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Monday, December 30, 2024

GRICE ITALO A-Z M MO

 

Grice e Mosca:  a l’isola -- la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – la scuola di Palermo -- filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Palermo). Filosofo siciliano. Filosofo italiano. Palermo, Sicilia. Grice: “When Austin was defending the ‘man in the street,’ he was thinking Mosca!” -- Grice: “I like Mosca; he speaks of elites – Gellner speaks of elites, too!” -- Grice: “Do Italians consider Mosca a philosopher?” –  Saggi: “Sulla teorica dei governi e sul governo parlamentare,  Appunti sulla libertà di stampa, Questioni costituzionali, Le Costituzioni moderne; Elementi di scienza politica, Che cosa è la mafia, Appunti di diritto Costituzionale, Italia, Stato liberale e stato sindacale, Il problema sindacale,  Saggi di storia delle dottrine politiche, Crisi e rimedi del regime parlamentare, Storia delle dottrine politiche, Partiti e sindacati nella crisi del regime parlamentare, Ciò che la storia potrebbe insegnare. Scritti di scienza politica (Milano), Il tramonto dello Stato liberale (a cura di A. Lombardo, Catania) Scritti sui sindacati (a cura di F. Perfetti, M. Ortolani, Roma) Discorsi parlamentari (con un saggio di Panebianco, Bologna. Appunti di diritto costituzionale dall’Enciclopedia Giuridica Italiana. Milano.  La genesi delle cottituzion imoderne. Cenni storici sulla scienza del diritto costituzionale. Definizione dello stato e della sovranità. Condizioni sociali che prepararono il regime rappresentativo. Dottrine politiche che integrano l'azione del dizioni sociali. La costituzione inglese e sua importanza con  dello di tutte le costituzioni moderne. Origini. Ordinamenti politici ed amministrativi dell'Inghilterra. La prima rivoluzione inglese. La restaura:   Vhabecis corpus. La seconda rivoluzione inglese. Il seconc   dei diritti e Patto di stabilimento. Lo svolgimento della costituzione inglese nel  decimottavo.  Lo statuto albertino.  Caratteri delle prime costituzioni moderne. più dirette dello statuto albertino. Il re. Sue prerogative e norme della succezione monarchica. Il gabinetto, i ministri ed il presidente del consiglio. La responsabilità penale dei ministry. La formazione delle due Camere. Varii sistemi  di suffragio.  La legge elettorale politica. Prerogative e funzioni dell» due Camere. Dell’ordine giudiziario. Dei diritti individuali. Dei rapporti fra la chiesa e lo stato. Lo studio del diritto pubblico in genere e del  diritto costituzionale in ispecie richiede anzitutto  la definizione esatta di certi concetti che, per quanto  non nuovi, non hanno acquistato ancora un significato preciso e determinato e nello stesso tempo  accolto da tutti. Il concetto di Stato, che è il più fondamentale  di tutti, venne ad esempio elaborato fin dalla classica antichità e corrisponde a ciò che i greci chiamavano “polis” ed i romani “respublica”. Eppure anche oggi si disputa sulla origine e la natura  dello stato. Fra tutte le definizioni dello stato la migliore mi sembra quella che lo fa consistere nella organizzazione politica e giuridica di un popolo entro  un determinato territorio, ma anche essa ha bisogno di spiegazioni e commenti.  Quando si dice infatti organizzazione politica di  un popolo, s' intende quella di tutti gli elementi che dirigono politicamente un popolo ossia esercitano funzioni statuali. Nello stato moderno perciò vanno  compresi non solo tutti i pubblici funzionari, tenendo conto pure di quelli fra costoro che non  sono pubblici impiegati, ma anche i membri del parlamento ed i consiglieri provinciali e comunali;  e perfino gl’elettori politici e comunali, quando  sono convocati nei comizi, esercitano funzioni statuali e perciò fanno parte dello stato. Ma per quanto in una organizzazione statuale  democratica lo stato comprende, almeno  giuridicamente dappoiché in fatto le cose vanno diversamente, la parte maggiore della società, pure questa non si confonde mai intieramente collo stato. Perchè anche nei paesi dove vige il suffragio universale vi sono molti individui che pur fanno parte  del sociale consorzio, come le donne, i minorenni  e coloro che per condanne sono esclusi dal suffragio, i quali in nessun caso partecipano alle funzioni politiche o statuali.  Ma se lo stato non è la società, esso essendo  costituito dal complesso di tutti gl’elementi che  partecipano alla direzione politica di questa non è certo al di fuori della società. Il cervello non è tutto  il corpo umano, ma ne fa parte e senza di esso il  corpo umano non può vivere. Bisogna però notare  che la vita del corpo sociale ha delle analogie  non delle identità con quelle dell'individuo umano.  Infatti in questo ogni singola cellula è fissata nell'organo di cui fa parte, mentre negl’organismi sociali più perfezionati, nei quali le funzioni statuali sono suddivise in vari organi le cui attribuzioni sono giuridicamente limitate, vediamo spesso che il medesimo individuo fa parte dello stato nell'esercizio della sua pubblica funzione e é sem-plice membro della società al di fuori della sua  funzione e di fronte a tutti gli altri organi dello stato. Ciò accade tanto al semplice elettore che  al magistrato ed allo stesso membro del parlamento, se non vogliamo tener conto per i due ultimi delle poche speciali prerogative che mirano a  salvaguardarne l'indipendenza nell'esercizio delle  loro funzioni. Molti filosofi considerano intanto lo stato e la  società come due enti che per necessità vivono in  continuo antagonismo, per alcuni anzi lo stato è  il perpetuo nemico della società. Dopo quanto si è  scritto risulta evidente che il loro concetto è per lo  meno inesatto e sopratutto è difettoso perchè contribuisce piuttosto a confondere che a chiarire le  idee che si possono avere sull'argomento. Nondimeno esso non è del tutto falso e può essere anzi  riguardato come una interpretazione sbagliata di  una condizione di cose in tutto od in parte verace.  È indiscutibile infatti che in una società vi possono essere elementi dirigenti che dalla costituzione in vigore sono tenuti lontani dalla organizzazione statuale. Ed allora naturalmente vi è una lotta fra questi elementi e quelli già accolti entro lo stato che può assumere la parvenza di una lotta fra stato  e società. E può anche accadere che i progressi del  senso morale e giuridico di una società abbiano oltrepassato quel livello che si era aggiunto nel  momento della formazione del suo organismo politico. Sicché questo, rimasto arretrato, permette  ai rappresentanti dello stato un'azione che riesce vessatoria ed arbitraria per gli altri membri della società.  Ma in sostanza i periodi di antagonismo acuto  fra gl’elementi statuali e quelli extra-statuali di una  società possono essere considerati come eccezionali e sogliono ordinariamente precedere le grandi  rivoluzioni. Tutto quanto si è detto spiega perchè lo stato sia l'organizzazione politica di un popolo. Se si tiene poi presente che, in tutti i paesi che hanno raggiunto un certo grado di civiltà, le condizioni in base alle quali si arriva all'esercizio delle funzioni statuali ed i limiti di queste funzioni sono determinati dalla LEGGE si vede facilmente come  questa organizzazione sia non solo politica ma anche giuridica; perchè essa crea fra i diversi organi  dello stato e fra coloro che esercitano le funzioni statuali ed i semplici cittadini una serie di rapporti giuridici. Questi rapporti nascono in base ad una facoltà  che lo stato esclusivamente possiede: la sovranità. La sovranità consiste nel potere di conchiudere convenzioni e trattati con un’ altro stato e di creare il diritto e farlo eseguire in tutto  il territorio sottoposto allo stato.  I filosofi, educati quasi esclusivamente alle concezioni del diritto privato, si sono spesso trovati  in qualche imbarazzo riguardo a questo attributo della sovranità. Essi stentano a spiegaisi  come e perchè l'ente che ha facoltà di fare la legge, di modificarla e disfarla e *sottoposto* alla legge. Per darsi ragione di questo fatto i filosofi hanno ricorso a tante ipotesi, fra le quali la  più divulgata è quella che lo stato a sorto in  base ad una convenzione, ad un “contratto”, ad un  atto giuridico tacito od espresso, ma ad ogni modo consentito da coloro che fanno parte del consorzio sociale sul quale esso esercita la sua sovranità.  Prendendo a base il concetto che già si è adottato sullo stato e dei suoi rapporti  con la società non riesce difficile di risolvere la difficoltà accennata. Già fin dal tempo dei filosofi e giureconsulti romani si distinsero nello stato due personalità -- una di diritto PRIVATO, per la quale esso potea contrarre obbligazioni come ogni altra persona giuridica -- ed un'altra di diritto PUBBLICO che  gli confere l'esercizio dei poteri sovrani. L'esercizio di questi poteri produce la conseguenza che lo Stato impone a tutti i cittadini degli obblighi, come ad esempio quello dell'imposta e del servizio militare, senza offrire in cambio alcun corrispettivo diretto. Senonchè è da osservare che nelle forme di stato più perfezionato e sopratutto nello stato  rappresentativo moderno, quando si tratta d'imporre questi obblighi e di esercitare in genere la  funzione sovrana per eccellenza, che è quella di  fare le leggi, è necessario il consenso del capo dello stato e di tutte quelle forze politiche che son  rappresentate nei due rami del parlamento. Nel  momento nel quale, collettivamente e nelle forme  volute, gl’elementi ai quali è affidato il POTERE LEGISLATIVO esercitano questa funzione, essi sono sovrani, cioè, SUPERIORI alla legge perchè la fanno  e la disfanno, in tutti gli altri momenti ed individualmente sono soggetti alla sovranità, cioè all'impero della legge. A guardarci bene nello stato moderno ciò non rappresenta una vera anomalia, perchè anche nell'esercizio delle altre funzioni statuali gl’elementi  che le disimpegnano agiscono, sia individualmente  che collegialmente, in nome dello stato e lo rappresentano nei limiti delle loro attribuzioni. Mentre sono completamente soggetti alla sovranità  dello stato in qualunque *altra* manifestazione della  loro attività personale. Tanto i membri del POTERE GIUDIZIARIO che gl’agenti del POTERE ESECUTIVO si  trovano infatti nelle condizioni accennate, colla differenza però che, quando esorbitano dalla loro funzione ed anche nell'esercizio della loro funzione, è sempre possibile di esercitare sopra di essi un controllo che riesce malagevole, se non impossibile, di fronte al potere legislativo.   Sia a causa di una lontana parentela. etnica, sia   perchè l'influenza delle vicine colonie greche dell’ Ita-  lia meridionale avrebbe agito efficacemente fin dal se-  sto secolo avanti l’era volgare, certo è che l’organiz-  zazione politica delle città italiche, all’inizio dell’epoca  storica, presenta molte analogie con quella dello stato-  città ellenico.   