MODO DI COMPORRE VNA PREDICA, Del Reuerendifs. Mon%. PANIGAROLA VESCOVO D’ASTI, Dell’ordine di S.Francefco de’Minori OlTeriianti. véggi unto ut di nuouo Vn Trattato delia Memoria locale delfifteHb Autore. *»■ CoK trinile g io. In Veneti a, Appreflo Giacomo Vincenti MDCIIL I » ✓ II J Po AL MOLTO REVER P- MIO OSSERVANDISS. IL PADRE REGI NALDO DALL'ORO DI BOLOGNA, Predicator Dominicano. luerfe ragioni m eccitano i || ) dentearle quefte foche fa¬ tiche del Reuerendijfmo Monfg.Panigarola di felicijfma we~ moria , piciole dico in apparenza^ ma fruttuofffme in realtà, A lei dunque le con fiero sì per tributo della noHra muto labi le amicitia de molti anni fra di noi contrattaci peri' ami fa che lei teneua con detto Prelato decoro de Pulpiti della Cbrifìianità 3 e ttupor quafi del Mondo tuttofi anco per l'of fitio , che tiene della Predicanone ^mol ti anni fono jejfer citata da lei in molte fitta delle principali d'ltaliayoltreU A a fu* fua P atri a di Bologna con affidue e lo - date fatiche , i cui frutti furono pari¬ mente abraditi ( tralafciando alcune di Daìmatia)da V erona.V icen^P a doa3 e Vinegia , come da arbore affet- tuofamente confecrato dalla fua pro¬ pria uo/ontà à quefa wuitiffma Rc- pubhca . Non tfdegm dunque quello piciol dono degno al fcuro dlejjer pre giatoda primi Prencipi del Mondo y non perche fa parto della mia nuo ton¬ ta , ma perche è opera di sì maraut - ghofo dicitore come fu le eccellentifs . Monfig. Pamgarola . : & à V* S. baciando riuerentemente le mani le prego da N.S.ogm felicità . Di VenetiaM 20 .Decemb. 1601. DiZl.S. molto Reuer . Affettionatifs. Ser ultore Giacomo Vincenti. A I LETTORI L* A V T O R E. Alla lettera feguente fi potrà facilmente intendere, quanto io fuflì lontano da credere, che mai doueffe pu blicarfi quella OpcrettSjiri quel tempo,nel quale infic- me infieme la leggeuo, e dettauo ad alcuni Rdigicfi giouani,che mi fentiuano. Lecole,che mi hanno fatto mutar parere fono due, fhauerla ueduta cétra miauoglia in mano di molti trasformati(Iìma,e (corret¬ ti (lima-, & il nó poter (upplire con farla ogni giorno refermere alle domande di molti, a* quali non era ragioneuole che io in alcuna maniera la negali/. Ma quello, che da vci(giudiciofi Lettori} 10 defidero, in due capi conlìfte : L’uno che lt agendola la rimiriate con occhio amoretto le, come cola fatta per canta, ron per oftenta tione. E l’altro, che di gratta, ft non uoleteat ternamente, e polatamére leggerla, uoi in mu na maniera la Uggiate; p. rche,oue (corren¬ dola ftnza attentionc, ut parta lenza dubbio 11 magg'or intrico del mondo ; per auentura un poco meglio, potrà non totalmente diipia ccrui. E fiate (ani. A 5 A FRATI CHE STVDIANO NELLA CASA DI ARACELI DI ROMA. F» F ÉSC Ò VJmGjlKOljt loro Màcjlróì & forno in Chrìjlo. Rìtelli e figliuoli ex tifjìmi : voi mi richiedete con molta inflantia,che io u infogni il modo di compor re le prediche , & io ui ri- _ _ _ _ , [póndo fpeffo, che io non lo sò ; e che vorrei anch’io qualche valentia uomo che io wfegnafie à me, Ma voi replicate di nuo - uo, che io a meno ut mofiri quella forma , che tengo nel comporre le mie: Wioà quefio nè sò, nè voglio conir adn- u 'h e vi jeriuo qui fottovn trattateli del nu do ch’io foglio ferirne nel foor mare quei pochi sermoni, eh io faccio, quali e- glino fi fiano Lo faccio di più Stampare per le- uarui la fatica di farne copie faa fi come ho prejo tutti gli Stampati appreffo di me ; pe> che non mn intendo, che fcruàno ad altroché à voi foli; co fi vi prottfio, che farete cantra la tuia volon - tà,e ntdcarete del debito dì buoni figliuoli, ogni volta che lafciarete vedere qutfle mie cofarelle da altri, eh e da voi foli; poiché non è ragionano* le, che doue io pr curo di gioitami, e di honorar - ui quanto per me èpoffìbile; voi all'incotro dia - te occafione ad altri di rider fi di me, e delle efe mie. dirigi ui priego,che fe mai in mano di qual che guiditi*. fo capitale queflo trattatalo, e che egli in p-efenga vojìrafe ne ride ffe, dicendo, che queflo non è il vero modo della Rbetorica, fiate contenti di r.ffn ndere,che può rffere facilmen¬ te, che fia co (ì ; poiché io non faccio profejfione d' ini ender mene ; e può anco ejfere che facendo le prediche in quefla forma, non rìefcano buo¬ ne , ma nufeiranno almeno come le faccio io. Voi fa tanto h mereteil modo qui dentro, co¬ me io truou ) le cofe,i he ho dà dire, e come le di- fpongo. Hauefi^di più l'Anno paffuto alcuni miei Àuuertimeti [opra tutto il modo della elo cut ione, c dell' ornamento. E quali tutti voi ba¬ utte in va trattateli'.) di memoria locale, fatto dame, la formo, con 'aquale io foglio mandarmi à memoria le prediche. quando non mi bafla la, memoria n. turale. D modo thè dal pruaun- tiarle in poi ( dt l quale pur h abbiamo ragionato tal volta infume )haueretedt quefìa maniera A 4 dijìefe, diftefe,al meglio che ho faputo, tutte quelle, che i tfhetorì domandano parti della Kbetorica. Stu¬ diate ancora voi ; che f or fi trouarete molto me¬ glio di quello, che ui sò dir io : E pappiate / opra il tutto; che buone prediche fa, chi le fa fempre ad honor di Dio , e con principaliffimo fcopo di giouare all' anime de gli afcoltatori: e di non di¬ lettar' per altrove non per bauerli più frequen ti in luogo, oue pojfmo fare molto acquifio , Fiuete nella pace del Signor e,e pregatelo p me0 Di Cella il primo di Settembre . 1585. t MODO DI COMPORRE V N A PREDICA. CUCITOLO ‘PRIMO. Er fare una Predica * la pri ma cofa,che fi liada fare, è penfare in qual genere fi tro ua quello argomento, che fu hai da trattare. Dicono i Rhctori, che tut¬ ti i generi fi riducono à tre : Dimoltratiuo, owe fi loda,ò fi vitupera: Giuditia!e,ouefi ac cu fa, ò fi difende: e Dehberatiuo,oue fi per¬ suade, ò fi difluade. Dciqualiil Dimoftrati- uo rifguarda il pafTato, & honoraro -, il Giu- ditiale il prefente,e giufto ; il Deliberatiuo ii futuro, de utile. Ma oltretutti quelli, fi troua un genere di oratione, che domandammo alla greca, Di- dafcalica,nella quale nè fi loda, nè fi difen¬ derle fi perfuade; ma s’infegna, onero in fe- fegnando fi efpone ò arte,ò lcientia,ò tefii,ò commento, ò altro. Noi, in materia di Prediche, à pena è pof ubile. Nota. Modo dì Comporre fibile,c.he ci careniamo entro a i termini del Jecofe fopra dette-, perche in tante maniere fi ordifcono,& fi fanno le prediche, che pare che richieggano moho maggior numero di generi che i fopradetti non fono. Tuttauia prefu ppon amo una cofa-, cioè» che anco i Rhetori nelle orationi dcliberari- ue lodano, difendano, Óc infegnano : e nelle altre parimente mifchiano gli affetti degli al tri generi. Ma in ranto titi’oratione fi chiama tale,in quanto il Aio principale feopo è te le $ non hauendo pere ò rifpettò à quello, cheoc cafionalmenteiii s’infèrif’ce. .E però diciamo, in quanto al fine,ché tut¬ te le prediche faranno b didafcahche, ò non didafcahche' iiquale fecondo membro con¬ tenendo quello che contengono i tre generi communi dell’oratione^con un fol nome lo domandaremo. Di rrtareria^e l’altro didafea- ]ico.chiamaretno,Dj Vangelo: e cofi tutre le prediche che fi po ranno fare, faranno, òdi 3materia,ò di Vangelo. Hora cominciamo la diuifionè di quelle, che domandiamo prediche di imareriafiequa h faranno di tre forti* Perche, ò trartaranno una materia puramente, come farebbe a di¬ re, prc die re del I >igiuno : ouero loderanno un Santo, come farebbe à dire, predicare in : . • lode rtJ4 Tr etica. i lode di S. Pietro, ouero confuteranno una He refia; come farebbe il fare una predica con¬ tro l’opinione di Caluino intorno alla Eu- chariftia. Equi fi uede,chead ogni modoui è la proportione. Perche la materia fimplicc è in genere Deliberatili©, come quando per- fuadiamoildigiuno. Lalaudedel fanto,Di- moftratiuo : e la vonfutatione deil’hcrefia» Giùdiciale. Ma quello habbiamo di più noi predica¬ tori, di quello, c’hébbero i Rhctori, che alle uolte c’oblighiamo a trattare tutre le dette co fe j càuandole dal V angelo,© dalla Scrittura che corre: equelto in due modneioè tal hora da un foì palio del Vangelo, &tal hcrada tutto il Vangelo. E però nafeono fei altri generi, che fono : trattare una materia l'opra un palio del V an¬ gelo, onero canaria da tutto i! Vangelo : lo¬ dar un Santo da un palio del Vangelo, one¬ ro applicandogli tutte le clausole de 1 Vange lo ì abbattere un’opinione heretica per un palio del Vangelo^ onero inoltrando chetili ti ipalfi del Vangelo ia cònfuriuo. Si pilò di più da un iltelro Vangelo da un capo, ò da tutto, cauar infieme materia, e Tanto, & abbauimerno d’ht retici. Ma in fomma li haueta tempre lccchio a pria- Modo dì Comporre principale; e da ql fine tutta la predica uerrà a pigliare la detcrminatione del genere fuo. Si come ancora, fé bene noi ci feruiamo del Vangelo, ò tutto, ò parte, & intorno alle materie, Se a 1 Santi, & agli heretici; non pe¬ rò quella fi domanda predica di Vangelo ; perche il principale noìlro fine è, ò la mate¬ ria, ò il Santo,ò l’herctico; nè adoperiamoli V angelo per ifporlo principalméte,ma p Ter liircene a uno di quei fini,c’habbiamo detto. Si che le prediche di materia adunque (pi gliando predica di materia pei tutte quelle ehe non fono di Vangelo) non faranno mai, più chenoue (orti, cioè materia femplicetfan to femplice: heretico femplice: materia da un capo del V angelo : Tanto da un capo del Vangelo: heretico da un capo del Vangelo: materia da tutto il Vangelo: Tanto da tutto il Vangelo : & heretico dall Euangelo tutto. L’altre prediche poi, che Tono di Vange¬ lo, Tono quelle; oue noi non habbiamo altro principale fcopo,che di efporre letteralmen¬ te, ò mimicamente quella parte della Scrittu¬ ratile ci fi propone ; interferendoli) e mate¬ ria, c laude de Santi, e cófutatione d’htrtfia, quanto fi uoglia; ma Tempre occafionaimen- te, e non per altro, che per ùpoirt quel tefio. fi. quelle arich’elleriopofsono elstre di tre Ioni; ma T re dica. , $ forti; perche, oueramente pigliamo ad efpor re con moire opinioni, e conuarij lenii od lina particella, ò tutto il Vangelo;ouerc(quel che è ingegnofacofa) facciamo che tutte l’al tre clauiole del Vangelo, concorrano ad e- fporne una fola principale : onero correndo due Vangeli, come di feria, e di fella, ò Van gelo, de L pillola, come corre ogni giorno, facciamo, che uno di quelli celli ci (crua ad ilpiegare o parte, ò tatto l’altro. Coli, tolloche li vorrà fare una predica; in unadelle due miniere bilogna che iìa ; cioè ò di materia, ò di Vangelo. Del. e quali contenendone la prima noue, e la leconda tre,dodici lorti di prediche, al mio giuditio, fono quell e, che fra tutte le prediche del mon do polfono trouarlì. CAVITO LO SECONDO. Rouato, che habbiamo in quale di quelli dodici generi, ò in quale di quelle dodici maniere uogliamo q^c- formare la predica noltra; lubito fiftetu» habbiamo a ridurre tutta la predica ad una ta q“c propofitione fola, in modo tale,che,da quel- ^ arcf,° lapropolìtionein poi, ninna cola lì dica da noi principalmente, c per fe della ; ma tutto ‘ • quello, Modo di Comporre quello, che (ì dirà, ferua ò per introdurci à quella prppofìtiontjò per amplificarla, ò per pronarl?.,ò per ornai la j Se in (omnia tutto o mediata mente, ò immediatamente fi apporti per lei fola: in quella maniera, che /uiftoti- le , nella Poetica dice,chc il joemanó è lino, (e non è una Pamone; Se ogni poema può be ne hauere de gli Epifpdi alfti, ma alPultimp bifogna,che una loia fìa la cola ch’egli trat¬ ta: cornea dire, l’ira dbrtchille;il pallaggio di Enea in .ra!ia,e fimili» Quando dunque io uoglio trattare,per ef- fempio, del Digiuno, non balla quello ; ma pollo in quella loia materia fardiuerlc pro- pofici ni, come farebbe a dire ; II digiuno è opra buona, il digiuno è meritorio, il digiu¬ no è lodisfattorio'jil digiuno è antico, il digiti no opera buoni effetti; & altre tali: delle qua li, per fare una predicajbifogna ch’io ne pigli fc non una-.altriméti la predica non farà una. E quella unità di propolìtione,per parlare logicamente,larà quando non ui farà fe non un loggetto,& una pafiìone; come farebbe à dire; 11 digiuno è antico: non importandomi però molto, le quella propolitione lì pronun tij in modo dienuntiatione,ò ir» modo di que ftione. Di enuntiatii ne affitmatiuamente,co pie farebbe à dire, Il digiuno delie olferuat- vna Tre dica 4 fi: ò negatiuamente,come, Il digiuno non de ue tralafciarfi,e di queflione, come farebbe. Se il digiuno delie farfi ? Se è ordinato da Chrifto ? Seogn’uno ni è obligato ? e limili. Perche, fe ui peliamo bene, anco la queftione fi riduce all’ultimo all’enuntiatione ò affer- matiua,ò negatiua . Si che à me bada, che in ogni predica turro lo fcopo altro non fia, che trattare una fola paflionediun fol fogg tto, commuuquetu lo proponga; ò per modo di propofitione,ò di enuntiatione,ò d alcro.Ma applichiamo più particolarmente il docu¬ mento alledodici maniere. In una predica di materia fempliceper ef Tempio, uolendo predicare dei digiuno, pi¬ glierai una fola propofìtione, come farebbe a dire; Il digiuno è antico: oue uediamo,che foggnto è il digiuno; che p.iflìoneè Tanti- chi tà: ne altro in tutta la predica faremo, fe non introdurci, ò prouare, ò amplificare, ò ornare mediatamente, ò immediatamente la inherétia di qfta p a filone à quello foggetto. Conunaauuertenza loia, ma notabiliffi- ma;che potendoli in materia di digiuno eleg gere la propofìtione, della quale itogli roo predicare, ò più uniuerfale, ò più particola¬ re; bifogna cheauuertiamo molto benc,à no pigliarla tanto parti colare, che non ui fian«i pruoue * Modo di Comporre pruoue ballanti per empire una predica ; nè tanto uniuerfale,che non ballino le principa li fue pruouc à rinchiuderli in una predica di un’hora . & in fomma bilogna che facciamo la cappa lecondoil panno, che noi habbia- mo : le habbiamo molte cole, e lìamo dotti af faijpolsiamo eleggere le propoli tioni quanto iìuogliapiù particolari, che mai ci mancarà da fare una ben lunga predica in proua loro. Ma fe non habbiamo più farina, che tanto, farà manco male à pigliare la prcpolitione più uniuerfale che fi può, perche gran cola larà, che fotto à tanta uniuerfitì non lì troui- no pruoue,per empire fette,òotto fogli. Ma di quello bifogna che ogn’uno ha giudice nella propria caufa, & fe s’ingannerà farà fuo danno. Io dirò quello lolo-, che entrando due co- fe nella propolìtionej la maggiore, ò minore uniuerlìtà li potrà pigliare hora dalla pana del loggetto, & hora da quella della pafsio- ne,come farebbe à dire. Dalla parte della paf /ione-, Il dig uno è buono .