Grice e Mosca: a l’isola -- la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale – la scuola di Palermo -- filosofia siciliana – filosofia
italiana -- Luigi Speranza (Palermo).
Filosofo siciliano. Filosofo italiano. Palermo, Sicilia. Grice: “When Austin
was defending the ‘man in the street,’ he was thinking Mosca!” -- Grice: “I
like Mosca; he speaks of elites – Gellner speaks of elites, too!” -- Grice: “Do
Italians consider Mosca a philosopher?” – Saggi: “Sulla teorica dei governi e sul
governo parlamentare, Appunti sulla
libertà di stampa, Questioni costituzionali, Le Costituzioni moderne; Elementi
di scienza politica, Che cosa è la mafia, Appunti di diritto Costituzionale,
Italia, Stato liberale e stato sindacale, Il problema sindacale, Saggi di storia delle dottrine politiche,
Crisi e rimedi del regime parlamentare, Storia delle dottrine politiche,
Partiti e sindacati nella crisi del regime parlamentare, Ciò che la storia
potrebbe insegnare. Scritti di scienza politica (Milano), Il tramonto dello
Stato liberale (a cura di A. Lombardo, Catania) Scritti sui sindacati (a cura
di F. Perfetti, M. Ortolani, Roma) Discorsi parlamentari (con un saggio di
Panebianco, Bologna. Appunti di diritto costituzionale dall’Enciclopedia
Giuridica Italiana. Milano. La genesi
delle cottituzion imoderne. Cenni storici sulla scienza del diritto costituzionale.
Definizione dello stato e della sovranità. Condizioni sociali che prepararono
il regime rappresentativo. Dottrine politiche che integrano l'azione
del dizioni sociali. La costituzione inglese e sua importanza con
dello di tutte le costituzioni moderne. Origini. Ordinamenti politici ed
amministrativi dell'Inghilterra. La prima rivoluzione inglese. La restaura:
Vhabecis corpus. La seconda rivoluzione inglese. Il seconc
dei diritti e Patto di stabilimento. Lo svolgimento della costituzione
inglese nel decimottavo. Lo statuto
albertino. Caratteri delle prime costituzioni moderne. più dirette dello statuto
albertino. Il re. Sue prerogative e norme della succezione monarchica. Il
gabinetto, i ministri ed il presidente del consiglio. La responsabilità penale
dei ministry. La formazione delle due Camere. Varii sistemi di suffragio.
La legge elettorale politica. Prerogative
e funzioni dell» due Camere. Dell’ordine giudiziario. Dei diritti individuali. Dei
rapporti fra la chiesa e lo stato. Lo studio del diritto pubblico in genere e
del diritto costituzionale in ispecie richiede anzitutto la
definizione esatta di certi concetti che, per quanto non nuovi, non hanno
acquistato ancora un significato preciso e determinato e nello stesso
tempo accolto da tutti. Il concetto di Stato, che è il più
fondamentale di tutti, venne ad esempio elaborato fin dalla classica
antichità e corrisponde a ciò che i greci chiamavano “polis” ed i romani “respublica”.
Eppure anche oggi si disputa sulla origine e la natura dello stato. Fra
tutte le definizioni dello stato la migliore mi sembra quella che lo fa
consistere nella organizzazione politica e giuridica di un popolo entro
un determinato territorio, ma anche essa ha bisogno di spiegazioni e
commenti. Quando si dice infatti organizzazione politica di un
popolo, s' intende quella di tutti gli elementi che dirigono politicamente
un popolo ossia esercitano funzioni statuali. Nello stato moderno perciò
vanno compresi non solo tutti i pubblici funzionari, tenendo conto pure
di quelli fra costoro che non sono pubblici impiegati, ma anche i membri
del parlamento ed i consiglieri provinciali e comunali; e perfino gl’elettori
politici e comunali, quando sono convocati nei comizi, esercitano
funzioni statuali e perciò fanno parte dello stato. Ma per quanto in una
organizzazione statuale democratica lo stato comprende, almeno
giuridicamente dappoiché in fatto le cose vanno diversamente, la parte maggiore
della società, pure questa non si confonde mai intieramente collo stato. Perchè
anche nei paesi dove vige il suffragio universale vi sono molti individui che
pur fanno parte del sociale consorzio, come le donne, i minorenni e
coloro che per condanne sono esclusi dal suffragio, i quali in nessun caso partecipano
alle funzioni politiche o statuali. Ma se lo stato non è la società, esso
essendo costituito dal complesso di tutti gl’elementi che
partecipano alla direzione politica di questa non è certo al di fuori
della società. Il cervello non è tutto il corpo umano, ma ne fa parte e
senza di esso il corpo umano non può vivere. Bisogna però notare
che la vita del corpo sociale ha delle analogie non delle identità con
quelle dell'individuo umano. Infatti in questo ogni singola cellula è
fissata nell'organo di cui fa parte, mentre negl’organismi sociali più
perfezionati, nei quali le funzioni statuali sono suddivise in vari organi le
cui attribuzioni sono giuridicamente limitate, vediamo spesso che il medesimo
individuo fa parte dello stato nell'esercizio della sua pubblica funzione e é
sem-plice membro della società al di fuori della sua funzione e di fronte
a tutti gli altri organi dello stato. Ciò accade tanto al semplice
elettore che al magistrato ed allo stesso membro del parlamento, se non
vogliamo tener conto per i due ultimi delle poche speciali prerogative che
mirano a salvaguardarne l'indipendenza nell'esercizio delle loro
funzioni. Molti filosofi considerano intanto lo stato e la società
come due enti che per necessità vivono in continuo antagonismo, per
alcuni anzi lo stato è il perpetuo nemico della società. Dopo quanto si
è scritto risulta evidente che il loro concetto è per lo meno
inesatto e sopratutto è difettoso perchè contribuisce piuttosto a confondere
che a chiarire le idee che si possono avere sull'argomento. Nondimeno
esso non è del tutto falso e può essere anzi riguardato come una
interpretazione sbagliata di una condizione di cose in tutto od in parte
verace. È indiscutibile infatti che in una società vi possono essere
elementi dirigenti che dalla costituzione in vigore sono tenuti lontani
dalla organizzazione statuale. Ed allora naturalmente vi è una lotta
fra questi elementi e quelli già accolti entro lo stato che può assumere
la parvenza di una lotta fra stato e società. E può anche accadere che i
progressi del senso morale e giuridico di una società
abbiano oltrepassato quel livello che si era aggiunto nel momento
della formazione del suo organismo politico. Sicché questo, rimasto arretrato,
permette ai rappresentanti dello stato un'azione che
riesce vessatoria ed arbitraria per gli altri membri
della società. Ma in sostanza i periodi di antagonismo acuto
fra gl’elementi statuali e quelli extra-statuali di una società possono
essere considerati come eccezionali e sogliono ordinariamente precedere le
grandi rivoluzioni. Tutto quanto si è detto spiega perchè lo stato sia
l'organizzazione politica di un popolo. Se si tiene poi presente che, in
tutti i paesi che hanno raggiunto un certo grado di civiltà, le condizioni
in base alle quali si arriva all'esercizio delle funzioni statuali ed i
limiti di queste funzioni sono determinati dalla LEGGE si vede facilmente
come questa organizzazione sia non solo politica ma anche giuridica;
perchè essa crea fra i diversi organi dello stato e fra coloro che
esercitano le funzioni statuali ed i semplici cittadini una serie di
rapporti giuridici. Questi rapporti nascono in base ad una facoltà
che lo stato esclusivamente possiede: la sovranità. La sovranità consiste nel
potere di conchiudere convenzioni e trattati con un’ altro stato e di
creare il diritto e farlo eseguire in tutto il territorio sottoposto allo
stato. I filosofi, educati quasi esclusivamente alle concezioni del
diritto privato, si sono spesso trovati in qualche imbarazzo riguardo a
questo attributo della sovranità. Essi stentano a spiegaisi come e perchè
l'ente che ha facoltà di fare la legge, di modificarla e disfarla e *sottoposto*
alla legge. Per darsi ragione di questo fatto i filosofi hanno ricorso a
tante ipotesi, fra le quali la più divulgata è quella che lo stato a
sorto in base ad una convenzione, ad un “contratto”, ad un atto
giuridico tacito od espresso, ma ad ogni modo consentito da coloro che
fanno parte del consorzio sociale sul quale esso esercita la sua
sovranità. Prendendo a base il concetto che già si è adottato sullo stato
e dei suoi rapporti con la società non riesce difficile di risolvere
la difficoltà accennata. Già fin dal tempo dei filosofi e giureconsulti
romani si distinsero nello stato due personalità -- una di diritto PRIVATO, per
la quale esso potea contrarre obbligazioni come ogni altra persona
giuridica -- ed un'altra di diritto PUBBLICO che gli confere l'esercizio
dei poteri sovrani. L'esercizio di questi poteri produce la conseguenza che
lo Stato impone a tutti i cittadini degli obblighi, come ad esempio quello
dell'imposta e del servizio militare, senza offrire in cambio
alcun corrispettivo diretto. Senonchè è da osservare che nelle forme
di stato più perfezionato e sopratutto nello stato rappresentativo
moderno, quando si tratta d'imporre questi obblighi e di esercitare in genere
la funzione sovrana per eccellenza, che è quella di fare le leggi,
è necessario il consenso del capo dello stato e di tutte quelle forze
politiche che son rappresentate nei due rami del parlamento. Nel
momento nel quale, collettivamente e nelle forme volute, gl’elementi ai
quali è affidato il POTERE LEGISLATIVO esercitano questa funzione, essi
sono sovrani, cioè, SUPERIORI alla legge perchè la fanno e la
disfanno, in tutti gli altri momenti ed individualmente sono soggetti alla
sovranità, cioè all'impero della legge. A guardarci bene nello stato
moderno ciò non rappresenta una vera anomalia, perchè anche nell'esercizio
delle altre funzioni statuali gl’elementi che le disimpegnano agiscono,
sia individualmente che collegialmente, in nome dello stato e lo
rappresentano nei limiti delle loro attribuzioni. Mentre sono completamente
soggetti alla sovranità dello stato in qualunque *altra* manifestazione
della loro attività personale. Tanto i membri del POTERE GIUDIZIARIO che
gl’agenti del POTERE ESECUTIVO si trovano infatti nelle condizioni
accennate, colla differenza però che, quando esorbitano dalla
loro funzione ed anche nell'esercizio della loro funzione, è sempre
possibile di esercitare sopra di essi un controllo che riesce malagevole,
se non impossibile, di fronte al potere legislativo. Sia a
causa di una lontana parentela. etnica, sia perchè l'influenza
delle vicine colonie greche dell’ Ita- lia meridionale avrebbe agito
efficacemente fin dal se- sto secolo avanti l’era volgare, certo è che
l’organiz- zazione politica delle città italiche, all’inizio
dell’epoca storica, presenta molte analogie con quella dello stato-
città ellenico. In Roma infatti, che è la più nota fra le
città italiche, troviamo in origine il Re, il Senato composto nei
tempi più antichi dai capi delle diverse genti pa- trizie, ed i Comizi,
ossia l’assemblea del popolo. Abo- lita come in Grecia la regalità
ereditaria e sostituita ad essa il consolato e le altre magistrature
temporanee, elettive e quasi sempre multiple, sorse presto anche a
Roma la lotta tra l’antica cittadinanza patrizia, costi- tuita da coloro
che facevano parte delle antiche genti e la nuova cittadinanza plebea,
composta a preferenza dai discendenti degli stranieri domiciliati e dei
servi liberati. E per un certo tempo pare che due città coesiste nell’urbe,
con magistrature speciali all’una ed all’altra, finchè si fusero quasi
intieramente con una costituzione che ricorda molto il tipo ellenico
della città-stato, ma che si distingue da essa per alcune particolarità
originali. Le principali sarebbero la maggior facilità con la quale
veniva accordata gradatamente la cittadinanza, od una semicittadinanza,
alla parte migliore dei popoli vinti, il mantenimento di tutti i diritti di
cittadinanza ai coloni che si spedivano in siti abbastanza lontani dalla
capitale, ed infine il carattere spiccatamente aristocratico che conservò
fino all’ultimo secolo della repubblica la costituzione romana
rispetto a quella di quasi tutte 1é città greche. Infatti il Senato
romano nell’epoca storica era com- posto da coloro che erano scelti dal
censore fra le persone che avevano esercitato cariche elevate, e solo in
un'epoca relativamente recente i Comizi centuriati fu- rono riformati in
maniera da togliere in essi la pre- ponderanza alle classi altamente
censite ed accanto at Comizi centuriati furono ammessi i Comizi tributi,
nei quali prevaleva il numero sul censo. Però la legge non poteva
essere approvata se non nelia forma precisa con la quale i magistrati
l'avevano proposta, ed il Senato romano ebbe attribuzioni ed autorità
assai più larghe di quelle concesse ai corpi analoghi che si potevano
trovare in qualche città ellenica. Ed in quanto alle cariche elettive il
costume, più che lia legge, impedì sino agli ultimi tempi della
repubblica che fossero conferite a veri popolani. Infatti il tribunato
