Grice e Losano: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale della filosofia del diritto romano – la scuola di Casale
Monferrato -- filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Casale Monferrato). Filosofo italiano. Casale Monferrato. Alessandria,
Piemonte. Grice: “I like Lossano; his research
overlap with that of H. L. A. Hart, but Losano is more interested in the
philosophy and he is obviously more continental, as he should, given the
prominence of Kelsen in the field!” Si occupa di filosofia del diritto e informatica
giuridica. Si laurea a Torino. Insegna a Milano e Alessandria, e Torino. Si
occupa di storia della filosofia del diritto; teoria generale del diritto;
circolazione mondiale delle idee giuridiche e sociali; filosofia politica;
diritti umani; geopolitica; informatica giuridica; privacy; e-publishing; edizioni
di archivi storici. Pubblica un completo panorama sull'evoluzione della nozione
di sistema nel diritto dalla ROMA antica ad oggi. Cura carteggi di Jhering ed
opere di Jhering e di Kelsen. Curato
l'edizione critica delle corrispondenza di Roesler. Come informatico giuridico,
ha pubblicato un manualedi informatica giuridica e diritto informatico e un
progetto di legge sulla tutela della privacy; Presidente del "Centro di
calcolo automatico” a Milano. Altri saggi: La dottrina pura del diritto, Einaudi,
Torino; La teoria di Marx ed Engels sul diritto e sullo stato. Materiali per il
seminario di filosofia del diritto” (Milano. Anno Accademicom Cooperativa
Libraria Università Torinese, Torino); “Gius-cibernetica” Macchine e modelli
cibernetici nel diritto, Einaudi, Torino); Libia Materiali sui rapporti fra
ideologia ed economia” (Milano. Anno Accademico Cooperativa Libraria Università
Torinese, Torino); “Lo scopo nel diritto. Einaudi, Torino, Jhering, Lo scopo
nel diritto” (Aragno, Torino, Corso di informatica giuridica, Cooperativa Milano),
Corso di informatica giuridica; L'elaborazione dei dati non numerici, Unicopli,
Milano; Il diritto dell'informatica, Unicopli, Milano Corso di informatica
giuridica; Stato e automazione. Etas
Kompass, Babbage: la macchina analitica. Un secolo di calcolo automatico, Etas
Kompass, Milano Scheutz: La macchina alle differenze. Un secolo di calcolo
automatico, Etas Libri, Milano); Invenzioni francesi del Settecento. Testi
originali con 15 tavole dell'epoca, Bottega d'Erasmo, Torino); I grandi sistemi
giuridici. Introduzione ai diritti europei ed extra-europei, Einaudi, Torino, I
grandi sistemi giuridici. Introduzione ai diritti europei ed extraeuropei,
Einaudi, Torino, I grandi sistemi giuridici. Introduzione ai diritti europei ed
extraeuropei, Laterza, Roma Bari, L'informatica legislativa regionale.
L'esperimento del Consiglio Regionale della Lombardia, Rosenberg e Sellier,
Torino Forma e realtà in Kelsen, Comunità, Milano, Automi arabi. Dal
"Libro sulla conoscenza degli ingegnosi meccanismi" (Maestri, Milano);
Automi d'Oriente. "Ingegnosi meccanismi" arabi del XIII secolo,
Milano Il diritto economico, Unicopli, Milano); L'ammodernamento giuridico,
Unicopli, Milano); Corso di informatica giuridica: Informatica per le scienze
sociali, Einaudi, Torino Il diritto privato dell'informatica, Einaudi, Torino, Scritto
con la luce. Il disco compatto e la nuova editoria elettronica, Unicopli,
Milano, L'informatica e l'analisi delle procedure giuridiche, Unicopli, Milano,
Diritto e CD-ROM. Esperienze italiane, Giuffrè, Milano, Storie di automi. Dalla
Grecia classica alla Belle Époque, Einaudi, Torino Saggio sui fondamenti
tecnologici della democrazia, Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti, Istituto
per la Documentazione Giuridica, Firenze, Kelsen Umberto Campagnolo, Diritto
internazionale e Stato sovrano. L. Con un inedito di Kelsen e un saggio di
Norberto Bobbio, Giuffrè, Milano, Un giurista tropicale. Tobias Barreto fra
Brasile reale e Germania ideale, Laterza, Roma); “Sistema e struttura nel
diritto: Dalle origini alla scuola storica” (Giuffrè, Milano, Il Novecento” (Giuffrè,
Milano); Dal Novecento alla postmodernità, Giuffrè, Milano U. Campagnolo, Verso
una costituzione federale per l'Europa. Una proposta inedita. Giuffrè, Milano, "Cedant arma Un giudice e due leggi. Pluralismo
normative, Giuffrè, Milano, Funzione sociale della proprietà e latifondi
occupati, Diabasis, Reggio Emilia, Kelsen, Scritti autobiografici. Traduzione e
cura di L., Diabasis, Reggio Emilia Peronismo e giustizialismo: dal Sudamerica
all'Italia, e ritorno. M. Rosti, Diabasis, Reggio Emilia, Memoria
dell'Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche,
Accademia delle Scienze, Torino Academia delle scienze editorial memorie morali
Campagnolo, Conversazioni con Kelsen. Documenti dell'esilio ginevrino Giuffrè,
Milano La geopolitica del Novecento. Dai Grandi Spazi delle dittature alla de-colonizzazione”
(Mondadori, Milano); Kelsen Arnaldo Volpicelli, Parlamentarismo, democrazia e
corporativismo” (Aragno, Torino); Alle origini della filosofia del diritto a
Torino: Albini. Con due documenti sulla collaborazione di Albini con
Mittermaier, Memorie della Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze
Morali, Storiche e Filologiche, Accademia delle Scienze, Torino accademia delle
scienze/attivita editorial periodici-e-collane/ memorie/morali I carteggi
di Albini con Sclopis e Mittermaier. Alle
origini della filosofia del diritto a Torino, Memoria dell'Accademia delle
Scienze di Torino, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche, Accademia
delle Scienze, Torino accademia delle Scienze attivita editorial, periodici-e-collane/memorie
morali Alle origini della filosofia del diritto, Il corso di Alessandro
Paternostro a Tokyo. In appendice: Paternostro, Lexis, Torino I La Rete e lo
stato” (Mimesis, Milano); Bobbio. Una biografia culturale, Carocci, Roma, Kelsen, Due saggi sulla democrazia in
difficoltà” (Aragno, Torino); “La libertà d’insegnamento in Brasile e
l’elezione del Presidente Bolsonaro” (Mimesis, Milano). MAX PLANCK INSTITUTE FOR LEGAL HISTORY AND
LEGAL THEORY RESEARCH PAPER SERIES. Tra lex
e ius: le leggi razziste del fascismo e le amnistie
postbelliche. Una nota anche bibliografica com/abstract= Tra
/ex e ius: le leggi razziste del fascismo e le amnistie
postbelliche Una nota anche bibliografica. 1. Ottant’anni dalle
leggi razziali del fascismo: un anniversario nella pandemia 2.
L’antisemitismo dell’epoca fascista e il contesto delle leggi razziali a)
Il problema ebraico e lo Statuto Albertino del 1848 b) Il fascismo e la
purezza della stirpe c) Leggi e documenti razzisti del fascismo: una
sintesi . Commemorare in tempi immemori: tra condanna e nostalgia .
Un esempio: la rievocazione all'Accademia delle Scienze di Torino . Una
guida: i ricordi di Liliana Segre . Un dibattito: “l’amnistia Togliatti”
tra giusta punizione e pace sociale L’“Amnistia Azara” del 1953 e la fine
della giustizia di transizione NAUAOU Bibliografie
Libri di sopravvissuti Bibliografia sulle leggi razziali
Bibliografia sintetica sull’“Amnistia Togliatti” 1946 Bibliografia
sintetica sull’“Amnistia Azara*, Ottant’anni dalle leggi razziali del fascismo:
un anniversario nella pandemia Nel 1938 venne pubblicato il
Manifesto della razza e in quello stesso anno il regime fascista emanò
varie norme razziste che colpivano gli italiani ebrei. Caduto il fascismo,
quell’anniversa- rio venne ricordato in convegni e scritti, ma non
subito: nel 2018, “l’ottantesimo anniversario delle leggi razziali
antiebraiche del 1938 ha risollevato interesse e attenzione su quella
pagina oscura della nostra storia e sulla successiva rimozione,
protrattasi, salvo alcune lodevoli ecce- zioni, sino all’anniversario del
primo cinquantennio”!, cioè sino al 1988, quando la Camera dei [Modona, La
magistratura e le leggi razziali 1938-1943, in: Piazza (a cura di), Le
leggi razziali del 1938, Il Mulino, Bologna] Deputati promosse un
convegno sulle leggi razziali e Michele Sarfatti pubblicò un’esauriente
raccolta di quelle leggi e delle circolari amministrative che le
accompagnarono?. In Italia il “Giorno della Memoria” venne
istituito soltanto nel 2000: “La Repubblica italia- na riconosce il
giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz,
‘Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del
popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei
cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la
prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi,
si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita
hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”3. Da parte delle
Nazioni Unite, il riconoscimento del “Giorno della Memoria” venne soltanto
cinque anni dopo, nell’Assemblea Generale del 1° novembre 2005. Nei
quarant'anni dopo il fascismo “un diffuso processo di rimozione ha nascosto
sotto un impenetrabile velo di oblio il periodo della persecuzione dei
diritti” proiettando lo stigma “sul periodo della Repubblica Sociale
Italiana, sulla deportazione e lo sterminio nei campi nazisti. Quello che
è stato chiamato ‘il peso di Auschwitz? ha finito per svalutare e
minimizza- re, sino a cancellarla dalla memoria collettiva, l’essenziale
funzione preparatoria svolta dalle italianissime leggi
antiebraiche. Anche si rievocò quell’anniversario: l’ottantesimo
dall’emanazione delle leggi razziali (che sarebbe più corretto chiamare
‘razziste’). Però, mentre si preparavano non poche delle pubblicazioni
legate a quella ricorrenza, tra la fine del 2019 e cominciò a diffondersi
la pandemia del coronavirus Covid-19. Il blocco della vita sociale ed
economica che ne seguì non solo impedì incontri e convegni, ma coinvolse
anche le imprese editoriali e tipografiche, con inevitabili rinvii e
ritardi delle pubblicazioni. Molti scritti collegati all’an- niversario
delle leggi razziali persero così il collegamento temporale con l’evento che
inten- devano ricordare, mentre d’altra parte subivano interruzioni e
ritardi anche le pubblicazioni che volevano commentare quegli scritti.
L’esigenza di ricordare quelle leggi vergognose era rafforzata dalla
costante ripresa degli atteggiamenti politici di estrema destra in Italia e in
Eu- ropa, nonché dal manifestarsi di forme antisemitismo che si
ritenevano ormai appartenenti a un passato lontano. Alcune fra le più
recenti di queste posizioni verranno sommariamente richiamate nel
prossimo paragrafo. L’Accademia delle Scienze di Torino ricordò l’ottantesimo
anniversario delle leggi razziali con un convegno, i cui atti pubblicati nel
2021 si aprono con una “richiesta di scuse per il ritardo della
pubblicazione di questo volume rispetto alla data di svolgimento del
convegno al quale hanno contribuito le difficoltà connesse con la
pandemia Covid-19”5. Questa situazione — comune a molti altri scritti di
quel periodo — mi indusse a [La legislazione antiebraica in Italia e in
Europa. Atti del convegno nel cinquantenario delle leggi razziali, Roma,
17-18 ottobre 1988, Camera dei deputati, Roma Sarfatti, Documenti della
legislazione antiebraica. I testi delle leggi, cfr. infra, nota 36.