-quella è uniuer- falilsima: e poi di mano in mano; Il digiuno è opera Chrilliana, Il digiuno è meritorio, Il digitino è fodisfattorio. Il digiuno aiuta l’ora tionete limili: lono tutte propolitioni,che fi uanno lemprc maggiormente particulari-. zando. vna Tredici. j Stando. E coli dalla banda del Soggetto ; Il dì giuno è bnono: il digiuno commandato nel¬ la Sacra fcrinnra è buono : il digiuno com- | • mandato da Chrjito è buono. il digiuno qua dragefimale è buono: il digiuno quadrage¬ simale lenza ber vino è buono: anco qui lì uede, che le cole fi uanno lèmpre nStringen- do. Di modo, che ò. dalla parte del foggerro, ò della patlione, ò da tutti due bi fogna ch’al¬ tri nell’eleggcre delia propofinone Sopra del la quale vuol fare la predica , fi faccia ò più largo, ò pur Stretto il follò conforme al vigo¬ re, che fi fente nelle gambe per fallarlo: pure che (come ho detto) una loia fia fempre la propofinone che fi elegge. Il medefimohabbiamo daolTeruare quali do Semplicemente ragioniamo in laude di vn Santo; cioè diterminare anco qua una Sola propofitione,alla quale tutto il rimanete del¬ la predica fi riduca, Se in quella, Senza dub¬ bio, Soggetto fempre lerà il Santo; e pallìone quella laude, che noi gli uorremo attribuire, come farebbe à dire; Lorenzo fu un gran Martire, Pietro Su prencipe de gli Apoft oli, e limili. Auuertédo, che anco qua, e dall’una,edal l’altra banda fi potrà allargare, Se ristringere la propofiuone,come diceuamo di Sopra. Ma B più Modo di Comporre più chiaramente dalla parte della paftìone, che da quella del (oggetto: poi che dicendo; Pietro fu (amo, Pietro fu Apoftolo,Pietro fu prencipe de gli Apertoli, Pietro fece la più bella Confertìone di Fede, che fi facefle mai : qui fi uede efprerto il riftrìngiméto della paf fione. Ma come fi porta riftiingere il fogget- to effendo Pietro vn’indiuiduo, non pare co- fi chiaro : untatila fi riftringerà trattando di lui,non fimplicemente,ma cófiderato nel¬ la tale, ò tale attione,come farebbe à dire; Pie rro in tutto il corfo della uitafuafu lodetio- Ie, ouero Pietro nell’ Apoftolato, ò Pietro nei martirio: ò riftringedo di mano in manotan to più le confiderationi,quanto piùriftretta farà Pattione di lui, che noi confideraremo: e queftobafti quanto al Santo. Nel confutar l’heretico femplicemente,bi fogna hora hauerc un poco più di confiderà tione; perche fe ogni uolta.che noi trattiamo materia impugnata da heretici, noi credem¬ mo di trattar quefto terzo genere,bifognereb bedire,che tutto quello che t lattarti mo mai òdi materia, òdi fante, òdi Vangelo forte di quefto genere; non cflendoui hormai co- fa nella Theologia facra,che non fia ftata i m pugnata da qualche heretico. E però dicia- fhofare unapredica contro l'heretico,airho ra,chc rnaTredìca. 2 ra,che rutto lo fcoponoftro è il «firn cftrare, che le ragioni, le quali egli ha adoperato a fortificatela fua,& abbattere lanollra opi- nione,lbno lontane ò dal nero, b dal iterili- mile. Dimodoché la predica contro i’hcre- tico è tutta quali confutatala, & ha pochifiì- mo della confiimatione. Pereflempio ; prc-' dicando io II digiuno quadragefimale do- uerli olferuare : quella fe bene è di materia, che ha negata Pheretico,e le bene predican¬ do, incidentalmente io confuterble ragioni di lui, ad ogni modo efiendo mio principale intento il confermare la materia, ch’io tratto, e non il confutare chi l’impugna, come dal fine diceuamo già che fi denominauanci ge neri, coli quella predica non farà contra he- letico, ma di materiata doue,fcper mio prin cipale intento predicafii ; Che le ragioni di Caluino,addotte contra il digiuno lono fal- fe: quella, propriamente farebbe contra l’he retico, perche non haurei per mio fine confir matione alcuna, ma confurationc fi bene . Er in quella ancora bifegna come nelle due pallate eleggerli una propofitionc fola, quali centro di tutta la predica : come fareb¬ be a dire; Le ragioni da Caluino addotte co tra il digiuno elfer falfe. Hauendo l’occhio anco quà, ad allargar- B z la. Nodo di Compone la,o ftringerla come diccuamo di fopra,oue ro dalla parte del /oggetto, come farebbe a dire , Gli hererici fai fame me impugnano il digitino: gli hererici moderni falbamente ini pugnano il digiuno :i Camini Ari falbamente impugnano il digiuno: Befa falbamente imo- pugna il digiuno ; e limili : onero dalla par¬ te della palììone,come farebbe ; Bela falba¬ mente impugna le opere lodisfatroric,ò,il di giunoquadragelimale: òcofi difccrrendo. E infili qui aliai habbiamo detto de i tre ge¬ neri {empiici , che chiamiamo di materia, cioè della materia fimpiice, del Tanto, e dcl- l’heretico. Faci! cofa farà hora,il trattare di quelli me definii congiontijò con palio particolare del Vangdojò con tutto il Vangelo. Perche do- uédoli anco qua per la regola infallibile eleg gere una propolitione fola, dalla quale pen¬ da tutta la predica; il modo di farla, farà pi gliando dalla parte del (oggetto tutto quel¬ lo, che era, e loggctto,e predicato ne5 generi {empiici: e poi dalla parte della paflìone mec tendoui ò il palio dei Vangelo, ò tutto il Van gelo,chetu vuoi applicare. Per eflempio: la materia (èmpliceera -, Il digiuno deueoflcr- iiarfi : piglia tutto qnello e mettilo dalla par¬ te del loggetto, dicendo, In rutta quella pre¬ dica ima Predica. 7 dica mio fcopo farà, il dimollrarui,eomeche il digiuno debba oflferuai lì, uiene eccellente¬ mente prouato dal tal palio del Vangelo. Nel lanto,propofitione era quella-, Pietro è prencjpe degli Apolloli: die a fi hora; Pietro efi'ere prenci pe de gli Apolloli lo prona eo- cellcntemente quello tal palio del Vangelo. Centra l’heretico,propofitione era ; Befa fai famente impugnai! digiuno: dicali adcfIo , Befafalfamentc impugnare il digiuno, que¬ llo lì prona dal tal palio del Vangelo p mol¬ te vie: dico per molte uie, perche quelle vie faranno poi quelle, lequali ci fatano le argu- mentationi da finire tutta la predica. Mà non fiamo ancora arriuati tanto atlanti. '•Per bora quello, che ho applicato a unpaf- fo del V angelo,applichifi a tutto il V angelo* e dicali ; Il digiuno doucre ollèruai li; Pietro effere principe de gli Apolloli; Bela falla- mente dannare il di giuno ; la tale ò la tale di quelle cole, li proua marauigliolamente nel V angelo d’hoggi: e di quella maniera fi for¬ ma la propolìnone de’ generi limplici con l’appiicanone del Vangelo. E fe douedice- ui : ; il tal palfelo proua per molte vie dirai, il tal Vangelo lo proua per molte claufulc, hauerai ancora apparecchiato il fondamen¬ to di tutta la predica : ma quello fi ucdrà poi b ) pii) Modo di Comporre più chiaramente. Reftanohora le fole prediche didafcali- chc,chc noi domandiamo di Vangelo: nelle quali ancora, bifogna tirare ogni cofaad li¬ na propofitioncfola(che quella è certa,eper petua regola,) ma come fi pelli fare, qua ( al mio giuduio) è molto maggiore difficoltà i perche efponendofi tutto il Vangelo ; firapli cemente,tante pare chefiano le propofitio* ni,quante fono le c!aufule,che fi efpongono: nè fi può facilmente uedere,come tutte infie meuadino à leruircad una fola. E pure chi eipone un Vangelo àclaufula per claufula fenza ridurlo ad unità ; al ficuro fa bene, ò parafrafi,ò commcmojma non già oratione, ò predica. Tuttauia diciamo, che eflendo tre i generi di quello didafeaheo; cioè e/pofitione di un V angelo fo!o,di un palio con il Vangelo tut to,e di uno Euangelo con l’altro : ne i dueul timi facddlìmacolaè atrouarela propofitio ne fondamentale della predica: perche dicc- do noi- la tal claufula de! Vangelo fi moflra uera pertilrtel’altre:quefta è lina propofitio- ne ioli 'aquile da tutte l'altre c'pofte nel ri¬ manerne della predica u enead elfer confer¬ mata^ dicendo • quello Euangelo ha ma» rauighola conformità con quell’altro : anco quella i ma Tredica. - 4 quella c una fola propofitione, la quale rice- uerà confermatione da rutto quello, che fi di rà: per esempio; Ego principium,qui &lo- quor vobis: che Chrifto fia principio, come dice quella claulula,uoglio prouarlo c5 tue te le altre claufule del V angelo. Ecco la prò pofitionc: ecofi farà dogn'altra : e di Vangc lo con Vangelo ; come facilmente portono intendere li mediocremente esercitati. Quello che pare difficile, è la efpofitionc fimplice di un folo Vangelo : tuttauia bifo- gna confiderare, che tutti i Vangeli, che fi ci propongono, ò faranno dottrina, ò faranno hiftoria>ò mirto. Dottrina, come farebbe ì dire,La fefta feria delle Ceneri: Diligiteini- micos veftros, fin al fine . Hiftoria, comedi quinta : Cum introirtet Iefus Capharnaunif fino al fine. Mirto, come farebbe il giorno di ogni Santo: Cum afeendirtèt Chnltus in mó tem,&c. Beati: e quello che feguita. Noi hab btamo prima a dirtingucre, quale di quelle cole ci uenga per le mani. E poi,feè dottrina, pigliarono lo feopo da quella dottrina, che quuii fi tratta, come farebbe a dire ncll’ellèmpio allegatola pro- pofitione fara; che i nemici s’habbiar o da a* mare, il Vangelo d’hoggi lo moftra : Neba- ftarebbe a dire, il nemico deue amarfi; per¬ ii 4 che Modo dì Compórre clie a quello modo la predica farebbe di ini teria,e non di V angelo. Ben fi potrebbe dire» che anco la propofitione formata da mela¬ re più ro fto p to po fi c ione di materia, applica¬ ta al Vangelo tutto, che propofitione di Vali gelo lécito quiul tratta materia, e però non poteuamo procedere altrimenti. Se farà hiftoria Quella, che fi tratta nel Va gelo,procureremo dùconofcere quale virtù, ò quale qualità dell’agente fi moftri princi- palmentepef quella hiftoria,e dicendo quel la qualità prouarfi dalle attioni di quel Vati gelo haueremo formata la propofitione: co me farebbe nella hiftoria di Cafatnaum: le uoghamo pigliare il Centurione come agen té, potremo dire- quato polla la fede del Ccn turione, lo moftra per molte claufitle quello Vangelo : e coli potremo poi aggiungere nel le argumentationi -, Perche Cimilo uienea lui, perche lo efaudifce, perche lo lauda, &c. onero fe uogliamo pigliare per agente Chri- fto,potremo dire, quanta fia la bontà di Chri ftoj'io moftra quello Euangelo: e poi nelle ar gumentationi foggiungere: perche uiene al Centurione, perche Tana il ferito : e limili co¬ le, le quali elponendofi da noi, ci fatano infie me efporre tutte le claufule del V angelo, e tut- rcnondimeno indrizzatead una proaa fola* Ma vna Tredìca $ Mache fihauerebbea fare,quando in uft V angelo, fi narraflero due hiftorie,conie fa¬ rebbe a dire in quella Domenica, che fi leg¬ ge l’hiftoria del Centurione, e quella del I e- piofo,in tal cafo,una delle due cofe potiamo fare ; ouero efporne una fola, al modo che diceuamodi fopra,enon far menti orie del¬ l’altra, ouero trouare quello agente, che è co¬ mune a tutte due, e trottare quella qualità di lui, che da tutte due l’atfioni mene prenatale tuttoquefto mettendo per (oggetto, di re, che uittoquefto fi prona da tutte due i’hiftorie, come farebbe : Chrifto efi'er potente lo pro- uano i due miracoli del V angelo d’hoggi. Retta il mitto folo, oue fi narra dottrina & hiftoria infieme,c quitti ò la maggior par reè hittoria, ò la maggior parte dottrina. La maggior parte hittoria come nel Vàgelodel Centurione, (e doppo tutta quella attione, ag giungiamo, Multi ab Oriente,& Occidente venient. E la maggior parte dottrina, come nel Vangelo d’Ogni fanti ; oue doppo bai¬ none d’afeendere nel mote fi narra tutta quel la dottrina, Beati, dee. Se la maggior parte è hittoria, pigliaremo lofeopo della hittoria, come farebbe adire; diritto efier buono, lo moftra rutto il Van¬ gelo, perche uiene al Centurione, perche fa- na Modo di Comporre na l'infermo, perche lauda la fede, e di più, perche egli none partiale, onde foggiunge. Multi ab Oriente, & Occidente uenientrc coli hàueremo niellata la dottrina a prouare l’hirtoria. Mà;fe la maggior parte farà dottrina, bi¬ sognerà pigliare lo fcopo dalla dottrina, e procurare,chc quelle poche anioni anco lo¬ ro, almeno per lenfo morale cammino all’i- ItelTo fcopo, come farebbe nel Vangelo d’o- gni fanto : il modo di acquiflar la felicità lì mortra nel Vangelo d’hoggi. Ecco la propo linone; equeftolì fa daquel!i,che flem, che funt m;tndi corde, che perfecutionem patiun tur,&t. E di più da quelli, che con Chrilìo afeendunt in montem,cioè contemplano; leder, cioè li compongono l’animo; aperiunt os,cioègionanoal prortìmo:e và difeorrédo. Si porrebbe qua dubitare, fotto qual gene¬ re andaiTc la parabola ; ma no è dubbio,che è dottrina, e che ha lo fcopo chiarirtìmo: lì chetrouando il fuo Icnfo litterale,ilqua!e no è quello, che le parole fonano: ma che princi palmente ha incelo Chrirto(come in un trat- tatello apporta habbiamo dimoftrato noi) facilillima colà le rà il ridurre anco il Vange- lo della parabola ad una propolìtione fola. E coli habbiamo già fatto due cole impor tantif- vna Tredica 6 tantilfime nella predica : cioè imparato a co- nefcere il genererei quale uoghamo dire-, & in ogni genere aformare quella propoli- none, che ha da dare unità alla predica, e lo- pra alla quale fi ha da ergere tutta la machia na. Cola infin qua, che tutta fi può fare len¬ za libro, e lenza lume, penlando folo, ò nel letto, ódoue fi uoglia : perche fin qui non fi ha di bifogno d’altro, che di fefteflo. CjI titolo terzo. F Atto quello cominciamo ad hauer bifo¬ gno d'altri, che di noi medefimi, cioè di molti Libri da i quali noi pofsiamo calure i concetthche prouano,c che c’introducano al la propoli! ione, che ci fiamoeletta; in quella maniera, che doppo hauet altri propofto di fabricare nella ciuà,e di farcafa nella tal for ma,bifogna poi ch’egli entri nella fornace a prouederfi di piarre,enel bofeoa procacciar fi tauole, & in lemma ad apparecchare la materia dell edificio luo. Coli bilogna, che noi entriamo nella! ìbrarianolìrra.echequi- ui procuriamo da tutti i libri c habbiamo,di cauare,e mettere in diparte quali una lelua, di tutu quei concetti, che ci hanno aferuire «ella propofta materia. Modo di Compórre Nè fenza proposto, tutta quella raccolta de concetti noi la domandiamo felua: per¬ che mentre bandiamo cauando, l’andiamo ancora diftendendo confulamente, quali fel- ua,ò bofeo in un poco di carta, infin a tanto, che djtponendòla poheome diremo, la cotti partiamo, e ne facciamo giardino. É certo quanto a quello meftiero del pre¬ parare la ielua,farebbeforfi meglio il non ne dare regola alcuna, fe non dire, che ogn’uno da quei libri , ch’egli tiène apprefio, cauafie quella maggior copia de concetti a fuo pro- pofito^hegli potelTe- fèfdaU’altro canto noi non hauefsimo molta uoglia di giouare in ogni minarla a principianti : di maniera, che anco in quello deliberiamo ( fuccinramente però ) di dire loro tre cofc; cioè quali libri deueno procurare di hduere7- in che maniera deueno fare a cauare i concetti r e finalmeri te nel cariargli, con qual forma denno ripor¬ li^ legnarli in quel pezzo di carta, oue fan¬ no la ielu a. - k prima, quanto a i libri, fe alcuno fe rà il quale habbia modo d’hauerne quanti vuole, io lenza dubbio lo con figlierei a pigliare tue ti quelli, che troua, principalmente ecclefia- ftiei; e bafsicuro,che la copia de i libri è quel hjche principalmente fra tintele cofe,fuole fare ma Tre dica. r f fare honore a chi compone : hauendo io per regola cena, che a e h' ft lidia e vuole impara re, baita un Libro iole: ma a chi ferine, e vuo lcinfepnaremonel'ene baftano mille.Si che i-’ habbianft pure de i Libri, e legganfì timi:per che all’ultimo tutti inft^nano. E le in cento uelre,chetufai fe!nc,una uolta fola tu troni un concetto notabile: il Libro è pagato, e la fatica è ricompenfata con grofsifstma vfura. Mafenonha il modo di hauere appretto di fe tanta copia di libri, anzi non ha pur il modo di hauerequei due ljbn,che a me pa¬ re che contenghino tutti gli altri, in materia di Scrittura facra,cioè il Toltalo, c Nicolao de Lira: anco a quello, a mio guiditi©, fi può dar forma come con pochi libti,epocalpefa egli habbia in cella da potere affai abor.dan temente fcrmerein ogni genere di predica, ch’egli faccia. Percioche acuendo tutti i con cetti c fiere ò di fcrittura, ò di materia, ò di fanto,ò córra bere tici; fop'rala fcrittura prin cipalmentenoua ( poiché fopra quella oidi nanamente predichiamo) a me ballerà, che habbia due libri foli, cioè la Concordanza marauiglio/iisima di Janfenio, e la Catena aurea di San Thomafo • ma feè pofsibile,fia quella flampata a Parigi dal Sommo, che ha notati in margine, non folamente i nomi, ma i luo- Modo di Comporre i luoghi ancora minutifsimi de gli autori. Perche in quello modo fi ftudia infiemein- fieme,e ferittura, c Padri, & eficndo quelle annotationi fidelifsitnej mercè d’nn libro fo- lo, tu n’alleghi in pergamo più di mille. Quanto alle materie, principalmente fara¬ diche, (poiché non demo edere predicate, come fi disputano) a me pare che baderà ha uere il fido tefto della Somma di S.Thoma- fo,e fe fu db pofsibilc quel bel Rofario di Pel barro, che