militare, che era il primo gradino che dovevano salire coloro che
aspiravano alla carriera politica, fino alla fine della repubblica non fu
praticamente accessibile che ai membri dell’ordine equestre, i quali dovevano
possedere un censo piuttosto elevato. Ma quando Roma, dopo avere
sottomesso l'Italia, ebbe conquistato quasi tutte le terre bagnate dal
Mediterraneo apparì chiaramente che la costituzione della città-stato, sia
pure modificata nel modo accennato, non poteva più funzionare. Infatti la
lontananza della. grande maggioranza dei cittadini era di ostacolo
alla regolare e pronta riunione dei Comizi nel foro, i quali in
ultimo non furono più frequentati che dalla pleba- glia che abitava nell’
Urbe. Inoltre diveniva impossibile di conservare l’annualità delle cariche più
elevate quando i consoli dovevano fare un lungo viaggio per recarsi
nelle lontane province. Oltre a ciò era avvenuto un profondo rivolgimento nella
distribuzione della proprietà fondiaria, poichè questa si era a poco a
poco accentrata nelle mani di un piccolo numero di latifondisti, e quindi
era gradatamente diminuita quella classe di piccoli proprietari che per
lungo tempo aveva costituito il nerbo degli: eserciti romani. Per
riparare a questa deficienza furono promulgate due leggi: una proposta da Caio GRACCO,
mediante la quale l’armamento non era più a carico del soldato, ma
veniva. pagato dal pubblico erario, e l’altra proposta da Caio MARIO, il
riformatore dell’organizzazione militare romana, con la quale ve-. nivano
ammessi nelle legioni non solo i proletari ma anche i figli dei
liberti. Conseguenza di queste leggi e delle guerre lunghe e lontane fu
che all’esercito cittadino si andò mano mano sostituendo un esercito di
soldati di mestiere, reclutati negli strati più bassi della popolazione,
e praticamente il comando (imperium), prima corcesso solo temporaneamente
e con possibilità di revoca ai comandanti delle legioni, divenne
illimitato e si protrasse per molti anni; sicchè i soldati divennero
facili strumenti dei loro capi sostenendone gli ambiziosi di- segni
a patto di partecipare ai vantaggi della vittoria. In questa condizione
di cose bisogna ricercare una delle principali origini delle guerre civili, che
ebbero come conseguenza un sensibile spostamento della proprietà
privata; perchè durante la prima, e soprattutto durante la seconda
proscrizione, molte furono le terre che ven- nero tolte ai ricchi ed ai
medii proprietari e furono distribuite ai soldati, cioè ai proletari
armati. Viva è stata una disputa fra alcuni storici moderni, perchè
alcuni sostengono che OTTAVIANO vuole creare una nuova forma di governo,
sostituendo l’impero alla Repubblica, mentre altri invece opinano che
egli volle conservare la forma repubblicana ritoccandola dove e
necessario. A noi la questione sembra, in tali termini, posta male;
perchè le persone non troppo addentro nello studio dell’istituzioni romane
potrebbero in tal modo supporre che la repubblica in Roma antica fosse
una forma di governo presso a poco uguale alle moderne repubbliche
e che l'impero d’OTTAVIANO ha molta somiglianza con gl’imperi moderni. La
verità è che OTTAVIANO vide che l’antica costituzione dello
stato-città non puo più funzionare dopo che Roma aveva soggiogato tutte
le coste del Mediterraneo e che i cittadini romani sono diventati milioni
e perciò aggiunse a quelli antichi nuovi e più efficaci organi di
governo, adattando pure, per quanto era possibile, gl’organi
antichi ai bisogni nuovi. Quindi i comizi come organi legislativi
comincia- rono ad andare in disuso, sebbene Augusto abbia fatto .da
essi approvare due importanti leggi tutelatrici del- l'istituto
familiare, cioè la legge Papia Poppea de maritandis ordinibus e la legge
Julia de adulteriis. L’ultima legge approvata dai comizi, di cui si ha
notizia, è una legge agraria di NERVA (si veda). La funzione legislativa
dei comizi passò all’ Imperatore ed al Senato, il quale emanava Senatus
consulta aventi forza di legge. Però le antiche prerogative di
questo corpo politico furono notevolmente limitate; in- fatti gli affari
finanziari e la politica estera, che erano stati di sua competenza,
furono in buona parte affidati all’ Imperatore! Le province dell’impero
furono divise in imperiali e senatorie; le une erano amministrate
direttamente dall’ Imperatore mediante funzionari da lui nominati,
le altre da funzionari nominati dal Senato. È da notare che le province
imperiali erano quasi tutte ai confini dell'impero ed in esse risiedevano le
legioni delle quali era generalissimo l’imperatore, il quale aveva
conseguentemente nelle sue mani la forza militare, e nelle province
imperiali, dove vi era un governo militare, esercita un’autorità
assoluta. A Roma e nelle province senatorie l’mperatore era un
magistrato civile, però cumulava in sè tante cariche che la sua volontà
era preponderante. Le antiche magistrature repubblicane furono quasi tutte
con-servate, ma, accanto ad esse, si istituirono nuove e più efficaci ciriche,
coperte da semplici cavalieri o dai liberti dell’ Imperatore, che
dipendevano direttamente da lui. Così a poco a poco la burocrazia
imperiale Nella civiltà. antica non si riscontra quella netta
suddivi- sione di attribuzioni fra i diversi organi sovrani che, almeno
teoricamente, esiste oggi nei paesi di civiltà europea ed americana;
poichè spesso la stessa attribuzione, come ad esempio il potere
legislativo, veniva a vicenda esercitata da due organi diversi. Di, fatto
poi a Roma, nei primi due secoli dell'impero, i poteri del Senato si
allargavano e restringevano secondo la volontà degli imperatori; più
rispettosi essendo in generale dell’autorità del Senato quelli che
lasciarono un buon nome, come ad esempio TRAIANO (si veda), meno assai
quelli che furono dai contemporanei e dai posteri giudicati malvagi.
oa soppiantò le antiche magistrature, che divennero col tempo
puramente onorifiche. Rimase soltanto, come traccia e ricordo
dell’antico regime politico, la /ex regia de imperio per la quale
nominalmente era il Senato, come rappresentante del popolo romano, che
conferiva all'Imperatore la sua potestà; sebbene di fatto era il favore
ed il disfavore dei pretoriani e poi delle legioni che creava ed
abbat- teva gli imperatori. Ad ogni modo la legge citata fa- ceva
sì che, fino alla fine del terzo secolo dopo Cristo, la costituzione
dell'impero romano si poteva distin- guere da quella degli antichi imperi
orientali, nei quali il sovrano era tale per delegazione del Dio
nazionale O per privilegio ereditario della sua famiglia. Di questo
concetto relativo all’origine dell’autorità dell’ imperatore romano si trova
ancora il ricordo nelle Pandette di GIUSTINIANO; e GREGORIO Magno, scrivendo
all’ imperatore d’Oriente, affermava che mentre i sovrani stranieri
(reges gentium) erano signori di servi, gl’imperatori romani (imperatores
vero reipublicae) comandavano ad uomini liberi. Uno dei punti più
deboli della costituzione impe- riale romana fu la incertezza della
regola di successione, la quale faceva sì che nascessero frequenti lotte
fra i diversi pretendenti al trono. I primi cinque imperatori
appartenevano per sangue o per adozione alla famiglia Giulia Claudia,
spentasi questa con NERONE; dopo un anno di guerre civili sottentra con tre
imperatori, Vespasiano, TITO e Domiziano, la famiglia Flavia. Con
quell’anno prevale il costume dell’adozione, mediante il quale
l’imperatore vivente designava il successore e, mercè questo.
costume, si ebbe una serie di buoni imperatori. In quell’anno si tornò alla
successione naturale, perchè ad ANTONINO (si veda) succedette l’indegno
suo figlio COMMODO (si veda) e, dopo che questi fu ucciso, nel 192
dopo Cristo, ricominciarono le guerre civili fra i candidati alla
successione, sostenuti ognuno dalle proprie legioni, e con il
ricominciare di queste lotte si manifestarono i primi indizi della
decadenza dell’ impero e della ci- viltà antica. Le dottrine
politiche dei filosofi romani non sono molto originali. I romani, uomini
eminentemente d'azione, amano poco di teorizzare. Inoltre nell’ultimo
secolo della Repubblica, epoca torbida di lotte civili, le teorie
servivano poco. Sotto l’ Impero manca il fine pratico per l’indagine teorica
dei problemi politici. Ad ogni modo fra i filosofi romani nei quali
si trovano pensieri che hanno rapporti con la vita politica si può anzitutto
ricordare LUCREZIO (si veda), il quale nel suo poema De rerum natura dopo
aver ammesso l'esistenza degli Dei, i quali però non si
occuperebbero delle cose di questo mondo, ricerca le origini degl’ordinamenti
politici. Afferma che in principio gl’uomini si riunirono in città
sotto capi scelti tra i più forti ed i più prestanti, poichè questo è il
significato che bisogna dare all’aggettivo pulcher che LUCREZIO usa;
costoro degenerando abusarono del loro potere raccogliendo nelle loro
mani tutte le ricchezze e suscitando così la ribellione dei governati, la quale
avrebbe provocato uno stato di anarchia che avrebbe reso necessaria la
for- mulazione delle leggi e l'elezione dei magistrati. Come
facilmente si vede vi è in queste teorie molto eclettismo e si sente in
esse l’ influenza di Platone e di Polibio. SALLUSTIO (si veda) nella sua
De bello jugurtino mette in bocca a CAIO MARIO una violenta invettiva
contro l’aristocrazia romana, inoltre nella descrizione che fa della
congiura di CATILINA mette in evidenza in maniera efficacissima la
corruttela della vita politica romana negl’ultimi tempi della
repubblica. Altro filosofo che si occupa anche di politica e CICERONE che
nel De republica, nel De legibus e nel De officiis esamina le tre
tradizionali forme di governo, affermando la sua preferenza per un
governo misto nel quale le tre forme erano fuse. Appare in ciò
chiaramente l’ influenza di Polibio. Oltre a ciò CICERONE parlando della
schiavitù non ammette la teoria aristotelica della disuguaglianza degl’uomini,
ma la giustifica con un principio di diritto internazionale, affermando
cioé che nella guerra i vinti ai quali si lascia la vita diventano
servi. Intanto è giusto ricordare che CICERONE tratta assai
umanamente i suoi schiavi, specialmente quelli colti che venneno
dall’Oriente, e difatti sono molto affettuose le lettere che scrive al suo
liberto e collaboratore Tirone. Seneca, basandosi sulla distinzione fra
diritto naturale e diritto civile, sostenne che la schiavitù non e
giustificabile dal punto di vista del diritto naturale, ma lo e in base
al diritto civile. TACITO nell’annali dice incidentalmente che i governi
misti di monarchia, aristocrazia e democrazia è più facile che siano
lodati anzichè effettuati e che, se sono effettuati, non durano. Non sembra che
TACITO sia stato repubblicano nel senso che avrebbe desiderato il ritorno
all’antica forma di governo anteriore a GIULIO Cesare e ad OTTAVIANO, egli e
soltanto avverso ai cattivi imperatori e lodava quelli buoni, che hanno saputo
conciliare il principato con la libertà, cioè col rispetto delle leggi e
dell’autorità del senato. Il più grande contributo alla elaborazione della
civiltà antica lo diede la Grecia, ma fu merito di Roma l’avere esteso i
risultati della cultura ellenica a buona parte dell’Asia, all'Africa
settentrionale ed a tutta quella parte dell’ Europa che sta a mezzogiorno
del Danubio e ad occidente del Reno e perfino alla parte meridio-
nale della Gran Bretagna. E merito anche maggiore di Roma fu quello di
avere introdotto, dovunque esten- deva il proprio dominio, leggi, idee e
costumi presso a poco uguali, sostituendo, senza apparente
coazione, in Occidente IL LATINO, in Oriente il greco, alla MOLTITUDINE
DEI LINGUAGGI BARBARICI e facendo col tempo sparire ogni distinzione fra
vincitori e vinti, conquistatori, e conquistati. Poichè con l’editto di CARACALLA
si estende la cittadinanza romana a quasi tutti i provinciali,
completando così quella unità politica e morale di tanta parte del mondo
civile, che, dall’ora in poi, non è stata più raggiunta. Urbem
fecisti quod prius orbis erat. Così canta il poeta gallico Rutilio
Namaziano al principio del quinto secolo dell’era volgare,
riassumendo in poche parole l’opera grandiosa che nel corso di parecchi
secoli Roma aveva compiuto. La ricerca delle cause che produssero la
caduta dell'Impero romano d'Occidente è ancora uno dei più oscuri
problemi fra quelli che presenta la storia. Poichè non si tratta soltanto
di spiegare il crollo di un organismo politico, ma la dissoluzione, sia pure
non completa ma certamente profonda, di una civiltà. Una osservazione, che
forse finora non è stata fatta, è quella che riguarda la China e fino ad
un certo punto l’ India, paesi la cui civiltà ha avuto pochi contatti con
quella ellenica e romana, e nei quali, pur essendosi succedute
parecchie invasioni barbariche, i conquistatori, in capo ad un paio di
generazioni hanno assorbito la civiltà dei vinti e questa ha continuato
il suo corso senza che la decadenza sia stata lunga e molto sensibile.