3 Art. 1 della Legge, n. 211, Istituzione del “Giorno della Memoria” in
ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei
deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. 4 Neppi
Modona, La magistratura e le leggi razziali Piazza (a cura di), Le leggi
razziali del 1938, Il Mulino, Bologna] riunire alla fine del presente scritto
le indicazioni bibliografiche che andavano disperdendosi nei mesi della
pandemia: indicazioni che si rivelarono particolarmente numerose perché
intendevano non soltanto rievocare il passato, ma anche — attraverso la
rievocazione — contra- stare il crescente manifestarsi di atteggiamenti
di estrema destra. Queste pagine si presentano dunque come un
dimesso apporto documentario, cioè come un contributo umile ma, spero,
utile per una futura storia del diritto contemporaneo6. Dopo aver
ricordato nel prossimo $ 2 l’evoluzione dell’antisemitismo in Italia, il $ 3 si
sofferma su alcuni recenti episodi soprattutto italiani di chiara simpatia
per i regimi dittatoriali prebellici, mentre i tre paragrafi successivi
commentano tre recenti volumi sulle leggi razziali, sul loro contesto e
sull’atmosfera dell’immediato dopoguerra: gli atti del convegno
dell’Accade- mia delle scienze, le memorie di Segre e l’analisi
dell’“amnistia Togliatti. Infine l’“Amnistia Azara” segna la conclusione
tombale della giustizia italiana di transizione. Seguono
quattro bibliografie: la prima sulle memorie scritte da sopravvissuti alla
depor- tazione; la seconda, più estesa, sulle rievocazioni delle leggi
razziali; la terza sull’“amnistia Togliatti” che nel 1946 evitò molte tensioni
in una società che usciva da una guerra civile, ma che d’altra parte
lasciò impuniti molti eventi inaccettabi- li; infine la quarta
sull’‘amnistia Azara, che completò il passaggio dalle amnistie
all’amnesia. Le dittature prebelliche non perseguitarono soltanto
gli ebrei, ma anche gli avversari politici (dai democratici ai socialisti
e ai comunisti) e i diversi (gli omosessuali, “le vite non degne d’essere
vissute” i Testimoni di Geova e gli zingari): di essi non è possibile occuparci
in que- ste pagine”. Per ragioni di spazio non è possibile
esaminare l’atteggiamento dell’Italia postbellica di fronte all’eredità
tanto del fascismo quanto, in particolare, della persecuzione degli
ebrei. A partire dal dopoguerra inizia “la costruzione del mito [...] del
popolo italiano come salva- tore degli ebrei. Si precisa da subito che
non si tratta dell’invenzione di episodi falsi, bensì di un’operazione di
storytelling, che modifica la prospettiva sul fenomeno e la percezione [Un
quadro generale è in L., Storia contemporanea del diritto e sociologia
storica, Franco Angeli, Milano.; un esempio concreto di documentazione
giuridica a futura memo- ria è in Id., La libertà d’insegnamento in
Brasile e l’elezione del Presidente Bolsonaro, Mimesis, Milano Si vedano per
esempio: Giannini, Vittime dimenticate. Lo sterminio dei disabili, dei rom,
degli omo- sessuali e dei testimoni di Geova, Stampa alternativa/Nuovi
equilibri, Viterbo; Bravi - Bassoli, Il porrajmos in Italia: la
persecuzione di rom e sinti durante il fascismo, Emil di Odoya, Bologna
2013, 103 pp. (in lingua romo sinti porrajimos indica lo sterminio: il loro
Olocausto); Carla Osel- la, Rom e Sinti. Il genocidio dimenticato, Tau
Editrice, Todi Sulla situazione attuale: Pao- lo Bonetti, Alessandro
Simoni e Tommaso Vitale (a cura di), La condizione giuridica di Rom e Sinti in
Italia. Atti del Convegno internazionale, Università degli studi di
Milano Bicocca, 16-18 giugno 2010, Giuffrè, Milano); Benadusi, I/ nemico
dell’uomo nuovo: l'omosessualità nell’esperimento totalitario fascista.
Prefazione di Emilio Gentile, Feltrinelli, Milano] collettiva, portando in
primo piano singole azioni individuali contra legem [cioè contro le leggi
fasciste] e mettendo in ombra il contesto complessivo, normativo e culturale,
dell’Italia fascista e della RSI, che portò all’arresto d’ebrei. In altre
parole, sino ad oggi si intrecciano interventi politici e legislativi che
pongono con prevalenza l’accento su uno soltanto dei due aspetti. La
vasta opera del penalista Paolo Caroli dedica a questo accavallarsi di
iniziative postbelliche una cinquantina di pagine, per metà costituite da fitte
note biblio- grafiche: a questo scritto può rifarsi chi vuole
approfondire gli eventi legislativi e giudiziari che, dal dopoguerra sino
ai giorni nostri, caratterizzano la giustizia transizionale italiana e la
supplenza della magistratura rispetto alla politica. Il fascismo prese il
potere in un’Italia che già nella fase pre-unitaria aveva concesso i
pieni diritti alle minoranza religiose presenti sul territorio: gli ebrei
e i valdesi!0. Sotto il fasci- smo la persecuzione dei valdesi derivava
dall’atteggiamento politico dei valdesi stessi: non aveva quindi
fondamenti religiosi o razziali, come avvenne invece nei confronti degli
ebrei. Caroli, 1/ potere di non punire. Uno studio sull’amnistia
Togliatti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2020, 382 pp. (Fonti e
Studi per il Diritto Penale, collana diretta da Sergio Vinciguerra e Fornasari;
le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo
saggio. ? A questi temi Caroli dedica gli ultimi due capitoli del
suo libro (IV. La transizione amnesica italiana: l’eredità dell’amnistia [Togliatti];
V. L’oblio della clemenza). I paragrafi finali completano il presente paragrafo
sulle leggi razziali del fascismo: 4. Diritto penale e questione ebraica.
Un percorso di autoassoluzione? 4.1. La Shoah nei processi e nella
legislazione dell’immediato dopoguerra; 4.2. L’innesto del paradigma
eurounitario: la Giornata della Memoria e l'aggravante del negazionismo; 4.3.
Il d.d.l. Fiano: quando il simbolo [fascista] è una minaccia per la
democrazia; 5. Lo specchio della transizione degli anni ’90. Il diritto
penale per uscire dalla guerra e il diritto penale per uscire da Tangentopoli;
5.1. Un elemento di differenza fra le due transizioni: sulla maggiore
responsabilità dl legislatore; Un elemento di analogia e continuità:
l’abdicazione del legislatore e la responsabilità lasciata alla
magistratura. Sulle persecuzioni dei valdesi — che meriterebbero
un’apposita ricostruzione — ci si limita qui ad alcu- ne indicazioni
bibliografiche. In generale: Dino Carpanetto - Patrizia Delpiano (a cura di),
L'Italia fra cristiani, ebrei, musulmani. Immagini, miti, vite concrete,
Claudiana, Torino 2020, 235 pp. Sull’evoluzione storico-politica dei
valdesi: Spini et a/., Il glorioso rimpatrio dei Valdesi: dall'Europa
all'Italia. Storia, contesto, significato, Torino, Claudiana 1988, 165 pp. (con
pdf); Bruno Bellion et al., Dalle valli all’Italia: i Valdesi nel
Risorgimento, 1848-1998. Introduzione di Giorgio Tourn, Claudia- na,
Torino Sulla repressione fascista: Giorgio Rochat, Regime fascista e chiese
evangeliche. Direttive e articolazioni del controllo e della repressione,
Claudiana, Torino 1990, 349 pp. (con pdf); Davide Dalmas - Anna Strumia
(a cura di), Una resistenza spirituale. “Conscientia” 1922-1927, Claudiana,
Torino (settimanale protestante di Roma, chiuso dal fascismo nel 1927; il
volume contiene l’indice di tutti gli articoli e la riproduzione di
alcuni di essi); Susanna Peyronel Rambaldi - Filippo Maria Gior- dano (a
cura di), Federalismo e Resistenza. Il crocevia della “Dichiarazione di
Chivasso, Claudiana, Torino: documento approvato il 19 dicembre 1943 a
Chivasso da resistenti prove- nienti dalle valli valdesi e dalla Valle
d’Aosta (di indirizzo repubblicano e federalista: v. anche il manifesto
di Ventotene, Per un’Europa libera e unita] Tuttavia - senza voler con questo
avallare il generico mito degli “italiani brava gente” — l’anti-
semitismo non era un sentimento diffuso tra gli italiani, come attestano due
storie personali. Il generale Maurizio
Lazzaro de’ Castiglioni operava sul fronte della Francia occupata: “Les
juifs et les étrangers pourchassés par les Allemands trouvent à ses còtés une
réelle protection, par humanisme certes, mais aussi pour manifester son
opposition, parfois ‘musclée’ aux Alle- mands. [...] Son comportement en
tant que commandant de l’occupation illustre les valeurs qui l’animaient.
Il a sans doute contribué à la réputation — au mythe ? — du ‘brave
Italien’”1!, Il commerciante Giorgo Perlasca militò nel fascismo in
gioventù; poi, trasferitosi in Unghe- ria e di fronte alle deportazioni
nazionalsocialiste, si finse console generale spagnolo e con- cesse i
lasciapassare che salvarono la vita a più di cinquemila di ebrei
ungheresi!?. Bisogna tenere presenti questi esempi individuali per
comprendere il contesto sociale in cui si inserirono le leggi razziali.