dice ogni cofa,& c gni cola chiarir fimamenre. Per le prediche de fanti, poiché i libri de gli antichi, che in diueifi luoghi nc ragionano, non pofio facilmente hauerfi, ba¬ derà per hora hauercildottifaimo, 6caccu- ratilsimo Martyrologio di Monfig.Galefino e quello che uè dice il Breuiario : cofi come contra gli herctici,a me pare, che non occor¬ ra hauer altro, che Alfonfo de Cadrò. Ben haurei caro,che fi haueffero poi certi libret¬ ti di cofe communi, che infinitamente gioua- mo: come farebbe ; Excmpla ▼irtutum,& vi- tiorum: gli efempi di Marco Mando, fimih- tudines Sacra: fcripturae: Stimma Concilio- rum^ limili: Mi piacerebbero ancora perla uarieti delle cofe, che contengono la Biblio theca di Sido,& il Decreto, intendendo fem f re qucllo,fcnza che no fi può fare,cioèuna Con- ma T redica. $ Concordanza della Bibbia* &‘una Bibbia ftelTa-, la qual Bibbia, s’è pottibtte, habbia quellatanola di materie, che fi domanda In¬ dex Biblicus,e quello quanto a i Libri. Il modo hore di tifarli per cariarne i con¬ cetti, può elTertale,quale ogn’uno trotta che più ferita a fe fletto : con tutto ciò io ttonei prima, che non fi comprale mai libro, ilqua le non hauelTe tattole perfetcìlTime ; almeno due,quella che fi domanda delle materie,e quella de’ luoghi della fcrrttura : e poi farei una diftintione di quefto modo-, che tutti i li¬ bri, ò trattano la fcrittura ex profello, e per modo di commento, come Nicolao de Lira, come il Gaetano, come Bonauentura in Lu¬ ca^ limili: onero fanno fermonì,&: homelie fopra diterminati pafsi ò diterminati Vango li della fcrittiirarouero trattano diterminata- mentematerie,oueroinogni materia fanno profeffione di taccoglicre molte cofe da dir¬ li. In ogni cafo^quelli che trattano la fcrittu- ra,ui mifchiano materie, e quelli che tratta¬ no materie, efpongono incidentemente mol ti luoghi della fcrittura: fiche douendo tu fare una predica di Vangelo, potrai uedcrc tintigli Autori difcrittura,one trattano quel Vangelo ex profcfio, e poi loro medefimi, c tutti quanti libri hai in cellajnellctauole del le Modo di Comporre le fcritture,per uedere,feincitlentemente,ri© hanno mai fatta mentione: e dall’altro can¬ tone non tratti Vangelo, ma materie, ucdrai prima quelli, che trattano apoflataméte quel la materia; e poi loro flelli,e quanti ne hai in cella, nella tauola delle materie, per uedere, feàcaìo,& à proposito d’altro ne hauelTcro ragionato. Vedrai di più ne i libri dei luoghi com¬ muni, come farebbe, d’efempi, d'hillone, &C altro, fe alcuna cola fa per te,& anco quella riporrai; oltre che non Sdegnerai i libri ferir ti à mano, che tu ti trouafli,anco fattida te fleffo,e finalmente dall’indice bìblico pi¬ glierai ciò che torna à tuo pi opofito: lafcian do per ultimo la Coneoi danza della Bibbia; laquale,fetu faprai fermitene, baderà fola à darci materia per mille prediche in qual fi uogliafuggetto, il modo di ferui rie nc,lo tratta chiaramé- te Siilo nella fua Bibliotheca,& ioperhora non dirò altrove non ehe è nelle concordali 2c,& in tutte le tauoje delle materie, per ri- trouare quello, che fa à propofìto noftro, hi- fogna ricercare due luoghi; cioè il nome del fuggetto,e quello della pafficne,che noi uo- gliamo trattare. Come farebbe, udendo pie dicare,Che il digiuno è buono, nella parola Zeiu- yna Vredlca. 1 3 ' l£Ìunium,c nella parola, bonus ò bonm , fi troueranno tante auttorirà da farci ftiegliar rintellettoà produrre cócetti aprcpofitoao tiro, che pur troppo balleranno per ogni lon ghislìmo ragionamento -auuertendo di piti, che doue per non edere i ragionamenti fim- plici,noi del (oggetto, e della pasfione del fi triplice ne facciamo un (oggetto Colo del nó fimplice-, all’hora nelle Concordanze, e nel¬ le tauole dJla materia baderà a cercare i due termini del luggetto, lenza hauer punto d'oc chio alla1 pasfione, come farebbe à dire in I quella pròpofitione: Il digiuno efier buono, • fìmoftra dairEuangelo d’hoggi: ballerà à trouare,il digiuno è buono, lenza penlarad l altro : & unmevlalmente bilogna metterli à cercare quel (olo, che noi crediamo ditto- uare,echeci polla leruire. Ma quanto ai co certi, che hanno dàcauarfi, ognuno lo laprà per auuentura far meglio da (e, che non lap¬ piamo infognarlo noi. Rella il modo, col quale debbiamo nota re lopra un pezzo d carta (per dir coli) tutto ciò,che noi trouiamo,che lenta a noflro pio ì« polito. E quello bili gna farlo in modo, che ! non fia, nè troppo difiinfo, nè troppo llretto. Alcuni ui fonojiquali notano folamente i fo gli del libro, oue fi troua il concetto , lenza i C dire Modo dì Comporre dire che concetto egli fi fi are quello c tanto come niente; perche bifogna poi, che tu tor¬ ni Tempre al libro; oltre che, pigliando quel¬ la felua in mano,e non fapendo tu, che con¬ cetti fiano quelli, non puoi in’zlcun modo co partirli, fegià ellendoui (olii numeri, non ti dilettasi di fommarli,ò di moltiplicarli. AL tri ni Topo, iqu ali longamente Tcn nono tutte le parole, etal'hora le pagine intiere di quelli autori;onde cattano i concetti. E quello fen za dubbio è più utile modo,che non è quel- l’altrojmai di louerchia fatica, e bifognareb be hauer da fare una predica l’anno, ò poco più. I terzi fcriuono il concetto concilamen- te,malcriueno di più il numero della pagina d’onde l’anno cauato, rimettendoli lempre a rinederlo;e quello certo è modo aliai uicino al perfetto,maionon vorreijfinitac’holafel ua,hauermaipiùariuederei libri; e uorrei potere con quella fola carta, oue ho fatta la felua, anco in campagna, o caualcando, fa- bricar la predica mia . Con tutto ciò non è Tempre posllbilc; e però dico, che quando in un libro tu trouerai un concetto lolo,e quel concetto tu lo vuoi apportar per tuo, ò alme¬ no non vuoi nominare, dotte l’habbia catta- ■$o,quiui non accade far altro, che feri nere Ti Tlelfo concetto in manco parole, che tu puoi, tanto rnaTredìca. 14 tanto che tu folo l’intendi. Se poi ò neli’jftef- fo,ò in altro libro troni un fol concetto, e ti pare,che allegando fautore tu gli dia graui- tà,e nputatione- all’hora metterai nella felua il concetto in breuisfime parole, & il nome decatitore, con il Juogo,oue egli lo dice, ma quello con nome di trattato,© libro, o home lia,ò fimili,e non per numero di foglirpercio che al fi curo in pergamo non dirai, come di¬ ce S.GrifoSSomo a fogli 105. equefto allega re l’autore, deue farli principalmente, oue i concetti, ò fono deboli, b molto communi; perche aiutati con quel nome antico, paiono da qualche cofa. Occorre anco alle itolte, che fiamo necessitati à portare, non Solo il concetto, ma l’iftelfe parole del lanto,ò del¬ la Scrittura; principalmente nelle controuer- fiecongli heretici,& all’hora bifogna nella felua fcriuere il cocetto,e con le parole itter¬ ica con il nome dell’autore; oltra il che,l’ul- tima cofa, che può auittfnireè, che noi Stab¬ biamo bifogno nella predica di dire molti, e molti concetti tutti feguenti, di qual fi uoglia autore: come farebbe luoghi communi;& al l’hora, perche il difenderli tutti nella felua, farebbe troppo fatica; douendo tu formare la predica, oue fi troua fatua libraria, me¬ glio è,che tu legni il luogo corninone folo, G 2 elle Modo di Comporre che tu hai da trattcre,con il nome dell'auto-; re, e con il numero de’ fogli. E coli tutti i capi della felua, ò faranno concetti Empiici, ò concetti col nome del¬ l’autore, ò concetti col nomee con le parole dell’iftelFo autore, ò folo nome dell’autore, con numero de’fogli,&: in quello ultimo ca- fo fol amente, farai affretto di tornare a riue- dere i libri, ballandoti intinti gli altri la tua felua fola. Ma per non lafciar mancare minutiaaicti na in quella materia,uorrei anco due cofc da te-, Puna,ch’ogni concetto della felua comin ciafTeda capo, come fanno i verfinei Poe¬ mi, ò che egli cótenelìe una linea fola,ò più, che quello non importa: e raltro,che inanzi adogn’uno dei concetti, tu glimettesfi ilnu mero fuo per ordine, cominciando 1.2. ?. 4. &c. non perche con quello ordine debbia¬ no poi edere dirteli nella predica, ma per un* altra cofa, che lì dirà poi. Perertempio; {In¬ diando la materia del digiuno Quadragli- male,trpui quello concetto, Il Digiunoè co¬ mandato nei Canoni degli Aportoli: e que- ft’altro, Moisè Digiunò quaranta giorni: e queftaltro, Spiridione diede delle carni ad un amico fuo di Quadragefirua : cqueft’al- tro. La Quarelima li fa à tempo di Primaue- ima Tredica. 1 5 rat-tutti quelli concetrfiperchegli hai trottati con quell’or dine,tu gli difenderai nellatua felli a con quello i/lello ordine, e con i nume¬ ri aitanti. 1 Digiuno nei Canoni degli Apolidi. 2 Moisèqiiaranta giorni. 3 Spiridione carni all’amico. Sozom. 4 Quadragefima di Primauera. Non ceno, perche con quell’ordine tu gli babbi à difendere , perche non ui farebbe continuationealcuna-, ma perche tutti quelli numeri ci faranno poi grandislìma utilità nel compartimento della lelna; Et infin quid è detto aliai del genere del¬ la predica, della propofitione,che debbiamo eleggere, e della lelna, che debbiamo fare: nelle quali tre cofe,s’io non errojs’inchiudc tutta quella prima parte della Rhetoricas che gli autori domandano, Inuentione. CAVITO LO OVATTO. I come apparecchiata, c’habbiamo la materia dell’edificio, fuccede» che noi bandiamo cópartendo per diuerfi appartameli della fabrica, c’habbiamo da fare : cofi congregata, c’hab¬ biamo la felua de i concettala prima cofa, C 3 c’hab- Modo di Comporre Gabbiamo a fare, è corrergli tutti, tre ò qua- tro uolte attentisi! inamente, e coli alla grolla del iberare fra noi ftcslì, quali di loro voglia¬ mo, che Ternano alle dillmte parti della pre¬ dica c’habbiamo a fare. E però qui dfendo luogo da dire col? iti generale, quante fono le parti della predica; io per hora ni dico, che non fono,fe non due; cioè una inanzi alla propoli tione,&: vna dop po. Vna cioè con la quale c’iniroduchiamo a peoporre lacofà che uogliamo prouare e perfuadere : e l’altra, con laquale prouiamo , e pervadiamo quello c’habbiamo propolto; di modo che per hora concimiamo due par¬ ti, l'una laquale chiamiamo introduttione, e l’altra prùoua. Ma bifogna faperc,che di quefte due, vna è più principale dell’altra,e quella molto più occupa della predicabile non occupa l’altra. Perche Pintroduttione nel principio della predica con poche claufole lì Tpediiceja do- ue propollo quello che uogliamo trattare, tilt to il ragionamento rimanente lì confoma in pruoite. E Te uogliamo anco diTcendcre à mi- nutie sìgrandirOue per elfempio, vna predi¬ ca deue ltenderiì tutta in otto pagine; di que¬ lle una fola ballerà per la introduttione, al puìjepoi fatta lapropolìtione, e diiufain ma Tredici, \6 poche parole , come diremo più baffo, tutto il rj manente il di fpenfa in pruone. - E però quando habbiamo la felua in ma¬ no; la più importante cola è il trottare quale di quei concetti habbiano da fermici nella pruoua; che del retto il trouar concetti per far vna introduttione è cola molto facile ... Et io per me vorrei , che da principio , fcn- zahauer punto memoria dcll’intiodutno- ne,comcfe non fi hauelìcà fare, tutto IqIco po del componente foffejciegliere dalla lei- ua quei concetti, i quali pottòno immediata mente prouarela lua propofitione. Dico, immediatamente, con molta ragio¬ ne, parche farà facil cofa , che nella felua vi fiano molti concetti, i quali poffono adattarli anch’eglino, à pronare dalla lunga quello, che vogliamo dire. Ma quelli non lotloquel li à quali dobbiamo hauere principalmente l’occhio. L’importanza è da principio tro- uarne alcuni pochi, i quali immediatameu- te pruomno la propofitione, Se à quali come à capi di (quadra, fi riduchino poi quali tut¬ ti quegli altri che fono nella felua; e quelli principali per le caule, che fi diranno poi più à balso, non doueranno eisere manco di due, ne più di quattro, fe ben alcuni ne kanno concefso fino à cinque ; ma io, come C 4 dico. Modo di Comporre dico, vorrei per l’ordinario che fullero tre* e Te pure eccedeffero , che non pa(TafTero: quattro . ' Per elfempio , nella lelua di quella pro- polìtionc, Il digiuno quadragefimale deue oderuarlì, dite voi che tra gli altri , ci fono quelli concetti . i II digiunoquadragefimalefu figurato nel l’antica legge. z II digiuno quadragefimale gioua anco al corpo. 3 11 digiuno quadragefimale è de iure di¬ ttino. 4 II digiuno quadragefimale macera ht carne. 5 S. Francefcodigiunaua più quarefime. 6 Moisè digiunò quaranta giorni. 7 Molti Concilii commandano il digiuuo.- 8 Telesforonon fondò il digiuno quadra- gefiraale,ma altri inanzi à lui . 5? Il digiuno difpone all’oratione i o S. Amb ruogio dice^che il non digiunare laquarefima, è peccato mortale. Di quelli concetti , non vi è dubbio, che quali tìttti pruouano la propofirione , ma non tutti la pruouano immediatamente, percioche il dire , Il digiuno quadragefima¬ le è de iure dittino, dunque bifogna farlo vm Tre dica 17 quella fenza dubbio c immediata . Ma^I dire, Moisè digiunò quaranta giorni, dun¬ que bi fogna fare la quarefima , quella al fi- euro non conclude immediatamente; per¬ che l’i Hello Moisè fi circoncife, e pure non habbiamo à circonciderli noi . Si che le quello concetto ci hadaferuirc per prouare la noflra propofìcione , bi/ogna ridurlo * qualcVn altro concetto commune , che im¬ meditatamente la prnoui ; come ferebbe , Il digiuno quadragefimale , antichiffima mente fu lempre o {Ternato , o figurato; e chefia vero, anco Moisè digiunò quaranta giorni : dunquefaciamlo. Trouaremo ancora nella felua noftra al¬ cuni concetti,che prouano immeditatamen¬ te : ma perche fono molti di loro, che fé be¬ ne tutti immediatamente p ruoiiano, tutti non dimeno pruouano per vna fola ragione for¬ male: però tutti quelli fi hanno da ridurre à vn capo folo , come farebbe à dire , Il digiuno macera la carne , dunque digiut- niamo . Il digiuno aiuta boranone , dua- que digiuniamo: tutti due quelli concetti t prouano immediatamente, ma tutti due pel? ribella ratione dell’vtilità ; e però tutti due,* gli altri di quella forte, hanno a compréderfi tutti, lotto vna pruouaccmmune, cioè, Chf il di- Modo di Comporre i! digiuno è vrìle, e però deue farli . In fomma bifogna considerare nella felua molto bene, di cattare fé vi fono diftintamcn se, o di formare tre capi foli, che pruouino la no lira propofitione; e pigliarli tali , che lotto di loro pofsano diflribnirli in tre claslì» o tutti i concetti , o la maggior parte de con¬ cetti che fono nella lelna . Il che fatto, le per cafo vna di quelle pino ne non potrà riceuere dalla felua tanti con¬ cetti, che la facciano feconda & abondante, bifogna per lei fola tornare à vedere la ranc¬ ia de’libri, e ne’ termini del fuggetto,edella paslione fua, formar di nuouo vn poco di fel uetta per lei (ola . Ma fe in contrario ridotti alli tre capi principali quanti concetti lì può della felua fatta, ad ogni modo alcuni ve nereftano,cbe non vi capifcano folto*, quelli lì lalcieranno coli, nc cancelleranno, ne fitrafeureranno, perche haueranno poi da feruireà certe altre cole, che diremo più à bafso. Fra tanto, io vorrei dire che quelli capi, cheli piglieranno, bifognerà Icriuérgli ap¬ puntatamente in tre luoghi, e lottoogn’vno di loro, metterui la clafse defuoi concetti co* numeri foli , ( che per quella cagione facemmo, preporre i numeri à tutti i con» celti vna Tredica 1 S fc^tti della fclua.) Ma perche quelle fono co- fe,che àfpiegarle paiono diffidigli me, 6c a metterle in opera non fono fe non facili , pe¬ rò farà meglio per non mancare in cola alcu fìa all’vtilità di chi ha da leggere,che ne fac¬ ciamo prattica con vn’efsempìo. Voglio dunque fare vna predica , nondi Vangelo, ma di materia: e quella non di ma teria applicata à parte di Vangelo, o Vange¬ lo, ma di materia femphce. Lapropofitione à che voglio ridurre tutta la mia predica è. Cheli digiuno quadragelìmale deue ofser- u a r lì . Studiando per tutti i miei libri quello ter¬ mine, Digiuno quadragelìmale: equeft’al- rro, Ofseruarfi, io come mi fono venuti nel- ti nello lludiare, coli fenz’altro ordine, ho fatto la felua de i concetti , che è qua à balso, & hogli prepollo i numeri per valermene poi ad occalìone. I Moisè digiunò quaranta giorni ♦ ì Nc’Canoni degli Apolidi è comman¬ dato il digiuno. 