In Roma infatti, che è la più nota fra le città  italiche, troviamo in origine il Re, il Senato composto  nei tempi più antichi dai capi delle diverse genti pa-  trizie, ed i Comizi, ossia l’assemblea del popolo. Abo-  lita come in Grecia la regalità ereditaria e sostituita  ad essa il consolato e le altre magistrature temporanee,  elettive e quasi sempre multiple, sorse presto anche a  Roma la lotta tra l’antica cittadinanza patrizia, costi-  tuita da coloro che facevano parte delle antiche genti  e la nuova cittadinanza plebea, composta a preferenza  dai discendenti degli stranieri domiciliati e dei servi  liberati. E per un certo tempo pare che due città coesiste nell’urbe, con magistrature speciali all’una  ed all’altra, finchè si fusero quasi intieramente con una costituzione che ricorda molto il tipo ellenico della città-stato, ma che si distingue da essa per alcune particolarità originali. Le principali sarebbero la maggior  facilità con la quale veniva accordata gradatamente la  cittadinanza, od una semicittadinanza, alla parte migliore dei popoli vinti, il mantenimento di tutti i diritti di cittadinanza ai coloni che si spedivano in siti  abbastanza lontani dalla capitale, ed infine il carattere  spiccatamente aristocratico che conservò fino all’ultimo  secolo della repubblica la costituzione romana rispetto  a quella di quasi tutte 1é città greche. Infatti il Senato romano nell’epoca storica era com-  posto da coloro che erano scelti dal censore fra le persone che avevano esercitato cariche elevate, e solo in  un'epoca relativamente recente i Comizi centuriati fu-  rono riformati in maniera da togliere in essi la pre-  ponderanza alle classi altamente censite ed accanto at  Comizi centuriati furono ammessi i Comizi tributi, nei  quali prevaleva il numero sul censo. Però la legge non  poteva essere approvata se non nelia forma precisa con  la quale i magistrati l'avevano proposta, ed il Senato  romano ebbe attribuzioni ed autorità assai più larghe  di quelle concesse ai corpi analoghi che si potevano  trovare in qualche città ellenica. Ed in quanto alle  cariche elettive il costume, più che lia legge, impedì  sino agli ultimi tempi della repubblica che fossero conferite a veri popolani. Infatti il tribunato militare, che  era il primo gradino che dovevano salire coloro che  aspiravano alla carriera politica, fino alla fine della repubblica non fu praticamente accessibile che ai membri dell’ordine equestre, i quali dovevano possedere  un censo piuttosto elevato. Ma quando Roma, dopo avere sottomesso l'Italia,  ebbe conquistato quasi tutte le terre bagnate dal Mediterraneo apparì chiaramente che la costituzione della città-stato, sia pure modificata nel modo accennato,  non poteva più funzionare. Infatti la lontananza della.  grande maggioranza dei cittadini era di ostacolo alla  regolare e pronta riunione dei Comizi nel foro, i quali  in ultimo non furono più frequentati che dalla pleba-  glia che abitava nell’ Urbe. Inoltre diveniva impossibile di conservare l’annualità delle cariche più elevate  quando i consoli dovevano fare un lungo viaggio per  recarsi nelle lontane province. Oltre a ciò era avvenuto un profondo rivolgimento nella distribuzione della proprietà fondiaria, poichè  questa si era a poco a poco accentrata nelle mani di  un piccolo numero di latifondisti, e quindi era gradatamente diminuita quella classe di piccoli proprietari  che per lungo tempo aveva costituito il nerbo degli:  eserciti romani. Per riparare a questa deficienza furono promulgate due leggi: una proposta da Caio GRACCO, mediante la quale l’armamento non era più a carico del soldato, ma veniva.  pagato dal pubblico erario, e l’altra proposta da Caio MARIO, il riformatore dell’organizzazione militare romana, con la quale ve-.  nivano ammessi nelle legioni non solo i proletari ma  anche i figli dei liberti. Conseguenza di queste leggi e delle guerre lunghe e lontane fu che all’esercito cittadino si andò  mano mano sostituendo un esercito di soldati di mestiere, reclutati negli strati più bassi della popolazione,  e praticamente il comando (imperium), prima corcesso  solo temporaneamente e con possibilità di revoca ai  comandanti delle legioni, divenne illimitato e si protrasse per molti anni; sicchè i soldati divennero facili  strumenti dei loro capi sostenendone gli ambiziosi di-  segni a patto di partecipare ai vantaggi della vittoria.  In questa condizione di cose bisogna ricercare una delle principali origini delle guerre civili, che ebbero come conseguenza un sensibile spostamento della proprietà  privata; perchè durante la prima, e soprattutto durante  la seconda proscrizione, molte furono le terre che ven-  nero tolte ai ricchi ed ai medii proprietari e furono distribuite ai soldati, cioè ai proletari armati.  Viva è stata una disputa fra alcuni storici moderni,  perchè alcuni sostengono che OTTAVIANO vuole creare una nuova forma di governo, sostituendo l’impero alla  Repubblica, mentre altri invece opinano che egli volle  conservare la forma repubblicana ritoccandola dove e necessario. A noi la questione sembra, in tali termini, posta  male; perchè le persone non troppo addentro nello studio dell’istituzioni romane potrebbero in tal modo supporre che la repubblica in Roma antica fosse una  forma di governo presso a poco uguale alle moderne  repubbliche e che l'impero d’OTTAVIANO ha molta somiglianza con gl’imperi moderni. La verità è che  OTTAVIANO vide che l’antica costituzione dello stato-città  non puo più funzionare dopo che Roma aveva soggiogato tutte le coste del Mediterraneo e che i cittadini romani sono diventati milioni e perciò aggiunse a  quelli antichi nuovi e più efficaci organi di governo,  adattando pure, per quanto era possibile, gl’organi  antichi ai bisogni nuovi. Quindi i comizi come organi legislativi comincia-  rono ad andare in disuso, sebbene Augusto abbia fatto  .da essi approvare due importanti leggi tutelatrici del-  l'istituto familiare, cioè la legge Papia Poppea de  maritandis ordinibus e la legge Julia de adulteriis.  L’ultima legge approvata dai comizi, di cui si ha notizia, è una legge agraria di NERVA (si veda). La funzione legislativa dei comizi passò all’ Imperatore ed al Senato, il quale emanava Senatus consulta  aventi forza di legge. Però le antiche prerogative di  questo corpo politico furono notevolmente limitate; in-  fatti gli affari finanziari e la politica estera, che erano  stati di sua competenza, furono in buona parte affidati  all’ Imperatore! Le province dell’impero furono divise in imperiali  e senatorie; le une erano amministrate direttamente  dall’ Imperatore mediante funzionari da lui nominati,  le altre da funzionari nominati dal Senato. È da notare che le province imperiali erano quasi tutte ai confini dell'impero ed in esse risiedevano le legioni delle  quali era generalissimo l’imperatore, il quale aveva conseguentemente nelle sue mani la forza militare, e nelle  province imperiali, dove vi era un governo militare,  esercita un’autorità assoluta. A Roma e nelle province senatorie l’mperatore  era un magistrato civile, però cumulava in sè tante  cariche che la sua volontà era preponderante. Le antiche magistrature repubblicane furono quasi tutte con-servate, ma, accanto ad esse, si istituirono nuove e  più efficaci ciriche, coperte da semplici cavalieri o dai  liberti dell’ Imperatore, che dipendevano direttamente  da lui. Così a poco a poco la burocrazia imperiale  Nella civiltà. antica non si riscontra quella netta suddivi-  sione di attribuzioni fra i diversi organi sovrani che, almeno teoricamente, esiste oggi nei paesi di civiltà europea ed americana;  poichè spesso la stessa attribuzione, come ad esempio il potere  legislativo, veniva a vicenda esercitata da due organi diversi. Di,  fatto poi a Roma, nei primi due secoli dell'impero, i poteri del  Senato si allargavano e restringevano secondo la volontà degli  imperatori; più rispettosi essendo in generale dell’autorità del  Senato quelli che lasciarono un buon nome, come ad esempio  TRAIANO (si veda), meno assai quelli che furono dai contemporanei e dai  posteri giudicati malvagi. oa  soppiantò le antiche magistrature, che divennero col  tempo puramente onorifiche.   Rimase soltanto, come traccia e ricordo dell’antico  regime politico, la /ex regia de imperio per la quale  nominalmente era il Senato, come rappresentante del  popolo romano, che conferiva all'Imperatore la sua  potestà; sebbene di fatto era il favore ed il disfavore  dei pretoriani e poi delle legioni che creava ed abbat-  teva gli imperatori. Ad ogni modo la legge citata fa-  ceva sì che, fino alla fine del terzo secolo dopo Cristo,  la costituzione dell'impero romano si poteva distin-  guere da quella degli antichi imperi orientali, nei quali  il sovrano era tale per delegazione del Dio nazionale  O per privilegio ereditario della sua famiglia. Di questo concetto relativo all’origine dell’autorità dell’ imperatore romano si trova ancora il ricordo nelle Pandette di GIUSTINIANO; e GREGORIO Magno, scrivendo all’ imperatore d’Oriente, affermava che mentre i sovrani stranieri  (reges gentium) erano signori di servi, gl’imperatori  romani (imperatores vero reipublicae) comandavano  ad uomini liberi. Uno dei punti più deboli della costituzione impe-  riale romana fu la incertezza della regola di successione,  la quale faceva sì che nascessero frequenti lotte fra i  diversi pretendenti al trono. I primi cinque imperatori  appartenevano per sangue o per adozione alla famiglia  Giulia Claudia, spentasi questa con NERONE; dopo un anno di guerre civili sottentra con tre imperatori, Vespasiano, TITO e Domiziano,  la famiglia Flavia. Con quell’anno prevale  il costume dell’adozione, mediante il quale l’imperatore vivente designava il successore e, mercè questo.    costume, si ebbe una serie di buoni imperatori. In quell’anno si tornò alla successione naturale,  perchè ad ANTONINO (si veda) succedette l’indegno suo figlio COMMODO (si veda) e, dopo che questi fu ucciso, nel 192 dopo  Cristo, ricominciarono le guerre civili fra i candidati  alla successione, sostenuti ognuno dalle proprie legioni,  e con il ricominciare di queste lotte si manifestarono  i primi indizi della decadenza dell’ impero e della ci-  viltà antica. Le dottrine politiche dei filosofi romani non  sono molto originali. I romani, uomini eminentemente  d'azione, amano poco di teorizzare. Inoltre nell’ultimo secolo della Repubblica, epoca torbida di lotte  civili, le teorie servivano poco. Sotto l’ Impero manca il fine pratico per l’indagine teorica dei problemi  politici. Ad ogni modo fra i filosofi romani nei quali  si trovano pensieri che hanno rapporti con la vita politica si può anzitutto ricordare LUCREZIO (si veda), il quale  nel suo poema De rerum natura dopo aver ammesso  l'esistenza degli Dei, i quali però non si occuperebbero  delle cose di questo mondo, ricerca le origini degl’ordinamenti politici. Afferma che in principio gl’uomini si riunirono  in città sotto capi scelti tra i più forti ed i più prestanti, poichè questo è il significato che bisogna dare all’aggettivo pulcher che LUCREZIO usa; costoro degenerando abusarono del loro potere raccogliendo nelle  loro mani tutte le ricchezze e suscitando così la ribellione dei governati, la quale avrebbe provocato uno  stato di anarchia che avrebbe reso necessaria la for-  mulazione delle leggi e l'elezione dei magistrati. Come facilmente si vede vi è in queste teorie  molto eclettismo e si sente in esse l’ influenza di Platone e di Polibio. SALLUSTIO (si veda) nella sua De bello jugurtino mette in bocca a CAIO MARIO una violenta invettiva  contro l’aristocrazia romana, inoltre nella descrizione  che fa della congiura di CATILINA mette in evidenza in  maniera efficacissima la corruttela della vita politica  romana negl’ultimi tempi della repubblica. Altro filosofo che si occupa anche di politica e CICERONE che nel De republica, nel De legibus e nel De officiis esamina le tre tradizionali forme di governo,  affermando la sua preferenza per un governo misto nel  quale le tre forme erano fuse. Appare in ciò chiaramente l’ influenza di Polibio. Oltre a ciò CICERONE parlando della schiavitù non ammette la teoria aristotelica  della disuguaglianza degl’uomini, ma la giustifica con  un principio di diritto internazionale, affermando cioé  che nella guerra i vinti ai quali si lascia la vita diventano servi. Intanto è giusto ricordare che CICERONE tratta assai umanamente i suoi schiavi, specialmente quelli colti che venneno dall’Oriente, e difatti sono molto affettuose le lettere che scrive al suo liberto e collaboratore Tirone. Seneca, basandosi sulla distinzione fra diritto naturale e diritto civile, sostenne che la schiavitù non  