Esse trovarono meno antisemiti che in Germania, però non pochi
opportunistici spalleggiatori: “Se è vero, infatti, che sin dal 1938 in Italia
gli ebrei erano degradati a cittadini di serie b, va anche evidenziato
come il ruolo degli italia- ni nell’operazione di caccia all’ebreo e di
collaborazione nella deportazione fu pressoché motivato da opportunismo
di tipo economico e personale, più che da ideologia antisemita
finalizzata allo sterminio, propria invece del contesto nazista. Nei processi
davanti alle CAS [Corti Straordinarie d'Assise del dopoguerra] relativi
alla Shoah, infatti, lo scopo di lucro risulta quasi sempre presente. Mentre
la prossima sezione di questo paragrafo ricorda l'emancipazione delle
minoranze religiose nel Piemonte risorgimentale (estesa a tutt'Italia con
l’unificazione nazionale), la sezione successiva documenta come - sino a
pochi anni prima delle leggi razziali — l’atteggia- mento fascista
rispetto ai problemi razziali fosse diverso da quello della Germania di
allora. Infine, nella terza sezione, vengono sintetizzate le norme
razziali emanate dal fascismo. Panicacci, L’occupation italienne, Sud-Est
de la France, Presses Univer- sitaires de Rennes, Rennes, Cecini, Il salvataggio
italiano degli ebrei nella Francia meridionale e l’opera del generale
Maurizio Lazzaro de’ Castiglioni, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio
storico, Roma L’emissione abusiva di questi lasciapassare spiega il titolo
della sua autobiografia: Giorgio Perlasca, L’împostore, Il Mulino, Bologna.;
cfr. anche Deaglio, La banalità del bene. Storia di Giorgio Perlasca,
Feltrinelli, Milano. Negli anni del Risorgimento si erano occupate della
questione ebraica personalità importan- ti come Carlo Cattaneo!3 e
Massimo d’Azeglio!4. Nel Piemonte sabaudo - sul cui territorio viveva,
oltre alla minoranza ebraica, anche la minoranza valdese — il problema delle
minoran- ze religiose era stato risolto nel contesto liberale che aveva
accompagnato l’emanazione dello Statuto Albertino nel 1848. Questa
costituzione venne poi estesa all’intero Regno d’Italia, rimanendo in vigore
anche durante l’epoca fascista e sino all’entrata in vigore nel 1948
dell’attuale costituzione. Lo Statuto Albertino riconosce il
principio di eguaglianza all’art. 24: “Tutti i regnicoli, qua- lunque sia
il loro titolo o grado, sono eguali dinanzi alla Legge. Tutti godono
egualmente i diritti civili e politici, e sono ammessi alle cariche
civili e militari, salve le eccezioni determi- nate dalle leggi” Esso
tutela formalmente anche la libertà individuale, l’inviolabilità del
domicilio, la libertà di stampa e la libertà di riunione. Inoltre “la
Religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola Religione dello Stato” (art.
1). Lo Statuto Albertino entrò in vigore il 4 marzo 1848: l'emancipazione
dei valdesi venne poco prima di quella data (con le Lettere Patenti),
mentre l'emancipazione degli ebrei venne subito dopo di essa: a entrambe
le minoranze erano così riconosciuti i dirit- ti civili e politici. Un
decreto regio abolì i privilegi ecclesiastici ed espulse i Gesuiti dallo
Stato sabaudo. Una legge di poco posteriore (la “Legge Sineo”) precisava
che la differenza di culto non impediva il godimento dei diritti civili e
politici e l'ammissibilità alle cariche civili e militari!S, Questa
era la situazione giuridica ereditata dal fascismo al momento della sua presa
del potere e, soprattutto, della sua affermazione elettorale, quando nel
Parla- mento giunse a detenere 400 seggi su 540. Iniziava l’epoca delle
“leggi fascistissime. È difficile spiegare come, partendo da questo rapporto
pacificato con la comunità ebraica, si sia giunti alle leggi razziali del
1938. Per rispettare le esigenze di sintesi di questa nota so- prattutto
bibliografica, mi limiterò all’esame di un solo testo, ma importante:
l’Erciclopedia [Cattaneo, Ricerche economiche sulle interdizioni imposte
dalla legge civile agli israeliti, Zini, Milano. Questo estratto dagli “Annali
di giurisprudenza pratica” v. 23, porta sulla copertina il titolo: Sulle
interdizioni israelitiche, adottato nelle numerose edizioni successive, come
nella recente Interdizioni israelitiche. Introduzione e cura di Gianmarco
Pondrano Altavilla. Prefazioni di Noemi Di Segni, Ofer Sachs, Maurizio
Bernardo, Castelvecchi, Roma Azeglio, Dell’emancipazione civile degl’israeliti,
Le Monnier, Firenze Una sintesi di queste emancipazioni è in Alberto Cavaglion
(a cura di), Minoranze religiose e diritti. Percorsi in cento anni di
storia degli ebrei e dei valdesi, 1848-1948, Angeli, Milano Atti delle
Giornate di studio tenute a Torre Pellice e Torino] Italiana, comunemente
nota come Enciclopedia Treccani. Essa ha quindi preso forma per intero
nell’epoca fascista, che ha trasfuso in essa anni di lavoro pre-fascista
dando così origine a un’opera tuttora culturalmente valida. GENTILE (si
veda) (che a questa enciclopedia ha consacrato molti anni della propria vita,
e riposto in essa uno dei maggiori titoli della sua personale
reputazione) si muove tra due poli: da un lato, “in un’enciclopedia non
si vuol distribuire diplomi di gloria ma semplici in- formazioni sulle
persone come sulle cose che ognuno per qualsiasi motivo può aver vaghezza
di conoscere; dall’altro, essa nasce quando “l’Italia, per l’azione potente
d’un grande Uomo e d’una grande Idea, risorgeva per la terza volta a
imperiale potenza e riaffermava nel mondo la sua missione.
Esaminando in questa enciclopedia le voci sul fascismo e sui problemi
razziali, si nota che sino a pochi anni prima delle leggi razziali
l'atteggiamento ufficiale, riflesso nelle voci dell’enciclopedia, è
nettamente distaccato dall’ideologia dominante in Germania. Anche qui il
fascismo si presenta, secondo Alessandro Galante Garrone, come una “dittatura
annacqua- ta” dalla “italica disposizione alla inefficienza del potere” cioè
come “qualcosa di abissalmente diverso dal rigore consequenziario del
regime nazista. Il gatto e la tigre, come mi pare dicesse in quegli anni
dall'America Giuseppe Antonio Borgese”!8, È inevitabile partire dal
voce Fascismo, scritto dal vice-segretario del Partito Nazionale Fa-
scista, Arturo Marpicati, e, al suo interno, dalla sezione Dottrina politica e
sociale: testo non imparziale, ma certamente autorevole, perché firmato
da Benito Mussolini!9, Nelle sei dense colonne in cui egli passa in
rassegna le dottrine confutate dal fascismo e gli indirizzi teorici e
pratici di quest’ultimo, non compare la parola ‘razza’ o ‘razzismo’; vi si
legge soltanto: “La politica ‘demografica’ del regime è la conseguenza di
queste premesse, e subito si passa a criticare l’universalismo e
l’internazionalismo. La voce Razza del 1935 rivela qualche sorpresa
nella sezione Le razze umane, firmata da Gioacchino Sera, antropologo
dell’università di Napoli. Egli critica gli studi antropologici tedeschi
perché scritti “con un così evidente entusiasmo ‘nordico’, che lascia
trasparire troppo chiaramente la tendenziosità e l’inaccettabilità dei
risultati. Ne deriva un’“unilateralità dei risultati della maggior parte
di questi studi: cioè l’affermata prevalenza dell’elemento nordico nella
genesi della civiltà europea. Tale prevalenza sarebbe determinata da una
maggiore ‘creatività’ della razza nordica, in confronto con tutte le
altre, 16 Ad essi si aggiunge il volume Appendice I del 1938,
quindi ancora durante il fascismo: in esso infatti confluiscono i
vari fascicoli pubblicati fra il 1934 e il 1936 (come spiega Giovanni Gentile
nella sua Pre- fazione), seguito da due volumi di Appendici, già
postbellici. In queste pagine faccio riferimento solo all’Appendice I del
1938. 17 Giovanni Gentile, Prefazione all’Appendice Garrone,
Amalek, il dovere della memoria, Rizzoli, Milano, sw. Fascismo. La sottovoce
Dottrina politica e sociale è firmata da Benito Mus- solini per esteso
(mentre tutte le voci sono firmate soltanto con la sigla degli autori) ed è
scritta in prima persona: “Quando, nell’ormai lontano marzo del 1919,
dalle colonne del Popolo d’Italia, io convocai a Milano i superstiti
interventisti-intervenuti] stando agli autori suddetti. Ciò senza dubbio non
corrisponde alla realtà E conclude: “Come la storia della civiltà non autorizza
esclusivismi di popoli nell’opera creativa della civiltà umana, così
l'antropologia non autorizza esclusivismi di razza” (p. 929).
Soltanto l’Appendice dell’anno delle leggi razziali) presenta il lemma
Politica fasci- sta della razza come prosecuzione e completamento della
voce Razza del 1935, richiamata poco sopra?0. L'autore Virginio Gayda -
direttore del “Giornale d’Italia” gloriosa testata della destra storica
divenuta in quegli anni quasi portavoce del governo fascista — seguendo
l’inter- pretazione allora diffusa presenta la politica razziale
antiebraica dell’Italia come l’importazio- ne del modello adottato dal
fascismo in Africa Orientale: “Questo tipo nuovo d’impero, che ammette
nel suo territorio vaste masse bianche di nazionali, crea anche un problema
nuovo, che è quello dei rapporti fra nazionali e indigeni” Per arginare
il meticciato “lo Stato inter- venne con precisi principi di netta separazione:
un decreto-legge, approvato nel Consiglio dei Ministri del 9 gennaio
1937, vietò con sanzioni penali [reclusione da 1 a 5 anni?!] le rela-
zioni con carattere coniugale tra i cittadini italiani e i sudditi dell’Africa
Orientale Italiana In quel territorio il concubinato era facilitato da un un
istituto del diritto locale — il matrimonio per mercede o pro tempore —
che regolava anche gli obblighi verso i nati dalle unioni temporanee,
diffuse tra le truppe italiane23. Questo concubinato, noto come reato di
“madamato” era avversato dal regime?4: “l'Impero si conquista con le armi, ma
si tiene con il prestigio” aveva detto Mussolini; e una circolare del
governatore dell’Harar ribadiva questo precetto con un’ineludibile
alternativa: “Aut Imperium Aut Voluptas!” La sanzione legislativa
contro il “Ìmadamato” precede di pochi mesi le leggi antiebraiche.
Secondo Virginio Gayda, questa politica si trasferisce “dal piano imperiale a
quello naziona- le” a causa “di due fatti esterni: le abbondanti
immigrazioni in Italia di elementi stranieri, Appendice, Razza (sezione:
La politica fascista della razza). Ne è autore Virginio Gayda,
direttore del “Giornale d’Italia” sul quale il 15 luglio 1938 venne
pubblicato l’articolo anonimo Il fascismo e i problemi della razza, che —
riprodotto il 5 agosto 1938 sul primo numero della rivista “La di- fesa
della razza” con la firma di dieci scienziati — ebbe poi larga diffusione come
Manifesto degli scienziati razzisti, anticipando la legislazione
razziale. 21 “Conversione in legge del r.d.l., sulle sanzioni per i
rapporti d’indole coniuga- le tra cittadini e sudditi”
archivio.camera.it/ inventari/scheda/ disegni-e- proposte-legge-e-incarti- commissioni-
1848-1943/ CD0000007 126/ conversione-legge-del-r-d-1-19-aprile-1937-xv-n-880-sulle- sanzioni-i-
rapporti-d-indole-coniugale-cittadini-e-sudditi Norme relative ai meticci”
LeggeCfr. anche Giorgio Rochat, I/ colonialismo italiano, Loescher,
Torino Su questo tema avevo affidato una tesi, divenuta poi libro: Marina Rossi,
Matrimonio e divorzio nel diritto abissino. Stratificazione di diritti ed
evoluzione dell’istituto, Unicopli, Milano 1982, 152 pp. (2° ed. rivista
e ampliata). 24 Mario Manfredini (magistrato), Problemi di
diritto penale coloniale nell'Africa orientale italiana: il delitto di
madamato, “Scuola positiva. Rivista di diritto e procedura penale, 1938, n.