3 Chrillo flette quaranta giorni nel deferto. 4 Digiuno lì troua naturale, morale, e meri¬ torio, e di molte forti. y Otto (lati di perfonenon fono tenute al j digiuno. 6 Te- Modo di Comporre Ì Telesforo non fa egli , che fondò la qua» refima 7 11 digiuno aiuta grandemente l’ Grano¬ ne. S San France/co dìgiunatia molte quare- fime. 9 Spiridioneintempo di quadragefima die de carni ad vn amico. 10 S.Ambmogio dice che è peccato morta¬ le, il non digiunare la quarefima. 11 Elia digiunò quaranta giorni . li LaGhiefa ordina, che fi faccia la qua- refima. i ? Znuettiua contro chi non digiuna la qua refima:del ral Padre à fanti fogli. 14 Molte ragioni jper le quali è vtile la qua- refima:del tal padre in tal luogo. i y Non fi maggia la quarefima, fin che nan è fonato vefpro. 1 6 Ninna cofa pui difpiace al demonio del digiuno quadragc-fimale. 17 Santi Padri che fecero la quarefima’ efiempi di Marco Mando à tanti fo¬ gli. O 15 Palio della Chiefaj Virtutem largitur &: premia. 19 Tutti gli htpetici gridano eontra il di¬ giuno . 2© Te ni- urna "Prèdi oa. ip 5,0 i empo quadragefimale decima di urna Panno à Dio. Contentiamoci di quelli pochi per fiora, che tanto balleranno, come fe fodero mille* per dare elfempio di quello, c’habbiamo det rodi { opra . Pigliamo dunque tutta quella feltra in ma no,econfideratola molto bene, mólti con¬ cetti trottiamo * che non prouano imme-' eliacamente, & altri die Io fanno; ma con vna ragione formale e ccmmune à tutti. E però giudichiamo che tutti quefttconcetti pollano ridurli à tre pruoue , cioè che quello tal digiuno dette farli, Perche è vtile , perche è neeeflaiio alla fallite, perche e di antica còn- fuetudiue. Il che fatto mettiamo fotto tutta la fèlua , o in vn’altro pezzo di carra,come più ci pia¬ ce, quelle trepruotte diflintamente, in quell;* maniera. Vule. NecefTario. Antico. E poi cominciamo à dife orrere dj concetto in concetto , quale habbia à fer¬ itile ali Vtile , quale al NecefTario , e quale all’Antico, e qual concetto vi fia il quale non pofTa feruire ad alcuna di quella pruoue. I er esempio , che Moisè digiunafTe queran- Miào di Comporre quaranta giorni , quello non può feruire, le non per modo di figura all’antichità, pro- uando che fin dallhora , fu incominciato ad ofseruarfi quello digiuno quadragefi- jnalc. Il fecondo, come appare chiaramente ler uè allanecesfita, poiché mette precetto ; e fe bene potefse anco feruire all’antichità , non¬ dimeno fi ha da conftituire nel fuo luogo più principale. Il terzo può feruire ad ogn’vno de icapij perche feChrilto lo fece, dunque è antico j neceffariojin vn certo modo,& vtile^ma per hora collochiamolo nell’vtilità . Il quarto non ferue ad alcuno di quelli capi, perche la diuifionedel digiuno, non ci perfuade che debbiamo fare la quarefima , c però di quelto nonne pigliaremo penfiero per hora. Il quinto è della medefima maniera, cioè non ferue à nulla per hora. il fello ferue all’antichità, perche fu pri¬ mari Telesforo fondato il digiuno,ecofi di mano in mano , fenza Ilare à nuedere piti «aufa. Il lettimo ferire all* vtilità. L’ottauo pure al medefimo . Il nono à niente per hòra. Il deci- vna ‘Predica. / 2 e Il decimo alla neceflità. 1/vndecimo all’antichità. Il duodecimo alla neceflità. Il terzodecimo a niente per hora . Il quarrodecimo all vtilità. Ilquintodecimo moftrandochecofi fifa- ceuagià,all’antichità. Il fello decimo all’vtilità. Il decimo fertimo all’antichità. Il decimo ottauo all’utilità. Il deecimo nono alla neceflìtà inducendo da contrario lento* Il vigefimo all’vtilità. E coli fi farebbe di molti piu, fe molti piu ue nefoflcro.Ma in ogni cato di mano in ma no che noi trottiamo vn cóctto douerfi appli care al tale de’tre capi già apolli, collochia¬ mo il nit. fito lòtto à quello de’tre capi lopra fcritti,à che egli feritele facciamo (per dir co- fi) tre Clalfi di numerijcome farebbe nell’cf- fempio prop olio, torto a tre capi, metteremo per ogn’vno di loro i numeri de’concetti che gli torniranno di quella maniera. Ytile, Necelfario, Antico, 3 z 1 7 IO 6 S 12 Ji ?4 19 Modo di Comporrò * 7 1 8 2 O Coli habbiamo già diftribuita alle pruo- ue tutta la felua e compartiti tutti i concetti itici , eccetto quattro, che lono il quarto, il quinto, il nono, & il terzodecimo, de’qua» il, checolane habbiamoàfare,lo vedremo poi Fra tanto torno à ricordare, che quando in vno di quelli capi, ci pareflero troppo pochi b concetti , appetto à quelli degli altri , come farebbe feci pareflero pochi quelli deine- celsario,appetto à quelli dell’vtilejò dell’ano tico, bflognerebbe riuedere alcuni dei libri, e fare vn poco più feconda quella ClalTe. Balla che fin quà habbiamo determinato il genere della noftra predica, deliberatala propoiìtione,fatta la lelua, elettone itre capi della pruoua, eformatetii lotto le tre Ciai- fi file . CA TITOLO QVl'NJ'O. Ifogna hora . chetici palliamo alTaltra parte principale della predica , pei che con alla groflain due parti loie la diuidémo. Cioè in quella che leguita la prcpofidone, & in ma 7 redica . 21 in quella che la precede ; della quale hora ci conuiene ragionare , nominandola co’l no¬ me che la dimandammo all’hora, introdut- tionc : fé bene ( come vedremo più a bado ) ella molto ragionenolmente fi potrebbe do- mandare,proemio . M a per hora noi non ci curiamo leguitare i termini dell’arte: ci balla ad infegnare vn modo, ( come egli fi lìa) di formare vna predica. Quella introduttionecome debba accolti modarfi- come debba difporfi, quanto deb¬ ba efier lunga, in quante parti diuiderfi • c li¬ mili cole, noi lo diremo poi , quando parle¬ remo della dilpofitjone delle parti della pre¬ dica . Ma per hora, noi non parliamole non del compartimento della materia trottata , à ciafcuna delle parti di efia: efiendoui fenza dubbio molta differenza dall’ordinare quali pietre vadano in quello appartamento; & quali in quell’altro ; onero dal difponere co¬ me le pietre ordinate al tale appartamento debbano elfer accommodare perfabricarlo. La felua (come habbiamo detto) ferue per le pietre-, eli appartamenti fono le parti della predica -, noi per hora non facciam’alrro che dillribuire, quali concetti della felua debba¬ no ferirne alla tale, o alla tal parte ; con ani¬ mo di mollrar poi, come 1 concetti riferuati D per la £ Modo di Comporre perla tal parte debbano accommodarfì fra loro àfabricarla. E però fi come nella pruona habbiamo detto, che da tutta !a felua,o fuori della felua bifogna cercare alcune propofitioni, le quali immediatamente proti a fiero la propofitione principale del raggionamento -, cofi bora dichiamo, che o dalla felua, odanoifiefli habbiamo da fcegliere vna propofitione fo¬ la, laqualeci introduca, e ci inferifca imme¬ diatamente la propofitione c’hbbiamo piglia ta à prouare,comm farebbe à dire: Ogni di¬ giuno deue ofieruai fi. Ho detto non à calo , ne fenza raggione quella parola, immediatamente; perche mol ti peccano grandi finitamente in quello fat¬ to; i quali per introdurli alla materia, di che vogliono ragionare , pigliano cofetantofu- periori «ìlei, e tanto lontane, che a dedurle infino al Immetto, che fi tratta, vi bifognaerà dillìmo tempo , e bene lpefiblbntrod unione viene ad efiere più lunga, che la predica; in¬ gannati, credo io, da vna propofitione, la qua le ho fentita due più volte, éc mi hà fatto ri- dere;cioè,che è bella cofa , quando il predi¬ catore ragiona vn grandifliino pezzo lenza che nefiuno s’accorra di che voglia trattare, L> O 7 e dotte egli habbia à battere. Et pure io credo il con- yna'Tredica. 22 si contrario, che alla vnita della predica lìa molto conueneuole, il vedere che infino 1 primi fili feruano al tefiitto . Ma di quello ragioneremo poi più di (tintamente, quando tratteremo la di fpofitione della introduttio- ne iltefia. Per fiora torniamo à dire, che la propofi- tione,la quale (ce]gliamo,deiiee(Tere imme¬ diata ; perche hauendo à confili mare tutta la introduttione ( come diremo poi ) in ampli- ficatione di quella propofitione , dalla qua¬ le inferiamo la noftra principale , al fiecuro fe molte ve ne fio (fiero fiuperiori, tante ampli- ficationi vi andrebbero, cheallongarebbo- no,e cófionderebbono ftranaméteil ttno.Per e(fiempio,s’io dico: Ogni digiuno deueofler iiarfi,ditnquean‘coil quadragefimale:quà io non hò d’amplificare fie non quella propofi- tione; Ogni digiuno hà da ofieruarfi. La do¬ tte s’io dicellì : Ogn’opera buona dette fiarfi, vero è, che anco quella infierirebbe, che il di¬ giuno dette oflèruarfiima non lo farebbe ina- O mediataméte,e però bilognarcbbe prima tra tare, che l’opera buona deue fiarfi , apprettò, cheogni digiuno è opera buona, di più, che la Quaresima è vno di quelli digiuni, e final- méte-jcheeffa dùq-deue farli : di maniera che moltiplicandoli le amplificarioni , in vece di D z vtia / • Modo di Comporre vna introdurtione, fi farebb vn trattato. Qua bifogna auuertire,che fe bene io nelr la proprofitione inferente ( per dir co¬ li) ho dato l’efempio in vna vniuerfale , che inferifee vna particolare , cioè Ogni digino delie ofieruarfi, dunque anco ihqua- dragefimale-, nondimeno io non intendo, che Tempre la illatione fi faccia di quella ma niera. Ma potendoli, come fanno turi quelli, che hanno fludiato la T epica, per diuerfiflu mi luoghi inferire vna ìftefia propolitione, à me balia, che in qual fi voglia di quei luoghi Topici tu t’elegga la propolitione, purché fia immediata, la quale t’introduca al tuo /oggetto principale . Come farebbe à dire dalla diffìnitione : Se l’aftenerfi in quella parte dell’anno da peccati , e cibi vietati, è cofa buona; dunque è ben ragioneuole , che ofieruiamo il digiuno quadragefimale. Dal meno al più, Poiché olferuantilfimi furono i Giudei ne’loro digiuni legali, ben è ragione, che olleruanti damo noi JEuangelici del no- llro digiuno quadragefimale . Dalfimile, come farebbe à dire leorationi diterminate à certi inftituiti tempi fono vtiliffime , anco il digiuno diterminato a quelli quarantagior- oi, deue olferuarfi da noi. E coli potrà chi hàgiudicio , decorrende Tona T redica. 2$ per gli luoghi topici , trouarfacilmente tutte le* propofitioni, che immediatamente podo- no inferire la Tua principale . Ne noi per materia di tutta la introduttione,di altro hab biamo bifogno, che di quella propofitio- ne inferente, e di alcune cole , chel’amplifi- chino nella maniera che diremo poi . E però cariati che noi habbiamo dalle Tel¬ ila tutti j concetti delle prtioue, e dillribuiti- li in cladì, come facemmo di fopra , bifogna che torniamo à pigliare la felua in mano, e che confiderando quei concetti , i quali fono rellari vuoti fenza adoperarhelle pruoue,ve diamo, fe fra quelli ci fulTe alcuna propoli- rione, la quale per qualch’vno de i luoghi to¬ pici inferilfeimmediatamente lanollra prin¬ cipale. E trottandola, le ve ne folfero al- cun’altre,cbe l’amplificalTero; fi come quan¬ do non vene trouaflìmo alcuna principale inferente , bilognerà vedere Tele altre ci Tuc- gliaflero l’ingegno à trouarne vna principa¬ le, alla quale alcuna di loro potelfe feruire per amplificare. Et quando ninna di quelle cole ci riefea ; lafcèremo Ilare quei concetti della Telila, per feruircene ad alcun’altra co- fa , e con l’aiuto dell’ingegno nollro , e dei libri anderemo à cercare e la propofitione in ferente, e lefueamplificationi , e ne faremo D 3 vna Modo dì Compone vna appartata feìuetta . Per e/empio, nella feltta che facemmo* tutti i concetti s’impiegarono in pinone, ec¬ cetto i! quarto, il quinto, il nono, & il terzo- decimo . Hora di queliti quattro vado à ve¬ dere , fé alcuno ve n’è , che mi polla inferire immediatamente, Il digiuno quadrage/ima- le deue offeritali . E pn ma , il quarto non è buono , perche il dire : Si trotta digiuno na¬ turale, morale &rc. dunque il quadrage/ìma- le deue offe ruar fi. Quello li vede che non è àpropolito . Parimente il quinto, cioè , Otto Ilari di pedone non fono tenute al digiuno , dunque il digiuno quadragelimale deue offeruarli: ne anco quello ci va. Il nono ancora non mi pare omltoi pro¬ polito, poi che il dire: Spiridione diede car¬ ni ad vn amico fuo, dunque il digiuno qua¬ dragelimale deue offeruarli. Quello pare che concluda il contrario. E finalmente , Finuertiua c’habbiamo no¬ tato lotto il numero terzodccimp, contro chi non J igiuna , non farebbe però la più bella villa del mondo, in principio d’vna predi¬ ca . Siche in quei concetti, che rellanano nel¬ la /citta , vediamo che non vi è propolitionc alcuna 'vna Tredica. 24 àlcuna inferente, ma ve n'c ben vna, la qua¬ le potrà amplificare vna inferente, perche s’ioinferirò con la vniuerfale dicendo, Tut¬ ti i digiuni fono buoni , dunque anco il qua¬ dragli male dette o dentarli , all’horail con¬ cetto che era fotto il numero del quarto, del¬ le diuilìoni del digiuno, non folo feruirà; ma farà quali neceflario all’amplifìcatione d i lei. i *• E però quanto fperta allafelua , la quale era in tutto di venti concetti, fi come ne Riab¬ biamo già canati ledici per le pruoue, egli habbiamo diftribuiti in tre dadi, fotto i tre capi di pruoue; cofthora metteremo dacan- to dirtela la propolìtione inferente della in- duttione, efottovi metteremo il numero di quel concetto che habbiamo eletto in feruitio Ilio, in quello modo. Introducilo , Ogni digiuno è degno d' efftr of¬ fertilo . 4 H Abbi amo melTo il numero folo di quattro, perche in quella poca feluet ta altro concetto non habbiamo trouato, che D 4 polla Modo di Comporre polla fcmire alla imroduttione,fenonquello del 4 ina nelle felue ordinarie,egrandi, alfi- curonetroueremofempre molti più:e quan¬ do non gli trouattìmo gli anderemmo à fa¬ re, di maniera che già haneremmo cauati dalla felua compartiti in diftinfte dadi tutti i concetti che polTono ferui re a i tre capi di¬ ttimi della pruoua, & alla introduttione, &: in fomma alle due principali parti della predica. Ma oltre quefte due parti, reftanoancho- raalcun’altra particella, per le quali bifogna tornare à vedere fe trouattìmo alcune cofe che potettero lor feruire ; equefte perhora diciamo che fono quattro, cioè il fine della prima parte,il principio della fecondaci fine di tutta la predica, e quel principio di ragio¬ namento , che communemente fi chiama il prologhino. Delle quali cofe fe bene parleremo vn po copiti didimamente nella difpofitione delle parti, hora nondimeno nella diftiributione della felua , è forza dirne alcuna cofa per ve¬ dere, fe de’concetti chereftano, alcuno ne fa per loro. Il fine dunque della prima parte per l’or¬ dinario, ò epiloga quei due capi di pruoue, che fon già fpeditno ettagera la propofitioné principale. vrtaT redica. 