Ciò che non è avvenuto alla caduta dell'Impero romano d’ Oc-cidente,
ragione per la quale si può supporre che essa sia principalmente dovuta a
cause interne. È già noto che i primi gravi sintomi della crisi si
ebbero nel terzo secolo dopo Cristo e che essi sono visibili perfino
nell’arte e nella letteratura, che manifestano un notevole decadimento del
gusto e del pensiero. Si è pure accennato alla mancanza di una norma
regolatrice della successione al trono che diede occasione ad una serie di
guerre civili, durante le quali qualche volta si ebbero tanti imperatori
quante erano le province importanti. Contemporaneamente ebbero
luogo le prime irruzioni dei barbari, che sparsero la desolazione nella
Gallia e nella penisola balcanica ed arrivarono un momento perfino
nell'alta Italia. Gl’imperatori Illirici Claudio secondo, Aureliano,
Probo, Caro ed in ultimo Diocleziano riuscirono a respingere i barbari pur
abbandonando loro la Dacia e quella parte della Germania che era ad
oriente del Reno e si estendeva fino alle sorgenti del Danubio; poi
Diocleziano per rinforzare il potere centrale compiè l’evoluzione già iniziata
da Settimio Severo e diede all'impero il carattere di una monarchia
assoluta di tipo orientale, trasformando anche in questo senso l’e-
tichetta di corte. Egli cercò pure di fissare le norme per la successione
al trono in maniera da evitare le guerre civili, mercè la coesistenza di
due Augusti e di due Cesari che si rinnovavano per cooptazione. Ma,
dopo il ritiro di Diocleziano, si rinnovarono le guerre civili, finchè
Costantino ristabili l’unità dell’impero, che però durò poco e, dopo
varie vicende, si spezzò definitivamente alla morte di Teodosio. Durante
tutto il quarto secolo dell’era volgare e nei primi decenni del quinto la
dissoluzione politica, economica e morale dell'Impero romano di
Occidente si aggravò sempre più fino a diventare un male irreparabile.
Come già si è accennato è difficile di accertare quale sia stata la causa prima
di questa decadenza, dovuta probabilmente ad un complesso di cause,
prevalentemente di natura interna, alcune delle quali sono abbastanza
note. E prima di tutto bisogna segnalare la diminuzione della
popolazione dovuta, oltre che a qualche irruzione dei barbari, alle
frequenti pestilenze ed alle carestie. Nè l’igiene pubblica nè il sistema
dei trasporti erano allora così perfezionati da potere prevenire le
stragi delle une e delle altre. Si aggiunga che la natalità era
scarsa, perchè il cristianesimo non era ancora così diffuso nelle plebi rurali
da sradicare l’uso del procurato aborto e dell’esposizione degli infanti.
La diminuzione della popolazione produsse naturalmente l'abbandono
della coltura di molti campi, alla quale si cercò di riparare coll’istituzione
del colonato, che legava l’agricoltore ed i suoi figli alla terra, rimedio
artificioso ed insufficiente. Altra causa e la decadenza della
classe media, dovuta soprattutto all’eccessivo fiscalismo. Oltre
alle dogane ed alla imposta del cinque per cento sulle eredità, il
maggior provento del fisco imperiale consisteva nell’imposta sulla
proprietà terriera. Essa veniva ripar- tita mediante il sistema del
contingente, in base al quale il governo centrale stabiliva l'onere di
cui era gravato ogni municipio. Della riscossione erano incaricati i
decurioni, ossia i membri del consiglio muni- cipale reclutato fra i
maggiori censiti, i quali erano tenuti a ricoprire con le loro sostanze
la differenza fra la somma stabilita e quella realmente riscossa. I
grandi proprietari residenti a Roma o nelle ‘principali città
dell'impero si facevano esentare facilmente dal decu- rionato, che così
ricadeva tutto sulle spalle dei medi e piccoli proprietari e li
rovinava. Si aggiunga che l’incertezza del valore della moneta
doveva contribuire ad aggravare la crisi economica. Durante il periodo
dell’anarchia militare, nella seconda metà del terzo secolo, si era
cominciato a coniare mo- neta falsa, mescolando nelle zecche dello Stato
del piombo all’argento e qualche volta all’oro. Natural- mente nel
commercio queste monete erano accettate per il loro valore reale con un
conseguente rincaro dei prezzi. DIOCLEZIANO cerca di ripararvi con
un’unica tariffa che stabiliva in tutto il territorio dell'impero i
prezzi massimi di tutte le derrate e di tutti i servizi. Ma ciò era
assurdo, perchè fra le altre cose era im- possibile che una derrata
avesse lo stesso prezzo in: tutte le parti del vastissimo impero, sicchè,
malgrado le gravi pene comminate a chi la violava, la tariffa non
fu applicata. È noto anche che in molte parti dell’impero il
brigantaggio era una piaga permanente e contribuiva. a turbare la sicurezza
dei beni e ad impoverire a pre- ferenza il medio ceto, perchè i ricchi si
difendevano con le loro guardie private ed i poveri erano difesi dalla
loro stessa povertà. Ma soprattutto ciò che aggravava le conseguenze
degli errori del governo e rendeva inefficaci quei provvedimenti che sarebbero
stati utili fu la corruzione della. numerosissima ed invadente
burocrazia, la quale, dopo il terzo secolo, avea conquistato sempre
maggiori poteri a Scapito delle libertà individuali e delle autonomie
municipali. Gli storici ricordano qualche caso tipico di questa
corruzione. Quando i goti, sospinti dagl’unni, chiesero verso la fine del
quarto secolo di sta-bilirsi nel territorio dell'impero a mezzogiorno del
Danubio, gli imperatori accolsero la loro domanda, e promisero loro viveri per
un anno e sementi per coltivare la terra a patto che consegnassero le
armi. Or i funzionari incaricati di questo servizio li derubarono dei
viveri e delle sementi, e, lasciandosi corrompere dai loro doni,
lasciarono loro le armi. Sicchè i barbari si ribellarono, devastarono la
penisola balcanica e sconfissero ed uccisero in battaglia l’ imperatore VALENTE
(si veda). Altrò caso tipico di corruzione burocratica fu quello
narrato dallo storico Ammiano Marcellino a proposito di una serie di
inchieste che ebbero luogo in Tripolitania. Senonchè tutto ciò spiega
solo in parte la caduta dell’ Impero romano d'Occidente e, fatto più
grave di questa caduta, la grandissima decadenza, per non dire la
dissoluzione, della civiltà antica. Perchè in ogni paese civile ed in
ogni generazione, accanto alle forze dissolvitrici, vi sono sempre quelle
conservatrici e ricostituenti, rappresentate dai caratteri nobili e
devoti al pubblico bene; ed uomini di questo carattere non
mancavano nella società romana nel quarto e quinto secolo dell’era
volgare, tanto vero che la Chiesa ebbe allora una serie di uomini
superiori, come indiscutibilmente furono sant’Ambrogio, son Girolamo,
sant’Agostino, Paolino di Nola, Salviano, Paolo Orosio, ecc. Ma questi
uomini superiori per ingegno e moralità non ritardarono la caduta
dell'Impero romano d’Occidente perchè facevano parte della gerarchia
ecclesiastica; nella quale, sebbene non facesse difetto il patriottismo,
la salvezza dei corpi era posposta a quella delle anime. All’ideale
pagano (partecipazione attiva alla vita dello Stato, sentimento del
dovere civico e militare, concezione immanentistica della vita), si
so- stituiva, in gran parte e necessariamente, quello cristiano
(disinteresse per le cose di questo mondo e quindi anche per lo Stato,
aspirazione alla beatitudine eterna, concezione trascendentale della vita,
considerata come un esilio, un passaggio, un ostacolo al
raggiungimento della perfezione cristiana). Veniva cioè
dissolvendosi quell’ insieme di idee e di sentimenti che sino ad allora
aveano diretto l’azione della civiltà antica e per- ciò veniva a mancare
quella forza morale che è il coefficiente essenziale degli sforzi
collettivi di ogni società umana, e tale mancanza doveva di conseguenza
produrre, sotto la spinta di un urto esteriore un po’ grave, la
dissoluzione dell’organismo politico e della civiltà che erano da quella
forza morale vivificati e sostenuti. Così morì l’ Impero romano
d’Occidente, che, meno favorevolmente situato di quello d’Oriente, ebbe
inoltre la sventura di essere assalito ed invaso dai barbari proprio nel
periodo più acuto della crisi morale, occasionata dal diffondersi del
Cristianesimo fra la sua classe dirigente; mentre l'Impero d’Oriente ebbe
il tempo di reintegrare le proprie forze materiali e morali, di superare
il momento peggiore della crisi e potè ancora durare per quasi un
millennio. Colà il Cristianesimo, diventato nel sesto secolo dell’era
volgare e nei susseguenti religione nazionale dell’impero, contribuì ad
accrescerne la forza ed a mantenerne la compagine di fronte agli attacchi
prima dei Persiani, poi degli Arabi e per lungo tempo dei Barbari del
settentrione. Nè bisogna dimenticare che a cominciare dagli inizi
dell’ottavo secolo la lotta contro il culto delle immagini fu l’effetto, nella
società bizantina, di una reazione dell'elemento laico contro l’ascetismo
ed il monachismo. Gaetano Mosca. Mosca. Keywords: implicatura,
mafia. Stato liberale, stato sindacale, regime parlamentare, partito e
sindacato. Refs.: H. P. Grice: “Mosca’s liberalism;” Luigi Speranza, "Grice e Mosca," per il Club Anglo-Italiano,
The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.
Grice e Motta: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale – la scuola di Vercelli -- filosofia piemontese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Vercelli).