1-2, 15 pp. (estratto); Federico Bacco,// delitto di “madamato” e la
“lesione al prestigio di razza”. Diritto penale e razzismo coloniale nel periodo
fascista, in Loredana Garlati — Tiziana Vettor (a cura di),// diritto di fronte
all’infamia nel diritto: a 70 anni dalle leggi razziali, Giuffrè, Milano
2009, pp. 85-121; Gabriella Campassi, // madamato in Africa Orientale:
relazioni tra italiani e indigene come forma di aggressione coloniale, in
Miscellanea di storia delle esplorazioni, vol. 12, Bozzi, Genova] soprattutto
ebraici, fuggiti dopo il 1919 e sempre più numerosi dall’Europa Orientale e
poi dopo dalla Germania e infine dall’Austria. Ne nasce “un duplice
problema: di concorrenza molesta al lavoro italiano e soprattutto
d’influenza corrosiva creata dalla menta- lità di una razza che non può
armonizzarsi con quella della razza italiana. La formulazione di questi
problemi doveva portare alla creazione di una vera politica italiana di razza,
nel senso di un’azione statale rivolta alla difesa della purità della
razza italiana e dell’esaltazione dei suoi più essenziali valori” (ivi).
Il tutto accompagnato da una vana rassicurazione: “La politica razziale
fascista riguardante gli Ebrei tende a separare la razza italiana da quella
ebraica senza assumere alcun carattere particolarmente persecutorio. Quale
sia poi stata la realtà lo illustrano, ad esempio, le vicende
esistenziali descritte nel $ 5 e nella bibliografia Libri di
sopravvissuti. Se si ricorda che ebbe luogo il rogo dei libri nella Piazza
dell’Opera di Berlino (poi Bebelplatz di Berlino Est), sorprende che
alcune importanti voci dell’Enciclo- pedia Treccani sulla cultura ebraica
siano state affidate ad autori ebrei sino al 1938; proprio in quello
stesso anno entrava in vigore una “delle norme per la difesa della razza nella
scuola italiana” che ordinava: “Nelle scuole d’istruzione media
frequentate da alunni italiani è vieta- ta l’adozione di libri di testo
di autori di razza ebraica. Il divieto si estende anche ai libri che
siano frutto della collaborazione di più autori, uno dei quali sia di razza
ebraica; nonché alle opere che siano commentate o rivedute da persone di
razza ebraica. Pincherle era docente universitario e redattore
dell’Enciclopedia Treccani, ma — a causa delle leggi razziali — dovette
esiliarsi in Perù, dove insegna a Lima nell’Universidad Nacional Mayor de San
Marcos (la più antica dell'America) e nell’Università Pontificia, fino al
suo ritorno in patria a guerra finita. Alla voce Antisemitismo, Pincherle
traccia una storia generale dell’antisemitismo, e conclude. Anche in Italia il
dopoguerra da luogo a qualche pubblicazione antisemita. Si tratta per lo più di
traduzioni o di rimaneggiamenti di opere straniere. Ché alla diffusione
dell’antisemitismo da noi osta la tradizione del nostro Risorgimento
nazionale, al contrario di quanto accadde in Germania, tutta favorevole,
per ragioni nazionali, all’emancipazione degli ebrei ed al loro
incorpora- mento nello Stato. [...] Mancano del resto in Italia i motivi
economici e sociali che, se non giustificano, spiegano in parte la
fortuna dell’antisemitismo in altri paesi: scarsi di numero gli ebrei
italiani e quasi tutti stabiliti da secoli nel paese, sì da essersi
completamente italianizzati; lunga tradizione di pacifica convivenza tra ebrei
e cristiani specialmente in quelle provincie, come la Lombardia, la
Venezia, la Toscana, nelle quali la tolleranza è stata larga- mente
praticata anche dagli antichi governi; mancanza di un’alta banca e di
un’oligarchia finanziaria specificamente ebraiche Art. 4 del Regio
decreto-legge, Integrazione delle norme per la difesa della razza nella
scuola italiana: ctr. infra, p.12. 26 Antisemitismo, Pincherle è
docente di storia del Cristianesimo all’Università di Roma; da non confondere
con l’omonimo romanziere, noto con lo pseudonimo di Moravia] L’ampia voce
Ebrei apre la sezione ‘Antropologia’ con queste parole. Occorre anzitutto
affermare l’inesistenza di una pretesa razza o tipo ebraico. Ne è autore il già
ricordato Sera, antropologo di Napoli. La sezione ‘Storia e religione’
del popolo ebraico è affidata al rabbino maggiore di Trieste, Israele Zoller;
‘Diritto ebraico” a Dante Lattes, rabbino a Roma; ‘Diritto
post-talmudico’ a Mario Falco, professore di diritto pubblico
all’Università di Milano ed esponente di rilievo della comunità ebraica: a lui
si deve la “Legge Falco” che nel 1930 — in parallelo con i Patti
Lateranensi - regolò i rapporti
tra lo Stato fascista e le comunità ebraiche in Italia28. Nonostante questi
rapporti di alto livello con lo Stato fascista e la sua iscrizione dal
1933 al partito fascista, anche Falco dovette lasciare l’insegnamento nel
1938. Morì nel 1943, mentre era in fuga per sottrarsi alla deportazione.
È importante la sua amicizia con Arturo Carlo Jemolo?29, presso il quale
trovò rifugio la sua famiglia superstite sino alla fine della
guerra. Non mancavano però ebrei fascisti, anche in posizioni di
rilievo. Venne perciò istituita la figura dell’“ebreo arianizzato” sulla
base di una specifica legge. Un’apposita “Commissione per le
discriminazioni” (nota come “Tribunale della razza” i cui atti non erano
pubblici) formulava un parere, sulla cui base il Ministero dell'interno emanava
un decreto di arianizzazione, che dichiarava “la non appartenenza alla
razza ebraica anche in difformità delle risultanze degli atti dello stato
civile” evitando così l’applicazione delle leggi antiebrai- che. Questa
disposizione “favorì un vero e proprio mercato delle ‘arianizzazioni’,
alimentato da una schiera di faccendieri e truffatori, di funzionari
corrotti e di avvocati di bassa lega, basato su testimoni falsi chiamati
a dichiarare di aver avuto occasionali rapporti sessuali con una donna
ebrea sposata. Gli ebrei ebbero comunque una vita difficile. Sulle
difficoltà cui andarono incontro gli ebrei fascisti sono esemplari le
vicende di un importante filosofo del diritto del Novecento, Vecchio.
Rettore dell’università di Roma sotto il fascismo, epurò vari docenti ma
fu a sua volta espulso sulla base delle leggi razziali. Alla fine della
guerra venne reintegrato nella sua posizione di docente come perseguitato
in base alla legislazione razziale, ma poco dopo venne nuovamente rimosso
a causa della sua attività di rettore sotto il fascismo. Per questo le
sue memorie narrano la persecuzione di un perseguitato. Ebrei, Questa voce
affronta tutti gli aspetti della cultura ebraica: lingua, let- teratura,
musica, numismatica. Secondo Gentile, questa legge “riduceva l’autonomia
statutaria e il carattere di democrazia inter- na, al contempo
assicurando allo Stato un forte controllo sulle Comunità Jemolo, Lettere a
Mario Falco, Giuffrè, Milano Legge, Norme integrative del Regio decreto-legge,
sulla difesa della razza italiana (Gazzetta Ufficiale Questa normativa è
ana- lizzata nel $ 3. Un richiamo indispensabile: il basilare r.d.I. La
valuta- zione della razza ebraica: la legge de 13 luglio1939 e il
“tribunale della razza”, in Gian Savino Pene Vidari, La legislazione
antiebraica del 1938-39, con la sua applicazione in Piemonte nel campo
dell’istruzione e dell’av- vocatura, in Piazza, Le leggi razziali Modona,
La magistratura e le leggi raziali 1938-1943, in Piazza, Le leggi razziali
Vecchio, Una nuova persecuzione contro un perseguitato. Documenti, Tipografia
artigiana, Roma Leggi e documenti razzisti del fascismo: una
sintesi Il clima fin qui evocato e il legame sempre più stretto
con il nazionalsocialismo portarono l’Italia fascista a emanare le leggi
razziali. I destinatari erano soprattutto gli ebrei: persone, a
quell’epoca, secondo Gayda33; oppure “non più di quarantaquattromila”
come desume Salvatorelli da altre fonti34. Il primo quesito che si pone è
questo: come pote- vano le leggi razziali essere compatibili con lo
Statuto Albertino che, come si è visto, aveva concesso la piena capacità
giuridica a ebrei e valdesi? La risposta è nella natura giuridica di
quello stesso Statuto: esso è una costituzione flessibile, modificabile cioè
con una legge ordinaria. Quindi l'emanazione delle leggi razziali
abrogava le norme emancipatorie dello Statuto Albertino. Esso venne così
progressivamente svuotato, ma poté restare in vigore sino alla fine del
fascismo, così come la costituzione di Weimar rimase in vigore sino alla fine
del nazionalsocialismo. La preparazione delle leggi razziali
iniziò, quando MUSSOLINI, come Ministro dell’Interno, istituì la
Commissione per la preparazione di provvedimenti legislativi concernenti
la difesa della razza italiana e la disciplina degli ebrei stranieri residenti
in Italia. Seguirono numerosi testi legislativi sulla politica razziale del
fascismo. Due giorni dopo il decreto sull’esclusione degli ebrei dalla
scuola venne emanato il decreto-legge “per la difesa della razza
italiana”: articoli basilari per la politica antiebraica fascista e per
la definitiva perdita dell’eguaglianza civile degli ebrei nello Stato
italiano” che costituiscono “la ‘magna charta’ dell’antiebraismo giuridico
fascista. Per brevità, ci si limiterà qui a citare soltanto alcuni
articoli tratti dal Regio decreto-legge, Integrazione delle norme per la difesa
della razza nella scuola ita- liana (il cui art. 4 è già stato ricordato
poco sopra); sono più che sufficienti per comprendere qual è lo spirito
di queste leggi. A qualsiasi ufficio od impiego nelle scuole di ogni ordine e
grado, pubbliche e private, frequentate da alunni italiani, non possono essere
ammesse persone di razza ebraica, anche se siano state comprese in
graduatorie di concorsi anteriormente al presente decreto; né possono essere
ammesse al conseguimento dell’abilitazione alla libera docenza. Agli
uffici ed impieghi anzidetti sono equiparati [Questa cifra è fornita dal
già citato Gayda: Appendice, alla voce Razza. Il censimento nazionale degli
ebrei indica però l’ebrei italiani e
stranieri (rapporto del sottosegretariato “Demorazza” Ministero degli
Interni, in Cavaglion — Romagnani, Le interdizioni del Duce, Salvatorelli
— Mira, Storia d’Italia nel periodo fascista, Einaudi, Torino Sull’intera
parabola della legislazione razziale si veda l’esauriente Giorgio Fabre, I/
razzismo del duce. Mus- solini dal Ministero dell’interno alla Repubblica
sociale italiana. Con la collaborazione di Annalisa Capristo, Carocci,
Roma Sarfatti, Documenti della legislazione antiebraica. I testi delle leggi,
in Michele Sarfatti (cur.), Le leggi contro gli ebrei, “La rassegna di
Israel” (numero monografico. Un elenco delle norme razziali è reperibile anche
su Internet wiki/ Leggi_ razziali fasciste# Legislazione_ italiana_in_chiave_
razziale). Vidari, La legislazione antiebraica, con la sua applicazione
in Piemonte nel campo dell’istruzione e dell’avvocatura, in Piazza, Le
leggi razziali] quelli relativi agli istituti di educazione, pubblici e
privati, per alunni italiani, e quelli per la vigilanza nelle scuole
elementari. Delle Accademie, degli Istituti e delle Associazioni di
scienze, lettere ed arti non possono far parte persone di razza
ebraica. Alle scuole di ogni ordine e grado, pubbliche o private,
frequentate da alunni italiani, non possono essere iscritti alunni di
razza ebraica. È tuttavia consentita l’iscrizione degli alunni di razza
ebraica che professino la religione cattolica nelle scuole elementari e medie
dipendenti dalle Autorità ecclesiastiche. Nelle scuole d’istruzione
media frequentate da alunni italiani è vietata l’adozione di libri di
testo di autori di razza ebraica. Il divieto si estende anche ai libri che
siano frutto della collaborazione di più autori, uno dei quali sia di
razza ebraica; nonché alle opere che siano commentate o rivedute da
persone di razza ebraica. Per i fanciulli di razza ebraica sono istituite,
a spese dello Stato, speciali sezioni di scuola elementare nelle località in
cui il numero di essi non sia inferiore a dieci. Le comunità israelitiche
possono aprire, con l’autorizzazione del Ministro per l'educazione
nazionale, scuole elementari con effetti legali per fanciulli di razza ebraica,
e mantenere quelle all’uopo esistenti. Per gli scrutini e per gli esami
nelle dette scuole il Regio provveditore agli studi nomina un commissario.