25 principale, o inueifce nella contraria, o deciti cegentilmentelamateria, che tratta allaelò- mollila che fi dimanda. E però ne’tre concetti che reltano , ficurt eofa è, che nelTuno ve n’c, il quale polfa fer- uire ad alcuno di quelli offìcij , ma bifogna altronde procacciarfene, e fare vna piccioli [! felua di vno o due concettini pet quello effetto. Il principio della feconda, dette lémpre hauere per mira di rillorare l’animo affatica¬ to di chi fente; il che lì fa in due modi, onero ritornando à mente quello che innanzi s’è detto, inoltrando fin’à che termine lìamo del ragionamento ; ouero introducendo!! alle pruouech’auanzanocon alcuna cola dilette- noie, pur che non lìa fcurrile , come hiltoria , « prologo, delcrittioni, e limili cofe. Alle quali vediamo parimente che niuno di quei treconcetti,c polli bile che ferua, e pc* ro bifogna procacciarli concetti altronde, e farne propria felua. Il fine di tutta la predica, fpeflo lì confo» ma in Epilogo di tutto quello che fe è detto; Tal’hora in oratione al Signore ; & anco qualche volta in vehementi elTortationi à chi fa quello che perfuadiamorouero in yehemé ti inuettiue, contro chi non l’^lferua. Nel Modo di Comporre Nel qual vltirao.modo le noi vorremo tei? minare, la predica nofha del digiuno, tut¬ ti tre i concetti , che rertauano , cioè , il quinto, il nono,& ilteizodecimo feruiranno marauigliofamcnte ; perche co’l quinto mo- rtratcmo,che ben fi può concedere ad alcu¬ ne determinale perfone, il non digiunare , e coi nono, diremo che,ancoin calo di necef- firà , à tutti è permeilo il non farlo : ma co’l terzo decimo, contra i nonefenti , faremo, innetriuatale, quale l’Autore legnato in quel luogo ci mfegnerà à fare . Remerà il prologhino lolo, il quale come diremo più giù , eliendo più torto vna ricer¬ cata del madrigale total mete d merla da lui , che principio di lui ftelTb; pocobifogno ba¬ lleremo, che lafelua ci fomminiftri concetti perhù, elfendo egli tanto libero, che datutte le cole del mòdo polTìiamo cattare cole , che gli feruano. Contutto ciò,quadodop'po tut¬ te le altre cole auanzallero ancora molti con¬ cetti vacui nella felua , potremo vedere fe al¬ cuno vene forte , che face fife per lui , & anco quello di ftribuirlo. Di modo che prima che ci mettiamo à fa¬ tela predica no {tra, già h abbi amo otto capi di lqu.adra, con le lueclartì inordine,cioètre capi di priioue,Iaintroduttjone, il fine della prima yna Tre dica. pi ima parte* il principio della feconda,ilfi- ne di tutta la predica , &: il prologhino . E fottoàogn’vnodiquefi butteremo la cialde dì quei numeri del]afelua,che ad ogn’vno di loro propri amente feritone, & in quello fc iranno confumati rutti i luoghi dellafelua, non occorrerà far altro . Ma le ne ref afero ancora alcuni, che à ninna di quelle otto co- fc hauelfero potuto feru ire, à quelli tali fi da- . rà di penna, per non haucr fatica di leggerli opni volta fenza vtilirà, quando andaremoà pigliare li concetti che ci feruono. Coli habbiamo fatte due cofe,cioè frolla¬ ta tutta la materia per tutta la predica nella lelua che facemmo, e poi compartite diuerfe parti di effa materia, à varie parti della pre¬ dica, fono diflinri luoghi , e con diftiminu- meri ; il che fc appartenga ad inuentioneo pure à difpolìtione, di quello non voglio di¬ sputare; à me balla, che di duecofe,c’hò fat¬ te fin bora, vna è fata il tremare la materia, è ! l’altra il compartirla alle tali parti. Hora re- fa che attendiamo à quella, che ogn’vno concedc,che fa pura difpoftione.cicc à met lere 1 n oremanza ogn’vra delle elafi de con cetn entra ad ogn’vna delle parti , allaquals rhabbiamo applicata &c. QJLTI- Modo di Comporre C ATIT 0 LO SESTO. Abbiamo nominato Tette parti di pre^ dica ( s’habbiamo bene auuertito ) cioè,introduttione, propofitione, pruoue, fi¬ ne di prima parte, principio di feconda, fine di tutta la predica, eprologhino; anzi vna n’habbiamo tralafciata, ò almeno no l’h ab¬ biamo tocca fpiegatamente, cioè la diuifio- ne della predica,? pur anch’efiaè neceflaria.,' di maniera, che pare , che noi infin qua fac¬ ciamo etto parti dell’orazione noftra. Con tutto ciò diciamo, che fi come i Rhrc torici non pongono più che fei parti, cofi an¬ cora noi ci contentiamo del medefimo nu¬ mero. Percioche la noftra introduttione, è quella che efii chiamano prologo: la propo¬ fitione noftra rifponde alla loro narratione: la noftra diuifione fi conforma conia loro z nelle no (tre pruoue comprendiamo la con fi r mattone, Se confutatione, che mettono effi; finalmente noftro fine di predica, è quel me¬ defimo che eglino chiamano Epilogo. Che fé hora auanzano tre parti di quelle che habbiamo dettc,cioè il fine della prima, il principio della feconda parte , Se il prolo- ghtno: quanto al prologhin® diciamo, che •pnaTredìca. xj quello non è parte di predica , f i come la ri¬ cercata non è parte del madrigale, ma è loia mente vn preludio, come concede anco Ari¬ notele, fatto per preparare gli animi, e per di fporli al principio, che fegmta fubito, della predica tutta. E quanto allealtre due,fi vede chiaraméte,che nó fono per necelfità,rna per accidente; poiché le facellìmo la predica di vna parte fola, niuna di loro vi bifognarehbe*, la douehauendo hora l’vfo introdotto che fe ne facciano due: per forza ne feguono, 11 fine di vna,& il principio dell’altra. Ma della proportione, chehabbia quello mio trattatelo, con quello che dicono i Rhc forici , mi lono non so in che modo lafciato trafportare à dirne più che non voltuo . Sia^ no, qaante parti vogliano gli altri , dell’ora- tione,cheio per me hora ho in animo d’infe- gnare come fe ne habbiano à difponcre otto: cioè introduttione , propolitione , diiiifione, pruoue,fine di prima parte, principio di fe¬ condarne di tutta la predica, e prologhino. Nella quale difpolìtione dico , che in due maniere polfiamoragionare,oueroqnalordi ne habbiano d’hauereleparti fra loro ftelTe, ouero con qual ordine debbano difporfi i fuoi proprij concetti in qual fi voglia delle dette parti. Quanto Modo dì Compone Quanto alle pani, diuerfa cofaè il dire co qual ordine recitarli la predica; onero con qual ordinedebba comporli . Ma tutta quc- ftadiuerfità confitte in vna parte fola , che è ilprologhino;percioche il prologhino hà da ettere il primo , e poi le altre fette per ordine: ma nei comporla bilognafare prima tutte le altre, e poi da tutte le altre parti cattare il mo¬ do di fare il prologhino , come più chiara¬ mente vedremo più baflo.Per hora io di vna, darò alcune regole, & alcuni modi di com¬ porla -, cominciando con quello iftelTo ordi¬ ne, co’lqualegià due volte le ho numera¬ te di lopra , che è il vero ordine della di- fpofitionefra le parti , nel comporle : cioè in troduttione, propofitione, ditti fione, pruoue, fine di primaparte.principio di feconda, epi ìogo, e prologhino. £ queft’oldine , ch’io darò hora à ciafcu- na delle otto parti, farà quella feconda difpo fiticne,che io accennano di fopra, non delle parti flafe; made’concetti fuoi, in ognuna di loro, &c. C*AT ITOLO SETTIMO . E Prima quanto allintrodurtione , febene rùpondendo quefta à quella parte,che i Rhetori ma'? re dica. ' 28 Rhetóri chiamano prologo, fi può anch’effa formare in varijsfime maniere, e con diuerfi f fimi precctrijcomecfiì infegnano.Nondime- no, à me baderà dare vn modo affai facile à principianti, col quale pollano introdurli nellelor prediche:aiuiertendcli fedamente, che io non intendo di reftringerli, à quello modololo d’ìntrodurfi , c che quello non è affegnato loro , fe non per vno de’molti che pollano trottarli. Vorrei dunque, che nel primo periodo , cioè innanzi al primo punto principale di tutta la preaica,noi formali! ino fempre vn’argome- to, od vna illatione di quelle propolìtioni» che di fopra habbiamo nominate, la propo- fitione inferente, è la pispolinone principa¬ le . Come farebbe à dire, bela propofitionc della predica , ha da edere, Cheil digiuno quadragelimale delie olleruarfiiè la infeten¬ te, Che tutti 1 digiuni commandati dennoof- feruarfi: vorrei che fubito neirifteffo princi¬ pio della introduttione noi formali' mo que¬ llo argomento ; Tutti i digiuni commandati denno ofleruarfi-, dunque il digiuno quadra¬ gelimale dette offerirai fi. E qui bifogna auuertire , che alle volte, e per lo piiì,apprelloa i Rhetori, e nelle predi¬ che, gli argomenti li fanno per modo d i En¬ ti me mi> Modo dì Comporre timcmì , cioè di due propofitioni fole: ma qualche volta anchora tutte tre le propofitior- ni vi fi mettono, come farebbe à dire. Tutti i digiuni commandati denno ofseruarfi, ma il digiuno quadragefimale è commandato , dunque deue ofseruarfi. Et qui ancora tor¬ no à d ire l’iftefso, che fe bene noi vogliamo farlo di tre propofitioni, ad ogni modo dob¬ biamo rinchiuderlo tutto fotto al primo pun to principale della introduttione. Ne però intendo io che fi cominci lapie- dica, con vn’argomentoefprefsoin Babara,o \ Barocco, ouero con Entimema tanto chiaro, ! che ogn’vno conofca , che egli fia E ntime- ma; anzi in quello bifogna adoperare arte di fare maniera, che da niuno,le non da mol- ì to pratichi, fi conofca, che in quel primo pe¬ riodo vi fia virtualmente, ol’argòmento, o ì’ Entimema, e ricordarli in fomma quello che dicca Zenone : cioè , chela Dialettica, e la Rhetorica,fi figurauano perla ìftelsama-* no,hora ri Uretra, & hora ftefarcioè che quel¬ lo iftefso cheriftrettamente fi mette inargo- menli Dialettici; nella Rhetorica bifogna fpiegarlo in modo, che non habbia pur fac¬ cia d’atgomento. Come farebbe à dire, le neH’argomento Dialettico, io dico, Ogni digiuno comman¬ dato "pria Predica. 19 dato delie o/Teruarfi: la quaresima è digiuno Commandato:dunque la queref ma delie o (- /ciliari! , Rhetoricamente nondimeno con¬ fonderò le propofitioni, e le tratterò in qual¬ che manieratile non paia argomento, come farebbe: Poiché ninno è tanto fcioccho, il quale non cono/ca e/Tere il digiuno quadra- gef male, vno di quegli, che da /antaChie/a ci fono ftrettamente commandati, ben è ra¬ gione^ tutti gli altri commandati da lei con ogni fhrdioinuiolabilmenie f /emano , che anco in quello moftnamo noi pieni di farita I humilià vna prontezza /aera, & vna Chi iftia fi na obedienza, onero in qtialch’altra maniera I piùconfu/amente , ma più ornatamente . E | caffè nell’entimema dialettico io dirci. Il j, gidfto eommandato de o/Teruarfi, dunque il | , qi/adrage/imaledeue o/Ieruarfi: Rhtcorica- \ ménte, io porrò dire : Egli è vero che tutti i digiuni commandati dennoo/Iéruàrlì , ma ad ogni modo, /e noi andiamo pen/ando le, qual ita-di del quadragefimale egli fi cura mé¬ te oltre à tutti gli altri dtue e/Iei oferuato da noi. * E co/ì vediamo, che o Entimema o argo¬ mento che egli fi fa quello, co’l quale nella introduttione vogliamo inferire la noftra ptopoftione principale, Tempre polli amo fa E cil niente. Modo di Comporre cilmente,e dobbiamo , rinchiuderlo nel pri¬ mo punto della introduttionc , e formare, o con due,o con tre,o quattro membri vn perio do congiunto e molto migliore, che non fono flati quei due di fopra,i quali io in pruoua ho lafciati im perfetti, e d i {ordinati , p infegnarli poi à fare perfetti,. & ornati, quando trattalo della elocutione,alla quale appartenere la li¬ matura di quelle cofe,ch horanoi rozzame» te diciamo. Bada che il primo punto principale dun¬ que di tuttala predica, dette contenere confa fe Se allargare, o tre propofìtioni,ò due alme no, le quali con argomento,© con Entimema inferivano la propofitione principale, che noi ci fiamo eletti. Il chefatto, per vna certa ragione, che io dirò poi, quando ragionerò della elocutione, farà bene à fare elclamatione, ò quache con¬ ti-apoda, o qualche cola in /omnia, ^che Iafcj refpitare vn pocogli animi degli alcoltanti j equedo in vna,o due linee al più . Come fa¬ rebbe à dire, finito quel periodo, che conclu¬ de, dunque la qua re firn a deue farli: loggiun- gere f abito in vniuerfale, per modo di elcla- inatione: Santidìmi & vtilidìmi digiuni, one ro qual ch’ai tra co fa finrie . E poi bifogna venire all’ amplificatione dell’ar- vna Tredica . 3 o JeH’argomento; con quella diflintione, che fe la propofitione principale nel primo peric do è (tata ioferita da due propofitioni , bifo- gna amplificareuute due quelle, con quello ideilo ordine, col quale lehabbiamo dette nel perriodo.E fe vna propofitione fola è Ita ta l’inferente neirEnnmcma,quelIà fola dop pò l’efclamatione bifogna che noi comincia¬ mo fubito ad amplili care, &c in quella occu¬ pare tutto quello fpatio, che haueremmo oc¬ cupato in amplificare le due fe vi fofiero fiate. Voglio dire, ( per non lafciar minuti a al¬ cuna, ch’io non difeorra, ) che come diceua- mo di fopra,fe la predica farà di otto pagine; la introduttione faremo che ne occupi vna intera; ma con quell’ordine, che doppo il pii mo periodo, e quella prima potata, rampini- catione del periodo duri a punto vna faccia, e e mezza di detta prima pagina, lafciando l’al tra mezza per quello officio ch’io dirò poi . E fra tatos’haueremo d’amplificare duepro- pofitione, laprima durerà dalla potata per tutta la prima faccia, e la feconda per mezzo la fecondala doue fenon haueremo da pro- uarne fe non vna loia ; quella dal fine delia potata occuparà tutto Jo (patio fino alla metà della feconda faccia. Auuertendo però, che E 2 ne io Modo dì Comporre ne io reftringo tutte le prediche à otto pagi- ne,tutte le introdtittioni à vna,ne tutte le arn- plificationi doppo il periodo, eia pofata in vna faccia e mezza : ma alTegno quelle cofe quali per mifura,alla proportione, delle qua le potrai poi fare le prediche di quante carte vuoi. Se dunque haurò detto, ma oratoriamen¬ te, nel primo periodo : Tutti i digiuni com¬ mandati fono da olferuarfiùlquadragefima- le è commandato dunque, &c. foggiunto che haurò la pofata, Santilfimi digiuni, &c. comminciarò fubho ad amplificare quella prima propofitione dicendo,E certo chi non sa, chele cofe commandate denno ofTeruar- fi? poiché, chi è, che le commanda fc non Dio ? à chi commanda fie non à noi ? perche commanda fe non per noftro bene ? e limili altre cofe con le quali giunto ch’io fatò al fi¬ ne della prima faccia, concludendo tutto il palfato, come farebbe a dire , ìn lomma cer- tilfimo cofa è , che le cofe commandate deb¬ bono ofi'eruarfi,foggiungerò fubbito l’smpli ficatione della feconda propofitione,come la sebbe adire: Ma qual cola fu mai più com¬ mandata della quarefima? di quella quarefi- ma, la quale&c. di quella, laquale&c. E coli decorrendo arriuarò al mezzo della fe¬ conda yna 'Predica : $ t jronda faccia. Se hanerò fatta l’amplificatio- ne di due propofìtioni . La doue fe con vna fola nel periodo fi fuf- fe fatta la illatione,come farebbe à djre,ogni digiuno deue oileruarfì, dunque ancora il quadragefimale:qui doppo il periodo, e dop po la pofata non occorrerebbe altro, che am¬ plificare quella propofitionefola, per tutta la faccia e mezza della pagina:come farebbe di cendOjS’antiffimi digiuni, &c. Molti digiuni, afcolratori,fi trouano,naturale, morale, &c. c coli fin all’vltimo . A uuertendo, che nella predica nella qua¬ le diamo refTempio, farebbe ncceflario àfar il periodo di due propofìtioni fole. Perche fe noi Io faceffimo di tre, vna delle tre da ampli ficarfì farebbe quella,ma la quadragefima,è commandata: nel l’ampli fi catione della qua¬ le bifognando impiegare tutti i concetti , che fappìamo del commandamento di lei, verre¬ mo di quella maniera à pnuarci di tutta la fe • conda elafe della pruoua, nellaqnalehaue- iiamo pollo i concetti pertinenti allanecef- fìtà di lei. La doue facendo due propofìtioni fole , non habbiamo d’amplificare fe no» quella prima, Che tutti i digiuni dennoofl'er uarfi,al!’ampIificatione della quale, non acca de che adoperiamo alcuni di quei concétri , E l che Modo dì Comporre che habbiamo diflribuiti nelle darti dell’ano ticliità,vtilità,enecdfità dcllaquarefima, ma tra tinta la Teina, ci Temiamo di quel folo ch’¬ apparecchiammo Torto l’introduttione, cioè della diuerlità de i digiuni Tegnataco‘1 nume ro del 4. E coli fin qua, douendo durare lhntrodut rione vna pagina intera, già n’habbiamo oc¬ cupato vna faccia e mezza, nel primo perio¬ do, nella poTatae nella amplificatone dell’- vna»ò deile due propofitioni. Allaquale bifognando ho r a foggi ungere labito la principale propofitione, che noi trattiamo, non pare come nel riferire quella fola noi portiamo occupare tutto lo fpatiodi una mezza faccia; mà diciamo che non è pe¬ lò honelto,che noi coli Tempi icemente,e Ieri za ornamento alcuno doppò Tamplificatio- de! la inferente, portiamo in mezzo nuda nu¬ da la propofitione inferita) e però quello Ipa tio di carta , foccuperemo in alcuna còfetta vaga,come farebbe in vna comparatone na¬ turale, onero in vna hi fioria Ecclefiatlica , onero in qualche elTcmpio della Peritura fan ta,con la quale, pian piano noi arriuiamoà proferire poi fchietta epura la propofitione principale. Come farebbe à dirc^finitaramplìficatio-» ne • vna'P redica. 