e giustificabile dal punto di vista del diritto naturale,  ma lo e in base al diritto civile. TACITO nell’annali dice incidentalmente che i governi misti di monarchia, aristocrazia e  democrazia è più facile che siano lodati anzichè effettuati e che, se sono effettuati, non durano. Non sembra che TACITO sia stato repubblicano nel senso che  avrebbe desiderato il ritorno all’antica forma di governo anteriore a GIULIO Cesare e ad OTTAVIANO, egli e soltanto avverso ai cattivi imperatori e lodava quelli buoni,  che hanno saputo conciliare il principato con la libertà, cioè col rispetto delle leggi e dell’autorità del senato. Il più grande contributo alla elaborazione della civiltà antica lo diede la Grecia, ma fu merito di Roma  l’avere esteso i risultati della cultura ellenica a buona  parte dell’Asia, all'Africa settentrionale ed a tutta quella  parte dell’ Europa che sta a mezzogiorno del Danubio  e ad occidente del Reno e perfino alla parte meridio-  nale della Gran Bretagna. E merito anche maggiore  di Roma fu quello di avere introdotto, dovunque esten-  deva il proprio dominio, leggi, idee e costumi presso  a poco uguali, sostituendo, senza apparente coazione,  in Occidente IL LATINO, in Oriente il greco, alla MOLTITUDINE DEI LINGUAGGI BARBARICI e facendo col tempo sparire ogni distinzione fra vincitori e vinti, conquistatori,  e conquistati. Poichè con l’editto di CARACALLA si estende la cittadinanza romana a  quasi tutti i provinciali, completando così quella unità  politica e morale di tanta parte del mondo civile, che,  dall’ora in poi, non è stata più raggiunta. Urbem fecisti quod prius orbis erat. Così canta il poeta gallico Rutilio Namaziano al  principio del quinto secolo dell’era volgare, riassumendo  in poche parole l’opera grandiosa che nel corso di parecchi secoli Roma aveva compiuto. La ricerca delle cause che produssero la caduta  dell'Impero romano d'Occidente è ancora uno dei più oscuri problemi fra quelli che presenta la storia. Poichè  non si tratta soltanto di spiegare il crollo di un organismo politico, ma la dissoluzione, sia pure non completa ma certamente profonda, di una civiltà. Una osservazione, che forse finora non è stata fatta, è quella  che riguarda la China e fino ad un certo punto l’ India,  paesi la cui civiltà ha avuto pochi contatti con quella  ellenica e romana, e nei quali, pur essendosi succedute  parecchie invasioni barbariche, i conquistatori, in capo  ad un paio di generazioni hanno assorbito la civiltà  dei vinti e questa ha continuato il suo corso senza che  la decadenza sia stata lunga e molto sensibile. Ciò che  non è avvenuto alla caduta dell'Impero romano d’ Oc-cidente, ragione per la quale si può supporre che essa  sia principalmente dovuta a cause interne. È già noto che i primi gravi sintomi della crisi  si ebbero nel terzo secolo dopo Cristo e che essi sono  visibili perfino nell’arte e nella letteratura, che manifestano un notevole decadimento del gusto e del pensiero. Si è pure accennato alla mancanza di una norma  regolatrice della successione al trono che diede occasione ad una serie di guerre civili, durante le quali  qualche volta si ebbero tanti imperatori quante erano  le province importanti. Contemporaneamente ebbero  luogo le prime irruzioni dei barbari, che sparsero la  desolazione nella Gallia e nella penisola balcanica ed  arrivarono un momento perfino nell'alta Italia. Gl’imperatori Illirici Claudio secondo, Aureliano,  Probo, Caro ed in ultimo Diocleziano riuscirono a respingere i barbari pur abbandonando loro la Dacia e  quella parte della Germania che era ad oriente del  Reno e si estendeva fino alle sorgenti del Danubio;  poi Diocleziano per rinforzare il potere centrale compiè l’evoluzione già iniziata da Settimio Severo e diede  all'impero il carattere di una monarchia assoluta di tipo orientale, trasformando anche in questo senso l’e-  tichetta di corte. Egli cercò pure di fissare le norme  per la successione al trono in maniera da evitare le  guerre civili, mercè la coesistenza di due Augusti e  di due Cesari che si rinnovavano per cooptazione. Ma,  dopo il ritiro di Diocleziano, si rinnovarono le guerre civili, finchè Costantino ristabili l’unità dell’impero,  che però durò poco e, dopo varie vicende, si spezzò  definitivamente alla morte di Teodosio. Durante tutto il quarto secolo dell’era volgare e  nei primi decenni del quinto la dissoluzione politica,  economica e morale dell'Impero romano di Occidente  si aggravò sempre più fino a diventare un male irreparabile. Come già si è accennato è difficile di accertare quale sia stata la causa prima di questa decadenza,  dovuta probabilmente ad un complesso di cause, prevalentemente di natura interna, alcune delle quali sono  abbastanza note. E prima di tutto bisogna segnalare la diminuzione  della popolazione dovuta, oltre che a qualche irruzione  dei barbari, alle frequenti pestilenze ed alle carestie. Nè l’igiene pubblica nè il sistema dei trasporti erano  allora così perfezionati da potere prevenire le stragi  delle une e delle altre. Si aggiunga che la natalità era  scarsa, perchè il cristianesimo non era ancora così diffuso nelle plebi rurali da sradicare l’uso del procurato  aborto e dell’esposizione degli infanti. La diminuzione  della popolazione produsse naturalmente l'abbandono  della coltura di molti campi, alla quale si cercò di riparare coll’istituzione del colonato, che legava l’agricoltore ed i suoi figli alla terra, rimedio artificioso ed  insufficiente. Altra causa e la decadenza della classe media,  dovuta soprattutto all’eccessivo fiscalismo. Oltre alle  dogane ed alla imposta del cinque per cento sulle eredità, il maggior provento del fisco imperiale consisteva  nell’imposta sulla proprietà terriera. Essa veniva ripar-  tita mediante il sistema del contingente, in base al  quale il governo centrale stabiliva l'onere di cui era  gravato ogni municipio. Della riscossione erano incaricati i decurioni, ossia i membri del consiglio muni-  cipale reclutato fra i maggiori censiti, i quali erano  tenuti a ricoprire con le loro sostanze la differenza fra  la somma stabilita e quella realmente riscossa. I grandi  proprietari residenti a Roma o nelle ‘principali città  dell'impero si facevano esentare facilmente dal decu-  rionato, che così ricadeva tutto sulle spalle dei medi  e piccoli proprietari e li rovinava.   Si aggiunga che l’incertezza del valore della moneta doveva contribuire ad aggravare la crisi economica.  Durante il periodo dell’anarchia militare, nella seconda  metà del terzo secolo, si era cominciato a coniare mo-  neta falsa, mescolando nelle zecche dello Stato del  piombo all’argento e qualche volta all’oro. Natural-  mente nel commercio queste monete erano accettate  per il loro valore reale con un conseguente rincaro dei  prezzi. DIOCLEZIANO cerca di ripararvi con un’unica tariffa che stabiliva in tutto il territorio dell'impero i  prezzi massimi di tutte le derrate e di tutti i servizi.  Ma ciò era assurdo, perchè fra le altre cose era im-  possibile che una derrata avesse lo stesso prezzo in:  tutte le parti del vastissimo impero, sicchè, malgrado  le gravi pene comminate a chi la violava, la tariffa  non fu applicata.  È noto anche che in molte parti dell’impero il  brigantaggio era una piaga permanente e contribuiva.  a turbare la sicurezza dei beni e ad impoverire a pre-  ferenza il medio ceto, perchè i ricchi si difendevano con le loro guardie private ed i poveri erano difesi  dalla loro stessa povertà. Ma soprattutto ciò che aggravava le conseguenze  degli errori del governo e rendeva inefficaci quei provvedimenti che sarebbero stati utili fu la corruzione della.  numerosissima ed invadente burocrazia, la quale, dopo  il terzo secolo, avea conquistato sempre maggiori poteri a Scapito delle libertà individuali e delle autonomie  municipali. Gli storici ricordano qualche caso tipico  di questa corruzione. Quando i goti, sospinti dagl’unni, chiesero verso la fine del quarto secolo di sta-bilirsi nel territorio dell'impero a mezzogiorno del Danubio, gli imperatori accolsero la loro domanda, e promisero loro viveri per un anno e sementi per coltivare  la terra a patto che consegnassero le armi. Or i funzionari incaricati di questo servizio li derubarono dei  viveri e delle sementi, e, lasciandosi corrompere dai  loro doni, lasciarono loro le armi. Sicchè i barbari si  ribellarono, devastarono la penisola balcanica e sconfissero ed uccisero in battaglia l’ imperatore VALENTE (si veda). Altrò caso tipico di corruzione burocratica fu quello  narrato dallo storico Ammiano Marcellino a proposito  di una serie di inchieste che ebbero luogo in Tripolitania.  Senonchè tutto ciò spiega solo in parte la caduta  dell’ Impero romano d'Occidente e, fatto più grave di  questa caduta, la grandissima decadenza, per non dire  la dissoluzione, della civiltà antica. Perchè in ogni  paese civile ed in ogni generazione, accanto alle forze  dissolvitrici, vi sono sempre quelle conservatrici e ricostituenti, rappresentate dai caratteri nobili e devoti  al pubblico bene; ed uomini di questo carattere non  mancavano nella società romana nel quarto e quinto  secolo dell’era volgare, tanto vero che la Chiesa ebbe  allora una serie di uomini superiori, come indiscutibilmente furono sant’Ambrogio, son Girolamo, sant’Agostino, Paolino di Nola, Salviano, Paolo Orosio, ecc. Ma questi uomini superiori per ingegno e moralità  non ritardarono la caduta dell'Impero romano d’Occidente perchè facevano parte della gerarchia ecclesiastica; nella quale, sebbene non facesse difetto il  patriottismo, la salvezza dei corpi era posposta a quella  delle anime. All’ideale pagano (partecipazione attiva  alla vita dello Stato, sentimento del dovere civico e  militare, concezione immanentistica della vita), si so-  stituiva, in gran parte e necessariamente, quello cristiano (disinteresse per le cose di questo mondo e quindi  anche per lo Stato, aspirazione alla beatitudine eterna, concezione trascendentale della vita, considerata come  un esilio, un passaggio, un ostacolo al raggiungimento  della perfezione cristiana). Veniva cioè dissolvendosi  quell’ insieme di idee e di sentimenti che sino ad allora aveano diretto l’azione della civiltà antica e per-  ciò veniva a mancare quella forza morale che è il coefficiente essenziale degli sforzi collettivi di ogni società umana, e tale mancanza doveva di conseguenza  produrre, sotto la spinta di un urto esteriore un po’  grave, la dissoluzione dell’organismo politico e della  civiltà che erano da quella forza morale vivificati e sostenuti. Così morì l’ Impero romano d’Occidente, che, meno favorevolmente situato di quello d’Oriente, ebbe inoltre la sventura di essere assalito ed invaso dai barbari proprio nel periodo più acuto della crisi morale, occasionata dal diffondersi del Cristianesimo fra la sua  classe dirigente; mentre l'Impero d’Oriente ebbe il  tempo di reintegrare le proprie forze materiali e morali, di superare il momento peggiore della crisi e  potè ancora durare per quasi un millennio. Colà il  Cristianesimo, diventato nel sesto secolo dell’era volgare e nei susseguenti religione nazionale dell’impero, contribuì ad accrescerne la forza ed a mantenerne la compagine di fronte agli attacchi prima dei Persiani,  poi degli Arabi e per lungo tempo dei Barbari del settentrione. Nè bisogna dimenticare che a cominciare  dagli inizi dell’ottavo secolo la lotta contro il culto  delle immagini fu l’effetto, nella società bizantina, di  una reazione dell'elemento laico contro l’ascetismo ed  il monachismo. Gaetano Mosca. Mosca. Keywords: implicatura, mafia. Stato liberale, stato sindacale, regime parlamentare, partito e sindacato. Refs.: H. P. Grice: “Mosca’s liberalism;” Luigi Speranza, "Grice e Mosca," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.