Nelle scuole elementari di cui al presente articolo il personale potrà
essere di razza ebraica; i programmi di studio saranno quelli stessi
stabiliti per le scuole frequentate da alunni italiani, eccettuato
l’insegnamento della religione cattolica; i libri di testo saranno quelli
di Stato, con opportuni adattamenti, approvati dal Ministro per
l'educazione nazionale, dovendo la spesa per tali adattamenti gravare sulle
comunità israelitiche. Nella parte meridionale dell’Italia liberata dagli
Alleati e, successivamente, sull’intero terri- torio nazionale le norme
razziali vennero abrogate in considerazione dell’“urgente ed assoluta
necessità di reintegrare nei propri diritti anteriori i cittadini italiani
appartenenti alla razza ebraica per riparare prontamente alle gravi
sperequazioni di ordine morale e politi- co create da un indirizzo
politico infondatamente volto alla difesa della razza. Tuttavia la
reintegrazione degli epurati nelle loro posizioni originarie fu spesso
complessa, perché i loro posti erano stati nel frattempo affidati a
colleghi vincitori di un regolare concorso. Ancora una volta è utile esaminare
un caso paradigmatico: quello del filosofo del diritto TREVES (si veda),
reduce da un lungo esilio in Argentina, e della sua complessa
reintegrazione, ricostruita da Nitsch in un volume ricco di documenti
originali. Tra di essi viene citata una lettera di Ravà a Treves;
quest’ultimo aveva chiesto ragguagli sul suo possibile rientro in Italia.
Con l'abolizione delle leggi razziali, — scrive Ravà, — rientrano in servizio,
oltre me, anche Donati e Levi di filosofia del diritto. Ciò disturba quelli
che sono ai nostri posti e io mi rammarico di dover disturbare BOBBIO (si
veda). Questi è chiamato a Torino, ma non c’è posto, essendo rientrati
due professori ebrei. Ora può essere lo chiamino a Milano. Qui a Roma VECCHIO
(si veda) è stato collocato a riposo per ragioni politiche e ne è molto
amareggiato. Per altri sono in corso provvedimenti (Maggiore, Cesarini). Tutto
ciò Regio Decreto-Legge, Disposizioni per la reintegrazione dei diritti
civili e politici dei cittadini italiani e stranieri già dichiarati di
razza ebraica e/o considerati di razza ebraica. Pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale — serie speciale — e convertito dal decreto legislativo
luogotenenziale pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, serie speciale] determina
un ambiente poco simpatico; perché come non fu gradevole che siano stati
occu- pati i nostri posti, così non è bello andare al posto dei
professori ora epurati. E io non sono sicuro che il nostro ritorno sia
gradito a tutti, perché sposta notevoli interessi. Nel dopoguerra
la costituzione repubblicana stabilì all’art. 3 l'uguaglianza di tutti gli italiani
senza distinzioni, tra l’altro, di razza. Però anche questo articolo della
costituzione non è del tutto applicato, come si è visto nel primo
dopoguerra con la discriminazione dei “mulat- tini” (i nati durante
l’occupazione degli alleati) e come avviene ancora oggi con il mancato ri-
conoscimento della cittadinanza italiana ai nati in Italia (e perfettamente
integrati) da genito- ri non italiani. Silvana Patriarca, professoressa
di storia alla Fordham University di New York, ha analizzato questo
aspetto della recente storia italiana, giungendo alla conclusione che,
“se nella nuova repubblica democratica l’idea di razza non era più
accettabile se applicata agli ebrei, la stessa continuava a essere
accettabile se applicata a persone dalla pelle più scura. Ne è
prova ancora oggi il sempre ricorrente rifiuto del “ius soli” e nel persistere
del “ius sanguinis” che attribuisce la cittadinanza (e, quindi, anche il
diritto di voto) a lontani discen- denti di emigranti che spesso non sono
mai stati in Italia e non parlano più l’italiano. Un dibattito senza
fine: “Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni, alla festa per i dieci
anni del Partito democratico ha detto che si sta impegnando per far
approvare la legge di riforma della cittadinanza impropriamente chiamata ius
soli, che era nel programma elettorale del Pd ed è bloccata al Senato da
due anni”4!, Commemorare in tempi immemori: tra condanna e
nostalgia Il ricordo e la condanna delle leggi razziali del
fascismo è divenuto ancora più necessario nei tempi presenti, nei quali
la condanna delle colpe fasciste si scontra con una crescente nostalgia
per quegli anni e con un rafforzamento dei movimenti di estrema destra‘.
(Questo [Nitsch, Renato Treves esule in Argentina. Sociologia, filosofia
sociale, storia. Con documenti inediti e la traduzione di due scritti di
Treves, Accademia delle Scienze, Torino Tutto è mutato; Le difficili vie della
normalizzazione: l'abrogazione delle leggi razziali e la disciplina della
revisione dei concorsi). La lettera di Ravà è citata. (Documento). Il
riferimento è al penalista di Palermo Giuseppe Maggiore e al filosofo del
diritto Widar Cesarini Sforza. 40 Silvana Patriarca, I/
colore della Repubblica: “figli della guerra” e razzismo nell'Italia
postfascista. Traduzione di Duccio Sacchi, Einaudi, Torino. La frase
citata è ripresa nella recensione di Nadia Ur- binati, L'Italia è una
Repubblica fondata sul razzismo, “Domani” Camilli, Ius soli, ius sanguinis, ius
culturae: tutto sulla riforma della cittadinanza, “L’internazionale”internazionale.it/
notizie/annalisa-camilli/ 2017/10/20/ riforma-cittadinanza-da-sapere).
Sulla destra italiana: Coglitore, Cernigoi, La memoria tradita. L'estrema
destra da Salò a Forza Nuova, Ed. Zero in Condotta, Milano; Ferrari, Da
Salò ad Arcore. La mappa della destra eversiva, L’Unità, Roma; Passarelli
- Dario Tuorto, La Lega di Salvini: estrema destra di governo, Il Mulino,
Bologna; Ugo Maria Tassinari, Naufraghi. Da Mussolini] clima ostile alla
democrazia parlamentare si manifesta anche in Europa e fuori d'Europa: ma
non è qui possibile occuparcene4.) Senza perdersi in distinzioni e condanne che
sarebbero inappropriate in queste note soprattutto bibliografiche, basti
qui accennare sommariamente allo stillicidio di prese di posizione
“nostalgiche” che tendono a ripresentarsi ciclicamente, per poi essere
dimenticate. Per esempio, nel 1989 Alessandro Galante Garrone
pubblicava “un grido d’allarme” contro “i pericoli sempre latenti o
risorgenti dell’antisemitismo in Italia e nel mondo” e ricordava che
“verso la fine degli Anni Cinquanta e della prima metà degli anni Sessanta si
ebbe in varie parti del mondo una preoccupante ondata di razzismo e in
particolare di antisemitismo. Anche l’Italia ne fu insudiciata” Proprio come ai
nostri giorni, anche allora si discusse sulla chiusura di organizzazioni
di estrema destra e la Germania sciolse il Bund Heimatfreier Jugend e la Demokratische
Nationale Arbeiter Partei” dalla sigla sinistramente simile alla
Nationalsozialistische Deutsche Arbeiter Partei di Hitler. Altre
ricorrenti manifestazioni di antisemitismo si sono ripetute nei decenni
successivi, cioè sino ai giorni nostri e su di essi Galante Garrone andò
pubblicando una serie di articoli “sul quotidiano “La Stampa?” di Torino.
In altre parole, nulla di nuovo sotto il sole44. Per
limitarci ai casi più recenti, nel febbraio del 2021 la consigliera comunale
torinese del Movimento Cinque Stelle, Monica Amore, è accusata di
razzismo per una vignetta satirica a sfondo razzista sugli ebrei
pubblicata sui social (e poi rimossa a furor di polemiche). Il
procuratore aggiunto Emilio Gatti l’ha iscritta nel registro degli indagati con
l’accusa di diffama- zione aggravata dall’odio razziale.