32 fìe Ì a potremo cócludere coli: Tato è egli ve ro,che tutti i digiuni debono ofleruarlge poi per venire à dire, che la quarefima dette oller uarfi potremo dir coli: Mà no è egli anco ve¬ ro, che tutte le flelle,só delle, e pure fra tutte loro più vaiamente nfplcnde il Sole? Non è egli vero, che tutti i colori fono colori, e pare più puro di tintigli altri c il bianco: e coli tilt ti 1 digiuni fono digiuni , ma digiuno iopra tutti i digiuni à me pare quello, di che io vi parlo hoggi : cperò di lui in particolaretor- no à replicami , che con grandilììmo ftudio dette olseruarfi la qnarefìma latita. E quello, che habbiamo detto del Sole, c de5 colorile altri lo tratterà, ò per modod’hi ftoria,ò di elsempio, ò come fi voglia, à me non importata nulla , purcheoccupando in quelli ornamenti buona parte di quella mez- zafaccfà, che ci redatta porti ailVltimo co¬ me habbiamo detto, pura, fchietta, e nuda la propofitione principale in campo, che farà il fine delia introduttione. Anzi farà il fine della introduttione, e del la narrarione; perche prendendo noi per in¬ troduttione quel primo periodo, eie amplifì- cationi, e quella vaghezza di dite* diciamo poi, che la narratione della predica non è al¬ tro, fenonquella clatifula fola, nellaquale E 4 doppo Modo di Comporre doppogrornamenti portiamo in campo, pu¬ ro e netto tutto quel argomctOjfopra del qua¬ le h abbiamo a ragionare. Di quella titanieragià Gabbiamo rifpofto à due parti, di quelle de’ Rhetbori, cioè, con rintroduttione al proemio, e con la propolì- tione fchietta,alla narratione loro. Doppo il che,feguitando apprefso di loro la diuilionc, ancora apprefso di noi diciamo, che leguita il medelìmo,e però propolla che haueremo la nollrapropolìtione pura, bilo- gna che diuidiamo tuttala predica. Ma que Ho ci farà tanto facile, che niente più, perche quella diuilìone non farà altro, le non vn nar rarei capi di quelle dadi > che noi apparec¬ chiammo per le pruoue ; come farebbe nel» l’ efsempio propolto , doppo hauer det¬ to, Dunque la qnarelìma fra tintigli altri di¬ giuni dette ofseruarlì ; foggiungere , Ofser- u a rii per infinite caufe: ma principalmente per tre, come lenti rete hor bora, cioè per l’¬ antichità , perla neceffitaà, &fper l’vtilità Ina. E coli rinferrandolì tutto quello nella fo¬ la prima pagina delle otto , già balleremo tre parti rifpondenti alle tre dell’oratore, cioè la introduttione, la propolitionc , eia diluito¬ ne, &.c. vnaT redica. 35 C^VITOLO OTTANO. H Orala quarta noltra parte che domati diamo pruoua , contiene quelle due chelegiutano delPoratore^cioè.Ia confirma- ri'one, èlaconfutarione: congiungendo noi bene fpelso,comepurfanno anchora ellì, &c il cófirmare delle ragioni noltre, & il confu tare degli argomenti contrari; . Nella qual parte, come dicemmo di fo- pra,lVlo hi ottenuto, chele pruouenon tut¬ te fucceslìuamentefimettono,main due par ti della predica lì diuidono Però quanto al¬ la di fpolitionc di dette pruouc, tre colè ci fo¬ gnerà fare; cioè, penfar primaquali delle claslì ; e quante vogliamo porre in ciafcunà delle parti della predica; apprefso di quelle che in vna parte fola vogliamo mettere, deli¬ berarne bordine, che hanno d’hauerefrà lo¬ ro; e finalmente, in ciafcuna di dette pruoue penfare con qual ordine debbano (tenderli quei concerti , che nella clafsefua lì trouano apparecchiati . Quanto alla prima cola , io dilsi,cbenon delìderarei tneno di due pruo- ue,ne più di quattro, & che letre mi pareano vn conuenientislìmo numero.Con tutto ciò, torno à dire hora,cheio non altringo alcuno ... à quefta Modo di Compone à fjtiefta paucità -, anzi oue la predica è dida^ lcalica.non hò per inconueniente,che i paf- fi del V angelo quali ferirono per pruoue,fia no in maggior numero. Ma nelle materie femplicij nelle laudi de’lanti, e contra gli he- retici, hallerei ben cat'Ojchc non più diquat- tro rollerò i capi delle pruoue,e (e fufTe polli- bile, che fallerò tre foli. Nel qual calo, quanto al numero, dico, che due fe ne potranno mettere nella pri¬ ma parte, & vn bolo nella fecondale fefaran- no quattro, due luoghi nella prima, due nel¬ la feconda,e coli di mano in mano. Perche in fomma, le vogliano mifurare le predichecome fi dice à braccio, volendo fa¬ re la predica,comehabbiamo detto per efem pio di otto paggine,& occupandofi la prima dalla introduttionc, narratone, e diuifìone, vorrei che delle altre fette, che reftano,quat- tro ne fallerò della prima parte, e tre della fe tonda . Perche fe bene pare difuguaglianza facendo la prima parte di cinque, e la fecon¬ da di tre, bifogna nondimeno confiderare, che nella feconda, gli animi fono più brac¬ chi -, oltre chef hanno fempre da nontiare nel principio di lei,o indulgente, od demo- line, od altro, che portano qualche tempo, e finalmente neHVltjmo,folendonoi riprende re, de vnaTr edita. 24 ie,6c ciTaggcrare, e imponìbile, che non df~ ciamo Tempre molto più che non habbiamo fci irto.Si che quanto alla quantità, vorrei che più capi d i pruoue lì mettétfero nella prima pai te che nella feconda; con quella propor¬ zione che ho detto. Qnanro alla qualità poi, non fi può chre vna regola certarperche la diuerfità dei ’e ma ferie, porte anco noi in diuerfe neccflìtà.Ttir- tauia polliamo darealcuni auuernmenr;, co¬ me farebbe, che la pruoua più difficile, e più ipeculatiiia, fi metta fubitola prima, doppò 1 introdiittionej che lapin morale fi rjferui Tempre per l’vltimo di tutta la predicale (e alcuna ve n hà chefia piaceuole,e di dilcrto, fi metta nel principio della feconda parte, quando gli animi hanno bifogno di ri fioro : f vtilitàJ& antichità» joquantoalla prima cofa, che ho propofta , ne metterei due nella prima, 6c vna nella fe¬ condale quanto ni la qualità, perche rvtilirà, è piti morale, la inizierei per la feconda par¬ se, e di quelle altre due, perche la uccelliti hà maggior forza la metterei nell'vltimo della prima parte, adoperando l’antichità nel prin cipiodoppol’introduttione, perdile caule; cioè perche vi faranno cole pili recondite, e più difficili da dire ; e perche douendo noi dentare nell’ordine del ragionare l’ordine delle cole* prima dobbiamo trattare quelle cole, che anticamente lo fìgurauano, e poi quelle cole che fiicceffìuamente hanno infti- tuito il digiuno. E qnefto quanto alla difpo- lìtionede’capi delle pruoue. Ciafcuno de’quali contenendo nella Tua ClafTe molti concetti, hora richiede Tordine, che noi trattiamo in qual maniera, lotto ào- gn’vno di quelli capì, debbano difporfì detti concetti delle dalli . Il che diciamo , che fi farà molto bene, hauendoà mente quella re¬ gola per infallibile, chcogn’vna delle pruo¬ ue. vna Tredici. jf Ile, delie eilere vna predichctra intera, &c ha- uere le medefime parti che ha la predica dal la diuifionein poi , cioè Vn poco d’introdut- tioncella in vnaTol claulula o dolicela narra- tione dello Hello capo della pruoua,e doppò lui, ratte quelle cofc,che lo amplificano: e fi¬ nalmente vn picciolo epiloghetto , al quale polla poi applicarcarfi l’introduttioncella dell’altra pruoua che feguita, la quale noi do mandiamo volta. Bifogna dunque, fatta che noi habbiamo la diuifione della predica , pigliare in mano la clafiTe di quella pruoua, che noi vogliamo trattare per la prima, elopra di lei fidamente discorrendo confiderare, fe alcuno di quei concetti, potelTe feruirci per introduttioned- la j ma quello molto di rado auucrrà che Se¬ gua. E però lafciatala narratione, che fi fa co’i proporre il capo della pruoua, ballerà à rifoiucrfi,con qual’ordine vogliamo feruirci di quei concetti dellaclalfe,neiramplificatio ne-, fin che arriuiamo al fine,& all’epiloghet- to di lei. Per edempiorgià habbiamofatta la intro- duttione , già habbiamo propollo per narra¬ tione, che il digiuno quadragefimale de oder uarfi : già habbiamo diuifo, che quedo dette fard per l’antichità, per la necedìtà,e per l’vtà Modo di Comporre ikà, hora facciamo vii poco dt apparato di tre,o quattro parole, come farebbe à dire ; E per cominciaredall’antichità^che bene è ra gione,the all’antichità fi donino i principi},) quello farà prologhino. A quella piuoiia bi¬ sogna hora metterci la fua narratione, come farebbe: Chi non sa che ami chi Hi me fu fem- pre il rito di digiunare quaranta giornee coli habbiamintroduttione,enarratione; diuifìc ne qua non bifogna. E però corro à ved ere 1 concetti che poflono amplificare il mio cape di pruoua,e trono chene ho cinque, cioè. t 6 11 ^ 15 17 Di quelli, guardo, quali io debba mettere per primo. E poiché l’ordine de’tempi in que fio cafo mi ferue, comincio dall’vno, e dilcor docile Moisè digiunò quaranta giorni : ap¬ preso metto l’vndecimo che dice, il medefì- mod’Eliaiepoi pafiando dalle figure al figu rato, inoftro, l’antichità per lo fello, cioè per¬ che Eelesforo pure antichifiìmo , lo pie (tip- ponea già anticho. Vengo poi al quintodeci- nio, e moftro che quello digiuno quadrage- fimale , che facciamo noi, è lo lidio antico, perla yti a Predica . |ser la conformità de’riti,che vediamo fra lo* ro. Poi vengo al 1 7. deH’elfempio di anti¬ chi . E coli accommodan.do,tnrti quelli con¬ cetti della pruoua , conqtielle figure , e con quei lumi dell’oratyone, che s’infegnaro re!- relocutione,mi trotto hauer fatta tutta la pri¬ ma pruoua,dall’epiìoghetto in poi: &: hauer occupato quelle pagine à punto, che io Pane¬ tto dilegnato per lo prima pruoua, L’ £ pilogetto poi , bifogna auuertire,che nonhà daellere di tutti quei concetti, che lì lo no adoperati nell’amplifìcatìone,ma deelTc- rc folamentc vna ricordanza del capo di pruoua, che fi è finito di trattare . E quello à fine di poterli attaccare l’introduttioncella dell’altro capo, che ha da trattarli ; in modo tale, che quelli Epiloghiti con le introdut- tioni feguenti, vengono qua ad e fiere ganghe ri, Topica quali fi volta l’oratione. E peròco- me piti belle fono quelle parti, otte con artifi¬ ci) Ione coperti i gangheri, di modo che non fi veggano,cofi nel^Dtationr bifogna hauere grandisfima aunertenza^di tare quelli Epilo ghetti, e quelle introduttioncellejhora in vna maniera, & bora in vn’ahra,di modo , che fi faccia palfare l’animo deH’afcoltante,da vna pruoua all’altra, per ponto coli coperto, che egli non fiaiuieggapure d’hauerlo palTato. A que- Modo di Compone A quello feruitio dunque degli Epilogget £i, faranno buonisfitni gliepifònemi,le efcla*- mationi,le reprenfioni,Je indignationi,& al¬ tre figure, che più chiaramente fi inoltreran¬ no neirelocutione,come farebbe neirellem- piopropolto, finita che fia Taniplificationc di tutto il primo capo, perepilogo, e per me¬ moria di lui, dir coli, Tanto egli è vero, che antichisfimo è il rito della Quarefima : Olie¬ rò, Oquadragefima dunquequanto è egli vero che amichisfima fei: ouero, B l’herctico poi ardirà di negarmi l’antichità della qua- dragefima? ouero. Andate hora voi, c trotta¬ te rito più anticho della quarefima . ouero (c quello e bello perche ricorda inficine col ca¬ po della pruoua,anco!a narratione principa le di tuttala predica, ) Tanto è egli vero,che quando non ui fuflcaltrOjad ogni modo per l’antichità dourebbeofTeruarfi la quarefima, al quale Epiloghetto, vedete adello, quanto facilmente potrete applicatela introduttion- cella, e la narratione dell’altra prtioua , per¬ che potrete foggiungere; Ma non vi è quella cola fola afcoltatorire quello farà il prologo. Vi è di più, la necesfità,e quella farà la narra tione,laquale fatta, tornerete à pigliare la dal le di quello fecondo capo di prue ita, proce¬ dendo lemprc neH’ifteHa maniera, che hatv- biamo 37 vna 'Predica . biamo infognato di (opra. Si che, fé la predica fulTe d’vna parte fola, hancndcnoi detto tutto quello, che appartie ne alla introduttione , narrarione, dimfione. Se pruoua; altro non ci re(larebbe,che ragio- naredell’epilogo di tutta la predica. Ma per l’vfanzac’habbiamo di far due parti, diremo alcuna cofa del fine della prima, e del princi¬ pio della feconda parte, CAPITOLO 1^0*10. . • SOgliono alcuni per fine della prima par¬ te fare vn’Epilogo minutili! mo di tutto quello , che fi è detto non folo nelle pruoue , ma anchora neH'imrodumone , & in (um¬ ilia, in tutto quello, che fi è trattato . Ma veramente à me non finilcedi (oJisfareque- fta maniera : perche (e non vogliamo poi farnuouo Epilogo, neH’vltimo non venia¬ mo ad hauer raccolto (e non Ja metà di tutta la predica ; e volendone fare in fine come più fi conuiene , veniamo noiofamente à ri¬ petere due volte vna gran parte de gli ideili Epiloghi . Si che,à me piacerebbe più , che noifaceffimo vna delle due cole; cioè, oche noi dell’vltima pruoua di quella parte la(cià do per fine alcuna cola più vebemente, ve- F ni (limo Modo dì Comporre niflì mo con quella ertaggeratione, che alcu¬ ni ( non sò perche ) domandano femore -, à finire infieme inficine, e la pruoua, c la parte: ouero che vfandofi quali in tutti i mezzi del¬ le prediche di domandare elemofina, pro¬ curavano di accommodare coli gentilmen- te il fi ne di quella vhima pruoua di quella parte, che egli mcdefimo vernile ad intro¬ durci in quella dimanda di elemofìna, che vogliamo fare. Ma qui bifogna hauere grandiflima au- uertenza, che quelli accommodamenti alla elemofìna, non fiano o fliracchiati,o {corrili, perche i primi rafreddano , &: i fecondi fde- gnano gli animi degli afcoltatori : come fa¬ rebbe à dire,fe nel fine di quella pruoua nei- lacuale noi moflriamo necefiìtà del digiuno quadragefimale, volcsfìmo dire : Neceffa- rijsfimo dunque è il digiuno, ma necefl'arijf- fima è anco relemofina. Quello, fenza dubbio farebbe vn trapafTo fliracchiato , efenza prcportione. Eie dal - l’tro canto noi dicesfimo, il digiuno dunque è dinecesfità,ma in neccsfità muoiono quel¬ li, che non fono aiutati , E però fate elemo- fina, quello modo hauerebberedel comico, e dello fcurrile, e però non iftarebbe bene; più torto potrebbe comportarli, fe noi dicef- ma "Predica. a 8 fimo, Ncceflarijfsimo è dunque il digiuno quadrcgdìmale, non lelo per (e Aedo . ma anco per le altre opere, alle qual' da aiuto , poiché digiunando lìamo più 1 beri per fare oratione, e digiunando poslìamo facilmen¬ te quello, eh’auanziamo dalle fuperflue fpe- fede cibi /penderlo in ekmefine , delle qua¬ li hoggi,&c. E qnèfto deurà badare, per quello ch’io debba dire intorno ai fine della prima parte, che non è cola perù più rileuante che tanto. Più importante è lenza dubio il principio della fecondaci quale diuerfì, diucrlamente accommodano . Ma io dirò prima quello, che ha da edere Icopo, intentione no- ftra in quello fatto ; poi datò due, o tre mo¬ di da potenti peruenire :non negando può, che anco moh’altri mezzi poflòno molto fa- cilmentecondurci à quello line. J n fomma , lì come quello djuidere delle prediche in due parti , non fi è trouato per altrOjcheperlafcJarechelì ridormo vn poco gli animi affaticati di quelli che afcoltano; coli il principio della feconda parte, non de- ne haucre altro per mira, che di dare honedo diletto à quelli animi illesi], o almeno di por gere loro cola, che gli faccia più frefchi,e più animofì à fentire il redo. Il che potendoli F a fare, ! Modo dì Comporre fare, onero co’l tornar loro à memoria in po¬ che parole il pacato ; che rimanendo quello, imperfetto, gli accende fenza dubbio ad; ha- uerne il compimento : onero narrando alcu? na cola, che porga loro dilletto,e lia à propo lito,ouero facendo alcuno ingegnofo ingan¬ no, che poi riconolciuto apporti loro piace¬ re . Di qui nafce , che conforme à quelle tje cole, tre modi di cominciare, mi ballerà di fproporui. Il ptimo,è facendo vn’Ep.ilogo delle cole già dette,& applicandoti! deliramente quel- ìe,che hanno da dirli; ma cò due auuertcze ; l’vna che l’Epilogo non iia elquilito , ne mi- nutamente fatto di tutti quei concetti, ma lo? lamente dei capi dello pruoue: & l’altra, phe quando fi fà l’Epilogo, li cominci la pre¬ dica da parola rotta, come da vn , Ma, da vn , In iomma, da vno, E coli,e limili, e per darne ellempio, nell’ellempio propollo, in quella forma li potrebbe cominciare la le- códa parte. Si che il digiuno quadragelima- Ie:e per l’antichità, e p la neceslità fu a, debba olferuarli,quello di già $’è dettothora c. Il fecondo modo li fa, come diceuamo cò vnanarrationedi cofe dilettatoli, la quale venga à cadere fopra la pruoua,che ci.rella à fare; e quella potrà e!Tcre,od vna hifloria la- 'i era. vnaTredica. 