 

Grice e Motta: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – la scuola di Vercelli -- filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Vercelli). Filosofo piemontese. Filosofo italiano. Vercelli, Piemonte. Grice: “If Mill’s claim to fame is to some his examination of Mill, Motta’s claim to fame is his examination of Rosmini!” -- Il conte Emiliano Avogadro della Motta. Nacque dal conte Ignazio della Motta e da Ifigenia Avogadro di Casanova, entrambi appartenenti a nobili famiglie di vassalli e visconti, i cui antenati risalgono a poco oltre il mille. Tra gli Avogadro vi fu anche Amedeo, inventore della legge sui fluidi. Frequenta con profitto gli studi e si laureò in utroque iure, ma proseguì lo studio in diverse aree della teologia e della filosofia, trasformando le dimore familiari in piccole accademie dove giuristi, filosofi, studiosi di diritto canonico e vescovi si riunivano, per discutere vari argomenti ed approfondire la filosofia moderna e i diversi aspetti del nascente socialismo.  Ricevette l'incarico, che già fu del padre, di riformatore degli studi del Vercellese e in un'epoca in cui si guardava ancora con diffidenza all'istruzione delle classi popolari, egli visitava ciclicamente le scuole d'ogni ordine, scegliendone accuratamente gli insegnanti, convinto che l'istruzione e l'educazione fossero un diritto di tutti e dovessero procedere simultaneamente. Assunse la carica di Consigliere di Formigliana e continuò a dedicarsi allo sviluppo culturale della natia Vercelli, ove fondò la Società di Storia Patria, per incrementare gli studi sul glorioso passato della città. Divenne membro del Consiglio Generale del Debito Pubblico e più tardi sindaco di Collobiano e “Consigliere di Sua Maestà per il pubblico insegnamento” La sua notorietà varcò i confini del Piemonte, allorché ricevette l'eccezionale invito di partecipazione alla fase preparatoria della definizione del dogma dell'Immacolata e le sue riflessioni ebbero un seguito fra alcuni importanti gesuiti, come il direttore de La Civiltà Cattolica, che fece dono a Pio IX del Saggio intorno al socialismo. Azeglio, richiamandosi a M., espresse la propria preferenza per una condanna esplicita di tali errori, da includere nella bolla di definizione del dogma, ma l'autore sollecitò apertamente la distinzione di due argomenti (definizione del dogma e condanna degli errori) dalla portata tanto diversa e lo stesso Pio IX incaricò la Commissione, che aveva già lavorato sulla definizione del dogma, di esaminare gli errori moderni e di preparare il materiale necessario per la bolla e chiese al cardinale Fornari di invitare formalmente alcuni laici a collaborare. Avogadro fu l'unico laico italiano ad essere interpellato e inviò a Roma una risposta singolare e ricca di argomentazioni. Ben presto la Commissione incaricata abbandonò la trattazione univoca dei due argomenti e la solenne definizione su Maria sarà fatta da Pio IX, mentre l'esame degli errori si trascinerà per altri dieci anni, mentre prevaleva in ambito ecclesiastico l'idea di una severa condanna.  Attività parlamentare Diventò membro attivo nella vita politica, quale deputato eletto nel collegio di Avigliana e operò nelle file dello stesso schieramento politico della Destra. La proposta avanzata in Parlamento di ridurre il numero delle feste, indusse Avogadro a scrivere un apposito opuscolo, per difendere la dignità dell'uomo che, in quanto essere intelligente e creativo, «senza tempo libero non vive da uomo, e mal lo conoscono gli economisti che altro non sanno procacciargli se non “lavoro e pane”». In Parlamento prendeva spesso la parola contro il progetto di legge che prevedeva l'obbligo del servizio militare e criticò la cessione di Nizza e Savoia alla Francia, smascherando le reali intenzioni che sull'Italia nutriva l'ambiguo Napoleone III.  Riceve la decorazione della Croce di Ufficiale dei Santi Maurizio e Lazzaro e continuò a scrivere, oltre a collaborare con l'Armonia, l'Unità cattolica, l'Apologista, il Conservatore, rivista quest'ultima stampata a Bologna e di cui è ritenuto uno dei fondatori e collaboratori. Muore in Torino”, come annotano diversi giornali e riviste, non ultima La Civiltà Cattolica, che gli dedicò un sentito necrologio. Saggi: “Saggio intorno al Socialismo e alle dottrine e tendenze socialistiche” (Torino,  Zecchi); -- partito socialista italiano -- “Sul valore scientifico e sulle pratiche conseguenze del sistema filosofico di Serbati (Napoli, Societa Editrice Fr. Giannini); “Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra moltiforme cui soggiace, M. già Riformatore delle R. Scuole provinciali degli Stati Sardi, a spese della Societa Editrice Speirani e Tortone, Teorica dell'istituzione del matrimonio Parte II che tratta della guerra moltiforme cui soggiace, per M., già deputato al Parlamento Subalpino, Torino, Speirani e Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra a cui soggiace, -- che tratta delle difese e dei rimedi, con una Appendice intorno alla ricerca del principio teorico morale generatore degli uffizi e dei doveri coniugali,” Torino, Speirani e Tortone, M. deputato al Parlamento Nazionale, Torino, Tipografia Speirani e Tortone, “Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra a cui soggiace, Parte Documenti per M. già deputato al parlamento nazionale (Torino, Speirani); “Gesù Cristo nel secolo XIX, Studi religiosi e sociali, Modena, Tipografia dell'Immacolata Concezione, “La filosofia di  Serbati” (Napoli, Giannini); “La festa di S. Michele e il mese di ottobre agli angeli santi, Torino, Marietti, Il mese di novembre dedicato a suffragio dei morti, Torino, Marietti); “Le colonne di S. Chiesa. Omaggi a S. Giovanni Battista e ai Santi Apostoli nel mese di giugno e novena per la festa dei Santi Principi Pietro e Paolo, Torino, Marietti); “Il mese di dicembre in adorazione al Verbo Incarnato Gesu nascente e ad onore di Maria Madre SS.ma, Torino, Marietti); “Opuscoli di carattere storico-giuridico; Rivista retrospettiva di un fatto seguito in Vercelli con osservazioni al diritto legale di libera censura, Vercelli, De Gaudenzi, Delle feste sacre e loro variazioni nel Regno sub-alpino, Torino, Marietti); “Quistioni di diritto intorno alle istituzioni religiose e alle loro persone e proprietà, in occasione della Proposta di Legge fatta al Parlamento torinese per la soppressione di alcune corporazioni, Torino, Marietti, Cenni sulla Congregazione degl’oblati dei SS. Eusebio e Carlo eretta nella Basilica di S. Andrea in Vercelli e sulla proposta sua soppressione. Per un elettore Vercellese, Torino, Marietti); “Parole di conciliazione sulla questione della circolare di S. E. Arcivescovo di Torino); “Del diritto di petizione e delle petizioni pel ritorno di S. E. l'Arcivescovo di Torino); “Lo statuto condanna la Legge Siccardi, Torino, Fontana, Erroneità e pericoli di alcune teorie ed ipotesi invocate a sostegno della proposta di Legge di soppressione di vari stabilimenti religiosi” (Torino, Speirani e Tortone); “Alcuni schiarimenti intorno alla natura della Proprietà Ecclesiastica allo stato di povertà religiosa, ed alle quistioni relative ai diritti e ai mezzi temporali di sussistenza della Chiesa. Con una Appendice intorno alla legalità nell'esecuzione della legge sulle Corporazioni religiose” (Torino, Speirani); “Considerazioni sugli affari dell'Italia e del Papa” (Torino, Speirani); “Una quistione preliminare al Parlamento Torinese” (Torino, Speirani); “Il progetto di revisione del Codice Civile Albertino e il matrimonio civile in Italia, Torino, Speirani); La Rivoluzione e il Ministero Torinese in faccia al Papa ed all'Episcopato Italiano. Riflessioni retrospettive e prospettive” (Torino, Speirani); L'Armonia, Civiltà Cattolica, Rivista retrospettiva sopra la discussione delle leggi Siccardi, Unità Cattolica, Angelo Ballestreri, segretario della Famiglia, presso l'Archivio Storico di Torino. Enciclopedia storico-nobiliare italiana, promossa e diretta dal marchese Vittorio Spreti, Milano, Avogadro di Vigliano F., Pagine di storia Vercellese e Biellese, in Antologia, M. Cassetti, Vercelli, Avogadro di Vigliano F., Antiche vicende di alcuni feudi Biellesi degl’Avogadro di San Giorgio Monferrato (e poi Conti di Collobiano e di Motta Alciata), dalla Illustrazione biellese, XIX, Biella, Corboli G., Per le nozze del Conte Federico Sclopis di Salerano e della Contessa Isabella Avogadro, Cremona, Feraboli, De Gregory G., Historia della Vercellese letteratura ed arti, parte IV, Torino, Di Crollallanza G. B., Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti,  I, Sala Bolognese, Dionisotti C., Notizie biografiche dei vercellesi illustri, Biella, Amos, Manno A., Il patriziato Subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche desunte da documenti,  I, Firenze,  I vescovi di Italia. Il Piemonte, Savio F., Torino, Bocca, Bonvegna G., Filosofia sociale e critica dello Stato moderno nel pensiero di un legittimista italiano: Emiliano Avogadro della Motta in Annali Italiani. Rivista di studi storici, Bonvegna G., Il rapporto tra fede e ragione in Avogadro della Motta, in Sensus Communis,  Valentino V., Un difensore rigoroso dei diritti della Chiesa e del Papa, in Divinitas, rivista di ricerca e di critica teologica, Volumi e tesi sull'autore Bonvegna, M. Il pensiero filosofico-politico e la critica al socialismo, Tesi, Filosofia. Università Cattolica, Milano, De Gaudenzi L., Ultima parola su di una pretesa ritrattazione di M., Mortara, Cortellezzi, De Gaudenzi L., Un'asserzione di Paoli D.I.D.C. tolta ad esame, Mortara, Cortellezzi,  De Gaudenzi, Istruzione del vescovo di Vigevano al Ven.do Suo Clero sul Matrimonio, Vigevano, Spargella, Manacorda G., Storiografia e socialismo, Padova, Martire G., II, Roma, Omodeo, L'opera politica di Cavour, Firenze, Pirri, Carteggi delL. Taparelli d'Azeglio,  XIV di Biblioteca di Storia Italiana Recente, Torino, La scienza e la fede,  XXIV, Napoli Spadolini, L'opposizione cattolica da porta Pia, Firenze, Storia del Parlamento Italiano, N. Rodolico,  Palermo Traniello F., Cattolicesimo conciliarista. Religione e cultura nella tradizione Rosminiana Lombardo-Piemontese, Milano, Valentino, Il matrimonio e la vita coniugale, Facoltà dell'Italia Centrale, Valentino, Un'introduzione alla vita e alle opere, Vercelli, Saviolo, Valentino V., Un laico tra i teologi, Vercelli, Valentino, Il pensiero di Gioberti, Genova, Verucci, Dizionario Biografico Italiano, Istituto dell'Enciclopedia, Roma. Guido Verucci, Emiliano Avogadro della Motta, in Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Opere di Emiliano Avogadro della Motta, Emiliano Della Motta (Avogadro), su storia.camera, Camera dei deputati. DEL SOCIALISMO IN GENERALE. Origini del socialismo nel razionalismo protestantico. Le prime eresie tentarono soffocare la fede e la Chiesa; le seconde, viziar l'una, e sostituirsiall'altra. Lutero e Calvinodistrussero il principio della fede, dell’amorale, dellasocietà. Idolli germani cercarono rimedio nella scienza e nell'ecclettismo; la loro filosofia, il loro diritto pubblico.Il protestantismo in Francia fa più audace e ribelle.Combatiuto come selta religiosa produsse i liberi pensatori, che, a titolo di scuola, ne dilatarono il razionalismo empio. Previsioni di Bossuet. Il genio di Voltairee de'suoi discepoli fu essenzialmente anti-cristiano, Paradossi del Gioberti. La guerra del filosofismo dcontro la fede e la scienza e più radicale di quella del protestantesimo. Suo spirito non di separatismo,ma dicosmopolismo. Da secoli la preponderanza nell'ordine delle idee e devoluta in Europa alla Germania e alla Francia, colà bisogna cercare le fonti dell'errar. Diverso carattere delle due nazioni. Nel razionalismo dell'una, nell'incredulità dell'altra, stette deposto il primo articolo della carta socialistica. Non più autorild Progressi del razionalismo e dell'incredulità nell'idealismo. Kant, il suo antidommatismo; I suoi seguaci. Non vollero dirsi atei, loro panteismo spurio peggiore dell'ateismo. Non vollero comparir scettici ne materialisti, ma sovvertirono la scienza e la morale con l'i dealismo apriori. Hegel, el'idealismo trascendentale e pratico. I teologi protestanti lo seguirono. Il protestantesimo avea sfigurato fin da principio l'idea di un “Cristo”; a cosa la ridusse Strauss. Apparente regresso in Francia dal materialismo e dalle teorie rivoluzionarie. Principio di tolleranza mal applicato in tutte le ristorazioni; indi l'indifferenti. Prefazione Saggio. L'incredulismo e il filosofismo francese e nell'indifferentismo. I tedeschi pensatori seguirono l'esempio, non la frivolezza dei volteriani.   