L’inchiesta è stata aperta ufficialmente ieri dalla procura di Torino
a seguito dell’esposto depositato a Palagiustizia da un legale incaricato
dal presidente della comunità ebraica Dario Disegni. Il post
raffigurava un collage di testate giornalistiche del gruppo Gedi accompa-gnato
da immagini evidentemente antisemite e cioè la caricatura di due uomini con
naso pronunciato, Kippah e la Stella di David giunte alla
consigliera attraverso un canale Telegram. Lei, in cima al post,
aveva scritto: “Interessante. Qualche mese dopo, il Sottosegretario
all’Economia nell’attuale governo Draghi — Claudio Durigon, della Lega -
proponeva di ritornare alla toponomastica fascista in un comizio a Latina,
città sorta nelle terre dell'Agro Pontino bonificate dal fascismo e inaugurata
il 18 di- alla Mussolini: anni di storia della destra radicale,
Immaginapoli, Pozzuoli Sui rappporti dei movimenti italiani con quelli
stranieri: Piero Ignazi, L'estrema destra in Europa, Il Mulino, Bologna Milza,
Europa estrema: il radicalismo di destra, Carocci, Roma Qualche accenno è nel
mio Democrazia senza democratici: Weimar alle porte?, in Hans Kelsen, Due
saggi sulla democrazia in difficoltà, Aragno, Torino; inoltre: Id.,
Germania: manifestazioni neonaziste, privacy e libertà d'informazione, “Diritto
dell’informazione e dell’informatica” La libertà d’insegnamento in Brasile e
l’elezione del Presidente Bolsonaro, Mimesis, Milano Dieci di questi
articoli sono riprodotti in Galante Garrone, Amalek, il dovere della memoria,
cLe citazioni provengono dalla breve Premessa. lastampa.it/ torino/ 2021/ 02/18/
news/post-antisemita-la-consigliera-amore-indagata-per-
istigazione-all-odio-razziale] cembre 1932 con il nome di Littoria (divenuto
poi Latinia nel 1944 e l’attuale Latina. In un comizio a Latina dove parlava
accanto a Matteo Salvini, Durigon propone di cambiare il nome al giardino
comunale per reintitolarlo al fratello del duce, Arnaldo, come era
durante il fascismo, accusando l’attuale sindaco di aver fatto un’operazione
politicamente orientata quando nel 2017 ha intitolato il parco ai
magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: “Questa è la storia di
Latina che qualcuno ha voluto anche cancellare con quel cambio di nome a quel
nostro par- co, che deve tornare a essere quel Parco Mussolini che è
sempre stato” Ma il sindaco Damiano Colella spiega che nessuno “ha
cancellato la storia di Latina. Nel 1943 il podestà stabilì di cambiare tutta
la toponomastica. E da quel giorno Parco Arnaldo Mussolini è diventato
Parco Comunale. Quando nel 2017 abbiamo intitolato il parco a Falcone e
Borsellino non l’abbiamo fatto per rivalsa nei confronti della storia
della città. Abbiamo scelto i valori e il sacrificio di due uomini dello Stato
che hanno perso la vita per l’affermazione della legalità e della
giustizia contro la mafia” Infatti “la delibera numero 248 del 31 luglio
1943 cambiò tutta la topomomastica: Piazza Ciano divenne piazza Giulio Cesare,
piazza Predappio piazza del Mercato, piazza Littorio cambiò nome in
piazza d’Italia, insieme a tutte le vie, viale delle Camicie nere per
esempio divenne via Giosuè Carducci Si noti che “in realtà Arnaldo Mussolini
non ha rapporti con la storia cittadina, perché è morto nel 1931, prima
della fondazione di Littoria, nome originario di Latina, battezzata dal
fratello Benito Mussolin La sortita del Sottosegretario leghista va collocata
nella situazione locale, alla vigilia delle elezioni comunali di
Latina, con la Lega che tenta di captare i voti della destra con
candidati dai sospetti coinvolgimenti in vicende di mafia o di corruzione, ora
oggetto di processi da parte della Lega contro “Domani” il giornale che
ha pubblicato queste notizie. La vicen- da Durigon si salda così alla
richiesta di sanzioni per le liti temerarie intentate contro i giornali per
le notizie pubblicate: ma questa polemica sulle liti come strumento per
soffocare la stampa libera è una vicenda diversa, La politica italiana
dibatté sull’opportunità di far dimettere questo membro del Governo, cosa
che avvenne 22 giorni dopo quell’affermazione sul “Parco Mussolini” anche “per
le rela- zioni emerse con personaggi legati ai clan di Latina” -
“rapporti pericolosi”4. Mentre in Italia questa disputa era in parte
soffocata dal ritorno degli atleti italiani dalle Olimpiadi (dove per la
prima volta avevano raggiunto il record di 40 medaglie), la notizia non passava
inosservata all’estero: Il The Times di Londra dedica
un pezzo al sottosegretario leghista: “Let's dedicate local park to Mussolini,
says italian minister” (“Dedichiamo un parco a Mussolini, dice un ministro
italiano”). Così anche Abc Neuws, il portale della celebre emittente
americana (“Crescono le tensioni dopo la proposta di dedi- [Preziosi, /
partiti si accorgono che Durigon è impresentabile: adesso cacciatelo, “Domani”
Trocchia, Con i richiami a Mussolini Durigon coltiva i voti fascisti per la
Lega, “Domani” Zini, Durigon sta cercando di fermare ‘Domanî’ a colpi di
querele, “Domani” Tizian — Nello Trocchia, Durigon si dimette e accusa i
giornali di averlo infangato, “Domani” Il sindacalista di Durigon dava
ordini al clan di Latina,“Domani] care un parco a Mussolini”) che come Euronews
— colosso che trasmette in 155 Paesi — riprende il titolo della American
Press. Ma c'è pure il francese L’opirion, che parla di “nostalgia
fascista”50, In pieno Ferragosto era giunta anche un’altra
dichiarazione, come minimo qualunquista, di un candidato sindaco di
Milano per il centrodestra: “Io non distinguo le persone tra
fascisti e antifascisti, contro questo o contro quell’altro. Le persone
non le distinguo se non per uomo, donna e persone perbene” Luca Bernardo,
candidato della destra alle Amministrative di Milano, preferisce non
prendere posizione. E così ammette che per lui fascisti e antifascisti
uguali sono” [...] Parole che suonano come una difesa del sottosegretario
leghista Clau- dio Durigon, che nei giorni scorsi si era augurato che un
parco di Latina fosse dedicato ad Arnaldo Mussolini!, In
tempo già preelettorale hanno avuto luogo le elezioni locali in
importanti comuni — l’esempio del Sottosegretario Durigon fece scuola, e anzi
qualcuno rincarò la dose, proponendo che Piazzale dei Partigiani, a Roma,
tornasse ad essere intitolato ad Adolf Hitler come ai tempi
dell’occupazione nazionalsocialista: Dopo le polemiche sul caso del
Sottosegretario all’Economia della Lega Claudio Durigon che, du-
rante un comizio a Latina aveva proposto di intitolare di nuovo il parco
ad Arnaldo Mussolini, ora arriva un’altra idea di intitolazione che fa
discutere. A lanciarla, come riporta “La Repubblica” è Andrea Santucci,
vigile del fuoco ed ex consigliere comunale leghista di Colleferro, che si
dichiara favorevole a intitolare di nuovo piazzale dei Partigiani a Roma,
ad Adolf Hitler. Le sue parole: “Nel bene e nel male questa è la nostra
storia, credo anche che per la cecità di alcuni perdiamo moltissimo in
termini di turismo nel voler nascondere. Alcune eredità del passato fascista
riemersero in una storia che non è solo individuale. Dopo le mancata
reviviscenza, a Latina, del parco che fu intitolato ad Arnaldo Mussolini,
nella poco lontana Anzio (dove sbarcarono gli Alleati nel 1944) Edith
Bruck — scrittrice ebrea ungherese sopravvissuta alla Shoa e naturalizzata
italiana — rifiutò il Premio per la Pace con una lettera al sindaco:
“Avrei volentieri accettato, se nel frat- tempo non avessi saputo che è
stata negata la benemerenza a una mia correligionaria, Adele di
Consiglio, sopravvissuta alla barbarie nazifascista, e invece è stata
riconfermata a Mussoli- ni”53, Infatti nel 2019 il Partito Democratico
aveva proposto di revocare la cittadinanza ono- [L. Giar.,I/ caso
[Durigon] arriva sul “Times”e in tutta Europa, ma non al Tg2,“Il Fatto
Quotidiano” S1 L. Giar., Milano, Luca Bernardo fa il nostalgico: “Non distinguo
tra fascisti e antifascisti”, “Il Fatto Quotidiano” 14 agosto 2021, p.
14. Inoltre: “Certo che c’è differenza tra i due, se vogliamo andare sul
semantico. So che cosa mi volete chiedere, so che cosa vi rispondo’, ha
replicato ai cronisti a margine di un evento. E a domanda diretta se
possa definirsi antifascista, Bernardo tergiversa ancora: ‘No, io non mi
definisco né A, né B, né Z. Mi definisco un cittadino della città di
Milano, che vuol dire che è aperto e liberale. La libertà conquistata grazie
ai nostri nonni dobbiamo portarla sempre avanti. Io mi definisco Luca Bernardo
che arriva dalla società civile” S2 “Intitolare a Hitler
piazzale dei Partigiani”: bufera su ex consigliere leghista di Colleferro
huffingtonpost.it/entry/intitolare-a-hitler-piazzale-dei-partigiani-bufera-su-ex-consigliere-leghista-a-
colleferro Redazionale,] Anzzo, onorificenza a Mussolini: Bruck rifiuta il
premio, “Il Fatto Quotidiano] raria a Mussolini e di conferirla ad Adele di
Consiglio. L’allora sindaco respinse entrambe le richieste, e oggi Edith
Bruck rifiuta di essere associata al cittadino onorario Benito Mussolini,
responsabile della deportazione degli ebrei italiani, e quindi anche della sua.
La risposta del sindaco attuale suona però non come una discolpa, ma come
un’aggravante: “Mussolini ha la cittadinanza onoraria dal 1924. Prima di
me ci sono stati tre sindaci comunisti, due socialisti, uno repubblicano,
uno Ds e nessuno l’ha mai revocata. Anzi questo argomento non è stato mai
discusso in Consiglio comunale. Questi e altri eventi e interventi pubblici
palesemente nostalgici culminarono, il 9 ottobre 2021, nelle
manifestazioni di piazza a Roma che portarono alla devastazione della sede
cen- trale del sindacato CGIL: un assalto nel quale ebbero una posizione
di rilievo gli esponenti del movimento di estrema destra Forza Nuova.
L’irruzione nelle sedi sindacali non è una no- vitàs5, ma la devastazione
romana richiamò alla memoria di molti l'assalto e l’incendio della Camera
del Lavoro di Torino d - giusto un secolo fa — e l’affermarsi dello
squadrismo fascista. Non si tratta di casi isolati, benché
frequenti: in realtà, questa tradizione di “fascismo eter- no” non si è
mai spenta e trova il suo caso più emblematico in Verona, in una sequenza che
inizia nel 1920 e dura ancora oggi: Nero era il colore dello
sparuto drappello di “diciannovisti” capeggiati da Italo Bresciani, fondatore
e segretario del piccolo Fascio di Verona, il “terzogenito” nato
appena due giorni dopo la fondazione a Milano dei FASCI DI
COMBATTIMENTO. Nera è l’evoluzione in città del Partito nazionale fascista. La prima
visita di Mussolini in città: il futuro duce atterra con un Aviatik nella
scalcinata piazza d’armi di stradone Santa Lucia. Diciotto anni dopo, un’altra
visita. Trionfale. Verona diventa il teatro di fondazione della
Repubblica sociale italiana, sede di cinque ministeri e di importanti comandi
tedeschi. Il nome della città si incide dunque anche nella storia
del fascismo repubblicano: accostato prima al Manifesto di Verona (il
piano programmatico per il governo della RSI, in cui si definivano gli
obiettivi politici del Partito fascista repubblicano, nato dalle ceneri
del Partito nazionale fascista) e poi al celebre processo di Verona, che
condannò Galeazzo Ciano e altri gerarchi accusati di avere tramato con Badoglio
per fare arrestare Mussolini. È sempre a Verona che il comando
generale della Gestapo allestisce la sua base in Italia. [... Nel
dopoguerra] Il territorio scaligero diventa un crocevia per diverse
organiz- zazioni neofasciste: la Rosa dei Venti del generale Amos
Spiazzi; Ordine Nuovo; la sanguinaria sigla Ludwig — responsabile
di dieci “omicidi per caso” — e il Fronte Nazionale di Franco Freda sono gli
zii. Poi sono arrivati i nipotini. Che portano avanti la
tradizione della ‘ditta’. Neri sono i movimenti che, da metà anni
Ottanta, mettono radici a Verona. Ferrario, Anzio. Il “rifiuto” di Edith Bruck:
“Mat accanto a Mussolini”, “L'Avvenire, avvenire. it/attualita/ pagine/il-rifiuto-di-edith-bruck-mai-accanto-a-mussolini).