39 cra,od vn’apologo^d vn e (Tempio d’vn lati¬ to, o dmilitcome farebbe à dire -, Hauete mai fentito afcoltatori TdTcinpio di quel fante pa dre, il quale ad vn dio dilcepolo, ched que- relaua d’vna nioleftilsfimatentatiòne di car¬ ne, commandò che digiti nalTe in pane, &c acqua vnaeccesfiua quantità di giorni : e poi à mezzo il corfo del digiuno domanda¬ tolo come lo trattana la Carne , egli rìfpo- fe, che altro ci era in penderò àlThòra, & che a penavi era forza di viuere. Mercè, che il digitino gti haueua fatto quello bene , e che egli anco in quella materia, è coli vtile, come oltra federe antico, & neced’ario,anco à mill’altre cofe è vtilisdmo, e per comincia¬ re &c. Il terzo modo lì fa, come io dislì , con in¬ ganno, il quale è , che {olendoli quali {em¬ pie nel principio delle feconde parti, publi- care alcune cole non pertinenti alla predica. Come mdulgcntie, procesdoni,quaranf bore, e limili; le noi nel fare qui He cofe, tanto afeo ftamente entreremo alTi ilclTa materia della predica , chechi ci alcoltanon fen’auiiegga inlìno à tanto, che non ci damo entrati: al lì- curo, noi daremo molto diletto àgli altri, e luteremo la fatica a noi di fare nuoui appara ti perla leconda parte . Come lai ebbe, fi F 3 tcnen- Modo di Comporre tenendo la carta dell’mdulgerize in mano* noi dicesfimo*, Domenica che viene, è la ta¬ le, o la tale indulgenti , la quale douete ar¬ dentemente prendere, per le tali, e le tali ra¬ gioni . Et le inailo douete fare, hora princi¬ palmente douete in quelli tempi quadrage- fimali : perche non vi è dubbio, che lì come il digiuno quadragelìmale è vtile ad infinite altre cole, coli ci fa piti fpediti, e più pronti nell’oratione . E per dir il Vero qual vtilità non ci fa egli &c. Bifogna folamen auuertire, di variare gen til mente quelli modi cominciare* in manie¬ ra, che non fempre,ne troppo IpelTo ci leruia mo di vno di loro,e quanto al terzo, bifognà auuertire molto bene , che fe bene 1‘inganno ha da elfere diletteuolc , non fia peto buffo- nelco, e fcurrile i ma fi faccia con grauità, e con decoro . E tanto balli de principi j delle feconde pani, &c. CAVITO LO DECIMO , SEguitailfinedituttala predica, il quale come è quello , che più di tutte le altre parti laida ò buona, ò cartina impresfione ne gli animi di chi afcolta, cofi in vniiterfaie bi- gna che fia veheniente, vtile, denoto, &c in ynaV redica. 40 in fomrna tale, quali noi defi deriamo, che diuernino quelli che ci fentono, equali de- fideriamo noi fteflì d’effer iftimati da loro . Maquinonfi può abbracciare ogni co- fa^ à me quanto alla quantità , mi batterà dire,che l’vltima pagina delle otto, potrà re- feruarfi àqiìefto fine ; e quanto alla qualità, duo tre modi , i più vfati, co’quali 10 gli fo¬ glio fare. il primo è, facendo l’Epilogo di tintele cofe dette di fopra molto più elquifitamen- te, che non è fiato qual fi voglia Epilogo fat¬ to di fopra, ma non però tanto che vi fi fcuo- pra afiettatione. In fomma, qui non batta à direi capi delle pruoue , & è certo che bifo- gnadire anchora i capi delle amplificationi delle pruoue, & quali tutti i concerti d’ogn’- vna delie clasfi . Ma bi fogna auuertire, di farlo come diceuo, fi che tu non moftri di oftentare la memoria, o di recitare, come fi dice di felliniana. E fopra il tutto, in quello primo modo, bifogna hauere dtìcaiiuerti- menti • l’vno, che tu non auuifi date ftefib fcioccamente il popolo, che quello è l’Epi- logo-, come farebbe dicendo : Eccoui quan¬ to ho detto nella predica, quello è tutto ciò, che hò ragionato con voi , e* limile vacame¬ le. £l’altto,chelecole,le quali tu hai detto F 4 nella Modo di Comporre nella predica, narrandole diffiifamente nel¬ l’Epilogo tu le dica molto più breuemente,c tutte in maniera concitata j e vehemente* Se già non ti piacele anchora di epilogare alle volte apottrofando à Dio nell’vltimo della predica : Maquetto non fi fa, fenon doue c poco da Epilogare, e dotte le cole pa¬ tirono d’ etter ragionate con Dio : che à dir :1 vero, molto male andarebbe la co/a, fé tu parlando à Iddio nell’vltima oratione 1’andaflì dicendo. Chi fono tutti quelli, che non fono tenuti à digiunare la quarcfima ? e fi mi li co/e. Il fecondo modo fi fa pattando ad vna nota grane, feuera, e vehemente, della qua¬ le fi ragiona diftintamente , nel trattato del- l’elocutione,con inuertiue, con reprebenfio- ni,& altre acerbità. E quello modo è a/Tai vti le per li popolirperche doppoettere fiato lor pronato, che bifogna far alcuna cofa , ogni reprehenfione che ricettano per non farla + pare loro, che fia molto guitta , & han¬ no infieme dii letto e vergogna ; con i quali affetti terminandoli il ragionamento1, e partendoli etti reftano amoreeoli à noi per lo dil'etto, e per/nafi ad emendarli per la vergogna. Per effempio nella materia propoffa , fe i>na Tre dica . 41 ìc finito c’ habbiamo di propone , e di prouare il digiuno quadragefimale , per r antichità , e necellìtà , Se volita Aia » entreremo finalmenteà riprendere acerba¬ mente quelli, che non l’ofleruano, Se vie- remo tutta quella fetierità, che s’infegna nel¬ la nota grane, noi al Attiro potremo vn fine conueneuol illìmo alla noftra predica , Se inficine infieme 'puadapnaremo gli animi OO r> à noi , e le annue à Dio , di quelli , che ei alcoltano. Et in quefto calo , doneremo ricorrere per materia à quella picciola dalle , che noi cauamrho dalla feluagrand'e , per ler- uircene à punto in fine della predica, nella quale ellendoui tre cocetti,cioè il 5. il p.Se il . potremo doppo hauer riprefo vn poco q{ li, che n on digiunano, a guifa di qtielh, che lì ritirano indietro per far maggior lalto, fet uirfi del 5. e del 9>e dire: Vero è, che alcune lbrti di pione no lono tenute, cioè itali e i ta¬ li, anzi in calo di necellìtà , niuno vi ètentiro, eòe appare di Spiridìone,&c.Epoi feriitdofi del ^.ritornare co maggior Ipetoà dire: Ma da qfti in poi, chi potrà mai jfeufare qlli, che nó TolTetuano ? e leguitarecó qlla inuertiua, chec accennata loto ql nu.finoal finire della pdica,od almeno ad vna oratiòcela al Croce fi Ab, Modo di Compone fiderò à Dio* nellaquale, in quello fecon- do modo, fi potrà,o pregare il Signore, che perdoni la negligenza pallata delli afcolta- tori , ò merauigliarlì con lui della patienza , chehà h aulita fino à quel tempo, ò, fuppli- care à muouere quei cuori di fallì , ò pro¬ mettergli che per fauanti vogliono mutar vi ta,ò limili cofe. Reità il terzo modo folo , il quale è aitai gratiofo,& è, quando da tutta la materia del¬ la predica noi raccogliamo per modo di co- rellario alcuna cola non anchora tocca pun¬ to, in tutto il rimanente del ragionamento, Se intorno à quella amplificando, & elTaggeran do ci conduciamo al fine. Come farebbe neU’elIempio propolto 5 fé dopf ò hatier dimcftrata l’antichità , lane- ceflìtà, &rvtilità della qtiarefima, noi neca- nasfimo fuori la conlideratione della proui- denzadi Dio, c più propriamente della cu¬ ra, che hà lanta Ghie la di noi, ouerodella marauigbola armonia, con la quale procede ne’luoi riti tanta Chiefa, e fimili quafi dicen¬ do : fct di qui cioè da tante volita del digiu¬ no, chi è quello che non debba alzarti à con¬ templare quanto giotieuolmente , e quan¬ to foauemente fìano inft itui te le confue- tudini , & i liti di ncftra lanta madre. O chie- 4* vna Vredica. O chiefa, c chiefa, &c. E coli in qual fi voglia di quelli tre modi, potranno i principiami finire le prediche lo¬ ro infino à tanto, che da fe ftelli trotteranno di meglio, cuoi hauendo infegnato , come s’habbianella predica a comporre, Tintrodut tione, la narratione, la diuifione , le prtioue, il fine della prima parte, il principio della fe¬ conda^ l’Epilogo vniuerfale, polliamo dire d’hauere atrefo quello, che promettemmo, e dihauere infegnato il modo per comporre Vna predica intera, &c, CUCITOLO VI ^DECIMO, Solamente vn’altra particella ci refta, la quale pare di minor importantanza , perche in vero non ha che fare con la predi¬ ca, ma ad ogni modo è di molto riletto: per¬ che è grandemente auuertita, e perche elTen- do la prima, che fi fente, e anco quella che fa buona, o cattiua impresone di noi nelli ani¬ mi di chi lente, in quella maniera , cheefien- do il madrigale compito da fe,con filo prin¬ cipio, fuo mezzo, e Ino fine; umania-detie ri mufico hauer molt’auuertenza à far gentil¬ mente quella ricercata , che egli vi promette j prima, che fe lo ponga à fonare, Perche le he ne non Modo ili Comporre he non è parte madr gale; ad ogni modo daleicauaho fubbito i circondanti quello che poflono fperare della virtù del fona¬ tole La parte di che parlo è quella, che noi chiamiamo prologhino, che anco da Ari¬ notele , come mrlharemo forfi vna volta, è Hata conofciuta , edaluic ftata paragonata «alle ricercate , che fanno i m tifici . In quella bifogna battere molfaiitlertenza,cht gli orna menii,non fiano allettati Ili mi, le fiene fi può facilmente concedere, thè efia fin più orna¬ ta di tutte le altre, & anco fe gli permettono, e delle comparar oni , e.'dd le altre còlevo poco troppo poetiche, leqaali nel rimanen¬ te della predica llarebbono mahfhmo : 8c come le ricercate potino edere .di diece rriila ioggie, coli quelli profoghini non ha (tendo che iar altro , che deltar gli animi , vengono ad edere coli lenza lege , e cofi lenza regola* che è quali folli a à volerne portare documen ti alcuni. Tutrauia per non mancare à cofa alcuna^ che noi polli amo, quanto alla quantità, dicia mo, che cfsédo la predica di otto pagine, le il prologhino farà di vna meza,à noi pare, che ballerà: & in lèmma io defiderarei, che folle molte volte minore, ma non mai maggiore i della vna V redica . 4 $ della metta della introduttione.- Equantoallaqualità,pcrqueftohò io in- fegnato à fare tutta la predica prima, perche dalTi/telTa predica è gentil co/a à canario : E quelto prologhno , le bene il può fare in molti modi , diciamo nondimeno per hora, che in tre modi fi può principalmente fare, cioè, ouero trattando cola che non appartie¬ ne alla materia della predica , ne fi Canada Jenouero l’ifteffa materia della pred ca-oue- ro non la materia ìfteffa, ma alcuna co fa pe- ru,che quali per corei lario fi catta da lei . Per e (Tempio, alle volte occorre ad hairere occafione di ragionar di fe lhe(Iì,o delli afcol tanti, o di alcuna cofa,che occorre à quel tem po ; principalmente nelle prime volte che en marno à qualche Città , come farebbe adi¬ re : Ritornando nella patria doppo molt’an m di afientia,e limili, & alThora il prologhi- no fi potrà formare intorno à queflo : Altre volte,e quello farà il più frequenterò cauere pio dalla materia iftefia; proponédood vna laude, od vn vituperio,o vna qualità in soma del luggetto di che vogliamo ragionare. E fi- nalméte,quàdo nel finedelle pdiche noi vo¬ ghilo feruirci del terzo modo che dicemmo cioè p corelIario[: all’hora qlTifteffo «nella- rio, ci farà la jppofitione di tutto il sloghino. òi che. t Modo di Comporre Si che andando i© a predicare la quared- rnaà Milano, per cafo, e volendo tra'tare, che il digmnoquadragefimale detieoderuar lì , bi fognerà , ch’iotroui lubito vna propo- fitione (oprala quale io teda il prologhino, e quello nel primo modo ; cioè, fuori della ma teria potrà eder cofi. Io vengo volontieri à predicare nella pa¬ tria mia. Nel fecondo modo, cioè nella materia irte da porrà edere. Bellisdmacofa è il digiuno quadragefi- ma’e. t finalmente nel terzo, s’io haurò tolto per corellano, Che i riti di Tanta Chiefa fonofìu pendi, quello medefimo farà la propofitionc che hauerà da feruirmi nel prologhino. Ma i modi di veltirlo, e di ridurlo in for¬ ma fono dmerlislìmi , & io vorrei più tofto Jhauerlo à fare,cheinfegnarlo. Tuttauia, in due modi posfiamo ridurre tutti gli altri , cioè ouero portando nel primo punto prin¬ cipale, la paura e Tempi ice propolìti one, r i¬ dotta con qualche pocho d’aiuto in vn pe¬ riodo ; onero trouando vna comparatone, dalla quale venga ad edere inferita la propo iìtione,che noi vogliamo trattare: ma li efsé- pi mi renderanno più chiaro, e prima appor taremo ma ‘Predica. 44 le proporttionifenza comparatone, e poi co’t paragone. Ertempio della prima : Sono eoi? incitati entro a’cuori hnmani certi naturali effetti, &c. che fé bene io per J’habiro ch’io verte’ faccio profesfìone di effere fccrtato dai mon¬ do, &c. Ad ogni modoo , non potendomi feortere dalla natura ifteffa, forza, è che mi compiaccia di prefentarmi hoggi nel con- Ipetto tuo, o patria mia. Ertempio della feconda : Qiierto nell’o¬ pera facra del digiuno quadragertmale mi par marauigliofo , afcoltatori ,che non folo in le fttffo , è opra buona , ma ancho l’alrre opre tali, con la fua fola forza rende affai più purgate, e piu perfette. r i: fl'empio della terza : Se cofa alcuna fra tutte quefte co fe, che ci girano intorno , può apportarci e marauiglia,egiouamento infie me*, quello, al mio giudicio afcoltatori , Se à giudicio di chiunque altro vi penfa , alrrono è che il contemplare i riti,& cortumi ahiisi- mi di fanta madre Chiefa. E quefto quanto all’apportare nel primo punto puncipale , il fondamento femplicc del pr°loghinOjmàfe vogliamofarlo inferi¬ re da vnacomparatione, come hoggidi pare che s vrt, tante faranno le fpetic d’introdulo, quante Modo di Comporre quante faranno le forti delle cofe , onde poli fiamocauareil paragone, leqnali, nonhòin animo io di profeguire tutte;mà ne roco due capi foli, che fono il dedurtela proportione da vna cofa naturale : o il dedurla da vna hi¬ ftoria facra; e d’ogn’vna di quelle, n’aflegno quafottoglieffempi, fenza metterli però in ordine, ne in forma di oratione : perche que¬ llo appartiene à quella parte, che fi chiama elocutione. Eflempio della prima; da cofe naturali. Come gli vccelli più dolcemente cantano ne i loro nidi, coli io,&c. Da hiftoria facra : Come Giacoh dop- po quattordici anni ritornato alla patria, fen ri fomma dolcezza, coli io &c. EfTempio della feconda, da cole naturali; Come vtilisfìma è quella medicina , che fa+ «andò, vn membro, cóforta tutti gli altri :cofi quello rito, che oltra il digiuno aiuta 1 orario Uejaelemofìna &c. Da hiftoria facra. Come molto ragione- uolmente/ì dauano le decime di tintele co-, feà Dio, coli è ragioneuole che glifi dia an¬ cora la decima dell’anno. Esempio della terza, da co le naturali, Come in bene accordata cererà tutte le mi¬ nugie marauighofamente refpondono , coli nella Dna 'Predica • 45' Stila cetra ii sàta Chiefa &c.