Smo religio sue políticone gli ordini pubblici, l'eclettismo nella scienza. Gl’eclettici vollero mitigare l'idealismo germanico; vollero parer rispettosi al cristianesimo, ma lo condannarono come decrepito. La loro religione filosofica. Non ebbero pensatori. Lamennais, e i razionalisti cattolici. L'idealismo o l'indifferentismo sono morbi quasi insanabili. Questi compongono il secondo articolo del simbolo socialistico: la fede all'Idea propria. Ne sorge l'amore all'indeterminato futuro, l'odio a ciò cheesiste. Giudizio di Staudenmayer. L'uomo nello stato suo presente non comporta nè dommatismo assoluto, nè razionalismo assoluto. La natura e il cristianesimo lo educano colla sede e colla ragione, somministrandogli un'ontologia reale e certa Alcune riflessioni sulle cose anzi esposte. Il protestantismo, il filosofismo francese, e il tedesco, sono professioni d'ignoranza. Pongono fuori delle condizioni di possibilità la religione e la scienza, e abbattono la ragione individuale con un'assurda emancipazione. Tolgono lo scopo della ricerca della verità. La fede per contro è scienza iniziale, anche negl’ordini naturali promettitrice. Gli spiriti penetranti previdero da gran tempo il socialismo moderno; i più furi bondi ne proclamarono e praticarono le massime. La religione e la società reale erano già condannate in teoria dall'Idea dei sofisti, cui non possono corrispondere in fatto. La Chiesa ne è la salute, perchè pre dica la verità positiva, e muta le ipotesi de'sofisti. Questi falsificarono anche I principii positivi, che vollero conservare per ricostrurre la società; tolsero la possibilità dell'amore; sfigurarono le idee di libertà, di eguaglianza, di fratellanza, che portate all'assoluto si escludono mutuamente. Il socialisino vuole ricostituire con queste l'uman genere. Gli uomini di distruzione, e quelli dell'utopia, sorti a slagellare l'umanità colle sperienze d'applicazione e tresta di d'esistenza delle sette. Siappoggianoa un fiero dommatismo. Non inventano dottrine, ma scelgonoe volgarizzano le più acconce ai loro fini. Sono la gerarchia, il sacerdozio, l'esercito della filosofia anticristiana e antisociale, che senza di quelle non sarebbe largamente perniciosa. Ora non sono più mere associazioni, ma trasformandosi divennero società e governi sotterranei. Una buona storia delle sette sarebbe un gran beneficio; come vorrebbe essere fatta. La miglior difesa contro di quelle è farle conoscere. I sommi Pontefici lo vennero facendo, furono mal secondati. Le sette massoniche. Veisaupte l'illuminismo. Le sette moderne teoriche ed esecutive. La Giovine Europa e Mazzini. Loro tre mezzi d'influenza, le loro arti, le loro forze. Non aspirano che alla propria supremazia e tirannia solto nome di repubblica sociale. Gioberti le descrisse con somma perizia mutando l'applicazione. Avvenire delle sette. Non sono esse sole il socialismo, ma ne sono la virtù plastica e direttrice. Carattere e spirito del socialismo. È l' eterodossia. Essa porta all'apice, all'universalità, a l l'atto, le empietà ed aberrazioni de'secoli precedenti. Le sue idee sono Le sette secrete demagogiche. Esse aggiunsero alle teorie un organismo artilizioso ed attivo. Tre aspetti, però terrene e ristrette. È un cattolicismo umanoe diabolico, che vuol essere più universale di quello di Cristo. Il suo Messianismo. Le sue stolte promesse e stolte accuse contro la società. Professa odio a Dio e a Cristo, odio all'uomo, odio alla giustizia. Sovverte il naturale eil supernaturale. L'idea socialistica non è intiera nella mente diverün10 mo, il solo spirito del male ne può abbracciare e volere il tutto. Nelle menti umane prende diversi gradi e forme. Coldomma dell'idea il socialismo raccoglie a sè tutti gli spiriti erranti e passionati; disordina i difensori della verità; esi infiltra nelle menti. Potenza seduttrice del l'Idea e delle Idee. Semisocialismo. Unità di pensiero, di scopo, di forze morali e materiali nel socialismo, collimanti contro il cristianesimo. Fa predetto dai santi Apostoli. Lamorte confuta il domma e le speranze del socialismo, erende calamito se le sue promesse. Il comunismo. È doppio; altro filosofico e in apparenza economico, altro apertamente Jadro e sensuale. Il solo principio della comunanza non valea fondare veruna società che basti a sè stessa. Esseni; comunanze monastiche; sistemi utopistici. Socialismo e comunismo sono due estremi della stessa idea.La Francia è travagliata di preferenza dal secondo, la Germania dal primo, il perchè. Il principio Cristiano non può ameno di somministrare la soluzione di tutti i loro problemi sociali.Sentenza di Jouffroy DEGLI SCOMPARTIMENTI PRECIPUI DEL SOCIALISMO . Delle scuole e dei sistemi sociali più insigni, e in particalare dicoli. Hegel le aprì un orizzonte vasto e pratico colla sua teoria sulla storia, e colle sue viste sul mondo germanico. Con queste infiamm di pietistic protestanti e i politici ambiziosi, specialmentein Prussia.Trovo eco fra novatorianche cattolici e israeliti. Le sette demagogiche germaniche s'impadronirono dell'idea hegeliana di nazionalità, ostile alla religione e alla civiltà romana. I sofisti la parodiarono altrove, adadulare le proprie nazioni CATO II. Sansimonismo, umanitarismo. Il misticismo di Sansimone s'indirizza alle passioni sensuali nobilitando le, alle ambizioni ultra-democratiche esaltando le capacità individuali. I suoi discepoli l'organizzarono amodo di religione panteistica umanitaria. Molti eclettici dell'università francese ne adottarono I principii ideali, compiendo con questi la metafisica hegeliana. Leroux e l'umanitarismo universale; gli umanitarii ricusano le idee di patria e di nazionalità. Il principio saņsimoniano penetra largamente in Francia,e per ogni dove; esso improntò al socialismo l'aria di religione lasciva e cosmopolitica. L'emancipazione della carne e conseguenza logica del l'emancipazione del pensiero dell'hegelianesimo e neo-egelianesimo. Owen e Fourrier vestirono l'idea socialistica e comunistica di sistemi ri . Del svoialismo anarchico e trascendentalmente empio . Prudhon, discepolo intelligente e sfacciato dei socialisti tedeschi, sveld le vere esigenze del socialismo. Professa esplicitamente l'odio a Dio, l'abolizione di ogni diritto, l'anarchia; cosa intenda con tal parola. Flagella i socialisti e comunisti, ma è peggiore di loro. Le sue idee fanno impressione, perchè sono l'espressione la più semplice della idea d'indipendenza assoluta. Lecoutrier, la sua cosmosofia materialistica, prosessa il culto di sè stesso. Condanna la filosofia e la civilizzazione. Il materialismo e l'anarchia spaventano in Francia; ostinazione di certi razionalisti, che non dimenonon ne vogliono vedere il rimedio additato già da Napoleone. Del socialismo operativo o militante, e di quello latente. Il socialismo pensante sta nelle scuole panteistiche incredule, l'operativo nelle sette e fazioni rivoluzionarie. I suoi fasti recenti. Lo scopo principale è distrurre il caltolicismo. Perciò cerca di rivoluzionare moral mente e materialmentela Chiesa. Adocchia l'Italia che ne tiene il centro. Mazzini, la sua filosofia panteistica, le sue idee di nazionalità e di primato italico parodia del primato germanico di Hegel. Sue contraddizioni. È lo strumento del socialismo universale, che non vuol altro in Italia che non più Papi. Per progredire il socialismo vesti in Italia tutte le forme e le ipocrisie. Cerca di alluarvi il comunismo politico. Il socialismo latente. L'Inghilterra ne possiede grandi elementi. Cenni sull'utopia del Moro.La Russia. Nissuna rivoluzione eguaglia quella voluta dal socialismo. Che cosa è una rivoluzione. Diverse specie di rivoluzioni parziali, che ora lutte s'informano dellospiritodelsocialismo.Sono ingiuste,ruinose,infrenabili nei confini voluti dai moderati, dai dottrinarii, dai liberali. Cos'è la riforma vera.Coloro non sono riformatori,ma rivoluzionarji. Possono chiamarsi semisocialisti; lo sono altri in religione, allri in filosofia, altri in politica. Fanno penetrare a tratti a tratti l'idea, ed eseguiscono per parti l'opera socialistica. Sono incoerenti. Giudizi di Joutfroye di Prudhon sui rivoluzionari al minuto. Giudizi di Quinet sui cattolici democratici predicatori d'indipendenza. Non sorge dai loro sistemi la vera democrazia, ma l'anarchia prudoniana in tutte le relazioni degl’individui, e delle società fra loro. L'indipendenza assoluta non esiste al mondo. Epilogo. Giudizio di Sterne sul principio rivoluzionario socialistico, eminentemente anticristiano. Il termine della rivoluzione sociale. La rivoluzione universale sociale non si compirà mai appieno. La rivoluzione religiosa, come è promossa dal socialismo,è nata a far luogo addi questa; e del semi-socialismo. Della rivoluzione universale e sociale; scompartimenti precipui Del panslavismo demagogico, e del ruteno. Un detto napoleonico inverosimile, o malinteso. Il panslavismo. È doppio. L'Idea russa; la suavivacità per forze morali e materiali. Le sue arti. È ostile all'idea Latina e cattolica. È religiosa e politica, panslavi sticae panscismatica. L'Italia ne èminacciata doppiamente. Calamità europea, che si è la dissoluzione dellaGermania nell'anarchia religiosa e politica. L'idea russa, ora antirazionalistica e antidemagogica, può col tempo mutare processo ed allearsi religiosamente al protestantesimo, politicamentealla demagogia europea. La Chiesa non teme, ma aspeita negli ultimi tempi un grande assalto dai popoli di quelle regioni, e dalla apostasia dei propria figli. Quel panslavismo sembra destinato a chiudere l'era del socialismo nostrale. laci, esuberanti, indefinite. La verità e l'autorità hanno l'adesione della maggioranza, ma sono malconosciute. Il clerocattolico fa quella vagliatura per ufficio, ma fra popoli colti la scienza e la dimostrazione è necessaria. Parte dei laici. La filosofia dee essere ricondotta al suo stato normale, da cui si di parti negando o trascurando l’ontologia cristiana e la scienza della socieià universale degli spiriti. In Italia bisogna far conoscere le produzioni della scienza straniera, dei paesi cioè in cui la controversiaè vivace. Bisogna svelare il fondo dei sistemi socialistici; formolare con precision i problemi; porre in lume i principii assoluti; questi non impediscono le temperazioni pratiche. Si fa alcontrario. Esempio nella quistione capitalissima delle relazioni fra chiesa e Stato. Questa in assoluto non è quistione di libertà, ma di autorità. Il principio di libertà non basta a spiegare l'ordine morale.Teorie di Rosmini nel suo saggio Della Costituzione. Il problema religioso vi è mal formolato. Il progetto di costituzione rosminiana non guarentirebbe alla chiesa nemmeno libertà; include l'indifferentismo politico; toglie all'ordine civile la base morale. Necessità della professione religiosa dello stato. Il problema politico intorno al diritto e alla giustizia sociale vi è del pari inesattamente formolato. Nel criticare le costituzioni galliche Rosmini non netacci ai vizii principali. Quale sia laquistione politica odierna; come sia formolata dai socialisti, come da Lainennais. Le emende proposte dal Rosmini alle costituzioni da lui criticate sono vane, o insufficienti a farargine al socialismo e comunismo.