SS Per esempio: “Lavoratrici, lavoratori! Un criminale attentato fascista
è stato compiuto contro la sede della CGIL [dalle] forze della estrema
destra che temono l’unità dei lavoratori e la loro combattività
sindacale: lavoratrici, lavoratori! rispondete con la lotta unitaria: uniti si
vince. Federazione milanese del Pci” (Manifesto del PCI del 1964).
56 Paolo Berizzi, Verona, la città in fondo a destra: dal fascismo al
fascismo, *MicroMega” micromega.net/verona-estrema-destra-berizzi/). La
“singolarità del caso Verona, il labora- torio italiano della destra
radicale” è descritta per esteso nel volume (da cui è tratto l’articolo di
“Micro- mega”) di Paolo Berizzi, È gradita la camicia nera, Rizzoli,
Milano] Nell’autunno del 2021 si moltiplicarono in Italia i moti di piazza, nei
quali estremisti di destra e, in misura minore, di sinistra si
infiltrarono nelle manifestazioni organizzate dai mo- vimenti contrari
alle misure anti-pandemiche, come No-Vax e No-Green Pass. Un esempio
inquietante di questa simbiosi è la manifestazione dei No-Vax, quando i
partecipanti sfilarono per le vie di Novara con pettorine a strisce bianche e
grigie contrassegnate da numeri, in un demenziale richiamo ai campi di
stermino nazisti: volevano così protestare contro l’obbligo del
certificato vaccinale nei luoghi pubblici, odiato simbolo della
“dittatura sanitaria” La Procura della Repubblica indaga sul
“negazionismo” dei partecipanti, anche se per poter “negare” bisognerebbe
“sapere” o almeno “avere una vaga idea” mentre in questo caso l’ignoranza
abissale si rivela più preoccupante della violazione di certe norme
giuridi- che. Purtroppo tra gli italiani è presente un elevato tasso di
analfabetismo funzionale”, e in queste aree di regressione culturale si
inseriscono i gruppi di estrema destra: “La vergogna dell’ignoranza” così
lAssociazione Nazionale Partigiani Italiani ha commentato la sfilata di
Novara. Soprattutto il partito di estrema destra “Forza Nuova” ha
organizzato sistematicamente l’in- filtrazione in vari settori della
destra presentabile e dei movimenti incolti, attraverso l’attività del
suo leader Roberto Fiore, arrestato dopo l’assalto alla sede sindacale di Roma.
Mussolini, successivamente eletta alla Camera, lascerà il seggio
all’europarlamen- to al neofascista Fiore, che a Bruxelles compirà passi
decisivi nel progetto di infiltrazione di sigle sicuramente più
presentabili e ascoltate di quanto lo è Forza Nuova” Fiore ha finanziato
con fondi esteri “un’associazione molto ascoltata tra i critici della gestione
governativa della pandemia. A questo si aggiunge l’infiltrazione metodica
nei salotti della chiesa conservatrice e oltranzista” per esempio
nell’associazione Pro Vita et Famiglia (la quale nega però questo
legame)58. Questo doppio livello consente a Forza nuova, da un lato, di
“contare nei palazzi della politica pur senza rapresentanza parlamentare”
e, dall’altro, di infiltrarsi a Roma e a Milano, a Torino e a Trieste
nelle manifestazioni contro “la dittatura sanitaria” inneggiando alla
dittatura del ventennio. A Milano “il gruppo ha cantato slogan di chiara
matrice fascista durante la partecipazione al corteo contro il
certificato verde” e sono stati fermati “8 militanti del gruppo di
estrema destra per apologia del fascismo” In conclusione, “il bilancio
finale del corteo parla di 83 denunce e di un 22enne arrestato nei
concitati momenti del tentato (e fallito) assalto alla Camera del lavoro,
sede della Cgil [di Milano, questa volta]. Sono ormai [Il 70% della
popolazione italiana si colloca al di sotto del livello 3, il livello di
competenze considerate necessarie per interagire in modo efficace nella
società del XXI secolo”: così si esprime sull’analfabetismo funzionale il
rapporto ISFOL, “Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei
lavoratori”: ente pubblico di ricerca vigilato dal Ministero del Lavoro -- it happens – analfabetismo funzionale
existe anche quello di ritorno. I dati ufficiali sono nel Rapporto nazionale
sulle competenze degli adulti
isfol.it/piaac/i-risultati-di-piaac). Una dettagliata analisi di questa
strategia del ‘doppio binario” è in Giovanni Tizian, Anatomia dell’infil-
trazione fascista nell’èra dei complotti, “Domani” da cui sono tratte le
citazioni nel testo. “Le affermazioni presenti nell’articolo volte ad
accostare la onlus [Pro Vita et Famiglia] al partito Forza Nuova sono
false, inesatte, oppure nemmeno pertinenti” scrive in una Richiesta di rettifica
il presi- dente della onlus, Antonio Brandi, riservandosi azioni legali
(“Domani] oltre 300 i denunciati nei 14 cortei che vanno avanti: e questo
nella sola Milano. Poiché queste gravi tensioni presenti in
tutt'Italia assumevano spesso un aspetto quasi eversivo, i partiti di
centro-sinistra chiesero di applicare contro Forza Nuova la XII disposi-
zione transitoria della costituzione (“È vietata la riorganizzazione, sotto
qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”) e presentarono varie
mozioni parlamentari a questo fine. Il Parla- mento rinviò però ogni
decisione. Nel dibattito parlamentare e politico di quei giorni è
stata richiamata più volte la “Legge Scelba; poiché essa riporta alla
memoria le tensioni ormai lontane dell’immediato dopoguerra, vari
giornali l’hanno illustrata ai lettori odierni: La norma di
riferimento è la legge. Meglio conosciuta come “legge Scelba” (dal
nome del politico Dc che, alla guida di un comitato interministeriale del
governo De Gasperi, la elaborò) rientra nelle norme di attuazione
della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione: “E
vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito
fascista” si legge. La norma attua questo principio mettendo nero
su bianco il concetto di “riorganizzazione” del “partito fascista” e
prevedendo due strade per lo scioglimento dei gruppi: tramite il ministro
dell’interno, sulla base di una sentenza di un tribunale, oppure in
maniera più diretta attraverso un decreto del governo, ma solo in
casi “straordinari di necessità e di urgenza”90, Delle due vie
prospettate nel 1952, il parlamento scelse quella della sentenza giudi-
ziaria, che permetteva di guadagnare tempo rinviando ogni decisione e
affidandosi così alla tanto criticata funzione suppletiva della
magistratura: suppletiva cioè della decisione politica cui non riescono a
giungere i governi deboli e le coalizioni troppo frammentate:
Nessun vincolo arriva dal Parlamento allo scioglimento di Forza Nuova. Le
quattro mozioni del cen- trosinistra che chiedevano all’esecutivo
di utilizzare la legge Scelba e di sciogliere con decreto la for-
mazione di estrema destra, e i suoi simili, sono approdate oggi
pomeriggio in Senato. Ma, il tempo di presentarle, e sono state
ritirate, diventando un ordine del giorno unitario. Un atto cioè, d’indirizzo,
ma non vincolante. Che può essere letto come la legittimazione ulteriore
di quello che sembra essere l’orientamento del governo: prima di scrivere
anche una sola riga del decreto legge di scioglimento, aspettiamo che la
magistratura si esprima sui fatti del 9 ottobre, sulla devastazione della Cgil
a Roma. Dopo un lungo dibattito il Senato ha approvato per alzata
di mano l’ordine del giorno del centrosini- stra: l’atto avrà poco più
che una valenza simbolica®!, Il condizionare lo scioglimento di un
movimento neofascista all’esistenza di una futura sen- tenza giudiziaria
aveva tre precedenti. Da un lato, lo scioglimento di movimenti
neofascisti era già avvenuto con “lo scioglimento di Ordine Nuovo,
movimento sciolto dal Ministro dell’interno Taviani in seguito alla sentenza di
accertamento della ricosti- tuzione del partito fascista, nel processo in
cui era pubblico ministero Vittorio Occorsio, poi [Giuzzi, Corteo no
pass, un fermo e 83 denunciati, “Corriere della Sera” Bartoloni, Sanzioni e
scioglimento dei partiti fascisti, cosa prevede la legge Scelba repubblica.it/ politica
news/iter_scioglimento_partito_fascista Olivo, Su Forza Nuova la maggioranza si
sgonfia: il governo non sarà costretto a scioglierla huffingtonpost. it/entry/ su-forza-
nuova-la-maggioranza-si-sgonfia-il-governo-non-sara-costretto-a-
scioglierla _ it] ucciso in un attentato rivendicato proprio da Ordine Nuovo”;
con lo scioglimento di Avanguardia Nazionale; nel 2000 con lo
scioglimento del Fronte nazionale. D’altro lato, le esitazioni attuali
del governo non sono infondate, e i dubbi sull’opportunità dello sciogli-
mento sono stati sintetizzati dai giuristi Michele Ainis e Vladimiro
Zagrebelsky: lo sciogli- mento rischierebbe di provocare “un’inversione
di prospettiva tra persecutore e perseguitato” (Ainis), né esso è lo
strumento più adatto a cancellare i rigurgiti neofascisti (Zagrebelsky).
Per fronteggiare il problema delle organizzazioni neofasciste la “Legge Scelba”
era stata attualizzata con la “Legge Mancino” che qui può essere soltanto
menzionata. Il governo Amato emanò il Decreto Legge n.122 contenente “misure
urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa” poi
convertito nella legge 205/93 e oggi conosciuta come Legge Mancino. La
Legge Mancino costituisce ancora oggi il principale strumento legislativo
contro i crimini d’odio, mirando a sanzionare e a prevenire le condotte
di discriminazione razziale, etnica e religiosa, attraverso il divieto di
ogni organizzazione movimento o gruppo che abbia tra i propri scopi
l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici,
nazionali o religiosi. L’art. 7 comma 3 della legge Mancino consente lo
scioglimento di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che abbiano
favorito la commissione dei reati elencati dall’art. 5 della medesima
Legge (oggi descritti all’art. 604 fer del codice penale [64]). Si tratta
di tutti quei reati commessi per finalità di discriminazione o di odio
etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare
l’attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno
tra i loro scopi le medesime finalità” Ma qui conviene arrestarsi:
il Parlamento ha approvato un atto che, come si è detto, “avrà poco più
che una valenza simbolica” mentre le manifestazioni contro la “dittatura
sanitaria” vengono strumentalizzate dai nostalgici delle dittature tout
court. Questa reviviscenza dell’estrema destra non avviene solo in Italia.
