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Thursday, December 26, 2024

Grice e Pollini

 Il Devessiano è una lingua inventata da Mario Pollini di Grosseto intorno al 1971, ma completata solo negli anni novanta. Il nome deriva da Devessia, una repubblica immaginaria situata nell’estremo occidente d’Europa, fra la Spagna e l’Irlandia, e significa letteralmente «il paese delle cose come devono essere». In sintesi, il Devessiano è una lingua ispano-amiatina, in quanto la sua base lessicale, da un lato, riprende molto della parlata della terra d’origine dell’autore, e cioè il monte Amiata, situato in Toscana, e dall’altro guarda al mondo iberico: le preposizioni articolate ad esempio sono prese dal portoghese (do, da, dos, das), il dittongo spagnolo «ue» trasformato in «ui» (puirto, suirte, puinte) e anche il suffisso «-con» che corrisponde a un’errata pronuncia infantile dello spagnolo, e l’altro suffisso «-èira» preso dal portoghese. Il lessico amiatino si ritrova particolarmente nelle parole che indicano la frutta, come bahoha (albicocca), sarac[c con pipetta]a (ciliegia), pornela(susina).    Oltre che alla parlata amiatina e allo spagnolo e al portoghese, il lessico del Devessiano attinge parole dal francese (pandon = «mentre», da «pendant»), dal genovese (umàa = «onda» deriva dal genovese «u mâ», cioè «il mare»), da linguaggi infantili, da espressioni scherzose, da interpretazioni arbitrarie (manc[c con pipetta]urà = «masticare» deriva da come l’autore sente il suono della parola Manciuria) e anche da parole tratte dai sogni dell’autore (ad esempio baltac[c con pipetta]à = «colpire forte, rovesciare»).   «Se, come sosteneva un interprete che lavorava nel mio ufficio, “le lingue sono l’anima dei popoli”», scrive Pollini in un dattiloscritto dove sono esposti I lineamenti di grammatica della lingua devessiana(1995), «questa lingua è l’anima di un popolo immaginario che sono io fatto nazione e quindi dovrebbe esprimere intimamente il mio modo di pensare»

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