È inutile adulare e contrastare a metà le idee di moda, se non si risolve il tema del socialismo. Esso nega Dio e le due leggi provvidenziali per cui l'uo mo è governato dall'uomo, e il diritto sulle cose materiali è diviso fra gl’uomini. I dottrinarii italiani e francesi si contentano di massime generiche, di idee dimezzate, scoza analisi e applicazione. Gli americo una nuova foggia di demonolatria; la rivoluziones cientificaproducela perdita dell'unità di senso morale; la civile,un'anarchia,e tirannia in curabile. La rivoluzione universale,se potesse compiersi,distrurrebbe inultimol'umangenere.Come ilsocialismo l'odii dio dio satanico. Il suo termine logico sarebbe la distruzione dell'ordine di natura e di so prannatura. Il mondo non saràmai tutto socialista come fu tutto pagano, perchè la chiesa ha delle promesse infallibili; ma le nazioni civili non ne hanno, e camminano indolenti verso grandi ruine. Un altro socialism che si dispone a trasformare il mondo europeo. Timori, speranze, rimedii contro l'invasione delle dottrine socialistiche. Vuolsi una buona vagliatura delle idee, dei desiderii, delle speranze fal  mani italiani, e gl’anglomani francesi, non conoscono i tipi stranieri che vogliono imitare. I cattolici idealisti e razionalisti non comprendono che guastano e snaturano il cristianesimo colle misture eterodosse,a vece di farne l'apologia. Quali sieno dunque le tre vagliature,or peces sarie, delle dottrine e delle voglie del secolo. Ancora alcune osservazioni sul modo di trattare ora le controversie. Partito violento. La rivoluzione materiale è sopita, ma l'ideale si dilala. L'Italia odierna, e la Germania di tresecoli fa. Dollinger. È quindiur gente il bisogno di grandi manisestazioni della verità, per mezzo della fede e dellaragione. I governi, ora materialmente forti, sono moralmente deboli; l'epoca presente di razionalismo e di opinioni indeterminate piega alt ermine. Il socialismo vuol dommi e fatti, vuolsi contrap porgli la scienza della fede cristiana, continuando il lavoro dei più grandi genii del cristianesimo. Che cosa è una filosofia cristiana. La polemica dee essere trattata con franchezza; tenendo conto di tutti i principii veri e di tutti i fatti; distinguendo le ricerche di ciò che è giu sto, ediciò che è prudente. Non dee contentarsidi debellare gl’errori singoli, ma metter in luce la storia fillosofica, e il sistema universale dell'eterodossia .Ilpanteismo è lasostanza dell'eterodossia moderna. Considerazioni sul panteismo, suls uo lungo regno, sulle sue fasi.Non sarà l'ultimo errore.Voto umile e riservato per un oracolo della Santa Sede, e una condanna dottrinale e solenne del socialismo e comunismo. Motivi. Insufficienze e pericoli delle discussioni scientifiche. Il socialismo, come sistema compiuto, ha del nuovo; spesso sembra sfuggire agli anatemi degli errori antichi che rinnova. Fra icattolici stessi sinceri visono dubbiezze e illusioni. La gloria del nome di Cristo è avvilita. L'idea di Cristo, e quindi quella della Chiesa, sono meno mate in molte menti.Quella èl'antidoto a tuttol'errare moderno .Lapedagogia pende ad insinuare ilnaturalism o e ilsensualismo. La Santa Sede spesso unì alle decisioni, e condanne dommatiche contro gli errori, le lezioni razionali a illustrar lementi dei fedeli. Esempi. Così bramerebbesi ora, perchè da molti il socialismo e comunismo non sono conosciuti quali sono. Condannati, rimarrebbero nolati d'infamia agli occhi del mondo cristiano, e resi moralmente impotenti. È quel tutto un arcano di sata nasso, alla sola Santa Sede apparterrà svelarlo e conquiderlo; a lei però sola il giudicare della opportunità dei mezzi. Intanto, colle armi già pronte della fede e dellascienza, vuolsi da ognuno colle sue forze combattere la rivoluzione ideale. Teologia e filosofia, rivelazione e ragione, vogliono andar congiunte, distinte, ma non parallele. Un passo del Mancini. Due filosofismi, due rivoluzioni, che neminaccia no una più terribile. Presunzione dei moderni; giudizi dei posteri. Tutti i partiti scontenti del presentemirano all'avvenire; I più sci occhi sono gli aspettanti e ineuirali. Il principio cristiano è incarnato nella Chiesa, essa non fa quistioni di clericocrazia, quando parla alle genti con autorità. L'Italia e isuoiri formatori sispecchino nella Germania di tre secoli fa. La Chie sa benefica e invitta in tutti i secoli. I fedeli hanno da incoraggirsi; fra l'idea socialistica e la cristiana sanno quale abbia la verità,e quale ot Alcuni documenti intorno alle scriesegrere demagogiche.   SOCIALISJIO IN (iKNKRALE.   Origini  del  socialismo  nel  razionalismo  protcstanlieo.   T.p  (uime  eresie  tenurono  soffocare  la  fede  e la  Chiesa;  le  seconde,  viziar  r ona.  e sosiiluirsi  all'  altra.  JLulcro  c Calvino  distrussero  il  principio  della  fede,  della  morale,  della  società.!  dotti  germani  ccrenronn  rime*  dio  nella  scienza  e neireccletlismo;  lo  loro  filosofia,  il  loro  diritto  pubblico.  Il  protestantismo  in  Francia  fu  più  audace  c ribelle.  Combat-  tuto come  setta  religiosa  produsse  i liberi  |>cnsatori, che,  a (itolo  di  scuola,  ne  dilatarono il razionalismo empio. Previsioni  di  Bossuct. >»  L' increduUsmo  e  il  filosofiimo  francete. Il  genio  di  Voltaire  e de’suoi  discepoli  fu  essenzialmente  anticristiano.  Paradossi  di GIOBERTI (si veda). La  guerra  del  lilosufismo  con-  tro la  fede  e la  scienza  fu  più  radicale  di  quella  del  protestantesimo.   Suo  spirito  non  di  separatismo,  ma  di  costnopolismo  Da  tre  secoli  la  preponderanza  nell'ordine  delle  idee  è devoluta  in  Europa  alla  Germania c alla  Francia,  colà  bisogna  cercare  le  fonti  dell' errar  moderno.  Diverso  carattere  delle  due  nazioni.  Nel  razionalismo  dell' una.  neli'iu-  creduliià  dell’altra,  stette  dcposlo  il  primo  articolo  della  carta  sociali*  slica  : iVoii  più  aulorilà »  Progresti  del  razionalismo  e de/r  nell'  idealismo,   e nell  indifferentismo.   I tedeschi  pensatori  segnirono  l esempio,  non  la  frivolezza  dei  volteriani.  Kant,  il  suo  aiitidommatismo; i suoi  seguaci.  Non  vollero  dirsi  atei,  loro  panteismo  spurio  peggiore  dell’ateismo.  Non  vollero  comparir  scettici    materialisti,  ma  sovvertirono  la  scienza  e la  morale  con  l' idealismo  a ;>riori.  Hegel,  e T idealismo  trascendentale  e pratico.  I teo-  logi protestanti  lo  seguirono.  Il  protestantesimo  avea  sfigurato  fin  da  principio  l'idea  di  Cristo  ; a cosa  la  ridusse  Strauss.  Apparente  regres-  so in  Francia  dal  materialismo  e dalle  teorie  rivoluzionarie.  Principio  di  tolleranza  mjl  applicato  ip  tulle  le  ristorazioni  ; indi  1 indifiVreiiti-  Saggio  smo  rflit^iosu  e politicu  nejilt  ordini  pubblici,  1 ecldtismu  nella  scien-  za. (ìli  ccieltici  vollero  tiiiiigare  ridealismo  |  che  esiste.  Giudizio    Staudeiimayer. L'uomo  nello  stato  MIO  presente  non  comporta    dommaiismo  assoluto,    razionalismo  assoluto.  ìji  natura  e il  crisUnnesimo  lo  educano  colla  fede  c colla  ragioncj  souuQÌoistraDdogU  un'  ontologia  reale  e certa   Alcune  rifleuioni  iulle  cote  anzi  etpotle»   Il  protestantismo,  il  filosofismo  francese,  e il  tedesco,  sono  professioni  d’ ignoranza.  Pongono  fuori  delle  condizioni  di  possibilità  la  religione  e  la  scienza,  e abbattono  la  ragione  individuale  con  un’  assurda  cmancU  pallone.  Tolgono  lo  scopo  della  ricerca  della  verità.  La  fede  per  contro  è scienza  iniziale,  anche  negli  ordini  naturali  promeititrìce.  Gli  spiriti  penetranti  previdero  da  gran  tempo  il  socialismo  moderno  ; i pib  furi-  bondi ne  proclamarono  e praticarono  le  massime.  La  religione  g la  so-  cietà reale  erano  già  condannate  in  teoria  dall' /dea  dei  sofisti,  cui  non  possono  corrispondere  in  fatto.  La  Chiesa  ne  è la  salute,  perchè  pre-  dica la  verità  positiva,  e muta  le  ipotesi  de'  sofisti.  (Questi  falsificarono anche  i prìncipiì  positivi,  che  vollero  conservare  per  ricostmrre  la  società;  tolsero  la  possibilità  deU  amorc;  sfigurarono  le  Ideo  di  libci  là,  di  eguaglianza,  di  fratellanza,  che  portale  alfassolalo  si  escludono  mu-  tuamente. Il  socialismo  ruolo  ricusiiiuire  con  queste  l’unian genere.  Gli  uomini  di  disinizione.  e quelli  dell’ utopia»  sorti  a flagellare  f umanità  colle  spcrienze  d'applicazione Le  tette  tecrete  dema^o^icàe. Esse  aggiunsero  alle  teorie  un  organismo  nriifizioso  ed  atlivo.Tre  aspetti*  e tre  stadi  d'esistenza  delle  sette.  Si  appoggiano  a an  fiero  dommaiisino.  Non  inventano  dottrine,  ma  scelgono  e volgarizzano  le  più  accon-  ce ai  loro  fini.  Sono  la  gerarchia,  il  sacerdozio,  rcsercito  delia  filosofia anti-cristiana  e antisociale,  che  senza  di  quelle  non  sarebbe  largamente perniciosa.  Ora  non  sono  piu  mere  associazioni,  ma  trasforman-  dosi dirconero  società  e governi  sotlurranei.  Una  buona  storia  delle  sette  sarebbe  un  gran  benefizio  ; come  vorrebbe  essere  fatta.  La  miglior  difesa  contro  di  quelle  è farle  conoscere.  I sommi  Pontefìri  lo  vennero  facendo,  furono  mal  secondati.  Le  sette  tnassonirhe.  Veisaupt  e l' illu-  minismo. Le  sette  moderne  teoriche  ed  esecutive.  La  Giovine  Europa  c  MAZZINI (si veda). Loro  tre  mezzi  d' ìiillaenza,  le  loro  arti,  le  loro  forze.  Non  a-  spirano  che  alla  propria  supremazia  c tirannia  sotto  nome  di  repnbblica  sodale. Gioberti  le  descrisse  con  somma  perizia  mutando  f applicazio-  ne. Avvenire  delle  sette.  Non  sono  esse  sole  il  socialismo»  ma  ne  sono  lu  virtù  plastica  e direttrice » Carattere  e spirito  del  tocialismo.   t r eterodossia  del  secolo  XIX.  Essa  porla  all' apice,  all' unìversalilà,  al*  1 atto,  le  empielà  ed  aberrazioni  de  secoli  precedenti.  Le  sue  idee  sono però  lorrone  c ri^trelic.  K un  c.iUolicKmo  umano  e diabolico,  die  vuol  essere  più  universale  di  quella    Cristo.  Il  suo  Messianismo.  Le  sue  stolte  promesse  e stolte  accuse  contro  la  società.  Professa  odio  a Dio  e  a Cristo,  odio  all'  uomo,  odio  alla  giustizia.  Sovverte  il  naturale  e il  supernaiurole.  L*  idea  socialistica  non  è intiera  nella  mente  di  veron  ito SuuiimoNiimo,  umanifat  iimo. 11  inislicisnio  di  Sansimone  s'indirizza  alle  passioni  sensuali  nobilitando-  le, alle  ambizioni  ullradeuioi  ratiebe  esaltando  le  capacità  individuali.   1 suoi  discepoli  l'organizzarono  a modo  di  religione  panteistica  umani-  Mria.  Multi  eclettici  dell'università  francese  ne  adottarono  i principii  ideali,  compiendo  con  questi  la  metafìsica  hegeliana.  Leroui  e l umaniia-  risiilo  universale;  gli  uinaniiarii  ricusano  le  idee  di  patria  odi  naziona-  lità. Il  principio  sansinioniano  penetrò  largamente  in  Francia,  c per  ogni  dove;  esso  improntò  al  sorìalismo  V aria  di  religione  lasciva  c co-  Miio|Kiiiiica.  L'eiiiancipaziono  della  carne  era  conseguenza  logica  del-  I cmancipaziono  del  pensiero  Val  tucùìlUnio  anarchico  t (rciiccnJeiUuImcnfc  em/uo.   Fi  udiion,  disrcpolo  inlelligenle  c sfaccialo  dei  socialisti  Icdcsclii*  svelò  le  vere  esigenze  del  socialismo.  Professa  esplicitamente  rodio  a Dio,  rabolizione  di  ogni  diritto^  l aiiarchm;  cosa  intenda  con  tal  parola. Flagella  i socialisti  e cotuunisiU  ina  è (H.'ggiore  di  loro.  Le  sue  idee  fanno  iinpresaione,  percliè  sono  respressimiu  lo  più  sctnpiico  della  idea  d’ in-  dipendenza assoluta.  Lccoutrier,  la  sua  Cotmosufia  materialìstica,  pro-  fessa il  culto  di    steiso.  Condanna  la  lilosolia  e la  civilizzazione.  Il  iiintcrialisnio  c ranarebia  spaventano  in  Francia;  ostinazione  di  certi  razionalisti,  che  non  di  meno  non  tic  vogliono  vedere  il  rimedio  addi-  tato già  da  Nopoleune  Del  socialitmo  operaDto  o mtliftmle,  e di  quello  latonte. Il socialismo  pensante  sta  nelle  scuole  panicistiche  incredule,  l'operalivo  nelle  selle  c fiutoni  rivoluzionarie.  1 suoi  fasti  recenti.  Lo  scopo  princi-  pale distrurre  il  eattolicisino.  Perciò  cerca  di  rivoluzionare  nioral-  tiienle  e riinterialmeiiie  la  Chiesa.  Adocchia  l'Italia  che  ne  lime  il  centro. MAZZINI (si veda), la  sua  filosofia  panteistica,  le  sue  idee  di  nazionalità  e di  PRIMATO ITALICO parodia  del  primato  germanico  di  Hegel.  Sue  contraddizioni. C lo  striinienio  dei  socialismo  universale,  che  non  vuol  altro  IN ITALIA che  non  piA /’opu.  Per  progredire  il  socialismo  vesti  iu  Italia  tutte  le  forme  e le  ipocrisie.  Cercò  di  attuarvi  il  comuniSmo  politico.   Il  socialismo  latente.  L'Inghilterra  ne  possiede  grandi  elementi.  Cenni  siiU  titopia  del  Moro.  La  Russia .1 d Della  rivoluzione  universale  e iociale:  seompartimenti  precipui  di  quetta;  e del  semisocialUmo.   Nissuna  rivuluiione  eguaglia  quella  voluta  dal  socialismo.  Cito  cosa  è una  rivoluzione.  Diverse  specie  di  rivoluzioni  parziali,  che  ora  tulle  s'infor-  nianu  dello  spirito  del  socialismo.  S*ino  ingiuste,  ruinose,  infrenabili  nei  cuitlini  voluti  dai  moderali,  dai  dottrinarii,  dai  liberali.  Cos'èia  iiloiina  vera.  Coloro  non  sono  rirorinalori,  ma  rivoluzioiiarit.  Possono  chiamarsi  scmisocialisti;  lo  sono  altri  in  religione,  altri  in  lilosolia,  al-  tri in  polilira.  Fanno  penetrare  a tratti  a traili  V idea,  ed  eseguiscono  per  partì  l upera  socialistica.  Sono  incoerenti.  Ciudizi  di  Jouffroy  e di  |*ruuhn  sul  rivoluzionari  al  mìmito.  Giudizi  di  Qitinelsuì  callolici  de-  inncruticì  predicatori  d'indi(K!ndenza.  Non  sorge  dai  loro  sistemi  la  vera  democrazia,  ma  V anarchia  prudoiiiana  in  tulle  le  relazioni  degli  individui, e delle  società  fra  litro.  L’indipendenza  assoluta  non  insiste  al  mondo,  hiepiiogo.  Giudizio  di  Sterne  sul  principio  rivoluzionario  soiialislico,  iiuiuenlcmentc  aiUicrisiiauo.  . u il  termine  della  rivoluzione  sociale.   La  rivoluziono  univcisalc  sociale  non  si  compirà  mai  appieno.  La  rivoluzione Ecìigio^a,  come  è promossa  dal  socialismo,  è nata  a far  luogo  atf    (U»l   una  nuovfl  di  dtHìonuiaitia;  la  rivoluzione  scientifica  produce  ia  perdita  dell  unità  di  senso  morale;  la  cìvilci  un'anarchia,  e tirannia  incurabile.  La  rivoluzione  universale,  se  potesse  com|nersi,  dìstrurrebhc  iu  ultimo  l'nroan  genere.  Come  il  socialismo  Todii  di  odio  satanico.  Il  suo  termine  logico  sarebbe  la  distruzione  delt'urdioe  di  natura  e di  soprannatnra.  Il  mondo  non  sarà  mai  lutto  socialista  come  fu  lutto  pagano, perchè  la  Chiesa  ha  delle  promesse  Infallibili;  ma  le  nazioni  civili  non  iic  hanno,  e camminano  indolenti  verso  grandi  ruine.  Un  altro  socialismo  che    dispone  a trasformare  il  mondo  europeo  Del  panslavismo  demagogico,  e del  ruteno.   Un  detto  napoleonico  inverosimile,  o mal  inteso.  11  panslavismo,  è dop-  pio. L'Idea  russa;  la  sua  vivacità  |>er  forzo  morali  e materiali.  Le  sue  arti.  £ ostile  aU'idca  latina  c cattolica.  È religiosa  c politica,  panslavi-  stka  e panscismatica.  L' Italia  ne  è minacciala  doppiamente.  Calamità  europea,  che  si  è la  dissoluzione  della  Germania  neU'anarchia  religiosa  c politica.  L’idea  russa,  ora  antirazionalisiica  c aoUdemagogica,  può col  tempo  mutare  processo  cd  allearsi  religiosamente  al  protestantesimo, politicamente  alla  demagogia  europea.  La chiesa  non  teme,  ma  aspetta  negli  ullìroi  tempi  un  grande  assalto  dai  popoli  di  quelle  regio-  ni, e dalla  a|K>stQSÌa  dei  propri!  figli.  Quel  panslavismo  sembra  desU-  iiaio  a chiudere  l’era  de!  socialismo  oustraie a 389   CAPO  Vili.   Timori,  speranze,  rimedi»  contro  l'invasione  delle  dollrine  socialistiche. Vuoisi  una  buona  vagliatura  delle  idee,  dei  desiderii,  delle  speranze  fal-  laci, esuberanti,  indefinite.  La  verità  e l'aulorità  hanno  Padesiune  della  maggioranza,  ma  sono  mal  conosciute.  11  clero  cattolico  fa  quella  va-  gliatura per  ufiìzioi  ma  fra  [>opoli  colti  la  scienza  c la  dimostrazione  ò  necessaria.  Parte  dei  laici.  La filosofìa  dee  essere  ricondotta  al  suo  stato normale,  da  cui  si  diparti  negando  o trascurando  l'ontologia  cristiana  c la  scienza  della  società  universale  degli  spirili.  In  Italia  bisogna  far  conoscere  le  prodazioni  della  scienza  straniera,  dei  paesi  cioè  in  cui  la  controversia  è vivace.  Bisogna  svelare  il  fondo  dei  sistemi  socialistici;  formolare  con  precisione  i problemi;  porre  in  lume  i principU  assoluti;  questi  non  impediscono  le  lempcrazioni  pratiche.  Si  fa  al  contrario.  Ksempio  nella  quislione  capitalissima  delle  relazioni  fra  Chiesa  c Stalo.  Questa  in  assoluto  non  è quistione  di  libertà,  ma  di  autorità.  Il  princi-  pio di  libertà  non  basta  a spiegare  P ordine  morale.  Teorie  del  sig.  A.  Itosmini  nel  suo  libro  Della  CostUusione.  Il  problema  religioso  vi  é  mal  furmoialo.  1!  progetto  di  costituzione  rosminiana  non  guarentirebbe  alla  Chiesa  nemmeno  libertà;  include  P indifTercntisino  politico;  toglie  alP  ordine  civile  la  base  morale.  Necessità  della  prufessiono  religiosa  dello  Stato.  Il  problema  polìtico  intorno  al  diritto  c alla  ginstizia  so-  ciale vi  è del  pari  inesallamenlc  formolato. Nel  criticare  le  costituzioni  galliche  Rosmini  non  ne  taccia  i vizii  principali.  Quale  sia  la  quistiono  politica  odierna;  come  sia  formolaia  dai  socialisti,  come  da  I.amcnnois.   Le  emende  proposte  da SERBATI (si veda)  alle  costituzioni  da  lui  criticate  sono  vane,  o ìnsuilicicnii  a far  argine  al  socialismo  e comuniSmo.  É inutile  adulare  c contrastare  a metà  le  ideo  di  moda,  se  non  si  risolve  il  tema  del  socialismo.  Esso  nega  Dio  e le  due  leggi  provvidenziali  per  cui  Puoiiio  è governato  dalPiiomo,  c il  diritto  sulle  cose  materiali  è divìso  fra  gli  iiuniìiii.  1 dominarli  italiani  c francesi    runtentano  di  massime  generiche, di  idee  dimezzate,  senza  analisi  e spplicazìouc.  Gli  amcricomniii italiani,  e gli  anglomani  francesi,  non  cono^ono  i tipi  stranieri  clic  vogliono  imitare.  1 cattolici  idealisti  e razionalisti  non  comprendono  che  guastano  e snaturano  il  crisiianesitiio  colle  misture  eterodosse,  vece  di  farne  l'apologià.  Quali  aieno  dunque  le  ire  vagliature,  or  necessarie, delle  doUrtne  e delle  voglie  del  secolo pug.  j4ncora  alcune  ottervatìoni  ost-  zione  generale  appoggiata  con  prove  e dorumenli  irrerragabili.  Lnngi  dall*  a-  vere  esagerato  bisogna  anzi  dire  che  non  ha  approfittato  di  tutti  i suoi  vantag-  gi, perchè  ha  fottcr soltanto  una  scelta  di  tante  prove,  che  erano  a sua  disposi-  zione ( A.  Riccordt.  ;lfanuale  d'  ugni  letteralurOf  Milano),   Gl’addetti  alle  società  segrete  predicano  alle  genti  il  Barruel  per  un  bu-  giardaccio,  impostore,  sognatore  e parabolano  ma  credono  in  famiglia  che  niu-  no  meglio  di  lui  abbia  svolto  le  dottrine,  le  finezze  e gli  intendimenti  di  Weis-   sbaupi Germogli  dell’  illuminismo  di  Weisshaupt  sono  tutte  le  odierne   società  segrete,  cd  hanno  il  incde;simo  intendimento  che  si  propose  cotesto  o-  dioso  e sfìdato  nemico  di  Dio,  dei  Re  e di  tutta l’umana  società.  ( 3ìemori$  di  LionellOf  nella  Cii’titd  Cattolica).   Un  grido  d’ indegnazione  accolse  queste  memorie  che  avrebbero  potalo  minacciare  la  sorte  di  molli  intriganti  ivi  oominali  e l'esito  delle  loro  consor-  terie ; ma  niuno    tolse  a provare  che  fossero  calunniose,  sebbene  si  trovassero aliissimi  personaggi  menzionali  come  fautori  0 come  membri  delle  sette  occulte  colà  istoriale.  1 falli  provano  la  verità  delle  dottrine  0 delle  tendenze  altribuile  all’  illuminismo.  Se  Weissbaupt  non  le  avesse  professale,  converreb-  be dire  che  il  Barruel  avesse  mutato  il  nome  del  settario  0 nc  fosse  stato  egli  r inventore  ; certo  è che  dopo  l’apparizione  dell’illuminismo  ic  società  se-  grete rivoluzionarie  non  ebbero  altro  codice,  altra  niosutìa,  altro  sistema  di  governo da  quello  già  da  più  di  cinquant'anni  loro  attribuito  in  tali  àicmorie,  il  loro  liogaaggio,  le  loro  opere,  il  loro  scopo  suno  sostanzialmente  idcntUi  an-  che ai  di  d’ oggi  ( Saggio  intorno  al  socialismo,  Torino). VIAGGIO  d'lN  GENTIUOMO  IRLANDESE  IN  CERCA  d’I’NA  RELIGIO.NE,  OPERA  DI  TOMMASO MOORE. Quest’ opera  ha  fatto  in  Inghilterra  il  più  grande  incontro.  Moore  combatte  il  protestantismo  nelle  sue  basi,  e più  di  venti  opuscoli  gli  furon  scritti  contro.  Quest’  opera,  come  dice l’autore,  offro  un  programma  completo  del  protestantismo,  e vi  si  vedono  messi  in  mostra  a lato  dogli  errori  dogmatici  i  vizi  c gli  scandali  dei  riformaiori.Essa  contribuì  a condurre  alla  fede  parecchi  dei  nostri  traviati  fratelli;  c cièche  prova  il  suo  gran  merito  è la  debolezza  delle  risposte  che  invano  si  tentò  di  opporle  (Conseils  pour  former  une  bibliothègue }. LKTTKHF,  SH-L  ITALI V CONSIUEIIATA  SOTTO  IL  RAPPORTO  DELLA  RELIGIONE,  OPERA  DI  PIETRO  DE  JOUX.   Icitrrp  S4  iiue  Jn  un  nrotrsontf  ronvoriilu,  tendono,i  i   dei  prolrsianli  ed  n diicndere  la  nostra  Rde.  Meritano  d'essi^r  pu'  siecui  Tra/Icnimcrifi  dt  ÀlarAcc,  foli*  £cct7/en2a  ddOi  re/i^tone  di  Milner»  folle  Lcltere  di  Cobbett  c fo^Ii  altri  senili  rhc  vider  ta  luce  in  questi  tempi  e rivelano  tnUa  la  (ìevole/za  del  nroleslantismn.  Alle  savie  disrirssinni  die  quesl*  opera  rarehiude  c che  produssero  c produrranno  i più  grandi  elTeUi  nei  proteslanii  c in  tulli  quelli  che  le  leggeranno,  I*  Aulure  ha  rrapi>usic  abilinen-  le  delle  descrizioni  inicressanii  che  ne  Yendunu  aggradevole  la  Icllura  c tic  formano  nn  opera  convenevole  a darsi  per  premio  alla  gioventù  studiosa  ( Cori*  Sfi/J  pour  formcr  «n«  bibliothèquc  ).   Sl'L  PRINCIPIO GENERATORE  DELLE COSTITIZIOM POLITICHE  E DELLE ALTRE  IMANE  ISTITLZIOM,  SAGGIO  DEL  CONTE GITSEPPE  DE  MAISTRE.  Il  Saggio  sul  principi»  ^cncraiore  doHc  Coslilusiuni  po/t(icitc,  è una  di  quelle  opero  fon  cui  il  de  Maistre  impresse  il  suggello  della  immorlalilA  alla  riputazione  che  già  crasi  acquistala  grandissima  colle  sne  Considcmsioni  sulla Francia.  Nel  Saggio  es^itiiina  i)  fomianieiiio  della  scienza,  c rovescia  dal  fondo  l'ediGzio  di  quelle  cflìnicre  legislazioni,  che  da un  mezzo  secolo  si  succedono e scompariscono  r. Tpidamcnlc. Vi approfondisce qnistioni molto importanti nell'ordine sociale c le sue considerazioni si collegano agl’oggetti] MÙ gravi della religione c della società. ( A. iliccurJi. Manuale d’ogni letteratura.Aii7aao  /A'ò/, Rrescianì  parlando  del  De  Maistre lo chiama uomo, non so se più acuto poltlico o profondo filosofo t o cristiano  eminente.  La Francia dà quasi ogni  momento altcstaU  dell’ammirazione  che  pròfessa  pel  grande  ingegno che illustra la Savoia il  conte  Deinaistre,  il Platone  dell’Alpi,  come  lo  chiama  Lainartine,  nell’Histoire  de  la  itestavration. Noi leggiamo nel A/idt,  giornale che si stampa a Tolosa, che l’Accademia dei Jeux-Florau:c decreto un premio d'eloquenza all’autore  del  miglior  elogio  del  fonte  IVemaistrc,  uno  de'più  grandi-  *ìrui-  lo  annunzia  che  il  concorso  e  ben  ragguardevole  (Dall'  Armonia,  il  Vaggio  f53i ),  Il  Conte  De  Maislrc e  Invialo  del  re  Vittorio  Eromanuelc  1 alla  Corte  di  llnshia,  e in  tempi  infelici  in  cui  la  carica  era  atto  di  singolare  devozione,  da  )mihi  ambita.  Il  Conte  Do  Maistre  è forse il  primo  fra  i savi  dell’età  presente  e i?  solo  vero filosofo,  senza  che  altri  possa  o%erlo  a male.  ( Conte Soìaro della Margarita, nel Memorandum, Torino ISiif. SAGGIO  INTORNO AL  SOCIALISMO  E ALLE DOTTRINE E TENDENZE SOCIALISTICHE. Il saggio intorno al socialismo è un libro profondo che merita  di  essere  oticntamcntc  letto  c studiato,  ma  ciò  non  si  farà  imichò  adesso  i diziu> Ilari, i giornali, e i compendi bastano a far  gl’uomini eruditi e sapienti (Conte Solaro  della  Margarita,  nel  Memorandum,  Torino). Emiliano Avogadro, conte Della Motta. Il conte Emiliano Avogadro. Emiliano Avogadro Collobiano e Della Motta. Il Conte Emiliano Avogadro della Motta. Conte Emiliano Avogadro della Motta. Avogadro di Vigliano, Motta. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Motta” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice e Motterlini: l’implicatura conversazionale e la critica della ragione economica – il principio d’economia dello sforzo razionale – la scuola di Milano – filosofia milanese -- filosofia lombarda -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Milano). Filosofo Milanese. Filosofo Lombardo. Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I like Motterlini – he has written, echoing Kant, a critique of economic reason, which Stalnaker should read before saying I’m Kantian rather than Futilitarian!”  Specializzato in filosofia della scienza, economia comportamentale e neuro-economia, e noto per i suoi saggi in ambito psico-economico su processi decisionali, emozioni e razionalità umana e per le sue ricerche in ambito epistemologico sulla razionalità della scienza e il metodo scientifico. Insegna a Milanodove. Consigliere per le Scienze Sociali e Comportamentali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si laurea a Milano, dove porta a termine il proprio dottorato in filosofia della scienza. Ricercatore di economia politica e professore associato di filosofia della scienza presso l'Trento; Visiting Associate Professor al Department of Social and Decision Sciences della Carnegie Mellon di Pittsburgh, Visiting Research Scholar al Department of Psychology della UCLA. Professore di filosofia della scienza presso l'Università Vita-Salute San Raffaele.  Tra gli altri incarichi è collaboratore de Il Corriere Economia, Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, per cui ha curato per anni il blog Controvento. È stato consulente scientifico di Milan Lab, A.C. Milan, fondatore e direttore di Anima FinLab, di Anima Sgr, centro di ricerca di finanza comportamentale e Scientific advisor di MarketPsychData, Ls Angeles.  È direttore del CRESA (Centro di ricerca in epistemologia sperimentale e applicata), da lui fondato a Milano presso la facoltà di filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele. I progetti di ricerca del centro si concentrano su vari aspetti della cognizione umana, dal linguaggio al rapporto tra mente e cervello, dall'economia comportamentale alle neuroscienze cognitive della decisione, con particolare attenzione all'indagine sperimentale multidisciplinare e alle sue ricadute pratiche e applicative (per esempio nell'ambito del policy making e dell'evidence-based policy).  A inizio, ha avviato il progetto di finanza comportamentale per Schroder Italia, dal quale è nato Investimente, un test psicofinanziario al servizio di risparmiatori, promotori finanziari e private banker, per raccogliere e quindi analizzare i dati riguardanti le decisioni di investimento e i bias cognitivi nell'ambito della gestione del risparmio.  Attualmente è direttore dell'E.ON Customer Behavior Lab e Chief Behavior Officer di E.ON Italia; stesso incarico che ricopre per il Gruppo Ospedaliero San Donato. Analizza la proposta falsificazionista, rivelando le difficoltà in cui si imbatte il progetto de-marcazionista e anti-induttivista. Affrontano quindi il modo in cui si ha preteso superare alcune di queste difficoltà, e insieme raccogliere la sfida di Duhem circa il carattere olistico del controllo empirico, tenendo conto delle immagini che il filosofo ha della sua stessa pratica e riferendosi a particolari casi storici come termine di confronto. Sull'orlo della scienza e in edizione ampliata. Nel suo “Filosofia e storia” avanza una interpretazione del progetto razionalista come il prodotto di una peculiare combinazione delle idee di Platone e Hegel. Ciò è motivo della straordinaria fecondità di Platone, ma anche di una inesauribile tensione al suo interno. Una tensione che viene illustrata affrontando la relazione tra filosofia e storia della filosofia (unita longitudinale) in riferimento alla questione della valutazione di una data metodologia in base alle 'ricostruzioni razionali' o construzioni logica a cui essa conduce. Nell'idea che la metodologia filosofica va confrontate con la storia della filosofia è contenuto il germe di una logica della scoperta in cui i canoni non siano fissati una volta per sempre, ma mutano nel tempo, anche se con ritmi non necessariamente uguali a quelli delle teorie filosofiche. Si focalizza su questioni di metodologia dell'economia da una prospettiva interdisciplinare che combina riflessione epistemologica, scienza cognitiva, ed economia sperimentale con aspetti più tecnici di teoria della scelta e della decisione individuale in condizioni d'incertezza. Le ricerche di questo periodo analizzano criticamente lo status delle assunzioni della teoria della scelta razionale, valutando l'impatto delle violazioni comportamentali sistematiche alle restrizioni assiomatiche imposte dai modelli normativi di razionalità. Avanzano quindi ragioni epistemologiche per la composizione della frattura economia e psicologia cognitiva in ambito della teoria della decisione; e suggeriscono di guardare ai recenti risultati dell'economia cognitiva in prospettiva di una nuova sintesi 'quasi-razionale' in cui i modelli neoclassici, integrati da teorie psicologiche che tengano conto dei limiti cognitivi dei soggetti decisionali, rafforzano le previsioni del comportamento economico degli esseri umani.  Neuroeconomia e evidence-based policy Le sue ricerche indagano le basi neurobiologiche della razionalità umana attraverso lo studio dei correlati neurali dei processi decisionali in contesti economico-finanziari, con particolare attenzione al ruolo svolto dalle emozioni, dal rimpianto, e dall'apprendimento sociale.  Parallelamente progetta ed esperimenta i modi in cui i risultati dell'economia comportamentale e della neuroeconomia possono informare politiche pubbliche più efficaci e basate sull'evidenza.  Queste ricerche sono oggetto dei corsi di Filosofia della scienza e di Economia cognitiva e neuroeconomia che insegna all'università San Raffaele, e hanno altresì trovato diffusione attraverso numerosi articoli divulgativi e due libri, Economia emotiva e Trappole mentali. Il suo ultimo libro è Psicoeconomia di Charlie Brown. Strategia per una società più felice. Saggi: “Sull'orlo della scienza,” – Grice: “Must say that ‘orlo’ is a genial word, wish Popper knew it!” –Lakatos, Feyerabend: Pro e contro il metodo, Cortina, Milano.  Popper, Saggiatore-Flammarion, Milano, Lakatos. Scienza, matematica e storia, Saggiatore, Milano, Decisioni mediche. Un approccio cognitive,  Cortina, Milano. Critica della ragione economica. Tre saggi: McFadden, Kahneman, Smith, Saggiatore, Milano, Economia cognitiva et sperimentale, Bocconi Editore, Milano La dimensione cognitiva dell'errore in medicina, Fondazione Smith Kline, Angeli, Milano  Economia emotiva (Emotional Economics), Rizzoli, Milano Trappole mentali, Rizzoli, Milano Mente, Mercati, Decisioni. Introduzione all'economia cognitiva e sperimentale, Egea, Milano  Psico-economia di Charlie Brown. Strategia per una società più felice, Rizzoli, Milano Alcuni articoli scientifici, Lakatos between the Hegelian devil and the Popperian blue sea. In Kampis, G., Kvasz, L., Stoeltzner, M. Considerazioni epistemologiche e mitologiche sulla relazione tra psicologia ed economia, Sistemi intelligenti, Il Mulino, Metodo e standard di valutazione in economia. Dall'apriorismo a Friedman, Studi Economici, Milano. A fMRI Study, PlosONE', Vai in laboratorio e capirai il mercato (con Francesco Guala) Prefazione a Vernon Smith, La razionalità in economia. Tra teoria e analisi sperimentale, IBL, Milano.. Neuro-economia e Teoria del prospetto, voci Enciclopedia dell'economia Garzanti, Milano. Investimente. Test dell'investitore consapevole  Recensione di Hacking sulla The London Review of Books  IlSole24Ore 22.5.//ilsole24ore. com/art/cultura/-05-18/motterlini-spinta-riforme--shtml?uuid=ADAaR2J A Sito su matteo motterlini. CRESA, su cresa.  I am strongly inclined to assent to a principle which might be called a Principle of Economy of Rational Effort. Such a principle would state that where there is a ratiocinative procedure for arriving rationally at certain outcomes, a procedure which, because it is ratiocinative, will involve an expenditure of time and energy, then if there is a nonratiocinative, and so more economical procedure which is likely, for the most part, to reach the same outcomes as the ratiocinative procedure, then provided the stakes are not too high it will be rational to employ the cheaper though somewhat less reliable non-ratiocinative procedure as a substitute for ratiocination. I think this principle would meet with Genitorial approval, in which case the Genitor would install it for use should opportunity arise. On the assumption that it is cha~acteristic of reason to operate on pre-rational states which reason confirms, revises, or even (sometimes) eradicates, such opportunities will arise, provided the rational creatures can, as we can, be trained to modify the relevant pre-rational states or their exercise, so that without actual ratiocination the creatures  84  Paul Grice  can be more or less reliably led by those pre-rational states to the thoughts or actions which reason would endorse were it invoked; with the result that the creatures can do, for the most part, what reason requires without, in the particular case, the voice of reason being heard. Motterlini. Keywords: critica della ragione economica, principle of economy of rational effort, twice in Grice – in Reply, etc. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Motterlini” – The Swimming-Pool Library.

 

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