Filosofo
piemontese. Filosofo italiano. Vercelli, Piemonte. Grice: “If Mill’s claim to
fame is to some his examination of Mill, Motta’s claim to fame is his
examination of Rosmini!” -- Il conte Emiliano Avogadro della Motta. Nacque dal conte Ignazio della Motta e da Ifigenia
Avogadro di Casanova, entrambi appartenenti a nobili famiglie di vassalli e
visconti, i cui antenati risalgono a poco oltre il mille. Tra gli Avogadro vi
fu anche Amedeo, inventore della legge sui fluidi. Frequenta con profitto gli
studi e si laureò in utroque iure, ma proseguì lo studio in diverse aree della
teologia e della filosofia, trasformando le dimore familiari in piccole
accademie dove giuristi, filosofi, studiosi di diritto canonico e vescovi si
riunivano, per discutere vari argomenti ed approfondire la filosofia moderna e
i diversi aspetti del nascente socialismo. Ricevette l'incarico, che già
fu del padre, di riformatore degli studi del Vercellese e in un'epoca in cui si
guardava ancora con diffidenza all'istruzione delle classi popolari, egli
visitava ciclicamente le scuole d'ogni ordine, scegliendone accuratamente gli
insegnanti, convinto che l'istruzione e l'educazione fossero un diritto di
tutti e dovessero procedere simultaneamente. Assunse la carica di
Consigliere di Formigliana e continuò a dedicarsi allo sviluppo culturale della
natia Vercelli, ove fondò la Società di Storia Patria, per incrementare gli
studi sul glorioso passato della città. Divenne membro del Consiglio Generale
del Debito Pubblico e più tardi sindaco di Collobiano e “Consigliere di Sua
Maestà per il pubblico insegnamento” La sua notorietà varcò i confini del
Piemonte, allorché ricevette l'eccezionale invito di partecipazione alla fase
preparatoria della definizione del dogma dell'Immacolata e le sue riflessioni
ebbero un seguito fra alcuni importanti gesuiti, come il direttore de La
Civiltà Cattolica, che fece dono a Pio IX del Saggio intorno al socialismo.
Azeglio, richiamandosi a M., espresse la propria preferenza per una condanna
esplicita di tali errori, da includere nella bolla di definizione del dogma, ma
l'autore sollecitò apertamente la distinzione di due argomenti (definizione del
dogma e condanna degli errori) dalla portata tanto diversa e lo stesso Pio IX
incaricò la Commissione, che aveva già lavorato sulla definizione del dogma, di
esaminare gli errori moderni e di preparare il materiale necessario per la
bolla e chiese al cardinale Fornari di invitare formalmente alcuni laici a
collaborare. Avogadro fu l'unico laico italiano ad essere interpellato e inviò
a Roma una risposta singolare e ricca di argomentazioni. Ben presto la Commissione
incaricata abbandonò la trattazione univoca dei due argomenti e la solenne
definizione su Maria sarà fatta da Pio IX, mentre l'esame degli errori si
trascinerà per altri dieci anni, mentre prevaleva in ambito ecclesiastico
l'idea di una severa condanna. Attività parlamentare Diventò membro
attivo nella vita politica, quale deputato eletto nel collegio di Avigliana e
operò nelle file dello stesso schieramento politico della Destra. La proposta
avanzata in Parlamento di ridurre il numero delle feste, indusse Avogadro a
scrivere un apposito opuscolo, per difendere la dignità dell'uomo che,
in quanto essere intelligente e creativo, «senza tempo libero non vive da
uomo, e mal lo conoscono gli economisti che altro non sanno procacciargli se
non “lavoro e pane”». In Parlamento prendeva spesso la parola contro il
progetto di legge che prevedeva l'obbligo del servizio militare e criticò la
cessione di Nizza e Savoia alla Francia, smascherando le reali intenzioni che
sull'Italia nutriva l'ambiguo Napoleone III. Riceve la decorazione della
Croce di Ufficiale dei Santi Maurizio e Lazzaro e continuò a scrivere, oltre a
collaborare con l'Armonia, l'Unità cattolica, l'Apologista, il Conservatore,
rivista quest'ultima stampata a Bologna e di cui è ritenuto uno dei fondatori e
collaboratori. Muore in Torino”, come annotano diversi giornali e riviste, non
ultima La Civiltà Cattolica, che gli dedicò un sentito necrologio. Saggi:
“Saggio intorno al Socialismo e alle dottrine e tendenze socialistiche” (Torino,
Zecchi); -- partito socialista italiano
-- “Sul valore scientifico e sulle pratiche conseguenze del sistema filosofico
di Serbati (Napoli, Societa Editrice Fr. Giannini); “Teorica dell'istituzione
del matrimonio e della guerra moltiforme cui soggiace, M. già Riformatore delle
R. Scuole provinciali degli Stati Sardi, a spese della Societa Editrice
Speirani e Tortone, Teorica dell'istituzione del matrimonio Parte II che tratta
della guerra moltiforme cui soggiace, per M., già deputato al Parlamento
Subalpino, Torino, Speirani e Teorica dell'istituzione del matrimonio e della
guerra a cui soggiace, -- che tratta delle difese e dei rimedi, con una
Appendice intorno alla ricerca del principio teorico morale generatore degli
uffizi e dei doveri coniugali,” Torino, Speirani e Tortone, M. deputato al
Parlamento Nazionale, Torino, Tipografia Speirani e Tortone, “Teorica
dell'istituzione del matrimonio e della guerra a cui soggiace, Parte Documenti
per M. già deputato al parlamento nazionale (Torino, Speirani); “Gesù Cristo
nel secolo XIX, Studi religiosi e sociali, Modena, Tipografia dell'Immacolata
Concezione, “La filosofia di Serbati” (Napoli,
Giannini); “La festa di S. Michele e il mese di ottobre agli angeli santi,
Torino, Marietti, Il mese di novembre dedicato a suffragio dei morti, Torino,
Marietti); “Le colonne di S. Chiesa. Omaggi a S. Giovanni Battista e ai Santi
Apostoli nel mese di giugno e novena per la festa dei Santi Principi Pietro e
Paolo, Torino, Marietti); “Il mese di dicembre in adorazione al Verbo Incarnato
Gesu nascente e ad onore di Maria Madre SS.ma, Torino, Marietti); “Opuscoli di
carattere storico-giuridico; Rivista retrospettiva di un fatto seguito in
Vercelli con osservazioni al diritto legale di libera censura, Vercelli, De
Gaudenzi, Delle feste sacre e loro variazioni nel Regno sub-alpino, Torino,
Marietti); “Quistioni di diritto intorno alle istituzioni religiose e alle loro
persone e proprietà, in occasione della Proposta di Legge fatta al Parlamento
torinese per la soppressione di alcune corporazioni, Torino, Marietti, Cenni
sulla Congregazione degl’oblati dei SS. Eusebio e Carlo eretta nella Basilica
di S. Andrea in Vercelli e sulla proposta sua soppressione. Per un elettore
Vercellese, Torino, Marietti); “Parole di conciliazione sulla questione della
circolare di S. E. Arcivescovo di Torino); “Del diritto di petizione e delle
petizioni pel ritorno di S. E. l'Arcivescovo di Torino); “Lo statuto condanna
la Legge Siccardi, Torino, Fontana, Erroneità e pericoli di alcune teorie ed
ipotesi invocate a sostegno della proposta di Legge di soppressione di vari
stabilimenti religiosi” (Torino, Speirani e Tortone); “Alcuni schiarimenti
intorno alla natura della Proprietà Ecclesiastica allo stato di povertà
religiosa, ed alle quistioni relative ai diritti e ai mezzi temporali di
sussistenza della Chiesa. Con una Appendice intorno alla legalità nell'esecuzione
della legge sulle Corporazioni religiose” (Torino, Speirani); “Considerazioni
sugli affari dell'Italia e del Papa” (Torino, Speirani); “Una quistione
preliminare al Parlamento Torinese” (Torino, Speirani); “Il progetto di
revisione del Codice Civile Albertino e il matrimonio civile in Italia, Torino,
Speirani); La Rivoluzione e il Ministero Torinese in faccia al Papa ed
all'Episcopato Italiano. Riflessioni retrospettive e prospettive” (Torino,
Speirani); L'Armonia, Civiltà Cattolica, Rivista retrospettiva sopra la
discussione delle leggi Siccardi, Unità Cattolica, Angelo Ballestreri,
segretario della Famiglia, presso l'Archivio Storico di Torino. Enciclopedia
storico-nobiliare italiana, promossa e diretta dal marchese Vittorio Spreti, Milano,
Avogadro di Vigliano F., Pagine di storia Vercellese e Biellese, in Antologia,
M. Cassetti, Vercelli, Avogadro di Vigliano F., Antiche vicende di alcuni feudi
Biellesi degl’Avogadro di San Giorgio Monferrato (e poi Conti di Collobiano e
di Motta Alciata), dalla Illustrazione biellese, XIX, Biella, Corboli G., Per
le nozze del Conte Federico Sclopis di Salerano e della Contessa Isabella Avogadro,
Cremona, Feraboli, De Gregory G., Historia della Vercellese letteratura ed
arti, parte IV, Torino, Di Crollallanza G. B., Dizionario storico-blasonico
delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, I, Sala Bolognese, Dionisotti C., Notizie
biografiche dei vercellesi illustri, Biella, Amos, Manno A., Il patriziato
Subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche
desunte da documenti, I, Firenze, I vescovi di Italia. Il Piemonte, Savio F.,
Torino, Bocca, Bonvegna G., Filosofia sociale e critica dello Stato moderno nel
pensiero di un legittimista italiano: Emiliano Avogadro della Motta in Annali
Italiani. Rivista di studi storici, Bonvegna G., Il rapporto tra fede e ragione
in Avogadro della Motta, in Sensus Communis,
Valentino V., Un difensore rigoroso dei diritti della Chiesa e del Papa,
in Divinitas, rivista di ricerca e di critica teologica, Volumi e tesi
sull'autore Bonvegna, M. Il pensiero filosofico-politico e la critica al
socialismo, Tesi, Filosofia. Università Cattolica, Milano, De Gaudenzi L.,
Ultima parola su di una pretesa ritrattazione di M., Mortara, Cortellezzi,
De Gaudenzi L., Un'asserzione di Paoli D.I.D.C. tolta ad esame, Mortara,
Cortellezzi, De Gaudenzi, Istruzione del
vescovo di Vigevano al Ven.do Suo Clero sul Matrimonio, Vigevano, Spargella,
Manacorda G., Storiografia e socialismo, Padova, Martire G., II, Roma, Omodeo,
L'opera politica di Cavour, Firenze, Pirri, Carteggi delL. Taparelli
d'Azeglio, XIV di Biblioteca di Storia
Italiana Recente, Torino, La scienza e la fede,
XXIV, Napoli Spadolini, L'opposizione cattolica da porta Pia, Firenze, Storia
del Parlamento Italiano, N. Rodolico, Palermo
Traniello F., Cattolicesimo conciliarista. Religione e cultura nella tradizione
Rosminiana Lombardo-Piemontese, Milano, Valentino, Il matrimonio e la vita
coniugale, Facoltà dell'Italia Centrale, Valentino, Un'introduzione alla vita e
alle opere, Vercelli, Saviolo, Valentino V., Un laico tra i teologi, Vercelli,
Valentino, Il pensiero di Gioberti, Genova, Verucci, Dizionario Biografico
Italiano, Istituto dell'Enciclopedia, Roma. Guido Verucci, Emiliano Avogadro
della Motta, in Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Opere di Emiliano Avogadro della Motta, Emiliano Della Motta
(Avogadro), su storia.camera, Camera dei deputati. DEL SOCIALISMO IN GENERALE. Origini
del socialismo nel razionalismo protestantico. Le prime eresie tentarono
soffocare la fede e la Chiesa; le seconde, viziar l'una, e sostituirsiall'altra.
Lutero e Calvinodistrussero il principio della fede, dell’amorale, dellasocietà.
Idolli germani cercarono rimedio nella scienza e nell'ecclettismo; la loro
filosofia, il loro diritto pubblico.Il protestantismo in Francia fa più audace e
ribelle.Combatiuto come selta religiosa produsse i liberi pensatori, che, a
titolo di scuola, ne dilatarono il razionalismo empio. Previsioni di Bossuet. Il
genio di Voltairee de'suoi discepoli fu essenzialmente anti-cristiano,
Paradossi del Gioberti. La guerra del filosofismo dcontro la fede e la scienza e
più radicale di quella del protestantesimo. Suo spirito non di separatismo,ma
dicosmopolismo. Da secoli la preponderanza nell'ordine delle idee e devoluta in
Europa alla Germania e alla Francia, colà bisogna cercare le fonti dell'errar.
Diverso carattere delle due nazioni. Nel razionalismo dell'una, nell'incredulità
dell'altra, stette deposto il primo articolo della carta socialistica. Non più
autorild Progressi del razionalismo e dell'incredulità nell'idealismo. Kant, il
suo antidommatismo; I suoi seguaci. Non vollero dirsi atei, loro panteismo
spurio peggiore dell'ateismo. Non vollero comparir scettici ne materialisti, ma
sovvertirono la scienza e la morale con l'i dealismo apriori. Hegel, el'idealismo
trascendentale e pratico. I teologi protestanti lo seguirono. Il
protestantesimo avea sfigurato fin da principio l'idea di un “Cristo”; a cosa
la ridusse Strauss. Apparente regresso in Francia dal materialismo e dalle
teorie rivoluzionarie. Principio di tolleranza mal applicato in tutte le
ristorazioni; indi l'indifferenti. Prefazione Saggio. L'incredulismo e il
filosofismo francese e nell'indifferentismo. I tedeschi pensatori seguirono
l'esempio, non la frivolezza dei volteriani. Smo religio sue políticone
gli ordini pubblici, l'eclettismo nella scienza. Gl’eclettici vollero mitigare l'idealismo
germanico; vollero parer rispettosi al cristianesimo, ma lo condannarono come
decrepito. La loro religione filosofica. Non ebbero pensatori. Lamennais, e i
razionalisti cattolici. L'idealismo o l'indifferentismo sono morbi quasi
insanabili. Questi compongono il secondo articolo del simbolo socialistico: la
fede all'Idea propria. Ne sorge l'amore all'indeterminato futuro, l'odio a ciò cheesiste.
Giudizio di Staudenmayer. L'uomo nello stato suo presente non comporta nè
dommatismo assoluto, nè razionalismo assoluto. La natura e il cristianesimo lo educano
colla sede e colla ragione, somministrandogli un'ontologia reale e certa Alcune
riflessioni sulle cose anzi esposte. Il protestantismo, il filosofismo francese,
e il tedesco, sono professioni d'ignoranza. Pongono fuori delle condizioni di
possibilità la religione e la scienza, e abbattono la ragione individuale con
un'assurda emancipazione. Tolgono lo scopo della ricerca della verità. La fede
per contro è scienza iniziale, anche negl’ordini naturali promettitrice. Gli
spiriti penetranti previdero da gran tempo il socialismo moderno; i più furi
bondi ne proclamarono e praticarono le massime. La religione e la società reale
erano già condannate in teoria dall'Idea dei sofisti, cui non possono
corrispondere in fatto. La Chiesa ne è la salute, perchè pre dica la verità positiva,
e muta le ipotesi de'sofisti. Questi falsificarono anche I principii positivi,
che vollero conservare per ricostrurre la società; tolsero la possibilità
dell'amore; sfigurarono le idee di libertà, di eguaglianza, di fratellanza, che
portate all'assoluto si escludono mutuamente. Il socialisino vuole ricostituire
con queste l'uman genere. Gli uomini di distruzione, e quelli dell'utopia, sorti
a slagellare l'umanità colle sperienze d'applicazione e tresta di d'esistenza delle
sette. Siappoggianoa un fiero dommatismo. Non inventano dottrine, ma scelgonoe volgarizzano
le più acconce ai loro fini. Sono la gerarchia, il sacerdozio, l'esercito della
filosofia anticristiana e antisociale, che senza di quelle non sarebbe
largamente perniciosa. Ora non sono più mere associazioni, ma trasformandosi
divennero società e governi sotterranei. Una buona storia delle sette sarebbe
un gran beneficio; come vorrebbe essere fatta. La miglior difesa contro di quelle
è farle conoscere. I sommi Pontefici lo vennero facendo, furono mal secondati. Le
sette massoniche. Veisaupte l'illuminismo. Le sette moderne teoriche ed
esecutive. La Giovine Europa e Mazzini. Loro tre mezzi d'influenza, le loro arti,
le loro forze. Non aspirano che alla propria supremazia e tirannia solto nome
di repubblica sociale. Gioberti le descrisse con somma perizia mutando
l'applicazione. Avvenire delle sette. Non sono esse sole il socialismo, ma ne sono
la virtù plastica e direttrice. Carattere e spirito del socialismo. È l'
eterodossia. Essa porta all'apice, all'universalità, a l l'atto, le empietà ed aberrazioni
de'secoli precedenti. Le sue idee sono Le sette secrete demagogiche. Esse
aggiunsero alle teorie un organismo artilizioso ed attivo. Tre aspetti, però terrene
e ristrette. È un cattolicismo umanoe diabolico, che vuol essere più universale
di quello di Cristo. Il suo Messianismo. Le sue stolte promesse e stolte accuse
contro la società. Professa odio a Dio e a Cristo, odio all'uomo, odio alla
giustizia. Sovverte il naturale eil supernaturale. L'idea socialistica non è intiera
nella mente diverün10 mo, il solo spirito del male ne può abbracciare e volere il
tutto. Nelle menti umane prende diversi gradi e forme. Coldomma dell'idea il socialismo
raccoglie a sè tutti gli spiriti erranti e passionati; disordina i difensori della
verità; esi infiltra nelle menti. Potenza seduttrice del l'Idea e delle Idee. Semisocialismo.
Unità di pensiero, di scopo, di forze morali e materiali nel socialismo, collimanti
contro il cristianesimo. Fa predetto dai santi Apostoli. Lamorte confuta il domma
e le speranze del socialismo, erende calamito se le sue promesse. Il comunismo.
È doppio; altro filosofico e in apparenza economico, altro apertamente Jadro e sensuale.
Il solo principio della comunanza non valea fondare veruna società che basti a
sè stessa. Esseni; comunanze monastiche; sistemi utopistici. Socialismo e
comunismo sono due estremi della stessa idea.La Francia è travagliata di preferenza
dal secondo, la Germania dal primo, il perchè. Il principio Cristiano non può ameno
di somministrare la soluzione di tutti i loro problemi sociali.Sentenza di
Jouffroy DEGLI SCOMPARTIMENTI PRECIPUI DEL SOCIALISMO . Delle scuole e dei sistemi
sociali più insigni, e in particalare dicoli. Hegel le aprì un orizzonte vasto
e pratico colla sua teoria sulla storia, e colle sue viste sul mondo germanico.
Con queste infiamm di pietistic protestanti e i politici ambiziosi, specialmentein
Prussia.Trovo eco fra novatorianche cattolici e israeliti. Le sette demagogiche
germaniche s'impadronirono dell'idea hegeliana di nazionalità, ostile alla
religione e alla civiltà romana. I sofisti la parodiarono altrove, adadulare le
proprie nazioni CATO II. Sansimonismo, umanitarismo. Il misticismo di Sansimone
s'indirizza alle passioni sensuali nobilitando le, alle ambizioni ultra-democratiche
esaltando le capacità individuali. I suoi discepoli l'organizzarono amodo di
religione panteistica umanitaria. Molti eclettici dell'università francese ne
adottarono I principii ideali, compiendo con questi la metafisica hegeliana. Leroux
e l'umanitarismo universale; gli umanitarii ricusano le idee di patria e di nazionalità.
Il principio saņsimoniano penetra largamente in Francia,e per ogni dove; esso
improntò al socialismo l'aria di religione lasciva e cosmopolitica.
L'emancipazione della carne e conseguenza logica del l'emancipazione del pensiero
dell'hegelianesimo e neo-egelianesimo. Owen e Fourrier vestirono l'idea
socialistica e comunistica di sistemi ri . Del svoialismo anarchico e
trascendentalmente empio . Prudhon, discepolo intelligente e sfacciato dei socialisti
tedeschi, sveld le vere esigenze del socialismo. Professa esplicitamente l'odio
a Dio, l'abolizione di ogni diritto, l'anarchia; cosa intenda con tal parola. Flagella
i socialisti e comunisti, ma è peggiore di loro. Le sue idee fanno impressione,
perchè sono l'espressione la più semplice della idea d'indipendenza assoluta. Lecoutrier,
la sua cosmosofia materialistica, prosessa il culto di sè stesso. Condanna la
filosofia e la civilizzazione. Il materialismo e l'anarchia spaventano in
Francia; ostinazione di certi razionalisti, che non dimenonon ne vogliono vedere
il rimedio additato già da Napoleone. Del socialismo operativo o militante, e
di quello latente. Il socialismo pensante sta nelle scuole panteistiche
incredule, l'operativo nelle sette e fazioni rivoluzionarie. I suoi fasti
recenti. Lo scopo principale è distrurre il caltolicismo. Perciò cerca di
rivoluzionare moral mente e materialmentela Chiesa. Adocchia l'Italia che ne tiene
il centro. Mazzini, la sua filosofia panteistica, le sue idee di nazionalità e
di primato italico parodia del primato germanico di Hegel. Sue contraddizioni. È
lo strumento del socialismo universale, che non vuol altro in Italia che non
più Papi. Per progredire il socialismo vesti in Italia tutte le forme e le ipocrisie.
Cerca di alluarvi il comunismo politico. Il socialismo latente. L'Inghilterra
ne possiede grandi elementi. Cenni sull'utopia del Moro.La Russia. Nissuna
rivoluzione eguaglia quella voluta dal socialismo. Che cosa è una rivoluzione.
Diverse specie di rivoluzioni parziali, che ora lutte s'informano
dellospiritodelsocialismo.Sono ingiuste,ruinose,infrenabili nei confini voluti
dai moderati, dai dottrinarii, dai liberali. Cos'è la riforma vera.Coloro non
sono riformatori,ma rivoluzionarji. Possono chiamarsi semisocialisti; lo sono
altri in religione, allri in filosofia, altri in politica. Fanno penetrare a tratti
a tratti l'idea, ed eseguiscono per parti l'opera socialistica. Sono
incoerenti. Giudizi di Joutfroye di Prudhon sui rivoluzionari al minuto.
Giudizi di Quinet sui cattolici democratici predicatori d'indipendenza. Non
sorge dai loro sistemi la vera democrazia, ma l'anarchia prudoniana in tutte le
relazioni degl’individui, e delle società fra loro. L'indipendenza assoluta non
esiste al mondo. Epilogo. Giudizio di Sterne sul principio rivoluzionario
socialistico, eminentemente anticristiano. Il termine della rivoluzione
sociale. La rivoluzione universale sociale non si compirà mai appieno. La
rivoluzione religiosa, come è promossa dal socialismo,è nata a far luogo addi
questa; e del semi-socialismo. Della rivoluzione universale e sociale; scompartimenti
precipui Del panslavismo demagogico, e del ruteno. Un detto napoleonico inverosimile,
o malinteso. Il panslavismo. È doppio. L'Idea russa; la suavivacità per forze
morali e materiali. Le sue arti. È ostile all'idea Latina e cattolica. È
religiosa e politica, panslavi sticae panscismatica. L'Italia ne èminacciata doppiamente.
Calamità europea, che si è la dissoluzione dellaGermania nell'anarchia religiosa
e politica. L'idea russa, ora antirazionalistica e antidemagogica, può col
tempo mutare processo ed allearsi religiosamente al protestantesimo, politicamentealla
demagogia europea. La Chiesa non teme, ma aspeita negli ultimi tempi un grande
assalto dai popoli di quelle regioni, e dalla apostasia dei propria figli. Quel
panslavismo sembra destinato a chiudere l'era del socialismo nostrale. laci, esuberanti,
indefinite. La verità e l'autorità hanno l'adesione della maggioranza, ma sono malconosciute.
Il clerocattolico fa quella vagliatura per ufficio, ma fra popoli colti la scienza
e la dimostrazione è necessaria. Parte dei laici. La filosofia dee essere
ricondotta al suo stato normale, da cui si di parti negando o trascurando l’ontologia
cristiana e la scienza della socieià universale degli spiriti. In Italia
bisogna far conoscere le produzioni della scienza straniera, dei paesi cioè in
cui la controversiaè vivace. Bisogna svelare il fondo dei sistemi socialistici;
formolare con precision i problemi; porre in lume i principii assoluti; questi non
impediscono le temperazioni pratiche. Si fa alcontrario. Esempio nella
quistione capitalissima delle relazioni fra chiesa e Stato. Questa in assoluto non
è quistione di libertà, ma di autorità. Il principio di libertà non basta a
spiegare l'ordine morale.Teorie di Rosmini nel suo saggio Della Costituzione.
Il problema religioso vi è mal formolato. Il progetto di costituzione
rosminiana non guarentirebbe alla chiesa nemmeno libertà; include
l'indifferentismo politico; toglie all'ordine civile la base morale. Necessità
della professione religiosa dello stato. Il problema politico intorno al
diritto e alla giustizia sociale vi è del pari inesattamente formolato. Nel
criticare le costituzioni galliche Rosmini non netacci ai vizii principali. Quale
sia laquistione politica odierna; come sia formolata dai socialisti, come da
Lainennais. Le emende proposte dal Rosmini alle costituzioni da lui criticate
sono vane, o insufficienti a farargine al socialismo e comunismo.È inutile
adulare e contrastare a metà le idee di moda, se non si risolve il tema del
socialismo. Esso nega Dio e le due leggi provvidenziali per cui l'uo mo è
governato dall'uomo, e il diritto sulle cose materiali è diviso fra gl’uomini. I
dottrinarii italiani e francesi si contentano di massime generiche, di idee
dimezzate, scoza analisi e applicazione. Gli americo una nuova foggia di demonolatria;
la rivoluziones cientificaproducela perdita dell'unità di senso morale; la
civile,un'anarchia,e tirannia in curabile. La rivoluzione universale,se potesse
compiersi,distrurrebbe inultimol'umangenere.Come ilsocialismo l'odii dio dio satanico.
Il suo termine logico sarebbe la distruzione dell'ordine di natura e di so
prannatura. Il mondo non saràmai tutto socialista come fu tutto pagano, perchè la
chiesa ha delle promesse infallibili; ma le nazioni civili non ne hanno, e camminano
indolenti verso grandi ruine. Un altro socialism che si dispone a trasformare il
mondo europeo. Timori, speranze, rimedii contro l'invasione delle dottrine
socialistiche. Vuolsi una buona vagliatura delle idee, dei desiderii, delle
speranze fal mani italiani, e gl’anglomani francesi, non conoscono i tipi
stranieri che vogliono imitare. I cattolici idealisti e razionalisti non
comprendono che guastano e snaturano il cristianesimo colle misture
eterodosse,a vece di farne l'apologia. Quali sieno dunque le tre vagliature,or
peces sarie, delle dottrine e delle voglie del secolo. Ancora alcune
osservazioni sul modo di trattare ora le controversie. Partito violento. La rivoluzione
materiale è sopita, ma l'ideale si dilala. L'Italia odierna, e la Germania di tresecoli
fa. Dollinger. È quindiur gente il bisogno di grandi manisestazioni della verità,
per mezzo della fede e dellaragione. I governi, ora materialmente forti, sono
moralmente deboli; l'epoca presente di razionalismo e di opinioni indeterminate
piega alt ermine. Il socialismo vuol dommi e fatti, vuolsi contrap porgli la
scienza della fede cristiana, continuando il lavoro dei più grandi genii del
cristianesimo. Che cosa è una filosofia cristiana. La polemica dee essere
trattata con franchezza; tenendo conto di tutti i principii veri e di tutti i
fatti; distinguendo le ricerche di ciò che è giu sto, ediciò che è prudente. Non
dee contentarsidi debellare gl’errori singoli, ma metter in luce la storia fillosofica,
e il sistema universale dell'eterodossia .Ilpanteismo è lasostanza
dell'eterodossia moderna. Considerazioni sul panteismo, suls uo lungo regno, sulle
sue fasi.Non sarà l'ultimo errore.Voto umile e riservato per un oracolo della
Santa Sede, e una condanna dottrinale e solenne del socialismo e comunismo.
Motivi. Insufficienze e pericoli delle discussioni scientifiche. Il socialismo,
come sistema compiuto, ha del nuovo; spesso sembra sfuggire agli anatemi degli
errori antichi che rinnova. Fra icattolici stessi sinceri visono dubbiezze e
illusioni. La gloria del nome di Cristo è avvilita. L'idea di Cristo, e quindi quella
della Chiesa, sono meno mate in molte menti.Quella èl'antidoto a tuttol'errare moderno
.Lapedagogia pende ad insinuare ilnaturalism o e ilsensualismo. La Santa Sede spesso
unì alle decisioni, e condanne dommatiche contro gli errori, le lezioni
razionali a illustrar lementi dei fedeli. Esempi. Così bramerebbesi ora, perchè
da molti il socialismo e comunismo non sono conosciuti quali sono. Condannati, rimarrebbero
nolati d'infamia agli occhi del mondo cristiano, e resi moralmente impotenti. È
quel tutto un arcano di sata nasso, alla sola Santa Sede apparterrà svelarlo e
conquiderlo; a lei però sola il giudicare della opportunità dei mezzi. Intanto,
colle armi già pronte della fede e dellascienza, vuolsi da ognuno colle sue forze
combattere la rivoluzione ideale. Teologia e filosofia, rivelazione e ragione,
vogliono andar congiunte, distinte, ma non parallele. Un passo del Mancini. Due
filosofismi, due rivoluzioni, che neminaccia no una più terribile. Presunzione dei
moderni; giudizi dei posteri. Tutti i partiti scontenti del presentemirano all'avvenire;
I più sci occhi sono gli aspettanti e ineuirali. Il principio cristiano è
incarnato nella Chiesa, essa non fa quistioni di clericocrazia, quando parla
alle genti con autorità. L'Italia e isuoiri formatori sispecchino nella
Germania di tre secoli fa. La Chie sa benefica e invitta in tutti i secoli. I fedeli
hanno da incoraggirsi; fra l'idea socialistica e la cristiana sanno quale abbia
la verità,e quale ot Alcuni documenti intorno alle scriesegrere
demagogiche. SOCIALISJIO IN (iKNKRALE. Origini
del socialismo nel
razionalismo protcstanlieo. T.p
(uime eresie tenurono
soffocare la fede e
la Chiesa; le
seconde, viziar r ona.
e sosiiluirsi all' altra.
JLulcro c Calvino distrussero
il principio della
fede, della morale,
della società.! dotti
germani ccrenronn rime*
dio nella scienza
e neireccletlismo; lo loro
filosofia, il loro
diritto pubblico. Il
protestantismo in Francia
fu più audace
c ribelle. Combat- tuto come
setta religiosa produsse
i liberi |>cnsatori, che, a (itolo
di scuola, ne
dilatarono il razionalismo empio. Previsioni di
Bossuct. >» L'
increduUsmo e il
filosofiimo francete. Il genio
di Voltaire e de’suoi
discepoli fu essenzialmente anticristiano. Paradossi
di GIOBERTI (si veda). La
guerra del lilosufismo con-
tro la fede e la
scienza fu più
radicale di quella
del protestantesimo. Suo
spirito non di
separatismo, ma di
costnopolismo Da tre
secoli la preponderanza
nell'ordine delle idee è
devoluta in Europa
alla Germania c alla Francia,
colà bisogna cercare
le fonti dell' errar
moderno. Diverso carattere
delle due nazioni.
Nel razionalismo dell' una.
neli'iu- creduliià dell’altra,
stette dcposlo il
primo articolo della
carta sociali* slica
: iVoii più aulorilà »
Progresti del razionalismo
e de/r nell' idealismo,
e nell indifferentismo. I tedeschi
pensatori segnirono l esempio,
non la frivolezza
dei volteriani. Kant,
il suo aiitidommatismo; i suoi seguaci.
Non vollero dirsi
atei, loro panteismo
spurio peggiore dell’ateismo.
Non vollero comparir
scettici nè materialisti,
ma sovvertirono la
scienza e la morale
con l' idealismo a ;>riori.
Hegel, e T idealismo trascendentale e pratico.
I teo- logi protestanti lo
seguirono. Il protestantesimo avea
sfigurato fin da
principio l'idea di
Cristo ; a cosa la
ridusse Strauss. Apparente
regres- so in Francia
dal materialismo e dalle
teorie rivoluzionarie. Principio
di tolleranza mjl
applicato ip tulle
le ristorazioni ; indi
1 indifiVreiiti- Saggio smo
rflit^iosu e politicu nejilt
ordini pubblici, 1 ecldtismu
nella scien- za. (ìli
ccieltici vollero tiiiiigare
ridealismo | che
esiste. Giudizio dì
Staudeiimayer. L'uomo nello stato
MIO presente non
comporta nè dommaiismo
assoluto, nè razionalismo
assoluto. ìji natura
e il crisUnnesimo lo
educano colla fede c
colla ragioncj souuQÌoistraDdogU un'
ontologia reale e certa
Alcune rifleuioni iulle
cote anzi etpotle»
Il protestantismo, il
filosofismo francese, e il
tedesco, sono professioni
d’ ignoranza. Pongono fuori
delle condizioni di
possibilità la religione
e la scienza,
e abbattono la ragione
individuale con un’
assurda cmancU pallone.
Tolgono lo scopo
della ricerca della
verità. La fede
per contro è scienza
iniziale, anche negli
ordini naturali promeititrìce. Gli
spiriti penetranti previdero
da gran tempo
il socialismo moderno
; i pib furi- bondi ne
proclamarono e praticarono le
massime. La religione
g la so- cietà reale
erano già condannate
in teoria dall' /dea
dei sofisti, cui
non possono corrispondere
in fatto. La
Chiesa ne è la
salute, perchè pre-
dica la verità positiva,
e muta le ipotesi
de' sofisti. (Questi
falsificarono anche i
prìncipiì positivi, che
vollero conservare per
ricostmrre la società;
tolsero la possibilità
deU amorc; sfigurarono
le Ideo di
libci là, di
eguaglianza, di fratellanza,
che portale alfassolalo
si escludono mu-
tuamente. Il socialismo ruolo
ricusiiiuire con queste
l’unian genere. Gli uomini
di disinizione. e quelli
dell’ utopia» sorti a flagellare
f umanità colle spcrienze
d'applicazione Le tette tecrete
dema^o^icàe. Esse aggiunsero alle
teorie un organismo
nriifizioso ed atlivo.Tre
aspetti* e tre stadi
d'esistenza delle sette.
Si appoggiano a an
fiero dommaiisino. Non
inventano dottrine, ma
scelgono e volgarizzano le più accon-
ce ai loro fini.
Sono la gerarchia,
il sacerdozio, rcsercito
delia filosofia anti-cristiana e antisociale, che
senza di quelle
non sarebbe largamente perniciosa. Ora
non sono piu
mere associazioni, ma
trasforman- dosi dirconero società
e governi sotlurranei. Una
buona storia delle
sette sarebbe un
gran benefizio ; come
vorrebbe essere fatta.
La miglior difesa
contro di quelle
è farle conoscere. I sommi
Pontefìri lo vennero
facendo, furono mal
secondati. Le sette
tnassonirhe. Veisaupt e l' illu-
minismo. Le sette moderne
teoriche ed esecutive.
La Giovine Europa
c MAZZINI (si veda). Loro tre
mezzi d' ìiillaenza, le
loro arti, le
loro forze. Non
a- spirano che
alla propria supremazia
c tirannia sotto nome
di repnbblica sodale. Gioberti le
descrisse con somma
perizia mutando f applicazio-
ne. Avvenire delle sette.
Non sono esse
sole il socialismo»
ma ne sono
lu virtù plastica
e direttrice » Carattere e
spirito del tocialismo.
t r eterodossia del secolo
XIX. Essa porla
all' apice, all'
unìversalilà, al* 1 atto,
le empielà ed
aberrazioni de secoli
precedenti. Le sue idee sono però
lorrone c ri^trelic. K un
c.iUolicKmo umano e diabolico,
die vuol essere
più universale di
quella dì Cristo.
Il suo Messianismo.
Le sue stolte
promesse e stolte accuse
contro la società.
Professa odio a Dio
e a Cristo, odio
all' uomo, odio
alla giustizia. Sovverte
il naturale e il
supernaiurole. L* idea
socialistica non è intiera
nella mente di
veron ito SuuiimoNiimo, umanifat
iimo. 11 inislicisnio di
Sansimone s'indirizza alle
passioni sensuali nobilitando-
le, alle ambizioni ullradeuioi
ratiebe esaltando le
capacità individuali. 1 suoi
discepoli l'organizzarono a modo
di religione panteistica
umani- Mria. Multi
eclettici dell'università francese
ne adottarono i principii
ideali, compiendo con
questi la metafìsica
hegeliana. Leroui e l umaniia-
risiilo universale; gli
uinaniiarii ricusano le
idee di patria
odi naziona- lità. Il
principio sansinioniano penetrò
largamente in Francia,
c per ogni dove;
esso improntò al
sorìalismo V aria di
religione lasciva c co-
Miio|Kiiiiica.
L'eiiiancipaziono della carne
era conseguenza logica
del- I cmancipaziono del
pensiero Val tucùìlUnio
anarchico t
(rciiccnJeiUuImcnfc em/uo. Fi
udiion, disrcpolo inlelligenle
c sfaccialo dei socialisti
Icdcsclii* svelò le
vere esigenze del
socialismo. Professa esplicitamente rodio
a Dio, rabolizione di
ogni diritto^ l aiiarchm;
cosa intenda con
tal parola. Flagella i socialisti
e cotuunisiU ina è (H.'ggiore
di loro. Le
sue idee fanno
iinpresaione, percliè sono
respressimiu lo più
sctnpiico della idea
d’ in- dipendenza assoluta. Lccoutrier,
la sua Cotmosufia
materialìstica, pro- fessa il
culto di sé
steiso. Condanna la
lilosolia e la civilizzazione. Il
iiintcrialisnio c ranarebia spaventano
in Francia; ostinazione
di certi razionalisti,
che non di
meno non tic
vogliono vedere il
rimedio addi- tato già da
Nopoleune Del socialitmo
operaDto o mtliftmle, e di
quello latonte. Il socialismo pensante
sta nelle scuole
panicistiche incredule, l'operalivo
nelle selle c fiutoni
rivoluzionarie. 1 suoi fasti
recenti. Lo scopo
princi- pale distrurre il
eattolicisino. Perciò cerca
di rivoluzionare nioral-
tiienle e riinterialmeiiie la
Chiesa. Adocchia l'Italia
che ne lime
il centro. MAZZINI (si veda), la sua
filosofia panteistica, le sue idee
di nazionalità e di PRIMATO
ITALICO parodia del primato
germanico di Hegel.
Sue contraddizioni. C lo striinienio
dei socialismo universale,
che non vuol
altro IN ITALIA che non
piA /’opu. Per progredire
il socialismo vesti
iu Italia tutte
le forme e le
ipocrisie. Cercò di
attuarvi il comuniSmo
politico. Il socialismo
latente. L'Inghilterra ne
possiede grandi elementi.
Cenni siiU titopia
del Moro. La
Russia .1 d Della
rivoluzione universale e iociale:
seompartimenti precipui di
quetta; e del semisocialUmo. Nissuna
rivuluiione eguaglia quella
voluta dal socialismo.
Cito cosa è una
rivoluzione. Diverse specie
di rivoluzioni parziali,
che ora tulle
s'infor- nianu dello
spirito del socialismo.
S*ino ingiuste, ruinose,
infrenabili nei cuitlini
voluti dai moderali,
dai dottrinarii, dai
liberali. Cos'èia iiloiina
vera. Coloro non
sono rirorinalori, ma
rivoluzioiiarit. Possono chiamarsi
scmisocialisti; lo sono
altri in religione,
altri in lilosolia,
al- tri in polilira.
Fanno penetrare a tratti
a traili V idea, ed
eseguiscono per partì
l upera socialistica. Sono
incoerenti. Ciudizi di
Jouffroy e di |*ruuhn
sul rivoluzionari al
mìmito. Giudizi di
Qitinelsuì callolici de-
inncruticì predicatori d'indi(K!ndenza. Non
sorge dai loro
sistemi la vera
democrazia, ma V anarchia
prudoiiiana in tulle
le relazioni degli
individui, e delle società fra
litro. L’indipendenza assoluta
non insiste al
mondo, hiepiiogo. Giudizio
di Sterne sul
principio rivoluzionario soiialislico,
iiuiuenlcmentc
aiUicrisiiauo. . u il termine
della rivoluzione sociale.
La rivoluziono univcisalc
sociale non si
compirà mai appieno.
La rivoluzione Ecìigio^a, come è
promossa dal socialismo,
è nata a far luogo
atf (U»l una
nuovfl di dtHìonuiaitia; la
rivoluzione scientifica produce
ia perdita dell
unità di senso
morale; la cìvilci
un'anarchia, e tirannia incurabile.
La rivoluzione universale,
se potesse com|nersi,
dìstrurrebhc iu ultimo
l'nroan genere. Come
il socialismo Todii
di odio satanico.
Il suo termine
logico sarebbe la
distruzione delt'urdioe di
natura e di soprannatnra.
Il mondo non
sarà mai lutto
socialista come fu
lutto pagano, perchè la
Chiesa ha delle
promesse Infallibili; ma
le nazioni civili
non iic hanno,
e camminano indolenti verso
grandi ruine. Un
altro socialismo che
sì dispone a trasformare
il mondo europeo Del
panslavismo demagogico, e del
ruteno. Un detto
napoleonico inverosimile, o mal
inteso. 11 panslavismo,
è dop- pio. L'Idea russa;
la sua vivacità
|>er forzo morali
e materiali. Le sue
arti. £ ostile aU'idca
latina c cattolica. È religiosa
c politica, panslavi- stka e
panscismatica. L' Italia ne è
minacciala doppiamente. Calamità
europea, che si è
la dissoluzione della
Germania neU'anarchia religiosa
c politica. L’idea russa,
ora antirazionalisiica c aoUdemagogica, può col
tempo mutare processo
cd allearsi religiosamente al
protestantesimo, politicamente
alla demagogia europea.
La chiesa non teme,
ma aspetta negli
ullìroi tempi un
grande assalto dai
popoli di quelle
regio- ni, e dalla a|K>stQSÌa
dei propri! figli.
Quel panslavismo sembra
desU- iiaio a chiudere
l’era de! socialismo
oustraie a 389 CAPO Vili.
Timori, speranze, rimedi»
contro l'invasione delle
dollrine socialistiche. Vuoisi una
buona vagliatura delle
idee, dei desiderii,
delle speranze fal-
laci, esuberanti, indefinite. La
verità e l'aulorità hanno
Padesiune della maggioranza,
ma sono mal
conosciute. 11 clero
cattolico fa quella
va- gliatura per ufiìzioi
ma fra [>opoli
colti la scienza
c la dimostrazione ò
necessaria. Parte dei
laici. La filosofìa dee
essere ricondotta al suo stato normale, da
cui si diparti
negando o trascurando l'ontologia
cristiana c la scienza
della società universale
degli spirili. In
Italia bisogna far
conoscere le prodazioni
della scienza straniera,
dei paesi cioè
in cui la
controversia è vivace. Bisogna
svelare il fondo
dei sistemi socialistici;
formolare con precisione
i problemi; porre in
lume i principU assoluti;
questi non impediscono
le lempcrazioni pratiche.
Si fa al
contrario. Ksempio nella
quislione capitalissima delle
relazioni fra Chiesa
c Stalo. Questa in
assoluto non è quistione
di libertà, ma
di autorità. Il
princi- pio di libertà
non basta a spiegare
P ordine morale. Teorie
del sig. A.
Itosmini nel suo
libro Della CostUusione.
Il problema religioso
vi é mal
furmoialo. 1! progetto
di costituzione rosminiana
non guarentirebbe alla
Chiesa nemmeno libertà;
include P indifTercntisino politico;
toglie alP ordine
civile la base
morale. Necessità della
prufessiono religiosa dello
Stato. Il problema
polìtico intorno al
diritto c alla ginstizia
so- ciale vi è del
pari inesallamenlc formolato. Nel criticare
le costituzioni galliche
Rosmini non ne
taccia i vizii principali.
Quale sia la
quistiono politica odierna;
come sia formolaia
dai socialisti, come
da I.amcnnois. Le
emende proposte da SERBATI (si veda) alle
costituzioni da lui
criticate sono vane,
o ìnsuilicicnii a far argine
al socialismo e comuniSmo.
É inutile adulare c contrastare
a metà le ideo
di moda, se
non si risolve
il tema del
socialismo. Esso nega
Dio e le due
leggi provvidenziali per
cui Puoiiio è governato
dalPiiomo, c il diritto
sulle cose materiali
è divìso fra gli
iiuniìiii. 1 dominarli italiani
c francesi sì runtentano
di massime generiche, di
idee dimezzate, senza
analisi e spplicazìouc. Gli
amcricomniii italiani, e gli anglomani
francesi, non cono^ono
i tipi stranieri clic
vogliono imitare. 1 cattolici
idealisti e razionalisti non
comprendono che guastano
e snaturano il crisiianesitiio colle
misture eterodosse, vece
di farne l'apologià.
Quali aieno dunque
le ire vagliature,
or necessarie, delle doUrtne
e delle voglie del
secolo pug. j4ncora alcune
ottervatìoni ost- zione
generale appoggiata con
prove e dorumenli irrerragabili. Lnngi
dall* a- vere
esagerato bisogna anzi
dire che non
ha approfittato di
tutti i suoi vantag-
gi, perchè ha fottcr soltanto una
scelta di tante
prove, che erano a sua
disposi- zione ( A. Riccordt.
;lfanuale d' ugni
letteralurOf Milano), Gl’addetti
alle società segrete
predicano alle genti
il Barruel per
un bu- giardaccio,
impostore, sognatore e parabolano
ma credono in
famiglia che niu-
no meglio di
lui abbia svolto
le dottrine, le
finezze e gli intendimenti
di Weis- sbaupi Germogli dell’
illuminismo di Weisshaupt
sono tutte le
odierne società segrete,
cd hanno il
incde;simo intendimento che
si propose cotesto
o- dioso e sfìdato
nemico di Dio,
dei Re e di
tutta l’umana società. ( 3ìemori$
di LionellOf nella
Cii’titd Cattolica). Un
grido d’ indegnazione accolse
queste memorie che
avrebbero potalo minacciare
la sorte di
molli intriganti ivi
oominali e l'esito delle
loro consor- terie ; ma
niuno sì tolse
a provare che fossero
calunniose, sebbene si
trovassero aliissimi personaggi menzionali
come fautori 0 come
membri delle sette
occulte colà istoriale.
1 falli provano la
verità delle dottrine
0 delle tendenze altribuile
all’ illuminismo. Se
Weissbaupt non le
avesse professale, converreb-
be dire che il
Barruel avesse mutato
il nome del
settario 0 nc fosse
stato egli r inventore
; certo è che dopo
l’apparizione
dell’illuminismo ic società
se- grete rivoluzionarie non
ebbero altro codice,
altra niosutìa, altro
sistema di governo da
quello già da
più di cinquant'anni
loro attribuito in tali àicmorie,
il loro liogaaggio,
le loro opere,
il loro scopo
suno sostanzialmente idcntUi
an- che ai di d’
oggi ( Saggio intorno
al socialismo, Torino). VIAGGIO d'lN
GENTIUOMO IRLANDESE IN
CERCA d’I’NA RELIGIO.NE,
OPERA DI TOMMASO MOORE. Quest’ opera ha
fatto in Inghilterra
il più grande
incontro. Moore combatte
il protestantismo nelle
sue basi, e più
di venti opuscoli
gli furon scritti
contro. Quest’ opera,
come dice l’autore, offro
un programma completo
del protestantismo, e vi
si vedono messi
in mostra a lato
dogli errori dogmatici
i vizi c gli
scandali dei riformaiori.Essa contribuì
a condurre alla fede
parecchi dei nostri
traviati fratelli; c cièche
prova il suo
gran merito è la
debolezza delle risposte
che invano si
tentò di opporle
(Conseils pour former
une bibliothègue }. LKTTKHF, SH-L
ITALI V CONSIUEIIATA SOTTO IL RAPPORTO DELLA
RELIGIONE, OPERA DI
PIETRO DE JOUX.
Icitrrp S4 iiue
Jn un nrotrsontf
ronvoriilu, tendono,i i
dei prolrsianli ed n
diicndere la nostra
Rde. Meritano d'essi^r
pu' siecui Tra/Icnimcrifi dt
ÀlarAcc, foli* £cct7/en2a
ddOi re/i^tone di
Milner» folle Lcltere
di Cobbett c fo^Ii
altri senili rhc
vider ta luce
in questi tempi
e rivelano tnUa la
(ìevole/za del nroleslantismn. Alle
savie disrirssinni die
quesl* opera rarehiude
c che produssero c produrranno
i più grandi elTeUi
nei proteslanii c in
tulli quelli che
le leggeranno, I*
Aulure ha rrapi>usic
abilinen- le delle
descrizioni inicressanii che ne Yendunu
aggradevole la Icllura
c tic formano nn
opera convenevole a darsi
per premio alla
gioventù studiosa ( Cori*
Sfi/J pour formcr
«n« bibliothèquc ).
Sl'L PRINCIPIO GENERATORE DELLE COSTITIZIOM POLITICHE E DELLE ALTRE
IMANE ISTITLZIOM, SAGGIO
DEL CONTE GITSEPPE DE
MAISTRE. Il Saggio
sul principi» ^cncraiore
doHc Coslilusiuni po/t(icitc,
è una di quelle
opero fon cui
il de Maistre
impresse il suggello
della immorlalilA alla
riputazione che già
crasi acquistala grandissima
colle sne Considcmsioni
sulla Francia. Nel Saggio
es^itiiina i) fomianieiiio
della scienza, c rovescia
dal fondo l'ediGzio
di quelle cflìnicre
legislazioni, che da un
mezzo secolo si
succedono e scompariscono r.
Tpidamcnlc. Vi approfondisce qnistioni molto importanti nell'ordine sociale c
le sue considerazioni si collegano agl’oggetti] MÙ gravi della religione c
della società. ( A. iliccurJi. Manuale d’ogni letteratura.Aii7aao /A'ò/, Rrescianì parlando
del De Maistre lo chiama uomo, non so se più acuto
poltlico o profondo filosofo t o cristiano
eminente. La Francia dà quasi
ogni momento altcstaU dell’ammirazione che
pròfessa pel grande
ingegno che illustra la Savoia il
conte Deinaistre, il Platone
dell’Alpi, come lo
chiama Lainartine, nell’Histoire
de la itestavration. Noi leggiamo nel A/idt, giornale che si stampa a Tolosa, che
l’Accademia dei Jeux-Florau:c decreto un premio d'eloquenza all’autore del
miglior elogio del
fonte IVemaistrc, uno
de'più grandi- *ìrui-
lo annunzia che
il concorso e
ben ragguardevole (Dall'
Armonia, il Vaggio
f53i ), Il Conte
De Maislrc e Invialo
del re Vittorio
Eromanuelc 1 alla Corte
di llnshia, e in
tempi infelici in
cui la carica
era atto di
singolare devozione, da
)mihi ambita. Il
Conte Do Maistre
è forse il primo fra i savi dell’età
presente e i? solo
vero filosofo, senza che
altri possa o%erlo
a male. ( Conte Soìaro della
Margarita, nel Memorandum, Torino ISiif. SAGGIO
INTORNO AL SOCIALISMO E ALLE DOTTRINE E TENDENZE SOCIALISTICHE. Il
saggio intorno al socialismo è un libro profondo che merita di
essere oticntamcntc letto
c studiato, ma ciò
non si farà imichò adesso
i diziu> Ilari, i giornali, e i compendi bastano a far gl’uomini eruditi e sapienti (Conte Solaro della
Margarita, nel Memorandum,
Torino). Emiliano Avogadro, conte Della Motta. Il conte Emiliano
Avogadro. Emiliano Avogadro Collobiano e Della Motta. Il Conte Emiliano
Avogadro della Motta. Conte Emiliano Avogadro della Motta. Avogadro di
Vigliano, Motta. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Motta”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Motterlini: l’implicatura
conversazionale e la critica della ragione economica – il principio d’economia
dello sforzo razionale – la scuola di Milano – filosofia milanese -- filosofia
lombarda -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Milano). Filosofo Milanese.
Filosofo Lombardo. Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I like Motterlini –
he has written, echoing Kant, a critique of economic reason, which Stalnaker
should read before saying I’m Kantian rather than Futilitarian!” Specializzato
in filosofia della scienza, economia comportamentale e neuro-economia, e noto
per i suoi saggi in ambito psico-economico su processi decisionali, emozioni e
razionalità umana e per le sue ricerche in ambito epistemologico sulla
razionalità della scienza e il metodo scientifico. Insegna a Milanodove. Consigliere
per le Scienze Sociali e Comportamentali della Presidenza del Consiglio dei
Ministri. Si laurea a Milano, dove porta a termine il proprio dottorato in
filosofia della scienza. Ricercatore di economia politica e professore
associato di filosofia della scienza presso l'Trento; Visiting Associate
Professor al Department of Social and Decision Sciences della Carnegie Mellon di
Pittsburgh, Visiting Research Scholar al Department of Psychology della UCLA. Professore
di filosofia della scienza presso l'Università Vita-Salute San Raffaele.
Tra gli altri incarichi è collaboratore de Il Corriere Economia, Il Corriere
della Sera e Il Sole 24 Ore, per cui ha curato per anni il blog Controvento. È
stato consulente scientifico di Milan Lab, A.C. Milan, fondatore e direttore di
Anima FinLab, di Anima Sgr, centro di ricerca di finanza comportamentale e
Scientific advisor di MarketPsychData, Ls Angeles. È direttore del CRESA
(Centro di ricerca in epistemologia sperimentale e applicata), da lui fondato a
Milano presso la facoltà di filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele.
I progetti di ricerca del centro si concentrano su vari aspetti della
cognizione umana, dal linguaggio al rapporto tra mente e cervello,
dall'economia comportamentale alle neuroscienze cognitive della decisione, con
particolare attenzione all'indagine sperimentale multidisciplinare e alle sue
ricadute pratiche e applicative (per esempio nell'ambito del policy making e
dell'evidence-based policy). A inizio, ha avviato il progetto di finanza
comportamentale per Schroder Italia, dal quale è nato Investimente, un test
psicofinanziario al servizio di risparmiatori, promotori finanziari e private
banker, per raccogliere e quindi analizzare i dati riguardanti le decisioni di
investimento e i bias cognitivi nell'ambito della gestione del risparmio.
Attualmente è direttore dell'E.ON Customer Behavior Lab e Chief Behavior
Officer di E.ON Italia; stesso incarico che ricopre per il Gruppo Ospedaliero
San Donato. Analizza la proposta falsificazionista, rivelando le
difficoltà in cui si imbatte il progetto de-marcazionista e anti-induttivista.
Affrontano quindi il modo in cui si ha preteso superare alcune di queste difficoltà,
e insieme raccogliere la sfida di Duhem circa il carattere olistico del
controllo empirico, tenendo conto delle immagini che il filosofo ha della sua
stessa pratica e riferendosi a particolari casi storici come termine di confronto.
Sull'orlo della scienza e in edizione ampliata. Nel suo “Filosofia e storia”
avanza una interpretazione del progetto razionalista come il prodotto di una
peculiare combinazione delle idee di Platone e Hegel. Ciò è motivo della
straordinaria fecondità di Platone, ma anche di una inesauribile tensione al
suo interno. Una tensione che viene illustrata affrontando la relazione tra
filosofia e storia della filosofia (unita longitudinale) in riferimento alla
questione della valutazione di una data metodologia in base alle 'ricostruzioni
razionali' o construzioni logica a cui essa conduce. Nell'idea che la
metodologia filosofica va confrontate con la storia della filosofia è contenuto
il germe di una logica della scoperta in cui i canoni non siano fissati una
volta per sempre, ma mutano nel tempo, anche se con ritmi non necessariamente
uguali a quelli delle teorie filosofiche. Si focalizza su questioni di
metodologia dell'economia da una prospettiva interdisciplinare che combina riflessione
epistemologica, scienza cognitiva, ed economia sperimentale con aspetti più
tecnici di teoria della scelta e della decisione individuale in condizioni
d'incertezza. Le ricerche di questo periodo analizzano criticamente lo status
delle assunzioni della teoria della scelta razionale, valutando l'impatto delle
violazioni comportamentali sistematiche alle restrizioni assiomatiche imposte
dai modelli normativi di razionalità. Avanzano quindi ragioni epistemologiche
per la composizione della frattura economia e psicologia cognitiva in ambito
della teoria della decisione; e suggeriscono di guardare ai recenti risultati
dell'economia cognitiva in prospettiva di una nuova sintesi 'quasi-razionale'
in cui i modelli neoclassici, integrati da teorie psicologiche che tengano
conto dei limiti cognitivi dei soggetti decisionali, rafforzano le previsioni
del comportamento economico degli esseri umani. Neuroeconomia e
evidence-based policy Le sue ricerche indagano le basi neurobiologiche della
razionalità umana attraverso lo studio dei correlati neurali dei processi
decisionali in contesti economico-finanziari, con particolare attenzione al
ruolo svolto dalle emozioni, dal rimpianto, e dall'apprendimento sociale.
Parallelamente progetta ed esperimenta i modi in cui i risultati dell'economia
comportamentale e della neuroeconomia possono informare politiche
pubbliche più efficaci e basate sull'evidenza. Queste ricerche sono
oggetto dei corsi di Filosofia della scienza e di Economia cognitiva e
neuroeconomia che insegna all'università San Raffaele, e hanno altresì trovato
diffusione attraverso numerosi articoli divulgativi e due libri, Economia
emotiva e Trappole mentali. Il suo ultimo libro è Psicoeconomia di Charlie
Brown. Strategia per una società più felice. Saggi: “Sull'orlo della scienza,”
– Grice: “Must say that ‘orlo’ is a genial word, wish Popper knew it!” –Lakatos,
Feyerabend: Pro e contro il metodo, Cortina, Milano. Popper, Saggiatore-Flammarion, Milano, Lakatos.
Scienza, matematica e storia, Saggiatore, Milano, Decisioni mediche. Un
approccio cognitive, Cortina, Milano.
Critica della ragione economica. Tre saggi: McFadden, Kahneman, Smith,
Saggiatore, Milano, Economia cognitiva et sperimentale, Bocconi Editore, Milano
La dimensione cognitiva dell'errore in medicina, Fondazione Smith Kline,
Angeli, Milano Economia emotiva
(Emotional Economics), Rizzoli, Milano Trappole mentali, Rizzoli, Milano Mente,
Mercati, Decisioni. Introduzione all'economia cognitiva e sperimentale, Egea,
Milano Psico-economia di Charlie Brown.
Strategia per una società più felice, Rizzoli, Milano Alcuni articoli
scientifici, Lakatos between the Hegelian devil and the Popperian blue sea. In
Kampis, G., Kvasz, L., Stoeltzner, M. Considerazioni epistemologiche e
mitologiche sulla relazione tra psicologia ed economia, Sistemi intelligenti,
Il Mulino, Metodo e standard di valutazione in economia. Dall'apriorismo a
Friedman, Studi Economici, Milano. A fMRI Study, PlosONE', Vai in laboratorio e
capirai il mercato (con Francesco Guala) Prefazione a Vernon Smith, La
razionalità in economia. Tra teoria e analisi sperimentale, IBL, Milano.. Neuro-economia
e Teoria del prospetto, voci Enciclopedia dell'economia Garzanti, Milano. Investimente.
Test dell'investitore consapevole
Recensione di Hacking sulla The London Review of Books IlSole24Ore 22.5.//ilsole24ore. com/art/cultura/-05-18/motterlini-spinta-riforme--shtml?uuid=ADAaR2J
A Sito su matteo motterlini. CRESA, su cresa. I am strongly
inclined to assent to a principle which might be called a Principle of Economy
of Rational Effort. Such a principle would state that where there is a
ratiocinative procedure for arriving rationally at certain outcomes, a
procedure which, because it is ratiocinative, will involve an expenditure of
time and energy, then if there is a nonratiocinative, and so more economical
procedure which is likely, for the most part, to reach the same outcomes as the
ratiocinative procedure, then provided the stakes are not too high it will be
rational to employ the cheaper though somewhat less reliable non-ratiocinative
procedure as a substitute for ratiocination. I think this principle would meet
with Genitorial approval, in which case the Genitor would install it for use
should opportunity arise. On the assumption that it is cha~acteristic of reason
to operate on pre-rational states which reason confirms, revises, or even
(sometimes) eradicates, such opportunities will arise, provided the rational
creatures can, as we can, be trained to modify the relevant pre-rational states
or their exercise, so that without actual ratiocination the creatures
84 Paul Grice can be more or less reliably led by those pre-rational
states to the thoughts or actions which reason would endorse were it invoked;
with the result that the creatures can do, for the most part, what reason
requires without, in the particular case, the voice of reason being
heard. Motterlini. Keywords: critica della ragione economica, principle of
economy of rational effort, twice in Grice – in Reply, etc. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Motterlini” – The Swimming-Pool Library.
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