à i ftiòi riti Bcci Da hi ilo ria (aera, Come i ricamidel ta¬ bernacolo erano marauigliofi, cofii riti di lanra Chiefa, &c. E quello potrà ballare per ogni mediocre ingegno, à trottare la forma di mill’altre corri parationi . Ne io intorno a quello principio del prologhino,hò più à dir altrove non due cofejl’vna delle quali è, che le comparationi alle volte s’accommodano in modo, chefra la comparatione inferente , e la propolìtione inferita, non fanno più che vn lol punto pria cipale-, & alle volte la coparatione fola fa tut to il primo periodo^ poi framelfo alcun me bro fciolto per ripofo, viene la propolìtione inferita à fare vn altro periodo da le ItelTa . ElTempio del primo modo : Poiché anco gli vccelli tornati à quelle valli do¬ tte nafeono , cantano vonlontieri -, chema- rauiglia fia fe anch’io doppo tant’anni torna to à te. ElTempio del fecondo : Quei poueri vc- celletti,i quali fono lungamente flati in paelì ; Urani, quando poi mercè di Dio,elor buona ventura, tornano finalmente alle natiue valli j chi non sa quanto oltra l’vlato,&c. E qui è finito vn periodo,nella cóparatioe loia, ai che lì foggiunge fu b ito vn mebro cós Modo dì Comporre farebbe a di re, Milano mio caro, ò limili, e poi in vn altro periodo, con buona corrifpó- denza aggiungendola propofìuone inferita lì dice : Anch’io le bene roco, doppo hauere fe non cantaro in molte e varie parti ; garrito almeno, come ho faputoil meglio j hoggi fi- nalméte &c. quado &c. che ntarauiglia &rc. E di quePti due modi, il ferodo ha da vfar li nelle prediche più celebri , come farebbe i primi giorni di qtiarefimajefefte grandi, ina zi a Précjpi, nel fare vna predica fola ad vna Città, e fimili.'ladoue chi l’vfaffe perpetuamé te, hauerebbe troppo del gonho, e però nelle altre prediche communi molto meglio è fer- uirlì dell’altro. La feconda cofa che voleuo dire, è, chele eomparationi polfono vfarlì talhora inanzi alla propofìtionc principale del prologhino, comehabbiamo dato tutti gli efsépi di fopra: Se al le volte ( il che è belliflimo) & hà meno dell’affettato doppo l’ifteffa propohtione,co me farebbe à dire,$e bene io per l’h, abito, che vefto, faccio profesfione d’effère feoff ato dai mondo &c. Ad ognimodo,riópotédomifco fare dalla natura ifteffa, forza è che mi com piaccia di presentarmi hoggi nel confpetio tuo,ò patria mia. E poi foggiungere fubito,ò da cola naturale; Coli tal’horagl’iftcsfì auge! li rnaTredìcn. 46 ji quadodeppo di eiler flati lungaméteaflen ti, tornano finalmente, &c. Onero da hiltoria facra. Cofi il gran padre Giacob,qttado dop po efTer flato quattordeci anni adente, ritor¬ no finalmente, &c. E infin qui, hauèremo fatto quello , che è principalifsimo nel prologhino,cicè trottata la principale jppolìtione d’adoperare in lui, e di più,imparatola à proporre, ò femplietmé te,ò con comparatione : e quella, ò prepofla, ò pofpofla,come ci pare il meglio. Doppo il che, potremo fare alcuni fcherzi ò di oppofitioni,ò di rifpódenze, ò d’altro, in torno airifteda propoli tionegià {labilità. E poi hora in vna maniera, & bora in vn’altra, chiedere aiuto à Dio, è finalmente anco, con diuerfi modi cattati, fe fi pub , dalla materia, trattiamola non comici, ne feurriii, chiede¬ re audiéza al popolo. Le quali cofe tutte, per¬ che confiftono più nell5elocutionc,che nella difpofitione, p quello io non leprofeguo più lugnméteifi come in tutto il rimanete ancora de libretto nò folo nò ho apollo gli elsépi co eloquéza, ma in pruoua logli ho abozzati lo laméte,acioche fi vegga quàto ancora doppo tutto quel lo, che lì è fatto, ri mane da fare alla elocutione,cioè d’aggi ugere le parole,le fra- fi, gli ornamentai lumi, 5c in fomma da fare, , G 2 che Modo ài Comporre che quello che hora è abbozzare, diuéga poi compita, e bellisfima imagine, &c. C^T ITO LO T> V 0 DUCI MQ. B Afta, che habbiamo (la Dio mercè finirò di trattare rutto quello che appartiene al le due prime parti della Rhetorica,cioè,alla inuetione,& alla difpofitioneinó certo eftat- taméte,come fanno i Rhetori,ma in una c^r- ta maniera, vn poco rozza: tanto,che i princi piati pollano preualerfcne-i quali fecóforme à gli auuertimenti, che habbiamo detto di lo pra diftinguerano in che genere vogliono fa relepredtche, e tf olieranno la propofirlénc principale, che vogliono trattare, e fatta la fel na di tutti i cocotti, che cauerano d allibri à ql propofiro,ladiuiderano in diterminateclasfi inducédofi poi co vna inferente vn poco piti vniuerfalc,alla principale propofitione,e fe- gmtando in {bramala narrati one, e la diuifio ne,& faitre parti, in quella maniera, che hab biamo inlegnato- per auuentura faràno predi che molto più ordinate, chenó faceuan o prs ma^ od al meno haueranno tanto lume, che potranno da fé fteslì trouare cole migliori di quelle, c’habbiamo dette noi. TRAT- 47 TRATTATO T> E L LA I . . f . ì M e mori a Locale . A memoria locale è vn’ar te con la quale aiutamo noi medelìmi a ricordaci facilmente, & ordinata¬ mente molte co fe delle quali con fole forze natu¬ rali non farrebbe polli bi- le che noi hauelìimo ò coli pronta, b coli di¬ pinta memora. Ne pero per mezzo di que¬ lla cerchiamo di ricordarci quelle cofe le quali vogliamo che ci rellino le mpre à men¬ te, ma quelle /blamente delle quali feruirci per vna volta loia non lolo non ci curriamo, ma delidenmo che ci elchir.o di memoria per dar luogho à falere . Come ci alimene à punto in quei li bricioli Tedelchi , nei quali con vn ftiletto d’ottone non lcrituamo noi elle perpetue percheinqutlla maniera em¬ piendoli preflo quei piccioli fogli non circ- Ifarebbe ouelcriuere • ma quelle cofe fole vi notiamo le quali per vn poco di tempo deo- no leruire , & eller /ubico Icancelato da noi . & perche in far mentione diquefto libricio- * 4 G 3 lo Modo di Compone 10 damo cadaci : egli pur farà bono che cofì le proportioni Tue ci infegni il modo della memoria locale. D'co adunque che fi come à ricordarli alcune colè per via di quello libretto , & l’occhio bifogna che vi fia per legerle , & il libretto illefio,&: in lui diffcanti luoghi &fpa ci j dotte fcriuere,&: charateri che ci raprefen tino le cole & le fctitture itlefie,& il leggere; Coli nella memoria locale al ochid rifpohde l’intelletto, al libriciolo la fantafia , à 1 luoghi & à i fpacij certi luoghi & fpacii che fi for¬ mano (labili, e perpetui nella fantafiàillelTa ài caratteri certe figure- a lo fcriuere l’ im¬ primerli con la immaginàtione,& al leggere 11 reccitarle. Ma perche dalla cognitione di due cole loie tutte l’altre ci verranno ad efier chiare per quello à formare i luoghi fola- mente , & l’imàgini farà benechevogliamil raggionamento. E prima quanto à i luoghi anno ad efier llabili &c perpetui, & quanto maggior co¬ pia de luoghi haueremo fi fio in mente, tanto maggior numero di cofe potremo porci à re* citar per ordine . Vero è che non ogni Ino1 hgoci ferite, ma anco in quello come intin¬ te l’altre arri ci fono le fue regole. La prima delle qualli è, che il luógho non .« ■ I * ’ ynaTredica. 4S non vuol efTer troppo picciolo . La fé con* diche egli non vuole edere troppo grande» come farebbe à dire, che tu per luogho nonhai àfeglierela facciata intiera d’una, chiefa,ne vna punta d’un mattone che efcha fuori tà in vn canto : percioche fi come chi feri ue fiè vna lettera fola in vn gran foglio di carta , ò pur volefse accozzare vna orario* ne infieme in duo ditta di foglio , non trop¬ po didimamente , ò prontamente rilegge¬ rebbe quello, che egli hauelfe fcritto , cofi ì chi ò troppo grande, ò troppo picciolo ap- parechiafse il luogo, oue collocafse, l’imagi- ne difimili fproportion auerebbono fenza dubbio: fi che quanto a quefte due regole ' fe ru mi chiedi qual dourebbe efsere la capa¬ cita del luogho , io per me nfpondo che quello d’vn vfeio comune farrebbe a pun¬ to al propofiro, &c quello quanto alla capa¬ cita dei luoghi. La terza , e quarta regola fono, che nè troppo chiari fiano , nè troppo tenebrofi i luoghi che fi preludano-, come farrebbe à dire, che nè o^ni vfeio prillo d'ogm luce deb * baelleggerfi,nèvno oue perpetuamente fe- • ri f eh ano di giorno 1 faggi del fole ,&febc- re non è cofi gioueucle il tendere per- fiora le caufe di quefte due regole, contenti fi non- G 4 dimeno Modo di Compone dimeno altri di ricordarli , che n’ancho al buio, ò doue ferifce il fole leggiamo noi commodamente inoltri, ò gFaltri ferirti , è pafsali alianti. La quinta è fexta regola fono che ne trop¬ po vicini lìano i luoghi , ne troppo di- feofti , i’vno dall’altro -, percioche lì co¬ me quando troppo vicine fono le parole fcritte alcuna di lor ben fpelsolì lafcia nel leggere ; & quando troppo lontane fono rendono tardidimo il lettore, coli, e non altrimente aiterebbe de i luogo. Onde coli confeglio io che l’vno dal altro non lìano ò piu, ò meno diquattro pafsi intieri. Etfe mi fara detto che non coli per apunto farà facil cofa il ritrouargli , a quello rifpon- do che oue non manchano de materiali , Se reali posiìmo con l’imaginatione formarzi alcuni michi della grandezza a punto d’vn vfeio Se di quelli feruirci. 1 luoghi per fettima > &c ottaua regola deono else re tutti entro a vna fala jftefsa, Se fila tale alla quale posfiamo noi gienge- rc con le mane, percioche di quelli dua au- uertimenti, le alcuno piglialse vn vfeio in terra , Se poi vna fineltra altislìma ritor¬ nando a un terzo luogho in terra trop¬ po ageuol cofa farebbe che egli feorren- do vna ‘Predica. 4P do per la linea dietro à terra, della finellra fi fcordafi , ponendo per fecondo quel¬ lo che era il terzo . Et quanto al altro , (;che ne iia cagione ) vediamo noi lìcuramentò che l’efsere i luoghi non pili alti che la ftatua d’un huomo ierue grandislimamen- te . . ' > Ma fopra tutto non fiano limili fra fei luoghi ( che feruira per nona regola) & quelli auertifea ognuno che ne gl’vfci della Cella in vn dormentorio fratefcho , ne le co¬ ione d’un chiollro ci poiTono ieruire. Pigliali anco i luoghi della liniflra alla delira mane (Se quella è la io. ) in quella manierache lattinamente , ò volgarmente fermiamo, perche altrimente facendo lenza dubbio ci nafeerebbe confulione. Et quello fatto formili tutti i luoghi nel¬ la fàtalia noftra talméte che polliamo iubito non fol dal primo correre al vltimo , & dal vltimo al primo, ma rilpondere ancora à gl’imerroganti, qualli li lìanoòil fecondo, ò il nono, ò con qual numero ci lia interro¬ gato . Il che accio più facilmente riefcha due altre regole ci lì aggiungano, Se fono Eviti me. i Vna che i nollri luoghi liano da noi repli • fati ogni giorno coni numeri fuoi, Et bai¬ ti' a . '*• Modo di Comporre «ra che ad ogni cinque di lor fi ponga qual¬ che imagine particolare, che ci raccordi il numero, per effempio alli cinque potreb¬ be porli vna mano d’oro, al io. vna croce , & cefi di cinque in cinque, o io. in dieci,neltrigeffimovntridende, nel 40. vn quadro, nel 50. vna bilcia, nel - ilche fi farà facilmente , quado deppo hauer recitato le cole figurateci ne i luochi, onero non dogliamo piu il péfiero à quelle figure, ò uero torniamo àfeorere conl’imaginatione due, ò tre trolte i luoghi nudi,& roti lenza fi¬ gura alcuna . Et coli habbiamo intefoleio non me inganno , gran parte di quelle cole che ponno dirli intorno alla memoi . a locale#, per vtiaTredìca. 5 $ per quanto fpetta,&: à i luoghi, & alle figure cófìderare da t c fleffe,& come à raprefentare delle co fe,ò parole che uogliamo raccordar- ci,uag!iano. T ji R T E S E C O % D Jl delia Memoria Locale. IO pur oltra la memoriallocale ordinaria , di che habbiamo raggionato di /opra, fon no penfando fra me flelìo un altro modo, nel quale fenza andai fegliendo, ne ufei , ne coione , ne fcneflre potremo troppo be¬ ne far quello ifldlo che io inftgnai di fopra . Voglio dunqueche per cafoni teimagini diece Città Arcona, per effe mpio, la prima; ho’ogna la feconda , Cremona la terza, Drepano,che altri dicono T Tappano la qnaf ta, Elba la quinta. Ferratala fella, Gennoa lafetnma, Imola lottaua, Luca la nona, Milano la decima . Da ognune di quelle Città uoglio che tu ti eleggi fepuoi cinque fumine, e cinque mafehi , che tu conofca ; ma con quella proportione, cioè fra le fc mi¬ ne una fanciullttta, una giouanne da marito, una maritata, vna ucdoua , una monacha: Et fr a 1 mafehi un fanciuletto, un gioitane da Modo di Comporre da moglie. Il marito di quella maritata, un prette, & un fratte. Voglio di più che tu te imagini un corni¬ le grandiffimo tutte quelle perfone di que¬ lla Città difpolle con quello ordine, che te¬ nendoli uno per mano al altro quanto pon¬ ilo ftendere le braccia dietro alle mura del Cortile arpogìati con le fcheine alle mura ui facciano quali corona -, ma nel collocarli dalla linillra alla delira come dicemo di fo- pra , prima ni larano le diece della prima Citta poi quelle della feeonda,& coli di ma no in mano. Voglio di più che ne i luoghi difpari ui fiano Tempre Femine , de ne i pari Ma- Ichi , con quello ordine che nel primo ìuogho , per ellempjo , ui da la fanciu- letta Anconitana , - nel fecondo il fanciu- letto pur dcU’illeda Citta, nel terzo la Giouanne, nei quarto il Giouanne , nel quieto la maritata, nel fello il (uo marito, nel (ettimo la uedotia, nel ottano il prete, nel nono la Monaca, nel decimo, il frate Nel ««decimo poi commincianfì Falera Cic ta,&: ui porrai la fanciulla I3oJognele,& coli di mano in mano. Flora quefta coronati ha à rimaner per¬ petua, come nmaneuano i luoghi nel arte di fo- vtiaTredìca. ^6 cf i fopra, perche col dar in mano à quella hor quella arte , hor quella, uoghocbeda quello ti fiano raprelenrare, le cole da rie- cordarti . Onde poi anco auederti , che nudebifogna che tc Immagini , per poter¬ le veltire, & ornare di tutte quelle cole che deuonoTeruire per figure, per dTcmpio nel primo luogho voi raccordarti cane darai aliafanciuletta Anconitana un cane in brac¬ cio. nel fecondo lugho uoi ricordarti corona poraialfanciulo Anconitano una corona in capo : &diqui nalcera un utile grandiflr- mo : percioche fe uorairaccordaiti , per efempio , che cofa ha quaranta cinque luo¬ ghi , fubito perche egli è nella quintadeci¬ ma bifogna che lìa nellaqtnnta citta che era Elba, perche egli è difparri bi/ogna che hab bi una donna-, perche egli e il terzo dilpari bilogna che l’habbi la maritata , in mo¬ do tale che riguardando alla donna mari¬ tata del Elba, trouarai quello di che uorrar ricordarti. Il trouor anco qual lìa la prima, later- za , la Telia Città , Tara faci! cofa Te tu collocherai U Città per ordine di Al- phabetto , come ho Tatto io di iopra ma quando tu non lo polli Tare, per non ha- utr conoTenza in Città che commincia- no Modo dì Comporre no da quelle lettere , piglia quelle In che tu hai conofeenza , & pone fra lo¬ ro un ordine d; prima, feconda, & terza, & quello badi. Del redo quanto al accommodarle figu¬ re ferua diamente le regole che ti ho dato di (opra: Et quanto al fcancellarle , oue di loprafeorrt ui > luoghi uoti, qua fcori due ò tre uolte le figure nude,& in quella maniera hauerai Tinte nto. Laprimadi quede due arti è più tifata. La feconda e forfi più ingegnola , e piu pronta . Tu uedi quella, che più ti occo- moda,è di quella Itruiti . IL FINE. tub fan * * 1 % :' i «S* v - * '• V )•■ t* '•«*■• • ■ - ! fe • v r ■ • 2 JH5 .e >'• "r- v 'v hr^JSr / W I JT iattìr> * * >,y ' '■' '* a "'■ ■ " * «,'. «&• \ VWià, « ? js^ypt v* 'issif® ‘ V V.:Y ¥■ ‘V~ •"\£ ■Vsk V" -A., v' 7 ‘* ■r , >'£*?■ É# W- ■>«•# *«• *, • T* . te*-, ' - uMt f r*fC W m > - £ A «S*.; 11 ' r4Sì "-•^V.f- f. 7J* « ^ ? , l 7 %*? * * ^ ■t « • j* .\ i ; . rV .V. ' ' 5%' A • -**; ' )% . } .• \ s >■ nfr*~ ' *àìip‘ «r A^4; >!•& I »’■ *■§* "1 *7 1
Wednesday, December 25, 2024
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment