo, lignifica la per* ditione,& jrouina delie biade , che èil principio della noitra calamità . CALAMITA, O MISERIA- DONNA afeiutta, tutta piena di lebbra con pochiflìmi panni, che lecuoprono le parti vergognoiè, & con alcunieagnuoli,cheliItia* no lambendo lejpiaghe delle .gambe, terrà Je mani inatto di dimandai* clemofimu ^Calamita, & zJWiferia.. DONNA men%ignuda, a federe fopra vn fàfciodi canne rotte, e fpcz zatein molti pezzi in mezo a vn canneto- Si dipinge mefta,percioche ia mifenarendei'huomo metto , cVancoi0- che la Fortuna feglimoftri alquanto benigna, nondimeuonon il rallegra mai 5 come dimoftra Seneca in Thyefte . rProprium hoc miferos fequiturMitium J^umquam rebus credereltttis fydeat fcelix Fortuna licet Tamen tifflicJos gaudere piget . Si fa a, federe, per inoltrare, che le fue iperanze fono andate a terra , perche è cagionata dall'iracondia, & dal- lo fdegno . li torchio accefo, dimoftra, che là calunnia è in frumento a trinano ad accendere il fuoco delle difcordie,& delle rouine ài tutti ì Regnh Il tirarli dietro il giouine, che ha le mani giunte, ci ià concicele ,cLc il cai un alatore non è altro, che lacerare Ja ian.a de gl|Inn.ocenti : ^ Glifi dipingeacanto il bàiàliico,percioche, come narra Pierio VUe- iaao nèilib. iq* I Sacerdoti Egitij poneuano quefto animale per la ca~ i. z, làjiijQua $4 TCO M O LOG I A lunnia, perche fi come il baialifco lenza mordere da lontano è pernkio alì'huomo co'l fguar do> cosi li calunniato! e Sparlando di naicoilo all'orec- chie de' Principi , & altri , induce fraudolentemente l'acculato , che nce« na danni , difagij, tormenti , e ben ipeito la morte, e fenz'onde poterli am* tare,non iàpendo il torto,perche gli Vien fatto in abfenza come il vede aii» uenire in molte corti ,& Jrierodoto fopra la calunnia nei hb. 7. così dica Calumniator iniUriam facit accufatoy non prafentem accufat . CAPRICCIO. Glouinetto verri to di vani colori, in capo porterà vn cappelletto Cimi* le ai veitimento , fbpra riquale vi iàranno penne diuerlè, nella delta mano terra vn mantice , ck nella iìniilra vn fperone. Caprieciofi il adiinandano quelli? che con Idee dall'ordinarie de gl'altri huomini diuerie fanno pendere le proprie attorni , ma conia mobiitadai l'vna all'ai tra pur del n.edefimo genere, & per modo d'Analogia il diconc capricci le idee,che in pitturalo in niufica , o in altro modo iì manifeitanc; lontanedal modo ordì nanoi-l'inconfìanza fi dimoila nell'età fanciuliefc^ la Varietà nella diue^fita dei colori » Il cappello con le varie penne, moftra che principalmente nella fantafij fono pofìe quelle diuerfitad'attioni non ordinane. Lo fperone,& il mantice inoltrano il capricciofo pronto all'adulare l'ai trui virtù , o al pungere i-vitif * CARRI DE I SETTE PIANETI* Cé^fì^O DELLtsf LVKjsf, Come è definito dal Boccaccio Uh. 4. netta demologia de gli Dei.- VN A donna di verginale afpe-tto iopra d'vn carro di due ruote tirali da d'tè catialli , vn bianco > & l'altro nero per moitrare , che la Lum faHkóicórfi di giorno >edi notte, è anco tirato il fuo carro, come die* fopradetrò Boccaccio nel £. libro da' cerui, eifendo cheilcammino,chd la Luna vien fornito più velocemente di tutti gl'altri pianeti,come quel la,cheha l'orbe minore,& Claudiano, & Fello Pompeo dicano, che è g " dato da muli > pereifer la Luna iterile, & fredda di tua natura , come p mente è il mulo, & Auiònio Gallo fa guidare il detto carro da giouenchi credefi che follerò dati quell'animali alia Luna per la fi miglianza, che è ài loro d'elle corna,che perciò fi mettano due piccioli cornetti in capo d la Luna, comeanco per effer quell'animali facrificati a quella Dea . Prudentio velie la Luna d'vn- bianco, & fotti! velo dicendo» Di bel lucido uelod nói ueftiid Quando [uccrnta [piega le quadrelli £ la Vergine figlia di Latomia Si potrà anco veftire con la nelle bìanca,roffa , cV fofea dalla cìnta ìJf iù , &L il reilante del ueilimento iàrà negro, inoltrando , chela Luna nO ha lume da sè,ma da altri lo nceue>& è dauuertire,ch'e per bellezza di qm Ita figura fieno efsi colori polli con grafia, 1 quali inoltrano ? che la Lunau fcelio fi muta di colore>& da Qiìk molti indoumano le mutationi de teme. Onde DI CESARE RIVA. Ir Onde Apulco racconta , che la roflezza nella Luna fignifica venti,il color folco pioggia,& il lucido,e chiaro aere fereno,& Plinio nel lib. 1 8- cap. $ i. ice il med efimo. . Fu da gl'antichi dipinta, che portafsi a gl'homeri una faretra piena di rali>& con la delira mano vna fàcella accefa, & con la finiftra un'arco* Moltra la facella ardente,come apportatrice della luce alli nafccnti fanT. iulli>percioche porge loro aiuto, ad vfcire dal uentre della madre. Moflra ancor il lume,che fa alli paftori,i quali amano affai la Luna, per- iochedalei ricéuonocommodità grande, efiendo che la notte guardano fuoi armenti dall'infidie delle fiere. Oltre ciò s'intende ancor per il lume l'humidità fua,che pretta fauore al cpiante,che germinano fopra la terra , & alle radici di fotto dona aiuto. La drpinlero gl'antichi,come habbiamodetto,con l'arco,& con la fare- ra,perche intendeuano la Luna effere arciera de* Aioi raggi , li quali fono lille uolte nociui a i mortali,& per dirrìoftrare ancora le punture, che fento-, io le donne nel partorire,efiendo quella Dea fopra il parto delle donne . CARRO DI M E R C V R I O. I7N giouine ignudo con vn fol panno ad armacollo , hauerà i capegli V doro y & fra elfi vi faranno penne parimente d'oro congiunte infie- ie,o uero vn cappelletto con duealette,cioè vna per banda,in mano por- rà il Caduceo,& alli piedi i Talari,che coli fi truoua dipinto da i pittori, defcritto in molti libri da' Poeti, & in particolare nelle trasformatio- i d'Apuleo. Sarà detta Imagine fopra d'vn carro > &~ vi faranno molti làflì , perac- nnare il coflume de gl'antichi , che quando paffauano vicino alle flatue Mercuriojciafcun li gittaua vn fafiò ai piedi,di maniera, che fempre ai- piedi della llatua di Mercurio erano molti monti di faflì , e ciò nfenfcc ornuto nel libro della natura de gli Dei . Sarà quello carro tirato da due Cicogne vcelli confecrati a Mercurio, srche quellovcello,ch'è chiamato lbide, è vna fpetiedi Cicogna, laqua- : naice in Egitto, come fcriue Anflotele nel libro della natura de gl'ani- ali, doue che Mercurio (fecondo che narrano gl'Idonei) regnò,dando uei popoli le leggi , fk infegnò loro le lettere , come fcriue Marco Tul- nel terzo libro della natura de gli Dei,& volìc,che la prima lettera del- Ifabeto foffe l'Ibi, fi come dice Plutarco nel libro de liìdcj & Cfinde,& uìdionel fecondo libro delle trasformationi fcriue, che Mercurio fug- rido infieme con gli altri Dei l'impeto di Tipheo gigante ti conuerfe in a Cicogna. Potrebbefì in luogo ancora ddh Cicogne dipingere due galli , per lsu, ntaiSnuenienza,che ha Mercurio Diodella facondia , 6V del parlare , ccn la ;Bilbilanza,laquale Ci dinota con il gallo . j;,||Con il Caduceo fi dice che Me re unc( fecondo i Gcntili)fufci'tàlfc i mòr- jjjijcpme l'eloquenza folcita 'e memorie de £Ì'h uòmini • ta!an,eIcrea:-,c?moitran:jIa vele ci tu delie fecale, leqta'i in vn tret- I j io far ICONOLOGIA' t& fpanfcano,però Homero chiama quali le parole, ve!oci,alate,& c'han ,1 f^nne, e chi vuol vedére piùdififufamehte qLefl:e,efìmiliaItre ragioni dél« Imperlile di Mercurio ,óY" degl'altri Tuoi portenti, potrà leggere ( oltr^ che molti ne fcnuono nelialingua LatinaJ il Boccaccio, che nella nofh*j jion manca con diligenza * ■ CARRO EHI; VENERE. *\JEH ER E fi dipinge giouane, ignuda , & bella, con vna ghirlandi j V di rofe, & di mortella > ÒV in vna mano tiehe'vna conca marina . ' Fu Venere rapprefèntata nuda per l'appetito de gli lafciui abbraccia-» menti , o aero , perche chi vsi. dietro Tempre allì lafciui piaceri rimanpercioche le ricchezze fono dalle lafciue donne diuorate > &t_ S debilita il-c©rpo, & macchia l'anima, di taf bruttura , che niente refta più di bello, • , .. , Il mirto > & le rote fono confecrate a qiiefra Deàypef laconformità?chc tannò gl'odori con Venere, & per l'incitamento, òT vigore , che porgé-Ù. niirtoaila^lulTuria, che però Futurio poeta Comico men tre finge Digo-' li e meretrice , cosi- dicev . *A me forti del mirto accia ch'io pàffa Con più uigor , di Venere oprar l'armi* La cónca marina , che tiene in mano, moftra, che Venere fia nata del jiìàre , coinè diflfufamen te fi racconta da molti . " Iffuo carro >- fecondo Apuieò è tirato dalle colombe, le quali ( come-fi feri uè } fono oltre modo lafciue , ne è tempo alcuno dell'anno , nclqualtf non ftieiio infieme ne ilor gufti amorofi Et Orati©* Quidio, & S.tatip, dicono, che Venere e tirata da i cigni , pcf cìimofrrare , che i guài de gl'amanti fono Umili al canto del cigno , il q ua-3 le e tan.o più dolce $ quanto quello animale è più vicinoal morire, perche^ tanto più gode l'innamorato quanto più pena in amore . Per fare alquanta digerente' quefta figura il Qiraldi fcriue , che Vene» re fi rapprefenta, cóme ho detto, fopra d'un Carro tirato da due cigni, è j éte colombe , nuda , col capò cinto di mortella, & con vna fiamma al -pciw to, nella deftra mano tiene vna palla , o vero vii globo , in forma del moni dò , & con la finifira tre pomi d'oro , & dietro gli fono le tre graticy cox*| le braccia auuiticchiatc * II globo moftra efler Venere dominatricc,e conferuatrice dell' vniuerfa Li tre pomi fono in ■memoria del gì udiuo di Paride a lode della fua«# lìhgrilar bellezza. Le gratie fono le damigelle di Venere , che allettano, & corrompono i facilmente gl'animi non bene ftabiliti nella virtù '. \ CARRO DEL SOLE. IL Sole fi dóurd rapprefentare configura di giovanetto ardito , ignu» ■-; do , ornato con chiòma dorata, fparfa di raggi , con il braccio deftro c!icfìefo,& con la ir- ano aperta terrà tre figurine, che rapprefentano ìc* tre gratie, nella fin iftra mano hauerà l'arco, & le iàcttc ,& folto li piedi JD/7 CESZm RlPj. &> :Si fa giouine con l'auttoritidei Poeti fra i quali Tibullo coiidicc,^ ' Che Bacco folo , e Febo eternamente giouani iòno , &c. Ec perlagiouinezza vollero lignificare la virtù ideinole, produttore^ tempre in vigore dei iuo calore di colè iniouq , & belle . So/tiene con la iiniftra mano le tregrJtie perdimoftrare , che piò ch il terzo Etheo* ae, & il quarto Phegone , & con quelli 'hanno moftrato la qualità *& il camino del giorno; pcrcioch e Piroo,cheè il primo , fi,dipinge_» refio, efl'endo che nel principio della mattina, oliando i vapori che lì leuanp àalìa terra , il Sole nel Jeuarfie roflò j Eoo ^ che è il fecondo^, fi ^imo* fora bianco perche , eflendofi fparfo il Sole, Òthauendo cacciatoi ,vapo* ne iplcdentc,& chiaro^ il terzoè Etheone,& fi mppreicnìavrqnoin^ fiammato , tirando al giallo y perche-» il Sole ( fermato nel terzo de| Cielo ) moftrapu) rifplendente iè fieno ; I/vltinìo e Phegone , ,& fi figu* ra'di color giallo"^, ina che porga-, al nero , per dimoftrare^ la décli-r natione d efìo verfo la terra al tempo > che tramontando fa_, ofeurare* laterra_,.' CARRO IDI MARTE, F"V rapprefentato Marte dall'antichità , perhuqmo feroce ,& terri* bile nell'aspetto ,& Stano nel 7. librodella Ihebaide >jl'am^dj corazza tutta pièna di fpauenteuoli moftri , con l!eImointefta>^&QjB|* l'v^ccelio Pico per cimiero , con la deftta mano porta j^nafta,& con if braccio finifiro tiene con ardita attitudine y^no icudodi iplendoie iàn^ guigno, &con ja fpada al fianco ^ fopra àyr\. Carro tiratola ^uejLupJ rapaci . }i pioto terribile , ,ck.fpauenteuole ncH'afpetto per dar terrore ,,& Jpa* Jìentar inimici. * I moftri , che fono nell'armatura j moftrano efiere appreso *dj M&z$$H |i^ore , hmpietà^ §c alhe limili paglioni. SS ICONOLOGIA Gli fi pone il Pico per cimiero per effer vccello dedicato à Marte per I'a cutezza del roftro,nel qual folo confida contro gl'altri animali . L'Afta lignifica Imperio,perche tutti quelli,che attendono all'armi/ gliono eflere fuperiori , & dominare altrui . Lo feudo denota la pugna,& la fpada la crudeltà . Si fa che ftia foprail carro,perche anticamere i combattenti vfauano carrette>edi ciò famétioneil Boccaccio lih-p-della Geneologia de gliD( Gli fi danno i lupi , per effer q uefti animali dedicati a Marte , & per mo ftrareTinfatiabile ingordigia di quelli, che feguono gl'eferciti,che mai non fono fatii fimili alli lupi . Et Homero fa tirare il carro di Marte da.» due caualli, come animali atti per combattere > 6^ a fua imitationo Virgilio difle . Bella armantuYeqM)bellumh§c armenta minantur . CARRO D io J OVE. SJU&joiiqge Gioue allegrone benign^d'età di quarantanni e nelle Meda glie'anticne d'Antonino flb^arft ''Gordiano fi fa nudo,ma per darli al-» quanto più grada, & per coprire le parti vini , li metteremo ad armacollo! vn panno azzurro centefto di vari; fiori . Nella deftra mano tiene vn'hafta, & nella finiftra vn fulmine, ftando in piedi fopra vn carro tirato da due Aquile. Nudo (i dipinge , percioche, come racconta Aleflandro Afrodifeo,anti- camente l'imagini de gli Dei,& de gli Re,furono fatte nude, per moftraie. che la poffanza loro ad ogn'vno era manlfefta. I vari/ fiori, fopra il panno lignificano l'allegrezza , & benignità di que-; ilopianeta,& d'efsi fiori Virgilio nell'Egloga 2.. cofi dice. Ipfatibi blando* fundent venabula flore* . Gl'antichi foleuano dare l'hafta per fegno di maggioranza , & perciò;, nell'imagi ne di Gioue lignifica queft'ifteffo . II folgore nota caftigo , ma per effer que#o pianeta benigno lo tien con ; la finiftra mano.,per non efiere rigorofo, il che fi inoltrerebbe quando lo toj nefie con la delira mano in atto di lanciarlo . Il carro è tirato da d uè Aquile , non folo per inoltrare , come] fono dedi- cate a Gioue,ma anco per dinotare gl'alti,& nobili fuoi penfieri,& la liberi ralità,& finalmente efferegioueuole altrui,^ perciò dal giouare dicefìl che ei fu chiamato Gioue . Gli fi danno anco l'Aquile, perii buono augurio, che hebbe mentre an-| daua a far guerra contra Saturno fuo Padre, della quale rimafe vi Come anco, perche interpretandoli Gioue per l'aria più pura d' feono i fulmini folo fi dimoftra con l'Aquila , che tra tutti glVccelli fol s'inalza aerand'altezza lontana da terra. CARRO DI SATVRNO. (omefì dipinge dal Boccaccio . V Ecchio, brutto, fporco, & lento,con il capo inuolto in vn panno p; rimente brutto , & nel fembiante vedrafsi niello , & di malinconie cora- ttoriofo.| onde na- DI CES JRE RIPA. gj> complefsione , & con habito (tracciato , nella delira mano tiene vna falce, &con la fimftra vn piccial fanciullo, quale' mollri con bocca aperta vo- ler di uorare. Stara quefta figura in piedi fopra d'vn carro tirato da due boui negri,oue ro da due gran ferpenti,& fopra dd carro vi ila vn Tritone, con la Buccina alla bocca,moftrando di fonarla, ma che fi veda , che le code d'elfo Tritone fiano fepol te nel piano del carro, come fé foffero fitte in terra. Dipingefi,fecondo la mentione,che fa il Boccacio lib.8-della Geneolo- giadegli Dti , meftoper moflrar la malenconica complefsione di quello Pianeta,& perche Saturno appreflò gl'antichi fignificaua il tempo3lo face- uano vecchio,alla qual età conuiene la malinconia. Il capo inuolto,& l'afpetto tardo,dimoftrano il finifiro afpetto della fkl la di Saturno, & la fua tardanza . Sporco fi dipinge, perche è proprio di Saturno il concedere i coflumi rtifonefti. Si rapprefenta con la falce in mano, perche il tempo miete,e taglia tutte le cofe,come anco potremo dire,che perla Falce s'intenda la coltiuatione ie' campi,ch'egli infegnò agl'Italiani, che prima era incognita . ÌlTfanciullo,chc effo diuora,dimoftra,che il tempo distrugge quei mede- Smi giorni de i quali èpadre, egenitore . Si danno i neri boui al fuo carro,perche tali a lui facrificauario,comc rac ponta Fefto Pompeo. | Si può anco diré,che hauendoefiò infegnato l'agricoltura per arare, &. toltiuare i campi,non fi poteffe , fé non con feommodità far fenza quefl* Ìnimali,e però i boui fi pongono,come inditio d'agricoltura . Il Tritone fopra il carro con le code fepol te lignifica > che l'hiftoria co- minciò ne i tempi di Saturno > & che da lui indietro tutte le cofe erano in- fcerte,& ofeure , il che lignificano le code di Tritone fitte, &nafcofte in* erra,perche innanzi al tempo non v'era materia d'hiftoria. CARRO DI MINERVA. DA Paufania è deferitta Minerua nell'Attica fopra vn carro in formai di triangolo da tutti tre i lati vguali,tirato da due ciuette,è armata al- |antica,con vna verte fotto l'armatura longa fino ai piedi, nel petto hi-» colpita la tetta di Medufa , in capo porta vna celata ; che per cimiero ha na sfinge,& da ciafeun de' lati vn griffo, in mano tiene vn'hafla , che nel- vltiina parte vi è auuolto vn drago, & a i piedi di detta figura è vno feudo cnfhllo,fopra del quale ha appoggiata la finiflra mano . - - Il carro in forma triangolare fignifica(fccondf)grantichi)che a Minerua sattribuifee l'inuentione deH'armijdeli'arte di te/fere, ricamare, &l'Ar- hitetura. Dipingcfi armata, perche l'animo dd fapicnte fra ben preparato contro (colpi di fortuna . ILa lancia lignifica l'acutezza dell'ingegno . £f , ICONOLOGIA Il drago auuolco alla lancia , denota la vigilanza , che nelle di&ipli.nj tdoprar oifogna>opure che le vergini iìdeuono ben guardare,comenfe ri.jfcc fopra di ciò l'Alciàto ne 1 fuoi Emblemi . La Gorgona dipmta nella. corazza jdimoilra lo fpayento, che rfiuom» {àpicnte rende a 1 maluagi . griffi, & la sfinge fopra Telmo dinotano, che la (apienza ogniamb £ùita rhòluc . Le auette,ehe tirano il carro, non folp vi li mettono come vedili con; fccrati à'Aimerua , ma perche gl'occhi di quella Dea fono dVn ! nièdefìme colore di quelli ideila emétta , la quale vede òenifsimo la notte', intenden dòli cheThuònid faggio Vede, & conoice le cofe, quantunque fieno di ficili , ^occulte. C A R R O D I P L V T.O N E. HVOMQ ignudo, fpauentofoin^viftà, convria ghirlanda dìciprefl incapò, tiene in mano vh picciolo icettrò, & vnachiauc, ftandó It, pra vn carro da tre ruote,& è tirato da tre ferocissimi cauaj !i,de,i.q u#fi (fa ccjBdÒ? che dice il Boccaccio lib. 8. della GeheoJogìa defli fJci' j V*nò'É chiama Metheo , il fecondo Adàftro, & il .'terzo I^ouio,& per Far meglic «he ila conofeiuta quella figura di Plutone, li metteremo alli piedi Cerbi ro , nel modo j che limole dipingere , Dipìugclì nudo , per dimqitrarc , che l'anime de* morti ,,che vanno, Régno di Plutone, cioè nell'inferno, lono pnue di ogni bene, & dì dHHI commodo , onde il Petrarca in vna fua canzone, così dice a quello prò* Che Talmk ignuda^ e fola £onuìen che arriui a quel dubbio fo calìe . Spauentofo li dipinge , percioche così conuiene eflere a q udii che ha no dàcàftigareli icèterati , iecohd^ ^che" meritano gl'errori commétti . r Òiiìi daL la ghirlanda di cipreiid, per efiére cfiiefÌrarboré cònféeraj % Chitóne t come dice Plinio nel libro 1 6. delfhiftoria naturale, &^ g antìc'hi , di detto arbore gli fecero ghirlande per efler pianga trifta, & m fti$Wf$l etftfy?? ** *UYA? ì Hoc°Pus > V ^or $: Pa* t\ ìqMs4qtiH$ amàuit ' JUppiter , c?rrl 0 carretta dimofira i gin di q uei , che defiderano d'arricchire, per affi flutonedagl'anticbitenutopèr Dìo dèlie ricchezze .' ricolo .di chi vi •Jjf»i trécauàilì,c^)iiiehabbiaai(), detto il primo fi chiama Me theo,yiji «e ( còm dice il Boccàccio uci i&Ogq ci ùxo) interpretato o£ uro, affi ne*» ►{ É>f C ÉSA'RÉ É. tfA. fi" rcòmpréda la pazza deliberatone dacquiftare quel che poco fa meftiero,'' on la quale e guidato , o véro cacciato l'ingordo . Il fecondo è detto A-, jdftro , che ftiona rifletto , che fa nero , acciochefi conbica ù meiorc di uelio, che diféòrre , &_ ìa triftezza , & la paura circa 1 pericoli , che qua» ièmpre vi ftannb intorno . Il terzo vieh dettò Nouio , il quale vòglia- p che lignifichi tepido , accióche pei* lui eònfideriamo , che per lo te- iere de' pericoli 'alle vòlte li "fèruèntinìmò ardóre di" acquifìare s'impe-» ,Uce. ' . ...... ■ • - . Gì fi mette a canto il Can Cerbero con tre fatici , per cflere guardiano • èll'inferno , eilèndò d'incredibile fierezza , & divoratore del tuttofi cui fcnecà Tragico, nella commedia d'HefCole furiofo còsi dice. itre di quefio appare ' (onfpauehteuolfuoaó ti reo Dite là e afa La porta difendendo colg ran Regni oue il gran Stigio cane Vìgiranferpi al collo m crudeltà fiuàrrifee l'ombre fè fatine Hofridida-pédere a queHi dibattendo € con la lunga coda 'èfmifuratìcapi -Vi giace fibillandovn fiero drar$> CARRI DE IQVATTRO ELEMENTI. F V 0 C 0- _ . . ■ , 'TVLCA.N O dagl'antichi cr£ porto per il fuòco, & fi coftumaua L V dipingerlo.nùdò, bruttò, affumicato, zoppo, Con vn cappello di co- f celefte in capo , & con vna mano tenelle V~n martello, & conia-» ' àiftravha tanagliai [.Stara quell'imagi rie Ìbpradiun'ifola,a'pie della quale vi fiavnagraiw Imma di fuòco , & in mèzo d'eifa vàrie forte d'armi , e dett'ifola ha pò* t con bella gratia fopra d vii carro tirato da due cani, • Il Boccàccio nel libro della Gerieologfa degli Dèi, dice, che il fuoco li d uè forti, il primo è l'elemento dèi fuoco , che non vedemo, & queflo ohe vòlte i Poeti chiamano Gioue , & l'altro &ìl fuòco dementato, dei ale noi ci feruianiò in terra , & per quello s'intènde la figura di Vulea- ] j. Il primo s'accende nell'aere, perii vélòciflìmo circolar moto dell* ibi , & genera tuoni: per il fecondo è il fuoco, che noi accendiamo di me, & altre cofe, che fi abbruciano. ' ..,.., Bruttò. fi dipinge, percioche così nàcque, &dal Padre, il quale dice» fière Gioue , & la madre Giunóne , fu da loro precipitato dai Ciclo , fi ìandòa.cadei-eneirilbladiLennonèi mare Egeo, che però fidipin- a cantò la, fopradetta Ifola, dalla quaTcafcata reilò zoppo , & feian-» o. Ond egli viene beffeggiato da gli Dei, nel Conùiuio , che finge* risero nel fine della prima Iliade , oue dice in iuo idioma. Immenfus autem ortus eflrifus beatis JOijs , V'tyidzrunt Vulcanum per domùmmìnifiraptem , '■;'., Sfon peraltro, ,fc non perche zoppicauà , impcrfcttione ridicolofà la* ipcrfona , quando' ft muòue, e fa qualche attionc di e^crcitio , con-», tociò | da quella ifleifa iinb^tóone. prcic r~a#i "tó;erisu di lodi $2 ICONOLOGIA Giouan Zaratino Cartellini , mio amico, veramente gentil huomo d'in gegno , & di belle lettere , in quello fuo epigramma . tsfdVenerem de Tityro Taftore Claudo , €rras non tuus eft natus Cytheyaa Cupido Tytirus e$l oculis fimilìs tibitotus,et ort Stult'a tibi matri} nilq; patri eft fimilisy Ftqs tuus coniux claudicat ipfe pede : Js nempe eft c^cus^nitido tu luminefulgeslslatus hic efto tuus, c&cu iam dejère nati Vokanusqt pater claudicat, Me yolat. Eft claudus caco pulchrior ifte tuo . La quale imperfettione apprendo Vulcano lignifica, che la fiamma del fua co tende allo in sii inegualmente , o uero per dir come Plutarco . Vulca no fu cognominato zoppo > perche il fuoco fenza legne non camina più d quello che faccia vn zoppo fenza baftone,le parole de l'autore nel difcoij io de la faccia della Luna fono quelle . «JWulciberum Vulcanum dicunt da». dumid.ee cognominatum fuijje , quod ignisfine Ugno non magis progredir > quan claudus fine feipione . Nudo,e co il cappello turchino fi dipinge^per dimoftrarc^hc il fuoco & lincerò. Il martello,^ la tanagliarne tiene con ambi le mani figniiica il fer- ro fatto con il fuoco. Gli fi danno 1 cani,percioche credeuafi anticamente , che i cani guardaf fero il tempio di Vulcano>che era in Mongibello, & abbaianero folamentt a gl'empi>& cattiui , &gli mordenzerò , & facefiero fella a quclh,che anda- nano diuotamente a vili tarlo . Gli lì mette a canto la gran fiamma di fuoco , & l'armi diuerfe,che vi fo- no dentro j per fegno della Vittoria di quelli 5 che anticamente reftauanfl vincitori di qualche guerra, i quali foleuano raccorre l'arme de gl'inimici & di quelle farne un monte , & abruciandole farne fàcrifitioa Vulcano. } CARRO DELL'ARIA. FV dipinta da Martiano Cappella Giunone per l'aria, per vna matrona a federe fopra di una fedia nobilmente ornata,con vn velo bianco, chi gli cuopre il capo,ilquale è circondato da vna fafeia a vfo ài corona anticai e reale,piena di gioie uerde,rofie,& azzurre,il color' della faccia nfpìédétj La uefle del color del uetro,& fopra a quella vn'altra di uelo ofeuro , ha intorno alle ginocchia una fafeia di diuerfi colori . Nella delira mano tiene vn fulmine, oc nella ilniflra ci hauerà vru tamburino . Il carro è tirato da d uè bellifsimi pauoni,vccelli confecratiaqueflaDca, & Ouidio nel primo dearteamandi cofì diee. Laudante s oftendit auis Iunonit pennas Si tacitusfpcBes , Uhi recondet opes. I uarii colori , & l'altre cofe sopradette lignificano le mutationi dell'a-*) ria, per gl'accidenti ch'appaiono in ella, come pioggia, ferenità ,imyct3 CARRO DELL'AC QJf A. ; E Da Phorrì ii to nel prmiolibro della natura degli Dei dipinto Netuft no per l'acqua* Vn uécchio con la barba, & i capelli del colore dell'acqua manna, cX. n panno indolfo dei saedeiimo coiore,nella deftra mano tiene un Tnden e,& ria detta figura lbpra dVna conca manna con le ruote tirata da due ba ene,o uero da due caualli marini in mezzo il mare>oue fi vedano di uer~ Fù Nettuno vno de i tre fhtelli,alquale toccò per forte l'acqua , & per* :iò fu detto Dio del mara> & gl'antichi lo foleuano dipingere hora tran* luilloA quieto :, &hora tur!,,. :ó . Il color della barbatelli capelli, come anco quello del panno, che por- a in doilb,fignifica (come rifenfee il fudetto £ hornuto) il color del mare. Il Tridente dimoftra le tre nature deli'acqua,perche quelle de i fonti,& lumi fono dolci,ie marine fono falfe,& amare, & quelle de i laghi non fò io amarene anco grate al gufio. Gi'èattribuitoilcarro^perdimoftrarcilfuo mommento nella fuperfì- :ie, ikiuale fi fa con vnanuolutione, & rumore, come proprio fanno le^ •ueted'vn carro." . E tirato dettò carro da ferocifsimi caualli > per dimoltrare,che Nettun- io è flato il ritrouatore d'eisi , c£«ne dicono 1 Poeti, percorrendo la terra.. :on il tnden te,ne fece vfeire vn cauallo, & carne racconta Diodoro, fu xJ »nmo,chelidomaffe. CARRO DELLA TERRA. E L 2 .lib.della Geneologia de gli Dei, il Boccaccio defèriuc la terra , , vna Matrona , con vna acconciatura in capo d'vna corona di torre* he perciò da poeti fi dice Turrita, come da Vi/gilio nel 6. lib. dell'Eneide ìen detto & e tirato da due leoni * La corona in forma di torre dimoftra douer eflèr in tefa per la terra>efTe» o il circuito della terra a guifa di Diadema ornato di Citta* Torri, Cartel- i,& Ville* La vette con i rÌcamì,Pherbe,ck^ i fiori denotano le felue,& infinite fpe» ie delle cole , delle quali la fuperficie della terra è coperta. Lo Scetro>ehe tiene con la deftra mano,fignifica ì Reami > le ricchezze, it la potenza de' Signori della tèrra . Le chlaue,fecondo che racconta Ifidòro , è per mòftraré , che la terra al epo deirinuerno fi ferra,e fi nafcódé il femé iòpra lei fparib3quale germo- liado vie fuora poi al tépo della £rimauéra,& allora fi dice apnrfi la terra, I Leoni N pi ÌCONOLOCIJ I Leoni,che guidano il carro dimoftrano l'vfanza della agricoltura^ leminar la terrmolti luoghi. dii.abù:at,i>o che la terra fempre tenga molte fedie uote per quelli, cnehannoanaicere. CARRO DEL L A N O T T E. fame dipinto da diuerfi Voetiy& in particolare dal Boccaccio, nel primo libri della Cjeneologia.de gli Dei* *% T N A donna>comc matrona fopra é'yti carro di quattro ruote,p.er 1 ! V Arare le quattro vigilie della notte.. Tibullo gli da due caualli n & rapprefentacon la ghirlanda d'hedera, pedici l'Edera e dedicata a lei>iù tempo) tan t'ha maggior pofiansa, Allegro fi dipinge,percheil vino rallegra il cuore de grhuomini,"& a] (co beuendoio moderatamente da vigore, &f crelce le foizc. Dipinge^ nudo , perche tj lcìu ? che beuono fuor d i m libra diiiengof ebr:j ) & manifeftano il tutto, ouero jrerche il bere fi orr'e i ternani , coj duce niol to i npouerp.& renano ignudi, o perche il bere fuor dei le.iiiu genera calidez^a, lì tjrfo circondato daH'hedera?dinota che quela pianta,»* come lega ti %o queIlo,ai che s'appiglia,corì il vmo lega ì'humane nienti- fi carro lignifica la yolubiie^^a de glabri ; percioche il troppo vino; £e;jQ aggirare ìlcerudioa gi1iuomiài,come saggininole iv. icde t~rj La pc.^t 4v* Lupo Cer^^r;); v.ie^or^ »»d 4/iiia collo* d^aoilru e e e; { iUtt*- GÌ CEfJ&E RtF.4. §f 'animai è attribuito a Jrkcco,cor.,e -'anco per dare ad intende e, che il Vi* 0 pigliato aiodc^tanic iio creicei ardire^ &• la Uiila^diceudoi^clieUlu^ oocruieroha>iaaii:aaou..ìis:ri;a.- . Le-QgreciiC tirano ìlcarfo^dimoftrano là crudeltà degl'imbriachi, j?er> uqai Carico del Vino non perdona ad alcuno". CARRO D E L L AVRÒ R A. 1 /NÀ Fanciuliu dr q uelja beJlezza,chp Poeti s'ingegnano d efprjme» V re con parolejcoriipcnendbia di re fé d'oro di porporati rugiada , 6f Liiili vaghezlori du%nti,cofi ha tre nOmi,Alba,Vermi?lia,& Rancia/fi che perque- :) gli farei una uefte.'jno alia cintura>candida, lottile, e cóme tràfpai ente, tlJa cintura fino alJe-ginocchia una fopràue^e di icarlatto,con certi trin-, y & grUppijcheimitaflero quei reuerSeri nelle nuUoIej quando è uermi- ia,daìleginocchia fino a i piedi di color dWo, per rappreferitarla,quan- > è ranciayauertendb,che qUe^a Uefle deue eflere fefià, cominciando dal-» I colete per fargli mófirare le ?ambe ignude', & cofi la uefie*, come la fo* t auefte fieno mofle dal uentb>& faecinopieghe,& fuólazzi.- Ile-braccia uoglianóefiete nude ancor effe, di carnagione di rofe>&fpar | ri con rima delleniani dìuerfi fiori>perehe al fuo apparire s'approno tut che per la notte eìàno ferrati. • Hauerà a gl'omeri l'ali dì uarii colori , dimoftrando con ette h uelocit£ lfuo moto ypercioche'fpinta da i raggi folari tofto frarifee.- T« capo porterà- Una ghirlanda di rófe,&con la finito mano una face!* ccefa,laquale fighifìcà quello fblcndore maturino , per lo quale ueggia*- auanti, che fi leui il Sole , il Cielo biancheggiare ; ouero gli fi mandi ihnti un' Amore,che porti una faCe,&Un'altro:dor3ò,checori1un!altra:fue^ giTitone. nSia pofta a federe con una fedia indorata , fopra d'un carro tirato dal ca« nlìò Pegafeo yper efier lAurorà .imica dei Poeti, •& di tutti gli ftudiofip ©eroda di e caualli> l'Uno de quali farà di colore fpkndentè ih bianco, & j|troYplehdente in rofio,il bianco (fecóndo, eh e racconta il Boccaccio «.^dèllà'Geheólògia de gli Dei ) denòtà,chehafcendb l'Auròra dal Sole pcedè quella chiarezza del Cielò,che fi chiama Aurora >& il e3.ualloro& 1 principio dèlia mattina,che"oAahdo i uapòri,che fi leUarió dalla terra, dìarite la uenuta del Sn^l'Àuròra parte,*! che- dalla tenuta del Sole,& arteiiza dell'Auròra il- Gielròfleggia «• R R © D E L G IO R N O NÀTVRALt Del T{euerendifs. Danti 'Perugino Vefcow d\Xlatn. ■ \ Vomóiri un circolò fqpradvn Carro cori là face accefa ili mano, ti» E- rato da q liattró càùaliiifigriiiicanti le quattro fuci parti dell'Orto ,.èt iÌl'Occafo,& lidiii crepufcUlijouerò Ume22ogi0rnQji JiiC2£ànottc,cht cella corrcauauu iì Sòlfe CAR* 96 ICONOLOGIA CARRO DEL GIORNO ARTIFIZIALE Del fopradetto isfutove . HVbmo fopra vn carro timo da quattro caualli , per la ragione del ta di fopra, con la face in mano, per il lume , che apporta., & è gu, 4*to dall'Aurora. CARRO DELL1 ANNO DeWifiefio Vefcouo . HV O M O fopra yn carro con quattro caualli - bianchi guidati dall che per tale s intende Cerere, ouero pei jdinotareilfcacciato ferpe da Eunlico dell'Itola Salamina, il quale faina* tofì nel tempio di Cerere , iui fé ne flette fempre , coinè fuo nuniftro , f feruente . La ghirlanda delle fpighe del grano lignifica , che Cerere fia la terra pi & lo tirano, le balene , perche que/te DI CESJRERIPJ. 97 utile cofelcorrono tutto il mare ,come l'acqua del mare circonda tutta I £p ,-ffì ! Tiene il vecchio marino, per dimoftrare, ch'effendo l'Oceano condot- t dalle balene per il gran nutre, folle ricco di moki boni marini, ik di [càie ichiere di Ninfe , che t'vno, & l'altro dmioftrano le molte .proprie-, ■iciraccue. &i dimeni accadenti, che i'pefto fi vc^oncuii quelle. 1 ' CARRO FAMOR E. Come dipinto dal Tetrarca . QF^iTTEJ) deftrier vie purché aeuc bianchì Sopra -vn Carro di fuoco vn garxon crude Con arco in mano > e con faette a i fianchi Contro dèi qual non y al elmo , ne feudo Sopra gl'bomeri hauea fol duegrand'ali Di color milky e tutto l'altro ignudo . ' CARRO DELLA CASTITÀ. Come dipinto dal Tetrarca . TN A bella donna , vedi ta di bianco , fopra d' vn carro tirato da duo V leoncorni , con la deftra mano tiene vn ramo di Palma , fcr^con la nftra vn feudo di l niullGyiii mezo del quale vi è vna colonna di diaipro, alli piedi vn Cupido legato con le man dietro, & con arco,e ftrali rotti, ncorche fopra quefta materia lì potrebbe dire molte colè, nondimeno xeHer opra d' va h uomo tanto fomofo fenz'altra noftra dichiaratione uera luogo . CARRO DELLA MORTE. DelTetrarca-, ' TNÀ morte con vna falce fìcnara in mano, Ira fopra vn carro tirato / da due boui neri , folto del quale fono diuerfe perfone morte , co- te Papi, Imperatori, Rè, Cardinali, &C altri Prencipi, e Signori, & Ha- rd o conforme a ciò , così dice . Tallida mors aqm pulfatpede , pauperum tahernas , R^egumque turres . It Sta ciò in Thebaide . tJMiìle modis Uthi miferos > mors vnafatigat }\rro , pefie yfame , v'mclis , ardere , calore > tSKMe modis miferos mdrs capti (| 6: tiene in cima del capo vn'ù orologio dapoluere > e iìafà fopra vn f jo ££a>o da d~e ^veiociisuin cerili* ■ K CAR- Pi ICONOLOGIA CARRO DELLA DIVINITÀ del Petrarca. L 'Padre, Figliuolo, & foprad'effi Jo Spìrito Santo in vn carro tirai da i quattro Euangelifti . C A R E S T I A. DONNA maeilente>c\f mal veftita , nella deftra mano tenga m t mo di falee > nella fìniftra vna pietra pomice, & a canto hauera fi, vacca magra . Dipinge/1 la careftia magra > per dimoftrarc l'effetto del mancarne© delle cofe alla vita h umana neceffarie , perche il danaro folito a ipende largamente in più felici tempi^nelle ftenli ftagiòni,poco meno> che tut fi trasferifee nel dominio di pochi,di modo,che facilmente 1 poueri rim gono macilenti, & mal vediti per careftia di pane, & di danari, la pietra pomice,^ il falicc pianta fono Aerili, & la ftenLità é princif cagione DI CES J RE &l$Ai ff igìonc della careftia, ma alcune uoite nafee ancora per l'infattabile cupid- igia d'alcuni Mercantali quali fogliono ( fraudando lanatura ; affliggere ; pò ueragenteconi loro inganni. _ Dioingefi appreso la vacca magra,per fegno di careftia, & queito ligm: batolo moftrò Giofeffo nelle-iacre lettere , quando dichiaro il fogno & araone. CARI T A.' DONNA veilfta dliabito roffu , che nella mano deftra tenga vn co- re ardente, & con la fini/ira abbracci vn fanciullo. La canta è habito della volontà ìnfufoda Dio, che ci inclina ad amai* i,come noftro vitimo fine , & il profsimo come noi ftefsi , con* la deferi-* ono 1 Sacri Th eologi . Et ii dipinge co'ì cuore ardente in mano,& co'J fanciullo ih braccio, er notare, cri e la carica è vno eftetto>& puro, & ardente nell'animo ver- 3 jDìc,6: verib le creature . li cuore ii dice ardere quando ama , perche & a* mo- ioo ICONOLOGIA mouèndoli gli fpiriti di qualche oggetto degno, fanno rellringere il gue al cuore, ìlqualeper la candita d'elfo alterandoli, lì dice che a perlimilitudme . Però 1 due Difcepoli di Cimilo S. JN. diceuano , che 3 deua loro il cuore,mentre egli parlaua, & fi èpoi communemente vfurp ta quella translatione 'da' Poeti nell'amor lalciuo • 11 fanciullo ii dipinge a conformità del detto di Chriflo : Ornarmi minimi* meisfecijiisymihifeciflis. 1 1 veflimento roffo,per la fimiglianza che ha co'l colore del (angue, ri ilra che lino ull'efi iifione d'elfo li rtende la vera carità , fecondo il telUmt ilio di San Paolo. Carità . DOnna verri ta di rofTo,che in cima del capo habbia vna fiamma di fi co ardente,terrà nel braccio finifho vn fanciullo,alquaìe dia il latt & due altri gli flaranno fcherzando apiedi,vno d'elsi terra alla detta fi ra abbracciatala delira mano. Senza carità vn feguace diChriftojècomevn'armoniadifiònante d'i Cimbalo difcorde,& vna fproportione, ( come dice San Paolo) però la e rità fi dice effer cara vnità,perche con Dio, & con gl'huomini ci vnifce i amore,& in affettione,che accrefeendo poi i meriti , col tempo ci fa deg del Paradifo . La uefle rolla lignifica carità, per la ragione tocca di fòpra : però la Sp fa nella Cantica amaua quello colore nel fuo diletto . La fiamma di fuoco perla viuacita fua è infegna, che la carità non m: rimane d'operare,fecondo il folito fuo amando , ancora per la carità voli che s'interpretaffe il fuoco Chriflo N.S. in quelle parole ; Jgncm veni m fere in terram , & quid volo,nifi vt ardeat i I tre fanciulli dimoflrano , che fé bene la carità è vna fola virtù,ha noi dimeno triplicata potenza, elfendo fenz'eifa, & la fede, &lafperai>za e dice coli . © più d ogn 'altro raroye pretiofo 7{e dei benfarfei timido, ofaftofo* Dono , che in noi uien da Cclefte mano, Ogni e ofafofj rifece credi, e [peri. Co fi bauefs'io loflile alto > e fon rano, 7{on penfi al mal y di -perita fei pieno Cóme fon di lodarti deftofo. In riccbe^e,in bonornon poni ajfettm Tu in corfuperbo mai , ne ambttiofo 0 dolce carità , che mai vien meno 2^o hai tuo albergOyma in benignoye hu Deh co'l tuo f hoc ? i bafsi mieipenfie Tu patientefeij non opri in vano (mano Scacciale di tefol mi rifcalda ilpett* CARIT A. VN A Carità viddi al Sig. Ifidoro Ruberei Auditor del Cardina uiati>gentirhuomo di molta bontà,& di vanaeruditione ornato, però affai caro al fuo Signore. Era quella canta rapprefentata da vna bored'oliua,alquaJe cominciauaa leccar alcuni rami, e dal tronco d' e prima a più Tofs imi, e poi a più lontani. Quell'herbette credo lignifichino alcuni ;u ti jche da a maritar Zitelle fecondo intendo >& gl'alboretti ce io fona ;cuni Giouani.chea fue fpefe tiene qui in Roma a rtudio, tra quali fono iodouico,& Marc Antonio Ruberto vno Nipote del Signor Gio, Mattea iuberti , che fu Secretano di Paolo IV. e poi di Pio V.raltro Nipote del ig.Francefco Ruberti,chefu Secretano di Sifto V. mentre erano Cardi* nli,i quali rertati poco commodi fono dal detto Sig.I/idoro,in tutto no- titi. Et perche l'opra l'arbore ui è vn motto,che dice . zJKoriens reuiuifcit% r che anche voglia dire, che mentre egli inuecchia,&va alia fine,no» endo quelli giouani in eiiì rinafea» > C A S T I T A. O N N A veftita di bianco s'appoggi [ad una colonna , (opra la qua- le vi fari un criuello pieno d'acqua,irì vna mano tiene un ramo di nnamomo,neiraltra un uaiò pieno d'anella, fotto alli piedi un ferpen-tc orto,& per terra vi faranno danari,e gioie. Veftefì quella donna di bianco per rapprefentare la purit dell'animo* jie mantiene querta virtù, 5^ s'appoggia alla colonna, perche none fiu- >,& apparente,madurabile, & vero. ì Ucriuello fopra detta colonna per lo. gran cafo , chefucceflè alla Ver- [ne Vertale è indino , ò fimbolo di canuti * f Il cinnamomo odonfero,e pretiofò dimoftra > che non è cofa della ;moftra,che fra ie fpine della momficatiorie di noi rtefsi nafee lacatto a 1 piedi,farà Veftita di lungo, come una Vergine Vertale , Scinta- si mezo d'una fafcia,come hoggiin Roma ufano le uedo,ue,fop.ra la qua ; ui fia fermo il detto di San Paolo : fiftigo co rpus meum . • Caftità Matrimoniale '• ,J:.._: l7NA Donna ueftita di bianco, in_, capóhaueri una ghirlanda di V ruta, nella deftra mano tenga vn ramo d'alloro, c\f nella fìniftra— ia Tortora. & refiflono le Aie foglie , & i fuoi rami gettati fopra il fuoco . Per Cuidionel i. delle Metamorfosi finge, che Dafne donna calta li trasfo inane in Lauro. La Tortora c'infegna co*l proprio efìempio à non contaminare giai l'honore, & la fede del Matrimonio conuedando Solamente (compre detta dalla cafligatione delia carnejo concupifcenza, che rend l'huomo in tutto puro > òt lenza aicuna macc h la carnale . Gli fi fi velato il vifo per effer proprio del cado raffrenargli occhi pc cioche,come narra S.Gregono nei Morali fi deuono reprimere gli occh come rattori alia colpa . \ lì veftimento bianco denota , che la caftità deue eflér pura , & netta & origine d'ogni male, & però ben diffe Ouid. de remedio amoi Oria fi toUasferierecupidinis arcus . Z.e tortori fono, come riferifee Pierio Valeiiano nel lib. 2 1. de gli fu leroglifichi,il /imbolo della calli tà , percioche la Iortora,perduto che h)| la compagna,non fi congi unge mai più . Lo feetro lignifica il dominio , che ha fopra di fc il callo , percioche I fcene la carne è principalmente nemica dello fpirito, nondimeno quan- do egli vuole non può efier mai abbattutole vinto da quello,& le ben4 fcritto. Continua pugnalava rifioria , nondimeno fi è detto di fopra,quar do l'huomo ha faldo proponimento , in contrario non può efierfuperat in alcun modo,& prima fi deue mettere in elocuzione quel verib d'Or dio nel terzo libro delle Metamorfofi, quando dice. tsfnte ah moriarquamfit ubi copia noSìri . Che inferamente traboccare nel vitio delle carnali concupifeenze» CECITÀ DELLA MENTE. DONNA veflita di verde,flia in prato pierio di varij fiori, col caj chino, & con vna talpa apprelfo. Cecità^ DI CESARE RIPA. /o* Cecità fi dice la pnuatione della luce de gl'occhi , & per fimilitudmev uero per analogia, fi domanda ancora l'ofiufcatione della mente > pere \rm. fi dimoerà con la talpa per antico coftume de gl'Egitij , come rec- inta Oro Apolline : l'altra con la tefta china uerfoli caduchi fioristella ;rra,che fono le e la tengono oc- upata lènza protìtto,perche quanto ài bene il mondo lufinghiero ci prò iette,tutto è vn poco di terra non pur fotto falfa fperanxadabreue pia" :re ricoperta, ma con grandissimi pericoli di tutta la noftrauita , conio endice Lucetio libi.de natura rerum».. miferas bominum mcntesy &pe&ora meo, Dt^itHT bec mi qmdcunqste cjl nalibm in tenebris vite qtùmtififi perieli? • ,t Ouidio nel lib. 6. delle Metamorfofi . r$b funeri quantum mortalia pefioraceca T^otlis battente CIELO. 7 N Giouane d'afpetto nobilifsimo^veftita d'habito Imperiale di color turchino tutto iellato col manto detto paludamento, 5^ nella quale fi feorghino li fuoi dodici fegni, poi ti in capo vna ricca corona piena di uane gemme, & nelli piedi li cotu. ni d'oro. , . Il Cielo da Bartolomeo Anglico lib. 8. cap. z. è diftinto in fette pa Aereo, Etereo,01impo,Igneo,Firmamento,Aqueo,& Empireo,inaa j non accade repetere ciò che egli ha detto , a cui rimetto il Lettore , fcj parimente circa il numero de Cieli , a Plutarco , al Pererio ne la Gene/ al Clauio fopra la sfera del Sacrobofco , la Sintafi de l'arte mirabile , a J Margarita Filofofica, & ad altri autori : a noi baili dire, che.il Gielp è tui to l'ambito , & circuito ch'è da la terra per fino al Cielo Fmpixeo oue fìedono l'anime beate. tjefiódo Poeta Greco nella fua Theogonia fa figliuolo de la terra in quello modo . Teìlns veroprmumiquidemgenuitparemfìbi Q&lum Stellis ornatumy vt ipfam totam obtegaty Vtq; effet beatis dijsfedìs tuta femper i cioè. ■ primieramente ingenerò la Terra £t percbe^la delle beate mente Il del di SteUe ornato Sempre ficura fede^j . isfeciò la copra tutta, Et per tal cagione gl'habbiamo fatto il manto (Iellato turchino perei fere colore ceruleo con* detto dal Cielo, & quando uolemo dire vn Cie chiaro ,& fereno , diciamo vn Ciel turchino , Regale poi , & con lo Scc tro in mano,per dinotare ìi.dominio, che ha ne le cofe inferiori , lì conn vuole Arni. nelpr.lib.de la Meteora, tefio j.aiizi Apo^llodoro fachei primo che habbia ottenuto lì dominio di tutto il mondo, fia flato Vna ila noi chiamato Cielo . Vranos prótos tu Tandos edina feufeKoKon. ideft iumprimus orbis vniuerfts imperio prafuit. Si dipinge giouane per moftrare che le bene ha hauuto principio,ne ■fteflò termine fi ritroua ,& per lunghezza di tempo non haurà finepè «fiere incorruttibile , come dice Arili, lib. pri. /Cceli tetto, io. onde è cìh gli Egitij per dinotare la perpetuità del Cielo,che mai s'inuecchia dipi» feuano vn core in mezo le fiamme, fi come habbiamo da Plutarco in* fide,& Ofiride cok tali parole . £alumyquia oh perpetuitatem nuq; fenefcat9 (orde pitto ftgnificant,cui focus ardens. fuhie&us fit, Et però gli habbiamo pollo nella fini/Ira mano il fudettt nafo con il core in mezo de la fiamma, & per che in tutto il corpo e kifle non uedemo lumi più belli , che il Sole , & la Luna , ponemo nella- più nobil parte del fuo petto fopra la poppa dritta il Sole, come principi depianeti,de.l quale riceue il fuo fplendore la Lunapofta fopra la poppa fejiftra> tanto più th$ quéfte due imaginS del Sok,& della Luna gì' Egitij ••i ■ iigai- t>l CESARE RIPA. io? gnificauanoilCielo;locingemocon la Zona del Zodiaco per effero nncipal cingolo celefìe . Gli fi pone vna ricca corona in tefta di vari* emme per inoltrare, che da lui fi producano qua giù in vari; modi molti, i diuerii pretioiì doni di natura . Si rapprefenta,che porti li coturni d'o- d , metallo fopra tutù incorruttibile per confermatione de l'incor- uttibiJità fua. C E LE RI,T A. 30NNA chenelladeftra mano tiene vn folgore, come narra Pie- no V'alenano nel I1b.45.de fuoi Ieroglifìchi,a canto haueràvndel- no, e per lana vn fparuiero ancor'egli pollo dal fopradetto Pierio nel b. 21. perla celerità, ciafeuno di quelli è uelocifsimo nel fuo moto dalla ogniuone elei qualein efsi fi fa facilmente > che cofa fia celerità. CHIAREZ ZA, NA giouane ignuda, circondata di mólto Iplendore da tutte lc^ Mnde,& che tengain mano il Sole. Chiaro teff ICONOLOGIA Chiaro fi dice qucllojchc fi può ben vedere per mezo della luce,che f lumina, & fa iaciuarezza,laqualedimandareino quella fama > che l'huccanel libro de Ciementia cofi dice . Ciementia tft lenita* fuperioris ài tterfus inftriorem in conftituendis ptenis » Qemcnxa D Orma che calchi vn monte d'armi, & con la delira mano porga va. ramo d'olino ^appoggiandoli con il braccio finiftro ad vn trono dei mede/imo albero , dalquale pendano i falci consolari . jLa Clemenza nò è altro, che vn'aftinenza da correggere i rei col deb! tocaftigo,& emendo vn temperamento della feruitù,uieneacóporre vi perfetta marnerà di giuftitia,& a quelli che gouernano,è molto neceflaì Appoggiali al tronco dell'oli uo, per moftrare , che non e altro la jnenza ^ che inclinationc dell'animo alla mifericordia . Porge il ramo della medefima pianta per dar fegno di pacete l'armi i tate per terra co' fafei confolari fòfpefr, nota il non volere contra i colpe noli esercitar la forza fecondo che fi potrcbbc,per rigor di giufhtia,r cri fi dice, che propriamente è Clemenza l'Indulgenza di Dio a noftri peci ti, però il Vida Poeta religiofo in cambio di Mercurio , fìnge cheGu ve delia Clemenza fi ferua nell'ambafciaria, ncllib. j. della Chrifti de . E Seneca in Ottauia ben'efpnme quanto s'è detto di fopra delh Ciemenza,cofi dicendo. Tuli h ru eft eminere inter illufìre's viros H*c sunna uirtus ypctiturfrac Calti vii Confulere parcere affiiffis,ferc Sic Ma Tatria primus jtuguftus para Cede ah fùnere ttempus,atef; tr§ dare Coplexus afira eft,colitur) et téplis Deui* Crbi qxietemyS&culo pacemfeto . Clemenza , DOnna che con la finiftra mano tenga vn [proceflb , cV con la de (fra fe caisi con v aa penna, & fotto ai piedi vi faranno alcuni libri . Clemenza DI G ESA RE RIPA. xof Clemenza , e iSWederatione nella medaglia di Fitellio* x Onnaa federe > con vn ramo di lauro in vna mano , & con l'altra tic* J ne vn baffone vn poco lontano* La Clemenza è vna uirtù d'animo,chemuouel'huomo à compafsione :lo fa facile a perdonare , & prontoafouucnire. Si dipinge che fiedaper lignificare manfuetudine, e quiete . Il baione moftra,che può,& non vuole ufare il rigore^però ben fi può re aliudendofi al prelente Pontificato, Cedan miUe Seueri ad vn Clemente . Et potrebbe.! anco dire quel che dice Ouidionel Iib. $. de Ponto. rinàte nec nofiro Beus eft moderatiorvllus Iuftitiavires temperatine fuas. Il ramo del lauro inoltra, che con elio ir punfieauano quelli c'haueano gfefigliDi;. COMBATTI METQ'O SELljt *jtstG10?{£ con l'*Af petite. ' A ftatua,o figura d'Hercoie,che uccide Anteo, fi uede in molte me» «# daghe antiche l'efplicatione del quale diceii , che Hercole è vna fi- N ulitudine, & vn ritratto dell'anima di ragione partecipe, & dello fpiri- > hurnano,& Anteo del corpo, il petto d'Hercoleè la fede della lapien* i , & delia prudenza , lequali hanno vna perpetua guerra con l'appetito : con la voIont£,imperò che l'appetito fempre contradice> e repugna al- ragione,ne può la ragione eifere fupenorc , & uincitrice > fé non leua il >rpo coli in alto,& lonrano dallo fguardo delle cofe terrene, che i piedi, oè gli atte tei non prendano più della terra fomento alcuno, anzi tutte cupidità,& gli affetti che della terra fon figliuoli, al tutto vecida. COMMERTIO I>ELL\A PIT^i HVMU1\yf. JT V O M O che con il dito indice della delira mano accenni ad'vna "X macine doppia, che gli fla a canto ; con la fìniflra mano tenga vn» icogna , & alli piedi vn Cerno . Si dipinge in quella guifa , perche la macina ha /imbolo delle attioni, commetti; della humanavita, pofciachele macine fono fempre duo, f vna ha biiògno dell'altra , & fole mai non poffono fare l'opera di ma- gnare, coli anco vn'huomoper fé ikflònon può ogni colà, Òf però ie»j picitie noftre d chiamano necefsitudini , perche ad'ogn'vno è neceffa* bhauere qualche amico con il:juale poffa conferirei fuoi difegm,& j>n_. fcambieuolt benefiti; l'vn l'altro lolleuartì ,8c aiutarli , cornea nno le Cicogne, le quali perche fono dì collo alto , a longo an* refi ftraccano nel uolare, ne poffono foftenere la tetta, sì che vna ap* >ggia il collo dietro l'altra, & la guida quando è ftracca pafia'dietro l'uU na a cui effa s'appoggia , cofi dice Plinio lib. 10.cap.22. & Ifidoro rife* ifcc vn fìmilecoflumede Ceruij , liquali perii pefo de lecorna in breuc ilmpo fi ftraccano,ne poffono reggere la tefta quando nuotano per mare, iber qualche gran fiume^&però uno appoggiali capo fopraJa groppa d# I-' W» >©J ICONOLOGIA l'altro , 6: il primo quando è (tracco patta a dietro , sì che in ta! maniera quefti animali fi danno l'vn l'altro aiuto. Cofì anco gli la uomini Ibi affretti tra loro a valerli de l'opra, & aiuto vincendeuole, peri Iene mol to rettamente è flato detto quel prouerbio tolto da Greci , vna mano la uà l'altra , zJWanits mannm lauat , & digitus digitum , Homo ìmminem fermi cikitas ciuitatem. Vh'huomo conferua l'altro, & vna Città l'altra Città & quello fi fa non con altro mezzo, che colcommertio,& però Anfl tra le cinque cole perule quali fi fi configlio,mettenel quarto luogo,Z>e ij. qua ìmj}ort4ntvrp& exfonmttir } cioè di quelle cofe , che fi portano dentw «v» e/» *£%* ctf3rè &€%* *£%* ||p *g & fuora della Città ne le quali due attioni confitte il comertio,perche *emo portare dentro la noftra Città di quelle cofe, che nome fiamoptj i , &chen'habbiamobifogno fuora,poìfaremoportarecofexlelequ^i : "..bofldiauBO in Città,chc n'ha bifogno : perche il GranMaeflro diquc- Ito DI CESARE RIPA. ioy fco mondo molto faggiamente ha fatto > che non ha dato ogni cofa ad>» uogo, imperò che hauolutoche tutta quella vniuerlìtà lì cornfponda on proportione > che habbia bi fogno de l'opra de l'altro , & per tal bifo- no vna natione habbia occafione di trattare, & accompagnarli con Tai- ra , onde n'è denuata la permutatione del vendeee> & del comprare , Si è fatto tra tutti il commertiojd ella vita humana. COGNITIONE. •« «i^~L delle pedone, che s'introduchorioanegotiare. La Có^edai ha propoli tioni facili,& attieni difficili, & però fi dipinj in habijtì di zingara , per efleie quefta forte di gente larghissima in pr & honefta più es- ili , per ie quali il fuggetto , la locutione , &C ancora la diipoiìuone di la è fatta molto diueria da quello che folleua effere della lòpradetta_» Cpinedia uecchia , come può il Lettore uedere a pieno le differenze , tra ina, e l'altra nella Poetica dello Scaligero , nel primo libro de .to l'ifto- jg al cap. 7. L'offitio dunque della vecchia Comedia, eflendo di tirare Il vitij , &T attioni de gl'huomini in nfo,& feiocehezza ; perciò lì è iitta la detta figura di tal vifo , & forma , che fe^ andrà di mano in. mano Schiarando. | Le ueftì (tracciate, & rappezzate , coi! per il foggetto che haueua ali* jjani,come per le perfoneche faceuano coli fatta rapprefentatione, noa Ìnteruenendo,come nella Tragedia perfone Regali;nè come nella Co- «edia togata^o pretesta de' Romani Cittadini di conto. Per li uanj colori dd fuo ueftimento fi dimoftra ja diuerfità , & incon- lanza di più cofe, cheponeua infiemein una compofitione, cVfcancoil urio ftile,mefchiandoinfieme diuerfi generi di cofe. La feimia che li porge Jaceftella, moftralafozzaimitatione permezo ](quale faceua palefi li uitij , & le bruttezze altrui , che fi dimoftrano], q y.rh fozzij& venenofi animali, che ella con rifo,& feiocehezza icuopre ijpopolo? di che vn'efempio fi può uedere nel Gurguglione di Plauto . Tum ijìigraci palliati, capite aperto qui ambular® Qui i?icedunt fuffarcinatiy cum libris, cum fportulis Confkunt-, conferuntyfermones inter fé tamquam drapeté * .Cftant,obfifti4nt)ìncedunt cum fuis fententijs Ques femper bibentes vidcas effe in ano-polio Fbiquidfarripuere,operto capitalo > caldura bibant Triftes , atque ebrioli incidunt. Le faette nella delira lignificano gl'acuti dctti,& l'afpre malediccnzf, :«))n le.quali licentiofamente ferma , & uccideua la fama , & riputatione t particolari huomini -, ondeHoratio nella Foetica parlando della fpe- ipdi poefia uiene a dire della Comedia uecchia in tal modo . yccefiiivetus bis com&dia-,no fine multa; Digna lege regi lexeftacceptaychorufqg àude^fed in vitium libertas exc:dit->& vim Turpiter obticuit jublato iure nocendi, I Et il detto Horatio ancora nellib.i.de' fermoni, nella Satira quartale© icario delli Scrittori della Comedia . 'Eupolisy?iqueCratinìus)tAriftophanefq;Toet* tAtque al'ùi > quo rum Com'àdia prifez virorum Si quu e rat dignus defcribhquod mdus+aut fur Qhoì mechus foret , aut ficarius , aut alioqm famqfus multa cum libertatenotabant. m ICONOLOGIA COMPASSIONE. DONNA che con la iìniftra mano tenghi vn nido dentro del qua le uì u*ayn Auoltore>chc pizzicandoci le cofcie, ìtiam attodi dar aiuggere il proprio fangue a ii'uoi fìgliuolini, quali faranno anch'eli nei nido in atto di prendere il langue, & con la delira mano fteia porg in atro di compafsione qualche colà per fouueniinento a gl'altrui bile gai . Si dipinge con i'auoltore nella guilà, che habbiamo detto , perciò chegli Egitti; per lo Auoltore ., quando col becco ft rompe le coicie,ra! prefentauano la coirpafsione,perchc egli in quei centoucnti giormi dimoranclì'alleuareir.giiuoli, non mai troppo lontano i.ohalia preda attento a quel tòìof eafiero di non iaiciare i figliuoli^ folamente pigi quelle cele che da preflp gli lì inoltrano , & fc nulla 'altro gli occorre, jcuuiei.ed'apparccchiarcin^boui figliuòli» egli coi becco puzicuM h ccicie cai.à ù iùngLC.& cucilo da aiuggere r.ih fegholmi : tanto è l'aia re cui DI CESARE RIPA. ur col quale ha cura \ che '«per nìancarnento dicibo non gli maikhmo V il .rgere'ion la dcftramano in at-topietoib qualche dono ^iiinoftra cbiu e affetto il nero fegnodeirhuomQconjpaisioneuole , ìlquale per chari- ibc corre con pron tezza 1 poueri biibg n ofi con le proprie facoi ti. f C 0 M P V N T I O^K E. I[\ Ò N N-À. vetfti^idicilitio,addclorata, con k becca aperta in atto ) di parlare>con gl'occhi ri noi ti al Cielo,che Lerilnocopioiè lagnine, zti vna corona di pungenti fpi-ce in capo , tenendo con Ja Lmilra mano y, cuore parimente coronato di ipine } terra la defi ra riiahoalta^Cx: il dito indice dritto Ledo "il Cielo . Si fa uefiita di alitio, & Jagrimeuole, perche dice S. GicGriibitomo, aj luo l:biO de compunti. cord. .ic/rf compiine io jack borra £ pktfumm9defì* ita re cìlUip.fts.iw.Mehi'nrt.cis-tJigirc Vili )h , (S; ih n. matti fiiiv-s, \ . »e li fanno due corone di ipine,perche i er la ipina nel iJu.03 iJn quel ftc;ttCj che dicci Z&#? icnfi^itu J-[. ria , v/cn denotata ia .coipa conti-u-a^». «peccato , laquaiedei còltili tTÓlnorcfe > è\ punge la. coiaenza ligniti-*. : ■ifft .ICQ NO LOG I A", cata perla coronarne tipne incapo, & non badando quella ebmpuntio *ie,come*infrutcuoÌa, nafcencìo per l'ordinano dal timore della pena, fy. conofcimento del male. Però fé gli aggiunge la corona delle fpine al cui re,denptando per quell'altra la nera compuntione del cuore, che nafqe da quello imr&eriib doìore,ì& conofcimento d'ha/uer^prlefo Iddio fonimi bene,& perla la gratia fua,& perche la perfetta compuntione deue ha re quattro coHditioni,cioè che habbia quel lò-mnio dolore eia detto,pe h r£ addolorata , e lagrimeuole . $econdo,che habbia fermo propoli to di non commettere pi h peccai che fi dimoftra per l'indice alzato della mano delira . Terzxj, che umilmente habbia faldo proponimento di confefìarfei alche uien lignificato per la bocca aperta. yitimoyc'habbiaàfodisfare, come parimente & prbijnctte per la del aitile pronta in operare bene,conforme alla fua bpna,è fanta refolutioril COMPLESSIONI. COL L E R I C Of PE RI L F VOCO. X 7 N giouane magro di color gialliccio,& con fguardo fiero,che effei V do quali n udo , tenghi con la delira mano una fpada nuda , fhn4 con prontézza di uoler combattere . Da un latof cioèper terra J farà uno feudo in mezo dtì quale ila dipifl ta una gran fiamma di fuoco, & dall'altro lato un feroce Leone . Dipingefi magro^perche ( come dice Galeno nel 4. delli AfForifmi ntì commento.^. ) in elfo predomina molto il calore, ilqual elfendo cagioni della liceità li rapprefenta con la fiamma nello feudo . Il color gialliccio, lignifica, che il predominio delfhumore del corpi fpelìb fi uiene a manifeitafe nel color della pelle ', d'onde nafce,che peri color bianco fi dimoftra la flemma; per il pallido, ouero flauola collera per il rubicondo mifto con bianco la coinplefsione fanguigna,& perii fo feo la malenconia, fecondo Galeno nel 4. de famtate tuenda al cap. 7. Ó j nel i.deirAphoFifmi nel commento 2. Si dipinge con fiero fguardo,eflenda eiò fuo proprio , come ben dime] ftra Ouidionel lib._j. de arte a mandi. Cra tument ira nigrefeunt fanguine y ma Lumina gorgoneo f&uius angue mie Ec Perfio nella 3. Saura. • lì uve fate -fuppofitafe ruefcitfanguisy & ira Scintillant acuii) &c. Là fpada nuda , e la prontezza di uoler combattere , dinota non foloij collerico effer pronto alla rifla: ma anco preito a tutte l'altre operationi come ancora ■ìgnifica la fopradetta fiammadi fuoco , efiendo fuopropr|| di ri io lu ere . Si dipinge giouane, quafi nudo, & con lo feudo per terra jperciochi guidato dall'impetuosa pafsione dell'animo non fi prouede di riparo : m; ien^a giuditio,& coniglio s'efpone ad ogni pericolo , fecondo il dettod Seneca in Trou.dz:'I menile vitium cfl regerenon poffe impetum.JLt pero beni di(fc Auicennanels.dei 1. della dittionej. alcap.^. che quando l'open fono DI CES ARE RIPA. iuSa )no fatte co maturità danno fegnodi vn téperamentoperfettotma ^ua ^ o fi fanno co impetoA con pòco configlio dano legno di molto calore* 31i fi dipinge jl.Leone a cantq?per dimòitrare la fierezza , & animo/Ita l'animo naicente dalla già detta cagione. Oltre di ciò metteuifique- animale per eilereilCollerico fimik a l'iracondo Leone^del quale coff [ITe l'Ale iato ne ìfuoi Emblemi-. eam reterescaudam dixereleoms Lutheacrimfurptbiliscrudefcere^ntr^ fiimularttekasconcipityUlegraues, Felle dolor furia s excìm indomita*. ienota anco jl Leone effer il collerico di natura magnanima, e liberale» ìche pacandoli termini, di'uiéhe prodigo, come gl'mfraic'ritti verfl a Scuola; Salernitana ^ non fqlo di cjueftarmà di tutte Maitre qualità fo~ lettedicono. " '-Èjt humor cbohra^qui competit impetuojts Hoc venm e$ hominiimcupiem pmcdlere cimblos Hi ietuter .aij.cHnrynuLtum comed.t:ntj cito crefeunt Inas^ con barba can uta >. &CJ&PI giaco ad vn baffone coi vna mano, nella quale terra ancora Vi tacun va moctoych* dica: Vires acquirìt eundo . Porterà in fpalla vi icio.d'iftromenti, co* quali s'e^è renano l'arti, ék vicino haura vna d'arrotare coltelli . i L'vib imprime )ml Ja mente noftra gl'h abiti di tutte le colè, li coni a' pò fienai fa decènti , &C a fua uoglia fi fabrica moke leggi nei vii & nella conuerfa uqne . Etfìdipinge vecchio, perche nella lunga efperienza conflile lafii; auttonta>& quan td più è uecphiojtanto meglio fta in piedi , il che s'act ria col moresche tiene in mano, ilqualcè conuenience ancora alla ri ta:, perche le ella non fi muoue in giro , non ha forza di confuinare il ffeco«| il capriccio del Pittore > non- ci curando noi dargli in.» quello alt SANGVIGNO PER L'AAlA. VN giouane al legro, ridente, con vna ghirlanda di vari; fiori in aì\ di coi^o carnoiò , & oltre 1 capelli biondi hauérà il color della fa eia rubicondo mifto con bianco, & che fonando vn liuto dia legno C( rmolgere gl'occhi alCielo,cheg!i piacciali fuono,&il canto,da vnapa te d'eifa figura ui farà vn montone , tenendo in bocca vn grappo d'vu; 6(_ da l'altra banda vi farà vn libro di rhufìca aperto . . Giouane,allegro,con la ghirlanda di fiori, & ridente, fi 'dipinge il fa £uìgno,perche ( fecondo Hippocrate) in quelli che abbondanodi iangi temperato , & perfetto , fi generano fpinti uitali puri , & lottili , da qui; nafee il nfo,& l'allegrezza; onde queftì fono piaceuoli , faceci , 6: amar j luonij&i canti. L'cllerdi corpo carnofb \ fecondo Galeno nel x.lib. del temperameli al cap.?.& Auicenria nel lib. i.figiiifica,che dalla uirtiì afsimulatiua ,cl ne ì fanguigiU è molto potente,iufce l'habno del r.orpb carnofq . r - Dipitt^ DI CESARE RIPA. /17 Bipingcfi rubicondo mirto con bianco,perche(fecondo Àuicenna nei \. del 1 0 quefto colore denota abbondanza di fangue,e però dice Galeno ìcl 2. de gli Afòrifmi nel commento 2. che rhumore,cac nel corpo prc- ionuna,da il colore alla carne . Il Montone con il grappo 'd'vua , lignifica il fanguigno efler dedito à renere,& à Bacco; per Venere s'intende la natura del Montone,effendo elio animale affai ìnclinatoalla luffuria, come narra Pierio Valeriano . 10.& per Bacco il grappo d'vua ; onde Ari fiorile nel Problema 3 1. di- tene ciò auuiene nel languigno,perche in effo abbonda molto feme}il- ale è cagione degl'appetiti venerei , come anco lì può vedexe per la de- rittione della Scuola Salernitana . Tintura fingaes & duUia vcrbaloquenres. I 3 Omnibus ixS > ICONOLOGIA ■ Omnibus hi flndijs habiles funt> o si nelfoperationi deH'intelìettt^comein tutte l'altre del corpo, fimi. : alla tartaruga , che fi gli fa à lato , il che tutto vien ottimamente efpret- > dalla Scuoia Salernitana ne 1 vera che feguono . 'Pblegma dabit v'.res modicas > latofq; breuefj; *7 hlegmafacit pinguesyfanguis reddit mediocresy ' Gtia non Hudio tradunt fed corpora fomnà Senfi'.shabetjtarduswotusypigritiafomnHs •ó'»'^ j Hic fomnolentus) piger & fpMtamine plenus Ijì huicfenfus bebes pingui?) facie color albus, ' ; t 1 JALÌNCONICO. PER LA TERRA "VOM O di color fbicC) tengln con hiuaft^ lisafitì vd:Lbro-$:l to inoltrando di iludiare, 1 Ha vnu •ss» ICONOLOGIA Hauerà cinta la bocca da vna benda , & con Ja man de/Ira terrà l>orfalegata,& in capo vn piffero uccello folitario, La béda che gli cuopre la bocca,fignifica il filentio, che nel malinc co fuol regnare , eilèndo egli di natura fredda, e fecca , & fi come la e dita fàloquace,cofì per lo contrario la frigidità è cagione del iilentio. Il libro aperto,& l'attentione del ftudiare» dimoftra il malinconico fer dedito alli ftudi;>&in cilì far progreiìb; fuggendo l'altrui conuerfa «c;onde Horatio nell'ultima Epiftola del a.lib.dicc: Scriptorum chorus omnis amat nemus, Etfugit Vrbes. Che però gli fi dipinge il panerò folitario fopra il capo, effendo nccelk che haljjta in luochi folitarij,& non conuerfa.con gli altri uccelli. La borfa ferrata fignifica l'auara natura^, che fuole per lo più regnare ncome dicono i feguenti verfi della Scuola Salernitana. ' Reftatadhuc triHis cbolera fubftantia nigr& Qm reddit prams,per triftes panca loquenter Hi vigilarti jìudijs : nec mens efi dedita fomno, Seruant propofitum (ibi nil reputantforetntum . Inuidus , & triHis cupidus dextrcq; tenaci* 'ì^on expers fraudis itimidus luteìq\ colori: . £ 0 2\£,C Q \D ! *sf tJH **f B^l T *4 LE* Di Tier leone Ca fella . VN'huomo à man dritta di vnadonna,ambi veftiti di porporaf> & vna fola catena d'oro incateni il collo ad ambidue > & che la dc\ catena habbia per pendete vn cuorc,ilquale venghi fomentato da vna no per vna di detti huomo,e donna. La collana nella guifa che dicemmo >dimoftra,> che il Matrimonio com pollo di amore,di amici ti a,& di beneuolenza tra l'h uomo,j& Ja de na,ordinato dalla natura > & dalle diuine leggi , le quali vogliono , chi marito, & la moglie iìano due in vna carne , che non pollino eflere di fé non per morte . CONCORDIA. *f 7NA donna in piedi , che tiene due fpighe di grano in vna man [ V con l'altra vna tazza piena d'uccelletti uiui , ouero di cuori , La tazza piena di uccelletti , ouero di cuori, lignifica conformit più pcrfone> per le quali ne fegue l'abbondanza , lignificata per le api «el grano. C 0 2^C 0 I^D I e^f tJH 1 L I T jl J^ £. Isella ^Medaglia diurna • DONNA che tcìighi con la deftta mano vn roftro di nauc,fop quale ui è vn'iniegna militare, & in mezo d efia , cioè in mezo l'afta vi fono due mani giunte,come quando fi da la fede, con lettere, dicono. CONCORDIA EXERCITVVM. Le due mani nella guifa,che dicemmo,dimoflrano la concordia llin cna. & il roftrogPEferciti . B CON- DI CESARE RIPA. I*ì CONCORDIA. IN ONNA/che tiene in mano vn fafeio di uerghe «rettamente legata \} La Concordia è vna vnione di uolere,& non uoleredi moltiich* uono,& conuerfano infieme . Però fi rapprefenta con vn fafeio di uer- ;cdelle quali ciafeuna per fé fteffa è debole, ma tutte infieme fono fòr-» & dure,onde difle Salamone. FuniculustripleXj difficile rumpitur. Et me- lante l'vnione fi ftabilifce maggior forza neiroperationi de gli huomi* icomedimoftraSaluftioin bello Iugurtino. Concordia parue res enfettnh bordìa maxima dilabuntur . Alla quale fentenza riferifcc Seneca Filofo- l|neirepifto]a p4»che M. Agrippa confeffaua d'eflere molto obbligato , e le per lei s'era fatto ottimo fratello,^ amìcojdiche veggafipiù diffufa- i;nte Francefco Petrarca nell'opere latine lib. j.tratt. z.Cap.i*. Concordia-» . DOnna bella,che moftri grauità , nella deftra mano tenghi vna tazza* nellaquale ui farà Vn pomo granato,nclla finiftra vno fcetro,che in :ha habbia fiori,& frutti di varie iòrti> in capo ancora haueri vna ghir- ba di mele granate,con lefogJie.& con frutti,infiemecon la ghirlan- \ ,per acconciatura vi farà vna mulachia , & coù* hcììq medaglie antiche j lede lcoipi ta. Concordia^. \ Onna,che nella deftra mano tiene vn pomo granato,& nella finift ri \f vn mazzo di mortella,e fi fabrica in tal maniera, fecondo il detto di ^rio Valeriano,con l'autorità di Democrito, dicendo/che la mortella» , i pomi granati s'amano tanto, che fé bene le radici di dette piante fò ! polle alquanto lontane l'vna dall'altra, fi auuicinano nondimeno i & itrecciano infieme . Concordia^ • ^ Onna coronata d'oli uo,che tenga con la man deftra vn fafeio di frex V ze^legato con una benda bianca da vn capo d'elfaj, & con vna roflg di l'altra;ndla mano finiftra tenga vn Cornucopia . Si corona doliuo,per fegno di pace , effetto della Concordia . Il iàfcio di frezze legato al modo detto, lignifica la moltitudine de*» ganimi vniti infieme co'l uincolo della cariti,& della fincerità, cjie dif- fiilmente fi poflanolpezzarejfomminiftrandofi fra fé fteffe il vigore , & h gagliardezza, onde poi è lacócordia produttrice di frutti piaceuoli,co *: dall'altra banda la difeordia non sa le non produrre fpine , cV" triboli 'flmaledicenza,& liti,che (turbano la compagnia, & Famoreuole confor- ti degrhuomini nei uiuere politico, & ragioneuolc. Concordia nella Medaglia di Tapieno. Onnafedente,che nella deftra ha vna Patena , $l nella finiftra due-» corni di douina con lettere: CONCORDIA AVGG.& S.C. Vedi aftiano Erizzo . -a Patena lignifica elfer cofa fanta la Concordia, allaquak fi debbe ren dre honore,e facrifitio. .iduc corni didouitia , moftrano , mediacela concordia duplicata», ondanza . izx ICONOLOGIA Concordia Miliare. D Orina armata , con le mani tenga vn gran uiluppo di ferpi, perche | preparata per difendere ie fìena eoa l'arali, & per nuocere altrui coi uelenojche iòmrniniftra Tira* Concordia di pace. DOnna , che tiene due corna d'abbondanza ritorte inficme,che fono l'vnione de' peniien,e delle uolonta di diuerfe pedone , & con l*afl tra mano vn uafò di fuocojperchela concordia naice dall'amore fcambic uole,iiquale s'allòmiglia al fuoeo materrale,per eflère effetto di calore in- teriore dell'anima» Concordia degVantk hi . DOnna,che nella mano delira tiene alcuni pomi granati , & nella fìnt« lira un cornucopia , con una cornacchia > lagnale fi uede in mo'te Medaglie di Fauftina A uguita lcolpita co'l motto : CONCORDIA > per l'eterna fedelti,ch'ufa quello animale co la fua compagnia, però dilie l'Ai ■ziatoiCormcum mira inter [e e ncordia vita, Mutua flatq; illis iatem e rata fide t. I pomi granati preflò a gl'antichi fìgnificauano concordia , perche tali deuono efiere gl'animi concordi, & in tale unione tré ie (terli, come fono ie granella di quelli pomi,dalla quale unione,,nafce ^01 i'abbond«nza?chc eilneruo di uiuere politico, & concorde. Concordìaìnfuperabile . PE R la concordia infuperabiie lì rapprerentaGerione huomo a • con tré uifìico'l capo cinto d'una' corona d oro,lei bi\;ccia>& altre tal te gambe,che tenga in una mano de/Ira una lancia , con l'altra una i'pat nuda,c* nella terza uno fceiro. "Et l'ai ti e tre mani de la parte finiftràjfl iano lòpra d'uno feudo . Dicefìjche Cenone- fu Re di Spagna, ilquale perche haueua tre Reg fu detto tricorpore,ci(.è,clie haùeiia trecorp i; fu ammazzato da Hercol al tri dicano eliere fiati tre fratelli, cori concoidi > che erano giudicati ui fàfo: CO'NFID ENZA. DONNA coni capelli fparfi , con ambedue le inani fofrentì una naut La Confidenza porta ieco la cognitione dell'im'mincme pericolo & la laida credenza di douerne /campare libero, & fenza quelle due qua litu uariarebbe nome , & cangiarebbc l'eflère fuo . Però fi dipinge con li naue,che è fegno di confidenza!, con la ri'aue i naui?>anti ardilcono di pra ticare l'onde dei mare, le quali iblocon la facilità del perpetuo moto, pa che minaccino roi)ifur,morte,& eftermimo aIi'hur.mo,che quando pali la terra.efce mora de tuoi confini . A queito pròpoli to dille iioratio nel la 3. Cde"dcl primo libro. Jlli robur,& fé ìrtplcx Tr'.mrs , & pei. Circa pctlus e tacqui fragilem truci Quem mortis tiranti gradimi Cuihtìrìfit pehgo rateM . Con q uci>ch e icg'ue. CON; DI CESARE RIPA. 1*5 CONFUSIONE. DONNA giouane confuiamente vefhtadi di uerd colori, che ha- uead j 1 capevi mai compofhr poli la delira mano fopra quattro eie lenti confufauiente vma , & la iìniftra (òpra ia torre di Babel col motto hedicaB ABI LO Ni A, VNDiQVE. Giouane h* dipinge, come eia più atta alia confusone, non hauendo e* >erienza>fenza la quale nonpuq terminare, eifendo'traiportata da di- er/ì appena, quali nell'opere rendono conili/ione . LfT^perii lunghi, &corti,~e mal componi denotano i molti, & vari; eafien, die confondano l'intelletto . Li diuerfi colon del vestimento fìgnifìcano le vane > & difordinate at- pniconfufamer.ee operate : Etvbi multitudo,ibi confufio. La torre di Babel è pofta>come cofa molto concici uta per fegno di con ifione: poiché nel fabbricare d'effa,Iddio ,fì come confufe il linguaggio i i fabricaton, con fare, che ciafcuno di loro diueriamente parlarle , co- anco confufe la mente loro, facendo i che l'opra rimanerle imperfetta :r cafligo di quelle iuperbe--, & empie genti , che prquorno di fare quel- li! prefacon troia fua onnipotenza, & per maggior chiarezza per rap- ■efentare la confusone, vili dipinge il Ghaòs, inquel modo, che rap- •efenta Ouidio nel primo libro delle Metamorfofì , oue dice. ius erat toto natura vultus in orbe Qiiem dixere chaos rudis^ndigejìa^molcs^ Et TAnguillara nella tradutrione . T?r:a cbe'l cielfuffe, il mar, la terra, e'I foc9 Era il foco , la terra , il del , e'I mare: tJWa il mar rendeua il del, e la terr, a , e'I foce 'Deforme il foco , il ciel , la terra , e'ijnare ì Che vi era, e terra , e cielo , e mure , e foce Bone era e cielo > e terra , e fuòco , e marey Za terra , e'I foco , e'I mare era nel cielo T^el mar,nel fuoco,e nella terra il cielo . Confermatione,Come dipinta nel Talamo dil^ S. a monte cannilo . \ON N A con due chiaui nella deftra mano, & tien con la fìniftra-» * vna piramide , nella q uale è fcritto : Super banc petram . CGJ^FEPvM^TIO^E & per fegno di ciò Achilìe ne Ja nona Iliade d'Homero ori na a Patroclo intimo Tuo amico , che pigli il più gran bicchiere, che ha foia , & che dia bere ad'VJhTcy & ad' altri Greci, dei vino piùgagliarc non per altro, le non per dar ad'mtendercche elio li teneuapcr cariffir lama . Vltcrius iuxWNobiles *sfchillcs Seder eq; fecit m fidiiibtu > tapctibusq; purpurei* Stcìtim autem Tatroclum,allocutus eji propc exijìétem Maio rem iam craterem Menoetij fili Hat aito Mcraciusq; f andito poculum autem para vntcuiq; Hi enim cariffimi viri mea funi in don.o pia abbaflòpoi Aiace accenna ad VJiflc, che fccia vn brindili ad'Acchj 6^ Vhffe gH lo fa in tal modo. Imma DI CE S A R E RIPA 1 25 Innuit .Aiax Tonici: intellextiautem nobilis Vlìjfes hnplensq; vino potutami propinanti achille Salite achille* , & quello, che ieguita de quali brindifi, n'è pieno Home* ro , a pa/To, a pano fegno d'vnione* fe& confermatione-d'amicitia. COSCIENZA. ^ O N'NA con vn e uore in mano dinanzi a gl'occhi con quefto feriti toin lettera d'oro oiKeia fìnefìs > cioè la propria coicienza, fìan- 3 in piedi in mezo vn prato di fiori , & vn campo di fpine . La cofcienza è la cognitione, che lià ciafeuno dell'opere> & depenno»' nafcoftì , & celati a gl'altri huomin i . Però fi dipinge in atto di riguarda re il proprio cuore , nel quale ciafeu* ) tiene occultate le lue fecretezze> le quali iblo a lui medefimofonoa vi uà forza palei! . e Vltlj, è atto Sta con piedi ignudi nel luogofòp rad etto > per dimoftrarel a buona,! ttiuavia,per le quali ciaicuno camminando, ò con le virtù, o co' viti j iit$ ICONOLOGIA è atto a fentire l'afpre ponture del peccato, come ìlfuaue odore della. Virtù. Cofcien^a. D Orina di fembiante bellifsimo, veftita di bianco > con la fopraueft nera , nella delira mano terrà yna lima di ferro, hauerà Icoperto i petto dalla parte del cuore > donde la morderà vn ferpe , o vero vn verme che Tempre llimola, & rode l'anima del peccatore , pi;rò ben€4iire Luca- no nel fettimo libro . Heu quantum mi/ero pana mens confiti donat. C O N S E R V A T I O N E. T"\ ONNA veftita d'oro , nella mano delira terra yn ramo d'oliuo , 8£ JLJ nella finillra vn cerchio d'oro. L'oro, & i'oliuongnilìcano conferuatione, quello, perche conferual corpi dalla, corru'ttiòne , & cjuel!o,perche difficilmente fi corrompe. Il cerchio, comejquello, che nelle figure non ha principio, ne fine_.- può lignificare la dbratione delle cofe, che pèrmezod'vna circolare tra- fmutatione li confermano . GONSIDE RATIO N È. DONNA che nella finillra mano tiene vn regolo, nella deliravi compalTo,& ha a canto yna grue volante con vn iano in Vn piede. Sara detta figura venuta di color perfo. Tiene il regolo in mano , & il compatto perdimoltrare, che fi cornai fono^ueiU inftromènti metani per confeguire con l'opera quella dnttu- ra , che l'intelletto dell'artefice fi forma , cosi li buoni efempij , cV 1 fau^ ammaefiramenti guidano altrui per dritta via del vero fine, al quale ge- neralmente tutti afpirano , &-L. pochi arriuano , perche molti per tor« vie quafi ciechi,!! lafciano dal cieco fenfo alla loro mala ventura traiportare. La grue fi può adoprare in quello propofito lecitamente,^ per noiu portare altre autto riti, che pollino infastidire, batti quella dell'Aleuto- che dice in lingua noltra così.. 'Pittagora infegnò cbel'biìom douejfe Z quella-, che da far pretermette jf e. Confederar con ognìfomma cura Ciò fa la g rueyche'l volo feto mifitra L'opera , ch'egli fatta il giorno hauejfc Onde ne picdifuol.portare vnjaffg- S'ella eccedeua il drittone la mifuraò baffo, CONSIGLIÒ HVOMO vecchio veftito d'habito lungo dicolor rollò, haurà una collana d'oro alla quale fia per pendente un cuore , ne la delira mana tenga vn libro cluufocon vna emetta lòpra, nella finiftra mano. tre tcltc at: taccatead vn collo > vna iella l'ara di cane , che guarderà vedo la parte dirti ta, verfo la partefiniftra vfea tefla di lupo , in n.e^zo una tefta di lionq lòt- to il piede deftro tenga vna tefia d'orlò, & un delfino, lì ConfigJio è un difeorfo , & delibera tione , che il fi intorno alle cofe incerte, & dubbiofe, che fono da farli, il quale con ragione ,e iegge , &r ri loJuc ciò «che fi reputa n»u einechciice , & clic fia per partorire i] più virtuo^ lo, il più vale, & lì migliore e/ietto. Qlcììo in § i.antoal pubblico, circa cinque cofe fpcualuieiue il ù Coniglio 4c li duaj, & entiuwC p oblici re,de4 jys la DI CESARE RIPA. 12J Ja guerra, & della pace,de la guardia, della prouincia, de la grafeia, & uet* touaglia, che fi ha da por tard entro, &C_ mandar fuori > delle leggi > &^ fiatati , & ciò fecondo i'inftruttione d'Ariftotile nel primo de la rethorica, Sunt autem quinquefere numero maximayac precipua eo?um,qu& in confilys agitaA fdcntj^igitur en'm de T>effigdihus,& redditibus puUicisy De be!loy& pacete cu- stodia regioni*, De ijs qiie legum conftitutiong* di disilo figuriamo vecchio perche l'huomo vecchio dimoftra configlio co» ^,2 dice S. Ambrofio in Hexanrieron . SenecJus efi in confììijs ytiliory perche :à matura è quella rchepartorifce la perfettione del fapere,& dell'in ten- cofcte perl'efperienxa delecofe che ha ved u te, & praticate, non potendo j 4 la gioùentù eifere per lo poco tempo maturità di giuditio , & però i gio- rilo, li fi deuono rimettere al configlio de vecchi . Il configlielo1 di Agame- m nne Imperatore de' Greci uiene da Homeroin pedona di Neftore rìgu-» £ 2 o vecchio di^oo. anni ne la prima Iliade, oue lo fiefib Keftore efiorta^ 'la i Greci »*! ICONOLOGIA e» -Greci giorni fpcnaImenteAgamenonne,& Acchibe tra loro adirati ad obbedire al iuo coniglio, come vecchio. Sed audite me ambo autem mniores efìis m&> lam enim aliquando & ,cum foriioribus quamvos Viris confuetudinem babui , & nmiquam me ipjì parui pendermi} 7iy[; tales vidi yiros > nec videbo più a bailo Et tamen meo. confi Ha audiebant ■> obediebantq; recoloy J Quare obedite, & voj : quia obedire meìius . &_ ne] la quarta Iliade fi oBènice di giouarea 1 càualicri-Grcci col confi glio , non potendo con Je forze, effendo Je forze proprie de Giotiani, fo,| prale quali eilx molto fi confidano. Stride valde qiùdem ego vellem , & ipfe Sic effe, vt quando diuum Creutbalionem interferi) Sed non fimul omnia Dij de4prunt bominibus. Si tunc iuuenisfui $ nunc rurfus me feneèlus pi Amiti Veruntamenfìcetiam equtiibus invererò , c-r bortabor COTsf^S ILIO,& verbisyhoc enim munus ejì SFÌ\P'A1 Hajìas autem tmEiabunt iuuenes , qui me tJMinores natifunt^ confduntque uiribus . Quindicche PJutarco afferma,che quella Città è ficuramente fàluach tiene il configlio de vecchi , & Tarme degiojuani ; per ciò che l'età gio iiemie è proportionata ad'obbedire,& l'età ienile al comandare, lodali o. tra modo quello di Homero ne b. %. Iliade ne la quale Agamennone In. peratore fa radunare vn configlio ne la naue direttore diiuomini pri inferamente vecchi, Bis vero prxccnibus da mofìs iujjìt Conuocare ad concilium comantes +Acbiuos t Hi quidem eonuocarunt 9 UH frequentes affuerunt teìcritery^ Concilium autem primum valde potentium confittiti fenum T^floream app.d nauemTyfy F{egis Qrosbic cumcoegiffetprudentemjlruebat confultationem Gli Spartani dauano ^ 1 loro fi è vn magift.ato de vecchi nobiliti qua] fono flati chiamati da Licurgo Gerontes , cioè vecchi venerandi , & il Sooè Rts Sacra 'confìltun^au^i dal greco que* Loverleti/, Bgs.efl profitti ) Sacra confultatia. Coiaancoiàcrai itato dee*' lOijConfuitorsiche religiofamenteconfiglia,lo rerenlce Zenodotoda ip>charmp,,«S: Platone per autorità di Demodoce chiamò il Coafultore olà facra . Il libro nella man deuVa lignifica, e uè il configlio nafee da lo tudiO di fapienza* & per più efficace iimbolo de la fapienza vi Q aggiun- re l'oprala Cuiecta augello dedicato a Minerua tenuta da Gentili Dea_* ella Sapienza , & de* con'figlio . Queflo animale è notrurao-, uà in uol- a la notte a procacciarli il cibo , & uede di notte , comeicriuono inatu* ah , (penalmente Bartolomeo Anglico lib. ri.cap. zj.b;citur nottua qua- efenotte acute tuensj&e notte autem videt,là cui figuraci rapre lènta lo fiu- to ,& penfìero .notturno de la mente doueado un coaìiguero,& va Pria iipe,che ha da eoa/ìgliare,&prouuederei popoli, pcufaré,& travagliare on lameate, medicando la notte, quello che ha da rifoluere ilgiorno> (Tendo Immagina ti uà dell'ari imo puh perfpicace>& in maggior vigore nel lentio de l'oicurità della notte ; di e he ae è gieroglifico Ja Ciuetta > che licerne medio la notte., che il giorno . Cade Homero nella lècoada r j j ir ■■' iiade dine.. . JtynoportetpertotamnottzmJormìre.confitiarìum - : ,. Vlrum^cufTopulì funt commi/si >& tot cura funt . , ' Nonbiiogna advn.configliero., o Principe che ha popoli lottò Jà.iua. j|lodia,encgot^dipenfarci fopra,dormir tuttala notte, ptrche chi eoa gliadeue uedere lume quando anco a gli altri è afcuro,giudicare, ediìcer lereii bene dai male,& il bianco dal nerQfenzapamoiie>&2rletto>.attelò. (ìeper loconiigllo libero d'ogni affetto iì uedanp ancorale ccfequaiKun |jp $ift%~ili,&t occulte,eleuato dall'Animo il tenebrofo velo de le menzo.' I T£,fi penetra conia uifta de l'intellet ola .verità. Con l'i rnpn mto d'una Ci :ttabattutoad honore di Dominano . Impera tore,uolfc il Secato Rouiu- j.figniiìcare,che il detto Imperatore luffe Principe di ottimo coniigiio,e ?iéza,*che ta'e fi moftrp.nel principio del fuo Imperiose bene degenera >i da sì bel principio, cX, da Ja mente del fuo buon genitore , & fratello pi aritecehon neil'imperip. In oltre la Ciuetta che Uede ,,& uà ìnuefti- ndo cofé a fé neceffane nel tempp.de la feura notte porta ioprailhb.o iUio^può anco denotare,che il coniglio Tnueitigato con Audio hottur- . Ùl . no zie ICONOLOGIA nodeuci-a*sitenercocculco>&chc non Ci dcuano palesarci iccrcti, ci _ conluJtano, o^regifirano ne Ji configli ;& però li Romani antichi uei fo il Circo matfìmo ale radici del colie Palatino dedicorno a Confo Di étì confìglio vn tempio fot terraneo, per lignificare, come dice Seruio ne l'ottauo de l'Eneide iopra quel uerfo . Confejfu cauat magnis circenfibut atti: che il configlio deue effere coperto, & fccreto, di che ueggiafi più a Inni- $o Lilio GiraldiSyntagmate quinta. Le tre tefteche nella finiftra ma- no tiene di cane,di Lione,& di Lupo nella guifa detta di fopra^ lòno figu- ' ra de tre principali tempi dei paffuto, del prefente , &c del futuro, comi cfpone Marrobio ne li Saturnali lib. i. Cap. 20. perche la te/te di Liont porta in me^zo, dimoftra il tempo prefente, effendo la natura,& condì- tione fua gagliarda ne l'atto prefente , che è pofto tra il paffato , & faune nire,il capo di Lupo, denota il tempo paffato , come animale di pochtfft- ma memoria , laquale fi refenfee a le cofe paffate . La tetta di Cane figni- fica il tempo auuenire , che ci fa carezze , ÒV" feda per la iperanza di ricc- «ere qualche vtile da noi , laqual fperanza riguarda fempre ié cofe auc- nire . Ponemo quelle tre tette figura deiii tre tempi in mano al configli perche il coniglio è di tre parti , altro confìglio, pigliai] dal tempo paffa- to, altro dal futuro, & altro dal prefente; auuertimento di Piatone chi in Diogene Licrtio coli dice . Qmfìlium tripartiium e/i, aliudquippeapr** ferito yd'.ud a futuro , aliai a preferiti tempore fumitur . Il tempo paffato ci fomm ini lira gli effempi , mentre 11 attende con la mente ciò che habbu i patito qual fi voglia natione, & perfona , & per quai cagione/acciochc ci 1 ne guardiamo , impercioche da li cafi altrui s'impara quello che fi ha dì fuggire, & da gli accidenti paffati fi caua norma, & regola di confultarti bene le cofe prima che fi effequifcano,ponendomentea quanto altri har no operato con prudenza,acciocheli feguitiamo,& imitiamo . Il prefen-j te ci ricerca a confidcrarc quello che per le mani habbiamo, rifolueiwkl di pigliare non quel che piace, & diletta al lento , ma quello che fecon I •io la ragione giudichiamo ne poffa cagionare col tempo bene , & non.: jnale . T^on tantum videndum quid in prefentia blandiatur., quam quid deincep: ftte refuturum . Diffe Dcmofthene : onde il futuro ci periuade di antiiw derc,che non fi cornetta cofa con temerai , mi con maturo dilcorfo , ac ciò non perdiamo poi la buona fama,óY~ opinione di noi, & la gloxiia del noftro nome . Quindi e che le tre tefte di Cane , Leone , & Lupi pigliami da Pie rio per fimbolo de la Prudenza , la quale ri fguarda a li tr detti tempi,c»mc (1 raccoglie da Seneca Filofbfo morale nel trattato d quattro uirtù , oue dice Si prudens eft animus tuus tribus temporibus difpenft turyprtfantia ordina, fu tura prouide, preterita record are, namqtrinibH de prati ritis cogitai vitam perdit , qui nihil de futuro prameditaturin omnia incautus in sklit y Ilchc tutto fi comprende da le tre tefte figura de li tre tem i>& firn bolo della prudenza lenza la quale non iì può fare buon conlìglio. Con ì filiaperfeftinonfnntabfqiteprHientia, D.ffeS. Bernardo ne le Epuìole,* 1 Annotile nel primo de la Retorica diftìnifee , che la prudenza e wt de la Dì CES A RE RIPA. t^i de te mente laquaic h che fi pc^ configliare, & deliberare bene de te cole buone,& de ie male, che appartengano a là beata, & felice vita,si che al confidilo oltre la iapienza figurata con la emetta fopra il libro, è necef- fana la prudenza figurata con le tre tefte fopradette . La xefta d'Orio, £c il delfino che tiene (òtto il piede denota che ne U tonfigli deucii porre da parte J'ira,óT ia velocità attefochc pefsima_, eofa è correre in furia , & in collera a deliberare , & confutare yn parti* to : ma deuelì il connglio fare fenz'ira,& fenza fretta , & velocità , TOrfo è fimbolode l'ira, &f della rabbia ,coine animale iracondo , onde il Car- dinale Egidio ne le fue ftanze diflc . CU Or fi rabbioficon feroci artigli, Fanno battaglie difpietate,& dire. & il Petrarca. VOrfa rabbiofa per gli Orfactbifuoi . Ma di quello (imbolo iè se dirà al Aio luogo ne la- figura «ffflr. II Delfino , come pefee al nuoto velocifsimo è figura de la ircttolofa veloci» u,defetti che nelli configli tantopublici, quàto priuati fchifer fi deuono* Duo maxime contraria funt ' confitto , ira feiluet , grfejìinatio dille JSiantC làuio de la Grecia,& San Gregorio nella Epiftola y. dine, che il configlioin co- ie difficili non deue eitere precipitoiò . (onfilium in rebus ardui* non debet tjfe praceps . La. ragioue è in pronto , perche le fue fcelleratezze,con -l'ini reto,*& con la furia aqniftano vigore , ma li buoni configli con la matu- ra tardanzaìecondo ri .parere di 1 acito, nel hb.ddle Hiftotie, Svelerà im- i petti, bma confi Ha mora ^alefcere. Si deue bene con celerità, & prestezza, 1 come dine Anft. Eneguire ilconfiglio, maeon tardanza s'hÀ da rifoluere* jacciò fi polla prima iciegliere con più ianò giuduiq il miglior partito, i bellifiinvo è quel detto . Deliberandum ejjl diu , quod factendum ejt fernet . Xungo tempo coniultar fi deue,, quello chewna voltali ha da fare . Pa* krocloCapitanoefiendogli dettò da Demetrio fuo Rè, che colà bada uà, i& a che s'indugiaua tanto ad attaccare la zuffa , & far impeto contro Ve- jfercicodi Tolomeo fuo nimico ,che era all'iora inferiore di forze, riipo- fe . In quibus pomttentia non habet hteum , magno pondere attentandomeli . 1 Nelle cofe , ne k quali non ha luogo il pentunento , andar fi deue con il pie di piombo , perche dopo il fatto il pentirai nulla gioua,uoce veramen te d'accorto Capitano; nonmen fàggio AgefiUo Capitano de Lcaoni, il quale folkcitatodagli Ambaiciaton Thebani a rifpondere prefto ad vna imbafciataefpoftagli, rifpofe loro ... c^fn nefriti* 9 quod ad vtilia deliberane lummora esl tutifiimaf Quali che diceiTe, non &pete voi o Tebani,che ne ;li ardui negoty perdifcernere , & deliberare quello che è più vtilc , &C* impediente , nonci ceoià più ficura della tardanza ? oude fi può confi de ■are quanto ch'erri no coloro, che cómendonoii parere de l'Ariofto in># juelktDttaua nella quale loda il configlio de le donne fatto in vh fubito. 5\£olti configli delle donne fono Ma puè mal quel degl'huomirìejfer buon* Aieglio imprauifotche a penfarttiyfeiti) Che maturo difeorfo non aiti ; . Che queflo è fpetiale, e proprio dono, Ov.e non s'habbi a mminàrui fopra \ FMtanliy e tenti , lor dal ciet largiti ' Spefó akun tépo, e molto fi adio^èì opra. - .: ' m 2 Et 1,41, ICONOLOGIA . Etcrrano doppiamente, prima perche lodano il 'configlio fatto infret ta, fecondariamente > perche innalzano il confrglio delle dorine, pò che in vna donna non vi è configlio di vigore,& pollo, ma debile; & fìac co, fecondò il parere d'Ari fi. che fprezza il configlio de le donne al parpoich par'èuà loro' indecenza, che yna donna folle veduta fra tanti padri con „ icritua coniultare . ì ì ■ : • ■ Ri TV I P I N G E R fe M O peni caftigoVnMìuomo:m atto fcrdc'e, ma ancora appreflbjdi alcuni pò* toh della Grecia , la icure fu geroglifico di feuerifiimo caftigo>fi come-fi tuo vedere nelle medaglie del popolo di 2 cnedo, dei qua! tratta Pollu- e, perche il Re di Ten ed o haueua fatta quelta legge, che chi fufleftata |rouato in adulterio,cofi mafchio> come femmina , fufle decapitato con la j;ure,&non hauendo egli perdonato al proprio figliuolo , volle ancor che. Ite fu ffe fatta memoria,come fi ned e nelle Medaglie di Tcuedo> che da_* loà banda vi è la fcure>& da l'altra due tede * ij Perche il Leone nella guilà fopradetta lignifichi il caftigo > ne feruire* Lo di quello che cita Ebano , fentto da Eudomio> cioè, che rn Leone | n'Orla, & vn Cane nutriti , & fenza offén» j-erfi punto l'vn i'altrojcome fuflero flati domeftici, & animali d'vna fre& h fpecie, ma l'Grfa molfa da vn certa impeto , sbranato il cane, col q uale Éaueua comune la fianca, & il vitto; il Leone comoilo perla fcelleratez* a d'hauer rotte le leggi dei viuere iòtto ad vn medefimo tetto , corfe ad* oliò all'Oria, oc sbranatola parimente le fece per lo Cane pagare la me * i tata pena. CARÉZZE AMATORIE. t T N A belta,e gratiofa giouanetta, veftita d'habito di color vagho > tU V carnato di varii , & leggiadretti intrecciamenti , coronata d'vnaj l hirlandad'hcdera, &checonambile mani tenghicon bellilsima gra- : iia dui colombi vn*mafchio,& l'altra femmina>clie con laici uiamoftri- , ,o di bafciarfi » Eflendo le carezze amatorie figliuole della giouentu,& della bellezza, i|erciògiouarie, &' bella raprefèntiamoilfuggetto di quella figura» Il uefiimcnto di color vagho, ricamatodi vari;, & leggiadretti intrec- iàmenti,fignificagiifcherzi>ì vani,&diuerfi incitamenti da i quali ne li amanti na fee il defideno della congiuntione amorofà . La ghirlanda d'hedera è vero lignificato amorofo , percióchè dettai Jian ta , come dicono di uerfi poe ti > abbraccia > Oc . ftringe ouunque ella fi t corta, onde fopra di ciò con i fcguenti verfi cofi dice Catullo» mtem amore reuinciens,ut tenax Mederà hac^ & Mac a rbo rem implicai errarti V Tiene con ambe le mani li dui colómbi , come di fopra habbiamo det- )> perciò che gli Egitij per la figura di quelli animali fignificauano le ~ irezze amatone , effendoché elle non vengono alla copula venerea tra | i loro , prima , che infiemc non fieno baciate , & perche le colombe tra irò viano allettamenti de i baci molti, li Autori Greci hanno affermato lère a Venere dedicate > efièndo , che fpontan eamen te fi eccitano fra di )to all'atto venereo .Molto più fopra dìciò fi potrebbe dire , ma per ef- fe fi delle colombe, com'anco de l'hedera apprelfo tanti Autori teratione, & altri di beilo ingegno, %cofa nota,e manifetta 3 l'vno per i 14 3 bua V ^ ' J 7}+ 'ICONOLOGIA 1 taci , & Strepergli abbracciamenti \(i\ che tutta con u .e ne alleearessfc amaronej non Colo mi emenderò più oltre per automi}, ne per dichiara- lionc , che couuenghi a efetta figura , ma anco per non trattenere ,1 anima ieUe^ofQin ^4^ laiciue a $y>erÌC9ÌQl^ CONGIVNTIONE BfHM/E COSE HVMAN Con J« Dittine j SI dipingerà Yn'huomo ginoccnium eoa gl'occhi riuoltì ai CieJo,e eh humilmente tenghicon ambe le mani vna catena doro pendente d Cielo , & da vna Stella. . Non è«ticundubbio,cbe con il teftimonio di Microbio ,& di Luci no > che la fopradetta catena non fignifichi un congiungimento delie co te humanccon le d.uine, & un ce* io vincolo comune con Uguale ldcuV ^ quando gli piace ci tira a le, 6V leua le menti nofheai Cielo, doue noicoj ^tn le ^oprie &rae, & lutto il poter n òuvo non poueaio uluz; di in >do co 'f11 '. lui '^ I lOL Dì CESARE RIPA. /$$■ !ui, che vuole fignificarc, che latente fua fi gouerna co'l voler diurna attamente colini potrà dipingere detta catena pendentedal Cielo , & da. vna Stella, ìmpercioche qtìefta è quella forza dVna diurna infpiratiOiie, & d i quel fuoco del quale Fiatone ha voluto ch'ogni huomo fcfparieci pe a fin che drizzi la mente ajCreatore, & erga al Cieio, però e©nuiene,che ci coniìrmiaoio con la volontà del S. Dio in tutte le cole, epregarelu* Diurna Maefii, che ne faccia degni della i uà fanti isima gru tu. CONTRARIETÀ. DONNA brutta fcapigliata, &jche detta capeg li fieno difordiaatJb mente ipariigtn per gl'omeri iarà veili ca dalla parte deftrada alto, &abaflbdicolor bianco, & dalla fimftra>di nero> mache pero-detto uefti mento ha mal compofto? & dàfciatoj e moftrij che difcorduntutte le par ti dtì corpo -i Terrà con la delira mano un .«aio pieno d'acquaia lq uan to> pendente aedo neri! di detta acqua, &con h. finora vn vafo di £uocoac~ cefo, & perverrà da vna parte di detta .figura viiàramiod uè à$OÈè vna eoa .trappoftaa ? al traj&c'he toccandoli faccinocontrarn" giri. Si dipinge brut£a,perciò che briittilsiniàcoià è alfière con tinouame» te coacrartoalle vere, &buone opinioni-, & chiare dimoftrarioni altrui Licapejgli nella gnilà* che habbiarao detto,, dimofLranoi difuaiti ..,'& & idiicinto^ dinota lacantracieri -, che «rraialuce , e le te- :JiebreJ,alìojmgliandocc^oro4'quali fuggano la conuerfatione altrui per lifloa vnir(ìaiÌL'.£agioniprobabiIi9 Snaturali . Tieùecoala delira man» il vafo dell'acqua, & con la finiftra il fuocopercioche qnerMui elemen- ti hanno ie drfieicnze contrarie , caldo, e freddo ,:& per/ciò quello 9 che opera lVno, non puòoprari'altrOjjScAannoper quello in contmuaeon- fcranetè, difccrdia, & guerra. Vi ridipinge acantoJe due ruote nellvguifa, cnen abbiasi detto,per ciocheiiarra Pierio Vakriano nel libro trentanoue/ìmo, ciieconfid era- ta' la natura de moti.,'cheiaao ne i circoli , fu cagione^che i ma trematici colendo /ìgm'fkare gierog] incarnente; la contrarietà, Velcri ueifero due circoli ^ehe fi tocca-Teros come vediamo farli m certe machine :, che per i| girar de l'uno, l'altro fi volgeeonun moro contrari o,onde per tal dime- ftrationepolsiamoìdire, che Jì polsi bemfsimo jrapreientarc lacontianetà C R E D I T O, rjVOMO di età vi rile->ve(Hto nobilmente tfhabito lungo, con una li. collana d'oro al collo , fieda; , con &m libro in una manosa mercan- ti detto il maggiore, nella cui copertalo dietro Scrinali «uefto motta. SOLVTVS OMNI F OENO.RI,àa piedi«ifiaun Grifone!^. pra d un i non tir elio. iterile più a bailo fgureremoil E^bito^è ragioneuok,ehe prima rap- 9iefen tiamoil Credito. Lhabbiamo figurai» di età virile pcrcJre «nella virilità s;acq-uifìv; il Cr©» M. 4 -diìo •ts-a 1 ICONOLOGIA dito,rhabito lungo arreca credito , & però li Romani Senatori andauan* togati: tal habi:o porti Crailb, & Lucullo Senatori di gran ere dito> li qua- li piùd'ogn'altropofiedeuano t'acuita, & ricchezze. Porta vna collana d'oro, la ragione è impronta > perche l'apparenza fo» la de l'oro da credito^ fopra del quale è fondato . ' Siede perche colutene ha credito #a in ripofòcon !a mente tranquilla 31 libro maggiore intendumo>c!ie fia folode Thauere haue e,il che s'eipi tu lìxconque. verièttod'Hor5no. Sowusomnifoc'ore. cioè libero dog n [ debito, tal che nel libro non i comprenda partita alcuna del dare, iwx: ^ fo 'amen ce 1 Sauere, poiché e uelloèil uero ere Ito. -e , che non hi da dar Bia lolo Sa da hauere, ne co ìifte il credito in trafficare, & far/ì nominar con ìld naio d*.Jtri , come fannoalcuni qacrcanti pe; non dir tu:ti , eh per ci ì facilmente fdlliiCoao,ma conile in pofledere totalmente del fui proprio fenza hauere da dare mente ad alcuno . li Gnfòae fu in gr^a ci dito DI CESARE RIPA. tir dito prcfib gl'antichi , &.però fé ne ferumano per limbolo di cuftode ,-& che fra vero , vedali pollo a tutte le cote facce, & profane de gl'Antichi „-a l'Area a li fepolcri, a l'ùrne,a 1 Tempi; publici, te pr\ uà: : ediiìtjj, come cor no comporto, d'ammali vigliane ,&£cne.x>.i ,quah i in .^.aquila, eV"il Fe3nè,fi che il Grifone fopiu quel mòhttcellò iìgaaca la e uttodia,che de- tte hauere uno del cumulo deiici-e-facitlta le «ì uuole mameiiere incre- di.o y & dciie fare a panto, come li Grifoni i quali paracuiar mente cufto- diicono cera monti icithi, ÓV'HiperDoreijOueibno pietre pretiofe , &C vene d oro, & perciò non permettono , che ni uno vi li accogli conte re*- feaice Solino, onde Bartolomeo Anglico . De proprktatibus rerum Ub.iS* Cap. z^> dice Cuftodiunt (jrypbès montes inqmbusfmt gemme. praciofay vtfma- Yagdhzr iafjresfynec permittunteas aiiferri.Wfte.tio conferma Plinio iib. 7. cap. z. ragionando de Scithi . Quibùs ajfidue bettum effe circa metalla cum Cjrlphis ferarum volacri genere, quale v l^o traditi* ^cruente ex cunicuìis aurumytnira ctjt piditate 5 e ìludent , 7^m aurum vtrobique cufì&dìre perbibentury & ter raw auriferacem adamare . Così quelli, che hannocredito non deupno la£- fare accodare al monte de la douitm loro perfone , che fieno per diftrug- gerlo,come ruffiam,buftbni,;idulatori, che i aggrauano col tempo in qual che iìcuna, o ucro in una preftariza,che mai più lì renderne paraffiti, che li fanno iprecarela robba in conuiti> ne Giocatori, Meretricio? altre gerj te mfdiiìQ y che darebbono fondo a qual fi voglia monte d'oro, il che fug- gendo queftì tali, daranno in perpetuo credito , & usueranno con riputa- tane loro , altrimenti fé non icaccieranno limili trafeurate, & vitiofe per- ibne, perderanno la robba, el credito, Sbanderanno raminghi conifeop* no,& ignominia loro. COSTANZA DONNA che tiene la delira mano alta, con la finifìra vn'aftaj&^.n' pofa co' piedi l'opra v na baie q uad ra. Collanza èunadifpofitione ferma di non cedere a dolori corporali, ne lafeiadi uincerea mitezza, o fatica, neatràuaglio alcuno per la uia àeila uirtù , in tutte l'attioni. I La mano alta è indirlo di coflanza ne Fatti proponimenti. La baie quadrata lignifica fermezza, perche da qualfiuoglia Sandali po:ì (la faida , Sé e ontrapefata egualmente dalle fae pai ti, il che non han- no m tanta perfezione icorM d'altra figura. L'afta parimente è conforme al dec;o uolgare, che dice . Chi ben fi ap poggia cade di rado. Et effer colante non è altro, che ftare appoggiato , S^ làido nelle ra- gioni , che muouono l'intelletto a qualche colà. CoJìan^ay & roflò,chemoftri le braccia ign udc^e ftarà in ateo d'attenderete foilenere l'impeto di un toro. 3"*'" M rjf IC0N0L0G1 A In trepiditi è l'ecècffo della fortezza , oppo fio alla uilta , &C codardia, Hiall'hora fi dice un'huomo intrepido, quando non teme , etiandio quei che l'htiomo colante è folito temere. Soflo le braccia ignude, per moftrare confidenza del proprio ùalore , t combatter col toro,iiqualcenendomoleftato diuienefcrocifsimo, Òcìài tniogno,.per refìftejs foio delle prò uè d'uàa disperata fortezza. .a i XTKA donnacheron il deflro traccio tenghi abbracciata una co V lorwia, &c con la ti mitra muno.ujia %ada ignuda iopra d'un gran uaiTioftriuoiontaruii>eiue di uoieru abbruciare la n; no, & il biaccio» adente, con fa ue/ìe d^mta? di t*on , in capo terra, una ghiri ui fa d;; ..mirto j & di non uiikine.* inteffupyfic ia ÌMifauauno.unuaiò.pseno di rae, cunuiicuorèych^ fi jueda tra eflV . >aacoa l'altr- mano inattpd.ieu^riì inondi capo per óoiirne il detto cQore, eftencjb proprie ut de gi'aiiuu ti cercar feoipretli far paRJccipe altrùi deJa propria ailegre-dza» spigai ^fe^^^» «aP**w*i* &*» I/fO ICONOLOGIA Contento. VN giouane pompofamente ueftito,con fpadaalato,naur£ gtoiey & penne per ornamento della tefta , & nella deftra mano uno lpec^ chio,&eon Ja finiftra un bacile d'argento appoggiato alla còfcia? il qua- le fera pieno di monete, & gioie. Il contento, dal quale pende quel poco di felicità, che il godè iri quefta uita,nafce principalmente dalla cognitionedel bene poifeduto, perche chi non conofee il propri® bene ( ancorché flagrandosi tuo,) non ne può fentire contento , oleosi reftano li fuoi meriti fraudati dentro di fé fteffo- Però fi dipinge Pimagine del contento, che guarda fé medeflma nello fpecchio, & cosi fi contempla , & fi gode ncca> bella, e pompofa di corpo & d'anima , il che dinioftrano le monete , &: i uefftmen ci. G CON TRASTO Iouane armato, con una trauerfina loffaffotto il coirfaletto , teng una fpada ignuda in atto di uolcrta ipingere contro walcun nemico eoa DICES4&E/&Ì^A: MA eó vna gatta a piedi da Vna parte, e dall'altra vacane inatto di cóbattcxe, * Il contrario è vna forza di' contrarij , dé'quali vho cerca premiere al- l'altro, e però fi dipinge armato, & pretto a &fepdeirfi,&^ offendere; il ne- LCO . • \ lì color roflb ci dimoftra l'alterezza dell'animo^ '& il dominio delle paf mico Contrailo . Gloùanetto, che fatto all'armatura habbia vna vette di- color 'roflb, nella delira mano tenga vn pugnale ignudo con fiero Jguar^doj con vnaltro pugnale nella Anidra , tirando la mano in dietro , ni atto di vo- ler ferire. ; Con t 1^1 ti o $^e: '^ DO NN A d'afpetto gratiofd,& bello, ftia in piedìcol pugnòde^a mano dritta lèrrato in atto di percuoter/i il petto nudo, dalla ììrn- flra banda, có'l braccio nhiflro ftefo alquanto in giù *& la mano aperta, 'gl'occhi pieni di lacrime , ri uol ti verlo il Cielo >coafembiante metto , & dolente. La contritione, è il dolore grandìfsirrio, che havn peccatore d'hauer oflfefola diuina Maeilàiondeibpra- di ciò l'auttore de i* feguentvjverfi. Dolce dolor ■, che da radice amara (lo £he beh feitu ct'ognì gioir più cara . j T^afiifis de' falli all'bor^c'hai maggior doSebriafpra altrui^purmecoètùofiggior *P ingioili ali almfyche conforto ha filo Suaueyeper iefuord'abijjaofcuro' (n« Quanto-dolerfìyelagrimar impara. Erto camin poggiando alCiel ritorno . \Doglia felice) mueriturofa^e rara r Cosldopp calle fpinofiy e duro Che 'oon opprimi il cuor: maialai al yolo "Prato fifeorge di 'bei £w adorno^ -% j^el tufi dolce 'languir io mi confilo"' • Che rendè fianco pie lieto, e fìcuro^* Sttl Petrarcanel Sonetto %6. dòué dice - J' vsfiangèndo % miei paffati tempi, Contritione * On/na bella in piedi, con capelli fparfi', vettita di bianco* con il petto fcaperto.5 moflrando di percuoterlo con il pugno dritto 3 5c_ con la nViftra mano fi fpògli della fua vette, la quale farà ftracciata >ck^ di co- stare berrettino , in atto diuoto > & fupplicheuolej calchicon i piedi vna •^afenera. Dipingefi la contritione di faccia bella , per dimoflrare ,'>ché il, cuoro contrito , & humiliato non è fprezzàto da Dio , anzi è niezanoa placarlo nell'ira; come dice Daùid nel Salmo L. & è qùetta vna difpo/ìtione con- trariaci peccato , onero , come difinifeoho ì Théologi , vn dolore prefo ìe propnj pecca|;i,jconintentione dii;ón^iràrii,& dì lòddisFaré : ilriorrie cierzàparte'aelì'a'fua'ìbHiMa 'pnyùò articolo1: cJie vna corurattiÒ;ie>& 1 ' i -ti ,;. : ;..:. -i.fi- ■. ...:^.;H^t,;- -^-v J>;:J.. v^»/. il 1X551— 'Me t CON O LO G IA ìniinuzzamento d'ogni pretenfione ,che ci poteffe -dare la fuperbia, pe gualche bene in noiconofciuto. La maichcra (òtto a i piedi , lignifica il difprcgio delle cofc mondane ]e quali iòno beni apparenti folo,che lusingano, ingannano, e riurdan la vera cognitione in noi ftefsi . Sta in atto di ipogliarfi de veftimenti (tracciati , perche è la contrite nevna parte della penitenza , per mezzo della quale ci fpogliamo de ve Jìimenti deirhuomo vecchio , riueftendoci di Chnfto iftcflo , & della fi grada, che adorna , Jfc^ afsicura l'anima noftra da ogni cattiuo incontri C 0 T^T 1 7Ì E Tiz U. DONNA d'età virile, che ftando in piedi fia veftita d'habito fci plice, come ancor cinta da vna zona, ò cintola, terrà con lvna d k mani con bella gratia un candido armellino . Continenza ,è un'affetto dell'animo > che fi muoue con la ragione , contraltare con il fenfo , & fuperarc l'appetito de i diletti corporei, & jm ciò fi dipinge in piedi, & d'età uinlc, come quella più perfetta dell'alti ctadi , operandoli con ilgiuditio,comeanco con le forze al contrai! ogni incontro , che fé gli rapprefenta . L'habito femphee* & la zona lignificano il riftringimento de gli s nati appetiti. 5 ' Il candido armellino dimoiìra efTere il uero fimbolo della continen percioebe non fplo mangia una uolta il giorno, ma anco per non imbr; tarli , piùtofloconfente d'eiìerprefo da 1 cacciatori , li quali per piglia; ^uefto animaletto, gli circondano la fua tana con il fango . C° ?LT * ?LE ?LZ -* ^ i l i t a ke (ome fu rapprefentata nella Tompa funerale del Duca di Tarma JLleffmdro Farnefe > in %oma . , DÒNNA con una celata in capo , & con la dcftra mano tiene in fpada con la punta ni gì ù nel fodero , & il braccio finiflro ftefo > uoltando però la palma di eflà mano in fu. Coprirò. GIOVANE ridente, & bello di prima lanugine , ftando dritto^ piedi, con una uaga ghirlanda di fiori in capo, nella delira maj», ima facci la accefa , & nella finiftra con un'afta , & farà ueftito [di ucrctf Coi! la dtpm fé Filoftrato . Et lì fa1 gìirtuane , per eflere tale età più dedicasse fette , & a' folazzl che ì'ajtre non fono. . I I corniti (i frnno a fine di commune allegrezza tra gl'amici , però fi che fuoJe il con ulto generare, t J La face accela li dipingeua di, gf'zntichi iti mano d'Himenco Dio di le nozze, perche tiene ei\mimi> & gl'ingegni fucgliati 6V allegri il coni t*> ', r& e, re iì le i^k\.d.d. , & Miagmuiimitn ia'pere égualiuènte fare ,& 1 cederei H D DI CESARE R1PJ. ; Hi teucre €on gl'amici oftitij di gratitudiue . L Co j^d o g 1 1 o. VOMO mefto , malinconiofo , & tutto rabbuffato , con ambe le-» jm. mani s'apre il petto, eli mirali cuore, circondato da diueriì .lèrpéti. Sara ueftito di berrettino uicino al nero , il detto ueftimento farà ftrae-. ciato, iòloper dimortrare il difpregiodi fé ttefiò, & che quando unoè in- trauagli dell'animo , non può attendere alla coltura del corpo, & il color negro lignifica l'ultima rouina, & le tenebre della morte, alla quale con- ducono i rammarichi, &i cordogli. li. petto aperto , & li cuore dalle ferpe cinto , dinotino i faftidij,& i tra uagli mondani , che fempre mordendo il cuore, infondano innoifteilì Ueleno di rabbia , & di rancore . £ 0 ^\E T T I 0 T^E. ONNA d'età matura , che nella mano deftra tenga un lituo co» . , un fafcctto di fcntture , & la ilniftra in atto di ammonire . Qui per la correttone intendiamo l'atto del drizzare la torta attione |huniana,& che fi dilunga dalla uia della ragione . li che deue farli da per Ione , che habbino autrorità , & dominio fopra coloro , che*deuono eifér corretti, & pero fi faco'i lituo in mano ufato, fegno di fignoria preflò gli antichi Rè Latini , Ór Imperatori Romani . 11 falcetto di fcntture tìgnifica le querele, quafi materia di corre ttiono. C G 1^7 0 U V M U W^O. iflCORUENDO fpefle volte di rapprefentare in atto su le fee- ) ne il corpo humano , e 1 anima, ciafeuno da le , habbiamo formate e prefenti ligure dell'una, e dell'ai ra, come fi potrà uedere al fuo luogo, na è dauuertire prima, che per il corpo humano noi non intendiamo il :orpo realmente iéparato dall'anima , perciòche cosi fi deferì uerebbe un radauero, ma il bene il corpo all'anima collegato , che ambe due fanno il alompoiìto deH'huomo tutto, che per certa fignificationc poetica,& aftrat ione mentale li prefupponghino,comeie ciafeuna di quefte parti lìelfc ler fé fola ; lo rapprefenteremo dunque huomo coronato di fiori ligufrri » jeftito pompofamente, terra in mano una lanterna di tela , di quella ,che M'alza, & abbatta, fenza lume con quello motto : A L V M I N £ VITA. i Si corona di ligustri, per effer da grauifsimi huomini aflìmigliata la iu- ta deH'huomo , nfpetto alla fragilità , cV caducità di quefto noftro corpo Ili fiori , de' quali non fo > che altra cofa fia più fugace , onde il Salmifta zzìintò nel Salmo 102. Hecordatas eft , quoniam fuluisfumus : homo fi cut fanum > fies eius tamtam 1 a&rific efflorebit . Ft nel Saimo 8p. tJffanèficut berba tranfeat^manè floreaty & tranfcat j vtfftrt decidat yindt* t , & arefiat . Et fimilmente il patientifsimo Iob . Quafiflos egteditnr , cjr lonteritur » li ueftimento delitiofo , dimoftra quello , che è proprio del còrpo , cioè l'ama- Afe ■l&ÒN'Ó LOGIA ■ l'amare > & abbracciare i piaceri , èVdelettationi fenfuali , A" come per contrario abborrirclidifa£Ì,afprezze,& le molcftic. * 'Làiàntcrna , nella gurfo, che dicemmo, dimoftra , che il corpo non hi opèratibni fenza l'anima, lì come la lanterna lènza il lume non fa l'offiac fuo /cornei! motto molto bene dichiara . CO \KET T I 0 l^E» «pkONVA vecchia, grinza rche fedendo nella frniftra mano teng' xJ vna ferula, o vero vno (tattile, & nell'altra con la penna emendi va- fcHttura , aggiungendo, & togliendo vane parole . Si dipinge vecc.ua,& grinza, perche, come è ch'etto di prudenza la ce rettione in chi la fa ,cosi è cagione di rammarico m quello, che da occa! iìonedi farla, perche non fuole molto piacere altrui ien tir correggere,* emendare l'opere lue : & perche lacorrettione s'elìercita nel mancameli to , che facciamo nella via odeirattiom , o delle* contcmplationi . ■ Si dipinge con lo «affile , & con ]a \Khrèi\ che corregge le le ritta re ......; proue- DI CES ARE R I PJt. *4F irouedcndo l'vna co'l difpiacer^del corpo alla conuerfatione politica» 'altra con li terniinidicognitione allai>eatitudine Filolofica . CO K^v r T E LL u H.E' GIUDICI. rvONNÀ, che itiaa federe per .trauerfo in Tribunale» .con va me-VJ moriate > & vna catena 4'oronella^manosdritta. , con vna volpe a pi«^? li, & farà veftita di verde., r Dipingefi a federe in Tribunale nella guifa , che;dicemrao ,;perche la orruttela cade in coloro,che fententiano in giuditio^fiflendo effa vno> torcimento della volontà del giudice a giudicareingiuHaniente per for- a de' doni. r ■ . ' Il memoriale in mano , &T la collana fono indicìo, che o con paroIc,ò on danariJa giuftitia fi corrompe . La volpe per lo più fi pone per i'anutia ,"&* perciò è conuenienrc a quev to vitio , efièndo che s'effercita coaaftutia , per impadronirfi de denari, ideile volontà de glfakrih uomini . Veftefi di verde perii fondarnentidella fperanza> che Hanno nell'auc* 1 , come de ttohabbiamo ài fopra. iCOTtJTE., , . . , DONNA, giouine, con bella acconciatura di tefta, veftita di vera& & di cangiante, con ambe le mani, s'alzi il lembo della vette dinara i , in modo chefeuopra le ginocchia, portando.nella vene alzata molte hirlàde di varie forti di fiori, '& con vna di dette.mani terrà anco de gli mi legatiin iilòtli.leia verde, haueri à piedi lunaiftatuetta di Mercurio, • ■ ila quale s'appoggte ri alquanto , & dai l'ai, tra. banda. un paro di ceppi di ro, o uero 1 ferii, che fi fogliono mettere ad ambi li piedi,& che m fieno on eflì le camene parimente d oro : iàra la 'terra, oue fi pojrafafloìa , ma oarfa di molti fiori > che dalla uefie le cadano ; ne piedi hauerà le fcarpe yi piombo.. I La corte èrma unione di huomini di qualitàalìa Temuti di perfona le- ialata,& principale, &c fé bene io d'ella polio parlare con qualche fon imento , per lo tempoyche vi ho confumato dal principio della mia faa ullezza fino a queiìi'hora? nondimeno racconterò iblo l'Encomio d'ai- ini , che diconojla corte eifergranmaeftradel viuere humano,fo fregna -"Ita politezza, (cala dell'eloquenza, teatro de gl'honori, fcala delìegraa , zze, & campo aperto delle conuerlàtioni , & dell'amicitie-: che impara i7bedire, & di comandare, d'efier libero:,&feruQ,diparlare;& dita-* fj re, di fecondar le voglie altrui ,di difsimular le proprie, d'occultargli u\che non rmocano,d'afcondere fire, che jnon offendono,che infegna c( 'er grane , Si affabile , liberale., & parco-, feuero , & faceto, delicato,& .] dente , che ogni cofa fu -, &C o^ni cofa intende de' fecreti de Principi, , C)| Ile Forze de Regni, de' prouuedi nienti della Citta, cleH'elettioni &^ vicine a mortrare le vergogne, & ne' ceppi , che lo raffrenano, & l'impe* difeono, ondel'Alciati nelie fue embleme così dice . Vana palatino* qnos educataula cltentesy Dicitur auratis ne fiere compedibus . I fiori fpariì per terra in luogo Iterile > & falfofo , inoltrano l'apparenza nobile del cortigiano, la quale è più arcifitiofa per compiacere U fuo Si* gnore, che naturale per appagare fé medefimo. L'acconciatura della tefta maeftreuolmentefàtta>èfcgno di delicatura; & dimqftratione d'alti , & nobili penfien . La velie di cangiante , moftra che tale è la corte, dando , e togliendo a fuo piacere m poco tempo la beneuolenza de' Principi, e con ella gl'ho- cori , e facultà . i ien con vna manogl'hami legati co filo di color verde, per di mort ra- re,.che la corte prende gl'h uomini con la iperanza , com'hamo il pefee • « Le fc*rpe di piombo inoltrano , che nel ikiuigio fi dee efiergraue , e ne faCilmentemuouerfi a i venti delle parole , o vero delle vnioni altrui, pe eccepirne odio, ldegno,rancore,& inuidia,con appetito d'altra perfona. Se gli poneappreflbla ftacua di Mercurio, la quale da gl'antichi fu pd1 Ha per l'eloquenza, che fi vede efler perpetua compagna ed cortigiano È rtata da molte perfone in diuerfi modi dipinta, fecondo la varici della Fortuna , che da lei riconofeono ; fra gl'altri ìlSig. Cefare Caporali Perugino , huomo di bellifsimo ingegnosi lettere , & di valore la dipin! fé , come fi può vedere nei feguenti moi verfi , che così dice . fat Corte fi dipinge vna matrona Seco il tempo perduto alberga , efian^a9 Con vifo afeiuttoy e chioma profumata Che vede incanutir lapromiffione Du ra di fchiena> e molle di perfona . Di fargli vn di del ben fé gli rìamm^Oi Ha qualftn va d'vn drappo verde ornata Tei nel rouefeio v'è l'adulatione « benché à trauerfo àguifa d'Hercol tiene Che fa col vento de le sberrettate . Vna gran pelle d'afino ammantata . Clambitiofi gonfiar , come vn pallone ie pendan poi dal collo afpre catene Vi fon anco le mufe affaticate > IPe r poca dapocaggine fatale > Terfolleuar la mifera , e mendica Chefciorfe le potrebbe 7 e vfeir di pene . Virtute opprejfa da lapouertate . K a di fpecebi , efeopette vna reale Ma figittano al vento ogni fat Uba , Corona ; tien fedendo fu, lapaglia Ch'ha fu'l corpo una macina da guati, Vn pie in bordelley e l'altra à lofpedate . E Fortuna ad ogrìhor troppo nimica . SoHien con la man de fi ra vna medaglia Tien poi nell'alt ra man l' barn' indo rato^j Ouefculta nel me%o èlafperan%a , Con efeapretiofa cruda , e cotta , Cbefafientar la mifera canaglia . Che per lo pia diuenta pan muffato'. Ne kfeierò di fcriuere il Sonerto del Sig> Marc'Antonio Cataldo 'quale dice a queft'iitcno proposito . "•"" ""' * Va r ?{, w*ri° flat0> y*a volubil forte > Vn guadagni dubbie fo , vn danno aperto) Vn fterar non ficuro , vn penar certo, Vn con la vita amminifirar la morte . Vna pigion di fenfiyvn laccio forte y Vn vender Ubertade , a pre^o incerto^ Vn affettar mercè contraria al merto E qHefto>che il vii volgo appella Corte* Qhìhì han gì' adulato ri albergo fido Tenebre il ben*oprary la f rande lume Sede l*amhition > V'invidia nido . f Vordire infidie , ilfarfi idolo , e nume Vn buorn mo rtal , l'efler di fede infido » tApfarqui glori* : ahi f ecolo * ahi cefiumeì c ò B^T n S I u. ^ NONNA veftita d'oro,coronata aguifa. di Kegina?e che fpargecolì J fne,d4nari, & gioie . La Corteiìa è virtù,che ferra fpeóo gl'occhi ne demeriti altrui,pcr aopi rraril pano alla propria benigniti . CREPVSCVLO DELLA MATTINA. ** ANCIVLLO nudo, di carnagione bruna,ch'habbia l'ali agli hò- H meri del medefimo c®lore,ftando in atto di volare in alto, hauerà in ma del capo vna grande,& rilucente /Iella) & che con la finiftra mano inghivn'vrnariuoltaaii'ingiu verfandocon elTa minutifsime gocciole 'acqua,& con la deftra vna taccila accefa , riuotta da la parte di dietro , e l'aria vna rondinella . Crepufculo (per quello Che referifee iì Boccaccio nel primo libro del- Geneologla de gli Dei) viene detto da creperò, che fìgniflca dubbio, mciolia che pare fi dubiti > fé quello fpatio di tempo fìa da concedere ai- notte pallata,© al g;iorno venente,eilenda neli.coniìni tra l'vno,& l'ai- D.Onde per tal cagione dipingeremo il crepufculo di color bruno. Fanciullo alato lo rappreientiamo 3 come parte del tempore per iignìr are la velocita di quefìo interuallo che pretto patta . Il uolare all'insti dimoftra, che il crepufculo della mattina s'alza fpin * dall'alba che appare in Oriente. La grande , & rilucente ftella, che ha (òpra il capo > fi chiama Lucifer, Rapportatore delia luce, & pereflagH Egitti;, (conie riferilce Fieno Jenano nel libro 4o.de fuoi Ierogliiìci)fignificauano il crepufculo dd* uà tina>& il Petrarca nel trionfo della Fama, uolcndo maftrare > che^ ella ftelìa appare npl tempo del crepufculo con* dice. al in fiil gi &deldi, &c. La faceJIà ardenteiciuolta nella guifa> che dicemmo , ne dimoftra>c SI crepufculo della mattinaèmeilàggi ero del giorno . . ; "Kz rondinella fuol cominciare a cantare auanti giorno nel crepufcul come dimofl ra Dante nel cap. 2 j . del Paradilb , coli dicendo, . . '8{rW.bor4'yicbe comincia itriHi lai La Kjmdinellafrefie alla mattina : Forfè à memoria de ftìoi tritìi gu& Et ABacreDnte.Poeta.GrecQiin;queI Tuo lirico,cou\diiTe:ia fua fentenz| evfdlHirundinem*. JgHiltuslóqttaxytpiibufriam^ • Tibi ,quod ille Tereus ■ Te pleBamhvfìmdù Dcenis ì Fecijfe fettur olimi Vtrum 31 CESARE RITA: forum ne visvolucres T^am tu quid ante Imenu Jtlcts tibi recidami 3\€eas flrepens ad aurei Imamfeeemuelinguanut Sfomnijs beatis Anfibi rapis hathylknu* I Jchc fuimitato dal Sig. .Filippo Alberti in quel* li fuoi quaderna Ji. 'Perche io pianga al tuo pianto Da le dolce^emicJ Rondinella importuna mangiai die Tu pur cantandomi richiami al pianto, A qucfli fi confanno quegli altri yer%di .Natta Pinario j gitati da Sene* cane l'EpiftoJa 122» Incipit ardentes Vbahus producere fiammas Sparge re fed rubiconda iies j iam trìflis hirundo3 . arguti* reditura cibos imméttere nìdis > Incipit j £9* molli partitos or£ tnmiftrat . CREPVSCVLO DELLA SERA.' ^^ShSH^ PANCIVLLO ancor*egli,epannicntc alato, & di carnagione bru*» na, Ilari uà atto di volare *U 'ingiù verlo 1 Occidente , in capo haue- N 3 rà ij* ~ ICONOLOGIA n vaa grande,& rilucente frella , con la delira mano terra vna bezzi ìA . ateo di lanciarla, & li veda per /aria , che n'habl>ia gettate del J altre, 5^ che calchino all'ingiù,& con laiinifira man o tengln.vna nottola coni l'ali aperte . lì uolare all'ingiù verfo l'Occidente , dimoftra per tale effetto efferc j erepufculo della lèra . La fteila che ha in cima del capo Ci chiama Hefpero, la quale apparife nel tramontar del Sole , appretto gli Egitti; , come dice Pieno Valcrian nel luogo citato di fopra, lignifica uà il erepufculo della fera. Le frezze nella guifa,che dicemmo, fignificano i vapori della terra ti il m alto dalla potenza del Sole , ilquale allontanandoli da noi , e non h ,uendo detti vapor-i,chi li foftengh ^vengono a cadere,& per efferc humo ri grofsi, nuocono più , o meno , fecondo il tempo , o luoghi humidi,p freddilo più caldi,piùalti,'o più baisi. Tiene la Nottola con Tali aperte, come animale proprio , & lì vede vi lare in emetto tempo . CRAPVLA. DO NN A g rafTa,brutta nell'afpetto, & mal vertita, con tutto lo fti maco ignudo,haueni il capo fafeiato fino a gl'occhi, nelle mani tei rà vna teda di Leone , che ftia con la bocca aperta , & per terra m faranm deglVcccllimorti,&de'pafticci , o limili cofe . Si fa donna brutta,perche la Crapula non lafcia molto alzare rhuom per inoltrare, che li crapuloni ,"o'per lo più fi imomini fprezzatori delia politezza,e folo attendono ad ingrafirare,& f>ireil ventre,o perche fonopoucridi virtù,& non fi itendono con ilp fier loro fuor di quelli confini . Lo ftomaco feoperto moftra che la crapula ha bifogno di buona co: plcfsione, per fmaltire la varietà de' cibi , & però fi fa con la tefta fafeia doue i fumi afecndono, &C. l'offendono . La graflezza è effetto prodò ■dalla crapula , che non lafcia penfare a cofe faihdiofe , che fanno la face: macilento. La tefta del Leone è antico fimbolo della crapula ,percfic qudtoaB male s'empie tanto fouerchio, che facilmente poi fopporta per due, o t giorni il digiuno,&perindigeftioneil fiato continuamente li putc,co« dice Pierio Valeriano al fuo luogo . Gl'vccelli morti,& i pafticci,fi pongono, comecoft, intorno alle qu; Vcfercita la crapula . Crapuléu . DOnna mal veftita,e di color uerde, fari grafia , di carnagione roiTa, appoggicràcon la man delira fopra vno feudo, dentro del quale farà dipinta vna tauola apparecchiata con diuerfe viuandecon vnmot fella touaglia,che dieserà felicita*, l'altra mano la tcrri fopra vnporc ÌA Crapula è vn'effetto di gola^c confitte nella qualità^e quantità de* bi^ii DI CES ARE RIPA. rjf* bi , e fuole conimunemente regnare in periòne ignoranti > &*di grofia pa- cche non fanno penfar eofe,che non tocchino il fen fo . Veftefi la crapula di verde, percioche del continuo ha fperanzadi mu- tar varij cibi,& paflàr di tempo in tempo con allegrezza . Lo feudo nel fopradetto modo èper dimofrrare il fine di quei, che atten dono alla crapula , cioè il gu&o > il quale credono , che porti feco la feli-, 3tà di quefto mondo, come voleua Epicuro. Il porco da molti icrittori èpoflo per la crapula, percioche ad altro non «tende ch'a mangiare , e mentre diuora le fporcitie nel ùngo non alza la x(la,ne mai fi volge indietro,, ma del continuo feguita auantiper troua* miglior cibo, CRVDELTA. DONNA di color roflb nel vifo,enel ve/timcnto,di fpauentofa guai datura, in cima del capo habbia vn rofigniuolo ,e con ambi le mani ifoghi vn fanciullo nelle fafee , perche grandifs. effetto di crudeltà è rec- idere, chi non nuoce altrui; ma è innocente in ogni minima forte di delil > , però fi dice,chc la crudeltà1 è infatiabil appetito di male nel punir gl'in- ocenti,rapiri beni d'altri,ofiendere, e non difendere ibuoni,e la giuftitia» li veOimento rofib dimoftra , che i fuoi penfieri fono tutti Sanguigni, Pcr.lo roiìgnuolo fi viene accennando la fauola di Progne, e dì Filomi* , vero indicio di crudeltà , onde dififeTAlciato . Scftid Calchi fttdet , ve! te Trogne ìmproba f m$ rpcfff$ £mi volucris propri^ proli f amore fubit. Crudeltà* ^Onna ridente veftìta di fcrruggiiie , con vngroflb diamante in mc2&- ~À al petto, che ftia ridendo in piedi , con le mani appoggiate a i fianchi fri vn'incendio di cafc,e'occifion di fanciulli rinuolti nel proprio sague* La crudeltà è vna durezza d'animo,che fa gioire delle calamiti de gl'al- > & però le fi fa il diamante , enee pietra durifsima , e per la fuadurezz* olto celebrata da Poeti in propofito della crudeltà* delle donne. L'incendio , e l'occifionc rimirante col vifo allegro , fono i maggior le* o Ai di crudeltà , di qual fi uoglia altro , & pur di quella forte d'h uomini ha luto poter gloriarli il mondo a' tempi panati nella perfona di pia di un coi jrone,& di molti Herodi, accioche non fia forte alcuna di fceleraggine, e non fi conferui a perpetua mcmorianellecofepubliche,che fon l'hi- ,a rie fabbricate per efempio de pofteri. CVPIDITA. O K N A ignuda , c'habbia bendati gl'occhi con l'aliallc fpalle. La cupidità è vn'appetito fuor della debita mifura,ch'infegna la ■|ione, però gl'occhi bendati fono fegno , che non fi ferue del lume dello 'letto. Lucrctio lib. 4. de natura rerum . K[am faciunt hemmes plerumque cupidine ffc?» / | it trùiuunt ea,qtt& non flint t'ibi commoda vere* 'ali inaurano velocita , con le quali enafegue f ciò che fotto fpetìe di JN 4 buOiiO rjz ICONOLOGIA Buono, & di piaceuole le fi rapprefenta . Si faignudaperchexon grandifsnna. facilità fcuoprc I'effer fuo. GVRI.OSITA. DO N.'N.A. con vcftimento roffo , & azurro, fopr'il quale vi fiano fpat^ feinolt'orecchie , & rane, hauerà ìcapelli dritti, con le mani alte, col capo che fporga in fuora , & farà alata. La curiofità è defiderio sfrenato di. coloro > che cercano fapcre più di «juello, che deuono. Grorecchi moftrano,che il curiofo ha folo desiderio d'intendere , &d| faperecofe riferite da altri. E S. Bernardo de gradib. fuperb. volendo di«j moftrare vn Monaco curiofo, lo defenue con queft» fegnicosì dicendo.il videris Monacu magari^caput ere&umyaures portare f fpe:fis,curiofutn cognofeaq Le rane,pcr hauer gl'occhi groliì, fon'mdicio di curioi]tà>e per al tigni ficato fon prefeda gl'antichi ,perciochegì'£gi ti j, quando voleuano fignÈ ficare vn'huomo curiofo rapprefenta uano vna rana, e Picrio Valeriane dice, che gl'occhi di rana>Jegati in pelle di ceruo infien:e con carne di re;® «Ruolo, fanno Hiuomo delto,& iueghaco , dal che nafee ì'ener curioio. j Tien aitele mani ,con la tetra infuora, perche il cunolò fempre Ila dell* &uiuaceperiapere,eV intendere da tuteeie bande le nouità. Il diedi moftrano ancora l'ali > & ieapeiii dritti, che fono 1 penfìeri viùa::, òli co- lori del veftùnento figuifìca no defiderro di fapere . CVS 1 ODIA. tONN.A armata, che nella deftra mano tenga vnafpada ignuda ,1 ' a canto haura via d ràgo ., Perla buv>na cuftodia due coienecefTariifsime fi ricercano, vna e il iicdere t jpcncoii*éia fiardefto,che non uenghinoalllmproiiuo,raitnt li dipinge itm\ he cri. ente co; J. go, come cene dunoftrai'Ak taci nelleiue£mbienu dicendo. fctrab&c -efligies-iqmipta efl-TaUodìs eius Buie datarie Incosfai raqv.e tempia coti tìk draco qui domina tonintit ante pedes. Innupus opus cjì tura affermare / Curdiuacomesboc animai tvflod a rerum Tentigli laqueos vnditfue tendit mù Et con l'armature , che difendalo, e danno ardire ne' rioni pericoli» D A P P O C A G G 1 N £. DONNA con capelli fparlì, vefhtadi berrettino , che tiri più al biai co ,che al nero, la qual uefleiara bracciata, fha a federe come ni »i lopra le ginocchia , col capo baffo, & a canto ui fc vna pecora . Dipingeiì la dappocaggine con capelli iparfi ,pernioftrarc la tardi! e pigritia neli'òperare , ciie è difetto cagionato da ella tnedefin a_» , eAi do l'huomo dappoco, lento , e pigro nelle fue atuoni , e però come ii| ro a tutti gli efcrcitii d'indù ftna,fta con le mani pofa te iopra alle ginoccj La; vciìc rotta ci rapprefenta la pouerti,6c. lì diiagioibpraLenenJ coloroychcper dappocaggine non fi fanno gouernarc ► Stafli .*peici.ei'huQfiiQ dappoco nonardifet - ateajjr DI CE SAKE K IPJ: %0 alzare la tefla a paragone de gl'altri huoinini,e di camminare per la via éS Ja lode, ia-quale confifteneìioperationedeliecofe difficili. La pecora^ molto liolida, ne la pigliare partito in alcuno auuefìimen* to . Però dille Dante nel iuo Inferno .- Huomin i fiate > e non peco re mattey DERISI ONE. DON NA con la lingua fuori della bocca , ueftìta di pelle d'i ftriee-» con braccia,& piedi ignudi >cgì dito indice della mano delira fteio, tenendo nella finiftra vn mazzo di penne di pauone, appoggiando la det- ta mano ibpra vn-afino, ilquaic ftara co'i capo alto in atto di lgrignare, ino ftrandoi denti. Denfionc/econdc S. Tomaio in 2-2.qr.xft 75. è quando rhuomo prende in fchcrzo il male ^ & ìì difetto altrui , per proprio diletto lodisfacendoiì, «he il delinquente ne lenta vergogna . 11 cauar la lingua fuori della bocca (perche è atto dcformc,facendofi al- la prefenza d'alcuno è fegno>che le ne tiene poco conto, 6^ però la natu> raltnlcgua a fare a1 fanciulli in quello proposto „ La pelle d lftrice,elie è (pinola , moitra che fcnz'armcil derifore è co- llie i'iiincejiiqbale punge chi gli s'auuicina , 6c_ perche il principale pen- ikro dei denibre, è notare J'uriperfettioni altrui ; però li iaraco'i dito nel n;odo detto. Le penne dei pauone fi dipingono > per memoria della fuperbiadi que- llo animaletti e flnna fra tutti gl'altri le fteiiobcllimmo, perche non e.al- icuno;che rida de j;aii cofìumi altrui , che quelli fteiai non riconoica lon- tani dd fé mcdefirno. L'Anno nei modo detto fu adoperato da gl'antichi in quello proposito co. e ;ìc fa teltimonianza ii Pieno Valenaii >,&: altri. DESIDE.H IO VERSO IDDIO. Ci I O V A N E T T O vefhto di rollo, & giallo , i quali colori n*gnin> J eanodclideno.Saà uia.o,} er lignificare la preftezza concui l'ani- jnlo infervorato lubitamente volaapenficriceielh>dal petto gl'elea vna t fiamma, pere he è quella fiamma, che GhrifioJN.S. venne a portar in terra. .,1 ferra la tòni (tra mano a 1 petto,& il braccio deft ro di/lelo , il viio riuol- toalCie)o,& haueraacanto vn cer^o, che bcua l'acqua d'vn rulcello, fe- lli bendo ìì deitodi Dauid nel Salmo 41. doue aflòmigliò ildeiidériodclTa- (i amia fua verfo Iddio , al deùderio , che ha vn ceruo auetato d'auuicinarll 1 qualche li rapida fontana . jh La imi lira mano al petto , &il braccio deliro diflefo , & il vifo riuolto tid Ciclo è per dimoi! rare,cb e deuono l'opti e, gl'occhi^il cuore>& ogni #o» c ita eiìereinnouiuoiie verfo Iddio. I DESIDERIO, $df*\ O N N A ignuda , che hafebia ad armacollo rn velo di rari; colori, farà alata,& che mandi fuora dalcuore vna fiamma ardente . il deiìdeac è vn'ajtenfo uokie d'alcuna «ciacche allnueiletto per bue jiofi r$f t C 0 M O LO GIÀ na ù rapprefenti , & però tale operatione ha affai dell'imperfetto , e all'tkt •elietto della materia prima s'affomiglia, laquale dice Annotile de/ìdera- tc la forma nel modo, che la femina defidera il mafehio , &f con ragione: eifcndo l'appetito di cofe future, & che non fi poffeggon©, però il defide- rio lòtto forma'di donna fi rapprefenta . Si può anco dire,che iUefìderioè moto fpiritale d'animo, che non pò- fa maijfin che la cofa a che lo muoue la inclinatione, vien conicguita , co!ì fono diuerfe forte dijdefidcnj, L'ali notano la fua velocitarne tn vn iubito viene, e fparilcc La fiamma ci dimoerà il de de io efferevn fuoco del cuore, & àcìls^ mente,chcquafi a materia fccca s'appiglia, lòfto che gli fi prefenta e >la* dtt habbia apparenza di bene. DI CES ARE RIPA. i$S D l V O ! Ì O N E. DO N N A inginocchi oue con gl'occhi nuoltial Ciclo , 5c che conia deftra mano tenghi vn lume acceio . Diuotionc è vn parttcolaratto della volontà, che rende rhuomo pi-on- toadurfi cuttoaijafàma:a.iu a. iJi. jconaffetti^c^operejcheperò vien ben inoltrato col mirie, e con .e ginocchia in leixù , & con gl'occhi nuolr- tialCieiò. . '"' DIALET1CA. DOKNA giouane, che porti vn'eimo in capo con due penne, l'vnà branca,& 1 altra iiera,& per cimiero vna Luna>& convn flocco nel- la man drma,che d'ambedue ie para punga, & tagli, pigliandoli con la^ mano in mezzo fra l'vna,& l'altra punta;, terra la fmifrra mano ferrata, fa- cendo vn pugno di eii:,ftandoin piedi con prontezza, Se ardire. LElmo lignifica vigor d intelletto, quale neila Diatetica particolare mente fi richiede. Le due penne moltrano,che coli il vero , come il falfo don probabili ra- gioni queita facoltà difende , e l'Vno, e l'altro facilmente folleua, come fa cilraente il vento folleua lepenne;&le ragioni,efFetti d'intelletto gagliar do, fono come le penne mantenute fu la durezza de l'elmo, che fi morirà- no dritte, e beile egualmente nell'occafione. La Luna che porta per cimie rofignifica il rnedefirno , pereioche ( come rifenfee Pierio Valeriano nei lib-44- de fuoi leroglifici) Clitomaco finiigliaua la Dialettica alla Luna* perla varietà delle forme, che piglia. lì medefimo dìmoftra lo flocco da due punteria fini/tra mano nella guì fa che dicemmo dimoftra che quando Zenone voleua inoltrare la Diacri- tica , fu (olito dipingere la mano con le dita riflrette nel pugno , uolendo, per quello inoltrare 1 itretti luoghi,& la breuità de gli argomenti, da qua- fi ella è iena. DIGNITÀ. O N N A ben'ornata,ma c'habbia vn grandifsimo faflofopra le fpal- le , ilqual falfo Ila ornato di molti fregi d'oro,e di gemmerlhacon la tefta,e le fpalle aìquanto-curuate.Dal che fi comprende chiaro quello,che molto più chiaro vede chi lo proua , che gl'honori nò fono altro che peli, :carichi,e però fi prende molte volte quella parola carichi in lingua no- to in cambio d'honori , & è felice colui che fa portarli fenza guaftariUa eniena,& fracafiarfi ì'oifa . DILIGE N Z A . DONNA ueftita di roflò, che nella mano deftra tenghi uno sperone, & nella finiftra un'horologio. Diligenza è un defiderio efficace di far qualche cofa per uedern5 il fine, L'horologio, & le {prone inoltrano i due eflètti della diligenza^l'un de" uaUè il tempo auanzato, l'altro è lo ftimolo, dal quale uengono incitati l'altri a fare il medefimo ,& perche il tempo e quello , che mifura la di li- enza, & lo iperone quello che la & aafeerc , fi dipinge detta figura coxl. cfte due cole. ICONOLOGIA jD I G N I T A. DISCORDIA. ONNA in forma di furia infernale, uefhta di vari; colori, (ari fi, pigliata, li capelli faranno di più colori , & vi faranno mefcolati molti ferpi,hauera cinta la fronte d'alcune bende inlànguinate, nella* ftra mano terrà vn fucile d'accendere il fuoco, & vna pietra focaia,& n 3a fin.iftra vn fafeio di fcritture,ibpra le quali vi fiano fcritte citationi , e mini, procure, &cofe cali. Difcordia è vn moto alteratiuo dell'animo, & de' fenfi, che nafte da varie opcrationi de gl'h uomini > & gl'inducea nimicitiarlc caufe fono a J?ttione,fcte d'hauercdiffimilitudme di nature, flati, prò feffioni, compi j£onÌ , & nationi . I varij colori della uefte fonoi nari; pareri degli hi mini, dì' quali nafee la difcordia , & come non fi tro.uano due perfonc I jmedeihnc) parere in tutte le cofe, coli ne anche è luogo tanto folitaJ # icorche da pochissima gente habitato, che in eflò non li laici uedere I .^ièordia ,però diserò alcuni Filofofi , ch'ellaera vn principio di tutti cuCù D eofe naturali, chiara cola e, che fcira.gl'huomirii.fbffé vn'intiera cpucojw» é\i, che gl'elementi kv: u filerò il meoìefimò tenore, che faremmo pnu| 'd'£ quan co ha di buono,edi belio fi niondo,ela natura . Ma quellàditcordia, che tende alia diiìruttionè, e |non alia conferuatione. dei beapublicò ,i? dee nputarcofa.rrìoltoabonnneuole. Però fi dipingono le; ferpi a queiU, figura,pereioche fon i cattiui penfìe-ri,i quali.partoriti dàlladifcordìa, fon fempre cinti, e circondati: dalla morte de grhuominiye, dalla diftrutionc delie famigke,pervia dLiàngue,e di ferite:, &perqueftavmedèfima -ragio- ne gli fi benda 1 a fronte , però Vi rgiliodifie . -• jimsòdàyè Siringe alla difcordia pa%%a- Il crin^vipereo[angmno[a benda . Et rAnofto.dei fucile,pariandò della difcordia . • •; Dilli che. tefcaye'lfucilfeco-prenda >, Enel-campode' \J^HbnperchecQ.me iregaiidofi iniieme il,fucile,&lavpietra,fanno fuo- co, còfi co àtraftandogi'aniini pertinaci , accendono Tira.., ' Ile fcritture nel modo >che dicemmo^ fignificano gli animi difcordi di coloro, e iieimgano ^cheiefieipeifo pertale effetto * confumano la. roba, & la vita ^ Difcordia.- • Qimà vemta^come dì fopra,con.capelli diuarii colori,conlamanade i"iratenga.vn.mantÌGe>cVcon la fini/tra vnafàcefiaaccefa. La varietà de' colon fignitea la. diuerfita.de gl'animi, come s'è.detto, però i'Ariortòicriiic . JLa conobbe al vc[ir di color cento' Icrin hauea qual d'broye quand'argento , , Fatto a lìfte ineguali, e infinite, . E neri, e bigi bauer pareanolite (colti I Chorlacopranoyb&rnoycb'ipafiiye'lvétOy^ltrimtrecciayaltriinnaJìroera rac- j Leggiero aprendoych 'èrano [drufcitey moftrano, ch'ella derma dal- bffio dellemale lingue, ..& dall'irafomentata ne' petti humani.. Difcordia.. fcOnna con il capo alto,le labbra Iiuide, fmorte; gli occhi biechi , gua- iti,&pienidi lagrime,lemaniin atto di muouerledi continouo con- 'ncoltellocacciato nel petto, con de gambe, e piedi fottili,& innolta«, n fóltifsima nebbia , che- a guifa di. rete la circondi , ò^ cofi la dipmie Lnftide.. Difcordia.- (ome è decritta da Petronio arbitro Satirico con Unguenti ver[t. Il^jremuere 'tuba, ' yac[ciffo difcordia crine • Extulit ad fuperos]lygium caput yhuius more Con^tusfaj[guis-,cQmMaqylmdm^bant L Stabant irati [cabra rubigine dentes- TabolmgHafiMensrob[e£adraconibusora- . tsftque inteitoto làcerdtam pectore vesìemy Sanguineam tremula quatieb'at lampade dextra. DISPB- j j8 ICONOLOGIA DISPERATIONE. DONNA veftita di berrettino , che tiri al bianco , nella finiftra m£ no tenga vn ramo di cipreflò , con vn pugnale dentro del petto,, oiiero vn coltello , ftarà in atto quali di cadere , & in terra vi farà vn cobi* palio rotto . Il color berrettin o lignifica difpcratione. Il ramo del cipreffo ne diraoftra,che si come il detto albero tagliata non riforge, o da virgulti , coli l'kuomo datoti in preda alla difperatione, eihngue in fé ogni feme di virtù,& di operationi degne , & ìlluftri. Il Coiiipaffo rotto , ilquale è per terra , moftra la ragione del difperato eilere venuta menomò hauer più l'vfo retto, & giufto, & perciò fi rappre- si ta col coltello nel petto. DISPEGIO DEL M O N D O, ri VOMO d'età virile, armato, con vn ramo di palma nella fini (ì mano , & nella dcft'ra con vn'afta, tenendo il capo riuolto verfo Od© DI CES A RE RIFU xs? Cielo farà coronato d'alloro > e calchi coi piedi vna corona d'oracoli^ vn Scetro. IJ difpregiode'l mondo altro non è , chehauer a noia ,& ftimar uilc le ricchézze, & gli honori di quella uita mortale, per conseguirli beni delia tuta eterna.Ilche fi moftra nello Scetro , & nella Corona calpestata. Tien la te/la volta uerfo il Cielo ,perche tal diSpregio nalce da pensieri eftimoli fantine dirizzati in Dio folo. Si dipinge armato , perche non, s'arriua a tanta perfezione fenza Ja_* guerra , che fa con la ragione il fenfo aiutato dalle potenze infernali^ da gi'huomini federati lor miniftri , de* quali al fine reftando vittoriofo me- ritamente li corona d'alloro, hauendo laSciato addietro di gran lunga co- lorabile per uie-torte s'affrettano a peruenirealiafelicità,faliamente cre- dendocene ella Ila pofta in vna breue> e vana rapprefentatione di cofe pia* ccuoli a gufli loro > onde lApoftolo ben diife . ?tyn coronabitur nifi qui le- gittime certauerìt . DISPEGIO DELLA VIRTV. if_J V O M O vefiito di color di uerderame, nella finiftra mano tien' va ti ardiolo>e Con la delira li fa carezze, a canto vi farà un porco, ikmale balpefti roSe>& fiori . Il color del veftirnento lignifica malignità deliamente, laqual'è radice liei dispregio della virtù, & di amare il vitio >il che chiaro fi dimoftra per e carezze, che fa all'ardiolo, ilqualeè vccello colmo d'inganno , & d'infi- liti vitij)Come ne fa te/limonio l'Alciato ne l'emblemi,da noi Spello cita- lo per la diligenza dell'Autore, & per l'eSquifitezza delle cole a noftro >roAolìto . Fu vfanza preLoa gì Egitti;, quando voleuanorapprcfentare m mal coftumato dipingere vn porco,che calpeftafle le rofe.Al che fi con orma la Sucra Scrittura in molti luoghi , ponendo le rofe , & altri odori (ter Ja Sincerità della vita,& de' coltami . Però la SpoSanella Cantica di- Jeua,che l'odore del SpoSo, cioè dell'huomo uirtuolò,che viue fecondo )io, era limile all'odore d'vn campo pienodi fiori . DISEGNO. ^ I potrà dipingeréil DiSegno (per elfer padre della Scultura, Pittura, ) & Architettura^ con tre tefte vgualij e limili 9 & che con le marti ten- ni di uerfiiftromenti conueneuoli alle Sopradette arti , & perche que- a pittura per fc lìeiTa è chiara, mi pare Sopra di ella non farci altra di- inaratione.. DIVINITÀ. \ONNA ueftita di bianco , con vna fiamma éi fuoco in cima il eà- ir*, po, & .con ambi le mani tenga, due globi azurri , & da ciaScuno efea ria fiamma,o uero, che Sopra il capo habbia una fiamma, che fi diuida in e fiamme vguali. , , La candidezza del ueftimento moflra la purità dell'eflenza , che è nel- tre periòne diuine,oggetto della Scienza de* iacri Teologi, & mbiìrato |fi^He tre fiamme v£uall,per dinotare l'vgualità delle tre perSone , o in vna fiamma *»,« ICONOLOGIA lamina partita in tre, per figmficare .anco l'ynità della natura coniatiti piattone delle pedone . Il colur bianco è proprio della di uinità, perche Ci fa fenzaeprapofition :di colorijCQme.nclle.cofediuinenon uiècprapoiicioncdi forte alcuna . Però CrmCio N.S.nel monte Tabor. trasfigurandoli. apparue col vefti- ;to come di neue . I due globi di figura sfericarmo/lrano l'eternità, che alla diuinitàèj infeparabile., & fi occupa la mano dritta , & la manca con effe, perche-» ì'h uomo ancora , per l'opere meritorie .fatte tali per i meriti di Chriflo^ partecipa dell'eternità celefte . j X) I V I N I T A. Et^acilobaftiUauerdectalaiciaudo luogo di più lungo diìcprib al l>e rione più dotte. DIVIN ATI0NE SECONDO I GENTILI. DONNA con vn lituo 'in Ciano , frumento proprio de gl'auguri , le vi:di.uajJ.oibp£aaiIa iella vànj veceiii, ck ìrnà iicii-u Cofi DI CESARE RIPA. ' tS* ,Cofiladipinfe Gio-Battifta Giraldi, perche Cicerone fa mcncionc di due maniere di diuinatione,, vna della natura , l'altra deirarte . Al a pri- ma appartengono i fogni,& lacommotione della mente, il che «Vilifica- noi vani vccelli d'ineornoalia tcila^ll'altra fi riferirono frnterprctatio ni de gl'Oracoli,degl'auguri;de' folgon,delk ftelle,dell'intefion degl'a nimali,& de prodigii,le quali cofe accennano la ftella>& il lituo. La JDiui iiatione th attribuitaad Apoiline,perche il Sole ìllnftra gii ipirui , & fi a lama preuedere kcofe future con Ja con tcmplatione degl'incorruttibili, tome ftimorno i gentili, però noiChriftiani Cidouexaocoii ogni diligen- fca guardare da quelle fuperftitionL DOLORE ... .j VOMO mezzo ignudo con le mani,& piedi incatenati,& ci con- . dato da vn ferpen te , che neramente gù morda il iato manco > fari ' ila mollo malinconofo. O JLe iti ICONOLOGIA Le mani,& i piedi incatenati,fono l'intelletto,con cui fi camina>difcoirei do l'opere,che danno effettore difcorib,& vengono legati dall'acerbi- tà dei dolore,non fi potendo fé non difficilmente attendere alle l'olite oj jationi . ]lierpente,che cinge la perforia in molte maniere , fignifìca ordinai riamente fempre male, & il male, che è cagione di diftructionc, è princl pio di dolore nelle cofe,che hanno Teflere. Ideile facre lettere fi prende ancora alcune volteilferpenteperlo diaj| nolo infernale con l'autorità di S. Girolamo, e di S. Cipriano , liquali > di- chiarando quelle parole del Vatemoficr Libera nos a »w/o.dìcono,che cttoi il maggior noftro male > come cagione di tutte rtmpeffettiòni dell'h'uò?! mointeriore,&efterierev; , ù Dolore di Zeujì. HVOMQ mefto,pallido,ueftito di nero, con vn torchio fpento in no, che ancora renda vn poco di fumo ; gl'indi ti j del dolore , fo neceflariamente alcuni 5fegni , che fi fcoprano nella fronte , come in v piazza deiranima,doue effo, coinè difie vn poeta, difcuopre tutte * fue mercantie,& fono Je crcfpe, le lagrime, la mefhtia , la pallidezza , altre fimili cofe,che per tale effetto fi faranno nella faccia dellaprefe te figura . Il veftimento nero fu fempre fegno di meftitia,& di dolore, come que lo,che fomiglia le tenebre , che fono priuatione della luce > cflendo eff; principio,©* cagione della noftra allegrezza,come difie Tobia cieco, rac- contando le lue difgratie al figliuolo* 11 torchio fpento,moftra,che ranima(fecondo alcuni fUofofiJ non è al troche fuoco,& ne continui dalori,& faftidij,ò s'ammorza, ò non da tal to lume,chepofla dilcernerervtile,& il bene neU'attiofii,c chel'huorij addolorato è fimile ad vn torchio ammorzato di frefco,ilquale non r £amma,ma folo tanto caldo, chetarla a dar il fumo che puote,i'eruend( della vita l'addolorato , per nodrire il dolore ìfteflò , & s'attnbuifce l'i uentione di quella figura a Zcufi antichifsimo dipintore . DOTTRINA, DONNA veftita d*oro,che nella finiftra mano tega vna fiamma arder te alquanto bafia, siche vn fanciullo ignudo accenda vna candela e detta donna moftri al fanciullo vna firada dritta in mezzo d'vna grand òfeurità. Il veflimento d'oro fembra la purità della dottrina, in cu;? cerca la nuda verifl, moftrandofi infième il prezzo fuo . ♦La fiamma nella mano,alquanto bafià,onde vn fanciullo n'accenda vìi candela,è il lume del fapcre,commumcato all'intelletto più:debole,e me l capace,inuolto ancora nelle cofe fenfibili,&materiali,& accomodando 5 alla battezza, moftraal fanciullo la buona via della verità, rimouendol li dal ' ^ fi DI CESARE RIPJ. if} ial precipitìo dell'errore , che ita nelle tenebre ofcure della communi gnoranza del vulgo> fra Jaquale è fol beato colui , che tanto può uedcre, :iie bafh per non inciampare caminando.Et ragioneuolmente la Do tri- aa il a/Tornigli* alla tìammajpcrche infegnala ftrada all'animala viuifìca, &C non perde II Tua luce,in accendere altro fuoco . Dottrina.* \ Onnad'eti matura>velUtadipagona»%cliefta afedere co 1: brace a ,J^-apertc,cojiie volere abbracciare^! trui^con la deitra mano ce rra hw ptro,ia«*nàa-del quale vi fia vn Sole> hauerà in grembo vn libro aperto, jyjii ueda dal Cielo fereno cadere gran quantità di rugiada. L'ec*inatura.moftra,che nem fenza molto xempo s'apprend :>no le dot- e. iil color pagonazzo fi gnifica grauità , che e ornamento della Dot O z II libro r#4 ICONOLOGIA > lì libro aperto, & le braccia aperte parimente denotano eiTere la dottr} na libeialifsima da fé fteffa. Lo fcetro con il Sole è inditio dei dominio , che ha la. dottrina fopra li Jiorron della notte dell'ignoranza . Il cadere dal Cielo gran quantità di rugiada,. nota fecondo l'autorii de grEgitij,come racconta Oro Apolline, la dottrina, perche , come elL intenerifcele piantegiouani,&le vecchie indura, cosi iadoctrinagi'in- gegnipiegheuoli , con il proprio confeniò arricchifcedi te (Iella > & altri ignoranti di natura Jaièia. in difparte. D V B B I O, GIOVANETTO fenza barba, in mezzo aiie tenebre velli to di cai* giante,in vnamano tenga vn battone, nel! altra vna lanterna > e fti« col pie fìniftro in fuora,per legno di camminare „ Dubbio è vn'aitibigi|ità dell'animo intorno al Pàpere, & per confeguct za ancora del corpo intorno all'operare » Si dipinge giouahe, perche l'hwonio inqxiefl'etd,per non eifer habiti* to ancora bene nellapura,e lèmplice venta , ogm cóla facilmente nuoci in dubbio, & facilmente da. fede egualinentea diueriè cole. Per lo baftone,e la lanterna, fi notano 1 eiperienza , &. la ragione r con le aiuto delle quali dne colè il dubbio facilmente>o cammina, a& ferma. LE tenebre fono i campi di difeorfi h umani rondegli, che non la ftan in otio, iempre con nuouimodi cammina,, e però £ dipinge coi pie. lini itro in fuora „ HVomo che tenga vn lupo per 1 orecchie , perciochegl'àntichi hai ■uano in prouerbiodire,di tener il lupo per l'orecchie, quandon fapeuanoeomefi rifoluereinquaichecoladuDbio{à,conjeii leggein fona Idi Dcmifone nel ^ .atto delia Comedia diTerentio,detta formio «e laràgioneè tantocliiara-,xhenon,iia biiòg no d'altro commento . . dubbio* Verno ignudo y tutto penfolo,. incontratoli in due, o vero tre ftra moflri eflè.r confalo, per non iàperriloluerequaldi dette viedefc bà pigliare. Et quello è dubbio con fperanza di bene, come l'altro con ti j more di cattiuo fueceiTo,& fi fa ign udo , per eflére irrefoluto . • WANNOr HVOMO brutto; iffuor ueftì mento farà dd colore della" ruggiti* eh e teng hi con 1 e mani dei li Topi,© Sorzi, che dir voglfcm*io -, eh iìeno vifibiliperquantofialpetta alla grandezza loro, per terra in flavi ochain atto dipafcere, & chedal Cielo pioua gran quantità di grandi* la quale fracafsi , & lininuzzi vna verdeggiante , & fecondifsima vite >1 delie fpighe del grano che fieno in. vn bel campo a canto a detta figuf Si ÙI CESARE RIPA, i »t uefte del color della ruggine per eflere cotinouamentc daan.oiajCcu.ae ìabbiamodettoin akri luoghi, Tiene i Topi , come diceuiuvJ per di- noftrare che tali animali fieno il vero geroglifico del danno f6c delia-., rouina, & troua/ì appreilo Cicerone(come refen ice Pieno Vaienanoiib, sedicelimo ) che 1 Sorzi giorno^ e notte iempre rodano, 6c talmente im- >rattano le cole da loro rofe > che aon ieruono più a colà alcuna, gli fi Ikpinge acanto l'odia etfendo detto animale dannolìfsimo > imperò cho . h qualunque luogo fparge i fuoi efcrementi , iuole abbruciare ogni co- ^,ne cola alcuna più nuoce alii prati>p aJIi fennnati > che quandi m q uel- ivannoi'Qcheapaicercanzipiùcheieiilorflerco fari liquefatto con a falamoia >& poi fi fpargerà fopra gl'herbaggi , tutti fi guaderanno , & i corromr cranno. . Il cadere dal cielo gran copia di grandine,è taato ma- ùfefto, il nocumento che fi riceue da quella si nel grano, come nel vino, Sfai tri frutti che beli lo sa quanto fia grande il danno chi lo proua,&ia , >articulare la poucrtà . &UTIQ) 0 r£7$ g^iBBZltsf DEL SIG. robufto come fi dipinge Hercolc , con mufcoV li , & cerbi eminenti- , fari incoronato di quercia , nelia man deftr* Jiautra vna tanaglialo forbice da Ianaruo4o}a-I piede deftro vna pecora,dr* man finiftra terra fp igne di grano,rami d'olmo, e pampani d vua,che pefj dino,iarà tracciato , e icalzo,con braccia,& gambe nude, & punte per fi** pò alla pianta dtJ piede parimente mufculoie , & nerbute . Il Datio fu in Egitto primieramente impoftoda Sefoftre prkno*Re degli Egittij lo-, pra terreni , a guiia di taglione continuoper quà-iito-ii raccoglie da riero- doto I1D..2. Nei primo hb. de gli Auerfanj di Turneboeap. 5. riabbiamo, che anche li Romani rifeonero Datio,&' decima de frumenti de 1 campi. Caligola poi fu muétorede dmy fordidi inauditi,& nuoui : impofe gabei le l'opra quaHi vogiiacofa da mangiare che fi portaua ir*Romà> Dalle Ji- ti,&giuditij voleuala qua^rantefima parte; Da facchini J'ottaua parte,* ilei guaAigao , che faceuano ogni giorno, cofi anco à^ììt Meretrici la p^ gadVna uolta rdi cheSuetoruo nella vita di detto Imperatore cap.4©. Si ha. da fìgurare-robuito , perche la rendita dei datiodigran polio al principe, 6c^ alle Comm unità, onde M^rco Tullio Pro Pompeo diife. fiCiigaLratMeruaieJJii I{eip.Semper duximus * Si efprime maggiormente que- itarqbuftezzs con la corona del rouere,poici e l'etimologia della robu- stezza fi derma dalla voce latina^tìi^ckefign^ Rouere,e Querèla, come arbore durifsimo, gagliardo>fort£, 5 durabile, conuienfi di più tal corona al Datio,come che Ila corona Ciuica^còfi chiamata da AuloG«- ìio,che dar fi foleua a chi fa iuato hauefle qualche: Cittadino,, efléndo che l'effetto del Datio è di eonferuareyC mai: tenere tutti li Cittadini , & fi co »ela Quercia era coniecrata a Gioue, perche nella filettitela tennero Gentili fuUero le Cit tà^cofi. deuafi dare al DaCio 4 come Quello che accrc« Ice forza, alli Principi in tutela de qualtftanno le Citta v La tanaglia da tofarlalanà a le pecore allude a quello che difle TiberfUadeuano ad imponere nuoui aggratu alle prò uincic . BoniTaJìom *JJc tondere pectts ; noadeglukerey. Cioè che il buon Paitore deue co fa lc\ pecore, ma non. icorticarle: ilche fi conia col detto d'AlcamencI figliuolo di leiecro ?ilquale dimandato ,, in chemodo vn' poteife coni ieruaire bene iJjRegno , rifpofe f fé non farà troppo conto del guadagncl .Apofjtemma Lacónicod> Plutarco , nell'altra mano gli fi mettono le fpill glie dì grano,rami d'oli ue> e pampani d'uua > perche lopra quelli tre frutfr : delia terra, di grai*©yfenaa,olÌo,& vino > s'impongono principalmente . ki jaDelie. 3&p Nell'altra mano gli rTiftettono le fpighe di grano, rami d'oliue, & pan f 0; pinid vua, perche lòpraqueftì tre frutti della terra , di grano,faima,oli 1 C RS:AkR M ? A* tifo fcriuecKe AurelianalmperafcH-econrritui k gabella del retro >ddia car- tacei lino,&della ftoppa*fapemoancoper relationedcl Boterò >cheii Re della Ch ina caua l'anno cento ottantamila feudi per dati© *dd fate> dalla Cittadi Cantone., & cento altri quia feudi per la decima dd rifu di vna terra della jnedefi ma Città . , Le bracaa,e gambe flude,eguJite,pOTche*]uelle membra fonain virtù delle mani,& de' piedi miniftre delle operationi ,.& andamenti humani, &eflecutrici delli noftn penfieri, figniticano,che il dati & Toccatone arreca,con andamejato,e difegno fenietto, cicale di gioua-re nò tanto a sé quanto al pu bblico>& alli popoli fuoi, & non per aieraauantia,& pernierò di proprio intereife : ne deuono comportare, shegli luci vffitiali uadiaoinuentando, come volgarmere fi dice nuoui ircigogoh,& angherie di gabelle fopracofe vili, fozze y&poco honefte, some fece Vefpefiano Imperatore , ilquale auido del danaio impofo gabelle per fino all'orina, diche né fu nprefodaTito fuo primo genito 5gliuolo, &C ancorché il padre gli nipondeiTe, che li danari ri feoifl Ìi cotal datio non., puzzauano d'orina, non retta pero che l'animo fufrequentifsimoq; con/ìlio infpicer.eturnonazenàrim fé \ex an circumfeftus ctfet . Sopra di cheichexza Marciale contra Chrefta Lei 7. libro . Sed qua de foiywis venti perufth ' Ttamnatam modo mentulam tributi* . Il qua! tributo quanto fia menteuole di biafimo, :e vergogna chiara- lente fi comprende^oiche ogni galant'huomo ad -arbitrio del procura- ire fìleak poteuaehere acculato, tè^tnoolpato di letta giudaica,^ Gretto a moftrare il preputio, quando &»ua, replica non hauelìe no- ito pagare il datio > e però dall'altro canto lodato mene il kio fuccenpre tema Cocceio Imperatore, che leuòsì uituperofo tributo, perilcheiù attuta ad honor iuo,per decreto del- Senato Romano .vna medaglia d'ar snro,con il.iuo ritratto,e home da va cantGr& da i ai uro .per riuei^o l'ar 'ùì& ingiù! dati] leuati>& vietati da Nerua Imperatore j leggati Dione nella fua vit .dciempio di quello ottimo Imperatore , deuono li Principi fgrauarèi popoli d'ogni indebita impofitione^onche aggrauarli con nuoue, a ipre gabelle. DEBITO. GIOVANE penfofo , & metto, d'habito /tracciato, porteti la b* retta verde in tetta, in ambidi 1 li piedi ; & nel collo vn legame j fer in orma d'vn cerchio rotondo grotto, terrà vn paniere in bocca ,| in mano vna frutta, che in cima deile corde habbia palle di piombo , q Vna ieprt ttlli piedi » Quefta figura parte è raprefcntata da cofe naturali,parte da coftumi f j fei. • i,& parte da varie pene antiche, & ignominie > eoo le quali fi punii! no i debitori i w > Si D P C ESA RE RIP A. me? 'Si dipinge giouane , perche li giouani per io più iòno*iiaÌ£Htfati,&iìfc>f* hanno amoiValla roba , & fé muno è penioio , e mefto^qerto coline che ha da pagare i debiti. E (tracciato , perche fprecato che ha la faa roba , non trouando più cre- dito, va come vn pezzente.Porta la berretta verde in tetta per lo cottum*, :hes'vfa hoggidi in molti paefi, ne quali a perpetua infamia i debitori, che non hanno il modo di liberarfi dai debito , fon forzati a portarla, cV Deròdiceiid'vn fallito, il tale è ridotto ai vérde, u Si rapprefenta incatenato perii piedi,& per il collo, perche anticamen* te erano cofi affretti da le leggi Romane,,» le cui parole fono quelle riferite da AuloGelliolib.20 cap.pr. ASris confefsi) rebusq; iure 'iudicatis' trigintadiesiufiìfunto. coli dichiarato da Fefto . f^£ ruum appellamus etìamferreum vincutum^quo pedes 7 vel edam cernie es impe~ liuntur* J t Cioè chiamali anco nerutf vn legame di ferro , col quale fi tengono impeditili piedi,& anco il collo, tlqual neruo di ferro fecóndo il tetto iò~ pra citato)non poteua effere minore di quindici Lbbre,ma fi bene maggio reperii debitori,! quali anco tal uoitaft puniuano capitalmente,ouerofi Haendeuono fuor di Trafteuere, come dice nel medefimo luogo Aulo Gel*- {k> . Tertijs autem nundinis capite pcenas dabant) aut Tranfiyberrm peregteve-* iwm ibant • Et fé Xi creditori erano più , ad arbitrio loro il tagliaua a pea- ei il debitore '. Tfamfi plures forent quibus rem ejfet iudicatus yfecare fi vellent ttquepartiri corpus addiÈi /ibi bominis permiferunt : rerba ipfa legis bxc fiunU rertijs uundinis partes fec anta, fi plus mir.ujue fecuerunt fine fran.de eHo . Il che però eflendo troppo atrocità , & inhumanita, , non lì'ef eguì mai finail pena > anzi dice l'iftcfib Gelilo antico autore , che non ha mai ne let- to, ne vd ito d'alcuno debitore che fia ftato diuifo in più para; Irò uafì bene in Tito Limo Decade prima lib.pr/che li debitori lì dauanoinferui«- tio a li creditori, & che erano da loro legati, & flagellati, fi come fi iegge di Lucio Papirio,che tenne legato Publio giouanettOjC lo fruttò eilendo- rli debitore , non hauendo egli voluto compiacere a gli. apetiti illeciti di Piipirio , per quanto narra 11 lettore . LTapirius inquit *Publium adok~ [centem in vinculis tenuiffe-jplagisq; , -i-q nello , che la natura fuada gli altri ammali ditfenlce . L'altra parte » , he è ibggetta al genere , cofi la difinifeono . Il Decoro è quello , li q uà- b ècofi conuemente alla natura , che in elfo appanfea la moderazione, e pmperanza,convna certa maniera nobile, ci mie, e libera. Si che il i ecoro diffufamente lì dilata in ogni eofa , che appartiene a 1 'honefto gè- * i eralmente j.& particolarmente , in ogni forte di virtù ; impercioche fft \ mìeiz bellezza dei corpo con proportionata compofitione de membri* i letta,. & muoue gli occhi,& per quello delio diletta, perche fra fé tutte ; I parti con. vna certa grazia coriuengono ,,& corriipohdono> cofi il de»;,,, aro , che ne la vita riluce muoue i'approbatione di coloro co quali fi vi- i le con ordine, , coftanza , & moderatone d'ogni detto , & fatto ; dal che raccoglie , che il decoro fi oiferua nel parlare , & operare honeftaraen- :,&confìderare ciò che fi conuenga feguire, óV* sfuggire, feguenfi le. bfegiufte>& honefte,come buone,& conuenienti,sfuggonfi le ìngia- jb j & disnonefle , come catti uè, 6c* inconuenienti > contrarie ai de- fiio > & a Thonefto , il qual nafee, da vna di quelle parti > G dal rifguar- r|),5cdiligenteoiìèruanzadel.vero,odal mantenere la conuerfatiorse i limana , & il cornmertio dandoli fuo a ciafeuno ., iecondo la data fedo? m le cole contrarie , o da la grandezza , & fortezza d'animo eccelfo , & matto in ogni colà , che fifa , & fi dice con ordine , & modo , nel quale le la modeftia , la temperanza > & ogni mitigatone di perturbatone di ÌJimQ,nelie quali cofe fi contiene il decorosa cui forza e,chenon.fi polsi ìAarare dall'honefto , perche quello, che è conueniente è nonetto , &(_ sleUo, che è honefto è conuemente . Onde Marco Tullio difle . Hoc Lo* 'Mcontinetur id quei dici latine Decorum pateft y gr#ce enim ( to' prepon ) dici' % yhuius vis eft vt ab honefto non queat feparari ; nam &• quod dee et honefiitm iii.&quodhonejlumeHdecet . Piua baffo foggiunge. Et tu sia omnia deco^- | runt iniufta contra , vt turpìafic ìndecora . Similis. ejì ratio fortitudmis > quod i4 m viriliteranimoq; magno jit >jd dìgnum viro, & decorum videtur : quod con id vt turpe yfìclnde.orìim . Per di inoltrare quetta grandezza , fortezza, J iecelia virtù d'animo, che il decoro richiede , l'habbiamo figurato con ; ielle dileoji'e adodò, auefo eie gli antichi prelero la pelle di kone pe** fimboio- i?z ICONOLOGI A fimbolo del valore de la virtù , &. fortezza d'urfimo , la quale afTegnar fw leano. a quelli, che haueàero oiieruato. il debito decoro , ÒV. fi follerò m« tirati generolì > farti, & magnanimi , perciocché tutto quello che fi fa vi riunente , & con animo grande , quello pare degno d'huomo che ofler il decoro , per il contrario pnuo di decoro è colui che vi uè effeminatam te , lenza coitanza , & grandezza d>aniino . Bacco tenuto da Orfeo _ fimbolo del diurno incelietio,in Ariftoiane porta addotto la pelle del Io ne , Hercoie il più virile ,& virtuolo de gli Argonautici , va fempre in uoitonelia pelle del leone, Aiace primo Capitano di Greci dopo Achillei ©refe aoch'egli per fuo decoro la pelle dei leone., & dicono , che in quelli parte ch'era coperto di detta pelle , non poteua elfer ferito , douc era feo* pertopoteua eifer ferito, al che li può dare quello bellifsnno lignificatevi che Thuomo in quelle anioni nelle quali fi porta con decoro,nó può elle* cocco da punture di biafimo,& ignominia,ma ne le attioni nelle quali l'eli j za decoro li porta, patifee-punture dibiafimo, & ignominia , che per iìnq al cuore gli penetrano * come ad Aiace,il quale fin chef! portò vinlmenjfct con decoro 5ne le me unprefe , non yenne mai a fantire biaimo alcuno^ aia a riportar lode grande ; --biaimo grandi fsuno poi gii fu, dato, quando buttò giù la pelle del leone , cioè la. fortezza de l'animo dandoli in predi alla duperatione fenza decoro. Oì tre di ciò habbiamo inuoltoil'decorc .nella pelle di leone , perche fi come quello animale inquanto al corpo &^ perfetto de gli altri, coi! in quanta a l'animo,1 non ci è ohi offerui più il decòro di lui, -perche è liberale, magnammo,1 amatordi vittoria , manfueto*giufto, &L amante di quelli con quali ccuj tierfa ? fi come^Iice Arinotele ne la fiiognonuca cap 8. & nel >iib. p, cap; 4^de gl'animali dice,che nói fofpettoiò,mapiaceuolejfefteuolé,& ad reuole con fuor compagni, & famigliari. Non s? come dacreto s'pceulta non perché tema , ma per. on mettere timore, e terrore ad altri j.Suii. fomma oflèrua il decoro da. 'rincipe, & Rè in ogni parte ; £t quelto fia dettocirca il decoro dell'ope- are; veiighianw hoia al decoro dei parlare, li quadrato col fegno di Mercurio' lignifica la granita, riabilita ,cxf co- anza del parlare conforme al decoro,& per ttal conto Mercurio fu-da Gre 1 cognominato Tetragonos, cioè quadrato lodo, ftabile, prudente,, per?? he non fi c\zaz eflere imprudente, vano, e mutabile, nel parlare fuor de; :rminidel decoro , ne li deuecon leggerezza correre a mordere, e biafi- ure col parlare le pedóne > & dilprezzare ciò che eflì fentonoefièndò co 1 4a arrogante,. & dJfoluto ma fi deue portare vna certa ri uerenza a ciafeu Ojcome a'aminonifce M. Tullio parlando del decoro circala moderatio- e de' fattiySc detti . +Adhibenf.a eft igifur quidam reuerentiaaduerjus hominesy f- optimi euiufq; reliquorum . JS^tm neglige rey qftiddefe quifqifentiat non folum rpgantis eftfedetiam omnina dijfoluti . Dimodoché deneiì eflere confide- ito nel ragionare parlando honoratamente d'altri; perche chi parla bene, : honoratamente d'altri è fegno, che è perfona benigna, & honorata,chi irla male è fegno, che è periòna cattiua? maligna , inuidiofa > &poco ho* orata, quale è appreifo HomeroTherfite di lingua ferpentina, volubile, Lprontaalchiacchiaraiepeflimamcnte, & dir mal del ilio Rè; per il con- •ano VJiffe, e taciturno, & penfoib prima che parli , nel parlarpoiequa- rato eloquente , e prudente, conofcendoegli , come faggio , & accorto, ne peroiieruar il decoro d\n huomo iàuio, la lingua non deue eiìere più '.'xedeiia mene, douendofipenfare molto bene, come fi habbiaara- jona e. Linguam praire animo non permittendam * DiiieChilone Lacede- |omefe, & molto ben penfareci Ci deue perch'i! parlare èindmo dell ani- io diciatcuno, fiondo, come parla con decoro, & però da Greci fu chia (jatoilpurlae krìgò?%xsa>iTt% Hominis ■ ebara cler .Merco del'huomojco lenferiiLe Pieuo v ìu^i^ane^e varie lettioni Jib. 9. Cap. 6. perche fi co- eie beftie (i conolcon^dal,merco di quaì razza ii ano, coli leperfone dal dare lì conoicono di qual natura, &conditione lìano . Epi tetto fìlofo- morale, come Greco difleneirEnchindio. Trafige tibi certum modumy,, ebaraftererr, quem obferues? tumfolustecum^ tum alijs conuerfans , operam da-^ \n colloquia plebei* deftendas fed,fìquidem fieri potefiy orationemtranfer ad ali- d decoruniyfn m:nas,filentiumage , Cioè formati vn certo modo ò charac- e da offerùarlo teco iteifo priuatamente , & in palefe conuerfando con- aitn,proccura di non incorrerè,m diicorfi plebei,ma per quanto fi può nfenfci il parlare in qualche cofach'habbia del decoro , altrimenti Iti : tolto cheto. Oiìeruerafli dunque il decoro nel parlare col ragiona» diicretarnente d'altri, col non vituperare alcuno, ma più tofto Io- re, & col non taflnre l'opere altrui maflìmamente in cole , che non fono Ha fua profefiìone , Attefo che molti fanno de glVniuerfali ? & in eia- feuna i7f ICONOLOGIA le una cofa vogliono interponcre Ugiuditio loro, 1 quali poi nel parlare «tanno a conolcere per ignoranti con poco lor decoro, come iiPrincij JMegabizo , che voile taiiàre alcune figure in cafa di Zeuxide , & difeorr re con gli fcolari fuoi , dell'arte del dipingere , a cui Zeuxide dine que giouani mentre taceui ti ammir auano come Principe ornato di porpoi Jiora fi ridono di te , che vuoi ragionare d' vna profeflìone , che non fi di più oiicrueraill principalmente il decoro nel parlare fé dando band parole brutte * & dishonefte , fi ragionerà di cofe honefte , & honorate cne fi cóuiene maifimamente a'giouani di bello afpetto,perchealìa belle za loro del corpo deue corrilpondere la bellezzadelPanimo, che fi mani /erta da vn parlare di cofe honefte. Vedendo Diogene fìlofofo vn gioul ne bcllojcheparlaua fenzadecoro,diflegli nò ti vergogni tu dicauar da vn beila guaina {l'audio, vn coltello di piébo? pigliando la guaina dauorio per la bellezza del corpo,&il coltello di pióbo,per lo parlare di cofa bru ta,vile,& iafiaia,come il piombo tra metalli, veggafi Laertio nella vita d Diogene, oue dice . Videns dècvmmadokfeentemindecorèloquentem ynoner bsfcis ait jzx eburnea vagina, plumbeum edttcens gladium f* L'Amaranto , eh e n la iiniftramano porta, è fiore che d'ogni tempo fioriice, & mantiene il f decoro della bellezza > con quefto i Greci in Teffaglia incoronauanoil polcrod'Achille vnico lor decoro, per dimostrare, che ficome quel fi & magnanimo . Etqueftoèquello > che uolfe ferire M. i ullio nel primo de gli offiti; - Omninofortis animus, #" magnus abus rebus maxime cernitHr>quarumvna in rerum externarum de fpkientia po- lircujfrfGrfuafiìm fìt nibilbominem mfiyqu&d Honeflum decorumq ; fìt 9aut ad^ \rari.-, aut optare; aut sxpeBeve oporterey nullique neque homini neque per tur- f ioni animi , nec fortuna fucctimber.e ► dal che fi raccoglie , che uno , che ila iramente huomo non appetisce fé non Thonello conforme al decoro, 6e r tal conto, come di grande, & forte animo non cede a le perturbationi a li colpi di fortuna :. Onde più abbatto volendo Tullio ragionare del de ro, efiorta, che nelle co fé profperer & ne gli auuenimenti , che fuccedo- fecòdo il noitro uolere grandemente il fugga la fuperbia, e l'arroganza percioche il portar/i immoderatamente ne le cofe auuerfe, & ne le fau«, ioli , è fegno di leggierezza,. da la quale è lontano il decoro perche il de* *o contiene in fé una honeftà, temperanza, modefha, & ogni modera» ne di perturbarione d'animo : moderatione dico perchel'huomo fi può jza biaimo perturbare > ma moderatamente > che fé bene la mente fua-# ime alle uolte in parte commoua da q ualche moto>& perturbatione d'a- teo > non per quello perde il decoro , conueniente ad huomo fauio • Sa* fys non omninaperturbationìbus vacat ryemmperturbaturmodice fecondo tifi, in Laert* Anzi ècofa propria da huomo il dolerli, & rallegrarfi,il 1 dolerli, & non rallegrarli e cofa da uno (lipito , ò làlfo . 2{on dolere* itis efi y non haminis • dine S. Agoftino lib. 4. Cap. p. de Ciuitate Dei,& lio fecondo nel lib. g . dell'Epiftole fcriue a Paterno addolorato cfella^ ftedefuoi figliuoli >oue non tiene per h uomini grandi, & làui/quelli^ fi reputano d'efler fauij, éV~ grandi col riputare limili cali unleggiec no, anzi non li reputa huomini cosi dicendo . Qvian magni fapientesqi nefcio,homines non funty hominis efi enim affici dolore, Jentìreyrefìfiere tamen ìlatia admittere>nonfolatijs non egere . E dunque cofa da huomo,dar luo 1 dolore, & all'allegrezza , ne ci fia contraria la durezza di Socrate, mai moitrò fegno di triftezza, & d'allegrezza , ne la feuerità d'Anale ra, & d'Ariftoflene,che mai rifero,perche quefti eccederono il termi- si douere , tanto merita biafirao chi niente fi duole ò rallegra , quan-> icllo,che troppo,ogniefrremo è vitiofocome il continuo rifo di De- rito,& il continuo pianto di Heraclito,il decoro ci mette per la via di ( so, ÓV" ci moftra quello che comporta il douere,l'honefto,& il conue- ] te: conueniente è che nelle cofe publiche > & priuate de parenti , pa* J i> Clamici prendiamo allegrezza, ò mitezza, piacere, òdifpiace- ] :ondo li cali, che alla giornata occorrono , & che ne facciamo dimo- ine citeriore di congratulatione , o condoglienza : ma come detto 1 **' **» ì xijé ICONOLOGIA liabbiamo ne li noftri affetti , & moti d'animo , dobbiamo rallegrarci Ja moderata Honeità , & conuemenza dei decoro, in tal maniera la uirt dell'animo, fi vedrà iempre fiorita d'ogni tempo come l'Amaranto. Habbiamo-diicorfocirca il decoro-dcU'operare, & del parlare, rcfta,c t rateiamo anco dei decoro circa l'andare, caminar,& comparir fiora tra geliti, che perciò allagainba deftra_» «abbiamo dato il grane cotumc & alia iìniiìra ilièmplice 4òcco, le beneHercole fi ride in Ariftofane t Baecho cheportaua la mazza , &la pelle dei Leone , con li coturni alle gambe, come coiefproportionate, efiendo la pelle del Leone fpogiiai pedona forte,riputa-ndo il coturno, mollo , & delicata perfona/peró dii giic Hercole, che ha da fare il coturno con la mazza. Sud non poteri* fum>arcere rijum- V'idms pellem Leoriis in e roteo pofitam, Q^/i rnens ì quid coturnus , & claua conueniunt ? - Ma molto bene a Bacco fi conuiene il coturno, che da molle >& Re- cato reputar non iì deue , perche h coturni erano portati da Heroi , Cv>m sfìenfce Ifidoro la cui autorità più a'baffo diftendereir/BV^uindi èciie ut li tragici fpettacoli s'adoperauano -, attefoche neiie ;r«gcdre v'incerLeri* no peribnaggi grandi, Iìeroi', & Principi ■> per lai cag oi.edu Poeti yierr filmato1 degnod'Herpi , 6^ Plutarcho nei S;mj offe 4. q. 5. rifériice , d era portato dalli Pontefici Ebrei. Tritnum enm arguti boiT*.ntijixM«x. e feflts diebusmiiratus ingreditur 'hìnnulvpdiem auro \contzftarnin}utu's>riinicàirt ad talos pertinentem gejians , c> cothumos , multa autem tintinahula depevdttit "Vtfterfua inter ambulandim Jirep'iiHè edunt, rt & apud nos . Per limili tufii diquefto habito gabbandoli Plutarcho fi come anco Tacitt? feie ccamei arguiice che fufic facci dote di fiacco portatoci: ìHtioì ,6^ Pontefici ^uel tempo con molto Tuo decoro , Bacco tenute da Pcen imbolo di fj rito diuino, Prefidente ancor enodeile Mufe, & prjmc Merce, eh babi trionfato portar potcn-a inficme con la Maz^a , & pelle di Leene 1 Pier* cocothurno, & però in poefie,e {colture antiche vienecol cothurno fi% rato. Virgilio nel fecondo della Georgica,muita Bacco alle vendema dicendogli, che tinga feco le gambe nude nel mollo, leuatiiì li coturni. Uuc pater 0 Itr.ae veni, nudataq; tvujto Tinge nono niècum9 diref t;s aura cothumis . Mei qua! palio Probo dice che li coturni fono certa forte di calzamerm ti al cacciatore , perche con eifi anco le gambe circondano, & fortifica la forma de quali fi vede nelle ftatue di Bacco,& di Diana,talc autorità VirgilioA' di Probo fuo antichifsimo efpofitore, arreccano non tanto j inoltrar che il coturno da Poeti fi dana a Bacco l'olito a portarli fi cori baiTo più a lungo tratteremo, quanto per notitia, che iicoturuo era 4 to,comevnofliualetto,& borzachino, che cingeua_» intorno lag! ba , per fino la polpa , li come nell'Egloga lettimaatìerma Virgilio e iaqualc promettea Diana Cacciatrice vna Statua ài pulito marmo colf turno rofiò » le* 2U iWSiMM RIPA - tf? Letti de marmare tot a TuniceQftabisfuraseuiti&acQthtiyns. Et quefte dico perche molti Autori di pezza >tengoflO che il eoturn»' folito porrarfida Hcroi , Principi > & perfonaggi grandi ne le Tragedie fatte altocome koggidile pianelle 4i, legno da donna all'vfanza Roma- na^Spagniiola, Venetiana, Napolitana, o d'altra natipne, mafsjmanaentc dltaiia,come tiene Sarloftefano fopra ISaifipidc re ve/liana, iiquale citt quelli verfi di Virgilio nel primo dell'Eneide . ^irginibusTyrijsm^seJlgefiarepharetram» Turpurcoq; alte furas vinche cothurm, Ouc legger vorrebbe Turpureasq; Epiteto clic nan fi conuiene alla ré£ te furas,polpe di gamba roffe,pcr belle, percioche in quefto luogo non £ può pigliare in quel fentimcnto,chc piglia Horatio nel lib. 4. Ode prim* Turpureis aks oloribus : Et il Poeta dell'Elegia in morte! di Mecenate '._ ; gracchia purpurea candidiora niue . Perche l'intentipne d'i Virgilio è di da;* re l'epitteto purpureo al coturnQ,enpalJa polpa della gambale chefiail vero nell'Egloga fettima dice, Puniceo coturno . Color grato a Diana, lì come a tutte, le donne,dice 1lTurnebol1b.28.cap. 1 6. del fuo giornale: vorebbe poi Carloftefano leggere Mto, in vece di Mtè-, immaginandoiV che il cotnrno fufle alto da terra , fotto il piede, ma il coturno e alto dal \ piede per fine alla polpa della gamba, però dice Virgilio .Alte furas vinci We coturno y sì conferma daTurnebonel luogo fopra citato, confideran- do , che Diana eflendo cacciatnce andaua fuccinta con la verta alzata fo- pra il ginocchio, per lo che hauendo detto Virgilio , che Venere haueua raccolta laverìa fopra li ginocchio, pensò Enea clie fufle Diana caccia* itrice, però le addimando fé era forella di Febo . Ideo alto sgerebat cotburnos , ne.crtiribus nudis cerneretur: Ecco dunque , chp 1 coturno era come vno ftiualetto, che copriua la gamba, non ahrimenjìi Uto , & grò flbjcome tiene lo Scaligero nella poetica li|ro primo cap.i ?. tìccndq.che il coturno era g.rofio di tal maniera , che con la iua.àcceflio-» ré d'altezza , s'vguagliaua la grandezza de gli Eroi , & Soggiunge fé tale : flato ti coturno, in che modo Virgilio di quello calza la cacciatrice» aquale deue elfere fped iti'fsima . Si talis fuerìt cothurnus ^quomodo venitri- em>eQ calceat V.irgiìiusy quarti decet effe expedltifsìmam ì Quali che Virgilio ìon l'aperte di qua! fatta fuffero li coturni , che a fuo tempo fi vfauano, &: selli Teatn>& Cerci, fpefio fi adopera sano in rappreièntando gli atti pu liei di efquilìte Tragedie , & pure Virgilio non (blamente nomina il co. imo , ma lo deferiue nelli fudetti tre luoghi, & chiaramente lo dà alle acciatnei , di modo che non poteua elfere alto come le pianelle di l^^n^ i donna , ma come egli dice veftiua,& cingeua la gamba per fino alia olpa: che ritirale il coturno in forma di ftiualetto pigfiaiene indino P nel- *}S )-°*ì UÒMO LOG TAL nell'Elegia fuddetta,in morte di Mecenate attribuita da alcuni à Caio F come nfenfceSUida,manoh è vero che per quella cagioni ^icafipothurno verfatilior, chtftqut(iofiifTct2ntoiì potrebbe dire Socc -verfatilior y perche anco il zoccolo s'accommoda ad ogni piede dritto," fìniftro , & io poiTano portare huomini, & dònne . Che fuilì da donna] focco , è notifsimo poiché da gli Autori fé gli da epiteto muliebre^," Apuleio dice dVno che per parere donna portaua. vna vefte di feta , i ca pelli lunghini foccolo indorato . Vitellio Imperatore lcalzò Meflahn togliendoli vn zoccholo, che feco lo portaua , & fpeffo baciaua . Pimi tafla iì luiTò ddìc fémmine nel lib. q. cap: 3 5 . che portailero le gioie neil pianelle, & nelli foccoli , & nel I1b.37.cap. 1. Super omniamuliebria forcuti induebatè margarìtis . Che lo portailero anco gli h uomini, raccoglieil d Seneca narrando di Ceiare,che porge il piede iìniftro à Pcmpeo,Pee;i acciò lo bacia/le per inoltrare il zoccolo d'oro che portaua ornato i gemme;. Et Suetonio nel cap. 5 2.rifenfce di Caligola>che portaua hor coturn0,hora il zoccolo^'ifteiTo Autore nella vita di Claudio cap. 8-oi /acconta degli finacchi fatti a quello Imperatore perifeherzo da coni tati giouani impudichi >.fecondo ii Sabellico , dice , che mentre dormii il giorno foleuano mettergli nelle mani li zoccoli , accioche in vn iubi J;ì^ fuegliato li ftrogolafle la faccia con quelli : sì che portandolo huomini donne tanto dir il potria y Socco verfatilior > ma dicefi Coturno verfatilk cioè ageuole più che vn coturno > s'accomnioda per ogni verfo più e" imo ftiualetto, perche il coturno come itiualetto ficalzainognig ba,ii volta >& fi riuolta,& fi riueria ageuolmente,comc pianella da d -jia non fi potria riuerfare ne accommodareal piede dell'huomo, maJcfitj^ sa quello della donna, perche veggtamo che gli huomini non lanno ca minare con le pianelle alte da donna , alle guali pianelle fi come non fi può applicare quella voce» Verfatilior . Ancorché s'accommodi ad oj piede finiftro ,& deftro,che ciò feria parlare improprio, & commuipc^. ad cgni pianella, ancorché baiTa , perche quelle ancora s'accommo n( DI CESARE RIPjf. *?$ toadogni piede, meglio che le alte,& più agcuolmentefensa pericolo ii cadere : cofi meno li potrebbe quella voce verfaiilior applicare al co- ;urno fé ruffe alto>& groifo , come la pianella da Donna* è vero che vna roltaGiuuenàle nella Satira fella dice Breuiorq; vide tur Pirgine'PygmeanulUs adiuiatothurnìs * Ma non per quello ne fegue,che il coturno tragico fulTe flato atta/ tome vna pianella da donna , perche li poeti erano. tanto auezzi à j)i- [jliar mifticamente, con^ parlar figurato il coturno portato da pedo* ilaggi grandi , & fuprem'b per l'altezza & grandezza , che Giuuenale m [uefto luogo l'ha preiò per l'altezza materiale , intendendo che la». Donna pare più piccola d'vna pigmea ., lenza aiuto di qualche altez- ;a_,. Per prouare che non fune materialmente il coturno alto, co- ne la pianella, da donna dounano ballare ,. li tre luoghi di Virgilio, ggiunta l'autorità di «Érobo,, che nei fecondo della Gcorgica dic^ oMurni funt calciamentorum .genera Senatóri afta , quìbus crura etiam* wunwntuY) tuius calciamenti effigies efl inftmulacrh Uberi > & 'Diana, ; It Seraio , che nel primo ^ell'£neide afferma, che iono fliuatetti da accia_» . fithurni funt eqlciamenta venaioria^ . ilche dichiara j chej on ,f un'ero alti còme le pianelle da donna, perche con filmile altez» a non fi può correre lopra colline > luoghi làlfolì, oX. fpinofiV Cqrif attoció voglio che lo prouiamo con altre autorità* Da Plinio ìibftS etimo Cap. io. fi comprende pure che non Tufferò alti come le pia-» He da donna, oue egli racconta d'hauer veduto, Athanato Hifìrio' huomo di cinquanta anni comparire in Scena per fare ostentano- della fua gàgliardia, con' vn eorfaletto di piombo , & con li coturni i/cinquecento libre, brutta viftà haueriàno fatto li coturni di coi! gran efo fé fuflero fiati 'groÌài,/&r alti ,come le pianèlle .-da donna foon- amente affettati , ma perche^ douéuano eflefe' a guifa di Amale ttdp erto, che h cinge fino alla pólpa della gamba, d'oueuano eilere affet- ti} & più ageuoli alia gamba, & •doueuano comparire con proportio- T# , maflima/^en te col corlàletto', col quale molto bene veggiamo nel* j» Statue antiche d'Eroi, c*l Principi. li coturni à foggia di ftiuàletto, dì foggia di pianella alto, &£_ quadrato in angoli, come dice Aleifandro, „j t41exandro,non le n'è mai veduto niuno, nell'altra forte_> veggonil t| Stauia infinite fcokured'Imperadori , diMufe,di Diana, & di Bac- ri i,del quale coturno di Bacco, oltre gii Autori citati ne fi mentiono fa :lleio Patercolo nell'vltimo librò, oue narra di M. Antonio, che vo» ia ^a elfere tenuto vn'akro Bacco , & perciò pomua tra le altre colè )Clinenti a Bacco, li coturni.. Cam autem nouum effe liberum patrem ap- Jmari iujfijjjet ycum redimitus tederà , coronxq; yelatus aurea >& Tbyrfum? WiSyCothumisq; fuccìntus 9€urrii veliti itber pater -pefóus cjì *Ak%andri&, Cornelio. Tacito àeXl'Vtìdecirad -àé gli Annali 3 dice di Meiialina_, P a hìo- ìi ■tu icbkÒLOGIJ mogliedi Claudio Imperatore, che cèlebraua in cafa la fella della ven-1 dèmmia,& chea guifa di Baccante /col* crine fparfo, feoffando il tiriò appreffo Siilo incoronato d'edera , portauai coturni, & aggiraua lite* fìa facendogli flrepito intorno va coro dì- Baccanti. Ipfa crine fluxo? Tbyrfum quatiensy iuxtaq; Sylius If edera vinftus , gerere cothurnot , iacerc^j eaput fer pente circumy procaci , eboro . Simili Baccanti con_, coturni, Veggonlì nelli marmi antichi di Roma , quali non haueriano potu» to làltare , & correre furiofamehte negli giuochi baccanali , fé il co- turno fuffe flato alto come le pianelle da1 Donna > nleuato affai , co- me dicono alcuni col fuuero , e eoa altra materia di legno. Dican- jnivnpoco quelli tali , laffanda da parte le Cacciarne! , &l le Baccanti, feilcoturnofoffe flato alto>& folleuato affai , come haueriano poto* to combattere per monti ^campagne, e>forefte, le Amazoni, lequà liportananoin gueità gli feudi, come mèzze Lune, & li coturni, co- me racconta Plutarco nella vita di Pompeo-, hi hac pugna yAma^oncs *5\€ontibnt Thermodonti ftuuio aceubantibùs profeclx auxilio venijft perbt bentur "Barbari* > quippe àpr&lio: ydunu fpotia Barbarorum tegimt I[oma Teltas'^ma^onkas x coMmosq; rèperiere . Certo che con le flampel: lotto li piedi non_> polìbno andare sC combattere , ne h uomini , ne. «lonne, le quali ne i loro giuochi della cieca, nei pafsi alquanto di iìciliyc^ nel voler effe camminare in fretta, non_. che correre, fi he iiàno le pianelle , ancorché baffe ài futiero : Onde appanfee che coturno bilbgna che fòffe fatto a^' guifa di fliualetto , èV* borzacch no fenza alcuno folleuamento fotto la pianta , nel piede , &c fé II doro nel ip. libro Capitolo 14. dice che erano fatti a' guita di piani le, ha torto in quello, hi ben nel reflo ragióne > che Tv fallerò i Tn gici nelli Teatri ',. &f gli fìéroi , come elio afferma- . (òtburni fii fuibus calciabanturTragcediyqui in Tbeatro difturi erantyet atta intonanti^', tà tantaturi ,, ejìenim calàamentum in madum crcpidarum, quo Heroes vtebanti ""Nel qua! teflo parla in tempo paffató ,Calciabantur , vtebantur . Coni che à fuo tempo non li haueffe veduti in Theatri . Vfati dunque da Ti gici fotto perfonaggi d'Erroi, ne' Theatri , è da crederete Virgi. più uoltcli vedeffe , & fapeffe molto meglio de gli Autori più mode^ come fuffero fatti , cV che non fuffe.ro in altra foggia che in quel! «fci lui deferi tta, a guifa di fliualetto, 6V borzachino, onde comma mente appreffo gli Autori vulgari , paffa lo fliualetto fotto nome Coturno, della cui forma habbiamo noi fatto diffegnare la noflra ft| >a del decoro, contentandoci, quando ci fìano altri di contrario par, d'errare con Probo, Seni io, o^ con Virgilio ifleffo ,che fopra fapfej con Autori moderni, che non hanno veduto li coturni ne tempie^ vfauano,corae viddero Se ruio, Probo, & Virgilio ,ilquale dice che li tu mi di Diana , erano d'i roffo colore , e tal colore anco è molto prof ucnaio a Tragici rappreientameuti , sì perche in effi vengono eff DI CES A RE RIPA. *tr fènguinofi cai! ,sì perche vi s'introducono Imperatori, Rè, Principi ,e_> pedone fublimi a'qualieonuiene la porpora , àc pcròil coturno è ftaco ai- agnato da Poeti >à perfonaggi grandi , a come il focco apertone polla-' jiie,ciuili,& di minor aualiti. La onde per venir al lignificato de la noiftra figura ; portando il deco- ro ne la gamba dritta,il graue coturno , denota che fnuomo pia potente, iobilc,& ricco per fuo decoro deue andare con habito nobile , coauenc- iole ad vn par fuo, portando ntla finiflra ilfemplice focco» denota che 'huomo ài minor forza > Sedi bafia conditione deue andare polì tiuamen- e , e non fpacciare del nobile , &c del Principe > & ciafcunocirca l'habi- 0 deuehauerrifguardo per oiferuanza dei decoro, à l'età, &T al grado, he riene,fuggendo fempre l'eitrerno tanto di quelli che sprezzano il cui o de la lor perfona yi quali non lì curano d'eifer veduti con habiti vili, 1 brdiymal legati,quanto di quelli, che fc l'allacciano troppo, adoperando [articolare ftudio in pulirli, & farli vedere ogni dì con habiti nuo jì , & trillati . Catone vticenfe diede nel primo eitremo,che non ollèruòpun ) il decoro da Senator Romano; poiché fé n'andaua troppo a la carlona ìmminando con gli amici in publico fcalzato con vnaiòlà verte , di fo- ra mal cinta con vna cordella ,-si come dice M. Antonio Sabellico^ lib* condo , & Afconio Pediano,& Plutarco riferifce,che andaua per lUòro nto in vna toga da campagna,©^ in tal gùifa fenz'aitra vefta fotto, tene- i ragione in tribunale; Siila è anco riprefo3ehe eilendo Imperatore,» : «eiferciti con poco decoro del fuo grado fpatfeggia uà per Napoli con^i Ìimantello,em pianelle. Ne l'altro eftremo diedero Caligola Neroae, i!°Ìtehògabalo Imperatori , liquali comparivano con habiti figurati di feij colori conueneuòli più ad vna lafciua donna , che ad'vn maefteuo- l|lniperatoré;ne mai gli due virimi portarono vn velìimento più d'vna ' Ita, & Pompeo Magno ancor elfo viene da!M. Tullio ad Attico iib. a-* iif^.notato pervano,&lafciuodalecalzette,dalle fafciebianche,& da re&cciola dipinta , che cori poco decoro d'vn fupremo capitano par ) portar folea, de la cui velia, fé ne burla ne la 16. Epiftola. Tomptius ulamMlamfiffamfilentiotiteturffiamL,*. Publio Clodio parimente da Ci- ;onè vien biaiìmato , perche portaua le calzette rolfe ch'a lui non fi |ìùchiuanOj come Senatore ,elfendo quello colore da giouani , a' quali che fono in età più frèfea, fenz'alcun gradone lecito portare veftimen-/ èlli, & colori allegri , & vaghi , ma però ànch'efsi non deueno trapaf- jliérmini della módeftia, m pulirli , afiimigliandolì,con ricci,, n wtufàfà i$fam ,' de te ipjo ftatuerei Sé quella vanità d'habiti , vien ri- a ir. giouani,m Capitan i,& Principi,tanto più anco faranno riprei ì ibi ;,c*DÒ£tbn-,che cori habito conforme al decoro de h.ikcicnsv c«* ICONOLOGIA «onanderann©,afrenendjfi però da Ja ibrdidezza di Diogene Cinica & d'iLfaminonda lordi Filoiofi, che Tempre poi "tauanovna niede.ima velia, de quali non fu più pulito Socrate, aie lcaizoie n'anduua inuoltc in vna verta di tela, o più coito làcco,dentro del quale tal volta dormiua la notte ne le lì rade per h banchi, oiopra qualche poggi uolo co poco de- coro . Ne {blamente deuefi olierua^e il decoro,ne" l'andare fuora,circa l'ha bicorni anco circa il moto, l'erigendoli con bei modo del coturno, cioè de la granita, abhorreiidoTeftrema grauitach coloro , che portano la vita loro alta, tefa,tirata, tutta dVn pezzo, che a pena fi muouono, & paiono, a punto ch'habbino la tetta conficcata in vn palo, tanto che lenza decoro j muouono a rifo chi li vede, ne meno prender fi deuein tutto il iocco, eie è il r affo di pedone balle vili , da iachè , àC ffahere , ma fi. deue porta? vguaìn.ente il Tocco, 6c_ il coturno , cioè temperare la grauita col patio ordinano dì periòne pofitiue . HorationelaSatira^. del primo hbro,con dente latinco,morde Tigellio Sardo , che non haueua modo nel cammi- nare, horacamminauapian piano, che pareua fufie vii [Sacerdote di Giu- none, &" horacamminaua tanto veloce, che parea fuggi ile dalinunici| TS^/Z gqjale bomini fuit illi,fape velutqui (urrebar , fugiens hoflem : perfiepevelat qui Junonis facra ferrei, A le donne si , che fi conuiene la granita ne lrandare,e'l paflb tardo pef| maggior lor decoro , & per quello molta ragione nano a portare le piane' lcalte,che ritardano il palio , ne laffano caulinare in fretta , ma i'huonio deue c«minare virilmente col palio maggiore de le donne : M. Tullio (i come nfenfee il Petrarca,ne le opere latine lib.2.trattato 3-cap.^ J^e^i do che Tullia fua figliuola camminaua vn poco più forte che non fi coh- neniua al decoro d'vna donna, &per lo contrario Paone fuo man;oj# lentamente che non fi conueniua advn huomo,tafsòambedui cofl vn medefimo motto, dicendo in prelenza di Pifone fuo genero à la frj gliuola,òcofi cammina da homo, ambula, vt vir . Volendo inferin che ella doueua caminar piano da femina , 6^ Pifone. più pretto d"' liuomo . CLrediciòil cqtUfno,& il ibeeo molto bene fi conuiene alla figu del decoro, come fimbolo del decovo poetico, poi che li poeti non nan no con altri ftromenti fatta diihntione da vna (ortedi poelìa all'altra, ch« col coturno, Se col focco , da vna graue ad'vna men graue attionerperch il coturno fi come habbiamo detto erada Tragici poemi , ne quali v'in teruengono per fondamento pnncipale,Principi,e perfonaggi tièPleni dico principale , perche v'interuengono anco ferui,fchiaui,balie,oc Pedi gogin ; £t il foicoera de comici poemi, ne quali v'interuengonopei ione p,iuatc,& infime, & perche in queiti fi tratta di cofe balle, dome ihche,& familiari con Itile parimenti baffo, pigliali il focco per fign % fiato d'vnf ariate baffo; £t in quelli perche fi tratta d'auueninienti o( «e DI CESARE RIVAI iSs éorfi tri Heroi, oc Principi con ftile più grauc> pigliali il coturno per lo parlare fonoro, perfetto, 6^ fublirae,onde chiamafi da Poeti grande &alto. Ouidio • *Alta meòfeeptro decorai > altoq; cotburne . Horatio nella Poetica . Hunc facci coepere pedem, grandesq; cothuntU Intendendo de Comici, & Tragici, & il Petrarca nel medefimo (igni fcato li pigli* per baflì, & fublimi ingegni, in quel verfo . tjManria da coturni , e non da [occhi . Di modo che li coturni,& li locchi applicandoti non tanto a rhabi- to,quanto a la figura del parlare, vengono ad efiere doppiamente limbo lo del decoro poetlco,& vn compendio d'ogni decoro, perche li Poe- [ti eccellenti offeruauo il decoro, ne le poefie loro, in qual fi voglia cofa, nel coftume de le opere,del parlare, & de l'habit o,& procurano di mai partire dal decoro debito a ciafeuna perfona,che fé per errore dal debito [decoro partono,fono notati i loro perfonaggi di imp«rfettione,fi come nota AnftotiJenela Aia Poetica, il pianto, ÓV*i lamento d'Vhfie nella $cilla,perche ad'Vlifle,come prudente,e faggio non conueniua piange re>& lamentar/ì vilmente : £ però dice Ariftotile. Indecoriatque inconue* ùentis mons flyfsis eiulatioin uylla. Vien notato parimente Homero da VI. Tuliio>percheattribuifcaa'Deiattioni,che macchiarebbero anco j;li huomini,come rin*e)ire)diu*enfioni,inuidie,& difonefti arTetti,diche le vien anco biaiimato da Empedocle,& da Senofane, ne è marauiglia * :he Eraclito Filofofo giudicarle Homero degno d' efiere fcacciatoda* featri,& meriteuole , che gli fuffero dati de'pugni , & fchiaffi,come ri èrifee JLaertio. Homerumq; dicebat dignum qui ex certaminibus eu'ceretur,co iphisq; cederetur. Non per altro,che per lo mancaméto del decoro,che el reftoè mirabile più d'ogn'altro d'intelletto, & d'eloquenza ; Manca milmente nel decoro a mio parere Sofocle in Aiace, oue introduce 'eucro figlio d'vna fchiaua fratello naturale d'Aiace a contendere con lenclao Re fratello germano^' Agamennone Imperatore fenza nfpec ) e timore,rifpódendogli,come fi dice,a tu per tu,e fé benfa che Mene 0 partendo al fine dica,che è brutta cofa à dir fi,con tendere eoa vho di »role>che fi pofia domar per forza. 1*Abeo,nam turpe auditu fue rit VerbiscumeorixarhqUemvicoercere poffis. Non perquefto fi sgrauadi tal bruttezza perle molte ingiurie rice- ite già dal ludetto Teucro,mafsimamente che gli riipofe co maggior roganza dicédo,& a me è cofa bruttiflima ad vdire vn'huomo ftolido- Upage te,nam & di feguito hauefle ardire di contrariare CQn Rè fratello deirimperadore,e futfc tato sfacciato che gli dicefle fen rifpetto mille ingiù rie>e tanto più manca Sofocle nel decoro quato e pocodopo replica Teucro orgogliofamentealf ifteflb Imperadore uan tandofi d'enernato nobile>rinfacciaad ? gamennone che ila nato diPa dre empio , & dimadre adulterai di più gli minaccia fenza conuene- aole coilumedi rifpettofo vaflallo,có poco decoro del'Imperatore,cltc con la fua imperiale autorità giuftaméte per l'ingiurie & minacele lo p teua far prenderei gaftigare/e ben Teucro fuflc flato fupremo,e trto to non chepriuato luddito, come era. Hora ficomeil giuditiofo Poe cerca dare a li perfonaggi de'iuoi poemi il coftume conueniente,con ha uer cura di nou attribuire a quelli cola fuor d el dccoro,co fi noi con gii ditiodouerno guardar bene a quanto ci fi conuiene fare, acciò non re- niamo biafimati nelle noftre attioni,come quelli Poetiche volendo in trodurre perfonaggi ad eifempio delle attioni humane , li rapprefenta no lenza ildebito coftume con poco decoro, DOMINIO DI SE STESSO. '«NilJlpWb DI CESARE RIVA. 1 HV O M O i federe fopra vn leonesche habbia il freno in bocca, & regga con vna mano detto freno,& con l'altra punga elfo Leone con vno (limolo . 11 Leone pretto gl'antichi Egittij>£u figurato per l'animo,e per le fua for ,ze,però il Pierio Valerìano dice vederli in alcuni luoghi antichi vn huo mo figurato nel modo detto,per moilrare,chela ragione deue tenere il freno airanimo,oue tropp o ardilca , e pungerlo oue iì moftri tardo , e fon no lento. DIFESA CONTRA CIMICI, MALEFICI, ET VENEFICL ONNA che porti in teftavrfornamentocontefto di quelle pie •— trepretipfe^'Amatidejdi Gagatejd'AgataA Diamante, porti al lollo li coralli, in mano vna pianta, che habbia la cipolla bianca , detta |»cilla,o vero Squilla>a piede vilìa vna Donnola, che tenga in bocca vn amo di ruta. DeJ'Amacidepietra fimilearalume Scifillo,dice Ifidoro ib.15. Cap.io.ehe è bùono>& relitte cótro ogni malia di maghi del Ga ' fidate dice Bartolomeo Anglieo lib. 16. cap.4p.che vale cótra le fantafme cantra Hgffumas Demmum vexatiónes : Mt nel lib. 1 2. cap. pr. dice che l'Aquila 'iM ICONOLOGIA l'Aquila oltre la pietra Etite , pone anco nel Aio nido l'Agata per etf ftodirlodal venenofò morfo de'ferpenti. Ma io ho oppenione, che eqi * uochi, ponendo il nome d'Acathe in luogo di Gagate, impercioche 1 pietra Etite Aqui lina è anco da Plinio chiamata Gagate nel decimo hi cap.£ . Lapis i^tite quem aliqm dixereCjagatem.Nòdìtneno l'habbiamo j (la,perche TAchate>o Agatha,che dir voglia mo,vale contra il veleno i cor effd,& contra il morfo de li fcorpioni,come dice Plinio lib. $7. ca[ decimo.Deldiamante,iliudeuoln*doroJib. 16. nel cap.oue tratta de'ci ltaili>dke, che fcaccia varie paure>& refifte a l'atti malefiche, Mttus t& malefici* artibus obuiat. Del corallo Bartolomeo Anglicc lib. 16.cap.3j dice Contra diabolica^ varia monflra valetiVzle contra v* nj & diabolici moftri, dell'herba Scilla Plinio lib.20. cap. p- Tythagom Scillam in limine quoque tanna fufpenfam malorum medicamenterum introitun fellere traditrice che Pitagora riferifee, che la Scilla attaccata Coprali porte non Jaiia entrare alcuna malia.De la Donnola, che porta la rufi in bocca fenuono tutti li naturali, che fé ne prouede perfua diffefa coi tro il bafaIifco% &C. ogni velenofo ferpente- DIPESA CONTILA PERICOLI. DONNA DI CESARE RIPA. DONNA gìouane,armata, tenga con k deftra mano vna fpada ignià>; àà, \ col braccio finiftro vna rotella ih mezzo, della quale vi iìa di- urno va riccio fpinoio . Giouane fi dipinge per elferc la giouentìi perlo igore atta a difenderti ad, ogni incòtro, l'armature la fpada>dimoÌì:rano ; àttiouinon lòlodxfenfiue, ma anco d'offendere altrui bisognando. GH '. da la rotella per fegno di difeia3come narra Pierio Valeriano lib.quaran uneu"mo,&C il riccio , gli Egitij lo metteuono pergicroglifìco della.» ifefa,&dimoftrauanoper elfo vn'h uomo che fìaiìcurodairjiifidie,cV..( encoli , & da tutti i cari di fortuna , imperòche quello animale tolto che ' *nte l'odore delle fiere che lo cercono, o il latrar de cani fì. raccoglie tut- 5 in vn gruppo tondone ritiratoli il mufo,& li piedi da la parte di dentro guifa, che fanno le teftudme , & tutta la fua fchiena a modod'vna palla idotta in vn globo ri tondo, & per fua difefaySt faluezza haucndo drizza z le fpine delle quali egli è da ogni parte ripieno, E fé neftaficu.ro ref- endo!! formidabile a qualunque toccar lo volefsi . DIGE'ST.IO NE, DONNA ICONOLOGIA DO NN A di robufta complefsione , tenga la mano dritta Copra vu* Struzzo,fia incoronata ài puleggio>&: porti ne la mano finiftra vnl pianta di Condrillo : Senza dubbio le complefàioni robufte fono più fa- cili a digerire,che le delicate , ónde lo Struzzo per la fua robuftezza , Sx^ «ilidità dìgerifce ancait ferro, ilpuleggio dice Santo Ifidoro che da gli Indiani è pia filmato del pepe, artefo che rifcalda* purga , & fadigerire. Il Condnilo è vna pianta che ha il fufto minore d'vn piede , 8c^ le foglie *he paiono dentro rofigate intorno,& ha la radice fimite a la faua> quefU vale a la digeftione , fecondo lifertfee Plinio , per autorità di E%oteo. Poeta ncilib. iz. cap. 12. ouedicé., DorotìmisSthomacoy^ cQnctftìQnibw *tilem,c*rmmbt}Sffiiis gronuntiamt « ; D I L I G E N 2 A* D ONNA di vm'acc afpctto,tenga nella manodeftn vn ramo di Thl ino , ìbpra ikfuale voli vn'ape; tìt la man (inr:h-a tenga vn tronco e A man- amandola vnito con vn di Moro celfo,alIi piedi -Aia va galliche ruipi?, a diligenza è detta fecondo alcuni, a Diligendo, che lignifica amare» lerche le cofe , che amiamo ci fono dilette , che però poniamo ogni dili- ;enza in confeguirle , proportionata etimologia , ma non germana, po.i- he la diligenza è denuatadala voce Lego.yO veto Delego > in qvzi feri® hefignirìcafcegliere, Marco Varronenel;quinto de la lingua lati au. Il medefimo afferma Marco Tul- : io nel fecondo 1)e natura Dcoritm *A delegendo diligentesypucho. li diligcmi begliono per loro ilmeglio,sì che la diligenza è l'induftria,chc poniamo il eleggere, efciegliere quello che ci è più efpediente ne le rioftre attioru* i quale diligente induftria leggefi appreso Stobeo che èpiù vtile ch^j, n buono ingegno. Diligensindafi ria ytilior quam bonum ingennium» E anco ìù commendabile, quello che fi acquifta con induftria , e diligenza > che erfortuna,d^acafo, fenza ftudio, induftria, & diligenza >laquale va ~ : molto in ogni cofa > e nulla ci è che per lei non fi confeguifea , attefo' he da lei fola tutte le altre virtù fi con tengono ; come nel fecondo de^. Orante aflerifee Cicerone. Diligentia in omnibus rebus plurimum valete xc. precipue colenda efl nobis ; baefemper adbibenday bac nihil eft>quod non afte- uatur •: quiavnavirtute reliqua omnes virtutes continentur .La diligente in*, uftria , o vero l'induftrioià d iligenza, in eleggere , fciegliere , e cappare l migliore vien figurata da l'Ape che vola fopra il Timo, ìlqualet dì iue forte, fecondo l'autorità di Plinio, vno che nafee ne i colli, bianco li radice legnofa, l'altro è poco più negretto di fior nero: Plutarco nel rattato delia tranquillità dell'animo nferifee che è herba brufchifsima i£aridifsima,& nondimeno d&quella prendono l'Api il mele, l'applica gli à gli huomini generofi di cuore che da l'auuerfità ne cauano vtife „ Umines cordati yficut ssfpibus melprebet tbymus ^acerrima y & aridifìima ber- 'ayita e rebus aduerfijìimis fiepe numero conueniens aliquidy &commodum decer- unt. Ma noi l'applichiamo; a gi'huomini diligenti , che con, diligenza» \\i induftria ne i loro negotij traggono da cofe aride , e difficul vofe quello >;he e più vtile, & meglio per loro, come l'ape induftriofa, & diligente, yhe dal Thirno bruito, & arido raccoglie dolce liquore :del Thimo a p Api grato, veggafi in più luoghi Plinio, e Theofrafto. La diligenza | ighafi anco per Paftlduità, & folecitudine > come da S.Tommafo in %. .2 ., ueftione 54-art. primo . Efl autem diligentia idem quod folk itudoy ideo requi- tur in ornai -virtute yficut etiam folkitudo . Et perche alcuni per voler et :re diligenti.,& foleciti,fono troppo aifidui,& frettoiofi vogliamo auuer ceche la diligenza fouerchia è vitiofa, perche a gli hnouainièaecet- rioilripofo, & la refolutione d'animo, hq uà le rinforza le forze 9 & ri- uoua la fianca memoria, Ouidio nella quarta EpifioJa » Hac repajratvires yfejjaq; membra leuat tsfrcùs , & arma tu tibi funi imitaada Diana ^ Si nunquam ceffes tendere t moilìs erit . . . . quai ripoiò negli ftudif-,mafsujumGqteè ii£ceiJar(ìo , poiché la, iWc* mcuEe I o» #>* ICONOLOGIA »cnte non può 'difcernere il meglio per effere confufa , e perturbata Protogene pittore farnofodi Rodi,fc non fuife ftato tanto afìiduo,& tro^ pò diligente nello ftudio dd dipingere > farebbe ftato in ogni parte più eccellente , & vguale ad Apelle,ilquale Tiprendeua detto Protogene che non fapeua leuar lamano4i tauola del dipingere, onde la troppa diligen» zaènociua, come dice Plinio lib.35. cap. io. ragionando d'Apelle. Dixit enim omnia, {ibi cum itilo paria efie > aut iUi meliora , [ed yno Jè prafiarcJt quod manum die de tabula nefeiret tollere^ memorabrfi praicepto ynocere [epe nimiamdiligentiam-. Etperò non fi deue effere frettololò nelli luoi negottj &ftudij , nefideueniunolaflar trafportardaldefiderio di vedere la fine deilà intensione fiia, ma -deue eflere con ti derato, cauto, & iòllecito in- terne, si che la diligenza deue effere con maturità nulla, o porta tra li tardanza, & la preftezza,da le quali & forma vna iodata , & matura dJi genza . QndebenLfsimo dice Aulo Gelilo lib. 1 >. cap. 1 1 .^id rem agen> damfìmuladbibea.tuvy'& ind.Jìn g tek.it is , cjr diligente tardtias . Quefta iatta diligenza la ijgu rò Augulto col granchio, & la farfalla, hauendq iemprein bocca quei detto vulgato, Feftina lente . Tito Vefpafìano la fi- gurò coldel.fìnoauuolto intorno a Pancora, Paolo Terzo , con vn tarde camaleonte anneffo col veloce Delfi no. lì Gran Duca Coiìmo con vai Teftudine, o Tartarucache dir vogliamo, con vna ve'uiòpra: & noi co tronco d'Amandola vnito con vnodi Morocclfo^perche l'Amandolo è i rrimo^a fiorire Plinio Floret prima omnium amigdala menfe lamia* w > Sì chi più follecito de gli alth*& come fre toiolo, & ftoko manda fuora i fior nell'muerno , onde tofto priuo ne rimane dall'afòentà dei tempo > & pe- rò bifogna vnire la folieeita di ligenza con4& tardanza,de la q uaie n'è fiat bolo lì Moro , percht più tardi de gl'altri fionfee , e per quefto è riputa» il Moro più fauio degl'altri arbori . Pliniolib. i6.cap. 2,5 . & difeerne da gì inutili grani de la poluere gli vtili grani d*1 fuocibo. Aufonio Poeta i'cnuendoaSimmacho fopra il ternario nume rollile come per prouerbio il Gallo d'Euchione, volendo fignificai Vn'efatta diligenza, ìlqual prouerbio leggefi negli Adagi) Cjdinaceum Bucbionis prouerbio dixitrfui folet omnia dilìge-ntiffime perquirere ->et inuefiigar ne puluifculo quidem reli&o idonee id inuenerittfuod exquifìta curaconquifìerat* D E L I T I O S O. VOLENDO dipingere vn'huomo delitiofo , lo raprefenterenu £0 a e narra Pieno Valeriano nel I1b.36.podo con grand lisi ma con ttiodua a ledere, ^ co'i cubito Ci appoggia ad'vn cufcino. Adamant éiiìc che era iegnodi voluttà, & di iafciuia , hauere il cuicmo ioc:o ile Jbitodei^maiKj» &^uettu« pregia cne dille guaia a ^ue che DI eESJRE- RJP& t9* ìkc acconceranno il guanciale, fotto il cubito della mane , intendendo >er quefto q uelli che lontanati da vna vini fortezza^per le mollitie deì- 'animo, & del corpo bru ttamente s'effeminano * OD ET K A T T I O.N Bw |1 O N N A di brumfiìmo afpetto , che (Uà a;federe, & che tenghi la bocca aperta,in capo vn panno nero in modo tale,che gli cuoprì,&: accia ombra à parte del vifo,if veftimento farà rotto in più luoghi , & el colore della ruggine tutto contefio di lingue fimilc aquelle del fera- le , al collo terrà vna corda in cambio di collana > & per pendente vna treglia , con la delira mano tenghi vn coltello in atto di ferire , & coil. ifìmftra vn topo, o forze che dir vogliamo, ma che ila grande ,ÓV* ilìbile-i . Brutta fi dipinge percioche non Colo è brutto il pefilmo vitio della de* -attiene per effer egli tempre pronto a i danni>&^lla rouina del profili- lo , ma molto più bruttifllma cofa è di quelli i quali fi fanno famigliari, i porgono orecchie, & danno credenza all'iniqua,& peruerfa natura de detrattori , i quali portano il diauolo nella lingua come dice S. Bernar* i|o ne' fua fermoni . Detraclor diabolum portai in lìngua . Si rapprefenta che ftiaà federe percioche l'otio è potentifsima caufà fella detrazione >& fi Cuoi dire, che chi ben fiede mal penfa , la bocca iòerta, & le lingue limili a quelle del ferpe fopra il vefiimento dimoftra- b la prontezza del mal dicente indir mal di ciafeuno, alludendo al /etto del prò feta,nel Salmo ijp. che dice ^cueruntlinguamficutferpentes ynenum afpidumfub labys contm , Et S. Bernardo ne ìfuoi Sermoni narra vie la lingua dd detrattore è vna vipera > che facilmente infetta con vn-» il|lfiato,&'vna lancia accutifsima che penetr con vn foi colpo. • T^m quid non vipera efl lingua detratìoris Feroci/sima ì piane nimirum , qua tam Ut halite? t (Inficiai flatu vno,nunquid non lancea E lingua ifl a profeto acuti/sima, qua tre* 'Penetratilo vno. Et a quefto propoli to benifsimo efplica'quefto concetto il Sig. Gifmon ! Santi con i feguenti Sonetti cofi dicendo. "BOCCA crudel-, che mentre intenta fnbdi Tua lingua a danni altrui, [cocchi jaetta U^je petti de mortai ditofeo infetta Chi mai fchiuar poteo lempietue frodi* Serpente rio 3 che ftbillando rodi Gli humani corytrifauce can che'rì fretta Latrando > ogn 'alma , ancor che al ciel erette , tJMordi , efol di ferir ti pafei , e godi . ^ion Mofiro là v'Pl Ts^lo il corfo ftende 2V£> belua mai su monti ajpri Btfei Teco di par à l'altrui morte intende s «J>* ' ICONOLOGIA jtnxi è d'*Auerno ancor più cruda fei9 Che gl'empi! folyfolo i preferiti offende f Tu i vicini y e lontani^ e giufiiy e rei. J? B^ET^iA) deh frena homai lingua peruerfk Tua l'mgna nel ferir cotanto audace Ch'ogrìv» che fedele ferfìda>e mendace T'ejìimayedi mortai velen4afpèr fa $ 'iAwr% non t'arreftar;md cruda ver fa Il rio liquor > che prima te disface / Che ri pena del fallir tua propria pace ( Volle) conturbi rf danni tuoi corner fa , Co fi grauida ilfen l'immohil terra Di focofi vapor , da loro oppreffa'j Si fcuote y.e prima afe muou'afpra guerra l Taf ne l'Fgeo crucciofa l'onda , efpeffa Quafbor tv fata a* venti Eoi differra ' (jhfiogli in affrontar, rompe fé sìejfa . * XI panno nero fopra il capo , che fa ombra a parte della faccia, figni/k la proprietà del detrattore , cheèdir male occultamente, & pero be. «Urie S.Tommafo z.i.quef.yj.art.^ Altro non è la detrattione che vna | eulta maldicenza corjftro la famaj& reputatone altrui, com'anco l'tffA to di efla è d'offufeare", opprimere, & occultare l'honorate attioni altr^ © col dir male > o col tacere l'opere buone . Terentio nel Phormione jjl joj^S^ena ^.J^hil cH ^nftpho. Qui male narrando pofìit deprauari at Tu id quod boni eft excerpis, dicis qvedmalieB. Il ▼eirimento rotto in pia luoghi, & del colore della ruggine ne^ inoltra che la detrattione regna in huomini baffi, & vili , tra quali vi no di quegli che il più delle uoite più tolto dalla gentilezza , & corti di qualche Signore, che dalla buona fortuna, o altri mezzi virtù ,afccndono.a qualche grado, del che mfuperbi ti , per non degenerar 1} to da la loro mala creanza , & federati coturni fono limili alla rugg Jaquale fi comeeìla rode>& con fuma il ferro,o altri metalli, con* k fur teica natura di queftì tali con la detrattione confumano li-buona elfi none , & fama altrui • La collana di corda con il pendente della (tre che tieneal collo potiamo dire, che fi come gli antichi faccuonodil tione da perfona , aperfona (come narra Pierio Valeriana lib. tre Sòrzè che dir vogIiamo,ene tiene con la fmiitra roano, Plau; 1 «P-Atto pr.Sccna prima anpmjglia i detrattori a' detto animale , per- toche fi come egli* cerca tèmpre di rodere l'altrui cibo,& altre cole, coti 1 detrattore rode^iftruggei^^onfumarhonoreji&^uanto^i buono, 5fi ii bello ncU'humano genere fé ritruoua . Qiiaft mure* femper edimus alienum cibuffu Vhtres prdlatg junt quum rushomines cmt Simul prolata funtnpjiris dentibuu BIS PREZZO, E? DISTRVZZIONE 8ei:Tiacerit& cattiui affetti* che tiii in atto di combattere con vn ierpente , & a canto vi fiaivna Oca f'na> ai piedi della quale vi fieno diuerfeferpe che fhj no inatto di coni attere con detta Ocogna,macae fi veda da ella reftino offele comi bec- co,©^ con li piedi, Si dipìnge armato>& còri il ferpèritc, pcrciochcckièdifprezzatorc,^ diftruttoredcipiaCeri,cVcattiuiatìfctti,cortuicne e ìeiia d'animo forte»* virtuofo . Gli fi dipinge la Cicógna, come d)cc n. mo,eflendoch'clix. Continuamcritfcfa guerra cori i fcrpi,i quali animali fono talmente terrò I ni , che Tempre vanno col corpo $c¥ tti ra ,& 'tèmpre fhnno'a quella cori j giunti, o vero Ci ascondono nelle più lecrete fi; eh neh e di.euelk ; or.dt perl'immagine di qucfio-vccclo che di uon ìférpi, fi uk ftral animo li «jualc dii'prezza le delitie del mondo, Oc che da fé rimurLe , & a fimo te ] glie via i defidenj sfrenati, ò^_ gli afici^i tcrtcin (ìgnifccati.peruvenc i Hofi ferpi . DISTINTIONE DELBEKE, ET DEL MALE. DONNA DI CESARE RI? J. 19S DONNA d età virile , vefttta con habito grauc , con la dcftra nuna terra ya criueilo , & con la uaiftra va raitrello da villa . 01 i^ppreienta d'eri vi nle,$c velica eoa habi to graue, perciochè detta :ta è.piùsa^aee, eretta da la ragione a ^ a giouentù, 5c la vecchiezza , per etfere; 4^1^$Jffi&i$&&Jkir itati concupiicenze , & paflioni,& nell'altra le dcliratione deirinteilec» ;o. At^o ftromèntoè ilcrnjciro>perdimofti!are la di ftmtione del bene, k del male , dei quale fé ne ferue per tal {imbolo Claudio Paradino con-» m motto ; Ecquis difeernit vtrumq; ? Chi è quello che dilli ngue, diuide» ) refega l'vno,& l'altro ?. Cioè il bene dal. male t come il cnuello , che dr- ude lì buon grano dal cactiuo loglio, e da l'vtile ueccia, ilche nò fanno le niqueperiòae,che lenza adoperare ìlcriuellode la ragione ogni cofe nfieme radunano, & peròPicrio prefe il Cnuello per Gierogliiìco dej» .'Iiuoiiio di perfetta fapienza , perche vn flolto non è atto a fapere difeer- lere il beae dal male, ae fa ìuueffrgare li fecrèti della natura, onde era juefto prouerbio apprettò Galeno Stulti aderibunt. Li facerdoti EgitiJ )er apprendere con fagace eoa lettura li vaticiaii , foleuono pigliare val# :nuelloia mano, fopra che veggiaiì gli adagij ia quel detto prefò da Gre- :i no(rx.ty(tftllxy9ue Cribro divinare . Il raftrcllo che tiene da l'altra mano, ùia iiiede.ixiia proprietà, perche di tal hromento feruefì l'agricoltore >er purgare 1 campi da i'nerbe nociue,& radere vii le feluche, ocftoppie U prati, impercioche d raftro, & raftrello è detto a radendo,comedice Garrone lib. 4. De lingua latina, co fcHucus homo abradit, quoabrafu rateili Vitti. J\ajlriqmbus dentali-bus penitus eradunt terram , a quo & rutabridiclu ìt nel pruno ltb.de re rufhca,cap.49. dice Tura de prctis ftipulam rajìelli em %qtque addere f artifìcio amulum . Hora fi come l'agricoltore con il raftel- oièpara dal campo Inerbacele catti uè, &^ raduna con l'i ft elfo il fieno mono al mucchio , & al tre vtiii raccòlte , coli fhuomo.deuediftinguere •olraftello de l'intelletto -il bene dal male, & con i'ifteiìò radunare a ie_* i bene, altramente fc io ciò rara pigro , & incauto ie ne dolerà , però tea* ;lu a mente il r, cordo di Virgilio nei primo della Georgica. Qupd nifi , & aRidais berbam infefìabcre taftris . Et foniti* trrebis aues : e£" rurls opaci Falce p^emes ymbras : votisrj; tocaneris imhrem : Bea "magnum dfòrrarfrKftva fpiclrfyiraceriiHm. Sedi ami on pregherai Dio per Li pioggia, con tuo dolore , vedrai il mucchio de ifeiiona raccolta di queli'altro/che è /fato diligente, ck.giuditiofo In far- >,ck mitigherai la fame con le ghiande,, il'che noi potremo applicare^- (oralmente a i'huomo,ilquaie fé non iwìichctà da le le male piante de Lttiui affetti, & defiderij ,&coì .raftreìlo del giudicio non japrà ducer- re il bene dd ma'.e> & ie non i.cacue.à da le gon brauate gi'yeceìla'c y $pé 1 CÒNO LOG I A / tft buffoni , parafati, adulatori , & altri cattiui huomini , & can la falci de l'opcrationi non opprimerà l'ombra dcrotio,&fe non decorerà al Dioconleorationi, con dolor fuo vedrà il buon profitto d'altri , cioè refterà fozz0»ftoraachcuolc , igi tante,vilc,&abietto,comevri porco. ° DI S E G N O. N Giouane d'afpetto nobilifsimo , veftito dVn vago , & ricco dr pò , che con la delira mano tenghi vn compaHò , cV" con la fini t tao fpecchio . Difegnofjpluódirecheefiofiavnanotitiaproportìonale di tutte ^ cofe vifibili, & terminate in grandezza con la potenza di porla invìi Si fi giouane d'aipetto nobile > perche è il neruo di tutte le cofe fatti! i & piaceuoli per via di bellezza , percioche tutte le ce fé fatte dall'artr dicono più >& meno bel le, fecondo che hanno più, & meno difegno! JahdKcz^ade^a farina hunaana nella giouentù fiorifccprincipr.kr.e-' DI CES JRS HIP Ai Jf7 |Si può ancora fare d'età virile , come età perfetta , (quanto al difcorfo,che inon precipita le cofe,come lagiouentù,& non le tiene come la vecchiez- za ìnrefolute . Potrebbe!! anco far vecchio >& canuto come padre della l>ittura,Scoltura,& Architettura, com'aneo perche non fi acquifta giam- mai il difegno perfettamente fino ali'vltimo dell'età , & perche è l'hono- Ire di tutti gli artifici manuali , e l'honore alla uecchiezza più che all'ai- ire età di ragione pare che conuenga : Si fa il dilegno veftito^perche poe- tili fono che lo vedano ignudo, cioè che iàppiano intieramente le fue ra- gioni , le non quanto linfegna l'efperienza , laquale è come jvn drappo ventilato da i venti , perche lècondo diuerfe operationi , & diuerfi coflu- IBM di tempi,e luochi fi muoue . Il compaflò dimoftra che il difegno con*E irte nelle mifure,le quali fono al'hora lodeuoli, quando fra loro lòno prò >ortionali fecondo le ragioni del doppio , metà , terzo , e quarto , che fo~ io cómenfurabiM d'vno, due, tre, & quattro,nel quale numero fi riftrin» . *ono tutte le proportioni,come fi dimoftra nell'Aritmetica, & nella-» kfufica , & per conseguenza tutto il difegno , onde confitte neceflaria» | nente in diuerfe linee di diuerfa grandezza , o lontananza . Lofpecchio igmfica come il difegno appartiene a quell'organo interiore dell'anima, juaìe fantafia fi dice,quafi luocodell'Ìmmagim,percioche nell'immagina uua fi ferbono tutte le forme delle cofe,& fecondo la fua apprenfione fi dicono beile , & non belle come hi dimoitrato il Sig. Fuluio Mariotelli ;n alcuni fuoi difeorfi > onde quello che vuole perfettamente poifederc il difègnò,è necefiario ch'habbia l'immaginatiua perfetta, non maculata, non dJftinta > non ofeurata , ma netta, chiara,& capace rettamente di tut- :e le cofe fecondo la fua natura , onde perche lignifica huomo bene orga- nizzato in quella parte , dalla quale pende ancora l'opera dell'intelletto, ?erò ragtoneuolmente a gli huomini che pofsiedono il difegno fi fuol e hr molta lode, & lifieffa lode con ueneuol mente fi cerca per quefta_» aa, come ancora perche la natura ha poche colè perfette, pochi fo- ie quelli che-arriuano a toccardil fegnoin quefta amplilsima profef- ;jione , che p:rò forfi nella noftra lingua yien efprefla con quella vo- ileDifegno . Moke più cofe fi potrebbo.no dire, ma per tenerla folita bre- vità quello badi, & chi vorrà vederne più, potrà leggere il libro intito- ||atoi'Eftafi del Sig, Fuluio Manotelli, che farà di giorno in giorno alle bffipe,cpera veramente di grandifsima con/ìderatione . DOMINIO. VO M O con nobi!e,& ricco vefiimento, hauerà cìnto il capo da Vn ferpe5 cXJCon la finiftra mano tenghi vno Scetro, in cima del ualevi fia vn'occhio, & il braccio, cV il dito jndice della delira mano •liftefojcomefogliono farquelli che hanno dominio, & comandano. Gli fi cinge il capo a guilà di corona con il ferpe, percioche ( come -nar- Pierio Valeriane nel lib. 15. ) è fegno notabile di dominio > dicendo n vii a fìniiie diinoftratione fu predetto l'Imperio a Seuero , u come af- :rma'Spartiaì3o,acui'Ciicndoxgli in vìi albergo, einfe il capo -vn ie:pe, ICO NO LOGIA &C effendo fuegliati , & gridando tutti i fuoi familiari , & amici chef* •co erano, egii fenza hauergli fatta offefa alcuna fé ne partì .-anzi più; che dormendo Maffiminp il giouane, ilqual fu dal padre dichiarato in- terne feco Imperatore , vn ferpe gli fi riuolfe intorno al capo , dando fe« gno della fua futura dignità . Laveremo qui di riportare gl'altri antf] effempij , che nell'ifteup luogo Pierio racconta , & in vece di quellij produrremo vno di piùfrefca hiftoria efpofto dal Petrarca neleo] ìatione del lib. ^.trattatod.de Portenti cap.i^. oue narra che Azoi feonte giouane vittoriofo , per comandamento del padre pafsò colli iercitol'A pennino, & hauendo ottenuta vna vittoria pretto Altopafìl con vguale ardire, & fortuna,fi riuoltó contra i Bolognefin;In tal fpj tione, effendo fcefo da cauallo per ripofarfi , leuatofì la celata che vie] fé la pofe in terra> vi entrò vna vipera fenza che niuno fen'accorgeffl quali DICE SAR E R IP A: r*f fluale, méttendoli Azone di nuouo in tefta la celata, con horribilc, & fu- oiofo ftrepito fé ne calò giù per le guancie de l'intrepido , & valorofo Capi tano,fenza alcuna fua lenone : ne volfe però che fufie da niuno fe- *uita: mainducendo ciò a buono augurio vsò per fua imprefa militare a vipera: Augurio non tantoper le due vittorie che all'hor nportò,quan- :o per lo Dominio che dipoi ottenne del Ducato di Milano, ÓV" tutto :iò afferma il Petrarca d'ha uere vdito dire in Bologna mentre viflauaa 0 fludioiquello foggiungo perche altri autori vanno con finte ehime- e arrecando varia cagione, per laquale i Vifconti portino per imprela-» a bifcia,-Che aniunopiù crederli deueche al Petrarca, che per relatio- le pochi anni dopo il càfo feguito nel'ifleflò luogo oue fegnì lo feppej 2uod cum Bononi&addefcens in Jìudijs yerfaremaudiebamydiceil Petrarca, k più a baffo ,Hinc precipue yquodipfe prò fìgno bellico vipera vteretur. .1 giouanetto poiché efee di bocca del ièrpe, non è altro che figura lei giou inetto Azone, che fcampò da la bocca de la Vipera, che non lo morde ; ma torniamo alia noftra figura . Lo Scetro con l'occhio in cima li elio , che tiene con la fini/Ira , 6V il geiìo del braccio , & delira mano» : fenz'altra dichiaratione legno di Dominio,come fi vede per molti Aut- ori, & in particulare Pitagora che fotto mi ftiche figure raprefenta la-, uà filofofia , efprefi'e Ofiri Rè, & Signore con vn'occhio, & vno Scetro» tornato da alcuni molt'occhio,come narra Plutarco de Ifide,& Ofiride» \egem enim , che tenghi , V con la finiflra mano vn compafib, & con la delira vna bacchetta, & [canto vi fia vn timone . | Perche alla felicità del comunviuere politico fi richiede l'vnione di ìolte famiglie,che fotto le medefime leggiyiuino,& per quelle fi gouer ino, & per mantenerli ciafeuna famiglia con ordine conueniente, ha bi pgno di leggi particolari , & piti riftrette dell' vniuerfali , però quello nuato ordine di gouernare la famiglia fi dimanda da i noftri con paro- 1 venuta dai Greci Economia, &hauendooguicofa, ò famiglia comma eméte in fé tre rifpettipcr efiere ella pertinètealla vita, come fuomem- ro,di padrone, & di ferui,di padre,& di figliuoli,di marito,& di moglie, :rcm quella figurali dipingerà con la bacchettarne lignifica l'imperio* ìe ha il padrone fopra i fuoi ferui, & il timone dimoflra la cura, & il reg mento, che deue tenere il padre de i figliuoli, perche nel mare delle de pie giouenili eglino non torcano il corfo delle virtù , nelle quali fi dcuo 3 alleuare con ogni vigilanza , e iludio . La ghirlanda dell'olmo dimofira, che il buono Economo deue necef- riamente mantenetela pace in cafa fua . Q-4 3«* ICONOLOGIA Il comparto Infcgna quanto ciafcuno debba mifurare le fue forze,& tondo quelle gouernarfi tanto nello fpendere> come nell'altre cofe, Biantenitnento della fua famiglia > & perpetuità di quella, per mczo deN la mifurà,che perciò fi dipinge matrona , quali che a quella età comi ga il gouernO della cafa , per l'efpenenza , che ha delle cofe del moit ciò fi può vedere nel feguéte Epigramma fatto da vn belliftimo ingc | Illa domusfelix , cert. s quamfrenat babenis Trodìga non #ris mater > &• ipfa vigil Que caueat nati fcopults ne forte iuuentus *s4Uidat fauis y nec fuperetur aquis , Vtbene concordesy cunfti fua iuffa capejfant Vnaq; fit varia gente coati a domus Si caput auellas migranit corpore vita> Sic fine maire proba quanta mina domus* DI CES ARE RITA. fc Vi ELEMOSINA. DONNA di bello afpetto , con habito lungo , & graue , con la fac* eia coperta dVn velo, perche quello che fa elemofina , deue ve- àer à chi la fa,e quello che la nceue non deue fpiar da chi vengalo donde, Habbia ambe le mani nafeofte lotto alle velie , porgendo cosi danari à iue fanciulli, che filano afpettando dalle bande. Haueraincapo vna_» lucerna accefa circondata da vna ghirlanda di oliua, con le fue foglio , le flutti. Elemofina è opera caritatiua, con la quale l'huomo foccorre al pouero in alloggiarlo, cibarlo, veflirlo, vifitarlo, redimerlo, & feppellirlo . Le mani fra 1 panni nafeofe lignificano quel che dice S. Matteo eap. 6. 'Hefciat finifira tua quid fac iat dextera,& quell'altro precetto, che dice : Vtfit Elemofina tua. in abfcmdito, & pater tuus, qui videt in ab fionditi reddat ubi . La lucerna accefa dimoflra,che come da vn lume s'accede l'altro , fen- za diminutione di luce,cosi nell'efercitio dell'elemofina Iddio non paté, che alcuno refti con le fue facoltà diminuite, anzi che gli promette , e do na realmente centuplicato guadagno . Oliua per corona del capo, dimoftra quella mifericordia , che muoue l'huomo a far elemofina, quando vede, che un pouero n'habbia bifogno, però diflfe Dauid nel Salmo 5 1 . Oliua fruttifera eil in domo Domini . Et Hefi chio Gierofolimitano,interpretando nel Leuitico : Sufcrfufum oleum) dice lignificare Elemofina», . ELEMENTI. EVOCO. DONNA che con ambe le mani tenga vn bel vafo pieno di foco,da vna parte vi farà vna falamandrain mezo d'vn fuoco,e dall'altra vna fenice parimente in vna fiamma, fopra la quale fia vn rifplendente Sole , ©uero in cambio della fenice il pirale, che èanimale con le penne,il quale (come fcriue Plinio,& riferirceli Thomai nella fua idea del Giardino del mondo ài cap. 5 i.)viue tanto, quanto Ha nel fuoco>& fpengendolì quello, vola poco lontano , & fubito fi muore . Della falamandra Plinio nel lib. io. cap. 67. dice, che è animale limile Sila lucertola,pieno di fìtlìc, il quale non vien mai,fe non à tempo di Iub ghe pioggie , & per fereno manca . Quello animale è tanto freddo, cheipegne il fuoco tocco non altri- menti , che farebbe il ghiaccio, & dicefi anco , che quell'animale ila , & viue nel fuoco, & più tollo l'eftingue, che da quello riceu.a nocumento alcuno , come dicono Ariftotile , & altri fcrittori delle cofe naturali . ARIA. DO N N A con i capelli folleuati,& fparfi al vento, che fedendo fo- pra le nuuole, tenga in mano vn bel pauone, come'an male conle- crato à Giunone Dea deirana,& fi vedranno volare per Tana varij vccel- li,&aipiedi di detta figura vi farà vn camaleonte , come animale, che non mangia cofa alcuna , ne beue : ma folo d'aria fi pafee,, & viue . Ciò riferice Plinio nel lib. 8. cap. £27 ACQVA xo2 ICONOLOGIA AC CLV A. DONNA nuda, ma che le pam vergognofe fieno coperte con bella gratia da vn panno ceruleo, & che fedendo a pie di vno fcoglio cif* condato dal mare, in mezo del quale fiano vno,ò due moftri marini , tea ghi con la delira mano vno fcettro , & appoggiando/! con il gomito fini» ftro fopra d'vn'vrna, & che da detta vrna efca copia d'acqua , & vari; pe- fci, in capo hauerà vna ghirlanda di canne paluftre, ma meglio farà , che porti vna bella corona d'oro . A quell'elemento dell'acqua fida lo fcettro,& la corona, perche non $ troua elemento alla vita humana,e al compimento del mondo più necet iario deiracqua?della quale fcriuendoHefiodo Poeta, & Talete Milefio, diifero,che efla non folamente era principio di tutte le cofe , ma Signora di tutti gli Elementi, percioche quella confuma la terra , fpegne il fuoco, faglie fopra l'aria , & cadendo dal Cielo qui giù è eagione,che tutte le-i cofe neceflàrieall'huom«nafcano in terra. Onde fu anticamente appref- iq i Gentili in tanta ftima,& veneratione,che temeuano giurare per quel- la, Óf quando giurauano , era fegno ( come dice Virgilio nel ó.lib.deirE- neide^) d'infallibile giuramento, come anco rifèrifcc,& approuaTomma- io Tomai nell'idea del Giardino del mondo, al cap.44. TERRA. VNA Matrona a federe , velli ta d habito pieno di varie herbe , e fio- ri, con la delira mano tenghivn globo, in capo vna ghirlanda d fi onde,fiori, e frutti , & de 1 medelimi ne iàra pieno vn corno di douitia 1 ìquale tiene con la deftra mano , & a canto vi farà vn Leone , & altri ani-' ìiiali terreltri . . Si fa matrona , per efiere ella da i Poeti chiamata gran Madre di tutti j gl'animali , come bene tra gl'altri dille Ouidio nel 1 . della Metamorfol coli. Qfiaq; poft tergum magng iaclata parentis . Et in altro luogo del me de (imo 1 , li b. di/Te anco. t5\€agnaparens terra efi , lapide sq; in corpore Terra > Offa reor diciyiacere hospojì terga iubemur , Et rifteflò anco replicò nel 2. lib. de Fafti ,come anco meglio lo dij Lucretio lib.2. denatura rerum. Si dipinge con il globo,&chefìiaa federe, per efier la terra sferica, i immobile,come dimoftra Manilio nel i.lib.Aftronom. doue dice. ritinte fubfedit glomerato pendere tellus . Et poco dipoi. Tft igitur tet mediarti fortita cauernam aeris . Et con quello che fegue appreiìò . Si uefte con habito pieno di vani fiori , & herbe , & con il cornucop pienodi più forte di frutti, & con Ja ghirlanda fopradetta in capo , pd Cloche la terra rende ogni forte di frutti , come ben dimoftra Ouidio n lib. 1 . de arte amandi oue d ice. Hac tellus eadé parit omnia -vitibus illa Conuenityhac oleisybic bene f arra -piret, Et Scatio nella Thebaide, come rifenfee il Boccaccio nel lib. 1 . dell:» g eiA ci -già de gli De^', cofi dice della terra. 0 eterna DI CESARE R1PJ.- *c,| Stabileye fermctye del del l'Occidèh i La macchina veloce}e l'vnoy e l'alti o Carro circonda te > che in aere vote Tendente fiai. 0 de le cofe meTO Et indiai fa a i grandi tuoi fratelli , tAdunqne infiemefola a tante genti > Et vna basii a tante alte Cittadìy Et popoli di fopra y anco di fatto , Che fen%a fopportar fatica alcuna. ^Atlante guidi, ilqualpur affatica Il del dfoftener k Sìelley e i Dei. v eterna madre d'huomini],.e di 'Dei Che generi le felueyi fiumiy e tutti > *J)el mondo ifemì ygl'animaliye fiere Di "Prometeo le maniy e infieme ifafft Di Tirra,e quella fofli y laqual diede fPrimà d'ogn' altra gl'elementi primi* 1 E gl'huomini cangiaftiy &che camini E*l mare guidiyonde a te intorno fiede La quieta gente de gì* armenti) e lira \DeUefiereye'l ripofo de gl'vccelliy \Bt apprejfo del mondo, la foriera. ELEMENTI/ I Quattro Elementi,per compofitione dei quali Ci fanno legenerationi nàturali,participano in fommo grado delle quattro prime qualità , & con tal rifpetto fi trouano nell'hiiomaquattro complefsioni, quattro vii* , tù,quattro faenze principali^quattro arti le più nobili nel mondo, quat- tro tempi dell'anno, quattro fiti, quattro venti, quattro differenze locali> |& quattro caufe,o cagioni delle h umane fcienze. Et verranno quefU quattro Elementi bene, & piaceuolmehte rapprefentati eo i loro vifibili (effetti, fenza hieroglifico metaforico , hauendo fatto cofi per rapprefen- tase alla vifta rifleiTe cofe vifibili,molte volte ancora gli antichi, & però con l'aiuto folo della defini tione materiale fi farà prima la terra . TERRA. DONNA vecchia , veftita di manto lungo, & fofco, fi foftentii/L* aria fópra vn battone, ilquale pendendo egualmente alla figura dall'vna , & dall'altra parte , habbia nell'vna,^ nell'altra fommiti vnì_» ftella, attrauerfi detto battane la figura fin doue pofibnoarriuarle brac- cia ftefe all'i ngiù , ftando la figura dritta , e pofandofi con le mani in det- tobaftone , la tetta alzata in alto , & a foggia di treccie* hauerà vna felua d'arbori, & nelle fpalle fi vedranno come monili due piramidi, che rap- prefentìno Città,& tenendo le mammelle fuori del petto , getti fuom ac- qua, che fi raccoglia fopra il. lembo della velie, & fopra al detto battone [[fi vedano pendere grappi d'vue , & fpighe di grano , & tenga detta figura [♦al collo vn monile di foglie d'oliue . Cofi fi rapprefentano i tre frutti principali della terra, il deriuarche ■fa il mare da i fonti > la ftabilità della terra librata dal proprio pefo , & io- jftenuta , per dir cofi , dalle lationi celefti , moftrate nelle due Rtllc , elio ^lignificano anco i due Poli, il battone moftra l'afledel Cielo , i luoghi *jhabitati,& filueftri fono efprefiì nella felua , cV~ nelle piramidi. Il color della vetQe è color della terra, & la faccia di vecchia è , perdio j|di lei fi dice a gl'huomini tutti:Tornate alla gran madre antica . Rhea, o vero Cibale ancora era già rapprefentata per la terra , come fi I rrede appreffo gli fcritton della Deità . ACQlrA **4 ICONOLOGIA A C CLV A . DONNA giouane velli ta di uefte fottili,&c di color ceruleo>in do che ne trafparifcano le carne ignude, con le pieghe> la velie per tucco imiti Tonda del mare > moftri detta figura di foflener con fatica vna naue fopra la tefla,ftia con i piedi fopra vn'ancora in forma di camminare ail'mgiù, habbia pendente di coralli, ÒV d'altre cofe manne , al petto fi uedano due conchiglie grandi, che raffembrino la forma delle mammel- le , s'appoggi ad vna canna , o remo , o feogho con diuerfe forte di pefei d'intorno, difpofti al giuditio del difereto pittore. Gli antichi per l'acqua faceuano Nettuno vecchio, tirato per l'on da due caualli,con tridente in mano, di che fono fcritte l'interpretati dagl'altri. Per riflefl® pigliauano ancora Dori,GaIatea,Naiadi,6V" altri nomi, fi condo che voleuano lignificare , o fiume , o mare, ÓV" quello, o c'hauefli cahna,o fortuna. ARIA. DONNA giouanetta, & divago afpetto, fia ueflita di color biancc etr2fparentepiùdeli'altrodell'acqua,conambe le mani moflricì foften tare vn cerchio di nuuole, che la circondi d'intorno alla velie , & fopra dette nuuole fi ueda la forma dell'arco celefte . Tenga fopra la teda il Sole , quale fi mofiri , che fi ferua per raggi fui delie chiome di lei,tenga l'ali alle fpalle, e lotto ai piedi ignudi vna uel. iì potrà dipingere ancora il Camaleonte animale, che fi nodrifce d'ari fecondo fi fcnue,e il credo . E di facile dichiaratane , il Sole mofira quefTeJemento e/Ter diafane*1 fua natura>e fentir più de gl'aìtri,e commnnicare anco 1 benefitij dei Soli La vela dimoftra il naturai fito fuó effe re fopra l'acque . Finfero gl'antichi per aria Gioue,& Giunone, Gioue perlapartepi pura,Giunone perla parte più mifta,econ tuttelefauolea loro fpettan. che Tono quafì mrinite,fì finiboleggia fopra la natura dell'aria, & delle i- rie trafm utation-i permezofuo. F V O C O. C*i IOVANETTO nudo di color uiuace: con un ue!o rofibatj J uerib, il qual uelo fi pieghi diuerlàmcnte in forma di fiamma. Pi ti Ja tetta calua /con un ibi fiocco dj capelli all'in su, fi ueda fopra la j fu un cefchiocó l'immagine delia Luna,per inoltrare che quello fra Clemènti ha luogo fuperiore , tenga un piede folpcfo in aria, per i fLarela fua leggerezza , & lotto alle pian te dei piedi fi moflrmo i u ti , che foftìano ; fotto alla regione del fuoco . Vulcàno,& la Dea Velia furono da gli antichi creduti Dei del fuo & da i fapienti conofeiuti , che l'uno ci lignificane ì carboni , e lai tra fiamme : ma in quello io non mi flendo , per efierui altri , che ne pari lungamente. ELI DI CESARE RIVA. ±05- E L E M E N T I P V O C O. DO N NA con la Feniceincapoyche s'ablmiei> & nella man deft ra tenga il fulmine di Gioue,conle fantille tutte sfàuillan ti , & fia^ leftitadirofjfo. AERE. DON N A che con ambe le mani tenga l'iride,oueró arco celeft e -, & habbta in capo una calandra con l'ali di fteié,& col becco aperto, e ia uefìita detta figura di turchino affai illuminato » a e QJf A.;oon vua co;o na di fiorirla terza vn vaiò pienodi liquore, .e la quarta e la Vi. tona coli* iVnramo di palma con lettere. TiìLLVS STABiLlS. ELEMEN ri SECONDO EMPEDOCLE. Mpèdocle Filofofo dille effe.re 1 prmcipij i quattro Ej ementi, cioè i Fuoco, l'Aere, l'Acqua ,& la Terragna con due principali poten amicitia,& difeordia, l'vna delle quali vnifce,l'altraicpara,da altri det$c combinationi poiIibiii,& imponibili , le lue parole greche tradotte poi I latino fon quefte in Diogene Laertio. Zeu e àgygiic fare (pegiajgta?, j$ alt ìcoeu» Ì^V?i?S'$ctX£votrÌ7Tix.go7eyiietj5gÓTiioi/ luppiter albus, c£" alma forar liuto-, atque potens Dù. jfitN^efìis , lacrimi* bombmnqiu lumina compier . Che furono volgarizati da Seluaggio , Accademico Occulto in et guila , fé bene nei fecondo , & viti ino vedo è alquanto lontano dai te G reco,& Lati no. Odi quattro radici delle cojè. Cjiàxe altoytlma Ciunonete Vinto ricco , Eì^yiiyche di punta n'empie ifito Ond'egli Gioue parimente intende per lo fuoco, che è foprafaei &f chiamalo Fificamente^Gioue , percioche niuno maggiore gioua mento altronde fi riceue, che dal fuoco . L'alma Giunone intende per l aere, ftc^in quello molto con elfo lui lì concordano i Poeti, ìqualiiin ìixj Giunone moglie ,-cX.forella di elfo Gioue, attefo quali l'ideila qu:
ti , opochifuma diiferciu'adeirvno,& dell'altra, onde Homero nel ry linguaggio dtlfe. Itmpseui cano (turitbrQnajtiyqn. I nclytam > qua m ontnes beati pe r longum Olympum L&tihonòrant fimulcumloue obiettante fulminibus» i Pigliati" poi il padre Dite: per la terra , &.è chiamato Plutone , cioè R è* &: Signore ricco delia terra,f ercioche in etfa fono riporti i piupretiofi te- $oh,& da lei fi caua oro,argento, &ogn'aitro metallo. \' Neih vitiniamente fi mette per li numi ,cioè per lo generare dell'ac- que. Ne voglio in quefto luogo trala'icure vn'epigramma drGio. Zarai:- tmoCaftellini^lpru volta iioanaato,aelquJccon lenii miftic ,.di fimpc- docle,in forma di enigma eipone, coinè àJ;a morte d'vn rofignuolo ìnter* uennerò tuta gl'elementi, mentre egli ftaua cantarido ìnciaia d'vn 'allo fo^apiè del quale ico'rrcùa vnnuo d'acqua. Dum prifeùm tener* Thilomela in vertice Daphne* . Tlorarct querulo guttu re mxfladolum , Terculit incaiaum crudeli vulnereTlutof Quam luna hahd potu t fhflinuiffe diu . In lacnmas ?%e jtis cecidit rm ribunda propinqui , T^eflis , & in lacrimis funditus interijt . Zxtinttam lento rombvfìit luppiter afiu . Invino tumulo fu tumulata fuit, E LO Q_V ENZA. Ne* I O V A N E bella,col petto armato, & con le braccia ignude,in ea- tkJ pò hauerà vn'Elmo circondato di corona d'oro , al fianco hauerà le ì[occo,nella manòdeftra una uerga, ndla finiftra un fulmine, & fera uè- ita di porpora . fi' Giouane,bella, & armata fi dipinge, perciochc l'eloquenza non ha aU rb fine>ne altro intento, che perfuadere , & non potendo farci > fenz'al- ttare,& muouere,però fi dee rapprefentare uaghifsimad'afp tto, eficn- > Tomamente, & là udghezza delle parole , dellequali deue ciìcr fecon- i chi vuole perfuadere altrui , però ancora gl'antichi dipinfero Mcrcii- d giouanc, piaceuole , & lenza barba , i coftumi della quale età fono an- fcra conformi allo ftilc dell'eloquenza, che è piaceuole, audace, altera, fciua,& confidente. "I La delicatura delle' parole s'iufegna ?nrr ranelle braccia ignude, lo iali efeono mora -dal bufto armato, perche fenzai fondamenti di fa!4a tttnna, && 'impotente onfe^uireilfuoiìne.Però Ci dice,che ia dottrina è madie dell'elodea- ,& della perfuafione ; ma perche ie ragionrdeila dottrina fono per ia .» Acuità mal uolentieri udite,& poco intefe ,'però adornandoli con pa- e,fi lafciano intendere, & partonfeono lpeiìe uoltc efìetu di perfuafio* , &cofi fi iòuuiene alia capaciti , & 4 gl'efietti dell'animo mal compo- sero fi uede,che, o per dichiarare le ragioni diiìieili , cxf dubbie,o per ^narTammo ai iiioto delle pafltoni,o per rafaenario», fono acce ira ri; i V«4I *dr ICONOLOGIA' *agjfy& artifitiofi giri di parale dell'oratore, fra' quali egU&ppia celart h iuoartifitio,& coli potrà iiiuouere,&: incitare i'aitierojo uero^iueglian- do l'animo addormenta todell'huomo baffo, &(j. yJSÀ più capace d'ornamenti , o finalmente coifolgore delia fublimo» che ha forzad'atterrire,'& di fpauentare ciafeuno . La uefte di porporacon la corona d'oro in capota chiaro fegno , com$ ella riiplende nelle menti di chi l'afcolta , & tiene» Udominio de gl'animi humani*efierìdoche,come dice Piar, in Poi. OwmH& digmtas mmregiad^ gnitateconiunfta eft>dù qmd iujiumefiyperfuadejt^t cu UlaFgfpublkas gubernaù E LO QJV E N Z A. DOnna veftita di uarij colori, con ghirlanda in capo d'herba chiami" ti Iride > nella mano delira tiene vn folgore, Qf nella finiffra un*i libro aperto , Il ueftim'ento fopradetto dimollra che fi come fono uarii j J colori , coli l'Ojratione de uè elìere uefii ta , & ty piuconcetti ornata. La ghirlandadellafopradettaiierba lignifica (come narra Pieno Vale riano nel lÌb.tfo.)eifere finibolo dellaeloquenza, pcrcioche narra Hora ro che gl'Oratori de Troiani,come quelli che erano eloquentifsimi , hi lieifero mangiato l'Inde fiorita, & queikt vuol darci adintendere il poei ainquefto iuomodo di dire, cioè che eglino haueuano con ogni dilige, za, & ftudio imparato i precetti dell'ornato: parlale, & di ciò quefta e 1; & con l'indice, ehe è il fecondo dito dell'ifteifa ras] £efo>&preifoàfuoi piedi vt fari vn Jibt:o,& fopra elfo vn'oroiogio dajj uè re, vi farà anebra vna gabbia aperta con vn pappagallo fopra . Il libró,& l'orologiccome fi è detto t indicio,cheIeparole fono 1'* mento dell'eloquente : le quali però dcuono elìere adopratc mordine fiiuuradel tempo, eilcndo dal tempo fòle ni» fura tai'oratione, &da . | riccuendoi numeralo fiile,lagratia,& parte delì'attitudinea pcrfuadij UpappagaUo,è fimbolo dell'eloquente, perche fi rciide marauiglj come dice Cicerone nella Hetto- rica, e gl'altri» che hanno icntto prima» & dipoi . Il vestimento rollò dimoftra , che l'orazione deuc effere concitata , & affettuofain modo, che ne rifiliti roflòre nel vifo , accioche fia eloquen- te, &atu alia perfiiafione, conforme al detto d'He-rati© . Si *h me Fiere, dolendum cftprimum ipfì tibì, Etqucfta aflcrtionc concitata fi dimoftra anco nella mano, & nel dito alto:perchc vna buona parte dell'eloquéza còfifte nel getto deli'orationc» E LO QJf E N ZA, MAtrona veftitad'habito nonetto , in capohauera vn Pappagallo, & la mano delira aperta in fuora, gl'altra ferrata moftn 4'afconder- lafottolcvefii. Quella figura è conforme all'opinione di Zenone Stoico^il quale dice* uà , che la Dialitica era famigliarne a vna mano chiufa, perche procedi aftutamente, Oc l'eloquenza fimìgiiantcavna mano aperta , che fi aliar* ga,& diffonde aiTai pia. Ferdicniaratiouedel Pappagallo fcruiraquaa. toh è detto di fopra. Eloquenza nella Medaglia di Marcantonio. ERa da gli antichi Orfeo rapprefeatato per l'eloquenza, & Io dipinfe* ro in habito fi lo fori co, ornato dalla tiara Per/lana, fonando la lira» & auanti d'elfo vi erano Lupi,Leoni,Orfi,Serpenti»& diuerfì altri anima* li, che gli leccauano i piedi , & non foio v'erano anco diueriì vccelli,eht /olauan9,ma ancora monti» or. alberi, che fé gli inehinauano, & parimeli ite fafsi dallamulìca coinmofsi, & tirati. Per dichiaratone di quefta bella figura ci feruiremodi quello, che ha nterpretato l'Anguillara a queftojpropofito nelie Metamorfofi d'Ouidia |il iib- 1 o. dicendo » che Orfeo ci moftra quanta forza , & vigore habbia eloquenza , come quella» che e figliuola d'Apollo , che non è altro » che afapienZa. La lira e l'arte del fauellare propriamente la quale ha fomiglianza del- i lira «che va mouendo gl'affetti col fuenohor acuto » hor graue della oce, & della pronuntia . Le felue#& imonti,che fi muouono,aItro non fono, chcquegrhuOmt i Hfsi, &oftinati nelle loro opinioni, & che con grandifì una diffìcultà u* J affano vincere dalla fuauità delle voci , & dalia forza del parlare , perche: [l'alberi, che hanno leloro radici ferme,& piofonde nGtano gi'nuomini* he fiifano nel ccntrodeJl'oftinatione le loro opinioni. N 1 Eerma ancora Orfeo i fiumi, che altro non fouo,ciie i difonefti,& lafci- huomini,che,quando non fono ritenuti dalla forza della lingua dalla ro infame vita, 1 corro no fenza ritegno alcuno fin'al mare , ch'è il penti- euro, & l'amarezza* che mole venne fubito dietro a i piaceri carnali. Keadw manille te» e benigne le iic»«j per le quali Nintendo no gl'iiuomi- h ni *t# ICONOLOGIA ni crudeli,& ingordi del fangue altrui, cffcrc ridotti dal giuditiofo fjùcV- la:ore a p:ù humana,& lodeuote vita. ELO QJ/ ENZA. PER Sfigura dell'Eloquenza dipingeremo Annoine, ilqua le con fu ono della Ci tara,& con il canto, fi ueda,che tiri a fé mo J ti lari! faranno fparfi in diuerfi luoghi t Ciò lignifica > che la dolce armonia de! parlare dell'Eloquenza perfua- de,& tira a fé gl'ignoran tarozzi, & duri huomi ni , che qua , & la lparfi di- morano>& inficine conuenghino , & ciuiimente viuino. E M V LA T I O NE. DON N À giouane,belIa con braccia ignude, & capelli biondr,e A ciuti,chenuo!ti in gratiofi giri, facciano vnauaga acconciatura a capo,rhabito farà fuccinto>& di colore uerde.Stari in atto di correre, fa uendo i piedi alati, & con la delira mano te fighi con bella gratia vno fpn «e,o ucro vn mazzo di fpme» L'Emù iatiorte,fèconda Ariftotile nel x. lib. della Rettoricac vn dolc re, ilquale fa che ci paia uedere ne i fimìlia noi di natura alcun bene hon rato,& ancora polfi bile da conleguirfi,& quello dolore non nafee perei colui non habbia quel bene, ma perche nói ancora vorreisimo hauerlo , che fortemente pur & incita non già imaluaggt a defiderare>& operare contra il bene d'ak come inuidiofi , ma i buoni, e genero!! a procacciare a loro fieni que che in. altrui vt ggendo, conofeono a loro ftefsi mancare , & a quello j: polito fi dice : Stimttfas dedit amulavirtur. B QV I T A Tarila medaglia di gordiano. DONNA uefbta di bianco,che nella delira tiene U bilancici finìfira vn Cornucopia. Si dipinge utftiu di bianco, perche con candidezza d'animo fenz fJarfi corrompere da gd'interi-sfi , quatta giudica i meriti . & dcmenij i» ui,e li premia, & condannatila con piaceuolezza,ÒV reinUsione,fig cani-oli ciò per k bilancici oV* per il cornucopia^Equiì D t CESARE RIPA. * / 1 Equità in molte medaglie . VNA dQiizdladifcinta,cheftandoinpiedi,tcngacon marnano va paro di bilancic pan, & con l'altra yn bracciolarc . Equitàdeliiuerendifi.TadreFr.lgnatio. DOnna con vn regolo Lcsbio di piombo in mano, perche i Lesbij fa» bricauano di pietre a bugnc,e le fpianauano folo* di Copra , & di fot- CO,& per elfere queftoregolo di piombo,ti piega fecondo la baflezza del* le pietre,ma però non elee mai del dritto: cofi l'Equità fi piega , & inchi- na aìl'imperfettionehumana, ma però non elee mai del dritto della giù- ftitia . Quella figura fu fatta dal Reucrcndifs. Padre Ignatio Vefcouo di Alatri,& Matematico già di Gregorio XIII. cflendoiì coli ntrouata tra le fue icntturc . E Q_V ALITA. Come dipinta nella Libraria Vaticani. DONNA , che tiene in ciascuna mano vna torcia , accendendo l'ima con l'altra- EQVINOTip DELLA PRIMAVERA. f~^ I O VANE di giuftà flatura,ueftitodallapartedeftradaaIto,& a VJ baffo di color bianco,& dall'altro lato di color negro,cinto in mez- iro con vna cintura alquanto larga,di color turchino, feguita fenza nedi icon alcune ftelie , a vio di circolo , terrà fotto il braccio deliro con bella gratia yn,4nete,& con la finiftra mano vn mazzo di varii fioh>& alli pie di hau^&Hiue alette del color del veftimento , cioè dal lato bianco bian-» cfce,& dallato negro nere. Equinotro è quel tempo,nel quale il giorno è eguale con la notte , &cj quello auuiene due uolte l'anno, vna di Marzo alU 3 1. entrando il Sole-» lei fegno dell'Ariete , portando a noi la Primaucra,ck di Settembre alli Ijf.portandùl'AutJuiino con lamaturità de' frutti. Si dice Equinotio,cioè eguale^ equinottiale, cioè equidiale>& anco tquator«,cioè eguagiiatore[del giorno con la notte,6c per quello, che ne inoltra il Sacrobofco nella Tua sfera : equinotiale è vn circolo, che diuide sfera per mezzo^cingendo il primo mobile > io di ui de in due parti > &" milmente i poli del mondo. Si dipinge giouane, perche venendo l'equinotio nel principio della 'rima-uera,nel mele di Marzo,gli antichi faceuano,chein detto mefe fof i: principio dell* anno . Dicefi anco che folle la ereatione del mondo,& |dco l'annodella Redentionc , e della Pafiìone di N. S. &anco da quello ì-Jjel primo grado dell'Ariete elfere (lato creato il Sole , auttore del detto kjinnotio; onde non fuor di proposito gl'antichi fecero, che in que%» -de foffe principio dell'anno, eifendo che egli fia priuilegiato più de 'altri, non folo per le ragioni dette di fopra , ma perche da quello lì pi- ano l'Epatte,le lettere £)oi«inicali,& altri còputi celefti.Si rapprefen- \ digiufta ftatura,per elfere eguagliatore, che uuol dire eguale,cioè pad. 11 colorbianeo£giiilkail;giorflo,& il negro la notte.la metà perequa m\ K 2 glianza *i* tCONOLÒGlA EQVINOTTIO DELLA PRIMAVERA, glian?al*vn dell'ai tro,il bianco dalla deftra,perchc il giorno precedi la notte, per efler più nobile. La cin turadi color cekrte,nelfa quale fono alcune ftclle> ne rapprej ta il circolo , che fa detto Equinotio, che cinge il primo mobile . Si cinge aneoil detto cerchio,per efler egli fenza nodo, & perche 11 coli non hanno principine fine, ma fono eguali . L'Aricte}che tiene fotto il braccio deftro,ne dimofira,che entrain Sole nel detto fegno,fi fa l'Equinoao di Priniauera,chc per tale i tione tiene con laiiniftramanoil mazzo dei vari} hari,comc ancorili il ra,che l'Ariete l'In uerno giace nel lato finirtro, èV la Pn man era m ftro,cofi il Sole nell'Inuerno ftadal lato fiuiftro del firmamento* &| i'etruinotio comincia a giacere nel deftro. 1 .'ali a'ki'edi nedimoftranola velociti del tempoj&corfode idei fi Dì ZEI21M MP2. tip faUl oiaaeo dal pie dcftro,pcr la velocità del giorno, & il Atgto dalia Hf piftra per la notte, EQyiNOTIO DELL'AVTVNNO. PJ" VOMO d'età virile vcftito nella guifadciraltro,e cinto parime» lJL te dal cerchio con le ftclle, & turchino, terrà con ladeftra mano il '^jcgno della Libra, cioè vn paiodibilancie egualmente pcndenti,con due J!;Iobi,'vno perlaco in dette bilancella mceadi ciafeun globo fari bianco» |c l'altra metà negro,voltando Tv no al rouericio de) l'a]tro,& con la fini* ra mano alcuni rami di pru frutti,^ vue, & alli piedi Tali, come dicera-? jioall'Equinotio di (òpra. Perhauernoidetto,chccofa fta Equinotio,& dichiarato il color del v« imento,comeancoquello,chc denotali cerchio, cVl'aJi alli piedi, ibpra iciò mi parche baiti anco per dichiaracioneaqueft'aÌtrafigura,eff:nd» L e inetta lignifica ijmedelìmo di queliadi iopra;*òlod:rj quello, eh» o-rnfica lehered. età vinle/Lco dunque, -che con eiìiii dm oprala per* kttioue di quc.io tempo,pefcioche in e&>iiiolti dicono, che il noftroSi* & i '^non **4 "fCOXOLOGTJ gnorecrcafle il mondo à noi baftafapere, che nel mefe di Settembre al| a^. fa rEquinotio', & ne porta l'Autunno con la maturità, e perfettionc* de 1 frutti , che per tal lignificato fi inoltra, che con la finiftra mano ne tenghi di più forte. La libra, o vero bilancia è vno dei dodici fegni del Zodiaco, nel qua* 1c entra il Sole il mefe di Settembre,^ feflìin quefto tempo l'Equino* tio, cioès'vguagliail giorno conlanotte,dimoftrandofi con li due globi, tnetà bianchi per il giorno, ÓV" metà negri per la notte, voi ti per vn con- trario all'altro vgualmente pendenti per l'vgualiti dell'vfo del giornt con la nòtte. ERRORE. HVOMO quafiin habito di viandante, c'habbia bendato gl'occhi & uada con vn baftone tentone,in atto di cercare il viaggio, peraa dare aflicurandofi , & quefto va quali fempie con l'ignoranza. L'Errore( fecondo gli Stoiche vn'vfcire di ftrada,& deuiarc dalla linci come il non errare è vn camminare perla via dritta fenza inciampare dal rvna,o dall'altra banda, tal che tutte l'opere, o dei corpo,o dell'intelletto "noftro fi potrà dire , che iiano in viaggio , o pellegrinaggio, dopo ilquai» non ftorcendo,fperiamoarriuarealla feliciti. Quefto ci moftra Chrifto noftro Signore,l'attioni dd quale furono tu1 te per mftruttione noftra, quando appari a' fuqi difcepoli in habito di pc legrino,& Iddio nel Lenitico commandando al popol d'Ifrael, che non. voiefie , camminando torcere da vnà banda , o dall'altra . Per quefta ca * gione l'errore fi doucra fare in habito di pellegrino, o uero di mandanti non potendo efiere l'errore lenza il pafiò delle noftre attioni > openfier con eli è detto. Gl'occhi bendati 'fignificano, che quando è ofeurato il lume dell'» fi telletto con il uelo de gi'interefìi mondani, facilmente s'incorre ncgÉ errori . lì baftone, con ilquale uà cercando la ftrada, fi pone perii fcnfo,ce più fpirituale, e li nota in foinma , che ci precede per via del leniò, facilmente può ad ogni palio errare, fenzr il diicorfo dell'intelletto., ÓV~ fenza la nera ragione di qual fi vogliaci /a, quefto medefimo,& più chiaramente dnnoftra l'ignoranza, che a preho ìì dipinge. ESILIO. Come dipinto dal T^F. Ignatio Perugino Vefcouo d't^latri . HVCjM O in habito di Pellegrino , che con la deftra mano tiene vj bordone,^ con la finiftra vn falcone in pugno. Due E/ìli; lòno,vn pubJico,e l'altro priuato,il publico è quando Ybì mo,o per colpa,o per lòfpetto è bandito dal Prencipe , o dalla RepublìJ & condannato a uiuere fuor di patria perpetuo,o a tempo . li prka:o è quando l'auomo vpioatanamen te, o j.cr qualcheaccid j i « ifi elegge ii y'mere, e morire fuor di patria, fenza efTerne cacciato $ eh* rio figniiica l'habito del pellegrino, & il bordone . . Etpctil publicoio dinota il Elicone con i getti alli piedi. £T1C A» ONNA di afpetto graue, terrà* con la fìniftra mano riftromento detto archipendolo, & dal lato deftro hauerà vn leone imbrigl at :>. L'etica fi gnifica dottrina di coli umi, con tenendofi con efia il concup:- pcuole, & irafceuole appetito nella mediocriti,e ftato di mezo,cue con- ile lavirtù ,per confìftere ne gl'eftremi il vitio, al quale detto appetito jaccofta , tutta volta, che dall'vna, ò dall'altra parte declina . Tiene appreffo di fé il leone, nobìle,& feroce animale, imbrigliato,per ignificarei ch'ella raffrena quella parte animale cleilli uomo già, detta. " e lì- coni e allora cndentc tra lo Il 4. due j L'archipendolo ne "da periìmiktudine ad intendere} che 'ria coi;; cncrc-òene vn piano-fi dkuoftra, quando il filo pc. * ICONOLOGIA duéganvbedi desco ifirumento nò tran Igrcdx ice veriò veruno de gl'cfl^ fm,mas'aggiulìa con la linea ieg natrici j a parte iupericre , ond'cgii de- feendej culi c|uc!ta dottrina deii Etica iulcgna l'huamo > che alia rcttttw dine* hi. vgiuìgiianza delia ragione il icniuaic appetitoli confonda, qua* do non pende a gl'e/irenuj ma nel mezo ti ritiene * E T A D E L L' O k O. VN A bella giouanetta all'ombra d'vn faggio,oucr d'oliuoiiri mezzi dd quale ila vn feiarno d'api } che habhiano fatto la fabbrica, delh ^uale fi ueda ftillare copia di mele . Haueri li capelli biondi com'oro, & iparfi giù per le i palle fenz'artiiicioalcuno,ma naturalmente fi veda li uaghezza loro . Sai ueftita d'oro fénz*altro ornamento , con la deftra mano terrà vii Corn ucopia pieno di uari; fiori, Corgnole, Fragole* Caftagne> More, £ Ghiande. Giouanetta >& vcflita d'oro fi rapprefenta per moftrarè la puritic quei tempi. Il femplice ucfrimentd|d'oro,cV* i capelli fenz'artifiéio fìgniffcanc i che nell'età d'oro ja uentà fu aperta>e manifefta a tutti , ck a queìto pn pofito Ouidio nei libro primo delle Metamorfofi tradottoédall'Anguil. racofidice . ' Queflo yn fecola fu purgato, e nette %ony* era chi temeffe il fiero affetti v D'ogni maluaggio , e perfido penfiero Del giudice implacabile^ feuer* Vn proceder real, libero,e fi biette MagiuFti effendo aWhor femplici,ep' Seruàndo ognfyn la fé dicendoli yero Viuean fen%a altra giudice ficuri . Moftra lo ftarall'ombra del faggio, che in quei tempi felici d'altri \ Iiabitationc non lì curauano , ma folo di ftar fotto gl'arbori fi cgj tcntauano. Il Cornucopia pieno delle fopradette cofe, &tl fauo di mele , perd chiara t-ion'e d'eflc cofe , ne feruiremo dell'autorità del nominato autto «ìel fopradetto libro che coli dice. Sen^'effer rottoy e lacerato tutto febofempte più lièto il fuo maggie Dal y omero, dal rafì ro, e dal bidente Iacea girando la fuprema sfera , Cgnifoaue, e delicate frutto li con fecondo, e temperato raggie Daua il grato terren liberamente) Hgcaua al mondo eterna primauera £ quale egli venia da lui produne Zefiro ifior dJ ^Aprile, e' fior di Mag\ . Tal fel godea la fortunata gente 7{utria con aura tepida, e leggiera' €he fpreggiado condirle lor yiuade (de StilUuailmiel da gì* elei > e dagl'otti èiagìaua corgne,e more, e fraghe-^ ghia Correan nettare, e latte i finmi,c i r ETÀ DELL'ARGENTO. V.NA giouanc, ma non tanto bella, come quella di fopra , foli apprettò d'vna capanna>farà veftitad'argcntpjil quale veftimci làrà adorno con qualche bel ricamo, & anco artificiofànicntc accon^ U tcfU con belli giri di perle ; con là dcftia manoft'appoggierà fopra d'i ^ irata DI CES A RE 'RI P A. ' ir f iratro, & curi la fimffca mano te.ìghi va mazio di liptgWéi grano,C- &z\ ti piedi porgerà (h Gaietti d'aig-enc.ì * L'eiiei-qucihgiouuiie m«iì bella di quella dell'età dell'oro > & tfefòtil Sella gmia che dicemmo > & con h conciatura dei capo , inoltra Ja vanir» tadi cjueita alla prima età dtiJ'oro , onde lopra di ciò per dichiaratioatf Icguiieremo quanto dice ti iopradetto Anguillaia nel libro citato . Voichealpiu vecchio £>io$ ntiofo, e lento Egli quel dolce tempo, ch'era eterni *Dalfuo maggior figlimi fu toli'il regno Fece parte dell anno molto breue , Segai il fecóndo fecol del l'argento .Aggiugendoui ejiate, autunno,e verni) àie buo del pnmos e del terzo Più degno Foco epitemi morbide fredda tiene (*• Che fu quel viuer lieto in parte Jpento S'hebbergthomìm ali'bor qualche goucr Che alUmom cenerine vfar tariffe Unge %clraagiar^nd veflir,bor grautfhor le tentar mod^coflirm^e legge noue (gno, S'accomodaronal udriar del giamo (uè Si cóme piacque al fio tiranno (jìoue * Secondo ch'era in Cacroyo in Capricorno, L'aratro, le fpighedeJ grano, comeanco la capanna* -inoltrano la col- liuatione > che comincio nell'età dell'argento , & lhabitatione , che in_* quei tempi cominciornoa viare , come appare nella fbpradetta autorità nel libro primo , doue dice . CjiaTirfi,e Mopfo il fier giouenco atterra Ideile grotte al coperto ogtfvn si ferra, "Per porlo al giogo,ond' ei vi mugge,e gè Onero arboree fnafche intejfe infierne* Già il róz^o agricoltorferela terra (me E quesli,e quel fi fa capanna > 0 loggia Xol crudo aratro, epoiui fpargeilfeme, Ter fuggir Solere neue3e uéti,e pioggia, ETÀ BEL RAME. DONNA d*afpetto fiero,armata, e con la verte fuccinta tutta rica- mata in vari; modi) in capo porterà vn'elmo, che per cimiero vi fia tna tefta di leone, & in mano terrà vn'afta,ftando in atto di fierezza, cosà la dipinge Ouidio nel libro primo della Metamorfofi, doue dice . f)al metallo, che fufo in uarie ferme oiVhuom che giàuiuea del fuofudore Hende adorno ilTarpeio , e'I Vaticano S*agguinfe noia, incommodo, & affanni torti la terza età , come conforme Tericol nella uita,e nell'honore, +si quel che trouòpoi l'ingegno huma.no "F-fpeffo in ambedue uergogna, e danne tthenacq\ al'huom siuario,esi dìformey *JÀ€afe ben u'era riffa, odio,e rancore Che li fece uenir cen Parme in mani %(fìn u'erafaljìtà ^non u'era inganni Vvn contra l'altro impetuose fieri (•me fur nella quarta età più dura j ~J lor difeo rdt^e oftinati pareri. Che dal ferro pigliò nome^e natursu .. E T A D E L F E R R O. DONNA d'afpetto terribile,armata, & il veftimento farà' del color del ferro > h.ucrà in capo vn'elmo con vna tefta di lupo , con la de- lira mano terrà vna fpada nuda in atto di combattere, e con la finiftra rno (cudo,in mezo del quale vi ila dipinta lafraude, cioè con la faccia d'hup* mo giufto>& il refto del corpo di ferpente, con diuerfe macchie,& colori, ouero in luoco di crtiefto moftro ui fi potrà dipingere una fìreaa,& 4 caa» to della fopradetta figura ui J&ranao diuerfe armi » & iafcfcac » tranab uri, trombe* & ùmili . ami- '**« ICONOLOGIA il moftro>o vero la drena l'vno>e l'altro fon (imbolo, della fraude, _ aie fi può vcdere>doue in altri luoghi io ho parlato d'eiia,e per gl'ettetti». natura della foprad e tta età fluiremo per dichiaratione il più delle volti a orni nato Ouidio,che di ciò coli parla . Il iter, la fede^ogni bontà del mondo Vn ciecoye unno amor et honoris regni Fuggirò^ uersil del piegar on l'ali „ Gl'buomini indi fi e a diuentar tiranni » En terra vfeiron dal tartareo fondo Fé) le rkbe7^eigiàfuegliati ingegna E le pure yirtà candide > e belle Che per ofiar in parte a tanti mali Cjiro a splender nel del fra l'altre ft elle. Stintrodttffer k leggile i tribunali* ET Jt D E l V 0 1^0 9 come rapprefentate in Tarigi in yna Commedia , auanti Enrico IL B^èdiFranciéUt. ETÀ DEGL'ORO. VN A bcllifsima giouanetta,vcftita d'oro, e con Amali dz\ medef ma in vna mano porta vn fauo di mele , & con l'aera vn ramo di e uerc con ghiande . ETADELi'ARGENTO. DONNA uefhta d'argento con belliilìmi adornamenti diperle,6c veli d'argcnto,come anco con gran vaghezza adorno il capo, nel piedi porta fhnaletti d'argento, e con vna dàìe mani vna coppia di pane ETÀ DEL BRONZO. DONNA armata,& con vn'elmo in capo,chc per cimiero porta vi tefla di Leone,la velie è f iiccinta, & ii /'armature , come anco laift ile > fono dd color del bronzo>in vna mano i:ene vn'afta>& flain attof perbo,& altiero. ETÀ DEL FERR O. DONNA armata , & velli ta dei color del t'erro, in capo ha vna ce lata con vna tefla di lupo, conia bocca aperta, & con la man deffi' tiene vn'afta con vna falce m cima ci efìa,ck con l'altra vn raftello> 5r ha' piedi d'auoltoio . ETERNITÀ. DONNA con tre tefte, che tenga nelia iimftramano vn cerchio, i la deftra fia col dito indice alto . L'eternità pernonefier colà fenfifoilc, non puòconofccrfidairintel! $o humano , che dipenda da'fenfì, iè non per negatione, dicendoti , d Juocofenza varietà, moto lenza moto , mutatione , e tempo lenza prir ò poi , fu,ò lara line, ò principio, però difie il Petrarca defcriuendolct cofìanze dell'eternità, nell'vitimo dc'Tnontì . i Tign haurà Inoro, fu >faw, ne era Ma è fido inprefente, & bara, &■ haggi Jtifala eternità raccolta e vcr4 , Bl CESARE RIPA. ma Però le telefono le tre parti del tempo, cioè,prefente, panalo, e d«: ve-, ire, le quali fono nftrette in vna fola nell'eternità . Il dito indice alzato, è per fegno di (labile fermezza, che è nell'ctcrn:- i, lontana daogni ione di mutatione,eflendo fimile atto folito a farli da oloro,che vogliono dar fegno d'animo collante, e dal già fatto proponi- lento non fi mutano. Il cerchio è (imbolo dell'eternità . per non haucrc principio ne fine, & er eficre perfettiflìma fra tutte l'altre . ETEHNITA. Isella medaglia di Faufiina. *\ONNA in piedi, & in habito di matrona, tiene nella mano delira VJ il mondo, & in capo vn velo che le cuopra le (palle . Lo dar in piedi fenza alcuna dimoftratione di mouimento, ci fa com- rendere,che nell'eternità non ui èmoto,nemutattonedel tempo, odel : cofe naturalo dell'intelligibili . Però ben dilfe il Petrarca del tempo ell'eternita. sual marauiglia bebb'io,quando reHare Vidi in vn pie colm,che mai non flette? *J%Ca di/i orrendo fuol tutto cangiarce- la ragionc,perche quella figura non fi faccia a federe,e(Tendo il federe ìditio di maggior (labilità, e che il ledere fi fuol notare quali fempro ella quiete , che è correlati uà del moto , & lenza ilquale non fi può elfo itenderc, & non efiendocomprefa fotto quello genere la qniete del /e- :rnita, ne anche fi deue efprimere in quefta maniera , ancorché da tutu ucfto non (la ofleruatO) con. e Ci dirà qui di fotto . Si fa donna per la conformità dei nome, Matrona per l'età (labile . * Tiene il mondo in mano^perche il mondo produce il tempo,con la Tua iobiluà,& lignificarne l'eternità è fuoradel mondo. Il ve!o,che ambidue gl'homeri le cuopre,moftra che quel tempo , che on è prefente neireternita,s'occuita,eilendoui eminentemente * Eternità nella zJWedaglia di Tito. "^k Onna armata>chc nella delira mano tiene vn'afta , & nella finiflra_> J vn Cornncopia, e fotto a i piedi vn globo . Per la detta figura epa arola eternità, non fi deue intendere dell'eternità di fopra reale : ma di ria cera duratione ciuile lùghifsima,che nafee dal buon gouerno, ilo mi- : confi e principalmente in prouederle coie alla vita necelfarie, perche conofeen lo 1 Cittadini l'abbondanza dalla beneficenza del Prencipc , inno conunouaii^eiite l'animo volto à ricompenfar l'obbligo con la con )fdia,& con Ja fedeltà,e però gl'antichi dipinfero quella dur itione,c per :tui.i col cornucopia pieno di frutti, nafee parimente la lunga durano* r de gli fiati], dai mantenere la guerra in piedi contro le nationi barbare nemiche,& per due cagioni,l'vna è che fi mantengono i popoli tv ìlicofi : efpcrti, per refiflere all'audacia, & all'impeto d'altri popoli firanicri , ìe volellèro offendere ; l'altra è, che fi aflìeura la pace, & la concordia*» a 1 Cittadini, pere Le unto maggiormeate il tutto fi vjaifee c^n le possi ■y->. «* ."* ICONOLOGÌA i '. , quanto e pfh combattuto dal fuo contrario > &qucfto fi 4 rcrfutò > t v .de tuttauia in molte Citta, & Regni,che fra loro tanto piif fono difu ti i cittadini , quanto meno fono da gl'inimici trauaghati , & fi moltipli c4uo lediflcntioni ciuili, con quiete, & rifo dell'inimico» però & dipinj l'eternità con l'haila, & con l'armatura-» • ETERNITÀ. Bc ferina da Francefco 'Barberini Fiorentina nel fuo trattati d'antère . FK A N CE SCO Barberini Fiorentino nel fuo trattato,c'ha fattoi amore , quale fi troua fcritto a penna in mano di Monfig. Maffeo Bar* Inerirai Cardinal di S. Chielà, & dell'irtela famiglia, ha defcntcol'etc* ruta con inuentione molto bella: cVhauendola io con particola rgufto ve «j uta,h© penfato di rapprefcntarla qui, fecondo la copia , che dall'origini le detto Monfignore h è compiaciuto lafciarmi cftrarrc . Egli la figura, donna di forma venerabile , con capelli d'oro alquante lunghi, & ricadenti fopra alle fpalle, a cui dal finiftro, e deliro lato, do «e lì doucrebbero (tendere le coicie , in cambio dielfe fi vanno proli gando due mezi circoli, che piegando quello alla delira, e quello ali Jiniftra parte, vanno circondando detta donna iino fopra alla tetta* e uè fi vnifeono infierne, ha due palle d'oro vna per mano alzate in sii , e" veftita tutta di azurrocclefte (Iellato, ciafeuna delie quali cofe è molt propofito conuenicnte per denotare l'Eternità,poi che la forma circolale non ha prirìcipio,ne fine. L'oro è incorruttibile , e fra tutti li metalli il più perfetto , e l'azurr Celiato ci rapprelènta il Cielo,del quale colà non appare più lontana da la corruttione. ETERNITÀ. DONNA in habito di matrona , che nella delira mano hauerd rr ferpe in giro, che fi tenga la coda in bocca, e terrà detta immagii vn velo in tefla>che le ncuopra ambedue leì'palle. Si cuopre le ipalle, perche il tempo paifato nell'eternità non fi vcd«fl Il ferpe in giro dimoftra, che l'eternità iì palccdi fé rtelfa,ne ii fontf* ili cofa alcuna efteriore,ck_ippreiìo a gii antichi hgnitìcaua il moi & l'Anno , che fi girano perpetuamente ( iecondo axum FiiolbfrJ i Biedefimijpero le n'e rinouata pochi anni tòno la memoria,& l'occafil dcll'infegna di Papa Gregorio X111.& dell'Anno ritornato al fuo fi per opera di lui , & ciò lari .e (limonio degno dell'eterni ti della faina- fi gran Prencipe. ETERNITÀ. DONNA giouane,vcfiita di uerde,perdimofrrare, ch'ella non è topoftaal tempo,neconfumata dalle i'uC forze , flarà a federe fo}l tnaf .^ia,cpn vn'afht,nella mano finiftra polatain terra, e con ladet {'porga vngenic,cofi fi uede lcolpita in vna medaglia antica, con lette1 *.:C dicono; CLOD. SlPL\ ALxj. AVO. ijawcra ancora u: capo vn Lviaiiico d'oro: quell'animale era appft» I DI CESARE RIPA. * sr r gr Egiti; iadìtio delì'eternita,perche non può eflere amtnaziato da ani* male alcuno,*! come dice Oro Egittiojne* fuoi Ieroglifici, anzi faciline»* te col fiato folo ammazza le iiere,e gl'h uomini, & fecca l'herbe,& le pian; le. Fmgtfidi oro, perche l'oro è Uieno Soggetto alla corruttionc de gli litri metalli. '* Eternità nella medàglia d'Adriano. DOnna,chc foftiene due tette coronate,vna per mano con quefte lcttt te & TERNITAS AVGVST1 , & S. C. vedi Sebaftiano Erizzo. Eternità to Ver fetuitd, DOnna , che fiede fopra vna sfera cclefte É con la deftra porga vn Sole, con i fuoi raggi, & con la finiftra foftenga vna Luna, per inoltrare-,» come ancora nota Fieno Valeriane ne* fuoi Ieroglifici,che il Solc,e la Lu na fono perpetui genitori delle cofe,cV* per propria virtù generano >> e C0nferuano>& danno il nutrimento a tutti li corpi inferiori, ilchcf» molto bene considerato da gli antichi Egiti;, per rapprefentare l'etei> ti iti, credendo fermamente, che quelli due lumi del mondo fufTerO ber durare infiniti fecoli,& che funero conferuatori , & anco nutrì» bri di tutte le cofe create fotto di loro-Siede lotto la sfera cclefte , come |:ofa , che fia durabile , & perpetua ; nelle medaglie di Dominano , & di (Traiano fi uede l'eterni ii,che con la deftra mano tiene vn Sole, & con la ìniftra vnaLuna,col veftimentofcinto,e largo. EVENTO BVONO. \T** I O V A N E lieto,& ueftito riccamente, nella mano deftra haueri L.J vna tazza, nella finiftra vn papauero , & vna fpica di grano , quello >uono euento teneuanocofi fcolpito anticamente i Romani in Campi do ;lio,infiemc con, quello della buona fortunale come vna fomma felici* a di buon fucceflo in tutte le colè , però lo fingeuano in quella maniera* lolendo intendere per la tazza, & perla fpica la lautezza delle viuande, k del bere , per la giouen tu i beni dell'animo ; per l'afpetto lieto i piaceri, he dilettano,^ rallegrano il corpo/per lo ueftimento nobile i beni della òrtuna, lenza i quali rimanendo ignudo il buono euento facilmente va* ianome,e natura. Il papauero fi prende per lo fbnno , & perla quiete» nel che ancora fi :uopre,&accreice il buono euento • l EMVLATIONE, CONTESA, E STIMOLO Di GLORIA. fXONNA> che tenga vna tromba nella deftra mano , nella finiftra vna L/ corona diquercia con vna palma ornata di fiocchi , & dui galli alli • iedi, che fi azzuffino . I Hefiodo poeta Greco nel principio della fua poefia intitolata le opere k li giorni con più fimilitudine moftra chelacontefadigloriofa fama è ÌK>ltolaudabile,& conucneuole,attefocheper tal conterà ìi virtuofi fan- , jo a gara a chi può più auanzarei concorrenti loro , il ien «mento de i :rfi di Hefiodo è quefto prefo dal Greco a parola per parola» * nALmulatiìY vicinum yvicinus m ~ **& 1 *^3 ICONOLOGIA lAddiuitìas fejlinantcm,bona vero hdc contendo bom'mibus\ It figulusfigulo fuccenfet , & fab rofaber , 1 1 mendicut mendico inuidet , cantorq; cantori, I quali ucrfi per maggior chiarezza noi tradurrcmo^tencndoci 4»cnteal tetto Cieco. Ilvicinoalvìcmemulfi moftra Che con gran fretta le ricche^e acquisi* •JWa buona è tal conte/a atti mortali; Uva/aio s'adira col vafaioy ìlcantoralcantor,ilfabroalfabrOf £'l mendico al mendico inuidia fona. Onde n'è deriuato quel tri to prouerbio Figulus figulum odit , Il vafai odia il vafaio,quando fi iuol dire,che vno artefice, o uirtuolo odia lata della medefimaprofelEone : però uediamo ogni giorno ftudioi'ì, che bi iìmano, & auililcono le opere dalta, perche odiano la urna delli uirti* lì coetanei fuoi , non fenza inuidia ; fé benefpeflò occorre che quello,cl umidiamo viuo,morto poi lodiamo>come dille Mimnenmo* Jnftgni cuipiam viro proni fumus omnes Jnuidereviuo ^mortuum autem laudare * Mollo lo ftudiofo da vna certa ambitiofa inuidia d'honorc,ìncitato ci ftimolo della gloriola fama , defiderofo deiferegli folo pcrecceJlenz: nominato , e tenuto il primo , & fuperiore a gli altri , s'affatica , s'ind Uria , & s'ingegna di arriuare , anzi tripaflàre 1 fegni della perfezione leroglificodella gloriofa fama n'è la jromba Significai tuba famam, rjpi iebritatem. Dice Pieno , la Tromba eccita gli animi de Soldati, & gli fi glia dal fonilo , Claudiano . Excitet inceftos turmali bucina fomnos . La tromba parimente della fama cicita gli animi de vi rtuofi,& li de «làtfonno della prigritia,& fiche ftiano in continue uigilie, alle qualt volentieri fi danno folo per far progreflò ne gli efl'erciìij loro a perffei fama, & gloria . Similmente la Tromba incita gli animi de Soldati, gl'infiamma aliamilitia , Virgilio nel Sedo. */£re ciere virosyMartemq; accendere cantu. Colila trombadella fama,&: della gloria , infiamma gli animi all'eli lattone della virtù, quindi è che Plutarco trattando della virtù mot diffe , Legum conditore s inciuitate ambitionem amulationemq; excitanty ah & qumque* naie certamen Capitolino JoMÌfnpkx,muficHm.equefireygymnUumy & aliquant* pluriiénty quam rime efi eorona'torum ; Nella tnfcrittione , ancorché non fi ìbecifichi laxorona di quercia > nondimeno d'altra non fi deue intendere, perche nelle contefe di Gioue Capitolino Etgli Hiftrioni ancora,ficome apparifee in; quella infcrittioneftant. ata dal Panuino,da Aldo Manutio,dalloSmetio, & da Giofetfo Scalile* ib fopraAuiònia, L. SVRREDT. L. F. CLY FELICIS PROCVRATORI. AB SCAENA. THEAT. 1MR CAES. DOM11AN . d'A leliandro Hetrufcìs corollis kmnij'dtanimn aurei dàrentur^&tin Sido lp Poeta "Palmi* [erica , Cioè Palma ornata di fàfcie,o fiocchi di fetaiveg- gfilo Scaligero in detto luogo, & giornale del Turnebo lib. i8.cap. j. f dan- ; às* ICONOLOGIA dandofi non per altro che per la vittoria : onde gli Athenid Bietteuaooogn'anno dui galli a contendere in public» ipcttacolo , ade! fempio dell'Emulatione, come leggefi in Celio Rodigino lib. p. cap. ^ Vfauano anco quefto in Pergamo. Plinio lib. io. cap. zi. tergami omniU énnis fpe&aculumgallorumpublice editar ccugkdiatorura > Et Polluce lib.j e (limolo di gloria. EDIF1TIO, O VERO VN SITO. GLI antichi per vn faifo attaccato a vn filo denotauano l'edifìcio» ucro il fi to>& l'opera fatta , cqnciofiacofa che in nifTun modo Ci pi j drizzare gli edifiiij fé non fi cerca con diligenza la drittura de ì can ti, p mezzo de gli archipendoli; onde nel fabbricare fi de uè prima oiierua quello, che tutti gli cdifitij corifpondano all'archipendolo, & che noi habbinomfe(per vfare il uocabolodi Vecruuio) parte alcuna d'incili n tionc all'ingiù . Però fi potrà rapprefentarc quella figura per vn huou I che tenghi in uoaiaano l'Archipendolo in atto di adoprarlo con arte , con giuditio , FALSITÀ D'AMORE, O VERO INGANNO. DONNA iuperbamente ueftita , terrà con le mani vna fcrena , e guardi in vn fpecchio. II falfo amante fotto la delicatura d'vna leggiadra apparenza > & (pi • la dolcezza delle finte parole , tiene per ingannate alcole le parti più che ine fpecchio nano tutte quelle cofe,che ìi fono polle innanzi , e però vnal fijnilitudine>che non ha realità,& quello , che gli fi apprefenta alla fi ftra, mene alla defila mano, & medefiinamente quello, che è dalla de vicneallaliniflrajilcheètuttoquelio^lie imporla quefto nome di fall — 4 ome benifiimo racconta il Pieno nel Jib.4».. F AMA. DONNA veftita d vn uelo fonile fuccinto a traucrfo,raccolto a 1 zagamha>chc ìnoftri correre leggiermente, haucr a due grand farà tutta pcnaata>& per ditto vi faranno un t'occhi, quante pcnnc,& ^uc'h ui faranno dola.* b«cche,& orecchie , neiia dcilra mano terra troail I I I ! DI CESARE RITA. %2$ troffibiiCòfi ladefcriueVirgilioj&pcr più chiarezza fermeremo le Tue paiole medeumerfradottc in hnguanoftra cefi. U Fama $ vn malydicuinonpm veloce 'Piccola, al timor prùno,& poi s'inalba E neffun altro,rdi volubile^ Fino alle fìetle, & entra nella terra r fot vmei& camminando acquiflafor%e> È trai mutoli ancora emende il capo. Et poco poi foggi unge. 5 veloce dipiediye ieggier d'ale Sono nel co rpo piume, fon tant* occhi* 'ntsefiroborrédaje gràde,alauale quate Di [otto vigilanti,®- tante lingue Marauiglia da direj &Mnte bocche alla guardia del colmo* a" alcun tetto* )uonan inlei,& tanf orecchie inalba y{ OfoprAd'altc, (^eminenti torri, t fola dinotte mmeigp il cielfiridendo Le gran città fmarrendo,et fi del falfi ìt per Inombra terrenayne mai china Come dei aero è mefaggier iettate:* t Tocchi per dolce Conno*®- [tede il gìo rno F AMA BV O N A. "X GNNA con vna tromba nella mano dritta , & nella finiftracoflu J vn ramo d'oliua , haucrà al collo vna collana d'oro , allaquale ila er pendente vn cuore, & hauerà l'ali bianche a gi'homeri. Jli^pmba lignifica il grido vniuerfale fparfo pergl'orecchi de gl'imo l'ai*" Il ramo d'oliua morirà la bontà della fama , e la (inceriti dell'haomo : molo per òpere illuflri,pigJiandofi fempre,&; roliuo,& il frutto fuo in bona parte ; però nella Sacra Scrittura fi dice dell'olio, parlando/i di w rifto N. Signore in figura, Oleum effùjkm nomen tuum , EtdeH'Oliua di- i ii Salmo," Oliuafraàifera in domo Domini . Et per quefta cagione fole- i no gl'antichi coronar Gioue d'Oliua, fìngendolo iommamentebuo- , 11, &fommamente perfetto. Il cuore pendente al collo , fignifjca , come narra Oro Apollinc ne ' (di Ieroglifici,là fama d' vn'h uomo $a bene. L'ali di color bianco,notano là candidezza , & la velociti della fama i bona. FamacattiuadiClaudiano. Onna con vn ueftito dipinto d'alcune immaginettc rtere,come out. tini con l'ali nere ,& con vna tromba in mano, conforme al detto iClaudjanonel lib.de'Ua guerra Get;ca,contro Alarico. F'-imaq; nìgraìttss juccintlapaimnibki $tas . >ono l'immàginette notate perdei timori, che fi accrefcononcl ere i'crela catt'ua fama. L'ali nere moft'rano rofcu-rit'à dt4ramo«v& la -ford ctezza . Fama chiara ne Ila medaglia di intonino. ir 'N A beiiiminìi ;rMira" MM'Wtì Mercurio coni talaria' piedi, & >1 al capo,fopra il braccio fìniftro tenghi con bella gra:iavhpanno,& [Ulano il caduceo,^ nella deftra per lo freno vii cauallo Pegafeo,che i ■"..con i piedi in aito pei' volare. ■UìgjjgdiMcrcurio cuni :aia.i,&csdjccbifigaifica la chiara fama S per» I) titf ICONOLOGIA^ pcrciochc gli antichi Jo finfero auntio di Giouc,]c per lui ^incender parlare , cioè l'efficacia della voce »ì&dcl grido, che per tutto fi ipandi & l'ale che tiencin capo fignifìcano le parole veloci. . II cauallo Pegafeo s'intende per la chiara fama di Antinoo vclocctnei te portata,& fparfa per l'vniuerfo . 11 freno d'elfo cauallo goucrnato da Mercurio; ci dinota , che la fam è portata dalle parole, & dalla voce, che fuona*ialÌe virtù degliUuftì fatti de grhuomini>& che tanto più,o meno cotal fama peruienc al ma F A MA CHIARA. dp,quanta & dal pacare de gl'huomini è acci ta^& fparfa. - , Et il popolo Romano per honorare Domitiano fece battere in vna e fciolto la poppa che a la calìa appefa pendo E di fnngue ogni vena ignuda , è [coffa Sembra vnapaUa a uentofen%afìai* tyallido,e cre[po,magro>c ofeuro ha il voi Ventre nel uétrefuo non fi comprende te deBa pelle fol vettite Coffa (to Ma il loco par che fìa già uentre Hata \E dell'oca congiunte in varìj nodi ^affembra in fomma l'affamata rabbia Trafbaion varie forme, e vmì modi. Doffa vn'anotomia,chef anima hahbia f FA Ti Ci. gOnna giouane mal vcftita, di color verde, in mano terrà vn libro aperto , dando in atto di leggerlo yóT a canto vi lira vn uitello,o eneo. ' La fatica,fceondo il detto di Cicerone nel 2. delle Tufculane,* vna cer a ©perationedigrand'attioned'animo, o di corpo, & fi rapprciènta ve» ita di verde,perehe la fperanza JaricHòpre,& la mantiene . i Si dipinge giouane^ercioche lagiouentù e atta alla'fatica più d*ogn*ai :a età ddì'huomo. Et Ouidio nellib. a.dc arte Amaadi volendo diroo- rare,ciie nella giouentù fi deue durar fatica, cofi dice ».$uvires>animiq. fintini tolerate tabtres lamveniet tacito curva [eneftapede. , Col libro fidimoftra la fatica della mente, che s'apprende principal- mente per mezzo de gl'occhi , come ftradapm fàciledicognitione in o- jni proposto all'intellètto. Quella del corpo fi rapprefenta per lofìgni* icatodcl giouenco conferme al detto d'Ouidio r,ei hb. 15. delle Meta* iorfofi doue dice C&delaborìfericreduntgaudere imenei , FATICA. "Ofina robufta,& veftita di pelled'afino > in maniera che la teftadel- i'afi no faccia l'acconciatura delii capelli,efl~endo quell'animale nato a fatiea, & a portare peli : s'aggiungeranno ancora alla detta acconcia- la due ali di Grue,& in mano terrà i piedi del medefimo vcceHo,ilqua- Iferue per memoria della fatica , perche è antica opinione, che inerui ijll'al-i,& de i piedi di Grue portati adolTo,fàccino lòpportareogni fati- tsageuolniente,&: fenza akùndilpiacere,comeaueniice Pierio Valeria- ^.fi al libro 17. FATICA ESTIVA. ^ 7N A giouane robufìa , veftita d'habito fuccinto , e leggiero con le ''W' braccia nude,ehe con Jadeftra mano tenghi vna falce da mietere il Émo>& con la finiftra vno feorregg iato finimento da batteri! frumen- f3ni& apprcfiTo vi fia vn bue, 3iouam-, & robufta fi «lipinge, per tfier in quella età le forze del cor- sia die inaine yigorcie»s& anco più atte alle fatiche, come bene lo ^dijroìi ra Guidi cj iib. 15. Metamorfosi. S a Fitq; 1*8 ICONOLOGIA fittjue yaiens iuuenisinequecnim robuftior £(ms Vllflynecvbcrior>n?cqu4magisardeat-vlla. L'habito fuccinto , &^ leggiero , e le braccia nude diinoftrspo U fpofitione,&prontezza,chcii richiede all'operatione,rinH come diflfuiamentc legna S.Tommafo eontragenriles lib^.cap.pj» FATO. HVomo vcfl ito di panno di lino, per la ragione fopradetta,haueri capo vna flclia,neUa man delira il Caduceo di Mcrcurio,nellafi lira *ra Conocchia col fufo, ma che il filo fia tronco nel mezzo» Le ragioni , che fi sdegnano alle dette eofe,fono quelle piimieran te, percheìl fato fi tiene per diuolg.ua opinione de fami della gentil; che confi Ha nella diipofi tione delle iìelle,& che tu tti li noftri humani fari,& importanti negotii trapaflìno,fccondando il moto d'elfo, però >• pra i\ capo,come dominatrice fi dipinge la ftella detta * 11 Caduceo denota la pò tt fra del fato ,cuero vn certo diurno fpiritit mc:o,'p«r]o quale non lolsmentc la mente noftra, ma tette le cofc ccr tean DI CESJtRÈJLIfr* ..?*?■ le ancora dicevano «flèr motte y& governate y&ctcdc&zno dì piàlgca* tili,che fufie vn certo vincolo>co'l quale noi venimmo obbligarle riftrct- ti con l'ifiefioDioAchecOn noilaneceflìtàdi quello mede Sia© ad unaf- fe tutte k cofe^ Lo dipìngevano con la conocchia , ÓY* coni! Fufc^perche coli fi moitra il debolifsuno filo de noftn giorni, attaccato-allc potente deiCielo . F A V ORE. GLI antichi fingeuano vn giouarie ignudojallegro,coà Pali.allc/ba!- Jc>con v«a benda a gfocchi,e co'piedi tremanti,fraua iopra vna ruo :a.Io non so uedere,per qual altro fine coli lo dipingen%ro,fe non per di- tnoftrare i tre fonti,onde fearurifeono, '& denuono tutti i favori . li pri- mo è la viitù,figmificata pe r l'alida gKantichi fpeffe volte , per mantenere la metafora -del volo dell'ingegno . lì fecondo è la fortuna , dalla q uale iiceuano haver Jc ricchezze , &" per/quelle la nobiltà , le quali due cofe principalmente danno,& mantengono il fauore viuoj& gagliardo, & la fortuna è dimoftrata con la ruota, pcrJa ragione dada-fi a fuo luogo, l'al- :ra cagione del fauore è il capriccio , 6V inclinatione di chi £auoriicof enza alcun fine ftabile,o fenzaipronc d'alcuna cofa ragionevole, & que^ lo uien lignificato perla cecità de gl'occhi corporalità quali s'imparaci* cr corto il conofcimeato dell'intelletto, & qveftefono tre cagiona Si poflòno-ancora con qvefte medeftnie cofe lignificare tre effetti d'eli b>cioè l'afi l'ardire, che fi àa dal fauore per impiegarli a grand'impréfei ja iuperbia,che toglie Ja uirtù , & la conofeenza delle perlòne mengran- ii,ilchc fi nota nella cecità,& il dominio della fortuna, che per lo più fi [onfeguitce per mezzo de' favori,& ciò perla ruota fi manifeila. Però que ioli dice fecondo il vulgo, non douendo noi attribuire dominio alcuno pia fortuna^dipendendo tutto dalla diuina previdenza: Et in quello s'hi la feguitare la ueriti,infegnataci da S.TommafoContragentiles ? e 02 FAVOR E. *-Ì I 7N Giouanearmato, con uno feudo grande polito in terra, oue fari V dipinto il mare con vn delfino, che porti fopra il dorfo vn gioui- le, che fuoni la lira , ótcon la mano dritta terra vno feetroabbafiato uer* 'bla terra. Si dipinge il fauore armato per l'audacia di feoprirfi vigorofo nello • mprefedi molta difncultà , alle quali.fpeùo s'amfchia , ÓV ne efee facil- mente cen honore. Lo feudo è fegno,che 1 fauori fono difefa della fama, & della roba co- leeffo è fatto perdifefa della vita corporale'. ' * 1 II Delfino nel modo detto, accenna Ja fauolad'Arione nobile fonato! fcjilqualeperinuidia d'alcuni mannari, effendo gettato da41a barca hel- kjacque fu da quello pefee amore uolmen te portato alla ri uà, ìlqual'offitìo ! può prendere in quelVo propongo, perche il faucre deve ei.ìcr lenza obli j. -,&: lenza danno di chi lo fa,- ina con ucile,& honore di chi lo nceuc le- p.i qualità fi vedono zfpixfìz neh'atuom 4el Delfina, che tene* fuo $ j feo- 1 »5* 1 CONO LOG I A fcoraodo porta il fonatore per l'acque, fic, gli fai uà la vita Si dice ancora cfTer portato vno che è folieuato da fauore> & per me, zo d'effi facilmente mene a termine de Tuoi dcfiden; . in cambio del d fino fi potrebbe ancora fare vna Naue in alto mare, con vn vento, che fpinin poppa,perdimoftrare>chcil fauore è l'aiuto, che s'hi per lo e pimentodedefiderlj. Lo feetro piegato uerfo la terra è iliegno, che dauano i Rè di Perii; per fauorire i uatìàlli > toccandogli la tefta ^ perciò fi legge ncH'Iflone Sr cre>chc Affilerò, Artaierfe dettodagli fcrittori profani, per fauonre Eft fua moglie , le toccò-eon lo feetro la tefla .Gl'antichi ancora, dipingeuono il fauore col dito più groffo della m% ao. piegato,, di che fi può uederc la ragione appreffa il Pierio, &f aluj Scrittori • Fecondità nella Medaglia di t^famea, D Orma, che con lafiniftra tenga *aCornucopia,& con Iadeftramejjj| per mano va fanciullo . Si fa il Cornucopia^per adoprarh* ancora quefta parola ài feconditi me iaforicamente nella terra,, ne gì' Alberi, ne gl'ingegni , &^ inogm alti cofa buona» fecondità nella Medaglia di Faujlina .. D Orina fòpravnlctto.gcniale ,& intorno le fcheraino due fanciulli fede nella Medaglia di Vtautilla» VN'huomo con vna donna, che fi danno la fede ftringcndofir la do Ara mano. FEDE CHRISTIANA. DONNA inpiedi fopravnabafe,ueftitadibianco,ndJafinil!raha rà vna Croce.,& nelJadefira vn calice . La Fede è vna ferma credenza,per l'autorità* di Dio, di cofe cne per gomcnto non appariscono, nelle quali è fondata la fperanza Chrifhan Si rapprefentafopra vna hafe,per dimoftrare,che elia^ome dice &A brogiohb. i-.de Patri, Abr.cap.2. tonicela baie Reginaditutte far" uirtu,poiche fenza di efià è imponibile piacereà Dio xcome dice S. Pr adHebr.cap»u. Et. fi fa in piedi, e non a fèdere , con v» calice nella deftrarpcr lignifica re leoperationi corrifpondenti ad efì'a,effendo che, comeattefìa & Ago flino lib.de fid,&Loper.cap.ij tom.4.& S.Iacomoalcap.2- Ttrfidem,fi* §peribhs nemopotcjtjraluari,nec iufiifiiarij nani fides fine operibus monna ejl,c tx tpcribusconfumatur. Si che con l'opere douemo leguitare la fede ■'' ftra,poiciic quello ueramente crede, ìJquale eièrcita con l'opere ciò crede;dice S..Agofriiio fopra S, Matteo ai cap. i l.T{pn eaimfais tfi ere [ed vidend'um ejir vt credatitr. Et perche due principali capi d'cfiaFedejCome dice S. ?nolo,fcno« deve in Cinifk) Crocili i':o,& ad Saciameato dfcU'Altaie : però fi dipi t'-. ù ..i Olvcc, ecol Ca'itc. FEDE DI CESARE É IT A 23/ FEDE CHRIS T I A N A- VNA vergine con hàbitobianchifsimo fopra una pietra quadrata-*» con la delira terra eleuara vna Croce ',.& con ella vn libro aperto, guardandolo flflamente,& col dito indice della liniera, additerà toccan- do quali l'orecchio iuo;lafciando da parte Xefplicatione dell'altre cdfe già dette di fopra. «i Si rapprefenta col dito all'orecchio, & col libro aperto , perciodie dite fono 1 mezi per apprendere la Fede fanta,vnoèl'vdito, & queftoè il prin cipale,dicendo S.PaoJo ad Rom.cap.io. Fiati s ex auditu^auditusautem per -verhum Chrisìi;L'zìtro è il leggere 1 libri Canonici,& queftoè men poten- tc/Viutis eil.n.Jermo Dei^r etficax,& pemtìabilioromnigiaÀioancipitiypertin-* gens yfque ad Aiuìfionem anivuìaie)Che icmofolo priuatione d'efia-eofi dobbiamo noi crederebbe chi hi iede perfetta,^ armata con la carità , habbia l'eflere , & viua , cVchi di uefta fia priuo , s^uuicini,ó fia in tutto profilino alla priuatione , & alla tiortc eterna ; l'vno ci dine Chrifio N. S. in quelle parole . Qui eredititi te ctiamfi mortuus fuerit viuet ; L'altro s'hà del facro firn bolo di Santo ithanafio . U&c efifides Qitholica , quam nifi firmìterquccr€el bianco, che la e fra tutti La [anta Fé vtfiita in altro* modo Che vnfol puto,vnfol neo la può farb E perquefta cagione molti incorrendo , in vn folo errore,con per che . Quiimm delinquit fctJus e fi omnium reus ~ Lamano,che tienefopra il petto , moftrache dentro nel cuore fi, ripo . ) fa la uera,6Y'uiuafede,& di quella faremo premiati ideila quale dice $ GiouanninéirApocalifli &lczp-2.Eflofifclis vfqyadmortemy&dabotibiyiì cit 'jDcminustPorammviu , Non dellafinta, che molte uoltc fi moftra nel ja mortificata apparenza de' corpi . Nell'altra mano tiene il calice > fimbola della Fede, doue fi foftenap tutte le noftrc Iperanzc,^ il fine dc'noftri defideri;* efiendo h Fede vij ferma crevfcnza^fuori d'ogni dubbia confidatane! ccrtoeflerc di Dio, i ;Pt0mdCiWa'&TrBft-ATToi.ICA. .. . i *■ C DONM DI CESARE RIPA. %ss DONNA ueftita di bianco,con l'elmo in capo, nella mano dtftra te** rà vna candela accefa >6c_ un cuorc>& nella- iìniftralatauola dell» iegge uecchiainfieme con un libro aperto.- Ia Fedcicome una delle uirtù Teologiche tienei» capo l'Elmo per di- moftrarer cheperhauereiauera Fede li deuc mantenere l'ingegno ficu- ro da' colpi dell'armi nemiche>che fono le ragioni naturali de' Fiiofofi,ck !e fofìftichc ragioni de gl'Hereuò, & mali Chriftiani,tenendoferma la nente alla dottrina Euangelicar &a' diuiai comandamenti, dicendo San Gregorio nell'Homilia io. che ; Fides non babet meritum yvbi humana rati» irabet experimentum. Il libro con le tauole di Moi fc> fono i 1 teffamenta n uouo, 5>C vecchio nfieme,comeprincipal fomma di ciò,che{ì deue credere*,che fono li rommandamentidi Chriflo S.N. infieme con quelli della vecchia legge* per conformità del detto f«o , che dice: Non fono venuto a diflruggere A legge ma adempirla. Il cuore in mano con la candela accefa moirra rilluminatione della i^entc nata per la Fede , che difeaccia le tenebre deH'infideltà > & dellV ^oranza,diccndo S.Ago(lino fopra S.Giouanni al capitolo nono: Cecità* fiinfàelkasr&ittuminatiofides T Però per antica ceremonia nel facrificio Iella Meifa>& in altri atti Ecclefiaftici , fi vede i'vfo de' lumi,& delle tor- rie accefe, delchediffufamente tratta Stefano .Durante > de ri tib* Eccl. iij.t.cap.rp, F E D E N E L V AMIC1T I A, r\ O N N?A vecchia,& canuta coperta di velo bianco, col braccio do* Lx ftrodiflcfo,&: d'vn'altro velo fari coperta la delira mano* Tienecoperta la mano delira, fecondo l'ordine di Numa Pompilio Rè fe^Rpmani nel facrificio da farli alla Fede,per dare ad intenderebbe fi ha faféruarela Fede con ogni fincerità all'amico, poiché '.Fides (come dice htàgorsÌEBamorìsfuttdamentum^quafublafaytotaamicitU lexy ius , yis, ae ntio peribit . .Rapprefentaffcanuta, e uecchia,perchecofì la chiamò Virgilio , ilche licniara vn'interprete, dicendo, cheli troua più fede ne gl'h uomini, che tanno per molti anni maggiore efperienza; & aggi unge per moffrare-»» :hc non balta conferuarc la fede per alcun tempo; ma biiògnachc fia^r perpetua. Racconta di più Aerane, cjje facrifieando alla Fede il Sacerdote , fi co- rnila nonfolola delira mano con bianco uelo, mail capo ancora, e qua- i tutto il corpo , per «fimoft rarefa candidezza dell'animo , che deut eifer compagna della Fede nell'amici da. bF E D E MARITAI E. O N N A ueftita di bianco, con le prime due dita della delira m&m tiene vn'anello, cioè vna fede d'oro* & un'altro meriteuolelb Iciaeadere in mife'egli non è giuditiofo'in drizzare il camino della 'vi ta fùa per loco eonueniente,non è pofiìbile , che uengaa quel fine > ci deiideraua nelle fuc operationi. FEDELTÀ. DO*N N A ueflitadi bianco,eon due dita della dcftra mano,tengJ> | vn'anello, ouer figillo, & a canto ui fia vn cane bianco . Si fa il Cigiììo in-mano,pcr legno ài fedelri,perchecon elio fi ferrano I nafeondono li fccreti > Il ceue perche è tìdelifsimo hauera luogo appreffo quefta imagine f I l'autorità di Plinio nel lib.8- deU'hiftoria naturale , doue racconta in pi ticolarc del canediTitoLc'.bienouedutoin Roma nel confofctod Ap{> Iunior Publio Silio,ilqualc encndoil fopredetto Tito in prigione nòt i parti mai da giacere per quantopotcua vicino a Jui,&enendocglifìn« jnente come reo gettato dalle leale gemonie fuppliciochc fi ufaua in )i ina à quellijche eranocondannati dalla giuflitia , (la uà il cane in tome 1 corpo del già morto padrone, moftrando moltifsimi effetti di dolore;* -portando tutto il cibo,che gli fi daua^Ha bocca d'elfo, effondo alla fin il cada- DI CESARE RI P 4. %J5 sadatiero gettato nel Teucre > il cane ancora di propria uoglia ui fi gettè eggendo lòpra l'acque per buono ipatio quel corpo con infinita mera» ugJia de' riguardanti . Si legge anco in Erafllod'vn CaualierRomano,che haueuaun 6gliuo- 3 vnieo nelle falce, apprefib alquale dì continuo ftaua vn cane dome- tao di cafa,&^auuenne>che facendo/i vn giorno nella Città alcuni gio~ hi militari , ouc il Cauahere doucua interuenire , volle la curiola^ ja moglie interuenire alla fetta, & hauendo ferrato il fanciullo còl cane i vna medefima ftanza^onducendo feco tutte le fue ferue, fé ne andò io ra vn palcodellaeaCa, donde il poteua hauer della fella trattenimento;, fcì in quel tempopcr vna feffura della muraglia vn'horribil ferpente > ót ndatoiencalla culla per uccider il bambino , fu dal cane alfa! ito,& ucci- frettando eno folo infanguinato per' alcuni morii del ferpe , a caio iru- uel combattimento del cane , & del ferpe la culla fi uòltò fottofopra ; la, alia allo ipcttacolo del l'angue, & della culla riuerfata , "ritornata che fu- pnietturando la morie del fanciullo r portò con lagrime al padre la falla uouaregli infuriato per tali parole corfe alla ftanza,e con vn colpo difpa i l'innocente cane per mento di fedeli^ diuife in-, dueparti,poi pian^ stufo andò uerfo laculla , & credendo vedere le tenere membra sbrana^ t trouò il fanciullo viuo>e l'ano con fua grandi feima allegrezza , & mera- Ìglia,poi aecorgendefi del Jerpe morto y uenne in cognitionc della ueri- idblendblìinfinitamcnted'hauerdato all'innocente animale la morte, li ricompenfa della rarifsima fedeltà* . Molt'altri cflempi , raccontano di- tó altri auttori in que/to propoiìco>a noi batfanoquefti . FEDELTÀ. ]"V ONNA vcffitadibianeo,conla deftramajiotienevrMchiane,& ali*. .J piedi vn cane , La chiaue è inditio dì. fecretezza , che fi deue tenere delle cole apparte- rntialh fedeltà dell'amicitia,;lehe ancora per Angolare influito eh na- Ira la fedeltà fi lignifica perii cane,come fi è detto in altre occafioni. felkit amila medeglìadi (jmlìa & nella finiftrail Cornucopia pieno' frutti > e fiori. jjla felicità è vn ripolb dell'animo in vn bene fommamente conosciuto,, jdefiderato, & dcfid'erabile , però fi dipinge a federe, col Caduceo m le- go di pace,& difapiensa. H Cornucopia accenna il frutto confeguito delle fatiche, fenzalsqua- fc ìmpoifibile arauarea-ilafelicità, che per mezzo defiefi conofee , 5r «idera. Mori fono inditio d'allegrezza , dalla quale il felice fiato non fi c'iside |maij lignifica ancora il Caduceo la virtù , cV il Cornucopia la r:cchcz~ fcexp. felici fimo tra di noLcolOroyeli^h^nno tanaba:u temperali, che Iiof- %lé ICONOLOGIA poflòno prouuedcre al le neceflttà del corpose tanto virtnofijche pòi suggerir quelle dell'anima . PELICITA ETERNA. GIOVANE ignuda,con le treccie d'oro, coronata di Iauro,fiac la,& rifplendente , lederà iòpra il cielo (Iellato , tenendo vn a pali nella finifl a n.ano , & nella deft ra vna fiamma di fuoco , alzando glocj in alto, con legni d'allegrezza . GioLiane il dipinge, peraoche la. felicità eterna non ha feco , fé norl legrezza perpetua , lauitu uera, bene incorrotto , cV tutte le grane pJ colan, che ieguonola gtouentù, &c" delle quali l'altre Uà lono ni t'eì tcuitienire alia ricadi) perorriarfii, ma tutto il bcniu'Cj ex 1* DI CESARE RIP A. ìj? 1 eapcllrd'oro fonoi penfien foaui di fempiternapace, & ficuracon» lordia . in quello figniticatoèpigìiato l'oro ancora da Poeti ,chcèla-> priaa etàiucorrotta da gi'huomim , quando fi viueua fen za contamina- re le kggi. Ponila federe fopra il Cielo itellato,pcr di moftrare,che laverà felici- lische Colo in Cielo Ci godevo n è fogge tta al rapido corfc delle flelle, de ilio fcambieuolemouimento de tempii La corona del lauro con la palina inoltra ^che non fi può andare alla: feliciti del Cielo,fe non per molte tnbclationi, efìendo vero il detto di >\Paolo,che dice. J^nn foronab*:urnifiyqiulegitimècertauerit. La fiamma ardente dimoftra l'amor cfi I>io,& il miraraltolacontem- jlationedi lui, perche in ambe due quelle parti coiiiifteia beatitudine k la compita felicità . FELICITA BREVE. O N N A ueftita di bianco* & giallo* che tenga in capavnacoròn» doro^ìa cinta di varie gemmc^nella mano delira haueràvn fcctro, lenendo il braccio alto,alquales'auuitichi con le fuefrondi vna zuccha» Ihe forga dal terreno vicino a' piedi d'eflà>con la fìniftra tenga vn baci- s pieno di monete, & di gemme . , lì veftimento bianco,e giallo è inditio di contentezza,la corona,& lo :etro di fignona , & il bacile di gran ricchezze , nelle quali cofe la bre- c,& vana felicita confìtte afiìmigliandofi alla zucca, laqualeinbrcuii- mo fpatio di tempo altiflìma diuentata,in pochifsimo tempo poi perde igni fuo vigore , & cade a terra , il che è conforme a queicatdiflc l'Al- ato tradotto in nofira lingua. Crebbe la xuccaa tanta altezza, ch'eli* ,A vn*altifìimo Tin paftè la cima, M mentre abbraccia in quefia parte ,ein quetld ' 1 rami fooi fuperba oltre ogni fi ima ElTin fen fife, e atei cofi fauellct Treue e la gloria tua ; perche non prima Verrà il verno divette, & giaccio tinte. Chefia ogni tuo rigor del tutto efìinto . FERMEZZA* f\ O N N A con le mer&bra grofle,d'afpetto robuf!o,ueftita tf'azzur- \f ro> 6^ ricamato d*argento,comc di ftclle,& con ambe le mani ter ivna torre. iQuefta figura è formata in manierarne facilmente lènza molta dichia *tioneiìpuòintenderc,p«ròpernonci trattenere, ol e non bifògna, di* I folo,cheil color della velie con le ftelle nfie fcolpiteui fopra , moli ra* ' ) fcrmezza,per fimilitudine della fermezza del cielo,ilquale per la fra f rfettione,fecondo il tutto, non è foggettoa mutatione locale, ne cor- tttiua , & non può in modo alcuno vacillare in alcuna parte ♦ -.; FER. aj8 ICONOLOGIA FERMEZZA , ET GRAVITA DELI/ORATIONB. SCRIVE il Picrio nel primo libro de fuoi Hieroglifici , che quand Sacerdoti Egittii voleuano dimofìrarc in pittura la fermezza, grauità dell'oratione, faceuano Mercurio fopra vna bafe quadrata ien piedi,ilche dimoftraua la fermezza >& forza delle pa roJeeflegu ite, lo quali fenza l'aiuto delle mani , o piedi poflòno per iè ftefle fare i'offitio, che da loro s'afpetta. Fortezza d } animo , & di corpo . DOnna armata dicorazza,elmo,fpada,e lancia,nel braccio finiftro, nendovno feudo con vna tefta di leone dipintaui,fopraallaqual ' ▼namazza,per quello s'intende la fortezzadel corpo,eper il capo di ' ne,lagcncrofità deU'animo,e fi vede coli in vna medaglia molto antica Fortezza, & valore del corpo congiunto con la pruden%ay & virtà dettammo . DOnna armata di corazza ,elmo, & fcudo,& nella delira mano h bia vna fpada ignuda, intorno alla quale vi Ha con bei giri auu to vn ferpe,e fopra Telmo habbia vna corona ài lauro co oro intrecciati con vn motto per cimierojche dica : HLS FR VGIBVS. La fpada fignifi ca la fortez2a,& valor del corpo,e la ferpe la prudenza, & virtù dell'ai mo,con le quali due virtù fpefTe volte fi vedono falirc gl'h uomini di vii «ondi tione alla trionfai corona d'alloro,cioè ad alti honori deJla militi^ Forte%z? del corpo congiunta con la generefità dell'anime. DOnna armata,come s'è detto,nelladeftra tenga Ja CJauad'Hercolt in capo per elmo vna tefta di leone , fi come fi vede nelle ftatuc antiche. Fortuna. DOnna co'l globo celefte in capo, & in mano il cornucopia. l\ glob celefte dimoftra , fi come egli è in continuo moto? coli la forcul fempre fi muoue,e muta faccia a ciascuno hor'innalzarìo» è lior 'abbai -. do,e perche pare che ella fia ladifpenfàtrice delle ricchezze , & delli b Ili diqueftomondo;però fclc fa anco il cornucopia,perdimoftrare, ci non altrimenti quelli girano di mano in mano, che faccia il globo ce, Ìle,onde diflc AufoniaGallo . Fortuna nénquamjtftit in cGdcmfìatiiyfetnì moueturyVariat)&' mutai vices, & Jumma in imum vcrtit,iic rcrja erigit . P anco lignificare il globo,che la fortuna vien yinta,e imperata dalla difj iitionecelefte,laquaIe è cagionata, & retta dal Signore della Fortuna; della natura^ fecondo quello ch'egli ha ordinato ab eterno. FERMEZZA D'AMORE. DONNA d'ornati lsimo habito veftita, per acconciatura deka hauerà due ancore, che in mezzo con bella ligatura tengono vi cuore humano>con vn motto che lo circondi, & dica Xfctis cjìfnmiffin F1VMI, E PIÙ M A TEVERI SI vede il Teucre ra;ij rclentaro in rricJct luoghi in Roma, &paim larmente nel Vstic*jìiii vjiabeiiilsima Hatua d\ uMn*iC:chcfw | rendo D I CE S ARE RITA. 2%f crido > & fotto il braccio, deliro tiene vnà nipa ,fottò la quale fi véggio- io due piccioli fanciullini , che con la bocca prendono il latte da efia. lotto il medefimo braccio tiene vn'Vrna dalla quale efcc acqua in gran- liisima copia, ha nella finiftra mano vn cornucopia pieno di varii frut- te con la delira mano tien' vnremojhà la barba , & i capelli lunghi,©^ : coronato da vna bella ghirlanda di uanj frutti , e non. Il Tcuerc è fiume d'Italia, ìlquale efce dal deflro lato dell'Apennino, t diuide la Toicana dall' Vmbna > e Campagna , come ancq là città di Loma^ . ì, Si dipingono ifiumi giacendo jperdimoftrarc, che la Joro proprietà è andare per terra . |I due piccioli fanciullijche prédono il latte dalla lupa,fi fanno per me* tona di Romolp,e Remo fratelli,fondatori di Romani quali furono tro kjti àllariua del Teuere efpolti,chepigliauanoil latte da vna lupa. I Si corona detta figura in memoria delle vittorie de* Romaniche per ò fi uede il ritratto in alcuni luoghi,chc detta figura ifia coronata non.» lo de* fiorile frutti, ma di lauro. i II corn ucopia con la di uerfiti de* frutti,fignifica la fertilità del paefe, bue pana. oliremo dimoerà efier fiume riauigabile,& commodo alle mercantie. Teuere come dipinto da Virgilio nelfettimo dell'Eneide . landò in ripa del fiume ilTadre tnea Da gl'oppi folti tra le fpeffe fronde t Sotto l'aperto del polì 'a giacere 'Parue ch'vfcijfe dal tranquillofiume, ; Diede alle membra al fin breue ripofo, Veflito d'vn fottil ceruleo velo f£t ecco il Dio del luogoyil Tebro ftefjo E difrondofa canna cinto il crine. II ueftimento del colore ceruleo fi fa per dimostrare la chiarezza del- eque >cflcndoairhora più chiara, quando meglio riceue il colore del lo,&pcrò fu dimandato il Teuere Albula da principio,che poi da Ti-* fino Re de gl'Albani nel Teuere fomaierfo , fu chiamato liberi , 6*^, i Teuere. otraffi anco far il velo di color flauo , perche cofi lo dipinge Virgili© 7-deIl'Eneide. fe multa flauus arena Tyberis . Et Horatio. Vidimusfiéuum Tyberim . jla ghirlanda di canna che gli da Virgilio conuicne à tutti i fiua.i,per« 5 facilmente nafeono in luoghi acquofi. ± ARNO. 7 N vecchio con barba , e con capelli lunghi , chegiacendofia pofa- a *2 conVng°mito fopra vn'Vrna,da]laqualeefca acqua, haueri fitta figura cinto il capo da vna ghirlanda di faggio,& a canto vi farà à "ere vn Leone, ilquale tenghi con le zampe vn giglio roflò,chel'vnd Itro dinotano l'antica arme di Fiorenza, principal Città di Tofcana* fmezo della quale pafla l'Arno. ' icefi che altre uolte i Fiorentini fi eleffero per loro infegna fra tutti ^ingiglio bianco in campo roflo: ma poi per alcune difcordié natt , tra *+• ICONOLOGIA tra di lorOfCome racconta Cri ftoforo Landim , clcncro il Giglio rotta ia campo bianco. Elefiero parimente fra gl'animali il Leone, Ci come Rèdi tutti gl'ani. mali,e fra gFhuomini eccellenti per il lor maggior figlilo Hercolc. Gli iì da la ghirlanda del faggio per dinotarc,che l'Arno,fecondo chi racconta Strabone,efcc dal lato deliro del monte Apenmno da vn Ilo. go chiamato Falterona, oue è gran copia di faggi . Scende cjueftoiìumcdal fopradecto luogo, da principio, come vn t4 fcello d'acq uà fra Urani balzi,e ftrabocchcuoli luoghiA valli verfo i'QN cidente,e poi entrandoui molte forgine d'acqua, torrenti, & fiumi fi in* groflà,& laffando alla fini/Ira Arczzo,entra nel Fiorentino>& parlai Fi- renze,& la partifee indueparti, & quindi fccndendo a Pifa parimenti quella diuide,e poi corre alla marina, oue finifcc il fuo corfo . Si può anco dipingere detta figura con ilcornucopia,attcfo,che dow egli pafla fono luoghi fertili di 1 ofeana. PO. DA diuerfi,& in particolare da Probo è flato dipinto il Pò,non Col che fi appo£gi,come gl'altri fiumi all'vrna,e che habbia cinto il« };o di ghirlanda di canne,ma c'habbia la faccia di toro con le corna. Dipingeiì in queiraguifa,percioche ("come racconta Sermone Probe j ! fuono che fa il corfo di quello fiume è limile al rugito del buc,come a co le fue ripe fono ineuruateà guifadi corna . Per la dichiaratone delia .ghirlanda di eanna.ci fcr uncino dell'ai ri tà de gl'antichi , perciocheioro coronauano li fiumi di canne , perei come riabbiamo detto nella pittura del Teucre, la canna nafee ,ecrr meglio ne 1 -I doghi :acqùo fi, chc-ne gl'aridi . • Si potrà aocodipingcre'queito fiume vecchio con capelli, è barba hi ga cànuta>& éome Gabbiamo dettò, che s'appoggi all' Vrnà> dalla qoa efebi copialterr, cor vna delle mani il corno di douitia,econ l'altra vn ramo d arbore,da ìq le fi veda lagrimare humorgialta Hauerà in capo vna ghirlanda di pioppo, per moftrare non folo ci -quefiofiume è circondato da queftì arbori , aia per memoria di quel1 che fi- racconta fanolofa mente delie forelle di Fetonte, ìlqualefù fulrr nato da Gioue,& fommerfo nel Pò,& effe trasformare in ; pi^ppeal !a 1 uà di quello fiume , come anco Cigno Redi Liguria in Cigno , elìcci ciòvifrdipinge,ancoil detto vcccllaycdendoiènc di ciiì indetto fiuil gran^Uarmtà. E.qucfto fiume Aottfsirhòin Lorahardia^lqualenafcendgrembon raltiffimomonte Velalo dalli confini d; Liguri Gahiem con chia nìiiJ» & breuilsimo principio per l'Alpi icende,©^ poi calando fotto ter > ri'forge,&C entra con lem bocche ncll'Had natico mare, onde fidi fjrìcrc fenzaèiìèr piantati , onde cir- il àrie^dcirEftate,mentrc che il Sole comincia a declinare, fudanova ' rto humore giallo in modo di lagrime,ilqualc fi raccoglie con artificio, li compone in ambra» ADIGE. . TN vecchio, -come gli altria giacere , appoggiato ad vri*Vma:,4a!la V . quale efehi copia d'acqua, farà coronato di vna ghirlanda di chuer* ìori>& frutti,& con la delira mano tengiù vn remo . Adige ha la fua fontana, dalla quale efee nell'Alpi efi Trento ( fccon~ do Plinio) & mette il capo nei Mare Adriatico alli Eofionijouc è affai 1 porto. Gli fi dà la bella ghirlanda de vani fiori, cV frutti, per dimostrare, che r doue egli pafia è ameno , & fruttifero , come bene dimoftra Virgilio Ha Buccolica, & nelno-io libi dell'Eneide quando dice.. iìenó 1 Siue T?adì rip'ts > ^tkzdra fot p roptsr amannm~ TI remo , che tiene con là deftruiiiàno , dinota eflcrqticfto nobi! fiume uigabite,perciociieper eno fi conducono, varie colè .-per IVio Scigli ÉominL ' - ' NILO, 1{appreJentato in vm Hatua di marmo poila nel Vaticano iiRomal ITA à giacere con chiome, e barba lunga, ha il capo inghirlandato di k fiori , frondi, e frutti,giace con libraccio fin i Uro appoggiato fopra_» f Sfinge, quale ha la faccia fin'alte mammella di giouanecta, & il retto corpo ài leone, fra la Sfinge ,&.il corpo del Nilo fi vede vfeire gratta iiitUà d'acqua, tiene con la finiflra mano vn corno di douitia pieno di ndi,fiori,c frutteranno (òpra la perfona ài detto fiume , com'aneo fo- ri* vn Coccodrillo poftoa cantoad elfo ledici piccioli fanciulli&i, i qua on allegrezza moftrano di fcherzare . lNilo,comcdiceil Boccaccio nel j.lib.delia Geneologia delli Dei, è tiemeikitoijale,che diuide l'Egitto -dall'Etiopia^ fecondo la commu ipinion* nafee ne i moitti di Mauritania preflb all'Oceano . tueftofiau'ne fi po& iòpra alla Sfìnge, come moilro iamofo dell'Egle* |ùe pafla? quello fiume „• jetteuifiànco il Coccodrillo,per efier'ancorefiG ani male dell'Egitto, e ul più folito Ilare alla riua del Nilo. la gran quantità d'acqna,ch'eicc nel detto mo~do,moìtra l'innondatioa Nilo nella regione d'£gkto,e ne gl'altri paeiì , oue egli pana. 1 fedici fanciulli lignificano ledici cubiti di alteseadeli'mirendatione ^Nilo,che è fiata ia maggiore che iiaboia fatto , e l'allegrerà de i put~ • T tini 1 *4* ICONOLOGI A tini moftra l'vtile , che di tale inondinone cauano Je perfone di quei lira. ghi,che fono aridi, e fecchi, perciferiòttopofh aJla gran forza dei Sol* onde per tale inondatane fi fanno li terreni fcrtili,& i paefi abbond che ciò fignifica il cornucopia , & Ja ghirlanda. TIGRE. Isella Medaglia di Traiano. HVOMO vecchio, che come gl'altri fta giacendo con l*vrnt dava, lato, cV dall'altra vna Tigre. Nafce quello fiume nella maggiore Armenia,nel piano di vn luocodf to Elongofine>& girando in. diuerfi luoghi con dieci bocche, entra ni mare Perfico. Dictfi, c'hebbe quello nome di Tigre per la velocità , come anco pfi che nel luogo,oue panali diceeflerui quantità di quelle fiere. DANVBI O. 7{dla & di canne ; Et Ouidio nel luogo detto di fopra così fa tione , quando effo fiume di fé fletto dice doppò l'efier ilato abbatt Hercolo. ìo mi trottai fcornatoye fen%a moglie *Ben c*hoggi con corone, e canne, e Con doppio dishonor,con doppio affanno 'Di falce afeondo àia mia fronte il da Tiene fottoall'vn de bracci due vrne, da vna delle quali efecacqu dall'altra nò. Acheolo è fiume fàmofifiìmo della Grecia, e nafte nel monte Pin diuidendo la Etolia dall'Arcadia, finalmente defeende con il m Malia_*. Secondo che fauolofamente dicono i Poeti : Onco promife Dciar1 fua figliuola , bellillima giouane , per moglie ad Hercole con quella ditione , che riducefle le acque del fiume Acheolo in vn folletto, feorrendo con due allagaua tutti li frutti , & le biade di quei paefi, ceua grandifsimi danni , però dicefi, che Hercole dopo molte fai combattendo con Acheolo cangiato in toro, lo vinfe con rompergl torgli vn corno dal capo , che fu quando raccolfe l'acque in vn fol U & lo refe fertile, & abbondamc,& perciò fi rapprefenta con vn'vrnaj getti acqua , e l'altra nò . A C DI CESARE RI ? A. *4J ACI. DefcrittodaOuidioncI trigefimo libro delle Metarmorfofi , & Ga- latea di lui innamorata cosi dice .* n bel giovane in tanto in me%o al fonte Io riconobbi alle fatele cont$ veggio infìno al petto apparir fuore ^fei > fé non che motto era maggiore e ornata di due corna hauea la fronte Lucide hauea le carni, ecritta Mine, maettà ripiena , e dijplendore E dicorona , e canne ornato il crine, Aci è fiume della Sicilia procedente dal monte Etna. (ACHERONTE, Fiume infernale. VESTO fiume farà di color tanè ftinto , che getta per iVrna ac- qua, e rena,percioche Virgilio nel lib. i ©.dell'Eneide così dice; Rine via Tartaei > quefert *4.chtrentìs ad vndas Turbidm hiccj&no , rafiaqué voragine gurges • - tAefluat y atque omnemCocyti eruÈat arenam* C O CI T Ò Fiume infernale. i AR A quefto fiume di color tutto nero , & che per l'vrna getti acqua f del medefim &L giòuenijc>con vna corona di fiori , & frutti iji capo,appoggiato da vna vna parte all*Vrna,& dall'altra ui fari vni itilo. f f è fiume grandiffimo, ilquale riccue ferinità fiumi , SC più di cen- orrenti. :oro na di fiori,& ài frutti, in legno the il paefè rigato da lui è fertile ; 'jjje modo > & i fuor habitan ti viuono politicamente. rf \yh li mette a canto il Gamello,come animale molto proprio del paefè* fjkè quefto fiume. GANGE. ? sfc' a*Petto rigido,con corona di palma in tefta.s'appoggia da vna parte ilC J' come gl'altrìiìumi airVma,e dall'altra parte vi farà vn Rinoceróte. fltwge gran fi urne de ghindi nafee dal fonte del Farad ìfo . lV8Vt!*rrapprefenU da*Petto rigido, eflendoi fiioi habitanti poco dediti al- \W plrura,e per confequenza poco ciuili. li fi pone acanto Tallonale fopradetto, come animale del paefe, ouc li"' T x parla *A* ICONOLOGIA pafla quello fiume. HVOMO moro,con corona di raggi intorno alla tefta, «'appoggi al« r Vrna,& dit vna parte vi è vn Leone . A quello fiu me per eììèr lotto la zona torrida gli il fanno i raggi in e* po,di carnagione mora, come fi uede gl'habitanti douc egli paifa, che fa no mori . e quali abbruciati dal Sole . Gli iì mene a canto il Leone , come animale principali fsimo del paefi oue riga queflo fiume. Fiumi de fcritti da Fliano. ELI ANO hiftorico lib 2.cap.^. De imaginibus flwiorum . Dice e la natura , & l'alueo de i fiumi ci fi rapprefénta auanti gl'occhi, no dimeno alcuni hauendoli in ueneratione formorno le loro immagini,pa te con figura humana,e parte bouinà; Similcaibuoi gliStinfaliiiK l'Arcadia faceuonoil fiume Erafino , &il Metopa; i Lacedemoniefi TE |ota,iSicÌoni popoli nel Peloponcno non lungi da Coriritho >& i FilTa loro vicini i'Efopo, gli Argiui il Cefifiò;In figura humana. faceuang Pfofilij popoli nell'Arcadia rErimantho,chéfecondo Plinio lib- 4. cap. nel quale fotto CC] tinuc allegorie fi deferirono diuerfi effetti , & qualità del fiume. " "Perpetuo Et pauiis horis milita mille yagor Sum penti us mòllis ypradura & pondera gcfte* JÉ>/ & figliuola della virtù, madre perche dalla fogninone del bene nafee l'amore d'eiTo,& il desiderio d'operare in fom jnaperfettione cofe lodeuoli,& uirtuofe, n*glia,perche fé no è vn'anuno ben compofto con molte attioni iodeuoli,fondatonella virtù, non fuolc /limatela Fjlofofia, ne tenere inconto alcuno i fuoi fèguaci : ma percho pare molto ordinario,e naturale^he la virtù,habito della volon ti gene- rila fcienza> che è habito dell'intelletto^ però elfendo maffiìheda Cice- rone;& da Anaerobio dipinta la virìù d'età fenile, che carni nan do per uia fafiblà ipera alla fine ritrouarfi in luogo di ripofo) fi dourà fare la Filofo- fia giouane>co;ne figlia , fuor di ftrada, & per luogo difabitato , per mo« Arare participatione del genio, & deiiincTinatione materna. Si da poi ad intendere per lagiouentù , la curio/ìtà de* fuoi quefiti , « i che è non men grata a gl'intelletti de' virtuofi,che fiaa gì occhi degi'ef* feminati vna faccia molle,c lafciua, moftra ancora , che fé bene alletta^. ì molti l'età* bella, e frefea, li fa nondimeno tirare indietroladifficulti , iella via, ÓY" la. pouertà mendica de* ueftimenti . -Sta penfofa perche è folkaria, folitaria per cercare fé fkn*a nella quie- te fuggendo i trauagli>che trouaua nelle conuerfationi mondane. E mal ueftita,perchevn'huomo,che fuor de'luoghi habitat! attende a ì fe ftellò, poca cura tiene de gl'adornamenti del corpo . E anche mal uefhta, forfè perche non auanza tanto a' buffoni nelle 4«orti de' Principiane fc ne ponano veftirc i Filofofi,oc_ virtuofi,tal che fi può credere, che da quel tempo in qua, che ihPetrarca l'vdì chiamare Ipoucra , e nuda 5 ancora non habbia cangiato conditione , o rifarcite Io *ncftimcnta. Il libro ferrato,ehc tiene fotto il braccioci moftra i fecreti della nata | ira,che difficilmente fi fannq,e le loro cagioni, che difficilmente fi pofla» (eo capire,fecol penfiero non fi ftà confiderando, e contemplando minti riamente la natnra de* corpi fodi,e hquidi,femplici, &c_ compofii,ofcuri, ÌÌBtopachi,rari,& fpeffi,le qualità4 enentia li,& accidentali di tutte le cole, : Ielle piante, delle pietre, dcll'herbe, de' fiumi, dcllt minerete gl'effetti jaieteorologtci,delladifpofìtione de'Cieli,della forma del moto,deU'op« 3ofitioni,& influé2e,deiranÌQ,ahumana,efuoprincipioydella fuaeiìen- ja,e delle ine particella fua nobiliare felicitaceli e fue operationi,c fcn- T i timenri. .«** ICONOLOGIA timcnti, con altre moltifsime cofc non difllmili da quefte mede/Sin*. In. diuerfe altre maniere fi potrebbe rapprefentare la FiJofofia,anoÌ baiti hauerla fatta cofi per Ja facilita di chi legge, &c per non hauerca* confonderci con glienigmi fuori delia chiarezza di queJJc cofc, Jequali portano confusone ancora agii feri tri de migliori Autori, &f però mok te eoa àdlità fé ne poflano,& fabricare,&c_ dichiarare , comprendendo! «!a quefta fola > che la Filofofia è feienza nobili fsima , che con l'in tellet tuttauia fi perfettiona neH'huomojche è poco ftimata dal volgo , & fpit1 eata da fignon ignoranti , s'efercitain cofc difficili godendo al fine eia «militi di mente, & quiete dell'intelletto. FLAGELLO DÌ DIO. HVOMO veftito di color roflb, nella mano deftra tenga *na if za,6C- nella finiftra vn fulmine, effendo l'aria torbida, &il terre ^ douc fra pieno di locufteju* prende il fello per lo vigore, & per la pollar V fopra i colpe uolij& fcellcratt • 1 DI CES ARE AITA *4f fi color rono,figniiìca ira,& vendetta, la sferza èia penargli h uomini ^iù degni d i perdono,per.corregerli , & rimenarli odia buona via , fécoft~ dio il detto . SIms amo,arguo, & cafiigo. lì fulmine è fcgnodel gaftigo di coloro,cnc oftinatamenteperfeuerano •ci peccato , credendoli alla fine della vita a^euoluaeate impetrare da,* £>io perdono» _ • ■ Significa etiandio il fulmine la caduta d'alcuni,che permV torte,& in- atte fono ad altifsimi gradi della gloria peruenuti > oue quando più fu- rbamente fi edono non altrimente,che fòlgore prccipiton*,cafcano nel* Ltferie,& calamità, ?cr le iocuftc,che riempiono l'aere, & la terra s'intende l'vniucrfalga- to , che Iddio manda alle uolte fopra i popoli, accennandoli i*iniìona_. agclu d'Egitto, mandati ^crcagionedella pertinacia^ ofiinata vo* {•Il £ Faraone. 1 T 4 FQR* ICONOLOGIA FORTEZZA. DO NNÀ armata, & ueftita di color Jionato, il qual color ffgntóct fortezza, per efler iòmigliante à quello del Leone , s'appoggia que- lla donna ad una colonna, perche delle partidell'edifitio,qucftaèia più forte,chc l'altre foftiene , a 1 piedi di efla figura vi giacerà vn Leone > ani- male da gli Egittij adoperatoci quello propofitQjcomeu* legge in mot ti l'eri tu . ■ DONNA armata,& veftita di lionato,©* fé fi deue ofleruarela fifin mia,hauerà il corpo largo,la Aatura dritta, l'offa grandini petto « r ofo , il color della faccia fofeo , i capelli ricci , &c_ duri , l'occhio lucie r on molto aperto, n ella de (tra mano terrà v n'affa , con vn ramo di rout & nel braccio lìniftro vno fcudo> in mezo delqualc vi iìa dipinto vn ci e s'azzuffi con vn cignale. L'efiercitaru* intorno alle cofe difficili > conuicnc à tutte le virtù pai colar DI CESARE RIPA. %49 colar! , nondimeno la Fortezza principalmente ha quefta riguard o,e tut to ii fuo in? ento è di fopportar ogni auuenimento con animo in uitto, per amor della virtù.Si fa donna , non per dichiarare , che acoftumi feminiK debba auuicìnariì 1 huomo forte •• ma per accommodare la figura al modo di parlare,ouero perche eifendo ogni virtù fpecie del vero, beilo, & appe- tibile,ilquale fi gode con l'intelletto,(& attnbuendofi uolgarmente il bel- lo alle donnc)fi potrà'quello con quefteconuenien temente rapprefentare* o più tofic?perche come le donne (priuandofi di quei piaceri, a' quali le ha fatte piegheuoli la natura) s'acquiftano, e conferuano ia fama diuh'honor fin jrolare,cofi ì'huomo forte, co' rifehi del proprio corpo,in pencoli della ifteflà uita,con animo accelò di virtù,fa di sé nafeere opinione , e fama di grande ftima:non deue però ad ogni pencolo della uita efporfi, perche eó intentione di fortezza, lì può facilmente incorrere nel vino di temeraria, d'arrogante,di mentecatto,& d'inimico di natura, andando a pericoloni ftrugger fé iteflb,nobil fattura della mano di Dio, per cofa non equiualét» alla ùìta donatagli da lui.Però il dice , che la fortezza è mediocrità detcr- minata > con uera ragione : Circa la temenza , & confidenza di cofe gra« ui,& terribili in (ottenerle» come , & quando conuiene,a fine di non fare» jcofa brutta,& per far cofa bellifsima,per amor dell'honefto,fono i fuoi ce- |ce(si quclii,chéi la fan troppo audace,comc la d;ceuamo pur hora,cV~ la ti» tnidità la quale,per mancamento di uere ragioni, non fi cura del male ira* minenteper sfuggire qucllo,che falfamentc crede,chelc ftiafopra;& co- me non fi può dir forte, chi ad ogni pencolo indifterentemente ha defid* io,& uolontà d'applicarli, con pencolo , cofi ne anco quefto , che tutti li fugge per timore della vita corporale; per moftrare chei'huomo forte, sa dominare alle pafsioni dell'animo,come anco vincere , & fuperare gli op- preflbri delcorpo/quandon'habbiagiufta cagione , & efiendo ambi fpet* tanti alla felicità della vita politica . Si fa douna armata col ramo di rouc** ire in mano,perchc l'armatura moftrala fortezza del corpo, &^ la roucro quella dellanimo,per refifter quella alle fpade , & altre armi materiali , & bdc;quc(taal foffiarde* venti aerei, & fpirituali,che fonoi ùitii,& difetti e ci ftimolanoa declinar dalla uirtù , e fé ben molti altri alberi potreb- >ono lignificare quefto mede(imo>facendo ancor'eifi refiftenza grandifiì- naalìa forza de' temporali, nondimeno fi pone quefto , cerne più noto,& doperato da Poeti in tal propofito, forfè anche per clìer lcgao,che refifte ;randcmcntealla forzaflellacqua, ferue per edili tij|> & refifte a' peli graui «riungo tcmpo,& maggiormente perche da quefto a;bero,da'Latini det "" robunchiamiamogi'huomini forti,e robufti . Il color della velie fimile alla pelle del Leonc,moftra, che deue portarli ell'imprcfc l'huomofche da quefta virtù vuol che l'honor fuo deriuijko- e il leonc,ilqualc (I manifcfta nell'apparenza di color lionato,& è anima che da fé fteflb àcofe gradi s'elpone, elevili con animo fd cgnoìòabbor fce,anzi fi fdegneria porli ad eferckar le fue forze con chi ila apparente- ente inferiore, e coli può andare a pericolo di perder il nome di forte rhuomo #5© ICONOLOGIA ìh uomo che con itratii di donne,di fanciulli, a 'a uomini infermi ,o etici «tati vuol moftrarfì podcroib del corpo;nc l'animo è lodeuole, ilquale a co fi uili penfien s'impiega > onde vicn da molti nprefo Virgilio , che faceflè t Enea,fintoper huomo force, venir penfiero d'amazzarHcìena donna.* imbelle^ cui la fpcranza del viuere venia nodrita dalle lagrime, che n na- tica in abondanza,& non dalla fpada che forfè non hauea mai tocca . For- ti fi dicono Sanfonc , e Dauid Rè nelle facre lettere . Forte fi dice H«& «ole nelle fauolc de* Pocti,& moltfaltri in diuerfi luoghi, c'han combatta «o> &c vinti i leoni- ~ L'afta fignifica,chc non folo fi deue oprar forza in ribattere i danni,chf poflòno venire da altn,come fi moftra co l'armatura di doflb , e col feudoi sia anco reprimendo la fuperbia,& arroganza altrui con le proprie forze L'afta nota maggioranza, e fignoria, la quale vien facilmente ac^uiftata cermezo della fortezza. 1 fegni di Fifonomia fon tratti da Aristotile pa non mancar di diligenza in quel che fi può fare a propofito . Il Leone azzuffato con il cigniale,dice Picrio Valeriano libiche figni* fica la fortezza deiranimo,e quelladel corpo accompagnate, percioc he 1 leone uà con modo,e con miiura nelleattioni,&il cignale fenza altri nici fipcnfarefifalinnanziprccipitofamentead ogni imprefa. FORTE ZZA. DOnna che con vna mazza limile a quella d'Hcrcole fuflfoghi vn grai t leone>& a* piedi vi fia la faretra con le faette,& arco4. quefta figura « J canata da vna bellifsima medaglia, vedi Pierio nel lib.i. Fortuna buona . Isella medaglia di tsfntonino Geta. DOnna a federe ,*ehe Ci appoggia con il braccio deftrofopra vna ruota in cambio del globo celeftc,cK- conlafiniftra mano tiene vn cor nucopia . Fortuna infelice • DOnntfopravnanauefcnza timone, & con l'albero, &c la uclaròol daluento. n La nane è la uita noftra mortale, laquale ogn'huomo cerca dicondu: feà qualche porto tranquillo di ripolb ; la vela> e l'albero fpezzato , 3 gl'altri arnefi rotti , inoltrano la priuatione della quiete , efTendolaUi la fortuna vn fuccefib infelice , fuor dell'intendimento di colui cheof raperclettione. Fortuna ghuevole ad t^fmoré. DOnna laquale con la mano dcftra tiene il cornucopia , & la finii! làrà pofata fopra al capo di vn Cupido , che le Icherzi d'intor tllavcftc. Fortuna pacificassero clemente. J^ella medaglia ài ^fntonim Tb. VN A bella donna in piedi , che con la deftra mano Ci appoggi fop vn timone , & con la finiftra tiene vn cornucopia con lettere. CU UH. & altre FORTVNA OBSEQVEN. fcìX S. C. fu rappnfec ta cucfta Fortuna in Roma nel Confolato quarto di Antonino Pio , noi •dalfc»£nc,chca gloria,& bonor fuo,diniofttandoiì per quefta figuri la t>ì CESARE RIPA. ifr k fua profpcra , e benigna Fortuna, ilche le lettere intornòad cùa l'efpri- aiono, fignirkandofi per quelle cflere a quello Prencipe la Fortuna obe~ iiente,& compiaceuole, & quantunque uarii fiano nel mondo gli moui* menti di quella,effendo la Fortuna, fecondo i Gentili , vna Dea imitatri- ce d^RegnirCk fubita yolgitrice delle cofe mondane , nondimeno perdi- noftrare la felicità dell'Imperio di quello Principe gli fegnomo nel riuer >ò della fopradetta medaglia, vna buona, &*ferena Fortuna pacifica* > La Dea Fortuna oltre molti altri cognomi , fu anco da i Romani chia- nata Obfequens,cioè indulgente,o uero clemente, fi come nelle antiche nfcri ttioni fi legge, & particolarmente a Como fi troua vn faflò , in cui 5 ueffe lettere fi veggono fcritte. Fortuna obfequentiord. lomens voto vrofalute 'Ciuium fufeepto. Vedi Sabaftiano Erizzo. Fortuna . fX Onnache con la delira mano tiene vn cornucopia , & vn ramo d'ai»»1 U/ loro, con la finiltra mano s'appoggia ad vn timone, lignificando, ih'clla fa trionfare chiunque vuole >& la dimoftratione di ciò fi rappre» inta con il ramo dell'alloro . Fortuna *Aurca. Tacila medaglia d1 ^Adriano» f 7NA bellifsima donna, che giace in le ttoiternio eoa vn timone ai» V li piedi . Quella e quella Fortuna aurea , che in camera de gPImperadori fi fole» • ponerc mentre viucuano,cV* che reggeuano l'Imperio, come per le Irò Fortuna. FORZA1. "^ ONNA robufta , con le corna di toro in tefta , a canto terrà vn'cle* 4J fante,con la probofside dritta'; perche volendo gl'Egittii lignificare 1 rhuomo forte lo dimoitrano con quell'animale , cerne fi legge in Ore 1 zittio nel lib.fecondo de' fuoi Icroglifici ; le corna ancora,c lpetialméte 4toro , inoltrano quello medefimojondc Catone preflba Cicerone nel li b> delia vecchiezza dice che ouando egli era giouanc nonjdefiderauale flze ne ò'vn toro,ne d'vn'Elcfantc,prcndcndo quelli due animali come ,^i forti, & gagliardi de gl'altri. For^a éttsfmore . f ' Vpidacon l'ali alle fpalle , con l'arco , ÓVIe faette in mano , & con Sa V / faretra al fianco,la mano fini fira alzata uerfo il Cielo, donde fccndo »' alcune fiamme di ^fuoco ,infieme con molte làette ipezzatc,chegli >iuauo intorno da tutte le bande,moftrandofi cofi,chc Amore può tan* jjBjw rompe la forza di Gioue,'& incende tutto il inondo* coli e dipinte "mAJciato in vno Emblema, cofi dicendo. fflìgerum fulmenfregit,Deus tsfliger , igne bum demonftrat vti efiyfortior ignis tsfmor. ^ mr lignificare quefio medefimo,rilteiFo auttore deferì ue^Unore £fl?B $wp tirato da Leoni,comc £ vedeme-iriftefib luogo. For^a d'amore sì neiracqua,come interra* ■knciuUo ignudo, con l'ali a gl'omeri , vt ridet placidumq; tueturì 2(ecfaculas,nec qua cornua fleffat babct > *4Ucmfei manuum flores gerit,altera pifccn* SciUcetrt terra iura> det>atque mari X^uiusJLmor blandi* iccirco arride: ocellist 'Njm arcus , aut ntmc ignea telagerit . f^ec temere manibtff Florem> delphinaq; trattai ilio etenim terris , hoc valet ipfe mari . ■ T>ER efprimeregl-anticn. quello «^^^f-J^SS P all'emblcma,chc a quello che fi appa i tiene a net iv »"«;*£ ianoTiiap#ed,Hiena,coB un'altra di Pantera app.effn ^ perleJpe J£d£ fi «de nellacontrancti di queft. due animali A. per MM» DI CESARE RITA t$j ìenciofì Vapprefentare vna fòrza .dall'altra fupcrata , fi potrà fare , con.* porre dinanzi a gl'occht la memoria di quefti effetri,in quei miglior ma- do , che al pittare parerà , che pofia dilettare i e dar bene . For-^a . DOnna armata di corazza , 6V elmo in capo , con la deftra mano tea- ghi vna fpada ignuda > & con la iìniitra vna facella acccf a , & à caiir to vi ru vn leone che dia irratto fiero, & che vccida vn'agnella. FRAGILITÀ. ONNA che in ciaicuna mano tenga della cicuta , la quale e da Vi»»; gii io nella Buccolica dimandata fragile dicendo . Hac te nos fragili donabimus ante cicuta . Alla quale poi fi aùomiglian© tutte le core che meno hanno nome di fragilità • Fragilità . Onnaveftita dVn fottilifilmo velo,ne!la deftra mano tiene vn ramo di tiglio, & con la liniera vn gran vàfo di vetro fofpefoad vn filo.il do le conuicne perche agevolmente fi fquarcia . Il tiglio da Virgilio nel ibro fecondo della Georgica è detto fragile, & il vafo di vetro foipefo dal lo non ha bifogno d'altra dichiaratione, per edere il vetro agcuolmente elio, & facile i ipezzarfr, fragile medefimamente è il fedo feminilc, & il cuedare ancora la corrifpondenza di quello . Fragilità Humana . DOnna con faccia macilente1, &c afflitta, uedita poueramcnte,tcnga . con ambe le mani molti di quei bamboli d'acqua agghiacciata, che tendono il verno da' tetti delle cafe, li quali bamboli dice il Pierio Vale* I |iano, che erano da gl'antichi Egitti; polii per la fragilità dcll'humana vi- a: non farebbe anco difconueniente fare,che qucita figura modrafie, per igrauezza degl'anni d'andare moltochina appoggiàdofi ad vna ficuole anna,per edere anch'efia vero fimbolo della fragjlià,comc la vecchiezza, ila quale quando vii h uomo arri uà facilménte fente ogni minima lcfione» i: facilmente ne rimane oppredò. Notarono alcuni àncora la fragilità umana, con quelle bolle che fa l'acqua, che paiono in vn fubito qualcfhc nfa. ma tofto fparifeono ,& non fenza ragione . FRAVD E. ANTE dipinge nel fuo inferno la fraude con la faccia di huom© giudo, & con tutto il redo del corpo di ferpente, didinto con diuer* macchic,e colcri,c la fua coda ritirata in punta di feorpione, ricoperta ll'ondedi Oocito, ouero in acqua torbida>e nera,così dipinta la diman- Gcrione,e per la faccia dh uomo giudo fi comprende ledrinfeco degli omini fraudoléti,efiendo di volto,& di parole benigne,ncH'hàJtito mo- li, nel paifo graui,ne'coflumi,& in ogn'altra cofa piaceuoli; nell'opere nafeofte fottoil finto zelo di religione,& di charità , fono armati d'a« ìia,& tinti di macchie di fcelleraggine,talmente, che ogni loro opera- ie alla fine fi fcuopre piena di mortifero veleno,& fi dice efier Gericnc, khc regnando cóftui predò à Tlfolc Baleàri,con benigno v clto,có pa- ro!^ ts4- ICONOLOGIA ole carezzcuoll, e con ogni familiarità, era vfoà riccucrc i riandatiti, e] amici,poi fottò color di quella cortefia, quàdo dormivano gì' vccideua,c farà yeftita di giallolino lìn'u mezagabj hauerài piedi fimiliaH'aquìla,elacoda di fcorpionc,uedèdofialpar dd gambe > nella deftra mano terrà duecuori>& una mafeheracon la finirli Fraude è vitioche vuole inferire mancamelo del debito officio del t ilc,& abbódanza d'inuentioni nel male, fingendo fempre il bcne,& s'cl3 guifcecolpenfiero,con le parole, & con l'opre fotto diuerfi ìnganneucl colori di bontà,& ciò fi dimonra con le due faccie . Ilgiallolino lignifica tradimento, inganno, & mutatione fraudolenti i due . D DI CESARE RIPA. *j$ I due cuori fignificano le due apparenze, del volere, & non voleremo» ;ofa medefima - . La mafehera dinota, chela Fraude fa apparire le cole altrimenti a«s# nuci che fono per compire ifuoidefiderij. La coda di feorpione , &C i fàedi dell'Aquila, lignificano il veleno al- tofo,che fomenta continouamentc , come vccello di preda,per rapire ak trui, ola roba ,ò l'honore. Fraude. DOnna che tenga in mano vna canna con l#amo,col quale habbiju. prefovnpeicc,&altripefcifi vedano in vn vafo già morti , perciò* Ehe Fraude, ò inganno altro non è, che fingere di fare vnacofa buona»., & fuori dell'opinione altrui farne vnacatttua,comefiilpcfcatorc7cht porgendo mangiare a' pefei , gli prende , & ammazza * Fraude y de l'^iriojlo . Hauea vn piacettol vifo babito bonetto Era bruttale defo rme in tutto il relios Vn'humilvdgcr d'occbhvrìàdargrauc, Ma nafeodea qnefie fatterge frane Vn Parlar si benigno , e si modero Con lungo babìtOye la rgo,efotto quella Che parea Gabriel,cbe diceffe *Aue * esrttojficato hauea fempre il coltello. \ FVGA. Onna con habito fpedito, Scapigliata, con Tali alle fpalle, ^ con va fanciullo in braccio,& che ftia in atto di fuggire. ; FVGA. pYOnna veftita leggiermente, alata , in atto di fuggire; con le treccie-* Y* fparfe,& che volti la fchiena . Dipingefi alata, perche la Fuga non è Fuga fé non con prontezza. Li capelli fparii dinotano la poca cura,che fi tiene di fé fieno in cafo di ibitaFuga. Si vede d'habito lcggiero,pcrche non deue hauere cofa alcuna, che gli | iia impedimento . \ Si fa con la fchiena riuolta , perche in latina locutionc, voltar fchiena i>n vuol di r altro che fuggire . , FVGA POPOLARE. -T\Onna che umilmente fugga, ma tenga con ambe le mani vnofeia» «V mo d'api , fotto il quale vi fia vn granaiffimo fumo . Quello l.h-abbiamo per tal lignificato da gl'Egitti;, & fi vede per cfpe- nza , che Tapi da nelìun'altra cofa > più che dal fumo s'allontanano , & fufamente fi mettono in fuga, come alle volte fi vede vn popolo folla» i per ìeggieriflìma > & piccioliflìma cagione-». - FVRIE. ANTE nell'Inferno dipinge le Furie , donne dibruttifiimo allet- to, con velli di color negro, macchiate di fahgue, cinte conferà n capelli ferpentini , con vn ramo di ciprèflb in vna mano , nell'aì- con vna tromba, dalla quale efee fiamma,& fumo nero , & fon finte-i |K antichi Poe ti > donne detonate i tormentare nell'inferno l'anime* nalfattori.FV- i$6 ICONOLOGIA FVRIL Statiocofi le dipinge. (adendo giù fan ombra attempa >ijk J minor Jerpi del viperea crine r E gl'occhi fon fotto la trifta fronte Cacciati in due gran cane , onde vna luce Spauenteuole vien,fimile à quella the tal'hor vinta da cantati verfi Quafi piena difdegno, e di vergogna %JMoì\ra la vaga luna , di veleno la pelle èfparfa,& vncolordifoc* Tinge lafcura faccia , dalla quale L'arida fete9 la vorace fame, I tritìi maliyC la fpietata morte Sopra i mortali cade, e dalle fpalle Scende vrihorrido panno > che nel p ette Si fi ringcy alla e rudel furia rinoua SpeJfoiater%* delle tre foreìle, Che la vita mortai con cui li fi ami iftQfurano > èTroferpinà con lei, Et ella, ambe le manfeotendo in queftd La iface porta con funeree fiamme , In quella ha vn fiero ferpe,onde percoH L'jaria^ttriftàdo ouunque vtlge il piede» FVRORE, i • HV O M O che moftri rabbia nel vifo , *fic *glf occhi tenga Icgt vnafafcia, Aia in gagliardo mouimcnto>cV~ in atto di volcn gittare di lontano vn gran falcio di varie forte di armi in nafta, le qua habbia fra le braccia riftrette,& ria ueftito d'habito corto. La fafeia legata a gl'occhi inoltra, che priuo refta l'intcl letto quando1 furore prende il dominio nell'anima, non efTendo altro il furore, chee cita di mente del tutto priuadel lume intellettuale, che porta l'huomo fare ogni cofa fuor di ragione . L'armi cheticn fra le braccia fon inditio, chc'l Furore da (èfleflòpoi inftrumcnti da vendicarli, & da fomentar le medelìmo . E uellitodi corto,pcrche non guarda ne decenza, ne decora Furore. HVomo d'afpetto horribile,iJqualc fedendo fopra varti arnefì di gu per fubits (impeto dell'ira, piglia uuura , e ièmbiauz* i- laccicuoie, nel braccio liniero hauerà uno feudo, in nicao dei quale ai Ha in icone , cosi ìodricriuei'Àlciatà. . Furore fi-perbo,& indomito, LJ Vomo armato di c®razza,c elmo, con uoJtofìero, e fan£UinoTb,coa ~X la fpada nella delira mano , e nella finiftra uno feudo , nel qual m Zia i^rnto, ofcolpito un leone, che per ira , & rabbia, uccida, ft;ua retando li |ropri]£gUuoh>e per cimiero tlell^elijuo uiik tiiiferpenteuiuace,&auol . nj;(> in molti gin. 5 SI II leone nel modo fop rad etto fecondo gPEgittij, è il ucro , & il proprio Jàierogliiìcodcl Furore indom!to>il ferpenteche uibra le tre lingue dalle Icre lettere è tenuto per implacabile nel furore, 'a ragioneeche il ferpen- , ,rj|fubit© che fi fente m quale heinedot ficib fa è m tanta rabbia ,& furo- >i che non refta mai fin tanto,, che nrn habbiau^mitsto tutto'! uele'nn m egiuditiodi quello, chel'haplfek^e molte tioite nferilconoefferfiued» morire di rabbia folo per non poter uandioarn* nel iuo furore * FVROR POETICO )fa Iouane4riuace,,& rubicondo con l'ali allatefta? coronato «fi lauro » m;MI & cinto. d'edera» ftando in atto ài fcriueie; ma con la faccia riùol* *r IT L'ali %s% ICONOLOGIA « I''ali/ignificano, la preftezza , & Ja velocità deJ l'i ntellctto. Poeta che non s'immerge: ma fi fublima, portando feco nobilmente la fai «e gVh uomini, che poi fi mantiene uerde, ebelJapermolti fecohV ia fronde del lauro , & dell'edera fi mantengono . .. ;,$i fa uiuace,& rubicondo, perche è il furor poetico una foprabboi di uiuacità di fpijiti, che amechifee l'anima de numeri, 6^_ de' coi merauigliofi, i quali parendo imponìbile che iì poflìno hauerc folo dono della natura, fono /limati dóni particolari ,èV" /ingoiar gratia Cielo , & Platone difle , che fi muoue la niente de'Poeti per diuin furo, col quale formano molte uolte nell'idea imagini di cote iòpra naturali j quali notate da loro in carte, & rilette di poi a pena fono in tele , e co : laute DJ CESARE RIPA. *s* ciute wperò fi ^mandano i Poeti prefica' Gentili , per antico coftumo ; Santi, eeneratione del Cielo, figliuoli di Gioue /intèrpreti delle Mufc , 'O. .... 11 n.„ I. r..ii.>«.^ n>nAr amico della notte, fa- •reuole compagna delle fuedishonorate anioni . E veftito dr pelle di lupo, perche il lupo viuc folo dell'altrui robba, 6C v Irapine, come ilJadro, che per leggerezza di ceruello credè con quefto •» defimo penfiero di fouuenirea'luoibifogni. Il grimaldello, & il coltello non hanno bifogno di molta efplicatione. Le braccia, & gambe ignude, dimoftrano la destrezza, & l'ali appiedi la oociti, che con grande induftria fi procura dal ladro» per timore de'me- • v ti fupphcij ♦ ir t fon- «4 ICONOLOGIA 90KZA ALLA GIVSTITIA SOTTOPOSTA* RACCONTA Picrio Valcriano nel primo libcojiauer veduto ti Medaglia antica al fuo tempo ritrouara, nella anale v'era impreft ' na donna veft ita regalmente,con vna corona rn capo,à federe fopra'l do fo d'vn Leone, & che ftaua inatto di metter mano ad vnt fpada; la qua dal detto Pierio fu per la Giuftitia interpretata ,&il Leone per la Eoif! § come chiaramente fi vede efferc il fuo vero Gicroglifico. FECONDITÀ. * DONNA incoronata di Senapa» tenga con le mani verfo il « l' Acantho, da alcuni riputato il Cardello, con li figliuolinidentn aido, alli piedi da vn canto vna Gallina con i fuoi pulcini appena nati di £:r vuoua,da l'altro cito vna lepre co i fuoi parti nudati ftiora di frefee a fecondità i la maggior feliciti, che pofia hauere vna donna maritat poiché per mezo di quella produce i frutti , da lei nel Matrimonio coi dcfidcnoafpctuu Utufo che per antico influito di natura éneceffarit DI CESARE RIPA: x Tra il rari efièmpij felicità humana, raccolta Plinio hb.7. c;.p. ^.diCecilio ÌVìetelJoMa- lionico3che hebbe qua#ix> lig-lmoli, v*ìo ^recorejCVVtreCGniuhjdui baiali a (U\ììQ Qcùioj0j0^ iac* i^ede^w «iUcap. 1,3 .na; ra,c ire a ia uìor- V $ teiua f %6% ICONOLOGIA ??lua lafciò fci figliuoli,vndici nipoti , &^ che. tra Generile Nuore ,• tu quelli che lo ialutauano I nomedi padre arnuauano 227. 'Mette anco d' vier trouato negli atti de* tempi dAugurto nel fuo duodecimo coniò to,chc Caio CnipinoHilare da Fiefole, con fette figliuoli mafclii , e di femmine,con »7.Nipoti mafehi, nouc femmine, & 29.pronepoti,con dinata pompa facrificò in Campidoglio. Per ultima feliciti >&^ magg gloria uien chiamata Anicia Faltonia , Madre di Confoli in quella icrittione rtampaw malamente da lo Smetto, con duedirtichi di piì quali fono fopra vn'altra infcrittione pur di Anicia Faltonia Proba r eh 1 uede nel Palazzo del Cardinale Cefis. *AnitUjFaltonì&,Vrob&y sAmnios Timios , jinicìùscfr decoranti „ {^onf^lisvxariyConfuIisfilia^Confulum Matti. ^ìnicius Trobinus. V.C. Confai OYdiruritisy&- ssJnicius Trobus VJC. Qu/ìfior Candidatiti* VilviydeuinSti maternis meriti*, dedicarmt. Valerio Masfimo .iti lib. 4. cap. 4. fententiofamente dice, che grande mo ornamento fono a le Matrone i figliuoli; é\f narra di Cornelia Ma n de Gracchicene 1 x.figli fece fecòdo Phnio,apprefio la quale efiendò ai ij giata vna Matrona di Càpagna,che le fece popola moftra deTuot belli* a ornamcnti,ehe portaua,ella in ragionando la trattenne tanto che.torcS vo dafquola i figliuoli, quali ueduti difiè,& quefti fono li miei ornarne ty Feconda il può dircancoquell'altra Corneliade ìzgtntc de Scipioni, i ma più figliuoli , & fufle r_ referito in pij fc «e i fafei Confulari al Confule,chehaueua minor numero ài figliuoli 0 corche fufle jftato più vecchio :& ciò conila ne la legge Giulia , citati Aulo Gelilo lib. 2. cap. 1 fSi fa coronata di Senape, perche il minutifsB femedi querta nerba, lenza molta indurirla , o diligenza del coltiualj fra tutte Therhe diuiene tale,& di tanta grandezza , che è atta a forte»] gli augelli , che ui fi pofano fopra . De la fecondità de l'Alan te ne ri] na Plinio lib. 1a.cap.63.oue dice,che ogni animale, quanto più è grati di corpo, tanto meno è fecondo , vn figlio alla volta partorifeono gli j fanti, li Cammelli, 6V le Caualle,l'Achante minimo A ugeletto nepJ rifee dodici.La gallina porta alli piedid'a vn canto co l'vuoua,chenaft «lue pulcini per vuouo dimoftra la fecondità di quefto dòmertico vco tali racconta Pierio hauerne ueduti inPadouu,& fi legge ne glifi - cTAlberto,che in vn certo luogo della Macedonia couado vna galliti; vuoua, nel rìafcere fumo trouati 44. pulci ni.Adòpcrauan'ancora gl'ai ; ira querto proposito la pecora con dui agnelli tnfieme legati , perche 1« - tiene Matrone quando haucuonò partorito due figliuoli adVn parto kuaxxuLcnficai'e vna pecora con due agnelli a Giunone pi-cadente - - ' - a'opi DI CESARE RI? il i& ^opulenza, 6^ de regni , &f aiutatrice delle donne ne' parti , le quali Ìon iolo due alla uoltaipeno partoriicono in pì& luoghi, come in Egitto; ìa per quanto narra Arif.l1b-7.cap 4-de gl'annusi in alcuni luaghi-3 .& 4. la uolta,&più e più uolt-e cinque; Vna d on n a par tic ularmen te ne par- ari 2o.in quattro.parti>anquc a la volta>& la maggior parte" di quelli po- tè nutrire,^ alleuare. Aulo Gelilo lib. io. cap.2.narra,che al tempo d' Au- 1 j urto Imperatore vna ierua di detto Augnfto nei campo Laureate parto- '•ì cinque putti , che pochi giorni caropòrno*& la madre anco non molto 1 ìopo mori , a la quale per ordine d'Augnfto , fu fatto ne la via Laurentia il fepolcro, nel quale fu ferino il parto di detta donna- Giulio Capi- olino anco rifenice, che nell'Imperio d'Antonino Pio, cinque putti in n parto nacquero, & iehene Annotile tiene che quello numero fia fine ella moltitudine in vn parto, órche non fi truouienerfene infieme par» li j| [o intagliata nella lèpolrura invn monaftenodi Monache di San Ber- rtlopxflbLhaia^in Hó!anda:ciò auuenne, perche efiendo capitata, nanxi alla Cote/Fa vna pouera donna con due fìgJuiòji nati ad vn parto, domandare' la iknofìna , elfa in luogo di aiutarla , l'incarico , dicendo , \ he non fi poteuanofardue figli ad vn tratto, fc non haueifero parimen- : due padri , diche rifentendofi forte quella poueretta,pregò Iddio , che tr manifestar la lua pudicitia , permette/le che la Contena gii grauida, jrtorilìè tanti figliuoli , quanti giorni ha l'anno . Martino Cromerò ve» iftico autore: nella ma Cronica ferine > come l'anno 1269, vn'altra Mar- |icrita, moglie del- Con te Virboslao partorì $6. figliuoli in Cracouia* :' le la lepre fiJeggechc è tanto fecondacene mentredàU latte partorì fee, ^ìpon- fra lVno,e l'altro parto pochissimo interuallo,&4'ratconta Vale» )cl» Malsimo d'vil Ilòla, doue furono forzati a partirfi gli habitatori , per "•^ran copia, che vi era multiplicata di quelli animali. Però non fono cati alcuni, che hanno detto , che i mafehi concepirono , partonfeo* ,&nutriicono i parti; pròpri 1 , come fanno le femmine ftefle. F E R OC1TA, O N N A giouàne armata, con fembiante altero", e che Ipifa-ira > t# minacele, tenghi la (fimfìra mano fopra il capo d Vna ferocifsim* re , quafi che Itia in atto perauuentar fi altrui, econ ìadeftra vn batto- iLTdi'quercia,ilquale per cflef conoiciuto habbia de le fog^ie,e de le ghia- nda che io tentai in atto minaceieuole, & accenni per colpire, dipinge giouane , perciocue ne la maggior parte de i giouani regna aldezza del (àngue : la quale genera in loro l'ardire , la prontezza , la a d'au uanraf giare tutti 1 onde lenza timore alcuno intraprendono 1 fi uoglia coia,qua«tunque ardua , e difficile lìa : e per metterla in e(- done impiegano ogni lua ìòrza uiua3 e ip in telarne n te, la quale prò- V 4 pnetà- * Jmpiger, iracunlusy inex orabilis > ace r$ lura neget fibi nata > nikil non arroget armi? » Lo fece da fanciullo allenare da Chirone Centauro , ne monti di Ti gita, che combattcua ogni giorno con Onì»Lconi, Cigniali > animai it n DI CESARE-RI? A \6s , e feroci : non per altro , fé non per farci credibile, che riguardando al . ìaeftro, & Aiofuo,al luogo, doue fu allenato, a gl'efferati;, a' quali ttefe , non poteua non eflere dotato di gran ferocità militare . Le cui pe- ate,fcguendo Virgilio, fa al lattare,e nutrire la fua guerriera di latte di ca. alla indomita , la fua Clorinda il Taflò da vna Tigre . L'Ariofto ilfuo Luggier» di midolle d'orti* , e di Leoni , ne quali tutti animali appare , e* jicca la ferocità. Conuiene ancora dargli l'arme ,' perche non iòla- ìente e proprio del feroce l'offendere, ma pur lì moftra al pari quefta pal- one in difenderiì>efiendo la ferocità il fouerchio de l'audacia, che Tvno> l'altro abbraccia, Piene la delira mano fopra vna ferocifsima Tigre, percioche molti Poeti >cr la natura, e ferocità di fcjuefto animale , hanno prefo occaùonc di mo & nel gefto_ vna gran coftanza» ^ generalità . Linterpretatiónc di q uefta figura è data da vn certo Dot- are Parifienfe chiamato per nome Holcot, Allegato da Frate Arcangelo ^1 Vercelli Sermonum Quadragefìmalium Sermone 25. ! Si dipinge con faccia ofeura , perche de gl'articoli della Fede , che noi fediamo , non riabbiamo qui euidenza alcuna, perche come dice San_i Itolo Videmui hic per fpeculumy &in £nigmate } La ondcdiiTc Chriflo a San -i^uimafo in S.Giouannialcap.20. 7}eati/fMnQm>iderunr,& crediderunt^ tjpuò anco dire, che vadi velata , & coperta, perche Thabito de la Fedo etto . con gì j occhi "fcintillànti , & oltre la commune potenza de gH lomini acuti ,. & perspicaci , di color viuace, & di ìneflauito vigore, an- drene fufie tanto attempata, che in modo veruno fi farebbe creduta de ti noftra • Era di ftatura ambigua, impercioehe hors ne la communej fura de gli huomini fi conteneua , talhora poi parca toecafie il Cielo la fommità del capo,che fe'piualtolo hauefie alzato nell'ifteiìò eie- jancora penetraua , ÒV* fiancava la vifta de gPh uomini y che la riiguar* jjano . Hauea le uefte di fòttiliisimo filo lavorate con raro artificio, ài- Iteria indiffolubile,tefiute( per quanto ella difle) d'ifua mano, lequalì ■euano>come le immagini affumicate, otFui'ca te d'vna certa caligine di Bezzata antichità» Ne l'efiremità della ueila ui il leggeua vn Pi » G e~ w L ne la fommità vn Thita , tu i'vna >,& l'altra lettera a guiia Ai, icak m ì68 ICONOLOGIA fi fcorgcuano fcolpiti alcuni gradili , per quali da l' vi ti ma lettera Ci a deua a la prima» la medefiraa uè fta certi h uomini uiolenti ftracciaroi e tolfeto uia le particelle che ciafcuno potè. Con la man delira tcnei alcuni libri > con la finiftra lo fcettro. Edi uenerando uolto » meritamente, perche la Filofofiaèdcgnad' nore, fitriuerenza grande > per efler ella Madre di tutte le arte libc Maeftra de' coftumi,o^d' ogni difciplina, legge de. la uita,&difpe trice de la tranquillità, Dono particular di Dio. Tbilofopbi4 bonar artium nibil eH aliud nifi ( Vt Vlato ait ) donum , & inuentum 'Deorunt . Di Marco Tullio nel primo de la fua Filofofia,dctto riportato da Santo A ftinode Ciuitate Dei lib. t.%. cap. 22. coli conci uiò ragionandomi* d vtfatentur> nuìlum diuinum maius efi donum > fi 1 nullo Deo dari credendum eH , nifi ab ilio > quo y& ipfi qui multo s Deos colu, nuìlum dicunt efìe inaio rem ; Volendo inferire, che la Fi lofofia fia dono 1 1 uero,& vno Dio , per tante eccellenti fue condì non i, Viene ad effcre: nerabile , ÓVperò Seneca moral Filolbfo ne l'Epiftola i^.difle .''Nunqu 1 in tantum conualefcet nequitia^nunquam fic contra virtutes coniurabitur , vt i'i Tbilofopbie nome» yenerabile^&facrum maneat . Mai la fceleratezza , e'1 1 tiopiglierà tanto vigore, mai fi congmngcra in tal modo contro le il tu , che il nome de la Filologia non rimanga fàcro,e uenerabile . Hagliocchifcintillanti ,&la virtù utfiua più acuta de la potenza de| huomini;perche mediante la cognitione di là. con l'occhio de Tinteli j to gli huomini ucdono , & conoscono molte cofe occulte de la-natii tanto della terra, quanto del Cielo; fi come efprime Tullio nel fudel luogo, dicendocene la Filofotìaprimiersmente, c'inftruifcenel culo! Dio , e poi ne la modeftia , & grandezza de l'animo, & la mede lima cti (caccia da l'animo , come da gl'occhi la caligine , acciò potiamo uedci tutte le cofe fuperiori»infenori,prime,ultime,& mezzane, E-dicoloruiiiace^ncorche attempata fia,ÓV" fuperi l'età noftra ,sì;l che la làpicnza fu da la fomma, & Eterna Sapienza di Dio concedui l'huomo fubito creato,cioè al primo noflro Padre,& clla-da primi fqjp * flap Tempre maeftra di 'tutte le creature : & èfempre viuace , & vig £t fta di continuo io piedi fcacciando co'l fuo fplendore le tenebre d onoranza da la mente deiriortali : si perche la fapienza è ftabile,& in ruttibile, laquale ad.ogni j?eHòna, ancorché colmad'annijdona uig £^ for^ezzacontra ogniauuerjò ,.c,torbo lente caiò,& vguahtà di m tdognijmoto,&porturl)ationcd'anÌ4no,s!comene difeorre Santo ' RmoDeCiuir.DeUib.p.cafò.&'t- Non faremo m quefto luogo d.ifciìC odiftin.uonedala iàpienza a la Filofofia^ofla da Seneca Epifr.$9 la fapienza fiavn perfetto bene de la mente hiimana : ma in -Filoibdfl amore , dt:fideno> cV" ftudio.di conicguirc qnciia fapienza: ciò. è uenj «quanto a la lìgn ili catione dei nome , pecche ia Filoiofìa alt-o non fi|f ca ,chc Amor-di iap;enza*e di thiù, &jF Uolbfoyuol dire Anùco^l tei DI CESARE RITA. tSf t, & ftadiofo di virtù» & fapienza > ma fé fi confiderà tutto il corpo de la 'ilofofia fecondo l'ìntentionedi fiottio, dircmo,che fia il medcfimOicB* ri ftefia virtù, & fapienza , & però egli la chiama nella profa terza del pri? no libro ^Omnium magiara rirttttum . Nel fecondo proià 4 Virtutum omnia (ittrix. Nel quarto profa prima» Verip&utilumms . Maeftra,& nutrice** l'ogni virtù , apportatrice del vero lume : cpitheti , che fi conuengono a a fapienza, fi come è veramente tutto il corpo de la Filofofia,che contie- ic in fé tre partii l'atti ua,che compone l'animo ne'buoni coftumi; la coa- emplatiua>che inueftiga i fccreti de la naturala rationa!e,in cui confi/le mgioae>con la quale difputando fi difecrne il vero dal falfo, Oc quella icerca la ftru ttura,& proprietà de le parole, & de gli argumenti,parti tu* c tre di perfetta fapienza , che fi confanno con 1* altra definitione de la-» «pienza, che adduce nel medefimo luogo Seneca a differenza della filo- bfia . Safkntiaeft nefie diurna y& bumana, & horum caufcs. la quale defi Di- one a mio parere contiene le tre pa rti della Filofofia . la fapiéza è cono- l'ere le cofe diuine . Ecco la contcplatiua, la quale non folo per tìfica in* sftiga le cofe naturali, dette dal Pererio nel 1. della Finca cap. 1 1. effetti «iella Diurna mente ; ma anco per Metafisica riputata da Ariftotile diui- ; iffima, contempla le intelligenze foftanze attratte, & la natura ftefTa ld- \o . Conofce le humane . Ecco la morale attuta . Conofce le caufe d'am* \ :due. Ecco la rationale , mediante la quale fi viene in cognitione de le agioni dele cofe diuine, & humane. Z.a Filofofia dunque contenendo i; fc la definitione de la fapienza , viene ad efiere vna ideila co fa , che la-» ienza, maffìmamente in vigore della Metafisica da lei contenuta, la.^ ale per autorità d' Ariftotele merita il proprio nome di fapienza. la on • Marco Tullio nel quinto de le Tufculane,f azionando de l'antichità de Pilofofia,dice ch'ella e antichiffima*macne il nome è fccfco.UntìqMffl. m cum ridevnus,nomen (amen effe confitemur recent. Et la reputa l'i riefia, : la fapienza. Impercioche,diceegIi,chi può negarcene la fapienza né antica di ratei, & di nome ? Cioè la Filofofia, la quale per la cognitio- le le diuine, 5c humane cofe, de li principi/A de le caufe, appreùo gli chi otteneua quello bel li ("fimo nome di fapienza, &L li fette fauij de recia furono chiamati Filofofi , cioè fapienti ; oc molti fecoli auanti rgo, Homero, Vlifie, & Neftorre furono tenuti per fapienti . Simtl- te Atlante, Prometheo, Cereo , per la cognitione che hauenano del* fé celtftr, furono chiamati fapienti. E tutti quelli che poneuano il lo> :di« nella contemplatione de le cofe, furono fempre chiamati fapié* 1 fino al tempo di Pnhagora,al quale parendo ti tolotroppo fuperbo, cr chiamato iàpientc,fì fece chiamar Filofofo,cioè amico de la fapié- * la fapienza fu chiamata Filofofia, cioè Amor di fapienza , tal che la »fia è quella iftefla,che pie anticamente chiamauafi fapienza. Onde io Diogene lacrtio nella vita di Platone kggcu\P«£r# yerèfapk^ *?* 'ICONOLOGIA ttam, & Tirilo fopbidm vocatappetitioné quandam, ac de fiderium diurna fapìtntì La datura ambigua hor piccola* hor grande; fìgnifica, ch'ella hor s'oi cupa ne la cognitione de le co fé inferiori de la terra, &_ hora ne le fup riori del Cielo, cV alle volte formonta tant'alto ad inucftigare le matcr (Mimi, che l'intelligenza human a non le può capire ; & però dice Bo la vifta de'rifguardanti non era hab ile >& {ufficiente a ri fg uà darla > &fcorgerla ; attefoche li miftcri; Diuini fono occulti, & l'elle za diurna ìftefla, che nel Cielo rifiede, non può effe re da l'h umano dùce fo comprefa . Deus bumana ratione comprebendi non potè il > difle San Gr gorio Nazianzcnone l'orationedclianto Battesimo . Che merauigli; Se a Si monide Gentile Poeta Greco , addimandato da Gierone Tirann che cola fufle Iddio, dopo hauer prefo vn giorno, & due di tempo a pe farci) & richiedendodi più doppio termine, rifpofeall'vlfimo ? Qua» più confiderò l'eiTenza di Dio , tanto più mi pare ofeura cofa : Quanto d tius confiderò Deum > tanto mibi res videtur obfiurwr . Riferifce Cicerone i primo de natura Deorum ., La velia di fottiliffimo filo, lignifica la fottigliezza de gli argomei nel difputare la materia indifiblubile, per lemateri e filofofichc, che fo ) per fé ltefle leali , &C falde, mattimene l'atti uà , circa li buoni coftun» TerTute di marnano; percheThabito dela fapienza è indiflòlufciJe, lì mutabile , & faldo di fua eiTcnza, & propria qualità, non per artificio h » mano .'Eofcuro in quanto a T inueftigationc de le cofe occulte dela ;| tura, & ciò pare comprefo da Tullio nel primo de Oratore . Tbilofopul tres parte* eli diHributayin natura objcuritatem> in dijjerendt fubtUitatenty in I tam>atquemores, Etfc guardiamo al coftume Filofofico>diremo,che V * bito fiaoflfufcato da vna caligine di negletta antichità,pcrche li fiiofofl ne vanno per l'ordinario negletti, & difp rezzati, a la filoibiìca, con p; \ ni antichi, vili,& imbrattati, Pouera,& nuda vai Filofofia. non tanto i neceffiti,quanto per volontà, come Socrate,"^ Apollonio, che andau.l veftiti di facco brutto,fcalzi,& col capo fepperto, & Diogene inuoltc vna fofea fchiau inailo rdo>& fozzo*détro vna botterma ciò fé ben è ve > ria detto piò tolto per ifcherzojdiciamo vna più vera ragione. Sono le • (te de la Filofofia coperte da vna antica caligine , perche li Filofofi fio tempi antichi hanno hauuto coftume di adombrarla con fofifticherie ol • re . Gli Egitti) occultarono la Filofofia lotto ofeuri velami di fauolc I Gieroglifici fecreti . Pithagora la velli con vn drappello d'ofeuh limili Pithagorici . Empedocle con enigmi. Protagora con intricati commeij Platone con fenfi miftici . Gorgia con bizzarri, fallaci, & contrarli aia n*enti,che tutte lecofe fono,& non fono . Zenone l'ifteffo cópoffibiil imponìbili efperienze . Ariftoti te ton termini ofcuri,& difficile teftuii parole ; onde egli fteflò chiama uà Acroamatica la vdicnza che l'alcol i DI CESARE RITA. tjr- mattina,ne la quale trattati a de. la più remota,[& fottìi fitófofia attinente ì contemola-tionede le cole naturali>&difpute dialettiche: & mandò in. ce alcuniJibri detti da lui AcrpamaticiYche contengono la recondita di-* plina de la fu a fetta Peripatetica, li quali hauendo veduti Aleilandro Ma- io fuo Sc9lare mentre era ne l'Afia centra Dark>,fì lamentò feco per let-j . iecke haueffcdiuolgaticofi belli iecreti di natura, a cui Ariiìotile con- (eràdo l'ofcurezza,neJa quale lihaueua inuoIti,& dati fuora rifpofe. li ho p in luce tanto, quanto non li hauelfi dati . il tenore di dette lettere , re^ |lrate da Aulo Gdlio nel vigefimo libro 3} capitolo.quarto!*non voglio* ncare direpeterlo in quefìo luggo per maggior certezza a gufto de: ìudioii, - ;^:v ,::.-, . ; , .' ;' ^lexdtfderoérìftiìtelifalHtem* Haud rette feciJìì quod \ aufcult$tf>rm libro* edideris . in qua enimre a ceterfe \ item preftabimus > fi difciplmqgn. quibus eruditi fumus omnium omnino fint wmunesì Equidem malimin rerum vfu opimarum quam in facultatibus *w» \e . Vale . *sfrifloteles%egiMexandro Saluterai 5«t »h, kripfifliadme de libris aufcultatorijs inter arcana illos contiti putans oporteve, li tu eos & effe editosy & minime editos fcit»\, cognobiles enim ijs tantum erunt^ tnesaudìerint. Vale, IQue/ri libri detti AufcultatoriJ, ne quali per quanto riferifee Aulo Gel tfi conteneuano fottili , &c ardue fpeailatiani di natura fono £li ette* fari libri de la tìfica intitolati da Annotile De fhifico ajiditu, cioè de Tv- || , o ascoltare cofe fifiche di natura occulte non per altro* fe non perché te Arii!otile,per la loro ofeurità che non fi poffino jin tendere , & capi- fi j non fi odino efplicare da la bocca del Maeftro > Apparifce di qui che a ppoftali Filofofi Antichi palliauanoJa filolofica di&iplina con efeuri uni, volendo mostrare a le genti ch'efii intendeuatìoymanón voleuario i intefo da altri tuno quello, che publicauano , cV~ ns*la [mente laro ted- ino : & alle volte diceuano cofe ofeure e ftrauaganti per efier tenuti in £ior credi to,&: confi deratio ne,come accenna Lucianonel Dialogo di Ilio in difprezzo di Pithagora : quafi che non baftàife , che la filosofi* cpfe occulte di natura ruffe per le fteffa ofeura, Te anco no» le aggiun pò maggior ofeurità con difficile teitura di parole , ediuerfitÉ di fan* fhe opinioni. Si che Boétio figura la Filofofia con Veflefofcà^etf la r^a difficulti de le fue materie , & per Tofcurità de terminine la quale ino inulta gli antichi Filofofi. i _ el'etf remiti de laverìa lèggeuafi inteffuto vn Pi , greco, dal qoale per gradifcplpitiaguifadifcala fi faliuà àlafommita, ne la quale erav# a ,, & non vn , T , coinè Jianno tradotto tutti gli efpoficori volgari Metto il Dpmeniqhi ) molto malamente > perche vi è differenza doppia #la qualità, de la lettera, che quefi;a è vn T, femplice, & quella è vnitA oraipiratione, fi.pe^v il fignificato diueria'>&al tutto contrarici quan» 1* >preno %r» iconologia 4i viu,a la «otte, perche il rlhita,appreMoJiGr€c», come il C,ap Latini dàdofì 1 voti, o le forti neligiudaij era nota dicódànatione,& ili luco a ppreifo i L*ati ni nota d'affo hi tionc, il Delta, poi era nou di d i latte fie di tépo,p.r veder bene la caufa jcome apprendo i Latini N. LVon liqm ■ciocche non fuPe lecito perali'hora giudicare . Onde S. Girolamo m Sa Marco chiama iJ T. legno de la làlute,& d la Croce , perche in quella pei de rVfteJfa vita Ciifto N. Signore per dar fàlu te, & Vita al genere humanc écc tato Tempre prefo perfìnibolodela vita, perfine dagli fiottìi,*! che t da molti giud -Cito al tempo di Tcodofio Imperatole, quando p*r ordii fiio furono in AleiTandsia buttali a terra tttti li iciv\. ìj ór gl'Ufo) i , tra| litri quello di Scapidc, ne le cui pietre, & fallì trouaonii fcolptti part chi fi mili Caratteri .T. fi eome anco hoggidiiì veden* la guglia deli polo piena di GieiocLfici ^maflìmameiite ne U faccia veriò ccde'nt* lacuale fi vedevna croce formata, più maggiore àncoin quèllàVdi S «anni Laterano veri© la Scala tanta da licu> Gieroglifìci 1 or^ùuto ' cominciò ad ordirt ii fuograue DiJo^odc i' in,prcfe,dppanfce anco in ftatua Egittiaca di ScrapideCanopo,che ne la man dritta tiene il lau, i. le fi vede qui in Rima nello Studio del Sigr. Antonio Bolo : k b n eiano nel trattato del giudmo d&lc vocali lo reputa notade Jadn, pere erano porti in croccila quale è limile a la lettera F* ma come habHaicoglifico dela vita ; fi coineatteitano Rufino, Suida,'& Nicer'oropiù« fiotkmenteduutulib.12, cap. 2.6. narrando la diimizzion? del detto t per tateagt ;ie Marnale d-a quefto charateere epitheto di mo»tife:ti Perfio ne la Satira quarta lochiamo ncg.o ter 1 òlcnrita dclan « htpotistsm%rumyiùo^T4tfi%treT^eta^. Tu up ciò ila detto per palfi..ut,& auutrure 1 errore dilli tetti voi « ttu D I CES *4RE %lTJi »n ìon che habbia tal lignificato nella Filofofia di Boetio , attefo die hi quefta-» figura il .fi. greco lignifica Prattica , OC il .©. Theorica , nellequali due pal- li confitte la Filofofia , cerne fi raccoglie da Sant* A gettino , De Ciuit. Jibr. 8. «api t. 4. Studium fapientU in afìione, 4*r contemplatone rerfatur , rnde pars eius afìiua ', altera ccrttwplatiua dici potefl , contempl&tìua aattm ad con» fpiciendas natura caufas , & finceriffmam ueritatem . Ne a cjuefte due pat- ti è diuerfa la tripartita diftintione Schedi (òpra fatta riabbiamo , non tan- to perche la tci^a detta rationalc , che inueftiga le cagioni , aggiunta-» , per guanto dice Sant'Agoftino , da Platone , fia iùperflua , come vuoiti Seneca epiftol. 28. in quella definitione della fapien^a , che allega- fecon- do alcuni , Quidam ita finkrunt , fapicntia efì neffe diurna , & human* , & horum caufas , Ettèndo la rationale circa le cagioni parte , delle cofe diurne ,& humane; quanto perche S.Agoftino nel luogo citato afTèrma*che non è contra- ria. Ideo h$c tripartito non efì contraria UH difiinb1ìoni>qua intellìgìtur (rnmefltt* iium japientU in aclione, & contentplaticne confislert . In fòmma la Filofofia-» confitte nella Prattica,e nella Theorica,la prattìca è l'attiua morale ; la Theori- ca è la conteroplatiua , che è fublime, etiene i! primo grado in dignità , vltimo per la fua difficulti in-confeguirla : & però da Boetio è porta fepra lafcala, & a* pie della /cala la prattfca,come più facilmente , cominciando fi prima a mettere il piede in quella come più batta per falire di grado in grado più ad alto : attefò- che il principato del Filófofare, come dice Arittotele nel primo della Metafifica i:ap. 2. hebbe origine dal marauigliarfìdelle cofe minori , che arrecauano dub- bio, e dipoi pattando più oltre cominciò a dubbitarfì delle cofe maggiori: & pet p cognitione,chc s'acquiftaua delle cofe minori , dalla prattica loro s'apri l'in. elletto,ad,afcendere a poco, a poco alla cognitione delle maggiori attinenti al- a fpecul2tiua, più difficile, perche non apparifee a niun fenfo corporeo, come 'attiusjch'opera attualmente, e vifibilmente,ma la fpecolatiua fi palefà al fenfb titelletuale, contemplando, &C meditando con l'intelletto la cagicne,& la ve- la delle cofe naturali , ne' quali confitte la Theorica, cioè fpeculatiua , voct-» eriuata a 1 hecreo veibo greco,che fignifica,infpicio,rigfuardare, onde,Thea- •um,luogo fatto per vedere, & riguardare, & quel che vede,& rifguarda ogni fa,Dio, dicefi da Greci Theos . Eflendo il , Q. , prima lettera di quefta voce» icos, cioè Dio, potremo anco dire,che è porto a capo deiia fcala, come feopo, jrmine, & fine d'afcendere,& arriuare a lui,& fé guardiamo bene la figura sfe- ta di detta lettera fi ci rapprefenta apunto vn verfàglio con quella linea iru Jjezzo per trauerfò , come fre^za fitta nel verfàglio, volendo inferire,crte deue- ip indicare la mente noftra verfo Iddio, e tenerla fempre fitti in lui, coirti Jmme bene, feopo, &C fine della fapien^a ; perche il fine delia fapien^a , òC jlla Filofofia,è il fommo bene, che è Iddio Philofophia docet hominem cono- ide cteatorem fuum,dice frittotele de Moribus. Et Santo Agoftinode Ciuit. IJ. 8.cap.p. dice,che il Filófofare è amare Dio, & che Platone tiene che il vero, 1 femmo bene fia Iddio, e vuole,che il Filoiofo fia amatore , & imitatore di to , cV più fopra nei eap.& dicr; che nella Filofofia morale fi tratta del fupre- • ^ X mo t7Ì ICONOLOGICA dio bine,fen^a ilquale non fi pub edere beatola detta Fìlofofia morale e I atti» cioè prattica la cui prima lettera è il . fi . ficome habbiamo detto, ftando nells parte eftrema della fcala fignifica, che per li gradi delle Virtù morali di Giufti tia, Forteti, Prudenza, Temperanza, Magnanimità , Magnificenza, Libera lità, Benignità, Clemen^a,& altre, s'arriua alla fòmmità della fcala, cioè alivi timo fine, al fommobene, che è Dio noftro Creatore , capo di tutte le virtù , 3 nel lib. 1 8 „cap. 30. aflcrùce S. Agoftino, che la Fìlofofia tpeculatiua vai più pe esercitare gl*ingegni,che ad illuminare la mente di vera làpien^a , come che f attiua fi a quella Jaquale per mc^o dellì buoni coftumi ci faccia conièguire 1 vera Capienza, 8c con ragione, perche la Theorica,che è la contemplatiua , dC ipeculatiua efiamina la verità delle cofe : ma la prattica , attiua , morale raett in opera la verità, li buoni cortami, & tutte le virtù , che ci feruono per fcala d falire a Dio vltimo ripofo , fine, e termine delia beata vita , come bemilìmo ei j pone Boctio nel metro nono libro ter^o parlando a Dio. Tu requie* tranquiftapijs, te cernere f ìris, Trine ipium , lettor , Dux, femita , termìnus idem • E nella profa fedente . Terfe&um bonum veram effe beathudinem conflituimus , tAtqu'h & Beatitudinem, & Deum,fummum bonum effe coUegimu: Hora fi come Dio è principio, guida , termine , &T fine d ogni noftro ben coli noi dobbiamo in quella vita,mettere il piede nella fcaja de' buoni coftun Se virtù dal principio,che cominciamo a caminare per fine ali'vltimo palio dr la vita noftra, 6^ non celfar mai di falire, finche s'arriui al fommo bene^
Semper ajjiduus etto , & quemaimodum qui fcalas contendere coepemnt n frius defiflunt ab afeenfu , quamfupremum attingerintgradumiftc & tu in bt» femper altius [candendo affe^ìumfis . Dille Agapeto Greco a Giuftino. Mao to, che dalla prattica delle virtù morali , %C cole inferiori fi può paifare , * afcenderealla cognitione delle cofe fuperiori, 6 che frapanifefta, la Maeftà, la Prouiden^a , e la fòmma bontà di Dio : Sicome Mercurio Trime- ■gifto inPimandro cap. v. Deus fané totius expers iriuidia perfingulas Mundi particulas vtiq;fplendet : Se per concluder ciò compitamente cauiamo mora.» quella gemma , che fi con/èrua nel vaio di elettione capit. primo a' Romani » tue non fono feu/àti quelli ingiufti Gentili, iquali conofeendo folo fimulacri di Segno, di faflo, Augelli,animali infiniti per loro Dei, non hanno -voluto hauere potitia del «"vero Iddìo : impercioche Egli fi è manifeftato , & le cofè inuifibili fue dalla creatura del Mondo, per le cole fatte fi feergono , òC la Tua fempiter- na -virtO, & Diuini là . Quia quod notum esl Dei, manifeflum, e fi in iìlis : Decus mmillis manìftflàuit . inuiftbìlia enim ipfius a creatura Mundi , per e a quafaèla !mt inteUeBa confpìcimtur 'Sempiterna quoq-, eius "pìrtus , & Diuinitas , ita v$ ìnt inexcufabiles . Ha k -verta /tracciata per mano di certi huomini violenti , che fé ne portor- 10 -via le particelle, che poterono . Quefti,fi come Boetio efplica nella profa g» 'ei primo lib. fono le varie fette de'Filofofi , che per la varietà delle peruerfe-» pinioni, che ciascuno tiene, viene la Filofofia ad ertère rtrappata,e {tracciata in arie parti, effondo per fé ftefla vnica , Se retta . Pithagora hebbe la fua parte-. 1 ella fpeculat'ua, Socrate neli'attiua,che fu il primo, che inttoduceflela mora- : ita nelle Cittd, come dice Tullio de Oratore,& nel 5. delle Tufculane , il che_. bnferma S. Agoftino de Ciuit. lib. 3. cap. 3. fé ben l'ifteffo S. Agoftino lib. 1 8. ap. 30» dice , che la.Filofofia morale rifplendena viuente Mercurio Trimegi- |o,chc fieri molto tempo auanti di tutti i Sauij della Grecia . Islam quod atti» t ad Thilofophiam, qua fé docere aliquìd profitetur vnde fiant homìnes beati , e a tempora Mercuri) , quem Trimegifìum vocauerunt , in iliis terris buiujmodi idia claruerunt, longè quìdem antejapientés,quos Thilofophos habuit Grecia , atone poi fcolare di Socrate hebbe i'attiua,e la contempiatiua infiemeaggion :ndo la rationale drpiù , cV da quefto nacquero molti capi di fette contrarie ifcuno per moftrare d'eflere d'ingegno più fpeculatiuo difteriua dall'altro , e ne fpefio dal propio Maeftroinuentando nuoue opinioni, cY^ ragioni, come ciftotile Peripatetico , a cui fu contrario Senocrate Academico , ambedue di- poli di Platone , & di Senocrate fu fcolare Zenone Prencipe della Setta ftoi- ma il fuo Porfirio Platonico, tea j, che fi rinouaficro folamente ne gHhuomini,dichen'ètcflimoriio jt*AgOfìino,de Ciuit. lib.x. cap. xxx. la drappo di più tenendo , che lima tulle coeterna con Dio . Sentenza reprobata da Sant'Agoflinade Itt lib. x. cr.p. xxxj. la flrappò nell'attiua , con il fuo illecito amor Pia- jico fehernico, & deteftaco da Dicearcho filofofo, &T da Cicerone Drche platonico nel 4. de le Tnfculane . Ariftotele fquarciò la uefta a lofofia , foftentando che il Mondo fuffe ab ^terno, che Iddio non l'-ab tratto ,&^nonhabbi?, cura delle cofe del Mondo* & che non conofci pn fé ftelfo : ehe non penfa ad altro,che a fé medefinio, & che il ben^ ci [ed'altfoue, fi come cioccamente mantiene nel 12.de la metallica: X ^ Ec *6z ICONOLOGIA Etne Ji Morali de gli Eudemij lib. 7. cap.15.oue /traccia la Fi!ofon*a. mala maniera . Deus prò fua excetkutta, nihil prater fé ipfum cogitai .-nói autori bonum aliunde euenit * Gh ftoici parimente laceroronola vetta filo, fica in più bande,dicéd© che il Mondo fia ammato,rationaJc,& mtel ligi Je > che le difciphne liberali iìcno mutili , che gli errore e peccati fui Yguali , che le mogli deueno eflere comuni emendane di ciò Autori , D gene Cinico, & Platone, come ritorce Laertio ne la vita di Zenone e pò de la S^taiìoica, il quale inuero /tracciò, la velia affatto ne Ja Filo fia attiua con la mala; pratica de co/lumi , concedendo la liberta del pari re chiamando tutte le cole ancorché dishonefte con i loro propri; non mandando anco fuora la vento/ita per ogni parte lenza rifguardo alcuc come ferme Tullio a Papino, Tetote&is verbìs ea ad tefcripfi, qi:& aperti rnis dgunt Hoiciyfed illietiam crepita* aiunt eque lìbero* ac r.ucljttse£e oportè Molila da tale dishoneftanon è marauiglia ,xhe lafjUofojìa. (ì Jaraenti e Boetio ne la profa terza de gli Stoici , & Epicurei in Wie , il capo deq li fracafsò la veftaa la Filoioia ponendo il fine dtì ionio bene nel piao : & ripoiòjcooie Aniiippo ancorché fcolare di. Socrate, polè illbmmo : ne nel piacere del corpo, Anthiilènefuo códiicepoio ne i'animo;Ma Epi j ro lo pò fé nej. giacere del corpo , &^ dell'animo , come dice Seneca . bene EpicurO)ii, lamentò , ch'era malamente ìntdo dagl'ignoranti , dici randoii chenonintendeua del [piacere dishoneiìo, laiciuo,& Juiiunoi, ma la quiete del corpo ,.& de l'animo libero d'ogni periurbazione , do j to dvna. iòbria ragione , fi come afferma Laertio ne la fua vita, ma non j il quello rappezzò la veda, attefo cheilfine fuo è-cattiuoaonehendopojj ne Ja virtù* & bontà de l'animo per arnuare al iomino b*ne Iddio vltii noftrofine *ma pofe il fine in bene caduco , e tianfitorio, negandoli mortalità, dell'anima , confermando anch'egli , che Iddio non tiene C de le colè humane^iquarci brutti, & deformi.. Stracciorona di più Epicurei la Fi io l'ofia togliendole la radunale .. I Cirenaici doppiarne togliendole la naturale , & rationale >, ritenendoli la morale come So 1 eumlocum > qui monitionts cominci >fujìulity>& p&dagogi effe dixit %non. ?> f pbi ytanquam qmequam aiiud fit fapiens , quarti humani generis, pedagAgMS Ma quelli ritagli , & lquarci lono aliai minori de le peruerie Opinioni lai] Mondo , li Cielo , 'l'anima , & iddio noftro Eterno bene : Apprcl t^uaJe 1 Sauij dique/to Mondo lono itolti • Sapientes huius Mundi funi > Bei.mHulti. Mercè a leiCiocche, & perfide loro opinioni con le q hinno lacerata la verta a Jafapienza; perii che meritano nome non a pienti, ma di fluiti, cofi chiamati da San P>«"io nel primo cap. a ft*>»* 1 1 anuerunt in 1 ogitatiombia jì:;s > e^ obfcuratum efi infipievs cor eorum : dio - tri fé effe fapk'jitts yfìdii fatti funt . Il mutauerunt gloriarti incorri ft T ■ DI CESARE RIPA. j$j iei, inftmilitudiwmmaginiscQrruptibilisbominis, & volucrum&quadruf:* Hmy&ferpentium^ % ', , Tiene con la man delira alcuni libri . Con la falli ra lo scetro . I libri gnitono lo Audio , che far deue quello , che vuole acquiflare h fapien- a , occupandoli in volere i libri profitteuoli al o acquifto di eiTaf deftm ou dal tonno della pigntia,& de ]'otio,che fogUono ind urre iafeiui am > ,inuidie, & cattiui a fletti , chèchiudono la via per arriuareaìfa iapienza, i quello è quello , che vuole inferire JHoratio nella feconda Bpiftoia del rimo libro. £fm Tofces ante diem libmm cum fumine : Si non ìnttndes animamjì^ìfs , iam clarummane fenefiras lntrat> & anguHas extendit lumine rimas Stretimus & vnde: Qjis modus argento , quidfas optare , quid afper ■ Vtiìe nummus babet, Tatria charisque propinquis ■Quantum elargin deceat : Quem te Deus effe luffit , &> humana qua parte locatus es in re 'Pifce. leeeiìario dunque (cacciare il Ibino , & Totio , nemici delle difcipline, kociui all'acquieto delia fapienza, che col volgere 1 libri Ci confcguiice» [ndo i'v fo de' libri iftrumento della dottrina . Infìrumcntum dottrina ejl. ìslibromm, Biffe Plutarcho nella educatione de'iìgliuoli,& Ifidoso [libro ter^odel iòmmobene afferma, e he ogni prò h cto procede dal kg ti 1 libi 1 cV dal meditare ciò che ii legge . Omnis profetlus ex leclione , &• utaiió;iè proceda , qua enim nefeimus > leclione difeimus > qua didicimus > me» tiùìie LOiijiruahhi ; Qm'i che i Itovi chiamanfi mu a mueferi . X 4 X/> *8o ICONOLOGIA £ofcecrofignilica,chelafapienza,laquaIeinquefta opera di Bocti per Ja Filolbfia fi piglia , é Regina di tutte ie difcipiine, & arti liberali ,t che da e/fa vengono ordinate ; ìnipercioche haueiado la iàpienza,& hloi iìa nonna- delle cofe diurne ,6T humane,&cofi«enendoft ella nella co tempia tiua , & nell'attma , vengono da 1 eie>iice Seneca epiic 8$k-St M.Tu ih» éc Platone nJ luoghi (opra citati ; neRiej?auig,^.è chc il. medesimo Tulli «ìica .«arllakF ilpléfo ; Tu mmnmx legum , Tu magiara, morumygr ttijttpto fuìfli; & Seneca nellaepiit.^j, che cola è-altr^la Filoioiia, cnek-ggo^ Ja vita? Che iia Regina delle diieipline,& arti .liberali non è dubhupd che da lei Tono prodotte . Ejì laudatarum artiunt omnium procreainx qu&dai & quafi-pavens ca , quamTbilofopbiam Gracivocant, ; Dille Cicerone nel pt mo dell'Oratore, & nelle Tul'culanela chiama; 0'viu Tphilofopbia du; è virtutis indagatrix y expultrìxq; vitiormn , quid non. modo nosyfed ommno ? ta bominum fine te effe potuìfiet ? Tu vrbes. peperifti vtu djjjìpatos homines in j €ietatem vit&conuocafii i Nelle quali parale lì atenbu ilcono alla Filolafì attioni Regie, e titoli da Regina^ Ariftippo- volendo- inferire ,che le ci fapìine liberali vanno dietro alla Fiiofoiii morate* per la quale tutte I altre cole s'imparano, &che ella è Regina di tutte, di He che quelli ci fono ornati di liberali . discipline > e deprezzano la Filologa , tòno eoinej Proci di Ptnelopie, i quali faceuano conto di MeJanthone>& Polidoraci «nigelle > e non fi curauano del lenozze di Penelope, ch'era Signora, ^j Patrona; limile cofa dille Anfto d'Vlilìe ,ehe quando andò all'Info parlo a tutte l'ombre infernali fuor chea Proferpi na Regina : il primi detto d'Anftippovien riputatoci Plutarcho ne i'educauone di Bior ©uè chiama la Fik>fofia lomma,&capo di cuccigli altri- feudij*. Vrhat €Jì edam Bìonis Vkilofopbi dicium , qui aiebat yficut Tenelopes Trovi cutn n on \ jìnt cumcPenelopa concumbere , rem cum eius anciiii s babuifftnttita qui Tbilt fbiam netptemt apprehenderey eosin alv\s nullius preiij difdplinis fefe contzn Itaquer eliquor untfiudi9rum quafi caput , & fitmmuy confi ituenda eìl Vinlofofi Se è degna daelFerconfUtuita (omnia, & capo de gli altri frudij, ùcu mente di tutti loro- chiamar lì può Regina: Inquanto che la Filolòna ga dà vna mano i libri ,e dall'altra lo feetro , poteuio anco dare quello gmficato;cheadvn Re che tiene Io icettrodePopoli,è necefiàno ai tenere libri d'Etnica filoibna,6V di Politica attinenti al coftume,^ Biodo di ben regnare e trattare il militare imperio ,& quelli fpetfo ri-- f ere , accioche veggfoino lcritto ne' libri quello che gli amici , & infc. foro denoti ; non hanno ardire di auui farli , & ammonirli , & però De irioFaiCieoenoruua ToloineoRe a tenere per le inani noni**cn lo *• DI CESARE RITA. sii fc>, che libri vtiii,& idonei alia buona amminijtratione del Regno. Confiderando , che la Filologa tiene 1 libri da la delira , & lo fcetro da . fin 1 Ara, duerno che la iapienzadeueelfere preferita al dominio, 6(^al legno, perche lenza Ja làpienza , e configli© de' iamj non iì può ben reg- ere , & gouernare : onde nel fecol d'oro rcgnauano iolamente fòpientt àolbfij&queliifii ono Principi, & ìegislaton , come dice Pofiidonio i Seneca epiit. 90. Solane fu Principe, & legislatore de gli Atheniefi, icurgo de* Lacede.iiorn.Zeleuco de' Locrefi ; Scriue Plutarchoin Ifide, •: Uiìrtde , cliegli Egitij icieglieuanoi Re , ò da Sacerdoti, o d*a Guerne- psrche queih iono tenuti in conto perii lor valore, cV quelli per la ia- ienza . Ma quel guerriere, che fi creai a Re fi dauaalladiiciplina derSa l'rdoti , acciò ii facefle partecipe deiia Fi loiòfia>ÓV~ fapienza,& diuen- \ne atto al governo , 6 e,&la filolohaè di giouameuto grande al Principe per ben gouernare» iomediffufamentedimoitraPluurcho nel trattato >clv fa al Principe «orante, -Y" in quell'altro doue mantiene, che fi debba fìlotofare con |ineipi, fede ne facciali buono & lodato imperio di M. Antonio Iinpe~ jfrore , tlquale irebbe pieii di filofofia la lingua el petto , e fpefio in bocca jaer foiea quella preuofa voce di Platone , le Città fiorirebbero te li Filo |E itnperaflerojO vero icgl'Imperatori filofofafìero . Florerent Ciuitatesyfi i Vbitofbpbi imperar ent , aut Imperato fes philofepharentur :- Riferifcc Giulio pitohno nella fua vua.Ilcheauuerter.do Theodofio Imperatore diede »norio,y Arcadio fuoi figliuoli alla difciplina d'Arfemo huomo fapien fimo , il quale effendo Dato veduto dall'imperatore ftare in piedi auanti i gli , mentre quegli ammaeftrai a , cV eifi tupe.bamente federe , fi adi- :on effo loro , & li fece fpogliare de gli adornamenti regali ammonen- i, ch'era meglio per loro vmeie priuati,che imperare con pericolo za dottrina od làpienza, voce affai commendata da Nicefòro lib.12* c|. 2^. Con giurìa ragione dunque fi dà lo fccttro alla Filofofia molto «pueaeuole alla fapienza, la eguale ìa ehe h Principi fenza pencolo fic» \ amen te i66 ICONOLOGIA rumente regnino , teitimonio ne fia l'tfteffa Capienza , che nell'ottauo pro uerbiodi ie medefijma dice ; Terme%eges reznant ,& legum proditores iufi difcgmunt^ Per mezzo mio regnano liRe , cV i legislatori difeernano i giufto; & Hugone dille , che la Filofofia infegnagiufta ,& rettamente r gnarejconoicendo ciò Filippo Re di Macedonia eiìorcaua Alelìàndro Magno Tuo figliuolo ad apprendere la Filofofia-, fotto la difciplma Filoiòfo , dicendogli accioche tu npn_, commetti molti errori nel gnarejde'qualiini pento hor io d'haucr? commefiò . Riportano glori iafamaiRe mediante-» la; Filofofia, non tanto per goueruare i Poj con fapienza > quanto per faper reggere fé fteffi ; dato che vn Re regga ne fé ftefio , regge anco bene i Popoli con fodisfattione,& applauio e mune : ma fi come è difficile ad vn nobile , & gagliardo deftnere rafrei re il corfo fé non ha , chi gli fopraftia > & chi lo freni , coli diffidi cofa è vn Principe afloluto, che ninno fuperiore conofee faper e regolare fé ft fo,& raffrenare l'iropetuofo corfo de gli affètti fuoi » la Filofofia nondim no , & fapienza facilità tutto ciò , perche la Fiiofofia fecondo AriftippD & altri Filofofi doma gli affetti dell'animo, E difficile ad vn Principe \ uane effere continente , nondimeno Aletfandro Magno mediante la Fi fofia de' buoni cofturm fu giouane contir)entifsimo> poiché portò rifpeti alla moglie,ckalle figlie di Dario,chedi rara bellezza erano dotatatene le tenne da ichiaue, male honorò da Madre, & Sorelle,^ portò anc rifpettoaRofranafuabelliI«>imafchiaua,che fé la fposò per non farg torto, & violenza ; confufione diquelh Signori, che non lafTano intat non diròfchiaue,oleru2, ma non la perdonano a valla Ile nobili, èVh norate. E difficile ad ogn'uno il perdonare a'nemici maisimamentc Principi, nondimeno Celare Dittatore lulìgnorrofi della Rcp. & dell': peno mediante h fua fapienza , vette gl'i ir peti dell'ira, & perdonò a ~ ' Offendono gli animi le maldicenze tanto , che lì commuouono ad mortale contro i detrattori , &C calunniatori , nondimeno Auguro, pattano, & altri ottimi Imperatori non vollero fare rifentimepto e loro, ne incrudelirli per parole, ò libelli contro gli Autori, & con pr za , perche le voci del Popolo maldicente non dan forza di detraherc maadvngran Pn pcipe, che con prudenza, fapienza, &fgi urti da got ni , eflendoche le buone atuoni loro fanno per fé fìcfie me» re- 1 maieiio &però Pio Secondo Pontefice condan temerne perdonò a chi l'haiic prouocatocon ingiurie, e detii mordaci, de' quali non r.efcce conto, voleua che in vna Città libera come Roma liberamente fi parlaflc» e me di lui dice il Platina ; Male de fé ofwc.ntcf re! loquentes tohocutt mw libereenim inibera Qv.hate loqv.iomnevoìcbat; 11 qual detto fùdiTibc peratore,6Vmoftròanco di noni/limare le pelsime voci del volgo, qt , do difie ad vno , che fi lamentata , che alcuni di lui diceuano male ; ri fé fé in Campo di Fior? anelerai , vedrai molti che di me ftefio ancor.i ranno male. Anzi dalie maldicenze Antonino Filoioib Imperatore, n tè Ja Filofofia, che cosi R'i deità uà profitto prcndeua : poiché fpeiio man- DI CESARE RITA s6y »andaua,checofa Ci dicefle di lui, fentcndo male, fedentrodi fccono* f:eua effer vero , fé n'eniendaua ; Erat enimfama fu* curiofifiimuf reqttirens i ver um, quid quisque de fé diceret, emendans, qua bene reprebenfa videre*- fr. Narra Giulio Capitolino. Tutti quelli lono frutti della Fiiofofia, ìc regge gli animi , &c moderagli affetti con lo feettro della fapienza, )1 qua ieff reggono gli huomini prudenti inogniauuenimento loro>& scoreggiano 1 moti dell'animo > tanto nella uuerfità, quanto nella profc £rui, ck_ fopraftanno adogni colpo di fortuna* Omnia quteaderem ho» linem pojfunty fubter fé habet,eaque defpicere cafus contemnìtbumanos* >ifle l'Oratore : 6c Diogene Filofofo eiìendogli addimandato , checofà LadagriàtohauefledallaFiloforia;fenon altro riipofe,ho guadagnato aefto, che io fono apparecchiato ad ogni fortuna :& Dionino Tiranno acciato dal Regno ad vno , chegli difle , che cofa ti ha giouato Fiatone» la Fiiofofia , nfpofe , ch'io poffi q uefta graue mutatione di fortuna com )i tare : percioche non s'vccife come hanno fatto altri > ma flette faldo > ITe fé fteflb, & imperò alle paffioni dell'animo ► Porta dunquelo feettro rpiù cagioni > perche la Fiiofofia è Regina di tutte le difapline, & ar- iberali >perche è neceflaria a' Principi per ben regnare, & perche là e£ e quelli che la pofleggono Re^eflendo che con filofofica liberti danno t»nlìglio,cV"comandanoadaltri'che fàccino^o non faccino vna colà; i perche mediante la FUofofia , & fapienza viuiamo nel pacifica Regno tlla tranquilliti, poiché potiamo in ogni tempo yluog©,& mutatione ^fortuna imperare a gJr appetiti , affetti, & perturbationt dell'3nimo,& pi mede/imi reggere, & gouernare con prudenza,& fapienza : onde Ze- e neafierì , che li lapienti Filofoli, non folo erano liberi , ma Re . FVRORB IMPLACABILE. ||.VOMO armato di fpiù forte d'arme , & ferito in mplteparti dell* fi perfona , moffri nel fembiante furore > & rabbia >fari cinto con rat f catene, che dalle braccia , &f dalle gambe gli pendino Sterri con la_» |f!ra mano vnferpe detto Àlpido, piegato in molti gin, con la bocca fcpftach*abb/ala lingua fuori tripartita ,,& vedendofiperjlaperfona infi- io'vcleno, moOri,&ftiain atto d'offendere altrui, &alli piedi di detta iara vi farà vn Cocodrillo,chc moftri di percuotere fefteffo.. . h dipinge armato , 6^ ferito in molte parti della perfona , con la dimo1 lizionedel furore, & rabbia^eflendo che il furore è propria alterationc 1 ramino irato t che conduce Thuomo airoperare contro fé fteflb * Dio, |j.tura , huonjini , &^ cofe>& luoghi - Ifce rotte catene che dalle braceia,& da le gambe gli pendono,dinotano! èp il furore è indomito, cV poche fono quelle cofe che a lui faccino filftensa . pene con ladefìra mano il ferpe nella guifa, che habbiamo detto, per e i cne le .acre let;ere hanno cfpreffo il furore implacabile , pei vn ferpe piccato '284 ICONOLOGIA ita, e piegato in molti giri , & che ha la lingua fuors al vedere tripartii dicell , che neflun furore fi può comparare a quello deH'afpido, il qua {ubito che lì fente tocco , coli beftialmente s'infuria , che non (ì fatia lì che non habbia auuelenato col morfo , chi l'ha offefo , o vero di rabbia 1 fi muoia come dice Euthimio - Il Coccodrillo in atto di percuotere (è fteflb, voleuano gli Egiti j con le animale nella guila che s'è detto , fignitìcare il furore , perciò che qu fto animale quando è rimafto gabbato della preda , contra fé ftcfib $ acc« de di furore , & fdegno . FORZA SOTTOPOSTA ALL'ELOQJENZA D O N N A vecchia, vcftitagrauemente>checonladcftramano 0 ghi il caduceo di Mercurio , & fotto li piedi vn leone . Ciò diuioitrache ia 1 orza cede all'eloquenza de' Sauii , 1 GA ptCESA%E RIFA! * **s GAGLIARDEZZA* DONNA di maturo afpetto, ma vago , di vifta proportionata , e fuelta? farà di leggiadro habito veftita, coronata di amaranto , c\_ tenga con ^nbe le mani vn ramo di oliuo Con li fuoi frutti, &C fopra a detto ramo vi fari n fauo di mele con alcune api . ! L'amaranto è vna fpica perpetua » laquale fuor dell'vfo degl'altri fiori, fignì- a (labilità , gagliardezza , e con/èruatione , per la particolare qualità fua di >n immarcire giamai, & di ftar tèmpre beila, & di -verno quando fono man-' ati gl'altri fiori, folo tenuta nell'acqua fi rinuerdifee, però li popoli di TefTaglia i fretti dall'oracolo Dodoneo a far ogni anno l'efpiationi al fepolcro di »^chil« , come fi fcriue, portauano dell'amaranto , accioche mancando gl'altri fiori nefto , che prefto fi rinuerdifce,fulfe in difefa della loro diligenza , coronane d(ì con eflò la tefta nel fare l'oblationi . Per quefto è il detto fiore immortale , : fi dedica alla immortaliti col ramo d oliuo , & il fauo di mele allude a quel» rifpofta, che fece Diogene Cinico ad alcuni, che gli dimandarono in che mo- 3 fi potefle allungare il filo della "vita humana . Dicendo,che le parti interio- ri doueuano irrigar di mele , & l'efteriori vngerle con l'olio , & voleua inten- srecoftui /òtto ofeurit^, come era il folitofuo , cheperviuere fano,8c~ga- iardo bi/ogna ftare con il core allegro , & pieno di dolci , 6^ fuaui penfieri jnr/nuamente , & per lo corpo hauer la commodità neceflaria tenendolo isu fercitio , accioche non fia confumato , e guadato dall'otio : ma aiutato , & mfolidato . Dice oltre a ciò Atheneo , che chi vfa li cibi conditi con il mele , me molto più di quelli , che vfano li cibi comporli di colè forti . Et in quefto ropofito adduce l'eflempio di alcuni popoli detti Girnei , nell' Ifola di Corti- le i li quali "viueuano lunghiflìmo tempo , perche fi pafceuano di cibi dolci , compoftidimele* EtDiaphe, il quale fcriiTc dell' Agricoltura , afferma-, ie il cibo di mele "vfato di continuo , non folo fa giouamento grandiflìmo al» ' viuacità dell'intelletto : ma conferua ancora li fenfi iani , Se interi . GELOSIA. O N N A con vna vefte di turchino a onde* dipinta tutta d'occhi j. e d'o- recchie, con l'ali alle fpal!e,con vn gallo nel braccio finiftio, Se nella de- amano con vnms^o dì ipine, J Gelofia è -vna paflione , Se vn. timore , che fa che il valore della virtù , o de' «enti d'a!trui,fuperando le qualità "virtuofe di chi ama, non le tolga la polTef* ne della cofa amata* Dipinge!] la Gelofia col gallo in braccio, perche quell'animale è gelofiffimo 1 ;ilant£,defto, & accorto . L'ali fignificano la prefte^a , Se velocità de' fuoi variati penfieri . j Gli ocelli], Se orecchi) dipinte nella_vefte fignificano l'affidua cura del gelofo yvedere, & intendere fottilraente ogni minimo atto , Se cenno della perfona sjnata da lui, però ditte il T'affo nuouo lume dell'età noftra in vn fonetto. klofo amante, apro m$ 'eccbi.e miro, £ milforecchi, ad ogni fuono intento. 11 ma^o delle fpine, dimoftra i faftidij pungentiflimi del gelofo , che di con* zgé ICONOLOGIA GELOSI AJ continuo lo pungono , non altrimenti , che fc fofifero /pine acuti/lime , le qm per tal cagione gli ti dipingono in mano . Celofia . • D Orina *ve(tita nel modo iopradetto , nella deftra mano terrà vna pian di helitropio.. Il color del -"veftimento è propio lignificato di Gelofia, per hauer il color d mare,ilquale mai non li moftra così tranquillo, che non ne forga iofpetto , ce tra li fcogli di Geìofia per certo, che l'huomo fìa dell' altrui fede non palla m fèn^a timore, &C faftidio . Si fa ancora queft' immagine , che in "Vna mano tiene il flore helitropio > quale fi gira Tempre intorno , e incontro al Sole , feguicando il fuo moto , e aiegelofo,oo'p*J3i t conlcparole, 6c^ col peofiero, lem prefta -volto ali con rem platione delle beliate da lai per fouerchio amore fti aute i are , & rr efce al mondo. Gfi- V &i CESARE %IPA> >/#r GENIO BVONOé Secondo i Gentili, N fanciullo con belliffimi capelli , farà coronato di Platano 1 8^ là mano tiene -vn ferpento • Cofì fi ?vedc koipiio in alcune Meda- [lie antiche^ ... genio cattivo; Secondo i Gentili . 1|"T Vomo grande,nero, di *volto /paaenteuole, con barba, e capelli tanghi, jLJL eneri,inmanotÌenvngufo» Scriue 'Plutarco , chiapparne a Marc© ruto occifor di Cefàre il genio cattiuo in quefta forala ,re il gufo come ftittó- ano gl'an tichi è vcceììo di trift'augurio .* però Vergili© nel 4. dell'Eneide • Solaque culminibus ferali Carmine bubo Sape tjueri, & longas infletum ducere voces . Molti fono ( fi racconta ) i Geni j , fecondo l'application! dell' ingegni , de' uali fi prendono , ma a noi /irebbe diligenza iouerchia dipingere alcuno ai- re a quefti,che ibno gli vniuerfàli per acconciar tutto il refto, che fé ne potrete e dire a i luoghi conuenienti , fecondo l'ordine , che habbiamo prefo. GENI 6, Come figurato da gli antichi* IT Olte immagini antiche del Genio rapprefenta VincéntioCartari,pref Di cuti£, Fontis, Loci, e dellWltimo n'era figura la ferpe , nello Smetio a carte 2 num.4. leggeri Genio Horreorum Senaiorum per la conferuatione del Gran ro di Seiano , coli anco Genio Conferuatori Horreorum Gaianorum , Gen Thefaurorum ,*vede_fi in quell'altra inferi et ione non più ftampata , che al pr fente (là in vn'orticello dietro il Monafterio di Santa Sufanna nel colle quiriti le . E' vna bafe, che dal canto deliro ha il vaio detto Vrceo » c*^ dal lìniflro patera, fotto la quale è pollo il Gongolato di Marco Ciuica Barbaro,& non Ba baro* come feorrettamente ftampafi in tutti i Falli fen^a prenome , & nome tal Conlolato, che fu del 1 5 8. JOVI CVSTODI, ET GENIO THESAVRORVM C. IVI. AVG. L1B. SATYRVS D. D. DEDIC. X1H. K. FEBR. M. CIVICA. BAR3ARQ. M. METILIO REG VLO COS. il Geni'© TMCESA%E %IEÀ. *S? il Genìo,che noi volgarmente dicemo per I'humore,e per il gufto.è naturale inclinatione , che ha vno ad *vna cofà , ed effercitio : fi può figurare Fanciullo alato, (imbolo del penderò, che fempre nella mente vola di ciò,che fi ha gufto, e fantafia : tenga in mano ftromenti atti a dichiarare quello,di che fi diletta? fé vno ha Genio alle lettere,gli fi ponga minano libri ; fé a fuoni, e canti , inta- uolature di mufica, lire,leuti, ed altri ftromenti ; fé ad amicarmi,* e cofi di ma- no in mano d'altre cofe, in fimili occafioni fi potrai incoronare di Platano tenu- to da gli antichi Arbore geniale,^jerche è grato, e gufta a tutti quelli, chela miranoper la fua belle^a, e^rande ampie^a, difende l'Eftate con la fua om- bra dall'ardor del Sole, ed il Verno riceue il Sole , però l'Academia d'Achent^ intorno alla loggia fi compiacque tenere molti Platani, che fiorirono,e crebbe - ro all'alterca di $5. braccia,come fcriue Plinio lib 12. cap. primo.. E Serie Re «'inuaghì di quefta pianta generola, allì cui rami fece attaccare collane , ed ar- mille d'oro^nella guifa* che racconta Eliano lib. 2. cap. 1 3. fi può anco inco- ronare di fiori , come l'incorona Tibullo hb. 2. eleg. 2. Il Genio del Popolo Romano, comequello , ch'era fempre di guerreggiare , e trionfare , in *vna-» icdaglia di Antonino Pio è figurato con vn ramo d'alloro , o d'oliua nelia de- ra , e nella finiftra 'Vn* afta , in vn'altra il cornocopia , per la foprabbondante icche77a del Mondo, che poffedeua , al cui acquifto era intento , onero per lo ufto dell abbondanza , che ha communemente ogni popolo . In altre due-, medaglie di Traiano, e di M. Aurelio Antonino Filofofo , nella deftra tiene vna atera, nella finiftra le fpighe , per denotare, che quelli Imperadori premeuano eli 'abbondanza, e nella loro religione,di cui n'è fimbolo la patera : in vna me- aglia di Nerone la patera nella deftra, nella finiftra il cornucopia, auanti Tara» iquale fen^a dubbio fiì battuta per adulatione, poiché il Genio di Nerone,cioè humor fuo era inclinato al male , e non al bene ; alla impietà , non alla reli- ;ione ; alla deftruZ£>one, non all'abbondanza : molti fimili , ma fen^ara veg- lonfi nelle medaglie di Maflìmino , tra quali vi è imprelfo il Genio , che nella jeftra tiene vna patera con vna ftella Copra. 3 nella finiftra il cornucopia . In pili iodi anco appreffo il fudetto Occone fi figura in altre medaglie d'Imperado- , fecondo gli afretti , e volontà loro : li quali affetti , e perturbationi d'animo aflàu ano lotto nome di Genio , come apparisce in Plutarchonel trattato del - l tranquillità non lunghi dal fine in quelli verfi, ne' quali fono inlcrti dieci no- li inuentati da Empedocle, per efprimeregli affetti , ed inclinationi d'animo. Hic inerant Cbtkonias& cernensprocul Belio pea , Et vario Harmonie vultu , Dirìjq; cruenta , lAtfcbre , CalliHoque , Tboofaque , Dynaeque Tfemertes , & amoena, nigro frutluque ^ifapheia . j Quorum Geniorum nominibus varia animi perturbationes exprimuntur , dice Ijutarco, oue chiama nomi di Genij le perturbationi ifteffe , èc gli affetti del- lanimo tra loro contrari j , nominati in detti verfi, che fono terreltre , & folare |c la viltfacelle, ed altre varie co fé in man» . D GEOMETRIA. ONNA, che tenga in vna mano vn perpendicolo,econ l'altra vn cor palio : nel perpendicolo fi rapprefenta il moto ,il tempo , e lagraucz de corpi : nel compatto la linea, la fuperfkie , & la profondità , nelle quali co fitte il general fuggetto della Geometria . Geometrìa. DOhna , che con la deftra mano tiene vn compatto , & con la fimftra * triangolo. GIORNO NATVRALE. SI dipinge giouane alato , per la ragione detta nella figura dell'anno ,ce! vn cerchio in mano fbpra vn carro , iopra le nuuole con vn torchio accche nafee dell'* telletto , & eflendofi tali iftromenti ritrouati da gli Artefici , perhauerr mil notitia nell'opere di Geometria» meritamente adunque per quelli fi dir" ftra il difeorfo ,& ancora l'elettione , che deuefare lo ingegno deli' huon» per conofeere, & giudicare ogni forte di cofe, perciòche non dioicamente v' dica colui, che nel medefimo modo "Vuol mifurare tutte l'attioni . Ve DI CESSARE fRIPJ. sp3 Per dichiaratione dell'Iride , diremo , che ciafcuno , che fale a gradi dell'at- i tioni humane ,fìano diqual forte fi *Yogliano,bifogna, che da molte efperien- ffe apprenda il giuditio,ilxjualejquindi rimiti , come l'iride rifulta deli* appa- renza di molti diuetil colori auuicinati inficine in virili de' raggi Solari . Ciuditiot Citerò inditio d' \Amon . HV O M O nobilmente gettito , con il capo pieno di papaueri 3 che li- gnificano indicio dimore pretTo a quellj\antichi , i quali con il gettar delle forti predicevano le co/e d'auuenire, perche volendo far'efperien^a ,fe# 'amante fofle riamato pigliavano le foglie del papavero fiorito ; & fé le pone* nano fui pugno , poi con la palma della deftra mano percotcndo con ogni for- ra le dette foglie , dallo ftrepito , che effe facevano fotto la percoffa^giudicaua* no ramore^a*ffidefiderato* Quefto racconta il Pierio Valeriano col teftimonio di Tautifìonel Iib.5 8.deJ tuoi Gieroglifici, fcbene è cofà fupcrftitiofa, & ridicola . Giuditìogiujto. BVomo veflito d'habito longo , 6c^ graue , habbia in gui/à di moniJc^ » che gli penda dal collo "vn cuore humanoj nelqualefìafcolpita "\na-# m maginetta , che rapprefenti la Verità , egli Aia con il capo chino , &C coiu >li occhi baffi acontemplareflfiamente il detto monile,tenga a'piedi alcuni li- >ri di Legge aperti $ il che denota, che il *stiQX$C perfetto giudice deuecflèr ntegro* Scuoti deve mai per qualfiuoglia accidente rimuouere gli occhi) dal ;iufto delle Sante Leggi >& dalla contcmplationc della pura , & intera verità : edi Pierio Valeriano nel lib. 5 1 . . Gì V D ICE. rjVOMO ^vecchio , fedente , £c^ veftito d'habito gràue , terrà con lai "1 deftra mano *\nal>acchetta , in torno alla quale Ha auuolta "vna ferpe» a *yn lato faranno alcuni libri di Legge aperti , fic^ un'aquila , & dall'altra arte ^n'horologio,ó^vna pietra di paragone > effendoui fopra d'ella "Vna loneta d'oro, c^vna di rame, ckdell'vna come dell'altra appatifea il fc» no del lor tocco. Giudice è detto da giudicare , reggere , & eflèguire la Giudi tia , & è nomo ttribuito ad huomini periti di ella Giuftitia , & delle leggi pofte da Prencipi , Kepubliche alla miniftratione di quelle. Si dipinge vecchio , fedente , 6V veftito grauemente , dicendo A riftotele nel pr^o della Topica, che non il debba eleggere Giudici giouani,non effondo nel- età giouenìle efperien^a , ne moderationi d'affetti . La bacchettacene tiene nella man deftra , ne lignifica il dominio , ch'ha il Giudice fopra i rei . La ferpe , che intorno ad ella fi rivolge , denota la Prudenza , che fi richie- t negli huo mini pofti al gouerno . Dicendo la sacra Scrittura : Eftote pru- entes fìcut ferpentes. I libri aperti dimoftrano , che il vero , & perfetto Giudice deue efTere molto ;n perito , circofpetto , integro , e vigilante » che percib gli fi dipinge a canto ^orologio , accìòche non mai per qualiluoglia accidenteonn rimuoua gli oc* ' Y 3 chi aj>+ ICONOLOGICA chi dall'equi ti,e dal giufto,e come l'aquila polla da gl'antichi per vccelto di acu tiflima villa , deue il giudice vedere, & penetrar fino alla nafcofla , & occulta; ▼eriti rapprefentata per la pietra del paragone , nella guifa , che fi è detto , la» quale ne lignifica la cognitione del vero , & del fallo . GIVOCO DALL'ANTICO. VN fanciullo nudo alato , con ambedue le mani diftefe in alto , prenden- do vna di due treccie, che pendono da vna teda di donna > che fi a pò* fta in qualche modo alta , che il fanciullo non vi fi pofià arriuar a fatto . Sia-, quella tefta ornata d'Vn panno , che difeenda infino al mezzo di dette treccie , cX^, vifaràfcritto. IO CVS. Si fa alato,perche il giuoco confitte nella «velocità nel moto con fcher^o . G I V R I S D I T I O N E. HVOMO veftito di porpora , nella delira mano tenga vno feettro ,qua-" l'è'vero inditio di naturai giurifdittione,& nell'altra i falci consolari - che fi portauano per fegno di quello medefimo , GIVSTITIA n ' Secondo che riferifee Giulio Gettio » DONNA in forma di bella vergine , coronata , & veftita d'oro - che con honefta feueriti , fi moftri degna di riueren^a con gl'occhi] di acutifli- Itta villa, con vrt monile al collo , nelquale fia vn'occhio (colpito . Dice Platone , che la Giullitia vede il tutto ,& che da gl'antichi facerdoti fu chiamata veditrrce di tutte le eofe . Onde Apuleio giura per l'occhio del Sole- te della Giullitia infieme , quali che non vegga quello men di quello , le quali cofe habbiamo noi ad intendere , che dertono efière* ne miniftri della Giullitia, • perche bifogna , che quelli con acutiffimo vedere penetrino fino alla nafcofla & occulta -verità , & fieno come le calle vergini puri d'ogni pallione, fiche né pretiofi doni, né false lufinghe, né altra cofa li porta corrompere : ma fiano fai- di , maturi , graui, epuri, come l'oro, che auan^a gl'altri metalli in doppio per Co , & valore , E perciò potiamo dire, che la Giullitia flaquell'habito , fecondo il quale-, l'huomo giallo per propia elettione , è operatore, e difpenfatore , così del be- ne , come del male fra fe,& altri > o fra altri A' altri fecondo le qualità, o di prò* portione Geometrica, ouero aritmetica, per fin del bello , e dell'vtile decorno. dato alla felicità publica . Per moftrare la Giullitia, Se l'integrità della mente gli antichi foleuano rap- prefentare ancora vn boccale, vn bacile, &f vna colonna , come fé ne vede ef- preffa teftimonian^a in molte fepolture di marmo > & altre antichità , cheli trouano tutta via, però dille l' Alciato . Jus bac forma monet dicium fine fordibus effe »?, • befunftum , furas atqi babuijfe mams . D GiuHitia di Taufanid negli EUa$i. Onn* di bella faccia , 3c molt'adorna , la quale con la mano finiftra fui* foghi vna vecchia brutta,per colendola con vn barione . Et DI CESSARE %1TJ: *gf* Et quefta vecchia dice Paufania efler l'ingiuria , la quale da giufti giudici, deue tempre tenerli epprefla , accioche non s'occulti la ^verità , & deuono ai- coltar patientememe quel ,che ciafeuno dice per difefa . Giuftitia Dluìna. t DOntia di ringoiar bottega, veftita d'oro con vna'cortma d'oro in teftaJ , fbpra alla qual vi fia vna colomba circondata di fplendore -, hauer-d i ca- pelli fparfi fopra le fpalle, che con gli occhij miri, come cefa baila il inondo, te- nendo nella deftra la fpada nuda, & nella finiftra lebilancie . ? Quefta figura ragioneuolmente fi dourebbe figurare belliflìma,perche quel- !o , che è in Dio , e la medefima effettua con eflo ( come fan beniflimo i facri Theologi ) il quale è tutto perfettione, & vnita di bellezza . Si vede d'oro, per moftrare con la nobiltà del fuo mctallc,e con il fuo Splen- dore l'eccellenza , &fublimità della detta giuftitia. La corona d'oro è per moftrare , ch'eli' ha potenza fbpra tutte le potendo «iel mondo , • . Le bilancie lignificano, che la giuftitia diuina da tegola a tutte le attieni , e k fpada le pene de' delinquenti. Lacolomba moftra Io Spirito fanto ter^a perfona della fantiflìma Trinità , Svincolo d'amore tra il Padre , & il Figliuolo > per lo quale fpir ito la Diuina giuftitia fi communica a tutti i Prencipi del mondo . Si fa la detta colomba bianca, e rifplendente, perche fono quefte fra le quali-" tà vifibili , e nobiliffim* . Le treccie fparfè moftrano le gratie * che feendono dalla bontà del cielo fen- S(a ofTenfione della Diuina giuftitia , sltì^i fono propij effetti di efla » Riguarda come cofa baila il mondo , come /oggetto a lei , non efiendo niu- na co(à a lei fuperiore . Si comprende anco per la fpada,e per le bilancie ( toccando l'uno ìnftromen to,la vita,& l'altro la robba de gli huomini.) con le quali due cofe Thonore mon dano fi folleua , & s'abbafla bene fpeflb, che fono dati, e tolti, & quefta, e quel- la per giuftitia diuina, fecondo i meriti de gli huomini, & conforme a* feuerif- fimi giudici^ di Dio . Giuftitia . DOnna veftita di bianco,habbia gli occhij bendati ; nella deftra mano ten- ga vn fafeio di verghe , con vna feure legata infieme con effe , nella fi- ni (tra vna fiamma di fuoco , & a canto hauerà vno fttu^o , ouero tenga la fpa- da,& le bilancie. Quefta è quella forte di giuftitia , che efèrcitano ne* Tribunali i Giudici , Se gli eflecutori fecolari . Si vefte di bianco , perche il giudice deu'efTere fen^a macchia di propio in- terefle , o d'altra paflìone , che pofla deformar la Giuftitia , il che vien fatto te- nendoti" gli occhij bendati , cioè non guardando cofa alcuna della quale s'ado- pri per giudice il fenfo nemico della ragione . 11 fafeio di verghe con la feurc , era portato anticamente in Roma da littori Y 4 innanzi dar 29S ICONOLOGIA innanzi a* Con(óK,& al Tribuno della Pici Vper moftrar,che non fi deue rima- nere di castigare , oue richiede la Giuditta , ne fi deue cilcr precipitoso : ma dai tempo a matutare il giudizio nello fciorre delle verghe. La fiamma moflra, che la mente del giudice deueeflèr Tempre dritta ver fo il Cielo , Per Io ftru^o s'impara, che le cofe , che vengono in giuditio , per intrica che fieno,non fi deue mancare di Irrigarle , 5c^ ifiiodarle , fen^a perdonare fatica alcuna, con animo patiente , come lo ftru^odfgerifceil ferro, ancorché fia duritfima materia , come raccontano mo'ti fcrittorr. Giuditta retta , che non fi pieghi per ami citta , ne per odio. T\ Onna con la fpada alta , coronata nel mezzo di corona regale , c¥~ o \J la bilancia da ~vna banda le farà *vn cane fignificatiuo deiramicitia,5 dall'altra vna Sèrpe pofta per l'odio . La fpada alta nota , che la G'mftitia non Ci deue piegare da alcuna banda , pet amicitia,ne per odio di qualfiuoglia perfona, S: all'hora è lodeuofe,& man- tenimento dell'imperio . Per le bilanciane feruirà quanto per dichiaratione habbiamo detto nelhu quarta Beatitudine • Giufiitiarigorofa . VNo' Sceletro , come quelli , che fi dipingono , per la morte in vn roanroj bianco, che la cuopra in modo, che il ~vifo, le mani, &~ i piedi Ci veda- no con la fpada ignuda , & con le bilancie al modo detto » E quella figura di-j moftra, che il giudice rigorcfo non perdona ad alcuno ("otto qualfiuoglia prete-I (lo di fcu(è,che pollano alleggerir la pcna,come la morte,che ne ad ctà,ne à fef«j Co, ne a qualità di perfone ha riguardo per dare efTecutione al debito filo. La "Vida fpauenteuole di quella figura moftra, che fpauenteuole è ancora a'! popoli quella forte di Giufìitia , che non fa in qualche occafione interpretarcj leggiermente la legge . Giufìitia nelle Medaglie d'Adriano , d'intonino Tio » & d'^ilejfandro. DOnna a federe con "vn bracciolare , e fcettro in mano , con l'altra tiene "vna patena . Siede lignificando la grauita conueniente a i faui j , 6^ per quello i Giudici hanno da leti ten tiare fedendo . Lo fcettro Ce le da per fegno di comandare , & gouernare il mondo. Il bracciolare fi piglia per la mifura , 6C la patena , per efiet la giufìitia co fa diuinju • GLORIA DE' PRENCIPI. 'Nella Medaglia d'Adriano . DONNA belliflima, che habbia cinta la fronte d'"vn cerchio d'oro con tefto di diuerfe gioie di grande (lima . I capelli faranno ricciuti,e bion di , lignificando i magnanimi , e gloriofi pen'ìeri , che occupano le menti de Prencipi, nell'opere de' quali fommamente rifplende la gloria loro . Terra coi la finilira mano vnapiramide,laquale fignifica la chiara,& alta gloria de' Pren- cipi i ÙICESA%E %IPA. GLORIA D Er PRENC I P !.__, ^^g» — ^5 Sff pi,ché con magnificenza fanno fabbriche funtuofè,e grandi,con lequali Ci mo ra efla gloria . E Martiale, benché ad altro propofito parlando, dille. Barbar a Vyramidum fiteat miracula Memphis, Et a fila imitatione il diuino Ariofto * 'accia qualunque te mirabil fette Moli del mondo in tanta fama mette . Et fimilmente gli antichi metteuano le piramidi per {imbolo della gloria.» , he però$'ah(arono/ ICO NO LOG ÌA mo luogo ampli , & nobilitimi edifitij per commodo de gl'Infermi , e loro mi niftri j Et per non eflere in Tua Signoria Illuftriilima altro fine, che di fare ope re lodeuoli , e 'virtuofe , eflend® lui Protettore de gl'Orfani , ha di detti Orfan inftituito *vn nobil Collegio dal fuo nome detto Saluiato , de con grandiflim, liberalità dotatolo da poterai mantenere molti giouani Orfani di bell'ingegno che per pouerti non poteuano oprarlo , oue s'inftruifcono da ottimi Precettot nell'humane lettere , & nella Religione . Ha fatto ancora vna magnifica Cap pella dedicata alla Beata Vergine nella Chiefa di S.Gregorio di Roma amplian- do le fcale del Tempio , &C fattogli auanti vna fpatiofa piazza per commodit del Popolo, che a grandiffimo numero vi concorre ne i giorni delle Stationi, & altri tempi in detta Chiefa ., oltre altri edifici) da fua Signoria I ludriffima fatt I per ornamento della Città, òC habitatione della fua famiglia ;, come il nuoa 3^ nella deftra mano con vna tromba . La Gloria, come dice Cicerone * è vna fama di molti , dC~ fègnalati beneflti) 1 e* ^?°* ' a 8l* anùci > alla Patria , & ad ogni forte di per fon e . ! f- fi dipinge con la tromba in mano , perche con eflà fi publicano a popoli i tfderijde'Prencipi. >-*' L* So» , ICONOLOGIA La corona è inditio oel premio , che merita ciafeun buomo famofo, &1 . Signoria, che ha il benefattore (opra di coloro , che hanno da lui riceuuti beo. fitij, rimanendo elfi con obbligo di rendere in qualche modo il guiderdone. I Gloria ■» DOnna -veftita d'oro, tutta rifplendente, nella finiftra con vnCornuc pia, & nella delira con vna figuretta d*oro, che rapprefenti la verità. Gloria , &C ghirlan in mano, come premio di molte attioni virtuofe. Gloria. DOnna , che con la deftra mano tiene vn* angioletto, 6d** fotto al pie d Aro "vn cornucopia pieno di f rondi, fiori, Oc frutti . Gloria, DOnna» che mòftra le mammelle, cV^ le braccia ignude,nella deftra m s no tiene vna figuretta fuccintamente veftita, laquale in *vna mano pò ta vna ghirlanda, & nell'altra vna palma , nella fi ni lira poi della gloria farà vt Sfera, co' fegni del Zodiaco . Ed in quelli quattro modi fi vede in molte mi liete, & altre memorie de gli antichi . ,G O L A. DONNA veftita del color della ruggine , col collo lungo , come la gruii 6^ il ventre affai grande. ■La Gola /fecondo che narraS.Tomma(To,2.2.queftione 148. w*rtic. l.l vn difordinato appetito delle cofe, che al gufto s'appartengono, ÓX^ fi dipjnd col collo così lungo, per la memoria di Filoitene Ericinio, tanto golofo,che d che la guerra , & la pace fono beni della Re* ublica, lWna,perche da efperien^a, valore,& ardire ;4 altra,perche fommini- ra l'otio , per mezzo del quale'acquiftiamo fcientia, & prudenza nel gouer- are , & fi dà Toliuonella mànodeftra , perche la paceèpiù degna della guer* i, comefuo fine , & è gran parte della publica felicità . G R A R M A T I C A. DONNA che nelfa delira mano tiene vnbreue fritto in lettere latine, lequali dicono : Fox lìtteratat&articulataì debito modo pronuntia- i, & nella finiftra vnasfera, & dalle mammelle verferà molto latte. Il breuefòpradetto dichiara,^ definifee l'eflere dèlia Grammatica. La sferra dimoftra,che come principio s'infogna aTanciulii le più volte ado* randofi il caftigo, che li difpone , &li rende capaci di difciplina . Il latte^hegl'efce dalle mammelle , fignifica > che la dolce^a della feien ^a fee dal petto, & dalle vifeere della grammàtica . Grammatica.* DOnna, che nella deftra malto tiene vmrafpa di ferro, &C conia finiftra vn vaio, che fparge acqua fopra vna tenera pianta . Grammatica è primi tra le fette arti liberali , & chiamali regola , & ragione sparlare aperto ,& corretto . La rafpa dimoftra, che la grammatica della , & aflbttiglia gl'intelletti. Ed il vaiò dell'acqua è inditio , che con effa fi fanno crefeere le piante ancor nereljede gl'ingegni nuoui al Mondo , perche diano a' fuoi tempi frutti di )ttrina , & di fàpere,comc l'acqua fa crefeere le piante fteife . G V A R D I A. 30 N N A armata , con'vna grue per cimiero, nella mànodeftra con JaJ fpada, & nella finiftra con vnafacella acce/à, & con "\n paparo, ouero ha,che le ftia appretto '„■ La facella con la grue lignifica 'vigilanza, per le ragioni, che fi lòno dette Toue in iìmil propoli to TiftelTo fignifica l'ocha , la quale dodici volte fi fue ■* ia in tutta la notte, dalche credono alcuni, che fi prendere la mifura dell'ho* , con le quali mi furiamo il tempo , nello fuegliarfi quello animale fa molto epito con la voce, 3^_, tale, che narra Tito Liuio, che i foldati Romani,dor- endo nella guardia di Campidoglio furono lùegliati per benefitio lolo dSn pero, & così prohibirono a' Franteli l'entrata: Quelli due animali adunque notano,che la vigilante la fedelti fono neceffarijiìimealla guardia,accom- gnace con la for^a da refifterej il che fi moftra neU'armadura,e nella fpada. 7 GRANDEZZA, E ROBVSTEZZA D'ANIMO. N giouane ardito , che tenga la deftra mano fopra il capo d'vnferoch* fimo Leone, il quale ftia in at to fiero, e la finiftra mano al Ei nco . Si di- ib3 ICONOLOGIA Si dipinge m quefta guifa, percioche gH Egittij haueuano chiaramente ceft prefo, niuno altro animale nellaquale egli è molto eccellente , cfpo ttendofi ad imprefe magnanine,e generofe,e non per ahra cagione dittero moi Ci efTere ftato il Leone figurato nel Cielo, fé non perche il Sole quando palla p« quel fegno , è più che mai gagliardo,* x obufto. GRATIN. IOVANETTA ridente, e bella di vaghiamo habito veftita^oroni .1 ta di diarpri, pietre pretiofe, e nelle mani tenga in attedi gittare pia dolmentc rofe di molti colori, fens^a fpine, hsuerà al collo vn vezzo di perle/ Il diafpro fi pone per la gratia , conforme a quello , che li naturali diconi cioè , che portandoli adoflo il diafprofi acq-uifta la gratia degli huomini . Quefto medefimo fign fica la rofa fenza fpine , & le perle, Acquali rifplendo nò,& piacciono , per (ingoiare, é^ occulto dono della natura,come la grai che è neg!' huomini vna cerca venufta particolare, che muoue, e tapifee gl'i mi all'amore, & genera oecultamente obbiigo,e beneuolcnza» GRATU DIVINA. DONNA bella, 5^ ridente con la faccia riuolra -verfb il Cielo, doue di lo Spiritofanto in forma di colomba, come ordinariamente fi dipinge. Nella delira mano tenga vn ramo d'oliuo con vn libro , 6^_ con la. finitila. vna tazza . Guarda il Cielo, perche la gratia non vien (e non da Dio , il quale per man» fertatione fi dice ellèr in Cielo , la qual grana per confeguire douiamo conuer- tirci a lui , & dimandargli con tutto il cuore perdono delle noftregraui colpe ; però difle : Canuti tìmìnì ad met& ego conutrtar ad vos . Si dipinge lo Spiritofanto per attribuirli meritamente da i Sacri Theologi I lui rinfufione della diuina gratia ne* petti noftri , Se però dicefi , che la grat vn ben prò pio di Dio , che fi diffonde in tutte le creature per propia liberi «li elfo Iddio , & fenza alcun merito di quelle . Il ramo di Oliuo fignifica la pace,che in virtù della Gratia il peccatore rie dbnciliatofi con Iddio fente nell'anima . La tazza ancora denota la gratia, fecondo il detto del Profeta . Calìx rum inebrians quàm praclaruseft. Vi fi potranno fcriuere quelle parole, Bibite , & inebriamini . Perche chi « in gratia di Dio fempre fta ebrio delle dolcezze dell'amor fuo , percioche que- lla imbriachezza è fi gagliarda,& potente,che fa feordar la lete delle cofe me* dane,& fenza alcun difturbo da perfetta, & compita fatici* • GRATU DI DIO, VNA bcIliflIma,egratiofagiouanetta, ignuda, con bellifllmajéc^ vagì, acconciatura di capo. Li capelli faranno biondi, & ricciuti, óWaranM circondati da vn grande fplendore,teiti con ambe le mani vn corno di deuitiaj che gli cuoprira d'avuMi, acci&che non racftri le parti meno honcfif,'e con tflc •*...., ver- DJ CESSARE %IPA\ $03 xitxk diuerfc cofe per l'vfo humano sì Ecclefiaftiche, come anco d'altra frrtf, ' nel Ciclo fia vn raggio, il qua: rifponda fino a terra . GRATIE. hr» R E fanciullette coperte di fottilillìmo velo , fotto il quale apparifcano Li ignude, così le figurarono gli antichi Greci , perche le Gratie tanto fono tu belle, & fi {limano, quanto più fono fpogliate d'intereffi , i quali fminuifco • o in gran parte in efie la decenza,& la purità ; Però gY Antichi figurauano in (Te Pamieitia vera , come fi vede al fuo luogo . Ed apprettò Seneca de benefi- ijs lib. primo, cap. 3. vien dichiarata la detta figura delle tre Cratic^ceme anco oi nella figura deU'Araicitia . Cràtìe. A Ltre, Se varie figure dielle (3 ratie fi recano da molti Autonoma io non neJ l\. dirò altro, hauendone trattato diffufamente il Giraldi Sintammate xiij» e da lui Vincenzo Cartaro* dico bene, che fé ne veggono anco fcolpite in mar- no in più luoghi di Roma le tre Gratie giouani, allegre, nudty 8c abbracciate^ radi loroj'vna ha la faccia volta in Udabandafiniflra ; l'altre due dalla de- cra guardano verfo noi ; quelle due lignificano , che quel , che riceue vnagra- ia , o beneficio , deue procurare di rendere al fuo benefattore duplicata gratia * icordandofene iempre : Quella lòia lignifica ,• che colui, che la fa , deue feor» larfene fubbito, 6^ non poner.mence al beneficio fatto: Onde fOrator Gre- [o in iuo lenguaggio,diiTe nell'oraticne, De Coronai Equidem cenjeo eum,qui be- \efcium accepit , oportere omni tempore memìmffe, eum autem qui dedit coiir jnuo obliuifcì , ad imitatone del quale l'Orator Latino anch'egli dille . Afe- 'finijfe debet is, in quem cottatum efl beneficium , non commemorare qui contulii : crchc in vero brutta cofa è rinfacciare il beneficio, dice lo iìeilo Cicerone. Odiofum hominum genus officia exprobantium . Sono Vergini, e nude , perche la gratia deue efiere lincerà , fen^a fraude , ii> anno, & fperan^a di rimuneratiene , Sono abbracciate , &C connette tra loro, jerche vn beneficio partorifee l'altro , & pecche gli amici deuono continuare in ufi le gratie : &C~ perciò Crifìppo aflìmigliaua quelli, che danno , & riceuono beneficio, a quelli , che giuoeano alla palla , che fanno a gara > a chi fé la può Ìù volte mandare, & rimandare l'vno a l'altro . Sono giouani, perche non deue mai mancare la gratitudine,ne perire la me- oria della gratia, ma perpetuamente fiorire ,& viuere. Sono allegre , perche ili dobbiamo ettere coli nel dare,come nel riceuere il benefitio . Quindi è,chc . prima chiamafi Aglia dall'allegrezza, la feconda Thalia dalla 'viridità,la tei^ i Eufrofina dalla dilettatione . G R A T I T V D I N É. 3O N N A che in mano tenga «vna Cicogna, &T Vn ramo di Jupirri , o di faua , Oro Apollinc dice, che quello animale più d'ogn altro riftoraj juoi genitori in vecchie^a , OC' in quel luogo medefimo * oue da etti è fiato jutrito , apparecchia loro il nido, gli fpoglia delle penne inutili jt dà loro man- late fino, che fiano nate le buone , 6C che da fé fìeffi portano trouare il cibo , pò gli Egitti j ornauano gii feettri con questo animale , e lo teneuano in molta COfifi»» 3»+ ICONOLOGIA confici eratione ferme Plinio nel lib. 1 8. al cap. z 4. che come il lupino,* la ftu ingranano il campo,doue fono crefeiute,così noi per debito di grati tubine do biamo Tempre duplicare la buona fortuna a quelli, che a noi la megliorano . Si potrà fare ancora a canto a quella figura ^ri' Elefante , il quale dal Pieri Valeriano nel 2. lib. vien porto per )a gratitudine, &C cortefia; Ed Eliano fa uè dWn'Elefante , che hebbe animo a entrare a combatter e„pcr.vn 610 Padri ne , il quale eflendo finalmente dallafor^a de gl'inimici Superato, fi^ morti con la lùa proboscide lo prefe , & lo portò alla fua ftalla s moftrandone grandi (imo cordoglio, òC amaritudine* G R A V I T Jt. DONNA *veftita*iobilmente di porpora , con *vna Scrittura figillata 'collo infino al petto pendente^ nell* acconciatura delcapo farà vnaG lonnacon *vna piccola ftatuettalcpra; &C la *vefte tutta afperla d'occhi} ■ pauone , con *vna lucerna accefi» fatta fecondo T'vfan^a de gli antichi neil; delira mano. La porpora è -veftimento communea quefta , &C all'honore , come a qti; liti regali, cVnobililTIme. Il breue è autentico fegno di nobiltà, la quale, è vera nudricc di grauità d's teresa, di gloria , & di faufto . La colonna s'acconcierà in capo per le mascherate a piedi , b a cauallo ; r per ftatua di fcoltura , ò pittura fi potrà fare a canto , cX^ che col braccio antro fi pofi fopra d'ella per memoria delle gloriole: a ttioni , che fomentai la grauità . Gli occhi di pauone fono per legno, che la grauità fomminiftra pompa,c n Ice con l'ambinone . La lucerna dimoiìra , che gli huomini grani fono la lucerna della plebe , & «lei Volgo. Grauità delTbuomo . DOnna in habito di Matrona , tenga con ambe le mani vn gran fallo leg to, & (bfpefo ad -vna corda . L'habito di Matrona moftra , che allo fiato dell' età matura fi conuienef la grauità , che a gli altri, perche più* fi conofee in elfo l'honore, e con maggie anfietà fi procura con la grauità, e temperanza de' coftumi v Il fairo moftra, che la grauità ne' coftumi dell'huomo fi dice fimilitudine & nella finiftra lo feudo , con vna tefta di lupo dipinta » I mezzo d'ella . Guerra1, IX Onna fpauenteuole in *vifta , & armata con vna face accefa in mano in^» èJ atto di camminare, hauerà appretto di fé molti vafì d'oro , e d'argento,e ( mose gittate confufamente per terra , fra le quali fìa vn* imagine di Pjuto , ' • « delle cicchete tutta rotta , per dimoftrare, che la guerra diffipa, ruma, Se Z con- 344 ' ICONOLOGIA confama tutte le ricche^e non purc,douc ella fi ferma > ma doue cammina.; àC trafeorre^ * GVIDA SIGVRA de veri bonori. DONNA nel modo, che la virtù al fuo luoga habbiamo descritta , coi *vno feudo ai braccio , nel quale fiano fcolpiti li due Tempi j di M. Mar- j cello , Tvno dell'Honore TdcT l'altro della Virtù ; fieda detta Donna fotto vnjM quercia , con la deftra manoin alto- leuata mroftri alcune corone militari , con feettri, infegne Imperiali , Cappelli » Mitre, & altri ornamenti di dignità , chi faranno porti fbpra i rami del detto albcro^oue fia vn breue con il motto : Hint omnia , & fopra il capo dell'imagine vi fori vn*altro motto, che dica, Me Dm Il tutto dimoftrerà, che da Gioue datore delle grafie ,. ai-quale è dedica quell'albero, o per dir bene dall'irteflo Dio fi potranno hauere tutti gli hot rj;,-& le- dignità mondane r con la feorta ,& guida delle virtù, ilche infegna* i due Tempij mifticamente da M. Marcello fabricati, perche Tvno dedicato i l'Honore non haueua- l'entrata, fé non per quello di erta Virtù . D HIPPQCRISJA, O N N A Con faccia r 8c mani Ieprofè , -veftita di pelle dì pecora bi an con "vna Canna verde in mano , la quale habbia le tue foglie ,.& permaó chi) : I piedi medefimamente faranno leprofi, & nudi,con vn Iupo,che efea d fotto alla vcfte di eflày& con vn Cigno vicino, QuelIo,che diflè Chrifto Signor Noftroin S. Matteo alcapit. 23. baftapa l'intelligenza di quefta imagine , perche volendo improuerare a gli Scribi, dfl Farisei la loro Hippocrifia, difle che erano fimili , a' fepolcri , che fono belili fiori, & di dentro pieni di olla d'huomini morti , Se di pu^a ; Adunque Ha pocrifia non fari altra, che vna fintione, di bontà» & fantitd in quelli, che Coté maligni , & feelletati ; però fi dipinge donna leprofà , veftita di habito biancrf perche il color della verte fignifica l'habito virtuofoyche artifiriofamente ricuo pre la lepre dal peccato, che (là radicato nella carne, e nell'anima. La Canna verde , è (imbolo ( come dice Hettorre Pinto nel cap; 40. di Eze chielle Propheta ) dell'Hippocrifia , perche nascendo con abbondanza di fogli, dritta , & bella , non fa poi frutto alcuno , (è non piuma , & dentro è vacua , l piena di vento . Deirifteflb ancora dice il medefimo A ntore,dare inditio il C gno, il quale ha le penne candide , & la carne nera . Il lupo,che fi moftra foli alla verte di pelle diuerfa dalla fua , è tanto chiaro per le parole di Chrifto nel l'£uangelio> che non ci bilògna dirne altro* Hippocrifia . DONNA magra , &C pallida , veftita d'habito di mezza lana ,] di col*» bertino, rotta in molti luoghi , con la tetta china verfo la fpalla finiftr; hauerà in capo vn velo, che le cuopra quafi tutta la fronte ; terrà con la finift mano vna grolla, & lunga corona , & vn'offitiuolo, & con la deftra mano, ce* il braccio (coperto porgeri in atto publico vna moneta ad vn pouero, hauerà gambe, & li piedi limile al lupo . Hip©- DICESA%E %1TA. 3+ì H 1 P P O C R I s 1 a; •pocrefia appreflò S. ThomalTo fecunda fecunde,, queft.3. art. 2. è vitio/che ■uce l'huomo di fimularc, & fingere quel, che,non è in atti, parole , & opere Priori, con ambitione vana di edere tenuto buono,eflendo trifto . 4Magra, e pallida fi dipinge,perciò che come dice S. Ambrofìo nel 4. de' Tuoi •cali , gì'riippocriti non fi curano di eftenuare il corpo per edere tenuti , & flauti buoni , & S. Matteo al cap.6. Cura ìeiunatìs nolite fieri fi cut Hippocrita, wes;exterminant enim facies fuas^t videantur ab heminibus ieiunantes . ||lveftimento, come dicemmo eflendo comporto di iino,& di lanadimoftra (lime dice il fopradetto S. Ambrogio, ne! cap. 8. de morali) l'opera di colc- mi quali con parole , & attione d'hippociifìa cur prono la rottigliela deila-» i*Mitia interna , 6^ moftrano d. fuori la fempì.citd dell'innocenza j quefto fi ■Ipa per fignifìcato della lana , & la malitia per i! lino . fa tefta china , con il velo, che 'e cuopre la fronte , la corona , & l'cffitiuolo tiiitano,cherHippocrito moftra d'edere lontano dalle cofe mondarle r'uol- Z 2 co alla H 344 ICONOLOGIA to ali* COTrtemplatione dell'opere diuine . Scorgere la moneta ad vn pouero, nella guifasrche fi è detto, dimoftra fa vai nagloria de glihippocritr, Si dipinge armato ,-petche l'homicìdò genera il pericolò della vendetta, a quale fi prouedè conia cuftodia di fé ftéflb . La Tigre fignifica fiere^a , 5c^ crudeltà* le- quali danno incitamento , fpronano l'homicida ;" la pallide^a è effetto dell'ira , che conduce all'homi» dio > cV^ del timore, che chiama a penitenza ; Però fi dice nel Genefi , eh* Cairn hauendò 'vecifo il fratello ,- andò fuggendo , temendo il caftigo deU giuftitia di Dio. BONE S T A.- DONNA con gli occhij bafli,veftita nobilmente-, con vn velo in tefta»c le cuopra gli occhij . La grauità deli'habito, è inditio negli Huomini d'animo bonetto , & p«(5 honorano , SC fi tengono in conto alcuni , che non fi conofeono per lornoi del veftirc, efiendo le cofe elieriori dell'huomo tutte inditio delle interiorjgj riguardano il compimento dell'anima . Gli occhij baffi fono inditio di honeftà , perche ne gli occhi fpirando feiuia, come fi dice , & andando 1 amore per gli occhij al cuore, fecondo to de' Poeti ; Abballati verfo terra danno fegno,che ne fpirti dilafciuia for^a d'amore pofTa penetrare nel petto . Il velo in tefta è inditio d'honefti , per antico, e moderno coftume,per el ' ^Volontario impedimento al girar lafciuo degli occhij, H O N O R E. GIOVANE bello, veftito di Porpora , & coronato d' alloro , con "\ nafta nella mano delira , Se nella finiftra con vn Cornucopia , piencJ| frutti ,fiori,e fronde.-Honore è no me di polleffione libera,e volontaria degl a'* mi virtuosa attribuita all'huomo per premio d'ella ? 11 ni, e cenata coi hnc m Ì'Jm* -DJCESA%E 'RITA 3+J 'honefto ; & S. Tommafo 2,2.q 1 20. ar. 4. dice, che, honor eft cuìuslibet vir- ìutis premium* Si fa giouanc , & bello, perche per fé fteflb ,{èn^a ragioni, ò fillogifmi allet- aciafeuno, èV^ fif.deuderarc. Si vefte della Porpora, perche è ornamento legale, & inditio di honor fupremo, L'hafta, & il Cornucopia, &C la Corona d'Alloro, Lignificano le tre cagioni »rincipali, onde gl'huomini fogliono efTcre honorati,cioè,la fcien^a,la ricche^- 'a, & Tarmi, & l'alloro fignifica la feien^a , perche come quello albero ha le òglie perpetuamente verdi, ma amare al gufto, così la feien^a, fé bene fa im« tortale la fama di chi la poflìede , nondimeno non fi acquifta fen^a molta fa- ica, & fudore . Però dille Efiodo , che le Mule gli haueuano donato vno feet» ro di lauto ,e(Tendo egli in bada fortuna , per mezzo delle molte fatiche arci- tato alla faenza delle cofe, & alla immortalità del fuo nome, Honore. HVomo dVpetto venerando, & coronato di palma5con vn collar d'oro al collo,& maniglie medefimamente d'oro alle braccia, nella man deftra erra -yn'hafta , & nella finiitra vno feudo, nel quale fiano dipinti due Tempij ol motto . Hie ttrtninus hcret , alludendo a' Tempij di Marcello detti da noi oco innanzi. Si corona di Palma , perche quell'Albero, come fcriue Aulo Gellio nel 3 .Iib. elle Notti Attiche è fegno di Vittoria, perche , fé fi pone fopra il filo legno tualche pefo anchor che grane, non fòlo non cede, ne fi piega, ma s'inalba , & lllendo l'honore , figliuolo della Vittoria , come fcriue il Boccaccio nel 5 . della kneologia delli Dei, conuien che tu ornato dall'indegne della Madre . | L'hafta, & lu feudo fuiono indegna degli antichi Rè, in luogo della Corona , i>me narra Pierio Valer iano nel hb 42. Però Virgilio nel 6. dell'Eneide, de- taiuendo Enea Siluio R" di Alba ditte . Jlle ( vide sì) pura iuuenù , qui nititur baila . I E perche nel Tempio deil'Honorc non fi poteua entrare, fé non per lo Tem- jo della Virtù , s'impara , che quello Solamente è 'Nero honore , il quale nafee illa Virtù. !| Le maniglie alle braccia,& il collaro d*oro al collo, erano antichi fegni d'ho- me ,& dauanti da Romani per premio , a chi s'era portato nelle guerre valo- ^mente, come fcriue Plinio nel 3$. Iib. dell'Hiftoria naturale . Honore nella Medaglia d'intonino Tio . ■t J N Giouane veftito di verte lunga , & leggiera,con vna ghirlanda d'alio^ V ro in -vna mano,& nell'altra con vn Cornucopia pieno di frondi, fiori , 1 frutti . Honore nella Medaglia dì Vìtellìo . *""> Iouane con -vn'hafta nella deftra mano, col petto mezzo ignudo , & col \\X Cornucopia nella finifha ; al pie manco ha vn'Elmo,c3c^ il fuo capo fari innato con bella acconciatura de' fuoi capelli medefimi . L'hafta,& le mammelle feoperte dimoftrano, che con la for^a fi deue difen- de 'honore, & con la candiderà confeiuare . Z 3 II Cor- >tiano 34-6 ICONOLOGICA Il Cornucopia, & l'Elmo, dimoftrano due cofc , lequali facilmente trotiam credito daeffere honorati; T^na è la: robba j l'altra; l'effercitio militare; quella genera l'honore con la benignità, quefta con l'altererà -, quella con U podi, bilità di far del bene ; quefta col pericolo del nocumento ; quella perche fa fj rare ; quefta perche fa temere; ma Tvna mena l'honore per mano piace mente; l'altra fé lo tira dietro per for^a ., K O RE D E L G IORNO. MOLTE "volte può venireaccafibne di dipinger l'hore , & ancor eh fé ne polla pigliare il difegno da quelli,che da molti fono fiate deferii- te , nondimeno ho uoluto ancoralo dipingerle differente da quelle , perche \t» varietà fuole dilettare alli ftudiofi ., Dico dunque »che l'nore fono miniflre del Sole diuife in 24. &C ciafeunaj guidatrice del timone dcr carro folare , per il fuo /patio , onde Ouidio ne delle Metamorfofi, così dice . *A dextra Uuaq; dm , & menfis , & annus . Saculaq; & pofitafpatijs aqualibus bar A Et il medefìm 0^ più aisaflà « Iungere'equosTitan velocinus ìmperat borìs luffa De# celeres peragunt , ignemq\ vomente* *4mbrofia fucco faturos prafepibus altis Quadrupede: ducutiti adduntq;fonantia fratta. Et il Boccaccio nel libro quarto, della Geneologia creili Dei , dice che l'hot fono; figliuole del Sole» & di Croni , cV* queftoda i G reci vien detto il tem percioche per lo cammino del Sole con certo fpatio di tempo vengono a ' marfì , Sf* fueceffiuamente [Wna doppo. l'altra, fannoefre la notte palla» giorno giunge ,. nel quale il Sole entra dalla fueceffione di effe , effèndogli 1 l'hore del giorno aperte le porte del Cielo , cioè il nafeimento della luce, qualeoffitiodeirhorefamentioneHomeroj&dice che fono fopraftanti porte del Cielo, & che ne hanno cura con quelli verfi . Sponte fores patuerunt cceliquasferuabant borA Quibus cura efi magmmeodum » & Olympus» Il qual luogo Hbmero imitando Ouidio , dice che l'hore hanno cura d porte del Cielo infìeme con Giano « Trafìdeo foribus cali cum mitibus horìs \ Volendo noi dunque dar principio a quefta pittura ,,faremo che la primi hora Ila nel l'apparir del Sole . H O R A PRIMA. FANCIVLLA bella, ridente,con ciuffo di capelli biondi com'oro fp* al vento dalla parte d'auanti, & quelli di dietro fiano fieli, & canuti , Sarà veftita d'habito fuccjnto , & di color incarnato con l'ali agli homei ftando però in atto gratiofo , e bello di volare . Terrà con la delira mano (ouero doue parerà all'accorto pittore , che fu D / CESALE 1RIPJ. 347 ilo luogo propio ) il fcgno del Sole, dritto -,&*minen te : ma che fìa grande,* (ifibilc , & con la finiftra vn bel ma^o diiìorìjioffi., 6^ gialli irritato di co- ninciarfi ad aprire. i Si dipinge giouane, bella, ridente, & con n'ori nella guifa che dicemmo,per- iocche allo ipuntar de* chiari , & rifplendenti raggi del Sole , la natura tutta li illegra , & gioifea , rìdono i prati s'aprono i fiori,, 8^ i vaghi augelli fòpra i erdeggianti rami, con il ioauiflìmo canto fanno fétta ,:e tutti gl'altri animali loftrano piacere , è¥~ allegrerà , il che beniflìmo deferiue Seneca nel primo loro, in Hercole Furente £on qucfti *verfì * um caruleis eue Bus equi* T^ondum rupt a fronte iuuencus . litan ,fumnmm profpìcit eotan, Vacua reparant vbera mttres . ijtm Cadmais inclyta bacch Errat curfu leuis incerta fperfa die, dumetarubent Motti fetulanshadm ìnherbx boebiquefugitredituraforo'il Tendet fummo Hridula ramo bor exoritur durus,& omnes Tinnafque nono traderefoli gitat curas , aperitq; domos Geìiit , quprulos inter n idos iftor gelida cana pruina Tbraciapellex ,turbaq;circum ege dimifio pabula carpii Confufafonat murmure mixto dit parato liber aperto Tettata diem- l capelli biondi (partì al "Vento dalla parte dauanti , & quelli dietto ftefi , 8e muti, fignificano,che Fhore in breue ipatio di tempo principiano,& finifeono tornando però al (olito corfb, j II color incarnato del veftimento dinota il r offeggiare, che fanno li raggi del le in Oriente quando cominciano afpuntare fopra il noftro emifpero , come taoftra Virgilio nel ietti mo dell'Eneide . q; rubefeedat radijs maret& athere ab alto aurora in rofeisfulgebat lutea Et Ouidio nel 4. de' Fatti . ^„-s ox vbi tranfterit ccelumque rubefeere primo Caperti Ì'jEt nel 2. \ce vigli nitido patefecit ab ortu Turpureas dimora foresti piena rofaru atri* Et nel 6. delle Metham. folet aer pmpureus fierUcum prìmum ^Aurora mouetut. Boetiolib. 2.metr. 3. m polo Thabus rofeis quadrigli lucemjpargere caperti. L'ideilo nel metro 8. wd Thcsbus rofeum dient Curru prouebiu aureo . Et Station. Theb. iam Mydonijs elata cubilìbus alto T^rantes excuffa, comas multuqifequttU puleratcclogelidas aurora tenebrai Solerubens.Ì Et Si Ho I talico lib. 1 2. ir vbi nox depulfa polo primaqj rubefeti Lampade Veptunus . L habito fuccinto , & l'ali a gl'homeri in atto di volare , lignificano la vele* ì dell hore , come nel luogo di fopra citato dice Ouidio 2. Metamorf. fgire equos Titam vclocibus imptm boris lujla Dea edere s peragunt . Z 4 Lei* 3+* ICONOLOGIA Le fi dà '! fogno del Sole , perche foleuano gli antichi dare al giorno do hore, & dodici alla notte, lequali fi dicono planetali, òC fi chiamano così, che cialcuna di efle vien fignoreggiata da vno de* fegni de' Pianeti, come fi de in Gregorio Giraldo tom. 2. lib. de annis , Se menfibus , con quefte par 7>rocanturiconflitut£fitnt.Oìuc a q fio chi volerle maggiore efplicatione legga Tolomeo, & Zeone>& da certi vei d'Ouidio fi raccoglie il medefimo . ?^p» Venws affulfit , non Ma luppiter bora Lunaque &c. Giouanni del Sacrobofco intorno a qu fto , Così dice nel computo Ecclefij dico : Ts(otandum etìam quod dies\eptvman£ , fecundum diuerfos , d'me,fas h* beat appellatioues ; Thilofopbi enimgentiles quemlibet diem feptimana , ab il planetari dominatur in prima bora illius dui denominanti dìcunt enimplan tasfuccejjiue dominariper horas diei . Et fé bene in ogni giorno della fettimana ciafchédun' hora ha particolar t gno differente da quelli de gli altri giorni , tuttauia noi intendiamo adòlut mente rapprefentare dodici hore del giorno , & altrettante della notte fen^ hauer riguardo a' particolari giorni , & a loro fucceffione, nel circolo della It rimana , fi che per dimoftratione , fi darà principio alla prima liora del gì ori con il Sole, come quello , che diftinguel'horc, èc èmiluradel tempo, e qu fto baderà per dichiaratone de i fegni , fi per quefta prima hora , che habbi mo defcrttta, come anco per il reftante . hora seconda; FANCIVLLA ancor'ella con l'ale aperte in atto di volare, hauerà i pelli di forma, òC^ colore come la prima : ma quelli dauanti non farai tanto biondi, l'rubito {ara fuccinto, di color d'oro, ma circondato d'alcuni cioli nuuoletti» & nebbia , eflendo che m queft'hora il Sole , tira a (e i *v della terra, più, o meno, fecondo l'humidìtà del tempo parlato, & a queft'fl volfe alludere Lucano nel 5* della guerra di Farfaglia . Sed noBe fugata Ufum nube diem iubar extulit. Ft Sii. Trai. lib. e. Donec flammiftrum tollentes cquore curru Caligo in terras nitido refolutafert Solis equifparfere diem iamq; orbe renato Mollis erat ttllus rorata mane ptut Diluirai nebulas Tìtànfenfimque fluebat Claud. 2. de rap. Profi Tfondum pura dies tremulìs vibratur in vndis lArdor > & mantes ludunt pe> c£rulaflamm feruirà anco alle Itre hore , che ci reftano a dipingere . HORA TERZA. ^ ANCIVLLA anch'ella , con la forma de i capelli gid détti : ma quelli C* d'auanti faranno tra il biondo, e*l negro. Sari alata , & come l'altre in atto gratiolo di volare , con habito fuccinto » e )edito , di color cangiante , cioè due partì di bianco, & vna di rollo, perciòche uanto più il Sole s'inalba dall'Oriente, la luce vien maggiore , e di queuYhora itende Ouid'o nel 6. delle Metam. quando dice : vtfolet aer Twpuretts fieri, cum primum aurora mouetur t '.$ breue pofi tempus candefeere Solis ab ortu Terrà con la delira mano con belliffimo gefto il legno di Mercurio , e con la niftra vn'horiolo folarc, l'óbra del qual deue moftrar Thora 3. Tinuentore per uanto narra Plinio nel libro fecondo,fu ^naximene Milefio difcepolo di Ta- :te : di quefto horologio riferifee Gellio , che tratta Plauto nella fauola detta.» eotio : Vt iìlum Dij perdanUqui primus horas reperti , quique adeo primus fid- iti bicfolarium, qui mihi comminuti mifero articulatim dicm . HORA QJV ARTA,' ANCIVLLA come l'altre » con l'ale , Se i capelli nella guifa , che hab- biamo detto di fòpra, l'habito fuccinto, & di color bianco , perciòche di •» t il Boccaccio,nel libr. 4. della Geneologia delli Dei, eflèndofi gii fparfo il So- ìt , & haHendo cacciato i vapori , il giorno è più chiaro , òC Ouid. dice nel 4. ielle Metham . cum puro nitidìjfimus orbe Oppofita [peculi referitur imagìne Thrtbus Et Sii. I cai, lib. 1 a. Redditur ex tempio flagrantior $therelampas ht tremula infufo refplendent emula Tkrtbo . Terrà con la delira mano il legno della Luna, auuertendo il diligente Pitto-* rapprefentarlo in modo , che lì conofea il legno in prima vifta . Porgerà con la fi niftra mano, in atto gratiofo,e belio,vn Giacinto flore ilqua* || per quanto narra Ouid. nel lib. i o. fu -"vn putto amato da Apolline, SC ha- endolo egli per diigratia -vccilo, lo mutò in fiore . Ilchedimoftra,chelavrrcù del Sole la mattina va purgando neifemplici r ANCIVLLA alata in atto di volare, con i capelli nella guifa dell'altre, èc con habito fuccinto di color cangiantejn bianco , & ranciato , ellendo ie il Sole , quanto più s'auuicina al mezzo giorno,più rifplende . Terrà coru na delle mani il fegno di Saturno, Se con l'ai tra l'£litropio> del quale Plinio jel lib. 2.cap,così dice . Miretuv $j9 ICONOLOGIA Miretur hoc qui non ob fernet quotidiano experimento , herbam *nam qua *i eatur Etiotropium abeuntemfolem intueri femper omnibus horis cum ea vertici nubilo obumbrante ; Et Varrone . T^ecminus admirandum quod fit in fior ih quos vocant Eliotropio, , db co quodfolis ortummanefpeclant , & eius iter itajt quuntur ad occafum , vt adeumfemperfpeBent* Et Ouidio nel quarto delle fue Metam. dice di queft'herba, che fu vna Nin fa chiamata Clitia amata dai Sole, la quale per vna ingiuria riceuuta da quelli fi ramaricò,talmente,che fi voltò in queft' herba,le parole4el Poeta fon quultufq;fuos , fleclebat ad illum . Membra ferunt hafiHefolos fpartemq; colori» Zuridus exangues pattor conuertit in berbas EH in parte rubor vioUquefimillimus ora flos tegit , illafuum quamuis radice tenetur , Vertitur ad folem , mutataq\ feruat amorem . H O R A SESTA. FANCIVLLA; farà queft'hora di afpetto pia fiero , e inoltrerà le br cia,& gambe nude; hauendo però ne* piedi ftiualetti gratiofi,e belli É lor del "veftimento farà rodò infiammato,perche dice il Boccac. lib.4.dellafl neologia delli Dei, rittouandofi il Sole in me^o del Cielo,molto più rifpler " & rende maggior ardore, che perciò fi rapprefenta che moftri le braccia,e j bc nude , ilche lignifica anco Virgilio nel libro ottauo dell'Eneide 4 Sol medium Cali confeenderat igneus orbem . EtMartialenellib.3. lam prono Thaetontefudat ^iethon • Interiungit equos meridiana* Mxarfttque dies ,& bora faffos . Et Lucano nel lib. 1. Quaque dies Mediusflagrantìbus as~luat borìs \ Terra con la delira mano il fegno di Gioue,e con la finiftra vn ma^o d'hi ba fiorita,chiamata da Greci, e Latini loto; l'effetto della quale , fecondo che I narra Plinio nel lib. 1 3. al cap. 1 7.6: 1 8. & T hcofrafto ; è marauigliofo, perei» che ritrouandofi dett' herba nel fondo del fiume Eufrate , la mattina allo fputj tar del Sole , anchor'ella comincia à fpuntar fuori dell'acque , & fecondo che I Sole fi va inalbando , così fa queft'herba, in modo, che quando il Soleèarriu; ■ to a me^o il Cielo, ella è in piedi dritta , & ha prodotto , & aperti i fuoi fiori & fecondo poiché il Sole dall'altra parte del Cielo verfo roccidcnte,va caland- cosi \ DI CESSARE 'RIPA; sjì risi il loto,* imitazione dell'hore va feguitando (ino ai tramontare del Sole,cn- t indo nelle Tue acque, & fino alla mezza notte fi va profondando * La forma odett'herba , Se fiori, fecondo che fciiuc Plinio nel luogo citato di (òpra è fi» r ile alla faua , & è folta di gambe , & di foglie : ma pia cotte » Se Cottile , i fiori (ho bianchi , Se il frutto fomiglia al papauero - HORA S E T T I M A. ' ' T E S T I T A di colore ranciato ,.il quale dimoftra il principio della decli» V natione dell'antecedente hora , terra con vna delle mani il fegno di Mar* t 8e con l'altra vn ramo di luperì, con li ba celli, attefoche fi riuolge al Sole, Se I corche nuuolo fia,dimoftra l'hore a i Contadini, di ciò fa fede Plinio nel libra ]!. alcap. indicendo? Ife e vlliuz qua feruntur natura afienfu terra mirabi» Irefi: primum omnium curri Sole quotidìt àrcumagitur borafque agricolis »«• \o dcmonslrat., hora ottava; A N C I V L L A , fari veftita di cangiante bianco,& ranciato,terrà il fe- gno del Sole , & vn horiolo Sole i ma congeftodiflferente dell'hora ter^a, per (ìgnificato :maperrendcre^ario il gefto,ebella pittura, & che Tom- di e(To moftri efiere quefta Tottaua hora , eflèndoche anche la prima , ha il defimo fegnodeì Sóle «denota .anco detto* horiolo la diftintione dell' fiore-, giorno da quelle della notte* II color del veftimento» dimo(lra,che quanto ptò crefeono l'hore tanto più il rno "va declinando, e va perdendo la luce» Et quefto baderà per dichiaratone xleicolori de vcftimenti,. che mancane "orefeguenti, HORA NONA. ANCIVLLA alata., il colore propio dei fuo veftimento farà giallo pa. gliato. ferra con la deftra mano il fegno di Venere, & con l'altra vn ramo di vliuo, (cioche quefta pianta riuolge le fue foglie neliòlftitio , come fi è -vifto per fcruatione da molti , di che ancora ne fa fede Plinio • HORA DECIMA. ANCIVLLA alata >'Veftita di colorgialfo.: ma che tiri alquanto al negre* "erriconradeftramanoilfègnodi Mercurio >6c^* con la (ìniftra vn ramo ìjioppa per hauere anco quefta pianta il medefimo lignificato dell' 'vliuo , Kide per quefta caufa il Pontano ne fuoi'verfl la chiama arbore del Solo, ) dicendo. Thaetontias arlor , fundit rore nouo, &c> Intendendo la pioppia. HOR^ VNDECIMX ANCIVLLA alata , il fuo -veftimento farà cangiante di giallo, Se ne^ grò, auuertendo che tenga come habbiam detto con bella gratia il fegno Luna , & vna Clepfidra horiolo d'acqua, del quale fa mention Cicerone . de Natur. Deor. Quid igitur , inquit , conuenit cumfolarium , vel deferì- , aut ex afua contempleris , &C nel fine della fettiraa Tufculana : Cras ergo ai 1 i5z ICONOLOGIA trifl ad Clepfydram ; perciòche con quelle clepfidre.cioè orioli d'acqua fi" per niua anticamente^! tempo a gli oratori,come bene accenna Cicerone, nel ^ orat. jtt hunc non declamator aliquis ad clepfidram, latrare docuerat . Et Martiale nel lib. fefto . Septem clefpfydras magna tibi voce petenti *Arbitee inuitus, Ciciliane dedit , Et ancorché quefto horiolo non fia fòlare, nondimeno Scipione Natica,l'a no 595. della edificatone. di Roma* con l'acqua diuife l'hore egualmente d & hefperus vmbra Et nel libro decimo fefto. Qbfcuro iam vefper olympo . Fundere aquam trepidai, caperai vmbram. Terrà con la deftra mano il fègno di Saturno , & con l'altra vn ramo di t ce eflendo che la pioppa , l'vliuo , èC il falce , riuolgono leiòglie nel Solititi come faiue Plinio . HORE DELLA NOTTE. H O R A P R 1 M A. FA N C I V L L A alata , $C parimente con capelli , come le altre horec giorno, ma il colore di quelli dalla parte d'alianti farà negro . L'habito farà fuccinto , & di varij colori * perciòche eflindo il Sole trami» tato nell'Occidente tale fi dimoftra , per la ripercu/Iìone de i fuoi raggi rat colori, come dice Statio 2 . Achille, Fraugebat radios humili ìam prontts olympo . Tromittebat cquìs . Tbabus, & Oceani penetrabile lìtus anbelis Del vario colore fa teftimonian^a Seneca in Agamennone così dicendo": Sufpecla varius Occidensfecitfreta . Terrà con la deftra mano il fegno di Gioue , & con la finiftra *vna notto!a,oi 1 ro vefpertilione,così dettò a vespertino tempore,comt dice Beroaldo commc tatore d'Apuleio, che è la fera quando quelli animali cominciano a compari come dottamente deferiue Ouidio 4. Metam. nella fauola deil'ifteflò animai così dicendo. lamqut diet exaclus eratt tempufque jubibat Qiiod tu , nec tentbras , nec pofies dicere lucetti » Sedcumluce tamen dubia confnia noclis Te8a repente quati pinguefque ardere videntur lampe DI CESSARE %TPAl $M lampade: , & rutiliscoUucentignibusades Talfaque fieuarum fìmulacrumvlulàre fer arumi Tumida iamdudum letitant per tecla forores Diuerjtcjuc locis ignes ac lumina vitant: Eumq; petunt tenebrai paruos membrana per artttì Torrigitur ténmfque includunt brachia penne 7{ec qua perdiderint vetèirem rationt figurarti Scire fmunt tenebra, non illas piuma leuauit Suflinuere tamen ìfe ferlticehtibus alis> Conataque le qui minimam prò corpore voceiù Emittunt : peraguntque leui ■ Stridore querelai Teblaque non fyluas celebranti lucemque perofe Ttyfle -polantyferoque trabunt ''a Vefpeie nomen . H O R Av SECONDA. *tjf ANCI VttAl alata, ,&*Ve(lÌtà ài color benino , perciocKe quanto più il Sole s'allontàua dal noftro emifpero » e paffa per l'Occidente tan- ti per la^ucccflìonedeltfhore riiia>fiofeUÉa,come dice Virilio nel feconde Jl'EneideJ,» Vertitur Inter eacodum , & ruit (Sciano noti' Inuoluens rmbra magna terramque poluwque- E nel ter^o V Sol ruit interca, & montervmbrantur opaci •* HE quello batteri per i lignificati, dei colori delli veitimenti dell' hore , chic» fono da fuCcedére IITertà con la delira mano il Tegno dì Marte, Se con la (iniftra vna ciuetta per mt (ignora della notte , come dice Pierio Valeriano nel libro 20. ck^ piglia il* ■me da eflà , eiTendoclie iLlatino fidichiara nottua , dalla notte . . fi O R A T E R Z A.. 1[?ANCIVLEA alata , & veflita di benino, più feuro dell'antecedènte , terrà con la delira mano il fègno del Sole:. , maperòche tenga la man© ■fa quanto più fi pub , moflrando con tal atto ,- che il Sole fia tramontato , 3i ih la finiftra vn bubone, o barbagianni ,vccello notturno-, la fauola del quale ItcontaOuidionellib.?. delle Metam. l'argomento è quello. Gioue hauen- I conceduto a Cerere, che rimenaire Proferpina fu a figliuola dall'inferno; con ■elio patto ,che ella non hauelTe gallato cofa alcuna in quel luogo , fubbito ftalato difleyche gli haueua villo mangiare dèlli granati y-cV? impedì la fua^ ■nata , la onde adirata Cerere lo trafmutò in quello animale , il quale fuole ■ecare Tempre male nouelle . , Àjepetet Vroferpina Coslum' Lege tamen certa , fi nullo s contìgit Mie Orbe cibos ; nam fic T are arum federe fra&utn tfì Dixerat , at Cereri certum eH educere natam. 1{on ita fate fmunt quoniam ieiuma Virgo, S»U ■$j* ICONOLOGÌA Sohteraty .& cultìs dum fimplex errat in hortis \ Tuniceum curua decerpferat arbore pomum Sumptaque pallenti feptem de cortice grana Trefferat ore fuo , folufque ex omnibus illud ^fcalaphus vidit,[quem quondam dìcitur Orphne Inter ^iuernales baud ignotijjìma T^ympb&s Et Acheronte fue furuis peperijfe fub antris. Viàit , & indicio reditum crudeli s ademiu ìngemuit Bigina Èrebi» teHemqueprcfanum Fecit auem jfparfitmq; caput pblegetontide lympha In roftrUm,& piuma s,& grandia lumina vertit. llle fibi ablatus fuluis amicitur in alis, Inique caput cresciti longofque nfetlitur vngues» Vixque mouet nata per inertia bracbia pennas Faiaque fit volucris venturi nuncia lutlus Ignauus Bubo dwum mortalibus omen. Di quello animale così dice Plinio , nel libro decimo al capir. 1 2. Bubofunebris > & maxime abominans publicis fracipue aufpuijs deferta ina Ut , nec tantum defolata fed dura etiam, & inaccefla 3-notlismonftrum nec canta aliquo yocaliìfcdgemitu . H O R A Q_V A R T A. FA N C I V L L A alata in atto di 'volare , farà il fuo veftimento di color lionato . Con la delira mano terrà il fegno di Venere , òC con lafiniilra vn' horìuolo dapoluere. H O R A Q^V I N T A. FA N C 1 V L L A alata, come l'altre : il color del veftimento farà di liona- nato , che tiri al negro . Con l'vna delle mani terrà il fegno di Mercurio ,-& con l'altra *vn ma^o di papavero , effendo che di quella pianta fi corona la notte, come dice O indio nel lib. 4. fari. 6. Inter ea placidam redimita papauer e frontem T^ox venti, & fecum fomnia nigra trahit . Et ha propietà di far dormire, come operatione notturna, laonde Virgilio lo chiama foporifero nel 4: dell'Eneide . Spagensbumida metta , foporiferumque papauer Et Ouidio ancora nel 5. de Trift. Quotque foporifaum grana papauer bahet. E Politiano pieno di fonno . Hic gratum cereri pler.umque fopore papauer, HORA SESTA. FA N C I V L L A alata , e vcftita di color n«gro, come dice Ouid.4.fafK. Iam color y>nus inefl rebus tenebrisque teguntur omnia . Con la delira mano terga il fegno della Luna, &C con il braccio finiftro rat gatta, DI CESARE RÌPj: sff atta, perciò che fignifìca la Luna rdicendo,che i Dei fuggendo Tira di Tifone» : ne andarono in Egitto, ne quiui fi teneuano ficuri, fé non prendeuano forma Ili d'vno, chi d'vn'akco animale ; fra quali la Luna fi cangiò in gatta,come di * e Ouidio nel lib.5. delle Metamorfofi . Feleforor Thabi, niuea Saturnia vacca pifee Venus latuit . Perciòche la gatta è molto varia, vede la notte, e la luce de i fuoi occhi j cre- :c , o diminuifee , fecondo che cala , o crefee il lume della Luna . tatio Iib. 1 2.Thcb. di queft'hora diflè . dodo nox magi* ipfa tacebat Cum grane notturna c&lufubtexitur vmbrx. olaque nigrantes laxabant aflra tenebras . Et nel librojfecondo . *AH vbi prona dies longos fuper aquora fines Exigit, atque ingens medio natatvmbra profundo . HORA SETTIMA. FANCIVLLA alata , farà il fuo veftimcnto di color cangiante,ceruleo, Se negro , Terrà con la deftra mano il fègno di Saturno , e con il braccio niftro vn Tafio, per moftrare, ch'eflèndo queft'hora nel profondo della notte, a altro non fi attende, che a dormire, come fa quell'animale 1, il che dotta- lente deferi nono i poeti . Virg. 4. Eneid. 7{px erat, & p.acidam carpebant fefia Joporem ^iequora cum medio voluuntur jydera lapfu Corpora , per terras fylu&que , €r fieua quterant Cum tacit omnis ager, pecudes , picleque volucres. 1 Si?. Ital.lib. 8. Tacito nox atra foport mela per & terras ,& lati Stagna profondi Condiderat. ; Ouid. 5.faft. T^oxvbiiam media eflt fomnufqueftlentia pr&bet. Et canis , & varia conticuìflis aues . Stat. i.Theb. Jamque per emeriti fìtrgens congnia Thabi lam pecudes volucrefque tacent , iam fomnus auark Titanis late mundo fubuecla filenti . Inferpit curist pronufque per aera nutat Xprifera gelidum tenuauerat aera biga Grata labbrata referens oblittia vit£ . HORA OTTAVA. ANCIVLLA alata » in atto di volare, il colore del veftimento fàr & fopra la camp» na da fonare fhore, effendo* che il fuono difpone, e chiama ognuno al fuo efer citio , come dice Beroa!$o Commentatore d'Apuleio, lib. 5.& maiftme all'hai ra decima.* eìlendogià pafTato il tempo di dormire epeiòS..Lucanel 14-& ctum j 8. dille cos Qui fé bumiliat exaliahitur* Il tener la coronad'orc fotto il piede dimoftra,, che l'humiltà non pregiai grandc^e , e ricche^e, an^i è di/pregio d'effe , come S Bernardo dice quar do tratta delli gradi deii'numiltà, & per dimoftratione di quella rara virtù Bai douino primo Rèdi Hierufalem lì relè humile , dicendo nel rifiutare la coron d'oro j tolga Iddio da me , che io porti corona d'oro là , doue il mio Redcntoi la portò di fpi ne. E Dante nel (èttimo del Paradifo così dille. E tutti gl'altri modi erano fcarft Tfon fojfe bumiliato ai ine amar fi .. *A lagiuBitiatfelfìgliuol di Dio ► HVMANITA, VN A beila donna , che porti in feno varij fiori , òC con la finiftra mari tenga vna catena d'oro . Humanità, che dimandiamo volgarmente cortefia , è *vna certa inclinali* ne d'animo, che fi moltra per compiacere altrui . Però fi dipinge con i fiori, che fono fèmpre di villa piaceuole , & con la cat na d'oro allaccia nobilmente gli animi delle perlone , che in fé ftefle fentoii l'altrui amicheuole cortefia . Humanità . DOnna con habito di Ninfa , àC vifo ridente , tiene vn cagnolino in bra ciò, il quile con molti ve^ì le va lambendo la faccia con la lingua , éi vkino vi lar.ì i'Elefant* . L'hu- DI CESALE %1VA. HERESIA. SS SI. fc L'humanità e onfifte in diffimular le grandt^e , & i gradi per compiacen- Ìji,& fodisfattione delle perfone più batfe. \ Si fa in habito di Ninfa per la piaceuole^a ridente, per applaufo di gentile^- L ilche ancora dimoftra il cagnolino, al quale ella fa carene., per aggradirò wpere conforme al defiderio dell'autor loro : L'elefante fi feorda della fua grande^a,per fare fèruitio airhuomo,dalqua- Jdefidera efler tenuto in conto, 6£~ però da gl'antichi fu per inditio d'hurru- i :à dimoftrato . HERESIA, /N A vecchia eftenuata di fpauenteuole afpetto,getterà per la bocca fiana ma jftum cata, hauerà i crini disordinatamente fparfi , & irti , il petto aperto, come quali tutto il redo del corpo., le mammelle afeiutte, e affai pen- dati, terrà con la finiftra mano vn libro fucchiufo , donde appariscono vfeire-. fj>raferpenti> & con la deftra mano moftri di Spargerne varie torti. Aa 2 L'Heiefìa ìéo ICONOLOGICA L'Herefiajieamdo San Tommallo foprailjibro quarto delle fenten^e ,6^ altri Dottori , è errore dell'Intelletto , al quale la- 'Volontà oftinatamente adh« rìfee intorno a quello, che fi deue credere , fecondo la Santa Chiel'a Cattoli caRoman&i». Si fa 'vecchia ,per denotare rSrltimo grado di peruerfit^ inueterata de THetetico. E dì fpaucntcuole afpetto,per eflère priua della belle^a , & della luce chi: riflìma della Fede , & della verità Chriftiana y per lo cui mancamento 1'huoit è più brutto dell' ifteffo Demonio. Spira per la bocca fiammaafFumicata , per lignificare l'cmpiéperfuafioni, l'affettò ptauo di confumare ogni cofà', che a lei è contraria . I crini fparfi ,8^ irti , fono i rei penfieri , i- quali fono femprr pronti fka; difèfa»» „ ri corpo quafì nudo ,• come dicemmo, rre dimòftri , che, ella è nudi ogni "virtù. Le mammelle afeiueté-, & afTai pendènti dimolrrano aridità di vigore fénr^a ilquale non fi pollono nutrire opere , che frano degtoe di vita eterna. II libro fucchiufo con ìè ferpi lignifica la falla doEuina,.& le fenten^c piu.fi ciu«s& abomineuoli, ebei pia "vtlenofi ferpentr. Il fpai'geie le ierpi denota feffetto di feminare-falfe opinioni •> H I S T O R l A. DONNA- alata, & veirità di bianco , -che guardi inoltro , tenga cor* finiftra mano vn'ouato^ouero vn libro* /opra del quale moliti di fcriii re , pofandofi col pie finiftro ibpra d vn fallò quadrato, 3cT acanto vi fia'j Saturno , (oprale /palle del quale poh" Touato , ouero il libro, oue ella fcriue . Hiftoria è arte, con la quale fcriucndo»s'efpri mono l'attioni notabili de huomini , diuifion de* tempi, nature, e accidenti preteriti , e predenti delle p fonc, e delle cofe, la qual richiede tre cofe, verità, ordine, oc confonan^a. Si fa alata, eflendo ella vna memoria di cofe feguice , degne di faperfi,laqi le fi diffonde per le parti del mondo , & feorre di tempe in tempo alli pofter Il volgere lo fguardo indietro moftra>che l'Hifloria è memoria delle eòi panate nata per la poflerità . Si rapprelènta , che fcriua nella guifa »■ che fi e detto ,percioche THiftc fcritte fono memorie degli animi, àC le ftatue del corpo, onde il Pctq|| nel Sonetto 84. Landolfo mio quell'opere fon frati Che fa per fama gfhuominiimmt tA lungo andar: ma il nofirofiudic è quello Tiene pofato il piede fopra il quadrato , perche l'Hifloria deue lìar fer falda, ne {aliarli corrompere, 0 fòggiogare da alcuna banda con la bugia per ' terefle, che perciò fi velie di bianco . Se le mette a canto Saturno , perche l'Hifloria è detta da Marco Tullio >jj Simonia de i tempi , maefUa della *viu , luce della memoria > 6C" fpiriio 1 l'attioni . HlSTO Z>/ CESARE RIPA. jS' H I S T O R I A . SI potrà dipingere vna donna,che uolgcndo il capo,ti guardi dietro alle /pai le, & che per terra, doue ella guarda, vi fiano alcuni fafci di kritture mez- j ae auuoltate, tenga vna penna in mano , òC farà veftita di verde , eflèndo elio 'Veftimento contefto tutto di quei fiori, liquali fi chiamano fempreuiui,& d »!• i l'altra parte vi fi dipingerà vn Fiume torto , fi come era quello chiamato Me- i tndro nella Phrigia, ilquale fi raggiraua in fé (teilo , IATTANZA. DO N N A di luperba apparenza, veftica di penne di pauone, nella finiftra mano tenga vna tromba, oc la deftra farà albata in aria . * La Iattanza, fecondo S. Tornado , è vitio di coloro , che troppo più di quel , «he fono inalandoli, ouero che gPhuomini ftefli credono, con le parole fi glo- xiano,.& pei ò fi fìnge donr.a con le penne di pauone«perche la Iattanza e com- pagna, o come dicono alcuni Teologi, figliuola della Superbiarla quale fi dimo- erà per lo pauone , perche , come dio fi reputa aliai , per la bella varietà dci«-e_> penne, che lo ricuoprono fen£a"vtiIe,cosi i luperbi fomentano l'Ambitionc-» con le grafie particolari di Dio 9 che^oflìcdono fen^a merito propio , & come il pauonefpiega Ja fua fupetbia con le lodi altrui , che gli danno incitamento , «osi la Iattanza con le lodi propie,le quali fono lignificate nella tromba,che ap- prende fiato , & Tuono dalla bocca medefima . La mano albata ancora dimo * &ig aficr tiua teftimonian^a .. D 1 D O TL O L ATRI A & d'vn toro > perche Pihdulgentiaj addòmeftica gl'animali *& gL'animLfcrocijhOuerOjperche l'indulgenti», addolcifle il rigore ., I N F A M I 'Jtl DONNA brutta , e mal "veftita : tenga le mani l'vna contro l'altra, con il dito di mezzo d'ambe due le mani diftefò ,. & con gl'altri tutti ft retti, 3q^ raccolti ., Brutta , e mal mellita fi dipinge1*, percioche bruttifllma Severamente l'In* famia , & accodandoti ella alla pouertà la rende bratta , & mendica , come dij ce Plauto in Pèrfa con i fèguenti verfu Quamquam resnoftrafant pater paupercuU Modica , & modeftti, melius eH tamen ita viuert T^am vbi actpaupertatem accejjit infamia Crauior paupertasfit fides [ublefìior „ INFPLIC IT A; DONN^ pallida , & macilente, comi petto nudo, e le mammelle luti* ghe, & afeiutte, tenga in braccio vn fanciullo magro, inoltrando dolori di non poterlo alimentare , per il mancamento di latte, & elTendo fendala ma* no del braccio finiftro,lo ftenda in atto di pietofa compadrone, hauendo il *vt; ftimento ftracciato in molti luoghi • Con quanto li è detto , fi dimoftra il mancamento de i beni della Natura, & della Fortuna , da i quali la quiete , & la tranquillità noftra dipende • INGEGNO. VN giouane d'afpetto feroce, & ardito, farà nudo , hauerà in capo vn el- mo, & per cimerò vn* Aquila, a gl'homeri Tali di diuerfi colori . Terrà con la finiftra mano vn'arco, & con la delira vna fre^a , ftando eoa* attentione in atto di tirare . Ingegno è quella potenza di fpirito , che per natura rende l'huomo pronto > capace il tutte qu;lk feicn^e , ou'egli applica il volere , e l'opera , Gio- DI CESARE %IPA. INGEGNO. » hmm> che daljuofenfo Ignorati^, DOnna , come di fopra fi è detto* alla quale fi potrà aggiungere, che la n fte fia contefta di fcaglie di pefceje quali fono il vero fimbolo dell'igno ranza, come fi vede in Pierio Valeriano lib. 3 S» La ragione è .perche i! pefee è di fùa natura ftolido , & lontano da ogni ci parità, eccetto il Delfino, & alcuni altri, che raccontano per marauiglia, & co me le fcaglie con faciliti fi leuano dal corpo de pefei , così con gli ftudij delie lettere fi può leuate all'huomo il velo dell'ignoranza» Ignoranza di tutte le cofe . G L'Antichi Egitti j, per dimoftrare *vn'ignorante di tutte le cofe,faceutn vna imagine col capo dell'alino, che guardale la terra , perche al fole della virtù* non s'alza mai l'occhio de gli ignoranti , i quali fono nell'amor dirò folo, che fi dipinge de na armata, per dimoftrare , che la mu fattone , alla quale fono fogge tee tutte cote create, per fé ftefla è forte , &T fi conferua fotto all'armature, cioè (òtto mouimento de'CielU che eilendo di diuerfa, & più falda materia di efla , fot cagione del fuo moto, poi del calore, poi della generatione,& corr unione, ci a -vicenda procedono., fecondo la dottrina d'Ariftotile , 6^, la conferuano; quello modo. Il lino è pollo da Poeti per loFato,dandofi alle Parche, e gl'interpreti di Ti crito , rendendone la ragióne , dicono,checome il lino nafee nella Terra , ò\ quindi a poco tempo vi fi corrompe ,' così l'huomodella terra medefimamèi te nato in elfa per necellìtd di natura fi rifolue . Le maniache, tirando in contrario luogo jfquarciano il panno, fono le co trarie qualità , che in -vigore del moto de' Cieli distruggono , *& moltiplicai le cofe terrene : Se fi nota ia molciplicadone ntIle DI CESARE %IPAy. :frfÀ tuoua in coloro, che dri^ano le propie operationi a danno de* benefattori . Nel finiftro braccio tiene l'Hippopotamo , perche come eiTo , quando è ere* ,'ciuto in età per defiderio di congiungerfi con la madre , vecide il propio geni- tore, che gli fa refiftenì^a , così l'empio per fecondare i fuoi sfrenati appetiti , :ondefcente fcelleratamente alla mina de' fuoi maggiori , e benefattori » Tiene nella deftra mano vna faceila accefa , abbruciando il Pellicano , per- ire i'operationi deirempio non fono volte altroue, che al diftruggimento del- i Carità , OC Pietà , la quale affai bene per lo fìgnificato del Pellicano , fi die hiara, come racconta il Rufcello nel fecondo libro delle fue imprefè, 6^ noi remo più diffufamente in altra occafione . Impietà .. Onna brutta, con gli occhij bendati,e con le orecchie d'afino, tenga co» il braccio deliro vn Gallo , §C con la fmiftra mano vn ramo di pungerla 'Aimo rouo .- Impietà è affetto fiumano, & beftiale dell'animo fuperbo contra la propietà e i buoni^Sc della virtù : la qualità fua è di mancare de i debiti vffici j alle cof* tcre, a parenti, a' proffimi*alle léggi, & alla patria . Le fi bendano gli occhiji e le fi danno ^orecchie dell'afino.perche come nar- i Horatio Rinaldi nel lib„ delle /cien^e.; Sc*~compendio delle cofè, dice, che** mpietà nafee talhorada ignoranza non ioccorfa , & folieuat» dalla gratia di io , perche moki non illuminatinon poflono per le.tenebre mondane feorge» il vero bene del Cielo, amarlo, ehorcorarlo - Il Gallo,che tiene neLbraccio deftro>vien pollo da gli Egitti) per fegno d'im* eti,come teftifica Pieriò Valerianolib.24*eflendo che quello animale mon- ta propia madre, & taluolta fi moftra fiero^& crudele verfo il Padre ; Si eh* •ueregna l'im pietà", conuìenranco,che vi fiala crudeltjtaq; infeeptrisfuperne Citoniam effìngunt, inferne Hippo potamumj vtftgnìficerunt , impietatem , & violentiamfubic&am effe ruttiti* . T^am Oiconi&quidemiufìe agunt> & parentesfenio confeclosin alisgeHant. Hi, popotamus autem animai efl inìuflifsimum . INCOSTANZA. DONNA, che pofi con un piede fopra vn Granchio grande/atto co» queHo,-che fi dipìnge nel Zodiaco ; fia -veftita di coior torchino, & in «ano tenga la luna-. „ li Granchio è animale, che camina innanzi, Se in dietro, con eguale difpc j tione, come fanno quelli, che «(Tendo jrrefoUiti, hor lodano la contemplano» hora l'attione, hora la guerra, hora la pace, hor la feien^a, hor rignoranza,h percfocne,cottie narra Pierio Valeriano lìb. 9; qaeftò •nimale è più d'ogni altro inferifato, & indocile, & non come Taltrebeftie» che mentre viuono, hanno qualche particolare induftrià . Il velo nero, che lecuopre la teda , dimoftra.che fi come quello colore nonii prende mai altro colore, cosrehi è indòcile , non èatto , ne capace a riceuerc^ difcip'ina, & dottrina alcuna,ne qualfiuoglia ammacftramento 8che lo potreb- be fòlleuare dalle cofe vili, . drudo di Venere , eifendo ftl Cignale ammanto, come racconta Teocrito, fa il fior purpureo , & bello» fì» poco dura il fiore, & l'herba, & forfè per quello lignifica l'infermità . INFORTVNIO. HV O M O con vna vede di Tanè feuro , 5C dipinta di rouine di cafe ,Ie giunga fino al ginocchio, con le braccia, le gambe, & i piedi nudi,fen^a lfc a alcuna in capo, nella delira tenga vn Cornucopia riuolto verfo la terra-. , » e iia voto, OC nella Anidra vn Como . L'In- " 37 'è J CO NO LOGIA L'Infortunio , come fi raccoglie d'Ariftotele, è vn euento contrarlo al bene , de d'ogni contento : & il Coruo non per efler 'Vccello di male augurio , ma pei elfere celebrato per tale da' Poeti , ci può fera ire perfegno dell' infortunio1: fi come fpefle volte , vn trillo auuenirnento è prefagio di qualche maggior ,mal« fòpraflante , & fi deue credere , che vengano gì' infelici kicceurì,& le ruinepet Diuina permiflìone, comegli Auguri antichi credeuano,chei loro augurijfttf (ero inditio della "Volontà di Gioue . Quindi fiamo ammoniti a riuolgerci ^iù reali , oc perfette, & nna difforme, veftita di bianco, fpar fa di fangue,con vn turbante in ca- po all'vfo de' Barbari ; nella mano finiftra tiene vna gran ta^a d'oro,al- jquale terrai gli occhij rmolti , nella deftra hauerà vna feimitarra ,& per ter- ncie rotte- jp.fForme li dipinge, perche l'ingiuftitia , onde il male vniuerfale de' Popoli, Vc Sucrte ciu,h louente^eriuano, bruttùTima fi deuc ftimare . Bb U Ì74- ICONOLOGICA I N G I VSTITI A. Lafcimitarra (Tgnifica il giuditìo torto ; & il veftimento Barbaro la cnjj tà>la "vcfte bianca macchiata di fangue lignifica la purità corrotta della giù: tia,alla quale corruttela appartiene pure la ta^^a d'oro, hauendo gl'occhij,c la volontà , & il penfiero nngiufto Giudice per l*auaritia riuolti alla vaghe? dell'oro fo!amente;perche non potendo infieme fbftenere le bilancie , e 10 gione,cadono, onde vengono ca!peftrate,come fé cofa folfero di minor pre£ INGORDIGIA. DONNA veftita del color della ruggine , nella finiftra mano tenga'» Folpo , & a canto vi farivno ftru^o . L'Ingordigia propiamente detta è vn disordinato appetito delle cofe, d> al nutrimento fi appartengono più vitiofo di quello, che dimandiamo Gols° Crapula, fi^ fi dipinge veftita del color della ruggine, perche diuora quefl» ferro fen^a Tuo vtile, come l'ingordo ogni cofa trangugia fei ^a gufto > al ci* appartiene ancora lo ftiu^o , che il ferro diuora, & digctifce . DICESj4*RE "RIPA. 37f ti Folpo in Or o Apollinc figmficail:medefimo j perche mancandogli i cibifi adrifce della carne iuamedefima . ingordìgia. * -v Onna di brutto afpetto sveltita del color della rugginey che vomiti il patto 3 per la bocca ; tenga nella delira -mano il pefee detto fcaro,& nella finiftra uno vna lampreda, da Latinidetta "Muftéla marina, oucroHebrias . Il pefcé Scaro a noi è incognito-, perche diccmo>xhe non fi troua fé non nel lareCarpafeo -, & non efeequafi mai dal promontorio di Troade ; dalli Scrit- ti , è tenuto pefee ingordifsimo ' fa ficcare, & cadere a terra.. Significa queftomcdefimo la vipera , la quale per merito della doIce^a,che cue ne' piaceri di Venere col compagno , bene /peflb tenendo il filo capo in zea, lo fchiaccia, & effb ne rimane morto : E poi che mi fouuiene vnfonct. a quefto propofito di M. Marco Antonio Cataìdi , non m'increfcefcriuerlo* fc fodisfattione de' Lettori » holpe,e et errori albergò; efedfy Chmtm curi mijtfone feruifede, ifteUaalgiuHo,a la T^aturaJ Dio, Tu lupo y^frpia, Grifon d'opre» ed'afpetto ette inferndl, morbo perueìfo,e rio, Tu di virtù, tu d' animo honoràto yjtletto,e dì Satanfiilia,& herede. Feccia^chwma fttor macchi a^e difetto* ìì Vieta nemico, e di mercede , Tufeicon V^tuaritìa avn parto nato , f o(ìro a riceuer pronto a dar reftio, Fuggi dal peri fier mio , nonché dal pettot dì promeffe, e benefici} oblio, Cb'è de vitij il peggior Vèffere ingrato . INlMiClTIA. ONNA veftita di nero , piena di fiamme difuoco-, con la deftra mano in atto di minacciare, con la finiftra tiene 'vna anguilla, & in terra fiano ane,& *vna gatta,che fi a^uffino infieme . l'veftimento nero con le fiamme fignìfica l'ira mefcolata con la malinco- , che infieme fanno l'inimicitia durabile ,la quale non è folo quell'ira ,che.^ ■nel profondo del cuore , fatte le radice con appetito di vendetta , in pregiu- lo del proflìmo, & che ciò fi moftn per lo fuoco, & lo manifefta la definitio- n oue fi dice, l'ira eflere vn feruor del fangue intorno al cuore, per appetito di Rdetta , àC la malinconia è addimandata da medici ^trabilis , però fi può Ipificare nel color nero , & fa gli haomini ricordeuoli dell'ingiurie, j (L'anguilla, il cane, & la gatta dimoflrano il medefimo effetto, eftendo quel- Mita d'andar lontana da gli altri pefei, per inimici tia , come dice Oro Apol- ■»» & quefti infieme eftendo in continuo contrafto naturalmente . Bb 3 INI- 37* ICONOLOGICA I H I M X C I T I A MORTAL E .' DONNA armata, (ara di afpetto fiero, & tremendoyveftita di color i fo, che con la deftra mano tenga due faette vgualmente dittanti , &ÌCESA%E 'RIPA. 37} rafgredifcono a sì alto precetto, dicendo in S. Matteo. £ go autem dico "pobis\ iiligite inimico,ì>eslros}benefacite ijstqui oderunt^os, & orate prò prefequenti- bus , & calumniantibus iros . Inoltre il medefimo Euangelifta a 1 8. dice , Se Derdonaremo a i noftri inimici, ch'egli perdonare a noi lenoftre colpe . Sic pa- \er meus caleìlisfacietvobis ,fi nonremiferitisvnufquijque fatrifuo de cordìbus ^eslris , queftelono parole delSignore Dio , del quale chi vuole eflere amico •ifògna far quelloyche egli dice , Vcs amici mei eslisyfifeceritisquaprdcipio "po- is. Ioan. 15. Però conuiene perfalute dell'anima nottranon ellcre intenti alla 'endetta, & eflere oftrnati,& inimici limile alla,canna>& la felccche fono tan- d fra di loro contrari j , chevna ammala l'altra, ilche diceDiofeoride libi. 4. jp. 8 5. Teribitfilix,quamper ambitum copio fiorii arundo coronet ? &xontré vanejcet harundosquam obfepiens multa filix incrbem cinxerit . Et Pieno Va- riano lib. cinquantaottefimo dice, che lono tanto inimici,-che le felci cagliate m la canna,ouero fé arandofriì mette la detta canna fopra delvomereinun ri— [ìafeono pi£,e pariméte a voler toruia le canne metterai le felci, fa il medefimo jffetto, che fa la canna,tanto fono per natura mortalmente nemici : Onde fo* jxa di ciò Aléflandro Magno ("ancor che gentile ) diede efempio , cheli «deua-» f rdonare ,& non perfeguitareil fuo inimico fino alla morte , perche hauendo flò perfetto di Battria , doppo hauer tre volte rotto X>ario , conVanco fattolo :igione,così legato IVccifè ., & per dimoltrare Aléflandro quanto errore ha» >Qe commefloil detto Bello ^ridottolo in fua poteftà lo caftigò della fua oftina- perfecutione, 6c^_ iriimicitia , che legati > &Taggiunti per for^a infieme due mi d'arbore, & a ciafeun legata vna gamba BeiTo,fecefciorlid'infieme,e pre» itofamente aprendoli lo sbranò per mezzo per memoria ,& 'efempio del lue imjcheuole, & peflìmo coftume, I N I Q V I T A. DONNA veftita di fiamme di fuoco, 6c^ fugga velocemente . Si dipinge in fuga,perche non è ficura in luogo alcuno >! ogni cofà lefiu mbra,& ogni minimo auuenimento la fpauenta, generando il timore, ilquale m la fugati configlia > & fi rifolue perpetuamente . E veftita di fuoco,perche niquità abbrucia Tanime peruerfe , come il fuoco abbrucia i legni più lecchi, IN Q^V I E T V D I NE. \ ONNA giouane veftita di cangiante, che tenga vna girella di carta,co* J me quella,che /ogliono tenere i fanciulli , che girano al 'vento, perche^ fono gl'huomini inquieti , che r.on fi fermano mai in vn propofito con fta- i tà, che perciò fi velie anco di color cangiante . Inquietudine d'animo . )Orna mefta, & in piedi, che nel a deftra mano tenga vn cuore , fòpra del quale vi fia vn tempo d'horologio , & con la finiftra vna banderuola di elle, che moftrano i venti . Si rapprelenta con l'horologio fopra il cuore, & con la banderuoIa,come di- urno, per dimoltrare, che fi come l'horologio , 8c la banderuola di continuo Rio in moto, così chic inquieto dell'animo, mai non ha ripofo, & gli conuie- >Ì elporfi a lutti i contrarij, che lo molcftano . Bb 4 IRRE- IC OBOLO Gl'iA IR £ E'SOtV T l'O N E' ÉZI i imi D O NN'A? vecchia a federe, veftita di cangIàrttfe,con vn panno netoaut toalla tcfta,& con ciafcuna delle mani tenga vn conio in atto di cantai Irrefoluti fi dicanogli huomini, che conofcendola diuerfità, & a diffidi! delle cofe, non fi rifoluono a deliberare queIlo,che più conucnga,& però fi w| prefenta, che ftia a'federe .' Veftefi di cangiante, che raoflri diuerfi colon ,comé diuerle apparente fl.& però non fi va nell'attic rifolutamentecomein^giouentiì. Se le dà i Corui per ciafcuna mano in atto di cantare , il qua! canto e icnif Cras,Cras, così gli huomini irrefoluti differirono di giorno in giorno , q«n' debbono con ogni diligenza operare, come dice Marnale. Dì CESARE %ÌPM $ts €ras te viBurum , o-** dkis VoHhume femper Die mihi eros ìHud Toftbume quando venti? Sguàm longècras iHudìVbi eHiautvnde petendum ì T^unquidapud Tarihosr*AirmenÌQsq\ latet ? jam eros iHud habefPriamhvel J^eHoris annus- erai iflud quanti die , mibipoffet emi. Cras viuesthodieiam viuere Tofìbumcferum efl lUefapitquisquisVoUhume >ixit beri. Il pannò nero auuolto alla teda , moftra i'oicurici, e la confusone dell' intcl* ecco, per la -varietà de' peri fieri , i quali lo rendono irrefo lu to . I N N OCENZA, VERGINELLA, veftita di bianco , in capo tiene *vua ghirlanda di fiori, con vn' Agnello in btaccio^. Con vna ghirlanda, Se habito di Vergine fi dipinge , per eflère la mente del* 'innocente intatta, & immaculata : Però dicefi, che l'Innocenza è vnalibera,e tura mence deH'huomò, che lènza ignoranza penfi,& operi in tutte le cofe con andidc^a di fpirito, 8c fen^ puntura di cofeien^a . L'Agnello lignifica l'innocenza , perche non ha ne fbrZ* » uer&vna pecora »> L'innocenza, ouero Purità nell'anima fiumana , e come la limpidezza nel* acqua corrente d'vnviuo fiume. E con la confideratiorìe di quefto rilpetto , nolto le conuiène il nome di -Puri ri-. Però gli Antichi , quando voleuanogiu- are d'eflère innocenti di qualche fceIerateZZa > dalla quale fi (èntiuano incoi- [ati91ouero voleuàno dimoftrare,che non erano macchiati di alcuna bruttura, bleuanonel colpetto del popolo lauarfi le mani, manireftando con la monde^jr $ di effe , & con la purità dell'acqua la mondezzai e la purità de Ila-mente. j Di qui nacque, che poi ne' Gieroglifici furono quefte due mani ,che fi laua-* pano infieme,vfare da gli Antichi,come racconta Pierio Valeriàno nel lib.tren lacinquefimo, & S.Cipriano nel libro de Liuore^ci eforta a ricordarli Tempre*,, |>erché chiami Ghrtfto la fila Plebe, & nomini il fuo Popoloi adoperando il no- ine di pecore , -volendo così auuertire ,che l'innocenza , & la purità Chriftia- jra^fi deue mantenere intatta, Se" inuiolabilc . * I a v Giona di palma da S. Ambrogio in quel luogo , Statura tua fimilisfk£U fi \alm& , è interpretata per l'innocenz*» e purità, che ci è donata da E)io fub- ito , che fiamo rigenerasi pel fantiilimo battefimo.* £ • . INV- ICONOLOGIA " 1NVBID1ENZA. DONNA, veftita di rcflò,con vn freno fotto a' piedi, &C in capo con ac» conciatura di penne di Paucne, tenga la deftra mano albata per moft re ftabilita di propofito : in terra vi ila vn'A/pide*ilquaIe con vn* orecchio p ma la terra, & l'altro Io ferri con la coda . L'Jnubidien^anon è altro , che vna tra/greffione volontaria de' precetti di- urni , o degl'humani • Il '\eftito rolfo , eTa mano alta conuengcno alla peitinacia",la quale è cagio» ne d'inubidien^a :il freno dimoftra,che i amore delleprcpie paifioni conduce^ altrui a volontario di fpregio delle leggi ,•'•& de' comandamenti, à',qualifianj& coftar 7J • d'Amore il Dì CESSARE %IP A. jf* PAmore ,{ècondoPÌerio » perche quefto pefce s'attacca tanto tenacemente a' adì , o fcogli , che-più* todo fi laflà leuare a pe^i, che (laccar» . L'ideflo pefce on figura però dell'oliuo , & dell'origano io ponemo per instabilità d'Amore % >oiche fi (ente l'odore dell'origano , per quanto riferifce Pierio lib. 27. òC 57. abborrifce tantoché fi (lacca , per Io contrario l'odor dell'oliuo glie tanto gra« o> che l'abbraccia : tal natura dice Atheneolibr. 7. fi fcorge quando metten* Ioli -vn ramo d'oliuo nel mare in quella parte,doue danno i Polipi , in breuc* en^a niuna fatica fc ne tirano fuora. attaccati alramov^iunti fé ne vuoiti • )leam illos appetereboc -etiam documento eH'squod eiut ramumfiquis in mare {imìttat vbipolypì habitant, ac parumillic contineat, quotquot volet nullo la* \ore ramoimpafto&extrahct'*- Ciò auuiene» perche fono d'odorato leggiero,& mano odore (oaue»come quello dell'oliuo , 8c odiano l'origano di acuto odo» e ,• però il' ramo di quello sfuggono > òC "a quello fi attaccano . Così fanno gli manti inftabili»fe la cofa amata porge loro l'acuto origano della gelofia, óQj : moda da qualche rifpetto moftra (degnoa5cafpre^a,non potendo effi com- ortare così fatto rigore fubbito fi (laccano dall'amore ,, & giurano di non tor» arui più : ma fc poi l'amata riuolga vedo loro ciglia fèreno > e moftri grata pia* euole^a fubbito ritornano » 8c dì nuouo s'attaccano al ramo dell'oliuo firn» 010 della foauepace. Maggiormente fi dimodraqueda indabilitd con la figa- » del Polipo , ilquale è pefce mutabile ? perche varie forti di colori piglia , cosi li amanti fi mutano di colore, hor s'impallidifcono, hor s'arroflìfeono , varia» 1 jo propofi to, & pigliano diuerfi affetti v & paflìoni , per il che l'animo loro dà !:mpre in (labile^. » ' blnftaMMr Onna ve(litad| molti colori ,. con la man delira s'appoggi a *vna canna con le foglie, è lutto i piedixenga vna palla. Veftefi di varij coiorrf mftabilità % per lafrequente mutation di penfieri del* auomo inftabile . I Si appoggia ad vnafragir canna >fopra alla palla , perciòche non è (lato di [lindi tione alcuna , doue la volubil mente fermandoli fi afficuri , e dulie non fi •ppigli conforme alle cofe pili mobili, e meno certe . Infiabilità, ouero Incofianra , fY Onna dedita di varij colori, per la ragione già detta , dia a cauallo CoptXj 1 Hiena ferpente, ouero tenga il detto animale in quel miglior modo , chf i \\uà a chi Io vuole rapprefentare . 1 1 Inftabili fi dimandano quei,ch'in poco tempo fi cangiano d'opinione fén^a pone, c fcn^i fondamento,& però fi dipinge con l'Hiena apprc(To,animalej ?4e non mai da feimo,c dabile nel medefimo edere: ma hora è forte, hora è de* «• e,hor audace, & hor timido , molte -volte fi manifeda per mafehio, e talho* 1 per femmina, talché (i può ragioneuolmente dire , che in elio fi truoui la ve. lodabilità, come dice Oro Apolline . JHQNiÒLQ.GlJl I N TEL LETTO. V O MO armato di corata, e^veftko d'oro, in cspo tiene vn'elmc rato, e nella dcftra vn'afta. Queft'huomo di quefta maniera deferitto dimóftra" la pctfettione dell'intel- letto, il quale armato di faggi configli facilmente fi difende daciò che iìapflf| fargli male,e cosi rifplende in tutte le belle, e lodeuoli opere, che egli fa , ouero perche in guerra > come in pace è neceflarijffimo . Ha l'elmo dorato in tefta , per moftrare , che l'intelletto rende Thuomo Co* do, e fauio, e lo fa lodeuole, e piacevole a gli altri, che lo conofeono di pre^Oi come è di pre^o Toro , e /aldo, com'è faldo l'acciaio; l'afta fi pone,perche dal- l'Intelletto nafee tutta la "virtù , che può "venir in difefa dell' huomo , il quale come Rè Mede nella più nobil parte , c^, ha carico di comandare , & di dai legge ad -vii popolo di pallìoni , che in noi fen^a elfo farebbe tumulto , e con- einoui follcuamenti. IN- DI CESARE %l¥ A. $Sj Intelletto , Glouanetto ardito* veftito d*oro, in capo terrà vna corona medefì mamen» te dioro,ouero vna ghirlanda di fenape,i fuor capelli faran biondi,eac- onclcon fcreir anellature , dalla cima del capo gì- vfciti -vna fiamma di fuoco , ella delira mano terrà ~vno fcettro,e con la finiftramoftreràWaquila, che gli a vicina . L'Intelletto è pet natura incorr«ttibile^& non muecchia giamai ,& ero fi dipinge giouane. li veftimento d'oro fignifica la purità , SC femplicità dell' cfler fuo » eflèndo oro pur idi mo fra gli altri metalli, come s'è detto . I capelli fon conforme alla vagherà delle fue operationi .. La cotona, e lo feettro fono fegni del dominio , cJx' effò ha fbpra tu tte Te paf- oni dell'anima noftra ,& fopra l'iftelFa -yolontà , lacuale non appetifeeeofa , he prima* da effonon venga proporla . La fiamma è il naturai defiderio dì fapere , nato dalla capacità della virtù in- ellettiua , la quale fempre afpira alle cofè alte,e diuine , fé da' fenfi, che volen- ier i robedifcono,alla confideratione drcofe terrene , e balle non fi lafcia fuiare. II moftrar l'aquila col dito*figninea l'atto dell'intendere, eflèndo propio del- intellettoii ripiegar l'operationein fé fteflb , vincendo l'aquila nel volojaquale «pera cattigli altri vcelli-, SC animali' in quefto*comc anco nel "vedere. | La fenape infiamma la bocca ,t fcarica la tefta ,& per quello fignifica l'ope- atione grande d'vn intelletropurificato nel tempo , che non l'offufcan le neb- ic delie paflìoni *o le tenebre dell'ignoranza - Vedi Pier.lib. 5 7* I N T E LLIGENZA. ON^A vertita droro, cìie nella deftf a mano tenga vna sfera r e con la* finiftra vna ferpe *farà inghirlandata di fiori . Jntelligen^a dimandiamo noi quella vnione , che fa la mente noftra con la-» ofa intefa da leir& fi vefte d'oro, perche vuoFeflere lucida,chiara, àC rifplcn- ente,non triuiale, ma nobile , & lontana dal/aper^ dal volgo, e delle per fono lebee, che tutto dillingue nelle qualità fingolari dell'oro. , Si potrebbe poco diuerfamente ancora moftrare la figura di quella intelligen- ayche muoue le sfere celefti, fecondo i Filofòfi : ma perche principal intento joftro è di quelle cofe,che dipendono daM'opere,e dal fapere humano,parliamo li quella fola, la qual con la sfera, e con laferpe , moftra che per intendere le-» ole alte , e fublimi , bifògna prima andar per terra come fa la ferpe , e nell' in- iender noftró andare con principi) delle eofe terrene , che fono meno perfet- p delle celeftj, però fi fa nella mano finiftra la ferpe , fi^ nella deftra ,ch'è iù nobile, la sfera. t La ghirlanda di fiori in capo , moftra in che parte del corpo fia collocata quel ji potenza, con la quale noi intendiamo , & i fióri moftrano , che di fua natura intendere è perfezione dell'animo, e dà buon odore, per generar buona fama, | buon concerto di fé fteflo nella mente degli altri • IN- 3*4 reo NO LOCI A I N T EHI GENZ Al iasaaeaBm Intelligenza . D Orina, che nella delira tiene vn liuto , e nella fini/tra vna tauola fcritts Moftra che l'Intelligenza nafee per lo più , o daii'efpcrien^a, o dallo! dio de* libri, come facilmente fi comprende per le cofe già dette . INTREPIDITA, E COSTANZA. GIOVANE vigorofo, veftito di bianco , e rollo , che moftri le brace ignude, e darà in atto d'attendere, e foftenere l'impeto d'vn toro . Intepidita è l'eccello della Foriera, oppofto alla viltà, e codardia,^ alll rafi dice 'vn'huomo intrepido,quando per fine conforme alla dritta ragior non teme quello, che da animi ancor ficuri fi fuol temere. Sono le braccia ignude,per rooftràre confidenza del propio Calore ; e co batte col toro, il quale eflendo moleftato diuiene ferociiIìmoj& ha bifogi refiftere ,folo delle proue dHna di/petata foite^a. :. DI CESSARE HIP A. 3*7 I N V E N TIO N E, Comerapprefentatain Firenze dal Gran Duca Ferdinando é t T N A bella donna, che tiene in capo vn par d'ale, come quelle di Mercu- V rio,& vn'orfa a' piedi, elecca vn*òrfacchino, che moftra,che di poco fia ito da la dett'òrfa partorito % &C leccando moftra ridurlo a perfcttione della a formai * i nvest rG a rro ne. ONNA con Tali alla tefta , e il cui veftimento fia tutto fparfo di formi- 3 iioflr che, tenga il braccio deftro>e il dito indice della* medefima mano alto > |o(lrando con elfo "vna Grue, che vóli per: aria , e col dita indice della finiftra, Cane, ilquale ftia con la tefta bafla per terra in atto di cercare la fiera . L'ale,che porta in capo,fignificano Peleuatione dellìntelIetto,perche al^an- fi egli per l'acquifto della Gloria , dcll'Honore >e dell'Immortaliti » viene in nitione delle cofe alte ,ecelefti «* Diamo aquefta figura il veftimento pieno di formiche, perche gli Egitti) per efignificauanorìnueftigarione,e{Tendoquefti animali diligentiflimi inue- ^atori di quanto fa bifògno al viuer loro » Moftra la Grue, che vola , perche gli Egitti) ( come dice Pierio nel lib. dìcef- tefimo ) voleuano, che ciò folle dimoftratione d'huome*curiofo, e inueftiga- re delle cofe alte, e fub!imi,e di quellè>che fono remotedella terra, pcrcioche refto vcello vola molto in alto con velociti , e fcorge molto da lontano. Del fignificato del Cane , Sefto Pirhonefe Filofofo nel primo lib. Cap. 14. di- ,che il cane nella guifa,che dicemmo,denota inueftigatione,percioche quan- feguita/vna fiera» ed arriuato ad^n luogo, doue fono tre ftrade , e non ria- ndò veduto per qual via fia andata; elio odorata » ch'habbia la prima ftrada » ora la feconda , e fé in nefluna di cflè fente, che fia andata , non odora la ter- ,ma rifoluto corre argomentando, che neceflàriamentc fia andata per ella» I N \T E R. N Ov I dipingere per rrnuernow^fdone belliflimogibuane, in habito di caccia* tore, la ftatua del quale, già era nel monte Libano col capo coperto, coru parenti mefta , tenendo la finiftra mano alla faccia, e con la deftra foftenen» 1 veftimento, pareua,che in eflb cadeflèro le lagrime, le quali cofe tutte de- iuono la figura del Verno, che così racconta Pierio Valeriano lib. Nono. INVI D I A. \ONNA vecchia,magra>brutta,di color Huido,hauerà la mammella fi- J niftra nuda ,e morfieata da vna ferpe,laqual fia rauuolta in molti giri fo- 1 della detta mammella , & a canto vi fari vn Hidra , fopra della quale terrà oggiata la mano . Inuidia non è altro , che alle grarfi del male altrui ,' Se attriftarfi del bene con tormento, che ftrugge,e diuorai'huomo in fc ftellb. L'efler magra, e di color liuido,dimoftra, che il iiuoré nafee communemen- ia freddo, e i'Inuidia è fredda,Ó£~ ha fpento in fé ogni fuoco, ó*^, ardore di ititi . erpe, che morfica la finiftra mammella, nota il ramarico ch'ha fempre al cuore Sii ICONOLOGIA I N V £ S T 1 G A IT I O N E. cuore Finuidioity del bene altrui, come cPrTcHoratio nel/£f iftole. Inuidw alteriti* macrefeit rebus opimìs. Le fi dipinge appretto l'Hidra, percioche il iuo pu^^olente fiato * & il ve|e Jnfetta>& veci de pili d'ogni altro velenofo animale; così l'inuidia altro non pi caccia (è non la rouina degli altrui beni, sì de il quale^ rrè in mano. Si dipinge vecchia, perche,per dir poco, ha hauuta lunga, OC antica inimi- l :ia con la -virtù . Ha pieno il capo di fèrpi , in vece di capelli , per fignificatione de' mali pen- | ri, eflendò ella Tempre in continua riuolutione de' danni altrui, dC apparec- t iata Tempre a fpargere il veleno ne gli animi di coloro , con i quali fen^a mai iiietare fi ripofa,diuorandofi il cuore da fé medefima,il che è propia pena del- I nuidia . E però ditte Incorno Sannazzaro . mnudiafigliuol mio fé Hefia macera Che non gli vale ombra di cerro,ò d'aceri Kfi dilegua come agnel perfafeino inuìdia . ) jlUìdo halvolto,ìl corpo magro,e afeiut Tiacer alcun ;fe no dall' altrui lutto Gl'occhi so biechi,e rugmofo,t latte {to, ^iìlor ride l 'inuidia,ch 'altrimente l petto arde dì amaro fele, e brutto Si moHra ogn'hor adolorata,e mejìa, enen colma la lingua, né mai/ente Efempre all'altrui mal vigila,e defla, Inuìdia . DOnna vecchia, mal veftita, del color di ruggine ; fi te%a vna mano alla-, bocca, nel modo , che fogliono le donne sfaccendate in balla fortuna-. , irdi con occhio torto in difparte , hauerà appretto "Vn cane magro» il quale^ ne 4a molti efretti fi -vede è animale inuidiofillìmo, e tutti gli beni de gl'ai— vorrebbe in fé (olo, an^i racconta Plinio nel lib. 25. cap.-8. che fentendofr il le motfò da qualche ferpe , per non reftar orTeib mangia vna certa herba in- natagli dalla natura , & per inuidia nel prenderla guarda di non ettère -ve- to da gli huomini . I mal veftita , perche quello vitio ha luogo particolarmente fra gli huomi- aaffì , e con la plebe . La mano alla bocca è per fegno, ch'ella non nuoce ad altrui:ma a fé fretta,**» : nafee in gran parte dalPotio . Inuidia. rj^yeleno, è l'inuidìajhe diuora Vn pallido color tinge la faccia % Lemidolle)& ilfangue tutto fugge , Qual da del duol interno certo fegno, nde l'inuido nhà debita pena Et il mi fero corpa dìuien tale erche mentì e i altrui forte l'accora Che par che fi dislrugga,efi disfaccia; Sfoira fremey e come leon rugge Ciò che vede gli p orge odio, e difdegno • losìrando ch'ha la mifera alma piena Terò fugge la luce, e tutto a male ' odio crudel chel mena Gli torna, e con eguali. Ce Jl veder $fè IC ONOLOG 1*A %A veder l'altrui ben con occhio torto Dijpiacerjchiua il cibo , annoia il Cere Terò dentro fi fa ghiaccio,e furore Vnqua non dorme: mai non ha ripofoj Bagnafi difudore* Efempreilcorglièrofo, Che altrui puòfar del fuo dolor accorto, Da queltìnuida rabbia , qualhauer E con la lingua di veleno armata *Non può mai fine, & a! cuigraue m M ordt# biafima femore ciò,cbe guata, Rimedio alcun di Medico non naie . lnuidia, àeW*Alciato . DOnnafquallidaye brutta , E douunque ella uà, prefio, o lontani Che di carne di uiperafi pajce; sporta dardi fpinofi nelle mano; E mangia ilpropio cuore Che nel fuoj "angue tinge . Cui dolgon gl'occhi liuidi a tutt'hore In quefto hahitojtrano , Magra, pallida, e afciutta, E in tal forma ì lnuidia fi dipinge, INVOCATIONE, DONNA veftita di rodo» in capo hi vna fiamma di fuoco , & vn'altr j fimile le n'efee di bocca . L'Inuocatione fifa chiamando, ó^, affettando concreti defidcrio il dii no aiuto.. Però li dipinge conueneuólmente con due fiamme, chegliefconovnadl la bocca , e l'altra dalla cima del capo , che dimoftrano la -vera , e proli tteu & ifpediente dalla diuina benigni facilmente s'impetra , IMPETO. VN giouane di afpetto feroce , & ardito, che fia quafi nudo, e che ftia i atto di affrontare impetuofamente l'inimico,e con la fpada nuda mol di tirare vna fioccata ; hauera bendati gli occhi j, e con Tali a gli homeri,a a to vi farà vn Cignale, che ftia parimente rabbuffato , con la baua alla bocca» in atto di operarli vnitamente con la figura a chiunque gli fi metta auanti | offenderlo . Giouane , e quali nudo ,di afpetto feroce, e ardito fi dipinge, per noneflJj nella giouentu alcun timore,ma prontc^a,e audacia ad efporfì con impeto ogni incontro,che perciò ftà nell'atto fopradetto,e con la fpada,come diccir vi farà -va cinocepbaio. Stat^.Theb. deferiuendò la cafa di Marce nel paefe e* Traci dice,che v'era fra molti l'Ira, & la chiama rolfa dicendo . Èforìbus egeumque nefas ir&que rubentes . l Perché naice dal moto dei (àngue , e procura fempre la vendetta col danno con la morte alti ui , però va ricamato il "veflimento di nero . ! l' Rinoceronte è animale, che tardi s'adira , e bifogna irritarlo innanzi gran je^o : ma quando è adirato diuiene ferociflirno ,• però Marciale nel i .lib. de jjoi Epigrammi dille * ìollicitantpàuidi rìnùcetòta magiflrì Seque dìu magna coìlìgk ira fera . ! Gli Egitrij quando "\oleuano rapprefencar l'ira dipingeuanovn cinocefalo fcr effer più d'ogn'altro animale iracondo » Vedi Pierio Valer. Iib.6". Cieca con la fchiuma alia bocca h rapprefenta , percioche eflèndo l'huomo into dall'ira perde il '.une della ragione , e cerca con fatti , e con parole offen- dere altrui, e però dicci! . Ce 2 Vn 39* ICONOLOGICA ISTITVTIONE. Tn cmàtl moto violente è l'ira Chefpmge Vhuomo à furor empio,e\ Ch'inforca nube il tritìo animo vela Che l'intelletto in folle ardir accieca » E d'amaro bollore il cor circonda E ogni diuina infpiration rimoue \ Coprendo i labri d' arrabbiata fpuma9 Dall'alma vile,e la conduce a morte Efocofo defio nel petto accende Trina digratia.e di fallite eterna . Dirouìna dannoja, e di vendetta. Et il Petrarca nel Sonetto i pj. E furor longo ; ch'il fuo pofsejfore ha è breue furor , e chi no' l frena Spejfo a vergogna, e a morte talhor mene» ISTITVTIONE. DONNA, che con la deftra mano tenga vn paneretto, o ceftello, che diri vogliamo,che dentro vi fi vedano delle rondini, Sono alcuni, iquali ha- uendo in alcune anticaglie oflernato *vn caneftrello con delle rondini dentro» *Vo^liono, chequeftofia il gieroglifico dell'lftitutione , ck^ prendono di ' ^ucfto i'argumcnto da' benefit» j diOrifide , Ó^ di Cerere dati a' mortali, peri DI CESSARE 3R7PW: jjj >erò che da quefti habbiamo riceuuti , e le leggi del ben -viuere , ed i precetti ti ben lauorarei campi} imperò che i Poeti chiamano Cerere leggi fera , ed ppreilb Diodoro nelle lettere de gli Egiziani Ofiri è detto , e tenuto Gioue -iuflo Padre, Duce, e Confultore di tutto , le quali cofe , o 'vogliate accomo- darle alla Iftitutione , o alla agguagliane tutte quadraranno benifiimo , fi^ arannoalpropofito. INTERESSE PROPiO, HV O M O vecchio , veftito di nero , che tenga con vna mano vna canna con Thamo da pe/care ,e con l'altra "Vn raftello,daU'vn canto vi fia;vn allo,& dall'altro vn lupo j IntereUe è "Wappetito disordinato del propio commodo, e fi ftende a mol- , e diuerfì obietti fecondo gli appetiti de gli huomini : ma "Volgarmente al- icquifto , & conferuatione della robba , che però fi dipinge vecchio ( corno ice Ariftotile nella Poetica ) eflendo queft' età naturalmente molto inclinata , l' Auaritia capo particolare deli'intereliè . La canna con l'hamo moftra , che , ntereffe sforma fpefTe volte a far benefìtio altrui : ma con intention di gioua- j ento propio , e non per la fola "virtù , che non può hauer fine meno nobile di fteiTa, perche con la canna i pefeatori porgono il cibo al pefee , con intentio- i di prenderlo,e tirarlo fuori dell'acqua. Quello medefimo affètto di propia affettione fi dimoftra nel raftello inftrtl» ento di Villa, il quale non ferue per altro, che per tirare *verio colui, "che maneggia . Si vefte di negro per moftrare , che fi come elTo colore non fi può tramuta- li in altri colori, così TinterelFato fta fempre fermo ne* fuoi "vtili, e commodi , tre che l'intereile propio è macchia , che da ciaicuna parte ofeuta il bianco Ha virtù , e perche Finterefle tiene altrui in gelofia del propio commodo, & continua vigilanza , così d'animo , come de* fenfi ,• fé gli accompagna feco il Ho pollo nel modo, che di fopra fi è detto . Scli mette a canto il lupo, percioche l'intereflè ha la medefima natura, 6C òpiet "1 pò , & del medefimo animale habbia f orecchie , & che abbracci , &^ inga con auidità con ambe le mani vn globo , che rapprefenti il mondo, così :n dipinto da Gieronimo Malici Lucchefe pittore , huomo di bello ingegno, Idi boniffimogiuditio. ITALIA CON LE SVE PROVINCIE, E PARTE DELL'ISOLE. E Come rappresentata nelle Medaglie di Commodo,Tito> & ^intonino , ||7 NA belliis. donna veftita d'habito fontuofo,e ricco con vn manto (opra, W fieda fop: a vn globo,ha coronata la tefta di torri,e di muraglie,có la deftra temo tiene vn feettro, ouero vn'aita,che con l'vno,e con l'altra vien dimoftra- titielle fopradetteMedaglieje con la finiftra mano vn cornucopia pieno di di- ii a fi»tti,e oltre ciò faremo ancorché habbia fopra la tefta vna belliflima ftella. Ce 3 Italia 3f+ ÌCONO LO G IsA ITALIA CON LE SVE PROVINCIE; E PARTE DELL* ISOLE. Italia è vna parte dell'Europa , &C fu chiamata prima Hefperia da Hefpt* Fratello d'atlante, il quale cacciato dal fratello, die il nome, & alla Spagna , airitalia : ouero fu detta Hefperia ( fecondo Macrobio lib. i . cap. 2 . ) dalla Aquodfupraì niettiorem, quodq; alluìt infra +An ne lacus tantos? te Lari maxime? neque Tluclibus> &fremitu ajjmgens Benace marino ? *Anmemoremportus,Lucrinoque addita clauslra *Atque indignatum magnis slridoribus teqitor Julia qua Tonto longè jonatvnda refufo, Tyrrhenufq;fretis immittitur eflus auernis ? |Vi fono ancora non folo per maggior ricche^a, &^_ fontuofità diuerfe mìe j:e di metalli: ma etiandio varij ,&diuerfi marmi, & altre pietre fine , onde Alette Vergilio al luogo nom'nato narratosi fegnendo j Ha c eadem argenti riuost oerifq; metallo, pttendit vcnìsiatque auro plurima fluxif. €c 4 U - S9* ICONOLOGIA La corona di torri, & di muraglie dirnoftra l'ornamento, e la nobiltà delle Città , Terre , Caftella , & Ville , che fono in quefta rifplendente , & {ingoiai Prouincia , onde il Poeta nel 2. delia Georgica hebbe a dire • tddde tot egregia* Vrbes , operumque Uborem Tot congeda manu praruptis oppidafaxis: Fluminaque antiquos f'ubter labentia muros . Lo feettro , ouero l'hafta , che tiene con la delira mano, l'vno , & l'altra nifìcano l'imperio , & il dominio, che ha (opra tutte l'altre nationi , per l'i cellen^a delle fue rare virtù non foio dell' armi : ma ancora delle lettere . feiarò molt'altre cofè dignilfime di tal lode per non eflèr lungo : ma folo terò in confideratione quello,chc rettifica fopra di ciò il noftro più volte al to Poeta nel 2. della Tua Georg* It dementa acrevirum Marfos* puhemqì SabeUam ^Aftnetumqì malo Ligurem f^olfcofq; verutos Extulit : bac Decios » Marios > magno fq; Camillo* Scipiadas Amos, bello , & te maxime Cafar, Qui nunc exterms tifiti iam vìBor in orìs ImbeUem auertis Bpmanis arcibus Indum* Il Cornucopia pieno divari) frutti lignifica la fertilità maggiore di tu l'altre Prouincie del mondo , ritrouandofi in elfo tutte le buone qualità elfe che ha i fuoi terreni atti a produrre tutte le cofe,che fon ncccflànc all' hurn ▼fo, come ben fi vede per Virgilio nel meo efimo libro. Sed ncque Medorumfyluai , dìtìffima terra , Tfecpulcher Ganges,atqi auro turbidus Hermus Laudibus Italia certent : non Baclra, ncque Indù Totaq; turiferis Vancbaiapinguis arenis . £ poco dipoi . Scd grauidafruges , & Bacchi mafjìcus humot Jmplcuere: tenentole£q; armentaq; lata Bine bellator equus campo fé fé arduus infert : Bine albi ditumnegreges : & maxima tamus Vittima ifiepe tuo prò fufifluminej acro fipmanos ad tempia Deum duxere triumpbos , Hic ver ajfiduum , atqi alìenis menftbus eflast Bis grauidie pecudes , bis pomis vtilis arbos . Siede fopra il Globo (come dicemmo) per dimoltrare,comel Italia è Si fa, & Regina di tutto il Mondo,come hanno dimollrato chiaro gli antich mani , & hora più che mai il Sommo Pontctìcc maggiore >& iiipenotea fiuoglia Personaggio , Italia. NEI ter^p confolato di Adriano fu in vna Medaglia d'argento efprefla piedi, con vn'hafta nella dcftra, & con il cornucopia nella 11 niltra,fi> me nferifee Adolfo Occone ab Vrbe condita 876. Se bene il ter^o conlòl 4i Adriano, fecondo il conto del Paamno fu dcli'S 7 2. dalla ediheatione di K ari DICESA%E%1VA. ÌPT a . Si pub efponcre , che l'Afta , come (imbolo della guerra fignjfichi l'I tali» tllicofa, il cornucopia la fua fertilità,* ricchc^a: Alcuni forfè defidecebbon» lì la figura di Roma,come capo d'Italia,& del mondo . Però dico vna Donna federe fopra fpoglie, trofei,e arme di nemici .dallvna mano vn baftone,ou«e ifta,dal l'altra vna ftatuetta della vittoria alata, che tiene vna corona di lauro : orna felice in vna medaglia di Adriano. ne* Donna a federe nella delira tiene vn ramo d'alloro, come vittoriofa, nella tu ftrà vn nafta, coèie bcllicofa : Vn'altra pur d'Adriano. Donna a federe col turione, nella delira vn fulmine, nella finiftra vn baftone, per fegno del domi- io d ; tutto il mondo, con le parole ROMA FELIX. Fùancorapprefen* ta R orna eterna nella medaglia di Marco Giulio Filippo Imperadore , fopra.* io feudo, neila delira lafolita ftatuetta della 'vittoria, nella finiftra il baftone: o feudo eifendo rotondo, e sferico, pigliati per fimbolo della Eterniti : Nella »ed..glia di Mutio Cordo ftampata da Fu'uio Orfini , vedefi in vn medefimo uerfo Italia,& Roma infieme, Italia dal canto deliro col Caduceo deftro,5^ ;>! cornucopia nel finiftro braccio «* Roma tonicata in habito fuccinto , tiene fotto il pie deliro vn globo , nella-* lan finiftra vn'hafta * & perge la man delira alla delira d' Italia : Hoggidì i» ma della Torre di Campidoglio vi è polla in piedi la ftatua di Roma armata , >n la Croce in mano, Trofeo, fcettro,arme,& infegna più nobile, & millerio» di tutti gli altri, per la quale ella è bafe, fondamento A capo della Santa Ma- re Chiefa, che Romana s'appella . UGVRIA, DONNA magra, di afpetto virile, & feroce fopra di vno fcoglio,o faflbj haueri vna velie luccinta con ricamo d'oro in dolio, vn corfaletto, óc^ i capo vn'elmo . Terrà la delira mano alta, & aperta, in mezzo della quale vi rà d pinto vn'occhio , cV* con la finiftra mano porgerà con bella gratia vn ra- to di palma, oc appreflò al lato deliro vi farà vn timone, e dal finiftro vno feu- 0 con due , ouero con tre dardi . Liguria , fecondo il Biondo, è prima Regione dell*ltaiia dall' A pennino fin» |! mar Tofco, & Catone, Sempronio,& Berofo , dicono, che la Liguria pigliaf- : tal nome da Ligufto figliuolo di Fetonte Egittio , che venne in quello luog» à habitare infieme con Tuo padre , auanti che vcnillèro i Greci d'Attica , 6^ notrio d'Arcadia . Fu poi quello luogo chiamato Genouefato da Genoua Città p rincipale , 8^ obilillìma di quella Prouincia . 1 Magra, & fopra vn fatto fi dipinge,per ellere la maggior parte di quella Pro- I incia fterile , ( fecondo che fcriue il Biondo ) dicendo,che li Romani erano fo- sti di mandare Ipeilò Colonie in tante parti d'Italia , & non mandarono pure* ; na a Genoua, ne in altro luogo di elfa Prouincia , temendo , che i foldati pet \ etta cagione non vi potellero habitare . Onde Strabone nel libro quinto, feri* IJBil Genouefato ellèr pollo fra i monti Apennini , &C checonuiene a'paefani» ■er taccorre qualche cola da viuere,^appare i loro faftbfi , & afpri luoghi , an^i ic^are lì Luii ^ci accceicere la colti uà tìone . Il medefimo accenna Cicerone T'9* ICONOLOGIA L I G V R I A. in "Yn'oratione contra Rullo, dicendo. Ligures montani , duri, & agreBes. La "vede col ricamo doro dmota la copia grande de* danari, oro, arg« e altre ricchc^e infìnite,di che abbondano queftì Popoli, li quali con induftiu e valore hanno in diuerfì tempi acquiftate, e tutta via l'augumentano in infuri* trxome Giouan Maria Cataneo nella Tua Genoua ampi- mente ne fai uè. i ien* con la ììniftra mano il ramo della palma,per dimoftrare,che non feonore ricene ogn'anno da quefta pianta quefta Prouincia , poiché de i fuc candidi rami il Sommo Pontefice nella Quadragefima benedifee , Se dìftribui* /ce con molta *veneratione a tutti gi'Illu'hiilimi Signoii Cardinali,a PieJati,areua che foflero a punto nati quefti huomini,per trattenere li Romani nella.» nilitia, che fpeffo con ingegno bifognaua eflere con loro alle mani, & che non ;ra Prouincia più atta a fare, che i Soldati Romani diueniffero forti , & animofi li quefta, per le difficoltà de* luoghi fra quelle afpre montagne, doue era necef- ario affai irgli , come anco per la deftre^a , & coraggio de i detti , che non da- tano tempo a i Romani di ripo(àre,iI qual valore fé bene in quei tempi moftra- ono , fecondo Liuio, &, altri grauiflìmi auttori , nondimeno ogni giorno su .naggiori imprefè fi fono efpofti, da' quali han riportata gIoria,6c~ honore ; fra [pali imprese non tacerò quella "Vittoria , che Biagio Afareto hebbe contro Al- onfo Ré di dragona , il quale fi refe prigione in mano di lacomo Giuftinian» lelli Signori deli'lfola di Scio , *Vno delli capi dell'Armata, effendo chiariflìma a fama del fuo grande valore . Similmente in quefta gloriola Vittoria fu pref© Siouanni Rè dì Nauarra, & l'infante Henrico fuo fratello , come per THiftoric 1 1 Napoli fi vede,e nel Compendio di effe del Collenuccio nel lib.6\fog. 1 2 8. Tralafcierò di dire mole' altre marauigliofè imprefe,con l'interuento di tanti -aualieri, & Capitani famofi,che in diuerfi tempi fono ftati , ó^ hanno fatti {loriofi acquifti per i lor Signori . Il timone s che fé le dipinge a canto cosV ne lignifica Cottimo gouerno del- jla nobiliflima Republica di quefta Prouincia , come anco il maneggio della na-» juigatione, che per effer quefto paefe marittimo con (ingoiar maeftria fi efercita « diuerfi vfi, così di pace* come di guerra, per hauer hauuti, & hauendo ancora hoggi huomini famofiftimi , li quali han comandato in mare , & comandano tuttauia « Gi Cardinali , fi^, Papi , come fono Innocenzo II Adriano V. Nicolò V.Sifto I V. Innocentio IX. & Giulio 1 1. Molto più fi potrebbe dire , che per non efTere troppo prolido traIafcio,e( Ào quella (ingoiar iffim a prouincia degna di molto maggior lode della mia, TOSCANA. \7NA belHffìma donna di ricchi panni veftita,fopra de' quali hauer ' manto del Gran Ducato di velluto rollò foderato di armellini , in hauerà la corona del Gran Duca, l'habito di fotto al manto farà limile ad vi micio bianco di lino iettili/lìmo , dalla parte fìnirtra vi faranno diuer/è ari l'Arno fiume, cioè vn vecchio con barba , e capelli lunghi , & che giacendo pofato con vn gomito (òpra vn'vrna, della quale efea acqua, hauerj il detto fi' me cinto il capo di "vna ghirlanda di faggio , &C * canto vi farà a giacer vn ie ne,& dalla delira vi farà vn'ara all'antica , fopra la quale vi farà il fuoco , & i torno a detta ara vi faranno (colpiti 1' Vrceo,la Patera, & il Lituo verga augur le, in mezzo fiano vari) , e diuerii inftromentifacerdotali, fecondo il falfo, ó( antico vfo de' Gentili,e con la finiftra mano tenga con bella grada "vn gig toflb»&vn libro. Molti nomi ha hauuti quella Prouinciasvno de* quali fu Tirennia, come na ì fa Berofo Caldeo nel libro i . dell' antichità , & Trogo nei 2. dicendo efTer ft nominato così quello paefè da Tirreno figliuolo di Atio , il quale per qu narra Strabene lìb."). diccene dell'Idia mandò quiui habitatorì,percioche, vno discendente di Heicole ,-& di Omfale, effendo dalla fame, & careftia i j^ato mandar fuori parte del fuo Popolo, tratte le forti, 6^ dando a Tirrei maggior parte delle genti il màdò fuori, ondagli venuto in quello paefe le nò Tirrenia . Fu poi da' Romani » fecondo Dionifio Micarnafleo , chian Etruriadairintelligen^a,& efperien^a del minilìrareil culto diuìno, nelqi] vinceuano tutte 1 altre nationi ; onde quelli popoli erano perciò in tanta ' apprettò li Romani , che ( come dice Dionifio infieme con Liuio ) mandai loro figliuoli in quella prouincia ad imparare non folo lettere: ma anco li mi , & la Religione . Al fine pigliò il nome di Tufcia, o di Tofcana, ( fei ffefto Pompeo ) da Torco lor primo Rè, figliuolo d'Hercole , & d'Araflà , ▼enne quiui dalle parte del Tanai , e fu creato Cofito dalli Gianigeni,& pò f ù pofeia confirmato quello nome per l'eccellenza del modo di facrificare 1 viauano quelli popoli , come riabbiamo detto , & di ciò fa finendone Piir Rbroj.cap. J. Iella DI CESARE *R,1P J" 'fcì Bella fi dipinge, percioche quefta nobiliffima Prouincia,gioia d'Italia; è ìuci- iflìma ,& vaghiflima per hauer quella tutte le doti di natura , èC arte, che fi io defiderare, come di Cielo benigniffimo,di falubrità d'aerc3di fertilità di ter per efler abbondante di Mari, Porti.Fiumi, Fcnti,Giardini, ben piena di Cit- celebri,& grandi, c\T di fontuofìffimi edifitij, così publici, come priuati,e di numerabili ricche^e, 8C per eiler feconda di pellegrini ingegni in egni ar- , in ogni ftudio, e faenza, così di guerra,come di pace famofì . L'habito , e corona del Gran Ducato , è per denotare quefta celebre Prouin- 12 con quella prerogatiua , che più Tadorna , hauendo la Sereniflìma Cafa de* edici non meno con opere gloriofè, che con famofì titoli , &iniìeme oino odo illuftrata la Tofcana , percioche a chi non fono noti li nomi , àC attioni ^egie, & heroiche de i Lorenzi, de i Cofmì , e de* loro digmilìmi SuccelTori , r lo valore, e grande^a^de' quali le più illuftri,e Regali cafe dei mondo han- i voluto hauer con e ili confànguinità, & affinità . Il giglio roflo,fe gli fa tenere in mano per meglio denotare quefta Prouincia, n l'infegna della più principal Città,che è Metropoli , e gcuernatrice quafi dì tra ia 1 ofeana . Il libro ne denota, che quefta nobiliflìma Prouincia è molto feconda d'huo- ni letterati, èV in tutte le feien^e ,' tenendo ella fola aperti tre celebri Studi) , >è di Perugia, di Siena, e Pifà. L'habito bianco , che detta figura tiene iòtto > lignifica la lealtà de' coftu- , purità di mente , fiede lincerà conforme a quanto d'abafio fi dirà della* ligione . ÌGli fi mette a canto l'Arno, come fiume principale, che patta per mezzo To- na , e da elfo ne riceue molti commodi, & vtili , come fi potrà vedere nella-» crittione al fuo luogo di detto fiume. '• Le armi , che gli fono a lato , dimoftrano , che nella Tofcana vi fono, & fono I :i fempre huomini nella profeflìonc dell'armi illuftri, e famofì, tra' quali non l:iarb di dire in particolare de i Luccefi , come huomini valorofiflìmi , & in» ti itti in tal profeflìone . Onde in particolare , & in vniuerfale in tutta la Pro- l'eia di maggior lode fon degni, che della mia . ! L'ara a l'antica con il fuoco , & gli fopradetti inftrumenti è legno di quella-* I "a Religione verfo gli antichi De , tanto celebri nella Tofcana, che fòla ne te- !ia cathedra, 8c*~ f co la, ouc i Romani con tutto il Latio veniuanoad impara- e cerimonie , & i riti, 8c i dottori di ella erano in tanto credito , OC venera- I ie, che il Senato, e Popolo Romano nelle graui difficultà de* publici maneg- | nell'euenti,^ accidenti delle cofe richiedeua il lor configlìo,cV interpre- I one circa la legge de loro profani Dei j onde fi fa chiaro , che a tutti i tempi I ita grande la pietà , & Religione di quefto popolo . Teggiafi anco nel tempo del 'vero culto di Chrifto Noftro Signore , che è U quefta Prouincia fa mofa,5^ celebre per molti Santi, che vi fono flati htafei corpi de* quali nella famofa , 6^ antica Città di Lucca 'vifibilmen- J oggi fi 'vedono fen^a gli altroché di altre Città di detta Prouincia fi potreb ^o raccontare , è umilmente famofa per moki gran Prelati di Santa Chiefa , liquali 40Ì ICONOLOGÌA li quali non làfalfa: ma la vera Religione fèguendo fono ftati fpecchiol& t pio di carità , bontà. Se di tutte l'altre -virtù morali, e Chriftiane ; & pure h gi ve né fono tali > che di molto maggior lode fon degni , che non può dar le la mia lingua, percioche chi potri mai dire a baftan^a le lodi , Se heroiche tu dcirilluftriilìmo Frartcefco Maria Cardinal del Monte , non meno da ammiratole riuerito per la'tiiaefti del Cardinalato, che per le qualità R della fua per fona, che ben Io dimortrana difeefo , come egli e, da vna dell più nobili ftirpi del mondo. Ma non (blo quella nobil Prouincia ha in S. Ch fa hauuti membri principali, ma vi fon ftati i capi fteffi di valore , Se bontà i comparabile* come fu Lino, che meritò di fuccedere immediatamente al Pr cipe delli Apoftoli nel gouerno di S. Chiefa , il quale fu huomo Toicano > fanta vita^che diede grandiilimo nome a quella Regione * Sono più i fecondo i feguenti tempi ftati altri , & per fantità, e dottrina, eccellenti attieni molto fegnalati, iquali per breuiti fi tralafciano : ma n può già pretermettere ilgrarì Leone Primo * percioche chi di quello nome ammirerà la iantità* & la profonda dottrina ,pure ne gli fcritti fuoi lafcia 6: come al nome , il coraggio, Se autorità in lui molto ben corrifpofe,perci con la prefen^a , Se femplice parola fpauentò , S perciochc gli Vmbri fonò popoli an- hifluBi d Italia, come attefta Plinio hbj, cap. 14. intanto, che per moftraìe ntichita grande di effa alcuni b.nno detto de gli Vmbri quello, che credeu*- 1 Yr5" fauol°ramentc> come fi è detto di fopra . Bene è vero , che l' Vmbria nuchiHima , come dice Plinio nel luogo di fopra citato , &C altri autori £ Dpertio luo alunno nella prima elegia nei quarto libro. tfmbrìa te notìs antiqua penatibus eàìt, Mantuano Poeta umilmente . nemorandefenex , quo fé vetus ombria tantum iafiat . Si fa 404- ICONOLOGIA Si fa con Telmo in tefta, pcrcioche gli Vmbri furono molti potenti, & forni dabili nel!' armi , intanto che , come dice Tito Liuio nel libr. o. minacciauan Roma,ancorche trionfante,difpofti di volerla prendere, il che viene anco affei mato da Giouanni Boterò nel primo libro delle Aie Relationi Vniuerfali, dicer dot che gli Vmbri fono popoli de* più guerrieri d'Italia, di ciò fa fede anco Vii gilio nel 7. óknìjque fub *Aftt Qua latera excelfi leuofacit ardua cornu ? Hinc Èrebi excidioregnis narrare folfbat Venturum Heroem . Softiene con la deftra mano vn tempio rifplendente , percioche nell' Vr fon due gran capi di Religioni delle maggiori,che fian'al mondo,l'vno de' antiqua penatibm edit. Le£ DI CESSARE %ìf A} 40'j TOSC A"N A. Le fi dipinge appretto l'horribil calcata del Iago Velino , hora detto Pie di :o , come cola , non folo in quefta prouincia notabile : ma anco in tutta Ita- cerche è tale la quantità delinqua, & il precipitio3nel qual impetuofamen- cafea, che lo ftrepito , &C percofla d'ella fi /ènte rimbombando per fpatio di . miglia, dando a* riguardanti marauiglia, e fpauento, & per la continua ele- done de' 'Vapori cagionati dalia gran conculììon dell'acqua refìettcndofi i L'gi del Sole, vien a formarli "vn'Arco ce'efte da' Latini chiamato Iris. Onde fnio nel lib 2.cap. quanto' perche è in mezzo dell' Italia , come aj Cora lo defcriue Vergilio nel 7. dell'Eneide. - EH locus Italia in medio fub montibus altis . 'Nobilis , & famamutiis'memoratus in oris •Amfancli pallet • ,denfisbuncfrondibus antrum Vrget vtrimque latusnem&ns > mèdioq; fragofos Datfonitumfaxis, & torio vertice torrens. Hicfpécué. horyendum ', &fauifpir acuta Ditis MonHràntur, r'uptoq; ingens Acheronte voràgo J CESSARE 2U P A\ 407 rL A T I ' O. I deue hauer intorno colli , de^ pianure, per dimoftrare la Natura del Iuo- i|;flèndo dotata rVmbria di "Valli, colli , e piani bellifllmi . Onde Silio Ica* nel lib. 6. de bel. pun. diflè . Cottes vmbros, atq\ arua petebat jlnmbal excelfofummum qua vertice montis Deuexum Uteri pendetTudert atq;vbilatis Torretta in campis nebulas exalat ìntrtes , Etfedet ingentem pafceus Meuania Taurum • D ona louh L A T I O . j" E D R A S S I per il Latio l'antico Saturno , cioè*vn* huomo con barba longa, folta,e canuta, fedendo in vna grotta , tenendo in mano la falce, fa la detta grotta fi rapprefenta vna donna a federe fopra d'"\n mucchio di mifearmi, &^ armadure. Terrà in cs pò vn celatone guarnito in cima di di penne , 5^ nella finiftra mano vna corona , ouero *vn ramo di lauro , Si D & regnis exul ademptU . Jsgenus indocile , ac dijperfum montibus altis Compofuit ; legefque dedit , Latiumq; vocari Maluit ; bis quoniam latuiffet tutus in oris • Ed Ouidio nel-primo de' Farti * Caufa ratisfuperesl : Tufcum rate verni in amnem ^A.nte pererratofalcifer orbe Deus . Hac ego Saturnum memini tellure receptum i Ccslitìbus regnìs à ione pulfus erat . Jnde diu genti manftt Saturnia nome» t Ditta quoque eìì Latium terra latente De9 \ *vìen defcitto, da effà denominatole gli attribuifce la detta falce, perche d >- no alcuni , che egli fu l'inuentore , che la trouò mentre infegnò a gli habitid d*Italia, e*l coltiuare de' campile di fare il raccolto del grano,e di tutte le bi;e. •^Icri dicono , che queft'arme li fu data dalla madre , quando fu contro del »• dre, & fi mode a liberare i fratelli di prigionìa, & che con elfo caftrò Ciefc >■ ine racconta Apollonio nel quarto lib. delli Argonauti* Per la donna fedente fopra della grotta fi moftra Roma , laquale etiendoÉ (ta fui Latio * non folo come cofa famofiilìma fingularmente dichiara qi'to paefe , ma li fa commune tutto il fuo fplendore , & la fua gloria , oltre enei altro vi (U bene la detta figura,percioche Roma anticamere hebbe nome Sj» »ia,ikhe dimoftra Ouid.nel Saturni fori ego prima fui* +4 pa tre ditta, meo quondam Saturnia Roma e/? Hec UH à calo proxima terra fuit . Si torus infretio esl, dicor Matrona Tonanth luntlaque Tarpeiofunt mea Tempia Ioni . Nella guifa » che fi è detto fi rapprefenta Roma , coméhoggi di lei fi ' ; *Vna nobilifHma ftatua di marmo antica negl'horti d^ìi iUtuiifimi Sifò Celi nel Vaticano* Ilrar» DJ CESeASrE RIPA 4*9 Il ramo ilei lauro,ouero la corona del medefimo, oltre il fuo lignificato, che vittoriofa , & trionfi , che per fegno di ciò fi rapprefenta fopra 1 armi già dee- e ,denota anco la copia di lauri , di che abbonda quella Proumcia , & quello , he Plinio narra nel lib. 1 5. al «P- 3°- cioè> che fu vn A^lla? ^SW hauendo_ apita *vna gallina bianca , che haueua in bocca vn ramufcello di lauro carco di cacche , la lafsò cadere falua nel grembo di Liuia Drufilla,la qual fu poi moglie ii Aueu(to,fopra*l qual fatto richiefti gl'indouini,rifpofero,che fi doueflero co- eruar la gallina, & i polli, che di lei nafeeflero . Che il ramo fi piantafle , il che (Tendo fatto nella villa di Cefare prelfo il Teuere , ne crebbe di quefta forte di tlberi vnagran felua , della quale trionfando poi gi'Imperadon portauancvn lamo in mano, & vna corona in tefta . isti Ne fiì folamente la detta felua, che in altri luoghi fé ne fecero molt altre, che >no durate molto tempo , & fin*hora fi vede , che in quefta regione vi è mag- ior copia di lauri , che in qualfiuoglia altra Prouincia d'Italia . CAMPAGNA FELICE, euero Terra di lauoro, DI P I N G E S I quefta felice Prouincia in vn florido campo con la figura di Bacco, & di Cerere, li quali ftiano in atto fiero di fare alla lotta , 6^ ìe non fi difeerna auantaggìo di foi^a più in vno , che nell'altra . »| Hauetà Bacco in capo vna ghirlanda di *vite, con pampani,& vuea& Cerere irimente hauerà vna ghirlanda di fpighe di grano . Dalla parte di Bacco faranno olmi grandinimi con verdeggianti viti, che fa- tano fino alla cima di elfi arbori cariche di '■vue , & per più '■vagherà 'yì d ttà anco mettere a canto vna tigre, come animale dedicato a Bacco, ÓV~ dal* Uro lato di Cerere vna campagna di alti , & fpigati grani , & vna gran ferpe» dicato animale Cerere. Felice veramente fi può chiamare quefta Prouincia , poiché ella abbonda di olti beni, dc^ ipecialmente di quelli, che fono alla natura humana neceftarij, ie il pane, & il vino. E venendo in cognitione i Greci antichi della felicità uefta fertililTìma Prouincia con appropriata, &CT gioconda fauola finfero,co- racconta Plinio nel libiche quefta campagna fofle lo (leccato doue di con- uo combattano Cerere,e Bacco alla lotta, per dimoftrare , che Cerere in pro- r grani non ceda alla feconditi di Bacco in produr 'vini, & altrefi Bacco , an- egli non ceda all'abbondanza di Cerere, in produr grani j doue che per que- 1 rifla è tanta la fertilità dell' vna , e dell' altro , che dal tempo de' Greci infino *ra danno combattendo , non effondo ancora neflun di efli ftracchi , ne che_^ *E>lia cedere per honor del lor frutto per vtilità del genere humano,ne lafciano cnpo di poter dare giuditio qual di eifa fia più forte , & valoroia . Campagna Felice , ouero Terra di Lauoro . Ij) Er far diueria pittura di quefta Prouincia, rapprefentaremo vna bella , SC - gratiofa giouane in luogo ameno, con ghirlanda in capo tefluta di "varij ■•'», 8c con vefte di color verde, parimente dipinta a fiori di diueifi colori. Dd 3 Sotto 4ii ICONOLOGIA CAMPAGNA FELÌCE, ÒVERO TERRA DI LAVORO; Sotto 11 bràccio deftro tenga vn fafcio di fpighe di grano , & con la finiftii mano con bella grada vna "verdeggiante vite,la qual moftri di eflcre fecondi! ma del fuo frutto,& a canto vi fia vna fpelonca , dalla quale efca,fumo,e acq> Fu da Plinio nel 5. libr. nominata quefta Prouincia, Campagna felice, di felice produttione de' frutti , i quali d'eflà abbondeuolmente fi cauano . Al fine fu detta terra di lauoro dall' ageuole^a di lauorare quefto paefe> la qual coltura » & lauorare facilmente s'apparecchia a riceuere la fcm però anco fu chiamata campi laborini . Altri dicono > che pigliaiTe nome di terra di lauoro per elTer molto fruttife fi come diceftero ella è buona quefta terra da lauorare , perche non fi pe l'opera > ne la fatica . Fu" anco nominata così quefta Prouincia dalla fatica, taquale riebbero gli tichi a conquiderla , &C poi a ritenerla foggetta, come narra Liuio. Bella, gratiofa, veftila nella guifa, che dicemmo» e con la ghirlanda di fic di DI CESaAKB %l P A) #14 ipinge acciòche fi conofca , come la Natura ha uoluto rnoftrare quanto quefta rouincia fia amena, & fruttifera , & data occasione a gli antichi ( come riferi- re Plinio nel libro ter^O ) di chiamare quefta Regione Campagna felice , poi- he quiui è aria temperata con tanta dolce^a, che molti imperadori , & Sena- bri Romani infaftiditi del mondo "vi fi fono ritirati à più tranquilla vita , 5^ fiaffime a Popoli , & a Baia ,&f\fimilmente fecero altri grandi huomini per lecuparfi nelli ftudij delle lettereìtra'quali fu Virgilio eccellente Poeta,Tito Li- io, Orario , Claudiano , & Francefco Petrarca molto amico di Roberto Rè di lapoli , onde fopra di ciò così dice Silio Italico „ {une molles&bi ritHs}atq;hofpita Mufis Otia,& exemptu curps grauiorìbus euu, £ non folo quiui è , come riabbiamo detto, aria così perfetta : ma *vi fi duo- ino tutte le deli tic per lj piaceri , & -vtili de gli huomini , elTendo che da ogni to fi -vede la diuerfità de i frutti , e quello, che maggiormente importa, copia •andiflìma di grani , e vini, e che per tal lignificato fi rapprefenta con il falcio :lle Ipighe di grano, & con la 'verdeggiante, e feconda vite carica di *vue; on- t Martiale nel primo libro de' fuoi epigrammi fpecialmente parlando del mon t Vefuuio luogo compreio in quefta parte, così dice . Hic eH pampineisì viridi* modo Vefuius t>mbris \ Trejferat hic madidos nobili* vua lacm , H&c iuga quàm llifa còUes}plm Baccus amauit Hoc nuperSatyri monte dederechoros ; Hac Generis fedestLacedamonegratior 2 Hi Hic locus Herculeo nomine clarus erat : Cuncla ìacent flammis : & trifti merfa fauilla: T^ec fuperi vellent hoc licuiffe [ibi , La cauerna,della quale efee, e fumo, & acqua, dimoftra i faluberrimi bagni nto nominati di quefta Prouincia,i quali fono molti, fé bene vn folo fi rappre- sa, & per la parte fi deue intender il tu eco . y CALABRIA. A O N N A di carnagione foYca ~veftita di color rodo , in capo hauerà vna -^ bella ghirlanda di fronde d'ornello fpai fé di manna , con la deftra mano ivi vn cornucopia pieno d'~vue di diuerfe fpetie binnehf , e nere , con la fini-' amano tenga vn ramo di gineftra carico di bocciuoli di feta , & *\n ramo di mbagio con 'e foglie,e frutto, e per terra vi (la anco vn fsfeio di canne mele . Il nome di CaLbria , pare che fia voce Greta ,il quale habbia riceuuto quefto ^e da Greci, che l'hanno hib;tato , perciccheeilcndo ncn e comporto da,, ios, & Bnjo (delle quali voci l'vna lignifica buorio, &f l'altra featurire) (Ì fne a lodare con tal nome quefta Prouincia , efifendo che in ella fi tioua il fon- ti TtlÀ ni ' lì chc confcrma Piec™ Razzano , OC FrancVco Bedinghicri jtia iua Geografia, nelli fuoi verfi,che cofi dicono . Calabria è detta nel prefente giorno , \'-- E fignifìca il nome , che produce Le cofe buone , e con copiojo corno . Dd 4 Etim #&. ICONOLOGICA Calabria; Et in vero quello paefe è molto fruttifero, pieno dì opportuni monti , d'ap ; chi colii, Se dì amrniflìme valli : ma quel , che più importaci è aria perfetti/» ma, che rende gratinimi quei beni,che la Natura produce , li color fofro della carnagione , 8cT Thabito rollò dinotano l'operationi ri,ftari la detta figura in atto di ballare, hauerà in capo vna bella ghirlanda di [iuo con il Tuo frutto, & con la deftra mano terrà con bella gratia vn rrìa^o di >ighe di grano, e vn ramo di mandolo con foglie, efrutti , haucri da vna par-; : vna Cicogna, che habbia vna ferpe in bocca , & da l'altra diuerfi inftromen- da fonare 1 & in particolare vn tamburino, & 'vn piffaro . Fu da gli antichi chiamata quella Prouincia Apulia da Apulo antichilUmo i di quefto luogo , che quiui venne ad habitare molto tempo auanti la guer- e di Troia-/. Dipinge!! di carnagione adufta, e veftita di fottìi velo, per dimostrare il gran alore , OC ficchà , che nella Puglia per lo più fi tiuoUa , per la qual cofa fu co- Tetto Oratio a dire nell'Ode 3, epodon: Siticulofie Apuliae, nominandola così iena di Zète, & parimente Perfio nella 1. Satira . lS(ec lingua quantum fitìat canis, ^Appula tantum : Le tarantole fopra il 'veftimento, e macchiate di diuerfi colori fi rapprend- ano , come animali notiflìmi , e vnichi a quella Prouincia , come anco per di- noftrare ( fecondo che rifeiifce il Mattiolo fopra Diofcoride nel libr. 2. ) la di- lerfità del lor veneno ; percioche mordendo elle alcuno ne fuccedono diuerfi , k ftrani accidenti 5 alcuni cantano, alcuni ridono, alcuni piangono , chi grida , :hi dorme, chi vaglia, chi faka, chi trema , chi fnda , & chi patifee altri diuerfi iccidenti , & fanno pa^ie, cerne fé follerò fpiritati, & ciò da altro non proce* le , fé non dalle diuerfe nature sì di quefti animali, come ancora di quelli, che òno da eflì morficati , & anco fecondo i giorni, e l'hore. La diuerfità degli infttomenti da fonare , dimoftra , che il veleno di quefti animali ( come narra il Mattiolo nel luogo fopradetto) vniuerfalmente fi miti» [;a ,& fi vince con la mufica de' filoni , & però fi coftumadifar fèmpre fonare» |lì,& notte, finche rcfFefo fia fanato> imperoche il lungo fuono,& il lungo bai- are ( che perciò fi rapprefenta quefta figura, ftia in atto di ballare ) prouocando ti fudore gagliardamente vince alfine la maligniti del veleno,& ancorché li det- ti inftrumenti per ogni parte fi coftumino "volontariamente per gufto , &C di- lettati one, nondimeno in quefta Prouincia fi adoprano, non folo a quefto fine, |na per necedìta, come fi è detto. Le fi dipinge a canto la Cicogna con la ferpe in bocca, perche quefto anima- in niun'altra parte dell'Italia U il nido, che in quefta , onde fi dice ellsrui pe- a della vita a chi ammala le Cicogne, per il beneficio 9 che eflè apportano on il tenere netto il paelc dalle ierpì . Lt +*+ ICONOLOGICA P V G L I A. Le fpighe del grano , la ghirlanda dell' ~vliuo,& il ramo del mandorlo ne d: moftrano, come in quella Prouincia vi è tanta abbondanza di grano,or^o,olio mandorle , che facendo paragone di elfa prouincia al refto d'Italia , fi può dire che etfa ne proueda più rì'cgn'altra , deue, che non (blamente quefta regione «e ha quantità per fé, ma ne abbonda per molti altri luoghi ancora . A B R V Z Z O. DONNA di afpetro virile 5 & robufto veftita di color verde , che (land in luogo erto , & montuofo con la delira mano tenga'vn'aira, & con 1 finiftra porga con bella gratia vna ceftella piena di ^afFaiano, & appreflò lei d vn de i lati fia *vn belliltimo cauallo. 1 Popoli di quefta Prouincia anticamente fi chiamarono Sanniti , Caraceni Peligni> Marucini , Prccutini> Veftini, Irpini, &i altri nomi, fecondo il ucghi,tto il vocabulo di manierarne quella denominatane fcambieuolmente è fta- 1 fuccefla a quella de1 Sanniti , e fatta vniuer iale , Cóme ella a tutto il paefe . Si dipinge donna in luogo erto , SC montuofo ; per eflere quefta Prouincia 3sì fatta- . Si fa medita di color verde * & di afpetto virile, Se robufto, percioche , come ice Plinio nel libro terzo , che gli huomini habitanti ne' monti fono vigorofi , Dbufti, & più forti di queglij che habitano luoghi piani , tfercitando più quelli , corpo, che non fanno quelli * E perche produce quefta Regione , grandiflima quantità di zafferano , del ) uale non folo ne participa tutta l'Italia ,ma molti altri paeiì ancora , fi rappre- Inta, che porga la bella cella piena di quefti frutti . j Il belliflìmo cauallo , che le (la appretta, denota igenerofi , e molto nomi- niti caualli di Regno , de4 quali de* più forti fono in quello paefe,per la già det- j \ cagione del (ito , fé bene per la belle^a , SC grande^a di corpo ve ne fono il Calabria,e in Puglia di molta ftima , maffime quelli della ra^a del Re, del Hrencipe di Bifignano , 6^ altri , Sta anche bene il cauallo a quefta Prouincia , percioche elfendo animale di a natura generofo > SC^ feruendo al fatto della guerra , fi attribuisce a' San- ti huomini bellieofi, , che ( come appretto fi dirà ) fletterò à fronte più volte-» n l'efercitió de* Romani . L'hafta*che tien con là deftra mano,è per lignificato del lor propìo nome, fi- ificando ( come dice Fello ) la voce Greca Sannia hafta . Oltre di ciò l'hafta le fi conuiene in fegno della virtù , cV del grande valore.} jercioche i Sanniti cominciando a fare conto della virtù , Se fra di loro delle-» jerfone vktuofe , in tutti gli atti ciuili , come di pace , così di guerra honora- jano quelli , & diuennero tanto Coraggiofi , che ardirono di farli foggetti tutti li conuicinì Popoli » feotrendo gran paefi, Se di farli inimici i Romani, a* quali come dice Strabòne nel luogo citato ) fecero più volte veder la proua del loro ìalore. La prima volta fu quando mollerò la guerra. La feconda quando fu • mo in lega con efib loro. La ter^a quando cercarono d'eflere liberi , & Citta- tini Romani , e non lo potendo ottenere mancarono dell'ara icitia de' Romani, ■^ fé ne accefe laguerra chiamata Marfica > la quale durò due anni , Se final- mente ottennero d'eilèr fatti partecipi di quello, che defiderauano . MARCA. ? I dipinge in forma di vna donna bella, SC di virile afpetto , che con la de- , J lira mano fi appoggi ad vna targa attrauerfata d'arme d'hafta,con l'elmo in i»po, & per cimiero vn pico , & con la finiftra mano tenga vn ma^p di fpighe li grano, in atto di porgerle , Se appretto a lei Vi farà vn cane, I Si rapprefenta bella per la vagherà della Prouincia molto bene diftinta dal- ■\ natura in valli, colli , piani, riui , oc fiumi , cheper tutto l'irrigano, Se la ren- ono oltre modo vaga, & beila. " * Si ICONOLOGIA abrvzzo; Si dipìnge di vivile afpettocon vna mano appoggiata alla targa , cV altre ir- ani} per moftrare li buoni foldati>che d'eflà Prouìncia efeono . Le (ì li mette per cimiero il pico arme di quefta regione , eflèndo che Slpicc ▼cello di Marte fuffe guidato, tC andaftì auanti le legioni de* Sabini» e quelle. nella Marca conducete ad eflère colonia di quella Prouincia , & per quefto fi detto a tempo de' Romani la Marca , Ager Picenus > come affai ben deferii* in vn breue elogio il Signor Ifidoro Rubcrti nella bel li dima , & marauìgliofi. Galleria di Paiamo nel Vaticano fatta fa r da Papa Gregorio XIII. di fcliciili ma memoria , nella qual fu di molto aiuto il Reuerendiflìmo Padre Ignatit Danti Perugino , & Vefcouo d'^latri , che n'hebbe fuprema cura da fua Bea tndine , c¥" l'elogio fu quefto . *AgérTicenus >ager diftus eft propter fertilitatem , Vicenus a Vico Martis W S traboni placet , nam annona , & militibus abundat,t}uibksf & inficine fegni di notabd fedeltà , ne i maggior bifogni loro, & della Chrifttanici, contro i Turchie gli Eretici ;8c a tempo de' Romani intichi fpetialmentefecero,quando congiurando contro di elfi gran parte del* ile Colonie d'Italia gli modero guerra folo li Marchegiani , de' quali i Fermani «(torno in fede , & combatterono in lor feru-igio ; onde queda prouincia , ó\T* quella Citt*} ne acquiftò lode di fedele , Se per loro gloria ne i luoghi publici vi prede fcritto. Virmum firma fides'RQM.inorMn Colonia , Onde ragioncuol-: imente fc li è merlo a canto il cane ,per dimoftrar-s la fede tà loro j Oltre di ciò Iper dimostrare, che in quefta prouincia vi fono cani di gran ftirna ,e bontà,e di «ffi ne vanno per tutta l'Italia, e ritornando al va!ore,e fedekà di quelli foldati, jfi dimoftea da Velieio Patcrculo quando die-', e he Pompeo armò per 1 a Repu » blica numero gràdiffimo di gcr.ee: ma clisjn Cohorte Tkena plurhnu cefidebat, A tempi +i* ICONOLOGÌA A* tempi più moderni, quando Papa Clemente V 1 1. fi tronanaaiTediaro Cartello S. Angelo dalli Sp2£nuoIi , & daiTedefchi, i Marchegiani quafi pop larmente s'inuiorono. alla volta di Roma, de i quali fpingen,dofi alianti il Co» te Nicolo; Mauri tio da Tolentino con alquanti caualli, e con effo Tullio Ruber ti, fi ritrouarono a cauarlo di Cartello, quando fi andò a fàluate ad Oruieto. ;R,0 MAGNA.DONNA con bella ghirlanda in capo di lino con fé fueibglie. ,e fiori di nibbi a: con la deftra mano.terri vn ramo di pino con il frutto, &i la finiftrapanocchie dimiglio, di panico, dtbacelljsdi faue ,e df fagJuoTi . Hebbe quefta Prouinciadiueth nomi , vno de' quali fu Flamminia, & che habbia ottenuto quefto nome dalla via Salicata , & raffrettata da C; IJ| nio Confole Romano, come narra Strabone nel Kbr. 5. & V. Liuio nel 9. guerre de* Macedoni ,dicendo,che Flaminio hauendo foggiogatii Liguri* ratta pace co' vicini popoli > non potendo patire , che i vittoriofi foldatt fi otiofi, vi fece fiiicare, eraflettarelavia da Roma per Tofcana , & per V Vmbii. (ino a Rimino.t Fu poi detta Emilia da M, Lepido £milio,i!qual fece vna (ira ìj che veniuada Piacenza a congiurigetifi. con. la Flaminia . Fu pofcia chiamarli Gallia Cifalpina , per. ch'ere fiata habitata lungo tempo da Galli Boij , Infuori Cenomarii,& da altre filmili generationi (come dimoftra Polibio nel quarto li bro)dicenb!o,che hauendo i detti Calli trapaliate IV* !pi,& feendendo in quelli paeie_* , {cacciati i Tofcani , che quiui haueuano edificate dodici Città, quitn l fermarono., & da eflì Galli fu poi nominato tutto quefto paefe GiHia Cifalpt na . Fu.poicia detta Gallia Cispadana , & Trafpadana» per eflere da gli antich partita la Cifalpina in due parti , cioè, di qua , & di là dal Pò Fiume . Fu pofcfc nominata Gallia Togata 1 come fi raccoglie anco da Martiale nel ter^o libro, che iui lo compofe^ . Hoc tibis quicqtìid ìdeB Jonginquis mittlt ab orìs . cGdllìay Ternana nomine dìBa toga . E più a badò dice fpecificamente,che era nel foro Cornelio , cioè Imola* Rpmam vade liberi fi venerisvnde , requiret 1 .. *Jem>lìtei dices , de regione vìa , Si quìbuè inTerris , quafìmus in Vrbe, rogabit , tCorneli] referas, me licet effe foro . Ftì detta Gallia , eflèndoui i Galli Senoni t & parimente i Boij palfati nell'I»» lia, & quiui hauendone fcacciati i Tofcani ( come habbiamo dcito) & habitan- doui, cominciarono a poco,a poco a pigliare i ciuili coftumi de Romani non fo* lamente del modo del viuete,ma altrefi del conuerfare , oc -vedire , percioch» vedendo quelli eller togati , anch'eglino pigliarono le toghe, che erano -yetti' nienti de' Romani. Vhimamcnte fu Ccome narra il Biondo ) chiamata Romagna da Carlo Ma- glio, & da Papa Adriano primo doppo la rouina de' Longobardi , per efler fta« fa Rauenna con acquante altre Città , & Terre vicine fempre per tutto il tcrnpc de* Longobardi fedeliffimi al popolo Romano . £i fa a quefta prouincia la ghirianda di lino > hauendo Plinio in molta il lino DI CESA%E KIPA. 4-ip R O M A G N A. IWdi Faenza nellib. I g, ponendolo fiel ter^ò grado di lottigliela , Se derw Si, & nel fecondo grado di bianche^a . • La rabbia" 'vien molto lodata quella di R auenna da Diofcoridé * come cofa.» ItabiléV Le pannòcchie di miglio', & di panico denotano la fertilità del paca- li quanto a tutte le forti di biade ,-& legumi, SC ipècialménté migli* panichi, > fce,&fagiuoli. ^ III ramo di pino con il frutto , che tiene con là deftra mano , è per dimòftrare' ■iiobiliflìma felua di pini intorno a Rauennà, & Ceruia , che è cofa tanto proi Edi quefta prouineia in Italia, che niuna cofa la fa tanto differente dall' altre; «l'into. effa . Onde Sifto V. di felice memoria in vna fua Bolla circa la confer- oione di quelle pinete , la chiama decoro dìtalia . I jMa per non bilar di dire cofa,che notabil fia , ò^_ per dar oCcafìone ad altri P gelido loro materia di variare a modo toro la forma di quella figura, lo tro- n'ippreflb Plinio lodati i Rombi ,e gli ^£ ipragi di Rauenna, onde Martiale di «• così dice nel i$, , iib. Motti*- 420 ICONOLOGIA _ Mollìs in equorea qua creuitfpina ^attentici ^{pn erit incultis gratior ^fparagis . Racconta anco l'abbondanza delle rane, che fi tremano quiu^i-Sc^ di lor così f&uell&j . Cum comparata rìflibus tuis ora . 1\jliacus habeat crócodilm anguHè Mdiufque Bearne garriunt B&utnnatesl Vi (e no ancora le viti reitili di Faen^a,deìle quali ne fa mentione Mar rone l;b, i . cap. 2. de re ruftica . Et gli ottimi, egenerofi vini diCefena, Ce bene rodono elTere fuperati ini tri luoghi prodotti , ma gii antichi gli ripofero tra "Vini generofi , come fi leg appretto Plinio nel lib. 3. al cap,6 Si Mecenate ne faceua gran ftima,e perdi rono chiamati Mecenatini. Onde non terrei per errore far nella ghirlandi coni parìre alcune foglie di '"vite . Pccrafu anco dipingere il Sale , che da Piatone nel Timeo fu detto caro , & amico a Dio , & nel p. della Iliade fu da Homero chiamato diuino , 6^" c" Dionifio Naldi da Brefichella Generale della Inuittìflfima Rep. di Venetiaai bedui Guerrieri famofì nominati dal Giouio, & dal Bembo de Re Veneta U' molti generofi Capitani df quefta bellico fa Famiglia , dalla quale anco fc fcefi i Signori della Bordigier3,gli AlidolTì da Imola,iContiguidi bora M di Bagno,d;cefi da Guido Nipote d'Othone Magno, primo Imperatore man ia»h uomini di grande ftima,e valore A' altri, che lallòpernoneller LOMBARDIA. VN A donna bella, graffa, Se allegra , il fuo Sveltimento fìadi colora tutto fregiato d'ero , Se argento, con ricami ,& altri ricchiflìmi, ghi adornamenti ; nella deftra mano tenga con bella gratia l'Imperiai Ceri d'argento , &T* con la fìniltra vii bacile , oue fìano molte corone d'oro Di appoggiato a! fìanco,e appreflfo i piedi dal deliro lato fu il Pò fiume,cioè vn' Uio ignudo , secchio , con baiba lunga , Se longhi , e ftefi capelli , coronata vpa coroni ti oro é Ot;ero pei variar quella figura fia la tetta di toro con ' i "' " ghii DI CESSARE %1PJ. 4** uìe efca copia d'acqua , Se che fi fluida in fette rami , & con la finiftra mano :;* con bella attitudine Mi cornucopia. Sa hauuto quefta nobile , & belliflìma prouincia diuetfi nomi fecondo la «»- ituà de* tempi, Ce il primo fu Bianora GalliaCifalpina, iC anco e(Ta per vna |>e£e Gallia Togata, Felfina , Aurelia>& Emilia , come tifentee Catone in libro 0 gìnum » pofeia fu detta Longcbardia, & hora Lcmbaid»* . o non mi eftenderb a dichiarare pei qual cagione babpja hauuto \i fopra- deti nomi per non clfer tedici , ma folo dito, perche fi chi malie Bianoia. , r fu ilprimo nome, che ella hauefìe , come anco , perche fi- It-ca nominata* Upbardia, chc'è (raro r*vltimo nome . i )ico dunque , che traile pi imieramci te il nome di Dianoia da Ocno Biano» jfrhralorofo Capitano de* Tofcani, il quale pattando Impennino vmfignondi ,i ftopaefe, fecondo che riferisce Catone nel/originii doue dice • Callia Ci/padana , ©eVw pianoro, à viclore Ocno • ù finalmente detta Longobardi* da i Longobardi , che longo tempo ten» la Signoria di dia Regione «hora dicefi Lomb-iU-a , per maggior doke^- e* la pronuncia. ella, grafia «allegra, fcV* -ve/tira di color verde fi rapprefenta , per elìete gli «ini di quefta prouincia amoreuoli , conuerlèuoh , & mo'to drditi «Ili Co* i della -vita , godendo -vn paefe quanto polis titeie ameno , fcrti!e,£bbon- e di "vùiere, di delitie,& di tutte le cole, che fi richiedono al felice viuert* abitatori , oue fono moke Città grandi, famofe Terre , infiniti Villaggi, tuofi Cartelli , magnificentiiiìmi edifitij publici,& priuati, dentro,& fuo- lla Città, fiumi celebri, fonti, & laghi di grandiflìma cenfidcratione, valli» i, & monti ricchi -di tutte le gratie del la natura , & dell'arte^ . «ori d'oro, ÓV argento* ricami, & altri vaghi ornamenti lignificano la ificen^a, lo fplendore, Se. la pompa de popoli di quefta prouincia , liqua* rodano di ricche^e, Se artifitij, di nobili lauori conforme al merito della molta gran nobiltà, gran -virtù, & valore . 'Imperiai corona d'argento dimoftra l'illuftre dignità , cV" honoran^a di *■ prouincia, riceuendo il Rè de' Romani in ctìa la detta corona di argento "* viene in Italia per incoronarli , percioche,come rife. ifeono i dottori nel rab. de ele&& la gioia nella Clementina,prima,fuper verbo veltigijs de ; di tre diuerfe corone la Maeftà dell'I mpetatore fi corona , ieramente quella di ferro riceue dall' Arciueicouo di Colonia iti Aquif- «a, poi quefta d'argento gli -vien data dall'Arciuefcouo di Milano, 6T la-» etj» d'oro gli yien data dal Jorarao Pontefice nella Chiefa di S. Pietro di Ro- Ijdelle quali quella di ferro fignifica la tortela con la quale deue foggiega- ^belh : l'altra d'argento dinota la purità de* ecftumi ,& le chiare atrioiti, Hi euono edere in tutti i Principi IWltima d'oro fignifica la tua preminenza f^aftitia,& potenza fopra tutti gli altri Rè,& Principi temporali del mondo , e ne 1 oro ^j mojto auan^a tutti gì; a|tri n,ecai|j f f eoroue d'oro Ducali nobilitano anco , & inalbano quefta fopra tutte l'ai- te tre /f-22 ICONOLOGIA LOMBARDIA. tre prouincie d'Italia, dimoiando, ch'ella abbraccia , & in fé contiene pi riiofi Ducati, come di Milano . Vi è anco l'antico , &C nobile Ducato di Turino , doue haueuano il fuòj gio i Duchi de* Longobarbi ( fecondo Paolo Diacono, Biondo i & Sabellict hoggi è poflfeduto conottimo , &giuftifIimogouerno dall' Altera StttH ma di Carlo Emanuele Duca di Sauoia, veramente Prencipe meriteuoledi « giore , & qualfiuoglia ftato , per eflèr egli di (ingoiar valore, & rifplenden! tutte le virtù* come anco celebre di gloriofa fama, per la grande^a , &** chiilìma nobiltà dell'origin fua . Vi è anco di Mantoua,di Parma,di Piacen^a,di Ferrara,& hoggi haque'fl Reggio» &C Modena ,• de* quali quanto fia la magnificenza , la grandc^alj lo fplendore non lolo di quefta prouincia : ma di tutta l'iulia è noto a tuo» mondo**» DI CESzARE K1PJÌ e fi dipinge acanto il Pò , comecofa notabile di cfla prouincia „ il qual paf- Jo per mezzo di e(Ta,gli apporta infiniti commodi, e piaceri, & è celebre per ^Iminato Fetonre, che in elfo cadde , & fi fommerfe, come diurnamente la- fcrittoOuidio nel fecondo libro delle file Metamorfafun quelli verfi-. jlt "Phaeton rutilos fiamma populante capillos , Voluitm in pr&ceps langoque per aera trafili Fertur > *t interdum deCcelofteìlafereno S>u&fi non ceàditi potuti e ecidijfevideri . Quem proculà VMria diuerfomaximus Orbe. Excipit Eridanus fumantiaque abluit ora... ài fa anche coronato il detto fiume, per etfere il maggiore d'ltali^u racco- ido nel fuogrembole ricche^e di moUiaitri fiumi., perche il Petrarca nel tro 1 43. così lo chiama . J^ de gli altri fuperbo , altero fiume. fa3>i per efiere Jionìbìo il maggiore dìtalia, come fi è detto, ma per noru - punto alla grande^a de'jnù famosi del mondo , cioè del Nilo , e- dcl- o , Lucano nel lib. 2. così dice * Quoque magis nuìlum teUmfefoluit in amnemy Erydanus , fratta fque euoluit in aquorefyluas, jiefperiamque exbaurit aquìs . Hunc fabula primum Topuleafiuuium ripas vmhajfe corona : Cumque diempronum tranfuerfo limite ducens » Succendit "Phaeton flagrantìbus athera loris , Curgitibus raptispenitus tellure perufta , Hunc habuifie pares Tbebeis ignìbus y>nda l 7{pn minor hic T^jlOifi non per plana iacentis %Aegypti lylicas "b{jlusfiagnaret arenas . I^oamir.or hic lHroy nifi quod dum permeat.orhem ifleir , cafuros in quelibet aquorafontes xAccipit , & Schyt.cas exit non folus in vndas &c, :ome fi e detto, fi potrà dipingere quello fiume con la tefta di toro con li* ' i,percioche ( come narra Seruio, & Probo ) il fuono,che fa il corlò di que- ime , è limile al muggito de buoi , come anco perche le fue ripe fono in» tfc a guilà di corna . :ornncopia nella guifa,che dicemmo , lignifica l'abbondanza grande cau- a quefto celebre fiume, efièndo che nel tempo della Canicola , come nàr- ìionel lib. 3. cap. ió.quandofuTAlpifi ftrnggono le neui,ingrofiandolì * rgendofi da torno, Iafcia poi quei luoghi tocchi da lui fertiliflìmi, & diui- • > la prouincia in dueparti,con fette bocche entra nel mare Adriatico con W|copia d'acqua, che ( come dice Plinio nel luogo citato) fa fette mari . MA RCA T R I V I S A N A. *j N A donna leggiadra , & bel!?, , che habbia tre faccie, hàuerd il capo or- I nato a guifa di 8«rrcintia madre degli Dei antichi , di corona turrita-»' >n :to torri d'intorno, & nel mezzo ~vna più eminente dell'altre , fari veftita : -. Ec 2 fotto +2+ ICONOLOGICA MARCA TREVIGIANA. /òtto di color azzurro $ haiier \ dalla quale penda vn roftro di naue , ò di galea , eV * la finiftra mano tefiga don beiti gratia vn libro , & anco vn ramo d'oliuo . . La prouincia di Vene tia , che da Longobardi Marca TriuiTana fu detta , er hauef eglino pofto il feggio del Marchefato nella Città di Treuigi ; è proni- eia nobilidìma al pari d'ogni altra ,ehefia nell'I taliajhabitata gi* da gli Eli* gei» pofeia da gli Eneti > & da Troiani > che doppo la rouina di Troia con A *■ note in Italia pattarono » Ella al precinte contiene in fé notie Citti principali > le quali tutte hai» il loro Vefcouado > oltre le molte Terre murate , 6^ Cartella , che -vi fcot «X^ oltre il gran numero di '■villaggi } nonfolamente per la graflè^alel terreno , il quale è fer tiiifli rao ; ma in gran parte per lo ti to ameniflìrao , li he fipu DI CESeARB %1P A. 4*S può ragioneuolmente dire, che quella belila » che nell'altre Regioni d' Ita- i fi 'vede per la delitioia coltura de gli babitatori , in quefta folamente li veg- \ per l'opera della gran maeftra Natura, che così l'ha voluta fabricare . Le Città fono Vinegia, la quale è capo, Se Signora della Prouincia , Vero- i, Vicenza , Padoua, Treuigi, Ceneda, Belluno feltro, & Trento, che è pofto li confini di Germania nelì'Alpi,delle quali Città in ogni tempo,& in ogni età ufeiti fono molti huomini illuftri in lettere , & in arme , che Iongo farebbe il rne qui mentione , pofeia che nelle Hiftorie, che fi veggono in luce delle cofe guitein Italia così ne gli Antichi, come anco ne i moderni tempi, ritrouanfi più luoghi deferirti i loro fatti illuftri , Ce copiolàmcntc raccontati, tra' qua li può -valorofo nominare Eglino da Romano, il quale fé ben fu tiranno1! fu ttòhuomo'valorolo nell'armi, e gran Capitano. Si potrebbero anco annouerare gli «Scaligeri, che gi^per i tempi patTati fu- no S'ignori di Verona , di Vicenza , $C di molte altre Città fuori di quefta-. :ouincia, i Carrarefi signori di Padoua , i Caninefi S'ignori di Treuifo, di Ce- da, di Feltro,di Belluno , & tanti altri "valorofi Capitani di militia , *vfciti di lefte Città : ma per non parere , che fi faccia emulatione con l'altre prouin- » , qui gli tralafcicrò fi come anco i più moderni , che nelle guerre fatte » foftenute dalla -Signoria de' Venetiani in quefta , cV in alcre prouincio nno dato manifclli fegni del lor 'valore , dC del loro nome hanno lafciato tmortal memoria. Quanto al fito , pofeia che ella è rinchiula tra la Lombardia , la Romagna.» > ure Adriatico , il Ducato del Friuli , 6C l'alpi Treuifane , che dalla Germà- la leparano, ella è dalle parti dei Settentrione montuofa : ma nel rimanente na , le bene ripiena di vaghi , & ben colti colli, da quali fi cauano delicatilfi- "vini , & faporitiflimi frutti . Dal piano poi , che ampliflìmo fi fcuoprenel louano,nel Treuilauo, 6: nelCenodefe aliai più , che nel Veronefe , Se"" nel entino, che per la m?ggior parte fono territorij montuofi,& nel Bellunefè, trino, &C Tridentino, che fono porti tra monti aliai angufti, & riftrcttijó^' fò fono più feraci di vino, che di grano. LSi rapprefenta bella , 6^ leggiadra con tre faccie , percioche "Veramente è •liffima quefta prouincia , come anco per alludere al nome di Treuifì, ò Tre- U; lana Marcai . Ip pub ancora dire , che per tale firnilitudine fia fomigliante all'imagine del- iba Prudenza , che così da gli antichi era figurata , la cui "virtù nel Senato Ihetiano particolarmente riluce. w-a Corona Turrita nel modo, che dicemmo , dimoftra per le otto torri le-. É|> Cittd foggetee , OC la Torte nel mezzo più eminente dell'altre rapprefen- mi Città dominante . U colore azzurro del 'Veftimento , denota l'intimo Golfo dell'Adriatico ma- cche la bagna, & che da imedefimi Signori è dominato, ti .a foprauefte, ò manto d'oro ricamato di fpighe , & fregiato di verdeggiane «* che fe-# >ene non rende quefta terra tanti per *vno , quanto le fertililTIme , tutta "volta n alcuna parte di lei non cede a molt'altre : ma quello è marauigljoio in ella > i fé le può afcriuere a (ingoiar fertilità, poiché in quei me defimi campi, oue le 'igneporgono le loro vue , fi fémina il Tormento, e doppo quello il miglio.ouc- o formentone , douc tutte tre quelle raccolte fi fanno in vn* anno medefimo ; !i maniera che, fé in altre regioni la terra produce più grano, ha bifogno poi di ipofarfi , ne fuole in quell' anno ifleflb d'altre biade caricar i granai del padro- ni ma quefta con tutto che rade volte le fi dia tregua , non fuole ( elfendo de- itamente lauorata ) defraudare la fperan^a dell'agricoltore . Genera parimente tutte le forte de' frutti d'alberi , & fi ad ogni artifltio » che i quello genere vfar fi pub , fi ancora alle piante per egtine fi proua ellere mol- ;oarrendeuole , intanto che e per copia, & per bontà fi può agguagliare a qua*- jnque altra , fi^ pur di fopra a molt'altre ancora, come ne rende teftimonio Ltheneo nel lib. $ . che parlando de' pomi, così dice . Ego vero, viri amici, ma- ime omnium ea mala, gli Aregoni , i Rorai , gli Aftemij , i Partheni j , i Valuafoni , i rangipani , & altri infiniti, per lafciar da parte quelli, che fono in vita . Et per cflere opportuna alle cacciagioni, le fi mettono per fue dimoftrationt ìcoturni ,come quelli di Diana, e finalmente, perche nella parte fua Auftralt* crmina in acquee paludi) fé le fìngono a* piedi le cannuecic, & i giunchi » CORSICA, bO N N A di afpetto rozzo fopra di eminente fatto circondato d'acqua l itì capo haueri vna ghirlanda di fòglie di vite , fari armata , èC* con ta- llirà mano terrà vna corfeica, dalla parte deliravi farà "vn canecorfórma che a grande, & in villa feroce, fecondo che narra Plinio lib.3. capitolo quinto. LaCorfica è lfola nel mar Liguftico , d^ f u primieramente nominata da reci Cyrnus, come dimoftra Strabone libro quinto , & Virgilio nell'egloga 9. aando dice- : Sic tua Cyrneasfugiant examina taxos, E vogliono alcuni, ebe acquiftallè quello nome da Cimo figliuolo d'Herco- h e fratello di S'ardo , il qua!- pafiàndo diìh Libia a quello luogo , e quini fer- Jatofi volfe , che da lui folle con quello nome addimandato j eilcndo che pri- lla era detta Terafine, come nana Nicolò Perotto . Pofcia 4-3° ICONOLOGIA Fofcia fu dimandata Corlìca da vna donna così chiamata , la quale era pa fata in quell'Itala a cercare vn Tuo vitello perduto, & ritrouatolo quiui, òC aj gradendole il luogo, vi fi fermò, e tanto piacquero gli fuoi coftumi alli rozzi li bitatori, che nominarono flfola dal fuo nome , Altri dicono, che ella rude co nominata da Corfo , quiui fatto da Coi Co valentiffimo huomo , il quale luoj tempo tenne la fignoria di quel paefè , & fra molti, che fcriuono di queft'/fol Dionifio dice , che ella acquiftalteil nome di Corlìca dalla gran moltitudini delle cime de' monti; percioche quello nomeCoifo in Greco , & in Latino d nota le tempie de* capi, come fé dicelle l'Jfola delle tempie de' monti . Dipingcfi (òpra l'eminente fallo , perche quella Mola è molto mal di/polla coltiuare, fi per i laOì,come anco per elicmi alti (limi luoghi , come dice Ruti «el i. lib. del fuo Itinerario così , Incipit oh few os ofìcnien Cor fi e a monte s 'bikbifernmque capnt concolor vmbra leuat . Si rap- DI CBSA'RE %1TA. 4-3* $\ rapprefènta di afpetto tozzo , percioche gli habitatori di quefta Ifola per » più fono di coftumi poco ciuili, che così dice Strabone nel lib. 5 . La ghirlanda di vite dimoftra, che quefta Jfbla produce delicati vini , i quali iRomajOX^in molti altri luoghi d'Italia fono di molta flima. Si dipinge,che fia armata,e che con la deftra mano tenga vna corfefca,per tC* t tali armi molto vfate dalli Corfi,liqUali fono Mimati buoni,e valorofi faldati. Le fi dipinge a canto il cane nella formajche dicemmo,percioche dell'Italia, aiui fono li maggiori , d^ più feroci contra gli animali , li quali ne vanno in bici luoghi {limati affai per la bontà, òC ferocità, e belle^a loro. SARDEGNA. p\ ONNA di corpo robufto , & di colof gialliccio fopra d,-vn fàflb in for- L^ ma della pianta d'"vn piede humano circondato dall'acqua . Hauerà in *po*"vna ghirlanda d'oliuo . Sari veitita di color verde . Hauerà a canto vn* Qimale chiamato Mufakylquale, come dice Fra Leandro Alberti nella deferit- tione, fìmlli 432 ICONOLOGÌA tione,che fa di quell'I bla ha la pelle, & i piedi come i cerui,8c^ le corna fi a quelle del montone, ma riuoke a dietro circonflétTe, e di grande^a d'vn me- diocre cerno, terrai con la delira mano vn ma^o di spighe di grano , & con la-, (ìniftradell'herba chiamata dal Mattiolo, Sardonia, o Ranuncolo , che è limile all'Appio faluatico . Plinio nel 3. lib. cap. 7. dimoftra con l'autorità di Timeo, che ruffe chiamata la Sardiegna Sandalioton dalla figura , & fòmiglian^a, cht- tiene delta fcarpa,la quale da' Greci è detta Sandialonen,e da Marsilio lehnufa, per efler ella fatta a fomiglian^a del veftigio del piede humano , che per tal di- ftratione dipinghiamo la fudetta imagine iopra il fallo , nella forma del piede» cìvì dicemmo, Se per denotare, che quello luogo ila Ifola, la circondiamo coru l'acqua, come hauemo dimoftrato di (òpra. Sardegna. DTcefi anco , che ella acquiflaue nome di Sardegna, da Sardo , figliuolo di Hercole,8c^ diThefpia,che quiui pafsò dalla Libia,con molti cf mpa- gni,fi dipinge di corpo robulìo,& fopra ii'latTo , perche i Sardi fono h uomini di corpo robufjo,& di coftumi duri,& ruftici,& alle fatiche molto difpofli. Di color gialliccio fi dipinge , per cagione non folo dell'ardor del Sole ,ma , come dice Strabone nel lib. 5. in queiVlfola fempre Vi fa cattiua aria , e mafli- me nel tempo dell'Eftate,nel quale fi vede fempre rcUa, & grolla , ma più doue B caua jigrano, & altri frutti,che feno luoghi più baffi . . Se leoa la ghirlanda di oliuo , percioche viuono tra loro molto pacificamen- te . Non vfano armi, percioche fra di loro non fanno guerra, ne anco niuno ar- tefice è nell'Ifola, che faccia fpade, pugnali , o altre armi > ma fé ne "vogliono 1 ne pigliano nella Spagna, o in Italia , 11 color "verde del "veftito, denota ( cerne moftra Strabone lib. 5. ) efTer que- llo luogo fertile di tutte le cofe . Tien con la delira mano le fpighedel grano,perche quiui ne abonda in quan tifa , & fé i Sardi attendellèro meglio, che non fanno a coltiuar la terra , racco- glierebbero tanto grano, che fuperarebbe quefl'lfola la Sicilia. Selcdal'herba Sardonia,© Ranuncolo, che dir "vogliamo , comecofafe- gnalata , la quale ( come racconta il Mattiolo ) chi la mangia more ,come inu atto di ridere per caufa deili nerui , che gli ritirano , àC da tale effetto è tratto il prouer bio del rifo Sardonio. Le fi mette a canto il iopradetto animale , perche ( come racconta il fopra- detto F. Leandro ) in niun'altro luogo di Europa fi troua eccetto , che in Cor- fica , &^ in queir I(o!a^ . E anticamente li Sardi vfauano le pelli di tale ani- male per loro aimadura, & di eflì ve n'è in tanta copia, che gli Iiolani l'vccido- no per trarne le pelli,©^ acconcie che l'hanno, & fattone cordouani, ne fanno nr rcàntia in qua; &in la per tutta l'Italia con gran guadagno, oltre l'utile, che ne cauano per l'vfo lor dei viuciejcilèndo eflì animali boniflìmi a mangiare. , V SICILIA. N A beìliffima donna vcllitc d'habito fortuofo,& ricco, che fieda (opra d'vn luogo in forma triangolare, cucondato dali'acqua, hauerÀ adorna- to DI CESA%E %IPA. SICILIA. 4-3 y le il Capo di vnabelliflima acconciatura dì *varie * Se ricche gemme , tetra con la deftra mano vn caddero * cdn la fmilha ^rn ma^o di varij fiori , & fra effi vi faranno mefcolati alcuni papaueri . Le fiano a canto due gran fafei di grano , Se "vno della mirabil canna Endo» ria hoggi detta canna mele , di cui fi fa il ^uccaro , Se da. vn lato vi fia il monte Etna, dal quale efea fumo, 3^ fiamme di fuoco . La Sicilia ( come ferme Strabene nel libro fefto ) fu chiamata Trinacria s SC il medefimo afferma Trogo da' tre promontorij,che mirano a tre parti deLmon do, che fono il Pelerò, il Pachino, e tXiiibeo. Ónde (opra di ciò Ouidio nel 1 3 . lib. delle fue Metamorfosi cofi dic . Sicaniam tribuf h&c eXcurritin àquora lingms , E qui bus imbrifero! tterfa eft Vachynos ad attfiros Mollibus expofitum Zepbyris Lilybxon ad arftos vietjuoris (xfertesfpeflat Boream^HeTelorHS. fu 4ì4r ICONOLOGIA ' Fu anco per maggior confortarla chiamar» Trinacris, di cui dice Ouidio tifi 4.de'FaftL Terra tribusfcopulìs valium procurritin aquor Trinacris à pofitunomen adepta loci . Poi trafle il nome di Triquetra ., che ciò riferifce Plinio nel 3. libr. della for- ma triangolare , che per ciò rappre/entiarho la pittura dì quella imagine fopri il luogo triangolare. Pigliò anco il norrfe di Sicariia,come narra Diòdorocon l'autorità di Timeo, dicendo, che fulTe così dimandata dalli Sicari antichiflìmi hàbitatoti di ella, li quali dall'Ifola fi partirono perxle continue ruine, che faceuano i fuochi . alfine fu detta Sicilia , come moftra Polibio , ó£~ JDionifio dalli Siculhanti- chiilìmi,& molto potenti popoli d'Italia. Bella fi dipinge con habito fontuofo, & ricco, per moftrare la nobiltà , e bel- leq^a ditutta rifola., nella quale vi fono ricche , & nobili Città, Terre , Ville^i Cartella, & altri luoghi di marauiglia , che ciò Così dice Ouidio. Grata domu*Cererì,muÌtaseapoJJìdet Vrbcs . La bella acconciatura di capo con varie, & ricche gemme lignificano, come li Siciliani Mano d'acuto ingegno, e nobile nelle inuen-tioni . Tiene con la delira mano il caduceo,per moftrare lafacondia,che hanno nel parlare,& che con la for^a del loro ingegno fofleroinuentori dell'arte oratoria, de* verfi -buccolici, paftoralij & di molte altre cofe degne di memoria ;& Silie Italico nel 14. lib. fopradi ciò così dice,, Hic Vbjbo dignum? & Muftì venerabile Vatum '-' Ora excellentumfacras qui e armine Jyluas , Quique Syracufana refonant Helk on non.ademdafer#* E Lucano nel 2. (i . Oraferox SiculalaxauitMuhiber^etna B Siljio nel 14. per eflcr ella /anta detcrm ìnatìone ; e con ragione Tanta dir lì pub la legge , perche è cagione , che fi efferati il bene , & il fuggi il male j laonde tiene Demcftene , che la legge fìavnritrouato, e dono di Dio*, alla quale ccnuiene , che tutti gli huomini obbedivano . Lex eft, cui cmne sbo- rri ine s ob temperar e cementi , cwm oh alia multa , tum uel eo maxime , quod le* omnis inuentum quidem , a e Leimunus eft . Però l'Orator Romano chiamò li leggi . SanclionesJ aerate , & fatvatalegcs ; Le quali leggi , come fante , SC facre non fi poflono "violare fetida condegna pena . Tiene lo feettro nella deftra, perche comanda cofegiufte, ed he nefte,epr hibifee le conttarie,come Regina di tutte le gent!,riuerita fin dalli Rè,che ioti lo feettro del deminio loto ls fanno riuerirr, ed oMeruare da tutti li fuoi popol Il libro denota la legge faida, laquale tra/predire non fi deue, effondo in pofta la falute delle Città . Inlegibus pofita\ ejt Ciuitatis jalus , dille il Prii cipe de' Filofofì nel primo libro della Rctiorica cap. 1 4. le non fufle la legge- : che lega la sfrenata licenza , il mondo farebbe totalmente didoluto , e ripierx d* inganni , d'ingiurie, di torti» d oltrs^gi , e di mille misfatti , per li quali n tur barcbbeiWniuerfal quiete, e perirebbe la falute d'eroi Citti, però il medrfimo Filofofo nel tei 5^0 della Republica dice , l egem praeffe Ciuitati eft optatole • Il Regno Papale, e la Corona Imperiale tenuti dalla man liniftiafoprailli bro fono (imbolo dell'vna, e dell'altra legge, Canonica ,e Ciuile, Pontificia , e Ccfarca , nelle quali fi comprende (a feien^a della legge diuina ,ed riunì ana • Fine della prima 7 arte . i. >ELL ICONOLOGIA DEL CAVALIER CE SA UE RIPA. PARTE SECONDA, L A S C I V IA. ^Ì^^^OftNÀ giouane riccamente veftita , terrà vn fpecchio Con !a g . §& finiftra mano, nel quale con attenderne li lpecci^ > con Jade- § JJr h& ftiaftiainattodifarfìbefloilvifo » acanto vi faranm? fdeu- ^ è«^ ni pàfieri vcelli lafciui , e l'ulTuriofi, àC vn armeiiino,del qua- ¥97$'? le dice rAiciato . Dinota l'armellìn candido, e netto Vn huom , che per parer beilo , e lafcìuo Si coltiua la chioma , e7 vi/o , e7 petto. - . Lafcìuia, >Gnna con ornamento barbaro,e che moftri con "Vii dito di fregarli leg- giermente la tetta * Così la dipingeuano gl'antichi, come fi "vede appreffb i! Pierio . L A S S I T V D I N E. ò languidezza efliu a . | O N N A magra, (aia d'habito fattile aliai leggiermente veftita,moftran do il petto diicoperto ,• con la finiftra mano s'apoggierà ad vn battone 9 on la delira terrà vn ventaglio, mostrando di farli vento. Per la languidezza, b latitudine ( come habbiamo detto ) intendiamo quel debolezza, che citeriormente accade al corpo,e che l'annoia . f Si dice eftiua, per dimoftrare non la languidezza , ò Iadìtudine cagionata.» ! malattia, o d'altra cofa : ma quella caulata da Magione naturalmente calda, férEftate* |Si dipinge magra , perche efalando la foftanza del corpo per mezzo del ca- «V che la dilfoluej viene nec"eflariamente a dimagrarli . L'habito,& il petto nudo fono fegni Coli della ftagione, vfando gl'huomini quella veftimenti aflaHeggieri per fentiré men càldo,che ila potàbile, come co fon fegni del calore, che attualmente fi troua in detta languidezza . Con l'appoggi arti, inoltriamo haUer bifogno di foftentamento,é chi ha bi(ò fio di foftentamento,non ha forze fufrrcienti per fé dello, il che è propijffimo '!UnQftrarjgura,che fi è detto eiVec debolezza di forze del corpo humano . • ' ". A llven- ) 2 ICONOLOGIA Il -ventaglio moftra , che mouendò l'aria prollima già ribaldata fa li all'altra più frcfcha, il che è di molto refrigerio al corpo , di maniera, à l'vfb del ventaglio eflendo per la noia, & affanno del caldo, di moftra fuffkien« temente , quello che propiamente fi troua nella languidezza , che è la detta, moleftia del calore^ . L ; E A L T' A. DONNA "venuta di bianco , tiene la mano deftra al petto, ék^ vn ci pelino appreso. La man delira (opra il petto, lignifica integrità dell animo, & il cagnolini per la prepia inelinatione parimente (ideiti, e lealtà . Lealtà, DOnna '■veftita di fottilifllma velie; innma mano tenga yna lanterna àc cefà nellaquale ammiri attentamente, & nell'altra vna maschera Ipez zata in più luoghi, & fìa in aito di sbatterla in qualche muro , ò fallo . La vede fottile moftra , che nelle paiole dell' huomo reale li deue (coprile, l'animo (incero: ucT fenza impedimento .eflendo le parole àxoncecti dell' ani: mo noftre, come la vefte ad vn corpo ignudo ., La lanterna medefimamente fi pone per l'anima, Se per lo cor noftro , 6c^' lo fplendore ,che penetra di fuori col *vetro , fono le parole, §C l'attioni eftt riori , òVeome la lanterna manda Cuoi :i quel medefimolume , che nafee der tro di lei , coli l' huomo leale deue efler dentro , e fuori della medelima qualij tà « A quefto proponto dille Chrifto Noftro Signore , fra tale la "volli a luce preflb à gli huomini che eiTì ne rendano gloria à D'io , che alla fama de meri vcjftri corr ifpon dan.o l'Opre , La maichera che getta per terra , e fpezza > moftra medelìmamente il {pregio della fintione , e della doppiezza dell'animo, come fi è moftrato in; tri propolìti . Lealtà . DOnna vellica di bianco , che aprendofi il petto , moftri il propio core ] elfet'ella 'Vna corrifpondenza dell'animo , con le parole h con Tatti acciò lena intieramente preftata fede., ì .LEGGE, CANONICA, - €ome dipinta nella libreria Vaticana. DONNA, che ftà a federe , con la deftra mano tiene vna bilancia , ne quale fon pofte da vna parte corone d'oro circondate di fplendore, & (òtto li piedi di dette donne vna volpe diftefà. - Thefeó , per quanto riferi/ce Plinio , fu Uvuentore della Lega detta da' tini» focdus, che più anticamente per autorità d'JEnnlo fi diceua., fidus, e qu ii | che ne hatieuano cura , etano chiamati fctiales , perche alla fede public tra' popoli erano propufti , come piace a Varrone ,ed c(Iì haueuano cura, eh giuna guerra fi pigliarle , e quella tettata , con la Lega , e confederanza fi con ftituifee la fede della pace , di che pienamente .tratta il Panuinio : De Ciui tate Romana . Menalippo legato del Re Antiocho aflegna tre fòrti di lega in Tito Liuio Vna quando fi fa pace co' nemici 'vinti , imponendofi loro legge edaggrau ad arbitrio de* vencitori ; l'altra , quando i nemici .reftando in guerra del pa con patti eguali di rendere cofe tolte , e mal poiledute , fanno pace ,• terze quando fi faamicitia ed amifta con nationi , che non fiano irate mai nero che_ . Ma la più antica confederanza nominata da Liuio nel primo libro 6 ta tra Albani , e Romani non cade fotto niuna delle tre fudette forti > poi ci fi ftabilì la lega con patto, che fi combattette prima tra li tre Horatij, e Ctùt tij , e che quella patria con bona pace fignoreggiafle l'altra , i cui Cittadini i inanellerò vincitori : e pur quefto accordo chiamali da Liuio Feedus , dicen gular duello tra Aleflàndro , e Menelao per amor d'Helena in quefta mai* ra , e conditione ; che il Vincitore ottenga le ricchezze , e le bellezze d']3- lena , e gli altri radino in ferma confederata pace . Alexander , & bcllicofus Menelaus, Longis haftis pugnabunt prò muliere : Viclorem autem mulier , & opes fequentur% esteri vero amicìtiam , & fodera firma ftricntes. Tutt. \v- T>1 CESARE %l?zA. > Tutto ciò fi ftabiliica m cotal guifa, pigliaua l'Imperatore lauandofi prima-, I mani con l'acqua vn coltello , e fradicaua dal capo d'alcuni Agnelli i peli , i Isaii fi diftribuiuano a* Principi dell'vna ,e ì*altra parte , esponendo poi i patti \\\o accordo, fcannaua gli Agnelli podi in terra, e vi ipargeua fbpra del ->ino, |cendo. O Gioue,a quelli,che prima romperanno i patti»eou" icona per ter» Ìoe ceruello, come quello vino* ìtipiterauguHijJimèìtnaximè & immortale s Dij cateri ytn priore* feeder a yiolauerint, * - Sic ifforunutrebrum humifluat y eluti hoc vinum , ! Ma noi nella predente figura , non intendemo rapprefentare niuna delle fu- mé forti di Lega , perche cadono fotto la figura della pace ed amicitia : poi- enon lignifica altro più propiamente la voce latina , Fccdus, che la pace, e_* micitia, la quale (labilità , fi formaua con quello principio di parole A M I- I TI A E S T O. di che n'è particolare Olì eruatore il BrilTonio nel lib^.del- lùe fomole , dicendo . Liuius lib. 3 8. comprobat Faduscum ^Antiocho in hòc vrbaconfcriptumfuifìe . ^ìmicìtia Regi ^Antmho cumT,I{. bislegibus , & hditìonibns eHo . Si che noi efprimeremo vn'altra forte di Lega , ed è quella, landò due, o più parti fanno Lega, ed accordo di vnirfi contro vn loro corri- Line nemico : tale fu la Lega di Pio Quinto col Re Cattolico , e con la Repu- :a Venetiana contro il Turco , la quale fu detta Sacrum fcEdus , ed il monte tto in fuflìdio per tale imprefà chiamali tutrauia Mons facri feederis , e ve- 1 la detta Lega dipinta nella fata Regia in figura di tre donne abbracciate , ria dalle quali rapprefenta la Santa Chiefà , la feconda Spagna > Ja terza Ve- I eia, diftjnte con le loro fblite imprefe, ed armi * Noi riabbiamo figurate due donne armate,ed abbracciate » per denotare IV- me ed accordo di aiutarli con l'armi contro il nemico , L'Arione,e la Cornacchia fono fimbolo della Lega contro vno commune ne co, perche quelli due augelli fono nemici alla Volpe, la quale è ad'ambedue uerlària,onde elfi accordanti d'afcoltare vnitamente infieme la Volpe, e di la brla,e /pelarla col becco più,che poflono,però riabbiamo polla la Volpe deli toli piedi della Lega {imbolo in quello luogo del commune nemico,che da" (legati atterrar fi cerca mediante la guerra, della quale è gieroglifico l'hafta, e ciafeuna delle due donne tiene in mano . Che l'Arione, e la Cornacchia^ fòpra l'afte fienoamici , il dice Arifto. lib. 0. cap. primo de gli animali ; Wnìci cornix > & ^irdeola ; che facciano Jega contro la Volpe fi raccoglie da.» inio lib.x. cap, 74, Cor nix * & ^Ardcola contravulpmm genus communibus imkìtijs 3 &c. L E G G I LR E Z 2 A. )© N N A , che riabbi a l'ali alle mani, a* piedi a gli homeri , & alla tefta, farà velli ta di piuma hniilima . Tdi Allegrezza. piuma ; L E T I T I A. A | £ET- d , IC O NO LO GIÀ LETTERA Come rapprefentate in Firenze, in y>n beìliffimo apparato. DONNA veltita d'honefto,e gentil'habito , che con la delira mano ti« ne vn libro,e con la finiftra dwe flauti , per lignificare concetti, e pacol» quefte come diletteuoli,quelle come honorabili . DONNA con!occhij vn poco concaui , con la fronte quadrata, e col i fo aquilino, farà veftita di bianco con vn'Aquila in capo , e n«IU del* rpano tenga vn compaftò, ed vn cornucopia alquanto pendente»coi quale v* gìoie,danari.,collane,c\: altre cofe di prezzo, e nella finiftra hauerà vn'altro c> nucopia pieno di frutti, e fiori . La Liberalità è 'vna mediocrità nello/pendere per habito *virtuofo , &i moderato. Si dipinge con occhij concaui, e fronte quadra , per fimilicudine del leou liberaliilìmo fra gl'animali irragioneuoli , e col nafo aquilino per la firmili' diix D I £ES A ?{E %I P Jd animali. [ due corni nel modo detto , dinotano , che l'abbondanza delle ricchezze-» $})nueneuol mezzo di far "Venir a luce la Liberalità , quando è accompagna- ^:on la Nobiltà dell'animo generofo , fecondo il poterò., 6^ la forza di dona.». detteli di bianco la liberalità , perche , come quefto colore è iemplice > o to , fenza alcuno artifitio , così la Liberalità è fenza fperanza di "vile in- no. 1 comp&ffo ci dìmoirra la liberalità douerfi mifurare con le ricchezze , che Hìedono, e col merito della perfbna, con la qual s'eièrcita quella virtù, nei ( fé è lecito à feruitore entrar nelle lodi delfuo Signore) merita partico- Ima memoria rilluftriiJìmo Signor Cardinale Saluiati , patrone mio$il conforme al bifogno , Se al merito di ciaioino comparte le propie facol- n sìgiufta mifura, & con animo sì benigno , che facilita in vn'iftello tem- er fé la ftrada del Cielo , e della gloria , e per gli altri quella della vita pre- e della virtù , con applaulo vniuerfale di faina lincerà . Liberalità. Onna vedila di bianco , nella delira tiene vn dado,e con la finiitra fpar- ge gioie, e danari* dado infègna,che egualmente è liberale chi dona poco , hauendo poco ; chi dona aliai hauendo molto , purché li refti in piedi da tutte le bando la facultà principale , Liberalità *• i Iouanetta di faccia^allegra , cV^ riccamente "Veftita, con la anidra ma- no tenga appoggiato al finiftro fianco vn bacile pieno di gemme , e di ete d'oro , delle quali con l'altra mano habbia prefo vn gran pugno, cV^ ga ad alcuni puttini ridenti» &^ allegri, che da fé fteflì (è ne adornano „ e portano in moftra per la gratitudine , 6^ per l'obbligo , che 11 deuo betalità del benefattore , onero per inoltrare , che ancora il riceuere fa- » 6\^ ricchezze con debito modo è parte di liberalità , fecondo l'opi- e de* Morali j fé bene è più nobile. a ttione , e più beata , il donar altrui le fuo . Pierìo Valerìano aflegna per antico Ieroglifico di liberalità , il bacile fola, ale noi accompagniamo con l'altre cofe pei compimento della figura, & Klichuratione della liberalità figurata. A 4 LI- IC O NO L O G IaA LIBERTA. DONNA veftita di bianco , nella de/Ira msno tiene *\no fcettro, ne i jfiniftra vn cappello, & in terra vi fi vede vn gatto. Lo féetfcro lignifica T autorità della Liberti , ÓV l'imperio,che tiene di i*j medefima , eiTendoìa Liberti ~vna poileiTìone allbluta d'animo , & di corp* & robba , che per diuerfi mezzi fi muouono al bene ; l'animo con la granai Dio ; il corpo con la virtù ; la robba con la prudenza . Se le da il cappello come dicemmo , percioche quando voleuano i Rom:i dare libertà ad vn feruo dopo d'hauergli rafb i capelli gli faccuano portar 1 capello , & fi faceua quefta cerimonia nel tempio di "vna D a creduta prot- trice di qucin,ch'acquifl:auano la libertà, 5^ la dimandauano Feronia per 1 dipinge ragioneuolmente col cappello . Il gatto ama molto la Libertà, & perciò gl'antichi Alani, i Borgognoni , t i Sueui,fccondo che Tenue Metodico io portauono nelle loro infegne din- ftrando,che come il detto animale non può comportare di eiFere rifèrrato r> l'altrui forza , così e ili erano irnpaùentiilìrni di lei uicù . Li- DI CESARE %IFA. ? Libertà. DOn na,che nella fìnifha mano tiene vna mazza» come quella d Heccolc Oc nella delira mano tiene vn cappello con lettere • LIBERTAS AVGVSTI ex S. C. Il che lignifica iibertade acquiflata per propio valore , &Z^ Virtù confor- me a quello,che fi è detto di fopra , S>C fi vede così /colpita nella medaglia di ntonino Eliogabalo • Libertà. DOnna,che nella mano delira tenga vn cappello , tC per terra vi farà vn giogo rotto , LIBIDINE. DONNA bella, %C di bianca faccia , con i capelli groflì , &^ neri , ri- buffati all'insti, §C folti nelle tempie, con occhi gialli , lucenti , òC ciui i moftrano quefti fegni abbondanza di (àngue , il quale in buona tem- ratura è cagione di Libidine , &C il nafo riuolto in su , è fegno di quefto elfo per feg no del becco animale molto libidinoso , come ditfè Arifìote- de fìfìonomia al capitolo fefIàntanoue,hauerà in capo "vna ghirlanda di ede- , (kià lafciuamente ornata , porterà a trauerfo vna peli e di pardo, e per tra à canto vi fari ~vna pantera tenendole detta figura la finillra mano fa* a il capo, L' hedera da' Greci è chiamato ciflo , cV" ciliare ( tirando le loro paroleJ noftro proposto) lignifica eflere dato alla Libidine; pero Euftathio dice, ìe fiì data l'hedera à Bacco per legno di Libidine , cagionata dal vino . La pelle del pardo, che porta a trauerfo a guila di banda , come dice an- >ra Chriftoforo Landino , parimente lignifica Libidine,efIèndo a ciò il detto limale molto inclinato , mefcolandofi non {blamente con gli animali del- fua fpecie : ma ancora ( come riferifee Plinio ) col leone , e come la pel- : del pardo è macchiata , così umilmente è macchiata la mente delHiuomo 3Ìdinolb di penfieri cattiui , & di voglie, lequali tutte fono illecite . E ancora propio di quefto animale sfuggire quanto può di efiere veduto uando fi pafee , &T pafecndo di fuggerfi il propio (àngue , il che è propijf- Imo della libidine , perche più d'ogni altra cola le fue "voglie procura di pa- Rere nafeoftamente , e che niuno il veda , §C di làtiarfi euacuando il propio ngue, Se togliendoli le forze. ., Per dichiaratione della pantera il medefimo Landino dice, che molti la fan- lb differente dal pardoiolamente nel colore , percioche quefto ha più bianco , I vogliono anco che fia la femina del pardo , & fé crediamo elfer vera quella »là , potemo comprendere , che la libidine principalmente , e con maggior olenti.i domina nelle femine , che ne5 mafchij , ( come fi crede commune- " jente ) in ciafeuna fpetie d'animali. . fj Afferma Plinio eflèr la pantera tanto bella, che tutte le fiere la defiderano : Jja temono della fierezza che dimoftra nella tefta ,onde effa occultando il po,emoftrandoildorlb l'allettale dipoi con fubito empitole prende» e uorsu,. 11 che *>,* JCONOLOGIaA 11 che è molto funile alla libidine , la quale con la bellezza , e lufin^ha ci tira , e poi ci diuora , perche ci con fu ti a il tempo , il denaro, la fama , il cor- po , 6 cV~ fcapigliata, con la bocca aperta» e con vna gh landa di vite in capo* m Licentiofi fi dimandano gli huomini, che Fanno pìu di quello, che conui' ne al grado loro , riputando in Ce ftelTi lode , far queìle attieni , che ne gi*«jl fon biafimeuoli in egual fortuna , e perche pilo efler quefta licenza nel p; lare , però fi fa con labocca aperta » 6^_ perche può eflere anco nella libsi| dì far palefe le parti , che pef iftinto naturale dobbiamo ricoprire, la quale fa fi moftra nella nudità j nel refto deli' altre opere pigliandofi libertà di !' molte cofe, che non e* appartengono, e quello Ci dinota con la 'vite , la qu: inchinando con il frutto f uo molte volte fa fare mol te coiè inconuenienti , ' difdiceuoli: d^ come li capelli, che non fono legati infieme feorrono liba mente, oue il vento gli trasporta, così feorrono i penficri, cTactioni d'vn ho mo licentiofo da fc medefimi . LITE» ' DO N Nf A ve/tita dì va-rij colori , nella delira mano tiene vn vafo dNj qua , il quale verfa fopra vn gran fuoco > che arde in terra ', il che è ijj (ègno del contrario,al quale 1 altro contratio naturalmente opponendoli, e i cando impadronirfi della materia , e foftanza dell' altro, dà con ftrepito fej= dì lite, e d'inimicitia, il qua! effetto imitano granimi difcordì,& litigofi» pia feruendofi d'alcuni principij della natura, & infegnandodi cono/cere i ftaii,le propofitioni, & ogni altra parte,ouero iftromento della dimofhatione fyo vero,& reale iftromento. Logica . Jp Iouane pallida con capelli intricati , e fparfi di conueneuole longhezza ; J nella mano delira tiene vn mazzo di noria con vn motto ibpra , che di- cai 14- ICONOLOGIA chi Vcrum i&falfum, Si nella finiflra vn fèrpente. Quella donna e pallida perche il molta vegliare, & il grande ftudio, che ir torno ad ella è neceirario,e ordinariamente cagione di pallidezza, & indifpoii tione della vita. Lcapelli intrigati, & fparfì dimoftrano che l'huomo il quale attende allafp culatione delle colè intelligibili, fuole ogni altra cofa lafciar da parte, e dime* . ticarfi della cuftodia del corpo r I fiori fon fegno , che pe* indttftria di quella profefsione fi vede H vero |>arire , & il falfo ri manere oppreilò , come per opra della natura y dall'I» «afeono i-fiori» che poi la ricoprono . il fèrpente c'infègna la prudentia neeefiarijffima a profeflìone , come a tu te l'altre non s'affaticando in altro yrhumanainduftria , che in diftinguere 'vero dal falfo , & fecondo quella diftintione fàper poi operare con proporr* nata conformità al vero conofeiuto , Se amato . Scuapre ancora- iHerpente. che la logica è (limata velenosa materia , & inacèflibile a chi non ha grand* ingegno , & è amara a chi la gufta » & morde, & vecide quelli , che con temi rità le fi oppongono . LONGANIMITÀ, VN A matrona adai attempata , a federe fopra d'vn fallò , con gl'ocdf verfo il cielo, con le braccia aperte,& mani alzate . La longanimità , è annouerata dall' Appoftolo al cap. 4. de' Galati tra li d dici frutti dello Spiritofànto, S. Tomafo nella 2.2.q. 136". art. 5. è "vna virt mediante , laquaie la perfona ha in animo d'arriuare a qualche cofa aliai bei difeofta, ancorché ci andalfe ogni iongo tempo farà quafi ignuda, ma che il drappo , che coprili le parti , fìa di pili ci, e renda vaghezza all'occhio . 6CT che fedendo (opra vii cocodrillo,fac- irezze ad vna pernice, che tiene con vna mano* illuda è vn ardente, e sfrenato appetito nella concupifcenza carnale fec- lèruanza di legge, di natura, ne rifpetto d'ordine, o di fedo . dipinge con li capegii ricciuti , ed artifitiofamente acconci , e col drappo :to, perche la luflTuria incita, ed è uia dell'infernoje (cuoia di Iceleratezze. rappreienta quafi ignuda, perche è prcpio della lufiuria il dflìpare , e di- gere non (olo 1 beni dell'animo , che fono virtù , buona fama , letitia , li- e la gratia del corpo, che fono bellezza, fortezza, de(h ezza, e fanità,ma beni di fortuna che fono danari, gioie, poilèilìoni, e giumenti . -de fopra il cocodrillo, perciochegli Egitlj diceuano, che il cocodiillo era della lufluria,perche egli è fecondiflimo, e genera moki figliuole come '*"•''. narri n" ti ICONOLOGIA «arra Pierio Valeriano nel libro 2 9. è di così cont'agiofa libidine ,che fi credi che deiia Tua dricca mafcella i denti legati al braccio dritto concitino , e cor muouano la lulfuria v Leggefi ancora ne gli fcrTttori di Magia , ed ancora appretto Diofcoride Plinio,che Ce il roftro deìcocodrillo terreuVe,!! quale animale è da alcuni dei Scinco, ed i piedi fono poftinel vin bianco, e' coli beuuti infiammano gr mente alla Iafciuia '.,* Tiene , e fa carene alla pernice , perefoche niuna coia è più conueniejj pili commoda per dimoftràre vna intemperatiflìma libidine, ed vna sfrenai lima lui! Uri a", che la pernice , laquale bene (pedo è da tanta rabbia agitata , coito , ed èaccefa da tanta intemperanza di libidine, che alle volte il mafcl rompe l*vòita,che la femina co uà, elfendoella nel eouare ritenuta, ed impe ta dal con'gi ungerli feco .> MACHINA DEL MONDO, DON N A ch*habbia intorno al capo i giri de* fette pianeti, &X^ i go di capelli faranno fiamme di fuoco, il fuo "yeftiinento farà cono tito in tre parti , & di tre colori . 1 1 primo che cuopre il petto, ó^^ parte del corpo farà a^urro con nuuo! Il fecondo ceruleo con onde d'acqua . Il ter^o fin'a piedi farà 'verde con monti* città, Se"" cartella , terrà in"ti mano la ferpe riuolta in circolo che fi tenga la Coda in bocca, il che f gnifì che il mondo da fé ftellbySc^ per fé Hello fi nutrifce,ck^ in le medefimo,! per fé medefimo Ci riuolge fempre con temperato , 6^ ordinato moto ,• | principio corre dietro al fine, cVTil fine ritorna al fuo Hello principio, per*! fto ancora vi fi dipingono i fette pianeti . Il fuoco che ha in cima del capo , ck^il color del veftimento , lìgnifi^ quattro Elementi,che fono le parti minori della grandilli ma machina vni^ fa!e. MAGNANI MI T A. DONNA belIa,con fronte quadrata, Se nafo rotondo , vefìita di oro^ la corona imperiale in capo, ledendo fopra vn leone , nella man def^ terrà ~vno feettro , ck^ nella finiftra vn cornucopia , dal quale verh morti d'oro . La Magnanimità è quella virtù, checonlìftein vna nobile modenl ne d'affetti , òtT il croiia folo in quelli che conofeendofi degni d'eller hen I ti dagl'liuomini giuditiofì, e (limando i giuditij del volgo contrarij aliavi fpeflè volte,ne per profpera troppo fortuna s'inalba, ne per contraria fi lai no fottomettere in alcuna parte , ma ogni loro mutatione con egual' arH foftengono,cNT aborrifeono far cola brutta per non violar la legge dell'hon" Si rapprelènta quella donna bella , con fronte quadrata , e nafo rocorJ fomiglian^a del leone, fecondo il detto d'Ariftoteiede fifon.al cap.9. Veftefi d'oro, perche quella è la materia atta per mandar à effetto mol D1 bili penfieri dVn animo liberale, & magnanimo # Porta in capo la corona, 6^ in mano lo feettro, perche l'vno dimofrr.ic biltà di penfieri, l'altro potenza d'eireguirli,per notar che lèn^a quelle dr/r* fc e impoilìbile eifercitare magnanimità , ellendo ogni habito ettètto di n»* attici' DI CESARE RIPA. J? itìoni particolari : fi dimofka-la magnanimità eftèr vera dominatrice delle», (iffioni vili;e larga difpenfatrice della facoltà per altrui benefitfò,e non per va ltà,& popolare applaufò. Al leone daToeti fono aflomigliati li magnanima itrche non teme di queft'animale le forze degl'animali grandi , non degna-» tfb i piccioli,& impatiente,dé*benefitij alcruilargp rimuneratorey&r non mai flnafconde da' cacciatori* fe egli s'auuede d efler lcoperto, ch'altrimenti fi ti» ira , quafi non volendo correr -pericolo fenza neceffita. Quefta figura verfà le ronetefèoza guardarle, pesche la Magnanimità nel dareoàltuirfi deue ollèp» tìre fènza penfàre ad àlcunalorte di timuneratione, e di qui nacque quel dee tDa le cofè tue con occhi j ferratile con occhij aperti riceui l'altrui. Il Doni inge quefta virtù poco diuerfàmente , dicendo douerfi fare donnabella ,e ironata all'Imperiale-, riccamente veftitacon lo fccttto in mano , d'intorno Ìn palazzi nobili-, &r1oggiento nel fcontrarfi poi con lento paffo, ò con (alto allegro fi rinièkia,con fer- ir) propofito di non far cofa indecente alla fua nobiltà. l'I due fanciulli moftrano che congiura mifurafi deuon abbracciar tutte te ■facoltà per amor deH'honefto,pei la patria,per l'honore, perii parentijeper iamici magnanimamente /pendendo il denaro in tutte rimprefè honorate-. Magnanimità. Onna,che per elmo portarà vna tefta di leone, fbpra alla qual fi vi fieno doi piccoli corni di douitia, con veli,& adornamenti d'oro,farà veftita ì faabito di guerriera,& la vefte lata di color torchi no,& ne' piedi hauerà fli- Jetti d'oro . M A G.N I F.1CENZ A. NONNA véftita,& coronata d'oro , hauerà la fi/bnomia firnile alla Ma- -* gnanimitd,terrà la finiftra mano (opra di vn'ouato, in mezo alcjuale vi a dipinto vna pianta di fòntuofa fabrica . La Magnificenza è vna virtù, laquale confitte intorno all'operar eofe gran- e d'importanza,come habbiamo detto,e pero fard veftita d'oro . L'ouato, (òpra il qual pofa la finiftra mano, ci da d'intendere , che l'effetto la Magnificerà è l'edificar tempi j,palazzi,& altre cofe di marauiglia, e che uardano o lVtile publico,o l'honor dello rtatojdell'imperu^e molto più del- IReligione,& non ha luogo queft'habito fe non ne Prencipi grandi,e però fi fyianda virtù heroica , della quale fi gloriaua Auguflo quando diceua hauer limato Roma fabricata de'mattoni , & douerla lafciar fabricata di marmo . B Magni- jf ICONOLOGIA Magnificenza. DOnna reft'ta d'incarnato , portarà li ftiuaetti d'oro , hauerà nella deft mano vn'imagine di Pallade, lèderà fopra vn riccfiiflìmo leggio* & fi rapprefenterà a cauallo, hauerà detta fèggia a canto . Gli ftiualetti erano vfati da gfantichi Rè, & per fegno di fuggetto Real fon effetti della Magnificenza de' Prencipi , & tutte quelle colè le fi fblo con cenni, comandando fenza*nolto fatica , però appi elio fidipingi feggia,chc già fu il leroglifico dell'Imperio . M A L 1 G N I T A-, DON N A brutta, pallida, veftita del color della ruggine , & chete^g1 vna coturnice con la tefta alta '"verfo il cielo,& con l'ali aperte. Brutta fi dipinge , percioche t*operationi del maligno fono bruttillìme , fuggite da ogni conuerfatione politica, Se ciuile . La pallidezza lignifica che quando lon' infette d'humor maligno le pa interiori fi manifeftanonegli esteriori del corpo- «Il colore del veftimento5dimoftra che fi come la ruggtnecont'nuaméte-o fuma ogni metallo.oue ella fi pone, così il maligne non cella mai con la pel ma fua natura di danneggiare ogn'opera lodeuole,& virtuosa. La coturnice nella guifa che dicemmo-, lignifica malignità, percheco narra Pierio Valeriano nel Hb, 24. de'fuoi Ieroglifivi, volendo gl'Egitti) «É ftrare la malignità , dipingeuano 'vna coturnice , percioche è di così pellìin Se maligna natura, ch'hauendo beuuto,con le ^ampeìk con il becco intorbi* il refto dell'acqua, acciò che niurì altro animale ne polli bere , & a qucftivfi; Ezechiele Profeta nelcap. $4. rimprouerando la mal gnu à degl Hebrei die JEf cum purijjimam aquam biberìtis reliquampedibus veHm turbatus, MUED1CÉNZA, DONNA con gl'occhi j concaui , veftita elei color del verderame , e ciafeuna mano tenga "vna facelta^ccefà , "vibrando fuori la lingu limile alla lingua di vna lèrpe , 8£~ à trauerio del veftimento terrà vna pelM d'iftpce^.. Il coloie del veftimento, &gli occhij concaui, lignificano malignità, e me fi legge nella Fifonomia di frittotele , Se il dir male dtlle buone att & la riputatone » acquiftata a iaciche , & ftenti . MALINCONIA. O N N A vecchia, mefta>& dogliofa, di brutti panni veftita s lènza al- cun* ornamento, ftari a federe Copia vn falìb y con gomiti pofati fopra hi, & ambe le mani fotto il mento, §C vi farà a canto un'albero fen- ) tiiOCCJ fronde , & fra i fallì . Fa la malinconia nelfliuomo quegli effetti iiteili che a forza dei verno ne gl'ai ieri , de nelle piante , li quali agitati da diuerfi nti, tormentati dal freddo, Se ricoperti dalle neui » appari/cono fecchiw [ili,nudi . & di vilifiimopre^o, però non è alcuno che non fugga* come-* a difpiaceuole la conueriatione degrhuomini malinconici»vanno eflì fem-« col penfiero nelle colè difficili, !e quali fé gli fingono preléuti , & reali , il mostrano i legni della rneftitia, e del dolore . pecchia fi dipinge , percibche gl'è ordinario de* giouani ftare allega ,& i hi malenconici, però ben dille Virgilio nel 6. Talkntes habitant morbi , triftifquefenectms . mal veftita fen^a ornamento , per la conformiti degl'alberi lenza foglie, nza frutti , non aliando mai tanto l'animo il malenconico , che penti 4 uratfi le commodità per Ilare in continua cura di sfuggire » ò proueder 4 i che s'imagini eflèr vicini . 1 fallò medéfimamente oue fi pofà , dimoftra che il malenconico , è duro , lile di parole, & di opere, per le , òC* per gli altri , come il ialjb , che non iduce herba , ne lafcia che la produca la terra , che gli Ila fotto : ma fé fcepareotiofa al tempo del fuo "Verno nell'attioni Colitiche » al tempo idimeno della Primauera, che fi Icuopre nelle necelfità degl* huomini là* jiti , i malenconiofi fono trouati , & efperimentati fàpientiffìmi » &C giu- ofjffimi . MALEVOLENZA. T: È C C H I A con occhi j concaui , brutta , (iapigi iata , e magra , con va. ma^zo d'ortiche in mano,& vn bafiiifeo appreso. Vuelta è della medefima natura deiraffettione , dalla quale nafee , che è !io : ma per eflèr meno principale , cV^ molto riflretta , è dipinta in que*- luogo donna 'vecchia , perche l'età fenile la partorifee , elfendó che li aani nuoui al mondo , (limano parimente nuoue tutte le colè , Se pero le ino: ma i vecchi come fianchi di veder gran copia di co/è hanno a noia fa» ente il tutto. ' ■'■ "■ (capigliata per dimoftrare , che li maleuoli non allettanogli animi a be*" elenca , anzi fi fanno abhorrire come pelle , che infetti le dolci conuerfà*; ù , il che dichiara il bafiiifeo , che folo con lo /guardo gl'huomini auue» i. La magrezza è effetto del continuo, ramarico del bene conofeiuto i» P^onadelproflìmo. '-'■'■ .'ortiche come a quella figura , così anco conuengono a la maledicenza B 2 pesche * ICO NOLOGItsi perche come l'ortica punge lafciando' dolore lenza ferita, cofi il malèdicer te non pregiudica nella vita,o nella robba,ma ncU'honore,che a pena fi fa qu che fia fecondo alcuni Filofofi , 8c pur cuoce , ik difpiace a tutti icntirfi doue fi fcuopra pur vn poco quello particolar inttreue .. M A N S V ET V D r N E. DONNA coronata.d*oliuo,coavaEiefante accanto,,fopra del quale jx fi la man delira .. La manfuetudine fecondo Aditotele nell'Eticha lib.4.è vna mediocri tàc terminata cor» vna ragione circa la pallìone dell'ira in ruggirla principalmi te,& in feguirlarancora in:quelféco(e^ con quelle perlbne^ome, & quarti " doue conuiene per amor del buono, & be!lo,e pacifico- vi uer e. L'Elefante nelle lettere de gì* Antichi Egitti)»- perche ha per natura di combattere conrle fiere meno portenti di' elio ^ né con le più forti le n grandemente prouocato, da grande inditi© di manfuetudine » 6^ ai perche caminando in mezzo d' "va armento-di pecore , chele*vengo contro fi tira da banda, acciocché imprudèntemente non le veniuero orTei 6^ porta tanta olleruan^a a? cofi debili animali r che per la^prefen^i quando è adirafotorna* piaceuolfcy òC trattabile oltre a ciò rìrerifee 1J1 cho,>che fequalche Peregrino caminando per di/erti , habbia perdura la do. , cVf l'incontri nell'Elefante, non folamentenon è offefò,. ma è ridotto la via fmaeska.- L'oiiuo è fegno di pace, &f dì mafifuetudihe , e però i Sacerdoti de gl'i* fichi ne* primi tempi voleuano , che tutti i fimulaehri de' Dei loro iutiero bricati col legno dell'oli uà interpretando che a Dio conureae eilere largo .i natore delle gratie fuea* mortali, volgendoli conben'gnità * 6^ rnaniii tudine a perdonare loro i corrrmefli peccati , & dargli abbondanza- di ti beni a quello bel Hieroglifico parue >che i Dei acconfentitìero fecondo t fiferifee Herodoto quando fumo pregati da gli Spedauricenfi a torre la (te liti del paete loro , alche fu rifpolio, che la grada farebbe feguita quando li uellero fabricatoi fimulaehri di Damia,& di Aurelia,di legno d'oliua,& pai chedaindiinpoifin'a certo tempo- predo a Milifij arderle icnz*opra di Fui maceri ale vn tronco di detto legno. S» che oltre di queflo,che l'olio ha tanta fòrza contro il furore , che ano {parlo nel mare quando- è turbato fa celiare la tenapella,e lo fa tornar quieu tranquillo. M A R T I R I O, GIOVANE bello, 5^ ridente, veftito di rofado,con gli occhi riuoty cielo,& le carni afperie di iangue r haueri per le membra i legni del ferite , lequali a guifa di pret'ofilTime gioie n (penderanno . Martirioè propiamente il iuppìicio,> che fi paté per amor di Dio,&a fefad Ila federateli oiica ,. òC della Religione ,. per grada dello Spirito ' Co, & afpertatione dell'eterna '"vita , le quali cole lo fanno frate allegro, &■*! dente , con ii "\eltimento di rolado, in fegno di quello amore , & con le tiic D I CES A%£ %IP nA. at ci , che Tono autentici figilh de' Santi Martiri. MAESTÀ REGIA. Tacila Medaglia di Antonie Vi* . \ J N A donna coronata , Se fedente moftri nell*afpett0 grauitl , nella de- IV (tra mano tiene la fcettro, Se in grembo dalla (mirtea mano vn'aqtfila . •I Lo fcettro , la corona , òv^ lo Ilare a federe » lignifica la maefli Regia , & tr l'aquila gl'Egirij Sacerdoti , dinotavano lajpotenza Regia* peteioche Gim- è si quella fola diede il Regno con la lignoria (opra tutti|gli vccelli » eilend© Vl tutti di fortezza , 6*^ di gagliardezza preflantiffima , h quale efleiido ve» men ce (tata dotata dalla natura de' coltami Regali t imita a fatto in tutte le )fe la Regia Maeftà , MARAVIGLIA* NA giouane che tenghi il braccio deliro alquanto alto cori la mano aperta , o^ il fmifteo flefb a baiTo con la mano parimente aperta : ma eia palma di elfa mano fia riuoltata "verfo la terra * &C con gamba più in- etro che l'altra * ftarà con la tella alquanto china vedo della fpalla finillra , : con gì occhi dubiti in alto . Marauiglia è -vn certo ftupore di animo /che viene quando fi rapprelenta )fa nuoua a feniì , li quali fofpefi in quella rendono l'huomo ammiratiuo , Se Upidoj che perciò fi dipinge con Ugello del capo , 8^ delle braccia, nella uifàchefi è dettò. Giouane fi rapprefènta j percioche il marauigliarfi è propio delligiouani» on ellendo ancora in loro efperienza . MatHìmonio, X T N gioiiane di prima barba il quale tiene nella mano finiitra vn* anello * 'V ouero vna fede d'oro, & con la delira s'appoggi ad vn giogo . 1 Matrimonio è nome di quell'atto che fi fa neh" accoppiare l'huomo , ò\f* :i donna in marito , & moglie , legittimo , il quale apprelfo a noi Chriftiani è acramento ; vedi S. Mattheo al io. La fede d'oro dimoftfa la fedeltà , e purità dell' animo , che deue clTerc* fa il marito* Óy^ la moglie » & il primo vfu dell'anello fu , ( fecondo che rae- onta il Pierio Valeriane ) per tener a memoria di mandare ad effetto quaU he cofa particolare > cVT" fi taccila il detto anello , ouero ricordo di colà mol- 3'vile;dappicrefcendorinduftria, &C l'ambitionedi 'vana pretentione^. i pompa, lì venne all'oro, & alle gemme , portate per ornamento dello iani, dali'intentione di quel primo ~vfo è nato poi , ó^_ riceuuto come per *gge , che fi debbano portar per fegno di Matrimonio ; per ricordanza d'of- Jruare in perpetuò la fede promefla vna volta. 11 giogo dimoftra che il Matrimonio doma gl'animi giouenili , e gli rende er fé, & per l'altrui profitteuoli » Matrimoni** •jlT N gtauane pompofamente '"vefliro, con -vn giogo /opra il collo , $C^ V con i ceppi a i piedi , con vn* anello , ouero vna fede d'oro in dito , te- li % nendo e 2 IC 0 NO LOG IA i MATRIMONIO. nendo nella medeftma mano vn cotogno , & (òtto a 'piedi haueri vna v'per, Per lo giogo , 6 a chi è congiunto in ma- limonio , fuggendo il coftume della vipera» che per diletto amorolo ammaa» fa il marito, come s'è detto altroue • -- . MATHEMATICA. DONNA di mezz'età, "veftita di velo bianco,e trafparente^on Tali al- la tefta , le treccie fiano diftele giù per le fpaile , con vn compaflò nel- 1 deftra mano, moftri di mifurare vna tauola fegnata d'alcune figure,©^" nu- f '«ri » &^ ioftentata da vn fanciullo , alquale ella moftri di parlare infègnan - ole, con l'altra mano terrà vna palla grande figurata per la terra col difegno ell'hore, 6^^ circoli celeftì , &T nel lembo della verte fia vn fregio intefluto i figure Mathematiche, fiano i piedi ignudi (òpra vna bafè . Il vestimento trafparente dimoftra, che ella na di aperte, 8^, chiare dimo- rationi, nelche auanza facilmente l'altre faenze . L'ali alla tefta ingegnano , che ella con l'ingegno s'inalza al volo della con* rmplatione delle cofè attratte . La faccia di giouane lafciua , conuiene alla Poefia , 6X^ all'altre profeflìo- i, che nell'età giouanili operano la forza loro, & ibm mini ftrano allegrezza , he è proprietà della giouentù , Ma alla. Mathematica conuiene;! a/petto dì onna graue , 6^ di matrona nobile , talché ne molte grinze la guaftjno, né lolca fplendidezza l'adorni, perche quelle difdicono oue fia piaceuole nobil- à, quefta perche arguisce pochi anni, ouero poca prudenza , & molta la/ci- lia , il che non è in quefta faenza amata da tutti gli huomini dotti,che non fi iondano nella *vanità delle parole , ò de* concetti plebei , de' quali prendono |blo materia di nudrirfi l'orecchi degl'huomini più delicati, & meno fapienti; Quefto iftefto moftrano le treccie fparlè fenza arte per le fpaile , che da fc fole lanno ornamento a le medefime . Il comparto è l'iftromento propio , 6*^ proportiònato di quefta profeflio- ie>& moftra che ella di tutte le cofe dà la porportione, la regola, e la mi fura. Sta in atto di tirare il circolo , perche fé bene la Mathematica è fpeculatìua cienza , denominandola dal fuo più vero , & nobil fine, nondimeno ancora^ Vfò, è fine , le non della (cienza , almeno di chi la polli ede , elTendo neceilà- io doppo l'acquifto dell'habito d'efla per giouarnento d'altrui manifeftarla in «laiche modo , e di qui fono nate l'inuentioni di mufiche , di profpetti- la -, di Archittetura , di Geometria , d'Aritmetica , e d'altre ptafeflio- • che tutti date alle Stampe , cVf cauate da' principi j di quefta faenza-* tintamente recano gufto alli ftudiofi con fòdisrattione de gl'autori ,iqua- A 4 liper *4 ICO NO L OC 1*A MATHEMATICA. li per quegli mezzi , come per ampia (cala iàgliono alla fama , ó*^ a 1/immot Ialiti. Tali habbiamo molti degl'antichi , &non pochi che viuono a gloria del l'età noftra > fra i quali hanno luogo ChriftoforoClauio , Giourn Paolo Ve» nalione > Giouan Bittilta Raimondo, Luca Valerio , Federico Metìo , Pietri Maillardi , Cefare Ruida , Camillo Agrippa , & molti altri che con efquifita (cienza , & con fondamento che vàiamente pofliedono in premio delie fati che loro in dono in quefta proftiTìcne al nofìro fecolo fama fmarrita , mer ce d'alcuni , che per l'applaufo della fortuna infuperbiti vogliono cfler te nuti hiìomini di gran fapere in quefti ftudi) , (tan do fra la calce, òC i taflì non fapcndoeffi , chela virtù i tributarij ama,nonierua della fortuna^ . Conuiene adunque per non deuiat molto dal noftro propofito di ritornar a quello che diceuamo. ilcompufa alla Mathematica , Se il fregio di triangoli , « d'altre figure mtoine DJ CESA%E RIPA. aj i torno alla -vette , moftra che come (oro nel lembo i fregi d'ornamenco , t** i tortezza , cofi nelle proue Mathematiche queiie iftelìe (otto piincipij , òC* Éndamenti . J La palla con la defcrittione della terra, & con le zone Celefti , ciana o ia- Ljtio , che la terra , nel mifurar delle quali fi va fcambieuolmentc , non nauc- ■bbonoproue, fé non di pocomomcnto , quando non fi (oftentatìfeto , & di- fyideflero con le ragioni Matematiche ^ Il fanciullo , chefoflien latauoìa, & attende per capirle dimoftratiuera- Joni, c'infegna, che non fi deue differire la cognitione di quefti principi j a al- Si età, che nella puerile , perche oltre che l'ingegni piììro^zijemeri'atti , £e a quefta«'apre come vnaporta di bel palazzo , ò -giardino ., nel quale poi «tra nell'anni foglienti dell'età, fan anche vn'iftrcmento da fegnare nell'in- fetto noftro , ch'è come carta bianca , 6 tauola rafa , quafi tutte le cole., che ìsl valent'huomini , ò da libri ci verranno mede auanti per l'auuenire ,« pef lefto forfè principalmente i Greci quel tempo che noi confumamo a appre* e lingue ftraniece , nell'età puerile fèruendofìefTì della propia > e naturale^* doperauano nella Mathematica ; onde difficili fi (limano hoggi moki di elli efempij ch'eilì danno per chiarezza delle dotti i«e . •J piedi nudi , & ftabiii in terra -, fono per dimoftratione della fua-cuidenzaj tabilità a confermatione di quel che s'è detto « M E D I T A T I O N E. DONNA d'età matura, d'afpetto graue , & modeffo , la quale poffa a ! federe fopra vn monte di libri , fopra la mano del finirti o braccio 3 pie- to su la coffa dtl lato detto ripoli la gota in atto di (tare ptnfo/à , & fopra il ftro ginocchio con l'altra mano *vn libro facchi uiò , hauendoui fra merzo alche dito. Ellendo la Meditationevna ferma confideratione riguardante la /emplice ttù delle cofe , par che conuengonole fudette qualità , perche lo intelletto quell'età è atto a difeernere il vero. Lagrauità,e mode/Ha non fi difeofta dal conueneuole dell' età, & dell© dio . Vatto & perfette, dalle quali * come fi dimoftra per il feguente Epigrafi «aifqualdice_. felìxquivìtée cttras exutus inane* , Exercet meditati* nobile mentis opus tfic potuit certa* venturi* linquerejede* Vnde bomines verum difeere rite queant Uunc ergo merito Memo dignatur bonore Et celebri cantufama per aHra vebit» MED IT ATI ONE SPIRITUALE, DONNA polla con le^inocchia in terra , con le man gionte , haurà occhi chiufì , 6^ vn velo la cuopra tutta , in modo che tra (patite (orma di e(Ia donna . La Medi catione Spirituale , non è altro ch'vn'attione interna , che l'a congiunta per carica con Dio fa coniìderando lecofe , che tanno à prop»» per la perfettione, & falute , perciò lo ftar con ie ginocchia in terra,& con snani gionte inficine, lignifica l'effetto di de.uotione>& humilui,che ha la m Iona , la qual continoua , & vfa ia Medita tion Spiri male. L'hauer chiufì gli occhi , dimoftra l'operatone interna , .aftratta dalle a ♦ifibili , il che fi nota col manto,che la cuopre, 11 detto coprimento può fìgnifìcar come chi medita, fi nafeonde in luog» tirato > & ftafli fòlitario , fuggendo Toccafìoni della diflrattion della menci Meditatìone della morte . DONNA fcapigliata , con vefti lugubri ■» appoggiata col braccio a qu che fcpoltura,tenendo ambi gl'occhi JìfH in vna tetta di morto , che loprala detta fepoltura,&chealli piedi fia vna pecorella con la tefta alzata*: bendo in bocca herba in fegno di ruminare • M E D 1 € I 1^*4. DONNA attempata, in capo haurà vna ghirlanda d'alloro, nella m' deftra terrà *vn gallo , àC con la finiftra vn baftone nodofo auuolti vna fèrptw : Medicina èicientia perlaquale gl'affetti vitali, & nutritiui del corpo , ; mettere , & catiare fi conofeono. Donna di tempo fi dipinge , percioche gli Antichi tennero , che ruffe ¥ gogna all'huomo , che hauelle palfato quaranta anni chiamar il medico ,p4 Supponendo alla fua compiendone*, &£~ col fuggire l'~vno, &feguir l'ali* potette curar fé fteffo , pero il Medico "vecchio con l'arte , e con l'eiperien:! cenferua la fanità prefente , & ricupera la perduta • Gli fi cinge il capo di vna ghirlanda di alloro , perche quello albero gkj a molte infermità , & foleuati alle Kalcnde di Gennaro da' Romani dareifièro da conferei ai alla finiti. La ferpe, & il gallo, come racconta Fefto Pompeo , fono animali vigli* nuoui Magistrati alcune foglie di lauro, in fègnoche hauefièroc Gni tutto l'anno , perche fu creduto il lauro con ferire aliai alla faniti . tiJlim MEDICINA. V imi , & tali cornitene che fiano quei che miniftrano la Medicina , furono co le ferpi appretto a gl'antichi fègno di fanità , perche fi come la ferpe po- giù la "vecchia fpoglia fi rinuoua , così paiono gli huomini rifanandofi e£ rinouati . tf baffone tutto nodofò , fignifica la difficultà della Medicina /& la fèrpti nfegnadi Eufculapio^Dio della Medicina ,come credettero ralfamenU-r entili. Medicina. \ Onna che ftia in atto di fondere ? n grado di fcala , fàr ce motto fcritto/-he dica M edio tutijjimus ibis, MEMORIA, DONNA di mc^z* età , haueri neh" acconciatura della te (la vn cV^ riabiliti per la ri ne detta altroue * eftendo prozio della memoria ritener fermamente lefd: f del fenfo ,comediceuamo rapprefentate , dC Ariftotele l'afferma nel Iu| citato di iòpra. r Thè Di CE8A%£ ' %ZPéA. 2p Tirali la punta dell'orecchio , in conformitàdi quel che dice Plinio lib, 1 1» H'iitoria naturale con quefte parole : * \ in aure ima memoria locusquem tangente: atteftamur. £c Virgilio nell'Egloga 6. dice, Cumcanerem Rgges, & pr&lia Cynthim aitrem Velliti & admonit, IT cane nero fi pone per la medefim* ragione del colore deWeftimento di kta figura , come anco perche il cane è animale di gran memoria , il che fi *:de per efperienza continoua , che condotto in paefe ftraniero , 6^ lonta* i per ritornare ,- onde è ftatoleuato da fé ltdiò lènza dirficulutritroua la-. Uda . Djcefi anco che ritornando Vlillè in patria doppo 'venti anni non fiY jro , che -vn cane lanciato da lui alla partenza rche lo riconofcelFe , Se acca- nite „ Onde Socrate appretto alatone nel Fedro , giura per lo cane , che_# irò haueua imparato imeni» tutta l'oratione che Lilia haueua compolla. Memoria, DOnnff con due faccie , veftita di nero , §C che tenga nella mano delira vna penna^r nella finiftra vn libro * La memoria è vn dono particolare della natura , & di molta confidératio- abbraccfandbfì con efFa tutte le colè pallate per- regola di prudenza in quel :he hanno a fiìccedere per lo auaen*Teypero fife con due faccie. lì libro, &la penna, dimoftrano, come fi ludi dire, che la memoria con IV- ì peiiettiona , il quale 'vfo principalmente eonfifte ,,ò nel leggere ,. o nello iuere_, ». MEMORIA GRATA DE' BENEFITll RICEVVTL del Signor Giouanni Zarattino Capellini .• TMA gratiofà giouane incoremafa con ramo dì Ginepero folto di gra* r nelle; tenga in mano vn gran chiodo > ftia in me^zo d'vn leone,ed*vn" jila . Incoronali con ginepero, per tre cagioni,lVna, perche non fi tarla,ne mecchia mai . Plink>lib.6„cap.40. Caricm,& ttetuBatem nonfentit ittnipe* \ cofi la grata memoria per tempo alcuno non fente il tarlo deli* obliuione m mai s'inuecchra, però la figurano giouane . La feconda perche al ginepero n cafeano-mai le foglie , come narra Plinio lib. 1 6\cap. 2 l .cofi ~vna perfon* p deue lalciarfi cadere di menterl benefitio'riceuuto „ La ter^a perche le..* nella del gì neper e ftillate con altri ingredienti ygiouano alla memoria ^ed ì laaanda bollita con cennere di ginepero, parimente conferifee molto a'ia moria ,-come tra gli altri Filici inregna il •Gualcherò nel trattato latino del* emoi ìaar firmale .• CeiWe Durante medefimamente conferma , che le bacche del ginepero ■ ifortaiwil ceruello^e fanno buona memoria, là quale cowfetuar fi deue eie i benefitij riceuuti & efler fempiterna ^epitheco dato' dall' Orature dieen* I cuifum obftrictus memoria benefici} fempiterna > di cui legicioiumente può» Kue fimbolo il ginepero annouerato tra le piante eterne Il chiodo, j0 ICO NO LO Gì *A MEMORIA GRATA DE* BENEflClI KICEVVTI. TI chlodo,che tiene in mano,è tolto da gli Adagi j in quel prouerbio, Cla trabali figere beneficium,conficcare il benefitio con vn chioclo da traue,per notare la tenace memoria del benefitio riceuuto ch'hauer fi deue . Ponefi in mezzo al Leone,ed all'aquila perche quelli animali,ancor chef «i di rag one , hanno moftrato di tener grata memoria de benefici] riceuin In quanto al Leone Aulo Gellio nel v.lib.cap.24^rifèrifce,che Appione htft rìco Greco lafsò fcritto di haueré , non vdiro, ma con gli occhi] propij vede in Roma nel Cerchio maflimo , facendoli li giuochi publici delle caccie , ei re (lato e/pofto vno fchiauo detto per nome Andtodo alle fiere, e beftie,che erano , tra lequali vno horribile , e feroce leone iubito , che "vidde Andro (tette quafi marauigliato, e dapoi s'accoftò a lui , facendogli fetta con la eoe come è coftume d'amoreuoli cani, e leggiermente gli leccaua le gambe , e 1 Androdo,che prima era quafi morto di paura, accarezzato dalla fi« mani cominciò a pigliare lo (mattito ipirto, fidando gl'occhi) 'verfo il leone, ailH tricorne folle fatta fcambieuole ricognicione, l'huomo, e la fiera allegi i , pa ua,che DI CESARE RITA. 31 Éche l'vno fi congratulafTe di veder l'altro . A quello Spettacolo cefi mira* W; il popolo mandò fuora 'voci grandi dime dima rauigiia : perche Andro-' Éfu condotto alianti l'Imperadore , il quale gli dimandò in cjual modo quel ■ne con" atroce futlè "verio di lui maniìieto, Androdo riSpoSè,che già l'haue- «iconofeiuto in Africa ,cjuando vi era Proconsole il Suo padrone -, dal quale p] le gran battiture, che da lui gli erano date , fé ne foggi per ftar nafeofto ia e tudini» e campi defèrti , e che fi ricouerò nella sferza del gran calor del So- icn ~vna fpilonca, ne itette molto che vi arriuò quel leone aitai addoloratele Ého di lamenti ar cui aipetto Androdo temè, ma il leone con atto humile, fi dimandafle aiuto, alzò vn piede, e lo porle vedo lui. Androdo vedendo ede InSànguinnato , comprefè>che vi flanelle male , sì che gli pigliò il pie- dal quale traile Suora vno acuto Stecco., e gli nettò la piaga ,Ì1 leone con- to del medicamento ,gli fece carene, e fi riposò in feno a lui , e da ind., ed infieme con la donzella s'a biugib . Hora fé consideriamo . che il Leone è Rè de gli animali cerrefti , i Tequila Regina de gli aerei , Concluderemo , che quanto più *vna perfori; nobile, magnanima» e generofa j tanto più conferua grata memoria de1 beo fitij riceuutì . MERITO. HVOM O fopra.dWn luogo erto , bC afpero , il *veftimento • fontuofo,, 6c ricco , oc"" il capo ornato dWna ghirlanda d'alloroil xà con la delira mano , & braccio armato vno fccttro , & con la man binili nuda vn libro. Il Merito fecondo San Tornando nella $. parte della fomraa questione J artic. 6. è attione virtuotà , alla quale lì deue qualche colà pregiata in vO gnitionew . Si dipinge fopra il detto luogo alpro , per la difficoltà , per mezzo eh qual& perpetua gloria . M E RITO. Come dipìnto nella [ala delUCancellaria di $pma. Vomo ignudo jcon -vn manto regale, tiene vna corona in capo , ^C^ con la deftra •'vno feettro., Ma perche il merito è co fa che aaanza le noftee parole > raderemo che egli ;deiimo a maggior efficacia parli di fc fteflo * MESI. M A R 2 O . I O V A N E di afpetto fiero , habbiain capo ^n'eìmof véftito di color X tanè, che tiri al negro, . i Ma poi che il Sol nel? animai di/crete E seffiro tornò fuaue, e luto Che portò Thrijso illuminò la sfera *A rimenar la ddte Tr matterà A Moftra anco, che come l'Ariete* è vn'animale debile^di dietro,ma ha qual che forza dauanti, così il Sole nel ^principio di elio legno ha le forze Mie debi li per caufadel freddojche nwinuilce4a fua gagliardezza ., ma piìlauanu vei (o l'eftate>è più gagliardo» cioè più caldo. La ta^za piena di prugnoli ,iparagi> e lupoli > ci da fegno quali fiano i i ti di detto mefe , ma fi deue auuertire , che i frutti così di quello mele, | de gl'altri fi polfono dal diligente Pittore variare , fècondola qualità de il ghi , perche l'aere doue è più caldo > più predo vengono, e per lo con tracie ipaeh freddi. . A'PUlit, Gì O V AN E con *Vna ghirlanda di mortella in capo > sveltito-di col "Verde , hauerà a gl'homeri l'ali^con la deftramano terrà.il'fegno e Tauro, il quale farà con beliUrtificio.;adorno.di.più fòrti di.viole ., e di va fiori, che in detto mefe fi trouìno , escorila finiftra'vna bella cillella pien di carciofi, baecelliimandorlc fresche -> frutti > che nel meli d* Aprile , comi ciano à venite . Chiamali quello mele Aprile fecondo Varroneyqhafi Aperile, perei òc^ in effo s'apréla terra, e fpande fuori le lue ricchezze>&~ petl'ifteiraiagiol Greci chiamarono l'iftefiomefe anteftefiona ,'perchein quello ogni cof fifee , ouero.come /dice Ouid. daHachiatezza, e (èreniteT>ewiigli4. JE i fiorile l'herbefua dolce famiglia ; Ridono i pratiyc'l cielfi rafferen* £ gioir Trogncie pianger Filomena , Cioue saUcgya di mlrarfua figli f. lì legno del Tauro, che tiene con la man delira, è per fignificare, che u • Uva camminando mque(lóm£'(e per quello legno.,' il quale tuttauia p»gu Btaseior forza, fi come il Toro, è più force. 4«1 Montane , dica/io-ancoia , H ■ -T ■■ "* tlSol Sole regna in detto legno ^perche nei>méfe d'Aprile, ficeminciano à vedV liefatichedeibuoiycroè le biade. M A G Gì O. ^"^ 1 0 VA NE vetlitodi color verde ricamato di varij fiori .come d'elfi, »J l parimente hau«à^n capo vna ghirlanda ,terrricon la deftra manoi emmijKjuali /arano circondati di roìe bianche ,roilé , & vermiglie , con la*à niftra vna berla eeftella piena di cerafe,pifèllij fragole,vuà fpiha,in honor dell'altra onde Ouidio.- HinefuaMaiorestribuere'PocabulaMaio lunìus a luuenum noritintdiftutadeft* Gli fi dà il verde, & fiorito veftimento, &Ia ghirlanda frvtefta di *varii fio- rper ni oftrare la bellezza »e traghezza de i prati, colli, &campagne,lequaiì tte ordinate , Se ornate di vari) fiori, & ver di herbe , rendono marauiglia,& egrezza alli riguardanti, & incitano gl'augelli a cantare fuauemente,e tOV la natura gioike. Onde beridifle.il Sannazaro, ynbelfìoYÌtoì& diìettofo Maggio, Il fegno di Gemini ci moftra,chein quello mefé la forza derSole. fi rad-^ ppia r perche cominciando ad efler caldo , 6^ lecco eflendo che per due-, adi il Sole fi efeua dalla terra>& in queflomefe le c%fe fi raddoppiano , cioè noitiplicxnojpcrcioche gl'animali partorifeono , GIVGNO. GIOVANE, & alato Comegl altri mefì , ó^ veftiti di verde chiaro l t ouero come dicono verde gaio, hauerà in capo vna ghirlanda di Spighe intano non mature, con la deftra mano portare per inlegna il Gancer ,'oue- Granchio,il quale farà circondato dalle fopradette ipighe , e con la finiftra-» a fa^za, ouero vna beila cella , dentro allaquale *\i faranno vifciole, fcafe , ccocole , pere mofcarole, cocuzze, citroli,brugne, finocchio frdcoi& altri t*J,H:hefoglionoeuere in quefto tempo, ' Chiamali Giugno da* Latini per la caufadetta di fópra nel mefè dì Mag« i , benché alcuni Io chiamano da Giunone latinamente Jmon'mm , leuato flettere di mezzo dicono luniufn ^perche al primo di quello fu dedicato il ipio di Giunone , ouero da lunio Bruto , che .fcacciò dal Regno il primo Jrno di quello mefe Tarquìnio .; ■Si verte dì color verde chiaro , perche in quello mele per il calore del Solo ominciala ingiallire il grano, & anco diuerfè herbe, • k 1 fegno del Granchio denota , che arriuandoil Sole a quello légno , meo* icia a tornare in dietro , frollandoli da noi a guifadi detto auìmale, tlqua- imminaall'indietro, .... - - .. Ci LV- 3* IC 0 NO LOG IsA L V G L I O. GIOVANE, farà alato , & 'vellitodi colore raaciato , 6^ corona di /pigne di grano , haucrtf nelfvna delle mani il fegno del Leone a . ,di*ètr per effer il t in ordine,cominciando, come s'è; detto nelmelè di Luglio, da Mar -°* . Il fiero afpetto ci da ad intendere quanto quello mele Ila molefto , &C V , me di molti mali pub ellèr cagione, per la flella canicula doue ti Sole fi Wm il quale a guifa di rabbiolò cane offende, chi non lì ha buona cura . Il fegno Celefte^.che regna in quello mele , è chiamato Vergine^ , peri* , »©ftrare, che sì come la Vergine è Iterile , né da fé genera , cosi i! So in quello tempo non produce cofa alcuna : ma folo le prodotte matura , {■ ì peiietciona. Pr la cella piena de' fopradetti frutti ,c la ghirlanda di fiori Ci dime» (peluche qaefto mele produce. SETTEMBR E. M.yni I O V A N E alato , allegro, ridente , veftito di porpora , hauer*J ir»* VJT pò *vna ghirlanda di miglio, e di panico , nella delira mano il ftw ».. della Libra, 6^ con l'altra mano il cornucopia pif nodi ^ue bianche,*^ re, perfìdie , fichi, pere, mele,lazzaroIe , granati , èC altri fruiti , che «(•" - uano in detto mele. .,.' j Chiamali Settembre, per ellère, come fi è detto il fettimo, le bene fi (#• mò qualche tempo Germanico da Germanico Imperatore ... vM Si velie di porpora , pecche lì come la porpora è -Ycltimentc* Regale , I loconuienfi à Rè , ó\^ huomini lllultri , & grandi , ì quali abbondano dSI hefoii, & grande^e . Così quefto mefe , come Rè , & Principe di tutci gli cri mefi dona in maggior copia tutte quelle cofe , che fono neccilare al vie* humano é Tiene il fegno della Libra,per dimoftrpre che iivqueftó tempo 'viene il So- in quefto; & fallì l'Equinotio agguagliandoti la notte', col giorno, coniti ile ancora Virgilio. Libra dies,fommque paresvbifecerit horas . OTTOBRE, "f^ IOVANE con 'Veftimento di color incarnato, 6c^ con Pali come li w_J altrimeft; porterà in capo vna ghirlanda di' virgulti di quercia con_, ghiande, con la deftra mano il legno dello Scorpione , & con la finiftra.» rna bella ceftella piena di forbe,nefpole, fonghidrpiù forte, caftagne con cci , & lenza „•■ Fiì chiamato quefto mefe Domitiano , da Oomitiano Imperatore : ma per :ereto del Senato , & à quefto , ÓC^ a quello meritamente furono cancella- , fi come erano ftati tirannicamente importi, ÓC^gli reitò il nome antico Ottobre, per ellèr l'ottauo in ordine» Gli lì da il veftimentodi colot incarnato, perche declinando il So'e ne! co'» tio hiemale comincia à riftringerfi l'hurnore nelle piante, onde le loro foglia uentano del detto colore** Dipingeii conio feorpione , perche in quefto mefe il Sole (T ritroua (òtto filo fegno, &T è chiamato Scorpione dalla figura dalle ftelle , e da l'efletci, ìe produce in quefte parti,imperòche,corr e lo feorpione col fuo veleno pun- endo da la morte,(è préfto non fi (occorre à quelli , che fon pvtnt , cos' men- ie il Sole in quefto fegno per rinequalità del tempo, apporta malattie molto picolofe, & per quefto dille Hippocrate ne gl'aphorifmi, che l'inequalità del i:mpo partori/ce infermità ,maiìime quando nel ì'ifteilo giorno , hoia regna freddo, ed hora caldo , il che Ipellò auuiene nell'autunno . La caftella iopradetta contiene i frutti* che porta feco elio mefe. ;■■... ■ NOVEMBRE. - '"**> I Ò V A. N E "veftito di colore delle foglie, quando incominciano a fec- kX càrfi , &T cadono da gli alberi, alato, hauerà cinto il capo d'vna ghic- ndadoliuo col fuo frutto , porterà nella deftra mano il legno del Sagitta- o-, & con la finiftra vnà tazza piena di rape , tadici , cauoh, ÓV^ altri rrutti , «ìe il mele di Nouembre porta feco* Il tenere il Sagittario nella deftra mano ci lignifica, che il Sole in quefto iefe regna , &C palla lotto qUefto fegno » ilquale è detto Sagittario , sì dalia-* gura delle ftelle , come anco da gli affetti che produce , poiché in quefto 'mpofaettando dal Cielo gràndine >pioggie , folgori , arrecano non poco >auenti>, come anco in quefto inde più s eferou la caccia,iaquaie fi fa per li iettatori. La ghirlanda di oliuo col fratto è fegno di quefto tempo , nel quale l'oj ì C 3 Imagià jf ICO NO L OC 1*À lió'a già matura fi coglie per farne folio , liquore 'vtiliiTìmo per più cofé alla. vita humana . Si'chiama Nouembredal numero , per cfler il none,fi come anco il fèguen te per eilèr il decimo fi chiama Decembre . DEC'E.MBRi GfO V AN E di afpectohorrido, come anco faranno gli altri due mei fèguenti , veftito di nero , alato , con la deftra manoterrà il capricor bo,& con la finiftra "Yna ta^za piena di tartufi . Horrido, & veftito di nero fi dipinge .perche in quefto mefe la terra è fpc gliata d'ogni Tuo adornamelo, che perciò afico fi rapprefenta fenz* ghirlandi Per il capricorno fegno celefte , fi dimoftra quefto mefe , nel quale il SòleJ cammina per dettofegno: è detto-capricorno, perche 8 fi come il capricorno! pafee nelli precipiti] , &C monti akillimi , così in quefto mele il Soie e in il oiflìmo grado verfo'l mezzo giorno . Se gli da i tartufi , perche quelli nel mefe d'i Decembre fi crouano in maj gk>r quantità, & più perfetti » GÈ N N ARO. GIOVANE alato, & veftito di bianco , il quale terrà con ambe le mi ni il fegno d'acquario . "'Quello mefe , óc^ il fecondo furono aggiunti all'anno di -Romolo da Ni' ma Pompilio ,& chiamato quefto da lano lanuario , perche fi come lano fi i con due facCie, oueto perche eflendofi r folute l'acque , è teaipo di pefeagione . " MESI DI CESA^ %[Pe4- 39 U E 5 I fecondo V agricolture* GENNARI BtÓ M O di-virile afpetto , che ftando a Iato cfvna ruota d'arrotare ferramenti, tenghicoìi la delira? mano vn rottelo , e con la finiftrà mo- tti con il diro indice diuerfi ferramenti' necefiTarij all'Agricoltura , quali Mano ler terra da vna banda , & dall'altra vi* gallo» Dipingefi di mirile afpetto * oX^ con il roncio nella delira mano , percio- he in quefto mefe ir diligente Padre di famiglia, ò altri che fanno arte di carni o , porranno riuedere tutti li ferramenti , che fi fogtiorio adoperare al- i coltiuatione delle 'vigne » cerne ronci , b felcetti, iquali feruano per otart. , Si moftra , che ftia accanto ad 'Vn-a ruòta , perche conuiene hauere in que- :o mefe (eiTendo egli ieeondor moderni principio dell' anno y coti , pietre^ , uete per arrotare %-òC aguzzare detti ferramenri!fottih\ & che taglfno ben*, Ìome dice Coliirnella Ifb. £. cap. 24. Duris tenuijfimisqueferr amentis omne puf rufiicum exeqnendum . Moftra con la finiftra matto? detti ferramenti , perche Mmirmente iii dec- ito mele , eh» fa arte di Campo deuemettcre in ordine le gomere con li fuoi »af ri, ricalcare 'Vanghe, bidenti , papponi, cV^ altri ferramenti neceffàrij,per patìfcrfene poi a feruire nel fèguente mele, perche dice Marco Catone de rti rafticar cap; 5. Omnia mature conficias, nani res rufthafic cHfì vnam rem fere veceris omnia opera fero facies, Bifogna' dunque che fia molto vigilante , 5^ fi negoti j non vadinè tratte- nendoli di gforno in giorno , che perciò gli fi dipinge il gallo a canto, èC* tqueflo propofito far* bene, che io faccia mentione di quello che narra Pli- nio lib. 1 8. cap. 6. mcftrando quandiofia Vtile ah" Agricoltori l'cffere vigilan- ti , 6V" laboriofi . * G. Furio Crefinà , dlfcniauo che eglì èra, fatto franco , ricogliendo in vnJ eampo molto piccolo,' molto puì che i fuoi vicini nelle pofie{Eoni grandi, tra molto odiato , come re' per incanti egli haueflè tirate a fé le biade , dei campi vicini . Per la qt?af cofatelTendo citato da Spurio Àlbinio Edile* Curule , &C acculato al Popolo , &C perciò temendo egli d'efler condannato percioche bifognaua, chele Tribù fnetteilèro il partito , comparue in giudi* »o , èv. portò quiui tutti i Tuoi ferramenti,con quali egli lauoraua , &C me» nò vna fua figliuola ben guarnita , àC veftita. I ferramenti erano graui, &T grandi , & ben fatti zappe grandi jtoon piccoli vomeri , òC boui ben pafeiu- *i > $C~ difle . O Cittadini Romani , quefti fono i miei incantefmi , ma noe C 4 vipof- 49 ICONOLOGIA vi pollò già, come io vi moftro i miei ferramenti, inoltratele -vigilie , le fati che,& i (udori miei. Et ciò detto fu^floiuto. Febraro.. HVomo d*et^ "virile , che ftando in^nacvignamofliri potar «quella./ . Sono due tempi di potare: ma fecondo Magone fi pota pnma che ger àiinì la "Vite, pcrehe eiìendo piena d'humori pigliaieggier ferita , & vgualc, perefifte al coltello, VN giouane convna vanga in mano , 8c moftri di fcàl^are lcviti,& di vn latofia ^n cauallo. Si dipingegiouane, per eflerroperadella^vangadi gran fatica , e perei», in quefto mefe fi comincia à /calzare le che in quello mefe fi comincia à mietere l'orzo» c# .\| poi il grano,onde fi potrà dipingere. Vn contadino giouane con braccia nude ,8^ che renghi con 'a delira ma- 5 vna tagliente falce , conia quale cagli i anioni delle fpighedi grano, Ic^ jali raccoglie con la finiftramano: ouero che moliti d'bauer mietuto, & che elio grano faccia vna meta . Deuefi _, come racconta Columelk libro fecondo de Agricoltura , che iru ietto mefe ,.oue faranno mature le biade mieterle , prima che fi abbrucino . i "vapori della fiate , che iono nell'apparir della Canicula grandiffimi. Pe- fi deuono mietere in fretta * perciòche ènoiofo ogni tardare , ellèndnche- eccelli . ck altri animali fanno danno , come anco eflendo Zecche le gufeie , frani, óc^ le fpighe cadono , però , come ho detto , fi deue miecere quand» iualmence le biade ingiallirono . luglio . ) Ercheil più notabile effetto di quello mefe è la ricolta de ì grani dipin- geremo per eflo. Vn contadino tobufto in vjrTaia ., mezzo nudo , terrà con ambe le mani va rreggiato , il quale è iftromento da battere il grano, &C flando con bella itudine moftri di batter il grano, il qualelàrà lleló neLTaia,a canto alla qua- à farà vna pala, vn raflello, 6c altri iflxumentiper fimile efercitio. Sgotto. T N huomo, che dia in atto di acconciare botti, tini, bigonzi, e bari1i,ha- V uendo appretto di fé tutti queJIi inftromenti necellàrij a fimile vffitio , ecofi.narra Palladio iib.p. dereruftica. Si potrà anco dipingerli a cantò vna chioccia con i pulcini,attefo che i pol- che nafeono di quello mele/anno più vouaalTai de gli air ti, i quali nafeon© altri meli.. Settembre. T Vomo, chetenghì vn ceftopieno d'vue , con le cofeie , e gambe nude i jl come quellijche s 'occupano ne gl'eferciti j di cauar il mollo da l'vue , I a canto vi fai à vn tino pieno d'vue, le quali moilrando d'elier pelìe da elio, o e/chi il modo, Se entri in vn'altro vaio . EperelTer anco che in quello mele fi fa il mele non farà fuor di propofito netterui a canto due, b ere copelle d'api. Ottobre. E Huomo che tenghi con la man finiftra vn cedo pieno di grano,6VT eoa la delira pigliando eflo grano mollri di fpaigerlo in terra, c\_ ch(L> ìghi coperto da vnq che (limoli i buoi , i quali tirano vn' aratro , 6^ an- che , feccndo Hefiodo , ilqualfùilprimo,chefcriueirede l'Agricoltu- ( come narra Plinio libro 1 8. ) fi deue feminare alli dieci di Nouembce_.', : in tal giorno tramontano le Vergiiie , lette giorni dipoi logliono per >iù leguir le pioggie , 6\^ efier fauoreuoli alle biade leminate , nondime- per la varietà deÙi terreni caldi , & freddi fi femina più pretto, ò più tardi. Ma ' +2 ICONOLOGIA Ma per nonconfondere le noftre pitture , Se terminare cialcun mefe ì.'of- fècio Tuo , faremo che in quefto fi femini il grano , come cofa principale al vi« «ere humano. %outmhre\ ET perche Tulio è molto nccelìario all' huomo ,non folo per mangiare^™ , anco per molti altri cominodi , faremo che in quefto mete , cerne narr Palladio lib . 12. de re runica fi faccia l'oli© , per eflère , come habbramo det to;,, molto neccllario , come fi vede in tutte lefcritture facre , eflèndo , che e quefto pretioib liquore. non folo fi ferue in condirei cibi, ma anco in confc crare li miniftri delia Santa Ghiera ,& l'altre cofe a lei pertinenti . Dunque dipingeremo vn'huomo , che tenghi con la delira mano rna sfei za , & vadi dietro a vn cauallo y il quale fìa attacato ad vna ruota da mol ine oue fi macinai oline, Se allaradi ella vi fia vn monte d'oliue , de 'Vnapala torchio , UcCcohìJSc quanto farà bifogno a tal'officio . Decembre; HVbmo robuftoV che con amba le mani tenghi ~vn'accetta,& con bella ipofitione raoftridi tagliar vn' arbore ... Secondo Palladio libi ì^, de re mitica, eilèndò Decembre principio de l uerno, Se l'aria fredda , la virtù de gl'alberi fi concentra in elfi, Se fono più rabili li legnami per le fabbriche, Se per far ogn'alcrajopeta ,. doue che in qu fto mefe fi, tagliono non iolo le lelue per far legnami per.,lefabbrrche,s II chmefe la terra quali dal Tonno de l'inuerno gii ida fi lueglia , e fi riuefte di nuoue pompe conuenienti a le ftefla , che ibno> nerbe, le foglie, &i fiori. Et pero gli huominiairhora facilmente s'incitano al piacere conleappa- nze della -vaghezza del mondo , 6^ fi gode con allegrezza tutto quello* ìelaterra produce^ontano dalla malenconia,«flèndo -che quefto mefeap- >rca allegrezza infinita . Giugno. f T Vomo vertito da contadi no con -vna ghirlanda dì fiori di lino , fta inu» il mezzo d'vn campo pieno di verdure, -e tiene vna falce^fenara . Si dipinge così, perche in quefto mele fecoado Euftachio ì^Soie prende vi- >re, & li fccca fi fieno , & fi miete . luglio s T Vomo me^zo nudo chinato* che con la delira mano tiene vna taglien- ~A te falce , con la quale taglia i couoni de le fpighe di grano , 1 «quali egli cco^lìrron lafmìftra mano, tiene in capo vn capello largo, col quàfe moftra dif nderfi da l'acccfo calor del Sole . ^ ■ ' il lignificato di quanto habbiamo dettoci quèfta imagine , Se ch'effondo i ani maturi frfògiion tagliar quando fi Solchi più 'vigore » •sigofìo. jr Vomo ignudo, il qual moftra di elfer '"vfeito da*vn Humeè, eflèrfila* "Ì uato , &P portoli à la riua di quello, a fèdere, fi cuopre con vn panno di io le parti men'honelte, & moftra per r«ccelIìuo caldo fofpirare> & metterfi ia ta^a alla bocca per bete . Queita figura, che nel bagno fi latta , 9>C che beua , altranon dinota , ch'i! tfeimento della canicula , da cui radoppiato il caldo gl'huomini ^hanno bifò* io di bagnarli per vmcttare il corpo, e bére per ipegnerla fece . Settembre, jr Vomo anch'elio in hàbito di contadino , con "vna ghirlanda di pampt- "1 ne in teila ,tiene in mano alcuni grappi di vua con le gambe , & cofeie ìde , come quelli che fi occupano nello efercitio di cauare il mofto da l'vue ì Et a canto vi è vn tino pieno di vue pefte , ck^ 4a etto tino efceil mofto, & itta in vn'altro vaia . Altro non dimòftra quèfta figura fé non la vendemmia, laquale fi fuo! far fi mefe di Settembre quando l'vue fono mature ■•„ ^ ^ Ottobre. f 7 N gioflane in *vn pràto,8c^ in elio moftri di hauer piantato molte fra,* V /che, (k in quelle fi vede hauerci teli fottiliffimi lacci, Si reti , acciòchè eccelli non pur non s'auuedano dell'inganno -, ma ancora non pollano "ve- :r quelli, che per lo prato fparfi dolcemente cantano , 8^ non molto lonta- > fta il detto giouanetto nafeofto in cappà'nello,& ridènte moftra di ammaz . ire *\a prefo 'vcceilo > il quale farà con l'ali aperte per tentare disvoler ggire» ' ' - - " , Cife ^ ICO NO LOG I A Ciò fìgnifica, che nel mefe di O tcobre fi da principio alle cuceie per piglia gli vccelli . 7{purmbre , Vnomo , che (limola i buoi , i quali tirano ""vno aratro in mezzo di | H no cimpo. Colini, il quale con fatica s'appoggia all'aratro, moftra la fi agio n de la de, lequali,come dice Euftachio, e molto atto a l'elercitio de Tarare. Decembre. HVomo, che tiene con la man finiftra vn certo pieno di Temente di gran la quale con la man deftra moftra di ipargerlo in terra , laquale vien ce perta da alcuni lauoratori . Ciò dimoftra il tempo delle Cernente ,fe quali Ci Cogliono con /autoriti detto Euftachio fpargere in terra il mefe di Decembre* Gennaro * VN giouane, ilquale moftra d'andare a caccia con diuerri cani, tiene e vna mano vn corno da ibnore > 6^ in ipalk vn Laftone , col qi porta vn lepre con altri animali • Con quefto C\ moftra il tempo d'andar a caccia , percioche eftèndo ripofi il guano, & il vino, Se raccolte tutte l'altre cofe, che fono vtili alia vita hum^ na, l'huomo Ce ne va quefto mete di Gennaro a caccia . Febraro . \J N vecchio crefpo, canuto , veftito di pelle fin*a i piedi , fta a redere aj! predo vn gran fuoco, & moftra fcaldarfi. Quella figura moftra non pur l'apprezza de l'inuerno, ma il freddo de fa vecchiezza, fi come fi fuo! dire. La fiagion fredda, e* piaceri amorofi Condotto l'hanno Jìar vicin al fuoco Dal vigor naturai coHui fogliando MESE IN GENERALE. GIOVANE "veftito di bianco , con due cornetti bianch? , volti ve^ la terra , c\^ terrà la mano (opra vn vitello d'vn corno iolo , $C fy coronato di palma . Et il mefe da Orfeo domandato Vìcello di vn corno , folo, perche in quelj modo fi ha la defìnitione del Mefe , il quale non è alcro,che il corfo,che fa, Luna per li dodici Segni del Zodiaco , nel quale viaggio , pare à gli occhi d ftri,che parte del tempo crefea, & parte feemi . Lo feemare fi dimoftra col corno tagliato , Se col crei cere Yeti del *vitell| il quale per Ce ftellb Ci 'viene aumentando col crei cere , 6^ ^ col calare dellji Luna ; peto la Luna è da Apollodoro , Se da alcuni altri fautori dimanda Taurione_, . Le due corna della tefta,dimoftn:rio l'apparenza che fa elfa à noi altri, qui do è nella fine del mele . Fuftachio dimanda il mele bue,corr e cagione della generatione,comme» tando il primo libro dell'iliade . i La palrn_ ogni nuoua Luna manda fuori ~vn nuouo ramo , &C quando | Luna DJ CES A%E RIPA, ^j .una ha 'vent'otto giorni , ella ha T'vltima parte di fuori illuminata , in-, nodo che, l'eftreme parti della Luna riguardano all'ingiù, .6^ de* fuoi frut- ' quelli pia fi (limano , per alcune medicine , i quali hanno forma più rimili i Ila Luna . Si potrà fare ancora con Therba detta Lunaria , la quale fi forine eflere di al natura , che ogei giorno pe*de*vna foglia ,, finche la Luna-cala, pei al ere- cere d'eoa ,.crefce ogni giorno all'kcrba vn altra «foglia, talchejn vn^ai me- c tu tte le per de, e racquifta . D METAFISICA. ONNA con vn globo, & *vn horofogio (òtto ali! piedi , narrerà gli occhi bendati, ó^T'in capo '*vna-corona,facendo con la deftra mano vn ;efto tale, che dia legno di conternplatione , &C con la finiftra tenga vn feet- ro,perche effondo ella Regina di tutte l'altre faenze acqui fta te. per lume na- rrale, òC fprezzando lecofe foggettc allamutatione , eàl tempo confiderà e co (e fuperiori con la fòla forza dell'intelletto ,mon curando del fènfo . j MeHpfica . DOnna, che fotto al piede finirli o tenjra vn globo, conia delira mano ap- poggiata alla guancia ,& che.ftiaj>enfòfa.j òC^xon la finiftra mano ftù n atto di accennare . Per la palla confiderà il mondo tutto, S^lecofé co rrutibili,cnc fòggia^- :tono,come "vili a quefta feienza 3 la quale s'inalza folo allecofe-cclefti,*^ liuine— • a M IN ACCI £* DONNA con la bocca aperta -, con acconciatura di tefta> ohe rappr*» lenti *vn moftro fpauenteuole, veftita di bigio -ricamato «Hco'flb , 8£"" aero , in vna man oterrà vna fpada, cV^ -nell'altro vn battone in atto minac- :ieuole_, . Minaccie fon le dimoftrationi , che fi-fimno per fipauentare, & dar terrore altrui , cVT* perche in quattro maniere può nafeere k> fpauento , però quattro cote principali fi notano in quella figura descritta da Euftachio, d^ fono la tefta, il vellico, la fpada, & il barione-» Si fa con la bocca aperta , per dimoftrare , che l'impeto delle minacele f* la voce, il quale poi accrefe e. ìpauento-a quelli , perche fi grida , Òc^ per- che nel gridare fi còmmuoue il -fàftgue , fi porta fèmpreyn non foche ;ipa* uenteuole nella faccia , 6^_ fi come; la voce còmmuoue l'orecchie , Così,i li» neamenti della faccia fpauentano per la vi fra difpiaceuole , come ancora lau» horribile acconciatura della fuatefta> Il veftito bigio per cfTer quefto colore compofto di bianco, 6^ di nero , e metto per fomigliar la nottc,ch'è fpauenteuoIe,non quando è ofcuriffima:ma quando ha folo tanta luce , che fèrua per veder le forme fpauenteuoli»che fi iponno rapprefentatconfufainente in etfà,per quefto fi dice da' Poeti l'inferno iiflèr pìen di oicura luce, & Virgilio nel 6", dell'Eneide ditle . , ' ì^uate ** IC O NO LOG luì Quale perincertam lunamfub luce maligna E(ì iter injylus vbi calum e onditi t ymbra, luppiter,&c, Il ricamp rollò» & nero» moftra che il minaccio £ /fendè per ipauen al /angue, ouero alla morte . Il baftone, Se la fpada, fann»conofcerequa£fortedi minacele fi deue ad perare con nemici valoroii>& quale con fetuitori > Se genti plebee >che po> iànno, Se conofeono delle cofe d'honore «, M l S E R I A, Vedi a Calamità . ' Miferìa Mondana, DONNA, che tenga la tefta dentro ad vna palla dr vetro r &Cz\ tra/parente, Se con vna borfa verfi denari,& gioie* « La tefta ne la palla di vetro facilmente per la continoua efperienza de li vanità di quella vita , fi comprende quel che lignifichi* e eiafeun per fé ftd nel peregrinaggio di quefti pochi giorni, che ftiamo fopra la terra > /a quan yani fian© Jj noftri defideri j, Se córte le noftre fperanze - La tefta fi piglia per il pensièro, effetto dell'anima in effà . Il vetro moftra la 'vanità delle cofè mondane per la fragilità fila , oué perche la mi/èria humana confifte incedere in qua! parte Fhuomo/ fi "voi alle cofe maggiori di quef cftè fono, (limando gran cofa gl'honori , le riccb 2(e, Se còfè fimi li, che poi fèn^a il vetro , fi 'Vede che fono vanità, & mitèni ouero, che come il vetro non terminala villa di quello, che vf guard»,peri fer corpo diafano , così le ricche^xe, SC* beni del mondo non danno mai te mine a noftri penfieri , an^i , che tuttauia accrefeono il defiderio di paflan auanti , e con quefto infelice continou© flimolo ci conducemo miferar>iea alla morte. ■ .; , ' La borfà, che élla verfà, moftra, che come volgarmente fi crede eflcre fèj ce chi ha gran facoltà , cosi fi vede etler priuo di gran commodi chi ne èfci za, il che facilmente pub fuccedere a ciafeuno . MISERICORDIA. Vedi alle Beatitudini. Miferìeordia. "P\ O N N A di carnagione bianca, hauer* gli occhi groflì, Se il nafo -*— * quaritò aquilino , con vna ghirlanda d'oliua in capo , ftando con f braccia aperte, ma tenga con là deftra mano vn ramo di cedrò con il frut * canto vi fari l'vccello pola>otfero cornacchia . Mifericordia è vn affetto dell'animo compaffioneuole verfò l'altrui mah come dice S. Giouanni Damasceno lib. a. cap. 24. La carnagione bianca, gl'occhi groflì , fi come offer- ii Sig.Fuluio Orfino De familijs Romanorum nella Gente Crepufia, doue 5tte vna medaglia , nel cui diritto leggeri dietro vna tefta . L. CENSORIN. 1 riuerfo vna "virtoria fopra -vn carro tirato da due Caualli in atto di corre- ,fotto li quali -vi fono quefti nomi. C. LIMETA. P. CREPVSJ . che^' no i detti deputati /òpra la zecca , dal qual riuerfo apparisce , che . C. LI- ETA, nqn può lignificare altro , che Caius Limetanus , attefoche faria -vn© ropofito a mettere C. Limitibus metandis . fotto due caualli .la medaglia Caio Mamilio Limetano da Pierio non conofciuta -vedefi raprefentata al iuo in iftampa nella medefima opera dell'Orlino , doue tratta della Gente^ amilia,cV~ proua per autorità di Saluftio,che detto C. Mamilio fu anco Tri- mo della Plebe , ini chiaramente fi viene in cognitione , che quel Simolacro n habito palliato , corto, &C foccinto , col cappelletto in tefta, con il bafto- s In mano , éV^ con il cane a piedi , che ha la tefta alzata , cV~ bocca aperta erfò lui , è VlifTe , che doppo xx. anni fé ne ritornò a caia fila incognito fòt- , Tfeentito habito di mendico , riconofciuto per patrone da Argo filo canet quale imagine fece imprimere Caio Mamilio Limetano per memoria, cho fua gente Mamilia djfcendeua da Mamilia figlia di Telogono , che fd figli- rio di Vlifie nato di Circe , cV^ è quello che edificò nel Latio Frafcati , co- fi fcriue Sedo Pompeo , Plutarco , Acrone , òC Porfirio Interprete d'Hora- j, però i più antichi Marnili j furono cognominati Tufculani , il primo che^» troui è Ottauio Mamilio Tufculano: Cicerone lib. 2. de Natur. Deorurru tpud Regillum beilo latinorum, cum ^4ul. Tofthumius Difiator cum OSlauh tamilio Tufculano prillo dìmicaret, in nofira ade Caftort& Tollux ex equis pn taretiififunt.llquzle Ottauio Mamilio fu Genero di Tarquinio Superbo , co- le attefta Liuio nella Decade prima del terzo libro, quando ragiona di Tarqui io Rè,che fi conciliaua la gratia de Principali Latini con gli alloggi , e paren- te. O&auio Mamilio Tufculano ( is longèTrinceps latini nominis erat , fi wc credimus, ab Vliffe Dcaqi Circe oriundus ) ei Mamilio pliamnuptam dat :f> fcae- I S» ICONOLOGIA tacciato dal Regno Tarquinio Superbo doppo 5 2. anni eflendo Confoli Li rio MinutioCarbeto, c^ Caio NautioRutilio, fu Lucio MamilioTufculan faito Cittadino Romano, di che Liuio Decade prima.lib.3. L. Mamilio Tufct Iaoo approbantibus cunctis Ciuitas data eft. 400. anni doppo in circa Cai Mamilio Liuetano per memoria della Tua flirpedifcefa da VlilTe , fece impc mer la (ùdetta medaglia « li cappclletto,che portaìn tefta lenza falda , è di quelli fatti a gulfa di mcz ouo di Struzzo, nella forma che (ì vede in capo alle ftatue di Caftore , oc"~ Po luce guerrieri la conici , di che Pompeo Fedo * Tika-Caflori, per non dar fi a conofeere : maL» ella medaglia vi ftà imprefto , ouero per aggiunto, nella guifa, che lo aggiun- in quelli tempi Nicomacho, tanto più che nelii verfi d'Homero ( che per tal mto più abailò Doneremo ) non fi nomina ; ouero perche Vlille fta figurato ;r viaggio, penfando CaioMamilio,che la fece battere all'vio di Roma,atte- ► che ì Romani per viaggio portauano il cappello . Tarquinio Prifco auanti [(Te R è andando a Roma *vn*Aquila gli tolte il cappello, óc^ vn'alta Aquila ce il fimile a Diadumeno figlio di Macrino Imperatore mentre andaua a f paf > in campagna : in Citta non l'vfàuano i Romani : Giufto Lipfio lib. primo edorum cap. 23. afferma che i Romani andauano (coperti , & non portaua» 0 all'vianza noftra i capelli, diche promette trattarne a pieno nelli fuoi Sa- ìrnali, a quali rimetto il lettore , non hauendoli io veduti ; in qua»to al dub- io, che iui muoue fopra autori , che fanno mentione di feoprirfi la tefta per onorar altri , tra quali Seneca, Saluftio, & Plutarco , che nelli precetti di reg- ere la Republica , & nella vita di Pompeo ragionando deirhonore » che face- a Siila a Pompeo , dice che auanti di lui ancorché giouane fi leuaua in piedi , fi feopriua tefta: fi può rifpondere, che fé vn Cittadino Romano era in Citta feopriua la tefta con quella parte di toga , che in teda rauuolgeua ogni Cit- rino , s'era per viaggio fi leuaua il cappello . il medemo cap pelio da viaggio tetto da Giulio Capitolino Cucullione porrauafi anco di notte , fi come riferi- re nella vita di Vero Imperatore, il quale ad imi catione de'vitij di Caligola,& i Nerone andaua la notte in volta con vn cappello in tefta per le tauerne,6e^ iioghi public! di Donne infami,oue incognito fi mefchiaua con taglia cantoni, ! sgherri per attaccar rilfe , dalle quali bene fpelfo fé ne partiua con la faccia** immaccata,& liuida, tornandotene a Palazzo tutto afflitto . In tantum uitio- wn Caìanorum , & T^cronianorum , ac Vìtellianorumfuiffe Amulum , >t uags- ttur notte per tabernas^c lupanari a obtecte capite Cucullione uulgarì uiatorh, fr commifeeretur cum triconius, & committeret rixudifjtmulans quis efiet , Apeque ajflictum liuida facie rediifiey& in tabernis agnitumjcumfefe abfconàjé- ìc . Cuculio Santonico da Giouuenale nella Satira ottaua chiamato" il capei- o alla Franzefe, che i vagabondi adulteri di notte portauano. tfocturnus adul- (•k Tempora Santonico ueUs adoperiti cuculio} D % Nella Sumere notturno* Meretrix *Aug. cuculio s> Lìqbat comite anelila no aplius » , Et nìgrumflauo crìnem ascondente galero . Se ben forfè legger fi potrei , Et mgrumflauum crinemabfcondente galero , più verifimile è , che il biorB quello luogo Ha epitheto della chiomsu, che del cappello , Virgilio nel 4,r Eneide al crine da pure l'epitheto di biondo . Et crinesflauos ,& membri cor a iuuent come guida alla patria con tal fèntimento di parole . Hunc auttm refpondens allocutuseft prudens Vlyflcs Cognojco, mente teneo , ))&c iam intelligenti iubes • Sed camus, tu autem poftea ajjìdueduc , Ha autem mihifìcubi baculum incifum eft , Vt innitar., quoniam d kitis valde Inbricam ejìe vìam • •] Dixit , & circum bumeros deturpem impojuit peram Denfis fcrutis rimofam , tortilis vero eratfunis . Eàmaus autem ei baculum gratum dedit. Hi iuerunt ,ftabulum autem canes , & paftorts uku Cuftodkbant d i •munente s , bic autem in ciuitatem duxit J^gem Vaupcri tri/ti fimilem ,&. Maculo innitentem , b&c autem triftia circum corpus vefiimenta indutusi Più abaifo rifenice Homero, quando il cane Argo lo riconobbe doppo xn* Cani* DI QESA%g 'KIP Pierio piglia Mercurio , fcolpit© lei diritto di detta medaglia per (imbolo della Concordia , che ne deue fegui- e doppo la limitatone della mifara ; nel che parimenti i rra , elTendo in queft© topronto, Mercurio figura dell'eloquenza, & fapienza d'VliflTe , al quale Mer- lino Tuo protettore diede ( cerne canta Homero nella X. Odiilèa ) contro gii ricanti di Circe, i'ht rba Moli difficile a (canard , della cui d fficultà Piin.lib.2 5. ap.4. la quale Herba è gierolifico della (apienza , òC* eloquenza , che difficil- ncnte da gli huomini s'acquifta , con la quale Vlifle potè far refiften^a a giorn- anti di Circe, cioè alli piaceri, òC alle fen(ualit Procace tr .2 gli Albani, Aza nella Giudea, 6^ Ciercboam in G'erualemme regnauano ; ma è facil cofa , cr e intenda di mifure di cole liqu de , flc"~ roinu- te_ . Geliio citato da Plinio libro fèttimo , capitolo cinqu2ntsfei ,;!ttribuifcc^ l'inuentione delle mifure a_, Pallamede , ó^ Plinio a_ Fi don e Argiuo, che-» filil decimo Principe de gli Elei , dhppo Hercolc potentiffimo fra tutti gli altri di fuo tempo , per quanto riferifee Stratone libro ottano , doue nomi- ila la mifura Fildonia , la quale ier.ea dubbio era di cofe liquide, 6^ minute , D 3 fé pò- S+ ICONOLOGIA fé ponemo mente a quel palio di l heotoratfco nelli Senatore nel capitolo della Geometria, oue narra , che il primo,che mi; (urafle, àC partiue la terra fu l'Egittio- Trimum ^fegiptius dominis pr* prijsfertur effe partitus ,cuius difciplina magiari mmfores ante dicebantur qual fuiTequefto Egittìo , trouafi in Herodoto lib. 2. chiamato Sefoftre , da. alcuni Sefofe, difeefo dall' Arabia , primo Rè di Egitto , il quale diftribuì ai ogni fuo valìallo vna egual portione di terra , 6^ v'impofe vn datio da pa gaffi ogni anno , & fé à quaLchunogli fullè ftato Iminuito il terreno dalle in xaondationi, il Rè mandaua ì mifiirareil danno dato , acciò fecondo la tali fi defalcacele fmimiiue il xiatio, di qui la Geometria, 8C la Mifura hebbe ori £ine , la quale pafsò poi nella Grecia . * li, mifure , & geometria edificar no» fi debbe, perciò alcuni applicano a lu quel verfo d'Ouidio nel primo delle Metamorfosi. Cautus bumum lungo fìgnauit limite Menfor . E la mifura figurata da noi con ifttcmenti, che (colpiti fi "Yeggiono nelle, antiche infcrittioni de' Romani, òCT primieramente (e le da nella man deftn il piede Romano principal mifura, dalla quale tutte le altre fi deriuano , co ine la fudetta Decempenda , Vlna, cubitum , Orgya mifura di fei piedi , fl^ plethrum mifura di cento piedi, oc"* altre, che nomina Budeo nel luogo cita* Co » & con quelle mifure de piedi fi naiiuuuano le miglia , li ingerì , & lo Ita- dio,che DI £ESA%E %IPbC del Icmifwre, acciocfce il Pubiico non patilfe danno , fii coramella al Prefetc» delle DICESA'KE RIPA. >r ►fella Città . SanTommallò nel fecondo libro del Regimento de' Principi ca- ltelo quattordici, dice cheli pcfi , 6^ le mifure fono neceflarij alla conferà htione della Republica , percioche con quelli fi conferua la fedeltà nel con- lattare^ : Onde l'Eterno Padre Iddio nel Leuitico capitolo dicianone , ord;- landò a Mosè , che eilortalle il Popolo a mantenetela giufticia , propofe re- iole della naturai giuftitia_ ; non farete , diile , cola alcuna iniqua nel pe/o , L nella mifura . T^on facietis iniquum aliquid in iudicio , in rcgula , in pon- sre, & menfura fiaterà iusla 3 & #qua fint fondeva ; iuslus modius , dquif- yefextarms . Soggiunge San Tommafo. Ergo B^eges pondera , & menjuras ìadere debent populis fibifubitflisvt rtfleftin commerci] sihabeant , La prelente hgura può feruire non folo per mifura materiale de (iti 9 cam- 1,6^ edifici), ma anco per miiura morale > òC moderatone di fé mede- mo : òre, dice. Tokhe h Ihaurè mifìtrata , la Ttrtica Mi dirà quanto ella vai , fino a vn picchio , E molto propoi donata a denotar la miiura del proprio *vhi€rt>, 8f far lo (candiglio delle fue facilità , perche .contenendoti molte mifure-. i pertiche nelli terreni , polleiìioni , $C 'Ville , dalle quali fé ne caua-. 'Vitto lignificare in quello luogo il faper mifurare le lpefc , aftenen- ofi dalle fuperfluità , tk^ gouernandofi conforme^ l'entrato iua , & indica } che danao le raccolte de gli fuoi terreni » •nd'è jS IC O NOLO G IA ond'è quel detto di Perfio poeta parlato in prouerbio . M effe tenus propri*} uè . fa le fpefe fecondo la tua raccolta, Si le tue facoltà ; metafora preia da Agricoltori , che mifurano le fpefe con f entrate; > checauano dalle raccolt delli campi loro, altrimenti non fi pub durare , quando la fpefa fupera il gì dagno. Horatiolib. s.fatira^. Define eultummaioremeenfu, lana la fpei maggiore dell* entrata , non ti mettere a far quel che non puoi ; ma datti e fura , de norma da te ìtelfo ; dalla qual norma farà figura la quadra , da lat detta norma , con la quale fi mifurano , & aguagliano gli angoli , &C per noi con la quadra della ragione dobbiamo aguagliare l'angolo de la fpefa e l'angolo dell'entrata , & dobbiamo mi furar bene l'vno , t\C l'altro cantoi con la propria mifura, conforme a quel detto di Luciano , Dijudices dimet tisq; propria ytrumq; menfura. fi che deuefi ltare in ceruelìo, & viuere a fei che è il compaflo, col qual dobbiamo mifurare la circonferenza, &ape^ ra della noftra bocca . Giouenale fatira xi. Bucc£ Tfofcenda efl menfura Ju&fpetlandaq; rebus Infummis, minimi fq; etiam, cum Tifcis emetur: 7v(e cupias Mullum , cumfit ti Gobio tantum . In loculis : Quis enim te deficiente cumenta , . Et enfiente gula manet exitus me paterno ì Ne' quali verfi ci fi dà ad intendere, che non fi deue mandare ogni cofa per la gola con parafiti, in palli , in banchetti , e conimi ; ma che ciafeuno uè conoscere la mifura della lua bocca , óc^ che fi deue riguardare nellej fé grandi, & nelle minime ancora /quando fi compra il Pefce,fe hai lolam te modo da comperare il Gò, pefee da mercato , non desiderare il Mullo condo alcuni la triglia , che vai più ; impercioche feemando la borfa , &C * feendo la gola , non fi può fperare fé non efito cattiuo , & infelice de l'heg tà paterna ; riducendofi poi in eftrema miferia il diflìpatore , e fpregatoreg fen^a mifura è vilìùto . Il jNiuello col perpendicolo da' latini detto Libe| tiene anco il fuo miftico fentimento,attefò che col niuellofi bilancia, pel cofi , l'opera, facendoli proua fé ella è retta, giuda , ó£~ vguale : cofi noi p. mentf dobbiamo ponere il niuello fopra le noftre opere , 8c^ con giufta tta bilanciare , & mifurare la noftra conditione , e lo (lato noftro . Oportet autem iuxtafuam quemq\ conditionem , - Vniufiuiufqi rei fpcclare modum . Dille Pindaro j Et perche col perpendicolo , pelò di piombo Ci mifura l'altezza , dobbia anco noi mifurare l'altezza de* noftri penfieri col perpendicolo del intellet Se del giuditio, acciò non facciamo cartelli in aria . Quicquid excejjit modum Tendet inviabili loco . Dice Seneca nell'Edipo . Ci òche efeede il modo, & è fuor di mifura dep ere da loco inftabile : ma la mifura rende il luogo ftabile,& fermo,& li peni d'atti oni graui, mifurati con debita mifura, fi pollono comportare. J^»i j uà mctìtur pondera [erre poteH , Veriò degno di Valerio Martiale . Deue dunque ciafeuno portar Ceco mifura d ella ragione per mifurare le lue operatioui , '6^ regolarli in qt co DJ CESALE RIPA. j9 ti debiti modi , acciò polla caminare in quefta 'vita per la -via diiitca , gin* » &»-_> eguale fenza intoppo alcuno . M O DE STIA. N A giouanetta, che tengha ne la deftra mano vno fcettro,in cima del quale vi fia vn'occhio, veftafi di bianco, S: cingati con vna cinta d'oro, acon il capo chino , fen^a ciuffo, & fenz'altro ornamento di tefta . Santo Agoftino dice,che la modeftia è detta dal modo?&~ il modo è padre ie l'ordine : di modo che, la modeftia confitte, in ordinare, Se moderare !e_^ >èrationi humane, òC per far ciò, bifogna collocare lo feopo della noftra in- ntione fuor d'ogni termine eftremo dal mancamento , §C dell'eccello , tal le ne le noftre attioni non ci teniamo al poco ,ne al troppo , ma ne la ~*ia di ezzo regolata da la moderatione , de la quale n'è (imbolo l'occhio in cima-» ; lo feettro , percioche .gl'antichi facerdoti 'Volendo congieroclifico lignifl- il moderatore , foleuano fare 'vn'occhio, óc^ vno feettro, cofe molto con- cienti alla modeftia , perche chi ha modeftia > ha occhio di non calcare in qualche i fé ICO NOLO G I A qualche mancamento, & chi fi laffa reggere dallo fcettro della modeftia, sa frenare li Tuoi penfieri , acciò non incorrino nel fouerchio . Modeftia enim ( fé condo feri uè Hugone autore efemplare ) cfl cultum , & motum , & omnem n flram occupationem vltra defeflum , & cifra excefìum filiere. La Modeftia dunque richiede , che Phuomo fappia moderare fé ftefTo,do particulare di Dio , come Sotade antichiflimo potrà greco lafsò fcritto. EsmodeHushoc Dei manusputa. Modeftia prompta tunc aderit tibi>fi moderabis te ipfum . Il "veftimenro biancone fegno di modeftia,& d'animo,il qual contento dell co fé premènti , par che niente tenti più alianti , ciò narra Pierio Valerianolib,^ Si cinge la modeftia con cinta d'oro, perciò che ancolediuine lettere me Piante la (ìidetta cinta dimoftrano la temperanza , & la modeftia , per la quaì i larghi . & lafciui defideri j , & sfrenate cupidità, fi iiftrigono,& fi raffrenano informandovi dentro l'animo vna pura modeftia, come fi può comprendere dà Salmo Eruóhuit , in quei terzetto , Omnis gloria eiusfilij$? Focato, con le coma nella fronte, che guardano in Cielo ,la barba lunga, $0 pendente verfo il petto , & ha in luogo di vefte vna pelle di pantera, che li cul- pe il petto,& le /palle, tiene con IWna delle mani vna bacchetta , la cima della quale è riuolta in guifa di paftorale, 6^ con l'altra la fiftola iftromento di /ec- ce canne , dal me^zo in giù è in forma di capra pelofo , & i fpido . £c Silio Italico lo dipinge ancor egli in quefta guifa cofi dicendo . lieto delle fue fefte Tan dimena la picciol coda , & bà di acuto pino le tempie cinte , e dalla rubiconda fronte efeono due breui corna , e fon* l'kifpidaèarba feende fopra il petto Dal duro meno, e porta quefto Dio Sempre rna uerga paftorale in mane Cui cinge i fianchi di timida Dama la maculofa pelle il petto , e il dorfo* Pan è voce Greca, 6C in noftra lingua lignifica l'vniuèrfo, onde gli antichi polendo Tonificare il Mondo per quefta figura ante ndeuano per li corni nella-, ruifa che dicemmo, il Sole , c che fta fopra gli altri Elementi , in confine delie celcfti sfere , La barba lunga, che va giù per lo petto, mtfftracfoe i due Elementi fùperio- i , cioè Paria, e'1 fuoco fono di natura, e forza inafehile, comandano le loro jnpreffionidi natura feminile. Ci rappre/ènta la maculofa pelicene gli cuopre il petto , dc^ le fpalle,l'ot* ?aua sfera , tutta dipinta di chiariffime ftelle , la quale parimente copte tutt* juello che appartiene alla natura deile co/è. La verga dimoftra il gouerno della natura, per la quale tutte le cofe { ma/U- ne quelle che mancano di ragione ) fono gouernate , àC nelle fue operationi ono anco à determinato fine . Si dimoftra anco per la 'verga ritorta l'anno , flqualfi ritorce in (è ftefli. lell'altra mano tiene la fiftula delle fette canne , perche fu Pan il primo ,ehc SC altre fimili cofe, eflèndo che nelf Europa vi fono i maggiori, e più ri tenti Prencipi del Mondo y come la Maeftà Ce/àrea , 6^ il Sommo Pontcf Romano , la cui auttorità fi ftende per tutto, doue ha luogo la Santiflìma \ Cattolica Fede Chriftiana, laquale per gratia del Signor Iddio, hoggi è peri nuta fin al nuouo mondo. Il cauallo, le più forti d'armi, la ciuetta /òpra il libro, & li diuerfi ftrume muficali, dimoftrano che è ftata tempre fuperiore à l'altre parti del mondo, rarmi,nelle lettere, & in tutte l'arti liberali . Le fquadre,i pennelli, & i fcarpelli, lignificano hauer hawuti,& hauere hti mini illuftri,& d'ingegni preftantilTimi, sì de Greci, Latin], ò\^ altri eccell tiffimi nella pittura, fcoltura,& architettura . Nell'I fola di Candia da Gioue in forma di Toro, come fingono i poeti: Europa nella Medaglia di Lucio VokeoStrabone,& altroue è figurata D la, fopra *\n Toro,che la porta via. ASIA, DONNA coronata di vnabelJiiTìma ghirlanda di vaghi fiori, 8 la qual vogliono e tenerle l' Imperio, si deli* Afia maggiore,come de la minore. La ghirlanda di fiori > & frutti è per lignificare che l'Afia ( come riferiteci io. Boemo ) ha il Cielo molto temperato,& benigno . Onde produce non fo- ttuto quel che fa meftiero al viuere humano : ma ancora ogni forte di deli- t perciò il Bembo così di lei cantò . Nell'odorato , e lucia' Oriente Là (otto il vago , e temperato Cielo, Viue ma lieta , e riposata gente, Che non l'offende mai caldo , né gielo . L'hàbìto ricco d'oro,& di gioie concerto, dimoftra non Colo la copia grande, ie ha di elle quella feliciffima parte del mondo,nu anco il coftume delle gen di quel paefe , perciòche come narra il fopradetto Gio. Boemo non io lo gì' Ivommi : ma le donne ancora portano pretiofi ornamenti > collane, maniglie» adenti, 6; vfano altri diueifi abbigliamenti . E Tien ■ f* ICONOLOGIA | Ticn conja deftra mano i rami di diuerfi aromati , perciò èl'Afia di efll et sì feconda , che liberamente gli di liribuìfce a. tutte l'altre regioni . Il fumigante incenfiero, dimodra li fàoui > ^odoriferi liquori, gomme ,5 fpetie,che producono diuerfè Prouincie de l'Afìa: laonde JLuigi Tanfillo do cernente cantò.Ut fpirauan foauì .^irabi odori . Et particolarmente delfincenfo. veti è in tanta copia, che bada abbondati tementeper i facrificjj a tutto il mondo . Il Camelo è animai molto propio dell' Afia* 6^ di eflS Ci feruono più, che. di ogn'altro animale. A S I A. DON N A in piedi , che nella finiftraticne tre da ;dh, in vna medaglia d A driano di legnata da Occone ab Vrbe condita 8 75»vien anco di fegna ta neirifteflb luogo , Donna in piedi, nella delira vn fèrpente^nella.firiiftra vn Jimone,, fòtto i piò di vna Prora con la parola Alia, A FRIC A. N A donna mora, quàfì nuda , hauerà li cappèlli crefpi-, 8tT /parfi ,te nendo in capo come per cimiero ""vna tefta di elefante , al collo vn file di coralli , ó^jdieflia l'orecchie due pendenti, con la deftra mano tenga *vi icorpione»& co la finiftra vn cornucopia pien di fpighedi grano ; da vn lato af preltò di lei vi farà rviiferociflìmo leone, & da l'altro vi fàranno.alcune viperei & fèrpenti venenófi. Africarvna delle^quattro parti del Mondo è detta Africa, quafi aprica, ciot vaga dèi Sole, perche è priua del freddo, ouero.è detta da Afro vno de difeen» denti d'Abraham, come dice Giofèfo. Sirapprefèntamora , eflèndo l'Africa fòttopofta al mej^zo dì , ó^_ partt-. di ella anco alla zona torrida j ondegli Africani vengono a&eflère naturalmeq te bruni, & mori. Si fa*nuda, perche non abbondamolto di ricchezze quetlopaefe., Xn tefta dell'Elefante fi pone, perche cosìftafatta nella Medaglia deH*fm- peradore.Adriano,>eirendo quelli animali propine l'Africa, quali menaci da quei popoli in guerra, diedero non folo mecauiglia ; ma da principio fpauen- to a R omani loro nemici . :Li capelli neri , crefpi , coralli al collo, 6^ orecchie, fonoornamenti Joroj propij morefehi . Il ferociffimo leone,il feorpione, Si. gli altri -venenofi Serpenti, dimoftrano» che nell'Africa di tali animali ve n'è molta copia , & fono infinitamente vene* noli, onde fopra di ciò, così dille Claudi.! no . 7^amq;feras aliis tdlits maurufìa donu Tr^buityhimfolì debet ccu vi&a tributiti Il cornucopia pieno di (pigne di grano denota l'abbondar:^, & fertilità friH mentaria dell'Africa, dellaquale ci fa fede Horatio. QuicqHid de Libycis verritur arcis. Et DI CESA%E RIPA. *y ' Et Gio. Boemo anch'egli nella detta deferittione , che fa de coftumi , leggi , f'vfanze di tutte le genti, dice che due 'Volte l'anno gl'Africani mietono le iade, hauendo medefimamente due 'volte nell'anno l'eftate . Et Ouidio nel luarto libro delle Metamorfofi anch'egli'. Cumquefuper Libyc àsuitlor penderei arenas Gorgone} capitisgutta cecìàertcruentA Quas burnus exteptas uarìos ammauit in angues ; VnàefrecjUens Illa es~l , infeslaque terra colubri* . r\ 'O NNA che con la finiftra tiene -"vn leone legato con vna fune, meda* LV glia di Seuero deferitta da Occone ab Vrbe condì ta.p48.& 960, In me- aglia di Adriano tiene vno scorpione nella deftra, affila in terra , nella finiftra 11 cornucopia . L'Africa con la probofeide in tefta de elefante vedali in Fui- io Orfini nella gente Ceftia, Eppia 3Norbana, & nella medaglia di Q^ Ceci- 0 Metello Pio. E 2 AME- ICO NO LO G 1nora, il che potrà ancora alludere al veflimento . Coronò quello pittore l'offo del capo d'erta di "vna ghirlanda di -verde al- to, per inoltrare l'Imperio fuo fopra ruttili mortali , & la legge perpetua^ , E 3 nella ) ** > fCO NO LOGICA nella finifrra mano le pinfo vn coltello auuolto con *vn ramo d'oliuo » perche non fipuòauuicinarlapace , & il com modo mondano, che non s'auuicini ancpr la morte , &la morte per fé della apporta pace, & quiete , & chela fi» è ferita di;pace , & non di guerra » non hauendó chi gli refifta , « Le fa tenere vn bordone dà peregrino in su la fpalla , carico di corone , di mitre, di cappelli , di libri , ftrumenti muficali , collane daCaualieri , anella da maritaggio , OC gioie , tutti iftromenti dell'allegrezze mondane , lequali fabricano la Natura , & l'altre , &ella emula ambedue, -va per tutto inquie. ta peregrinando , per furare, bC ritornare tutto quellojdi che a l'induftria, & ai fapere humano fecero donatione . Ai Morfei SI può anco figurare con "vna fpada in mano inatto mThacciéuolé,& neP l'altra con vna fiamma di fuoco , lignificando , che la Motte taglia , òC diuide il mortale dall'immortale, 6c^_. con la fiamma abbrucia tutte lepfr te-ntiefenfitiue , togliendo il 'vigore a' fenfi, & col corpo le riduce in cenn* j:©>&.infummo.. : Morto7* CW gran'confideratione farebbe fondato all'autorità della fc'ritturaS» era chi volette dipingere la morte,ieconck> fu moftrato in fpirito ad'A mor Profeta, fi come è regiftrato nelle fue Profetie, al cap. òttauo , doue dice Vncinumpomomm ego video, ciocche vedeua la morte,non fòlocome fi dipii gè ordinariamente con là falce nella finiftra mano, ma anche con -vn vncini nella deftra,perche sì come- co la falce fi lega il fieno,& l'herbebatte,che ftin sì come ne l'Ode 28. deii'ifteilbli brodicc. mllum Sana caput Vroferpinafugit. MORMORAI* IONE- Vedi a Detrattione*. MOSTRI. PERC HE molte volte occorre di rapprefentare-diuerfi Mo(trì,sì ter- reftri , come acquatici , $C aerei , ho trouato alcuni Poeti , che ne fan no memione ; onde mi pare a propofito di mefcolarii inficine , per chi ne ha ueràbiiògno. SCILLA DI CESJ%E RITJ. ?j % C I L L A. Secondo Homero nell'OdiJfea, VN moftro herrendo dentro d'vna fpelonca marinatoti dodici piedi, e ancor noi crede £/ pur toccai e la pelle irfutate dura : Ma quando chiaro alfinconofee , e vede Che tutto è candì [otto alla cintura t Si Sìr accia il crin, Rivolto, e'ipettofiede Itli, • JB tale ha di [e Sleffo onta, e paura* Che fugge il nuouo cant fccos'adim ■ Mafuggomnqne'puolfeco fel gim* *£t Virg". nel 5. dell'Eneide diilè. Scilla fi Hringe nell' aguati ofeuri. D'vnafpelonca» e n fuor porge lahosc* Ei legni trahe dentro a gVafcofifcogli Human ha ilVolto , e nel leggiadro afpetto Vtrginefembra, eie poHreme parti Di mar in moHrofpauentofo, e grande Congiunte fon dilupo alfieroventre Didelfin porta al fin l'altere code-, Scilla,e Cariddi fono due fcogli pofti nel mare di Sicilia , eVfono ftati fèm- vepericolofiffimi alli nauiganti , però i Poeti antichi lidiedero figura di mo- iri marini opprefloiì di tutti quellì,chepafTano vicini ad e/li . SCILLA. Moflro nella Medaglia 'di Sefio Tompeo . VN A donna nuda fino al bellico ■■> kquale con ambi le mani tiene ^r* timone di naue, 6^ par che con elfo vogli menare vn colpo , & da! jell'co in giù èpefee, & fi diuide in due code attorcigliate , & lotto al bellico ìfeono come tre cani , & tengono mezzo il corpo fuori, & par che abbaino» Tiene il timone in atto minaccieuole , & nociuo per dinotare, che eflendo Jcilla vn palio molto pericolofo a' nauiganti > fuoi fpe^zarele naui 3 ÒiT am- na^zare i marinari . v Si dimoftra per i cani lo ftrepito grande che fa il mar tempeftofo , quando )atte in quei fcogli,che s'aflomiglia al latrare de cani» òC il danno , che rice- Jono dalla fierezza di Scilla quelli , che danno a traueiTo 5 onde Vergilio cosi iice con quefti *ver fi nella fefta egloga . E 4 Can- •7t ICO NO LOGICA Candida fuccinfìam latrantibus inguina monflrìs fruii chi a s vevajferates , 6^ perciò il Petrarca difìe .. Taffa la nane mìa colma d'oblito Intra Scilla e Cariddh&ca„ Chimera.. LVcretio, & Hòmero dicono* che la Chimera ha il capo di Leone, il ven- tre di capra, ó\^ la coda di drago, & che getta fiamme per la bocca,co me racconta anco Virgilio , , che la finge nella prima entrata dell' inferno in- Cerne con altri moftri.. Quello,chc dittero fàuoleggiandò i Poeti della Chimera fiV fondata nell'bi- ftoria d'vn monte- della Licia , dalla cima della quale continuamente eicona fiamme , & ha d'intorno gran quantità di leoni , effondo poi più a bailo veria il me^zo della fua altezza molt*abbondanza*d'arbori , e pafcoli .. Griffo., SI dipinge con la tefta,con l'ali,, ccon l'artigli all'aquila fomiglianti , 6^ con il refto del corpo, eco' piedi pofteriori.& con la coda al leone. Dicono molti , che quelli animali fi trouano ne i montideli' Armenia-; . è il Griffo infogna di Perugia m«a patria datali già dagl'Armeni , li quali pafla- ti quiui con figliuoli , ó\^ nepoti,ó\^ piacendoli infinitamente il fìto,eflenN do dotato da la natura di tutti i beni , che fono neceflarij a l'*^vfo humano, le« citamente v'habitarono dando principio alla prelente nobile , inuitta , & gè* nerofa profferita .. Sfinge. LA Sfinge , come raccont&Eliano ha la faccia fino alle mammelle di vna giouane , & il refto del corpo di leone, ós^ Aufonio Gallo oltre a ciò dice,ch'ella ha due grand'ali ".. LaSfinge> fecondo la fauola,che fi race nta ,.. flaua micino a Thebe fopra d'vna certa,rupe,(8c^ a qualunque perii na*chc. pallaua di là pzo- oneua que- fto enigma, cioè.. Qual folle quell'animale, c'i^ duepiedi,ò: ilmedeiìmoha tre piedi, OC quattro piedi, & quei che non lapeuano feiorre quello detto,da lei reftauano miferamente veci uyòcd morati ; io fciolfe Edipo, dicendo,^ .'era l'huomo , il qual ne la fanciullezza a le mani , 6^ a i piedi appoggiandoli è di quattro piedi , quando è grande cammina con due piedi : ma in vecchiez- za fcruendofì del baflone è di tre piedi ; Onde femendo il moltro dichiarato il ìuo l fuo enigma , precipitosa mente giù del monte,oue ftaua fi lancia • *4pie. F Infero li poeti l'arpie in forma dSrccelIi fporchi, & fetidi ,Sc differo, che. furono mandate al Mondo per gaftigo di Fineo Rè d'Arcadia,aI quale^, [perche hauea accecati due iuoi figliuoli , per condefcendere a la coglia della jnoghemadregna di eflì,.quefti vccclli, eilèndo acciecato rimbrattauano,ó£"" toglieuano le viuande mentre mangiaua > & che poi furono jcjueft* arpie fcac* ciate da gl'Argonauti in feruitio di detto Re nel mare Aonio neil'ifole dette-» Strofadi >xome racconta ApolloniadifFufamente. racconta Virgilio nel 3. de t'Eneidejche vna di quefte predicente a i Troiani la venuta infelice , & i faftidij che doueuano fopportare in pena d'hauer prouafcad'Vcciderle , & afimiglia* za di Vtrgilio ledefesiue L'Anodo così . Erano fette in vnafchiera , e tutte Volto di donna bauean pallide » e [morte Ter.lunga fame attenuate, e afeiutte» Horribil a veder più che la morte Valaccie grandi hauean difform'c brutte Le man rapaci» e l'vgne incurue , e torte Grand* e fetido il ventre, e lunga coda, Come diferpe.che s aggirale fnoda. Furono l'arpie dimandate cani di Gioue , perche ibno l'ifteflè , che le futie gante ne l'inferno con faccia di caneiComediiTe Virgilio nel /èfto dell'Eneide» rtfaque canes vlulare per vmbram . fiicefi ,che quefti eccelli hanno perpetua fame a firn iHtudint de gl'auari . fììdra-, DIpingefi l'hidra per vn fpauenteuole /èrpente , il quale come raceont&J Ouidio lib. 9. Methamorf.hà più capi , ÒX^ di lei Hcrcole così dille quando combattè con Achcioo trasformato in (erpente • Tu con vn capofol qui mecogioslrì L'hidra cento n hauea , né laftimat , £ p e r ognvn,ch'io ne troncai , di vento Tje viddi nafeer due di piùfpauento. Ci fono alcuni , che la pingono con fette capi rapprefen tati per i fétte pee« cati mortali.. Cerberoi SEneca la dèferiue in quello modo. il terrìbile cane, ch'alia guardia Sta del perduto regno , e con tre bocche Lo fa d'horribil voce rifonare 1 orgendo gì aue tema aletrisT ombre il capo , el collo ha cinto diferpenti, Et è la coda vn fiero drago,ilqualc Fifchia, s'aggira ,e tuttofi dibatte* Àppol- » 74- ICONOLOGIA AppolJodoro medefimamentelodcfcriuc ^m* di più dice ., che I peli d & in mano vna viola da gamba » b al- tro inftrcmento muficale. Mufica. SI dipingono alla ri uà d'vn chiaro fonte quali in circolo molti cigni , &£* nel mez2o *vn giouanetto con l'ali alle /palle , con faccia-mollc-* > & delicata,tenendo in capo --vna ghirlanda di fiori , il quale rapprefènta Zefiro in atto di gófiare le gote, & di ìpiegar vn leggiero vento veifo i detti cigni,per la ripercusfión di quello vento parerà«che le phime di eflì dolcemente fi muò ,iiono,perche,come dice Eliano,quefti vccelli noncantano mai, le non quando fpira Zefiro, come i Mufici , che non fogliono volontieri cantare3fè non fpira-i qualche vento delle loro lodi ,& appreffo perfone,chc gufano la loro armonia. Mufica . D. Otìna,che fuoni la cetra, laquale habbia vna corda rotta , ckT in luogo della corda vi fia vna cicalaè In capo habbia vn rufignuolo vccello no^ tifiìmo, a' piedi vn gran.vafò di vino, & vna Lira col fuo arco, La. cicala- poftafbpra la cetra, fignifica la Mufica , per vn cafoauuenuta dì vn certo Eunomio , al quale fonando vn giorno a concorrenza con Ariftofle- j no Mufico,«el più dolcedel fonare fi ruppe vna corda, &iub'bito Copra quel- la cetera andò volando vna cicala , la quale co] fuo canto fuppliua al ;«»• r camento della còrda, cofi fu vincitore, della concorrenza muficale. Onde per beneficio della cicala , di tal fatto , li Greci drizzornó vna ftatua al detto Eu- ! nomio con vna cetera con la cicala fopra , & la pofero per Hieroghfico della : mufica. v il Rofignuolo era fimbolo della mufica per la varia,fii2ue5& dilettabile me lodia della vtrce ,• perche auuertirno gli antichi nella voce di quefto vccello tinta ia perfetta feien^a della mufica ». cioè la voce hor graue., & hora acuta 9 jeen tutte le altroché s'ofleruano per dilettare . Il vino fi pone perche la mufica fùritrouataper tenergli animali allegri, co- raefa )JÌ fg JCO NO LOG 1*A Ole fa il vino , & ancora perche molto aiuto dà alla melodia delta voce I! -vi fio buono, ^delicato , però dittero gli antichi fcrittori vadino in compa gniadiBaccho» M V s e; FV R O N O rapprefentate le Mufe da gli antichi giouani , gratio/è, 6^J Vergini , quali fi dichiarano nell'epigramma di Platone referto da Dio gene Laertio in quella fèntenza . H&c Venus ad Mufas . Venerem exhorrefcite l^ympht, lArmatus vobis aut amor infilìet . Tunc Mufe ad Venerem. Lepida hac loca tolte precamur • diliger bue ad nos non volat Me puer . Et Eufebio nel lib. della prcparatione Euangelica dice eflèr chiamate Izì Mufe dalla voce Greca mneo , che lignifica inftruire di honefla , 8c buona di« fciplina; onde Orfeo nelli Tuoi hinni canta come le Mule han dimoftrata la Religione, & il ben vmer'a gli huomini . Li nomi di dette Mufe fono quelli, Clio , Euterpe , Talia , Melpomene , Polimnia, Erato , Ter/icore , Vania, Oc Calliope » CLIO. KAPPRESENTAREMO Clio donzella con vna ghirlanda dì fami ro, che con la delira mano tenghivna tromba , &con la finiltra vii Jibro, che di fuora fia fcritto T V C 1 D I D E S . Quella Mufa è detta Clio, dalla voce Greca eleo, che lignifica lodare, b dall'altra cleos , fignificante gloria , & celebratione delle cofe, che ella cani ta,ouero per la gloria, che hanno li Poeti preflò gli huomini dotti , come di* ce Cornuto, come anco per la gloria , che riceuono gl'huoniini, che fono ce* lebrati da Poeti, • Si dipinge con il libro Tucidìdes , percioche attribuendoli a quella Mufìu» Thiftoria, dicendo Virg, in opufe, de Mulìs. Cliogefta canens tranfafli tempora reddit . Conuien che ciò li dimoftri con l'opere di famofo Hiltorico, qual fàjl det- to Tucidide. La corona di lauro dimoftra,che fi come il lauro è* fempre verde,e longhifV fimo tempo fi mantiene, cofi per l'opere dell'Hiftoria perpetuamente "vi-. nono le cofè pallate, come ancor le prefenti , E V T E R P E, GIOVANETTA bella , hauerà cinta la teda di vna ghirlanda di va- ri) fiori, terrà con ambi le mani diuerfi ftromenti da fiato. Euterpe , fecondo la voce Greca fignifica gioconda , & dilettetfrMe , per ii piacere, che lì piglia dalla buona eruditione, come dice Diodoro lib. j.cap. i. & dalli Latini fi chiama Euterpe : Bene dekclans. Alcuni DI CESA%E RIPA. 77 Alcuni vogliono, che quefta Mufa fia fojwra la Dialettica , ma ipiù dicono, ke fi diletta delie tibie, & altri inftcomenti daikto , così dicendo Oratio nel- a prima ode del lib. i. Si neque tibias liuterie eohibet. Il Virg. in opufé. de Mufis . £>ulcik*[uis xalamos Euterpe Slaiibusyyget. Se /e da ghirlanda di fiori , perche gl'antichi dauano alle .Mule ghirlanda li Roti , per eiprimer la giocondità del^propio lignificato perii Tuo nome, àC flètto del fuQno,.che tratta., TALI A. GIOVA N E di Ìafciuo., & allegro volto , m capo Imierà 'vnaghirla-n- da d'hedera ,Zti\À con la fìniftra mano vna^nafchera ridicolofa,6Y~ ne piedi i ibechi . A quefta Mufa fi.attribuifce l'opera della Commedia., dicendo Virgilio iru pufc.deMufìs. Comica ìafciuo gaudetfermonel'halid.. Perciò le fta bene U -volto allegro , & Ìafciuo , come anco la ghirlanda dihs- ;ra in fegno della fua prerogatiua fopra la Poefia Comica: La maTchara.ridicolofa , lignifica la rapprefentatione del fuggetto rideuolc erpropio della Commedia. -Li Tocchi eflèndo calda-menti,, che vfauanoanticamentej3ortare.it.eci tanti t Commedia>dichiarano di -vantaggio-la noftra figura. M E L P O M E N E, 30NZELL A d'afpetto, èx^veftitograue , con ricca, 8^ "vaga ac- conciatura di capo, terrà-con la finiftra'mano feettri, & corone alzate in to , & parimente faranno altri feettri , &C cotoneauanti lei gittate per ter- i».ÓX con la delira mano terrà ~vn pugnale nudo , Se ne i piedi i coturni . irgilio attribuifee a quefta Mufa -l'opera cfella Tragedia con quefto verfo. Melpomene tragico proclamatm&Sìaboatu . Benché altri la facciano inuentrice del canto, donde anco hariceuuto il no- ie ,peròche vien detta dal nome Greco Molpi , che vuol dir Cantinela, 3^ lelodia , per la qualeiono addolciti gli auditori . Di qui dice-Horatio ode 4. lib. 1. Cuiliquidam. pater uocem cumcrthara dedit. Sì rapprefenta di afpetto,^^ di habito graue, perche il fùggetto della Tra- cia è cofà tale , eftendo attione nota per fama , ò per rhiftone,laqual grauità i viene attribuita da Ouidio. ùmnegenusfcriptigrauitateTragadia lanciti Ce corone , 6*^ feettri parte in mano , &C pacte in terra, & il pugnale nu- 3>%nificano il cafb della felicità, & infelicità mondana de gl'hiiomini per wtenere la Tragedia txapafto difelicita a miferie , cuero il contrario da mi- rie a felicita . U coturni,che tiene ne i piedi fono iftromenù di elfa Tragedia. « Onde 7* IC O NO LO G IiA Onde Horatio nella Poetica diceEfchilo hauergli dati tali mftrumenti . Tofìkuc per fona » patt Carmine , wtttu . TER- TERPSICORE, ^ I dipingerà parimente donzella di leggiadro , §C vago appetto , terrà \tu j cetera mofttandojdi fonarla, ri ara in capo vna ghirlanda di penne di varìj olori, tra odiali faranno quelli di Gazza , & ftarain attogratiofodi ballare. Se le da la cetera per Tauttorita del P©eta,che nel detto opufcolo , dice Ter- flCOIC • . lAffeEìus titharismouH, imperat,auget . Le fida la ghirlanda , come fi eletto , fi perche fòleuano gli antichi ta- lora coronare le Mufè con penne di diuerfi colori , inoltrando con elle il tro- a della vittoria , che riebbero le mufè per hauer *"vinto le sirene a cantaro » ime fcriue Paufània nel nono lib. della Grecia , & le noue figliuole di Pierio, ^diEuippe v icore fopra i balli . V R A N I A. *T A V E R A vnaghirlanda di lucenti ftelle3fàra veftita di azzurro,& ha* ri uerà in mano vn globo rappre tentante le sfere celefti. La prefente Mufa è detta daLarini celefte , lignificando Vranos , che è l'i- lio che il Gela: Vogliono akuni che ella fia cofi dettaj perche inalza al Cie- ^rhuomini dotti» Se le da la corona di ftelle,& il vestimento azzurro in conformiti del filo fì- ificato, & globo sferico dicendo così Virg. in opufc.de Mufis. >Vraniac&li motusjcrutatur, & aflra* CALLIOPE. "MOV A NE ancor eila,& hauera cinta la fronte di vn cerchio d oro,nel J braccio finiftro terrà molte ghirlande di lauro, Se con la deftra mano tre ri , in ciafeun de'quàli apparirà il propio titolo , cioè in vn Odiflea , nellal- 3!iade,&: nel terzo Eneide. Calliope è detta dalla bella voce., quaflappo tis culiftopos donde anco Ho* ;ro la chiama Deam clama ntem. Se le cinge la fronte con il cerchio d'oro , perche fecondo Hefiodo è la più »na, & la prima trale fuecompagne,come anco dimoftra Ouidio lib.5.Faft. Wrima fui capii Calliopaa bori, Lucano, & Lucretio lib. 6. xCallkfe requieshominnmydiuMmquè uoluptas . Le corone d'alloro dimoflrano, che ella fa i Poeti tilendo quelle premio lo-' Se fimbolo della Poefìa , I libri fono l'opere de ' più llluftri Poeti in 'verfò heroico , il qual verfò fi at- )uifcc a quefta mufa per il verfò di Vergilio in opufe . * " v Carmina Calliope libris heroica mandat . A. quelli verfi di Vergilio ch'habbiamo citati fi confanno li fimulacri delo '% \ fe,che ftanno imprefie nel libro del Sig. Fuluio Oifino de Familijs Romano- 9; nelle medaglie della gente Pomponia . Veggafi So ICONOLOGIA Veggalì anco il nobile trattato > che fa. Plutarco nel nono Simpofiaco ojj fiionexiii. M V S E Cattate da certe Medaglie antiche dal Sig. Vìncentio della Torta eccellentiffimo nell'antichità . Clio . TIENE vna tromba , per moftrare le lodi>che ella fa rifònare per li fai ti de gli huomini illuftri . Euterpe. Con due tibie. Taira . Con *vna mafehara , percioche a detta Mufa vogliono che folle la Commedi dedicata» ha ne ipiedi i ibechi . Melpomene . Con vn mafèrrarone , in- fegno della Tragedia y ha ne i piedi-i coturni ► Terpficore: Tiene quella Mula "vna citara . Erato. Con la lira » 8£~ capelli longhi, come datrice de l'Elegia . Volinnia. Con il barbito da vna mano, & la penna da l'altra , P'rania. Con la letta facendo "vn cerchio : ma molto meglio* che tenghi vna sfera pò* che a lei fi attribuire TAftiologia . Calliope. Con vn volume, per fcriuer i fatti de grhuomini illuftri. M V S E. Dipìnte congrandijjima diligenza , & le pitture di effe le ha il Signor Francefco Bonaventura, Gentilhuomo Fio* rentino 3 amatore , & molto intelli- gente di belle lettere . Clio . Con vna tromba in mano, Euterpe. Con vn flauto in mano3 & con molti altri dromemi da fiato alli piedi « Talia . Con vn "volume. Melpomene. Con vna mafehata . Terpfìcore. Con vn arpa. Erato . Con vno Quadro. Tuli*' DJ CESJ%E RIPA. Sì Tolinnia. !on vn aria preffb alla bocca in fegno della 'voce » 5^ vna mano alzata per i gettile* quali fi ferue l'Oratore . Urania, Zonvn globo cclefte. Calliope, Con vn libro. M V S E. Come ài finte dall' Jllufirifsimo Cardinal di Ferrara a Monte Cauallo nelfuo giardino . Clio. COn la deftra mano tiene -vna tromba > Se con la finiftra vn -volume , **$ dalla medefima banda vi è vn putcino,che per ciafeuna mano tiene vna acella accefa, dC in capo vna ghirlanda . C Euterpe. On ambe le mani tiene vna mafehara • Talia . r^ On la deftra mano tiene *vna mafehara con i corni , 8^ con la finiftra j "Vi cornucopia pieno di foglie , bC di ipighe di grano : ma verdi ^^ó^ er terra vn'aratro . Melpomene. la deftra mano tiene vna mafehara, & con la finiftra vna tromba, 6^* L> per terra vi è '"vn libro di mufica aperto. mouendo con gratia le penti* della coda, per dar a (è fteflb aiuto nel volgere , & aggirar il corpo , aecompas- gnando il volo con l'ali , cosi medefimamente fi poteua col timone pofto die- tro alla naue , 'volgendo nel modo,che "vofgeua la coda queirvccello,con l'a» iuto della vela {olcar il mare , ancorché fulfe turbato , & hauendo facto di eie proua di felice filarello , 'vollero, che quefto "vccello folTe il Hieroglifico dell* Nauigatione , come nel Pierio Valeriarro fi legge al filo luogo . T^auigatione * VNA donna ignuda proftrata in terra, che habbia li capelli lunghiftt mi ,, che fpargendoli per terra 'venghino a fare onde , Umili a quella del mare , tenendo con vna delle mani vn remo > 6^ con l'altra la carta , e bollòlo da nauigare . NINFE IN COMMVNE. \ L L E fintionì de gl'antichi non è dubbio akuno,che molte, & diuftì fé vtilità G poflbno raccorre , dimoftrando la potenza, 6c^_ prouidenz di Dio ; perche altri ne infegnano precetti di Religione , moralità , 6\^ alti fimili beneficij , fi come hora particolarmente con l'allegoria delle Ninfe fi di nota l'opera della Natura,fignificandofi per elle Ninfe la virtù vegetatiua con fidente nell'humor preparato , per la quale fi fa la generatione , nutritone, è aumento delle cofe > onde fi dice le Ninfe eiTcrc figliuole dell'Oceano , madt del D DICESJ%ERIPJ. ?3 del fiume , nutrice di Bacco , fi dicono fruttìfere , Se vaghe di fiori, che pafee* no gli armenti , mantengono la vita de mortali , & che in lor tutela > & cura i monti ,le valli, i prati, i bofehi, &C gl'alberi, & ciò non per altra cagione,che per elfer la detta virtù dell'humore fparfa in tutte le fudette cofe,& operare Ci- mili effetti naturali , fi come intefe Orfeo celebrando in vn fuo hinno le dette Ninfe* in quella fentenza . J^utrices B acchi , quibus eft oculta domus Que fruttìfera, & lata pratorum floribus eftis , Tafcitis , & pecudes, & opem mortalìbus ipfa Cum rerere,& Bacco uitam portaftis alumna. Le quali cofe fiano dette qui in commune delle Ninfe, per non hauere a re- plicare riflette cofe nella efplicatione delle particolari figure > che feguirart- no appreffo . H innedi , & T^apee . SAranno donzelle gratiofe, il lor habito fuccinto , ÓVf* come dir fi fuole^ Ninfale, di color verde, l'acconciatura della tefta adornaranno varie fòrti 'di fiori con loro mifchiati , 8c varij colori, mofkaranno anco gran quantità di iherbette , e fiorine! grembo raccolti , tenendolo con ambi le mani di qua , 8c di 1 à con bell'atto fpar fo . Il Boccaccio nel libro della Geneologia delli Del riferifee le Ninfe de prati , àC de fiori chiamarli Hinnedi : ma Natale Comite lib. 5. delle mythologie al icap. 1 2. delle Ninfe ,dice tali Ninfe chiamarli Napee voce deriuata dalla Gre- ta , napos, che lignifica collina, & pafcolo. Il verde colore del veftimento , le tenere her bette , & fiori dimoftrano quel [che è lor naturale. Driadi ,& H amadriadi . SI dipingeranno donne rozze, lènza alcun ornamento di te,fta, anzi in ve- ce di capelli fi potrà far loro vna chioma di muico arboreo,o lanugine,che (ì vede pender intorno a i rami degli arbori. L'habito fia di verde ofcuro,li ftiualetti di feor^a d'arbori , in ciafeuna ma- no terranno vn ramo d'albero filueftre col fuo frutto , cioè chi di ginepro , chi di quercia , chi di Cerro , 6: altri limili . Le Driadi, & Hamadriadi fono Ninfe delle felue, 8c*"* delle quercie. Mne- limaco vuole,che fiano nominate Driadi , perche nelle q uercie menano lor vi- ta » &T" che fiano dette Hamadriadi , perche infieme con le quercie fon pro- iotte, onero, come dice il Commentatore d'Apollonio , & Ifacio , perche elle :on le quercie perifeono . Il miflerio Filofofico contenuto (òtto quelle fintioni , fi è dichiarato di fo- pra , quando s'è detto delle Ninfe in commune * 7{ìnfe di Diana . rVtte le Ninfe di Diana faranno vellite d'habito fuccinto , 6^ di color bianco in fegno della lor virginità . Haueranno le braccia , & le fpalie quali nude , con arco in mano , òC fare- uà al fianco. •'■• • . -, F 2 Così Sj. ICO NO LOGI & bracbia nude. Nel palazzo deiriJluftriilimo , 6^ Reuerendifsimo Signor Cardinal Fa nefe ve n'è vna di quelle Ninfe , molto gratioia > cV^ fatta con le medefimc. ©fleruationi . Potrebbefi anco oltre il /accinto veflimento adornare di pelle di '"vari j an mali per fegno, che fieno cacciataci . NAIADI. "Ninfe de fiumi. Siano donzelle leggiadre, con braccia , e gambe nude, con capelli lucidi chiari, come d'argento, e di criftallo per gl'omeri fparfi. Ciafcuna nari in capo "vna ghirlanda di foglie di canna , e (otto il brace finiftro vn*vrna,dalla qual n'efea acqua . Dice il Boccaccio nel lib. della Geneologia delli Dei le Naiadi eflèr dette i voce lignificante fluirò, & quella commotione, che fi vede nell'acque mentr Scorrono. Si fan con braccia, gambe, e piedi nudi , per fignificare le Semplicità de TaC que, eflendo elemento fènza miftione. Li capelli chiari , lucenti , & fparfi Significano Tacque correnti . Ilvafo, 8^ la ghirlanda di canne Con per fègno della l>ro povertà nel le acque , 6^ per quella ragione,pcr la quale fi danno INrne, de le ghUan de ai fiumi. Quefto ragionamento di Ninfe mi fa fbuuenire vna fonte bofeareccia fige rata dal Sig. Gio.Zarattino Caftel!ini,al cui mormorio dormendo alcune Nir fé da vna parte vn Cupido difeaccia dal bofeo con -vna face accela li fauni, Sì tir i , & Siluani , dall'altra parte vn'altro Cupido, che porta adoflo l'arco , & ! faretra , e tiene vn dardo in mano,con la punta del quale moftra d'imponere filentio a certi cacciatori , che hanno il corno aliato in atto di voler fonare fc pra la fonte , leggefi quefto fuo Epigramma, che per elTere leggiadro , e belle ne voglio far parte a curiofi ... Raptores Driadum proculhinc difeedite fauni » Syluani turpes , Van , Satyriq; rudes Hic T^ympha dulci deuitt* lumnajomno Claudere ne timeant adleue murmur aqu*. Rauc&venator clangorem comprime Bucce» Que uigiles cupiunt /omnia ne rapias» SZuodfi de fomno furgent refonante fragore Tu fies oculis prfda odioja fui;. MARE. VN vecchio con crini longhi, barba folta, inordinata , farà nu^o, Se or do, ma a torno fi vedrà cortina,che fuolazzandogli copra le parti din J^i, fotto *vn piede fi vedrà vn delfino , e folto i'aluo vna conchiglia marina, minano DJ CJESJ%E RIPA. Sj in mano Vn timon di naue, ò d'altri vafcelli da fòlcar il mare. Si dipinge il mare huomo vecchio,per efler egli antichiffimo,©^ coetanea de la noftra madre terra. Si fa horrido,e fpauenteuole per le fue commotioni . li lenzuolo dattorno gli fa vela, & il timone , che tiene con la mano ,«(Ten- do ifttomenti lignificanti l'operationi di nauigare,dichiarano la condicione di elio mare. Il medefimo effetto fa il delfino , & la conchiglia, cuendo animalerie fi ge- nerano A' viuono in quefto largo-campo . T H E T H I. 'bljnfa del Mare*. DONNA di carnagion folca , hauetà i capegti fparfì attorno al capo , le faranno vna ghirlanda di gongole, & chiocciole marine, hauerà per ve» fomento 'vn velo di color cucchino , & terrà in mano vna bella pianta ramo- fa di coralli. Thethi fu finta elTer Dea marina , &T fi intende per effà quella maflà^'ac* qua,o vogliamo dire humore apparecchiato, 6^ confparente alla genefatio- De , Se nutritione, perciocheè detta Thethis , quali tithyj» cioè nuurice,perche l'humore nutrifee ogni cofà.» o par s'intende i-elemento dell'acqua , il quale* abbondantiflimamentefi racchiude dal mare , il che intele Vergdio nel fuo Pollone, con quefti verfi . Tauca tamenfubertmtfrifc& veBigia fraudi: X£*r; tentare Tethin ratibus qux cingere muris Oppida, &c. Da Theti tiene ii cognome in Perugia mia patria l'anticha famiglia hono» fata hoggi nella perfona Signor Girolamo T hcti j gentil' huomo di tariffimi aualità . Il color delle carni, e del "velo di Theti dimoftrano quel bell'acque marine* Le gongole, le chiocciole , & la pianta de coralli fono cofe di mare atte a far >iu manifefta la noftra figura . Galatea* DOnna gìouanc bianchidìma, le chiome faranno fparfe,nTucenti,quafi fila d'argento, terrà all'orecchie pendenti di chianfiime , 6\^ finiifime-» perle , de'le quali hauerà 'Vna collana , òC per vestimento vn velo candido» ome latte, parte à torno il corpo rauuolto , & all'aria fpiegato , con vna mano jerra il vclo,& con l'altra vna fpugna , i piedi fi poteranno (opra vna bianchif- ma conchiglia . i Galatea è detta da gada, che fignifica latte , perb la candidezza della carne» I del velo rifpondono al fignificato del nome, & all'eller luo. Le perle,& le conchiglie fono per legno che è Deità del mare . Quanto alla fpugna narra il Boccaccio nel 7. 1 b. de la geneol.de gli De?,che et Galatea Dea della bianche^a fi dinota la ichiuma, che dall'onde marino pattute accogliente fra loro l'aere fi genera , la quale e bianchifllma , dalla-» uai poi fi generano le /pugne • F ; NIN- /ar IC 0 NO LO Gli* ■ V NINFE DELL' ARIA. Iride . N A. fanciulla con l'ali fpiegate in forma d'~vn me^zo cerchio , lequati fieno di dellendo all' hora più opportuno per cagione dell'humido k far queil'opera^he nel tempo fereno , cV alciuttoj onde Plinio nel libro 1 I. dt:Ila Luna quanto è maggiore , ha più forza di alzare mag- giore quantità dì -vapori , ÓC^ di tenergli fofpefi in quella ter^a regione del- l' Aria , i qua'i'poi non eflendo da forza bafteuoie tarati più su alla fecond*Re- gione , ricadendo a badò fanno molta rugiada fecondò la moltitudine di- dee- ri *Vapori . COMETA. J^infa dell \Aria . VN A grouanetta d*afpetto fiero, di carnagione, Se veftimento rollò e chiomarfparfa,£^ parimente accefà,hauerà in fronte vna ftella,con ''Vna mano terrà "Vii ramo d'alloro, 6c^'Vno perche la Cometa, come fame Ari- ftotile nel 3. hb. delle Meteore, è di natura fulfu rea , & da gli Antichi fu ripu* tata cofa prodigiofa.; ferine anco Plinio nel '2» lib. dell'Hìftoria naturale, ó^ Verginella prima della Georgica. Fulgura : nec diri totiep arfere Comete ; Lefi danno in mano i rami dell'alloro, & della *verminaca /-percfce-coru eflì gli antichi faceuano le purgationi de portenti cattiui , che loio apparta- no, fi come della "verminaca fcriue Plinio nel libro 'ventidue , & dell' alloro nel lib. 1 6. de anchora del folfo,di che habbiamo dettc,uekrentacii.quc della fua Hiiloria naturale. N E C E SS IT A.. DO N N A-, che nella mano deftra tiene vn martello^, &** »e41à finiftra*» vn ma^zo di chiodi» Neceflìttf è vn eileredella cola in modo , che non polla Ilare altrimenti , 8c pone ouunque fi ritroua vn laccio indiflolubile, & perciò fi ralTomiglia ad vno che porta il martello da vna mano , ck^ dall'altra li chiodi,dxendofi volgar- mente quando non e più tempo da determinai* vna cola con configlio , efler fitco il chiodo : intendendo la neceflìtà dell'operationi • 7$ecefsità . DOnna /òpra dWno alto piedeftailo , che tenga ~vn gran fuiò di Diaman* ce,come fi legge udii ieri e ti di Platone . NE- . NEGL1GENZ A. DONNA- medita di habito tutto Squarciato , & rotto, farà ìcapigliattfc^ ■ (landò àgiacerecon vn horologio da polueie di traiierlo in mano > o per terra-. Dipinge^ Ja Negligenza Scapigliata , & mal veftita, per fegno, cKe ir negli-» gente non è compito nelle fue attionij & fpiace generalmente a tutti» li ilare a giacere figniiìca defiderio di ripoio,d'ond' è cagionato quello vitio» L'horologio pollo in modo , che non corra l'arena , dinota il tempo per» fotSc è quello viti© fig iuolo dell'Accidia , oueio nato ad *vn parto con efla*r ^ però fi potrà dipingere con "viia testuggine* che le cammini fu per la vefte» per eller lenta s & negligente nelle-iue operationi per il pefo della viltà dell'a» nimOjche non la laici a v (ciré dalla. 1 uà naturai fordid.^za. . N Q B i L T A. D 9 N N A togata riccamète co vna ftelfà in*capo,& co vn feetro in mino. La velie lunga predo a' Romani non era lecito porurfcda ignobili ■ U fo ICONOLOGIA fi La ftclla in capo pofL, & lo Scettro in mano » inoltrano che è anione d'ani. Bio nobile prima inclinate a gli fplendon dell'animo , lignificati per Ja ftelly, I)OÌ a commodi del corpo, lignificati nello lecttro, & che la Nobiltà nalt e dal. a "virtù di vn'animo chiaro , cV^ fplendente , òC fi conici' uà facilmente pc. mezzo delle ricciute mondane • NOBILTÀ. DONNA in habito graue, con vn'hafta?nella mano delira , 8c nella fini ftra colfimolacro di Mmema,comeil vedesnella medaglia di Geta. La grau'tà dcll'habito lignifica le maniere ,& i coftumi graui, che nella pei fona nobile li ricercano . L'afta, & il limolacro di Minerua, dimoftrano,che per la fama,ò delle fciei 2e,ò dell'armi, la ncbiltd fi acquifta.; eflèndo'Minerua.protettricc , fecondo i credere de' Poeti de gli vni, & dell'altri* gualmente ,• per eller nata dal caj di Gioue, che è il difeorfo , & l'intelletto, per me^to del quale quelli hann vedendoli (òpra la Tua tetta a k une Ite le, & per l'aria mé$ nottola volante « Terrà con la finiltra mano vna pietra da far/uoco/opra la quale fiavn pe^ zo diclca,& con la li ni lira tenga vn'accialino, col quale molti i haueu percoli detta pietra , & f» vedano per aria molte fauille , & l'elea acce la . Apprellò alladctta figurarvi fari vn candeliere con vna candela. per *c cenderhu. Il color del veilimento bertko moilra la come riferilceil Boccaccio ne primo libro della Geneologia, la prima parte , ellèndo che in quello tempo 1 eraù Le h mette auanfi il gallo nella guifa,che riabbiamo detto , percioche que- fta ultima parte della notte *vien detta gallicinio , conciofia cofa che venen- dola notte -verfo il giorno, i Galli cantano , come dice Lucretio . Explaudentibus alis ^Amcram darà confuetus voce vocare* Et Plinio nel lib. i o al cap. n . narra , che i galli fono le noibe guardie^ notturne, prodotti dalla natura, per deftare gii huomini all'opere, & per rom- ■ pere il fonno, effendo che alla quarta vigilia con il canto chiamano alla cura , & alle fatiche.-. Onde G pub dire , che il gallo lignifichi la "vigilanza , che deuono vfar gli huomini ; perche è brutto fuor di modo dormendo confumare tutta la notte * & più amici della ragione, da{la quale deriua principalmente l'obbedienza . V\. Li i.'IUldU Ut LJK.Ì , CMC 111 Villi! U CU«t 11 ld laUMlICMIC l«t L/'Ullli UUIÌ14 V fcendei e alle preghiere noftre , ik all'adempimento de1 defideri noltri . U gioco col motto S V A V E , è per dimoftrare la facilità dell'obbedienza , quando è fpontanemente, fa imprefa di Leone X.amencre era fanciullo, Jaqual poi oi ritenne ancor nel Po§jtin*eato.,.adornandòne tutte l'opere eli magnificenza, •qiiaimo grato di farfi beneuolo per l'acquifto i gramicijOnde (opra di ah Terentio in Andria cofi dice. Ob/e^uiu amìcospar Tiene con la finiftra mano legati il Leone, & la Tigre, per fingnificare , che l'oflequio con li Tuoi mezzi ha forza di domare Leoni, Tigri , cioè animi fieri, altieri, & fuperbi, come ben dimoftra Ouidiolib. 2. d'Arce amandi. Vkfti- DI CE$4%E %lPtumidosq; leoncs fìuftìca paulatim tamm aratra fubit . OBLIVIONE D'AMORE, T7 Anciullo alato,feda, &C dorma, incoronato di papaiieri , appretto d'^vna JL fonte nella cui bafe vi fiafcritto» FONS CYZICI» tenga vn ma?zetto 'origano,nella (ìniftra mano , dallaquale penda vn pefce Polipo : la delira* fò- ntarà il volto , col cubito appoggiato /opra qualche fterpo> o fallo . Il fanciullo alato lo porremo per (imbolo delì'obliuione d'Amore fuanito,c alla mente volato . Non piacque ad Eubolo, ouero ad Araro ( fi come riferi- fce Athenco lib: 13.) ch'Amore fune dipinto alato riputandolo ritrouato da inefperto , & poco giuditiofo pittore, ignorante della conditione d'amore ; il- quale non è altrimenti leggiero, & volàtile > ma fopramodo graue , attefb che non facilmente vola dal petto,doue vna volta è ritratto , ond'è, che non in '"Vn iubbito fi liberano le perfone dalla incurabile malattia d'Amore. Qui s mortalimn primus qutfo pinxit , *Aut cerafinxit alatum ^imorem f 7{jhilpreter tefiudìnes iUepingeredidiceraU Quins & ingenium prorjus ignorabat buius Dei, Leuis enim minime tH, aut itafacilis Vt qui eìns telis male habei, éò morbo flatim liberetut Immo grauis fuprà modum: quorfumergo UH penna ì Ea res piane nugg, tam etfi quifpiam ita efìe autumat, Aleflide pure dice, che tra perfone, che fanno, vi è fpeilò ragionamento eh* Amore non vola , ma quelli che amano volano col penfiero per i'inconftanza , & varij moti dell'Animo, òC che nondimeno gl'ignoranti pittori io figurano 6on le penno . Creber fermo eH nÀpudJopbiHas , nonyolare Deum sAmorem >fed illos quiamanUalias aero de caufa alas a/fingi, Viclores autem ignares pennatum eum delìntafie . Se a detti Poeti Greci non pareua tagio euole, che fi raprefentafle Amore-* alato, tenendolo eflìper faldo, & graue , certo uisnifi veLmilesy-pelamaus, &frigora no èli s , Et denfo mixtas perferet imbre niues f* Il Petrarca trauagliato nella miiitia amorofa efclamò. Guerra ti mio slato dirra,& dì duol piena. Moflra altroue di non hauer cagione di rallegrarli non conoicendo ripofo, rinunciando ad altri l'allegrezza . Ma chi vuol fi rallegri adhor£,adhora, Ch'io pur non hebbi ancor non dirà lieta Ma ripofata v nhora . Sopra che duolfi appieno in quel Tuo lacrkno/ò Tonetto, ^£ Tutto il d ì piango, & poi la notte quando Trendon ripofo i miferi mortali Trouomi in pianto & raddoppiane i mali Cofifpendo il mio tempo lacrimando . Di modo che,fe gl'Amanti neli'amorofaimprefa ftanno fènza ripofo in co tinua guerra,finita l'imprefa nelì'Obliuione d'amore prendono^ripof ,non p fan do più alla cofà amata cagion del lor dìfturbo . Il Papatiere,che porta in tefta,è|inditio del ripofò,che nelì'Obliuione d'am re fi gode , poiché il papauere genera fonno, Se anco obliuione fé in gran copifc s'adoperi, maffimamente del largo, largior nocet , lethargum enimfacit , dice-» Gio. Ruellio de Natura ftirpium: fé fa il lediargo fa l'Obliuione, la quale è fi- miliflìma al fonno . Non fen^a cagione l'Ari orto nel 14. Canto, defcriuend«| la cafa,& la fpelonca del fònn», mette neiringreiTo l'Obliuione. Sotto la nerafelua vna capace , Tutta aggirando va con ttorto paflo, | Efpatiofa grotta entra r.elfafto, Lofmcmorato oblio sia su la porta , Di cui la fronte l 'Edera Jeguace ?^ow laffa entrar né riconofee alcuno* Dalia conforme hmiglianza,che ha il fopone, e'1 fonno con l'obliuione , ne Euripide fa, che Orefte ripofatofi alquanto dal furore renda gtatie ad ambedue al Sonno, & a Lethe, ouero Obliuione, che dir vogliamo . 0 dulcejomni leuamenyremedium morbi, 0*m DI CESA%E %[?,Sc eh' bebbe vn tempio commune con lei , nel quale vi era dedicata l'Ara della. Obliuìone, figlia fecondo Higiniodell'Ethere ,& della Terra * fecondo Hefia do nella Theogonia della contenzione .. Ma Plutarcho nel 7.. Simpofio que- ftione quinta , reputa^ Bacco Padre dell' Obliuìone » cosina l'opinione de' p«| antichi» che riputauaao Tobliuione madre di Bacco,alquale era dedicata L'obli, uione , àC la ferza, per inditio>.che non fi debbia ricordare , & far rifleflìon*.: di quel che fi commette» cV" pecca- per amor del vino» ouuero che con leg« gier pena y òtT puerile caligo fi deue correggere; ragioni e fpofte da Pluta elio nel principio del primo Simpofio : le quali io più tofto ritorcere "vorrei &C dire, che la fepza , 6^_ FObliuione a Bacco dedicata , lignifica „ che il "vi no partorifee l'Obìiuione dell' "honefti, ó^ della temperanza , %C che peri grancaftigo merita colui , che fi (corda d eli* honefto, ©X^, fi fbmtnerge in? temperantemente ne U'-vbbriaehez za madre dell' Obliuìone «figlia appunti di Bacco. l/Obliuione in alcuni è per natura , come fu nel figlio d*Herode Àttico che non; poteua imparar 1* Alfabeto» à\^ in Corebo , Margite > óc^ in Meli«| tide „che non Seppero numerare più auanti , che cinque : m altri per -varij . ac: ridenti di paure , di cadute , di ferite » & botte nella tetta , come quel/o Athe aiefir litterato > che percolo da vna (aliata , perde la memoria delle le ttere-i italamente ricordandoci d'ogni altra cofa , per quanto narra Valerio libro pri- mo, capitolo ottano, & Plinio libro fettimo , eap. trentaquattro . Per infirmi! là Mettala Cornino Romano fi feordb del fuo propio nome , & in Athene oc corfévna pefte nel principio della guerra PeloponelVe , per la quale molti di quelli *cbe recarono in vita perderono talmente la memoria , che non fitti coidauanod€llrPareati,nediloromedefimi : Per vecchiezza è cofà ordi Daria , che TObliutone fopragionge .Al tempo di M. Tuilio Orbilio Pupillo'3 Beneuento llluftre Grammatico diuenuto "vecchio perde la memoria- . M iroua-fi eirere occorfa in altri l'Obliuione lènza alcuno accidente y mentre chi erano ben.cornpofti di fanità di corpo, & di mente* Hermogene fofifta Ri" thorico, fi come rifenice Suida.in giouentìì Tua d'anni ventiquattro fenza ca| gione , & malattia alcuna , perde la memoria » onde viti© poi unto più abieet ? invec- • Df CESA%E RIPA. ier vecchiezza , quanto più per l'auanti (limato da tutti , etiandio più obli uiofa, quanto ...he è di mente men falda,& più leggiera . Quid leuius fiamma , fumo? quid mollmsv da? Fiamma ,fumo , vada , femina,fed leuior . la vuol edere a bella polla obliuioia,& viaci indulti ia,& arte mailìmamente 8Ìlepromcfl"e, & pergiuri che fa a gl'amanti, di che duolfi Catullo. Trulli fé dicit mulier mea nubere malie ÌQuam mihi non ,fifeluppiter ipfepetat , G 3 Dicitt m ICONOLOGIA Dicitìfed mulier cupido quod die it amanti, In vento , & rapida feibere oponetaaua . Ma Xenarcho nelli cinque combattimenti appreflo Atheneo nel X. libri /cri uè li giuramenti della Donna , non nell'acqua , ma nel vino , che fomea* ta l'Obli uione. Mulier is iufiurandum ego in vtnoferibo . Plauto nel faldato liima la donna di tenace memoria nel male , & in vn fii« bito obliuiolà del bene . * ' Si quidfaciendum e fi mulierimale , atque malithfeEafibi immortalis memoria eft,memin?fle,etfempiterna Sin bene,aut quidfdeltterfaciendumftty eadem venìunt Obliuìoft extemplo vtfiant, meminifìe nequemt . J ta mandragora» che da Pithagora Atropomorfo chiamafi,perche la Tua ra« dice imita l'humana forma, è pianta /bporifera, come airerifcono Theofrafto | Diofcoride, Plinio, Atheneohb.xi.Ifidoro, cV~ altri," quella data in beuan da genera obi iuion e, balordaggine, &fonno.' sì che quelli, iquali reftano d far 1 Sparge ns numida mella> foporiferumq, papauer. Oue non è da marauigharfi lì delle al Drago deputato alla vigilanza i! pa- pauere,/oporiferoanoi9 ma non al Dragone , perche vna pianta non ha l'if- lelFa forza di nutrimento in tutti gli Animali , come fi raccoglie da Seruio, tal pianta agli huomini è parto cattiuo, che buono lari per le beftie , il (alice è imaro aH'huomo, che a Hi boui , ó^ alle capre è dolce , la cicuta, ch'è morti- era a noi,è -vitale alle capre , òC le ingrafla : cofi il papauere fé arreca fonno- enza alle per Zone non l'arreca al Drago di natura fopra modo -vigilante , al uale da Vergilio *vien dato per altro effetto , ©^^ fenza dubbio per cibo rin- efeatiuo , attelo che il Drago è calidiflìmo, col Tuo caloce infiamma l'aria , iti nodo che pare dalle Tue fauci efea fuoco , per il fuogran calore è capitale ne- mico all'Elefante di natura frigido, dc^ cerca dargli morte per rinfrefearfi ol fuo frigido (angue , Se è talmente ralido , che con la bocca aperta fi pone-» iiontro ai venti, de' quali è tanto auido , che le "vede "Vnà vela gonfia dal ,vola verfo lei con tanto impeto , che bene ìpellò di volta alli 'vafcclli , la li Marinari quando lofeorgeno per non pericolare riti ano le •vele , *veg- afi San Girolamo fopra quelle parole in Cieremia cap. 24. Traxerunt Tren- ini quafi Dracones . Di modo che faggiamente Virgilio gli dà il papaurrc^» urto col mele, perche ii mele è rinfreicatiuo, 6^ Immetta , però Vergili© ifle, Jpargens numida metta : oc^ Plinio libro ventidue cap. 24. dice , che-, frigerag 1 aidoii ; onde gli Antichi loponeuano a tauola nel principio , óV" :l mezzo de conuiti . Varronedererufticalibr.j. cap. 16. Mei ad princi- acomiuij, & infecmdammenfam adminiftratur : non per altro, che per mi- nate 1 calidi -vapori fomentati dal cibo , ÒX^ dal vino ,p erche il mele tetti- la i "vapori del vino, fi comeattefta Plutarcho nel 2. Simpofio quefrione 7. cendo , che alcuni Medici per reprimere l'vbriachc^za danno a gli vbriachi unti 'Vadino a dormire del pane cinto nel mele, ilqual mele appreso i Poeti . G 4 è iblico - 'tòt re o no lo cr^é è folito cibo del calido Dragone, Valerio nel primo deli'Argonautica» Et dabat efìerno liuentia ntella veneno Fr nellottauo . Tfectalisbiantìmelladabam. TI papauero poi è frigido in quartogradb , fi come affermano i Fifici, e fim- plicifti dato al Dragone per alleggierirgli l'ardore> & tinfiefcarlo, non per far- gli venire "vn breue» & leggier fonno , acciò fi ripofarllè dalla continua vigilia , Se rifuegliato poi- ritornarle con pru "vigoie alla guardia, come vuole Tutnebo nel fuo giorna'e lib. 25?. cap. 6. ilchc non approuo , non eflèndo necelTario per tal conto darglielo , perche la vigilia al Dragone , come naturale in lui » non i contraria , ne può debilitarlo , ne eflergli nociua > ma piò tofto gli noceret bei! prouocaro, & violente fonno contro la fùa natura ;di più dato, che il papauere hauelTe forza di addormentare il Dragoncch'è-vigilantriTimo^cn èvenfimi- le^che gli delle tampoco per breue fbnno porche G farebbe presentata commo- di tà di rapire i pomi d'oro in quella breuicà,& leggiere^za d! fonno,& fi fareb be anco potuto vecidere ,.& legare H Dragone mentE'fcra fonracohiofo,.che di continouo "vegghiar dòueua , 6^ a Medea non iarebbe ftato bi ogno di ado- perare i fuoi magi d'incanti per addormentarlo , perche ià ria blamente bada- to apportare Thora , nella quale fi ripe fàua il Dragone , e Giafone fènza l'aiuto di Medea hauecebbe-poflli co rnualare li-pomi Hefperidi in quel breue /baro del Dragone. Dandofi dalla Sacerdotellà giornalmente per cibo nrdenarioil papauere mrfto col mele al Dragone, chiaramente fi "viene in cognitione, che Ouidio in quelle pam\e,lHh gigr amine fuecì , non incende che Ti pianta del fu- go letheo d'obliuione , con la quale Med«a addormentaua il Drago fia il papa- uero, ma altra cofa ftraordinaria , quale è il ramo di Gn eparo , chiamato da poeti come per antonomafia lenza nominarlo, ramo letheo , dedicato all' in férnale obliuione , fi come ailètifce (aio.. Batti da Pio nelli fèguenù mfi il quale nell'incanto, che fa Medea al Di agone* per addormentarlo nell* obliuione ipetifica ri ramo di gineparo tenuto in ma- no da Medea . ; de J de minarcoutbio neon tetimioti ih allo, Ucc autem,fciltcet Medea, ipfum Draconem, 1 ni ingens ex fot/ione cyceone, efficacia. 1 Imiperi recens fecto ramo pharmaca carminibu* T~*1 Hprabarin oculosr circumqyplurmusodor Tharma cifomnum creami - Conuenìentemente contro il velenofo Dragone fi ferue del ramo di ginept- *o,fi peiche il fi urto del ginepro vale contro il veleno, il Teme Tuo purga il cor- co dal timore de fei pentii iquali temeno efli di quella pianta accefa, come di- ce Plinio^ Si perche inquanto ali0bliuion*,e fonnolen^lombra del ginepro ègraue , & orili Ica^ la mente di eh* fotso fi pofa.non fenza balordaggine, & do- glia di teda, fi come fanno gl'acboià d'ombra greue,de' quali nel 6*. iib.Lucano genericamente afine paria... lArboribus primum certis grauis umbra tributa ejk yfq: adeocapitisfacìant utfepe dolores , Si quis easfubter iacuit, proftratus inherbis^ ^ Specificatamente poi nomina . Virgilio nel penultimo verfo dell'vltima egio- go il ginepro d'ombra graue . Juniperi grauis umbra y a queftofi tenne Carto- ne Durante nel fuo Et bario. Imiperi grauis umbra t amen, capitiq; molefta eft\ EiTendo pianta d'ombra graue,e naturalrnente-atta a cagionare Sonnolenza, èc obliuione in quelli, che dimorano all'ombra fua : perciò il ramo di Ginepro è da poeti reputato ramo d'obliuione . OCCASION E. T7 I D VA' antieo,& nobiluomo fcultore , difegnò l'occafione ; Donna ignu- I _L da,con vn velo a trauerfo» che le copriua le parti vergognofe,& con li cap- pelli fparfi per la fronte, in modo che la nucha reftaua tutta feoperta , & calua i con piedi alati; poiandòfi fopra 'vna ruota, & nella delira mamvvn rafoio. I capelli riuolti tutti 'ver-lo la fronte ci fanno conofeere , che l'occafioneii deuepieuenire Spettandola al palio, & non feguirta per pigliarla quando ha "volte le (palle ; perche palla velocemente , con piedi alati ponisi fopra la ruo- tarne perpetuamente fi gira. Tiene il rafoio in mano,perche dèue efière fiibito atroncare ogni forte d'im pedimento.Onde Au/onio Poeta fopra quella ftratua di Fidia, il quale vrfcoljaì anco quella della penitenza,come che fpeife volte ci pentiamo della penduta oc cafione,a dichiaratione dell'vna, & l'altra fiatua fece quello, beli' epigramma • Cuius opus? Tbidiequi fanum VaUadisyeius\ Quiquelouemfecit ,tertia palma ego fum, Sum Dta, qim rara : & paucis occafwnota Quid roti .+ '-ififiis non hauendo fondamento di vere, & peifet* * te ragioni per ogni vile incontro diffj paté "vanno per terra. Opera vana, VN huomo moro, ignudo,ilcjuale con vna mano tenga vn vafo d'acqua, 6C~ fé la fp^rga per doffo,& con l'altra mcftri di volet fi leuai via la ne- grezza , & queflo può efler fimbolo dell'opere vane, che alla fine non poflòno hauer efito lodeuole , per non cilèrui ne debiti mezzi , ne debita dilpofìtione. Opera DI QEZA%E %IPsA. r$r Opera vana* DOnna, kqualecon la fpada tagli vna gran fiamma di fuoco » ouero come fi dice in proueibio , pedi l'acqua nel mortala, Ce però con vero Umile*» 6 potrà dipingere» OPERATIONE MANIFESTA. DONNA che moftri ambe le mani aperte, ciafchuna delle quali habbia vn'occhio nel mezzo della palma . Quefta fu belliffima figura degli Antichi , & le mani s'intendono facilmen- te per l'operationi , come 'vero iitromento dell'operationi noftre più principa- ti , &C ne cesarie . Per l'occhio fi moftra la qualità dell' opera , che deue efler manifefta , 5^ chiara, ne propiamente limile alla lucerna, che fa lume altrui, & per le ftefla non vede ma all'occhio, che con la lua luce adorna, & arricchifee Ce fterTò, con che fi moftra, che l'operationi ne per vanagloria , ne per altro fine meccar aico fi dcuono esercitare, ma Colo per beneficare (e , & altrui • ©PE- nf l€ 0 NO LO G $*A OPERATIONE PERFETTA. D . 0 N N A che tiene con la delira mano *Vtfo jpecchio , Se con Iafiniftflu vno (quadro,&: vn co m palio . Lo fpecchio,doue;fivvedonoTimagini,che non fon reali ,*CrP ì ft-I O TSI B, Hìppocrate. BO NN À honeftamente ©mata , di faccia non molto bella , ne rWtd brutta , ma fi moftri audace , óc^ prèfta ad appigliarfi a ciò , che le Ics» rapprelènta, 5c^ per quefbodeue tener l'ali «èlle mani , c¥~ allefpalle, cornea» dilleHippocràte. Opinione è forfè tutto quello, che ha luogo nella mente, QcT nelì'imagina» -, tione dell'huomo , ò almeno quello folo, ohenonèperdimoftrationeappa» rente, óc^ perche "Varij fono l'ingegni, & l'Ìnclkiationi,varie àncora, anzi in- finite fono l'opinioni , Se di qui ha origine il detto triuiale , come dice, guot capita totfententif. Qui anco fi può conofeer eflère infiniti i concetti delle meriti humane , co» me infinite fono l'inclinationi , &C difpofitioni particolari . Per quella cagio- I ne TAuttore delia pi ef-ntc figura 'volle, che fulìè disfaccia, ne bella, ne di(pia- ceuole, perche non è opinione alcuna così irragioneuole ,che non ponV'Vt nir foftentata con qualche apparenza *verifimile , óc^ con qualche ragione con» uenientemente fondata , ne alcuna fé ne troua così fermi , che in mille modi dagl'ingegni di qualche confideratione non venga facilmente biafimata , cK^ abbattuta . L'ali alle mani-, cV* alle fpalle inoltrano la •velocità-, con che fi prendono / &~lafciano l'opinioni,quafi in vn medefimo tempo, (correndo iubito per tut- to il mondo, MT portando ipellè volte i panni dell'ignoranza. OPVLENZA. DONNA riccamente ve(rita,che ftia a federe fopra vna feggia d'oro c'u condata di molti vafi d'oro, & d'argento, & calle di gioie , òV tacchetti di denari* DI CESARE RIPA. 109 di denari , tenendo nella mano deftra vna corona imperiale , Se nella finiftra* vnofeettro, & vicino le fia vna pecora . I vestimenti nobili, le feggie, Se i "vali d'oro , le cafle di gioie , le corone , Se gli feettri fono cofe , che per commoditi, & nobiltà dell'huomo non impetra- no, Te non le ricchezze j però come effetto di elfe > faranno conuenienti a dar- ci cognitione dell'opulenza , precedendo nel conoscere dall' effetto alla caufà » «come fi fi nel principio di ogni noftra cognirione . '"• Le pecore fono ancor elle inditio di opulenza ; perche di tutto quello , che.» in effe fi troua , fi può cauar denari , Se riccjie^ze ; perche la carne , la peliti » il latte , 8^ il pelo, fono ftromenti boniflìrni per i commodi dell'huomo, an- min. fua bocca reificando il grano nafeente , lo fa crefeere , & pigliar vigore , 8c il fuo fterco ingralTa i campi , Se li fi fecondi , pero gli Antichi ne conieruaua- no gran quantità , Se col numero di elfe numerauatio le ricchezze de gli huo* mini , formandone il nome della pecunia^ ì 1 perqueftafi dice , che antica* mente haueuano le pecore lana d'oro x Se Hercole riportando dalla vittoria-» Africana gran quanti ti di pecore , fidila riportare i pomi dell'oro dal giar- dino dell* Hfpecide , come racconta Pierio nel decimo Ubro dell'opera lua» A O R A T 1 O N E. ONNA veftita di 'verde, ftando inginocchioni con gli occhi riuolti al Cielo, le vfeirà dalla bocca vna fiamma di fuoco, tenendo il dito indice «Iella finiftra mano (opra la mammella finiftra , Se facendo fegno di inoltrare* il cuore, con la deftra batte ad vna porta ferrata. Veftita di -verde fi dipingeI'Oratione,per la fpcranza, che ha di con/ègui- jfre la gratia, che dimanda Dio , il quale principalmente fi muoue per humiltà noftra , la quale fi dimoftra , tenendoli le ginocchia in terra ; il quale coftume è ftato antico indicio di honore , Se di fommifEone , non so fé per naturai in* ftinto , o più tofto , perche l'inuentore di quella cerimonia fapefte , che i fan- ciulli ,come racconta Gio. Goropio , mentre (tanno nel ventre della Madre- , toccano con le ginocchia le guancie, Se gli occhi , d'onde tengono le lagrime, Con cui volentieri Iddio offefb fi lafcia placare . Nella lingua latina te ginocchia fi dimandano Genua nome , che ha graiu Conformità con le guancie ,che pur fono dette Gens : talché ambe quefte par- tì difpofte al medefimo effetto* con l'intentione, Se oracioue del cuore , fanno infieme tale Armonia , che Iddio 'vinto dalla pietà , facilmente coudona quei fupplitij:, che fi doueuanoalle fceleratezzc commefTe. Kappefentafi con gli occhi riuolti al Cielo * perche le colè dimandate nel- Foratione deuono elfer appartenenti al Cielo, che è noftra patria , Se non alla* terra, oue fiamo peregrini . Per la fiamma , che I'efce di bocca , fi Ggnifica l'arderne affetto dell* oratto- «e, «he c'infiamma la mente dell'amor di Dio» Udieo:indiceinattodimoftrareilcuore, è fegno , che 1 oratione fi «feuc Far prima col oioxe »poi con la bocca , Se il picchiare alla porta » che Tàuome deue D no ICO NO LO GÌ «A dcwe eflèr conVoratione importuno , 6 che genera humiltàjóX^lacognitione di Dio, chegene- aconflden^a,infegnandoci,chenon dobbiamo eiler nel dimandare tanto Émili , che ci di/periamo, ne tanto confidenti , che non dubbitiamo per lì dc^ periti noftri. Ili Turibolo fi pone per l'oratione , perche in quel medefimo luogo , che eri KrefFoDio nell'antico teflamento hncenfo , fono nella nuoua legge le pre* Jiierc degli huomini giufti. Il cuore, che tiene nell'altra mano in fegno d'offerirlo, nota che ( come difTe » Agoflino )Ce non ora il cuore, è vana ogni opera della lingua. A Oratione, DOnna vecchia di fèmbiante humile, medita d*habito fèmpKce, 6^ di color bianco, Mara inginocchioni con le braccia aperte , ma che con la.» feftr a mano te nga -vn incenfiero fumigante, le catene del quale fiano coro* e, o rofarij della Gloriofa Vergine Maria > òC terri la faccia alzata , che miri no fplendore . Si dipinge veftita di bianco , pereioche , come riferifee S» Ambrogio nel lib. >e offici oratione deue eflèr pura,femplice, Jucida,e manifefta . Lo ftare inginocchioni con le braccia aperte dimoftra la riueren^a,che fi de- le hauere al Signore Dio, & in particolare quando fi ftà in oratione . Il tènere la faccia albata, óc^_ che miri Io fplendore, denota, come dice San "omafTo queft. 83. artici . che l'oratione è vna eleuatione di mente, 6V ecci* uione d'affetto, col quale parlando l'huomo, porge prieghi a Dio, palefando- i fecreti, e defiderij del cuore. Lmcenfiere fumicante, è il fimbolo dell*oratione > & fopra di ciò il Profeta, psì dille nel salmo 140 . Dirigatur Domine aratio me a fiotti incenfum in confpeflu tuo l ^ Le Corone, che fono come catene all'incenfiere , -"vi fi mettono perche cori Te Ci fi oratione, $C in effe confitte il Pater nofter >8c~ l'Aue Maria. Il Pater j>fter fu comporto da Chrifto Noftro Signore, & infognato a gli Apoftoli quan d gli dimandarono, che injegnafle loro di orare : Et l'Aue Maria dall'Angelo labriello, da S. El ìfabetta, & da S. Chiefa . ~|Si dipinge vecchia, pereioche in tale età fi frequenta più l'oratione, per eflèr lu vicino ciafeuno alla partenza di quello Mondo . ORDINE DRITTO^, E GIVSTO. V O M O , che con la deltra mano tenghi l'archipendolo , &L^ **>* ì* finiftra la fquadra . Volendogli Egittii ( come narra Pierio Valeriano lib. 49.) dimoftrarequal- e cofa drittamente, & ordinatamente eflere fiata fatta,& ritrouare il giufto, &il 1 3 ii2 ICONOLOGÌA et il dritto di ella , Io fignificauano per Io archipendolo , 6C per la fquadn Eflendo che l'archipendolo fèrue a quelle cofe, che fi debbono drizzare , & fquadra alle cofe alte , e piane,ma torte » & in vltimo a tutti i canti di ciafe corpo, per ilquale fia da tirarfi la linea dritta . ORDINE DRITTO» E GlVSTO. ORIGINE D'AMORE DEL SIC GIOVANNI Zarattino Caflellim* DONNA che tenga vno fpecchio trafparente rotondo,gro(Tc t8c e lento, incontro all'occhio del Sole , ilquale con i Tuoi raggi ti apatia per mezzo dello fpecchio accenda vria facella porta nella mano finiftra , d manico dello fpecchio penda vna cartella, nella quale fia faitto quefto moU SIC IN CORD?. FACIT AMOR INCENDiVM. L'Orgine d'Amore deriua dall'occhio, dal -vedere , & mirare vn bello q getto . ìJotriano alcuni prouare, che anco dall'vdire può generarli Amore dati (òpra quella ragione, che gli occhi» & le orecchie noftrc fono come DI CES4%E %IP^ in tredeli'{anima, per le quali ella riceuendo le fpetie, che cadeno fotto i fenti- incnti,fà di quelle giudicio, s'ellefiano .belle, o brutte ; quelle che ella per belle pproua,ordinariamente le pia ceuo , 6^_ le altre le dìfpiaceno : & ficocne ella aaturalmente le brutte abhorifce , cofi le belle appetisce : dimodoché Te Amo- re per le feneftre de gli occhi entra nel petto noftro , cofi taluoka può entrare^ per le feneftre delle orecchie,vdendofi deferiuere le rare bellezze d'alcnna Da- na ; per la qual deicrittione alletato dal piacer di lei , fi può concepir neli'ani- no defiderio di quella ; il qual defiderio di bellezza non è altro , che Amore-» tele aflai l'Autori ti de' due principali Amorofì Tofcani, il Boccaccio,©^ il Pe- rarcha, quando il primo ci racconta le nouelle di Ludouico , di Gerbino , & di Vnechino , che fìinnamororno in voce,& quando l'altro apertamente, diile,in uella canzone,nel!a quale lodo il valoie di Cola di Rienzo Tribuno Romano . Se non come per fama huom s innamora . Nel qual verta con tutto che in elio intenda l'Autore dell' Amor della virtù- a quello fletto feutimento , che Marco Tullio afferma , che per Amor della vir- H tu,* nj. ICONOLOGIA tu, & bontà quelli ancora, che mai veduti no l'hauemo in vn certo* modo amii mo: nondimeno applicar fi può genericamente ad ogni amore di virtù, di bellezza : addurremo di pilliti fauor di quella opera Atheneo , che nel 1 libro dice , Mirandum non eft audiùone tantum quofdam amere captos fui} oue narra l'Amore del Re Zariadre , ò^^di Odate figlia d'Omarte Rè , amb* due di sì fatta , ó*^ fegnalata bellezza , che nati pareuano da Venere, Se Ade ne , i quali s'innamorarono per fama , & dalle fattezze conte da altri redo irn* pretta nell'idea di ciafeuno di loro l'immagine deferitta , ÓV^ pe» tale impref» (ione l'immagine di Zaradrie in fogno apparue alla bella Odate , 8c^ la imma-
gine di lei a Zariadre : Omarte '"volendo maritare Odate , ordinò vn publico conuito , 8£" diede a Tua figlia in mano vn vaio d'ero pieno di vino, dicendogli guarda bene chi ti piace, 6^ prefentala a chi vuoi per marito . Odate miran- do intorno i Principi , &: Signori concorfi , piangeua , non vedendo tra quelli il bramato afpetto ch'infogno vidde , trattenutafi nel pianto , non molto flette ; comparire Zariadre, che per lettere di lei auuifato corfe , 6CT (ubbito compaia ditte Odate; fon qui,fi come mi hai commandato,onde ella riconofciutolo tut- ta lieta , & ridente gli diede il ~vafo , 6^ egli come Ipofo da lei fra tanti elet la conduttè nel fuo Regno. Gange Kpdel , eh* usò la uelate*l remo *A cercar la fua morte . Innamoratoli per fama della Contefla di Tripoli doppo hauerla lungo tem pò amata ,& celebrata in Rima fenz'hauerla mai veduta ; accefo dal defiderw di 'vederla , nauigò verlo lei , 6^ nella nauigatione grauemente s'ammalò» giunto a Tripoli, fu dato auuifoalla Contefla dell'infelice fua venuta ; Ella fat- tolo condurre nel fuo palazzo lo riceuè benignamente nelle braccia , &^_ egli rimirato ch'hebbe l'origine non men dell'Amor , che della morte fua renduto gli gratia della pietofa accoglienza nell'Amato feno fpirò» Ma è d'auuertite,che fé bene dall'vdito pare ch'habbia prefo origine l'Amo delli fudettij nondimeno non fi può l' afcoltante inuaghir folamentc per Tv dito,, fé nell'idea fua non s'informa , òC imprime l'immagine della narrata bel lezza , in modo che paia innanzi a gli occhi hauerla ,* teftimonio ne fia Odate che vidde in fogno zariadre, che mai veduto haueua, ÓV^ nel conuito lo rie nobbe, come fé perfonalmente altre volte veduto l'hauelle , il che non haurel be potuto fare , fé non hauefle conceputa nella mente fua l'immagine di lui fi guratagli da altri: Cofi GianfreRudel Signor di Balia ,• il quale debbett anco fecondo il coftume de gli amanti far imprimere il ritratto dell'amata ContelTa, & in quello debbe contemplare la bellezza della "viua immagine . Onde nonf meramente dall' vdire , ma miftamentc dal parer di vedere auanti gli occhi l v* dita bellezza , s'innamororno , però alTolutamcntc dir non fi può , che per lo finellre de gli orecchi peruenga l'Amore nell' anima , perche deriua mediata- mente dall'immaginatione del vedere , ó\ non immediatamente dall'vdire , &T che fia il vero , fé l'vdita bellezza non s'approua poi da gli occhi, quando fi 'Vede ; non fi radica l'Amore , ma fi be ne prende le radici, quando vede che la prefenza cortiiponde alla fama , però fi fuol dire le non rieicc la bellezza coti- forme forme alle relation! . Minuit pra?fentia famam . L'orecchie fon© finirti e del- l'anima quanto fieno gli occhi,ma non per quello riceueranno quelle fpecie,i he appartengono a gii occhi , come la proportione de colori,& lineamenti , che formano -vna compita bellezza , la quale fòlo da gli occhi rettamente fi giudi- ca . Per le fineftre dell' orecchie fi generata Amore dall'vdire vna voce foaue , &C angelica fèmplicemente , ma per vdir narrare vna bellezza da vn terzo , fi genererà fecondo che la narrata bellezza ci fi prefènta nell'imaginatiua, in mo- do che ci paia di vederla,& per tal patere , & imaginatione ci mouerà ad amar- la,^veduta poi veracemente a fatto s'innamorerà fi che l'vdito porge fi ben oc- casione d'amare, ma non però è cagione d' Amere , perche l'Amor di bellezza vdita fi forma nella imaginatione , & fi conferma poi dal 'Vedere effettualmen- te Immaginata bellezza : onde l'Amor di vdita bellezza, non ha forza fé detta bellezza non fi vede : che la cagione, & occafione fia differente comprendefi da Marfilio Ficino foprail conuitodi Platone nella oratione fcttima cap. x. oue proua,che l'occhio è tutta la cagione della malatt, a amorosa , quando i mortali fpeiIo,& fiflò drizzando l'occhio loro a l'occhio d'altri congiungono i lumi con lumi , e miferabilmente per quelli fi beueno l'amore : laconfbnanza de gli altri membri oltre a gii occhi , dice che non è propria cagione , ma occafione di tal malattia, perche tal compofitione inuita colui che di lungi vede, che più ac- corto venga , & perche di propinquo guarda lo tiene abbada in tale afpetto , & mentre ch'egli bada, e guarda fòloilrifcontrode gli occhi è quello, che dalla ferita : così diremo noi che per fentir delcrìuere vna bella bellezza , farà l'vdito occafione di mouerfi ad amare,attefòche per tale defcrittione ci fi figurarà nel- la idea l'imagine della decritta bellezza,& ci s'indurrà defiderio di veder quel- la bellezza , la qtial veduta l'afpetto fòlo , & il rincontro de gli occhi è cagione, xhe inuefchiati reftiamo nell'amoiofa pania . il rincontro de gli occhi , dal qual procede l'origine d'Amore l'habbiamo fi- gurato con lo fpecchio incontro all'occhio del fole . lo fpecchio è di quella fòrte de°quali ragiona Oronzio Fineo nei fuo trattato de fpeculis vftorijs. con fimili fpecchii riferifce Plutarcho nella vita di Nma Pompiiio fecondo Re de Roma- ni , che le vergini vedali da lui inftituite,fe mai il lor perpetuo foco fi eftingue- ua di nouo l'accendeuano,come che pigliaflero vn puro foco da Cielo, con que- fti narra Gio: ^onara che Proculo Mathematicho fotto Coftantinopoli abbru- cio lenaui dell'armata di Vatiliano ribelle di Anaftafio Imperatore de quali Archimede ne fu prima inuentore contra Romani, che allediauano Siragufa Patria fua . La prefente figura è vna fimilitudine ; fi come per lo fpecchio occhio del- l'arte pofto incontro all'occhio del fòle , pallàndo i raggi folari s'accende la fa- cella ; cofi per gli occhi noftri fpecchi della natura porto incontro all'occhic d'vn bel fole paffando i raggi della fua luce , la facella d'amore nel cor s'accen de , di che n'è figura la facella porta nella mano finifìra , dal lato manco del co re dechiarata dal motto . Sic in corde facit amor incendium . Così l'amor Incendio fa nel core prefo in parte da Plauto in quello epifonema , &~ effag* raderne. H 2 j/« . /// ICO NO LO G IsA ita mihì irtpetforeyttqi in corde facif ^imor incendium. Come fi mandi l'incendio da gli occhi al cuoce , lodimoftra Marfitio Fi nella oratione fettima cap. 4. dicendo, che gli (piriti , che fi generano dal cald» del cuore del più puro (angue,/emprc in noi fon tali, qual'è l'humor del (angue, Ma fi comequefto -vapor di fangue, che fi chiama (pirico ynaicendo dal (an- gue è tale , qual'è il fangne , con manda mora raggi (ìmilr a fé per gli occhilo* me firieftre di "vetro * E H Sole cuore del Mondo,per quanto anco afferma C«» lio R.od gino ìihjf. ap. 25. pet lo fuocircuito, & corfòfpande il lume , òC pei \o lume le Tue -virtù diffonde in terra , coli il cuor del corpo noftro per vn (uè perpetuo mouimento agitando il (angue a fé ptoffimo , da quello fpande gli (piriti in tutto'l corpo, d^ per quelli diffonde le fcintille de raggi in tutti * >n membri maflìmamentè per gli occhi , perche lo fpirito eflendo leuJifimo,ag* uolmente fa!c alle parti del corpo alci (fi me *e'llusne dello fpirito più copio/a* menterifplende per gli occhi >poi che gli occhi Cono (opra gli altri membri tra* (parenti , tunc capi [ciré quis effes I llafuit mentis prima, mina me£ , Et vidi , & perif , nec notis ignibus arfi . Il mede/imo nel terzo degli Amori parlando all'innamorata « Terque tuos oculos , magni mihi nummi s injiar » Terq, tuos oculos , qui rapuere meos^ g Noto più d'ogni altro è quello di Vergilio . Vtvidi vt perij , vt me malus abslulit errori Vengono di mano in mano a dir il medefimo i Poeti volgati > Gino da Pido» la più Ipeflò d'ogni altro maflìmamente nel fbnctto 4 J, dimore è vnofpirito cb'ancide , Chenafcedi piacer , e vienper guardo , E fiere il cor ,fi come face dardo , Che l'altre membra disìruggc > e conquide. Nel primo terzetto. Quando s'affi curar gli occhi miei tanto Cheguardaro vna D onna, e h'io incontrai» Che miferio il cor in ogni canto . L'ifteflb nella de'ciittione d'Amore. Quando gli occhi rimiran la beffate* E trouar quel piacer deflarla menti L* anima, e'I cor lofente , E miran dentro la proprietate Stando a veder fen^ altra volontatt Se lo [guardo s'aggiunge immantinente . Vafia nel core ardente . vimor • Più dolcemente il Petrarca . Dagli occhi voftrivfciól colpo mortale , Contro cui non miual tempo » ne loco : Da voi fola procede ( eparui vn giuoco) II fole t e l fuoco, ci uento ; ond'iofon tale , llpenfierfonfactte , el vifo vnfo!e9 E'idefir foco , e'nfieme con quefi*arme Mi punge Umor , m'abbaglia , e. mi diflrugge . Lungo farei a riportare autoriti d'ogni Poeta ellcndone piene tutte le carta >«• fine de moderni : ci contentammo folo di prefentare -vn Tonetto d'vnno- l>t!e ingegno man l«o ad vna Dama, che fuggì dalla finelha ouando pafsbil «10 amante , OC fi ritiro dietro all'impannata a rimirarlo Trafitto hai Donna quefto core àrnica, Della tua luce altera , efuggitiua , Con celata percoffa in fiamma urna Del tuo bel guardo mio tiranno antico, S^ual crudo ^Arciere traditor nemico* In un cogliendo fua virtù viti \ H 2 Colpì /// ICONOLOGIA Colpi attentar , cb* altri di vita priva Suol perfeflure occulte in poggio aprico l Ben ferir mi poteva a campo aperto , Che Imiocar .trema , e l'alma più nonofa, all'apparir deltuofuperbo afpetto. Ma perche dolce morte b aurei /offerto» T^onuolefti crudele , e difdegnofa Ferirmi a faccia a faccia , a petto a petto . Né Solamente i poeti , ma leggiadri Profatori infieme hanno attribuito l'o- rigine d'Amore all'occhio , Achille Statio ne gli Amori di Leucippc , òC Cli- thofonte lib. i . Dumfefe oculi mutuo refpeclant imagines corporptm , fpeculo- titm infìar fufeipiunt ; pulebritudinis autemfìmulacraipfts à coìporibusmjfa, & oculorum minifterio in animam illabentiatnefcioquamfeiunSÌis etiam corpo- ribusipfis ipermixtionemfortiuntur corporum congreffu , qui certe inaniseft, longe meundiorem . più abaffo . Conciliatores enim tAmoris oculi funt.HcWodo- ronel 4. deU'Hiftotia Ethiopica. ^Amantiumenim mutuus afpeBusiaffeftusre- tordatioy ac redintegratio eft,& infiamma t mentem cenfpeclus perinde atq; ignis tnateri£ admotus . Diciamo noi di più, che l'incendie, che fi manda fuori da«» gli occhi è di efficacia maggiore del fuoco materiale , poiché quello non arde fé non è pofto appreflo la materia,maf Amorolo fuoco, che da gli occhi sfauil- la,infiama la mente,e'l cuorcanco da lungi: Si come il fuoco s'attacca,Cx: s'auen ta nella Babilonica Naftha fior di bitume , ancorché difeofto fia, coli la fiamma di due begli occhi ardenti , ancorché lontano s'accende , fi diffonde , e fparge-, ne gli animi de riguardanti ; Onde Plutarcho nel quinto Simpofic, queftione jettima ailèrifee, che gli Amori , de' quali niuno più vehemente moto negli huomini cafea, pigliano origine , & principio dall'alpetto , tantoché l'amante fi liquefò quando la cola amata ri (guarda,, & in quella palla , & trafmuta, per- cioche, lo (cambieuole (guardo de .belli.» & cioche elee per gli occhi, o j(ìa lume, o fia vn certo fluitò dlltrugge gli amanti, & li confuma con vn dolore mifto col piacere , da Orfeo chiamato Glicìpicrb , cioè dolce Amanogultato dal Peirac- aha nel fonato . Mirando ilfolneHjelf occhio fcreno Dal cor l'anima fianca fi feompagna Ter gir nel Varadifofuo terreno: VoìtroHandoidi dolce, e d'amar pieno, TPer queHi eHrcmi duo cmtrarijy e mifli , Horcon voglie gelate, horeon accefe Staffi e offra mifera , & felice . Piene fono le dok-^zc d'Amore, d'amaro allaitio, anzi di fcle, 6c^Iefue contentezze , fono le doglie , eà Pianti, dcrni'crelli Amanti . è amarol' Amore perche qualunque ama muore .amando , eflèndo l'Amore volontaria morte, in quanto e morte è cofa amara , in quanto volontaria è dolce . Muore amando qualunque ama, per,chc il mo penitelo dimenticandole nella ^periona amata fi tiuolge iccondo la ragione di Marfilio Ficino . Adunghino quelli , che nella- ino- rnorofa paléftra effercitatf fono , che Amore è s maro tanto lontano dall'amato • oggetto, quanto preferite , è amato di lontano , perche i amante lungi dal foli bel fole, per la priuatione di elio "viue in ofeure tenebre , de in contìnuo Tami- lico , dehderando goder la (uà luce : è dolce pur di lontano per la rimembranza del piacere della goduta luce, l^prefenasa poi dell'amata luce è amaro amorev perche auanti lei l'Amante s'àlÉJiueia, s'arde,e fi ftrugge;è dólce dall'altro can- | to , attefoche fi con fuma nel fììbbel fuoco, & nella fiamma a luì gradita nella l quale gli è più dolce il penare , che fuor di quella gioire : 8c è più dolce perche-» - rivolgendoli nella perfona amata in quella pafTa: è doppiamente amaro perche . more non potendo trapalare , e trasfbr marfì , totalmente in lei , & con ella in- nernamente vnitiì : eltendo impedìbile che da fé (teffo totalmente fi diuida, de *fi difunifea affatto, C\ come vorrebbe per lo grande Amore : onde fempre beanti per maggior vnione d'aesirarfi intorno all'amato lume» Cerne taVhor al caldo tempo fuole Semplicetta farfara al lume auc^a r V' Volar negli òcchi altntiper fua "pagherà : 0 nàe auuen ch'ella more , altri ft duole* Cofifempre io corro al fatai mio fole Degli occhi , onde mi vieti tanta dolce^^ Che'lfren della ragion amor non prerra. M a fi m'abbaglia Umor foauemente, Ch'io piango l 'altrui noia, e noi mio danno » E cieca alfuo morir l'alma cor fente. Per e(Ter amor dolce amaro, gli amanti in vn medefimo punto, in dolcerz* -godono,e fi ftruggono in amarezza per il fuobel fole,che cercano,c dciidaano» Ter far lume alpenfier torbido i&fofco Cereo il mio fole: *b{elqual prono dolce^e tante, e tali Ch' Umor perfora a lui mi riconduce ; Toifì m'abbaglia, che' (fuggir wV tardo, lo chiederei a fcampar non arme\an\i ali i ■"* Ma perir mi da 7 del per quefla luce, Che da lungi mi Hruggo , & da prefi'ardo . i Ma che ? a gli amanti tanto è il dolce quanto l'amaro : l'amaro glie dolce , Se il dolce amaro . Urda, 0 mora, è languifca vn pia gentili Stato del mìo non èfotto la Luna , Sì dolce è del mio amaro la radice. Di quefto mirto, dolce amaro, di morte,e vita, d'allegrezza,©* dolorerà folamente cagione il fol di due begli occhi', origine dell'Amore . Di qualfol nacque l'alma luce altera Dì que begli occhi , ond'io ho guerra, e pace, r ChemicuoconoilcuoreinghiacciOie'nfuoc&ì Concludiamo con le arTemiofe parole di quella Amante, che ne! principi» II 4. dd 129 ICONOLOGICA del decimo libro 'veramente d'oro d'Apuleio cofi ragiona, la cagione , 8c l'ori» gine di quello mio dolore è ancor la medicina , & la falute mia fé tu folo , per* che quelli tuoi occhi per gli miei occhi pattati in fino all' intimo de! mio cuore nelle medolle mie commoueno "vn'acerbilììmo incendio . L* origine dunque d'Amore dall'occhio nafee conforme a quel detto deriuato dal Greco . *Amor ex videndo nafeitur mortalibus . Non fari vano quello difeorfò, ma profitteuole ogni voIta,che conlideranda l'affetto d'amore nafea dal vedere,e dal rincontro di due begli occhi , per noru entrar nel cieco labeii nto d'Amore , chiuderemo gli occhi all'apparente fplen- dorè delle mortali luci : fé il dimorar con lo (guardo auanti vna (plendida bel- lezza, ci Q incorrere nella malattia d'Amore : il fuo contrario , ch'è di ri uolger gli occhi altroue » ci liberar* da quella , ^inerte oculos tuos ne vìieant vanita» tem j faggio è quel configli o dato in quello gratiofo dittico .• J^uid facies » facies generis fi veneris ante? 'Nefedes ,/ed eas , ne pereas per eas\ Non fi deue federe , & dimorare auanti *vn bel volto, ma fuggir via dalla-. fua 'villa , òV^ hauer cura che gli occhi noftri non fi r incontrino con gli occhi altrui , che belli fiano , per non cadere in detta noiofa infermità d'Amore ; e le caduti ci lìamo ; per riforgere da quella, rimedio datoci tanto da Marlilio Fici* no nel conuiuio , quanto dal Maeftro d'Amore nel remedio d'Amore» ytpene extintlum cinerem ,ft fulpkure tangas Viuit9& ex minimo maximus ìgnU exit*. Sic nifi uitaris quic quid reuocabit .Amor em9 Flammaredardefcet, qua modo nulla fuit . Perxcololò è il propollo fine dell' Amor Platonico , quaPc di fruirla bellezza Con l'occhio : attelb che Amore ha com pollo infieme li gradili del piacere ( fé* con do Luciano.) Tyequetnimfatiseslafpicert £ttm, quwt amas , nef,exad» nerfofedentem, atq;loquentem audire: [ed perinde atquefcalis quibufdam uolup* tatis compactìS) *Amor primam gradum uifus kabet, utapfpiciat uideliett ama- tum . Deinde ubi afpexerit , cupit adductum ad se proprius , etiam contingere . li primo (calino fi è il vedere , & rimirar la co/i amata , doppo quello il dehde- rio di toccare quelche fi vede, ilterzobacio , il quarto fatto Venereo, pollo che s'è il piede nel primo (calino del vedere , diffidi colà e ritenerli di non (ali* re allatto , & palTare all'vltimo ; poiché dal "vedere fi commoueno gli affetti , Et ciò Socrate iflelTo oracolo de' Platonici negar non puotè , veduta ch'hebbe^» la bella Theodata nominata da Senofonte nel 3 . libro de i fatti , e detti di So- crate, dicendo . T{os autem,& ea qua uidimus tangere cupimus,& ambibimus amore dolentes , & abfentes defiderabmusy e quibus omnibus fiet, ut nos quident demferuiamus, buie ueroferuiatur. Ecco che Socrate anima di Platone, confefc fa che dallo (guardo fi defidera paflare al tatto , cV che per tal defiderio ancor- ché lungi dalla colà amata , fi patifea dolori , & fi cade in leruitù d'Amore-/ . Arafpade Cauallier del Rè Ciro hauendo detto al fuo Signore , che li poteua-» mirare, òC feruircvna Dama fen^a farli (oggetto alle pallioni amorofe_ ; N«)»rilpo(èilRè,ècofapciicololà;auuengacheilfuoco non di fubbito ab- bruci DI CESARE %IPJ. T2T bruci chi lo tocca , Se non di lùbbito le legni ardino : nondimeno io non vo- glio maneggiare il fuoco, ne rimirare cale belici &a te Arafpade dò per confi- glio, che non filli gii occhi in belli oggetti , perche il fuoco abbrucia quelli che Jo toccano , ma i belli accendono anco quelli chi di lontan lì guardano , tanto che per amor fi flruggono, J^eqypulcYOs intitecr 9nec eti.amtibiconfulo *Araf- fasyfmas ìnpukrisùculosuerfari , quod ignis [quidem vrithomines't ungente s , ac formoli eos etiam Mceridanttqmfe-profulfpectantyUtpopter amorsm^aent. Non fi tenne Arafpade al buon configlio , adìcuraijdofi di poter far refiiten zau ad Amore, & dinon paffar più oltre* che il primo (calino dello (guardo; ma * {>oco a poco fi concepirono dentro i 1 fiio petto con" eccelline fiamme per le bel- ezze di Panthea da lui amata 9 che dal dolor piangeua , òC dalia vergogna fi confondeua , e temeual'a /petto delfuo Rèpcr ie ingiuriofe minaccie , cn egli fece a quella Honefla Dama , càe non volle compiacere a fuoi Amori $ fi che- l'incauto Arafpade non pensando alla forza dello (guardo , porto eh' hebbe il piede nel primo gradiledel vedere » (pento daU'infoportabile defiderio » tentò di giugnerc al tatto , Se falire oue gli perfuade.ua V Amoroso affetto i O quanti dal rimirare, e veder cola a loro grata , molli dallo (limolo della concupifeen- zas come ingordi voglioso battere le mani in quello, che appetifeanc; in quel* lo, da che efli guardar fi douetiano., come dal fuoco , Megabizo gran Capita- no di Dario, mandò fétte Per fiani , che doppo lui erano neh'efèrcito i più prin- cipali» per Ambafeiadori né Aminta Rè di Macedonia , i quali eden do (lati ri* ceuuti nobilmente, doppo il con uito, fecero inftanzadi 'vederle belle Dame di Macedonia, ;ne furono fatte venire , "Vedute , chei'hcbbero i Perfiani s'ac- ceféro d'Amore , e pregarono Aminta» che le £cc(Te federe auan ti gli occhi lo- ro ( fi come racconta Erodotto ) li compiacque il Rè , &e(IÌ cominciarono fu- bito lènza naodeftia a ftenderele mani (opra le poppe di quelle : ciò ad Amin- ta parue sfacciataggine, SC non meno ad Aleflandro fuo figliuolo , il quale in bella maniera fece partire il Padre , & partito che fiì, diffe alli Perfiani , poiché fere fiati in regalato conuito > auuicinandofi i'hora d'andarfi a ripofare , voglio anco vi s apparecchi delitiofo letto in compagnia di quelle Dame, acciò pollia- te riferire al voftro Rè , come fete flati bene accolti , & accarezzati dal Princi- pe di Macedonia , però laflàte prima che le Dame fi vadino a pulire , ò(' laua* re nel ferragJio loro: Fece poi Aleflandro venire Giouani sbarbati adorni d'ha- biti feminilicon pugnali Coito le yefti , i quali entrati nelle camere aflrgnate^ alli Perfiani, credendoli e Ili fullèro Donne i corfero ad abbracciarli , ma li rae- Ichini furono a furia di pugnalate vecifi: Miferia cagionata dal vedere, dall'oc- chio, origine d'infiniti mali , Autori di precipiti j, 6^ di fniftricafi . Da chi hebbe principio la perditione , & la commune calamità del Genere humano ? dall'occhio dal vedere la bellezza del pomo vietato. Vidìt mulier quodbonum effet lignum ad vefeendam, & pulcrum oculis , afpet7uq> delegabile . Per qual cagione Iddio mandò dal Cielo larghi torrenti d'acque a fommerger l'VniiTer- fo £ per la lafciuia dell' occhio . Videntes Filij Dei filias hominum quod effent fulcri . Sanfone Capitano cofi forte , da chi fu vinto ? dal rifguawàar le Deliz- ie puma di Thamnacha Filiftca, di cui dille al Padre chiedendola per confoi te. in ICONOLOGIA Tlacuìt acidi 'f meis . Et poi di Dalila meretrice , nel cui feno gli fu recifo i! i ne della Tua fortezza > & canati quegli occhi miniftri del Tuo Amore , della fu cecità ,& morte . Il Rè ch'era cofi giufto conforme al voler di Dio ,corre fec a diuentar adultero , ingiuflo , & homicida ? mirando incautamente da vnai loggia le bellezze di Bethfabea . Vldit mulieremfe lauantem, erat atitem mulh pftlcra valde . Se l'occhio ha fatto preuaricare Dauid cofi giufto , Sanfone ce forte, ch'altro potremo dire , che la villa dell'humana bellezza corrompa lì Giuftitia > cV fottometta la fortezza : & ehi fari , che s'aflìcuri firtàr lo fguat do in cofe belle ì Non guardò mai con buon occhio Augufto verfo Cleopatr; la quale doppo la morte del fuo Marco Antonio , pen so (come riferifee Stròfi con artifìcio della bellezza fua di poter allettare l' Animo d'Augufto, ma egl tanto pài nel cuor fuo l'odiala, 5: ordinò a Proculeio ,che vedette di pigliarla L de cuftodirla viua , per condurla in trionfo, iì che hauendo prefentito Cleopa- tra Regina >checon la fua bellezza vinfe tanti Principi , & valorofi Imperato- ri d'eferciti » defperatafi di non poter vincere anco Augufto , per non reftar vi- wa prigioniera nelle fue mani y fi fece dar morte dalle ponture d'vn afpe ,-. per lo che Augufto non hauendo potuto confeguir il fuo intento , fece portar iru trionfo l'immagine di lei : Et che moueua vn cofi grande Imperadore a brama fé , che fi conducete in trionfo vna Donna ? trionfar dWna Donna . certo la 'vittoria > che riportò di lei ; attefoche egli folo non fi Jafsò vincere da quella che con gl'acuti dardi degli occhi fupi vinlè Cefare y M. Antonio , cV^ molti Rè ftranieri ; quella che iì -vantaua di non hauer ad eftere trionfata , dicendo , non triumphabor .in memoria di che Augufto fece battere vna medaglia pofta nelli fymboli di Claudio Paradino da lui efplicata , nella quale era imprellò vn Crocodilo legato ad vna Palma, figura di Cleopatra Regina d'Egitto da lui fuperata , con quefto motto , Colligauit nemo : gloriandoli che niun altro potè far refiftenza alla beitela di Cleopatra da lui disprezzata , 6X_ vinta . Ni uno dunque fteuramente drizzi lo fguardo in belli oggetti , ne vagheggi Dame di vago lume adorne, ritardi auanti il lor confpetto : perche chi ardiri mirare ,vn bel fembiante afpro tormento de gli occhi,&'del cuorejanch'egli al fine fi. dot- ri,&Tlamentari , in cofi querule , & dolorofe note. 0 Mondo ^openjier vanì, 0 mia forte ventura a che m adduce: Odi che vaga luce .Atcuor mi nacque la tenace /pente ; OndeV annoda, e preme Quella^ che con tua for%a alfin mi mena, La colpa è voflra,e mWl danno, elapena. Così di ben amar porto tormento, E del peccato altrui chieggo perdono ; tAm^idelmioichedeuea torcer gli occhi Da troppo lume . Ritiro P'ir ci ìfeuno la -villi dalla potenza di raggi dWn riuSlendente fole , sf.i ' 'hi-ii finoouuv* Ji due b.^'i occhi , Sc^_, ponga mente a! costume dt! Ca« DICESA%E%JPA. iz3 uairio vccello grande marittimo , il quale { per quanto narra ElianOj&C^ PIu- tarcho nel fudettonmpofio)amrmeftrato dalla natura , sa che s'egli fida lo /guardo ne gli occhi diquelli,che fono oppilati , riceue in fé l'oppilatione di co • loro , ondegli voltafi con gli occhi ferrati , altrimenti refta dentro di (è , come dagraue colpo ferito : così noi chiuderemo gli occhi al rincontro di due cocen- ti lumi , acciò per gli occhi noltri non.riceuiarno le fiamme loro nel cuore , il- quale altrimenti rimane epprefio,;& fcHocato dali'opiìatior.e amorofà , punto 4a, pungente arale., 6^ arfo da folgori , & facete ,itramenti militari d'Amo- ree col quale parlando il Poeta, dille . L'arme tue furori gli occhi: onde l'accefe Saett'ufeiuAn d'inmjibil fuoco. OST1NATIONE. DO N H A veflita di nero con la tefta circondata dalla nebbia 9 fòftenen- do con ambedue le mani *Vna teita d'Alino . Il "veftiinento di nero , è conueniente alì'oflinatione, perche cornei! panno tinto in nero non può pigliare altro colore, con" '■vn' huomo ©felpato iru 'vna opinione non sa "volgerli per alcuna ragione alia luce della 'verità dimo- stratagli . Hauerd ìa tetta circondata di nebbia, perche gli oftinati fogliono vedere po- co lontano * Si. peròiì fermano faldi nella loro opinione ; perche non è dubbio tiler cofa da fauio leuarfi di opinione per elìèr talmente ordinato il noftro fape« t*,.che òpcr perfettione,&. numero grande di cofe perfette , ò per la poca luce, 8c^ofcuritidel noftro intelletto non lìarao mai a tal termine, che «on «abbia- mo luogo di panar innanzi , Se da tor lapalma del fa pere noftro à noi medefì- ni., con la fucce(Iìone3che fi fa delle cofe di tempo in tempo. La tefta dell'Alino moftra la medefima ignoranza,già detta efier madre del- *oftinatione,&: fi figura l'ignoranza nella tcììa dell'Alino, per eller quello ani- male ftolidiiTimo equalmente d'ogni cola, fodisfacendofi , e del brne, ^Sc^ del ■naie, rnofìrandofi fallìbile alle forze ", ò cordoglio , à differenza de gli altri nimali • O T I O. GIOVANE grano, in vna caueraa ofeura, fé derido fi appoggiato col go- mito finiftro (opra d'vn Porco, che flia diflefo in terra, ÒCT con la mede- ima mano fi gratti il capo 3 farà tutto (onnacchiofo. i Giouane fi dipinge, come quello, che non ha efperimentato r.'nccmmodità Sella vecchiezza . \ Graìlo, per li pochi penfieri, i quali non danno noia per la troppa occupatio*- e del penfiero, & dell intelletto, alla dilatatone del (angue per le membra . Siede in "vn'efeura caucrna ; percioche l'huomo oriolo non è pronto alfho- Dreudi,e gloriole àttiotìi-'j onde cóuiene menare la vita ignobile, òV tenebrofa. Sì appoggia ad vn Porcc^perche l'oriolo nella conuerfatione degli altri rino- mini, è limile al porco, per la vilttf, e dapocagginc (un . j E opinione d'Ànftoule , che quello a-cin* «k nella fìlònomia fia il più incr- pace i. = e. n+ ICONOLOGIA pace di ammaeftra mento di tutti gli altri animali ; come l'oriofo che non curi alcun lodeuole etèrei tio, sì rende inhabilead apprendere qualfiuoglia difcipli- na ; & fi come quefto ideilo animale ad altro non attende, che a fodisfare l'a petito della gola , &f di Venere ; cofi l'huomo dall'otto dominato , fi òà rutta a contentare Ce Hello , fodisfacendo a* proprij appetiti con perdita della pro- pria fama-; . Si g atta il capo a guifà di coloro , che mal Tanno prender configlio, non ria- ttendo imparato la prudenza , (pendendo la maggior parte del; tempo nel! deliberatone delle attioni ; lequali fé fono buone non le mandano a finejfc re lejpregiudicano all'honore, & alla fama * Otio 4 Glouane gra(To,& corpolenCo, C-axcL a giacere per terra,per veftimento por-- tara vna pelle di porco, &c per terra vi farà "vn vomere inftrumento di ferro da arare la terra, ma tutto pieno di ruggine » Per dichiaratone della giouentù, §C della gratterà » del giacere -in terra , & del -vel ti mento della pelle di porco, di quella figura feruirà la dechiaration fatta della figura di fopra : folo diremo, che è fignificatiuo dell'odo il vomer arrugginito, come de negoti j , & dell'anioni quefto medefimo chiaro , & net- to >eiiendo il più importante n'egotio noftro far cofe appartenenti al-viuere, £^ come non adoprandofi il "vomere viene rugginoso ; cofi l'huomo, che-» tralafcia il ben'operare , dandoli in preda all'odo fi cuopre , 6^ empie d'infa- mi*',- di vitij , che lo rendono poi d/fpiaceuole a Dio,& a gli hilomini, e quefto otio non è altro che vna quiete dell'intelletto , il quale non moftrandf la ftrada di operare vircuofamente a' fenfi , anch'efli Ce ne ftanno fopiti , ò quel ch'è peg- gio difeacciati dalla via conueniente . Per quefto dille S. Gregorio l'otio eflèt vna fèpoltura dell'huomo viuo , 6^ la Scritturarne tutti i mali del mondo gli ha inregnati l'otio , Ne fi prende in quefto luogo l'otio per contemplatone: co- me lo pigliò fcherzando con parole Scipione il grande,dicendo di sé ftellb , che allhora hauea men'otio che mai,quandone hauea pili abondanza ; per dir che quanto meno era impiegato nell'attioni, tanto era più intento al contemplare > perche di quefto otio godono fòlo quelli,che con lalcttione de molti libri, 6^ con l'intendere! cofè alte, 6^ nobili, mantengono fenza muouere altro che la lingua,ò la penna > la pietà,la religione,il zelo di Dio, il confbrtio de gli huo- mini.oX^ in fomma quanto è bene fra le mifèrle di quella vita mortale. Otio. HVomo vecchio,veftito di giallo dipinto à Mafchare, Se à trauerfo ha u eri. vna banda berettina con vn Fagiano per cimiero, nella deftra mano vna f icella di color bigio fpenta,& nella finii! ra vn'ouato in campo d'oro , nel quale fia d-pinto vn giro col motto . In quiete voluptas. Otio, HVomo grailbjcorpolenro,* federe in terra con vn feudo fòpra, tutto rico perto di ftrali,& fre^ze tirate da diuerie bande , qua fi che l'otio fia feu- do di tutti i vitij. Grado lo dipingiamo per la cagione detta di fopra,&" cofi io fa l'Ariollo dicendo. la . DtCÈSARE%lPA. t*f 1 1 qasjto albergo ; il grane forno giace V Othda vn canto corpoìent* , e graffo. Lo feudo ripieno di fre^ze , moitra che l'huomo otrofo ì\ laida venire adotto tutte le calamità , prima che penfi à volerli leuare dalla polmonaria nel perder* il cempo,& fin che gli refta da viuercb fia conlode,òcon biafimo.con honore , jb con vergogna,con danno, ò con vtile poco cura il tutto. Et perche il mal Tuo Jfififtolito non bifogni guarirlo con lo fmrnuire del fangue , & col tagliare dell* 'jrene, fi tontenta venire mancando a poco à poco con iua vergogna ; faftidio do gli amici,& vituperio della famiglia. Otiù. VN Giouane mal 'veftitojil quale ftia col capo chino , & /coperto , & co» ambi le mani in feno. PACE. 'ideila medaglia d'^tuguftofi veitfcolpitA » DONNA, che nellafiniftra mano tiene vn Cornucopia , pieno di frutti» fiori ,frondi,con vn ramo d'vliuo,& nella delira vna facclla, con la qualo abbruci vn montone d'Arme. Il Cornucopia lignifica l'abbondanza , madre, & figliuola della pace j non & mantenendo lacareftia fenza la guerra, ne l'abbondanza del vitto fenza l'ab- >ondanza di pace,come dice il Salmo. Fiat pax in virtute tua>& abundantia in turribus tuis. ti ramo dell' -vii uo dinota la mitigatone de gli animi adirati, come fi è detto Miì Iongamente in altri luoghi. Et la facella * che abbruci il monte d'arme , lignifica l'amore vniuerfale,©^^ cambieuole fra i Popoli, che abbrugia , & confuma tutte le reliqnie degli odij, che fogliono rimanere doppb la morte de gli huomini. Per dichiaratone del Cornucopia,ne ferutremo di quello, che riabbiamo detto nella figura dell'abbo» dan^aw . Tace* Giouane bella con ghirlanda d'vliuo in capo,nelta mano deftra ferri la figt* ra di Pluto,& nella finiftra vn fafeio di fpighe di grano,come fi caua dal* li ferirti di Paufaniàcne nella deftra mano tiene vna face accefa rruolta in giù, & {òtto à quella vi è vn monte di arme di più (òrte,& appreffo vn Leone,ó*£~ vn Agnello giacendo infieme. Pace fi dice con agguaglianza di molte volontà moftrata con fegni efleriori , jlche fi moftra nello Mare infieme il Leone, & la Pecora, che per natura fono di- uerfiflìmi di coftume,5^ (\ prende da Vergili©, il quale volendo augurare pa- ce al tempo di Pollione,diire che gli Agnelli , ft^ i Leoni haurebbono infierm habitato, Tace. DOnna,1a quale tenga in grembo Tvccello chiamato Alcione , & in terra canto d'efla vi farà vn Caftoro in atto di flrapparfi con denti i genitali. L'Alcione è vn picciolo vccello,il quale fi il nido alla riua del Mare;, §C pt quei pochi giorni3cbe quiui fi trattiene,cefla ogni 'vento,*& ogni tempefta , re ftando il Mare,6c il Cielo tranquillo,& fcreno,-però è-indicio di tranquilliti , i. di pace ; onde metaforicamente giorni Alcioni j fi dimandano da gli Antichi ne' quali il Tribunale fi quietauay& fi pofauano li Litiganti. lì caftore,il quale perfeguitato da cacciatori,come (criuono alcuni , co' den> fi mo^za i genitali ; fapendo per quefti euer da loro fèguitato , è indicio di gra; defiderio di pace,cV~ ammonitione a ferrar gl'occhi alla perdita di qualche bc ne , & di qualche vtile, per amor fuo . Et fi legge à quefto propofito *vna letti ra di Sapore fcritta a Coftantino , la quale lo efòr ta à lafciare vna parte de 1 R gno dell' Afia per viuere in pace, con Teifempio di quefto animale irragion noie , il quale per priuarfi del Colpetto , fi taglia quel membro, che lo fa (lare ii quieto. Tdtt D DI CES ARE %IP A. iz/ Tace. Onna giouane à federe , co» la deftra mano tiene legati infieme vn Iup» « &C vn Agnello fotto ad vn giogo medefimo,8£~ nella finiftra porta ~vn Quefta figura moftra la pace e(Tèr cagionata dal reggimento de'Prencipi»cha (fanno abballare l'arroganza de' fuperbi, & farli viuere fotto il medefimo giogo co' più humili , &^ meno potenti, per moftrare che è fola , e propria virtù sue Kencipi faper far nafcere,& mantenere la pace nelle Città >& ne* R egni,Ia qua! 1 Tiene ipefle volte perturbata dali alterezza de' fuperbi ,& però Ilioneo orando I ,Didone predo Virgilio nel primo lib. dell'Eneide la loda di quello capo parti- colare . Et la pace di noi fteilì che nella medefima figura fi può intendere; non è altro che la concordanza de' fenfi del corpo con le potente dell'anima, ren- dendo egualmente obedienza alla ragione chi domina, & da leggi ad vne,Sc^a gl'altri . Et per lignificare l'Imperio del Prencipe li fa la figura che fiede; non fi potendo dar giudi rio publico fenza ftar à federe forfè per conformità del detto d'Ari itotele che dice,che la prudenza nell'anima s'introduce per mezzo del fe- dele ìt della quiete . Tace. Isella medaglia, di Filippo , , DOnna>che nella deftra mano tiene vn ramo d'o!iuo,& con la finiftra vn*- hafta. Per quefta figura fi dipinge la pace acquiftata per propria virtù , & vaIore>& ciò denota l'haftache tiene in mano» Tace. In vna medaglia di Vefpaftano fi vede [colpita . DOnna che da vna mano tiene "vn ramo d'oliuo, dall'altra il Caduceo,& ìn vn'aitra fi vede con vn ma^zo di fpighe di grano, & col cornucopia , dC con la fronte coronata d'oliuo. Tace. Isella medaglia di Tito. DOnna che nella deftra mano tiene vn ramo di palma , & nella finiftra vn*- hafta. La palma promette premio à meriteuoli > Thafta minaccia caftigo à delin- quenti,©^ quefte due fperanza, òC timore mantengono gli «uomini in quie- te^ in pace. Tace . Velia Medaglia di Sergio Ùaìbd con nome di pace [colpita Ha . VNa donna di bell'afpetto , che fiede , & nella deftra mano tiene vn ramo d'vliuo,nella finiftra vna Claua con lettere» TaX^fugufi.&S.C. Nota quefta figura la pace acquiftata per -valor dell'animo , & per vigor del corpo, l'animo fi feopre nella belle^a,& nel federe della donna . Il Corpo della Glaua , iftromento col quale Hercole foleua caftigar gl'inimici , con reprimere 'audacia de malfattori* Tace, ìxf ICO NÒ LO Givi Tace» J>{ella Medaglia di Traiano .fi fa foto. DOnna,che con la deftra tiene vn ramo di vliuo, & co» la finiftra ~tn Co* no di diuitia • Tace. Et in vn' altra di Filippo fi "vede in formadi Donna, che conila deftra mai* alza *\n ramo dVliuo , & con la finifta tiene vn'hafta eoo lettere Tax fundal €um Ferfis, & di tutte quefte potrà il diligente Pittore eleggere quella ,che pii gli parrà a proposto , & anche di molte farne vnaioia , come vedrà meglio pò t«rlì piegare la fua intentione » Tace. Isella Medaglia di Claudio. VNa donna , che abbaila il Caduceo *verfò la terra doue è vn fèrpe con fio ri ftrauolgirnenti,moftrando la diuerfità de colorici veleno. che tiene,6* con l'altra n>ano iì fcuopte gl'occhi-con vn **v£lo per non ^vedere il fé rpc , a quelle lettere» PAX ORB. TERR. AVG. Chiamornogli Latini Caduceo,perche al fuo apparile faceuacadcre tutte li 4ifcordie,& fu per ciò l'infegna della pace. Il cuoprirfi gli occhicol velaper non vedere il fèxpe,,dimoftrache la guerns Capprefentata per il velenofo ferpefia noiofa * dc^, U'iufiurto dannOjOnde Vip igiiio nel primo dell'Eneide (òpra di ciò coli dille. Trulla falus bello , pacem te pofeimus* PACI FICO. ^Ve'di àncBeatltudini la fèttima, l> A S SI ON£ D'AMORE. DO N N A,che con 'Ynamaao tiene vna "verga, Sfrcon l'altra vna ta^zai & appretto di fé da vn lato vi faranno Leoni,OriìJLupi,Cigna!i>Cani,5c^, limili ; & dall'altra parte molti faffi . Si prende per la patfione d'Amore Cir- ce,come narra Ouidio , & dittero gli Antichi effer vna Maga potentillìma , che trasformaua gli huomini a fua voglia,5c volfeto, come habbiamo detto fingili- care con eflala padrone d'Amore . Tiene la -"verga , perche Homero nel libro x. dell'OdyflT. finge che la dett donna hauendo dato à bere vn fuo liquore à i compagni di Viiliè , toccatoli i capo con la vergaci trasformale in fiere. La ta^za,è per dinotare quei fughi d'herbe, & beuande , coi quali fi dice,cr faceua vfciregli huomini fuori dì se, rendendoli à guifa di latti, oc bruti anima» hjfopra di ciòne ragiona Ouidio xiiij. lib. Metamorf. con quelli *erfi. 7{cc mora.mìfcerì tofìi iuhet orde a grani, Mellaq; "pimq\ merheum lacle coagula puffo t Quìqifub hac lateant furtim dulcedine fuccosi lAdìjciti accipimus [aera data pocula deverà. Et Vergi! io nel 7. Hinc exaudirigemitusjrxqs Lcowm Vinclar eeufantum^ fera fub rio tle rude fftum ■ SetìgériqjfacsiatfsànfMfepibifsyrfi Sauire^ac forma magnoruniyìiilareLuporuni: i Quos homlnum ex facie Dea fempotentìbus ber bis rlnduerat Circe irfpuhusMC terga ferarum. f- Il che dinotano i diuerfi animali, 8£T la moltitudine de (affi j fi che fi deuo fldcrare,ehe la fopràdetta figura è ynaefpreflionè della padìone d' Amore , ja quale prende dominio injquegli.huomini,'che fi lanciano otiofamente piglia- •Aeco! gufto di cofe ddetteuòli , ropofito| mortificatione , mala /òdisfattionc, cVf . dolore j nondimeno perche la vhttrfraleauuérfità non fi fmorza a fatto, fi de- lie fare di colore berettino .-, che ritiene^qucllapoca di "viuacità, che è la fperan«i za di cambiare fortuna fra lemiferie »o\^ è vn'aipettare all'occaib del Sola*, , che di nuouo forga la-luce,bella; e ehiara,per illuminare il giorno, o/curato nel- miferie. Il giogo, èfignificatiuo della patienza , li quale come fi è detto , iì efferata^ folo nel tollerare le auuerfità , con ànimo^coftante, & tranquillo . Et in quefto propofuò diflè Chrifto-NoftroSignore,cne il fuo^giogo era fuaue per il premiot che s'afpettà doppò Tofleruanzatie fuoi fanti commandamenti ; che fono 'vn [giogo , al quale volentieri fottomett* il collo ogni Chriftiano , che hàbbia ze- [Ib delilionor..di.Dio . T attenda. DQnna con^mtorchio accefo in vnamano-, con la quale verfi cera lique? fatta lopra l' altro' braccio ignudo , & a piedi per terra vi faranno alcune», jhimache, le quali fi pongono per la patienza, per (cordar i tempi, & ftarfi mol- ti g orni rinchiufe nelle Toro cocciòle finche viene il tempo a propofito di v/cir |fiiora-i. T attenda. Qnna veftita di berrettino con le mani legate da *vn paro di manette di ferrò , 6^ a canto vi fari 'vao fcoglio , dal quale efea acqua a goccia- , I à goccia, D *p ICONOLOGICA a goccia, 8c cada fopA le manette di detta figura . Perla quale fi moftra , che ad vn'huomo,che fa afpettàre ogni cofa fuccede* felicemente , &C ancorché i principi) di fortuna fiano cattiui , aiutati poi dsu qualche fauore del Cielo , che non iafcia mai fenza premio i meriti dell* huo- ijio, in vn punto nafee quel bene , che molti anni fi era in vano defiderato . Di quella forte di patienza, & dell'efito felice, habbiamo de noftri memorabili et. lìmpij nella Corte di Roma ,eflèndo fblo per la patienza d'vn affidua feruitù *, molti arriuatì alPhonor del Cardinalato ,& d'altri gradi importanti della Hie* xarchia Ecclefiaftica j oue come Citti fabricate nell'alte montagne , fono efpo« iti a gli occhi di tutto il mondo, òC* hanno occafione di far fi chiari per la virtù dell'animo , come fono celebri per la degnità , 8c grandezza efteriore . Ma quando bene non fuccedefie, che alla patienza folle guiderdone la li- bertà in quefta *vita, come fi vede cofi fpeflo , che la fòrza dell'acqua confutili =il ferro; non dobbiamo però perderci d'animo, parlando con quelli , che driz- zano la loro feruitù a buon fine, 3^ non all'ambitione, viuendo virtuofamen» te, fapendo le promeffe fatteci per la bocca di Chriflo Moftro Signore,che con- iiftono in beni non corrottiteli, dicendo In patientia veHra poffidebitis animai **cflr.ts , & che è folito caligare , & correggere in quella vita quclli,che ama , • defidesa premiate nell'altra . • 'Patienza. DOnna d'eti matura , a (édere fopra -vn (allo, con le mani in modo, cheJ moftri fegno di dolore ,& con li piedi ignudi fopra "Vn fafeio di (pine. La patienza fi fèuopre nel fópportare i dolori del corpo, 5^ dell'animo: p th fi dipinge la prefente figura iu quell'atro . Le (pine fono quelle punture, che toccano nell'honore ,b nella robba, ò ne. la vita,le quali fé bene pungono i piedi , cioè danno faflidio nel corfo degli af- fetti terreni j nondimeno lafciano libera la teda , & le alttc membra più nobiU perche vn'anima ben regolata, Se ben difpofta fopra alla ftabilità della 'virtù non proua il danno fondato nelle cofe terrene . Il federe fopra il fafiò, dimoftra efTcr dura cofi fàper reggere la patienza e animo tranquillo , ma che facilmente fi fupera • PAZZIA. VN* huomo di età 'virile , vetliro dì lungo , & di color nero , ftara riden- te, & a cauallo fopra vna canna , nella deftra mano terrà [vna girella di carta iftromento piaceuole, & traflullo de fanciulli , li quali con gran fludio lo fanno girare al 'vento. La pazzia fi fa conuenìentemente nel modo fbpradetto ,* perche non è altro Tefier pazzo , fecondo il noflro modo di parlare , che far le cofè fènza decoro! 4^ fuor de! commune v(o de gli huoinini per priuatione di difeorfo fenza ra* gione verifimile, ò flimolo di Religione . Quindi è, che fi dice communemen- te elfer meglio esercitare la pazzia con moki, che efier fauio con pochi; perchè jnifurandofi la noftra fauie^r.a dalla noflra cognitione , 6^ conofeendofi più ord; nanamente in molti » che in pochi, par che quelli , non quelli , fi debbano fèguitare; percioche il più degl'huomini mi furando la bontà dell'attieni aitici con Is - ?1- T>ICESA%$ %LPA ijr ( flon le Tue, approuarà quei coftujni > che a' Tuoi fi afTornigliano ; onde è necef- ! (àrie per acquiftare quello buon eccetto, all'opinione {falerni nelìe fue amoni, eccoftarfi Quindi e, che nelli honort "vno fi itima felice ; perche dal maggi jc f numero de gli huomini quelli fono flimati gran parte della felicità , nella pa»- i uertà fi giudica ciascuno mefchino, perche da molti tale fi vede reputato; £c dì f quefta pazzia, Se di quefta fauiezza, fi parla tempre fempre da gf huomini jiqt* Sballando l'ali per dolore , òper timore , ò che vie- ne cPimperfettione naturale.. Giouane, fcapìgliata, & fcalza ^i dipinge ; percioche iì pazzo non (lima lo aiedefimo^ ne altri . Se è Isntaflo d'ogni politica conuerfàtione , per non cono- scere ilbene di quella, Scnoaper fine disontemplatione, b dispregio del Mon- :4o pecaimr di Dio sj e ciò dico perriipetto di quelli, ch'hauendo gii domati gli affetti loro per la conuerfatione,fi ritirano a vita folitaria . il color cangiante del veftimento,denota inftabilitàj che regna nella pazzia. La pelle ef Oc/ò, lignifica che i pa^zi per il più fi reggono dall' ira ,* percioche jfi veggoncquafi continuamente far diuetfe ftrauagantie * Tiene con la finiitra mano vna candela accefà vicino il Sole .5 perche è fegne veramente di pa^ia presùmere e i'vfo . Si fa ignudo , ó\^ nero*, perche ikpeceatofpoglia della gratis , «^_ priua a~ fatto del candore della -virtù , 'dando in jpeficoio di precipitare per l'incrt rez- za della Morte , che lo tira nell'Inferno , ie non fi aiuta con U penitenti* , Ó^J, col dolore . . *"' Ecit- ♦ ?E circondato dal ferpente, perche il peccato è vna *vna fignoria de! Dimoiti ;«oftro nemico? il quale cerca continuamente ingannarci con fin te appstenzt^ > di bene , operandone tèmpre il fucceflo , che ne hebbe con la prima soffra Ma- *dre infelice. * Il "verme al cuore , è il verme della confeien^a , ò la conferenza ft&fla , cno dicono i Theologi, la quale flimola,&: rode l'ani ma peccatrice, 8t^ iètrpre ftà "viuace, Segagli do^n che net peccato lènte il polio, &ilfargue*0fld£preB« i de il "vigore , & fi nodrifee . P E C V N I A. DO N N A "Veftita di\giallo> di bianco, ì^ di tanè (curo , in capo ha.uerà vna bella acconciatura, fòpra la quale vi farà "vna Ciuetta,*S^ ceri a ia ruiano alcuni torfegli, & pile. il colori dèi "veftimento lignificano le forte delle monete , le quali fi fat'no -d'oro, d'argento, Se di metallo ; con lì torfclli , & le pile, che fono ffromenti da battere monete * La Ciuetta preflo a" Greci fignificauadanari,perche pergratificaregli Atrn v niefi, che per infegna portauano queft'animale.quafi tutti i Greci io ftampaua *• no nelle monete loro , come ferine Plutarco nella "visa di Lifandro . Si nota ancora la pecunia con le Nottole,, le quali in Athene fi ftampauano •-nelle monete per vna memorabile aftutia di vn Seruitore di Gilippo pur in A te *ne; raccontata dal medefimo Plutarco nell'ifteflò luogo; Perche hauendo cari-» co quefto GiJippo di trafportare vna"pecunia in Lacedemonia , buona-parte ne* occultò (otto le tegole del tetto di caia, il che hauendo veduto il detto fuo Scr— \ uidore , & eflèndo legge appreflo di coloro , che non fi douefle credete al Ser- -nidore , che teflificaua in pregiuditio del filo propio Padrone, dille loro in giu- -ditio , che fotto le tegole della Cala del fuo Padrone vi era grandifllma,quanti- tà di Nottole. Il che eflèndo intefoda gli accorti Giudici,rintcgrorno la Repu- bblica di quel danaro /lodando l'accortezza del Seruidore , &dimandocnopoL %'m alcune occafioni il danaro col nome di Nottole. P E L L E G R 1 N A G G I O. HVOM© in'habitodi Pellegrino, ma che habbiarafa la meta della te- fta, fic^fimilmente della barba , & dalla delira habbia i capelliJonghif- ;{imi , che gli pendano fòpra le fpalle , & Umilmente la metà della barba longa,. . & hirfuta per imitare gli Egitij , i quali in quefto modo dipingeuano il Pelle- grinaggio ; 6^1 a cagione fu , che eflèndo Orinide partito per lVpeditioneL* contro li Giganti in dieci anni , che flette lontano tempre con gran fludio, col-* tiuòla barba, & la tefla^ poi ritornato in Egitto adoprò il rafoio . Gli EgittÈjf ■volendo denotare poi il fuo Pellegrinaggiocol felice fuccefTo del ritorno, lo di- pingeuano nel modo detto.; il che poi ancora fecero per efpri mere ogni fòrto. -di Pellegrinaggio . Hauerà nella delira mano *vn Bordone , (òpra del quale vi farà vna rondi- ne ; perche quefto "vccello , fecondo , che hanno ollèruato.gli Antichi,fubbito ch'ha incominciato a "volare , fi parte, OC* "V4 lontano dalpadre, & dalla ma* -dre pellegrinando- ~ > I 3 , PAR- 'J* TCONOLOGloA PARSIMONIA. DONNA di età virile , veftita d'habito femplice , & fenza ornamento al- cuno , con la deftra mano tenghi vn comparto % & nella finiftra vna bor- ia piena di danari legata, con vna cartella riuolta in bei giri con vn motto » chi dichi IN MEL1VS SERVAT. Paifimonia è "vna delle due partì principali della liberalità > che confide nel ritenerti dalle fpefè , che non fono conformi alla ragione , & trafgredifconoil mezzo . Maìorem fenfu defint cnttum» dice Horatio Sat. 3. 1. 2. cioè lafla and re le toefe fuperfhie maggiori dell'entrata j il che fi fa con la Parsimonia, laqua le delle qnattro parti della prudenza» che confifteno intorno li beni di fortuna tre ne poffìede . Nam circa bonum prudentiaquadrupliciter fègerit,cum au adipifcitur bona > aut tuetur , aut adauget , aut prudenti^ vtitur , hi prudenti^ aliarumq; virtù tum funt canones |; talmente che fé li canoni della prudenza^ circa la facoltà, fono di quattro forti ; fecondo Plutarcho ad'Apollonio , ouero quando s'acquila la robba> Vii confcrua , ò fi accrefcc >òil adopera prudent niente^ DICESJ%g %LPJ. rjf te ; Certo che la Parli monia prudentemente adopra la robba , l'accrefce » la conferita ; Efchine Filofofo Socratico fbleua auuertires che da fé JteiTo pi» liana ad *vfura* con lo fminuire la fpefa circa il 'vitto > conforme a quel detto » 'agmim ve&igal pariìmonia >gran tributo è la patfimonia , poiché ottima ri- lutione e per accrefcere Tentrata il reformar le Ipefe: &:però Ariftotile dà per >n figlio alle comunit4,ch e $\fi la parfimooia , in quefta maniera fecondo la„* aduttione del Mureto . Primum quidem nolfe oportet quantum ex quaqj t ciuitas capiat , Notis effe debent fumptus, quos facìt ciuitas , vt fi quis fu- >eruacaneus eftollantur, fiquisiuftomaioc minuatur. Opulentiores enira* unt non ij modo,qui ad opes aliquid addunt , (ed ij quoq; qui de fumptibus etrahunt . Cofi li capi di famiglia dcuono primieramente confiderate Tcn- ata,ch*hanpo , & poi hauer riguardato alle ipefe, che fi fanno per cala per toc ia le fuperflue, 6^ fminuire quelle,che fono maggiori del douere, impercio- he diucntano più ricchi non folo coloro,che aggiungono alla robba qualche^ ofa , ma quelli anchora , che fi leuano da le fpelè, Et in Seneca de Tranquilli- ate cap.^.a proposto della Parfimonia quell'altra belliflìnia fentenza, che cofi ice, Placebit autem haec nobis meniura, fi prius parfimonia placuerit fine qua ice vlJar opes fufficiunt. nec vii? fatis patent. Si fa di età virile , percLoche in quello (tato l'huomo è fatto capace di ragié- e, àC opera fecondo l'vtile ,& honore , L 'habito femplice, & fenza artificio , denota che la parfimonia è lontana da >gni /pela, vana , & liiperfl.ua ; onde fopra di ciò S. Ambrofio ad Vercellen» cofi lice . Inibii tam necefsarìumt quam cognofcere quodfit nefefsaritttn . Il compaflo , fignifìca l'ordine , 6^, mifura in tutte le colè j percioche fi ce- ne il compatto non efcc punto dalla fila circonferenza , cofi ia parfimonia non eccede il modo dell'honefto, 5^ dtì ragioncnole . La borfaco'l morte in meliusftruat, dimoftra che è maggior induftria > &: honoreil conferuare qucl!o5che fi ha, che acquiftare quello , efee manca » come iimoftraClaudiano lib. 2„ln Stilìcon. Tlus cHferuaffe repertum > Quarti qiufifie decus, EtOuidiolib. 2. de Arte Àmandi. 7{on minor eflyirttts ,quam quarere fotta tucrì» Cffus ìnefl Mie ; hic exit artis opus . P A R T I A L I T A. DONNA brutta, che tenghi la deltra mano ferrata , >6^ il bracci* al- quanto raccolto verfo il petto , & il finiftro ftefo con la mano aperta, e-, per acconciatura del capo vna cartella con vn morto , che dica EADEM NON OMNIBVS . Terrà il vifo riuolto , &C che guardi dalla parte finiftra , & fotta lì piedi ~vn paro di bilancie. Partialità è vitio , & è contrario alla giuftitia, efTendo che non d à a tutti quel lo, che gli fi conuiene , come beni/limo lo dimoftra il motto fopra detto ; 6partialità peccato- grauiffimodeiringiuftitiajglifìconuienerefTerc bruttiflìma, & abomineuo-' le ad ogn' ~vno , 6^ Cicerone in 2; Tufcu. J^jbileH malum , ni[t- quod turpe aut vìtiofum eft~. Il tenere la deftra mano ferrata , 6\^ raccolta , &ia finiftra ftefa» & aperta* lignifica, che la partialità opera non fecondò la giuftitia,checon fòmma perfet-* rione dà con ambi le mania ciafeuno quanto gli fi conuenghi , ma guidata da* rintereflè , ò altra peruerfa5 caufà ,-diftribuifce ingiuftamente fenza hauere ri— guardo al giufto , Se al ragioneuole ; come beniflìmo teftifica Ihnocentio lib.ii* Devtìlitate ' conditivnfchuman& . Vosnon attenditismeritacaujarum, fedpcr* fonarum, non iura.fed mmera, non quod ratio dittct ,fedquod'voluntas4Jfe fleti» non quod fentiat, [ed quod mens^upiat,non quod liceatifedquodlìbeat. Il tenere iWiforiuolto dalla parte finiftra, dimoftra che il partiate non hh Inanimo retto, ne di "volgere la mente al vero , ma più a vno,chc all'altro^omc partiale,& nemico del bene operare ; onde Ariftotile nei primo libre della Ret-- torica a quefto propofito, cofi dice, ^fmor, & odium &proprium commodum- fkpefàciuntwdicemnon cognofeere veruni . Le bilancie fotto li piedi , lignificano tanto più la peruerfa natura di quefta-» pefte, poiché eflendò continuamente contraria al giudo , con difpregio cerca-» di conculcatela retta giuftitia. Si potrà^anco per fare differente quefta figura ,. oltra-il tenere le bilancie lotto li piedi , che con la finiftra mano porgeflì qual- che dono ad vno fanciullo dibelliilìmo afpetto, nobilmente veftito ,& corona* to con vna ghirianda dilauro , & con la dèftra mano fcacciafi con vna sferza-» rn'altro fanciullo fimile al primo, &T coronato di lauro anch'egli , che ciò di-' moftra il merito dell'ano, Se l'altro fanciullo , & le malainc/inatione , Se opera* peruerfa di quefta iniqua, & federata par tialiti'. P E N A. DON N A di brnttoafpetto , con bocca aperta in atto di gridare , con ha- bito mefto, e maninconico, Sé in diuerfe parti ftracciato »con vna sferzi in mano, fari ^pppa da vn pie, eoa vna gamba di legno , moftridifeendete vni gran cauerna , Se fi fuftenti con fatica fopra le crocciole . Fra la penitentia,e lapena vièìquefta dlncerenza,particolare,chela peniten- tiafi genera con la volontà , Se confenfo dell' huomo , che gii fi duole degl' et" ron cómeflìjmala pena, è quella che il giuditio,ò de gì' huomini , b di Dio di a'- peccatori lenza ftimolo di pentiméto,ò defiderio di fodisfare co le buone opere.. Theologi ;:perche come ella è mezzo fra la-cofaiche fi cuoce,ÓX^ il fuoco,co(V la penitentia è mezzana fra i dolori del peccatore , c*^_ l'amor di Dio , ilquale è motore di effi , Hi la penitentia tre patti principali , che fbrtoi contritione> confefflone , Se fodisfattione, però fi potrà dire , che la contritione s*accenni con l'afpetto ma- lenconico*e dolorofo ; la confezione con la faccia riuolta al cielo in legno di dimandare perdono , facendolaperò a* Sacerdoti approdati ; & la fodifattion» con la Graticola iftromento propor-tiònato alla pena temporale y dalla qualefi» mifura ancor il mento di quefta virtù viua, e vitale . 'Penitenza . ^Onna con la verte di color berettino , la quale (irà tutta rotta, Se fquar> ciata,ftarà quella figura mefta , piangendo , con vn faccetto di fptne inu vna mano* & nell'altra con vn pefee^perehe la penitentia deue eflere condir» col digiuno^ e col ramarico «-• Penitenti', DOnna vecchia ,-&T canuta vellita dSn panno dì color bianco , ma tutt»' macchiato, & dia a federe in luogo folitario (opra vna pietra,dcnde elea vn tonte, nelquale fpecchiandofi col capo chino verfi molte lachrime ftando in attod'ifpogliarfiv La penitenza è vn dolòrede' peccati più- per amordi Dio,eheper timor deli* le pene ; il qual dolore nafeendo dal cuore fcerne sé ftefib, & labrutturadellt file attioni pattatele però fi rapptefenta quefta Donna che mirandoli nel fonte* &jvedéndòfi già confumata dalla vecchiaia , piange il tempo pattato male fpe» fc , òC lignificato per le lemure nella candida vefre , chexi'innocentia dona*- teci per mezzo del (acro Battefimo , Se contaminata per la noftra colpa . La pietra oue fiede,-& fi pofa, non è altro che Crinito Noftro Saluatorc , fo-* pra il quale il pcccator fedendo , cioè fermandoli col penfìere alla contempla- tibne del fonte, che èia gratia, laquale da lui featurifee, come dice egli alla Sa* marirana ; fi ipoglia della ve fte imbrattata per lauarlà nel fonte planandoli ,0 facendoli candida l'anima per mezzo delia penitenza , la-quale è facramento hauuto per noi da mera benignità di lui *> Però dille Dauid a Dio. Signore tu mi lauerai, e mi farò più bianco della neue . Il luogo folitario, lignifica il (cererò del cuore, nel quale ritirandoli, & dahV vaniti mondane allontanandoli la mence,-troua la pace di Dio,& col dolore d* leccati toma in gì atta ^ rjì ICO NO tOC Ivi PENITENZA. D Orina macilente, & rettiti di cilicio» terri nella man delira vna sferza, 6c nella fìniftra vna croce, nella quale riguardi finamente. Il Cicilia, lignifica > che il Penitente deue menar la vita lontana dalle delicie , Uc^ non accarezzare la carne . La dìfciplina , è la correttione di fé fieno , ck^ la croce la pazienza , per 1 a-. conformità, che il penitente acqui (la con rifletto Chrifto, 6c^ per lo dilpregi© de 1 mondo, conforme alle fue paro!e,che dicono , Qtù non tallii Crusemjuaì &[eauiturme)nonpotcjl meus e(ìe difcipulus . Penitenza, deferitta da Aufonio Gallo , in quelli verfi . Sum Dea,cui nomen cum Cicero ipft dedit, Sum Dea, qu£ fatti non failiq; exigopanus, ^{cmpcyt paniteat fic Mettin&a toc or. IE2* DI CESARE %IPjL Jjj PENSIERO. HV O M O dedito di nero , con l'acconciatura di capo piena dì nocciò» li di per fico , hauerà per la -vede molte fpine voltate con le punte vcrfo la carne^ . t noccioli di perfico, moftrano, che come elfi fono diuifi da moki , tV^ va> rij canaletti , ancorché fiano di materia foda , e dura * cofi è l'anima noftra , l\* quale ancorché Ha immettale, è diuifa nondimeno da penderli» varie pacti,ca* me bene auucrte il Pierio . Le fpine,ci manifeftano,che non altramente pungono , e tormentano i penfieé" l'animo ,* che le (pine tormentino , & affliggano il corpo delHmomo, dandogli •ccafione di malinconia, che lì nota nel color nero della vede. Tcnfieto, HVomo vecchio, pallido,magro, e malinconico «"veftito di cangiante, co» capelli riuolti in su , con vn pai d'ali al capo» $C alle fpalle , haueri ap* poggiato la guancia fopra la finiftra mano, e con la deftra terra vn viluppo di filo tutto intrigato , con vn'Aquila appreflo • Vecchio fi rapprefènta , per eilèr i pen/ìeji più /colpiti > e più potenti nelTétJ vecchia, che nella giouentù . E pallido, magro, óX^. malenconico, perche i penfieri, àC maffime quelli , che nafeono da qualche dilpiacere, fono cagioni,che lshuomo fo n*affligge,rq*« cera » e confuma . Il 'veftimento di cangiante , fignifica, che i penfieri foao diuerfi , & da va** bora all*altra ne forgono infiniti , come dice il Petrarcha nella canz. xvij» *A ciafcunpafionafcevnpenficrnom* Alato fi finge dal mede fimo nel Sonetto 8$. dicendo* Volo con l'ali de penfieri al Cielo, Perb Dante nel nono dell'Inferno , dice che il penfiero , è "Vn ^élocifllnì* «noto della mente, il quale vola fubbitodoue Io volge l'intcntione , & è capa- ce di tutte Timagini pallate, preienti, e future . Et il Sìg. Bernardo tajfo, fopra di ciò coft dice » Se di penne giamai candide , de belle V'ornafte petafier miei le fpalle , e'1 pettt% Per inalzami al regno de le ftelle , Col fanor di felice , & chiaro oggetto * Ornateu'hor, che fian proprio di quelle # Che di poggiar per l'aria hanno diletto» Vlate a ricercar il mondo intorno Et m irar oue nafce , & more il giorno • I capelli tmolti in su , e la finiftra mano alla guancia , fono fegnl dell* elciuÉ» tìone della mente, nata per la quiete del corpo. II viluppo di filo intricato, è fimile al penfiero , il quale quanto più s'aggira,1 tanto più moltiplica , & fi fa maggiore , & alle volte s'intriga di modo , che fa perdere la Tperàn^a di ftrigarfi, e crefee per nuoceva fé fieno con le proprio felze * & è ^rero» che alle volte il peaficro dà lifoluriooe a* negotij » ©X^ troua ... - " &s*4a " ÌCÒ NO LOG 1& gli Antichi oflèruauano ( come narra Piecio Valcriano libn 39-) DI CESARE %IPA:~ t+t }£. ) che Fatto il facrificio , fi bagnane yji circolo nell'altare col fangue delle vittime, raccolto in vn vafo'con molta Religione , é^ quefto era quella paro- lacerata , che foleuano proferire in Greco Teleiefth^cioè hauerrenito,laqua-l diceuano eifere inditio di petftttione/elTerjdo quella clà ogni paiteMa più per- fetta figura di tutte l'ai tre /& il cerchio del Zodiaco è fimbdle della ragione. Se • debita, & conueneuolerhifura dell'atticmi perfette*, ; DQ N N A >vefti|a deìcolot dèt^erderame ì&ì* ambidue le mani teo- ga^.n Serpeflte^gaifiàaetuo-?Tecondo'che fi eaii'a d'Ariftotile , d'eftre- »ià perfidia," *?' \ Tierfel'areo per ferire etiàndio d i lontanò còh parole malediche » Ilgócodrilbile ji^iwtìgeappreuo^erchéperreguita, e vuol guerra folo CO« '■* quelli^ che fuggono^ con* la perfecutione no» fi pujdimandare con quefto mo* P( tempre la fama alle perjfonc,., le proprio"; • :_ ;! PlAE.r-Rr I ^C^O^L^-O/' NgioUàne yxhe caminando pervia piena d'Kerbette , cV° fiero calpefti vn ferpente,il quale'riuolgendofi ftia in atto fiero di morsicargli la gam- ica, gli fia vicino dalla parte déflra vn pe.rcipitiò,^^- dalla finiltra vn torrente** d'acqua. -'Sar* appòggiatò-ad'vnadebolcànrrà , Se dal cielo diveggia cadere** vrf folgore. Ancorché lo ftaro,& fa vita sì del Giouahe , come del vecchio fia fallace , Se «ìiiobiòfa, dicendo il Signor Dio generalmente a tutti, Eftote parati quia nefei- ùs, ncque diern, neque horam|tuttàuià il giouahe ha in maggior pericolo del :hi inàuuedutamente afpra pontura, ne dimoftra»che l'huomo camìnando per la-» fdbiia via delie caduceprefaerità di quefto mondo, quando meno ci penia, £ viene JC 0 NO LO G I*A PERICOLO. 'Viene oppreOTo *n vn momento a 1 improuifò di eguale he c a]amiro/ò ca/ò pc^ tremo anco dire,che la via piena d'herbette , & fióri 'vicin0 z\ precipitio & al torrente dell'acqua , che lignifichi mentre fi fa il pallaggj0 & quefta nnTerabil ♦vita perla vii dellipiaceri* e delitàe mondane, che tanto/; porti pericolo in ac- •qua,quanto in teriache caminando noi fènza conflderatione nobiIe,e virtuo- so che fi calca nel maredeile mifèrie,onel precipitio" dell'eterna dannatione La canna ne dirnoftra Ja fragilità della noftra 'vita , la quale di continuo fti in pericolo , efìèndo che fi appoggia bene fpeilo alte cofè caduche, òC frali ! Con a Quelle di vera lode ,.& degna confìderatione. 11 folgore nella guìfajcnedicemmo ,,ci dirnoftra, che non folo in terra , 6c nell'acque fiamo foftòpofti àd'infiriiti pericoli, come habbiamo detto; ma in al- tre all'inclinatione/ie i Cieli , i quali influirono i loro effetti per quanto pollò- no inclinare, 'Se fi può dire,che il -'Signor Dio alle volte permette , che noi fiamo caftigati per i noìtri demeriti con gl'accidenti ,& di/giade, che ci auuengono, dicendo San Pauolo. Teccatnm auttm wmfuerìtCQnfiimAtumgenerat mortemi TX 11 DI CESARE %IPA. T43 f»c la potenza humana pub far refillenza alla grandezza , & poterli di chi die- de legge , & termine al tutto : Nulla gioirò ad' Efchilo Poeta Tragico d'anda- re in campagna amena per ischifare il pericolo della morte predettali > poiché "vn' Aquila portando tra gli artigli per aria vna telluggincla lafsù cadere (opra jl capo caluo dell'infelice Poeta , credendoti folle vna pietra > & in tal guifa in- cora nella morte in quel medefimo giorno > nel quale temeua di motjire , co- line riferifee Plinio lib. x.cap. 3. PERSEVERANZ A. VN fanciullo , il quale cen le mani fi foftenga ad vn ramo di palma alzato affai da terra-. • Per la fanciullezza, fi inoltrano le prime impiegature dell'animo in bene_ • tenendoli alla palma , che lignifica 'Virtù , per non fàpere Mar lòggetta a* peli » come fi è detto altre volte, ma s'alza quando il pefo gli s'aggraua fopra , come; lavimi, che fi conofee quando il vitiogli daoccafione di far refillenza , 6^ perde sé iurta la perleueran^a , lafciando le buone opere,come il fanciullo fpirt- to non pub lalciarc il ramo della palma , dal quale ftà pendente » 6^ lontane da terra, che infieme con elio non lafci artchora la vita cadendo . Pero la Per- feueran^a ,come dille Cicerone nella Retthorica , fi contrapone alla pertina- cia » 6VT è vna fermezza , e (labili ti perpetua del voler noftro , retta, e gouer- nata dalla ragione in quanto è neceflària all'attieni honelle dell'huomo « TerfeueranTp . DOnna Veltita di bianco, 8il quale non fi tralmuta mai per le fteffo . Terfener*n%a , come di fìnta nel Tàlamo del Card. b. m. Qrftno , a Tafquino . DOnrìà » che con là delira mano tiene ma ferpe, riuolta in circolo,tenen- do la coda in bocca, e con la finiftra vn ma^o di corde d* Archibugio P E R S V A S I O N E,
VNA Matrona in habito honeflo , con bella acconciatura di capo , fo- pra alla quale -vi lia vna lingua , dC a* pie d'eflà lingua vn'occhio/a- ti Uretra con molte corde, c\Tiigaccie d'oro, terrà con ambi le mani vn corda, allaquale fia legato vn'animalc con tre tef^vna di Cane , l'altra di Gatto ,1a« . terisj d' fy?inra * IC 0 NO LO G " r Là lingfla'per élfer il più.principalCi '^j- più neceitario iftromento da per* fiiadere-sltrui , fi dipìngerà nell'acconciatura della teila , che fi faceuadagl^ Egittij Antichi» per dimoerai e le parole» e la perfuafione lenza arce , e folo con " raiutg*dellanattira . Per moftrare poi vri parlare aiutato da molto eflèrcitio., & da grand* arto s faceuano vii* occhio .alquanto fanguigno , perche come il fangue è la fède del- l'anima, fecondo il detco d'alcuni Filoiòfi, coti il parlare con arte, è là fede del- le Tue atcioni , e come l'occhio è fmeftra , onde ella vede , coli il parlare è line* (Ira, ond'è veduta da gl'altri . Le ligaccie dell'oro per la vita , dimoftrano , che la perfuafione non è altro * che '"vn' elfcr cattiuato ad altrui , e ltgato con la deflrezza , e ibauità deli' elo^ tjuente parlare L'animale di tre facete, morirà la necefRtà di tre cofe > che deue hauere colui « ohe dà luogo in le lìdio alla peiiuafione ; prima deue ilici fatto beneuolo , il che & DI CESARE %IPA. i+S che fi moftta con la faccia di Cane , che accarezza per fuo intcreffe . Deue an- cora fatfi docile, cio^ che fappia quello,chc gli fi deue persuadere , ciò fi dima- lira con la Scimia, che fra tutti gli altri animali pare, che capifca meglio i con- cetti de gl'huomuai . Anchora fi deue far attento, e fi dimoftra ciò col Gatto» che nelle fue anioni il quale folo douerebbe feruitc- K 2 perdi- i+S ICONOLOGIA per difender la vita>& coli dipinto feruc per vaghc^a, & in mano terrà vn'Arpa , e nelle gambe portare ftiualet- li d'oro. La chioma profumata, & ricciuta con arte , fono fegni di delicate^za,di la- feiuia , e d'effeminati coftumi j Vi fono moltiffimi eilempij appreflb i Poeti , che per moftrare d'hauer dato bando a' piaceri, dicono di non acconciarfi i ca- pelli ;ma lafciargli andar negletti, Se fenza arte -, però al Piacere fi faranno con artificio inanellati . Le Gemme , & i fiori, fono miniftri , & incitamenti al piacere . La Corona di mirto, nota l'ifteflò, per efler dedicato a Venere, Se fi dice,che quando ella s'efpofeal giuditio di Paride , era coronata di quefta pianta . L'ali moftrano, che il piacere prefto va a fine, àC vola,e fugge; e però fu da gl'Antichi Latini dimandato a Voluptas.
L'Arpa, per la dolcezza del fuono , fi dice hauer conformiti con Venere , e con le Gratie, che come quello, cofi quella diletta gl'animi , e ricrea li fpiriti. Gli ftiualetti d'oro, conuengono al piacere , per moftrare , che Toro lo tiene in poco conto , le non gli fèrue per iodisfarne gl'appetiti, ouero perche piglian- doli i piedi molte volte per l'inccnftan^a, fecondo il Salmo . Mei autem pene moti font pedes , fi fcuopre, che volentieri s'impiega a nouit il quale porti fopra la teftavnata^ia V con vn cuore dentro ; perhe è proprietà deìrhuomo vano , dimofttar il fcapigliata , che con la mano deftra fi ftracci J capelli, coronati dVna ghirlanda d'appio,e cen la finiftra tiene vn ramo di faua con fiori,e fruttO,& a canto vi fari vna Rondine . Il veftknento nero,fu Tempre inditio di meftitìa,e pianto ; i capelli fparfi, C# fuelti ) & medefimamente k ghirlanda dell'appio/ignifica pianto , perche da.» ; gl'Antichi s'ad«praua per far il letto a' Morti . Il ramo della faua, fi pone per feguitar l'opinioni de gl'antichi Latini) chei. volfero, che quefta folfe pianta di lutto, e di meftitia,dicendo»che ne' fiori 'vi è fcricto la parola di pianto; & però Varrone prohibì il mangiar faue a* Sacerdo-« ti, c\^ mi piace à quefto propofito raccontare la pazzia di Pittagora , il quale eflendo afialito de' nemici , è(T potendofi commodamentc (àluare in vn cam- ; pò di faue quiui 'vicino , 'Volte piti tolto lafciarfi ammazzare , dicendo non-» voler difturbare l'anime de' motti , le quali penfaua (cioccamele Mare a ripa* farfi tra quei fiori . La Rondine , fi pone per lo pianto, eftendo il fuo canto molto lamenteuole; | onde i Poeti la fingono Progne , che pianga l'ingiuria fattale da Tereo fuo ma* aito, come dirTufarnente raccontano molti Scrittori . P I E T A* • GIOVANE, di carnagione bianca, di bello afpetto,con gl'occhi graf* fi, e con il nafo aquilino, hauerà l'ali alle fpalle, fari vellica di rollò, con *vna fiamma in cima del capo , fi tenga la mano liniftra fopra il cuore , e con la deftra vedi vn cornucopia, pieno di diuerfe cofe vtili alla vita humana , Si dipinge di carnagione bianca, di bello afpetto, occhi gralli , òC col nafo aquilino , perche in quefto modo la deferi nono i Fifognomici . Veftcfi di rollo, perche è compagna,e forella della Carità,allaquale eònuienc quefto colore , per le ragioni dette al filo luogo . Porta Tali, perche tra tutte le -virtù , quefta principalmente fi dice volare^, perche vola a Dio , alla patria, e dalla patria a' parenti , e da parenti a noi ftclE* continuamente. La fiamma ,'che l'arde fopra il capo, 'lignifica la rnente accenderfi dall'amor tfi Dio, ali'efercitìo della pietà/ che naturalmente afpira alle cofe celefti . K 3 La //# ICONOLOGIA PIETÀ. La mano (iniftra (opra la binda, del cuore , lignifica , che Fhuomo pietofò % /iiol dar inditio della Aia carità, con opere vìue, e nobili , e fattecon intenderne (àlda, &peifetta , fenza ofter) catione > o desiderio di vanagloria,; Però dicono alcuni , che per leuare ogn 'ombra alla pietà d'Enea, Virgilio ,con gl'altri Poe- ti, dille la grand'opera della fua piet«,eflcifì efercitau fra Tofcuritit della note*. 11 Cornucopia! moftrayche in materia di pietà,non fi deue tenere conto de'* le ricchc^e del mondo j il che ha moftraco come C faccia., con fingolar eflèm- pìo Fra gi'aìtrUnelIe molte penurie de'noftri tempi di Roma/tl Sig. Patritìo Pa* tricij, alquale il deuono da tutte le parti molto maggior lodi,di quelle, che pof- fono nalcere dalla rniapenna . Vieta. DOnna , la quale con la fi mitra m^no, tiene vna Cicogna, 6c^ ha il brac- cio deftro pofto (òpra rn'altaxc con la /pada, òC a canto vi è vn'Eiefa» Ce» & vn fanciullo . DI CESARE %IFA. iji La pietà, è amor di Dio, della patria, de' figliuoli, òC di padre, 8c di madre ; però fi dipinge con il fa urinilo . La Cicogna, infegna la pieti ver fo il padre» 6^ la madre , col Tuo clfc mpiedetto altre 'volte. Il tenere il braccio deliro con la fpada in mano fopra l'altare, dimoftra quel* la pietà» che fi deue -vfare "verlo la l'anta ^Religione , efponendofi a tutti i pe- ricoli . - Rifcrifce dell'Elefante Plutarco, che in Romacerti fanciulli per fchcr^o,ha- Mcndo punto la probofeìde ad vn'Elefante, e perciò effondo elfo adirato , piglia vn dc'detti fanciulli per gettarlo in aria ; ma gridando , e piangendo gl'altri per la perdita del compagno , l'Elefante con pietà piaceuolmente lo rìpoìe in terra» lènza fargli male ; hauendo caftigata la troppo audacia folo con la paura . PIETÀ*. *Nella Medaglia di Tiberio fi tede [colpita . VN A Donna a federe , con vna ta^za nella delira mano.» GC* col gomito manco pomato fopra vn fanciullo . Vieta. QVindo gl'Egitti) voleuano lignificar la pietà , dipingeuano due Giona* ne inllemc, che tirauano vn carro, per la ricordanza di Bitonide,, cV^ Cicche fratelli » che per atto di pietà , tirarono la propria Madre al Tempio di Giunono » Tiità . Si vede ancora nella Medaglia tfjtntonin* . DOonna con vn fanciullo in braccio,e con vno-a' piedi . PIETÀ DE* FIGLIVOL! verfo i Vadri. VN Glouanti che porti fopra le fpalle vn vecchio , fugendo i*incendio,per la ricordanza della pietà d'Enea . PIETÀ. Come fu dipinta da ^Antonino Tio. VN A Matrona, con la verte lunga, con vn Turibolo in mano , 'chiamati» da Latini Acerra, & auanti ella Matrona, "vn'ara cinta d'vn fedone, fo- pra kquale v'è fuoco accefo per facrificare . Cicerone dice nel hb. della natura delti Dei, che l'elfer pio , non è altro , che la riuci enza, che noi riabbiamo hauer'à Dio, a i noftri Maggiori , a Parenti , aw gli Amici» ÒC^ alla Patria. PIETÀ DE FIGLIOLI verfo il "Padre. I O V AN E modefta,tenga la tetta finiftra feoperrta con la aiaiip deftra fopra in atto di fpremerla, & a* piedi vi (ìa vna Conachi a . Gli Antichi Romani per figura delia pietà, volendo efprimere la pietà di M. IllTJ&U» ICO NÒ LOG le^t PIETÀ DE FIGLIOLI verfo il Taire. la e generica > & la nóftra in fpecie figura la Pietà de' figliuoli verfo il padre , éc rhabbiamointalguiiarappreientata per memoria di quella pietoTa!ffg!tà, la- quale di nafeofto allato il padre iti prigione , oue èra condannato a morire, au cui fu interdetto , che non fé gli portaffe da mangiare da r.iuna pedona , ma_# ellendo feoperto dal cuftode delle carcere:, che eg'i campaua per mercè delti figjiuola,piacque tanto queftopietofoòffùio, che-Caìo Quinto , &r"M. Attiua Confoli Romani , oltre l'impunità rimefla al reo 4èdicoruo vn tempio alla Pie- ra in qucJla parte iflelT'a di prigione, oue occorfe il calo vicino al Theatro di Marcello, come dice Plinio, che aderto è cafa de gli llluftriiTìrhi Signori Sanai; li , la qual parte di prigione debbe eflère tra quefto Tir eatro , e Santo Nicola in carcere DI CX Su4Mg >%[%%. *M Carcere. Narrali tal cafo da Serto Pompeo, & Solino in pedona %d mia figliuó* la di balla conditione verfo il padre > che verfo la madie , dice chefucceiìe |;ii- nioJib.7. cap.36. & Valerio Maflìrno lib.5.cap. 4.0 padre, o madre quello po- co c'importa,cbe è i! medefimo atte di Piera. Ancor che al ere -volte riabbiamo detto , che la Cicogna è gL» -ogliflcó della pietà paterna , nondimeno la Cornacchia ci ferire h ora per l'imbolo delia Pie* cà ~verfo.il padre, & Ja madre : impercioebe cafeando al padre , ò alia madre-. loro per la "vecchic^a le piume, i figli li eopreno con le proprie pennf , e por- tano loro il cibo da pafeerh , & li folleuano con le ale nei volate in fede ài che.-, adunò qui le parole da Bartholomeo Anglico de proprietà tibus rerum lib. 1 2* copi o, Adrmranda eli huius auis clementia,namcum parentes per Jongeuam (ene&utem, plumarnm tegmine, & alarum regmine nudari contingtt . Cor- nices iuniores proprjjs pennis eos fouent, &colle&o cibo pafeunt 5 quando etiam parentes earum fenefeunt , eos fulcro alarum fuarum lubleuant,cta;e vna peiiora da nujla,& da;poco. Se per otio.c pdicmarc^ ; ' f; ', ae, Se r/4- fC ONOL OG I Se dell'arte , in quanto da prof- pe:tiua,& è oggetto dell'occhio, & per quefto bifognandoli quafi continua- mene* hauer per la tantafia tutti gli effètti viiìbili della natura, viene per talea- gionc à prendere molta cura , Se maninconia , die genera poi adaftione , come dicono i Medici, dalla quale naturalmente negli huonaini con molti altri, que* fto particolare accidente fi produce . Saranno i capelli hirfuti , 6C fparfi in alto,©^ in diuer/è parti con aneliatu- re , che appariicauo prodotte dalla negligenza * perche naicouo queiti efterioi- «eace DICESJ%E %IPj4. tjs mente dalla tetta, come interiormente ne nafcono i pcnfieri , & i fantiamì>ctt« fono mezzi come alia fpeculatione , cofi ancora all'opere materiali» Le ciglia inarcate, moftrano marauiglia, & veramente il Dipintore fi cften* ,de à tanta fottile inueftigatione di colè minime in Te ftelfe per aiuto dell Dolci fai merauiglie, e dolci hganni A pporti a chi ti vede, onde à la mente Rendi ftupore fopr'ogn' altro oprare . Che nata, alhor perfetta , immantenente Fai cofe per durar molti, e molti anni , Fatte dal tempo vie più illufòri , e chiaro • POESÌA, GIOVANE bella , "veftita d'azzurro cclefle , fopra il qual 'veftiment» 'vi faranno molte ftelle, farà coronata di alloro, moliti le mammelle-* ignude piene di latte, col vifo infiammato, òC penfofò , con tre fanciulli a lati , che 'volandole intorno, vno le.porga la Lira, fl^ il Plettro, l'altro la Fiftola, 8c il terzo la Trombaj& non volendo rapprefentare i tre fanciulli per non ingom- brare troppo il luogo, i detti iftromenti fi pofàranno appretto di ella. Poefia, fecondo Platone, non è altro, ch'efpreilìone di cofe diuine eccitate-» nella mente da furore,& gratia celefre. Si dipinge giouane,& bella, perche ogn'huomo , ancorché rozzo , è alterato dalla fila dolce^a, & tirato dalla fua for^a . Si corona di lauro, il quale fta fèmpre verde, 8£~ non teme forza di fulmine celefte, perche la poefia fa gl'iiuomini immortali , 6^ gli afficura da colpi del tempo , il quale fuol tutte le cofe ridurre all'obliuione . La vede con le ftelle, fignifica la diuiniti,per conformità di quello ,che dillero i poeti hauer origine dal cielo . Le mammelle piene di latte , moftrane la fecondità de' concetti , & dell'in-' uentioni , che fono l'anima della poefia . E penfbfa,£: infiammata nell'a/petto, perche il poeta ha fempre l'anima pie- na di velociilìmi moti Somiglianti al furore. I tre fanciuìli,(bno le tre maniere principali di poetare, cioè paftorale, Lirico, Se Heroico; le quali dipendono più dall'habilità naturale,che dall'altre; dicen- doli per commune opinione, che gli poeti nafeono , & gli Oratori fi fanno. Infinite cofe fi potrebbono dire della Poefia fenza variar dal noftro propos- to; ma horamai ogni bello (pirico tanto ne sa , per lo molto efercitio delle \c- cademic,& Scuole d'Iul ia,che farebbe vn voler dai lume alla luce del Sole, v* leene DICES4%£ %l?A *JS I A. le me fcrlncre in quello luogo : Del che mi faranno teftimonio certo in Peru- gia mia patria,r Accademia degrinfenfati,illuftregià molt'annijlaqiiale ren- de marauiglia non pure à fé fteflà, ma all'Italia, & à tutto il Mondo , per le no- bili parti de gl'ingegni, che eflà nodrifee , i quali tutti inficine lei rendono no- bile , come ella poi ciafcuho feparatamente rende famofo , & in particolare il '.Signore Cefarc Crifpoldo Gentilhucmo rara Dottrina ,& varia disciplina, ne la nobil Cafa, del quale come già i Platonici nella Villa d'Academo,gli Acade- mici Jnfenfati fi radunano, oc ben fi potrebbe alla fua cafa dare quell'Epiteto!che ilPrencipe della Romana eloquenza, diede alla caia d'Ifocrate Illuftre.-. O rator d' A thene : Domus ifocratis qtrafi htdus quidam , atqi officina dicendi j èc vn'altra 'volta confermò l'iftedo . Domus ifocratis officinababita eloquenti^ efl . Si come dunque è fiata tenuta la ca/à d'Ifocrate fucina delinquenza , coG bora la cala del Crifpoldo, è tenuta fucina d'eloquenza, & d'ogni arte liberale, euc concorreno a lauorare fabti di gran Valore, & d'onde alla giornata n'efeo- bo opere . xjS ÌC O NO LOG t^t DOwira*«imo^)k vn* Apollo ignudo , con *vna corona di alloro nella deftra ma no, con la quale faccia fembiante di volere incoronare qualch'vno, Se con la iìniftra mano tenghi vna Lira, & il Pietro , POEMA LIRICO. DONNA Giouàne , con la Lira nella finitura mano , SC la deftra tenghi il Plettro, farà veftita d'habito di varij colori, ma gratiofo , attillato, 6^ lUccto, per manìfeltare, che (otto vna fola cola , più cole vi fi contengono , ha- oerjà vna carrella con motto, che dica . Pretti compie fior fìngala canta. • POEMA EROICO. HVO M O di rcal maelt, Se-" graue; inca- po ruuerà vna ghirlanda d'alloro, & ne Ila delira mano vna Tromba^ i con vn motto che dica . Ito* nifi grandi a cinti , POE- D DI CESARE %ÌPA. np POEMA PASTORALE. GIOVANE di Semplice* 6^_ natura! bdL^ai , co© *na feàasgga 5» «pa- no» con ftiualetti a iiafia, acciò che mofkì ìì piede sg«H&» *mm ^as& e parole (òpra. Vaflonm carmina ludo. POEMA SATIRICO, HV O M O ignudo , con faccia allegra, lalciua , ardita, &f*cià«*iferi ìa-> lingua, con vn Tirfb in mano, Se, vi fia icritto il motto- lniàtns cujpide figo . 'POVERTÀ. ONNA, veftita come vna Zingara, col collo torto , in atto di domanda- te e!emofina, in cima del capo terra v*i vccello, chiamato Codan^inzola, euuero fqualfacoda , Racconta il Vsleriano, che volendo gli Egittrj lignificar vh'huomo di eftre- ma pouertà-, dipingcuano quertJ/,vcccllo j perche , cerne dice ancora Eliano, è animale di tanto poco vigore , che non "fi puòfar il nido , &per quello va fa- cendo l'oua ne* nidi altrui . Rapprefentafi la pouertà, in Forma di'Zingara , per noni! trouare la più me- fchina generatione di quefta , la quale non ha ne robba 4 ne nobiltà » ne gufto » ne fperanza di cofa alcuna , chepoflà dare vna particella di quella feliciti * eh» è fine della vita politica . Tovertà , DOnna ignuda ,6\^ macilente, a (edere (òpra vnaiprarupe» con !e rat* ni , & i piedi legati, tenti di fciortele legaccio co' denti, en'èndo nella-» ìfpalla dritta punta da va fcarauaggio , Se habbia i capelli intricati . ■Qui fi dipingetnon-quelia pouert^,della quale fi ragiona prt'flb ad Ariftofan* nel Phito pofta neH' hauere quanto e badante alla neceflìui del vitto fenza fb- prabbondanza.ma la pouerw di quelli , -che non hanno da viuerc : Però fi di* inge ignuda, & macilenta,con capelli intricati, Se con le mani, Se piedi legati >pra Io icoglio»per efiere il pouero priuo del maneggio di molti negotii, chelo renderebbono famofb . Pesòdille San Gregorio Nazianzeno la pouertà eflerc •Vn viaggio, che ino! ti -viaggi impedisce, e molteattioni ; Se procura feioglieffi i nodi co' denti, perche come fi dice tribalmente, la pouertà fa l'huomo indu- ftriolo, & iagsee ; onde diiìè Teorico a Diofante : la pouertà -fola efler quella > che fasci u l'arti, perche e itimelo lignificato in quell'animaletto, che noi chia- mamo fcarauaggio . iptittertm, T-\ Onna pallida,^ furiofa, "Vcftita ài negro,come dice Ariftofane nellaCo- )JL/ media chiamata Pluto. La pjlldezza, fi pone, perche deu'è pouertà, è carestia delle cofe da viucrt- & ouequcfte mancano, fanno perdere il colore, ÓX^ lo ipirito . ! Si fa furiofa, ouero in atteggiamento di pazzia, perche tutte le parole, cV atrio* a'vn poucro>iouo riputate pa^ia, a« più k da fede a lui , skt ad vno infenfato lì co- s ito IC ONO LO G I O N l. DOnna dirtela foprà rami d'Alberi fecchi* con alcuni pochi ftracci d'in- torno. Li rami fecchi , mostrano l'edere dWno, che ville al mondo in pouertà, che non è Mimato buono , non potendo far frutto da se medefimo , fé non per ar- , cioè per adoprarfi in tutti i bifogni a capriccio dell'indultria altrui. Pero a tutti i pericoli della Republica > à tutti i trauagli del Regno, a tutti gli aggra- di) della Città , fubbito fi fottopongono i poueri > con granellili mi pericoli del- la vita j & però Virgilio difle nel pri. della Georgica* DUris vrgens in rebus egefìas » POVERTÀ, in vno cb'habbia bello ingegno . DÒ N"N A mal vellica , che tenga la mano delira legata ad gran faitò pò- fato in terra , cV" la lìniftra alzata* con vn paro d*aii aperte , attaccato fra la mano, Se"" il braccio. Pouertà, è mancamento delle Cofe neceiTarie alPhuomo, per foftegno della-» vita, Sc^acquifto della virtù-. L'ali5 nella mano finitila, lignificano 3 desiderio d'alcuni poueri ingegnofi > i quali.alpirano alle difhcultà della virtù , ma opprellì dalleproprie necellità , fono sforzati a ftarfi nelfabiettioni j Renelle viltà-delia plebe, &fiattribuiice a Grecila lode deirinuentiorle di quella figura . POVERTÀ DI SPIRIT O. JVcdi alla prima Beatitudine . PER DONO. HV O M O , che hauendo'l petto ferito, e'1 volto, Se gnocchi verfo il cic- lo, & nella delira mano vna1 ipada nuda con la punta riuoita in terra-, t inoltra di far forza, & in effetto di fpezzarla. Il petto ferito, dimoftra l'oftefe, le quali fi prefuppongono dal perdono , ìl ipr^»re della fpada, fi^nitìca, che il perdono li depone-, ck^ la volontà» & la comrnodità di fare ogni vendetta . . • I: vifo riluolto al cielo, denota il riguardo, che fi ba nel perdonare a £>n no» ftro Signore» TI quale ci dice Dhnittìte ,& dimittetur vobrs , 'àC aitroue , mibi "pindittam>& ego retribuam . P O L I T I C A. DONNA che con la delira mano tenghi "Va paro di bilancie. i'eiche la politica a^giufta in mado gli l'Iati dilla 'Irpub'.ica , che 1' *vn« per l'altro fi folletta , & fi foftenca fopra la terra , con quella felicità, iella quak è capace fra quelle rniferiel'mfìf miti , & la debole natura noftra. PREGHIERE. DV E Vecchie grinze, melle, ^pppe, guercie, maninconiche, & "veftito di turchino, cefi le dipinge Homcro;3c^ & di difercto penfiero . PRO- DI CESARE %IPA. if3 PRODIGALI DONNA con occhij velati,di faccia ridente , tiene con ambi le mani va Cornu. opia, col quale fpargc oro, &C altre cofè di gran prezzo. Prodighi fono quelli, che donano , & fpendono fenza guida della ragione 1* facoltà, & i danari; però ha bendaci gl'occhi j quelta figura , difpenfàndo i beni fenza giuditio à chi non h merita, e lafciando di donare a'più degni . Et è bia- (imeuole non li faper temperare in dar la propia robba, & le propie ricche^e , che poilòno efler fineftra, & iftromento di *yiu«r bene, & beatamente. Trodigalità. DOnna lafciini , veftita riccamente , con bella acconciatura di tefta piena,» di gioie , co* crini molli , come la defciiue Dante , portando a canto due gran borie di danari , de quali gitti via gran parte ; Si vedano ancora due Ar- pie,chc le rubbino i danari nafcoftamente, per moftrare, che quelli, che ftanno predo ali nuomo prodigo, mentre egli fi occupa in gettar via le propie faculti gli mostrano buona cera , & gli fanno riucrcn^a j il che nota la fascia feminile L 2 dcU tJìf ICONOLOGICA cklI'A rpia ; ma neli'intei xionc lo /prezzane > come huomo,che auuili/cc fé ftef. lo» alien igliando Ja loro intendone ahettc dtl corpo di quello moiìro, che è brutto, &• indolente. PROMISSIONE. DONNA* che ftia col braccio , & con la mano dritta ftefa # 'tenendoli la finiftra al petto . Il braccio diittofttfo , è indicio «li prorr mere alcuna cofa , con la finiftra al petto fi moftra di afficurare altrui fopra la fede propia col giuramento,per la conferuationc di sèileUbJaquale dal pettc,e dal cuore dipende priflcipalméte. P R p N T E Z Z A. DONNA ignuda, & alata,nella mano defì ra tenga ~vna fiamma di fuo- co, & nella finiftra vno Schirattolo, ignuda fi dipinge , per efter libera d'agni impedimento all'operare.. Alata, per la preile^zs, &: velocità, indicij della pronte^a . 11 fuoco nella mano , lignifica viuaciu d'ingegno , cheli fcuopre nelle ope- «rationi di vna natura pronta , & de gli hu omini tanto , è più pronto l'vno del- l'altro , qusnto più partecipa di quello elemento . £ lo Schirattolo iì dipinge, perche è animai velpcijTimo,, fR^OTIDENlA DELL" ANNONA netta Medaglia d'iAlefandro Setter o . DONNA, che nella mano deftra tiene vn ma^o di /pigbe di grano , Se nella finiftra vn Cornucopia, con vn vafa.di terra pieno medefimamen- te di fpighe . Queftafigiirai fimile à quelle dell' abbondanza deferitte nel principio del- l'opera . Però non occorre , che ci (tendiamo lungamente in ragionarne ; ba- lia fàpere, che è virtù, che-deriua dalla pradenza,& fi ri ftinge a' particolari ter- mini della prouifione delle cofè necefTarie al viuere , o di &ev fteflo , b di molti ; però fi attribuifee quefta lode ancora a Dio,come quello,che irreprenfibilmen- te prouede à tutte le neceflìtà noftra . Trouiden'^a . DOnna conduetefte^fomiglianza dilano, vna tefta farà ghirlandata di fpighe di grano , & l'altra di vite con ii frutto , in vnamano terrà due-» chiaui,& nell'altra vn Timone,non potendo eftere alcun5 huomo proni docenza la cognitione del tempo pattato , & delfuturo* A ragione fi dipinge quefta figura con le due faccie , le quali dicemmo efter conuenie/ui alla prouidenza deferitta di fopra . Le chiaui moftrano,che non bafta il prouedere le cofè, ma bifogna ancora operare per eftère perfetto ne gli atti virtuofi , & le chiaui notano ancora tutte lc.cofe,che fono iltromcnti delle attioni appartenenti alla terra, & che ci apro- no li laberiati fabricati fopra alla difficoltà del viuere human» . Il Timone , ci inoltra ancora nel Mare adoprarfi prouidenza in molte occt* (ioni, per acquiftarne ricchi ^e , & fama , & ben f pedo ancora folo per fiduar . la vita ; Et Ja prouidenza regge il Timone di noi ittiì^SC da fpcranza al viuer «odi* DJ CESARE %ITA. ttf lìoftro , i! quale quafi naue in alto Mare , ffolleujto, & fcoffo da tutte le bande da venti della fortuna . PROVI D ENZA. %eUa Medaglia di 'Probo. SI vede per là prouidcnza nella Medaglia di Probo, vua Donna ftoIata,ch« nella delira mano tiene vno Scettro , 6^ nella finiftra vn Gornupia-» ? con vn globo a* piedi , & fi moituala prouiden^a particolarmente appartenere a Magiftrati . P R O V I D E N Z A. Ideila Medaglia di Mafsimìno . DONNA, che nella deftra tiene vn mazzo di fpighe di grano , Se nella finiftra vn'hafta, che con diuerfe cofe moftra il medefimo,che fi è detta dell'altra^. tProuiden\a . ET nella Medaglia di Tito, fi vede vna Donna con vn timone , & eoa 'V» globo, come in vna di Floriano col globo,& con vn'hafta . T\ouiden%a . VN A Donna, che alza ambe le braccia verfó il cielo, & riuolge quafi cott le mani gionte verfo vnaftella, con lettere, Trouidentia D cerumi la- quale è di Elio Pertinace, come racconta l'Erizzc . Fra gl'hiiomini plebei ; la prouidenza , perche immediatamente da Dio » il- quale è datore di tutti i beni, e conoscitore di tutte le cofè,fecondo il detto del- 1* A poftoio . Omnisfufpckntia n oflra ex Deoeft ; fi^ non ci prouedendo elfo delle cofe neceflàrie , poco , ò nulla vale la prouidenza noftra , che è come la_# volontà de teneri fanciullini trafportata daldeiiderio di caminare , cheprcO:» cade ; fé la forza della nutrice non la foftenta . Trouiden%a . SI vede nella Medaglia di Balbino,vna Z)onna,che con la finiftra mano tic* ne vn Corno di diuitìa,& nella deftra *vna claua, col Mondo a* piedi, co» lettere che dicono Trouidentia Deorum> & S. C, P R V D E N Z A. DONNA, con due fàccie fimile a Giano , & cheli /pecchi, tenendo "\na Serpe auuolta ad vn braccio . Le due faccie lignificano, che la prudenza è vna cognitione *vera,& cercala quale ordina ciò,che fi deue fare, cV^ nafee dalla confideratione delle cofe* pattate, & delle future infieme . L'eccellenza di quella 'virtù, è tanto importante, che per eflà fi rammenta- no le cofe pallate, fi ordinano le prefenti, & fi preuedono le future; onde Thuo- mo, che n è fenza, non sa racquiftare queIlo,che ha perduto, ne fa conièruarO quello che poffiede, ne cercare quello,che afpetta. Lo Specchiati^ fignifica la cognitione di sé medefimo, non potendo alcun» regolare ie-fue attioni , fé i proprij difetti non conolce . La Serpe quando è combattuta , oppone tutto il corpo allepercoflè , arman- doti la tefta con molti giri, fliT" ci dà ad intendere, che per la virtù, che è quafi L 3 il neftr© ifj il noflxo capo, & la noftra perfettione , debbiamo opporre a colpiti fortuna , tutte l'altre noftre cofè, quantunque care ; & quella è la vera prudenza . Per» fi dice nella facra Scrittura : JEflote prudentesficHt Serpente s . Truden^a. DOnna con l'elmo dorato in capo , circondato da vna ghirlanda delle fo- glie del moro; hauerà due faccie, come s'è detto di (opra , nella deftra-» mano terri "vna fre^za , intornoalla quale vi farà riuolto '"vn perce detto Ec- neide, ouero Remora , che cofi è chiamato da Latini,il quale fcriue Plinio,che atta -candofi alla Naue, ha forza di fermarla , & perciò è porto per !a tardanza nella tiniltra terrà lofpecchio,nelqualemirando,contemplafe(tellà,& a*pi lignifica l'ingegno dell'huomo prudente, & accorto, armato di faggi configli, che facilmente fi difende da ciò , che fiv per fargli male, & tutto rifplende nelle belle, & degne opere,che fa. La ghirlanda delle foglie del moro, che circonda l'elmo, dinota , che l'huo- bio fauio, & prudente non deue fare le cofe innanzi tempo » ma ordinarle co» giuditio; & però T Alciato dille. 7(àn germina giamai il tardo moro Fin aiti freddo non è mancato* efpenfos 3s[e7 fauio fa le cofe innanzi tempo , Ma r ordina con modo , e con decoro, lì Pefce auuolto alla fre^a, è indicio di quefto medefimo; Di pili ammani- sce, che non fi deue efièr troppo tardo nell'applicarfi al bene conofeiuto ; il che ancora esprimendo l'Alciato, non mi par fuor di propofito fcriucrlo qui fòtto • Ch'effer fi debba in ogni ìmprefa molto Saggio al parlar ,& nell 'oprar intento , Il pefce il moftra alla faetta auuolto , Che fuol l^aue fermar nel maggior >ent§, Yola dall' arco , e dalla mano fciolto il dardo , e l'altro troppo pigro, e lenta ^(uoceil tardar , come effer preflo , e lieue La via dì me'^p feguitar fi deue » Lo fpecchiojfignifica la cognitione del prudente no poter regolar le fue attieni» fé i propij fuoi difetti non conofce,e corregge. E quefto intendeua Socrate qua- nto efortaua i fuoi Scolari a riguardar fé medefimi ogni mattina nellojfpecchio. Il Ceruio»nel modo detto, il medefimo moftra che ii dardo , & il pefce;per- che quanto le lunghe , & difpoftc gambe l'incitano al corfo , tanto lo ritarda il graue pefo delle corna, OC il pericolo d'impedirà" con eife fra le felue,e gli fter- pi . E a propofito ancora, il ruminare d* quefto animale al difeorfo, che prece- de la rifolutione de buoni penfieri,* Ne rn'increfeerà a quefto propofito icriu*- re il Sonetto delgentile Sig, Gteuanni Buondelmonte , che dice cofl . Rara, e nobiì virtù, che fola rendi , A Via più d'ogn'aìtra Thuom di laude d«ga©> E fei del viuer noftro ako foftegno, E del tuo ben oprar fot gloria, attendi L 4 Tè Ut ICONOLOC li* Tu luogo , e tempo accortamente prendi , E diftingui, rifolui , e tocchi il fegno . Del pattato difcorrL, & per tuo ingegno , Scorgi il futuro , cV il prefente intendi * Ordinata ragion, tu guida, &duce, Di chi gouerna Tei, di chi configlia, E biafmo, e danno lai fchiuar fòuente* Prudenza amata,& eira, altera figlia Di Gioue, ""Yn raggio almen della tua lue* L'ignoranra disgombra a la mia mente , Et per fare alquanto differente quefta figurai potraflì incambio di tenere ?• Frezza nella guifà che dicemmo,appoggiare la riìano adVn'anchora intorno al- ia quale vi fia auolto vn delfino, che e/plicar & di m*>no in mano afeendendo farà più chiaro , tanto che da capo venga ad eilère cbiariflìmo. La Profpettiua è detta da Greci Optici , dal vedere è nobililfimafcientia» Come foprà le Matematiche , ÓY~le Fifiche dimoftrationi fondata, tratta del- la natura , & propieti della luce , Se potenza *vifiua , della quale nel a vita hu- mana,& jieliVniucrfità delle cofe non ha più ccccllcnte,ne più marauìghofa. £ 1* 7 DICE $A%È %[P A. %*>? fcla Profpettiua, come fi è detto, diletteuole, &giocondiia,ru ; &. perciò fi rapprefenta di bello , & gratiofo alpetto . Ha ii pendente con i'occhk^ peremo • che dal cedere ha la Tua denominatone, fi come quclia,che su le ipetie ? ifibi- Jij Se attiene viforia è tutta pofìa . Per gi'iftromenti fi dimoftra la conditione, & l'operationi fùe# Nello Specchio ie figure rette fi riflettono , Se perche quefta feienza di luce t etta,& di refìefia , feruendofi , fa vedere di belle merauiglie , per tanto in le- gno fi è pofto lo Specchio . E rifedendo le feienze nelli ferirti de famofi huo- mini, fi fono dati a quella figura l'opere di due Autori, che per hauer d'ella ot- timamente trattato,(ono per lei celebrati} onde per gl'Autori tal feienza fi ren* de molto ben manifelta . Li colori nelle vefti variati da ofeuro al chiaro/fono per dirnoftrare, che l'o- perationi della profpettiua fi fanno col chiaro della luce , òC* con l'ofcuro del- l'ombra con vna certa j^raduatione, fecondo le diftantie, & réflefli . Et in vero fi deuono render gratie à Dio,che, & nel pattato fecolo,& nel prefente non fia- no mancati, ne manchino huomini in ogni forte di fcien^e,& arti celebri , co- me ne anco in profeflìone di proipettiua, fra' quali è ftato M. Giouanni Alber- ti dal Borgo, il quale in che ftima fi doueflè hauere, lo dimoftrano tante fimo- fè'opere fue , SCT in fpetie quella di Pittura fatta nella Sala del nuouo Palazzo nel Vaticano, dettaja Clementina , in compagnia di M. Cherubino vero fu© fratello , non meno per natura, che per pari eccellenza in queft'arte » 'Profpettiua . DOnna, che con ambe le mani tiene vna prolpettiua,& alli piedi ha /qua- dre, compa(Iì,& altri flromenti conueneuoli a quell'arte,©^ come per rapprefentare fimil figura non fi può allontanare dalle cofe iftefiè, coli non Di- fogna molto ftudio per dichiararle; attefo che elle medefime fanno noto quan- to fòpra ciò fa meft iero . PVDICITIA. DONNA veftita di bianco, nella delira mano tiene vn'Armellino , & ha il volto velato . Ogni peccato è macchia dell'anima ; ma propiamente pare , che folo dalle con la deftra mano tenghi va giglio parimente bianco* & fotto il piede deliro vha teftuggine ■. Veftafi di bianco, perche fotto di tal colore fi figura la puriti,& integrità de! la vita i dallaquale deriua la pudicitia , onde Salomone 'volendo perfuadere il Candore, & fmeerità dell'animojdice » in otnni tempore candida finttcìiimerìtà tua . Si fa Velata nella gaifa,ch*habb;vmo detto percioche la donna pudica» deue celare la bellezza della fua perfona, & leuare l'occafione a gl'occhi,! quali fono cagione il più delle volte di contaminare la pudicitia>& a qucfto propofito Ter- tuliano chiama tal velo armatura di timotd'infamia , & pudicitia , baftione di modeftia, muro del fello ferninile, il quale non è pallato da gl'occhi d'altrui ; il ttiedefimo Autore determina il mòdo , al quale fi deue diftendere la forma del fopradetto 'Velo, dicendo quanto Coti lunghi, & occupano i capelli » quando fon diftefi, tanto deue elfere, & occupare il nominato 'velo > 'talché ariui per fino alla cintura, ad'imi tatione de' Romani gentili » i quali figurarono la Dea Pudicitia con la faccia coperta , come frpuò -vedere nella medaglia di Sabina moglie di Adriano Imperatore, & in quella di Herennia-, & di MartiaOtacilla Scuera con tal titolo» PVDlCiTIA AVG. Le fpofe Romane per fegno di pudicitia,etiandio ne lo fteflb giorno,che an* dauano a marito fi velauano il capo . Onde in Serto Pompeo leggefi , obnubit caput operit, & nuptia: diesare capitis opcratione ; (òpra che difFufàmentedi- feorre il Briflbniode ritu nuptiarum : coftume ofleruato medefimamente da-» Matrone Romane, Poppea Sabina moglie di Nerone, ancorché impudica fuG» fé per parer publica, compariua in publico velata . Caio Sulpitio Gallo Roma- no repudiò la moglie, perche vfcl mora con la faccia Coperta : ne folo apprefl» Romani, ma anco apprettò li Greci per dimoftrare pudicitia Je donne andaua- no velate, e però Muteo Poeta Greco,de/criue Hero veIata,come anco è deferii U Peaelope da Homero, & Helena particolarmente nella 3. Iliade . Trotina aurem candidis operta -pelisfcrtbatur è domi . U Sh CE$Jl%E %TPA. *7* PVDICITIA. IL nella Giudea riferifee Tertulliano de Coron. Milit. che le donne v/àuano «li velarti . A pud Judxos dice egli , Tarn (blemne eft fem inis eorum velamene capitis, vt inde dignofeantur ; alle donne poi chriftiane , S. PauloaCorinthi comandò che oraflèro col capo velato, & nelcap.xi. ipetialmente dice. Omnis sutem mulier orans, aut prophetans non "velato capite, deturpat caput fuum, "\ num enim eft ac fi decaluetur , nam fi non veìatur mulier tondeatur , fi vero tarpe eft mulieri tonderi , aut decalami , velet caput fuum . S. Pietro anchora ordinb,che tuite le donne entraflero nel tempio velate,& da peccati fiamo purgati, & perciò dif- feDauid. Afperges me domine hi(òpo,S£inundabor ,lauabis me, & fiipei iiiuem dealbabor . P .V E R I T I A. VN puttiao veftito di varij colori , a caualio 2 pre cattiue , mifurando il modo , che né la pena » né la colpa ecceda (buerchia* mente , ma che ferbino infieme conueniente mifura , & proportione j il che fi oilerua nell'antica legge, pagando ciafeuno in pena l'occhio,per l'occhioni pi»» de, per lo piede, & la vita, per la vita . * P V R I T A. Vedi a Innocenza « Turiti é Gloitanetta, veftita $ bianco, con vna Colomba in mano» Giouanetta fi dipinge la purità , perche fti «e* cuori teneri,doue non hi ancora fatte le radici la malitia } & il -veftimento bianco , e tal difpofitione di mente conueneuole , come la bianchezza più d'alcun' altro colore partecipa della luce , della quale nefltm'accidentefenfibile, e pi ì puro , & perfetto , mo» ftrandofi anchora in quello modo la purità eilère più di tutte le altre -virtù af- la diuinìti fomigiiante . La Colomba bianca, ci dimofrra la (implicita , 8c purità della *vita , 6^ col colore, ch'eila con ogni delicatezza mantiene, & col coftume naturale , che è di godere con {ingoiar purità il Tuo compagno, fenz'altro dcfidcrare,ò volere.*» pei fine de naturali defiderii d'Amore. PVRITA, ET SINCERITÀ D'ANIMO. DONfMA veftita di bianco , per la ragione detta in altri luoghi , & cht* tenghi con bella gtatia -vn Gallo . Il Gallo, come riferifee Pierio Valeriane lib. 2 4. apprelfo gli Antichi, (igni ♦ ficaua la purità, Se (ìncerità dell'animo, onde Pitagora comandò a Tuoi Scolari che douellèro nutrire il Gallo ; cioè la putiti , & (inceriti de gli animi loro ; 8c Socrate appreifo Piatane quando era per morire , lafciò nel fuo teftamento ~v« Gallo ad Efculapiò ; volendo in quel modo inoltrare il faggio Filosofo, che rea- deua alla diuina bontà curatrice di tutti i mali , l'anima fua pura, & finctra co- me era prima . Onde Giulio Camillo nel fine della cannona in morte del Del- fin di Francia, cofi dille . Ma a te Efculapiò adorno Ei [aerò pria l'augel nmeio del giorno . PRECEDENZA, ET PREMININZA DE TITOLI, DONNA di graue afpetto tenga in tefta il Rè degf vccelli,e con la man» deftra s'opponghi ad\n* Aquila, che le darà a* piedi ardita, dritta,©^, con la tefta alta in atto di voler volare verfo il detto Re per togliergli il luogo. Il Rè de gli Augelli è da La tini detto Trochilo, da Ariftotile Ofebbys quafi Rex , de PrcTes auiu mi dice Hcrmolao Barbaro fopra Plinio hi». 8. cap. 2 5 .comc che DI CESA%E %IPA. jpj PRECEDENZA, E PREMINENZA DE TITOLI, che fia Rè9 & capo degl'augelli , di che né fimbolo , come Ci raccoglie da Sue- tonio in Celare cap. 8. oue Io chiama per edere picciolo, Regaliolo . Prid ie au- tem eatdem idus Martias Auem Regaliolum cum laureo ramalo Pompeiana curia: Te inferentem, -volucres vari) generis ex proximo nemore per'ecutar ibi- dem difeerpferunt . Nel qual luogo narra Suetonio , che era li prodigi] della-. CDngiura di Cefare oc.orie che vn Rè d'eccelli il giorno 'auanii la morte di Cefare , che fu alli 1 5. di Mar^o . Volando con vn ramofcello di lauro verfo il Teatro di Pompeo, che fraus in campo di Fiore , oue addeflb ftà il Pah^zo di Don Virginio Oc fino, molte forti d'Augelli da ~vn bofeo vicino lo prefeguitorno,& lo sbranomo in più partane! qual Teatro fu appunto vecifo Cefare il giorno feguente , dal che fi vede che il Trochilo vìen piefo per figura d'vn capo d'Imperio, & d'vn Rè, perche s chia- mato Rè, & vien prepofìo a tutti gli altri , & dicefi , che l'Aquila /pelle volte,, contende con detto Trochilo , come riferifee Ariiìotile nel!' h.ifipria degl' Ani- mali lib. colmo di moneta, nell'aura vn tronco di quercia, con qualche fronda ? èVghiannà, acciò meglio fi conofea. In teda porti "vna ghirlanda di quelle^ viole nere, che non hanno rametn',ma che fin dalla radice fono piene di foglie » So che alcuni per fi mbolo. della ^rofperiti della vita figurano vna cornacchia*, non per altra ragione fé noti perche campa aiFair ma "vagli jt a dire il vero , che prutofto doueriafi pigliare per fi mbolo della lunghezza della vita , Se non per la profperici, perche mol tipodono hauere lunga vita , & non hauere profpe- rità , come alcuni vecchi oppreli dal male , trauagliati chi da paralifia , chi eia podagra, & chi da delinamenti » Profpera vita non chiamerò io quella di Caio- Mecenate, il quale perpetuamente haueua la febre , Se ne gli virimi tre anni de lavila Tua , non poteua dormire pur vn'hora;che profpera vita fu quella di He- racleto Filosofo , che patiua i'hidropifia ? quella d'Ennio Poeta tormentato da morbo arterico ? Se. che prò ad Antipitre Sidonio poeta di campare molto vec- chio, fe ogn'atino haueua nel dì che nacque lafeìxe ? da la quale al fine fa e- ftinto . Certo che la di coftqro vita, ancorché matura , Se longa , profpera dir non fi può , fi come per il contrario pcofperamente hanno altri villuto , ancor» chepoco tempo, come Alefiandro Piagno, Marcello nipote >& figlio adottiuo d'Augudo, Se altri Principi, che giouani in profferiti fono morti : ma ron fo- ■o dati al tutto prjfperi per la.breuità della vita, fi che alla profferita della vi» ta , bifogna , che vi cortèorrino più cofe attinenti non folo alli beni del corpo ,. ma anco alli beni di fortuna* Vi fi ricerca la lunghezza della vita , la buona* finiti , & 'a buona faculU da mantenerli in vita , fé non* in cofe foprabondan- ti , almeno in cofe necedarie >che ben fi può contentare vno > che hi unto * che gli bada. Tauper enim non eft, cui remmfuppetit vfns. Dide Horatio nel primo delle Epiftole . La facoltà nella nodra figura la rapprefentamo ned' habito ricca , Se nel fa» detto corno d'Hircule communemente ditto della «to.iitia,o d'Ama!thear non l'habbiamo figurato pieno di frutti come il folito , fi p:r partirci dall' orii" ' natio , fi perche Palcfato narra, che Kercule in Tcfpi Gattello delia Boetia era* 4>eflt> DI CESARE %IPA. PROSPERITÀ DELLA. VITA. '77 fpe(Ib alloggiato di -\na garbata dorma chiamata An3arthea,taqualeteneua il Tuo danaro in vii corno di bufalo , onde i compagni di viaggio d'Hércole co- roinciorno a direnile Hercole baueua il corno d' Amalthea,dat quale ne riceue- mz abbondantemente quanto gli bifognaua per Tuo vlo* il che non poteua com- portare loia nipote d'àmalthea vedendo, che il corno fi votau-a per foUuenìre_j .Hercole. Altri 'Yogliono,che Amtkhea folle vha vecchia ricca, che radunane il denaro, che cauaua della vendica delle mercantie in vn corno,come hoggi dì fanno molti artegiani , & che Hercole Io rubbalfe pieno dì danari ,indi viuen- do egìj iplendidamente , vfcì Cuora vn detto , che Hercole dal còrno d'Amat- thea ne prendeua ogni bene:Quindi è,che Filemone Comico per ifcher^o,dit1e» che il corno d'Amalchea, & della doui t ia non- § al'trò»the haueré buoni dumi. Tune illud elle cornu Amaltheae putas Cuiusmodi ptngit pi&or cornuboaisf Argentea eft moneta , quam qui pofTidet e Haic copiofe prò 'voti* cua&a affìuuru ••- -■■■■"' M Er»ere(- Cerno.interno (ara la buona fanità,che importa piiì,-perche la (ànità è il maggior 1 hcforo,che fi polla defiderare « Pirro Rè degliEprroti non pregaua Dio per «ccrefeimento di Dominio , ne per ricche^e : ma Notamente .per la Vanita . Hac bene conftituta , profperius ceffata ^dcrentur «omnia j dice CeliofRodo- gino lib.4. cap. 24. & Hofctfcioad Jcciocofi-fciifTe . Si ventri bene , fi laterheft vpedfbftfc]ue tuìs ;jiil Diuitie/poterunt regales «dderemaius... vCheguftofitiadelle^icche^e^non^ ftà&ene? Valeat poi- feiTor opcr,tec,di(Tè il medefimo Poeta a Lollio,& a Torquato.. Quo mihi fortuna > fi non conceditur vtì . A che mi ferue la fortuna , laricchcj^a fé non mi è con ceffo di poterla go- dere ? conuiene dunque che qucllojche la pQfliede,ftia bene di.corpo, & anco «l'animo, chc.non fi laflìpertuiibare dalla cupidigiaj.dallJira,dal timore ., dalla-» #pera nza,daH'alleg! ezza, dal dolore,£>4a lOiialfiuoglia affetto, motq,& pallio- ne d'animo, come foggionge Horatio ài fudetto Ì.ollio,. _ Qui ctipit, aut metuit, iuuat illy/n iìcdomus j aut.res Vt lippumpi&a? tabula?, fomenta eritè della vita. Il tronco di quercia,come di (òpra hàbbiamo detto, vìen dimoftrata la pro- sperità inguanto alla finità, & lunghezza della vita i perche la quei eia , come arbore!, che ha il legname duro , incorruttibile >&^ che in .perpetuo fi ooufer- iu,èfimbolo4ella robustezza, &C gl'ihuorriini gagliardi fono detti robufti dalla Rouere,corn€,dice.Fefto . Robum dicitur a rubro,3^ tufo colore, vnde » & materia, quarplurimas -vena* eius colotishabet, dieta eft: Eobur,hinc,& ha- roines valentes , & boni^olorìsrobuftidicuniur* 8£~.peròHerco!c,ch'eraro- bullo, & forte.portaua la fuama^zafatta^liquercia^è anco fimbolo della diu# turnit^ , && produrre »on dico fiori , ma- frutti cri hono#ateoperacioni ♦■ Si modo quodam cplatur; pur che fi canferui,& mantenga come fi deue, 5c non guaflicon li di- Cordini laTua profperità di vita , QMT E R E L A- A D IO. O N N A veftita-d'Vn candido velo>che hauendo il •vifoirnefto,& iagri- meuole riuolto-al cielo *& la delira mano al petto , mefki l'altra man# •{Ter morfìcata da fieri* & -velenofi ferpenti. La meltitia del volto, dimoftra qu&l fìa l'afTettcrdeila querela . Si dipinge con gli occhjdsgfimeuoli , riuolti akielo^perchrcome fi è dctttf s'ìndri^a la querela a Dio ì>ui habitat inxalis, Con lamanp-morficaCis da terpentr, -fi vuoi denotare la querela hauere per; - sagioni lorref& l'in* tc^rifcr, per la quale ha «ffiìcacia detta- querela Querela* n % "\Onrw veftita di tsrrr1 perciochegii Anticni ne* mortori), & nelle au«eifiV \_S tà !ororfi -veftiuano di tal colore-,- hauerà in capo vn Pallata lohur io n, vecclio^rhc ha »al- canto mancncon!sof& triefto» Q V l £ T E. Ó N'N A-, che fkct'm piedi fopra "V-na bafe di figura CubkarCon la ima delira foftenga vn Perpetuinolo . propr some è il cenpo d£li%niuerio,c^iijK^Ì|rjdòfiquiet.imente , li ^moftr-j per ca- gione della fila-quiete, & venendb qiiefl»prmcipa!'mcnte,luonodi contrnuoj& ne' cieli chelonoineortctt'bili, ve- di arrro chiararoen-é.vu j-^petuo moto -/qui udì c,chenon cpnofcendo^noj real- rnente la quiete, d e amo filare il celiai e delmcroi il qiiaIe*£R>n-porendp-gtuftÌ^- ficaie c-oHenfo -, adiamo '■imaginandcr.con intelletto ; -& perche deila quieta noi paliamo in impetro deU'huoiXJo, diremo allóra elTo quietai fiiquando i fuoì moci del pe. Ti ero, e de rattioni fono rcgolathc retti,|in modo,che diifci&tamei .* re vadino a knreaHuogo delia quietefiia^ , che è i'altra.vita -apparecchiata a^. Bèathper quietarli cternaìmentricome ilPfcrpendicolojche #^graur,& fuori dei « - M* Z- E5feiU,« it* ICONOLOGICA iì ente al punto imaginato dell'Orizzonte , oue è la Aia quiete. D Quitte. Onna > di afpetto graue , Se verietabile ; farà veftita di nero , che porti fèc« qualche frgno di Religione, fopra all'acconciatura della tefta , vi ftarì v» nido , dentro deìquafè fi veda vna Cicogna tutta pelata per la vecchiezza » la-» quale fi ripofa nel nido, Se è nutrita dalla pietd de figliuoli . La vera quiete, è imponìbile , come habbiamo detto , poter/a ritrovar com«» piti in queflo mondo; Con tutto ciòvn certo cenar da negotij d'importanza pefr menate vita fen^a penfìeci , che mantengono con anfìet/ì !a mente , fi do- manda *volgarmente Quiete,& è Colo vn lafciar altrui per attender* a fé fteiTo,e però è molto riprendile nel confòrtio de gli huomini , SC nel viuere polìtico » priuarlì di quella feliciti, che viene dal giovamento, che fentono i Parenti,cVf gl'Amici dall'opra d'vn Cittadino vtilealla fila Patria, fé non fi fa per cagione-» di Religione , la quale fòla merita, ehe fi lafci da banda ogn'altro intereflejòV^ però fi dipinge detta figura in habito Religioiò, & graue, &e venerabile, non e£ fèndo ogni intorno atto a fcgUitar con lode tal forte di vita,ch'hà tifogno d'in- tero giuditio , & di falda in tendone notata nell'afpetto del vifo , & nella com- |>ofitione del corpo, come racconta Ariftotile nej lib. di Fifon . 11 veftimento nero, moftra la fermezza de* penfìeri, ScT la quiete della men- te^ non «ftenel&atcoquefto colore a pigliar de gli altri , come fi è detto altrove. Ancora dimoftra, che Thuomo, che attende alla propia quiete, è ofeuro ap- predo il Mondo,non tendendo fi fa-mofonel f uperar le difficolti della vita con.» *"vtìle del p'roflìmo. Per la Cicogna s'impara , che in vecchiezza principalmente, fi deue proci* raf e quella poca quiete, che fi può trovare, quando fianchi , óc^ fatij delle co- fe terrene, ©X^ caduche ; con piò ardore, &^ maggior fede afpiriamo alle ce- lefti, Se perpetua „ R A B B I A. Vedi a Furore ,1 > i » ■ - o • • R A G I O^N E. DONNA veftita del color celefre , frarijco' piedi fopra alcuni fetpenli alatijd: moftruofi, lì quali terri legatf con vn freno. La ragione, è virtù dell'Anima , con là quale fi reggono,*: gauernano le po- tente di eiTa, le quali per cagione dei peccato originale , Se del fuo fomite, fonò in noi corrotte, Se mal inclinate . Dipingefi di color celefte il veftimento , perche la ragione deve fèmpte con- formarfi col Ciclo, Se hauere splendore.& chiare^» » Il freno» è indicio del difcor/ò, Se della ragione , con la quale tutti gli appeti- ti inferiori, che fi rapprefèntano fotto figura di ferpenti; perche mordono l'ani nhna, incitandola al peccare; Se tirando fperan^a della noftra rouina dall'elet- to delia lor prima impecia fatta con Adamo, («no tenuti a freno, Se domati. RA- RAGIONE. VN A Giouane, armata, con la corona dell'oro "m capo > ó*^ te bracci au ignude* nella deftra mano tenga vna fpada » & con la finiftra vn freno * col quale afttena vn Leone » farà cinta d*vna candida benda,, dipinta tutta co» Quefta virtù, è domandata da Tbeologi fóv^a dell'Anima, per eflere h Re* gina, che dà le vere» & legittime leggi a tutte Phuomo . - Si dipinge giouane armata» perche è difefa,& mantenuta daf vigore della-* fapienza, fi piglia molte volte predo gli Anrichi gl'armatura citeriore , coniti nel (ìgnificato di Pailade, Se in altri propoiiti . La corona dell'oro ,che tiene intefta , moftra, che la ragione, è Tela baftanv te a far (coprire gli hctommi di valore > ÓC^dar loro Splendore , fama , prezz©* &;_. chiarezza ne è coft (ìng ilare l'oro fra metalli , ancorché fia il più pregia- to, che nm fiVgohire non fia fr*t le potenze dell'anima noflra qutfta^he dlrau® diamo ■Ugioneja quale ha h fede fua nella più nobil parte del corpo, òC ouc ha l'anima maggior vigore all'operare. M i Per /// ICONOLOGIA Per le braccia ignude, s'intendono l'opere, le quali quando hanno prìncipi* dalla vera ragione » non hanno macchia , b fofpetto alcuno , che le veli , ò it- adombri ; talché non fi veda immediatamente vera, &T perfetta virtù . La fpada, è il rigore, che bifogna adoprare alla ragione , per mantener nette il campo delle virtù da viti j predatori de beni dell'anima } %C a quefto prò* poilto dille Chrifto Signor noftro. Non Areni pacem mittere in terram fed gla- diurr ;perche tutta la fua dottrina, non fu ad altre direttacene a fare la difunio- de yitij già inuecchiati nell'anima, dalla vimì, per mezzo della ragione illumi- nata dalla fua gratia . Il freno in bocca del Leone, ci notali fenio /aggiogato , & fòttomeffb ad et fa ,il quale per sèftetfb, è ferocifllmo >& indomito . te note di Arithmetica fono pofte , perche con quefte fi fanno le ragioni in ietta arte, che prpuano le cole reali, come con la ragione, che fià nell'anima,!! proua, &Sw ^ conofee tutto guello, che appartiene al ben noftro . s Ragione. VNa Giouane ,'veftita di'coìor celefte , ccn clamidetta d'oro , nella deftra mano tiene vn'hafta, abbracciando vn'alloro con la finiftra ; dal quale_> penda vno Scudo con la tefta di Medufa depinta nel me^zo d'elìoj hauerà l'el- aio in capo con vna fiamma per cimiero . Già fi è detta la ragione del veftimento , bC della Clamide dell'oro nelle fi- gure di IbprajEt perche l'hafta lignifica l'imperio, ci dà ad intendere la ragione efìcr-la Regina, che comanda in tutto il regno della compoftura dell'huomo . L'Arbore dell'alloro con la tefta di Medufa pendente , da eflò, dimoftra la-» vittoria, che ha la ragione de gli inimici contrarij alla virtiì,la quale'gli rende..» ftupidi , come la tefta di Medufa»chefaceua rimanere medefimamente ftupidi ljuelli,che la guardauano,& leggiamo che Domitiano Imperatore la pertaua_> fempte (colpita nell'armatura, & nel figillo , a fine di moftrarfi vìttorioió , L'Elmo, nota la fortezza , &C la fapienza della ragione , eiIendo.*4fa quella prudenza nell'anima intellettuale, che difeorre i fini delle cofe, 6^ quelli che giudica buoni, (egue, 6X_ fugge i contrarij. La fiamma, mcftta, che è proprietà della ragione inalzarli vcffb il Cielo,8^ di farli limile a Die, dal quale deriua la noftra nobiltà • Ragione . DOnna Matrona di belliflìrao afpetto , che con la delira mano tenghi *vna sferra, & con la finiftra vn freno, fi come il cauallo fi doma col freno,&T li putti con la sferra , eofi la ragione gouerna , e doma le cattine arlettioni del- l'huomo, RAGIONE DI STATO. DONNA armata di Corata, Elmo, & Scimitarra. Sotto l'armatura^ pò urà vna trauerfina di colore turchino ricamata tutta di occhjj,e-* di orecchie, con la defh mano terrà vna bacchetta, con la quale moftri di dare vn rouerfeio dal lato deliro , oue fiano alcuni papaueri , i maggiori de* quali fi «uoftrarà con Tatto fopradttto delia bacchetta, chefwn«daeiIàrotu,&£et-« tati DI CESARE %IPA. RAGIONE DI STATO. 1*3 tati i capi per terra , *vedendofi rimaflo folo il gambo intiero , 6^ al:uni altri piccioli papaueri . Terrà la finiftra mano appoggiata fopra la tetta d'vn Leone, & a* piedi fia vn libro pofto dall'altra parte, con l'infcrituone I V S. Si dipinge armata, per dimostrare chei'huomo che fi/èrucdital ragione^ vuole quando vi Tufferò le forze il tutto dominare con l'arme, 6 altro me^zo. Si rapprefènta con la "vette di colore turchino contefta d'occhi, e d'orecchie» per lignificare la gelofia, che tiene del Tuo dominio,che per tutto vuol hauer oc- chi,& orecchie di ipie , per poter meglio guidare i Tuoi difegni , óc^ gl'altrui troncare,, . -, Se le dà la bacchetta per rnoftrare quefta Ragiona di ftato effèrtf'propia cH chi h^ dominio, &iìgnoria, dalia quale rhuomodiuieneipiperÌQÌo, ancorché ognWno, per ben che Prèhcipè non fia , poila hauere 'vna certa ragione di fia- te ioip rqpia, con la quale "\ogli gouernarc il dominio delle (uè cole , §C dri^- M 4 zarU 18+ ICONOLOGICA ?arle a! propoftc fine . I papaueri gettati per tetra, come dicemmo, fignin"can€,ehechi fi feruedel. la ragione di flato , non lana mai fot ger perfon? , che poflà molenarl© , a forag- gi ianza della tacita ri^pofta data da Tarquìnio al Meflo del (uo Figliuolo . fyx ytlut deliberabur.dus in bortum Mium tratifitfequente nunciofilij , ibi in ambu- lare tacitusjunma pauperum capita dicitur Iaculo decufijfe ; parole di T. L iuio nel primo lib. Decade prima . Il che *"vien olleruato da molti per rigore di ra- gion di flato, ÓV" per moftrarfi feueri; ma di equità il Principe deue piò tofto ìàrfi amare, che temere , & ciò per vtil fuo , perche il timore genera 1 odio , & l'odio le ribellioni , & pero deue più tofto conforme a l'equiti amare , & hauer a piacere Vaflalli^h'habbino polio di ricchezze } nel modo eh e con figliato Ve- ifpefianò lmper. da Appollonioin Filoftrato lib. 5, cap. 13. Diuitibus autem-. petmittes, vt facultatibus tuto fruì poflìnt . eminentiores fpicas, quaecunq; fu- praceteras ie attojlnnt non amputato, iniufta enim eft in hoc Ariftotelis ratio, cioè permetterai , che i ricchi poflìno godere le ricchezze loro , non tagliare le fpighe più alte , cioè quelli che iòno più in grandezza de gli altri . Configli*^ sì ben poi che fi /piantino quelli, che tono /èditio/ì , Se che vanno machinando delle nouità, in quefto modo . Diftìciles homines, moleftofq; potius tanquara fpina s è fegetibus aufer, Se res nonas m olicntibus terribilem te ©ftende , mini- tando tamen magis, qnam puniendo» Le fi mette a canto il Leone , per efler di natura fimife a quelli , che per ra- gion di flato cercano eflér di continuo fuperiori a tutti gl'altri , come anco per dinotare la "vigilante cuftodia , che fi deue hauere con fortezza, per conferua- tione'del ilio Stato . II Libro propofto col motto I V S , dimoftra , che taluolta fi pofpone la rai* gioneci,uile,per caufadi regnare,quantoper la publica vtilit4,come per eflèm- pio puòcondonare taluolta il Principe a molti la vita , che per lor misfatti per legge Ciuile haueuano perduta , per feruirfi di eflì in guerra giufta, effendo che rifulta molto hauer huomini di virtù , e di "valore - Ma più d'ogni altra cofau» detto libro col motto , 1 VS , inferifee quel detto che hauer foleua in bocca Ce- lare Dittatore, di Euripide Tragico ne le feniflè citato da Cic nel 3, de gli orH- iij, & riportato da Suetonio in Cefare al cap. jo, 7{amfiviolandum eH lFStregnandigratia ywlandum esl : alijs rebus pietatem edas , I quali verfi cofi habbiamo tradotti mal conditi , ma in modo che intender fi pouìno feguitando più che fi può l'ordine del tcfto latino . Se la ragione violar fi deue Solo fi deue per ragion di Hate T^eW altre cofe la Tietade Honora: II qual detto quanto fia impio ogni pedona pia giudicar Io può é atte/oche^ •gni Prencipe maflìmamenteCbriftiano deue anteponere airintereflè prepio, c^_ a fimile deteflabile ragion di flato la giufta ragione giuridica, la quale chi cali cflra 'vien poi al finepui ito da la giufliiia di Dio • - RAM- DI CESA%£ %l?A. iSj RAMMARICO DEL BEN' ALTRVI. DONNA macilente, veftita di nere, & {capigliata,con la deftra n" ftr ap-. pi capelli, habbi alla/ìniftra mammella attaccata yna Serpe, &*llj piedi *vn Nibbio magro . - E ~veftita di nero,'per.che i penfieri , che piegano a danno del ptollìmo/ono tutti luttuo(ì,& mortalijche fanno dare continuamente in dolore , & in tene bre , che offufeano l'anima ; e trauagjjano il corpo. Et però fi ftrappa icapelli -dalla tetta , ellèndo i Tuoi penGeri cionchi , & 'Volti finiftramente con fuo do» • lore , 6^ falcidio. Il che con più chiare^a dimoftra h Serpe attaccato alla mammella, il qua- le come manda freddiiììmo veleno al cuore , & eftingue il calore , che mante- neua Thuomo viuo , cofi quefta triftitia affligge l'anima , & l'vccide , introdu- cendo il veleno per li fenfi , che in qualche modo fentono l'altrui felicità , 6c però, anchora fi dipinge macilente * 11 Nibbio ha tanto dolore del bene altrui, che fi ftende fino all'odio de propii tigli, come fi è detto in altro luogo, eV però fi adopra in quefto propofito . Rammarico* Vedi Affanno. RAPINA. DONNA armata con vn Nibbio per cimiero , & con la fpada ignuda.» nella man dritta , nella fini/Ira hauerà "vno Scudo., in mc^o 4eì qua- le fia dipinto Plutone, che rapilca Proferpina, ó Starà appoggiata con la man finiftra in modo, che paia fi ripofi (opra la banda dritta del tronco traueifo della croce , Se dalla banda finiftra del detto" tronco , penderà vn freno , Se calcara con li piedi vna morte in terra quiui proftrata , in-» modo, che fia la Caluaria di ella al piede della Croce. Alla figflificatione della dee ta figura^perche tanto bene , Se cofi facilmente è ftata ftefa, cìc^ dichiarata da-» 'vn bell'ingegno, nell'epigramma fequente, non occorre, che vi aggionga al- - tra efpof tione_, . " • Qiuenam tam lacero veftita incendia ami&uf Religio fum mi vera Patris fobbles . Cur veites vilfs ? pompas cóntemno caducai QuÌ9 liber hic ? Patris lex veneranda mei . Cur nudum pedtus ? decct hoc candoris amicum» Cur innixa Cruci ? Crux mihi grata quies . Cur alata £ homi nes doceo fu per aftra volare Cur radians ì mentis difeutio tenebras Quid dacet hoc fnvnum ? mentis cohibere furores Cur tibi uìois premitur ? mors quia «loi&is ego « R£- DI CÈSA%E %[PA iS?- R E L I G T O N E. DON N A allaquale,vn /òttil velo cuopra il vifo,tenga nella deftra mano vn Libro, & vna Croce, con la finiftra vna fiamma di fuoco, & appreffo- detta figura fia'vn'Elefante. Secondo la diffinitione di S. Tomafo nella 2. della 2. parte, alla queft.72. & art. 7. & alla queft.84. art.a. & de gl'altri Scolaftici,^ virtù morsle,per la quale rhuomo porta honore , & riueren^a interiormente nell,animo,& citeriormen- te col corpo al vero Dio . E anco ne gli huomini talmente inferra da natura la religione, che come dice Aristotile per quella più, che per edere ragioneuolew, fono differenti da bruti animali > vedendo»" ciò chiaramente da quefto jcht^ ce* pericoli improuifi , fen^' altra deliberatione , ci volgiamo a chiamare il di- vino aiuto « Se le fa velato il vlfo , perche la religione ne gli huomini riguarda Dio, come dice S. Pauolo ferfpeculum in » veneratione , riconofeendo per quella il {ingoiar beneficio della redention loro. Il Libro, ne dà ad intendere le diurne Scritture» rcuelationi,& tradirioni,del- le quali vien formata ne gli animi la religione, ] 1 fuoco , (igni fica la devio t ione della pura , 5: finccra noftra mente tendente yerfoDio,il che è propio della religione, + Le fi dipinge a fato l'Elefante, per eftère più* d'ogn'altro animale religiofó,co* me fi dirà : Narra Plinio nel lib. 8. al cap. I. che quefto animale e raro in bon- tà, prudente » amator dell'equità , e humano , pereioche incontrando lrhuomo a cafone* deferti ,che habbia fmacrito il camino, tutto amoreuole, ùC man- sueto gli moftrala via ; è difereto, perche come dice l'ifteilb Plinio, occorren- doli di pattare fra armenti fi franca tanto deftramente^er non far lor m*le,che eglino medefi mi non fé ne auuedono , Ma quel che fa più a noftro ■ proponto » è quefto raro animale il Hieroglilic» della Religione ; raccontando pur erto Plinio al luogo citato , che egli ha in ve- neratione il Sole , & le Stelle , Se apparendo la nuoua Luna , fponcaneamentc-* va stanarli in acqua di 'viuo fiume, & amalandofi chiama aiuto dal Cìelo,bur« tando verlo il cielo delf hetbe, come me^[e, per intercedere gratia di faniti, 41 che tutto vien confirmatoda Pierio Valeriana, Se altri Autori , àcT il San- nazaro nella ina Arcadia, cefi dice . Dimmi qual fera f è sì di mente human* , Che s'inginocchia, al raggio della Urna , £ per pMgarfi feende alla fontana ? Onde vedendo io tante rafe qualità in quefto nobrliflimo animale, non po- co piacere, Se fodisfattione ho prefo, confi ierando, che tal figura è propra info- gna delf IlluftrìiIimo Cardinal Montelparo mio Signore, per vedere, che fingo- iarmenteconuengono in S.S, Wuftriilìma le fudette qualità di Religione; Pru- denza , Giuftitia j «Sc^ Manfuetildine , che con tariifimo eli empio rifplendono nella Pcriona d'elio Sig, Cardinale ; in modo, che non pure l'hanno refo degno del grado del Cardinalato , ma lo fanno anco digniflimo di maggior honore,nel quale ardere -vna-» ultima di fuoco , Il fuo o fopra l'altare $ è ftato in v(b di fàcrificio predo a molte , & antichi^ iimenationi fino alla venura di Chrifto, il quale placo l'ira di Dio, non col fan- gue de Tori, ò degl'Agnelli , ma con sé Hello, Se con ìa fua propia carie, & col propio fangue , il quale iniracolofa mente fi cela per falute noftra lotto (pecie di Pane , Si di Vino nei Santillìmo Sacramento dell* Euchariftia . Et fi vede que- Hj figura con la mano aperta, òC eoa l'altare ia 'Vita Medaglia antica d\ Elio A:Ko:iiuo. Vertefi D / C%&A%E %[P^ >tm aliavo v4"«» *** •**ia>tt4J''1 *" .»^-».»»..— -. — f — -- - . Io cofi la religione, & purità di elli . Et Plutarco nel lib. d'ifide , Se Oiìride^, Jice, che a Dio non fi conuiene oofa alcuna, che non fia pura , Se candida, SC perche il panno lino |>iancoiì purga, e netta più degl'altri, giudicorno gli - Egit- ti j, cht folle pili conajpneuole a Sacerdoti, & alle cofe di Religjone,ch« cufeun: altra forte di panno > òdi drappo. Hfligione, DOnna di maeftà , Se di grauità , medita con manto ricco fatto a v fó di Vi- uiale, haueri velata la teda, fopra la quale lo Spirito fanto rifplenda con la luce de fuoi raggi in forma di Colomba, Star* detta figura fopra vna pietra riquadrata , che dintìita Chtifto Signor noftro , il quale è la '-vera pietra ango- lare, che dine il Profeta riprooatada gli Edificatori della vecchia Legge , & è per enee poftapoi nel principal cantone della fua fama Ghiefa ; non è alcuno » che polla poruì altro fondamento, come dille S. Pauolo . Ha quella figura da vnat>andà vn fanciullo con le tauole cR Mosè,con alcu- ne rofe , 6c" alcuni rami fecchi , per moftrare le pallate cerimonie de fàerificif antichi, & dall'altrabanda fari vn'aìtro fanciullo, che fofticne il libro de Van- gelij,perchein Chrifllo terminorono tutte lepro£ctie,& le ccrimcjnicfdella vecv chia legge- ;. „% '■¥■ Tiene ella nella fifcìftra mano la 7erga del Saccate Aron;, Se nella deftra^ kchiaui della Poteft| Ecclefiaftica,per aprire, & ferrare ifCieìo., a gli huomini conforme a* loro meriti. Dunque da quefto veroj& viuo ritratto, è'nata la no- ftra fanta, Se vera Religione modello di falute , fabrieato da fanti Dottori fopra le pietre riquadrate da quattro Euangelifti Scrittori delia Legge piena di Spiri- to fanto, di ReIigione>di fuoco , d'amore, & carità „ RELIGIONE FINTA. DONNA cort&àbitograue, e lungo, a ledere in *ynaj$edja d'oro, fòpraj "vn'Hidra di fette capi, hauendo detta Donna vna corona in tefta piena*» di gioie rifplendenti con molti ornamenti di veli , & d'oro , nella delira mano ba vna ta^za d'oro con vna /erpe dentro . Inanzi a lei fono molti inginocchiaci in atto di adorarla, & alcuni ne fono morti per terrai perche i falli ammaeltr*-, menti degl'elempij allettano con qualche apparenza di piacere,h di finta com- moditi terrena,ma al fine preparano l'Inferno nell'altra vita,& le calamiti nel- . la preiente, che per lecretii giudici j di Dio , vengono in tempo non allcttato . R E P V L S A D E P E N S I E R I C A T T I V T. \J N' huomo che tènghi per li piedi vn picciolo fanciullmo, e che con di Im- porta attitudine io sbatra in vna pietra quadra,e per terra vene fieno mor- ti di quelli,che già fieno ftati percoflì in detfa pietra . Perche tutti i Theologi confentono, che (Trillo è pietra,!! deue attentamente auuertirenel Salmo 36. SuperfluminaBabylonis, L'ultimo terzetto, ©uè li parla de' piccioli fanciulli sbattuti fopra la pietra , Beatus qui tenebit , o\^ allidet ip9 ICO NO LO Gf^ét REPVLSA DE PENSIERI CATTIVI. allkìètpamtiìos fuos ad petrarn . Cof* dà le Pàrafsafvdfpofto . Beato è chi fi* ecrrijoùero contenera «lali 'vitij , &C^_, romperà ipiccioli'faoij cioè primi moti alla pietra dì Chri(m> che è ftabilelo(Untamento>&bafc dell'anima noftra- r Pero noi tutti d©uemo rompere li noftri penfieri di cattiui arrettr mentre Tono piccioli ^uantijche-crcfchino, Óc^ s'attacchino alla deliberatone sbattendoli, co;neh abbiamo decto>ne ^ pietra di Chrilto, cioc"\olgendò la mente noftra_ , e'I cor noftro vetfo Che (lo, collocando in lui ogni noftro penficro,©^ que«cr è pareredi F.athimijicoiarhe p; \\ni di ijì'dcrta l'hauena Axiamanrrt»,Ouidk» anch'cgli anco: che poeta gentile Si piget in primo h mine-fi fte pedsna Ot>£?i5:ncdjn» »oi>& font lubtfi mat*lemina-ruort>> Et DI CESJ%E %IP^ Et tuusìncipiens ire rCiìftatcquus« •Principijs oblia* Gtfo.medicina pacatur , dCum-naalapec iaagss conualucre aiorae.. iRffìkmtione. v-\ Onna ., lacuale conta danaciiCOB la man.défcia&]M:a JalSniftra fu4i,4^ a L) canto vifaràwmcafià^&^niàcchette^ilbfmri. ", li contare i danari dWna mano nell'alt^ ei^imoftra* che vno, che fa reftt- turione della robbamon Tua , non^ì priua di cofajrlcuna., an^i moltiplica insè fteflo le facoltà, difponendocofi-il Creditore ad «(Ter liberale veriò-dife } oucro meftra che la reftitutione deue efler libera ^&^Uileuefare>ciafeuno^^a^sèft€f* fo,fenz'altra mezzanità. ;t ^ a La cafla, 6C il iacchetto, ci «tarmo %no^ chetantoil poco»quanto l*iflaifl fi deue feftituire a* propri] Padroni . '^efurrettione . DOnna ignuda , che efca/lu&ra dVna lèpoltura . R £ S V R R E T T IO N E. DONNA ignuda, chea trraierforhàbbia vn velo , & con la finiftra tenga* "vna Fenice, la quale^pcr opinione d'alcuni Scrittori, è vccéllo, cheli tro* tia nell'Arabia, oue fé ne 1U fenza;compagnia dèlia fila fpetje» & quando è vec- chia, per lunga*età, accend«:il fuoco con l'-ali al calor del Sofe,e s'a'bbrugia^poi dalle file ceneri ne nafee vnoux^&-damo- ftrandofi allegra, & piaceu& nel- la finiftra vno fcertro«, & vn4ibro portando nel lembodella vette fcritte quelle parole . Ornatusf&r^fro : & i! color del vifo farà robicondo , & alla piedi -vi (ara vna^himiera ; (ì comefi vede dipinta al Tuo luogo . Non è huomo sì ruftico,&«ìfeluaggio, che non lenta la dolce^a dVn'a«fr* fìciofo ragionamento in bocca dijper'ona faconda >:eh e Ti sforata perfugdere^u|l che cola, però lì dipinge bella, nobile,& piaceuolcjtìene la delira mano alta,& aperta, percioche la Rettorica difeorreper vie larghe, & dimoftrationi aperte, onde Zenone per le dita qua, 5: là fparie , & per le mani allargate per tal gefto, la Rertorica interpretaua . Et Quintiliano riprende quelli, che orando jnqualf che caufa, tengonole mani lotto il mantello rcome che s'egli ttàttailcio le-c^r le pigramente^ * __ . , Lo fee ttro e ftgnr, che la Rettorica» è domina nicc degli animi, & gli fper^ D '19* IC O NO LOG IsA tia, raffreni, piega in quel modo,che più gli piace . 11 libro dimoftra,che queft'arte s'impara con loftudio,per non hauerfi da al- cuno in perfettione perdono di natura. Le parole Ornatus, òC perfuafio, ingegnano loffitio del Rettotica, che è dì iftruire alcrui a parlare conuenientementc per perfuadere. La Cbimiera, come è dipinta al Aio luogo, Na^ranzenoje lo fpofìtore d'He- fiodo intendono per quefto moft» le tre parti della Rettòrica, cioè la giudicia- le per lo Leone,per cagione del terrore,che dà i rei,la climoftratiua per la capra, percioche in quel genere la fauella fuole andare molto lafciuamente vagand© : &vltimamentela Delibera ti uà per lo dragone per cagione della varietà de- gl>afgomerrti,& pei li affai lunghi giri , & auuolgimenti,dc' quali fa di meftie-, ceper il perfuadere» RI G C H E Z ZA. O N N A vecchia, cieca , & veftita di panno d oro . Cieca dipinge Ari- stofane la Ricchezza nella Comedia intitolata Fiuto , perche per Io pia fé ne vi in cala d'huomini poco meriteuoli,aqualr fé hauellè occhi) , che le fer- ttiflero , non fi auuicinarebbe giammai; ouero perche fa gli huomini ciechi alla cognitione del bene, con vn finto raggio , cheapprefentalorode commodi» & de piaceri mondani, fenza lafciar loro veder la vera luce della ""virtu,fe per par- fcicolar gratia non è fuperata la Aia inclinatione . Si dipinge vecchia , perche inuecchia alcuni col penderò d'acquiftarla ; altri col timore di non perderla, hauendònc il- poflello . Il veftimento dell'oro, moftra, che le ricchezze fono beni efteciori , &c cho teon fanno ali'ineerna quiete , cV~ al ripofo dell'huomo . „ Onna in frabito regale ricamato con diuerfe gioie di gran ftima,chc-« nella man delira tenga vna corona Imperiale, & nella finiftra rno Scet- tro^ vn vafo d'oro z piedi. Ricchezza è polle dìonc d'oro, dVgento,gioie,$tati,tertcni,ediÌìcij,giumen- li, ferui, ve Mi menti, ecc. ■»»>La corona in mano, lo Scettro,& il vaiò a* piedi, mourano, chela prima. & principal ricche^a, è pofledere la 'volontà de gli huomini, come fauno i Re j la feconda, è il denaro. R l CON C IL l'AT IONE D'A MORE del Sig. Giouanni Zarattinì CaHeUìni. ONNA giouanc, allegra, coronata d'vna ghirlanda d'herba , chiamata Anacamplerote; porti al collo vn bel zafiro , nella man dritta vna coppa, con la finiftra tenga per mane due pargoletti Amori. La Riconciliatione è vna rinouatione d'amore,che fi fa col ritornare in gra- tia della cofa amata ; Impercioche dall'amore tra gli amanti na /cono contin- uamente fofpetti, ingiurie, a quali fuccedono Io fdegnoJ'ira,&: la guerra,come vagamente éiprime Terentio, In amore ha?c omnia infant vitia: iniurie^fufpi- aones,inim!citiavnducia;, Bellum,paxrurfunu. Il medefi»© dice Horatì© «ella Satira j. lo. a, , J * f D D DI CESSARE %lfÀ. ift R. I CO NCILIATLONI. In amore hax fuat mila, belluai Paxrutfum. Lequali differenze occorrewo tanto pili ipeflo, quanto più fi ama , & quanto più vno ama, tanto più ogni minima cofa l'offende f riputandoli di nonefFerc* filmato da la cola amata conforme a lo lmifurato amor fdO>& che fi faccia tor« Co a ì meriti fuoj , onde facilmente concepifee l'amante dentro di fé fóegno , Se ira, in tal modo che non penfà di portare più amore , anzi s'incrudelifce nell'o- dio ,ma sfogata Tira con far dispetti alla cofa amata , fi pente de l'odio » chele ha portato, non pub più (lare in ira, & in guerra,ma brama, & cerca la pace,la- qualc ottenuta gode ne la R iconciliatione d'Amote, da la quale è rinouato,no- to è quello di Terentio, Amantium ira: amoris redintegratio eli . L'hcrba Anacampferote farà figura della Ricohciliacione , poiché gl'antichi tennero , che al tatto di elfa ritornalTero gli amori , ancorché con odio fallica iepoiii, fi come riferifee Plinio lib. 2 -f.'cap. 1 7, nei fine • N U IC OMO LOGICA II ^affiro d'i colore azzurro, fimile al Cielo fereno , /èruiràpcr embolo detta Riconciliatione, che arreca allonimo fereno fiato di tranquilit» m*, non mancano amanti,& amici, che a bella pofta cercano occafioni di fde- ori'ìy e riilè, per duplicare più volte la beneuolenza, & l'amore, & prouar fpefto i fiKnui frutti della riconciliatione . Discordia fit carior concordia , dille quel Mimo Publianoj e però Agathone poeta era vno di quelli , chedaua occafione a Pau- DICES4%S %IPJ' 'PI a Patìfani a iti» cordialilEmo amico di adirarli > accio che prouaftè doppio con- cento nella riconciiiatione ; di che ne fi mentione Elìano lib.2.cap.2 1 . lucuti- difijmum amantibus elle reperio, fi ex contenticne, & litibus cum amafijs i«_* gratiam redeant . Et fané mihi "\-ideujr nihil iliis delc&abilius accidere polle» Huius ergo voluptatis perfafpe eum parricipem facio , frequenter cum eo con- tendens • Gaudium enim capit, fi contentionera , cum eo iubiede difìoluam4 OC reconctlero . RIGORE. HVOMO rigido,& fpauenteuole , che nella delira tiene vna bacchetta di ferro, & a canto vno Struzzo. Sì deue dipingere queft'huomo rigido, %/C fpauenteuole, efièndo il rigore*. Tempre diipiaceuole, ÓV rifoluto ad indur timore ne gli animi de fùdditi . Onde la verga di ferro fi pene per l'afpre^za del caftigo, ò di fatti, o di paro* le . Perciò S, Pauolo minacciando a Col oflènfi, dimandò fé voleuano , che egli andaife a loro con la piaceuole^za,, ò pure con la verga di ferro • ■Dipinge/! appretto lo Struzzo, per dimoftrare,che il Rigore., è miniftro del-» la Giuftitia punujua,& che fupera pec fé fteflb qualfiuoglia contrailo . RIPRENSIONE. DONNA horrida, 3c armata con corata, elmo, & fpada acanto , nel* la man defeca tiene vn •vafo di fuoco , Oc nella fìuiftra vn corno » inatte di fonarlo» La Riprenfione, è vn rimprouerare altrui i difetti, a fine che fé ne aftenga,& però fi dipinge horrida , & armala , per generai fi dalla riprenfìone il timore, Se è come l'huomo s'arma di fpada»& altri ainefi per ferire il corpo.cofi la riprea* fione di parole fenice l'animo • Tieng il ftioco in mano, per accender neirhuomo colpcuole il rollare della ^Vergogna-. . Il corpo,è per fègno del difpiaceuol filono,generato dalle voci di riprenfìone* RIFORMA, DONNA vecchia, veftita d'habito femplice, corto, &T fenz ornamen- to alcuno ; con la deftra rrìanoterr*. vn roncietto , ouero vn par di for- bice , 6^ con la fini/ira 'vn libro aperto , nel quale *yi llano fcritte le feguea- «iparolc^. w *Pereunt di [crimine nullo . vimmifia leges . Vecchia fi dipinge, percioche a quefta età più conuienc,cV è piti atta a rimr* mare, & reggere altrui , fecondo Platone nel V. della Rep. onde per la riforma intendiamo i buoni vfi conformi alle leggi, i quali fìano traiafeiati per licencio- io abufo de di huomini.che poi fi riducano alla lor forma,& confifte princìpaf- aaente la riforma citeriore, & interiore . Si veftc d'habito femplice , Se corto , perche gli habiti Viccamcnri guarniti , aon folo fono «ota di fupertìuità, ma ancora alle volte di licentiofi coftum!,8c~ ci ò caufano la moi bidc^za , «^ gli agi di tali habiti nelle perfone , che quelli ^uaafópraLondÀjucmtiitc. N a D ron» ipé ICO NO L OC IsA R ! ORMA. g W2p ^^gi^ap ***** i^^ysj* «« «^»3r! » *^$ %£. I*» Xk-i ,!HB.| II roncietto ancora , è chiara fignifìcaticne di riforma , percioche fi corno gl'arbori , i rami de' quali fuperfluamence cresciuti fono , con eflo fi riformano tagliando -\ia quello, che foprabonda , hC che toglie ali* albero il *vigort* » Con" la riforma leua uai gl'abbufì di quegl'huomini in quelle cofe,nellequali li- centiofamente Ci fono lafciati trafeorrere più oltre di quello j che comportano le leggi . 11 ftmile anchora fi pub di re delle forbici , che tagliano le fuperf Juità , come è manifefto a tutti . Il libro dinota le leggi , & conftitutioni , fecondo le quali fi deue 'viuere , 9c riformare i trasgrcllori, che fé bene quanto a eflì le leggi fono perdutetene non le ollèruano , ati^i fanno il contrari o , non però quelle perifeono per cafo alca* no, come bene diinoftrano quelle p arelt di Lucano nel libro 3 . Dt bcUo Céuil'h che dicono. fmm$ Tcrcunt dirimine nullo Uw*àE*k&*rm &***; Et con per eflb libro fi riducono aliWfo antico k leggi ttalafciatt , tanto ne •oftumi, «me ne gli tubiti, «T di inumo fi jd&OTa wgUJwomuuU^rt deu'o£eruanza,& lo iUto di buon reggimento. & epigramma; ijuos ratio mores docet>& Iex prauosabuft» Deformat» long* dimiauitq; die . t * Hinc velut arborihus latèramalia oreicunC Nec matura fuo tempore poma ferunt. Sic vana exurgunt virforum germina, & alt» Virtus humanoin pe&ore preuaiacet . Noxia rerum igiturforliscenfurarecidat Yt vit« rcdeat {pleadidaforma noua: . RIFORMA. MATRONA *Yecchia 4 veftita i'iiabito graue , m t ièmplice (ènz* al- cun ornamento, con la deftra ssano £erra vna sferza,& conia fiai&ra irn libro apettocol motto, *4r£tte, in yna facciata^ Ot/ècrdt, nell'altra,. Per la riforma intendiamo quellc^rdinationi de* Superiori , con IcqualfaT buoni coftumi tralafciati per licentiofo. abufo de gli ^uomini fi dà nuance mi- glior forma, conforme alleleggi, eii tornano di nuouo ad introdurre tra i nac« defimi, e quello con, quei dueprincipali, econuenienti me^zi, cioècoh l'cfòt- «are dimostrato per il libro aperto ; e col riprendere, e caftigar e dimettrata per la sferra -, ambedue meglio (lignificati con le due parole del motto canate da $. • Paolo nei cap.4.delia z. a Timoteo, e del iàcro Concilio di Trento alla itiE i j. nel ci .della Riforma»ricordatoa detti 5jupcriori,accibch.e fé ne feruano in qu» fta materia, cioè, che debbono eflèr Raftori « & non percuftori , che deuono ri- cercare di ritirare i fudditi da gli abbufi più con I'efortationi , che col caftigo » operando più in uerfo quelli Famoteuolezza, che l'aafteriri ,, più i'efortationi » che le minaccic , e più la cariti , che-rimperìo . Ma non ballando poi l'elbrta- rione , fi potrà venire alla sferra ,. (Sempre però mitigandoli rigore con la man- fuetudine,ilgiuditio con la mifericordia, eia (èuerità con la piaceuole^d,che con s'introdurrà facilmente ogni riformane* popoli fGggetti,e tanto più quan-; co il tutto fi farà con maturo configli©, chepetò fi dipinge in età di Matrona • RIPARO DA I TRADIMENTI. VTT V O M O che tenghi in braccio vna Cicogna, la quale habbia in bacca JL JL vnramufcello di Platano . La Cicogna ha naturale inimicitia con la ciuetta , e però la ciuettale RIVALITÀ. Trf/ce la Tecorella i rerdi campi E f ente il fuo monton coT^ar vicino. Ma d'i quefti fiorili coatefe di Rìualità ne iono piene quafi tutte l'egloghe* ^adorali . II R V M O R E. V O M O armato, che mandi fàette, cofi le dipingevano gli Egittj ve«fi ^ in Oro Apollinea SALATE DI P A V S A N I A, "TTV O N N A a ledere (opra •*vn 'alto leggio > con vnà ta^a in roano , 8(~ * JL/ cinto yi fari un'Altare , fopraal cjuakfc» nrna Serpe raccolto con la» iciia alia*. ., . daiL «JOilt s*ji«- pata'iacilmeqte, che (ia fàlut^, & in che confida . >'>*■¥ Primieramente l'Altare prello gli Antichi , era vltimo rifugio di quelli , M nonhaueuano akro modo per fcampar dall'ira «kii'ii imico,& Te ad eflò atcune s auuicinaua, non il trouaua huoròo tanto profontuofo , ò di sì poca réligionf » che l'offcndene ;à^ però Virgilio introducendo PiianjoneSrvltitna»cc«fiÌtà fen^a alcuna Speranza humana , . linfe che da Creufa folle efortato a tiar vicin* all'Aitare, con ferma credenza di confi mare la vita per me^zo della religiftntfj Adunque eller /àluo,come di qui lì raccoglie» non è altro , che effer libero da graue pericolo fopraftante, per opra ò di sèj ò d'altri . Il ieggio, 8 con le medicine , oc con medicamenti pigliati per bocca . Il Serpe ancora, è fegno di falute , perche ognaanno fi rinoua , & ringtouani- fcey è tenaciflimo della *"YÌta,for.tev&^fano, & buono per moltiffime medicine. Siferiue, che per sé /ledo troua vn'lierba da confolidar la 'vi(h,&: vn'altra,ch* è-molto più da fufeirar le dello ancora moi to . Et nelle (acre lettere mifterio» famente dal Signor Iddio fu ordinato da Mosè , che fabricafle vn Serpente di bronco AVI legno, nel qual guardando , chi fi trouaua ferito , riceucua folo eoa lo /guardo tafaniti. Si notano adunque in quefta figura quattro cag'oni , onde nafee la falute^, » le quali fono prima Iddio, dal quale dipende principalmenqe ogni bene, OC fi dimoftra con ì'altare j Poi le rnadicine,6c le cofe neceilarie alla 'vita per nu- trimento,^ fi .lignificano con la ta^z /altra l'euacuatione degli humori fi*. uerchi moftrati nel Serpente , il qual fi fpoglia della propria pelle per ringiou*. nire . lì quarto è il cafo accidentale nato fenz'opra,ò penfamento alcuno,ilchc fi inoltra nel feder otiofo, come auuenne a quello, che fi rifanò della pugnalata dell'inimico , che gli franfe la cruda poftema . Et perche fi diftingue la falute de Sacri Theologi in falute d'anima , & 1 titolo > *** tCÙN&LOGt+é Saline. IN. ▼nìaJtr* del medtfimo , fi vede vna Donna , là quale conla-finiffiraiiit* Do tiene vn'hafta, & con Ja.deftra Yna-tazza^dandoda bere ad vna Serpe- Indica ad vn piedeitallo . fc|hafra> & il .piedeftallo-, raoltrano-la fermezza , 8t ftabiliti in luogo dell*^ loggia detta di /oprai perche non Ti pub dimandare fàlute,quando non fia Acu- ta» Oc ftabile » h che riabbia pericolo di finiftto accidente >h pur di cadere . Dal; cjie i*a{ficura,rhafta,fopra alla .qualeiì*foftenga«juefta figura . . SALVTE DEfc GENERE HVMANOv come dipinta nella libraria Vaticana . *N A dònna in piedi con vna gran Groee,& appretto detta. figura, vnfan— ciuU'o>c>he**r egge fu le igallc l'ai ca di Noè ,. SALVITRITA* O FVTUTA' DELlTARTÀ^ BONN A diafp:'Ctofereno, &^_ bello, veftita d'oro, checoR vna mane ' ten?hi.-vna colómba , & con l'altra -foilcuato in alto il vento Zeftiro al— trimeme detto Fauonio tra ìenutlt coir quefterrnotto . SPIRA T LEVIS > AV- RÀ FAVONI', & a canto viadiila-vn'aquila.. Si fa di afpetto fèreno>& belfe^come principal legno di falubri à . Il -ve^imento d'oro, perche l'oroè dettodal'óra,oueioauca,.Au umen'nr ab aura eftd'cYum, fecondo : fidòro lib'.i 6 Se ideo virtutem habe t confort tatiu im-; coft^'ària temperata, oc pura> Se confòrtatiua vale tanto oro s I ien6con a rwt mano la colómba , perocché (come narra Pferio Valeriana Ititeli, è grerog'aficr» de!raria,& nel tempo peft'itente,& comsg-to/o quelli, che aìtta carnc'non mangìa-no, che di colombe ,non fon mai da contag one alcuna off li; & eraircvfo» che fé la pefte comincia uà -z offender© gì* hu >mi-nif non fi prepaiaua altro cibba i Re ,che la carnedélie colombe, .quantunque Diodoro arFcirsi,che il vitello, &Tochafòlam ente folle ilhutrimentidiqueiRè.. II vento Ztfi.OjChe tiene in alto, gli fi da>pcrthefecondo alcuni Autori i veci» ti nafcoT'/ordall ^ri:», come attera Ifidoro de natura rerum,cap. yS: & l'aria vien purgata di' venti h- nigni,e téperatijfrcome da venti maligni, & intemerati .vien corrotta, coirKrduìl'Auftio vc»to dettoyab h, unendo. da tiahere i*acqu.ì>chefa> l'aria gioita. nucrifc«v& congrega le nubi* & dmmafi notho in Greco, perche corrompe Paria Ja paKe che nake d^Jla corrottione dell'i 1 ia per ladiftemperan 7.1 d Ile gioggie, e'del/à Ciatài fofKandn l'Àuftro rientra/portata in varij paefi; ma fumando ZehHro,4che lignifica portatore di -vita difeaccia la pefte, rende po- ta l'aria , cY" «Hlipa le nubi , h meddìma virtù ha.il vento Borea altrimenti^ fe «aiti ■•» •^««atoc^uinckfcjaielcccuquiedc'lacrificiji *»f ICONOLOGIA II Serpe ìnch'eg! i è fegno di fallite, & di fanitiolo con vn velo ricuopra le parti vergegnofe , ftari in piedi fopra vno Scettro , mirando vn Uggio , che dal cielo le rif- pienda nel vifo,con le mani libere da ogni impaccio. Qua fi dipinge la Sapienza, che risponde alla fede, Se confìtte nella contem- plationc di Dio, & nel d i (pregio delle cofe terrene, dalla quale fi dice ; Qui in» menerit me, inuenìet vitam , & haurìctfalutem à D omino . Et però fi dipinge^ ignuda, come quella, che per sé ftetla non ha bifbgno di molto ornamento , ne di ricchezze, potendo dire con ragione chi Ja poilìe de d'hauer Ceco ogni bene» non con l'arroganza di Filofofo, come Biante , ma con l'humilci di Chriitiano, come gli Apoftoli di Chrifto, perche chi poffiede Iddìo per intelligenza,'& per amore , poffiede il principio, nel quale ogni cofa creata più perfettamente, e he insèltenafitruoua. Calca que (ta figura lo Scettro>per legno di di /pregio de gli honori del mon* éot i quali tenuti in credito d'ambitionc , fanno, che l'huomo non pub auuici* narli alla iapien^a , euendopropio di quella illuminare , óc^, d. quella render ÌA mente tenebr ci su . Mira con giubbilo il raggio celcfte, con !e mani libere cf ogni impaccio , per eflère propio Tuo il contemplate la diuinkà,ai che fono d'impedimento l'atrio* ai cfteriori,& le occu pacioni terrene. SAPIENZA. GIOVANE in vna notte ofeura , veftita di color turchino , nella dettr» mano tiene vna lampada piena rTolio'acceia, & nella finiftra'vn Lib:o. Si dipinge giouane, perche ha dominio lopra le ftdle, che noni'inuecchia- fio, ne le tolgano l'inteliigen^a de iccreti di Dio, i quali fono viui » cx^ veri eternamente-.. I^a lampada accefa ,c il lume dell'intelletto , il quale per particolare d.»no di Dio, arde nell'anima noftra fenza mai confumarfi , b fminu rfi ,• ilo auuiene^» per noftro particolare mancamento , che venga ipetlo « :i gran parte offufeato , £c ricoperto da vrtìj,che fono le tenebre, le quali loprabb ndan y nell'anima, che 'vuol dir libro de* libri , perche in elio s'irne para tutta la iapienza, che è neceilaria per farci falui . Sapiex'Zjihumaìja. VN Giouane ignudo con quattro mani, & quattro orecchi, con la raaru dettra di fida con la Tibia illromenco rau ficaie consacrato ad Apolio,3* ' con la faretra al fianco. * Quella fu inuentione de Lacedcmoni,iquali volicco dimoftrare.che non bt* " /..«.-■ étaua " DI CESSARE %IÈA. SAPIENZA H V M A N A. &7 ftaua per eflfer fapiente la contemplatione, ma vi era nrcefTar'o il molto "vfè,àt la pratica de negoti j , lignificata per le mani , òC l'arcoltare i configli altrui , il che -s'accenna per gli orecchi, cofi fortificandoli , ó^ allettato dal Tuono delje propie lodij come dimoftra riffe oménto mufic^le , con la faretra appreilb, s*ac* «uifta, & ritiene il nome di fapiente . SAPIENZA VERA. DONNA quafi 'gnuda,la quale ftende !e mani,& il -vifoin alto,Bnran- d i vna luce, che gli fopraftà ; hauerà i piedi e'euati da terra , moftrandé eiieie attorta in Dio,& ipogliata delle colè terrene . Non è la tapienza numerata fra gli habitì virtuosi acquietati con vfb, &efpeS rienza -, ma è particolar dono dello Spirito santo , il quale fpira doue gli piacer fenza acceuatìone di perfona. E gli Antichi che parlanano d'efla, & difcorre» «ano non hauerdo lume di cogni tiene di Chrifto Signor notlro ^vera Sapienza del Padre cesino, con tutto ciò ne ragioaauano con graia religione» molto ca»> tei&eus* **I ICONOLOGIA me*te»& volei»no,che i) nome di fapicntc non fi potette dare ad alcun li uomo mortale, fé non fede compito, Se irreprenfibile . Quind ma l'armi della Sapienza delle quali vno farà cinto,fono ferme,e frab:li ; impercioche fi tiene}che il petto fia la ftan- za della sapienza, an^i alle volte pigliali il petto per l'iltt ila sapienza „ Onde_ Horatio ad'Albio Tibullo . Noh tu corpus eras fine pectore , cioè, non eri per» fona fen^a Sapienza . Il Gallo (òpra il cimiero m tetta il pigriarem© per Pintelligenz?, 6V" lume ra>^ tionale, che rifiede nel capo, fecondo Platone, che fi figuri il gallo per l'intelli- genza non e cofa abfurda . Da Pithagora , & Socrate mirticamenje per il gallo è data chiamata l'anima, nelìa quale (bla vi è la vera intelligenza, petche il gal- lo ha moka intelligen^ ,conofce le ftelle , & come annuale Colare , riSguardaj. ii Cielo, & confiderà il corfo dei Sole, 'Se dal fuo canto fi comprende ia quantità del giorno, & la varietà de'cempi,peL' talfapere,& intelligenza èva dsd cat ad Apollo, Se a Mercurio riputaci fopra la Sapiente*: intelligenza di "varie faen- ze, Se arti liberali Oltre che Dio di fua bocca dille a Iob nel cap. 28. Quis dtdic Gallo intciligentiam , ne! qual luogo da gli Scrittori il gsllo è interpretato per il predicatore , Se Dottore Ecclefiattico , che canta , & puWica nella Chiefa Santa la Sapienza Diuina . Le corna di raggio tra l'elmetto, ik l'orecchi nelle tempie piglianfi per (Imbolo della lacroianta dignità, Inde Mofes cornibus infignibus efiSgitur, dice Pierio lib. 7. Se figurali , come raggi, e fiamme di diuinità . Lo feudo haueri in mezzo io Spiritoianto:poicheSapiétiaim ddet spiritus Dei, lob.c.g2.enell'£cclefiaftico parlandoli delia Sapienza, iple creauicillam infpi- ritufandro, perche fé ricerchi Io feudo di forma rotonda leggali Pierio Valicria- no lib 42. "volendoli dimoftraie il mondo, il quale folto la figura rotonda delio feudo fi regge P Sapienza , laquale deuono procurare con r.utt? n? ac- quiflaria coloro,» quali tocca il gouerno del mondo , conforme a qu. He grau! , & lententioleparoìe della sapienza nel 6. cap. Si ergodeleclairnuiediLuis.cx: ièeptiis, òiseges Popuiijdiisgiu SapieatiamjVtinperpetuum cegnetis. diligiti O Umica su fCONOL O G IsA lumen fapientix omnesqui praeeftis populis, c^ perciò fi pone lo spiritofant* in mezzo allo feudo rotondo figura d'orbe, li j er che la Comma sapienza diuina gouerna perfettamente tutto il mond® col fiio medefimo fpirito, anco perche^ egli può infondere il perfetto lume, & perfetta s?pien^a a i Prencipi per gouer- nare il Mondo conforme alla sapienza , poiché fi come detto riabbiamo, Spiri- tus Dei Sapientiam docct . 11 libro delia Sapientia con i fette fegnacoh, fignifi- ca li giuditij della Sapienza diuina edere occulti , il che i Gentili lo denotauano con ponete suànti i tempi) le sfingi , le quali anco al tempo noftro habbiamo ve dute adanti il Pantheon detto la rotonda, àCT per denotare.che i dogmati facri, bC precetti, fi deuono cuftodire inuiolati lontari dalla profana multitudine. Jl libto , Ambilo della sapienza ferrato con i (ètte fignacoli fignifica primie- ramente li giuditij della sapienza diuina ellere occulti . Gloria Dei eft casaro verbum, gloria Regum inueftigare ermonem : impercioche appartiene all'ho- nor del ìomma Giudice afeondere le ragioni de i fuoi giuditij . dice iì Cardinal Caetano fopra Je parabole di Salamoile cap. xxv. occultiflime ci fono le ragioni delli diuini giuditij, che fpeilb ellercita . Tra Dio, & i Rè vi è difparità ,• alli Rè è ignominia celare la ragione de fuoi giuditij, perche deue tmmfeftare le ragio- ni per le quali giudica, perche condanni vno all'effilio^ueco a!U morte; airho- nor di Dio appartiene occultar le ragioni delli giudici) (uoi , perche non ha iu- perioie,ne vguale, perche il fuo dominio depende folamentc della Aia volontà, bC retto gì uditio. Secondariamente il libro figillato con fette figlili denota l'occulta mente del* la diuina feienza refpetto alle cofe future , che è per fare Dio finche le riueli,co- me efpone il Pererio nell'Apocalifie cap. 5 .dilput. 3. Septenarins numerus figil- lorum denotat vniuei fitatem obfcurir.atum> & dirHcultatum latentium in diui- uina praslcientiafuturorum * Nel medefimo luogo dice , che quelli figiHi non-i fono a!ìro, che la volontà di Dio . Sigilla illa non elle aliud , nifi Dei voIunta~ tem , que; arcana fua praefeientiae claudit> & aperit , quam dm vult , àC prout ""vult* & quibus '"vult è Terzo fignifica rofcurità,nella quale è inuolta la sapienza , & per la quale-» diffìcile fi rende ad aquiftarfi > però Salomone l'allìmigliò ad *vn teforo nafeo- fto nel 2. cap. delle parabole » Si quaefieris eam quafi pecuniam , & ficut The- fauros effoderis illam , tunc intelligei timorem Domini , & feientiam Dei in- wen'es . Sta nafi.oita apprettò Dio , Ó\^, figillata la sapienza , non perche gli huomini ne reftino priui , ma perche la dimandino a Dio , & cerchino acqui» ftarla con induH:ria,e fatica »acciòche non s'infupeibifchi di fé fteffi, ma ricono^ fchno tanto dono dalla fomma Sapienza . Santo Sgottino parlando dell'ofcu- f ita della fcrittura nel Tom. 3. de doc~t. Chrifti. Quod totum prorfum diuinitus «de non dubito adedomandam labore fuperbiam . L*iftellòdeTrinitatc. Vt autem nos exerceat fermo diuinus non res in promptu fitas, fed in abdito lcru« tand^s , & ex abdito er uendas maiore ftudio fecit inquiri , nella queftione 5 j. coli dice. Deus nofter fic ad fàlutem animai um diuinos libros spiri tufan&o moderatus eft, vt non folum manifeftis pafcete,ied ctiam obfcuris exercere nos- pellet . Degna è da riportai fi quella lua icntcn^a» che è nelle feoten^e . Tom* *" ambone, DI CESARE %ITA. ut ^.bonEfuntinfcripturisfan&ismyfteriGrum profunditates , qua: ob hoc ce- guntur, ne vilefeant , ob hocqueruntur vt exerceant,ob hoc autem aperiuntuc ▼e pafeant . Moke cagioni di ciò raccoglie anco Francesco Petrarcha nel terzo libr. delie inuecciue cap.vi. era Iequali è quella pur di Santo Àgoftino nel Salmo 125. ideo enim inqui t obfcurius pofitum eft , vt multos intelìc&us generet , & ditiores dilcedant homines , qui claufum inuenerunt, quod multis modis ape-? rirecur , quam fi vno modo apertum inuenirent . L'ofcurità del parlar diuint» è* vtile,perche partorire più fentenze di verità, & le produce in luce di nocitia T mentre che vno l'intende in vn modo, & l'altro in vn'aitromodo. Deu$aliu# eum fic, alius fic intelligit, dille neli'vndecimo de Ciuitate Dei.per "vltima po- ne quella di S. Gregorio (òpra Ezechiele Magna inquit vtilitatis eft obfcuiita» eloquiorum Dei, quia exercet fenfum, *vt fatigacione dilatetur , & exercitatus capìat qued capere non poiTet ocioius, habet quoqj adhuc aliquid » quia fcrip* tura facrx intelligentia fi cun&is eflet operta 'vilefeerec , fed in quibusdam lo»' cis obfcuribus, tanto maiori dulcedine inuenta reficit^quanto maiori labore ct- ftigat animum quelita . Et quelle fono le cagioni > per le quali la sapienza di* uìna habbia nafeofto molti fuoi mifterij dentro ofe ura nube di parole. Nube-. dico conforme a Santo Àgoftino, De Genefi contra Manichcos,oue chiama l'o- fcurità della fcrittura nube . De nubibus eas irrigat.id eft de fcripturis Prophe- tarum , & Apoftolorum ; re&e appellaritur nubes, quia vetba ifta, quc. fonane 9 fri ftò,&pereuiIo aere tranfèunt, addita abfcuritate allegoriarum,quafi aliqusu caligine obdu&a "velili nubes fiant . Tanta è lo/curiti della fcrittura in akuni palli, che Santo Àgoftino , il quale fenza maeftro apprefe molte difcipline,3£"* ciò che trattano i Filoiofi /òpra i dieci categorij , confetta di non hauer potuta intendere il principio di Efaia ; ne marauiglia è che il Toftato nella prefationc-» Copra la Genefi dica , Scriptura sacra adeo eft difficilis , ~vt in quibufdam locis » ▼fq; hodienonpateatintelledus. Gli Egitti j l'ofcurità della sapienza , & vav na dottrina loro di cqfe facre la denotauano con ponere auanti i tempi) le sfia» gì t lequalianco nel tempo noftro riabbiamo vedute con oicure note gierogìifo» che , nelle ba(è , auanti il Pantheon , detto la Rotonda , trasferite per otdine di Sifto V. alla fontana di Termine; delle quali sfingi Plutarco in lftde,& Ofhide» Ante tempia Sphinges plerumq;collocantes ; quo innuunt fuam rerum facra- rum dodrinam conftar* perplexa , & fub inuolucris latente fàpientia . Ma noi Gabbiamo figurato l'ofcurità ,& difficolti della sapienti diuina coi libro ferra- to con lette fegnacoli prefi dalla sacra Apocalilfe , 'volendo inferire , che nella recondita sapienza diuina -vi fono cofe tanto ofeure, quanto pretiofe,di cettif- fima fede, & autorità : liquali fette fignacoli a quelli facilmente faranno aperti, che chiuderanno le feneftre de i ienfi alli fette capitali vitij , con le fette ">irtu a loro contrarie ; &T cercaranno di confeguire con la pietà, e timor di Dio la sa- |>ien^a,& feien^a doni dello Spiritofànto, L'Agnello Pafquale fopra il libro fi pone, perche Dignus eft Agnus qui occi- fus eft, accipere virtutem, SC diulnicatem, & sapientiam Apoc. cap. 5. Vn'al* tra ragione vi fi può addurre , rifpetto ì'humana conditioiie delle creature , le- dali per ottenere la Sapienza , non deuono elferc fupeibe , e inique in Anima O 2 enim 2/2 ICO NO L 0 G IsA SAPIENZA D I V I N A. enehe non iota con iiatti wa con Ie*par: h^ fuor de i termini gm$i,& tagioneuoii, fi da grandemente Scand.oÌo,,& fi U con elle cadere altrui imqu.alcht mala operatfòrj^j con danno , 8C' con ruinagran- diilìma, come ben dimoftra S. j nomalo in 2,2. CiUcìl,^. art. pvimo,diando, che Scandolo è detto» 0 fatto meno dritto, che dÀ cccalìone a gl'altri di ruma . I capélli ricciuti , labarha bianca artifidolàmente acconcia , f'ha&ito "vago , 3^ gii ftromerìti fopradetti ditnoRrano , che nel vecchio è di molto Scai doip latrare in difpartele cofe eraui,& attendai alle ìaiciuie,conuitt,gmochijcfte, canti ,& altre vacua cooro.rinc al detto 4 Conieilb Gallo . O 3 Turpe ,#f$ ICONOLOGICA Turpe Ceni *vultus nitidi , veftefq? decorae , Atq; etiam eft ipfum -viuere turpe fenem Crimcn amare iocofcrimen conuiuia cantus . •O miferi, quorum gaudia crimen habec , Perche, fi come dice Sencczin Hippólito Atto.2. Al giouane l'allegrezza,» 'Vecchio fi conuien ièuero il ciglio • 'Laetitia iuuenem,frons decet triftis fènem . Il tenere, ch'ogn'vn veda, le carte dagiocare>è chiaro fègno-come habbiamo detto di ScandolOi€;particolarmentenel-vecch;o,eflèndo che non?(olo non fug- ge il giuoco , ma dà materia^cne ligiouani faccino il .medefimo ad' imitatione del fuo male elTempio . SCELERATEZZA, O VTTIO. VN Nano'fpEopoitionato?guercÌQ,di.ca«3agion€.bruna, dipelorofib,^* che abbracci vri'Hi dra* Le fproportiorii del corpo fi domandanoarguitce fan imo'béllo>e bene operante ; (li- mandoli, che come ì panni s'acconciano al doli», cofi i lineamenti,eie qualità del corpo fi conformino con le perfettioni dell'animajpeib Socrate fu anclfegli d'opinione,che le qualità del corpo,e deH'animajtabbino infieme cóuenien^a. Guercio, brutto je di pelo rollo fi rapprelenta , percioche quefte qualiri fono ftimatecommunemeute^itiofe, onde a cjuefto propofito diflè Martiale xvi. de fuoi epigrammi- Crinerùber, niger ore-, breuìs pede, lumine Ufus , iHemmagnampr D 3i9 ICONOLOGIA naf:cndo perciò nella Città molto difturbo,fecero finalmente conuentione,crie fi dnuefle andare all'Oracolo d'Apolline Pitheo,e che da lui lì a/pettallè ri/ola- ticne,ilquale rifpofe douerf] dar in dono al più fauio della Grecia ; Owfe di cò- mun confen/ofì portato a Socrate, il quale ellèndo confapeuole del lignificato «Teflòjfubbitdlo rimando all'Oracolo, dicendo ,che fuor di lui medeiirno non fi doueua ad alcuno, per-chefblo Dio penetra, sa, & conoice eutre le co/e. SCIOCCHEZZA. ONN A mal veftita,!» quale ride di vna girellarne tiene in mano di quel le, che fanno voltare i fanciulli al vento,có vna malia di bióbo in capo,al- ìudendofi al detto htìnOiTlumbeu ingemum, perche come il piombo ègraue,& fé ne ila di fùa natura al balFo,cofi ancora è lo /cioccacene non al^a mai Pinge- gno,n la mente a termine ài difeor forouero perche,come impiombo acquieta là plédore,e tolta lo perde,cofilo /ciocco fxcilméte rallótana da buoni proposti •* Il rjfo lenza occa(ìone,è effetto di feiocche^za jpcrÒ dille Salomone', moko rìfo abbonda nella bocca defli (ciocchi . La girella» dimoftra , che come i (uoi peafieri ,cofi l'opre fono di-ntilun va- lor*, & fi girano continuamente» S- C O L T V R A„ Gì O VA N E bella, con l'acconciatura della tefta femplice , &' negligente fopralaquale farivn ramo di lauro verdelli farà veltitadi drappo di va- go colore,con la defbra mano/òpra al capo dì vnadatua difillo, nell'alti a ttn- ghivarijiftromenti ne cellari j per retiercldo di que/f arie^co' piedi polati lopia v» ricco tappeto ► Si dipinge la /coltura di faccia piaceuole,ma poco ornata,perche mentre con la fan tafia Hi uomo s'occupa in conformare le cole dell' arte con quelle delia* natura-, facendo l'vna, & Pàltra fcmigliante , non può impiegarli molto neiia_> cura delle cofe del corpo . Il ramo del lauro ,. che nella fèuerità del "Verno eonfèrua la verdezza nelle.* fue frondi , dimoftra, che la /coltura nell'opere fue , fi conferua beila , àC vitra contro alla maligniti del tempo» Il veftito di drappo di vago colore, farà conforme alla fcoltura i/le/Ta, laquale & efercita per diletto, & fi mantienerper magnificenza . La mano ancora fòpra alla ih tua, dinauftra , che fé bene la /coltura è princi- palmente oggetto degl'occhi, pub efler medefimamente ancor del tatto,perche la quantità foda^circa la quale artifitiofamente comporta dalla natura fi e/Ter ci- ta quetVarte,può.eller egualmente oggetto dell'occhione del tatto. Onde fap- piamo,che Michel'Angelo Puonarrota , lume,e fplendore di ella, ellendogli in vecchiezza per lo continuo ftudio mancata quali affatto la luce,foleua col tat- to palpeggiando le ffcatue, ò antiche,e moderne che fi follèco, dar giudicio>6£~ de! pr~3^ "•>&'"* del va'ore. Il tapeto fottp i piedijdimoftrajCome fi è detto,che dalla magnificej>za "vie» /ottenuta la fcoltura, & che fenza ella farebbe vile, ò for/e nulla . SCORNO. VOMO con vn Gufo in capo, e con la vefte^rnal comporta, di/cinta. Le XX D DI CESSARE %IPA. 217 Lo f corno è vna fubbita ofFeia'neìj'honore,8cr" fi dipinge coi Gufr, Il cjuale e «vccel-io di catùuo augurio, leeondo l'opinione /ciocca de'Gcntili,& notturno» perche fa impiegar gli animi facilmente a cattiui penfieri . SDEGNO. HVOMO atmato,e veflito di rolFo,có alcune fiamme di Fuoco, ftarà con te braccia i(*nude,porterà ricoperte le gabe,có due pelli di piedi di Leoni fatte a vfo di calza-,tenendo in capo vna teda d'Odo, dalla quale elea hàma, e fumo. Il fuo vifo farà ro(Io,e fdegno(o,e in manopoiterà alcune catene rotte in pezzi Il veftimento rollo, & le fiamme, meritano, che lo fdegno, è *\n "\iuace r?« bollimento del ■fangac . Le gambe,& le braccia , nel modo detto , danno indicio , che lo fdegno pub cfler sì potente neìì'huomo per opta delle paffioni meno nobili , che fi renda li- mile agli animali bruti, & a Ile fiere feluaggie.- Et però ancora vi fi dipinge la-, pelle dell'Odo, il quale è incitaciiìlmo allo fdegno. Le catene rotte moftrano,che lo fdegno fufeita la for^j& il vigere per fupe- perar tutte le diirìci^t} . SECRETEZZ A. ONW A, che non (olo h abbia cinta fa bocca con vna benda, ma anco figiK lat3,& il redo della pedona fia da vn gran manto nero tutta coperta . Solcuanogl'Antichi con la bc cca legata, e figillata rapprefentare Angerona Dea della fecrete^a, per denot; re i'obligo di tacere i fuoi, •& gli altrui iecreti. Si dipinge con il manto nella guifa ch'habbiam detto, percioche h com'egli rìcuopre tutee le parti del corpo, coli la fecretezza cela, ottiene occulte tutte^ . quelle ^ofe, che le vengono cci fidate. SE G O L O. HV OMO ve:chio con vna Fenice in mano,chefi arde, & ita dentro al- la nona sfera, . Si fa vecchio,pcrche il fecolo5è lo fpatio della più Ionga età dell'huomo,ouei ro di cent' anni , & lo fpatio delia vita della Fenice j oueroìl moto d'"vn grado della nona sfera» . . , SEGRETEZZA, O VERO T AGlT VRN'IT A. DONNA grane in habit© nero,che con la delira mano ti ponga vn'anell© fopra la bocca in atto d'imptimeda, àC alii piedi da vn canto vi fu vna-» Ranocchia . Vuol eiìèr graue,perche il riferir fecreti è atto di leggiere^a, ilche non fan- no le perlone ibde,& gcaui. L'habito. nero fignifica la buona confidenza , e co- ftanza,perche il nero non parta in altri colori^cofi vna perfona ttabile,e coftantè non palfail fecreto in akri,ma fé lo ritiene in bona confidenza . Tiene l'anello in atto di fuggilarfi la bocca , per fegno di ritenere i fecreti. .Arcatimi vt celet claudenda eHlihgua fritta. Diflè Luciano Greco^V tri diflero metaforicamente la chiaue nella lingua,volendoinferire,che li fkre- ti il deuono tenere chiufi intocca. Sei eft mìbi in lingua cìauis cuJìodiensNtti'o d'Eichdo Greco Poeta, cofi tradotto da Gentiano in Clemente Aleflandrino Scornate ViNclTEdipo Coloneo di Sofocle cragico,p«k il coro in queita guìfà. m ' Mif ICO NO L 0 G IkA SEGRETEZZA, OVERO TACITVRNITA Vbì "veneranda Sacerdotes Clauis lingua claudit Fouent Sscra Céferìs Miniitri Eumolpida? ^ Horrùnibus:& quarti aurea Et ciò dice per dimoftrare,che quelli teneua» no occulti i fecreti m Uteri di Getere,come Ce haueireto la lingua ferrata in boc- ca a chiaue,nel che hanno mira i detti autori a quelle piccole chiaui antiche fat te a guifa d'anello atte a ferrareJaprire,fegnare,& figillare le cofe, accio fi man- tenelfcro cuftodite,& non fuftero da ferui tolte fenza cono(cerfi> de' quali anel- li da fegnare ne tratta Giufto Lipfio nel 2. lib. degl'Annali di Cornelio Tacito ; dagl'Autori citati da lui fi raccoglie che quelle picciole chiaui erano anco chia mate anelli,ma(Tìmaméte da Plauto,quando fa dire a quella madre di famiglia. Obfìgnate cellas, referte anulum ad me . De' quali anelli con chiauette anneftì ; fé ne vedo o infiniti in Roma da fhidiofi raccolti. Vfauafi anco da gli antichi (ì- gillar,come hofa,le lettere con anelicene fi portano in deto , accib non fi vedi- no,b palefino li negotij, onde occotfè vna volta che eflèndo prefentata vna let- tera ad Mellàndro Magno di fua madre contra Amipatro in prefen^à di Efe- ftione fuo caro amico>fenzafcoftarfi ne guarda: fi da lui la Ielle : ma fubito letta fi leu© DI CESARE %IPA. iì9 C\ leuò l'anello dai dito,coiquale folea fegnarc le lue lettere ,e lo pofe in bocca ad Enfeftione,per ricordo di Secretez3£a,acciò non riferifle] il contenuto. Ne è ma- rauiglia,che Augufto come racconta Suetonio alcap. 5. vlàlìe figilJarele lettere con vno anello,nel cui imprato -era vjia sfinge; perche la sfinge è gicroglifico nel l'occultare i iecreti,iecondo Plerio lib. 6. Altri vfàrono per impronto l'imagìne d'Harpocrate reputato dalla fuperftkiofa gentilità Dio del filétio, per dare ad in tendere co tali legni a chi fcriueuano che Itellèro cheti,& occui tallero i lecrcti. La Ranocchia fu imprefa di Mecenate periìmbojo della taciturnità : trouafi inPlinìolib.j^.c.y.che vie vnafb te di Ranocchie nelli canneti , enell'herba, mute,fen^a voce,e limili fono in Maccdomia^elP Africa in Cirene, in TerTaglia nel Iago Sicendo,&ìn Serifo Itola del Ma' e Egeo 20.miglia difeofto da Delo,ne laquaie Itola vi nafeono leRane mute, onde paifa in prouerbio, Seriphia Rana, per vna perfona chetae taciturna', veggmfi gl'Adagj»e Suida nella parola. Ba- trachos seriphiosjoue dice Ran stripliia df de mut!s,quod rane, Seriaph^ in Scy rum perlat$,non vocirerabsntur.. Le Rana Serifàa dicefi di persone mute,e taci- turne : perche le rane Serifìe non gridauano , ancorché fulìero portate in Sciro, oue le natiueranegridanano : e però quelli di Sciro marauigliandofì delle rane mute di Serifo foleano dire Bafrachos ech seripbu,cioè Rana Serifia,laqual voce pafsb poi in prouerbio. Si cric no è fuor di propoli topenfare (fi come anco giu- dica il Paradinonel li fimbo'i heroici) che Mecenate v fa Uè nel fuo anello la ra- na,per (imbolo della Taciturnità, e Secrete^a,mediàte laquaie era molto grato ad Augufto Imp.come narra'Eurropio:»e bene Suetonio al c.66.dice che Augu- fto reftò dilguftato di lui, perche riferì vn fecreto della congiura (coperta di Mu rena a Terentia fua moglie; mancamento inuero grade,perche li fecreti mailì- mamente de Principi non fi deuono riuelare a niuno homo , no che a Donne di natura loquaci5come ie gaize,' he ridicono ciò^he odono dire,e fé bene la fecre tezza,e taciturnità èfemina,nondimeno!i fecreti, che fono mafehi nò potorio ftar rinchiufi nel petto delle fémtne. Ben riebbe ragione Efopo dar quel ricordo, Mulieri nunquam comi/eris arcana.dicefi diCatone,ch'o£ni volta checenferi- ua qualche fecreto alla moglie fempve fé ne ti ouaua perito: ben Ce ne trono pen tifo Fuluio amico d' Augufto,ilquale hauendo vn giorno fentito piangere l'im- perat. e lamentarli della folitudine di cafa , di due nepoti da canto di figlia tolti di vita,di Poftumio vnico rimafto,che in eililio per calunnia di Liuia fua moglie viueua,e che era sforzato lanate il figliaftro 'uccellò: e dev'Imperio, ó tutto che hauelfe compaflìone del nipote,e defiderallè di richiamarlo dall elfilio, Fuluio riferì quefti lamenti alla moglie, la moglie a Liuù Imperatrice, diche ella acer- bamente fé ne lamentò con Augufto : Fuluio andatofene la mattina,fecondo il coftume a falutare.e dare il buon giorno a l'fmper. gli rifpofc Augufto . Sanam mcntem Fului . cioc,Dio ti dia buon fènno,dandogli ad intederè con tal motto, che haueua hauuto poco ceruello a ridir il fecreto alla moglie, co laquaie poi fé ne dolfe fortemente,dicendo,Augufto s*è accorto,ch'io ho fcopeico il fuo ani- morperò da me fteflo mi voglio dar morteje meriramete rifpofe la mogli^dfen do ftato tanto tempo meco,nche bene fpeflo, come curiofe d'intéiere i fatti altrui,a bella pofta fati norma in tali cali bifogna gabbarle per leuarfele dauanti con qualche artifitiofa ìnuentìone,come fece Papirio preteftatogiou metto accorto,che taciturno tene occulti ifecreti del Senato, calla Madre the coi ftSzagrade da lui ricercauache cofa s'era confukaco ne! Senato,ri!pofe dopo lunga refiltenza,che s'era trattato s'era meglio per la Repub!ica,cff vn huomo folo hauelle due moglie vna don- na due mariti, ciò (ubico mtefo,lo riferì a l'altre marrone , lequali Ce n'andorno vnite infiem? piene d'anfietà al Senato, eio pregorno co lacrime a gl'occhi,che fi terminale pili .tolto di dare per moglie vna donna fola a due huomini,che vn1 huomo a due donne . Il Senato fi flupì di limile domanda: intefa la cofa, come era pallata, fece gran fella a Papirio abbracciamolo ogn'vno per la (uà fede,e fé- crete^a>dandogii fkiuilegio,chegK folo de' putti pcrl'auuenire poteifein con fèglioiiiteruenii"e,eomeri{-eriice Macrobione'Satutnali li. 1. et?. nò è inferiore la burla, che narra Piuurco,nel trattato d :: 'Garrulità te,prorneuole in quella mate ria,d'vn Senator Romano, ilquale ftando molto penlofofopra vn configlio oc- culto del sena:o,fìi con mille (congiuri pregato dalla mogIie,che la facefie cófi- peuole del lecreto, dandoli giuramento di non douerlo ridir mai: il marito fin- gédo eller conuinto dalle fue preghiere, dille fappi che è venuto auuifo, e li Vna lodola è volata armata con lancia , e celata d'oro : hora m'amo con gl'Auguri a confultare fé fia buono,ò cattiuo augurio,ma di gratia taci, non Io ridire a niu no. la lecreta moglie partitoli il marito dubitando di finiftro augu;io>cominciò a piangerei dar materia alla ferua d'accorget fer, e, che difgracìa vi era, fi come fece,la Padrona narrolle il tutto, co la folita clau'ul , uuerti nò lo dire a niuno; ma ella difeoftatafi dalla Padron", raccontò il tutto ad vn fuo amante, l'amante ad vn altro,&in breuefi fparfeperil foroRomano,doue peruenne all'orecchie dell'Autore della nuoua, ilche tornatofene a cafa,d:(Tè alla moglie,tù m'hai ro- uiiPto-giàs'èfaputo in piazza il fecreto,che t'ho d ttojsòche'l Senato (1 lameu tara di mc,bilogna ch'io muti paefe per la tua incontinenza,& tlla ri(pole,nó è vero, non ho detto niente5nó (ei tu il trecentefimo senatore del Senato? perche ha da eller data la colpa più a tech'agl'alcrircomeil tiecentefimo? rifpofeil ma rito,quefto non Iosa niuno del Senato fé no io,che ho ce* ujto fimil fintione per prouare la tua fecrete^zri.Ma per i'auuenire nò accade far piena della fecretez- ^a delle donne, che per l'ordinario tutte cantano*vo!éY.eri . Meglio anco farà di andar cauto in ciò,e rileruato con gl'huinminse non confidare i Juoi fecreti con niuno,e chi li confidale (\ diuolgano,non fi lamenti d'alti i,ma di te ftciìo,cheè .ftato il primo a di'. '!i> netilche deuefi ofterware la continua taciturnità della Ra» na Serifìa, laquale it bene è prefa dagl'Adag j prr vicio'a.e (uùcrchia taciturni- tà in alti e cole ; nulladimeno è commendàbile in quello particolare della fe- creterza ; perche il leat.ro dot: e eller tenuto in bocca ch:uiò,e dallato. SEDITIONE CIVILE. DONNA armata con vn'ai't a nella mano dritta , ueila finhlra vn ramo di Elce,alìi piedi due Cani, che li a^zurlauo^vuo incontro i'aiuo- Le fé- DI CESA%E SEDITIQHE C l V l L E. 22 1 Le /èdìtfon>reguerre,& h dìffèren^ Guilì nfuna artra cofa le commuotw£ crie \ì corpo >& li (noi appetiti,&: cupidigie , tutte le guerre nafeono dairacqut- fto d'elle ricchezze r & le ricchezze ci sformano d*acquiftare per le commodi tè del corpo, al quale cerchia moierurre>ckr*aaco'pfociìrfanio di lat iare tutti gli appetiti noftrij & cacciarci tvmeIecupidigie,&voglie,.che dal fenfoct vengo- no fomentate »o per "vtile di robba , 6 per amor dtDame » 6 per arabitione dfi , cV pretensone ài magioran^a , non volendo cedere a gli alter» maj fiiperarlrin ogni conto: per quali rifpetti vengono s Cittadini a perturbare il tranquillo flato della patria, & ieminano per la Cft tà dille nuoni ,& (i pongon» in arme perle Sedi tieni fufeitate, 8c*"*perciòJa figuriamo armata, dalla quaJej» Sedinone deuonoin ogni modo attenerli ti Cittadini,, per la quiete publica >{que omnes aboleat . Tiene vn ramo d'Elee nella mallo fìniftra per (imbolo della Seditìone ciuile, polche quefti arbori fé tra loro fi sbattono , & vrtano, fi rompono » Arift. nel $• della Reithorica per autorità di Pericle , che i Boeri j erano fimili a gli Elei , im- percioche fi come quelli tra loro fi rompono,cofi li Boetij tra lorocorabatteua* no . Pericles, inquit ille, Boetios ilicibus effe fimiles dixit , vt enim ilices feC**, "viciffiro frangUnt > ita Boetios inter le prarliari ; onde ne deriub l'AIciati rJEmbìema.205. Duritia? nimia quod fé fé rumperet ilex> Symbola ciuilis fèditionis habet. Dalla cui figura dell'Elee fi raccoglie » che fi come gl'Elei piante grandi > ga« gliarde, falde, denfè,& dure , difficili a ìpiantarfi^Cx: tagliarli da colpi di ferro, nondimeno vrtandofi tra loro facilmente fi rompono, cofi le Republiche an- corché ben munite,& fortificate, difficile ad edere [piantate da ferro,& nemica mano, nondimeno fé li cittadini tra loro sVrtano, facilmente cadono , aa- corche domeflici d'vna medefima Città per gli ideili rifpecci di fopra toccatf vengono in contefa, & partorifeono alla patria, Se Citià loro pernitiofe turba- lenze di feditioni ciuih, dimodo che fono, come tanti cani arrabbiati* Lmet ici> & fitibondi del fangue ciuiie, riputati da tutti gl'huoiti ini sfacciati , audaci « Se; cattiui, fi come eiclama Cic. neli'Oratione prò Seftio . Hi3& audaces, Si mali» & perai t ioli ciues putantur» quijnsitant popoli aniroos ad ieditionem • SENTIMENT l. V I s o. GIOVANETTO, che nella deftra mano tenga vn* Auoltoio , *ofi lo rapprefentauano gl'Egitti) , come racconta Oro Apeli ine , nella finiltr» terrà vno fpecchio, 8c ibtto ai braccio, & a canto fi vedrà vno Scudo,oue fia di- pinta un'Aquila con due , o tre Aquilette, che guardino il Sole, col motte che dica, Cognitìonisvia . Lo fpecchio dimoftra, che quella nobil qualità non è altro , che vn'appren*- Clone y che Q l'occhio noftro , il quale è rifplendente , come lo fpecchio , ouere- diafano, come l'acqua delle forme accidentali, "vifibili de' corpi naturali , & le riceue in se non altrimenti, che le riceue lo fpecchio, porgendole al fenfo cop* mune, & quindi alla fantafia, le quali ranno l'apprenfione ,fe bene molte volte fal/a; & di qui nafee la difficoltà nelle feienze, 8c nelle cognitioni appartenenti aila varietà delle cofe ; da quello Ariftotilc giudicò la nobiltà di quello fenti- mento, e che più ageuolmente de gli altri faccio ftrada a gli occulti letteti della natura , fepolci nelle fodanze delle cofe jftefle ; che fi cauano poi alla luce eoa* quelli me^zi dell'intelletto . L'Aquila ha per ecftume , come rarcontano i diligenti Oilèruatori , di por* tare i fuoi figliuoli vicino al Sole , per foipctto che non gli fiano (lati cambiati» Si fé vede che ftanno immobili , fopportando lo jfplendore,li raccoglie» & li nu- trice, ma fé troua ii contrario come parto alieno li fcaccia;da che s'impara que ftà ringoiar potenza quando non ferua per fin nobile , Se per elTcrcitio di opera- , tioni lodeuoli, torna in danno , & in vituperio di chi l'adopra j Et forfè a que- llo fine durò nell'Italia, & nell'Europa per molti anni , mentre durorno le fediti tioni de* Vandaliche i Signori principali , i quali haueflero mancato di debito* h con Dio, ò con gli rinomini, fi faceuano accecare , accioche viueflero in quel» la mifèria^ . Si può ancora vicino a quefta immagine dipingere ii Lupo Ceruino > 4a La* tini dimandato Lincio , per l'acutezza del iuo vedere , V O I T O. \J OLENDO gli Egittij lignificar ì'vdito , dipingeuano l'orecchia del Toro , perche quando la Vacca appetì Ice il coito ( il che è folo per ter- gine di tre hore ) manda fuori grandiilìmi mugici , nei q ual tempo non fòpra- uenendo il Tore (il che rare volte auuiene) non fi fuol piagare a tal atto fino al- 1 altro tempo determinato j però ftà il Totoconùiaiaiiicatedeiloa quarta v*£ ' ^co«J| tfr* 1-C-O. NO LOG Ivi ce, come racconta Oro Apoliinc .^lignificando forfè in ta' modo , che;fi deti«L# ascoltate diligentemente quello in particolare piùd'ogn'altra cofa,che enecef- fario alla duratione, òC* alia conferii adone di noi ftelfi , in quel miglior modo* che è poflìbile . Et perche meglio fi conofcaquerta figura , fi potrà dipingete* detta immagine, che tenga con le mani l'orecchia d'vn Toro. Vàrio. DOnnachefuoni vn Liuto ,& acanto vi fatàvnaCerua* O D O R A T CX. Gì O V A N ET T O , che nella mano finiftra tenga vn vafo, 8c nella d^ vnma^zo di fiori,con vn Bracco a' piedi,e iarà veftito di color ver- de dipinto dirofer&altrìfiori . Il vafo lignifica l'odore artificiale , ò\ril mazzo di fiori il naturale. Il Cane bracco fi pone, perche la virtù di quello fèntimento, comein tuttii cani è di molto vigore* coli èdigrandiffimo ne' Bracchi, che col Colo odorato ritrouano le fiere afeofe molte volte in luoghi fecretiflimi, OC all'odore fi fono veduti Ipeffo fare allegrezza de Padroni vicini3cheakramente non fi vedeuano. Si vefte di color verde^, perche -dalia verdura delie feondi yfi tolgono i fiori teneri, & odoriferi . G .-V S T O. DONNA, che con la delira tenga vr* ee&o pieno di diuerfi frutti , 6^ nella finiftra "Vnfrurto di perficc. Il Guilo, è vno de cinque Pentimenti del corpo , ouero vno delle cinque par- tì, per le quali entrano l'idee,, & l'apprenfioni ad habitar l'anima , della qua e-, fanno i loro configli bene fpeilo in vtile, & Ipeflìiltrao anche in mina di elìa,i n- gannati dalla falfa immagine deHe cofe apparenti, che lono gli efploratorijóV^ lpie tal voltafalfe, &c però cagionano gran male a lei,, 8c ad elfi ; falle lpie rieb- bero in particolare gii Epicurei , li quali gli rifermano , che buona colà folle at» tendere alla crapula ien^a molti penfieri d'honore, ò di.gloria humana . Si dipingecon varietà di, frutti , perche quelli fenza artificio , diucrlamen- te dal gufto fi fanno fentire ,& il frutto dtl pertico ù prende fpeliò a limile prò» polì to da gii Antichi . T ATTO. DONNA col braccio finiftro ignudo,fopra dclcjuale tiene vn Falcone, che con gl'artigli loitringe,&r per terra vi lari vua Teltuggine. -SENTIMENTI DEL CORPO. VN' huorno, che tenga da vna mano legati con cinque c'ngoli alquanta larghi quelli animali, vnoSparauiero,vna Lepre, \ a Cane, vn Falcone , & vna Scimia, nel primo cingolo in mezzo lia figurato vn'occiiio, nel fecondo vnaotecchia, nel terzo vn na(o,nel quarto "vna lingua, ntl quinto vna mano. Cinque fono i leiuimenci,am>eogn*vn sa,- Villa, Vditc, odorato,GuÌtoi& Tatto : altrettanti fono gli inftromcnti.ó»: orgac.i ki',iori},pti '.iqtuii fi riceuoao , i dece» iebCi dall'anioni* (.ìualitìrorrcnti .i^naii fi abbuino pei ogni cingolo. Non lattata King; a in uu^outie {opraci;.', polendoli oidiiiaiarncxite uc-tre cai liuteria 31 CESARE %!PJ^ sì? «atem fi* Arift. in Galena, in Auicena,* in altri fine» , & Filofofi .come anco E wTn. lib. x. cap. 69. in Anto Gellio lib. 7. cap. 6..« Piutarcho de placm^h,- lorophoruminUttantiofitmiano,mSantopainafceno,& m Celio Redigi- ao/bafti anoìttreciwl.faponi.perliqualimoffi cifiamoa figurarli cen It Cudctti animali. • . . .. La 'vitta fi faria potuta f apprefentart con il lupo ceruiere , da cui diconfi glt occhi di acuta -vifta lincei : con tutto ciò la figurarne con lo fparauiere augello dipotentiirimavirtuvifiua>chefinnel folefitTalo fgturdo,*lcui fele rifekar* la villa 6T kaa le macchie, & le caligini da gli occhi ,come 1* Aquila* ma noi Gabbiamo più tofto eletto quello , che quefta ; perche egli è di più fimbolo del- l'Ethere , dello fplendoreA «Wla *uce dedicato ai folc,luce, fplcndore , 8c lam- pa del Mondo,chiamato ài gli Egitti) Ofuide , di cui n era detto Augello figa- caper l'acuterza della Tua vifta : Plorarchonel trattato d'iiide, 3T Ofinde. Accipirreetiam pitto Ofirin fa:pc proponunt, auis enimea pollet sciamine *vi- fus .che la vifta habbia amnità con la luce ,con lo fplendore , STcon l'Ethere afterraafi da Phitarcho ne morali , ©uè dice che il Mondo fé bene è vn folo noa dimeno ècompofto in vn certo modo di cinque corpi , del corpo della terra, dell*aqua,dell'a« , del foco,& del Gelo .chiamato da A ri ftotele quinta Man* «a , da altri luce * & da altri Ethere , ne mancano di quelli che applicano le fa- cultà de i lenfi, eguali di numero alli fudetti cinque corpi,il tatto alla terra,per- che refifte ;il gufto all'aqua, perche piglianfi le qualità de fapori per Inumiditi delia-lingua fpengofa & numida jl'vdit© all'ariana quale ripercoflà , sì fa la vo- ce, e'1 fono ; l'odorato di natura ignea ethere , òC alla luce, perche l'occhio lucido ftromento della vifta ha puro humore chriitallino , 6^ nel Timeo fi fi partecipe de i raggi & lumi Celefti . Vifus , fulgore , ether , & lux res cognat» contemperantur , fenfuraq; concordi rnotu perceliunt , dice plut. nel ducorfo d*Ei,appreuo Delfi. L'adito ha per fimbolo il lepre,che da gli egittij per i'vdito figurauan* . Pia*' Barcho nel quarto fimpodoqucftione^uatta^jCeleritare exaudiendi videtur «lijsanteire , cuius admiratione du&i AEgiptij in fuis factis Htteris piòlo lepore auditum fignificant. L'odorato f» dimoftraua da gli egittìj col cane, il quale all'odore feopre le co- te na{co(te,conofce la -venuta di gente incognita,& del Patrone, ancorché lun- go tempo fia ftato lontano,e fente nella caccia doue fieno parlate le fiere, cV~ le perfeguita fin che le troaa,onde fi fuol dire come in prouetbio , nafo da bracco, per vno che habbia bono odorato : della fagacità , òC odorato de cani veggafi quel vago libretto della Caccia di Senofonte : Quelli tre fenfi che fin qui cipli- cati habbiamo3non fono communi a tutti gli animali, poiché alcuni naicono ciechi fèn^'occh>,altri fardi fen^a orecchic,altri fènza narici,& odoratole bene i pefei ancorché non habbino membro,o forami di vdito,& odorato, nor dìme- no,& odeno,& odorano:delli due fèguenti fenfi ne fono, partecipi tutt> gli ani- mali perfetti , come piace ad Arift. nel 3. lib. de Anima cap. 1 3. & nel lib. del fonno,& della vigilia ■. Omnia ammalia tat"tum,Òt^ guftum habent pra?terqj animalia jmperfe&aù'huorno auanza tutti gli altri animali nel guf fioti,& pomi filueftri»ne i lunghi "viaggi > accio non gli manchi da odorare.'ma quefti fono moftri di natura fenza bocca, però fono pi iui del gu- filo . Il Porco ha gufta d'ogni cofa per fine del loto & delle immonditie, & per- che ciò è vitio di gola l'habbiamo lattato da partenti i ome anco laflìamo gli au • gelli di lungo Collo come la grue > & i'Onocrotalo fimile al cigno, perche qucfti fono (imbolo deliaca , atte/oche Filoxene figlio d'Erixidt^ fi lamentaua della natura che non gli hauefle dato lnngo collo come alla Grue per poter più lung» tempo godere del gufto delli cibi>& delle beuande , fi come anco Melanthio del quale Atheneo nel primo libro . Melanthius voluptatis defiderio captus aui* cuiufpiam Iongattt ceraicem dari fibi poftulabat , -vt quam diutillìme in volu- ptatis lenfu motaretur . Onde Martiale neli'x I . libio, Turpe RaUennatis guttur Onocrotali. Etl'AIciato nell'emblema nouantefimo. Gurcullione gruis tumida vir pingitur aluo » Qui Laron , aut manibus geftat Onocrotalum , Per sfuggir noi "vitiofo Gieroglifico » facciamo (imbolo del gufto l'Herodio detto il Falcone augello di ottimo gufto , poiché per gran fame ch'egli habbia » come narra San Grcgorio,non vuol mangiare mai carni putride,rna la compor- ta finche troui pafto degno del fuo purgato gufto. E necelTario che ragioniamo alquanto foprà la lingua pò fta nel cingolo del gufto » poiché non tutti concedono il fentimento del gufto alla lingua , ma chi al palato folamente,chi alla lingua »& infieme al palato,*^ chi alla lingua fola . Marco Tullio nella natu:a degli Dei moftra d'attribuirlo al Palato quando dice che Epicuro dedico alli gufti del palato, cioè della gola , non hebbe riiguardo al Cicloni cui concatio,& volto,da Ennio chiamali Palato, fcpicurus dum Palato quid fit optimum iudicat,CceIi palatum,vt ait Ennius,non fulpexit . Et nel li- bro intitolato , de fimbus,Voluptas quar palato percipitur , qua.' suribus . inten- dendo del piacere del gufto.ehe fi piglia col palato, ik del piacere deli'vdito,che fi piglia con le orecchie Quintiliano lib.p. cap.2. lamentandofi cheli putti s'in- ftituifcono prima nelle deiitie,& g«fti,che nel parlare , ancor eflò Tatiribui ce al palato . Non dum prima verba exprimit,& iam coccum intelligit, iam conchi- fium pofeicante palatum eorum,quam os inftitu.mus. Horatio nel fecondo del le epift. facendo mentione di tre conuiuti,che haueuano diuerfo gufto , dico DI CESARE %l~PA. st7 ch'erano di vario palato» Tres mini comiiiuc prope diflèntire *vident«r Pofcentes -vario vultum diuerfa palato. FauorÌHo appretto Gcllio lib. 15. cap. 8, dice che quelli non hanno palato, cioè gufto , che mangiano la parte fuperiore de gli augelli , & de gli animali in- granati « Superiorem partena auium?atq; akilium,qui edunt , eos palatum non ha bere. Altri l'attribuì feono tanto alla lingua,quanto al palato , dicendo che il gufto £a *vn fèn fo,che piglia i fapor i nella lingua,ouero ne] palato ; Plinio ncll' * j» fcV bro eap. 3 7, l'attribuisce ad ambedue, intellecìus fàporurn cft ceteris in pri- l»a lingua,homini & in palato, Altr»,có li quali ci fìamo tenuti ,1'attribuÌLcono folamente alla lingua,tra qua- li Lattando fkmiano, che neiropifitìo di Diocap.x.fpecificaramente afTegnail fapore,non a'trimenji al palato , ma alla lingua , ne a tutta la lingua,ma alle pai ti che fono d'ogni cantone quali come più tenere tirano il fapore con fottiliffi- jni fènfi , Nam quod atjtiner ad faporem capiendum/allitur quifqui$,hunc fen- futn palato i nelle arbitratur; lingua eftenim,qua fapores fentiuntur,nec tamen tota,nam partes eius.quap funt ab vtroq; latere tenerjore$,faporem fubtiliiH.mis fenfibus trahunt . Ariftotele nel p, lib. dell'hiftoria de gli animali cap. x 1, dice chela fo.^a di quello gufto l'ottiene rpetialmente la parte anteriore detla lin- gua : ci fono anco filofofi che pongono l'organo , & l'origine di quello gufto m *vna pelletta lotto la linguai {otto carne fpongofa , òC porofà nella fiiperficie della linguai & perche fanno che limile pelletta fia anco nel palato,quindi è che fi pone da multi il gufto nella lingua , & nel palato : onde Ariftor, dice che certi petei che non hanno lingua riceueno gufto dal palato loro carnofo; Anco la go- la è partecipe del gufto, anziCicd ce,che il Gufto habita nelle fauci della gola . Guflatus habitat in ea parte Oris,qua efculentis, & poculentis iter natura pate- feeitjma non per quefto fi ha da far fimbolo del gufto altro che là lingua,perch« in lei è il principio del gufto,ella mone il fenfo de fapori ; il godimento poi & il piacere delle cofe,che il mangiano confifte nell'i ngollare, per la foàuità dell! cibi che nel defeendeue toccano là gola;come fi raccoglie da Arift. nel lib. 4. cap. x 1 . delle parti de gli animali: lingua fenfum mouet faporum , efculentorum autem omnium voluptas in defeendendo contingit,piglia>palpeggia,& maneggia ogni cofa,& imita li getti, Se le alcioni Immane, onde Miniico chiamo Cgliipide biffo ione Icimia, &C De- mo(tene,Efchine per i loiofpeiH mouimenti,&: gemVchefaceuartoconle mani $ jjli ftellt atti con mano»fanno i Cinocefali ,© gattimam moni che dir vogliamo: ma noi lo figuratilo con la (cimia,ellendola Tua fimigliaaza humana da poeti celebratala Ennio pri meramente» Simia quam turpis fimillima beftia nobis e A flit iitriutione Q. Sereno dille. Siue homo/eu fimilis turpiflima beftia nobis* . % Vualnera dente dedit, Claudiano Humana qualis fimulator fimius oris, Ct Ouidio nella irasformationede cercopi in Scimie così cantò* In deforme vkos animai mutauit ve ijdem Diilìmiles heminiypofiènt fimile/q; videri. Se bene li Cercopi checi fono propriamente i fudetli gatti mammoni , Càmie •on (a coda*per la cui differenza diflè Martiale. Callidus emiffas eludere fimius haftas j SÌ mihi cauda force Cercopithecus erarn. Habbiamo raprefenuto li fentimenti del corpo legaci chccì in vfla ira^gtne , perche è neceffafio,che fi trouino anneflì tutti in "vn corpo, che fen3[a vn di lo- io,c impetfetto,e fconcertato»come *vn'iftr omento fenza vna corda. Si potria ad'ogni occafione raprelentare anco ciafcuno fentimento (epara- to col fuo ci»gole*5 perche col fugo fuo fi ricu- perano la *vifta »dalche fi è poi comprefo che gioui alla calìgine de igli hnomi- ni : Fceniculum nobilitauere (èrpentes , guftatu , vt diximus , fcne&am exeun- do, oculorumq; aciem luccoeiusreficiendo. Vndeintclleótum elt,hominum quoq; caliginem prarcipue^* eo leuari . Addito aggionga fi vn ramo di Pioppo bianco,ouero di mirto, perche il fugo caldo delle foglie del Pioppo bianco leua il dolore dal! orecchie,di che Plinio lib. 24. cap. 8. il mirto,perche Poglio tratto dalle fue foglie, 6^ bacche ftillato nelle orecchie le purga . All'odorato ag- giongafi la rofa t dalla quale fpira foauiiTìmo odore , più che da ogni altro fiore 5 Algufto-vn pomo, che fé bene i pomi fono giocondi anco ali'odof&to, &^ aili vifta,nondim eau l' vlumo Ho loto è il gufto. + ^ . T>ICESA%E %l?A. 229 AI tatto fi potrà aggiongere nella finiftca mano ve (q 1 petto vn'Atmelliiriò , & ?n Riccio , per denotare le feconde qualità djuerfe del tàtto,!'afpero, &'i i mar» indo ; quello al tallo è ruuido , & pungente , per il contrario la pelle di quello è di lifeto, morbido,* delicato tallo . S E . N S O. GIOVANE, ignudo, & graffo , ftando in vn Rufceilo d'acqui à mezza gamba,& nelle riue vi fieno varie piante , da "Vna delle quali dio con la deftra mano colga il frutto, & con la fi ni lira tenga "vn ma^o di fiori . Il ftnfo fi dipinge ignudo,perche fa gl'huomini andar nudi de' beni dell'ani- ma , & del corpo , mentre Hanno intenti al prefente piacere , non fi proueden- do , ne fi preuedendo perlefuture calamiti. La grafferà, è indieio d'anima (ènfitiua, di penfien biffi » '& di poca fpeeu* . latione nelle eofe difficili, la quale principalmente macera ti corpo, & indeboli* (ce le membra,come confermano i Fifiognomici . Sta co' piedi nell'acqua corrente, per dimoilrare, che i piaceri del fenfo/ono in continuo moto,& corrono, & menano via l'età fenza profitto ,& fenza me- rito . Ec è difficile il fofteneifi , come pericolofo il caminar per eilì . Si piglia alcune volte l'acqua per i peccati, 5c"~ l'huom e y;he vi ftà per Io pec- catore, fecondo il detto di Dauid : Intrauerunt aqu£ vfcj; ad animarti meam . Et in quello propofito fi moftra , che feguitandol'huomola vita del fenfo , ftà iru gran pericolo di non iommergerfi per mezzo d'elfo , mortalmente cafeando. I fio i,& i frutti, notano più particolarmente quattro effetti del fenfo, cioè il vedere, il guito, l'odorato, & il tatto, i quali fi oprano ne' fiori , c\^ ne' frutti , feoprendo l'altro dell' "vdito nel mormorio, che facilmente fi può veni e in co- gnitione,che faccia l'acqua corrente . ' Senfi, come fi poffom rapprefentarein vna figurar fola .Glouane, vetlito di varij colori,hauerà in capo vna ghirlanda di diuerfi fio- rì^ frutti, con vn pennacchio, il quale mollri d'elfer molfo dal "vento; nelia finiftra mano hauerà ~vna Cetera, b 1 ibia, ouero Fiitula,^ la delira ter* ri nel guanto. G;ouane fi dipinge , per dimoilrare con queft'età la volubile:^ de i fenfi . Li varij colori del vefhmento,dhotano il fenfo dei vedere, di cui infieme con la luce fono obietto ; cofi i fiori l'odorato , & i frutti ii gufto dimoftrano ; 6c^ ridromento da fonare lignifica quello dell'vdito,riferendo Pierio Valeriano nel 7. lib. de fuoi Hierogl;fici,gli Egittij hauer con alcuni de der.ti iftromenti ligni- ficato iì fenlo dell'orecchio , li tatto fi dimoftra col guanto , il cui vfo è di difendere la mano dal freddo , da Sole, & fomiglianti ccfe,che al fenfo del tatto fanno alteratone . Gli fi j,one il pennacchio in capo, perche i fenfi facilmente fi mutano, come fi Biuoué il pennacchio a picciol vento. SENSI. PE R rapprefentare i cinque fentimenti del corpo in vna fola figura . fi di- pinge -vn gìouane veftito di bianco, che in capo habbia -vn ragnatele* che gli fieno appreno vna Scimia, vn'Auoltoio, vn Cignale, & vn Lupo cer^e- P ^ roccia- ICO NO LOG ro ; oafcuno di (petti ammali fi crede e he habbia vn fenfo più acuto g 5T pia efquifito,che non ha l'huomo* peto li dicono qu fti -veth . Nos aper audittf y hnx vini , Simia guftu * Vukur odoratu, fuperat Aranea ta&u . S E R V I T V. .*_ VN A G'onane fcapghata, veftita d'habito corto,e fpedito,d, color bian. 'co che ten^hi in fpalla vn gioiellerò vn groflo.óT pelante fatto: Ha- yerà i pied. nudi afe* camni per la. ;godi*quia in paucafu-ttifidelis, &c, Il giogo in fpaila anticamente era pofto per fimbolo della feruitìì, cerne nar- ra Pierio Valeriano nel lib. 47, de Tuoi Hieroghfk i , come anco fa mansione Se- neca in Hercole Furente, doue dice, Quot irte famulus tradidìc Règ»j ned Cut ergo Regi feruit, §C patitur iugum I Et Plauto in Milite . Nam nomini fcruo fuoa Domitosoportet habereoculos, èf manus. Et come riabbiamo detto , in cambio del giogo fi potrai rapprefentare , chi- tenoni vn graue fatfo; percioche veramente., è duro , &" gtaue, il ioppottarc il f>efo della k>uitù,come dice Seneca in Troade . Durum, inuifum» graue eft feruirium ferre. L*habito corto,& i piedi nud', & alar, lignificano, che cornitene alia /éruità la prontezza ,& velocita. Il caminar con li piedi fppra le fpine, dinota gl'incommodi , 8^ flifficultì* che patìfee di continuo chi in feruitu (1 troua-, . Onde Dante tati V. del Pv- gatorio , cofi dice,, .* Tu prouerai fi come sa di falò Lopanealtrui, & quanto è duro calle Lo fcendereve'l falire per i'altrui Icak— La Grne con il fauo nel piede,come dicemmo,Ggnìfica la vigilali ?«,che i ferr «iteri debbano hauere per feruigio d« i lor Padroni,come il Signor Noftro Gie- sù Chrilto. Beati i rui ilIi,quos cum venerit dorninus inuenerit vigilantes. SERV1TV PEK.FORZA. DONNA con il capo rafo,magra.fcal^a5e mal veilita,che habbia legnato il vifo dx qualche carattere,e che fia legata con catene,e ferri aìii piedi. La fèruiuvii cui parliamo vien detta à remando , percioche eflendo alcuni prefi alla guerra , non s'amma?z.tuano, ma fi ieruauano , òC fi faccuano fei> ui, i quali fi chiamausno per for^a . Si dipinge con il capo rafo, percioche apprefio i Greci , $C~ lassili ("come tì- feriice Pieno Valeriane lib. 32. ne'luoi Hieroglifiti) era raanifefto legno di Seruitiì . L'eiler magra, fcùl^kjSc mal "Yeftita5 dimoftra iw quella rpecle di ftruitù la-» pouert^ del vitto,grincf.-mmodi,e non hauete cofa akuuaj che lafollieui , ri- f ar.i,& che cuopra le fue mjlètie. P 4 U >}* ICONOLOGIA Jl viro fegnato nella guifajche dicemmo* è chiariflìmo fegnòdi priuàtione-» della libertà , come chiaramente hoggidì anco fi vede. Le catene , & gli ferri denotano i duri legami , che di continuò tengono cp. jarefia l'infelice vita dello fchiauo ; Servitù . D Orina fcapigliata, {calza, magra, delegata con catene, m anette, & ferri a' piedi. Scapigliata fi dipìnge fa (eruitiì , perche eflèndo il fno penfìero occupato in_# fcioifì d/faftidi j impomhtiffimi delle catene , non attende a gl'ornamenti : Mofìra ancora, che i penfieri fèruili fono baffi, -Yilij Se terrenù E fealza , perche non ha cofa alcuna ,che folleui le Tue fperanzè, che ripari i fuoi intoppi, & che ricuopra le fue brutte^e. £ magra , per la pouertà del ^vitto , che i eguita principalmente gli huom ini di ftruitiV. Le legacele dì catene, SC di ferri , fono indicio di ammiflìone di liberta , Se d*vn pcflètfb certo di pene, & di dolori,, S E T E D I G I VST I T I A. Vedila quartaBeatitudine . SFACCIATAGGINE. DONNA con* occhi hene aperti , & fronte grande,& palpebre ìànguino- fe,farà lafciuameme vellica & aliandoti i panni con ambe le mani,fcuo- pra le gambe , 3^ le cofeie ignude, appreufb"vifarà vna Scimia, che m^ftri le farti dishondtew . La sfacciataggine , è un'effètto vituperabile oppofto alla vergogna >che per • mah* operatione apporta biafimo. Ha gli occhi con fegnìfopradetti.perche notano sfacciataggine, come dice Ariftotile nel 6. cap. della Fifonomia . Et lafciuamente fi verte, per lo defiderio d'impiegare l'opere lue in danno, Se vituperio dell'honoF proprio . Parimente fcuopre le celate parti de! corpo , perche lo sfacciato non pre^a** Fhonorepf fro in quel modo, che lo mantengono gl'altri huomini. La Scimia lignifica sfacciataggine, perche quelle parti , che fi dettone tenere celate, ella per naturale infrinto,fcuopre,& manifefta fen^a alcuna auuertcnza* come dimoflra Pierio Vaferiano lib, 6. SFORZO CON INGANNO, VN Giouanerobuito, armato da guerriero , ne! deftro braccio tenga aa- uolta "vna pelle di Leone,& nella finiftra mano vna di Volpe ,in atto di elìer pronto a tutti i bifegni per offendere il nimico con la for^a lignificata per il Leone ,* Si con la fraude, ouero inganno di m oftrato nella Volpe • D SICVREZZA, E TRANQUILLITÀ T\(f ila Medaglia di Gordiano . O N N A in piedi appoggiata ad vna colonna,^ tiene con mano rn'ha» fla, ouero vn ScetuoA auanti •yti Altare . PolUam» DI CESARE %IPJ. 233 Polliamo intendere , che colui,che ftà bene con Dio » al quale fi cenuìene il facrìficio, pnoficuraroenteripefare. S I C V R T A, O S I C V R EZ % A. DONNA, che fi appoggia ad vn'hafta con la deftra mano , & con la fin;* lira ad vna colono*, cofi fi vede in vna Medaglia dì Macrino . E ficurtà fi dice, quella fermezza, che (ente l'huomo nello ftato fuo, come-. in ogn'alcra cofa, ferina pericolo d'erTer rimollb ; Peto fi fa appoggiata alla ce* lonna, che dimoftra fermerà, & all'hafta , che dimoftra imperio , & maggio- ranza, dalla quale è pericolo cafeare a terra, come è virtù faperuifi conferuarc-. con hortore. Gii fi potrà anco far chetenghi in capo vna ghirlanda di felce» dimoftrando per eflalaficurezza , per tenete lei i ferpi loi cani , animali (opriu ogni altra forte molto pericolofi, e nociui, & quefta ellere la potiflìma cagione, chei contadini "vfatlèro d'empirne i lor letti, li come hanno dettogli efpofitosi di Teocrito* , Sicurtà . D Orina , che in capo tiene vna ghirlanda d'oliuo , ftà a federe dormendo, con la deftra tiene vn'hafta,nella finiftra mano pofa /a guancia,e la tefta, tenendo il gomito del braccio della medefima mano fopra vna colonna. Sicurtà . STà nella Medaglia d'Otone vna d©nna,che nella delira mano tiene la corei*- na, Renella finiftra vn*halta,con lettere, Stcuritas V. J^. Sicurtà . NE! la Medaglia d'Opilio Macrino fi dipinge *vna donna , la quale con ìsu finiftra mano s'appoggia ad vna ma^a, e con l'altra fopra d'vna colen- oa, con lettere, Securitas tem forum . SILENTIO APPVLEI O. HVOMO fenza faccia,con vn cappelletto in tefta, ignudo, con vna pelle & Lupo a trauerfo, e tutto il corpo fuo farà pieno d'occhi , e d'orecchi. Quefto huomo fenza faccia, dimoftra,che con tutto il vifb fi parla, & pretta- mente con la lingua, tacitamente con gli occhi, con la fi onte, & con le ciglia- j §C però per dar ad intendere il filentio Apuleio formò quefta imagine. 11 cappello fopra alla tefta, lignifica la libertà ,che l'huomo ha di parlare, Se di tacere, ma fopra d'vna tefta fen^a lingua dimoftra efier meglio il tacere, che il parlare, quando non fia neceffario, perche gli occhi , e gli orecchi per la vefte, auuertifcono,che molto fi deue vedere, & vdire, ma parlar poco , come accen- na la pelle del Lupo, perche il Lupo, fé -vede alcuno auanti,che fia veduto da-, lui, gli fa perdere fubbito la parola , in modo che con gran sforzo quello , che è veduto , a pena può mandar fuori vn deboli (Ti mofuono, e tacendo, a gran paffi quefto animale fé ne fugge conia preda rapida., . Però giudicorno gl'antichi, che fi douelTè adoperare per m emoria del filentio . Silentio . DOnna, con -vna benda legata a trauerfo del -vifo , che !e ricuopra Ubi bocca. E tentenna di Macrebio, che la figura di Àngcrooa con la bocca legata , òC '■afa ICONOLOGIA fuggélfiità infegni,che chi sa pacire,& tacere, dhTimulandogli affanni , li vince al fine facilmente, & ne gode poi vita Kep,& piscinole. SikntiOj, \J N Giovanetto , che fi tenga il dito ndice alla bocca in atto d= far cen- no, che fi taccia, Sc^ che nella f. niftra maao tenghi -vn perfico con le foglie- . Fu il Perfico dedicato ad Arpocr ate Dio del filentio , parche ha le follìe Si- mili alia lingua htimana , & il frutto raSTomiglia al cut re, tollero forfè lenifi- care , che il tacere a Suoi tempi è virtiì , pero l'huomo prudente non dee cofu- niare il tempo in morte parole vane,& Senza frutto,ma tacendo ha da confide- rare le cole prima, che ne parli . Si fa gioitane , perche ne i giouani principi! Tnervte il filentio è fegno di mo- defb'a, Se*"" efFetro "virtuofo, Seguitando l'vfo de gli Antichi, che dipfngeuano Arpocrate giouane con l'ali, e col vifò di color nero, percioche il fi!entio,è ami- co della notte,come dicono i Poeti. Ne mi pare di,doaer tralasciale i verfi del- l'Ariofto, che del filenro dicono cofi . il filentio va intorno", e fa la Scorta. Ha le fearpe di feltro, e*l mantel bruno, Età quanti n'incontra di lontano, Che non debban venir cenna ccm mano . Sihutio. HV O M O vecchio* "I quale fi tenga vn dito alle labbra della bocca , Se*"* appreffo vi farà vn'Oca con-vn fallò in bocca. Perche l'età fenile per/uade facilmente il Spenno , come quella che confida.» piti ne' meriti,e nella fama acquiftata, chenelleparolc, fi fi» il filentio-da alcuni di qiiéfta età . L'Oca, è milita dedica al continuo fttidere , Si cingottare con «nolta garruli- tà., daC feijoa cynSòn;ni£a , ò armonia alcuna ; però tenendo il firflò in bocca , c'infegna, che non ci trooando noi atti à poter parlare in modo* che ne poSlia- mo acquietare lode, dobbiamo tacete più colto ; acci oche fé non fi creScc, al- meno non fi lminuilca l'opinione del nortro Sapere; efiendo che il filentio ag- guaglia più i più ignoranti , a più dotti , ex: però diceua vn fauio., che l'huom» s*aflamigliaua alle pentole, le quali non fi conoscano le fiano Zane, ò rotte 3fe non fi fanno fonare. Et Socrate doueadodar giuditio di vno nueuo Scolare del- la fua fcuola,difle di -volerlo fentire^per poterlo vedere . {Scriue Ammianodel- rOche,che partendofi per lo troppo calore del Sole dall'Oriente , aif Occiden- te, o\_ eden do loro uccelliti panare per lo monte Tauro, oue è gcand'abbon- danra d'Aqu le , timide della forza loro, per non manifeftarfi con lo Strepito naturale della bocca, prendo. io con ella vn SaiTo,& lo Sostentano fino che fi elee fuora del pericolo. Silentìo . FAnou11o,come fi è dctro,col dito alla bocci,con l'ali alle fpalle di color ne- ro ; SU Sedendo ,cV moltrando di non poterli reggere in piedi , per difetto della debolezza delle garabej tiene in mano V» corno di diuicia>& d'incorso ai* cuni DI CESSARE %IPA. 23S cttni vsfi pieni di lenticchie, & d'altri leguitì iy con le perfidie , che fono ie pri- Riitie, che ai iìlentio per telinone fi efferiuano . Gli fi fard ancora appretta vn Cocodrilio, ii quale non hauendo lingua da fa- te alaina bue di fcxtmo, a ragione fi potrà dire hieroghfiro del filentio . S IMPLICITA. Gì O VA NET T A , dedita di bianco,!a quale tenga Tu mano vna Co- lomba b:anca,& -VH Fagiano. Gou: netta fi dipinge , pei la proportione dell'età , la quale nel principio dei fapete, è limile ad ym carta bianca, oue non ria fcritto , non eflèndo altro la^ (impliciti , che vn'ignoran^i ifcufabifedel bene, 6fe bene ancora fi domandano femplici gli hu«- mìni di poco partito. Veftefi di bianco, per eifere quefto colore fempliciflimo, ouero fen^a cona- pcfitbne_, . E la colomba ancora fi pone per effe da Chrifto Sign. Noftro data per inditi© che non opera viituo- famenee,& con quella ragione datali dalla natura,che lo fa differente dagl'ani- aaali irtationali, i capelli nella guifa, ;he dicemmo,fono i pen fieri volti al male»* •perare», • Tiene in braccio la Scimia , percioche è cofà volgatiflìma , & dal teftimonio degli fcrittori di tutte l'età approuata, che per la Scimia , ò Berta s'intenda 'Vn* huomo da gli altri fpre^ati{ììmo,& tenuto per vn manigoldo,& Sciagurato; fi ooraelomoftrò Demoftenenell5Oratione,che fece per Tefifonte,dicendo,che Efehineera vna Bertuccia tragica, mentre ei s'andaui in certo modo con cra- uita di parole mafcherando,ell*endo egli tuttauia vn gran pc^zo di crifto,e Dio- ne nidori co, Io, dice, non fòde i miei maldicenti più ftima, che fi faccia, come fi fuol dire , delie berte . Trouarete ancora appretto Cicerone nel. e Epiftole , la berta non efiere pofta fé non per huomo da niente_> . Ne fcioccamcnte è chia- mata da Pianto la berta hora cofa da nulla, hora fciaguratijlìma , come fa nella Commedia del Milite , & del Seudolo , & in quella del Rudente la mette per il ruffiano, che dietro a fogni fi vilambccando. Conciofiacofa,che no** fi truoui generatione di perfone più fcelerata,e più perduta de i urli ; ellendo eiii fi come egli afferma, in di(gratia,& odio a Dio,& agl'huomini. SIGNORIA. Vedi Imperio . SIN- &ICESA%E 'RIPA. S T N C F. R I T A. *ÌT DONNA veftita d*oro,c'he con !a deftra mano tenghi vna Colomba bia- %&.,8f con la fìniftva porgili in atto gra tiofojSc^ bello vn cuore . F/ la fìnceriti pura>& l'enea finta apparcn^a,6^" artificio alcunojperò fi rap» pre ent3,che tcnghì la bianca Cofornba,& il vefti mento d'ore. l! porgere il ctfcre,denota l'integrità Tua, perche non hauendoPhuomo fin- cero *virio alcuno di volontà s non cela rintiinfeco del cuor fuo » ma lo fa paleic sdogn'vno. Sincerità. \J Na belliiEma giotìanetta con capelli biondi eom*oro,(parfi giù per le ipal le,fen^?artifìdo alcuno,iari veftita d'vn (ottilisfimo , ÓVT candido "velo, &^ che con la delira mano moftri crhauerfì /coperto il petto , maftrandoam» be le rrìammelie,ódallaqnale fcaturifca acqua chiara. SOCCORSO. HVOMO armato, che nella deftra mano porti vna fpada ignuda, Se nel!» finiftra vn ramo di Quercia col fuo frutto. Il Soccorlb ha due parti principali,rvna aiuta, 8c /occorre altrui con vettoua- glia,per (cacciare il pericolo dejla fame , con l'altra refille a'U fo :^a de gl'inimi- ci. perfàIutediquello,che fi foccorre; però fi dipinge armato oer aiutare idebo li>& bifognofi, contro alla potenza de gi'inimio, Se co ramo di quercia carco dì ghiande , per aiutare nelle neceffità della fame , hauendo antica mente foccorfo a sé ftefli gli huomini in tempo di necedità per mezzo di quefto frutto, che è de dicato à Gioue,il qual gioua,& (occorre tutto il mondo, eflendo Giouc l'aria pia pjura,&purgata>onde noi refpkiamo>e viuiamo* SOL1TVDINE.- DONNA veftita di bianco,con "vn Paflaro folitario in cima del capo;teTf ràfbtto Ubi accio deftro~yn Lepre,èV nella finiftra "vn libro, ftando iiu luego re'moto,& folitarioj&f" però dicefi, che la folitudine è habicatione de g '• huomini in luogo ruftico,& remotojungi dalle conuer(àtioni del volgo , QcTd* publici,& priùati maneggi della Patria,etlercitando religione, dottrine , ò qual- che virtuofa auioné;& il Petrarca nel Sonetto 28. Solo e penfofo i pia deferti campi Vh mifurando à pajji tardi,e lenti. ti color bianco del veftimento,fignifica l'intemione di colui ,che habita nella (olltudincjche è di mantener^ candido , & puro da ogni forte di macchia ,cho- poflfa imbrattare l'anima, ò da negoti) chela colori feono , ò da gl'amori monda- ni,che la rendono rofea; onde il Petrarca nel Sonetto 222. (opri di ciò coli dice • Cercato bòfempre {olii aria Vita. Le riue il fanno,! e ' campagne £ ì bofehi. Ter fuggir queFt ingegni fordiye lofebi. Che la Ùrada del Cielo hanno fmarrita . Il Paflaro,come dicétno,* pei- fua nstura vccello folitario , come dice il Salmo}?!. Faflus fum fictìt pajfer fatitarins in letlo. €li fi mette fo to il braccio deftro il Lepre,percioche volendo gl'Ei{ittiis(co- me narra Pierio Valerlanò nel lib. 1 3.) lignificare l'hùortio fol irano, fi dICESA%£eRiPA. »39 le cofe,rendendo Je lodi.che dene al Tuo Creatorejper beftia dall'altra bSda, qael che viue in folitudine per poltroneria, petche la vita foli caria à chi non-» ha dot- tiina3è piena d'infidie,e di paura,come difìfc Cicerone nel primo lib. deiini:& à chi non hi religione è biafmeuole,& vicuperofa. S O L L E C I T V D I N E. DONNA vellica di roiro,& verde,nella delira mano tenga vn fttrnolo,o» uerofperone & nella fini 'tra "vnafacella. Il veftimènto rofll>>& verde , lignifica la fperan^a infieme col defiderio & Ta- more,onde fi genera la follecitudine . Il (limolo fignifica il defiderio efficace di confeguire , ò di finire alcuna cofa ; però Teocrito vfàuà IpeiTo di nominare la follecitudine , amorofa punta , ouero (limolo d'amore. Per la f*3cella,apcora fi dimoerà il defiderio, & la follecitudine intentarne ar dehdo nel cuore non lafcia viuere in pace, fin che non fi è venuto à buon fine. Et la fiamma fignifica la fbllecitudinfjperche con calde^a,^ prederà fa Vo pera iua,x:on(umando quel che bifogna , per mantenere nell'ciler fuo il proprio fplendore. S O L L E C t T V D l N E. DONNA Giouane, oh l'ale nelle fpalle, & à piedi, haueri le braccia > & le gambe ignude,& haueri vna trauerfina rodaceli v n'arco telo nella fini- lira mano , cauando con la delira vna faetta dalla faretra , & à piedi "vi (ara "vri Gallo. \ L ali alle fpalle,& i piedjjmolìrano *velocità,& lol'ecitudine, & però fi dice , alcun'hauere meile l'ali,quando è feliecito nelle Tue attioni,cofi dille Vergilio di Caco ladrone perfegui tato dà Hercole. - «*. Speculami petitipedibus addidit aìas. Lebraccia,& gambi; ignude,fignifkano deftrez^.i,& fpedi rione . lì color rodo , è per la famigliane del fuoco , il quale fignifica follecitudine 3 per la gii detta ragione. L'arco tefo,& lo tirale apparecchiato per faettare, è la continua-, intelitione della mentejche dri^a i-penfieii ali'opera.come a fuo fine. Si dipinge il Gallo come animale- folieciio , il quale all'hore fuc determinate , fi della cantando,perche non lafcia la follecitudine finire li ibnni intieri,confor- me al detto di Homero. S OLLE CITYDI NE. ELLA ponna^ leaata fopra due ali3con vn Gallo fotto a' piedi, & il Soie che fpunti fuori dall'onde marine, & in ambe le mani orologio da. pol- uere . r " J Si dipìnge quella figura bella , perche la follecitudine piglia per i capelli loc- canone >& la ritiene con rutto il bene,& belio,che. porta feco. L'ali lignificano vdocità,& il Gallo diligenza . Et per moftrare, che deue ef- fere perfeuerante la follecitudine,per etfère comrnendabile,lì aggionge l'horolo,; gij , & il Sole,il quale nel fuo veloce corfoiè durabile^ permanente. Solle. ifS ICO NO LOG I*A x Sollecitudine.^ DOnna con vn'Orologio in mano. L'Orologio fi pone per il tempori quale è tanto ve?oce,che pcopr-amta- te l'andar filo fi puoi dire volo»& ammonifee nei altri » che nelle noftre att'oni , fiamo prefti,& foHeciti,per non eflèrjtardandojoppreffi da luì , &prefi nelle ia- fidie4che tutta via ci ordifec. SOLSTITIO ESTIVO, VN Giouane d'eti di 25. aaui , tutto nùdo,eccetto le parti *vergognore » quali faranno coptttecon vn velo di colore purpurino;ftirà detta figura in atto di ritornare indietro , hauendo in capo vna ghirlanda di fpighe éi gran^J Hauerà Copra la tefta à vfo d'vna corona , vn circolo turchino > largo quanr* farà la figura nelle fpa)le,nel qual circolo fi fcolpiranno noue (Ielle, & in me^o d'effe il legno del granchio,o ver Cancro. Con la delira mano terrà vn globo , ò palla,che dir YOgliamo.della quale (ara ofeura la quarta parte , che far* la parti DI CESARE %IFJ. 24-r *vererchefi come la capra fi pafee nell'altejrupi * 8 Quatti H*£$ ICONOLOGICA Quatit inde foporas. * Dfiifxo capit pennas , oculifque quietem irrorar ungens letea tempora vwga . Hmèdsfimofa Statio nella 6\ Thebaide. Et corni) fugiebat fomnus inatti . Dal corno -voto ne fuggiua il Tonno . Nel qualfuogo Lattando grammatiodice. Scario 'difle il corno voto, per* che lo haueua tutto diffufo la notte : impercioche cotì da' pittori fi rapprefen- tari il formo in modo che paia infonda ,e -^erfi dal corno il liquido fogno fó- pra quelli , che dormono , però fi porri dipingere , che da: detto corno n'efea, come fumo, il qual dimoftra la cagione del tonno eflTere i -vapori, i quali falen- do alla tefb,lo cangiano , & per mezzo di éilbfi rifoluoho , ' Ed oltre a quello , che ha deferite© Filoftrato , faremo anco coti l'autorità di Tibullo , che 1 • i quali fono animali inclinatiti! mi a dormire SORTE. DO N M A veftita di color mifchiò , nella delira mano tiene vna corina.» d'oro,& vna borfa piena, OC nella fi niftrà vna corda • Il color mifchio, fignifica la varietà delle forti 4 La corona d'oro, & il laccio, fono légno, che per forte ad alcuno tocca la fe- liciti, ad altri l'infortunio }& il difeon ere fé la forte fia, o che cola fia,èopr perche non feguitano il merito degli huomini , ans^i quali natu» ralmente ambedue attendono a fauorir il merito di minor preq^oj però dicia- mo, che l età frefea, & giouenile iuol eiTet madre de pochi meriti . 1 "venti,che gonfiano la vette, dìmoftrano, che la forte viene aiutata dalle parole , & dalfauore de gl*h uomini efficaci , ouero dall'aura populare , & por* ta il grembo pieno di gemme , perche el a fi eltercita in far abbondare gì' huo* mini de beni non afpettati 3 OC fi dice t&i'hara fotte ancora 9 il fucceilò de gH tuuenkaemi caletti* ^1 | $QÌPh *4* ICONOLOGIA S O S P I T I O N £. Ò N N A vecchia, ma^ra , armata , & per cimiero portara vn Gillo , fà-^ là vellica fotto ali* armatura d'vna traUerfìna di color torchino,& gial- D lo -, nel fìniftro braccio poeterà vn Scudo, nel quale fia dipinta vna Tigre , por- gerà il dette/beacelo infuori, in atto di guardia , & con la deftra tetta yna fpa- da ignuda tn atto di ferire. Vecchia fi dipinge , per la lunga efperien^a, dalla quale ella ? foli ta di na- feere, &T* però fi 'veggono i giouani cfTere pochillìmi, & i '"vecchi moltifllrm {ofpettofL, L'Elmo v& h feudocon la fpada in atto di ferire , lignifica timore , con ch« il fofpettofo è folitodi prouedere a fé fteflb , onde fopra di ciò 1" Ariofto nel io condo degl'ul tirai cinque Canti del fopradetto, cofì dice . Grida da merli , & tien le guardie delle * ne al del ofeuro» E ferro fopr a ferro, e ferro velie, Quanto piti s'arma, è tanto m en fi curo . #V >Mtsta, &;,accrefce hor quelle cole , hor qaefte Alle por-te, al ierraglio , al^wflò al muro ■3*er darne altrui monition , gli auan^1 » E non pai che mai ne habbia à badatila. 'Il Gallo nel cimiero, dimoerà la -vigilanza de fofpettofi, efFendo il gallai co- llie dice Appiano, animale egualmente vigilante, Se fofptttofo. La Tigre pò fi a nc!lo Scudo, fecondo Àriltotilencll'hiilorfa degl'animali li- gnifica fofpetìiorje', forfè perche il fofpettofo prede in fi ni ft riparte le cofe, che li fanno, come la Tigre , die ièn tendo l'armonia del fuono , che è per se fieli© piaceuole, prende faiììdio , ik rammarico .. •S O $ T A N Z A. DO NN A "Veftita d'oro,.?, nella delira mano tiene vn ma^odi fpicho di grano , cV" nella finittra alc&ni g^ppi dWua, gettando.latte dajfto mammelle», . ) SOTTILITÀ. LA Sottilità ha famigliarla con la p-uden^a , perciò come il piente penetra tutte le cole , coti anco la iottiliti nel corpo de' Ideati penetra-» tutti gli fpatij ; Però fi dipinge Donna, che trapalfi vna muraria da "vna-. .parte all'altra, bC fidiconoper metafora , lottili i pentita alti, & di.hdlide* belli ingegni . SPAVENTO. SI dipinge con faccia , cV habito di remmina «, ma alterato , o\: fpiuepteuo- Icè^^ vna coli fatta immagine dello fpauewto dedicornoi Corinthi a' fi n. ( gìiuoli Dì CESSARE %IFJ. *47 SPAVENT O. "tua**"ygliuoli di Medea da loro vecifìgià , per lo dono,che haueuano portato alla- &• gliuola di Creonte, la quale ne perì cqn tutta la cafa regale . SPAVENTO. % HVOMO di cruttiflìmo afpef to,armato, che con la deftra mano tengM vna fpada ignuda in ateo minaccieuole , e con la finiftra mane la ttfta dì Medufa,& alfi piedi vn ferociffimo, Se fpauenteuole leone» Si rapprefenta di bruttiììimo afpetto 3 & u" arma lo /pausato* per dar temaJ con le minaccie* & l'opera . Le fi fa tenere la tefta di Medufà, a fimilitudine dì Domitiaso , che per im- prefà iblea portare vna Medufa,per il terrofe,che cercaua metter di sé negl'ani- mi de i populi : Gli fi mette a canto 1© fpauenteuole , & . ferce rilìmo Leone per ciò che gli Egitij volendo dimoftrare vn'huomo ipauenteuoIe,il quale con lo guardo Eolo facefle tremare altrui, lo fignificauano co» quefto animale , Onde Agamennone par. mofbars d'edere fpauenteuole^ tremendo ,folea portare i\ Q. 4 Leone ICO NOLOC I*A 3 © STANZA, Leane perjn&gna , eflèndo che 1a natura di que&o animale, quantunque egli fia pacifico , nondfmcno fa paura a cri* io guarda: tant> è la foi^a, & la maefti de i Tuoi occhi , & i poeti co» greci , come latini douendo fcriuerc Io Spaven- to, hanno volentieri prcia la comparatione dalia fìere^a di qupfto animale. SPERANZA. NELLA Medaglia di Claudio è dipìnta don»?, vefttta di verde , con -rn giglio in mano , perche il fiore ci dimoftrala fperanza, laquale è vna •fpettationr del bene , fi come all'incontro il rimore è va comraouimento del» l'animo nell'arpe tutio^c del .male , onde noi vedendo» Horì , fogliamo fperare i frutti, li quali poi-col corf vna paflionc alterati uà del d.fìderio pec poiledere vna.-eofa amata ,nonè dubbio., che ne fenza amore ella , ne amor :ienza lei ,può durare lungo tempo ... Et come non fi.defidera già mai ;l mai e » rcofi Tempre fi fpera il bene da vn'huomo, ó\c viue con la guida dclJa.nati'.ra,.^ rdalla ragione, & per ellère il bene ageuol mente conofei uro, fiicument^muo-» ,fcte ad amare, & à fperare d'edere pofleduto » &c goduto.. Però dille S. vuoili- ■110 nel Salmo 1 04. cbie l'amare jfen za la iperanja # ^n Fai che la rnoi te al tutto pon (ìlentio ■■«. SPERANZA. co*wr dipinta dagl'antichi. VN A fanciulTerta allegra, con vn veftito longo , & trafparente > Se fetidi cingerfi , tiene con due dita delia mano vn'herba di tre foglie , & coiw l'altra mano s'alia la vefte , & par che camini in punta de piedi . Fanciulla fi rapprefenta la 'peran^a , percioche ella comincia come i fanciul- li» peiche fi come di loro fi tiene fperan^a , che faranno buwii , cofi quello chu rh uomo fpera, noi. lo gode ancora perfettamente ► Si dimoftra allegratesele ogni feguace di cniellojche l'hucino fpera,gli cau« feallff rezza.. " ' live- a-T' ~* G DICESJ%E K1PJ. *jt H -veftimento longo , e trafparente denota , che tutte le fperan^e Tòno lun- ghe , & per effe fi ftrauede il defiderio . Si dimora elio veft [mento ferina cingerfi , perche la fperan^s non pigha.ne ftringe la verità , ma {diamente prende quello, che gli vien portato dall'aria, & Ai qua, ó*^ di là. L (herba chiamata trifpglìoi è quella primaliefba* che nafce dal grano femi- «ato , 8c quello è quello, che (I chiama il verde dell* Speranza. Il camminare in punta di^piedì , perche la fperanc^a non ftà ferma , e non fi. raggiunge mai fé n. M.& ì! fauore della fifa grada . "Però fi dipìnge con efTa.e fi dice effef legua ci della (pera n za , bugie > fogni , atti fallaci , & mentite conietture . I )ip.ngefi con le mammelle ignude, perche volentieri ciafeuno nodnice col L ^ic;:t,fa quaFein pochidimo tempo affai ere fee ,& s'inalza , ina poi io* "va fubb'to crea, in terra , & fi fecca, dimoftra che quefta fpcran^a» che è mafc fonda ra , quanto più fi- vede in alto, unto più ftiin pericolo d'anaichilarfi^S^ d'andane infoino. S t» I A. IY V O M O veftito nobilmente , tenghi coperto quafi tutto il vi/ò con fa? JL cappa, ò ferraiolo,che dir vogliamo, ilquale fia tutto contefto- d'occhi- » orecchi A' lingue : terrà con la finiftra mano vna lanterna,! piedi fiiranno alari*, vicino a quali ""vi lari vn bracco^che ftia con il mWo per terra odorando in at- to di cercacela fiera. II -velili mento notile dimoftra che a la Spia cOnuiene hauere habito ricco, e nobile per potere praticare non folo tra la plebe,ma anco fra gl'huomini di con nidore, che aisrimente farebbe fcacciato dal comertio loro , Se non potrebbe-» «lare alla corte relatione di mométo: le conuieneanco il detto habito perche vi fono anco di' queli ,che fanno la spia, che fono tali, che per non accrekrere l'o* brobrio, l'infamia, & il vituperio ìor grandiffimo,taccio,& lardo di nominarli* dico bene , che la Republica Romana non petmife mai,che vn Senatore poteC» fé fare spia,comé auuertifce Afconio Pedianò ne la verrina detta diuinatione_, . oue dice , Ncque fenatoria perfòna potelt indiciam profiteri faluis legibus * Vergogna de'noftri tempì,che fi ammettono alla spìa più nobili cheplebei.noa pregiudicando però gl'huomini d'honote>& di ftima. Tiene coperto il 'vifo, come habbiamo detto , efièndo che chi fa tale eferci* tio,fenevà incognito, nefilalfaconofceredaniiìurib, per poter meglio e fer- citare i'vrHcio fuo,& per dimotìxatc anco quelii,che fono di-maggior" confida- rationey quali fé ne danno nelle corti, & altri luoghi sì pubblicijcom'anco pri- lliti, che p*T accjurftaxt la gratia de i lor patroni , fanno fecretamente la spia , e non curano, ne (limano l'honor loro , & non hanno riguardo di tradire , & af- fannare qual f\ voglia amico quantunque caro gli fia; com'anco potiamodire che il tenere coperto il vifo, denota cheellèndolaspia huomo vitt'peto'o , $C infame, non può cóme gl'huomini d'honore tenerlo fcoperto,& però i\ fuol di- re da quegli , i quali rifplcndone d'honorata , & chiara fama, pollo andare con Ja frónte (coperta , Gl'occhi , óV l'orec:hie (Igni fica no gli strumenti,con quali le fpie efTercitano tal'srre per compiacere a (ignori , & patroni , conforme a quello, Adagio Mul- ta.' Return aurcs, atq; oculi ; iiqual prouerbio pigliali per le (pie , perche i prin- cìpi col me^o degl'occhi , & orecchie d'altri vedono , & odono quelio,che fi fa, & ; he fi dice , & cotali spie fi dimandano da Greci Oucufor , che vuol diri Ituomini che fempre vanno porgendo orecchie per intendere quello che fata, è\^ che fi dice>conae habbiaaa© detto di forra , Da Dionifio Siracufanofor» * chia- I CESALE %1PA fiue quid ->eri fide vani referrent, STiper/N crebbro ìmcolmo grandiffimo » per il che il Senato » acciò fcematfe il numero de fpìoni tratcp di - f minuire loro il falatio , ma Tiberio non volfe, dicendo in fauore di spioni, che le leggi u fouerterianole li cuftodi di eflè fi leaaflTero . Iura Tubarti, fi Cuftodes iegum amòucrentur, & Domitianoimperatore, che net pnncipiordeirimperio cercaua daf buon faggio d\ 4e t Se di parere clemente per aéqùilbr te gratia*del popolo, volle opprimere le calunnie fifeali delle fpic, dicendo ìpeifo » f>rinceps, S^elatoresiioncàfo^imc^^ *S+ ICONOLOGIA ta. & irrita a far l'offìtio della spia , perilche la fanno poi alla peggio -, quero- lancio altri a torto con falfe accufe colorite col veriilìmile , p er deluderli dalla grafia de Principi , & Signori . In procefl'o poi di poco tempo trafeorfo in re- probo fenfo diede tanto oltre l'orecchie a gli fpioni, per far rapina^ confifeac beni de' viui, àC de' morti, che niunà cofa era ad alcuno ficura, ne vnofpione bell'altro fi fidaua,ma ciafeuno temeua l'alerò,^ intanto fauoreapprelloi'Im./ peratore erano gli spioni* che li Procuratori , & aljricaufidici lanate Jecauiè» fi dauano alla spia È Vituperio di quelli Principi , che tengono aperte i'orec- chie a gli accufatori , & danno loro fubbita credenza. Amrniano Marcellino vitupera Coftan^o Irn peratore, che tutte k relationi 4i Spioni teneua per chia- re, & vere* & battana folo, che vno fotte flato nominato , & imputato da Sari» micho spione ,• quindi nàfce che dimcilmenten può sfuggire da le mole (tic-» della corte per innocente , che fia vno dandoti a detto loro j OndeGiuliano Imperatore prudentemente per raffrenatela lingua ad vnospione dille» -Qui* inno cens elle potéritjfi accufoflcfuiricict? Sono da enere èfclufe le viperine lin- gue da palazzi ie'buoni Principi, acciò non turbino la innocente vita de' buo- ni Cortegiani, & |euonoefore abbottiti ,-cne pefte, veleno, &: morte, fi come diceua Annibale, & immitare quelli due ottimi Imperatori padre^te figlio Ve. jpefiano, e Tito,i quali odiorno gli spioni, come huomini neftinati al pùbblico danno , & fpeiTo nefecero frullare per li Teatri « acero s"a(teneuero gl'altri dal- l'vintio dello spiohe. Antonino lmperatore,omnes miniftros habet impios .. La lanterna , che tiene con la fìniftra mano ,, lignifica chenonfolofi fa la-* spia di giorno,.ma anco di notte,, onde Luciano nel dialogo intitolato il Tiran- no introduce la lanterna a far la spia a Radamanto giudice, deU* inferno de i misfatti *& fcelcrate^se di Megapentc* I piedi alati,, dinotano , che alla spia conuiene edere ditigente , cVf* preda che akrimente non farebbe profitta fé non folle iollieita, Se ""veloce come Mer- curio alato, il quale come nel (aderto dialogo , dice Luciano , che conducano-» ranrmedannateall*ìnfernalpene » coligli fp'toni conducono li rei al fupplitio mediante le parole, Alata verba dìcuntur ab Homero » Se però Mercurio refe- rendario dell i fauoiofi Dei fi dipinge alato da gl'Antichi * lignificare ^volente* "Yolucremperaeraferri fermonemideoq;ò^^Nunciusdiòì:us eli Mercuriu* quoniam per fèrmonem omniaenunciatur > dice Lilia Gira di » il bracco , che dà in atto dì cercare la fiera , vi fi pone per lignificare la spìa » il cui onStio confitte in cercare » Se inueftigareogni giorno li fatti d'altri,atteio> che il bracco va fèmpre indagando le fiere con l'odorato *che in latino per tra- slationeodorari pigliali per pfefentire , & inueftigare l'altrui cofe con diligen- tia j Se fecreta folicci tudine a fi come fanno le /pie » dallequali Dio ce ne guai;* difemprc. SPLENDORE DEL NOME. HV O M O proportionato, &T di bellifiìmo afpetto, d'età virile, veftito di broccato d'oro mifto di porpora , fari coronato d'vna ghirlanda di di fiori,cioè di Giacinti roflì , Porterà al collo vna collana d'oro , con la delira-» mano il appoggici ad -vna Claua,o dir vogliamo ma^a d'Hercole » Se con la finiftra terri con bella gratia vna facella accefa . Se dipinge proportinato , SC di belìiilìmoafpetto , perciò che la bellezza.» corporale (fecondo l'opinione Platonica) è argumento d' vn'animo virtuofo ; %C Ariftotile, ancora nel primo dell'Etica dice, che la bellezza del corpo è in- dillo, che l'animo , il quale ftà nafeofo dentro d'vn corpo belio ,fia nella beltà firnile a quello, che fi vede di fuori. Si rapprefenta d'età virile , eflendo ch'ella ha tutti quei beni , che nella già* eentu » & nella -vecchiezza ftanno feparati, 6T di tutti gf ecceilì,che fi ritro- uano nell'altre età, in quefta ci Ci troua il mezzo,6£~ il conucncuolc, dice Ari - ftotile nel 2 . della Rettorica. Veftefi di broccato d'oro, perche il primo metallo,che moftra colore è i oro, il quale è il più nobile di tutti gl'altri metalli, come quello che naturalmente è chiaro, lucido, & virinolo, Se però portauafi da perione,che haueuano acqui- ftato fplendido nome in valoroie imprefe quando trionfauano, fi come portò Tarqumio Prifco , quinto Rè de Romani ; che primo di rutti entrò in Roma,. Trionfante , Come dice Eutropio . Primulq; T riumphans Roma intrauit, Se Plinio hb. $ i> cap, 3. Tunica aurea triumphaUe IarquiniumPriicum Verrius tr&dit ÌCONOLO C l±A SPLENDORE DEL NOME. tradit . Lo facerno mifto, oucro tefluto con la porpora percioche.la vefte trio» fale fu anco di tal drappo . Plinio lib.9. e. 3c>.ragionando della porpora, Om- nem vcftimentum iilnminat,in triumphali mifeetur auro, cioè , che la porpora illumina ogni "vifta,& fi me/^hiacon Toro trionfale , le quali vefte hanno ori* gìne dà la vefte chiamata pinta da diuerfi p«eti , &T Plinio Hiftorico lib.b.cap. 48. dice, Pietas veftesiamapudHonierumfuitìè vndetriumphales nac, che quelle follerò le vefti trionfali l'afferma Alellandro nelli Genicali lib.4. ca. 28, Cjuidem purpurea; auro intextc; erant ,& nifi triumphalibus 'vifi excapitolio , & palatiohaudaliter darifolitae. Ne folamente da Gentili dau fi la -vefte d porpora, & d'oro a perfone llluftri di chiaro nome , ma anco nelle (acre lette- te hsbbiamo il medefimo coftume al cap.28. dell'exodo . Accipientq; aururr & hyacintum . & pocodoppo, facientaucem fuper numerali de auro, dc^ hyacimo . Faranno vna foprauefte d'oro, & di Giaci»to,cioè di porpora , per CJK il Giacinto eu di rollo colore » come dice Ouidio ragionando de' Gì -ci ni ««1*. DI CESARE %IFAl ss?ftcl X. delle Metamorf. Purpureas color bis, & Viig. Suaue rubens Hyacintusr fi che tal habito d'oro , & di porporay"flTendoehe è /olito darfi agenerofi perfo •- fiaggi, molto ben fi conuiene a lo Splendore del nome» Si corona de i fopradett* fiori, percioche Giacinto belliilimo giouane fu ( come canta O iridio nel x. del- le Metamor.) conuertito d'Apollo in fior purpureo detto Giacinto j & per effe- fé Apollo delle Mufe , dell'ingegno , & delle lettere protettore , dicefi Uie det- to fiore fia Simbolo della Prudenza » & Sapien^i,dalla quale fpirano lfe«ui(Iimi odori , fi che nori fuor di propofito conuiene detta ghirlanda a quelli* liquali ri- fplendono, & operano virtuofamente dando buone odcrc di loro ftefìì » & però Apollo nel fudetto libro di Ouidio cofi conclude nel cafodi Giacinto ad* fieno- se, & /plendore del i uo nome* Semper eris mecam memorq; haerebis in ore Telyra pulfa manu, te carmina noftra fonabant . la collana d'oro fi daua per premio a valorofi > Se virtuofi huomini,al nome de? quali molte volte li Romani driz^auano infcrittioni , nelle quali faccuano mentione delle collane, che a loro fi daua.no, come fpecialmente vedefinclla nobile memoria di LIiatus c&iesex prouocatione vic"tor * XLV. Cicati icibus adusilo corpore infignis nulla , i-n tergo, idem fpo- Jia capir XXXlill/Domtus haftisp.uris I1XX. PhalerisXXV.Torquibus ÌU. & LXXX. armillis CLX.coronis XXXV. ciuicis. XIlLAureis. Vili. MuraUlI. Obfidional. I. Fifio ALKIS.captiuis .XX /mperatores Villi, ipfius maxime-, opera tri'.imp'iantes feuitus . S'appoggia con la delira mano alla Claua d'HercoIe, perche gl'Antichi folc- uano lignificare con ella ì'idea di tutte le virtù y Onde quelli , che cercano la-» fama , SsC io Iplendore del nomf/i appoggiano alla *vktu\ & iaftano in difpar- te i vìtij,di doue ne nafeano le tenebre , che ofeurano la buona fama , dicendo Cicerone nel 3. degl'off. Eft ergo vlla res tanti, auteomodum vullum tam ex- petendum, vt viti bon;, Se (plendorem,& nomen amittas.Quid eft qued arfer re tantum \ ti itasiftaquam dicitur pc/iìt, quantum auferie/i boni ~viri no- tnen eripuem ? fidem , mititiamq; deti axerit . Tiene con la finiftrà mano con bella gratia la facella accefa, dicendo S. Mat- teo cap.v. Sic luceat lux veftra coram hominibus,vt videant opera veftra bona, & giorificent patrem vefttum,qui in Coelis eft . Et gl'Antichi fono flati (oliti porre gierogiificarnente il lume per fignifi.are quell'huomo, ilquale nelle for^e dell'ingegno, ò del corpo rrauefte operato con fatti Illuftri, Se preclari ,• Se gl'in- terpreti efpongono per tal lignificato la Gloria , òC lo fplendore del nome de - gi'huomini giuftLe vii tuofi, liquali fempre per ogni pofterità rifonderanno # fecondo la Sapienza al cap. 3. Fulgebunt iufti , Se tanquam Scintillar in arun- dineto difeurrent, cVc^ non folo in quefto caduco fuolo , ma nell'eterno anco- ra . S. Mattheo nel 1$, Lufti fulgebunt ficut Ibi in Regno Patris eorurru . Gnd'iò confiderando i chiari lumi , Si io Splendore grandiilìmo dell'immortal K. nome mjÌ ICONOLOGICA pome dell' lHuftfiilìmaCafaSaluiati, mi par* di direfenza allontanarmi ponto dal vero, che sì neirvniuer fole, come particu!armenteneH*£ccellen^a ll)uftri£ {ima del Sig. Marchcfe Saluiati,rifplendano tutti gfhonori,& tutte le virtù,che poHono fare di eterna fama , & Gloria feliciflìmo l'huomo ; a cui molto bene-. fi può applicare per tal conto quel nobil *verfo di Vergilio nel pei. dell'Eneide* Semper honosj nomenq; tuum laudeqj manebunt. SOPRA LO SPLENDOR DEL NOME. NA C QJV E da Raggijoue il fembiante eterno Colori di Virtù Pimmenfo Apelle Si viuo ardor', ch'appena anime belici Terminar© il gioir col Ciel fìiperno - 'Quindi tentò del Mar 1 afpro gouerno Iafone , in ricercar glorie nouellc , E vinfe i Moftri ,**! Sol rene , e le Stelle Alcide inuitto ., e fòggiogò l'Inferno « Jn mille fpecchi aitar Fama ritenne^ L'alto fplendor dell'immortali impreie , E del ver cantatriee al^ò ìe penne. Cofi per beli' oprar' nome fi ftefe D'Olimpo in fcnot e in tale ardor penienne, Che men lucidi il Sol fuoi lampi accefè . >LL'ILLVSTRISS. SIC. MARCHESE SALVIATE Q VESTO, che'n voi Signor viuace fplende Sublime bonor* d'altera 'ft ir pe, e doro Di Palme-onufto, e di .-{aerato Alloro Pompa degl'Ani, a gran Nipote fceudc . Ma nuouo Sol, eh1 a ferenarfi intende , ^^ Giungete i raggi Voftri ai lampi loro Lucidi sì , ch'Eterno alto lauoro Telfe la fama , e*lnome "voftro accende. Onde !a gloria innamorata ammira Voi di bella '\irtu tempio terreno , E cofi poi dal cor dice , e fofpira ; Da quello Eroe d'alte vaghete pieno Oggi l'antico Onor* forge , e iofpira, Non ha pati il "valor' che gl'arde in leno. STABILITA. DONNA veftita di nero, con la man delira, & col dito indice alto, ftanJ in piedi iopra vna bafe quadrale con la finiftra fi appoggiare ad vn'afta, laquale /ara potata (opra vna {tatua di Saturno, che Aia per tetra, Veftcfi DI CESSARE %1 "PjL xjf Veltefi di néro , perche cai colore dim olirà {labilità , conciofia cofa che ogni altro fuor che quello colore pub eflere commutato,& conuertito in qualunque altro colore fi voglia , ma quefto in altro non può edere trasferito , dunque di* moftra ftabilità ,& collauda . ^ v Lo Ilare in piedi fopta la bafe quadrata, ci dimoftra eflere la (labilità coltati* tè,& falda apparenza delle cofe , \a quale primieramente noi efperimcntiamo , & conofciamo ne' corpi materiali , dalla ftabilità de' quali facciamo poi nafce- te l'analogia delle cofe materiali , & diciamo ftabilità eflere nell'intelletto, nel- Foperationi del difeorfo $ Si in ©io ifteflò , il quale difle di propia bocca ; Eg9 petti, & non mutor* La mano delira, Si il dito alto fi & per fimiglian^a del gefto di coloro , che* dimoflrano di voler ftar fermi nel lor proponimento . L'hafta di legno moftra ftabilità, come la canna il contrariojper la debole^- %k fua, come fi è detto al fuo luogo,perche,come fi fuol dire volgarmente : Chi male fi appoggia prefto cade . La ftatua di Saturno , fopra laquale ftà pofata Thafta, è inditio , che vera fta- bilità non può edere, oue è il tempo , eilèndo tutte le cofe, nellequali elfo opra, foggette inuiolabilmente alla mutatione; onde il Petrarca volendo dire vn mi- racolo , Se effetto di beatitudine nel trionfo della diuiaità ferule , Vidi ridar colui , che mai no flette, Ma variando fuol tutto cangiare. Et doue è il tempo vi è tanto annetta la mutatione, che fi ftima ancor efTet òpra da fapientc il faperfi mutare d'opinione, 6*^ di giuditio ; onde l'ifteflà Poeta dille-. « Per tanto variar Natura è bella. Se bene ricorda l'Apoftolo, che chi dà in piedi con le virtù/opra le quali non può ne tempo , ne moto , deue auuertire molto bene di non cafeare in qualche Vitio , acciò poi non fi dica : Stultus , vt Luna mutatur . STABILIMENTO. VN* Muomo vellico con vna Ciamarra longa da Filofofo ,che ftia a federe in mezzo di due anchore incrociate , che tenghi la deftra mano pofata iopra l'anello dell'vna dcirancOre,e il fimiletaccia con la finiftra dai'altra parte. Si verte con detta Ciamarra da Filofofo, fi come viene deferi tto Socrate,e tal habito conuienfi appunto a lo Stabilimento , il quale fuole elTere in tali perlone togate j e Filolofiche pìu,che in altri d'habito fuccinto , & men graue del toga* to, ilquale è graue, (labile , & di ceruello . Soleuano gli Egitti) per lignificare lo ftabilimento dimoftrarlo con due an- chore infieme , & faceuano di quello comparatione alla naue , laquale all'hora fpre^a la furia de' venti , e dell'acque da elfi commofla , che cfsri due anchore è fermata , e di quella comparatione fi fèrue Ariftide ne Panatenaici, Se Pinda- ro nell'lfthmia vfa per denotare fermezza, & ftabilimento, vn'anchora,dicen- do Mancherà ha fermato per la felicità fua , cioè è ftabiiico in vita tranquilla-. , GC felice^* ' R a Sta* 'stt ICONOLOGIA Stabilità . DOnna, clic ftia a federe fòpra d'vn piedeitallo alto , tenendo fatto a ì pie* di ~vna palla di colonna in grembo molte medaglie . Stagioni. CAuafi la Pittara delle ftagioni , da i quattro *verf?*che pone GiofefFo Sca- ligero in fecondo libro Catale&orum . Carpit blanda fuis Ver almum dona rofetis. Torrida colle&is exultat frugibus Aeftas . Indicai Autumnum redimitis palmite ~vertex. Frigore pallet hiems defignans alite tempiis . Fumo quefte da Gentili adeguate a particolari Dei loro . La Primauera a Va* nere , l'Eftate a Cerere , l'Autunno a Bacco , l'Inuerno a ti venti • Vere Venus gaudet florentibus aurea fèrtis . Flaua Ceres asftatis habet fua tempora regna : Vinifero Autumno fumma eft tibi Bacche poteftas . Imperium feuus hyberno tempore ventis . Vegganfi altri dodici tetraftici ne gli opufculi di Ve rgilio , doue in varij mo» èi fi deferiuono gli frutti, & effetti delle quattro ftagioni . STAGIONI DELL'ANNO, "Primauera. VN A Fanciulla coronata di mortella , e che habbia piene le mani di varij fiori, hauerà appreflb di sé alcuni animali giouanetti ,che firher^ano . Fanciulla fi dipinge , perciochc la Primauera fi chiama l'infamia dell'anno, per eflere la terra piena d'humori generatiUi > da quali fi vede crefeere frondi, Bori, & frutti na g! arbori, & nell'herbe . Le fi dà la ghirlanda di mortella, percioche Horatio nel libro primo Ode*, 4* coli dice • Nunc deeejt aut viridi nitidum caput impedire royrto, Aut f lorae , terrae quem ferunt folutae . I fiori , & gl'animali, che fche* ^ano , fono conform^a quello, e! dio nel Uh. primo de Fafti, Omnia tuncflorent, tunc eft noua temporis artas , Et noua de grauido palmite gemma tumet. Et modo formatis open tur frondibus arbor, Prodit,& in fummum feminis herba folum. Et tepidum volucres concentibus aera mulcent • Ludir,i& in pratis ,luxuriatq; pecus . Tunc blandi foles , ignotaq; prodit hirundo , Et Iuteum cella lub trahe fingit opus Tunc patitur cultus ager , & rènouatur aratro ; Ha?c anni nouitas iure vocanda fuit . Si dipinge anco per la Primauera Flora , coronata di fiori, de'quah ha anco piene le mani , &C Ouidio poi deferiuendo la Primauera, dice nel a. libro del- ie Metamoi foli . Gli DI CESARE 'RIPA- 2 ** Sparca di bianchi fior , vetmigli » & gialli. v, Di rote , e latte , è la fua facci* bclla_> > Son perle i denti , * le labbra coralli , E ghirlande le fan di -vari^ fiori , Schermando (èco i &oi laìciui amori * ESTATE. VN A Giouane d'afpetto robufto , corona ta di Spighe di grano , veftita dì color giallo, & che con la delira mano tenghi "vna face! la acce fa. Giovinetta , & d'afpetto robufto fi dipinge , petcioche TEftatc fi chiama la, gtouentu dell'anno , per eflere il caldo della terra più forte , & robufto a matu- rate i fiori prodotti dal la primauera % il qua! tempo defciiuendo Gnidio Bel i $♦ Jib. delle metamorf.cofi dice. Tranfit in^eftatem poft *ver robuftior annus , Fitqj valens iuuenis , nequeenim robuftior xtas Vlla, nec vberior, nec qua? magis ardeat vlia eft. La ghirlanda di fpighc di grano , dimoftra il prinapaliflìmo frutto, che ren- de quefta (ragione. Le fi da il 'veftimento -del color giallo , per la {ìmilitudinedel color delle-* tuade mature^. Tiene con la deftra manolafacella accefà , per dimostrar il gran calore, che rende in quefto tempo il Sole , come piace à Manilio libro quinto cofi dicendo. Cum vero in vaftos furgitNemams hiatus Exoriturq; caiiis,latratq; canicuia fkmmas Et rapir igne A.io,gemìnatqj incendia Solis Q«aiubdentefacemterrisradiosq,'moue;ite. t Et Ouidio cofi la dipinge nel 2. libro delle metamorfosi, Vna donna il cui ^vifo arde , cV rifpiende Vedi varie fpighe il capofad cinto. , .- Con 'vnfpecchio, che al Sol il fuoco accende \ -> Doue il fuo raggio è ribattuto , e fpinto . Tutto quel che percuote in mondo offende , Che certa fccco, ftrurto, arfo, & eftinto, Ouunque fi riuerberì, 6\^ allumi Cuoce l'herbe, arde i bofehi, sfocai fiumi k Soleuano anco gli Antichi ( come dice Gregorio Giraidi nella fua operadel- h dei w;aip,ngere per ltitate Cerere in habito di Matrona con vn ma«o di fp^he di grano , & di papaucro con altre cofe a lei appartenenti > A V T V N No VN A Dònna di età virile, grada, 8C veftita riccamente , hauerfl in capo -vna ghironda d ~vue conie f«e foglie. & con |a dcftfa J^ hl vn cornucopia di diucifi frutti. R 3 . Dipin- 'ìt» ICONOLOGIA Dipinger! di età virile , pcrcioche la ftagione dell' Autunno fi chiama la vi- rilità deh* anno per ettère la terra difpofta à rendere i frutti già maturi dal calo- re eftintoj & diporre i Temi , & le foglie quali franca del generare , come fi le*- gè in Ouidio Uh. xv. Metamorf. Excipit autumntis polito femore iuuenta Maturus mitifq; inter iuuenemq; fenemq/ Temperie medius (parfus quoque tempora canis « Graffa, & veftita riccamente fi rapprefenta, pereioche l'Autunno è più ricco dell'altre ftagioni . La ghirlanda di vue, & il cornucopia pieno di diuerfi frutti , fignifieano che l'Autunno èabbondantiflìmodi "vini , frutti , &C di tutte le cole per l'vibdc^ mortali , Et Ouidio Iib.2. Metamorf tfofi Io dipìnge a ncor'eglu Staua vn'huomo più maturo da man manca, Duo de tre mefi à quai precede Agofto , CheTvifo ha rotfo>é'già la barba imbianca» E ftà fordido,e graftb,e pien di mifto , Via il fiato infetto, e tardi fi rinfrefea , Che vien dal fuo venen nel letto porto , Di vue mature fono le fue ghirlande , Di fichi j e ricci di caftagne , e ghiande^. Sì pub ancora rapprefentare per l'Autunno Bacco carico dVue con la Tigre, che faltando, gli voglia rapire l'vue di mano, ouero dipingerai!! vna Baccante* nella guifa, che fi fuole rapprefentare,come anco Pomona. 1 NT V E R N O. HV O M O , b donna vecchia , canuta , e grinta , veftita de panni, SC di pelle^che ftando ad vna tauola bene apparecchiata appretto al fuoco,mo iìri di mangiare , & fcaldarfi # Si rapprefenta vecchia, canuta,e grin^a,percioche Tlnuerno fi chiama •"vec* chieda dell'anno, per ettère la terra già latta delle fue naturali fatiche,& attio- ne annuali> & rendefi fredda,malinconicaje priua di belle^za,il qual tempo de- fcriuendo Ouidio nel xv.libro delle Metamorf. cofi dille. Inde fenilis hyems tremulo venit horrida patta , Auc /pollata fuos, aut quos habet alba capillos ; L'habito de panni, di pelle, & tauola apparecchiata appretto al fuoco, ligni- fica , ( come narra Picrio Valeriano ) perche il freddo, e la quiete doppo i mol- to trattagli dell'Eftate , & le ricchezze dateci della terra, pare che ci inuitino à viuere più lautamente di quello > che fi è fatto delle ftagioni antecedenti ; Se Oratio nell'Ode 9. lib.primo, cofi dice . Vides,vt alta ftet niue candidum Dittblue frigus ; ligna fuper foco Soraéte; nec iam fuftineant onus Large rrp 3nens : atq; benignius , Sylua laborantes, geluque Deprome quadrimum Sabina Flumina conftitennt acuto Ì O Thaliarchc merum dy ota. Ouidio Gnidio ancor'egli, dipingendo rinuerno, nel %, libro delle Metaimofofi , (Cofidicc-* Vn vecchio v'è, che ognWn d'horrore eccede, E fa tremar ciafeun, che à lui pon mente . Sol per trauerfo il Sol taluolta il.vede , Bi (là rigido , e freme , e batte il dente, E gh iaccio ogn ì fuo p el d al capo, al p iede. Ne men brama ghiacciar quel raggio ardente , Etnei fiatar tal nebbia fpirariuole-, Cheoffufca quali il fuo fpiendoce al Sole, Dipingefi anco per rinuerno Vulcano alla fucina , come Anco Eolo con i >venti, perche quefti fanno le temperie, chenelTlnuerno fon più frementi che aie gì Altri tempi.. STA G I O N I. , Le quattro flagionì dell'anno nella Medaglia d\,Antmwo Car acalla* SI rappréfentano le fopradette ftagioni per quattro bellùTime ligure di fan* ciulii vn maggior dell'altro, Il primoportalopraJefpalle vna ceda piena di iiori . 11 fecondo tiene con la delira mano vna falce . Il ter^o con la iìniftra porta vn cefto pieno de varij frutti * & con la deftrau vn*animale morto, &quefti tre fanciulli ibno ignudi, Il quarto è veftito, & ha velato il capo , JSe porta fopra le fpalle vn baftone— » dal quale pende vn' vccello morto , bC con la iìniftra mano parimente porta-» un'altro vccello morto vn differente dall'altro. Stagioni . Come rapprefentatein Fiorenza da Francesco Gran Duca di Toftana in un beili/simo apparato. P RI M A V E R A. TR E Fanciulle con bionde 4 Se crespe treccie, fopra le quali vi erano bel* Jifiìmi adornamenti di perle, & altre gioie , ghirlandate di varij , & va- ghi fiori ,fi che effe treccie facevano acconciatura ,& baia a i fegni celefti , & la 1>rima rapprefentaua Marzo, & come habbiamo detto , in cima della tefta fra-* e gioie, & fiori , era il fegno dell'Ariete La feconda Aprile, & haneua il Tauro . La tet^a Maggio con il Gemini ,& il veftim ento di ciafeuna era di color ver- de, tutto ricamato di varij fiori , com anco d'eflì ne teneuano con ambe le ma- ni, Se ne i piedi iti ualet ti d'oro . . E S T A T E. T"1 R E Giouane ghirlandate de fpighe di grano, A La prima era Gi ugno. Se hauea fopra il capo il (ègno del Granchio • La feconda Luglio con il Leone . La ter^a Agofto , Se poruua la Vergine ; il colore del veftimento era giallo , R 4 con- *f+ ICONOLOGICA conteftodi gigli •, & ne i piedi portauano fri «alerti d'oro. A V T V N N O. TR. E Donne-d'età virile, che per acconciatura del capo haueuano ador- namenti di gio;e , cV ghirlandate di foglie di "vice , con vue , Ót^ altri fi ut ti . La prima era Settembre , & per il fegno haueua la Libra * La feconda Ottobre con il Scorpione ► La terza Nouembre , & banca il Sagittario ; it colore del veftimento era dì cangiante rodò , fed & f»mina« infecundas efficit . La Triglia tenuta dalla finiftra mano in "vna tac^a dì "vino da "vgual fegno della fterilità . Atheneo curiofe cofe riferifce della Triglia nel fettimo libro,pet autorità di Platone poeta comico in Faonedice,che è cafto>,& pudico pefcc, Se pero confacrato a Diana in quelli verfi . Dedignatur mullus , nec amat -virilfa Eft enim Dianar fiicer, proptereaqj arre&um pudendum odit. Se bene Egcfandro Delfo nelle felle di Diana dice , che fé le offèrifce > perche perfeguita , & vccide il 'venenofo , Se mortifero lepre marino : facendo ciò per fallite dell'huomo alla Dea Cacciattice , la cacciatrice Triglia fi dedica-. . Ma Apollodoro vuole , che per edere Diana ftata detta (òtto nome di Hecate Dea-» 1 riformerà Triglia per fimiiitudine del nome a lei fifacrificalfe: onde in Athc- re vi era vn luogo detto Triglia , perche "vi fi vedeua la ftatua- di Hecate Tri- glanthina* diche Heraclite poeta nella catena dilfe . O hera Reginaq, Hecate Triuiorum pnefes , Triformisi triplici facie fpeótabilisi qua: Triglis propitiaris. II quaf pefee è anco detto da poeti latini Barbatus Mullus , fi come fu chia- mato da Sofrone greco . Ma noi non lo pigliamo per figura della Stetilità , co- me pefee dedicato alla Cafra Diana, per la tua honeita continenza : ma perche fé "vn'huomo beue il vino, nelquale fia (lata Soffocata ia Triglia,diuenta impo- tente alli piaceri venerei, 6Cle lo beue vna Donna, come fterile non concepi- rà, il che conferma Atheneo con 1* Autoriti di Terpfide nel libro delle cofe Ve- neree . Vinum/n quo fufTocatus Mullus fuerit, fi ~vir bibat ad Venerem impo- tens erit, fi Mulier non concipiet , vt refert Terpfides libro de Venereis . STVPIDITA, OVERO STOLIDITA. VN A Donna, che ponga la man dritta fopra la tefta d'vna capra , laquale tenga in bocca l' herba detta Eringior.; nella man finiftra habbia vn fior di Narci(ò,& del medefimpfia incoronata, ì La ftupidita è vna tardanza di mente, ò di animo tanto nel dire , quanto nel fare qualche cofa , cofi definita da Theofrafto nelli caratteri ettìci, la cui defini- tone, non è didimile alla deferittione fatta da Arili, fuo maeftro fopra lo ftupi- do nelli morali grandi lib, primo cap. 27. in tal forma di paiole . Stupidus , fé a attonitus, S: cunda , & cun&os veritus tam agendo , tam dicendo felertia* ex- pers, talis eft qui in cundis obftupefcit . Lo ftupido, ouero attonito impaurito d'ogni cofa , Se dognVno \ tanto nel fare, quanto nel dire , priuo d mduftria , e cale 288 ICONOLOGIA STVPIDTTA, O V'ERO STOLIDIf A è tale che in ogni cofa retta ftupido ; &T altroue nell'Ethica dice, che Io ftolido d trattiene anco douenon occorre: fecondo l'autorità del medefimo Filofofo lo ftupido da vn canto è contrario nel bene alla diligenza , & industria , dall'altro canto nel tinaie alla sfacciatezza, perche lo sfacciato, è temerario ,& ardito iru ogni luogo contro ogni cofa, & contro ogn'vno nel parlare, òC nell'opetare.,. ma lo ftupido è freddo, e timido tanto nel bene, quanto nel male , per la limpi- dità del fuo animo, e tardanza della fua mente . La Stupidità nelle perlone , b per natura, b per accidente, per natura è tardo di mente quello, ch'è d'ingegno groflb, e d'animo timido ; per accadente auuiene in varij modi, b per infermi- ti, b per marauiglia, e ftupefattione d'vna cofa infolita , che s'oda , fi vegga in-# altri , ò-fi proui in fé , ouero dalla contemplatione de ftudij , ftando quelli cho ftudiano per l'ordinario tanto indenti alle materie, che paiono ftupidijinfenlat^ attratti ; ìk però meteoria in Greco tanto fignifica fpeculatione di cofe (ublirni, guanto ftaprditàjOLiero ftolidità. Sueconio nella vita di Claudio cap.30.vold>» do cipri ì DJ CESALE TilPJ. **!> do efprimere , che Claudio Imperadore era {memorato attratto Cupido , & in- iConfiderato dirle . Inter cetera in eo mirati funt homines , & obiiuionem, cv" inconfiderantiam, vel vt grecè dicam meteoriam, chie Aulcpfian, id eft, ftupi* ditatem, & inconfiderantiam . Superafi lafìoliditJ , ò ftupidità naturale ccru l'efercitio delle virtù> fi.come con l'otio 11 accrefee, poiché l'ingegno in quello fi rnarcifee, e diuiene più obtufo, & offuicato dalla caligine dell'ignoranza Zo- piro Fifonomico eflendofegli prefentato auanti Socrate Filofofo da lui non co- Jiofciuto guardandolo in faccia difiè , coftui è di natura ftupido, balordo *, li cir« ;Coftanti, che fapeuano la fapienza dì Socrate, e che difeorreua con accorto giu- dicioj & folleuato intelletto, fi mifero à ridere : ma Socrate rifpofe, non vene-, ridete, che Zopiro dice il vero , & tale ioero ,lc non haueffi fuperata la mìa vi* vtiofa natura con loftudiodellaFiloiofia , vi e vn detto prefo da Galeno . 7{e MtYcmim ipfe quidem cum Mufisfanarit. Jlquale fi dice verfojvno,chc fiaokra anodo ftupido , & ignorante,.voiendo inferire*che è tanto iìolido,e ftupido,ch* •non lo fanarebbe Mercurio inuentore delle icieu^e con tutee le mufe : talché lo ^efercitio delle fcieni(e,c delle virtù catto ad aflòtti^liarc l'intelletto, e toglierne /Via la ftupidità , & ftolidità.. Lacapra tenuta dalia-man dritta è fimbolo della ftolidita. Ariftor. nel cap. ideila fi fon orni a diceche,chi ha gli occhi limili al color di vino, è ftoIido,per- che taliocchi fi riferifconoalla capra. Quibus autem vino colore fimiles funt , ffiolidi funt referuntur ad caprss . 11 medefimo Ariftotile lib. o. cap. 5. d'ani- maledice che fé dalla greggia delle capre fé ne piglia vna per li peli che gli pen- dano dal mento , chiamato arunco , tutte le altre ftanno , come ftupide con gli occhi fidi 'verfo quella : veggafi parimenti Plin. lìb. 8. e. 50. L'erba JEringion, che tiene in sboccala il gambo alto vn cubito con li nodi, & le foglie {jpinoiè,d« la cui forma veggafi più didimamente nel Mattiolo, & in Plinio lib. 2 i.cap.i 5. &C hb.22, cap. 7. Plutarco nel trattato,che fi debbia difputare con Principi da vn Fiiofofo , riferifee , che fé vna capra piglia in bocca l'Eringio* ella primiera- ftiente, cVTdapoi tutta la g reggia ftupefatta fi forma , fin che accoftandofi il Pallore gliela leui di Wca . 11 Naccifo,che porta nella finita mano, come anco In capo , è finre,c!ic ag- graua ,& balordifce latefta, & però chiamati Narcifo,non da Narcifo rauolofo giouanetto,come dice Plinio lib. 21. cap. ip. ma da Narce parola greca , che fi- arce, per- helan- ftupore, & tofto languifce: mentre lì ftu- piuapareua vn fimulacro di marmo, come canta Ouidionel ? delle Metrmorf. Ac ftupet ipfe fibi , 'Yukuq; immotus eodem Hiret, vt è pario formatum marmore figmim . Plutarco nel ter^o fimpofio queftione prima conforma, che il Narcifo fioro Odetto da Narce parola greca , perche ingenera ne i nerui torpore. & grauez^a ftup.da rpeiilche Sofocle lo chiama antica corona de gli gran Dei Infermi Ji,cioè de morti. Narcifum dixerunr, quiatemporem (qui narce graxiscft) neruis . mcutiat, grauediiiemo^torpidaìn: vnde,& fophocies eum vtterem ma^rorum Dtoium Yéì lCÓKOLÙGIfatà 4 federerò!! la firiiftra mano terrà *vn libro aperto >nel quale mici attentamente* Cótt la ddtitst vna penna da fetiuere > &~ gli farà a canto vn tome accefo 1 óc^ ttìGalIo'.- Gìòùanè fi dipinge i péfaocfie fi gióuafie e atto alle fatiche dello Audio * Pallido, perche quelle fogliono eftenuare '$ é^ impedire il cotpo , come di lliaftra Giouenale fatira V* At te nóci jrnis Viuat inipallefcere Catti** Si velie d'habito modeftOjperciochegli ftudiofi foglioftó attendere alle cote moderate i Sc^ fode t Si dipinge^ che dia a federe* dimourando la quiete, 6^ sfHduità*che t icer- ca lo Audio « L*attentione £>prà il litro apèrto, dimoerà che lo Audio e *Vna vehèrfiente», applicr tioné d'animò alla cognit'óne delle cofe * La penna,- che tiene con la dèftra mano, fignifica l'operatione * S^ l'inten* tìone di lafeiare ì fcriuendo > memoria di sé fteflo , come dimoltra Perfio/atira primari Scire tùum nihil eft,- nifi té feire hoc alter* Il lume accefo* dimoftràj che gli ftudiofi confumano più oliojche vino * Il Gallo fi pone da diuerfi per la follecitudine , & per la Vigilanza » ambedue con uè a icnti , & uccellane allo (t lidio « SVPPLICATIONÈ, Tacile Medaglie di perone * VN A '"verginella coronata di lauro , con la finiftra mano tiene -vn cesel- lo pieno di varij fiori, e frondi odorifere» i quali con la deftra mano fpar- ga fopra d'vn' Altare con gran fcmmiilione, al pie del quale Altare vi è vn letto con grandi, & varij adornamenti . Hauendo i Komani in *>lo per^ fupplicare i Dij,i lettifternij, che etano alcu- ni letti , i quali ftcndcuano ne i te mpij , quando ^oleuano pregare gli Di) , gli follerò . DJCESJ'RB %1?~À~. s*3 Becero propiti j, e quefte fupplicationi, & letcifternij fi faceuano,ò per allegrez- za, ò per placare l'ira ideili Dei, nclqual tempo gli Senatoricon le mogli, & fi- gliuoli andauanoA i tempi j,.&alli altari delli Dei ,.& alcune volte foleuano an- co in tale occasione andare i nobili fanciulli , ,& li libertini , & anco le 'vergini tutte coronate portandola laurea , li aUerudo {eco con .pompa iiàcri Carri delli Dei , & foleuano dimandala, fk pregarecon {acri verfi la pace a quelli, e fi ftcn- .deuano i lettifternij approdò gli altari ideili fàei con varij ornamenti, & Iparge- iiano ., come riabbiamo .detto ver di ^odorifere fronda fiori d'ogni forte* & \& verbene auanti , & dentro delli Jtempij , 5 V B L I M I X A D £ l L A GLORIA. PONG AS 1 vna,ftatuafopravnagrancok)nnafr anco mediarite la eccellenza delle d/fciplina militare , s'arrìua alla Sublimità della Gloria; s ò spiai. \ÌT À R Ì E figure fi poìlono formare fopra ì fofpiri ;perche vari) fonò gli af- * retti dell'Animo , è le paffionf,da quali fono fomentati . Nafcono i fof- piri dalla memòria delle afrìittioni,& pércolTe riceuùte.dàl pentimento de* falli còmmeffi,del tempo, & delle accattoni perdute, dalla rimembranza dèlie reÙ^ fcìtà pofledute ; dalle berturbationi prefenti per il dolore, e deììderiò di qualche èóiàjtalffònoì foipiri degl'amanti, che fofpirano dal defiàerio della cola ama- ta l dal defiderió di gloria , & di trouare -vn fublìme ingegno fimile ad Homè- JOj chi cantane le fue lodi fofpirò il gran Macedone . Giùnto AlefTandro allafamofò tomba Del fiero Achille fofpirando dille ', O fortunato , che fi chiara tromba Trouafti , & chi di te fi alto fcriire^ » , . Ne (blamente da'cafì paffati , & prefenti li fofpiri deriuano » tria anco da'fa- turì, poiché dalTopinione,e timore de'mali auuenire,che la perfona fopraftar fi «■vede fofpira ; ne Tempre i fofpiri fono veri , alle volte fono feriti j come i fofpiri delle meretrict,^^ delli falli traditori Amici : Alcune volte fono per acciden- ti d'infirmiti, alcune volte quafi naturali , per vna certa confuetudine,ch'elTer £iole in quelli, che fpeffo fofpirano, dal penfare alli negotij,& a gli ftudij loro,fi come fpciTo Virgilio fofpirar folea( per quanto narra il Sabellico, lib.7. capito* lo quarto} onde e quel faceto motto d'Augufto, il quale fedendo in mezzo a Virgilio» che fofpiraua, & ad Horatio ,che come lippo patiua di lacrimatione ^'««cKi/uaddinwndato da vii' amico,che cofa faceua,rifpofe,feggo^ra le 1 acri* '■ ' mei* DI CESuAKE }%I?A. 27 s **j> frpfpiri - Se bene qui li fofpiri fono dalle lacrime^patati , nondimeno ,1 pianto è fempre col io! piBo accompagnato , peto con molta gru» gli amorfi Poeti fpeflb l'vnifcono J U Montemagno Coetaneo dei Petrarca . Mille lagrime poi , mille fofpiri Piangendo fparii Il Petrarca ifteflo Quel vifo liete Che piacer mi facea i fofpiri ,e'l pianto jMonfignor della Cafa . Et gì? non haue Schermo miglior , che lacrime, &^_ fofpiri . Jlmedefimp p non ^han loco Lacrime,& fòfpir, iiquì ò frefehi affanni > Si pub ben fofpirar fen^a piangere , ma non piangere ferina {pfpirare , nt&> -gonp a punto le lacrime con i fofpiri, come pioggiaj&Tcatoinfiemc^^Bemi^ Et nubi lofo tempo Sol l'ire, e*l pianto pjogga, iJoipir -venti , Che moac (pefìfo in me ramato lume . ' tOgnì fofpìrodi goal forte fi :fia, figurili alato nelle tempie , 6airo : nella fi niltra poi pongali cofa atta adenotar Metto , per il. quale fi fo/pira^ che M quefto.ifteflbnoftro libro pender fi può £ fùoi luoghi particolari ,jquali però non accade ripetere . AI fofpiro d'infirmità ppngafi nella finiftra vn ramo.d'Anemone,perche feri jleOroEgìttio ne i fuoi gieroglifici , che gli Antichi per queft' erba fignificaua- HP la malati» 5 £à il, fiore purpureo, belIo,ma poco dura iliìorc^ & l'erba , & per quefto denotauano i'infirmità.. Il fofpiro quafi naturale nutrito da -vna consuetudine,, effendp^glifpetie di malinconia hauerà in xapo vnaghirlanda d*4&?ntio, alludendpquellp , che au e^uefto propofito dille il Petrarca.. Lacrimar fempte è il mio fbmm.0 diletto ,J1 rider doglia , il cibo altcntio , e tofeo. 3i che quella perfona,cne penfàndo allinegotij,e ftudij,eche,coittinuameH- te fofpirando ftà malenconico,per rimedio di elfo fi rapprefenterà,che fia per la man fini/tra congiunto con la delira di Bàccoi, chetali' altramano habbia la-, fua lolita ta^a, percioche altro temperamento nota ci è^ che vn'allegiia di cui n'è {imbolo Bacco da Poeti, 6C Filofbfi tenuto per .figuràdi fpirito diuino.&T fublime intelletto., Difilo Comico in Atheneo lib. fecondo chiama Iacee (che col fuo liquore rallegra il cuore ) làpientiffimo fpaue , Amico.a prudenti , é^ anicnofi, il.quale efeita l'animo degli abiettix& 'vili, perfuade.li feueri a rìdere, | i poltroni apreadere ardire, & i timidi ad.eiTer forti. Prudentibus , ac cordati? omnibus amiciffime * Bacche., ata^fapientiflìme,; quam.fuauis.es.. v Abietti magnificè vt fentiant , de fé tu folus efficìs; Superciliofis, & tetricis perfuades vt rideant : il, Jg^auis vt audcant : vtfortes fi nt timidi. Si €ke. é?4 ICONOLOGÌA Cherernone Tragico afferma* che col "vino fi concilia il rifo , lafapien^a, fa docilità, Se il buon configlio : non è marauiglia, che Homero nella nuoua Ilia- de induce pes/òne di gran maneggio nella dieta Imperiale di Agamenone Im* peratore,auanti fi configli, e tratti di negotij militari , farfi molti brindifi i'vru l'altro idb poi tanto più è lecito a perfòne di ftudij f fpetialmente a Poeti , dey cjuali è Prefidenti Bacco; fcriue Fllocoro,che gli Antichi Poeti non fetfipre can tauano i Dithirambi : ma foto quando haueuano beuuto : all' h ora infocando Bacco, ouero Apollo ordinatamente cantauano odafi Archilocho . Bacchi Regis canticum elegans Dityrambicum aufpicàri feio, Vini fulmina percutfa mente . Pero Demetrio Alicarnafièo fotto il titolo di Nicerate chiama il vino cauaf* io del Poeta, ferina il quale non fi pub far viaggio in Painafo . Vinum equus eft lepido promptus veloxque Eoetej Si potantur aqux nil paris egregium . Più Volte riabbiamo noi 'veduto eflcr confolato con òttimi,* coldiali vini d* Amici Torquato Tano,cfie era (èmpre penfofò,pieno di ma!eneonia,e fofpiri» Al fofpiro finto delle Meretrici ,• & delli falfi traditori amici ftrìnee infieme i nerui del petto, fi diftfmge , & congela»! cuore:cofi a*. line hfg 'amanti, oper troppa gclofia,che reftringe Iota lo fantt*» ree trop o anTor Amore, cheWiil cSore, concepifconopaffiom u w che fouenteWorzati a trar fuora dal petto lorofofpiriamme.am.Me.de q«»l' P^co»- (t gì* Amanti, il Petrarca. Pafco il cor di fofpir,ch altro non chiede. Rerb gli fuol chiamar hot dolci, hor foaui,&TerchL'^Jmatox?Q(|utney& l'inquieta conditione degli Amanti» cWqttòn*: tJ^UJW^^ più portano la mente' cinta d'acuti mirti, cioè c^e' penììen a.mjorc^ ; ne quali s'imbofcano, e per quali' ftangendoje fpfpira^ in qutfta vita vn perpetua- inferno ri'amòroiopenfiero , che hanno in tefta fomminifTra loro materia di' fofpirare prefa da ogni minima cofani* rimembranza d*^nauolifaconfurnav fe,^diitrqg^erev M . Ardòmf, & ftruggò ancor , com' io folia :' Làura rjùvolue : Sc.Con pur quel ch'io m'eraV Qui tutta humije^qìii%ivi(li a,ltera ; Hor afpra,riot piana^nor dilpietata , hofpiav Et quel cHefegue per fin l'vltimo terzetto1. Qutdiffévna parola *>*K^ quìfbmie:' Qui càngio'! yifo . In quefti penfier laflb lSlott£,& dì tienimi il Signor rioftro Amore ". I] veder luoghi, doue con diletto habbiano veduto vna volta lalordama g$ fa (pfpirare: Il Petrarca rimirando l'amenità di Sorgale le acqucdentrodequai- Illa fuadonria'ignuda viddé,fofpiVarido,così cantò .• Ghiarejfreiche^ó*^ dólci' acque' ^.^ Que le belle memorai. jPòife colei ,cheTo la a me parDònnly Gentil ramo, -oue piacque fCort /olirmi rimembra ) A lei di far al bel fianco colonna. EopSmtìntfd;^ g£>efofpira_,.. Io ho pien di (ofpir qiiéiV aer tuftby D'afori còili mirandoil dolce piano ? Oue qacque còlei ,ch'hatfendo in mano' Kil o covi in (ù\ fiorire , coronata Mq* ,ro,ch* gemmeingran copia, nella deftra mano tiene 'Vn pallone, & nel - Ui?ojftra "\tnoTpecchio,.ncl quale.miri , 6C contempli fé ftcfla . . La Superbia, come dice San Bernardo, « ^n'appetitoolifordinatodellapro!" pia eccellenza, cV^.però fuolcadereper lo fatine gli animi gagljatdi,&:.d'inge- gnoinftabile, quindi è che iì dipinge bells,& altera,©^ riccamente -vcftita.,. fio {pecchiariì dimoftra, che il fupetbofirapprefcnta buono, ót"~ bellq,v" - '■'=•• .Acadt-r ~và chi troppo in alto {ale-.. ' ìl^eftimento rofl , ci fa conofeere, che la Supe*bia$troua particolarmen- te ne gli .[vuotami colerici', &^ fangmgrfi , lùquali (empcè frmaftrano alteri , sfòrrjtfKroiì mante-rière tjueftd.Opiriione di ft ^itejTi.còn gli ocnattienti citeriori idei' corpo £ ? • ,;•> ? •: ' ••-,■• ; La Superinone è natadalla Tofcàtfa , la cjnale da Africbio libr. 7. ehiamafi -madre della hiperllitione . Neq; genitrix, S: mater fupérftitionis Exittuia opi- -monem eius ncim M famam r è horniriata fuperftitiòne dalla vece fuperftice latina , che lignifica fopauiuente , Onde Marco Tullio nel 2 . iib.de .nat.Deo- S 4 . rum, .&• ICONOLOGICA * V P E H S T I T 1 O ti È* rum, dke,che fi ftìperftitiofi fono cori chttmau,pefche tutto il dì pregano Dio* che li Tuoi figlinoli fopraui uano a loro j ma Latca litio fir m iano lib. 4-cap 2 8 .di- ce, che quefti non fono iiipctftitiofi , perche ciaicun© dtfìdera t che* Cuoi figli foprauiuano, OC quelli chiamaaa fnperftition, i quali riuefiuanola memoria y che fopraftaua de morti » onero quelli, che fopraui (luci al padre , Se al Ta madre tene uano , 5c celebrauano le immagi ni loro in cai 4,come Der penati : lmper- cioche quelli, che pigliauano nuout riti y oche in luogo de' Dei honorauano t morti , erano chiamaci fupef ftitroft . Religiofi poi chiamane cftieHi , che hpno- rauano i Pubblici , Se antichi Dei , & ptoùa eie Latiantio da quel veri© di Vcc- gilio nel lib . 8. dell'Eneide . Vana fuperttitio , veteromq; ignara ©eorurn » Meglio di tutti Seruio,fopra il detto ver(o,dice che la iuperftitione ì vn fuper- fluo, 3c feiocco timore nominata ftìpe riti t ione dalle "vecch e, perche moke fo- prauùTute , dall'età delirano $ Se ftoitt fono % onde per tal cagione "vecchia U dipingemo . E chiara &ICESA%E 'RIPA. *8t flt chiara cofa è,che le vecchie fono più* fuper ftitioie >petche fono pia timide, ti Tiraquello nelle leggi Connubiali pare, p.dice che le vecchie fono fpctialmen te dedite alla fuperftitiune , & però Cicerone in più luoghi la chiama Anilo » riputandola cofa particulatc da vecchia , quindi è che le donne fono dedite al- le ftregonarie» & alla magia, arti familiari alle donne» come dice Apulco nel o, lib. del fuo Afino d'oro * Le ponemo "vna Ciuetta in tefta , perche e prefa dalle timide , e fuperftiofè perfone per animale di cattiuo augurio , &c come notturno è fatto (imbolo del- la morte nelli Gieroglifici di Pierio Valeriano , il quale dice , che col canto fuo notturno fempre minaccia qualche infortunio » & narra l'infelice cafo di Pirro Rè de gli Epiroti, ilquale reputò per fegno cattiuo della fua futura ,e ignominio fa morte,quando andando a efpugnare Argo,vidde per viaggio vna Ciuetta pò nerfi fopra l'afta fua, impcrcioche ne fcgni,che giunto a dar Palìàlto fu leggier- mente ferito da vn figliuolo d'vtìa veccniarella, la quale vedendo da alto.che^, T>irro perfeguitaua detto ftìo figliuolo, gli buttò in tefta vnà tegola co tutte due le irùni,per ilqual colpo cade morto, & quefta è fuperftitione a credere, che tal morte dì Pirro futTe agurata da quella Ciuettà JPer il medefimo rifpetto fé le pò re aili piedi il gufo , & cornacchia animali , che foglione ellcre tenuti di male augurio da fuperftitiofi ancor hoggi, della Cornacchia Vcrg. Eglola prima . Saepc finiftra caua prafdixic ab ilice conix « Et Plinio la tiene per augello d'infelice canto, quando nel x. li. ci 2.dice di lei. Ipfa Ales cit inaufpicata'garrulitatis* Del Gufo neirutdlo loco, dice Plinio,che è animale di peffimo prodigio» Bubofunebtis j òC maxime abominatus , & piùabaflo. Itaq; in vrbibus aut omninoin luce vifus, dirum oitentum eft . L'iiteiìo riferifee Ifidòro arrecan- do li feguenti 'verfi d'Ouidio nel 5. delle Metamorf. Ecedaque fit volucris venturi nuntìalu&usj Ignauus Bùbo dirum mortalibus omen « Nel Confolato di Seruio Fiacco , & Q.Calfurnio , fu vditO cantare -vn Gufo ìopra il Campidoglio , & aliborà appreflb Ncmantia le cofe de Romani anda- na,"0 rna!e«&percheera cofi abomineuot«concetto,narra Plinio.che nel Corà- enttò nellaw penfieri . , , .,_... ihabbia da eiiere da qualche fegno,il quale naturalmente non paia denotare tìmil co(à, dico naturalmente, perche ci fono animalità' quali naturalmente fi preuedo yna concerne la ficura tranquilliti del mare dall'Alcione *il quale augello fi il nido d Inuerno , cV^ mentre coua per fette giorni, ficuramentc , il Ma*e ftà tranquillo, di che n'e teftinoonio Santo Ifidoro lib. 1 a.cap.y. Aicyon pelagi vo- lucris difta quafi ales Gceanea, eo quod Hyeme in ftagnis Oceani nidos facit , pullpiq,-educir,qua excubante fei tur extentoarquorepelagusfilentibusventis continua feptem dierum tranquillitate miteicere , $C eius feetibus educandis ©bfequium rerum natura prabere. Et perciò Plutarco de Solerti» Animalium djce,che niuno animale merita d'eflère più amato di quefto , Alcyoni auterru circa \St JCONO LOG 1*4 trirca 'bramarti partenti totum mare Deusflu&uum,c^ pluuiarum vacm £r*bet, vt iam alitici animalfit nullum ,quod homines ita merito ament:hui ma da Ciuetta» -Cornacchia- Gufo5& altri animali non.fi può ién^afupei iti- rione predirebenejO male aIcunOj«oa hauen.doefftnaturaUttfakunacol bsne, o còl m al e,jchejci:ha,4a venire, mali fiìperltitiofi timidi attendono a leggerez- ze limili , &:moftranod*hauereil,ceruello di Ciuetta, che in tefta alla fupeifh- tione habbiamo pofta,.e d'euere.come inienlàterCor.nacchie,e come Gufi goffi» &fcÌQCchi, che li;ftannofint0rnoal[ipicdi,poiche pongono i Ioroftudij,e' pen- ifierì fopra di quelli, & fondano fopra loro.cofi vane ofieiuationi . Onde Budeo nelle Pandette, dice, Propterea factum, ^tfuperftkioproinani etiam obierv- uafione ponatur ,; amentis eft enim iùpetftitioneprejceptorum.contra naturasti caufe trahi,. An^i Santo Ifidoro non iòlo tiene tale fuperfticione infenfata, OC vana, ma anco teputa.cofa nefanda a ccedece^cHe Dio faccia partecipi de* Tuoi difegnì le Cornacchie, Magnurfioiefa^ ha?. credere nvt Dms confilia fua corni - cibus martdet % Porta al collo mókijpoli^mi ,»elfcndo coftume.di pedone (u- perditioie, timide di -mak^ortaoo^d'cllo caratteri -. lettere^ parole perianj- tà, perarml, per Ì5fuggire;pericoliv&'/per altre co/e à'qualinon poffono recare giovamento alcuno, perche non hanno rvirtù, ne forila alc«na . MapiaceUè.a Dio,che {insili fuperlHtiofe cofefullèro eftirite con la gentilità; poiché tuttavia ne fanoanco.traVCniwJjtiam, ne fnatacwfto di quelli., che -aggrauano bene ipello il peccalo deHa fuperititione con'&tuirfi in co'ry he non fi conultne4.cl1e paro- Jedella'fiLrictura^crajlequaliffi dauerio portare /tjmpHcemente per d uotione, .come Ci "auuertifoe nel Manuale dclNauanro i Qui,confulunr,fingunc , ve) por-- ..tant c'urn certa fpe. quedasn^nominalltiipti ad aliquid habendwn , vei ftfgien dum peceat mortaliter,ex quo metti fairoSifibiDeosimagina* tur, quos veneietur , aceolàt , «fcgle&o interim vnius veri Dei hoDore,& cultu,* Impius autem eft,qui nuUòs omnino Deosselte cre.dirjl che ficonfontìa coldct to di Seneca' ,■ citato dalBeroaldofbpra Suetonio nella-vka d'Qthone cap.4. Superftitìo eft error irtfanus; » fupedtkio autem nthil aliudeft5quarhfalfi Del cultus, 6lit Deum,icarupe*ftiuQyiolat. Talcofa deuefi tanto più abbonire da ogni Ghriftiano» quanto che ècefta-- me deriuato da fugerikiofì- Gentili y fi com&conita-appiciro antichi Poeti .. Tibullo nella feconda elegia?. Et me ltiftrauit taedìsV- (Dilidio nel 7. della Metamorfosi .• 1, Multi fidafq; faces in folla fanguinis atra1 TingitycVf infe&asgeminiisaccendkin aris , Terq» fenem fiamma,tèr aqUa,ter lulphute purgat.- £c Luciano nel dialogò dì Menippo. Medio nacl:Ì& (ìlentioad'Tigridèrarfte Mimiarn duce»s^urgàuk,r1mularq^abfter^tyfaceqy;ilRiftrauit . Più a baffo . interim accertarti faeem tenenr, foàttd amplius iam fummiuo rnurure, ied Vocexjuaift ppteratmarima clàmitans funul omnes conuoeat Erynnes ,Heca- teniiQ#arnaSb;e:*£eètamq;Proferpinam .. Ellendó già laGfhtilki fpentadàl>. l»«eteite^&iì»lu*ìr«:»iuc« del noftro Saluatore, fpengan anco in tutto ,> & pet tutto da noi la di lei petnkiofa, & • infèrnal face della fuperftkione» La religione hon'oraA ©tìerua ii culto diti ino , la; fuperftitione-violà il culto di Dio ; il reiigkjfo dal fuperftkìofo con quefta diftintion* fìdifèerrte y il-lupet- ftkiolb Ha pautfa'di Bio,ma il Religiofolo teme con riuetèn^a come padre,non Gorne nemico, bellini m-a- diftintione.pofta dà Budèo iópra le Pandette, per*au> tonta di Varrone . Quale autem tlltìd eft crucd Vario rel/giofum a mperftftip- fo ea dillin* tem vereri 'Vt parentesynon vf hoites tirtiere.Grrei fnpcrfti rioia étti dindèmo-i 'niam appellarti, & dindajmonas fuperftkioios, abinconiulta, & ablurda diui- , ti£ potenti» formi di ne , huiufmodi meticuios . Scrupulòsnunc appaiane non '•■ ■jitìepro verbo,& inde fupeTmfiofos fcrupu)ofòs,inctVenirr) iempei? aliqìiid,^trod .itìoaleeos habeat, &fanquaitì lapillus. ideftfcrupulus incalcé^,f4entidem pun- &ket ; Si che li fuperìfcitiofi per tal fpauento,ch,harm^dd)a^etì^4i«iaa> 2Ì+ • ICONOLOGIA fi penfano d*e(Fere giuftamente timorati di Dio , & ardenti nelfa baona religìo- ne » ma s'ingannano , perche totalmente fono agghiacciati , & freddi nel culto diuino cofu etti dal gelido timore,che hanno, impercioche non bada adorare^ Iddio per timore, ma fi deue temere , & amare infieme , & con ardente amore hanorarlo, àC riuerirlo : Ancora li tiranni , & huomini facinorosi fi temeno . cernendoli non s'amano, ma fi odiano» cVT* con tutto ciò- per timore fi fa loto honore, ne per quello quel!' honore è volontario dato di buon cuore , perche.* non il porta a quelli amore, ma Iddio fi deue ben temere , ma con amore , do* uendo noi conforme ai principale precetto dell'ardente cariti amare Dio fopra ogni colà ? Onde li fuperftitiofi temendo, &^ non amando Dio,ancorche per tal timore esercitino digiuni, & s'occupino in oratione , 8e altre religione ope- re,non per quello fono ardenti nella religione , fi come in apparenza raoftrano d'elTere, ma fono più collo fpenti, e morti, «(Vendo priui del zelante amore ver- fo Iddk>,contto il quale per timore còmettono facrilegij bene fpeiTo,feruendofi di cofe facre, SC benedette in empio» Se mal adetto vfo applicandole a loro fu- perfticioiè imaginationi per fuggire quel che temeno , o per ottenere quel che defiderano per commodo, &? vtil loro in quella vita mortale j Onde con moU ta ragione il Tiraquello dice, che s'accolli all*Hippocrifia, an^i Bude » aflèrifee nelle Pandette , che fi piglia ancora per PHipocrifia . "Ponetur etiam a do&is fuperftitiaproeo quam he/efim vocamus. Plutarco nel trattato della fuperfti- tione proua, che per il dannofo,vitiofò, Se fpaucnteuole timore di Dio chiama* ta da Greci Diddemonia , li fuperftitiofi fieno nemici di Dio é Neceffe eli fu- perftitiofum, &^ odilfe Deos, Se metuere , quid ni enim , cuoi ab ijs maxima fibi illata e(le; illatumque iri mala exifti medium qui Deum odit»& metuit eiui ed inimicus , Ncque interim mirum ed , quod eos timens adora t ac facris ve- neratine & ad tempia alTidet , Nam tyrannos quoque coli ~videmui,& faiu. tari,ijfq> aureas (lataas poni ahijs, qui tacite eos odcrunt,oderetur , & execra» runt,e nel medefimo trattato prouaxbc li luperftitiofi fono piò empi) degl'em- pi}, e che la fuperlUtione è origine deli'impietà ; dimodo che non pollòno elic- la altrimenti ardenti di zelo di religione ancorché moftrino d'edere infiamma- ti nel culto di ella, eflendo la fuperlUtione feparata dalla religione,coroe proua Santo A golii no de Ciuitate Dei. lib,^ cap. 50. Se a lungo ne difeorre per tutto il (erto Hbr, impercioche la religione ollerua il "vero culto , Se la imperlimene il falfo . dice Lattando Firmiano. Nimirum religio veri Cultus eft#;uj erftitio falli . Habjbiamo pollo (ateo il medefimo braccio finiftro, che tiene la Candela accefa,il lepre ver fa il feno» per inoltrare , che il zelo apparente di religione del fupetftitiQiò è congionto con il vietalo timore, Se lo tiene celato dentro del (uo feno , del qual timore né fìmbolo il lepre , che le ftà nel lato manco del cuore , ellèndo che ajli timidi luperftitiofi palpita il cuote,comealli timidi lepri ; Cor- nificio poeta, chiamar foleua i loldati p-urofi, che fuggiuanojleporcs galcatos » lepri con la celata , ESuidarifecifce, che li Calabrefi da Reggio erano, come timidi, chiamati lepri Timiduraanimalculum eft lepus: vnde Regi ni lepores dicti funt. tanquam timidi, olcré di ciò'» timidi fupcrllitioij , quando s'incon- trano per viaggio in "vna lepre la iogliono pigliare per male augurio , & tenerlo per ■ÙICESA%B%1?A. sSj iti finiftro incontro, onde è quel veifo greco riportato da Suida* Phanis o lagos dyftychispij Cribus Cofpcclus lepus infelices facit calles . t/incontro del lepre fa le ftrade infelici. Nella man dritta tiene vn circolo di fte!le,e d; pianéti, ver fo li quali tìfgua*-- da con timore* perche, fecondo Lueretio'* la fuperrtitioneè vn fupcrfluo. e va- rio timore d'elle cofe, che Iranno fopradi noi, cioè rìe!?e celeri, edcliediuine_ * Autorità allegata da Sermone! luogo fopra citato,* Secundurn Lucrelium Su- perili tio eft fuperftancium rerum , id eft Otlefiium , & diuinarum , qu;e fuper hosftantinartis j & fuperfluus timor.* ^propiocoftume de'tupetftkiafi di ha- Uere timore delle Stelle, Coftellationi, Ò(T fegni delCielo,& di regolarli! con li Pianeti, Se fate vna cofa più torto di Mercordì, e Giouedì, che di Venerdì , àC Sabbato * Se più d'vn giorno, che d,vn'altro,& farla àllhora,che con ordine re- trogrado fi deputa al giorno del pianeta, che corre ; del quale errore n'è cagio- ne l'Aftrologià, dallaquale è deriuata la fupcirtitionc;(l coinè afferma Celio Ho digihO lib. 5iCap.3£>. per autorità di Varron«_ , Ex Aftrologice porto finii prò fluxille fuperftitionù omnium vanitates, locupletiilìmus au&or Vartc teftatur, Ma li timidi fuperftitiofi, ladino pure la vana fuperftitione, & il vano timo- te, che hanno delle ftelle, coftellationi , Pianeti , ót del li fegni » che nel Cielo ùpparifeono, poiché non poflonoa loro fare, ne bene, ne male » 6^ dieno pit\ torto credenza a Dio padre della verità , che a gli Aftrologi figli della bugia » il quale in Gieremia cap.x. ci ammonifcrjche non li temiamo . luxta vias gen- tium nolite dìfcere, & a fignis Cedi nolite metuere , qua? timent gentes» quia*» leges populorum "vana* iunt» & poco più abaflò ♦ Nolite ergo timere ea , quia fìec male poftunttacere, nec bene : 6C però San Gregorio nell'homi! i« X.dillè Neque enim ptopter rtellas homo, fed ftella? propter hominem faéte funt. L'huomo non è nato per ftar fottopofto alle influente delle Stelle^ ma le ftelle^. fono fatreper feruitio deirhuomo . § f R A f A G E M M A M 1 t t f A R I BelSìg. Giouarmi Zar aitino Cafiellinot, PÌN G A S ì vn'hùomó armato, che porti in teftà né* Cimièro quefto mot to Gre co,he doloihe bibhìiterrà lo (tocco cintò al fìhìftrò lato, e dal braé* ciò firiiftro -yha rotella, rieliaqùàle Ila dipìnta yna ftahòcchià>ché porti in boc- ca per trauerfo vh pe^zò di canna -, incóntro ali* HidrÒ animale aquatile fatto a girila di lerpéiìlquàle con la bocca apèrta cerchi diùb'rarla » apjyo'ggieià la mari Vlèftrà al fiancò toh braùura, gli federi préilo li piedi da vh canto vn Leopardo ardito con la tetta àlca,& ih cima del Cimiero pongali Vh Delfino^ Quèfta figura è totalmente contrària ài parete di Alefiahdrò Màghójiìqual* àbiYorrì oltrambdò !ó Stratagèmma , & perciò ertendò égli perfuafo da Parme* hiónè, che àffàlràile àH'improdifo li hemici di hotte,rifpofe,che tra brutta cofà, ad vn Capitanó.rubbare la vittoria;, e che ad Vh AlefF. fi cèuenrua vincere lenita ihgàn. ni. Vielor iam furati^ ihCjUititurpe tft rfcahifefte>ac fitte "dòlo Alesati dtutfi ** sincere i86 IC ONO L 0 G I*A STRATAGEMMA MILITARE, "vincere oportet , riferifce Arriano ., non ottante quefto altiero detto eeniìde- rando, che Alellandro Magno hi nelle attioni fue precipitoio,& hebbe per l'or- denario più temerità, & ardire,che «irta di fattela, la quale vuole eliere con- giunta con la prudenza , Se col configlio . Habbiamo coluto/ormate la pre- iente figura de lo Stra.tagéma,come atto conue»icnte,an^i necertaxioad y.n Ca pitanio, al quale s'appartiene non tanto con for^a , & brauura eipugnareii no- mici, quanto all'occorrenze per la falute propia della patria , 8^ deirefercito fuo fuperarli col conleglio, 6C~ con l'ingegno , nel quale confitte lo ftratagem* ma : perche lo ftratagemma non è altroché 'vn fatto egregio militare trattato più col confcglio,& ingegno, che eoa il 'valore, ciotte, impercioche forte^a e (è alcuno con valore combattendo , lì nemici vince : Conieglio pofeia oltrc^ al combattere con arte , *& con aftutiaconfeguir la "vittoria . Fortitudo enim e&Jì quis rubare pugnante* hoiles deuincit : Confiiium vero extra prxlium. arte, BICESA%E%IPA. tS7 ite i atq'ie djlo Vi&oriam àdipifci : Dice Policno Macedonio ne! proemio de ;li (boi ftiatàgemmi, Autóre greco molto graue* & antico , che fiorì nel tem- idi Antonino* 3^ Vero imperatori , dal quale hanno apertamente rubbato rèrti Autóri volgari de i noftri tempi * Soggiunge il medefimo Autore,che la^. jnncipàl Fa|>;cn^i de* fingulari Capitante certamente lenivi periglio acquiftar a ^vittoria , ottima cofa è poi andare ìmaginaiìdo qualche cofa » accioche col >iuditio,é configho fcorgendò auanti il fine della battaglia fi riporti la v teoria . Dptirhum 'vero eft ( dice egli bufando il tefto greco, per non arrecar tedio) in pfa acie quiddariì machinari j~vt cohfilio prsueniente finem prxlij *"viófcoria-> paretùr . Ilche pare ancona nfe perfiiada Hsmerò* che (pelle volte dice , he dolo he bijphi j feu dolo ,] féu vi ; cio^j ò con ingannò>ò con for^a, e quefto è il mot - co , che habbiamò poftò fopra ii Cimiero del noftró Stratagemma , che pari - mente fi lègge in Potieho , dal cui detto fi deiiua quello di Vergilio nel 2. dtlle Eneide in perfoha di Coirebo * Mùtenius Gypeos ; D^naUmq; infìgnia nobis Apteiiius dslus, ah virtusj quis ih hofte reejuirat ? qtt Vfi dice dica procuriamo pur noi di cótìfegùir vittoria con tal ftratagemma, mutiamo gli ftud; j, accora- modiànci gli elmi >& l'infcgne de' Greci,* chi poi vorrreUàle alla forìa , 8^*vnoftraìagemma 01'dfto prudentemente, fuperagran copia difoldati ,dice Euripide in Antiope. Confilium (apientér initium multa's maiius vincit : impetitia vero cum multi - cudinte defcerms mahim eit,& il medefimo in Bolo . Exiguum eft 'viri xobur, prarualeat autem aiiimi induftrià, femper enim virum imperitHm>& robufturn corpore min'u's timeo, qUam imbeciUem , & veriatum . Veggafi circa ciò il fermònè 54, di Stobeo , doue ci fonotnolte fentenzo in fauor delio Stratagemma, Quindi è.che Lifandto e(fendoglÌTinfacciato,che con inganni facell'e molte cofe indegne, ri'fpoie,che quando non baftaua la pel- le del Leone, faceua di meftièrò cucirla con la pelle della Volpe,* Vbi Leonina pellis non fufrtìrit,j;bi adfuer>da«eft Vulpina,dice Plutarco negli Apofcemmi,vo- lendo inferire-, che dduenoh bàftando le forze ydeuòno fupplirePaftutie de lo ftràtagemma ; Ij primo che ì'^vfàlìè tra Greci yrirerifee Mienofu Sififo figli - uolo di Eolo, il fecondo Autolieo figliuòlo di Mercurio» il terzoiPròteo, ó\^ il quarto Vlillè che Hcmèro chiamò poylcrétòsj, cioè vafer, attuto., & dipkVfà th'egiiAÉfib nella nona Odiirea Guanti ^eflere àftuto,^ fraudolente. Sum Vlyfles^aertiadesjquì òmnibus dolis •Hominibus curi fum ,vtmea gloria cejum àttingifc Vlillè io fon del granLaertc figlio, Che per gl'inganni miei, de' quali abbonda - Dillimàfònoatuttiglìmortaliv, * E la mia gloria giùnge Minò al £ièh>. Mutiffi tuo Capitano fu anco Ambile Caf tàgitìefeje moltoleft© inrrirroti& nuoui 2SS ICONOLOGIA noui (Iratagemmi, e come Tenue Emilio Trobo nella Tua vita , quando non era eguale di for^e,combatteua con i'ingegno,e congl'inganni,e per venire alTef plicatione della noftra figura , rapprefèntiarno lo ftratagemma turco armato perche iìafì ilCapitanio inferiore, o fuperiore di for^e,(ìafi egli per combattere con for^a,o con inganni, fa me(tiero,ch'egli fia Tempre prouifto, onde Cinctu- ti , acciw&i,& pra?cinóri Milites : detti Tono quelli "vaiorolì , e vigilanti fbldati che mai non (tanno fènz'arme , e come deuc fare ogni accorto (oldato , hanno Tempre la Tpada alla cinturai la mano pronta, ed apparecchiata al combattere fi come difeinci Tono li poltroni inubili alla militia, di che Seruio (opra Vergilto nel fine dell'Ottauo, Onde Augufto daua per ignominiofà pena a* soldati tra* (curati,che ftelfero diTcinti, Ten^a cinta militare diTarmati . RappreTentiamo lo ftratagemma tutto armato con lo flocco al fianco : per- che fiali il Capitano inferiore,o Tuperiore di forze; fiali egllper combattere con forza,o con ingannila me(ricre,ch'egli (ìa Tempie prouifto; onde è che da lati- ni cinéti cinétuti, pra.*cindti,& accincii milites Tono detti quelli 'Valorofì , 6^ "vigilanti fòldatijche ftanno cinti con le lor»armi,eilèndoche ogn'accorto Tol- dato deue Tempre tenere Tarmi Tue con Te, la Tpada alla cinta,e la mano pronta, ed apparecchiata a combattere : per lo contrario Difcincli fono detti li poltro* ni, inabili alia militia, diche Seruio Topra Verg. nel fine dell'Ottauo ; però Au- gullo daua per pena ignominioTa a*To!dati delinquenti, che ftello diTcinti, fèn» ^a cinta militare, e iTarmati, come indegni di portare armi : ma caftigati più (e- tienmentc erano quelli foldati,che volontariamente per pigri tia,ò dapocaggì* ne hauedero la (là ce le armi , maflimamente la Tpada . Corbulone Capitano di Claudio Imperadore, fece morire vn Toldato,che Tenza Tpada» ed vn'altro che_* col pugnale Tolamente ^appaila intorno ad vn Baftione , Cornelio Tacito libr, xi, Ferunt militem quia valium non accinctus , & alium quia pugione tantum accinóìus foderet , morte punitos . E Te bene rifteflò Hiftorico non lo può crc«- dere,parendogli uoppa Teuerkà ; nondimeno tengo,cheCorbulone3ilqualpto meua in riformar la militia, pur troppo lo facefle ; ne lo fece per feuerità di fuo capriccio , ma per rigore della diTciplina , e legge militare j atteTo che era de» bito de* Toldati, quando elfi zappauano , e faceuano fofTe per fortificare gli al» ioggiamenti del campo, tener la Tpada al fianco, deporti giù gli Tcudi,c le baga- giie loro fbpra i propij legni intorno alla miTura de* piedi ailègnata a ciascuna-» Centuria per fcouarla, nella guiTa che certifica Giulio Frontino , che Tcnllè del- l'arte militare , molti, e molti anni inuero doppo Tacito , ma conTot me alli co- dumi de' maggiori tratti da diuerfì Hiftorici più antichi: dice egli nel ter^o hb, cap.8.Scatiuscautem caftra afflate, vel hyeme,hofte vicino, maiore cura, ac la- bore fii mantibus . Nam lingula? Centuria' diuidentibus campidudì:oribus,óc" principibus,accipiunt pedaturus,& Tcutis,ac larcinis Tuis in orbem circa propit fjgna difpofitis , cin&i gladio foflàm aperiunt : oltreché corta per leggi , che fi puniuano capitalmente quelli, che haueflèrp alienata, venduca,perduta,o lalìa- ta la Tpada. Pauolo GiurifconTulto nel libro delle pene de' ioldaci, 1. Qui con:-* meatus .rf.de re mi liuti; e Modellino hb.^delle penejib. 3. rKde re militari , Frano anco cinti d'arme per fine quando pian tauano , quando poi cenauano con I DI CESSARE %ìfJ. ** > lon l'Imperadore fciolti , e difarmati , come narra Giulio Capitolino ned* v uitati (Iellate d'oro ; òC perche diffidi cofa era nella Corre Palatina trouar chi ì'haueffe prefe , i foldati quieti fi comporta uano la perdita , ma di nuauoinui- tati non voleuano più fciolerfi Le cinte . Poftea rogati ad conui.um cinedi acca- buerunt . Cumq; ab his qua?retetur , cur non fòluerenc cingulum , «{ponchi - fé dicuntur Salonino deferìmus, atque hinc .traftum moterp , vt deinceps cum Imperatore cin&i difeumbetent, In quanto a gii animali figurati,prima ch'io venga alla loro efpofitioncmetv terò in confideratione , che il Capitano per due effetti fi ferue dello ftracagem- ma,alle "Volte per faluar feftefibfolamente^iiandoèpouerodifoi^e^en^a curarli dì fuperareii nemico, riputando aliai guadagno ma ntenerfi in vita in- sieme col fuo efferato . Altre volte poi , quando è più potente , fé ne ferue-r per sbaragliare f esèrcito nemico con rifeluto penfiero di rimanere vincitore $ t quella due effètti fono rapprefen tati dalla natura degli animali propoflhe pec venire al primo , Racconta Éliano Hiftorico nel primo lib, cap. 2. che in Egit- to la Rana è dotata di particular prudenza » impercioche fé s'incontra neh'Hi«* dro alunno del Nilo nemico fno,conofi:endofi inferiore di for^e,fubbito prende vn pe^o di canna in boccale la porta ftretta per trauer/ò ,ondef Hidro non U può inghiottire, perche non ha tanto larga !abocca,cuianto fi (tende la Canna* ed in quefta guifa la ranocchia con la fila aftutia fcampa dalla for^a del-Hidro, il quale è ferpe di bella vifta, ma di atroce veneno, di cui Plinio iib.2.p.cap.4 di- ce , In orbe terrarurn pulcherrimum anguium genius ed , quod m aqua "viuif Hydri vocantur, nullius ferpentium inferiores veneno: fotto quefto effetto ca- de quello ftratagernma de'Britann^ò vogliamo dire Ingiefi,i qu3ji ritrouanduft inferiori di Cefare , tagliorno buona quantità d'arbori , e li attrauerforno molti fpeflì in vna fclua,pet la quale parlar doueua Cefare,e ciò fecero per impedirgli i'ingrellò ; Vn'altro ftratagernma vsò /Pompeo in Btundufio turbato dalla ve* nuta, che intefe di Ceiare , donde Collo fi pani, e per ritardar l'impeto di CeGi- re, fece murar le porte, e fece fare fatò a trauerfo le vie, pia ntandoui leoni àgu*' %i coperti di terra . Il fuo figliuolo ancora Scfto Pompeo in Ifpagnaad A te» uà cernendo la venuta di Cefare fece attraueifare Carri ver le fede per trattenere l'efèrcito nimico,«d hauere più tempo di ritirarfi,e foftificatfi in Ccrdotìa doue egliandò; Anibale fimìlmente vedendoli con dtfauantaggio cMufi qusfi tuli i palli da Q.Fabio Mzffimo ; lo tenr e a b?.da ruttori giòrnetvénendo poi la notte iceeh certi (armenti in fu fé corna di moki bouijgJi'muiò yeifo il monte,ifona!e pettacolo sbigottì di forte Tefercito Rornano,che ncn fu alcuno, -ch'hau? Ile -ài jire d'vfcirc de' riparie con tale ftratagéma trattenuto il Campo'nemico. fé ne uggì fèr^a detrimento del fuo effercito.fi fecondo effetto ^quando, il Capitano itrouandofi ptouiffo di for^ma però con qualche difauantaqcjo.penfad' ki- -lire con l'ingegnò,* con l'aftutie indurre Pìnimicp à qualche paffò nò penf to, Qi girarlo in mediche con fua ficure^i verga a fotiomctteilo per inaizra !e T alia àpi ICONOLOGIA alla glornfa vittoria : Di ut natura è il fiero Leopardo , il quale non fidandoft nelle fue for^s contro il leone, cerca di metterli al (ìcuro con si ratta altutia : fà: egli vrta cauernaych'habbia due bocche,l'v,na penwntrare , l'altra per vfcìre lar- ghe am'bédue,ma (trette nel mezzo»quarido Ci vede perfeguitato dal leone fug- ge nelU caiierna,oue il leone dal defìderio di trionfar di lui lottentra con tanto' impeto , che per la groife^a del fuo corpo s'inalba in modo nella ftrettura di mezzo* che non può andare auanti,ilchefapèndo il Lcopardo,che per la /ot- tiglie^a del fuo corpo' palla veloce la buca fatta , ritorna dalla parte oppofuaj dentro la fbflà\e con li denti,' e iVnghiè lacèra,e sbrana il leone dal canto di die tro. Et fìc ixpe artépotius,quarrì viribus de leone obtinét vicloriam leopardus,' dice Bartolomeo Anglico,' De proprie tatibus rerum lib. i 8.capi6$; 5imili aftutié onò di quelli accoréi guerrieri, che fanno dare nelle fue imbo- fcate le nemiche iqù'adre,come fece Anibale a Tito SempronoGracco,e Celare a gli Heluetij; 6 dir vogliamo Sùi^zeri ,iquali guereggiando con lui entrarono ne i confini de ifran^efié de'Romani con numero intorno a ottanta milia,de* quali io. miiia poteuano poi tat l'armi ; Cefaré Tempre ritirandoli cedeua loro,- vn giorno, i Barbari perciò maggior ndutia prendendo lopetfeguitauano ,mi voléndofi eiii pallàr il fiume Rodano, Céfare non molto inan^i accampò.ondc i Barbati hauendo palpato cori gran fatica l'impctùbfo fiume, ma non tutti,vo- lendòhé paffare ancora il giorno féguente , jo. riiilia ,- quelli , che erano pafìatì fianchi fonìa la' riua fi ri pof auano * Céfare la notte afìalendoli * gli vccifè quali tutti>elTendo loro interrotta la facoltà di ritornarféne per lo fiume ; altri ftrata- gemrrii a quéfto propoli to recar fi pòtriano, ma ballino quefti,rimettendo il lefc tore curiofó di faper varij ftratagemmi al fudetto Polieno , a Giulio Frontino, a quelli pochi dì Valerio MaflirhOi e di RarTaci Voiaterrano t ed alle éopioie rac- colte de* Moderni^ 11 Delfinoifopra il Cimiero,fu irhprefa di Vlitfe autore duelli ftratagernmì,e fé bene lo por taua nello feudo per grata memoriajch'vn Delfino liberò Telemaco fuo figliuolo daH'onde,nelle quali era caduto,fecondo la cagione éfpofta la Più tare© per autorità di ZacintOicd Crirehò; nondimeno potiamo dlre,che ftia be ne ad Vliile il Delfino animale aftUto,e lcaitro,come fimboio dello flratagethaj ed attinia conueniente ad vn Càpitanojperchè il Delfino è capo,e Rè degl'aqua tili,ve]oce,pronto,iagace,ed accoitojcome deue èfltre ógni Re,Gemralé,è Ca- pitano d'ellerciti; fagace,ed accorto in lapet pigliai partiti in ardue oceafìòhì t vcloce,C pronto in eseguirli: Ha l'attuto Delfino molto conofeimento* e confi- la quando è per ccrhbatttre coi) il C tocodillo fcroce,e pcfhfera beftia,a cui egli e inferior di for^a* ftnrlo nella parte piti debile ien^a (uo periglio: Vuol egli dal Mareencrar nel Nilo,il Crocodrillo non Io potendo compoitare,come le gli oc cupalleil iuo regno, cerca di cacciarlo via jdcUeil Delfino non potendo con la fòr^a, lo vince con l'altutiàieilo ha fui dolio penne taglienti come coitelli,e pct che la natura ha dato ad ogni animale , che non iolo conofea le cole a lui gioue- u iaeo fc^ atterriti immergunt Delphini , fubeuntefque ajuum illa lecantfpina; poi- che chiaramente apparifee ,che il Delfino '"vinceil fuo nemico mediante j'a« ihitia, totalmente pernia di ftratagemma; con ragione lo veniamo a figura- re (ìmbolodeirifteflro ftratagemma nel cimiero in tefta, per dimoftrare la tolle- ri tud ine., j&iprefte,^a , xonla.quaJe ne' cali argenti fi .deuexol penfiero im- maginare lo Itracagemma , ed immaginato con |a jnedefima iollecitudine , e-, prefte^a ponerlo in eflecutione: come ì Delfini, fanno quelli Capitani di giù - -ditio , i quali informatilldel (ito , Se dell'ordinanza del capo.nemjco , i*atìàl- tano da quella banda , doue conofeono da più.dtbile , e facile a romperlo, & metterlo in sbaraglio.: emendo il Delfino minoredi foi^a , e di llatura.del Cro- eodiflojche perl^rdinariopaila ventidue;braccia dilungherà , imperando- lo, e vincendolo, può feunre perfimbolo a quelli ,ehe (ono.rninoii^di/ion te- mere i nemici maggiorivd> loro : però quelli , che fononi più.polto , e di .mag- gior nerbo _, ftiano auuertiti dinon andar ta.nto.aItieri perle for^e loro , che_> fpre^inolirminQri , exonbrauure , ed orgoglio facciano Iqro oltraggjo^perche non vi è hiuno,per^rande,che.fia,.che,CQn:lo;ftratagernma;giunger non fi po£. fa da quallluoglia infima perfona. A cane non magno fa?petenetur aper.. 5peflo il Cignal da picciol can s'afferra,, Piccf^o è èo Scarabeo , jSc^ nondimeno con aftutia(ì mendica delf Aqui- la , nella gui fa* che narra 4*Aloiato «èli- Emblema, cento {eifantaorto, piccio- loè l'Ichneumone., da «olino chiamato Enidro animaltttc ornile alla Don- noia , come n'auuertifce Hermolao Baibarofopra Pliino libro Decimo .capi- io fetantaquatt-r© da.alcuniienuto force d'india,^ .pure quefta .beflioia^ attutandoli nella creta iene-la corsia feccandofcla al Sole , $C contio i'Af- pide combatte riparandocon la coda i.colpi ^finche .con i! capo obliquo lif guardando fi slancia -dentro le fauci .d'eli* Afpide ; l'itilo qmndo ^cdeii Ctocod.llo con la bocca aperta ( allettato d*l Rè d'vccelJi detto Trochiio , che glie la fa tenere aperta, grattandoghela delicatamente , 6C beccandogli le^ ianguiiughe, come dice Hercdoto , vi fé gli auuenta dentro , gii rode le inte- riora , e come acuto dardo gli trapalla ii ventre , donde le n'e/ce fuora. . T z L'Egidio Wp ICONOLOGIA L'Fgitho parimenti e picciolo augèllo da Arinotele detto, Salo , da Achille , •Cocchio nell'Emblema .pìl Acanthe, che da alcuni pigliali per il cardello,deU •la qual differenza Hermolad Barbaro fopra Plinio libro Decimo capitolo 33; 52, 6^ 74. nondimeno fimilé augelletto fi sfoga centra 1* Afino , che trsu li fpini doucl'Egitho celia, ttregolandoiì* gli guatta il nido, perciò gli fàlt a-» con impeto addotto , e col becco gli punge gli occhi , 6^ le piaghe , che tal 'Volta fuole hauere fai cello , 3^ nella fchiena . Il Delfino ancora 'vien Cd* perato da ~vn picelo! pefee , che per Enigma lo propone Bernardino Ilota n*l* i'£gloga x. piscatoria \ Dimmi qua! piccioltoelce 1! Ma re accoglie, Che col Delfi n combatte , & vincer potè* Quarpìcciolpefce fi 'Voglia inferire , non so di certo , mi iouuien hetiCs cheli Delfino è nemico del Pompilo chiamato anco da alcuni Mautilio pe- ice picciolo, del quale Àtheneo nel fectimo libro ne tratta difufamente luo- gomokocuriofojoue tra le altre dice ,. chele il Delfino Io mangia^ , non lo mangia fen%àpen?~; atteioche fubbito mangiato , rimane addolorato, ed inquieto ,, tanto che fianco ed infermo vien ributtato dall' onde al lito , oue_* diiienta etto preda, e cibo d'altri -, ma fiafi che pefee picciolo fi voglia . La con- cilinone è, che li maggiori pottònoettère fupcrati dalli minori, cmalfiuoglia pec abietto»che fia , è da temerfi, Publio ne i mimi « Inimicum qtaamuis fiumi lem, doétè efì: metutre v Quelli dunque , che nelle forile loro fi confidano , nelle proue di crudeltà , €■ misfatti commetti, &T fanno del brauaccio, fi attengano di fare ingiurie ad altrui , e credano pure ,che quelli fteflì infilici , ch'elfi hanno fatto adaftri,po£ ibno efler fatti a loro , e fi ricordino , che ehi non può efler *vinto con egual for^a , è -vinto con aftutie , e ttratagemmi ; & chi non pub eflere fuperato da 'vno-, è fuperato da più ; motto che fu detto in Greco a Maflìmino Imperatoi feioce f che per la Aia robutte^a , c\^ grande tiratura II teneoa inuincibile.. Qui ab vno non poteft occidi , a rnultis occidkur > Elephas grandis eft , & occiditur , Leo fortis eft, & occidicur ,- Caue mulcos , fi fingulos non times . Il fenfo de* quali verfi porti da Giulio Capitolino fu da Ludouico Ùolce ae* conciamente tradotto, ma noi lattato c'a parte ogni acconcio, e pompatile pa- iole folamente ci tederemo . Quel,che non pub da vn fol efier vecifo i Da molti ben soccide , E grande l'Elefante , e pur soccide , Fort'é il L eon , ed egli ancor sWecide , Guardati pur da più , s'vn fol non temi * $en lo prouò l'infoiente Mattìmino , il quale ripoiandofi infiefflé col fi- glio lui mezzo giorno all'attedio d'Aquile* nel fuo padiglione, fu da' ibi dati amnu^- DI CESeARM %IFJ. 293 ammanito colimedefimo figlio » mandatane le.tefte d'aro becitte a Roma ; uà folamen^e da.moltitudi»e,di persone ,,ma da yn jntaigio jblorogni alto peri©, naggio pubelTere/uperatqjCQme ilCtocodrillo dal Delfino per via di ftratagem ima . Aod, nel ter.^o de' giudici , portando premènti adfiglon Rè de Moabiti f iinfe d'hauergli a dir parola di Cedreto, entrato folo dal Rè lo.percoflè a^moitc* ,nel yentrecon vncpltellq,cbe tagliaua d'ogni canto: caforinoua toaVterapi.no- ;ftri nel 1 580. da. FraGiacppo Clemente dell' Qxd. de* Pred. chefotto colore iì sprefentare alcune lettere adHenrico Ter^o Rèdi Francia,nel porgerle chinaivr idofi a fargli, riueren^a.inginoccbione , lo ferì parimenti con ynfimile colteli© suel pcttignone;iebène il fuo^ sfai uo,. ed. egli fu* fubbitp da circoftanti.yccifò , auanti che fpiraiTe ìhRè. Salirafi- ìmilrnente l'animofa,vedoua Gjudith alla Patria fuatornò con la tefta d'HoIor fferne Principe degli Adiri}. Paufania giquane di niuno folpett© ( comedicft* sGiufHno) e'fendofipM ^Ite querelato a Filippo .Rè di Macedonia del|a~y:ÌQ» iJen^a fattajli, da Attalo, 'Vedendo^tie(il;Rè!nonIo puniua, an-^i fé ne ridejua»^ inanoraua rauuerfario, lafTato il Reo , prefe vendetta dall'iniquo G judice , ara- .magandolo in. vno ftretto palio lontano dalla fila guardia . Vna ,vepe,f : liberare il figliuolo dal pericolo, butto addotto a Pirro «ynja tegola,. che/vccife, per .quaJìtonarra Plutarco- "vln ^erfi,ano(.aftutam ente. con ~vr?aft:a trafirte-Qiu- ijiano Apoftata Imperatore GiopSatt^Egnatio . Perfis(adepto imperio ) feellura Jndixit, *\bi duni inconfultius agir, Perfce, viri dolo in defèrta cum exetcitu dii- ,#us, conto tratec'tusperijt, Stefano.Procuratore,comefefuireinfermoìCpm- rparue col braccio: fini ftro infafciato auanti;Pomitiano„ImperatQre,ilqua(e rnea Jtreilau aintento a leggere certi, memoriali ,xhc gli diede,fu da luiferito nell'in- ;guinagliacon.vn coltello: con ta]e a.ftutja *yn 'Procuratore domò vnmoftxo di .crudeltà formidabile a tutti pertanto fangue di nobili, eh' egli fece fpargere; ,4i manieracene li-torti,egi1ngiuriofì oltraggi public*, e priuati fattila' Grandi* vVengono vendicati etiamdio da 'vn mjnjmo folo per via di (tratagemma.. •Ponemoil De!£no fopra iLCimiero,fi perche il Delfino(come cofta ne li ge- .aials diAleirandro ììb.6. cap»2j . ) fu imprefadi Vliffe Autore di Stratagemmi^ tae fenza ragione, perche il Delfino jcapo,e Rè degl'aquatili/è animale lagace-» accorto,:pronto,-e,veloce,come decedere ogni Rè, Generale,e CapitanodV- : feccia, fagace,j& accorto in faper pigliar partiti in ardue. occanoni, veloce, òC pronto in e{feguirli.:vsì ancopercheil Delfino è di,mo!to,conofcimentq,;& con- sidera quando èper combattere coni! Crocodìllo feroce ,&,venenofa beftia fe- rirlo nelle partepiu debile ^n?a fuo periglio,, non gli va incontrp per hauere il Cocodrillo grande apertura di bocca munita di cetnbili.dkn.tj .ordini a guiladi pettini, & perche anco è armato dVnghie.fpauenteuolU ne Io#(Talta di fopra^ » perche ha la fchiena,& la pelle dura,che refifte ad ogni colpo, ma come accor- to, & deliro palla veloce fotto acqua, & va con l'acute penne,che fui dorfo tie- »e à ferirlo rei *\*ntre, perche sì che in tal parte è tenero,molie,$: facile* tra- palarlo, & con tal fìratagemma l'vccide riferifee Solino in tal guifa .. 1 Capita- ai di giuditioinfoimatifi del filò, & dell'ordinanza del campo nemico lo ai|al- T 3 un© àpf. ICONOLOGIA tano da quella banda, doue conofconafia più debole, facile a romperlo, e me** terlo in sbaraglio, fi che il Delfino,fe bene minore di for^e, e di ftatura al Coco- drillo,che per l'ordinario palla ventidue braccia di grandezza,!© fupeia,& l'vc- cide, dal che ponno prendete ardire quelli , che fono minori, di non temere de' nemici maggiori di ìoro,e qa*Mi,che fono di pur polio, & di maggior nerbo,ftij che con lo Itratagemma giunger non fi polla da qualfiuoglia mimmo A cane non magno fa? pe tetaetur Ape* Speffo il Cignal da piceiol can s'afferra * Picciolo è riebneumone da Solino chiamata Enidro animafetto fintile aila-r donnola, cotne auuertilee Hermoiao Barbaro fopra Plinio lib.x^ap.^^^da aleuv »i tenuto per force d'Indiale pure quefta befriola attufandofi nella Creta, fé ne fa corata feceandofela al Sole •,& co-ntra TAfpide combatte riparando con lau coda i colpi nemici , -finche ton il capo obliquo riguardando , fi slancia denteo le fauci dell* afpide , & quando vccffc il Cocodrillocon la bocca aperta allettato» dal Rè d'^Yceelli detto Throchilo, & da Suetonio in Cefare Regaliolo , che glie la fa tenere aperta grattandogliela delicatamente, fé gli auenta dencro,gli rode le interiora, & come acuto dardo gii trapalila il ventre, donde fé n'cfcc fuoia » L*£githo è anch'egli piccioli Augello da Ariftotrle detto Salo ; òa Achille Boc- chio nell'Emblema elfino ancor» fuol eflcre fuperaco da vn piceiol pefee , & pei enigma la- prepone Becnardiru Rota nella x.pifcatorJa* Dimmi qual piceiol pefee ri mar accoglierne col Delrm combatte* , e vince* pUote * Ch'io per me credo, che (ìa il -Pompilo detto anco Nautilio , pefee ini- micilTimodel Delfinoidelquale AtheneO nel 7. li. ne tratta molto copiofamen- te, degno d'enere dagli ftudiofi veduto* Quelli adunque* che nelle for^e 'oro fi confidano , e fanno del bravaccio , fi aftenghino di non fare ingiuria a niuno , ancorché inferiore dì forj&a , -e di peribna , & fi ricordino, che chi non pubcilèi *Vinto con vgual for^, è -vinto con afìutic, e ftratagemmi,©^ chi non pub et- fere fuperato da vno , e vinto da più } motto che fu detto in greco a Mammine Imperatore, che per la fua robufte^aj e gran ftatura di corpo fi teheua per im« mortale , & inuincibite * Qui ab vno non poteft occidi a mukis occiditur* Blephas grandi s etti òC occiditur Leo fortis elt , 6^ occiditur. Cauc multos , fi fingulos non times » Il fenfo de* quali -vern polli da Giulio Capitolino nella "vita del detto Impe latore è quello a verfo, per veriò • Chi DI CESSARE %IPA. 2?j Chi non {j pub da vn Solida più-sVccide , E grande rEefante»e par s'vccide. Forte è il Leon,ed'egli ancor s'vccide Se vn Coi nontcmùhabiji timor di motti, E ben lo prono l'infoiente Maffimino,iIquale ritrouandofi a l'afledio di Aqui eia,mentre fui mezzo giorno fi ripofàua infieme eoi uWfiglio nel 'tao Padiglio- fie.fu da* Tuoi propij (bldati Romaniche erano da lui (frappatati ,vccifofcoi me defimo figlio, mandatene d'ambedue le tefte a Roma, in tal maniera fi ©prime t'infolen padelle genti peruerfè , mediante lo ftratagemma. Si come anco fu Domitiano imperatore percoffb , & morto da Stefano procuratore con attuto (Itatagemma , fingendoti ammalato , portando il braccio (ÌKÌftro irauoko con- fafcie di lana, tra' quali afcofeil coltello per leuare ogni fofpetco di macchina- to (Irata p-m ma * TARDITÀ. DONNA veftita di beret tino, Se hauerà la faccia, & la fronte grande, da- rà a cauallo fopra vna gran Te(tuggine,Jaquale regga con la briglia, &y^ (ari coronata di giuggiolo» attero tardiflìmoà frutta. TEMPERANZA, DONNA -veftitadi porpora* nella deftra mano te»ga "vn ramo di pat- os a, & n elk fin i (t ra vn freno* La temperanza è vna mediocrità determinata con vera ragione circa? gt*- eeri , o\^ difpiaceri del corpo* per conto delgiufto.» -Si. del tatto, v(ando(ì co- me fi conuiene per amor delf heneftojóc^ dcll'vtrle; che "fia -mediocrità fi mo« fka col veftimentodi porpora comporto di due dmer^ì (Timi colori, li cjualicofi porli infieme fanno apparire vna diletteli© le, &T vaga cornpo&tione,come due eftr-emi guardati 4& ~vn fagace-, éc^_ accorto intelletto , ne nafee vn'idea, Ó^^ vn concetto di molta perfettione,laquale poi tmnifeirata nelPopere dimandia- mo con ometto nome di temperanza -, per moitrace, che £a circa i piaceri , cV^ difpiaceri del corpo, Leiì dà la palma in mano, firnfeolodel premicene hanno ki cielo ^uelli,che dominando alle paffioni, hanno fogg'ogati fe$eili. La palma non fi piega , ancorché le ftiano fopra giandilTimi peli , an^i fi fol- }eua* come dicono liicrittoriycon" anco l'animo tempera per dimoftrart-# . officio iella temperanti , Che è di raffrenare, e moderare gli appetiti dell'ani » feo,> fecondo i tempi , lignificandoli anco per lo tempo la mifuta del raotOiS^ Seda quiete,'perche con la-temperanza fi mifufanoi mouim^i ti dell'animo» j{ fi danno r termini ddì'v'riay& dall'altra b.inda>da'quali vfeendo la temperane*, £ guaita come ì fiumi', che vanno fuori delle fponde loro . L'Elefante dal T^ieiio nel 2. libro , e porto perla temperanza, perche eflènds» i'fluefatto* advna certa quantità di cibo ,. non vuol mai paflare il (olito,! pren- dendo tolo' tanfo, quanto è fua "vfart:£a per cibarfi •>' Ed a queltopropofito1 Plu- tarco raceoìifaiChe hr Sigia hauendb^oieriiidareot dine dal filo Signore di: da- re vna'mifa*adiftóadail-gÌ€)?no'ad:vno Efcrante> chebaueuja * il iètuidorepef moki giofni' fece ftare dettoanrn^alefoio con me^za mifurax che fon© collegate mfierne per al- rùriè for^e occulte *nonv(atitffcó di efprimerto co» pi» manifèflo fegno -, e più ìròpio gier onirico, che figurate \t fopradette due herbe, o piante , che dir 'vo- ciamo,ciéjè rhelitrop*os e'lSeHnot*opÌ0*percioche quella fi muoue,egira fev rorido il Mèi e r|fleftà feeOfi*d#la Luna * e éicefi^he ci fono de gj altri fiori tan- 0 d'alberi, quanto d'herbe « che dimeftrano far il rnedefimo>ma non già pia rtfidéntemeh tè di cjtìéfteilu* ^on4e è da fapere, che gl^Egittij teneuano , eh e urte le cofe batìeilero Vito ifteilò ofcii nettando falche haueiferadipcnden^a iaile Superiori, e con qaelfe folTero c»llega*e^naper for^a dell'in teletto,v« 'ai- fa pét for^a della ragione , vn Wa 4elìa iiàttira» vn'alwa delfcnfo , e cofi cia- D 2?$ ICONOLOGIA ièuna feguifTe la Tua, con la quale beni/limo fi confacele. TEMPESTA NINFA DELL'ARIA, Vedi a Grandine- • TEMPO. HV'O M O vecchio , veftito di cangiante color vario , Se diuerfo , farà il detto redimento riccamente fatto"à (telle , perche di tempo , in tempo effe fono dominatrici alle colè corrottiteli, farà coronato di rofè , di fpighe, di frutti,e di tronchi lecchi come Rè, e llgnore dell'anno, e deJle ftagioni; (tara fo* pra il circolo del Zodiaco, perche la Tua virtù è la sii nel Cielo altamente collo- cata , & mifurando a noi i moti del Sole , ÓY de gli altri pianeti, ci diftingue , 8c eftingue i meli , gli anni , & l'età ; terrà vn fpecchio in mano , il quale ci fa e nofeere , che del tempo folo il prefente fi vede , & ha Telici e, ilquale per anco ta è tanto breue, & inccrto»che non auan^a la falla imagine dello fpecchio . A canto hauerà vn fanciullo magro,& macilente , da vna banda ; & dall'ai tra vn'altro bello,& graffo, ambidue con lo fpecchio:;, & fono il tempo pallato * che fi va confumando nelle memorie degli h uomini , & il futuro, cheaccrefcc le (peran^e tuttauia . A* piedi farà vn libro grande , nel quale^due altri fanciulli fermano, tenendo l'vno lignificato per lo giorno,il S©Je in tefta,& 1 altro per la notte , la Luna • ■ Tempo . VEcchio veftito di varij colori , nella deftra mano terrà vna /èrpe rinolta.» in circolo , mcftrer^ di andare con la tardità', & lente^a , hauerà il ca- po coperto di vn velo di color "veide , fopra alla chioma canuta , perche il fred- do, & le neui lignificati nella canute^a lono cagione , che la terra fi -vede di herbe, & di fiori . I a Serpe, nel modo fopradetto , lignifica Tanno , fecondo Topinion* de gli antichi, il quale fi mifura ,& fi diftingue col tempo, & è immediatamente-* congiunto con fé dello . Tempo . HVomo vecchio alato ,il quale tiene vn cerchio in mano : Se ftà in mezzo d'vna mina, ha la bocca aperta , moftrando i denti , li .quali fieno del colore del ferro . Sì fa alato , fecondo il detto Folat irreparabile tempus , il che è tanto chiaro per efperien^a , che per non difacerbar le piaghe della noftra miferia , non oc- corre farui lungo dilcorfo . II cerchio, è fegno,chc il tempo Tempre gira , ne ha per fua natura principio, ne fine , ma è principio » e fine de se folo alle cole terrene . àC à gli elementi , che fono sferici . La ruina,e la bocca aperta,& i denti di ferro,moftrano,che il tempo flrugge, guafta, confuma , & manda per terra tutte le cole len^a ipefa, & ien^a fatica. Ter,) pò . HVomo vecchio, alate , col piede deftro fbpra dVna ruota , de con le bilan- cie, ouero coi pefb geometrico in mano • Di CESALE %IPjì. TENACITÀ. Il pie deliro fopra alla ruota, laquale con la Tua circonferenza non tocca, fjt* non in vn put:to,che non ftà mai fVrmo,ci fa comprendere,che il tempo non ha Te non il preterito, &il futuro, ellendo il preferite vn momento indi uifìbile. Le bilancie, o«cro pefo geometrico dimoftrano,che il ìempo , è quello , che agguaglia, & aggfuftf; tutte le cofe . T E N A C J T A. VN A veechia,che d'ogni intorno ila circondata di hellera,e de'rami del- la medefima pianta ne tenga in ambe le mani . E attribuito di tal maniera il nome della Tenacità airhellera,come figniflca- to di legare, e d'abbracciare , che già appreflb i Romani al Sacerdote di Giouo non folo era trifto augurio toccarla, ma anche il nominarla , accioche indi non apparirle legato in alcun modo , ne in fatti ne pur col pensiero , e per quefta ca- igi one'non gli era pur lecito di portarne vns anello, volendo, che a9 Sacer- doti tallero tutte le cole libere. Onde appi-elfo Virgilio fi legge , che volen- do far St» ICONOLOGÌA «lo far facrifitio -Bidone > leuò via ì legami de i piedi , e dìfcintefi d'ognurttofB* la vefte_, . DOnna, laqua'tacon la deftramano tiene vn vàfò di fuoco ,econ la Gniftt* tenendo vn baftone loftu^ica» & maneggia, pecche tentare „non èal» tro,che fomentare quelk»^ che pei^jè :ftetlo?hà poca for^a.» fé bene èpoteote.aj hauerne aliai, & ad accelerar l'opera, b dùcorpa, o di mente.. TENTAT l O N E &A M © R E.. VN A beila ryerginella^dipaueti nàbijji-veftita, la quale moftri dittare^ ambigua, fé debba raccogliere alcune collane d'oro, & gioie,& denari^ che danno per terra,& fi dipingerà in vna notte j dietro lei fi vedrà vnavecchiji brutta , cV; macilente.* Alia gagliarde^! delle tentadoni molto fa Pimportan^a delle jcofè , che (ì promettono, ma molto più (limola la uccelliti , che l'huomo fcnte in fé fceflt delle cofe offerte, Però fi dipinge quefta gjouanetta pQueta,&,mal veftita,co(i l'occafione d'aricchire inluogQ, che.colfiìentìo ,.& conia fecccte^a, par che-» inclini, & pieghi l'animo.a fario.con le perfuafioni» che nonccflano (limolare li gli orecchi, o il cuore, vedendolo dalla, concupifeen^a, che.per&èftefranon cef- fa, ò dalle parole di perfonahabituata nel vitio,che continuamente fprona,©^ tanto più* Ce l'anitrio è feminiìe, che per sé fteflòconcorre a* fomenti della natu- ra, a quefte inclinationi principalmente. accompagnato dalla debolezza » che», 'Volentieri fi lafciapartecipare., §c dalia -verginità J% che pexja poca efperienaj» incauta facilmente fi lufing^. Si tira . La vecchia macilente>ch;e "vi iW dietro, èifiguradellaperfbnaih abituatale! ▼itio, che perfuade a malitiqfi amori, latconueriatione de* quali deuefi fuggir*, e ciafeuno deue procurare di non ^aliarle praticare.in.cafa , eilendo bene fpefie •agione della perdition* delle fiimiglie , di che nc.auuertifce Naamachio Pecca Greco, eflòrtandòci a difeacciare gli.efterni amori, prima.che da altri fivcoRo|5f il difeguo della mente loro. Externos amoresreice; priusquam ib,ali}» Reuera cognofeas ftudia, mentesq; ipforunt Nec Anum improbam tuis "vnquam aedibusrecipiaj Multar uro bene condkas famiiias pelfundedcrmit Ann* 0 TEOLOGI A.. DONNA con due faccia diftìmili , guardando con P-vna più giouanoJ Cielo, con l'altra pili vecchia la terra, ftarà a federe fopra vn globo,oue* ro vna palla turchina, piena di ftelle, tenendo la delira mano al petto,cV la fini- rla fteia verfo la taira , & foftenendo il lembo della vefte,ricino allaquale fi ve de vna ruota, che è il propi» hioreglific© nelle facre lettele della feien^a Theo gica, perche cerne la ruoca nò tocca la terra fé non con l'infima parte della in circonferenza mouend©fi , coli il vero Teologo fi deue feruir del fènfo nella lui feieja^a, Colo. tattto»che l'aiuti a caraiiiatc inaiai, e nsn per allo» dar uih dentro e- s Bl CESARE %IPA. j*r Le due faccie* con le quali guarda il Cielo ,e la Terra» dimoftranejCRe coinè dille S. Àgdflìno a Vo!u nano, tutta laTeologia è fondata nel riguardare conti tfr ìMTStuiéi Òc amare con perfeueran^a Dio, & il pro{Cmo,& pej; non fi poter *&■ £ar l' vna, che l'altra non fi abballi, dimo£tra,che il Teologo non bifbgna» ch%# fnai tanto s'inalai con l'ingegno, che non fi ricordi di edere huoaao , & dhe.là* ciìmentepuò incorrere in molti erróri, àC pero deue andare catite,& ftQ*àr dcré con autierten^a nel riuolgerfi per la bocca il testamento di Dio * Si famiglia all'età giouenìle quello, che guarda il ciclo, perche le cofe aftiL/ , & remote, (òrio curiofe, & piaceuoli, come le cofe terrene ? §C balle per lasXigt feco faftidij , &C moleftié * fono difpiaceuoli, àC tediofe . Sta ^federe foprail Cielo {Iellato, perche la teologia non fi ripoù in cr*fa al- cuna inferiore, ma va direttamente à ferire alla cognitione di Dio,donde ha poi regola, &c norma da lapere , & intendere tutte le cole , che le fia eoa facilita or- dinate , rendono marauiglia è gl'occhi noftri in tetri * La mano al petto,moftra grauita,per elìer quefta,fcien^a di tutte fé felen^. Il lembo dell» vede foftenuto dalla mano , che fta diftefa verfo terra * dimo- ftra,che vna parte di Teologia fi ftendealle cofe balle, ma nÈCéllkne,che fono il formare debitamente le attieni noftre, regolarfi nelle virtù , fuggire li '\itìj,ho- tiorar Dio elteriormente , dÉ~ altre cofe fimili, le quali fono , come vna veitc^j folto alla quale non penetrarlo, fé non le menti illuminate da Dio ♦ TERRORE. HV O M 0 con la tefta di Leone* veftito di cangiante , tenendo in man3 vh flagello , perche par propietà del Leone > atterrire chi lo riguarda-/ , :>erò gl'antichi vfarf>nd al terrore far la faccia di quello animale* Il flagello è indicio, che il terrore sforai gli ànimi, &gii guida a modo Caan 3c"" i colori ancora lignificano le "varie paifìoni*alle quali impiega l'animo vn'* auoifio, che dal terrore fi lafcia fpauentare . __ Sono ancora o,uefté le tre cagionÌ,che atterifeono gli hdorninì, cioè gli afpeti fi formidabili, i /ucceffi nociuì , &lé fubiùnée mUtatiorii delle cole; l'vno è nel irifoj l'altro nella sferra; il ter^o nella vefte di eangian/e t f l aufaina finge , che Marte per com miffione di Giotfé vada.à fufeitar guerra _ra gì* A rgiui , & i Thebani,^ dice cne pigliò lo fpauento,& il terrore,^ gli fece andare auaatì, dc^ lo difegna in parte,& in parte deferiue gli erTetii,ch^ ia Ux vengdiid, é^hì voltato ih lingua noflra coli é L>ella plebe crudel , che ha intorno elegge) Il terrdr se à i deftrier lo manda inan^i AI cui poter non è, che il Tuo pareggi In far temer altrui , non che l'aiian^ ì Per coftuì par che P'huo'm ; il ver difpreggé^ Se nel timido petto, auuien,che ffeanzi Il moftro borrendo, che ha *voci infinite i Et maniferiipreal mal potte* 6^ ardita Vrià fola ridn e fempre la faccia, Ma molte , e tutte in 'variati afpétri* 3$t ICO NO LO G ItA Che fi cangiano ogn'hor.» purché a lui piaccia Di accordar quei co* fpanentofi detti. Quelli ne' cuori humani sì forte caccia* Che a dar loro ogni fede fono aftref ti , E con tanto fpauento fpeCo all'ale Le Città j che poi credono ogni male.. - Ti Terrore dipinto con la faccia di Leone , racconta Pau^àma , che fi ved, fco! pi to preflb a gl'Elei nello Scudo di Agamennone , ma che in molte altre .esfieni Vi dipingeua donna infuriata rSc terribile, forfè per memoria di Medu» fa , la tefta della quale era da Dominano portata innanzi al petto .neliatmatUi ra3 per date terrore, & fpauento a chi lomiraua,.T E R !R E M O T O, IL Terremoto fi potrà rapprefentare in difegno.con figura d'huotrìo^efait, gonfiando le guancie , c\^ (torcendo in (frana , & fiera attitudine il viCoi moiln con gran for^a di vlcir.e da vna fpelonca, ò dalle iì(Ture deJlamraA'gM fi veda con i crini longhi , Se fparfi.. La terra dintorno fi potrà fare rotta , & folleuata con .arbori gettati. a terra. fracaifari , con le radiche 1 tuolte al del©,» Il terremoto , è quel tremore , che fa la terra per cagione delPelfalationi ri- ftrette nelle vincere di -ella vche. cercando l'efito la fcuotono ., & fi fanno (bada all'vfcire fuora con euidente apertura di quella.. Onde Lucretio^ilfe. Qood nifi prorumpit tamen impetus ire animai,, Et fera vis venti per crebra forami naterras . Difpertitu» v.thorror, & incutitinde tremolerà.. Timidità , 0 Timore* HVomo vecchio, veftito di giallolino, col corpo ;Curao; la faccia alquanto pallida, gli occhi piccioli, & bianchi., le mani lung he, &fo Itili , c\^ i piedi alati ; (tara mefto ,u& (otroil braccio 4ìn; fl.ro terrà ,vn Lepore jfebene frj 51 timore, & la timidità vi è qualche poco di differenza, non è però tanta,chc* non fi pollano abbracciare (otto vn'iftellà im nagine ; ondediciamo , che il ti- more è vna paflìonc dell' animo , nata ne gì* huomini dal dubbio , che hanno , che l'opinioni fatte, non 'vengono giuftificate à bafttfn^a^ E vecchio', perche fi genera doue non è abbondanza di (angue.» ne vìuacitì di fpiriti, il che G 'vedeauuenire ne' vecchi, che perdono il vigore infieme col l'età, & facilmente temono tutti gl'infortuni) . Il già lolino , del qual coloreè la 'veflce imperfetto, come il timore moftra imoecfettione dell' huomo non nafeendo le non dalla cognitione della propia» indegnità. I ledili (ojjiadetti del corpo , (ano ne'timorofi notati da tutti i fìfiognomici, & da Ariitocde in particolare al cap. 6$ io. II lepre fotta al braccio (indirò , come dice il medefimo Autore nel lib. del» niiftoria de gl'animali è amiaiilìmo di fua natura , DC (e ne vedono m-micìti (cgni, & effetti . I^icdi DI CESALE 'RIPA. j& ì piedi alati , lignificano la fu£a,chtf nafee per lo timore fpeflìifimo, come ti Iettò in altro proposito * TIMOR E. E C C iri t O , balìido.'veftito di pelle di ceruió,in modo che la teda ceruio faccia 1 acconciatura dei capo , & ne gl'occhi del ceruio vi far araa- o molte penne di color rollo * i Si dipinge pallido il timore, perche rende pallidi quel!;,che i'hannQ ... Veftefi di pelle dì ceruio, perche il ceruio è animale tim difiirho, & fuggen- o da qualche finiftro , fé troua correndo delle penne rollè , lerma il corfo, èe fi ggira in rnodo,che fpelfe volte ne reftà prefo > ii che Vergili© nei 1 2.deli'£ncir e i accennò con qùelte pafole .• Inclnfi veluti fi quando flumine rtaclus « Cef uum i aut punicei? feprum formidine penna? * TIRANNIDE. DÒ N M À armata, alquanto pallida, fuperbaj & crudele in vifta,& rian- dò in piedi ,fotto all'ai matura hauerà vna tiauerfinadi porpora, in ca- o~viià corona di ferro *nclla delira mano Vna ipada ignuda ,ÓC conia fini- Ira terra vh giógo » Arrhataj 6^ in piedi fi dipinge, per di -noftràfe la vigilanza, che è necetfa- ia al tiranno per conferUare la grànde^a dello (tato violento ; che però ftà ?mpré con l'animo^ cV^ coti le for^e apparecchiate alla difefa di fé iteiìo, S£"* 11'cfTefa d'altrui i E pavida, per lo timóre continuò , 8^ per Pahfietà , che perpetuamente la noléftano, & affliggono * Dimortra crudeltà i e fùperbia helt*afpetto, pèrche l'vna di quefte due peftì, e fa la ftradà alle ingiurie grandezze, ix. l'altra ce la fa edere perfeuerante . Si vede di porpora >& fi cotona di ferro * per dimoftratione di fignoria , ma mbara, Se crudele^. -. Ih vece dello feettrofegrio di dominio* Se di gotìerno legittimo, tiene vna pàda ignuda, come queiia j che fi procura l'obbedienza, de' luciditi, con terro- e, pafcendoli, non per il beh lord , come fa il buon pallore, ma per Soggiogarli ill'atatro , Se per icdrticarli , come fa il bifolco mercenario de buoi , hauendo >er fine folo la propia vellica j & però tiene il giogo in mano è T O L È R A N Z A. Sì dipinge donna , "\eftita di berrettino , d'a (petto fenile k in atto di fòpot- tare (opta die (palle vn iafio con molta fatica > con Vh motto, che dica. ., fybus m sftruvfecundis . : Tolerare , è quafì portare qualche pefo,diil?mtilando là graHe^za di efT© per gualche buon fine ,& Un p«fi dell'anima ,alla quale appai ti* ne il fopportare,, k tollerare per cagione di vutù gli faftìdij, & le aftìttueni , le quali fi dimoftrar ao Col iaifo, che per la gtauiià iua, opprime quello , che gli ita iotto . E vec- ICOXrO LOG IsA E vecchia d'acato , perche la toleran^a nafce da maturità di configlio , \i* quale è dell'età fenile in maggior parte de gl'huomini mantenuta, 6^. ado- Ed il motto dà ad intendere il fine della toleran^a,che è di quiete,& di ripo» f©,perdie la fperan^a {bla di bene apparente Q tolcrarc,&: fopportare volendo» ri tutti lifaftidij» TORMENTO D'AMORE. HVOMO mefto, & malinconico, veltito di color bruno , & fofeo , cìn« to di {pine ; neiracconciatura del capo porterà vn cuore pacato da vna fre^a con due ferpi,che lo circondano, inoltrerà effa figura il petto aperto, Se lacerato da vno Auoltore , dando in atto di moftrare con le mani le Tue pafliq* ni , & il Tuo tormento . TRADIMÉNTO. HV O M O -vcftito di giallolino, con due tefte, Tvna di vaga giouane, dt l'altra di vecchio orgogliofo ; nella deftra mano terrà vn vafo di fuoco, & nella finiftra vn'altro vafo d'acqua ; {porgendo il braccio innanzi . 1 i* tradimento è vn "\itio dell* animo di coloro , che macchinano male con-, tr alcuno, (otto pretefto di beneuolen^a, Se d'afFettione ,o con fatti ,o conpa* itole ; & pero la eletta figura fi verte di giallolino, che dimoftra tradimento. Dipingefi con due tede, per la dimoftratione di due pailìoni diftinte,"vna_/, che inclina alla beneuolen^a finta, l'altra alla malauolen^a vera,che tiene cela* ta nel cuore per dimoiarla con l'occafione della mina altrui . I due vafi l'vno di fuoco , &C l'altro d*acqua infegnaro che il tradimento (1 ferue di contrarij , perche quanto il tradimento deue efière maggiore, tanto inoltra maggiore lancettione)& la beneuolen^a ♦ L'acqua, & il fuoco fi pcende per lo bene, e per lo male,fecondo il detto del-» l'Apocaliffe. ^ quarti y & ignem appofttl tib'h ad quodeunq; voluerh porrìge manum tuam, TRADIMENTO. N* rniomo armato , di brutto afpetto , il quale ftia in atte di baciare vn." altro huomo bello, 6^ fen^a armi j terrà la mano dritta al pugnale^ dietro r.l fianco. Si fa d'afpetto difpìacf noie, perche quelto vitto e macchia enorme, e defor* nvrj Infame della vitadell'huomo. li b;icio è inditio d'amici tia , & di beneuo'é-^a ; dar la mano al pugnale per vccidsie , è Jrretto d'odio , di r.inc tenga .vna mafeheca CcpTLr il -\ilò, & alandola alquanto con vna mano , faccia {coprire in psrto kh: ■accia DI CESALE 'RIPA: joj lai facci» macilente, & brutta ,la detta mafchera hauerì i capelli biondi , 6^ ricci , in capo poeterà *~vn 'velo fottiìiflìmo , dal quale traiparifeano li capelli Serpentini. Fingono t Poetigliele Furìe,fieno alcune donne nell'lnferno,deftinate a'tet- menti altrui; & che fieno Tempre inclinate alla mina degli huomini, brutte,dt* fpiaceuoli,fetenti,con capelli (erpentini, & occhii di fuoco, & per quello eflèn- éo elle miniftro di grandiilìmo male , ricoperte con la mafchera , noteranno il tradimento, che è vn'erTetto nociuo, e luttuofo ricoperto con apparenza di be- ne, & però ha la detta mafchera i capelli biondi, e ricerche fono i penfieti finti» per ricoprire la propia fcéleraggine, 8c mantener celata la calamità , che prepa- rano altrui » Il che notano i ièrpénti , che fono tutti veleno, 8^ toflico, Sc^ i capelli ferpentini , che apparifeono fòtto al velo » dimoftrano , che ogni tradi- mento alla fine fi fcuopre, &c ogni mai pcnfi ero fi sa , fecondo il detto di Chd- »rr*7(vj- — w ~ -™. ^r~ !sl|gv |p^- A ^^K^«9» H il JPhjI ì *" 'IfellÉG^ fA^jjlil^^S # iJCT ^=^MyèA Mk^^yQ ^VVC®" ^ fe^lM Jyp WsÈÉskf III 1 fflfe>J\i " o JgBÉjjife H»^ IX imitatione di quelli calcati , con'quefta forte di /carpe , & li dimandauano co- turni . E dimoftra, che quefta fotte di Poema , ha bifogno di parole graui, c$C di concetti, che non fieno plebei , ne triuiali. Però dille Horatio» Effutire leues indigna Trag.-cd a"verfus, TRAN QJV I L L I T A. DONNA con allegro -volto , tenga con ambe le mani "Vn'Alctaie, re- cello, il quale Aia dentro al fuo nido, & vn'altro ne voli intorno alla te- tta di ella.,. Gli Alcioni fanno il nido alla ripa de! mare con mirabile artificio di oflìcciuo li , fic^ fpinc di pefei aliai piccioli, & in tal modo inceduto, & fortificatotene e ficuro ancora da* colpi di fpada ; ha forma limile alla Zucca, & non ha fé non_r vii picciolo pertugio,per il quale a fatica entra, & efee l'Alcione ifteflb , ilquale fu p rciìo agl'antichi Egittij indiciodi tranquilliti , perche enVper naturale^ iftinto DICESAeRErKl?A. 30? ftinto conofce i tempi, & fi pone a far il nido,quando vede, che fia per concil- iare molti giorni tranquilli, & quieti $ però tirando di qui la metafora, diman- iauano i Romani giorni Alcionij, quei pochi dì, che non era lecito andate iru 'iuditio, & attendere alle liti nel Foro . Tranquillità . DOnna bella d'afpetto, la quale ftando appoggiata ad -vna Naue, con 1*_j delira mano tenga vn Cornucopia, èV con la (ìniftra le falde de* panni*, per terra -vi farà vn'anchora arrugginita, & in cima all'albero della naue fi ve- drà vna fiamma di fuoco . Sì appoggia alla naue, per dimoftrare la ferme^a,5c tranquilli tà»che cond- ite nella quiete dell'onde, che non là folleuando,fanno,che ficuramente la det- ta donna s'appoggi . Il Cornucopia dimoftra, che la tranquillità del Cielo, 6^ del mare produ- :ono l'abbondanza, l'vna con l'arte delie mercanzie , l'altra con la natura delle nfiuen^t- . L'anchora è iftromento da mantenere la naue falda, quando impetuofamen te è molcftata dalle temperie, gittandofi in mare, 3^ però farà fègno di tran* ^uillità .vedendoli applicata ad altro vfb,che a quello di mare. La fiamma del fuoco (òpra alla naue dimoftra quella,che i nauiganti diman- iano luce di S. Ermo, dalla quale , quando appariice fopra l'albero della naue , clli prendono certo prefagio di vicina tranquillità . Tranquillità, Vedi a Sicure^a . TRANC^VILLITA Isella Medaglia à* intonino Vio . DONNA, che tiene con la man delira vn Timone, & con la Anidra due fpighe di grano,moftrand© per effe fpighe, l'abbondanza delgrano,che fi può haucre per mare in tempo tranquillo, & quieto. TRIBVLATIONE. DONNA veftita di nero/arà fcapigliata,nella delira mano terrà tre mar telli,& nella finiftra vn cuore, E veftita di nero, perche porta neri,&ofeuri li pensieri, i quali continnamen te macerano l'anima, & il cuore, non altrimente, che fé tufferò martelli, iquaii con percollè continue lo tormentalTero . I capelli fparfi lignificano i penfieri, che diffipano, & fi intricano infieme nel multiplicare delle tribuLtioni, & de trauagli . Tribulatione . DOnna mefta,& afHitta,con le mani,& i piedi legati,& che a canto vi fi*-» vn'aftamato Lupo» in atto di volerlo diuorar e, TR I S T I TI A, O VE R O Rammarico del ben altrui . Vedi Rammarico. V » TRE- i*S 1C ONO LO G IsA T R E G V A. VN A donna,che ftia in vna ifoletta,neI mezzo del mar tranquillo a Cede re fbpra vn fafcio d'armi in afta legate,porti il petto armato, come Bello- na;habbia (opra il ginocchio deftro il murione,e fopra il murione tenga pofàto il pugno.e con eflo Aringa vna verga,intorno laquale /àrà inuolto il pefce Iup i, e il rnugile,o muggine, che dir vogliamo vnici infieme; con la finiftra tenga le* gatì con vn cingolo vn cane,e vn gatto,che pacificamente lèdano al paro. Marco Varrone definifce la tregua in due modi. Induci* funt pax caftrenfì* pau orum dierum,vel Induci^ funt belli feriae. La tregua è vna pace diipochi di fatta nel campo, ouero la tregua è una vacanza di guerra,lequali defini tiani ad'Aulo Gellio nel pri.lib.cap.2 5. non piacene, éc gli paiono più tofto bre nt 8c gioconde dtfcriuion ,che perfette definitioni : inquanto alla feconda dice,ch': pili tofta gratioià, che apertamente definita, Se che più fignificaa temente è da Greci detta Ecechiria, cioè, attinenza di menar le reaai; perche nel tempo del- la tregua aoa è lecito combattere . DICE$JÌ%E %IPA. ■$($ fin quanto alla* prima dice che noti fi; può chiamar pace,perche ftà anco in piedi fa guerra, fé ben Tattodi menar le mani cedane pace caftrenle dir può,cioè fat- ta nel campojò ne gli alloggiamenti de foìdati, perche fi fa ancoaltroue fuor del campo, e degli alloggia^encimilitari , ne anco è per pochi dì,perche fi conce- de parimenti a meli ; tre mefi di tregua diedero i Romani a Cartagi nefi,come^. narra Liuio nel x. lib. & fei mefi a Nabide Tiranno de Lacedemoni :; Quadri- gario poi nelprimo degli Annali lafsò feruta» che Gaio Pbntio Sannito diman- dò al Dittatore Romano tregua per fei hote , fiche là Tregua non è come dice^ Varrone, per pochi giórni, ma anco per hore,e metì* an^i leggiamo in Tito Li- uio, che a Perugia, Cortona^ Are^o, le quali eratìoquafi capi della Tofcana chiedendo pace da Romanità conceduta tregua? pe* trenta antìi,& in Attiene© lib. i 5. legg'efi ,Tnducias tecum paciicor ad- annos criginta *& tal tregua di ^Ot artrti fu fatta da gli Àtheniefi còni Lacedemonr foggiogata , eh* hebbero l'£u- bea ; il medefimo Tito Liuio riferifee^che afli Veietani fu da Romani concedu- ta tregua di io. & 40. anni, & di pi»! nelprimo lib. di cento anni . SubacTi Ve*» ie'ntès pacem peritura Oratores Romam mittunt , agri parte multatis , in cera- t am annos inducile date;. Nel intimo libro racconta vna tregua data a Ceripur di centoannr, elfèndo T& tregua' per nore,giorni>mefi,& anni di lungo, & breue tempo,- potremo direjcnela Tregua fia "vna conuentione di iofpenderele arra* per vn certo tempo determinato . Non è da tralafciare la definitione, ch'è nel- ■ la prima legge cap. primo , oue fi comprende indiamente la conciitione della^ fregila, -perche in elFa fi dà ficure^za alle cofe*&T alle perfone, mentre che anc* non' è! finita la difeordté v Tregua eft fectìritas prieftita rebus,& perfonis difeot- àia rtondum finita ,- 8(^ quello in quantoalla definitione ? In quanto alla Etimologia della •voce latina- Incfacia?, il indetto Gellib,penfà Che fia -voce comporta di tre parole inde > vti, iam . Cioè* , che non fi combatti pet fine al giorno determ*inato,da indi in poi fia lecito trattare*come già fifole- ua da nemici per via di guerra, Aurelio Opilio la giudica voce deriuata,abini~ fui & introitU,perche né! tempo della tregua li nemici logltono hauer cornetti»' ì'nfieme,& ciak uno può entrare nello ftato dell'altro ficuramente. ' L'inuentote della Tregua fecondo Plinio lib. 7. cap. 5 6. fu Licanore { Inda- cìas lyCanor* feedera Thefeus . Giiidic* tinto della Tregua , quanro della lega.» erano i Feciali, perche quelli fi deputauano fopra la fede Public* de popoli, co* rtìe fi è detto nella figura del la lega, &Cic. pone quefta legge» Nel lib. 2.de^ FegibUs clic nel tetto Greco leggeri Horcia , *che lignifica giurarne» tc^* ma in fpetie laparola fedus non lignifica altro piti propiamente, che amici- ti», A: pace, fi come nella figura della lega riabbiamo con autorit*: prouato, &T fra certezza ne danno gl'HiftorÌGÌ,.che fpefle volte;pongon Tamicitia, & la pa- ce fotto nome di fedus, fi, che propia, & diftintameme parlandola tregua no» fi può dir fodus, atte/oche vi ..è differenza grande tra Joeo , perche la tregua da_» Jatini detta ifiducia?.,sè\pace temporale , per vncerto /patio di tempo , & fardus è patto d'amiciti?y^ pace perpetua, ne è marauiglia, che i domani a parecchi I oratori, che dimandaronoioro lega, diedero phYtofto tregua»fi romene auuer- tifceil Sigonio neLppimo lib. de Antiquo Iure Itaii^cap. primo» Et fé la tradur- tiooe filetta dice . Fa^deris amena efto teftis Iuppker . Lo dice per ifprimerc , che Agamernionelmperadore , inupcòGioue per testimonio del.patto giurato dell'accettar la tregua,: :Dunque la proporla, che fa fare Priamo Re de Troiani da Ideo fuo nnntio a Greci, efièndovna foipenficn d'ai me, finche s'abbrucino iCadaueri , viene ad efiere tregua formata., poiché finito di abbruciare detti Ctìtiaueri , dice di voler combattere di nuouo : ne più antica^regua di.quefta fi legge', ondepotemo dire , che l'inuentorc de|Ja tregua fia fiato Priamo Re de 1 roiani » Il corpo della noftra figura Aà in vnalfokttaftel mezzo del mar tranquillo per dimoftr;?re,che lo (biondella tregua, e come ilmaretranquillo, ma nonJpeX it in pre, perche alfine psotompe in turbolenta ,e temperi?, e fi come celiata Ila tefnpefta.dfii'ordc fi pur ardare ficuramente nel mezzo del mare durante law tranquillit) »er/fi cefi', u 1 3 tempefta delle armi, per fin che dura il tianqudW tempo delta trrgua fi può andare ficuramente nel mezzo dello ftato nemica* &^ ciò cadde fotto la hidrtta Etimologia d'Aurelio Opiiio. Ab initu , tSc^ Jntroiru. Perche nel tempo della tregua s'entra acl paefè de' nemici fen^a-, pericolo. Siede fi pia vn fafeio d\,rmi in afia legate , perche le bene nel tempo della-» tregua fi foprafedeno le armi , & le riponeno » nullac imcKo finite il tempo del- ' la tregua Di CESA'KE %ÌPA. jrt h fregna fi fcìogllono le aimi , &C ritorna in piedi la guerra, cime prima , e c{# cade lotto le definitioni di Varrone , & lotco l'Etimologia di Gcllio di quelle C£C parole. Inde, vti ,iam. Porta il petto armato^come BeUona,percHe nel tempo della tregua ftà nel pct to de* Popoli Ja cura della guerra,ancorche (1 facci vacanza dalle armi . Tiene fedendo il rriurione iu) ginocchio, e non in teda, per lignificare mag- giormente ilripofojche fT prende nel tempo della tregua , §CT vi tiene laraaiw (opta per molirare la proceda di ponerlelo in tefta^finko il tempo delia tregua. 11 pefee Lupo vnitocol Muggine, è fimbolo delia tregua', poi che quelli duc^ pefei, ancorché franfo capitali nemici, nondimencrad vn certo determinato tem pò fogliono interne congregatfi,per quanto il Filolofò nella Hiftoria d'Anima- li lib.p.cap.z.cofi narra*- Lupus y8c mugils-quanquam inimici- funt capitale*, (amen ftato tempore congregantur : fono inuolti poi intorno alla verga, per di* fnoftrare,chela conuentione della tregua aikinge ".e parti • aerare vnite fen^aof. fenderli, non elTèndo lecito col dar noia,òe moleftkr, rompete la verga , cioè la legge della tregua^perehe chi rompe la tregua, fa violenta alla legge delle gen- ti, come fi ha da Liuio lib. 4$. riputandoli; fraudolenti quelliyChe la rompen&. Omnesportas conciooabundus ipfe Imperator cireumijt ,.& quibuteuncj; irti» tarnencis poferat , iras militum acuebat , mine fraudem hollium ineufans , qui pace petite inducij's dati:>,per ipfum induciarum tempus, eontra Ius gentium/ jtd caftra oppugrcanda ^enilfent . Fraudolenti furono i Cartaginefi^che violo- fono la tregua confro Romani prima, che ìpiialTe il penultimo giorno dell* tregua, come riferifee Liuio lib. 20. fraudolenti furono i Longobardi , che neU l'Imperio di Mauritio più -\o!teromperono la tregUain Italia- * Fraudolenti furono iThraei, i quali vìnti dalli Boetij alla palude Goapidefe ne fuggirono in Helic'om,& fecero tregua co 1 Boetij per cinque giorni, fecondo riferifee >uida j fcel qua! tempo i Boetij fatto configlio fi patirono alfieurati dalla Vittoria, ck dalla tregùaf: & mentre chea Minerua Ironia , come dire Policno antichiiìimò Amore néa'ottauo lib. de gli ftratagemmi, ficiificauano* & conuitì celebraua* no/iirono di notte da Tritaci aiìaitati, parte vecifi, & parte piefi viui / I Boetij fomentandoli con i loro nemici della violata tiegua * rifpofeto i 1 hraci , ch'eilì Fecero tregua per i giorni,e non per le nottii con molta ragione limili fraudolen ti vengono meritamente vituperati da Cicerone nel primo «degli offitij,perche^ fotto vna maÌitiofa,& aljuta interpretatione di legge fanno ingiuria,come quel lo,che hauendo lattd Col nemico per trenta giorni tregua , di notte laccbegiiar M2 1 campi, volendo che la tregua pattili ta fullè per li giorni,^ non per le notti Ve i Ile qui curri tng.nta dieium eflent cura hólte pacìa? inducix, no£u popuìa- batur agros , quod dierum eflent pad*, non nocìium induci? . Per meglio dirrtoltrare FobbJigationedel putto conuenuto nella tregua ven- gono dalla noftra figura temili legati vn cane > & vn gatto, perche il patto del- la tregua lega gh animi de' nemici > c\_ fattioni contraricene nel tempo delia tregua npofano , e danno il pace , finita la tregua tornano ad eflere come cani & gatti , 1 quali alle 'volte iUmie pacificamele iuficme , ma in bieue temi* foi fi adunano. 'l* V 4 ViU *3« la foffoghi . • Udendo il Valore vna congiuntione della virtù del corpo ,."€RJP,J. PS -All'età 'virile fi appoggia il valore facilmente, perche (uol per sé fletta peru- le la forte ^a deli'an imo , & la robufte^a del corpo veftelld'oro , percicche,tì come l'oro.neliefiamme fi aiEna,cofi ja^perrettipne deli'huomo fi acquila nelle fiamme deglLodij,nQdiiti,o,dall'4nuÌdia,o.dallaFortuna . -, Gli fi fa io feemo,, pcrciie alvalore fi.deuonodi.ragione i gouerni , le ugnq- ti.e ; &C la corona dell'Alloro , che /empre.mantiene il verde ien^ impallidir- fi , dimoftra i'oifitiodeH'iìiHQmo rvalprofo^ fecondo, il .detto d\ btcutio utile-» Epiftolew,. . • Nil confeire (ibi. nulla pallefcere culpa .. Perche la pallide^a, è fegno ne' pericoli di poco valore . 11 Leone,col quj.]cfi secatela dimoftia, che t opera di vero -valore, fapejr : «cquiftare gli animi de gli hut, mini feri ,& beftiaìi ,con prcuocarli alla bene* r«okr;^a , ipogliandcgli con ^articolar gaibo de' eoiìumi. maligni , &ntiiema- filiere ipiaceuolu \V A N A GLORIA. DONNA di vano afpettocon vn paro di corna, in tef% nellequali fia rati- uolto del fimo . I fuoi pender ti faranro due iangujfughe,vna per orec- chia, terrà nella man delira vna trcmbìfTlfcllafiniftra vi> filo, al quale lu attac- cato "vna Vefpa, che /uola^i in alto, Gmilealle Api, ina più grolla ^ con le-, ali maggiori.» La VanaGlotia è immotò inordinato dell'animo, col quale vno deriderà la .propia eccellenza, per enei più de gli altri honorato . S. Girolamo nell'Epiftole* dGloria inanis eft inordinatus animi motus , quo aliquis propriam defiderat ex- ^cellentiam , vt alios honore percellat . La Gloria veramente incica gl'animi de gli huomini alla virtù , imperoiochefe il corfo delli cauaiii s'dcita col fuono de! la tromba , fé nella caccia i Veltri con )a voce ,«& grida de* cacciatoi! [prendono >nimoa confè&uirlapredajfeconlofticpito delle; mani fi fa, che da gli animali jnmi fi appetita la velocità, quanto crediamo noi ,-che fi pollano ftimclare gii huomini, i quali nati fono alla auidità della lode. & della gloria ? QueIlo,che fi commuoue dalla fàoe , &: dallo ftimolo della gloria ad honorate impre.e,non (t ■può dire fé non, che habbjavn bell'animo, peiche. beliamola è, conseguir buci- na fama per mezzo d'honoiate imprefe^ Quid autem pulcrius Viro, * Quam gloriam bonam ufto ioti fi lènte bene fpelfb di (gallo in feri- tir lacerare le opere fae da inudi, da maligni, &T dalla mofticudme" de £>«*• diti) critici y che in vece d> gloria iannó biafimo ì oltre che dtuerfe iono !e pf«* feilionf , àC i profeilbri d'vna fetenti» c^c arte , per lo più non fi curano di trai* tati d' vn altra : trovandomi angioino in vn circolo honoratodi letterato ptrfoac "vetta» a citare ia "vui* occorenza Tito Liuio } mi dimandò vn Theo- r lego DI CESSARE %IPA. ìff jfftgo Spagnuolo Eccellente nella Jua disciplina , chi fuflè Tito Liuio, & di chi ... irrattafle>\c.eit.o che appreflb di lui la gloria di sì nobile Autore , &C dcJ Konu- ai , de' quali egli tratta,era incognita : &C pur Tito Liuio ( per quanto narra iPlinio-neila Tua dedicatoria a Vefpefiano Imperadore ) fi glciiiua , ,ch «gii ha- jaeua acquiltata gloria a >b^ftanza ,.6^ che hauiebbe potuto falciai di fcrìue- £e,ièl*animo inquieto non fi fuiTe pafciuto ideila fatica ., nondimeno la Tua-» l'ioria col iuo "Vanto non è nota a tutti i.litteratL,tattrto meno farà nota quella-» d'altri di minore autorità : difficilejcojaè confeguir daziaria , che lì sppetilce 'jpprelTb ognuno>tkf% in ogni luogo . I Cottigiani.cheiì gloriano d'hsuer i pri- ni gradi , Oc fauori in vna Corte , dalla vanagloria gonfi) , penfano,, che non ci lianoaltri,che loro al Mondo , 6^ che i nomi loro fianoceiebri ,-eaiorida *va ìPoloaìi'altro ; ma quanto lì aggabbano ; che Tappiamo noi , .come fi chiamaa© i CoKÌgianifPrinci_pali delRè di Francia j, di Spagna,.di Pollonia, 6^ dellTm- peradore? ne tanpoco quelli di là fanno quefti di qua ; anzi ne in Romamede- Imafono da tutta lajiobiità.conofciuti, e ftimati : ma. che dico iodeCortegia- pì ? quanti Principi, Marchetì, Conti, Duchi, Bar©ni,& Prelati ci fono al Mon- ldo,il nome de* quali non fappiamo,& fé da vno fi sa, dall'altro non fi sa : quan- te ftatue, arme di Principi , & infegne vediamo ne Palaci , Tempij , & Sepol- cri erettiioioper vanagloria da noi non conofeiute ? ne (olo de pailati, ma anc© idi quelìi,ch'hoggi giorno viuono fono da tutti ,.&per tutto conofeiute. La maggior gloria.che più oltre fia dilatata è quella de Romani, &C* nondime- qo a-tempi^di Marco Tullio la gloria loro* chepur haueuano riportato gorio- e vittorie d'Africa, de Partili , cV~ d'altre.pii\ remote regioni del Mondo, noa laneua pattato il fiume Gange *& afcefoìl Monte Caucaflò., perdo che leggefi lei fogno.di Scipione. Ex his ipfis cultis, notifq; terris, nuai aut tuuro,auc cu- tìfquenoflcum nomen vel Caucafum hunc, quem cernisjtranfcendere potuit? vel ipfum Gangem tranfnare t poco dopo. Cemis profecTocjuantis in angu- tijs yeftrafe gloria dilatare vejit. EtpitYabaffo , Non modo non a?ternsm;fed ìe diuturnam quidcm.gloriam aflèqui potTumus , quid autem intereft abhis , juipoftea nafeentur fermonem fore de te ? Veggafi tutto il tetto , che certoi degno d'elTer veduto io tal materia di Van^gioria.pcr^o(tra,confufione,& eoa suVvcggafi Macrobio cap.x. & Bcetio de^Conlolatione lrb.2. profe ft ira, ilqua- e nel metro eflbrta i defcderofi della Vanagloria a rimirar la Gloria dei Gel© mmenfo, incotalguifa per viJeterràciafoun© la gloria. del Mondo , & vergo^ {aaraflj*che ìl.fuo nome;polTa empire il.breue fpatio della Terra.. Quicurnque folam mente precipiti petit , Suramumque credit gloriarci , Late patens art heris cernat plagas . Arcumque terrarum (itimi- Breuf mque replere non valentis ambitum . Pudcbir aneti nominis. Ver- 3i$ ICONOLOGICA j Vergògnmfi ben Giglio coloro, che prendono Vanagloria da quel cadde, & fragil bene. Ch'è vento, & ombra, 8^ ha' nome beltate . Confondanfi quellf ambitiofi, che per gloriarli d>haue^eamiftàvde, Prencipiicon prefcnti,e fuper-f flae iptCe comprano l'amicitià loro « Quelli^ che per edere tenuti magnanimi » &C ricchi pongono quinto hanno* fabbriche, gloriandofi,che vi retti Tarme,' il nome loro, èV 1^ £>ndatibnecol millefimo, vanità che caralor Cotta j fi come caropa^ar voleu* Firne' vleretrice la Vanagloria icllafùia'membria , poiché il guadagno di molti anni orferfe d'impiegarlo in rifalle mura deThebani , ogni volta ch'eli hauttlèropoi't ì quella tnfcrittione'intorna alle mura1 rfeftrutte da: Aleflandro, & tiilbrate da lei-. Alexander quidam lubuertit, fed Phyine teftiJ tuit . Mefchmi, oc infelici fi reputino coloro, e he fi gloriano della ricche^a, 8c potenza loro, che in vn punto perder poilortor ne voggonola morte, che flap* proiTima . Gùde Sofifane Gìecò,ancotchegentile,nuii tanto dapocta^uànt^ da Chiiftianojcofi parlò .- O^infelices '"vt plurimum, minimum v'ero felices Mbrtaies , quid gloriamini propttr poteftates ,- Quas "vna lux vel dedit : vel abifcaiit $ nelle ep-iit. di Sii Paubla a gli efeiii Homiha »i $'. Habcnt, inquic, mulicres in Ct quoddaoi va nas gloria ftudiumv Gran bettiahrà è l'eiler vanagtoriofo , perche la Vanagloria è vna feroce bé* flia . Immanis beftia Vanagloria . Dille Filone Ebreo nella vita deirhuoroo ci- uìle : come gran beftia porta in tetta le corna,le quali appreflo altri iono fimbo* lo della potenza, & dignità, apprellb noi in quefto luogo figurano la iuperbia_ conofee , per lo più fi genera, & da lei nalce la vanagloria,che del pari con eflaL^ fempre camina : poiché niuno lupe bo è leri^a vanagloria , ne niuno vartaglo- riofo è leo^i fuperbia .. Lucifero vanamente gloriandoti della fua bellezza , & eminen^unfuperbicofi meritò d'etlère incoronato dal Mondo con vn pardi cotfna » le quali denotano l'alterezza , della fuperbia' , d(~ della vanagforia. Al Popolo Vloab van3glorio(b , & fuperbo volfe Dio gli fufie rotto if corno delfà-* fua iuperbia,e'l braccio della lua potenza, Geremia cap* 48. Abfciffuftì eft cor- nu Vloab, Se brachium eiusconcritum eft / Audiuimusiuperbiam Moab* 8£"* altitudinem cordis tius . CetfabitMoab elle Pbpuius ^quoniam conerà domi* num gioriatus eft . Adi irael, che pigliò vanagloria delle fue feliciti » & deli tic* temporali > -he niente fono, minaccia Dio in Amos cap. 6, Qui la?tattiini in-» nihili, qui dicitis , nunquid non in fortitudine noftra alVumpfimus nobis cor- nua? DI CESARE %ITuf. V7 mia ? ecce enim fufcitabo fuper vos domus Ifrael gentem,*^ conterei^ vos ab int.oitu emath *vfq,«ad torrentem deferti . Onde il Regio Poeta nel ialsno 74 (apertamente ci ammonifce, che non alziamo il corno della fuperbia, òC delia ■ vanagloria . Nolite exaltare in altum cornu veftrum,ego autcm annuntiabom ifffculum : cantabo Deo lacob, 8c^ omnia cornua peccacorum confringam . Beftie fono i vanagloriofi, perche feguitano la beftia della vanagloria , Beftia fa Croftrato ad abbruciare lo ftupcndo Tempio di Diana Efefia con manifefto pc ricolo delia vita fua , folo per fai fi nominare al Mondo . Btiìia fu Empedocle Filofofo riputato a fuoi tempi di mente faggi* , óC auftera ,il quale per ambì* tione d'eflèr tenuto vn Dio , come fé ftfle fparito, dc^ alcefo al Celo , non fa-, pendofi nuoua di lui , fi difcoftò la notte dalla V illa » oue egli fece la fera vnfo. crificio , & vn conuito ; Mentre i conuicati dormiuano fèparati>chi fotte vn'al- bero, chi da vn canto,e chi dall'altrojs'andb a gettare nell'ardente voragine del Monte Etna , malavehemenza delia fiamma sba'^ò in alio fuor della voragi- ne le fue (carpe di bronco, che portar folea ; in tal grufa il fuoco paleso f arden* te deiì© della fua vanagloria , Befìie fimili fi fono vedute a tempi notiti , che* hanno ambito d'efler tenuti santi , Il fieno intorno alle corna pollo negl'Adagij fotto quelle parole di Horatio li« b«*o primo Satira quarta . Fcenum habet in cornu , long* fuge_> » Pigliali da Pierio per fimbolo della ferocità , non lontana dalla vanagloria-- , perche sì come i Tori per l'abbondanza del parto ingrallàtì diuentano più" altie- ri j & infoienti, così le perlone del Mondo per l'abbondanza delle commodità, felicità, e potenze loro diuengono più fuperbi, & vanagloriofi : contuttocio noi per altro rifpetto ponemo intorno alle corna della uanagloria il fieno;per dimo- ftrare, che le graui corna dell'altererà fi riducono in leggicre^za di fieno ,iru "vanità, in niente , e che i fuperbi, ck^ alti penfieri, che ha in tefta il Vanaglo» riolo reftano all'ultimo ofFufcatijCk^ coperti da "vna viltà abietta, e minima : poiché il penfiero del vanagloriofo è apunto come il fieno,gri fiorii ce nella mea te per vn poco, ma tofto fi rifolue in aridità di fieno,che in vn'arneno prato bai* dan^ofo Verdeggia , ma in breue fi lecca, e'1 fior gli cade . E/aia cap.40. Om- nis gloria eius quali flos agri , exiccatum ed fcenum, & cecidit tìos . Concetta che fi repete da S. Pietro,cV da S. Iacomo nella prima Epiftola. Glorietur au- tem frater humilis in exaltatione fua, diues au tem iu humiluate fua , quoniara ficut flos fcèni tranfibit, exortum eft enim ibi cum ardore, Sc^ arefeit fcenum, éc^_ flos eius decidit, poiché anco ne gli huomini fauij Pvltimo affetto, che fi laflì, è il defiderio di gloria : la quale fottilmente entra,ma ingor- damente deuora il bene,che fi fa, fetida che ce ne fèntiamo,cot»e la fàngifuga il iangue . S. Crifoftomo. Quo inanisrgloria ingreditur omnia quo: intus funt,in- fenfibiliter aufert . Onde con proportionato nome S, Gio. Climaco chiama la 'Vanagloria fanguifuga , il qual Santo ( per quanto riferisce il Padre Granata in *vna predica del tomo fecondo ) efpugnaua l'auaritia con la miferkordia, l'ac- cidia con la meditatione della morte, & la vanagloria col farti veder di rado, & col parlar poco,con la fòlitudine > & con la taciturnità , rimedi) veramente atti a {laccarli da dodo quefta fanguifuga, che lì tenacemente s'attracca., , che con-» gran difficoltà da gii animi fìraccar fi pub : le cui for^e Santo Agoftin© dice, che non fi fanno, fé non da chi cerca fargli refi Ilenia : perche fé ad alcuno è facile il non defiderar lode , quando non fi porge ; diffidi cofa è non fé ne pigliar diletto , quando s'ofFerifce . Qu-u» vires nocendi habeat human* gloria; Amor non fèntit, nifi qui ei bellum indixerit. Quia etfi cuiquam facile el? laudem non cupere, dum negatur^, difficile tameneftea non deleófcari, cura oflfertur . Ma quefta fanguifuga è tanto giotta, che non ci lalfa affettare» che* altri ci offerifea lode , ma fa che noi l'andiamo procacciando , perche natural- ciafeheduno ha dentro di fé quefta fanguifuga d'amor di gloria,però non coli facilmente fi pub in tutto fiaccare dal iènfo . La Tromba , che nella delira tiene è ordinario flromento della -vanagloria , con che fa Toffitio da fé fteflà della fama, & lignifica quelli, che nella 'Vanaglo- ria efeedeno, &C che ài propia bocca cantano di fé medefimi , & inalbano con magnificenza, & fbnoro circuito di parole le cofe loro, e fé fanno qualche ope- ra buona,la fanno in modo,che fi fappia, 3i acciò fi fappia bene la publican > el- fi . S. Chrìfoflomo (òpra quel palio di Santo Mattheo cap. 6. Cum facis Elce- mofinam noli tuba canere ante te: dice che la trcmba,e ogni attione,ouero pa- rola,per la quale il vanto dell'opera fi rapprefenta , Se che il cantar con la trom- ba, è defiderar la pompa della vanagloria . Tuba eft omnis acìus vel fermo,pei quam ipfa operis ia&antia defignatur, tuba ergo canere efl,pompam vanat lau- di* appetere : brutta cofa è il -vantarli , odiofa a gli huomini , òC a Dio ftellò , che odiaua Moab, perche era vanagloriofo , fuperbo, & perche fi vantaua oltra modo . Ego feio, ait dominus,iac~tantiam eius, 6\^ quod non fit iuxta ea vir- tus eius . Ariflide Orator Greco,ticne che quando i fatti corrifpondeno al van- to delle parole , che fia conueniente di lodar fé ftefib , per appoggiar la fua opi- nione arreca le parole d'Achille nel nono dell'Iliade . Oppida ter quatuor crepi naualibus armis , Terrenis 'vnum, atq; decem circum Vbera Troia?, Thefauros quibus ècunóbis multofq,*bonofq, Eiipui atq; omnes Strida: munera feci . Soggiunge J/riftide_ . Nemo Grccorum indignatur . cur * quia congruunl &&a nferbis . Ma dica pure quel , che fi "veglia . Non ci è coia,chc fin i n uifa più DI CESURE %IFJ". 319 tnè la lode, che il vantarti, & gloriarfi delle Tue opere , ancorché vere . Laus in bre proprio fordefeit. Non è d'approuare quella fua difefa, che fa ^riftide, il» bjuale hauendo lodato vna dia Oratione fopra Minerua , perche »e fu riprefo : foftiene nel Paraftegmate, che fece bene a gloriare, con moki eflèmpij fpetial- mente d'Homero che s' attribuita il principato della Poefia » òC che Hefiodcf ancor egli fi glori) . Mufarum laudes infert ■Qua: quondam Hefiodum docuerunt carmina pulcra • Rifpondo,che all'esèmpio de Poeti in auantarfi,& gloriarli , non lì deue pa- rer mente, perche è loro propio vanocoftume, eflèndoche cfli appe ti/cono pili la gloria,che il cibo, e le foftan^e,& (è la danno bene fpcflb con apparato d'Hi- perbole , e grande apertura di bocca, nel che i poeti «i'hoggidi auanzano quan- ti poeti fiano mai flati ai Mondo, poiché ho fentito dire da alcuni di loro, che^# Virgilio non è tanto mirabile, quanto fi tiene , quali ch'efli habbino più giudi * ciò, del giuditio "vniuerfale, & che il loro ftile è più fònoro , Se naturale del fu» èn^a durerà : altri dicono che hanno più eulta , dolce , Se foaue facondia !di Satullo, Tibullo,& Propertioi Altri nella poefia volgare, dicono che lo ftilo del Petrarca non è da imitarli, perche non s'vfa più, quafi che lo ftile d'vna lin» »ua, (ìa qualche braga alla martingalla jo calzone allafiuigliana; & che lo ftile ie' capi principali non (sa per ogni tempo buono : ficome Tempre farà degno i'ellère imitato più d'ogni altro lo ftile d'Homero , di Virgilio, di Pindaro, òC l'Horatio nel genere loro, cofi nel fuo farà quello del Petrarca : Se non s'"vfa ; lon sWfà da chi non vuole, da chi non può,& da chi non sa vfarlo,non che ar- iuar Io: tacciano per l'auuenire i noftri Poeti, ne dichino più,che fé il Petrarcha afte viuo mutarebbe maniera di dire, & componerebbe com'eflì compongo- 10; talmente che il Petrarca pigliarebbe norma da lon 'foggi ungono,c he il Poe na dell' Ariofto *va terra, terrai che quello del Taflò Q troppo alte cornette: 4a ch'efli hanno trouato la vera forte di ftile Heroico . Io per me correi che 0 facelTero per gloria dell'eti noftra ; ma non che il diceftèro, il dire è facil cola ai difficulti è fare di propria inuentionecofè nuoue/en^a repeterecofè volgata l'altri, & di quelli medefimi, ch'efli biafimano, 6 che riconofee la tua Poefiav dalle Mufe repatate da Poeti diurne , dicendo nel tetto greco Calìn edidaxa* aoidin pulcrurn docuerunt Carmen . Che le Mufe gli hanno infegnato il bel verfo . quello non è gloriarli, perche non vuole inferire, che il fuo verfo fu bel- lo,ma che le Mufe gli hanno infegnato il bel verfo, la bella Poefia » Che Homo» ro s'attribuifea il Principato della Poefia » confeflb di non haucr letto doue, pe* rò non pollo giudicare quelle che i\ dica : fé l'ha fatto non per quello piglia le- cito ellèmpìo da lui Artide , si quale come Oratore non (ì conuiene la licen- za, & libertà Poetica ì an ^i al Poeta ideilo è biaiìrrìeuole parlare nelle fuc lodi* iìcome Plutarco nel trattato di lodar fé ftelìo net principio biafima Pindaro » che fi vanta, & non fa mai fine di magnificare la fua facoltà : Ho ben veduto in Homerojche le piti principali>e faggie perfonè delli fuoi Poemi fuor di deco- ro fi vantano, come Vlille nella OdiiTsa , il quale efponendo le fue calamità ad Alcinoo Imperatore narra le fue • mprefe ordinatamente in quattro libri dall'ot tauo al duodecimo, permetto l'occafione di raccontare l'impreie, le prodezze! bC le 'Vittorie lue dalle cofe auuerfe conforme al parer di Plutarco : ma nonu» ammetto l'cfordio , & la forma delle parole con le quali troppoVinnal^a.mat- (imamente ritrouandofì ali fiora in bailo ilato>conofciuto folo per biiognoii foraltiergli addimandò, perche piangeua, chi era ,come fi chia- maua,5c^ di che loco. Onde Vlille nel principio del nono glrrifponde. Suro Vlyllès . & quel che fegUe . Alcinoo poi, doppo hauerlo vdito molto,non mo- (Ira di conofcerlo né men per fama , quandoché nel mezzo dell* vndecima O- d ite a non cónofcendolo più che tanto,altro non dice ad Vlille , che quelle pa» iole ,* Dairafpet'to non pollo giudicare, che tu fia "vn furbo, né vn faHario, co- me molti huómini, che vanno Vagabondi,per la terra a piantar pa(locchie,can- ^one, e menzogne, dandoli Vanto d'hauer fatto , e detto; perche hai bella ma- niera di dire , Se buoni penfieri : ma dato che anco Alcinoo fhauefleconofcifl' to per fama, non conueniua,che Vlille di le ftelìo dicetlè . Mea gloria ccelun attingit .ne meno a fua immitatione l'Enea di Vergilio . Sum piusiEneas Fa ma fuper a*thera norus . Neftore parimente fi gloria tròppo , & parlando con Agamennonelmpera torè , & con Achille Rè , Se Capitano più degli altri Greci principale , nel gle riarfi 'viene ad ingiuriarli,dicendo loro, io hopratticato con.perione più fot di voi, da quali femprr fui [limato. lam enim alienando ego & cum fortioribus > quam vos Vicis « DI CESARE %IPA, 321 Viris eonfuetudinem habui: Se minquam me ipfì para? pendetunt* Pcteua ben eflàggerare la grande$fta di quelli , con chi eonuersò in gio- ventù fua , (èn^a venire ad vna noìofa comparaticnew . Achille ha dell'ar- rogante a dire ad Agamennone iuo Imperadore in prefen^a d'altri principali Greci. Tunonhaihonorttome, che fono il più fotte di tutti i Greci } & do- . lendofenecon Theti madre (uà confi :tma l'iftelfo. Nofcatautem, Atrides Iaredominans Agamemnon. Suam culpam : quod fortiffimum Achiuorum non honorauit . Potetia ben moftrarele Tue ragioni , 6^_ il torto Fattogli da Agamennone», (èn^a auantarfi d'ellère il più forte de' Greci: certo che limili parole lo fanno fupeibo, èC im modello . Parla bene con giulla maniera nel nono dell'llia- j de , in quel luogo citato da Anitide , oue ricula Achille di non tornare a fer- uire Agamennone ,che gli mandò per .^mbafeiatori VltlFe, Aiace , & Fenice, a quali rifpofe, d'hauerfempre combattuto, doucua. Tutto quello non lo clicca line di vantarli delle lue mipieiè , ma per far vedere i giufti meriti , della fua feruitù , Oc"" l'i ngi ulto torto riceuuto in ricompenfa dal iuo Impera- dorè , attefo che il contare i fuoi fatti per difefa fua 4 & fcolpar fé Hello , è ia»# prima cagione, che permetta Pluratcho di lodar fé Itelfo . Però Ariltide non pigìi 1 eguale elì'empio , perche ad Achilìe era neceifario in tal cafo per dir \*^ lue ragioni , narrar le lue prodezze veramente fatte . Ma a lut non era neceC- fario ne conueniua lodar l'oratione fua ; concede lì, bene, che fi difendanole opere lue , & che fi mantengano per buone, quando da altri fono riprefe: ma rjon elìèndo (tata a lui da alcuno bufimkra , non doueua egli lodarla , ne fof- ttntare poi ch'haueflè fatto bene ad elleifì lodato da le (Ulto , quando fu am- monito, ch'egli fi gloriaua. Il Maggiore Orator di tutti i Greci lo viene aw conuneeie, dicendo, che niuna pedona dlfode^za.. ò(T dottrina fegnaiata»# non fy'o non diri cofa alcuna gloiiofamente di fé ftellb , ma s'arrollìrà anco ièntirne dire da altri . Quelli poi,che fono lontani dalia vera dottrina , che iì attribuifeono ,& prefumono hauerla , per non fapere ^parole noiofilllme ad ▼dirfidifeiteflìptofenfeono. Tantum abeft vlium ilhorumj qui foiide do- cili funt»,quicquam de fé gloriofus dicerc ,-vt*alio edam diecine, erubefeant v Qui -vcrolongius a -vera, quam libi "Vendicant dottrina, abfunt , propter in-' fcitiam verba inoleltillìme audienda de le ipfis proferunt. Niunodunquede- ue fare il trombetta delle fue ledi, o vere,b non vere,che fiano , La Vefpa,che molala in alto,é di quella forte fimmalle Api, ma più grofsa, laquale perche manda fuoravn fuono, che rimbombala latini chiamafi Bam- byiiusjc inutile a produr mele,e fi fabrica i faui di luco voti dentro di lòftan^;*,, attiilirno fimbolo deli'huomo vanagloi;iolo,che per ordinario ha moltcparale, pj ICONOLOGIA è fa molto flrepito, de) redo è inutile , & fi forma nella mente cadetta in aruu > chimere vuote di ferino , e di (apere , fabricate apunto di loto , poiché fi fonda fopra la vanagloria delle cofe terrene ;ond'è quell'adagio. Bombylius homo. Tali fono quelli huomini ,che deferiue Theofrafto nelli Charatteri Eihici. cap. 57. cV 62, F netti, ambitiofi, èV Oftentatori , a quali s'afiìmigliano quelli, che pieni di boria volano col penfiero in alto , & comparirono (òntuofi , cV profu- mati con paggi a 1 iurta , & moretti appretto > per e (Ter più riguardati , & am- mirati, portando adollo perle,e gioielli,contro i quali Plinio Iib. 3 7. cap.primo, dice , che fi gonfiano per *vna certa vanagloria da Pifari . Quelli che ogni minima cofa,che fanno cercano di farla con vano , òcT affettato apparecchio , tenendofènc poi buoni appretto le genti , dando conto a ciafeuno , dell'ordine che hanno tenuto : Quelli che con noiofe oftentationi celebrano la nobiltà de gli aui loro ,i gradi della cala , le ricchezze, & facultà , che conaitano altri non per cortefia,ma per vanità,accioche fi vegghino i loro (plendidi addobbamenti» te la loro politia, a quali non fi pub far maggior difpetto,che non accettare i'in- aito , SC non rifguardare ciò,ch'efli reputano grande^a loro . Quelli che*, da tutti, & per tutto» pigliano la precedenza , la man dritta , eJl primo luogo . Quelli che fi compiacciono d'ellèr veduti appretto vn Principe , e (tanno più fui fjraue, che l'ifteflb Principe. Quelli che per parere d'hauer gran negotij , ma- neggi , e fecreti d'importanza fi ritirano da banda per ogni poco di co/à, & s'ae coftano all'orecchie delle per ione , quafi che ragionaiTero d'occulte imprefè,ne diranno cofa ,che in paleie dir non potettero. Quelli che fanno moitra dSn fopraferittocon titolo d'llluftre,o Molto llluftre,e taluoltad'Illuftriflìmo.cV^ dicono diriceuere continuamente lettere hor da vn Principe, hor dall'altro, & s'otferifeono difauorirti appretto quelli ,non come offitiofi, ma come vanaglo- riofi, per darti ad intendere>ch'e(Iì pofibno apprelTo Principi ; di cofi fatte leg- giere:^ fi pafeono, SC* fono inutili per (e, non che vtili per altri , ettcndo tut- to il loro Audio porto nella vanità , che fi rifolue alfine in vn rimbombo , che ia breue fuamfee : ficome ogni Pompa,e Gloria di quello Mondo con (onoro rim- bombo perifee . Perij t memoria eorum fonitu . VANITA. GIOVANETTA, ornatamente veftita , con la faecia lifciata , porti fopra alla tetta vna v,%$x con vn cuoie. Vanita fi domanda nell 313 VBR1ACHEZZ A. DONNA ^vecchia, ro(Ta,& ridente, vellica del color del* rofe fèccho, in mano terrà vn vafo da betiere pieno di vino , 6^ a canto vi farà vna Pantera . Rapprcfentafi vecchia , perche il troppo vino fa , che gli h uomini prefto iri- uecchiano, & diuentano deboli • La Pantera moftra,che gli vbriachi fono furio(ì,di coftumi crudeli,^ fero- ci , come fono le Pantere,lequali, come«dice ^riftotile nella hiftoria de gli ani-? mali ,non fi dimenticano mai . Vecchiezza. DOnna grinta, & canuta , veftita di nero femplicemente , con vn ramò di Scnicio in mano -, perche ì fiori di quefta herba fono di color pallido , & nella loro più alta parte diuentano come canuti » & cadono. Vecchiezza . DOnna con la teda canuta, macilenta , &C con molte crefpe per la faccia, 'Veftita di quel colore delle fog'ie, quando hanno perduto il vigore,fen- s^a ornamento, tenendo heila man finiftra vn horologio da poluere, ilquale llia nel fine deli'hora , -'& "vn paro d'occhiali , con l'altra appoggiando ad ^n ba- ttone , infegr»erà col dito il detto horologio , 8c terrà "vn piede alto , & fofpelb iopra vna folla, m oprando il vicino pericolo . Vecchie^a è quella età deli'huotno ,che tiene da cinquanta fino a /èttanta anni , nelìa quale l'huomo, che va in declinatione per la fredderà del fangue , diuiene inhabile a!le fatighe corporali-, & eflercitij mentali, i quali per la debo- lezza de* fenfi , non puh fare fèn^a difficoltà , e quefla età è tutta declinatione. Che la -v^cchie^za fminuilcala vifta, le forze, rambitione,Ie belle^ejd^1 le fperan^e , fi moftra con gli occhiali , col baftone , col veftimento , con la fac- cia , Ó\_ con l' horologio , che ftà in fine,ouero dal color della verte fomigìian- te à quello delle frondi de gli alberi neirAutunno,ouero dalla folla, nella quale ita per cadere. Si potrà ancora dipingere , che tenga in mano le fpine , ouero la pianta d'al- cune rofe, le quali fiano sfrondate in gran parte, & languide . Vecchiezza. VN A vecchia, magra, pallida,coperta d'-yn manto nero,& che fi appog- gi ad vna Crocciola, e con la finiftra mano tenga -vn ramo lèccho lenza foglie da vna parte 'vi fia vna tartaruca , e dall'altra vn horologio dapoluere , e che moftt.» che la detta poluere fia al fine . V E L O C 1 T A. O N N A con f ali alle fpalle , in atto di correre , tenga vno Sparuiero ìtu capo con l'ali aperte, il che è conforme ad vn detto di Homero , doue fi ci^ime^m gran velociti col volo dello Sparuiero, K z V&> D 32+ ICONOLOGICA Velocità . DOnna con habito, con Tali alle (palle , portando i Talari , oueto ftlualctti fìm ìli a quelli di Mercurio, & nella delira mano -vna faceta . I catari fono indicio di velocità , però dirte Virg. di Mercurio . Aurea,qua: fublimem alij fiuè a?quora fupra Seu terram rapido pariter cum flumine portant . La faetta ancora nel tuo moto veloci llimo meri e a3 che fé ne faccia memoria in quefto propofìto. Appretto hauerà vn Delfino > & vna Vela , quella perche fa andare veloce la naue: quello, perche muoue fé flcflo velocemente » VELOCITA DELLA VITA HVMANA. SE dipìnge per la velocita della vira humana vn Centauro > il quale anima- le fino alle patti ertreme del ventre hanno forma humana, OC il retto del corpo fi finge fìmile a vn Cauatlo . Racconta Pierio Valeriano, che il termine della noftra vita con 'veloce cor* (o faprauuiene , Se quefto,percioch« noi con vna rnarauigliofa lubricità caden- do , fìamo dalla morte rapiti . VENDETTA. DONNA armata, Se veflita di rollò , nella^deftra tiene vn pugnale ignu- do, Se fi morde vn dito della finiftra , a canti? ha vn Leone ferito con vn dardo , il quale fi veda in detta ferita, & il Leone ftia in atto fpauenteuole . La vendetta d rapprefènta con vn pugnale in mano , per dimoftrare quello atto fpontaneo della "volontà , che corre a vendicare le ingiurie, con lo fpargt- mento del /angue, & però ancora fi verte di rodò . Si dipinge armata , perche per mezzo delle priopie for^e facilmente pub rhuomo vendicare l'ofFefe . _^, E fi morde il dito,perche chi è inclinato a vendicarfi,per hauer memoria pili (labile , fi ferue cofi del male fpontaneo , che fi fa da sé fleflò , per memoria del male violento , che pruoua per lo sforzo degl'altri . II Leone effondo ferito oflèrua mirabilmente il percuflorc , Se non lafcia mai occafione di vendicarfi . Onde il Pierio racconta , che vn giouane compagno di Giuba Re de* Mori , mentre il detto Re a'ndaua con l'Esèrcito per li defèrti dell'Africa per cagione di prouedere alle fue cofè , incontrandofi in vn Leone , lo percofie con vn dardo, & l'anno dapoi ripafTando il detto Re già Ipedito per quel medefìmo luogo, comparue il detto Leone , Se ofleruando il giouane, che l'haueua ferito, andando con velociflìmo corfofra la gran moltitudine de' Sol- dati, miferabilmente lo lacerò , partendoli (en^a offendere alcun'altro t folo' fodisfacendofi d'hauer vendicata la vecchia offefa . Però gli Egitti) dipingeua- uano nel detto modo il Leone per la vendetta . Vendetta . DOnna armata , con vna fiamma di fuoco fopra all'elmo , haueri mo^za_»: la finiftra mano!, Se tenendo gli occhi j fifsi al tronco del braccio dimo-v (tri con l'affetto tubato, malinconia A rabbia: dall' altra mano temi il pugna- * le in DI CESA%E %IPA. 3ìj le in atto dì voler ferire , farà veftita di roflb, & a canto hauerà vn Coruo , coi vno Scorpione in becca ,ilquale punga co la punta della coda il Coruo nel collo. L'armatura dimoftra il valore, fic la foriera del corpo efler ucceflario alla ^vendetta de' danni riceuuti . ,u 11 fuoco è inditio del moto , &C del feruore del fangue intorno al cuore » per ira,8c per appetito di "vendetta , a checorrifponde i'afpetto turbato . E guarda il tronco del braccio, perche non è cofa alcuna, che inanimi mag- giormente alla '"vendetta, che la memoria frefea de' danni riceuuti , E però è dimoftrata col Coruo punto dallo Scorpione , dal che l' Alciato tira vn fuo emblema dicendo . y^ptibat volucrescaptum pede Corms in aura; , Scorpion, audaci premia parta gul£ . \A fi tilt infufofenfim per membra veneno , P&ptoreminftygias compulitvltor aquas, -* 0 rifu res digna ; aliis qui fata parabat , lpfeperit ,proprijsfuccubuìtq\ dolis, V E N V S T A.' Del Signor Giouanni Zarattino Cafìellino . NINFA bella di gratiofo afpetto veftita di cangiante , cinta con vn cin- golo,nel quale vi fiano ricamati intorno Cupido, le faci ardenti,& il ca- duceo di Mercurio , porti in tetta vna corona di rofe , tenga nella deftra mano l'Helichrifo fiore gialio,& lucido come 1 oro.nella finiftra laugelletto chiama- to da Greci Tinge . La Veriufta è vna certa gfatia, che arreca perfetto condimento alla bellezza: perche non ogni perfona bella ha venuftà. Suetonio deferiuendo le fattezze di Claudio Nerone,fece differenza nel cap, 5 1. dalla bclle^a alia venuftà, in quel le parole. Fuit vultu pulcro magis,quam venufto . Fu di volto più tofto bello , che venufto,e gratiofo. Catullo facendo comparatione di Quintia con la fua di- letta Lesbia,concede,che Quintia fufle bella,non però totalmente bella,perche non haueua alcuna venuftà, maproua, che Lesbia fua era tutta bella , perche^ toaueua ogni 'venufti . Quintia formofa e fi multìs mihi candida >longa, B^tla e fi. bat egofic fmgula confiteor . Tetum illud formofa nego, nam nuUa Vtnufìas . Trulla in tam magno efl corpore micafalis ■. Lesbia formofa e fi, qu£ cum puleberrima tota efl , Tum omnibus vna omnes furripuit Venens . Dalquaìe Epigramma fi raccoglierne oltre alle fattezze d*vn corpo grande, ben fotmato,e d'vn color cand'do , bifogna hauer anco Venufta,e quefto lo di- moftra Catullo non tanto in quella (uà voce Venuftas , quanto in quella . Mica ialis. ciocche Quintia era infipida>non hautua niente di venufta,e grafia .fopra di che Aleflaiidro Guarino Atauo del Caualier Guai ino autore dei Paltor fìo\>, dice . Quemadmodum cibi fine fale minime deleótant , ita Quintia quoque 8 fcilacct longa , o\_ candida eilet , fine 'veuultaie non ^idtbatur formola . X i Siconac 32* ICONO LOG I*A V E N V S T A. i Sieomc il cibo fen^a Tale non gufta , con* ancoQu'ntia , ancorché fullè bella-; , grande, e candidi, nondimeno non pareua bella /èr^j Venufta , la quale non è altroché vna certa gratis, ficome nell' vltimo verfo efpone il fudetto Autore in quel mezzo pentametro, Omnesfurripuit Veneres. Videtur,ii>quit,ceteris mulieribus omnes *venuftates furripume, cum ©mnis gratia in ipfa fola appa- YéàfTcioè pare, che Lesbia habbia rubbato tutte le venuftà alle altre donnes- che in lei fola apparifeeogni gratia : a guifa del ritratto di Zeuxide Pitture, che per figurate a gli Agrigentini in Sicilia Giunone La. inia, fcielfe le più belle bel- fe@p dalle più belle , e gratiofe donzelle, ch'haueflero : fi conferma da Lucrc- tio Poeta, che ~vcrfb il fine del 4. lib. chiama la gratia , mero fale. Tarmila Tumilio, ChaYÌtonia tota) mrumfal. Volendo inferire, che a tal amante accecato dall'amore vna Dama piccola', di bada datura da lui amata parerà vna delle Gratìe, tutta faporita.e tutu gra- liofa, impercioche Chariton ia feno due parole in aleuti Celti malamente con- gionte, DI CESALE %l?A. 327 gionte,che in greco lignificano gratiarom vna**vna delle grat ie, laqua le gra- tta fotto nome di fale '"vienoa molli Autori comprefa, perche la Venuftà,c3^ la gratia è il condimento delia befie^a.come il Tale d'ogni 'viuanda . Plutarco nel quinto Simpofio nella queftionc decima . Fa&um eli vt gratiarum nomen falibus imponeretur a quibufdam . Et più a bado . Atq; hac fortalfe de caufk pulchritudinem mulierisnon ociofàm ,aut tnuenuftam, fed gratiofam,8£" ad promouendum aptam/alfam vocant. Per quefta cagione,dice egli la belle^a d'vna donna , che non fia otiofa, feiapita, & fen^a venuftà,ma che da gratioià» ÓC^ atta a commuouere gli animi , è chiamata faIf2,cioè fàporita »& gratiofaj & però Venere riputata Dea della belle^a fi finge nata dal Mare,che è folio : fi che la Venuftà, che dice Catullo, il Sale,& le Veneri, altro non fono,che la gra- tia , 6^ la gratia non è altro,che la Venuftà, parola deriuata da Venere j a Ve- nere enim ( vt inquit Cicero ) dieicur Venuftas, perciò ditte Catullo,che Lesbia rubbb tutte le Veneri, cioè ogni gratia, & Venuftà , perche Ven ere , come Dea delle bellezza, & capo delle gratie , oltre la bellezza del corpo hebbe in fé tutte legratie, che fi ricercano ad vna perfetta Venuftà , fa quale contiene due doti principali : la gratia dell'ai petto , & la gratia della voce ; circa l'afpetto confitte nel grato, & gratiofe colore, nel gratiofo moto, nel gratiofo rifo , & nel gratio- fo {guardo . Circa la voce confitte nel gratiofo parlare , nel quale fpetialmente fi ricerca il faporito fale delle faggie, foaui, angeliche parole,e però ditte Quin- tiliano Iib.5. cap.3. che la Venuftà è quella coia , che fi dice con vna certa gra- tia . Venuftum eft, quod cum gratia quadam, & Venere dicitur. Et nei x.lib. capitolo primo dille . Ifòcrates omnes dicendi Veneres fècutus eft . Volendo efprtmere, che Mocrate hebbe nel dire ogni gratiofa maniera . Tutte le fudette parti della Venuftà vengono confederate più volte dal Petrarca nel caro ogget- to dell'amata Laura : confider ò il grato colore di gratia, &T di dolcezza pieno in quello quadernale . T0B0 che del mìo flato fujjì ai c&rta , *é me fi mi fé in sì nuouo colore , Ch'baurebbe a Ciotte nel maggior furore Tolto l'arme ài mano , & l'ira morta . In quel terzetto poi confiderò il candido colore del "volto , la biondezza del capello , la negrezza delle ciglia , lo fplendore de gli occhi ,la bianchezza delli denti, & la rottela delle labbra, colori che arrecano gratia, & Venuftà , quan- do con proportione comporti fi ritrovano tutti in vn fuggerto. Latefla or fino » & calda nette il volto , Hebeno i cigli,, e gl'occhi tran due Belle Qnd'+Amor l'arco non tendeua in fatto. Terte, & rof e vermiglie. Et quel che,iegue. Confiderò il giatiofo moto, e lguardo,quando ditte . Che dolcemente i piedi, e gli occhi muoue. Et nel fonetto in qual parte del Cielo confiderò infiemccon Io /guardo il gta tiofo parlare , e'i dolce rifo . X 4 ter '328 ICONOLOGIA Ter diuina bellezza indarno mira Chi gli occhi di cosleigiamai non yide Come foauementr ella ti gira • 7{on sa coni ^imorfana , & come ancide Chi non sa come dolce ellafofpira , E come dolce parla , e dolce ride, £ nel Seguente Sonetto . *4mor , & io sì pien di merauigliat Come chi mai cofa incredibil vide Miriam coflei , quando ella parla , o ride . Nell'altro Sonetto confiderò medefimamente il gtaciofo paltò , & moto *£ Et nel Sonetto, foglia mi fpróna . Nel cui primo terzetto particolarmente rono raccoMutte le tre fudette forti di bellezza deli animo del corpo,& deUa voce, nelle quali è la Venufta, & grafia . yirtute , honor , be UeTtfa > att0 ffntiU 9 Dolci parole a i bei rami m'han giunto • Oue foauemente il cuor m'inuefea . Virtute, honor, ecco la bellezza dell'animo, che ne gli animi conciliali gra- tia . Belletta, atto gentil ; Ecco la gratia del corpo . Dolci parole i ecco la gra eia della voce . *A i bei rami mhan giunto . Oue foauemente il cuor m'iuuefca ; ecco la portanza della gratia, che in* uefea , commuoue , alletta , e tira l'animo per mèzzo della mente , 1 occhiy; nes aetatis gradus venufHflìma ; di tal venuti* per tutti i gradi d'età vien ano da Greci lodato Alcibiade r M Tullio ifteflbloda il voltoyche arreca dignità» *verruf!à infìerne . Vultus multum afrert rum dignitatena , tum Venuftatem Talché la Venuftà in vn huomo è lodabile , e conueneuole r Nella donna no ne ragiono, poiché più torto (1 amerà ~vna men bella, chefìa virtuosa ^gentile grattala nel camminare* ragionare, à(T conuerfare, che vnapiùbelk di volto» fenza venuftà, fen^A virtù alcuna*rum"ea net procedere» fciocck.nell andare >6c •nfrpida nel parlare * Habbiamo cinta la noftra figura d'ella vendila col fijdetto cingolo da Greci chiamato cello, ouero baltheo, che Venete di natura Madre d'ogni Venufttf,Sc gratia portar Talea per comparire graliofà>.nel quale vi era tanta virtù , che ne- gli amor oh* (tfegnè- plaeaua per fine l'iracondo, e furibondo Marce,& col mede- fimo Giunone riceuutolb imprefto da Venere puotè placare l'Altitonante Gio- ue : fcher:£o grafiofamente fopra cioMartiale nel 6". lib. 'volendo lodar Giulia di gratia» òC bellezza, a cui dir1e,ch'era tanto bella,& gratiofà,che da lei Giù» none,é Venere i fretta farebbe venuta a dimandare impfeftoilgratiofocingolQ> Vt Marti* reweeturamor: fummiq; tonanùs* *A te luna petat ceflum, & rpfa Venus* Queflb pretìofo cingolo è deferittoj ficome rhabbiamo figurato da Home- io nel xiii. della fua Iliade, ouea Giunone Venere l'imprcrìa • *A pefioribus foluitacu piftum eingulurrr - Jfarium : ibiautem in eoiltecebm omnesfacla erant.9 jbiinerat quidem\Amor, & defiderium , & colloquiarti $landi[oquentic> qua decepit mentem valdeetiamprudentium, Hoc eiimpojmt manibut, verbumq; dixit>& nominami* Recipe nunc hoc cingulumt tuoq; impone fìnuì - tontex tum varie in quo omnia fuclafitnttneq\ tibiput* Inefficaxfuturum effe}quodcunq metttibus tuiscupis * Appanfce da quelto tetto d'Homero, che in detto cingolo vi erano ricamati a ponta d'acci Amore , i defiderij, eia foaue eloquenza del parlar dolce . Amo- re i'habbamo prefentato con la folita imagined: fanciullo alato , i dcfiderij con |c faci ardenti ,i quali fono quelli, che a gu fa di ficelle accefe ardeno con- tinuamente i cuori degli amanti . La fòaue el quen^a , & il dolce parlare col caduceo di Mercurio riputato da Poeti padre d t ila eloquenza, cX^ ancora ca- co delle etatie, come dice il Giraldo nel Sinu^mate xiii. Metcurium infuper ve- DI CESsARE %/Pu*. SS* reteres gratiamm Ducem conilìtueroiìt . E però Luciano antico Fiiofofo nel dialogo ampolline, & Vulcano dice, che Mercurio rubbò il cingolo a Venere, dalla quale fu abbracciato per la vittoria, che riportò mediante la Tua gratia: ne lènza cagione gli Atheniefi pofero { per quante narra Paufania ) nell'andito della rocca la ftatua di Mercurio infieme con le gratie . Siche il Caduceo» co- me linimento di Mercurio ferue per fimbolo della foaue eloquente della gra tiofà facondia del parlare ; nel qua! cingolo Homero ci volle dare ad intendere (a for^a della gratta, fen^a la quale la bellezza non vai nienterbelta era Venere, ma lènza il cingolo (imbolo della gratia non poteua addolcìre,& allettare Mar- ce ì bella era Giunone, ma lènza il cingolo di Venere, cioè lenza la "venufta , 8c ^iatia non potè mitigar Gioue,mediantc laquale pur J.o mitigò, iìcoirc Venere Marte, volendo inferire, che la bellezza congionta con la gratia può adefearc^ ogni per fona, ancorché fia di fiero cuore, come Marte, e d'animo ajbhme,©^* alto come Gioue ; ma che la bellezza non ha quella virtù lenza la grati a, laqua- le induce Amore , 6^ defiderij con la foauità del parlare nelle menti de* pili prudenti huomini, allettandoli in tal maniera , che lì ottiene da loro ciò , che-, fi sa deli derare. Libanio Filofofo Greco fopra il cello, e fopra la rofa finge vn belliflìmo fchet ^ocifegnato da Angelo Pollano neUa Centuria prima csp. xi.& narra che Pal- lade , ex Giunone , elTendo comparite auanti il pallore Giudice delle bellezze loro, difièro a Venere,che fi leuafieil detto cingolo, perche le daua unta grazia che incantaua le perfòne : rifpoiè Venere, eh era contenta di deponetlo,ma che era ben douere, che (è vna di loro haueua il Murion d'oro, & l'altra vna diade- ma pur d'oro, ch'ella ancora fi procacia(Iequalch*altro adornamento gratiofòj rimafer d'accordo Palla de , e Giunone. Venere difeoftatafi da loro fé n'andò in vn belliflimo prato, oue-colfe gigli, 'viole , & altri fiori per addornarfehe,ma parlando auanti fentì l'odore della ro(à, alla quale accoftatafi,vedendola fopra-. ogni altro fiore bella, & gratiofa, buttò tutti gli altri , e fecefi vna corona di ro- fe, con la quale comparì auanti il Giudice, ma Pallade,& Giunone vedendola-, citta modo, con tal corona di rofegratiofà, non afpettorno il giuditio, ma am- medue fi chiamarono vinte , Se coderò ad abbracciar Venere, &C baciar la co- rona di rofe,& poftafela ciafeuna fopra il crine loro di nuouo la rfpofeio in e? pò a Venere , da quello noi ci fiamo molli ad incoronare la Venuftà con corona di iofe,& con ragione inuero, perche la rofa per la venufta /uà è regina delli fiori, tempi dehnifee il Murtola. Anacreonte Poeta Greco la reputa honor deFle gratie . Bgfa ,flos, odorqtte dìuum ,• HominMfiYoja eSì voluptas . Decus illa gratiarunf^i Conuienfi dunque alla Venuftà , perche la rofa dedicata da Poeti a Venere è (imbolo della gratia , & della bellezza , nella quale fé fi deue i icercare,fecondo i Platonici le tre fudette parti , che rendeno gratia , cioè la Virtù , il proportio- nato colore, & la foauità della voce , certo,che cella rofa vi è tombolo di tuttcw quelle . 33» ICONOLOGICA c] utile partì, vi è la virtù fua in confortare i corpi noftri con tante fòrti di liquo- ri di ìoCc, vi è il color grato incarnatino rnifto di bianco, e di rotto, come fingo- no i poeti fparfo dal fangue di Venere (òpra la rofa già totalmente bianca : "vi è la fua fragranza di odore (imbolo della (òauità della voce,atte(òche tengono al. cuiii Filofofi, che )'odore,ed il colore della rofa deriui dalla gratio(à (Iella di Ve* nei e : qnindi è quel prouerbio , Rofas loqui, e poeticamente dicefi, che Vene* te parli con bocca di ro/e . Virgil. nel i% dell'Eneide . Rofeoq; fise infuper addidit ore . Cioè, con bocca gratiofa > per la (òauità del parlare, 11 Petrarca. Perle , t rofe vermiglie , oue l'accolto Dolor formaua ardenti voci, e belle . Ed vn'aitra volta; l a bella bocca , angelica di perle Piena, e di rofe , e di dolci parole. Oue in tal tenore efprime il Petrarca ~vna bocca al tutto gratiofa , pigliando le j erle per li candidi denti , e le rofe per le "vermiglie labbra , da' quali vfciua* no pretiofi detti efpofti con foaue eloquenza , & gratia di parlare . Torquato Tallo ancora, £ nella bocca , ond4efce aura amorofa § Sola roiTeggia , e fèmplice t la ro(i« L*Helicrifo, che porta in mano > è *vn fiore così nominato da Melicrifà Nia« fa .che primiera lo colie, per quanto fcriiTsThemiftagoraEfefio, maioten» go , cht (la detto,perche il (ùo nome è comporto da Helios, che lignifica Sole, e da Chrylòsjche lignifica oro, attelòche l'ombrella di quella pianta piena di pea denti corimbi, che mai non fi putrefanno, quando è percofla da' raggi del Sole, rifpìende come fufle d'oro , la onde fi conilumaua da' Gentili incoronarne gli Dei , ilchc con grandiflima diligenza oilèruò Tolomeo Re di Egitto , ficomo narra Pìin., lib. 2 1 . cap. 2 5 . oue dice^che ha i fufti bianchi , e le frondi bianchic- cie limili a quelle dell'abrotano, e più (opra nell'vndecimo capitolo, dice, che*» che l'Helicrifo ha il flore limile all'oro, la foglia gentile, & il gambo fottile , ma lodo ; e quello (la detto,perche (1 (appia>come s'habbia a figurare,e per moftra» re la fua forma eflère differente dal Chrifanthemoje dall'hmarantOjpercioche, fé bene con tali nomi è (tato anco chiamato l'Helicrifo » come riferifee Diofco* ride lib. 4. cap. 50. nondimeno la forma è differente ,come fi comprende dalle figure imprelle dal Mattinolo Aio Efpofitore : Habbiamo dato quello flore io mano alla Venufta,pcrche è fior gratiofo, che prende il nome dall'oroj e dal So- le,lotto Ji cui raggi, è vago , e lucido come Toro * né più gratiofa vna cofa dir fi può, che quando è tifplcndente , e lucida, come l'oro ripercoflo dal Sole : di pit hanno olleruato gli inueftigatori de' naturali lecreti, che quello flore rende la. pedona graciolà, a tellerne ghirlande portate nella guifa , che dice Plinio , ec t/ztheneo autore Greco antichilfimo , il quale nel XV. libro cofi lafsò fcritto. Ad gratiam, & gloriam "vita? pertinere fi quis (è coronet Helichryfo . Val» ali; gratia, e gloria della vita, fé alcuno s'incorona con l'Helicnfio . Tiene dunqui in mano quella noflra figura della Venulla i'Hclicrilo, come lini bolo delia gta tu, e DI CESSARE 'RIPA: 333 tra , & della glori a popolare , perche Whi ha in Te venuftà , 6^ grafia , ha per l'ordinario-aiico ra appreflo gli altri a/pplaufò , fatto , gloria, fauore, & gra- tiaT^S^ perche la Venuftà concilia la gmia. mediante la quale fi oitengo- 'no le cofe , s*è detto da* Latini pieno dì Venuftà , & fortunato *vro , che !gli fiano fuccedute bene le cofe > fecondo la Tua intention«_ . Panfilo nel- 1 Tatto quinto delTHecira eflèndogli fucceflc fuor di fperan^a cole bramate l circa la moglie difle 5 Quis me eft fortunatjof r >enuftatiiq; adeo ptenior £ Per Io contrario inuenufto s*è detto^vno , che fia dilgr aliato , al qua- le non iucce dono cofe defidcratt. : l'altro Panfilo neHVfridria Scena quinta , Atto primo parlando delle no^e, che non defideraua, dille , Adcon* hominem elle inuenuftum , aut infelicem quemquam vt ego fum ? Icci niuno huomo coli inuenisfto,difgratiato, ed infelice , come fon io t onde «hi ha in fé gratia, chiamar fi può felice , perche truoua anco facilmente preg- iò altri fauori , éc^ gratia , di eoe facciamo (imbolo l'Helicrifio , il quale*, come fiore nobile,*vago , 6^ gratiofo, puòeiTere d'ornamento, yaghe^- 2a , 6^_ graue a chi lo porta , non che "veramente quefto fiore polla , come dicono i ìuddetti Autori , fare acquiftar gratia, cVfauoie; Sicome gli In- diani feioccamente teneuano , che la roia poterle far conciliare grafia appref* ibi Principi, ciò ritolta "vanità. Vanità fimilmente è di coloro, che pcn- fano, la lepre faccia gratioie quelle perlone, che [mangiano della fu a carne_ > ne poco marapigliomi di Pierio Autore graue , che lo afFeimi , c\T s'aflfatighi di perfuadere altri a crederlo , corrompendo il tefto di Plinio nel 28. lib. capi- tolo decimonono, ouc dice Plinio . Somniofos fieri lepore fumpto in cibis Cato arbitiatur . &C Pierioìn "vece di , fomnìofos , vuol piti torto leggere, formofos. Plinio "vuol dirjecondo Catone, che Ja carne del lepre fale^ genti fonnacchiofe , àC Pierio^v^ole , che faccia le genti gratiofe , cVT belle, òC foggiunie j ^ Vulgo etiam perfuafum conciliari ex co corporì gratiam . E oppinione del 'vulgo , che dia gratia"alli corpi , detto prefo da Pli- nio, ma non l'arreca lealmente intiero, perche Plinio Io mette per di/prcr- srj» , rigittando in quanto a fé , fimile folle oppinione . Vulgus , ^^ gratiam corpori in fepcem dies friuclo quidem ioco , Cioè , il vol^o crede , che a mangiare il lepre dia per fette giorni gra- tia con ifcher^o inucro friuolo ; quafi dica , che fia ~vna baia j ma Pie» rio quafi che tale oppinione fuflèw 'vera, fa, che il lepre fia verace firn- bolo della venuftà , X_ gratia; Laquale non fi deue , per l'antica,^ feiocca perfuafione del «volgo rche (opra niuna certa caufa 1 c\^ ragio. ne fi fonda , rapprefentare /òtto figura del lepre , 6^xfe in quelli me- defimi tempi , mentre la detta perfuafione era nel volgo ipaifa , como- da fauij fchernit* , non fi truoua da niuno Autore tenuto il lepre per (im- bolo della venuftà , Unto meno adeflb tener fi deue, poiché il volgo d'hog- gidì non ha fimile diceria^ . ~ Si véla 334- ICO NO LOG 1 *A Sì vate Pierio in fauor Aio di vna figura di Filoftrato , che dipinte Cotto vn arbo- re di melo i Pargoletti timori » che fcher^auano con vn lepre , ma ciò non ha, che fare con la VenufhJ, poiché di limili fcher^i , mille fi veggiono in fregi pò-, (ti nelle facciate di cafe . e Palaci , in Giardini di Roma pargoletti v/tf mori > e fanciuli*,che fcherzanocon opre, martini , & altri animali di giuoco : cita an- co per teitimc nio Marciale nell'Epigr. fcritto a Gellia nel 4, libro. Si quando leporem mittis , mihi Gellia dicis ; Formofus ièptem Marce diebus eris : Si non derides : fi verum Gellia narras Editti nunquam Gellia tu leporem . In quanto che i pargoletti Amori non voleflero ferir la lepre con dar di. o faet te ; ma pigliarla viua, come ibauiflima offerta a Venere : foauidìma a Venere-, dille Filoftrato » non perche nella lepre fu (imbolo di VenulU, ma perche è ani male fecondo , Venereo ;an^i Fiioltrato in detta figura apertamente giudicar per feiocchi quelli amanti » che tengono nella lepre fi a forza d'incitamento di Amore ; Inepti autem amatores , amatorium quoddam lenocinium in ipfo elle exiitimauerunt : peto in damo anco cita Pierio Martiate nell'Epigramma fcritto a Gellia nel quarto libro . Si quando leporem, &c. Ma in quefto Martiale fi burla di Gellia donna brutta , la quale gli mandò a donare vn lepre, con direfe mangiallè di quello egli farebbe bello , egratioi» per fette giorni : a cui Martiale , tenendo ciò per feioccheria, rifpofe, Gellia > le tu non burli, (e tu dici da -vero, tu moftri non hauer mangiato lepre ; perche^ fei (èmpre brutta . Fa mentione anco Pierio di Aleflandro Scucio , ch'era gra- tiofo Imperadore, e mangiaua fpeflb de' lepri » ma certo,chc la gratia non pro- cedeua dal cibar di lepre, ma dalla gratia Aia naturale : mangi vno , che non fi* di natura gratiofo, quanti lepri, che vuole , che mai non rarù acquiUo di gratia alcuna : la gratia è data gratis dalla Natura , ne fi pub comprare , ne acquetare con rimedi}, e cibi conditi . Arreca oltracciò Pierio certi verfi d'vn Poeta , che fcher^ò (opra il (udetto Imperadore , pigliando materia dal Aio gratiofo lepo- re, e dal lepre , che fpello mangiar folea, quali che il lepore, e la gratia deli* Im- peradore procedei! e da* lepri mangiati . Tufcrum quod vides elle noftrum Regem» Qucm òyrum fua detulit propago , Vcnatus feci t, & lepus comefus , Ex quo continuum capit leporem • Mt Lampridio nella vita di lui dice , che 1* I mpcradore elfendogli moff rad detti vera rifpondefle in greco per dilprezzo del Poeta con tal fentimento . Pulcrum , quod putas elle velhuai Regem Vulgari miserande de fabclla, Si verum putas elle , non irafeor , Tantum tu comedas 'velini lepufculo* , * Vt fias animi malis repulfis , Pulcher , ne inuideas liuore mentis . Ne* quali vcifi chiama miicrando il Poeta , che A mo«c(te a credere , dalli volgaf DI CES vi RE %IPJ. 33 J voìgar diceria, ed opinione, ch'egli fuflè bello, perche mangiato lepri . Se tu credi quefto, rifponde l'Imperadore, io non me n'adiro , Solamente voglio da te , che mangi ancor tu lepri , accioche (cacciati i mali affetti dell' animo di- venti gratiofo tc non rh'habbi più inuidia.dal tenore di talerifpofta,fi conofee» quanto l'Imperadore tenefle per cofa ridicola quella volgata diceria, perlocho chiama il poeta miferando , e mefehino : L'Imperadore , fé mangiaua i lepri , li mangiaua non per diuentare gratiofojchegid era di natura,ma perche gli gu« ftaua il lepre , ch'egli dello pigliaua nella caccia , della quale molto fi dilettaua, come fcriue Lampridio . Che i poeti riabbiano fch erbato Sopra iHcpre » ed il lepore, lo hanno fatto per Io pronto bisticcio , che fé ne forma . Si non vis ede- re leporem , sede Uporern ; dille vn'altro poeta ad vno, che ftaua a tauola , ne mangiaua del leprc,che vi era, ne diceua niente : ma quefta conformità di vo- ce detta Annominatione, o Paronomafia,non bafta ad includere il firn bolo del lepore, e della gratia .-perche il lepre non fi forma dal lepore , ne il lepore dal lepre, ma fi dice lepus, quafi (ìt leuipes , perche è leggiero di piede , come tie- ne Lucio Elio preflo M, Varrone lib.j. de re runica cap. i a.ouero come pii\ to- fto vuole Varrone è detto dall'antica voce Greca Eolica , leporin, perche è fimo ì di nafo Liporjs , ouero Liporrhis, fignifica fimo, per quanto n'auucrtifce Gio- i Seppe Scaligero : ma il lepore della gratia , e venuità non fi deriua da limili vo- ! ci , diuerfè di lignificato : dunque per niuna via, ne per etimologia , ne per na« ! turale intrinseca virtù, ne per vaga eftnnfèca ferobianza , il lepre , che più torto ; brutto è, può feruire per Gieroglifico della Venuttà , e gratia ; alla quale riab- biamo dato noi la corona di rofe , e l'Elichrifo fiori al tutto belli , vaghi , e leg- i giadri, che fpirano tanta fòauità, e gratia,che diedero occafione a gli antichi di i penfare,che fulTero atti allo acquifto della gratia ; i quali , come gratiofi fiori pofiono arrecare adornamento, e gratia a chi li porta, perche la gratia naturai* Igiene accrefeiuta da gli artifitiofi adornamenti , pero fingefi conforme al veri- simile da Libanio, che il Mutione d'oro delle gratia a Pallade , e il diadema a-» Giunone, per quello anco Venere di natura bella,e gratiofa portar volle il det- to cingolo ricamato,* Scelfe la corona di rofe per comparire più gratiofa con fi- ; mili artifitiofi adornamenti, iquali fi conuengono a Dame,ma però Séruatri ter ì mini dell'honeftà , e modeftia , ellendo difdiceuole ad honorate Dame lalfarfi t trafportarc dal fbuerchio defidcrio di farli "vedere belle, e eratio fé con fuperbi, m*m- ■ ■•-—»«•—■-■ hpm «**»>~aw,w *h wKinw \, f»w ■v****r«»vr*«> VIUVIVVf llML/lkW HA TUA lì il II» v» i»» Igufto, che quello di hieri : e fé bene elTa nipote, hoggi mi fono adornata per gli jtcchij di mio Padre,c hieri per gli occhij di mio marito, nondimeno fi conuer- ria più alle Dame andare adorne in guifa tale,che hauclfero da piacere più tolto ì gli occhii de' padre, che a gli occhij degli huomini . A Cauàlieri poi in net- Cun modo conuengonfi gli artifitiofi adornamenti , fé non tanto, quanto com- porta la virilità caualierefea, perche la belle^a virile poco deue tller coltiuata, { puidio, Pie* coli modico forma virili» amat . NafcondanJfi quelli Cauàlieri , che per 3$f ICO NO LOG 1*A che per parer gr? tiofi pongono cura,ed arte particolare di fpatTeggiar fuora co» cium, ricci, e "vedimeli ti iafeiui , e profumaci , affettando tanto il portar della vita , i getti del volto, con i (torcimenti di tetta , e ghigni sforzati , il parlar me- lato con parole ttentate, e ttudiate > che in vece di gratiofi diuengono più cotte con la loro affettinone odiofi,inuece di virili,efreminati,rnoibidi,e delicati, pen fano d'ettere ftimati » e lodati, ma fono fprc^zati ,e biafimati : Sicome il Ca- li iliero Mecenate , le ben da' Poeti per la fua liberalità celebrato» da Seneca H- lofofo per la fua affettatone vilipeio nella Epittola 1 1 }t oue dice , Quomodo Ma^cenas vixerit , notius eft , quam vt narrari nunc debeat , quomodo ambu* lauerit , quam delicatus fuerit, quam cupierit videe i,quam *vitia fua lacere vo» luerit . Quid ergo ? non oratio eius a?que foluta eft,quam iple difeinctus f* non : Cam insignita illitis verba iunt, quam cultus , quam comitatus , quam domus , quam vxor ? E più jbaflb.r Ma?cenas in euleu fuo quid purius amne, filuilq; ri- pa comant bus . vide vt alueum lintribus arene, verfoq; vado remittant ho: tos: quid fi qais femina cirro crifpat , ^/C labris columbatur ì fono quelli affettaci Caua'ièri fpiaceuoli a ti^tti, edam dio a' loro affettionati » Difpiacque ad Au» gufto Taffettà to parlare ^elfiftefTo Tofcano Mecenate , ancorché per altro da lui fulfe amato, per quanto fi narra da Suetonio nel cap. 86.. nella "vita d' Au- gufto, e da Macrcbio in quel tenore di lettera in/erta nel primo libro de Satur- nali cap 4. nella qua le facendoli beffe della fua aftèttatione dice . Sta fano me- ■ le delle genti, meluccio, auorio di Tofcana* la-fero Aretino» Diamante del Mar inferiore Tirrheno, gioia Tiberina, Smeraldo di C2fa Ci^nia , Diaipro de* figoli, brillo di Porfenna habbi il carbonchio,accioche pOifi congregare tutti i fomen- ti delle adultere . In quefta maniera i Caualieri , che vogliono affettare la Ve- nuftà, e grafia, con artificieri componimenti di peifona,d'habito, edi parole* vengono fcherniti, e burlati per fino dalli propi j amici, con gran perdita di ri- piitatione.e gratia apprettò ogni perfona graue, e prudente-. L'augclletto j che nella finiltra mano della notti a figura fi r iene,da* Greci , 1 dal nottro Plinio chiamato linge non è altrimenti la cod^in^ola da'latini det ta Motacilla, ficome malamentealcuni autori hanno tradotto in Pindaro, il Snida , e l'interprete di Theocrito nella Farmaceutria, errando inneme con lo» ro molti altri principali feri ttori , tra* quali Gregorio Giraldi Syntogmate 8. Natal de* Conti nella Mithologia Jib.8. cap. 18. E l'Alciato nell'Emblema 1 78 Erra parimenti 1 hedòro Gazza a dir , che la linge dal volgo fia chiamata tor- quilla ,e da gli Antichi Turbo , come ne auuertifce Gio. fLctifta Pio ne gli an- noiamenti capit. 2.chiaroafi rettamente da alcuni Torcicollo, percrie fi inge è '■vn'augelletto , che torce il collo , riandò fermo il reftante del corpo , fecon do Ariftotile nel a. hb. cap. 1 2.de natura d'Animali,doue ragiona delli fpartim en- ti delle dita , dice ndo , che cucci gli augelli hanno 4. dita tre dauanci , vno die- tro, pochi hanno due dica diuife per ogni banda , come ha l'augelletto lingd grande poco più del fringuello, di color "Vario, ha la lingua fimile a quella delle ierpi , la caua fuora quattro dita, e di nuouo la ritira dentro , torce il collo con- tro di le , tenendo il retto del corpo quieto . Paucis quibufdam vtrinque bini vt auicula: , quam lyngcm vocant : h«cpaulòauior frigilla eft , colore vario ' habec •habet fibì própriam digitotum * quam modo disi jdifpdfitioaem ; .S&* linguam ferpentibusfimilem ;quippequam in >longitudinem tmenlura quattuor digir tortini ìporrigatjTurfumq^ contrahat intra rciftrum jcolkimetiam icircumagit in auerfum, reliquoquielcentc corpore modo fèrpentum :: E queifto* il tefto d' A*- liftotele* al quale aderifce Plinio lih. xi. quefto gratiofò augelletto, e che lo donò a Giafòne, tper far i nnamorar M edea ... Domi* na autem velociffimorum telorum verficolòr-em Motaeillam.e cario cum alligaf /et rotar quatuorradiorum indiflolubili furiofamauem Cypris attulit primuni ad homines , fupplicatricésq; incantationes^docuit fapientem Aefonidem „^t Medea? eximeretreuerentiam erga .parentes, defiderabilifque^jrsciaipfam in peétore ardentem verfaretsfiagdlonerfualianis .. Per tal cagione fu dagli antH chi 'Greci tenuta idonea a gPincantamen ti amorofi ..- Theocrito nella Fatma- ceutria Edillo fecondo introduce Sineta Ninfa innamorata di Uelfide -Miudù># cefi cantando. Sicut harsc ceram ego, Deo adiuuantr, liquefaci©, Ita .prar amore (lati m liquefeat Myndius Delphisj Vtq; voluitur hic arneusOrniVopè Veneris ^ Sicilie voluatur ante noftrasfores, lynx trahe tu illuni meam ad domum Virum.. per metafora, fi chiamano Iyn« ges tutte le gratiofecofe, che incitanoad amore ,eche fonoatte a perfuadere, per vigore dellagratia, e venulU; Zezze le parole gratiofelechiama, Vei borum lynges, perche le parole tirano gli animi, ancorché duri, e difficili a piegarli, & d'Helenadicono i Greci,che haueua cofi potente Iinge.cioè coli potentc^ratia, e VenurU,che allettaua Priamo ifteflò.Re di Troia, ancorché cqnofceflc,ch'elia era la rùina del fuo Regno , ne fi poteua concilo lei adirare , ma con paterno amore la chiamaua figlia : e Suida narra di Cleopatra , ch'ella penfaua di poter adekare , e tirare all'amor (uo Augufto Impcradore con ia medfcfima Iirge , Y cioè Ì3? tCO N 0 LOG 1*A cioè gratile venuftà efficace con la quale a defio, e tirò Ccfare, e M. Antoni», Hora , fé ripigliamo il miftico parlar di Pindaro * che Venere portafie dal Cele Minge, fotto adombrata figura , chiaramente -vedremo efpreflo , che la Venu- ftà » e gratia è dono particolar del Cielo, e della Natura , donata poi a Giafone > che fu bello, e nobile Caualicre, accioche poteife commuouere ad amore Me- dea, e perfuaderla contro la voglia del Re de Colchi Tuo padre , e della Regina madre a pigliarlo per Tuo fpoio, come fece ; fi manife(ta,che la nobiltà, e la bei- le^a non ha -vigore di difponete gli animi fen^a la gratia, perà Suetonio mo-. Ara di (prezzare la bellc^a di Nerone imperatore , perche era fenza gratia , e come priuo di amabil gratia, e cólmo di odiofi coftumi era da tutti odiatogliene, non auuiene in quelli, che hanno *venuftà> e gratia, laquale è di migliore con* dicione , che la belle^a ; perche la belle^a per fé ftellà non ha vehemenza di allettare gli animi fen^a la gratia, ma la gratia,e venuftà ha anco efficacia gran' de fen^a la bellezza, fìcome habbiamo di fopra moftrato con Tcllèmpio d' Vi» (- fé, Socrate,e Quinto Rofcio, i quali ancorché brutti, mediante la gratia,e verni- . ala loro tirauano a fé gli animi delle pedone, e faceuano acqui Ilo dell'altrui gra tia. Onde prouerbialmente dicefi . lyngemhabet. D'vno , che habbia tal gratia, e venufta,che pare, che incanti le perfone, e le sforai ad amarlo ; però predo di noi la linge è f imbolo, e figura della for^a, ed efficacia della gratia, o . VcnulU. VÈNTI, Eolo I{e de* Venti . HVOMO con vn manto regio , e veitito con Tali a gli homeri, e capelli rabbuffati,cinti di ""vna corona , le guancie gonfie , e con arabe le man; tenga in fi-ra attitudine *vn freno * Si dipinge, che porti la corona , & il freno,percioche i Poeti lo chiamano R de venti) e per quanto riferifee il Boccaccio hb.xiii. coli* Venne in Eolia alla Città de* Venti , Oue con gran furor fon colmi i luoghi t D'Auftri irati , quinci in lagran caua Eolo preme i faticofi venti « E la fonante Tempe,e come Rege Per lor legami , e gli raffrena chiufi » Ou'eflì difdegnofi d'ogni intorno , Fumano, ed alto ne rimbomba il monte * 8 VergUio ancor defcriuendolo nel primo dell'Eneide, coli dice . Talia fiammanti, fecum Dea corde volutans Nimborum in patriam , loca feta furentibus auftris Aeoliam venit , hic vafto Rex Aeolus antro Luctantes ventos> tempeltatefq; fònoras. Imperio promic ac vindis , de*" carcere frenat ' Uh indignante; magno cum murmurc montis Circum cìauftra fremutati celfa (edet Aeolus arct-, « Sceptra teuens, moliicq; animos, & temperai it« . EOLO DI CES ARE %IPjÙ jj* EOLO, Cerne fi pofia dipingere d'altra maniera. HVOMG m habito di Re , con vna fiamma di Fuoco in capo, terrà eoa vna mano vna vela di Naue,e con l'altra vno Scettro . Si rapprefenta in quella guifa , perche Diodoro Siculo nel 6. libro delle lue-* kiftorie.dice , che Eolo regnò nelle Iiole chiamate da gli antichi dal fuo nome , Eolie, che fono nel mare di Sicilia,efu Re giuftillìmo, humano,e pietofo,ed in- /ègnò aili Marinari l'vfo delle vele, e con la diligente ofleruatione delle fiamme «lei fuoco conoiceua i Venti, che doueuano tirare , & li pt tdictua > onde hebbe luogo la fauola, che egli era Re de' Venti. VENTI. ANCORCHÉ di molti venti fi faccia mentione , nondimeno quattr* fono li principali, e di quelli faremo pittura , i quali Ternano dalle quat- tro parti del mondo ciafeuno dalla Aia parte ; ed Ouidio nelle MetamoifoJì di fora tulk «lice, mettendo ciafeuno al fuo luogo nel libro primo • Euro "verfo l'Aurora il regno tolie , ; Che al raggio mattutin fi fottopone • FauonioneirOccaio il feggio -volle Oppofto al ricco albergo di Titonc , x- Ver la fredda , e crudel Scitìa fi volle L'horribil Borea nel Settentrione . Tenne l\vf uflro la terra a lui contraria , Che di nube, e di pioggie ingombra i'aih. E V R O. HVOMO con le gote gonfiate , con l'ari a gli homcri , di carnagione m« refea, hauerà in capo vn Sole rollo • Qucfto vento loffia dalle parti dell'Oriente * Si dipinge di color nero, per fimilitudine de gli Ethiopi , che fono in Lcuafc. te, donde egli -viene, & cofi è flato dipinto dagli antichi . L'ali fono inditio della velocità de' -venti, e circa l'ali quello baderà per di- chiaratione di tutti gli altri venti . Si rapprefenta col Sole rodo in cima del capò , perche Ce il Sole quando tra. wonta è roflo,ed infocato,moftra,che qi erto vento ha da forfore il dì,che vie» dietro, come moftra Vcrgilio nel libro primo della Georgica fcriuendoli fegni, che ha il Sole delle ftagioni,dicendo. Ca?r uleus pluuiam e enunciai igneus Euru* « FAVONIO, O ZEFFIRO che dir vogliamo . VN Giouane di leggiadro afpetto , con Tali , e con le gote gonfiate , come communemente fi fingono i venti, tiene con bella gratia vn Cigno eoa i ah aperte} ed in atto di cantar*. - ; ..-,.. V z Haotfà $4» te O NOLO G !*A Hautrl in «pò vna ghirlanda con teftadi *vaiij fiori, cori èdipmtoda Phi- loftrato nel libro dell'imagini, doue dice, che quando viene quefto ve nto , i Ci- gni cantano più foauemen te del foli toy & il Boccaccio nel quarto libro della Gè neologia delli Dei dice, che Zcphiro è di compleflìone fredda, & humida,non- dimeno tempera tame n te, & che ri folue i 'verni . & produce l'herbe , & i fiori , e perciò^li fi dipinge là ghirlanda in capo . , Vien detto Zephiro da Zephs , che volgarmente Tuona vi ta , *\ien de tto po| Fauonio, perche fauoriice tutte le piante , fpira foauemen te, e con piaceuo lec- ita da mezzo giorno^ fino a notte ,. de dal principio di Primauera fino al fintai «iell'Eitate.- BOREA, OVERO AQVILONF; VOMO horrido, con la barbavi capelli, eie ali tutte piene di' néue , & i piedi come code di ferpi; coli viene dipinto da Paufania r &T Cuidio» H^^librdeflcMetamorfofi, di lui coti dice. l Deh perche Tarme mie pofte ho in oblio r ..• E come alla mia rabbia alento il freno Apro rimar fino al fuo più cupogrembo» E per rendere al mondo il ciel fereno Scaccio dall'aere ogni vapore, e nembo , E quando in gioftra incontro, e che percuota, » Yincoi& abbatto il nero horrido NotOr Quando l'orgoglio' mio per l'aria irato \ Scaccia i nembi vers'Au{h:o, e loftia, e ftemer E'ì forte mio frate 1 dall'altro lato -.■•»■* Altre n ubi ver me ributta , e preme , • E che quello, e quel nuuolo è forcato > Nel mezzo del camind'vrtacfi infieme , Io pur quel fon, che con horribil fuono EòyfeirilfuocOylafatita, e'1 tuono. ] Non folo il foftìo mio gl'arbori atterra , Ma fi a palalo pur fondato, e forte , E fé tal'hor m'afeondo , e ftò foteerra .-*»• ■'* Nel tetro career delle genti motte , £b d'intorno tremar tutu la terra, Se io TX l CES A'K E 'RIPA. $4* Se io trouo aliWfcir mio chiule Je porte , E fin die io non èfalo all'aria il Tento , f Di tremor empio il mondo, e di fpauento. A V S T R O. Come de dritto da Ouidio nel primo libro delle Metamorf, Con l'ali humide su per l'aria poggia i Gl'ingombra il volto molle o/curo nembo Dal dorfo horrido Tuo fccnde tal pioggia , Che par,che tutto il mare tenga nel grembo Piouon fpetlè acque in fpauentofa foggia * La barba, il crine, e il Tuo piumofo lembo » 1 Le nebbie ha in fronte , i nuuoli alle bande Ouunqne Tale tenebrone fpande .' Per quanto riferifee il Boccaccio nel lib. 4. della Geneologia delli Dei , dice_^ che quello •vento è naturalmente freddo, Se (ecco, nondimeno mentre vene?- do a noi, paffa per la zona torrida > piglia calore , dC dalla quantità dell'acqu , che confitte nel mezzo giorno ; riceue Thumidità, & con" cangiata natura, pe; - uiene a noi calido, &CT humido, & con il fuo calore apre la terra , & per lo pir è armeno a moltiplicar Thumor , ck^ indurre nubi, & pioggie j & Ouidio dt» fcriuendoli tuttequattro ne) primo lib.Triftium eleg. 2. coli dice, Nam modo purpureo vires capit Eurus ab ortu, Nuac Zephyrus fero vefpere miflus adeft. Nunc gelidus ficca Boreas baccatur ab ardo : NuneNotusaducrfapra?lia fronte gerit. ,'. ' AVRÀ. VN A fanciulla con i capelli biondi , fparfi al vento], con bella acconcia* tura di varij fiori in capo . 9 II vifo farà alquanto graflb , cioè con le gote gonfie limili a quelle de' venti , ma che fieno tali, che non disdicano agli homeri , porterà l'ali, le quali faran- no di più colori, ma per lo più del colore dell'aria, 6^ fpargeri con ambe lc^ mani diuerfi fieri . ^ L'Aure fono tre, la prima è all'apparire del giorno, la feconda a mezzo gior- no , óX^ la ter^a verfo la fera . Furono pinte dalli Poeti fanciulle, piaceuoli , feminatrici di fiori con Toccai fione di quei -venticcioli , che al tempo della Primauera vanno dolcemente^ fpì rgendo gli odori de' fiori , com e dice il Petrarca in vna fedina, doue dice . Là ver l'Aurora , che fi dolce l'Aura Al tempo nuouofuol mouere i fiori. * E nel Sonetto 162. « "'- L'Aura gentil , che raffèrena i poggi , « Dettando i fior per queftòombroiò bofeo » Al fuaue fuo fpirto riconofeo , &c. * . Ciouane,e con l'ali Ci dipinge, per rapprefenure la yelocità del fuo moto ; Y f VER- J $4* ICONOLOGIA VERGOGNA HONESTA, DON^A eli gratìofo afpettOjCol •volto,e gli occhi badi , con la fòmmità deH'orccchie,&guancieafperfa diroilore, vettafi di rollo, habbia in ca- po vna tetra d'Elefante, porti ne la deftra mano "N-n Falcone, nella finiftra terga vna cartella, nella quale "vi Ha fcritto queftomotto. DYSOPU PROCVL. La Vergogna, ancorché non fia virtù, è lodata da ^f riftoti'e , dellaquale no ragiona fufleguentemente doppo le virtù" , ed a guifa di virtù è da lui pofta tra due eftremi vitiofi , tra la sfacciatezza , e la paura . Lo sfacciato non fi -"vergo- gna di cofà alcuna j il paurofo fi vergogna d'ogni cola : il vcrgognolb è in mez- zo di quefto>che fi vergogna di quel!o,che vergognar fi deue : (opra che vegg,£ nel 2t libr. cap.7. dell'Etìlica a Nicomacho,il medefimo nelli morali grandi po- ne la vergogna tra la sfacciatela, e lo ftupore, circa li fatti, e le paiole . Vere- enndia inter impudentiam , & Uuporem medietas, in a&ionibus colloq.uiisquc conditura . Zenone diiTe,che la Vergogna è timore d'ignominia > conforme^, alla difìniticne d'*é[iftotele nell'Etnica lib. 4. cap. vkirr.o , oue dice il Filofofo , Ve* DI CESALE 'RIPA. 34.3 Verecundìa timor quidam infamile defìnitur ;però da' Latini e, detta verecun- dia a vercndo ,dal dubbitare , òC hauer paura di qualche fallo, e d'ellèr tiprefò nelle attioni fue : perche la Vergogna è vna moleftia,e per tu rbatione d'animo, nata da quelli mali, che pare ci apportino difonore, o dalle cofe prefenti , o paf* iate,o d'auuenirc . cofi definita da ^rift. nel 2. della Ret. fecondo la traduttio- ne del Mureto. Pudor eft moleiliaquaedam , & perturbano animi orta ex ijs malis, qua; ignominiam inurere "vidsntur, aut prelentibus , aut prcteritis > auc rìituris . ^ìcuni hanno fatta differenza tra, Pudor,& Verecundìa, dicendo,che Verecundia fìa la Vergogna, che lì ha, ed il timore di non commettere qualche errore, che poi gli dia infamia, ed ignominia, & Pudor fìa il rollbre , che fi rice- tte doppo qualche errore commetto : ma truouafi predo gli autori indifferente-; mente prefa "Vna voce per l'altra, e Verecundia dicefi tanto auanti, quanto do- po l'errore commefio,& cofi Pudor fari '"veìlcm, fed me prohibet pudor , dic«L* Alceo 3 Saffo , & quello è auanti il fatto prima che parli : ne più ne meno,corac in Italiano Vergogna dicelì, fendali commetta alcun fallo, vna certa modeftia, ed honeità lodabile,Iaqualefuorcifere nelle donzelle,e ne' giouani modefli,che per honeìlà fi vergognano pallarese parlare doue è moltitudine di gente, e d'ek Fere veduti da Ioro:il Petrarca moitra l'honelta vergogna della fua modella Da- ma, quando fu da lui veduta nuda. Stetti a mirarla : ond'ella hebbe "vergogna. E nel Trionfo della Cadila celebra la di lei vergogna . Hon citate , e Vergogna a la fronte era Nubile par de le 'virtù diurne , 1 Che fan coftei fopra le donne altera . Vergogna anco dicefi il roflore , dolor interno, e pentimento jch'habbiam» di qualche cofa mal fatta . Il Petrarca vergognandofi de* Tuoi ^iouan.ii errori , cofi cantò tutto dolente ; Ma ben veggio hor , licerne ai popol tutto Fauola fui gran tempo : onde fornente Dimemedefmo meco mi vergogno: E del mio vaneggiar vergogna è il frutto, : E'I pentirfì, ci conofeer chiaramente , Che quanto piace al Mondo, e breue fogno. Ma quella vltima forte di Vergogna è di minor lede, che la prima, perche I* prima fa, che la per fona s'aftenga dall'trrare per timor di biafìmo,e quella è di- moflratione di Virtù chiamata da Valerio Mafiìmo madre d'honéfta rifoiutio- lse,e d'ottimo configlio,tutela de' folcnni orati), maeflra dell'innocenza, cara a" proflìmi, ed accetta alli flranieri , in ogni luogo, in ogni tempo porta feco'vrt grato,efauorabilefembiante. S. Bernardo la chiama iorella della continenza, eSant' Ambrogio, compagna della pudkitia, per la cui compagnia Meliaca^ ftità èficura. ■ -' L'altra vergogna, che nafee dall'errore commeflo , è certamente lodabile-,-» ma meno commendabile della ptima , perche molto meglio è non errare per la vergogna, che vergognarli pei l'errore, aUeiochc la vergogna fé bene e legno di Y 4 virtù» **9 ICONOLOGICI- virtù , nondimeno qurllo, che induce la vergogna è vi tio . Il fudetto Akc& quando diHè a Saffo, vorrei parlare, ma vergogna mi ritiene . Saffo gli rifpoie , fcifùflecofahoneftanontivergognarefti dirla. Si tjuidquam bonetti méns fèrat , ac boni , Ne Iingua-quìdcruam turpe pare* tua Nullo impedireris pudore . E però molto più lodabile e a non far cofà , perla quak ci habbiamo* fognare , che il 'Vergognarci : pur tal ^vergogna a^ccr effa non è fen^a tintura ili virtù , 'perche è bene vergognarfì ,doletfi , pentirfi , ed arroffirfi degli errori tommeflì . Diogene in I aertio dice, che il roflbre è colore della "Virtù » Sam# Ambrogio vuole, chela colpa lì accrefea col difendere le colè malfatte, 6^ che fi 'frninui/ca col rofiore , « con Ja vergogna e fugge la fua vecs : mai non via pei vergogna Tatto venereo irw palcie. DI CESSARE %I?j£ >*£ ©atefe, come fanno le beftie sfacciate , -ma in occulto . Se bene i'huomo, "comò H più perfetto degli altri animali > deue non Colo vergoguatfi in palefe, ma anco m occulto . Pithagora moralismo Hlofofo , diede queftó ottimo precetto , Turpe quippiam nunquam facies nec cum alijs, nec tecum,fcd omnium maxi- me te ipfum rcuereare . Non commettere cofa dishonefta ne con a!trui,ne da te lìeflò , ma principal- mente rifpetta, e riutrifei te fteflc^fenten^a molto conforme a quella di Demo- crito . Ancorché fij folo non fare ne dire cola , che fia cattiua, impara a riueri- *c più te fteflo > che gli altri » che fi vergogna de' luoi difetti , ne 'vuole compa- rire nel cofpetto delle perfene , fi può comprendere , che gli animali nobili , a' quali preme più l'honore, che a gli altri,concepiicono maggior vergogna quan- do incorrono in qualche errore , il che non fanno gli animi vili T baili , e poco honorati , che le bene commettono errori grollì , ed infami> nondimeno non f» ne "vergognano , ma come non fia fatto loro,sfacciatam*ute compari/cono pec tutto» Auguftolmperadore di gran fentimento d'honoie adirolTi fortemen- te , quando fèppegli itupri, e' misfatti di Giulia fua figUuola,ed in quell'ira fece pubblicare vn procedo dal Qucftore ad alta voce al Senato pieno de' vituperi) di lei con animo di farla punire,e morire,ma dipoi celiata l'ira sì vergognò d'ha uer fatto pubblicare il procedo, perche intiero ad vn Principe,come ìaì non con ueniua tanto di palefare, e vendicare g*i lìupri di fua figliuola , quanto di tacer- le ricoprirli,perch« labruttei(£a,e macchia d'alcune cófe , ritorna (opra di ch'i fi vendica . Quia quarundam rerum turpitudo etiam ad 'vendicantem redit * dice Seneca nel Selto de'benefitij cap. 32. Confiderando ciò Augufto, pianle ài non hauere opprene col filentio le attioni dishonefle di fua figliuola , & dal- la vergogna per molti giorni non fi lafsò vedere . De filia abfens , ac libello pec Qucftorem recitato notum fenatui fecit » abitinui.rq; cengreifu hominum prae pudore , dice Suetonio cap. 65. nella vita d' Augufto . Ma con tutto ciò deuefi auuertire di non incorrere nell'cftremo , cioè di non prendere fouerchia vergogna > perciò .riabbiamo pollo nella fin idra mano quel motto. DYSOPIA PROCVL. cioè ftia lontano la fouerchia, e vitiofa vergogna > perche douemo fi bene hauere in noi vergogna , ma ferina Diioria à coli detta 1 949 ICONOLOGIA cofi detta da* Greci la fòprabbondante, & *vitiofa vergogna, nella quale fi efee* de il termine del roflbre^ettendo a terra gli occhij inficine con l'animo ; im- percioche , fi come chiamati Catefia vn meftitia , e dolore , che butta a terra gli ecchij, cofi la vergogna, per laquale non riabbiamo ardire guardare in faccia a_. niuno, chiamafi Diforia, alla quale chi facilmente fi da in preda, inoltra d'efler d'animo troppo delicato , ed effeminato ; ne gli gioua di coprire h fua morbi- dezza d'anime con Thonerto nome di vergogna , per laquale fono forcati a ce- dere a' pili animofi, ne fi fanno rifoluere a metterli innanzi , e fare niuna atrio* ne honefta in pubblico , ma iranno Tempre ritirati in vn cantone dalla vergogno- nefe ne partono punto fen^a (limolo d'altrui . lfocrate Oratore ^thenieie ha- tteua due fcolari Theopompo troppo ardita , ed Eforo troppo vergognofo eoa* quello foleua dire, che adoperaua il freno per ritenerlo , e con quelto lo fprone per incitarlo , e rimouerlo della vitiofa vergogna , perniciofa a tutti , maifima- mente a poueri,che hanno bifogno dell'aiuto d'altrui . Vlilìè,nella 1 y.Odiilea, tornando a cafa fua traueftitoin babitodi mendico, come poiiero vcigognolo « erifpettofo moftra di non hauere ardire d'entrare doue fannoilconuito li Pro- ci, Telemacho, penfando fia veramente vn pouero,ordina ad Eumeo,che dica a quel pouer'huomo, che non fi vergogni , ma fi faccia auanti a dimandare il vit- to a' Proci, attefoche la vergogna è nociua a' poueri bifognof « Da huic hofpiti hajc £erens , ipfumque iube Petere vi&um "Valde omnes adeuntes procos Pudor autem non eft bonus indigenti viro,vt adfit. Perloche, fi come la difcreta,e moderata "vergogna è lodabile,ed vtile,cofi la indifcreta,ed immoderata vergogna è biafimeuole, e nociua ,e quello è quello» che volle inferire Hefiodo, quando dille ; Veiecundia,quaj viros multum hedit, & iuuat . La vergogna, che molto gli huomini offende , e gioua, hauendo rifguardo ai debito modo : gioua i'honefta , e conueneuole vergogna , offende la diforia fu- perfìua, e vitiofa vergogna, della quale ne tratta Plutarco in quel brcue,ma fag gio,ed accorto difeorio intitolato , De vitiofo pudore « VERITÀ. VN A belliflìma donna ignuda, tiene nella delira mano alta il Sole, ilqua- le rimirae, con l'altra vn libro aperto,e vn ramo di palma , e fotto al de* ftro piede il globo del mondo . Verità è vn'habito dell'animo difpofto a non torcere la lingua dal drittOj&T propio eflere deile cofe, di che egli parla, e fcriue, affermando folo quello, che è àC negando quello,che non è ien^a mutar penfiero. Ignuda fi rapprefenta , per d'inorare, the la fimplicità le è naturale j onde Euri- pide in PhamilfiSjdice elfer (emplice il parlare della "verità , ne gli fa bifogno dì vane interpretationi ; percioche ella per fé fòla è opportuna . Il medefimo dice Efchilo , & Seneca nell'Epiftola quinta, che la verità è femplice oratione , però fi fa nuda,come riabbiamo detto» & non deue haucie adornamento alcuno , Tiene DI CESSARE 'RIPA. 3+7 Tiene il fole, per lignificare, che la verità e amica della luce, ancella è luca cbiaiiffima5chedimoitraquel,cheè» Si può anco dire,che riguarda il iolc,cioè Dio , /è n^a la cui luce non è verità alcuna ; an^i egli è l'itìefla verità j dicendo Chriilo Noiìro Signore . Ego fura Via, v€rtas,& Vita. Il libro aperto accennarne nelibri fi truoua la verità delle cofe,& perciò è lo lludio delle feien^e . lì ramo della palma ne può lignificare la fila for^a , peteioche, fi come è no* io, che la palma non cede al pelo, coli la verità non cede alle cofe contrarie , & ben che molti la impugninojnondimenofi felieua ,ÓV crefeeinako. Oltre a ciò lignifica la rorte^a,& la littoria ; tfchine poi centra Timarcp dice, la verità hauer tanta forila , chefupera tutti i ptnlìeri humani. Bacchilide chiama la aeriti onnipotente fapien^a nell'Efdra al 4., cap. E la Tentenna di Zerobabel Giudeo dice , la verità efier più forte d'ogni altra «ofa , & che valle più di tutte l'altre preflo al Re Dario . Ma che dico io delle fenten^e ? poiché li fatti de' nofiri Chrifliani ampliflì- inamente ciò hanno prouato , eflendofi molte migliaia di pei ione d'ogni eti, d'ogni fello , àC quafi d'ogni paele efpotìe al fpargere il fangue , C\_ latita per mantenere la verità della fede Chriftiana ; onde riportando gloriclo trion- fo de' crudelillìmi tiranni , d'infinite palme, flc^ corone hanno la verità Chri- ftiana adornata* Il mondo lotto i pie , cenota , che ella è iuperiore a tutte le cofe del mondo , ÒC~ di loro più pretioia , an^i che è cofa diuina , onde Menandro in Nannis^li- cc,che la 'Verità è cittadina del cielo, Se che gode Io lo Ita re tra' Dei. Verità . DOnna rifplendente , Se di nobile afpetto , veftita di color bianco pompo- famente , con chioma d'oro , nella delira mano tenendo vno /pecchi© ornato di gioie , nell'altra vna bilancia d'oro . La conformità, che ha l'intelletto con le cofe intelligibili, fi domanda da Fi* lolofi con quella nome di vcrità,& perche qucl,che è vero,è buono,& il buono è priuo di macchia, Se di lordura , però fi velie di bianco la verità , aggiungen- doli , che è limile alla luce, 6X_ la bugia alle tenebre, & a quello alludeuano le parole di Chritìo S. N. quando dille , quel,ehe vi dico nelle tenebre , narrate-, .nella luce, cioè, quel, che io dico innanzi alla pianeta del tempo , che lìa feo- perta la verità delle profezie in me ditelo voi quando laro fatico al cielo , che- farà riuelato, 6^_ aperto il tutto , Se però egli ancora è dimandato ,& luce , Se verità : onde lo fplendore di quella figura , & il veltito fi può dire , che fi con- formino nel medefimo lignificato . E lofpecchioinfegna,che la verità allora e in fua perfettione , quando,corne fi è detto* l'intelletto fi conferma con le cofe intelligibili , come lo fpecchio è buono quando rende la vera forma della cofa , che vi rii^ lende , & è la bilancia ifidicio di quella egualità. Vmtk . 14-* ICO NO LOG I&t ferità. F Annulla Ignuda, con alcuni veli bianchi d'intorno , per dimoftrare , ctt^ ella deue efTer ricoperta, & adornata in modo con le parole, che non fi le* li l'apparenza del corpo Tuo bello , àC dilicato,e dì fé ft elio più,chc d'ogn'altn » adorna, cV^ s'arricchiice . Verità. Gnuda come fi è detto , nella deftra mano il Sole, & nella finiftra vn tempo I d'horologio . Il Sole le lì dà in mano, per ridetta ragione, che fi è detta di fopra dello iblea dorè ; & il tempo nella man fini ftra lignifica , che % lungo andare la verità ne» ceflariamente fi fcuopre , & apparifee , e però è addimandata figliuola del tem- po ,& in lingua Greca ha il lignificato di cofa,che non (là occulta . Verità. Glouanetta ignudacene nella deftra mano vicino al cuore vna Perfìca,c vna fola foglia, & nella finiftra vn'horologio da poluere. La Perfica è antico Gieroiifìco del cuore > come la Tua foglia della lingua , fi è vfàto tempre in molti fìmili propofiti la fimilitudine , che hanno con l'vno, accioche quello , che fi dice habbia forma , óX^ ap- parenza di verità . E l'horologio è in luogo del tempo , che fi è detto nell'altra . VIGILANZA. I O N N A con vn libro nella deftra mano, 6c^ nell'altra con vna "verga, &C" vna lucerna accefa, in terra vi farà vna Grue, che fo fregna vn fallo *ol piede^. E tanto in vfò, che fi dica vigilante , cV fucgliato vn'huomo di fpirito viua- ce, che fé bene ha prefò quefto nome della Vigilanza de gli occhi j -corporali , nondimeno il continuo vfo fé l'è quali conuercito in natura , & fatto fuo , però l'vna, & l'altra vigilanza, & del corpo, & dell'anima vien dimolìrata nella pre- mènte figura , quella dell'animo nel libro, nel quale apprendendofi le faenze fi fa l'huomo vigilante , òC defto à tutti gl'incontri della Fortuna, & l'agitatione .della mente contemplando , 6^ la verga fucelia il corpo addormentato,com« il libro,& ia contemplatione dettano li f piriti fonnolenti ; però del corpo, e deU l'animo, s'intende il detto della Cantica, Ego dormio, & cor meum uigilat. E le Grue infegnano , che fi deue ftar vigilante in guardia di fé medcfimo,& della propia ^vita ; perche , come fi racconta da molti , quando vanno infieme per ripofarfi deliramente, fi aiutano in quefto modo , che tenendo vna di elle I vn fallo col piede raccolto , l'altre fin, che il fàlTo non cade , fono ficure di elTere I cuftodite per la vigilanza delle compagne, 6^ cadendo , che non auuien» fé non nel dorimire di dette guardie , che al rumore fi dettano, àC fé ne fug«» gonoviaw. ,( La Lucerna dimoftra i che la vifilan^a propiamente s'intende in quel tem* po,che DI CB$jì%E %IP;A* Hi ' V IO I L A N Z A. fo cfteè pia concernente al ripofo, & al fònno, pero fi dimandauano da gli an* lichi! Vigilie alcunehore della notte, nellequali i Soldati erano obligati a ftar vii— -itantì per ficure^a delfeffercitio , e tutta la notte fi pactiua in quattro vigilie» " ' orne dice Gelare nel primo de'Tuoi commentari}.. Onna veftita di bianco, con vn Calia, e co» vna Lucerna in manoipercri* il gallo fi deftaneirhore della notte , all'eflercitio del fuo canto , ne tra- lascia mai di obbedire allioeculti arai maceramenti della Ha*ura,cofi infegna * grbuomini la 'Vigilanza . E 1 a Lucerna moftra quefto m edefimor vfiindofi da noi »àccioche le tenebre - 'non fiano impedimento all'attioni lodeuofi r E pernii legge,cheDemoftene interrogato , come haueua fatto a diventare * ralente Oratore, ri fpofe di hauerofato più olio, che vino , intendendo co» quello la -vigila n^a de gli ftudi j , con que ito la fonnolcn^a delle delitie. Vi- »* >£éòdv Ò LOG 1*2 DOnna, che ftia in piedi con vn campaneHb in mane» Se con vn Leone vU cinoin atto di dormite con gli occhii aperti . La campana è inftromento facro , c¥"~ fi è ricrouato per déftar non menogli animi dal Tonno degli errori con la penitenza, allaquale c'inuit a, chiamandoci al tempio, che i corpi dalle pia^e,e dalle commodità del dormire . Il Leone fu pretto a gli Egitti) inditio di 'vigilanza , perche , come racconta il Pierio, non apre mai intieramente bene gli occhij , fé non quando fi addor- menta, & però Io fìgtirauano alle porte de' tempi j, moftrando, che in Chiefa deve vegliare con l'animo nell'orario ni , /e bene il corpo par , che dorma alle-, attioni del mondo . VìpUma perdifenderfii& eppttgnare altri- DONNA, che nella delira mano tiene nrnaferpe , ÓC^ con la linift» nrn dardo.' V w.;| L T Jt* DONNA mal veftita, giacendo per terra in luogo fangofo , e brutto ; te-' nendo in mano lVcello Vpupa, & inoltri non hauer ardire d'aliare gli oc chi] da terra , ftan dole gppreffò ~vn Coniglio . Vile fi domanda l'h'uomo, che fi ftima meno di quel, che* vale , & non ardi- 1 /ce quello, che potrebbe conieguife con Tua lode,fen^a muouerfi a tale opinio- ne di fé (teflo dalla cretìen^a, cheìcgli habbia di operare con virtù , 6c^ però 6 rapprefenta la viltà in vna donna , che giace per terra , & mal veftita , eilèndo •rdinariamente le donne più fàcili de gli huomini a mancar di animo neh" at tioni d'importanza . Il veftimento {tracciato nota , che in vn vile non vi fia penfiero di addobba* re il corpo Tuo, per dubbio di non poter foiientare quella grauità , e quei corta- mi, che richiedono i panni , ouero per quel detto triuiale,che fi (uoldire . w/udaces fortuna iuuat , timidofque repellit . E nr>n hauendo ardire l' huomo per 'viltà offerirvi ad impreie grandi , fé ne_* fta fra il fango d'vna fordida vita,fen^a venir mai a luce , ed a cognitione de gli Jkuominijche lo polìono fouuenire delle cole neceflarie . V Vpupa lì deferì uè da diuerfi authori per vccello -vilifsimo , nutrendoli di fterco, SCT altre fporcitie, per non hauer' ardire metterfi a procacciare il ciba ton difficoltà . Il tenere gli occhii badi dinota poco ardire,come per l'effe tco fi uede. li coniglio è di fua natura vili (limo » come chiaro fi fa da molti , che hanae fcritu la natura de gli animali , VIOLENZA. DONNA armata, che al finiftro fianco porti vaa (cimi carri, nella delira vn battone, e con la fini lira teng* vn fanciu! lo,e lo percuota. Violenta è la for^a , che fi adopera, contro i meno potenti » e però fi dipinge armata alTotifeia di vn fanciullo debole , t fen^a aiuto d'alcuna parte. Cofi di- ciamo e (Ter violento il moto della pietra gittata in alto contro ai moto datole— dilli Batata dei fiume^ke akend«s& anca* altro cote limili , le qtuù in q ueiìi mori :VI CESALE 'RIPA. VIRGINITÀ. 5Ì>*>'3 SJt moti poco durano, perche la naturatila quale l'arte,e la for^a finalmente vbUr iifce,lc richiama, e le fi facilmente fecondare la propia inclinatione. , j { G V £ R G I N I T A. I O V A N E pallida, & alquanto magra,di be!lo,& gratiofo afpetto,co« — . vna ghirlanda di fiori in capo, *veftita di bianco, éfT fuoni vna cerata , jmoftrandofi piena d'allegrezza, feguendo vn' Agnello in mezzo d'vn prato. Si dipinge giouane , perche dalla fua giouentù fi mifura il fuo trionfo , ed il Elio pre^o,per la contraria inclinatone di quell'età . -a pallide^a, ed allegrerà fono inditi] di digiuno, e di penitenza,* fono due particolari cuftodi della Verginità . Ha il capo cinto di fiori , perche , come dicono i poeti > la verginità non è a\« : jero, che vn fiore, il quale fubbito,che è colto, perde tutta la gratia, e beitela . Segue l'agnello, perche unto è lodeuole la verginità, quanta fé ne va feguen-t - ffi f C ON O LO Ó I «^ ' do l'orme di Chrifto,che fiì il/veroellèmpio della verginità , Se il w:ro AgneU k>,che coglie li peccati del mondo . Il Prato verde dimoftra le deline della vita lafciuia, la quale comincia, e fini* /ce inherba,per non hauerio sé frutto alcuno di vera contente^a,ma folo vna fcmplice apparenza, che poi lì fecca, & fparifee, laquale è dalla -vergini là «al* eata con animo generofo, e allegro, e però tuona la cetara . Verginità . Glouanetta, la quale accare^i con le mani vn' Alicorno, perche , come al» cuni fcriuono, quello animale non li iafeia prendere , fé non per mano di Vergine. Verginità. VH A belliuTma giouanetea, "veftita di panno lino bianco, con vna ghicvj landa di fmcraldi , che le coroni il capo, e che con ambe 1 emani lì cinge •on bella grafia *vn cintolo di lana bianca * Lo fmeraldo, per quéllo,che narra Pierio Valetiano lib 41- è fegno di vergi I uità,e fuconfecratoa Venere eele(te,credutaallhora Dea dell'Amor puro , dal epale non poflono nafeere fé non puri , e candidi effetti ; percioche da lei viene ejuel puro,e fincero amore, che in tutto è alieno dal congiortgi mento de* corpi} e perb lo fmeraldo da molti, & in particolare da gli Aftrologi è pofto per fegno della verginità , Si dipinge col cintolo di lana nella guifa, che dicemmo* percioche fu antice? eoftume, che le Vergini fi cingefl'ero col cinto, àn fegno di 'Verginità 9 la quale f\ foleua (ciorre dalli Spolì la prima fera, che elle doueuano dormire con elfi, ce me ferine Fedo Pompeo» & a quello allude Catullo iletl epitalamio di Manlio, A lejj andrò, DONNA bella , armata , òC d'afpetto -virile , che in vna mano tiene il mondo, de con l'altra vna lancia. Significando ,\ he la virtù domina», tutto il mondo. Armata fi dipinge, percioche continuamente combatte col vitio . Si rapprefenta d'afpetto virile, perche il fuo nome viene ( fecondo Tito Li- uiò nel lrbr. 27: & Valerio Malli mo lib. 1 .cap. 1 . ) a viro vel a viribus, & moftra la forte:re-,cne conuiene al virtuofo . V I R T V. Isella Medaglia di Domitiano Galjeno & in quella di Galba . SI rapprefentaua ~vna donna in guifa d'vn'Amazzone , con. la celata , e Pa- razonio, che e vna fpada larga fetida punta,& con la Iancia,polando il pie- piede fopra *vnà celata, ouero fopra vn mondo . V I R T V. Tacila Medaglia di Lucio Vero, PE R Bellerofonte bellillimo giouane a cauallo del Pegafeo,che con vn dar- do in mano -vecide la Chimera , fi rappre/ènca la -virtù * Per la Chimera allcgoricamente,s*intende vna certa moltiforme "varieti de* vitij »laquale vecide Bellerofonte, il cui nome dall'Etimologia fua vuol dire vc- cifione dei vitij , c¥~l'Aiciati nelli fuoi Emblemi cofi dice . Bellerophon, vt fortis eques fuperare chimarram , Et lycij potuit fremere monftra foli , , Sic tu Pegafeis -ve&us petis atthera pennis , Confilioq; animi moftra fupetba doma . Moftrano DI CESARE 'RIPJÌ 'ssj Moftrano i detti verfi, che col configlio, e con la *virtù , fi filpera la chimera* cio ma non percoMa dal fulmine » con vn motto che dice : Nec forte ', nec futo . La virtù come guerriera , che di continuo col viti© fuo inimico combatte , (i dipinge armata, & col fulminc,il quale, come racconta Plinio,non pub con tut- ta la fua -violenta offendere il lauro, come la virtù non può cfler ofteia da qual- fiuoglia accidente difordinato. L'elee, che è dipinto dentro allo feudo, altro non fignifica,che virtù ferma, e cofrante, come quefto albero,che hauendo le radici profonde, i rami, e le foglie ampie, verdeggiante, quanto più vien recifo, tanto più germoglia,^ prende^ maggior "vigore ; an^i quanto più è feoflo , & trauagliato, tanto più ere/ce , Se con maggior ampie^a fpande i rami , però fi aftòm.alia alla virtù, la quale nel- le trioulationi , Se ne' trauagli principalmente fi fcuopre . Le fi pub dipingere a canto ancora '"vn'Iftrice , il quale non fa altro prepara- mento per difender la vita fua, che di ritirarli in fé medefimo, Se difenderli con Ce ftello, come la virtù da fé fteftà fi difende , Se in fé medefima confida , per iu- perare ageuolmente ogn'incontro di finiftro accidente , Si for^e, a ciò alludeua, Horatio dicendo di nafeonderfi nella propia virtù : Virtù . DOnna veftita d'oro, piena di màefU, con la deftra mano tiene vn'haftx/ » SC con la finiftra vn cornucopia pieno di "vari j frutti , con vna teftudi- ne fotro a i piedi • Il veftimento d'oro lignifica il pregio della virtù , che adorna , 6^ nobilita tutto i'huomo. Tiene l'hafta in mano , perche ella impugna, 6ppofitieni de' contrarij auucnimenti . Z 2 Per m fCO NO LOG I*A V I R T V. Per fignificato del lauro, ne feruira quello, che duerno nella feguente figura* che nell'vna , e nell'altra fi rapprefenta la detta pianta . Il motto dimoftra , che quelle attioni , folo fono depen denti dalla virtù ,lc- • quali hanno la loro eftremità, che lo no, come folle oue Triuomo cade , e s'im- merge cadendo dal Tuo dritto fentiero, però dille Oratio . Ed modus in rebus funt certi denique fines Quos vltra citra quenequit confiflere return » Vìrth. VNa giouane bella , 6^ gratiofa, con Tali alle fpalle , nella delira mano tenga *W hall* > 8^ con la lìniftra -vna corona di lauro , e nel petto habbia vn fole_, . • Si dipinge giouane , perche mai non inuecchia, ant^i più Tempre vien vigo* rola , & gagliarda, poiché gl'atti fyoi conftituifeono gli habili,&,durano quan- to la ^ita de gli huomini * . . Bella DI CESSARE HIPJÌ \ 3SK Bei!» fi rapprefenta , perche la virtù è il maggior ornamento dell*animo . L'ali dimortrano,che è propio della -virtù l'al^arfi a volo fopra il eommune •vfo de gli huomini 'volgari , per guftare quei diletti , che folamem e premano «Wiiiornini più'virtuofi , i quali , come dilTe Vergilio , fono albati fino alle., delle dall'ardente mietile diciamole s'inalba al cielo , che per^ mezzo della- virtù fi fa chiaro, perche diuenta Ornile a Dio, che è l'ideila virtù,e bontà. Il fole dimoftra,che come dal cielo illumina elfo la terra , cofi dal cuore la-, virtù difende le fue potente regolare a dar il moto, Se il vigore a tutto il corpo uoftro, che è mondo piccolo, come dilfero i Greci, e poi per la virtù s'illumina, /calda, & auuigora in maniera , che buona parte de f ilofofi antichi la Itimorno ballante a fupplire alle fodisfattioni, ed a' gmfti , che nella vita humana poflo- iio defiderarfi,& perche Chrifto S. N. d dimanda nelle facre lettere fole di giù* ftitia, intendendo quella giuditia vniuerialiflìma, che abbraccia tutte le -virtù, però fi dice, che chi porta elfo nel cuore,ha il principal ornamento della vera, e perfetta virtù. La ghirlanda dell'alloro' ne lignificarne fi come il lauro e fempre verde , 8c non è mai tocco dal fulmine,cofi la virtù moftra fempre vigore,e non è ma» ab- battuta da qualfiuoglia auuerfario , come anco ne per incendio, ne per naufra- gio fi perde, ne per aduerfa fortuna , o forte contraria. Le fi da i'hafta per fegno di maggioranza , la quale da gli antichi per quella era lignificata. Dimoftra anco la forza, e la poteftà.che ha fopra il vitio,il quale fempre dal* la virtù e fottopofto, e "vinto . VITA HVM A N A. , ■ T"X D N N A veftita di verde, con vna ghirlanda in capo oli fempreuiur», ro+ ■jLJ pia laquale vi Ila *vna fenice, àC nella ieftra mano terra vna lira con il pletro, e con la finidra tiene vna ra^a, dando da bere ad vn fanciullo. Quello, che da Latini fi diceneli'huomo -viuere, fi dice nell'herbe c}^ nel» le piante Virére, & la medefima proportione , che e fra le parole * è ancora fra le cofe lignificate da effe , perche non è altro la -vita dell'huomo , che vna -vi* ridirà, che mantiene, ed accrefee il ca'ore, il moto , e quando ha in fé di bello , • di buono, e la "vitidità nelle piante, non è altro ,che vna vita * la quale man* cando, manca il nodrimento, il calore, le fiamme, §C la vaghezza, però i'her» ba,che tiene nel capo quell'immagine ,(i dimanda lèmpreuiua , oX l'età prò* fpera neh" huomo fi chiama 'viridi tà, 6^ da Virare parola latina , fi fono chiamati gli huomini -viri , però fi farà non fen^a proposito inghirlandata di queft'herba. Quafi il medefimo dimoftra il veftimento verde , Se come dall' herbe non li attende altre,che la viric ita, coli neU'huomo non è berte alcuno (parlando hu- n attamente. ) che fi debbia, anteporre alla virtù ideila. fi L'hiftoria , o fauola , che fu della Fcmce,è tanto nota , che non ha bifogno m Z i di moke >j* ICO NO LOG t*A di molte parole 3e fi prende per la vita lunga, & ancora pei l'eternici, tinouan- do femedefìma , come fi è decto „ Tiene con la delira mano la lira cor» il plerro,percioche narra Pierio Valeria- no nel lib,quarantafettefImo,che per gieroglifico della lira per quello s'incende l'ordine della vita h umana , percioche eilcndofi ritrouato da alcuni , che nella lira fieno celebrate fette differente di voci, hanno da quelle conosciuto , che la flato della vita h umana èdallamedefima varietà continuamente agitato; per- cioche la Settima fettimana ilmafchioc formatone! ventre; Sette hore doppo il parto dà manifeftt fegnr della morte, o della vita , Sette giorni dipoi il bellico fi ftrìnge, e falli fodo, Doppo due volte fette dà manifeftQ legno di vedeie,dop pò fècce volte fecce ha la fermerà dello fguardo,e la cognitione : Vediamo poi doppo il fecefmo mefe cominciare a meteere i denci , doppo due voice fette fé* dere ficuiamente, doppo tre volte fette cominciare a formare le parole >doppo quactro voice fette cominciare ad andare, doppo cinque volte fecce comincia* re a difpiacergli il lacte » Pòfcra doppo fetc'ann* dilacerando i primi denti, na- scere più gagliardi , e farli pieno il Tuono della *vote , Nel fecondo fettennario nafcer e i peli helle parti vergogno fc» venire là virtù di generare , & incaminarfì alla robultc^i virile. Nel ter^o apparire la prima bai ba,efacfi fine di crefecre. Nel quarto "venire la robufte^a, e la pienezza delie membra . Nella quinta-», effondo a ppienocrefciu co le for^e y quanto a eia/cono fono concedute è da PU^ Ione determinato il tempo accommodato alle noz^e, come fi vede nel fettim» libro delle leggr . La fetta conjerua intiere l*a&: raccolte for^e, &C amminiftra copiofamente il rigore della prouiden^a . La lettima ha diminuì tione delle for^e,ma ~vn pieno accrefeimento dello intelletto,e della ragioni,» Onde vogliono ifoldati in quefta età elfer liberati dalla militia , con & kruu,con due piccole alette in capo. Contemplatione è fruire, e conofeere Dio , imaginando la perfetti one,delIa- ejuale confitte in creder bene, cioè nella ìftefia fede pura >e viua , Lali,che tiene in capo5fignificanoreJeuationedeirinteilcuo,laquale non Ia«* feia abballare^ penfieri alle cole corrottibili, oue s'imbratta bene fpefio la no- biltà dellanima,& la purità delle voglie cafte, però fi dipinge , che miri ti eie!» donde efee lo fplendore che l'illumina, perche i'hauer l'anima atta alla contcn* platione,è dono particolare di Dio, come affermò Dauid , dicendo; Domine-, adiuua me, òC meditabor in iuftificationibus tuis t .^tà con humiltà, perche Iddio refifte a' /upeibi , òT fa gratìa a gli humili . L'vna mano fteia,& alta, e l'altra ferrata,e balìa , dimoftrano la uJaflationcw della mente ne gli alti penfieri del Cielo , 6^ la paicità intorno alle baile -vo- glie terrene. Z 4 VITA ICO N OLOG r*4 VITA CONTEMPLATIVA. DONNA ignuda» che ftenda vna mano aperta verfò il Cielo » $t^ cotu l'altra tenga vn libro, nel quale fiafericto il motto tratto dai Cimo Mihi inhxrére Deo bonum eft . Michel' Angelo, come fi è detto della attilla , fa vna ftàtua di Rachele , forel-- la di Lia, & figliuola di Laban per la contemplatili*, con le mani giunte,con vn ginocchio piegato,^ col volto par che dia leuata in fpirito, & ambedue quefte ftatue mettono in mezzo il Moife tanto famofo del già detto le poi;, o . VITA HVMANAi DONNA, che fi poti co* piedi nei mezzo di vna Ruota di Tei raggi , la- quale dia in piano rotondo,fopra vn piedeftallo in modo formato , che non pieghi, ne dalia deftra, ne dalla finiftra parte» terrà in vi a mano il Sole, e «eli altra la Luna. Sono ianti,e tanto i varij cafi dell'humana "vita^he per la moltitudine,^^ nelle penne, che fcriuono,e ne gl'intelletti fteflì, che discorrono , fanno confu- sione, parendo impedìbile atriuare a tanti indiuidui , che con molti vniformt attioni podbno generar feien^a di fé fteflì ; pur da tutti quelli fi raccoglie quali vn'epil. go, che la vita è incerta, volubile , & pero fi moftrano nella Luna, e nel Sole le cagioni fuperiori neceifarie, e nella ruota gl'inferiori accidentali ; 8^ le bene la forte » oueto la fortuna non ha cola alcuna fuor de gli auuenimentt fteflì ,che vengono di rado, & fuor dell* intencionc di chi opera , con tutto ciò l'animo noftro per lo più troppo credulo in quello oue fi truoua intet eflato , ha dato facilmente luogo di fignoria particolare in sé (itilo a quella imaginata dei cà di quelle cofe,allequali non sa allenar la cagione,ne ila alla fortuna o la col- pa, o la lode, e diciamo,che la ruota lignifica gi'auuenimenti,che hanno cagio- ne inferiore, e accidentale,cioè di fortuna , la quale con la ruota fi dipingea dau* gli antichi come colei, che riuolgeflèa fuo piacete li fiat', e le grandezze, VITA IN Q V I E T A. LA vita de' mortali edèr foggetta ad vna perpetua inquietudine ,rio porri fignìficare la figura di Sififo, il quale fecondo le fintioni di: molti Poeti f tnài ceda di riuolgere verfò la cima di vn gran monte vn graue fallò , & da alto tornando a ricadere ,nuoua , & perpetua fatica fi ag^ionge al mifero huomo , per ricondurre di nuouo in cima al monte il fallo , oue non è badante di fer- marlo, onde Ouidio nel lib.4. cofi dice . Sififo *vn graue fallo ogn'hor tormenta . Il monte è (imbolo della vita noftra. La cima di elio , denota la quiete , 6T~ tranquillità dì quella , alla quale cia- feuno afpira . - lì fafio è lo Audio, e la fatica, che ciafeuno prende per potetui strinare . Sififo è ( per quanto narra Gio. Battifta R inaldi ne i fuoi Teatri •) "fignifica - torc dell'anima , la quale mentre è qui giù , tempre a qualche quiete ipira , de che DI CESA'RE 'RIPA. . } e (ecche diutntano • Alie foglie Simonidc^ effimigliò la vita noftra in que* verri. „ VnamfèntentiamoptimevirChiusprotulit a Quod hominum generatiotalisfit ,qualiseftfoliorurttt' „ Har.c ^aucishominesperceptamauribus », In pec1;orecondunt,nec intelligunc „ Quarti breue (ic muentutisacvits tempusdatum 0 Mortalibus . L'Hemerobio è vno animaletto volatile maggiore dVna molca: ha le ali ,t» quattro piedi, nafee (ficomedice Plinio lib.xi.cap. 36+) m Ponto ; nel fiumc_* Hipane,che circa il Solititi© porta ctrte bacche di gufa teneri , dalle quali n*e« (cel'Hemerobio, che può feru.'re per figura della breuità della vita : poichc muore nel medefimo giorno, che nafee ; e noi cominciamo a morire nello ftef- fo giorno,che nafeemo ; e fé bene in quello noti moriamo, nondimeno, perchè la vita noftra è breue ; vita d'vn giorno fi chiamarcofi la-chiamò Antifontc* » Vita fimilis cft carceri vnius dici , & totum vita; (pacium *vni diei xquAe prò* pemodum dixerim , per quem intuiti lucem polteris deinde "vitam traiemus* Ed il Petrarca nel trionfo del Tempo . £ quanto pollo alfine m'apparreccrno , Penlando*! bretfeviiier mìo, nei quale StaWni'era vn f&neiullo,ed hór ion vecchio j) " Che più d'vn giorno è la uita mortale Nubilo, breue, freddo, e pien di noi* Che può bella parer , ma nulla vale ? E perche la vita è coli breue,e corta li Greci la paragonano al dito.a! paJmòi Se al cubito :da Mimnèrmo Colofonio >e daGmnione dicefi, cubitale tempus, da Diogeniano, Vita: palmus,da Alceo Poeta greco, Digitus eft dies, per fignw ficaie la breuità della vi ta,laqual e, quando a>.co a molti anni fi-diltcnda» nondi-j naca» }*+ ICONOLOGICA meno alfine vna breue hora l'annulla , ciò 'viene molto bene conf* dento i vna antica infcrittionc , che fi conferita nel Pai; %$j dei Cardinale Ce is e© u li ver fi • d; m. Ca?fìus arquidicus iameentum clsuferat annoi Felices annos toc tulit hora breuis* P. P. Onde il Petrarca nel trionfo della Ominidi ditfe , „ O mente vaga alfin Tempre digiuna 9» *A che tanti penfieri ? vn* hora fgombra » Quel , che'n molt'anni a pena fi raguna • L'ifteflb nel sonetto . Rott'è l'alta colonna . O noftra vita , ch'è fi bella in villa Com perde ageuolmente in vn mattino Quel » che'n molti anni a gran pena s'acquifta* Di quella noftra fragile conditione , n'é Gieroglifico la rofa vltìma a nafte re doppo tutti gli altri fiori , ed è prima a mancare, fecondo Athcneo lib. 1 5. No* uiffima rofa poli alios nafcitur,eademq; prima deficit, e con molta conuenien- X* la vita noftra s.'aflìmiglia alla rofa , che vaga , & gratiofa languifce tofto nel medefimo giorno, che nafee come fi ef plica in quel motto, ch'habbiamo pollo intorno alla rofa, che è verfo di Vcrgilio , il quale della rofa cofi cantò circa la* (uà bellezza, efragi li là . », Tot fpecies,tantofq; ortus,uariofq; nouatus „ Ipfa dies aperit , conficit ipfa dies .]] „ Conquerimur,natura,breUis quod grada florum'eft „ Oftentata oculis illieo dona rapis . „ Quamlonga vna dies, astastamlongarofàrum } , „ Qiiaspr?befcentesiuxtafene6lapremit. j Ben fu la rofa alli mefi palliti fimbolo della breue vita nel Pontificato d**4t Jeflandro Cardinal de' Medici Papa Leone XI. che per imprefà portò Tempre U rofa con quello motto . SIC FLORVI. Imprefa, che di corpo, e d'animai li conuiene più doppo la morte fua, che in vita , poiché fiorì colmo di gratia , e maeftà nel Pontificato breuillìmo tempo» come la rofa, lattando al mondo foa- uiilìmo odore di fé . La Seppia , ed il Calamaro detto da' Greci Theutis , e da' Latini , Loligo fi pongono fimilmente per figura della vita breue , perche pochiflìmo tempo campano , come rifer ifee Atheneo libr. 7. per autorità del Filofofo. Ariftoteles lib. 5 .cap. 1 8. de animalibus Theu ti, ac Sepia: yitam elle breuern alTcri t . VITA LONGA. VN A efnnna di 'vecchio afpetto, vedila all'antica» e che tenga la dcdtsu mano fòpra vna Cerua, ch'habbia corni grandifErai con moki rain /parli nella man finillra vna cornacchia • Il ve&imeac» all'antica dimoila il tempo pattato di molt'anni » Tiene Dì CES A^ E 'RIPA. VITA L 0 N G A. Tiene li mano foprala teda della vecchia cerna}che ha le corna folte di mol- ti ramijper moftrare con effa la lunghezza della vita eflendo.che quefto anima le è di lungi vita,e o^ni anno mette vn ramo fecondo alcuni, quefto è certo.chev più che s'inuecchia gli s'ingroflàno le corna con più bozzi, e punti'di cornette, . Campa 3oo.anni,e più. Plinio lib.8 c.^.cofi dice, vita ceruis in confetto lcnga:' e foggiunge, che doppo cento anni ne fono (tati prefi alcuni con li collari d'oro poftaui da Aletìandro Magnò coperti dalla pelle crefciuta, il medcfimo fi rife- rifce d'^gathoclea Tiranno di Siracufa ch'ammalò in caccia *vn cerilo, chfi haueua intorno al collo "vn collare di bronco , nel quale vi era intagliato que- fto nome DIOMEDE ARTE MI DE riabbiamo in hiftòriapiù frefca » che Carlo Sefto Rè di Francia prefè in caccia nella felua Senliana vn ceruo,cho haueua il collo cinto d'vn collare di metallo indorato con tale infcrittionc • HOC OESAR ME DONAVlT, da cui n'èderiuato quel detto comepro- ucrfcuOiCefaris fuminoli me tangere;onde il Petrarca anch'eli 'dille nel Tonetto. Vna candida cerua fopra Therba Ncliun .\ /// ICONOLOGICA VITA, E L'A N i M O, tita NeflTun mi tocchici bel collo d'intorno Scritto hauea di diamanti» e dì Topati , Libera farmi al mio Cefare partse . EiTempfj,che denotano la lunghe^a della uita de' cerui j : fi come lunga « la .ita della cor*ucchia,dà moki autori latirii cognominata A ntìofa>perche campa raolt'anni, &C però l'habbiamo aggiunta alla mano fi niftra di quefta figura, Ja cui età insieme con quella del ceraio n'c fatta mcntione in quelli eilàme* tri, che fi credono di Vergili o, De «tati bus animalium • Ter btnos , deciefq; noucm fuperexit in anno* Iuftafe»efcentum,quos implet ritaYÌroruar Hos nouics fuperat viuendo garrula cornix, Et quater egTedi tue cornicis fxcula Ceraio*. ▼ IT A, E L'A N I M O. VN A gìouanetta veftit* di rtede, eie c«bI» ddba mano tenga con bella «aria m lucerna accefa • Si DlCBSjfRE KIT a: s'r Si vette dì ve rde, per dimoftrare la fperanzji, che rhuomo feà ài longa vita. Le fi da la lucerna accefa per lignificare la vita,nellaquale l'olio infufo pe.- fai *iuo il lume,ne dimoftra quel vital humore.del quale il calor fi pafee per dar vi- ta al corpo , ilquale mancando, è neceflario,che infieme, e*l caldo, e'i corpo s*t* ftmgua, & manchi . Di qui è, che appreiTo Euripide in molte delle Aie Trage- die, quelli, che hanno a palTare di quefta vita, dicono quelle parole . Dìo ti iàl- ui òcara luce, laquale opinione feguitò Plutarco, dicendo, la lucerne effere fi « mile al corpo, che è dell'anima ricettacolo . V ITI O, Vedi a Scelleratezza - vittoria; Isella Medaglia di Dominano \ PE R la vittoria fi dipinge vna donna alata,che nella deftra tiene vn cottiti copia, & nella finiftra vn ramo di palma. E qui fono le due, forti di bene , che por tafeco la vittoriarcioè la fama,ouero rhonore,6c la ricche^za,e l'vna,e l'altea per ragione di guerra, fi toglie per for- 7ja di mano all'inimico • y.ttoria. DOnna veftita d'oro , nella deftra mano tiene vn pomogranato , & nella-* finifira vn'clmo,cofi iadefcriue Eliodoro. Perche due cofe fono necelTarie per conseguire la vittore, cioè la forzji, & la concordia , q uè fi a per ritrouar la via, che le d naiccnde,quella per aprirla coru animo corraggiofo ; La fot^a fi moftra nell'elmo , che refi-ite a colpi, che van- no per offender la teda, 6C l'ingegni vniti nel pomo granato, il quale è riftret^ to ceri l'vnicne de Tuoi granelli, come gli huomini di valore,reiiringono ili vna (bla opinione tutti i penfieri di molti ingegni . VITTORIA. Isella Medaglia di Ottani* . SI dipinge donna, alata,che fta fopra vna^bafe in piedi , conia palma in vna mànn,& nell'altra con vna corona,e due ierpewi dall'vna, & dall'altra par pe, e con vn'altra ferpe,che giacendo fi auuolgà intorno a gli altri due , con let- tere ASIA RECEPTA, cofi fi vede nella Medaglia di ^ugutto. Vittorie degl'antichi. DOnna di faccia verginale, & voli per l'aria, con la deftra mano tenga vna ghirlanda di lauro, ouero di oliuo,, & nella finiftra vna palma , conl'A- uila fotto a' piedi,laquale tiene nelle z^ampe vn ramo pur di palma, & il vcfti- nento fi farà di color bianco,con la clamidetta gialla. Il lauro, l'oliuo, e la palma , furono da gli antichi v/ati per legno di honore , ;I quale voleuano dimoitrare douerfi a coloro , che hàucflèro riportata vittoria le nemici in beneficio della Patria , e le ragioni fono dette da noi altroue , de ono tanto chiare per, fé flette , che non hanno bifogno di effere replicate ph) 'vna voltai Si fa in atto di valorejperche tanto è cara la vittoria, quanto fignifica più ma iféftamentc valore eminente , & dominatore . QuelW 1 &S ICONOLOGICA Quello me defimo lignifica ancora L'aquila , 8c però augurando buona For- tuna alle loro imprefe gli antichi Imperadori neh" Infegne la ipiegauano , fic^ la porcauano innanzi , per nudrire la fpetan^a della 'vittoria ne gli animi de.' Soldati . Ti *vefti mento' bianco e nelià (ini (tra vna palma,con lettere, Victoria naualis,& S.C. VITTORIA NAVALE, come dipinta da Hpmaaù QV A N D O la vittoria , è [opra vna prora deIl'inimico,ouero quando fti a canto a -vn Trofeo,doue fiano ftromenti nauali , come fono Timo- Mi, Anchore, Remi, fi chiama vittoria nauale,onde hauendo i Romani hauuto vittoria di quelli dì Antio nel fiume del Teuere , tagliorno le prore delli loro Nauilij , 8^ fecero vn pulpito nel foro Romano, che chiamorno Roftri , doue orauano le caufe , 5C nelle Medaglie di Vefpefiano per la -vittoria nauale vi è s vna colonna roftrata, fi che volendo dipingere la "vittoria nauale ncll'vno , 6c nell'altro modo ftarà bene .. littoria nella medaglia di Tito ♦ DOnna fen^a ale , con vna palma , &C corona di alloro ; In quello modo moftrauaTito non voler, che ella fi partillè mai da lui , cofi la dipinsero . anco gli Ateniefi , come racconta Paufania nelle fue antichità per la rnedefinu ragione éi Tito . VITTORIA tfella medaglia d'^ingufto . DONNA ìopra vn globo , coniali aperte per volare, con vna corona di alloro in 'vna mano,& nell'altra il Labaro Infegna dell' Imperatore , che '{ i Francefi hoggi dicono Cornetta, (olita a portarvi innanzi al Prencipe , quando in perfona fi truoua alla guerra, come moftrano le lettere , che fono intorno al- la Medaglia IMPERATOR CAESAR. VITTORIA come dipinti dagli antichi GV A N T fcC H I dipingo la -vittoria in forma y 9>C bene ìpelfo a federe /òpra le fpoglie de i nemici con Trofèo dinanzi ai petto con vna palma, &vno Scudo, & parole, che dicono VICTORIA kquando dice . Ipfa DICESJ'RE 'KIT A. $*% Ipfa Duci facras vittoria panderetalas, £t palma viridi gaudens , & amica Tropharis Cuftos Imperij virgo , quae fola mederis Vulneribus: nullumq; docesfentire dolorem • Et Plinio. Laborcm in vi&otia nemofentit* vittoria; Ofelia Medaglia di Seuero . O N N A ^ che fiede fopra di vn Scudo , & tiene vn*eImo Mi tmm » che debbc eflèr quello del Vincitore . D H V V ITTORI A JfyUa Medaglia di Lucio Vero. VOMO con vn'elmo in tefta , che porta con la delira vn'hafta, 8c eoa la unifica vn trofeo in fpalla con le fpoglie in fegno di vittoria. Vittoria , come rapprefenta nella Medaglia di Vefpefiano . N A donna alata in piedi, che fcriue entro ad vno feudo, che fta appref- fo ad vna palma , ICONOLOGIA VOLONTÀ. depinta con •vcftitopoueto , fé bene Ze notante , conforme all' altra opinione , la dipinte molto ricca» come diremo poi . 11 color rollo , & giallo , cagionati prelTo al Sole per l'abbondanza della luce, potranno in quello luogo , fecondo quella corrifponden^a dimcftrar la verità , che è chiare^a, lume, e fplendore dcirintelletto. Si dipinge con Tali ; perche fi domanda col nome di volontà, &C pèrche con - *vn perpetuo volo difeorrendo inquieta fé fteflà per cercar la quiete, laqual non ritrouando , con volo ordinario 'vicino alla terra , ingagliardifce il fuo moto in ^verfo il cielo , òC -verfo Iddio , & però ancora a i piedi tiene l'ali , che l'aiuta- no (minuendo la timidità, e l'audacia . La cecità le conuiene, perche non vedendo per fé ftelfa cofa alcuna, v^quafi tentone dietro al fenfo > fc e debole , & ignobile , o dietro alla ragione , fé e ga- gliarda, e dipresso. Vo- 1 D D &t CESARE %IPA. 371 Volontà, Orina veftita di cangiante , farà alata , 6^, con ambe le mani terri vn* l_ tenga nella mano dritta vn ramo d'oluia^ inuolto con ramo di mirro , nella mano lini (tra tenga vn pefce det- to Scaro. L'vnione è tutrice della Citta , attefbehe fecondo S. Agoftino nel i.lìb. della Città di Dio. cap.xv. La città non è altro,che vna moltitudine d'huqmini con- cordemente vnita : dato che quella moltitudine d'huomìni fi difunifca , n'elce dalla difunione Tederminio delle Città : di quanta for^a fia l'vnione lo dimo (Irò Sciluro Re degli Scithi, il quale ftando vicino a morte fi fece uenire intorno ottanta figli,che haueua , d^ a ciafcuno fece prouare fé peteuano rompere va fafcetto di verghete niuno potè, Egli lòlo moribondo ad vna, id vna le rompe, auuertendoli con tal mezzo , che vniti infieme (ariano flati potenti ; difuniti , deboli,e fen^a for^e. Docens eos, ( dice Plutarco ne gli ^poftemmr) Iun&os quidem inter fé vires habiturosj fin vero difiungerentur,& difcordijs agitaren- tur infìrmos fore : Quello configlio di Sciluro dato a i figli per mantenimento del Regno , che a loro lafiaua , vale anco alli Cittadini per conferuatione della** Republica, e Città loro . L'vnione de* Cittadini alle Città arreca fempre dol- ce^a,e foauità ne piu,ne meno,come vno inftrométo di molte corde vnifone, ed vn concerto di molte voci ad vn tono corrilpondente, che rende foaue,e dol ce armonia . Concetto di Scipione Africano riportato da S.^goftino nel 2.1ib. della Città di Dio, Cap.xxi. Moderata ratione Ciuitatem confenfu 'diflimilli- morum concinere ; & quae harmonia a muficis dicitur in cantu,eam effe in Ci- uitateconcordiamar&illimum , atqj optimum omni in republica vinculurrw incolumitatis . L'oliuo auuolto con il mirto, è Simbolo del piacere , che fi prende da l'vnioS ne , & amica pace de' Cittadini , attefochc fono arbori di natura congiunti di fcambieuole amore, le radice loro con fcambieuoli abbracciamenti s'vnifcono, e li rami del mirto per quelli dell'olmo con grata vnione fi fpargono,e tengono protcttionedel frutto dell'oli uà, poiché lo ripara dalla gagliarda tor^a del Sole, e lo difende dall'ingiuria del vento > acciò conlèguifca la fua tenera , & dolce» maturità, ficomeriferifèeTheofcaftonell' hiftoria delle piante libr. 3. cap.xv Cofi li Cittadini deueno con amicheuoli abbracciamenti d'amore , e fraterna^ carità vnirfi, & protergerfi tra loro ; in tal maniera fi confeguifee poi la dolco quiete , e profperità non tanto priuata, quanto publica . Lo Scaro pefce, ci efibrta anch'elfo a l'vnione,a lo fcambieuole amore, ed alla pronte^a d'animo in porgere aiuto a gli altri; Notano i pefei Scari vniti infie- me,t fé vno di loro deuora l'hamo^l'altri Scari corrono fubbito a rompere eoa morfi 31 CESARE %1?M VNIONE CIVILE. Ì73 morfi la len^a , &^_ a quelli,che fono entrati nella rete,porgono loro la coda»» , allaquale elfi co' denti s'appigliano , 6^ frappano fuor della rete : de' quali ne tratta Plutarco, De Solertia Animalium in quefto modo. Alia flint , quibus cum prudentia coniunctus mutuus amor,fccietatifque ftudium declarant. Sca- rus ubi hamum vorauit, reliqui Scari adfiliunt,& funiculum morfibus rumpùr, ijdem fuis in reteillapfiscaudss tradunt , mordicusq; tenentes alacritercx- trahunt, Con fimile fcambieuole amore , & affetto deueno eijeregli animi ci- uili tra loro vniti , & pronti non a fòmmergere altri , ma a leuarli , òC~ liberarli dalla tempefta delle tiibolationi, iquali pietofi offici j legano i cuori degli huomi ni , cV^ fi vnifcono maggiormente gli animi : onde tutto il corpo della Città felicemente prende accrcfcimcnto , òtT 'Vigore mediante la Ciuilc Vniono «ie'fuorCittadini. Aa j VGVA- su IC O N 0 LOG l*A VGVALIT A'* -% DONNA, che con la deftra mano tenga vn paro di bilancile con )a fini- ftra vn nido , che vi fia vna Rondine con i fuoi figliolini ,a i quali porga Per le bilancie fi denota la retta , e -vera giuftitia , che dà a ciafeuno quanto deue^ . , , Per la Rondine nei nido , come (opragli Egittij intendeuano vn nuomo quando a Tuoi figliuoli vgualmente diltabuifce l'Eredità. E parimente vn Prin- cipiando nel vittojvellito, e commodi propij non voglia fuperare,ma vgua- oliarfi a quei de' Tuoi Cictadiai . A guifa della Rondine,che mai non raddoppia il cibo a chi lo habbia -vna volta dato, ma egualmente pafee , e mitrine con vT jmalitd tutti i Tuoi rondinini . tir Di quella vgualiU talmente ne fu ftudiofo Adriano Imperatore , che neiiu© ni CESA ItE 'RIPA. 37 J famigliar vitto voi fé ofleruar quel coftume d'Homero, che a mimo mancato il rnedefimo cibo ordinando ben fpeflò , che alla Tua Menfa furTero polli cibi co» munì, e propri) di pouere perfone per leuar ogni occafione a qtìei,che fec©- mangiauano,di fuperbia a ò d'altro fimile, che dalla delicatezza delle viuande-» haueflèro potuto arguire regnare in lui . Che fapeua molto bene, che per con- ciliarli gl'animi- de' Popoli niente più giouaùa al Principe , che cól decoro ,c-r Maeftà" dello Scettro vnire , e far moftra con tutti di fimil vgualità . Sendo la-» potenza di Tua natura odiofa , che moderata come fopra fi fa amabile , e beni- gna . Per quefto Fatea Cartaginefe gratidiflìmo amatore dell*vgualit*i icere perciò ben fpeflb riffe , e brighe fra loro V Ma fé fi confiderà rettamente*; oue fi cerca rVgualità per fommo bene della Città , ò Republica ne fegue , che cib,che eccede detta vgualità fia di danno alla detta Cittiio Republica. Onde fuftimato>chevn huomo di per felli flìttia Virtù fufle nociuo per la fila fuperio- t\tà\ e fopreffiflen^a degli altri. Che perciò i Greci' inuentori dVgni bel coflu- ine ciuile ,.e particolarmente gli Atheniefffàùehdo , che per eiTer nociuo meri-; laua caftigo , ma il caftigare vn'huomòpltr fue troppe virtù , farebbe flato 'Vn commettere peccato ? Perciò ritrouatfóno vna pena honoreuole condeniente a reprimere il loro giudo yo ingiurio fofpetto , che hauelTero- dell' Eccellenza dì quel virtuofò , e la dimandarono Oftracifmo v Come fé alcuno conofeendofi pieno di molto fangue , e di gagliardiflìma cenplefìione fi feemaflè del cibo , 8c hauefle per vfb di cauarfi del fangue per non cadete in que' difetti , ne' quali Cogliono cadere molti per la moka robufte^za di loro for^e . Cauandofi qùafi dà Plutarco, mentre parlando.delL'Oikaciimo dice,che di quefto come medi- camento foleua feruirfi il Popolo a certo tempo ordinato, confinando per X* Anni fuor della Città quel Cittadino, che auan^aua gli altri , ò di gloria , ò di ricche^e , o di reputatione , per la quale era hauuto per fofpetto nella Città». Punendo di quella pena folo le perfone ffiuflri . An^i il medefimo- Autore^ foggiungendo dice, che Iperbolo huomo fcellerato cercando di far punire di fimil pena vno de'tregrart Cittadini i/f teniefi Feace , Niccia', e Alcibiade cad|» de contro fua natura la pena fopra il capo di detto Iperbolo inaiente fimili genti ignobile , e baffe ad elle punite di fimil pena ,. anq[j accorti»" eflèr fiata.» •violata tal pena nella detta per fona leuarono poi ^via l'"vfan^a di quella. F(ì detta Oftracifmo da vna pietru^a chiamata Oftraco fopra la quale fcriueua- no i Cittadini il nome di quello, a cui voleuano dar bando della Città , e la get- tauano in -vn luogo della piazza chiufo di cancelli , il numero delle quali do- ueua parlare fei mila a vincere il partito, L'Autore fopradetto nel 2. della.» Vita d'Alcibiade moftra detta pena d.'Oft racifroo non eflere fiata ordinata per punire i trilli . Ma per moderare la troppa grandezza altrui , e perciò con al- tro vocabolo detta Moderaùone , .fìtta à , . . . dell' inuidiofì , che per dieci ~ anni 37* ICONOLOGIA anni non vedeuano prefentc quel tale , della cui lontananza mitigauano al- quanto il dolore , che col vederlo giornalmente li fi accrefceua , e s'internaua malignamente negl'animi, loro. Il medefimo Ariftotile più largamente , e di proposito trattando di quefta pena nel fopradetto lib. 2. al cap. 9. dice . Qua- propteràCiuitatibus,cjuaspopuloregunturOftracirmus repertus eft, ha: fi- quidem ciuitates a^qualitatem maximecomplectuntur . ,-Itaq; qui fuper excel- leie videtur vélpropter diuitias, vel propter Amicos,vel propter aliquara aliam Ciuilem potentiam extra Giuitatem relegatur adTempus aliquod ordinatum. Doue fi vede, che lo approua , ma non fi riftringe al Tempo , e va feu/àndo il Configlio di Periandro dato aTrafibulo il tagliare le fpighe maggiori del- l'altre . Piacque ad Augufto quefta forte di punitione moderandola conaltro nome , e parole , come dice Tacito nel lib. 3 .in propoli to di Sillano della^ami- glia de' lunij , che haueua comméflb adulterio con vnafua Nipote , al quale non fece altroché farli intendere, che lo priuaua della fua Amici eia , per lequa- li parole^ e feparatione d'amifti , intendendo Sillano ellerli in vn certo modo accennato l'Efilio . Exilium fibi demonftrari intellexit , fènica metter indugio in mezzo fe'l prefe da fé medefimo ,*ne prima , che fotto l'Imperio. di Tiberio fu reftituito alla Patria. Molte cofe fi potrebbono dire , àC molte autorità li potrebbono addurre,ma per àbbceuiareil noftró ragionamento concluderemo, che fi vede all'aperta effèrida tuttiamata>& abbracciata quefta vguàlità, tal- mente, che nella natura ftefla, ciò beni/limo fi confiderà ancora nelle temperie de' corpi humani, che mentre Hanno yriiti , e non alterati da foprabondan^a d'huomini , o fuper ior ita -eccelli uà di vno d'ellì * il corpo fi mantiene fino , t-. perfetto nell'cffer fuo con la jdifereta diftributione.dél /angue alle profiline , & , alle più remote parti di e/lì 4 V S A N Z A. \Vedi Confuetudine . V S V R A. DONNA vecchia , macilente , & brutta , terrà fotto il piede manco *vn bacile d'argento , &C nella mano il boccale, con alcune catene d'oro , òC* con l'altra mano fporgendola in fuori , moftri di contare alcune monete piccole, nel che fi accenna quellojin che confifte Tvfura , cioè il prefto de de- nari con certezza di maggior guadagno , che conuiene , 6tT fen^a pericolo di perdita j però tiene gli argenti , che fono di molto pre^o tiretti lotto al brac- cio, & pagati con poco prc^o , con pregiuditio al proiiimo dellVtile , & a sé dell'honore , ellèndo quefta fòrte di gente, come infame condennata dalle leggi di Dio , & da quelle degl'kuomini . VTI. DI CEStARB %l?A. -&t V T I L I T A\ DONNA veftita di veftimento d'oro , in'vra mano terri vn ramosi quercia con le ghiande , &^ con le frondi , l'altra mano ftarche più ci riuefte , %C ci nudrifce con la carne , $C~ con latte proprio . Il medefìmo fa l'oro } che fi tramuta per tutti gli vii » 5^ per ogni forte di vtilità , però fi manifefìa nel veftimento ► Et perche fl grano è la più vtil cofa , che creaiTe Iddio per l*huemo,delle fue fpighe fi corona , & il ramo di quercia con i iuoi frutti de- nota quefto medefimo > per hauer fcampati dalla fame gli huomini ne' primi tempi fecondo l'opinione de* Poe»* ti, & piaceffe al Cielo , che non fi potette dire, che gli fcampi negl'vltimi noflrija tan- te calamità fìamo ridotti per colpa de* noftii 1 errori ~ r , m l£*JL~ *$?* JCONO L O GlsA 7. E L O. HV O M O in habito di Sacerdote , che nella deftra mano tenga vna sfer- ra , &C nella finiftra vna lucerna accefà . Il ^clo è vn certo amore della religione col quale fi defidera,che le cofe appat tenenti al culto diuino fiano eilèquite co ogni iincerità , prontezza, e diligenza. *A che fare due cofe accennate in queft'imagine fono neceflarijffìmccioè in- segnare a grignoranti,& correggere,& caftigare gl'errori jambedue quefte par- tì adempì ChriftoSaluatore , fcacciando quei che faceuano mercato nel Tem- pio di Gierufalemme , & infegnando per tutto quel giorno in cflò la Tua dottri- na, aflìmigliandofi quefta, &C quello conuenientemente con la lucerna , &- col flagello, perche doue ci percuote non è chi fani,& oue fa lume non è chi ofeuri, in nome del quale dobbiamo pregare , che fiano tutte le noftrc fatiche comin * ciate, & finite felicemente . Laus DEO, & Beafce Virginis MARI AE. ^t FINIS. T A VX) LA DELLE IMAGINI DESCRITTE NELL' OPERA. P A%T E s4%r e seco Febraro 3 8 Mefi fecondo l'Agricoltura, Gennaro 39 Febbra ro. Marzo, A pr ile, Maggio. 40 Giugno, Luglio, A godo. 4. 1 Settembre, Ottobre, 41 Nouembre, Oecembrc. 42 Mefi fecondo Euttathio Marzo, Apnle,Maggio, 42 Giugno, Luglio, Agofto,4 3 Settembre, Ottobre, 43 Nouembre,Dccembre, 44 Gennaro, Febbraro. 44 Mefi in generale Meta fi fica Minaccio Mi feria. Vedi Calamità Miferia mondana Mifencordia Mi fura Modellia Mondo Europa Afia Africa America Morte Mormorationc Moftri Scilla Cariddi Chimera Griffo Sfìnge Arpie H:dra Cerebro Mufica Mufe Clio Euterpe Talia Melpomene Polirmi* Erato Tepficore Vrania Calliope Mufe in altra guifa Natura Nauigatione Ncccflnà NDA. 29 3 2.33 33 34 35 36 36 36 36 36 37 38 38 44 45 45 46 46 48 59 60.62 63 64.66 66.67 68 69.70 7° 7° 7« 72 72 72 73 73 73 74-75 76 76 76 77 77 78 78 79 79 79 So. 81 81 82 S8 89 8z 83 83 83 8+ 84 85 8 5) 86 86 «7 87 87 88 89.90, 90.91 91 Negligenza Ninfe Hinnadi, e Napee Dnadi,e Hamadriadi Di Diana Naiadi de' fiumi Di Marc Theti Galatea Dell'Aria. Iride Serenità del giorno della notte Pioggia Rugiada Cometa Nobiltà Nocumento Notte . Quattro Tue parti. 9 1 . 92. > 93- OBbcdienza Obbligo Obliuionc d'Amore terfo i figliuoli Occafionc Qdio capitale Opera rana Òperatione manifcfta Perfetta Oppinione Opulenza Oratione r09.no Ordine dritto,e giudo Origine d'Amore Oùequio Oftinatione Orio 94.9 5 95* 100 97 99. IOJ 106.107 107 108 108 108 I n in I I 2 96 12$ Ace. {[ Pacifico Parfimonia Parcialità Pa mone d'Amore Pàticnza Pazzia Peccato 'Pecunia Pellegrinaggio Pena Penitenza Pci.ficro Penti nento 123. 124' 1^5- 125. I26.127. 128 J2fr> «34 «35 128 129130 131 ISO- »3« 13» 133 133 136 »37-'38 139 140 ' peccati : . .de* peccati Perdono Pericolo Perfcttionc Perfidia Perpetuità Periecutione Perfeueranza Perfuafione Pertinacia Perturbatone Pelle Phifica Piacere Honcrto Vano Pìaccuolezza Pianto Pietà 149- 150. 151. Verfo il -padre 151 «4° 160 141 140 141 14» ,141 J43 143 '45 J45 ,«45.146 146 146.147,148. I48 .149 149 149 Scelcratezza Sciagurataggine Scienza Scoltura Scorno Sdegno Secolo Secretezza Secretczza, onero Tacitur nità. 217 Sedinone ciuile 220 Sentimenti. Vifo Ydito ,200.201 202 204 204. ros 206.208 206 208 207 ^212 "4 236 215 216 216 216 217 2X7 Z*7 Sikntio Signoria ^implicita Simulationc Sincerità Sobrietà Soccorfo Solitudine Sollecitudine Solfi itioeftiu® ,HiemaIc Sónno Sette Sofpiri Sofpitione Softanza Sottilità Spavento Speranza 13Ì>23+ 23S 23$ (23$ 23/ *3l XI S .23 $ 359-24» . 240 242 243 '244. 244 ^74- 246; 246) 246 246.247 248.249,250 delle fatiche 249 d'Amore 250 dmina, e certa 351 fallace 151 Spia 259 Splendor del nome 251 Stabilità 258.269 Stabilimento 259 Stagioni 260.26 3 Primauera £60.263 Eftate 261.263 Autunno 261.264 Inuerno 262.264 Sterilità 264 Stoltitia 270 Stratagemma militare 285 Studio 270 , Stupidità, onero Solidità 267 223 1 Sublimità della gloria 271 223 I Superbia 279 flb 3 Super- 3*4- Jcpcrftitiottfi iuppli catione •"T* Ardita t^AVO L A «79 370 *95 l JL Tcmperanta 495 296. *97- . , iTcmperamento delle còle terrene coli k tele Ai. ìtff Tcmpefta 19* Tempo 298 Tenaci.* 299 (T co tat l'eoe 300 d'Amore 300 Terremota 302 Terrore 301 Teologia ' 300 Timidità 302 Timore 303 Tirannide 303 Toleranza 303 Tormento à3 Amore 304 Tradimento 304 Tragedia 305 Tranquillità 106-307 Tregua 308 Tribulationo 307 Tri flit ia, oucf ramsrico. 307 VAlore . 312 Vanaglorii 31 3 Vanità 322 Vbriachezza 323 Vecchiezza 323 Velocità 323,32+ Vendetta 324 Venti. Eolo 338-3 39 Euro 3 39 Fa uomo, 6 zefrtrd 339 Borea 340 Àuftro 341 Aura 341 Venuftà 325 Vergogna hotìerta 342 Verità ^ 34«.347>H8 Vgualità 374 Vigilanza 343.349-3 5° Viltà 350 Violenza 350 Virginità 351>352 ; Virilità 352 I Virtù 3 54.3 $5 3 56 } Vutù heroica 353 dell'ari imo,e del corpo 3 54 3«7-368 In Alterabile Vita humana Attiua Contemplatiua Inquieta Bieuo Longa Vita, e Animo Vitio Vittoria Nauale Volontà Voluttà Voracità Vnione ciuile Vrtione matrimoniale. Vedi Bcncuoleoza Vfanza Vfura Vtilità Elo z 355 357 36o 358.359 3 59- 36o 360 361 3«4 365 3«7 3«9 36f 37* 37« 37« 37» 37« *7* 37* 17» 369 JL FINE, TA- TAVOLA DELLE COSE PI V NOTABILI, Nella quale fé ne contengono fèi lotto le fèguenti voci, zséntmdli. Colorì . Gefli .Ordegni . Pefci . Piante . I numeri doppo la Stella *q'T, fono nella feconda parie. Bbondan%a defideraìa, futrìmeffaggìeri. l accademie denominate in tre modi da gli an. tichì . 7 quarto modo de* moderni. 8 accademia prima in A t bene prefe il nome da Accademo accademico fi deue pafcer del frutto fìoliua . 6 'tAcfademia degli Infenfati * 157 ^Accidia induce pouertà , oth, ftupi de%%a. 8,p 'Acqua principio delle cofe , fignora d'Elementi. 202 *Ac qu 'a, e fue tre nature. P3 adequa per li peccati * 2 2p. •Acquifto cattino facilmente fi perde, j e vf ciafeuno animale diletta più lajua forma ■ che quella de gli altri. 30. \AdoUfienya , efuoi termini . 11. Adulatione inditio di pocojpirito .1.1. agonali capitolini infatuiti da Do- - mitiano 6.213. agricoltura dacbitrouata. 89. riluto vicendeuole. 108. alberi di profonde radici. 20 g. ... Amaritudine cong ontA con la feli- cità. 20. A mor none volatile * p 7. Amor è volatile.* 9 ~llt Amor entra per gli ocebif. * 1 1 2. 1 1 j. 1 16 1 17 118.1 ip. Amor per vdito .* 112 n 2.1 14. Amor dolce amaro* n8. np. Amor fàVbuomo irragìoneuole* 129. Amorfi riconcilia co* prefenù . * 1 94. Amor, e fuoco non fi pofiono tener ce \ lati* J49. dimorfi doma con la fame , e col tem* po- 54-35. Androdo ricono feiuto , e faluato da vn leone.* 21. Anima, fue fedi y e fine^ìre. * 144. ANIMALI. Agnello.61.6}. | %6. 381.* 28. I2& 531. Agnello Taf quale.* 21 r. Alcione. 70.* 126.506. Alicorno. 97.* $. 10.153.227. 3^5."" 123. 153. ^Afpide. 382. t/fptottorc. 11 i.*8i. 223.229. 304. Aftlìfco. 83.220.* 79» Barbagianni . 3 54. J?ecco *?. io. Bracco * 224. JB«oi. 8^.97. 227. C filandra. 205. CVzwe 23529 4 15.* 2. 9 5. 2 20. 143.3 08. Cdw cor/0.4 2 9, Canoro. * 126, Cardellino. 260.* 1 1 o. 355.* 92. Giouencht. 84. Gorja«e.8o* Gnfjffo. 89. 244.* 72. Gr«c. 1 2ó'.,3o .387.*' 230. 34JJ. G«/b. 82.94 28 7. 3 5 5.* 2 ió\ 278. HEmerobìo. *36i. Hidr*. 387.* 73.r88.2-i4. I Hidróferpe.*2$$. Hiena. 252.383. 12?/ . 85.371. ^o. Ichneumone.* 291. Jwge augello. * 336. Ippopotamo, 166. 3 67. 3 76.3 77. Iftrìce. 153.* 18.355. Leo/ie. 16.21.93. 106.1 14.126.'. 505» j70.184.2j::. 21 5. 260. 2;8.2J9. ' 244. TAVOLA 3*7 244. 248. 284. 400. * 1 6. 28. 29. | fyffignuolo. 1 5 1. f 75. 3o. 56. 87.126.164.342.393 fi45. 185.371. Z«p«. 238. ifc?/>o. 55.205.373. Hpndini.26.14j.392.-t I*$.I4P«374 C* ^ilamandra. 20 f . i«po ceruiero. * 1 00. 229. Montone. 116.364.! 10.199. Mufalo. 43 1 . Mulacchia 121. Afa//. 84.1264. N iWio, IO: f 82. 185. Tettola. 49.368. f 92.251. OG*. 164.301.! 234. 0^366.387. Orfo. 126 391. r 131- 217^ Pjluone. io. 28 51. 92. 201 f92. P4tfter4.94.25 2.3 72. f 9. 323. Taflero. 1 1 9. f 1 . 1 79. 23 8. pappagallo . 208. 209. Tapero. 301. Telicano. 2 8. 8 1 .3 66. f 1 40. Teccbia. 259. Teconf.152 166. f 26.108.270.377 'Pernice . 1 1 5» Tira, f 235. Tiro. 341.415. T//W/M0.364. Tirale. 201. To/a • 1 46* Torco. 150,159. 300. 375. f 123. 124. R^igwtello. f 87. 2 29. ^ d'vcelli, ouer Trochilo. f 1 74 291. ^ccio fpinofo. 1 8 7. Fyl>wcerGnte. 243 391. w3 Schiratto. f 1 62. 1 64. Scarauaggio. * 1 59. Scorpione, f 10. 3 6.66. 3 24. Scorpione marino, f 106. Scilla, fji. Scimia 53.110.365.]- 143.229.231, I1 Serpenti alati, f 180. Serp*. 15.46.120. 143.16/. 194.220. 238.287.293.296. 372. 382.385. 387.413.409.* 26.128.132. 141. 165.i6S.18s.200. 201. 205.350. -5j?«ge 89.241. * 72. 2H. Sparauiero 105. 325. Straigo- 188.295.300.374*99.371 T^irtaruca.9.1 18.* 89.1 53. 170 224.295 39M55* Tarantola. 41 3. TVoa 102. Ftf/?o.ì 18,3 54.* 243. j Tinge augello. 325, T/gre. 94 2 42 . 2 63 , 244. 40 9. * 96. Top/. 164 191. Tor$. 16 137. 402.* 34. 223. 296* Tortora. 102. «^fcca . 98. * 40 223. V yefpe.*3ii. Piperà 3 5 8.3 76. * 2 1 . 66. Vitello. 22J.* 40. 44.. Volpe. 145.23 2.265.3 1 2. *4» Vpupa* 6o.$^o. ycelli.izo. ^Animali minori fono piti feconiì . 262 . .Anno fi ritorce in fé Sìeffo. *6i. -striai e fuoi accidenti . 92. jLriHide riprefo. * 3 1 8. armonìa de" Cieli . * 74. ^irrogante fprei^a il parer d'altrui . aurora >w TAVO L A: aurora amka delle Mufe. $9-9$' aurora fperanzj. * 249. ^Autorità è dell' etàmatura. 5o. • B. B^bel, efuatorre. 123. Bellezza molto veduta >[e poco conofeiuta .67. Bellezza luce della fàccia di Dio. 58. Bellii e gratiofi nel dire. * 3 29 3 3 o. Bellezza degna d'imperio. * 1 54. Bellezza fenza venuftà.* 325. Benignità compagna di giù flit ia. 74. Bifcia d'*AZ£one Visconti . 199. Bontà vera non è interefiata 81. Brutt'h ma gratiofi nel dire. * 3 29.} 3 8. Brina. 1 47. Brindifi tra' Greci 1 24. Jtagie hanno la coda nera. 8 2. Bugiardi dicono qualche verità per ce- lareilfaljo.%2. C. CHaoj. 123. Candidezza grata à Dio. * 1 70. 189.209. Carattere dell' huomo è il parlare. 173. Carne di Torco nociua.* 90. Capricci di pittaray e di mufica. 84., Cardinale del Monte . 402. Cardinale di Montelparo , efua arme. *i88. Cardinal Salutati , e/«€ opere . * 7. Cardinal d'+4uguHa , efua imprefa . * 140. Caualli del fole .87.. Catullo come prodotto da J^ttuno.92. Carico perche ftgnifichi honore .155. Ctf/d de/ Crifpoldo fucina d'ogni arte liberale . * 1 5 7» Caftità detta da ca/ligatione. 102. Catena d'H omero. 1 34. 2 28. Cerere per l'abbondanza marittima. 2. ' Ceroma forte d'olio. 7. Ce/ire doae yca/0 .175. Chiodi fignific ano gli anni. 45. Cfr; a/frai sbìafima , amafeheffo. 29. Cingolo di tenere. * 3 3 o . Cielo JìeUato . 74. Citharedi coronati di quercia , 6. Ciuffo fegno diuanità,e difuperbia* 60 Codazjnzola non è l'Unge . * 3 3 5. CO £0 2^/ con metalli, argento. 217. ^^#rro, eerw/eo. 53. 234. 424.* 1 58. ^àZ^urro niellato. 74. * 1 55. ^^«rro, eerde.>)7.*2l9> T&flòavgurro. 157. à fiamme. 217. Rubicondo mifio con bianco. 116. m&ne- B00' 374-375-3*9' * l8« 141. 371. Tanè.* 33.179. Tanè [curo. 371 ^140. Turchino. 3 6$.* 143. 160 182. Turchino à onde. 285.286. Varij. 11.84.92. no ni.* io. 147 Verde. 16. 53.414. 421.* 146. 147,Verde rojfo. 57. -perde e oro» 1. 420, Fmte/?orifo,*i47. Verdi frondi. 369. Verderame,! 59.366. 371.* 18.141, Colori delle compleffioni. 1 14.1 1 7. Concetti della mente infiniti . * 1 08. Configliar e, opera di tnifericordia. 129. Configlieli j 0 Trencipi non deuono dor- mire tutta la notte. 1 29. Configliafi di cinque cofe. 126. Configli di donne, e difutti imperfetto . , 132. ' Conjcien^a che cofafia. 1 2 f . Concordia produttrice di che. 121. Concordia ruuina del mondo. 1 57. Cognitione come s'acquisì, no. Cognitione precede al contento . 140. Compunzione t efuecondìtionì. 114. Contento non fi finte da chi nonconofce il bene. 140. Correttìone ricerca autorità , e pruden- za. 143. Corre, e jttoi encomij . 145. Corpo humano non ha operazione fenza l'anima, 144. Cofarwi Tragici fono Slìualettì. 180. * 18. 77.306. Coflumato male, e Juo [imbolo» 159. olì. Cuore [coperto à tutti ^311* Cuore quando fi dice ardere . 9$* Cuore contrito. 141. £>. D^ yr p/« »c£/7f , cAc riceuere « \ » *7.i4°- - ] Dare con occhij ferrati/ 17. I Denari tenuti in cerno di Bufalo. 117* Delitìe mondane cecità deltanima.i o J Delfini fubbitoxhe toccano terra, muo* iono.43. (* 115 Differenza tra cccafione , e cagione . Diligenza feuerebia è nociua.i 90. Difopìa che cofafia. * 345. Donni pia dedite alla religione , che gii h uomini» 61. Donne più dedite atta Vanagloria degli huomini. * 3 1 6. Donne palefano ifegreti.* 219. 220. Donne per legge del fenato non entra* uano in cordiglio .131. Donne deuono Sìare in cafa loro. * 1 72. Donne entrauano in ChkfaueLte* 171 D ohe amaro da* Greci Glicipicro* 1 1 1 , Dottrina madre d'eloquenza. 207. Dubbio £ Euripide, fé fi a meglio la pro^ le,olaflerilita.* 264. E» ECechiria aflinen%a dimenarle ma* ni.* 308. Egittio primo tnifurator di terra . * 54. "Eloquenza, efuafor%a. 8 5. E meglio viuere priuato , che [imperare con pericolo fenzafapienza. 281. Empedocle perche fiottò delle fiamme d'Etna.* 317. Epicurei. S. 278. Eraclito giudicò H omero degno difehiaf fi, indegno di Teatri. 1 83. Error di Tierio. * 48.51. 53. 333. Error dì Tlinio . * 2 69. Ef chilo come morì. * 143. J Efperienza di Tino in mifurare i campi ?$6. E accia 3M* T AVO L J. v. F Uccia lafciua à chi conuiene. * 2 3. Fanciulli nobili incoronati nelle fupplicationi* '171. Fanciulli come Hanno nel ventre della madre."' 109. Farifei fimili d*fepolcri 342. Fede tra marito, e moglie. * 21. Felicità delviuere politico. 1 pp. FilofofiJ 'apimti fono liberi, e i^ . 2 8$. Filofopa madre e figlia della Wrfà.245 Fiori meffaggieri de' fatti. 1. Folgore nellafmiflra mano . 88. Fwtf e O'^/co. * pp. yo»?c di memoria. * 1 o 1 . JFo&tt d'obliatone. * 1 o 1 . Forme varie di lega. * 4. Forte^rf impropià è l'ardir neceffa rio. }o, Jtywo della patria pia lucente del fuoco ó'altroue.3%. ' Fuoco di due forti. 91. Fuoco carità. 100. G. G^Hi combattenti in publicofpeU tacolo. 224. Giunone col pomo granato: prendente de' R£gni.}. Qelofta pafftone , e veleno dibelleTga. 70. Gente che viued'balito , e d'odore, *2l6. CESTI, moti, e pofiture del e or pò humano. , abbracciare. 161.* 3*^6. Ulnare il capo. * 1 5 8. Ul\ar le mani .152. i panni * 2 ? 2. •4 ppoggiarfi fui braccio. 8. * 1 0.P7. 15P 307. */tf» 0 d* /of te . fa Campagna Felice» Bacio.* 3 04. Ballare. 18. Becca ferrata . 52, aperta. 80 191, * 2 p8. bendata. 1 1 p. * 2 1 j.fth'atil te fumo. 2 5 p. e ff al ante fuoco * 1 op, co» /d Jchiuma nel? ira feconda . figillata.* 21 j. con vn 'antllo* 217 vomitante. 3 75: Braccio fopra l' altare*. i}0. dritto Jlefo * 164. fporto innanzi, f 304. fmi- 5bo §ìejo con mano aperta . * 135. »fr/ò /* fronte. f 1 o 5 . hirfuthfparjh anellati. 1 1 5 4 ferpentini. f 305. Cecità 391. . Chioma profumata , e ricciuta f 1 48. aneUata. f 148. Cì^/w inarcate, f 1 54. Cotfo con cwftf. 358. /«»go. 300. Crini fparjì, ed erti. 3 5p. Cwore ardente.6 5 . 9p feoperto f 2 3 2 i Cuore. 2}. 63. \2}. \ 26. 2%}. p affato 4 j f Ho/;' d«c. 2 54, 1 fo/a> Cofcieìgnude.-f 232. Denti di ferro, f 298. De firn aperta. 358. fopra 7 petto, f.2. ferrata. * 1 35. con fuoco . * 304, Dito aliato. ^1.21 8. indice flefo. i 53. all' orecchio. 2} 1 . * 28. morjo* 3 24 gro/7ò piegato. 229 indice alla mam metta, f 1 09. Dito dimeno ditte fo. 362. Faccia gonfia neltira prima. telata.* 13 sofìa * óo.al^ata.-f 1 1 1 * Lói.meflaìtfo grande.f 295. F accie due 254.* 162,165.300. F accie tre. 425, Fronte carnofa, e grande. 1 8 . f 2 2 3 . torbida. 57. feruta 3 7 1 . quadra f (5. grande, fi 53. 295. Gamba di legno.S2. * 136. Gambe fonili, f 1 3 5. ignuda 66. 2 59 * 145. 2 3 9. /coperte.* 232. Giacere io.* 89. Ginocchia in terrari . f 2 6. 1 09. Guxncie roffe. * 342. Inginocchio™ 155. f 1 19. no. 1 1 1. Inchinato . 80. Leggere. 227. Lingua . * 1 43 224. doppia. 191. /«or - della bocca. 1 55. 373. Lingue. 82. Lotta., 409 Mammelle /premute. 74.* 246. 249. Mammelle [coperte . 3 + 5. * 140. 251. afciutte} pendenti 359. p/e«e di /«£- .fr\*8i.r5 ebaffa.* 359. alla gota.* 2$.^$. ili- Mani appoggiate a fianchi. 1 5 1.* 28 j incatenate. \6\. legate. * 3 07, A/d«/lHe. 2 1 8. Tr cecie fparje. 295. PifMf re grande, egroffo.300 375. Vifo velato. 44. 1 e 2.* 1 ^9 1 70. 1 87 189 coperto con la cappa. * 252. pallido . 259. «egro. 214. vo/ta a //a finiHra.* 135. riao/fo al cielo* 1 5o fegnato.* 231.^ po/fo a/tegro , e£* fidente .287. Valore.* 36 j 26$, Voltare vnfaffo. * 360. Giuftitia 1 &/mfete. 62. Giuramento per l'acqua. 202. GioucntH confufaefenz*f*pienZa'l * 5 !Gicuentù ama l'eccellenza. 373. pronta ad inguriare. 373. Colo fi file xene,e Melanthio* 226,2if Grajjtzga iffetto della crapula \ 1 50, Grojfczzp da frigidità deriua 118. Gratie, efuoifignificati. 2'>.26.%6.fvoi r.omi. 303. Gratia tfua (fficacìa. * 331.33 S. Grifoni custodi d'oro, tdi pietrepre* tioje. 137. Guaina d 'auoric ^coltello di piombo 174 Guercio cattino. * 2 1 4. Gnerra della ragione colfenfo .159. G«/fo do#e confida. * 225.227. H. HlHrionì coronati di quercia . 6 227. Heraclito , efuo pianto. 62. Hercole quale sìrada seleffe * 5 53. Herofirato abbruciò il tempio ài Dia- na.* 317. Hefpero. 150. Hefiodo primo jerittore d'agricoltura* *4i. He fi odo donato dalle Mufe d'vnjcettro di lauro. 219. Hisloria quando cominciò. 89. Uomero biafimato da Empedocle, e da — Senofane. 183. Huomo fimilf alle pentole.* 234. Honore figlimi della virtH.3^. Honoridel mondo oslano all' acquilo della fapienza. t 206. Hore » e /oro partimento onde tolto.301 I. I Onoranti mangiatori. 151. J//«/ta" per fonagli ottimi rnìfura» tori.-f 55. lUuminatione della mente. 2 3 3, Imprefa dì Leone. X. f 94. Jmprefa di Leone. X J. f 3 54. Inconilanza madre d' infamia. 371. Innamorati per v dito Intendere come faccia^. 385. | Materia de fiderà la} orma. 1 5 4, Intelletto cieco dominato dal furore . Mathematiciìnfignì dil nqHro temp9 Intiepidita che. 138. Jnmntor della Gabèlla in Egitto . 1 /?dra3 51.* 146" CoÙari d'oro 545. Colonna $1.97. 101. 158.504.! 199 252.271 • Compaffo 67. 1 26. 1 5 8. 1 po', i pp. f 48. 55.108. 154.14Ò CoptUod'^Api^f. Coppa* 18 6. 192. 194 Coralli. 1 85.204.1 66.8 j Corda d'archibugio* j^ Corde 9 11. 191.* 13.145.244 Corfefca 429. Cornai 312 Corna di Razzio f 209 Corno Cornucopia Corona d'oro 5. 75. 1 22. 1 58. 202. 207 299. f 2; Corone di più forti 2 1 • Corona di varie gemme 104, Corona di (pme 115. Corona d alloro 597L Corona . Grimaldello 25 9. : Grotta 467. Guanto* 229: Hami 145.372.39?.* 147. 94^19.341.344.393.395.397*414; t 3.89.182.202.359. Horologio 10.32.52.97.155.208,1 89. l82.2O2.359. ; 1 ncenfiero . *ec/j, Turibolo . Incudine * 74. Ifoletta pi. f 308. Ltibaro>ouer cornetta* 363. Laccio 34. J Lanterna 143.164.259.^ 2.25$. Lampade ac et fa j- 206, Lancia 425. £fl«to i 16.385.* 218. £mo 230.251. f 230. Li&ro 3.1 8.5 3 106 126.208.227.257. 293.400 424.426.^2.^.6. 2$. 29. 32352. Lieua$i. ; I/aw 2.125. Linz 209. *75 156 157.158. lira efe 1 5 corc/f 5 2. 1^054.5 8. 143.160. Lucerna accefa 58.201. 304^ f 34!. 378. lume i^5v I.mj!4 7 5 • 1 04. 204. 2 2 1 .3 6 8. Macina doppia ioManquella 51. Mawg/^345. Manette f 1 29. Manico d' aratro -f 35^. Manto iellato 104. Mantice 1 1 .84.1 57.* 145. Afarf 202.2:9. Martello* 88.307. MafeberaZz. no. 141.354.355.372. TAVO L A. ÌW MaT^a 9. Me\cirobba\ 359, Meta f 147. Mitre* 2 .341. Mondo 21 9. Monete , 0 denari 101. 135. 140. 147. ^2-37.342. *fafit*Bftfi Monile 293.294. Monte d'armi 1 o5. Monte Etna 42 3. Monticello 155-- T Mucchio d' armi J T^ebbia-f 123 382. O^'«e//ot53. • - ' 1 5? 207.285.* 12 285 S*r/g//*i9i. Xtf/ar/ 8 5. Tamburino 92. Tauola dell antica legge * 3 » Tar^tf 4 15. tamia imbiancata 52. T^??* 18. 120. 121. 12?. 302.» 149 * 151. 2^.201. ?c2 2 cella aceeja. Vafo di criHalio 1%. Vela 204.250 f82. Vela gonfia* 371. Fer/o 44 102.253.165.344. * 16^1 170. Ventaglio* I. Vtntiio^.-f 202.245 ffrga 1 1 0.207. * l 28.308.348 Vetro i$$. f*6 Veqro di perle 302. Ko/d ffromr wfo 1 7 5> Vncino 52,f 70 Vomere f 1 24. Zaffiro* 192.194. Zappa I7.*359 Zodiaco 16.104 3°0'* 140 298 Orijg/we de //a Gì t m« > 14 , e wi/ìo-* j 54* Or/ia- r ^ìv Ornamenti mode fi; ccnuengono a Dante Ornamenti artifìtiofi difdicono a Caua- lieri.ifli.-f $22. 3 3%* Ofcurità della fapìen%a.* 210. Comefigurata dagli antichi . * 2 1 1 . Oflracifmo degli ^itheniefi.* 375. Ottanta figli lafsò Sciluro Uè de gli Sci- ti, f 372. Culàio perche toccato col mirto da Vt- nere. 4. Tace da tutti appetita. 64. Parole alate.%6.* 255. "Parti di donne cinque alla volta. 263 . "Parto di. 3 6^creature in vna volta . 263. Telle di leone con pelle di volpe, * 23 2. 287. Te na a gli amanti perche tra il mirto da Virgilio fi dia. f 277. Tenite^a? e pena come differenti* 136 Teripatetkì onde detti. 7. Terfonaggi d'Homero arroganti^ van- tatori^ 320. Tefciodonot e odorano* 225. TESCI. anguilla. 277. Baìene.93. 96. Calamaro, f 361. CauaUo marmo. * 85. Chiocciole marine. * 3 5. Conca marina. 86.93 204. f 84. 85. Delfino.42.10112o.229 36^290. JEc b e àide,ouero Remora, 16 5, Volpo. 274. Co. * 56. Congole.* 85. Grancio. 341 . 368. * 240. Lampreda. 3 75. Lupo.* 3 -ito. Moftri marini. .202- Muglio. \ 308. Murena i'ifiefiotche lampreda. 1 3 . OLA; *3?f Tefci.20ì.2Qì.i$i. 364.^137%, Polipo.3 82. f 97. (173. Pompilo y òTS(autilio. f 292. J^fwe.i 52. stfd. 420.* ai 7. 28 j, I{emora. 1 66. Rombo. 419. Sanguifughe. 375. t37*' 5^0. 3 72. tam>.275.t$72- Scorpione marino Seppia Sirena Torpedine Triglia Petrarca coronato di tre corone. 5. Piaceuoleiga nel correggere^ 1 97. ^Alloro.*. 27,2 5.65,101. 159,226, 257.266.244.245.! 88.143. i$& xAmaranto.171. 285. ^Anacampjerote. f 192. ^Anemone. 3/1^275. nipplo.* 1^9. 264. ^ifffntio 1 5 20.* 198.275. h *#&■ Ramh agio. 4 1 1 . ù tfaVjVi . Borraggine 18. ^«^,83.253.342.378.383.* io5. Canna paluHre. 202. Owtfdmp/e.411. Campé.*$3, Cauolo. 18. Cedro. 3.* ±6. Cicuta. 253. Cinnamomo, 101. Ciprejfo . 3. pò. 158. CHmene* f 264. Condrillo. 188. Cotogno, t 22. £che la beitela . 329.331.330v Q^/ir e virtà ^331.332. Byde verga quando fi daua a Joldati* *35*- S. Sangue fi commoue nel gridare.* 4 j Sapere ogrivn prejume.. 2.8» Sarìmico celebre \pione . * 2 54. Sauie^amifurata dalla cognitiont» t 13°- Scarpe dì bronTg portate da Empedo* cle,*3i7. Scettro dì lauro donato ad Hefiodo.^$ Scienza habito dell'intelletto . 247. Scienza amara ne* principe .345» Sedere al fonte * 1 3 7. Sedere fegno di mansuetudine % e di quiè- te. 1 07. Segno di Saturni diGivue di Marte delSole.3^7.3 5 1.353.355. efó Venere di Mercurio,'] 1.349 351.354 3 $6 de//a !«« g£or»i, me/ì , ed a >;«/ Tregua prima fatta da "Priamo Troiani eloquentiffimi. 208. f. V*/f//wì /a diligen^che vn buono ingegno. 189. F* / ptò V ingegno, che la forvia.* 287. Pari* Etimologia, e definitone delta ILE r avol*a: tregua. f^oS. 209. Varie € aufe d'obliuione ,\ 100» Varie forti dilega, f 4. Varie forti difofpiri . * 274. Vecchie timide fuperfìitiofe.* 280,281 Vecchie trifte non fi laffino entrare tn cafa. f 300. Vecchi], e loropropietà. 80. 8 e. Vecchij buoni da configlio. 127. Vecchi] auari.393. Vedere come fi faccia. *22?. fe/o auantila faccia vfauafi in Giudea, in Grecia , e o»»e Romane, 170. 171. Pe/o per dowe comandato da S. Tavolo, da S. Tietro,e/feguito da S Lino.*i 71 Venere nel giuditio di T aride coronata di mirto, /[.di rofe 3^1 . (^iuttra. Venti maligni corrompono Paria , come Venti benigni la purgano, come Zeffiro, f 202.* 204. Venufìà \en\a bellezza efficace* 33%. Vergilie Helle quando tramontino, f 41 Vergini nelle fupplicationi coronate. 7271. Vefìi lunghe chefignifitano . 6"i . 1 29. Vinofuefor^e, ed effetti. 94.* 275.276 Vino cauailo del Toeta. 2 76. Virgilio Jofpiraua fpejfo . f 279. . Viridità della vita, f 375. Virtù habito della volontà. 247. Virtù rinforzata dal pefo . f 1 4 3 . Virtù vegetatiua.* 8 2. Vifta,vdito, e odorato non fono commu» ni a tutti gli animali. * 22 5. Vliffe taciturno,ed eloquente. 172. Volcano f il fuoco. 91 .perche ^oppo* 92 Vfoneceffario allajapien^a . * 207. Vfo non neceffario. * 207. Z. (*75- Z£//?ro nr/p/ra i/ f *»* 0 o t yfino nella feconda Parte. ChllleBocchio. *2p2. Achille Sutio.* li 8. Acrone. 233. * 49. 5 5 . Adagi). 4. (5. 32.34. 37. 178.190. 195,222. 277. 375.f30.49.60.102.219.252.317 322. .. . Adamar. tio. ipo. Adrian Turnebo Agapcco Agoftino Alberto! 262. Alceo Alciato Aldo Manutio.223. * 272. AlclTandro ab AlcÌTandro.i 70.223.290 t353-25^. Aleflandro Afrodifeo. 21. 88. AleiTandro Guarino, f 325. S.Ambrogio. 14. 65.66.1 06.1 27.230. 343-38i-t"M35-i53-34*344 Ammiano Amos Propheta Anacreonte. 148^78. 331, Angelo Politiano.3 54/331. Anguillara Antìpatro Antiftene Anconio Cartellini. Antonio Thilefio. 174. Antonio Vngaro AnfeImo AOSTA (si veda). 1 14« L,ApoftoÌo,64.i59.t 14.60.165.259. Apocalipfe.232.* 211.304. Apollodoro. 1 04 .♦ 44. 74.267. Apollonio Rhodio. 409, f 1 04. Appiano.f 246. (281. Apuleio Arcangelo Vercelli. 265. Ariofto Àriftjde.i 57.* 259.318. Ariftcfane.i 72.1 76.390.* 1 59. 192. Ariftoteie Arnigio. f9o. Arnobio. "279. Arriano. f 286. Artemidoro. 370. AfconioPcdiano.i8l.*2£2. S. Atanafio. 231. Atheneo I ■4»+ T AV Athcnen Aulo Gellio.3 5-4°* ^ 8- * 5gi LnigfcTaifiMo in Àfia.. Macroho Magone 40. Manilio 202 f2^1, Mantuanoin Vmbria. M. Antonio Cataldi Marciano Capella MARIA VERGINE Marciai Martin Cromerò 26*3. Marcio Milefio f 1 $5. Marfilio in Sardegna . Marfilio Ficino f 115. ilo', il 8.1 20. 328. S.Mattheo6"o.2oi.34^«379 f 2I,IP^ 231 257. Mattiolo :02 13.432.! 269.132. Medaglie 2 5. 1 5. 19; 20. 8 8. 16. 107. 120. 121. '22. 129. 133.205.200. 2 'O. 2ip.220.221 225. 23 i.235'. 238.242.250.251 2&7 28p.2p5. 34^.352.^3.395.397, f 9- 21 . 54. Menandro f 264.344. Metodico f 8. Mercurio Trilmegifto 275 Merula 5. Michelangelo Buonanoti 2 15. f 3 59, . 35o. Mimnermio2 2i. Mnefmtaco-}^. Modellino f 288. Montemagno f 275, Mufeotu Greco 157. 6*0. Spàparato Accademico Filomato Sterno Durante 233. ' Stoici 7. Strabone395.3p7.400.406.4iy.4i8., «R?. * 3^4- *ueto iio 30. 7^. 1 66. 1 67,1 78.223. f 52.55,1.75.184219.266.268.28^ 2*5.3*0.336338.345. Imprimati. in Siena Fr. Archang. Inquifitor Senarum die i8.Septemb. 1608. £ WfVf - Iconologia. Cesare Ripa. Ripa. Keywords: Grice, deutero-esperanto. Refs.: Grice e Ripa.Ripa.
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