Sempre in quegli stessi giorni, il governo polacco era coinvolto nella
polemica (anche giudiziaria) sulla legge con cui vietava a società
straniere di possedere più del 49% di reti televisive o radiofoniche in
Polonia: in questo modo eliminava le catene critiche rispetto al governo, come
TVN24, con- trollata dall’americana Discovery International. Inoltre
quello stesso governo prendeva una misura che negava il risarcimento agli
ebrei che erano stati espropriati durante l’occupazione
nazionalsocialista della Polonia, entrando così in collisione con gli Stati
Uniti: Prosegue il suo corso tra le polemiche anche la legge che blocca i
risarcimenti agli ebrei (e non ebrei) espropriati durante la Seconda
guerra mondiale e nella furia nazionalizzatrice del regime comunista.
Ponendo il limite massimo di 30 anni per la presentazione del ricorso da parte
degli ex proprietari, o degli eredi, il governo vanifica in blocco tutte
le istanze. Per chiudere definitivamente il capi- [Caputo, Neofascismo e
ordine democratico: sciogliere Forza Nuova necesse est,“Micromega” micromega.net/sciogliere-forza-nuova/).
Caputo analizza anche la “Legge Manci- no” appena accennata nel
testo. 63 Ivi; e Vladimiro Zagrebelsky, “La Stampa” lastampa.it/ topnews/lettere-e-
idee/10/16/ news/i-pro-e-i-contro-di-un-decreto-su-forza-nuova. 64
Per un’analisi del contenuto di queste norme: Modifiche agli articoli 604-bis e
604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per
motivi di sesso, di genere, di orientamento sessuale o di identità di
genere A.C. 107, A.C. 569, A.C., A.C. 2171, A.C. 2255 Dossier — Il testo
unificato adottato come testo base documenti camera it leg (Dossier] tolo risarcimenti, e per
giustificare la decisione, il legislatore si è fatto forte di un complicato
fardello pregresso di atti giuridico-amministrativi, risalente ai
decenni passati. Ma ciò che ha scatenato l’ira degli Stati Uniti e
di Israele sono state le allusioni al rischio di possibili “tentativi di
truffa” da parte di millantatori, indice per Washington e
Gerusalemme di una politica “cripto-antisemita” Non esplicita, ma
già nei fatti6S, Anche la Francia registra da tempo un crescente
antisemitismo. Nelle manifestazioni che ogni sabato scendono in campo
contro la c.d. ‘dittatura sanitaria’ in varie città della Francia
“fioriscono dei numeri sull’avambraccio (riferimento ai deportati nei campi di
concentra- mento) o delle stelle gialle sulla giacca (richiamo alla
politica antisemita nazista)”66, Si moltiplicano le scritte “Qui?” (Chi?), il
cui valore antisemita va però spiegato. “Qui?” fa riferimento a
un’allusione antisemita del generale a riposo Dominique Delawarde, che il 18
giugno 2021, in una trasmissione su CNews, continuava ad accusare un
complotto mondiale “qui contròle le Washington Post, /e New York Times,
chez nous [cioè in Francia] BFM-TV et tous les journaux qui viennent se
grouper autour”, senza però citare alcun nome. La ripetuta domanda “Chi?”
resta senza risposta, e il conduttore a questo punto interrompe la
trasmissione. Ma da quel momento la domanda “Chi?” diviene uno slogan
degli antisemiti: il 7 agosto un’insegnante di destra, in una
manifestazione contro la politica sanitaria, inalbera un cartello con i
nomi dei traditori — tutti ebrei — accompagnati dallo slogan “Mais Qui?”
(“Ma chi?”): e la “Q” è adorna di diaboliche corna”.
Riassumendo i fatti recenti — “Sui cartelli compaiono i ‘Chi? diretti
contro la comunità ebraica, derivati da un’allusione antisemita del
generale a riposo Dominique Delawarde; su un centro di vaccinazione
vengono dipinte delle stelle di Davide; una stele in omaggio a Simone
Veil, in Bretagna, è stata vandalizzata tre volte in una settimana” —- “Le
Monde” non può fare a meno di chiedersi: “Que se passe-t-il en France?”
68, E non solo in Francia: Bergoglio condanna il cre- scente
antisemitismo durante il suo viaggio in Ungheria e Slovacchia, le cui comunità
ebrai- che avevano softerto molto durante l’epoca nazionalsocialista, ma
nelle quali l'antisemitismo stava riaffiorando sotto i governi sovranisti
di destra. Nel 1941 l’effimero Stato slovacco —
sot- [Rosaspina, “I/ blocco dei risarcimenti contro gli ebrei è
inaccettabile” Ma il governo: avanti con la legge, “Corriere della Sera, Antisémitisme:
le poison de la banalisation lemonde.fr/ idees/article/2021/08/18 /antisemi-
tisme-le-poison-de-la-banalisation Sur la pancarte [...] figure une série de
noms de ‘traîtres’: plusieurs responsables politiques actuels, mais aussi
une dizaine de personnalités frangaises ou américaines, qui n’ont que peu de
rapport direct avec la gestion de la crise sanitaire. Le milliardaire
américain d’origine hongroise George Soros, le fondateur du forum de
Davos, Klaus Schwab, Bernard-Henry Lévy ou encore la famille Rothschild sont
ainsi cités. Leur point commun? Ils sont de confession juive. Au centre
de la pancarte figure le slogan en lettres rouges Mais Qui?”, dont le ‘O’
est agrémenté de cornes” (Samuel Laurent - William Audureau, “Mass qui”,
de la blague virale au slogan antisémite. Au travers de cette question
rhétorique, certains opposants à la politique sanitaire ciblent la
communauté juive, accusée d’étre responsable de la crise liée au corona-
virus, Publié à 16h28 — Mis à jour le 14
aoùt 2021 à 06h35 — le monde. fr/ societe/article mais-qui- de-la- blague-virale-
au-slogan-antisemite. Cfr. Le Monde, idees article/2021/08/18/
antisemitisme-le-poison-de-la- banalisation] to la guida di Jozef Tiso,
sacerdote cattolico dalla vita tormentata in un territorio tormentato5? — aveva
emanato un “codice ebraico” contenente misure antisemite analoghe alle
“Leggi di Norimberga” nazionalsocialiste del 1935 e a quelle fasciste. La
politica filo-na- zionalsocialista di Monsignor Tiso aveva imbarazzato
non poco la Santa Sede. Con l'ascesa al potere del comunismo, era giunta
per Monsignor Tiso la condanna a morte per collaborazionismo: ma oggi
alcuni ambienti slovacchi ne propongono la riabilitazione. Il Pontefice
esortava “a promuovere insieme un’educazione alla fraternità, così che i
rigurgiti di odio che vogliono distruggerla non prevalgano. Penso alla
minaccia dell’antisemitismo, che ancora serpeggia in Europa e altrove. È
una miccia che va spenta. Ma il miglior modo per disinnescarla è lavorare
in positivo insieme, è promuovere la fraternità” Un analogo appello era
risuonato in Ungheria: “Parole, - commentava il quotidiano dei vescovi
italiani, — che appaiono anche come una risposta indiretta al premier
Viktor Orbn, incontrato prima della Messa, Negli stessi
giorni, il congresso “Interfaith” — il G20 delle fedi — rilanciava a livello
inter- confessionale la stessa condanna e annunciava la preparazione di
uno studio sugli attentati a sfondo religioso compiuti nel mondo negli
ultimi quarant’anni. Nel suo intervento, il pre- sidente Mario Draghi
condannava espressamente le “manifestazioni di antisemitismo, un fenomeno
in preoccupante crescita”7!, Questo era dunque il clima in cui ci
si preparava a ricordare l’anniversario delle leggi raz- ziali. Un
esempio: la rievocazione dell’Accademia delle Scienze di Torino L’Accademia
delle scienze di Torino ricorda l’ottantesimo an- niversario della
legislazione razziale del fascismo con un convegno che si proponeva, “a
80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali da parte del regime
fascista, di ricostruire le [Lorman, The christian social roots os Jozef
Tiso’ radicalism, 1887-1939, in Rebecca Haynes — Martyn Rady (eds.), Jr
the shadow of Hitler. Personalities of the right in central and Eastern Europe,
Tauris, London - New York; Graziano — Istvîn Eòrdògh Josef, Tiso e la
questione ebraica in Slovacchia. Prefazione di Antonello Biagini,
Periferia, Cosenza 2002, 143 pp.; Nardini, Tiso: una terza proposta,
Ceseo — Liviana, Padova; Giannini, Monsignor Tiso, “Rivista di Studi
Politici Internazionali, Muolo, La visita. Il Papa a Budapest e Bratislava:
“Mai più odio e chiusure, ma fraternità” “L'Avvenire” 12 settembre 2021
(https://www.avvenire.it/papa/pagine/papa-budapest). Una descrizione degli
incotnri del Pontefice è in Domenico Agasso, Slovacchia, il Papa al
Memoriale dell’Olocausto incontra gli ebrei: con la Shoah “qui disonorato
il nome di Dio”,“La Stampa” lastampa. it/vatican- insider/it/2021/ 09/13/
news/ slovacchia-il-papa-al-memoriale-dell-olocausto-incontra-gli-ebrei-con-la-
shoah-qui-disonorato-il-nome-di-dio- Intervento del premier Draghi nell’ambito
dell’Interfaith Forum, osservatorioantisemitismo. it/articoli/intervento-del-premier-
mario-draghi-nellambito-dellinterfaith- forum] linee essenziali delle
radici ideologiche e politiche della persecuzione, il suo svolgimento e i
suoi risultati per dare un contributo al rinnovarsi della memoria e per
stimolare le dovute riflessioni in un mondo in cui si continuano ad alimentare
odii etnici e risentimenti”72. Il programma così annunciato costituisce
la cornice delle nove relazioni, pubblicate in volume a metà del 2021 (a
causa della pandemia, come già ricordato nel $ 1). Il curatore del volume,
Piazza, professore di genetica a Torino), è anche autore del saggio di
apertura, in cui ripercorre le teorie razziali poste a fondamento della
legislazione fascista e le confuta sulla base delle teorie genetiche attuali,
chiedendosi infine. Perché lo stereotipo razziale è così difficile da
estirpare. Gli altri saggi si occupano del contesto in cui prese forma la
legislazione razziale fascista, delle reazioni che essa suscitò in
generale, nella società italiana e nella Chiesa cattolica; nonché delle
reazioni in specifici ambienti: l'università, la magistratura, la
comunità dei matematici, l’istruzione e l’avvocatura. Fabio Levi,
già professore di storia contemporanea all’Università di Torino, sintetizza
la transizione degli italiani da una posizione di indifferenza rispetto
alla sorte degli ebrei a una maggiore attenzione per la loro sorte: ma
non sempre e ovunque. Questa transizione correva parallela allo scoppio
della guerra, all’aggravarsi del suo svolgimento in Grecia e in Russia,
ai bombardamenti alleati del 1942, all’arresto di Mussolini il 25 luglio 1943,
all’armistizio dell’8 settembre, alla fuga del re, alla nascita di una
repubblica fascista asservita ai nazio- nalsocialisti. “Il trauma dell’armistizio
aveva ridotto di molto la distanza residua fra ebrei e non ebrei. Sia gli
uni sia gli altri erano vittime della stessa guerra”: presi nella morsa
della persecuzione antiebraica e delle distruzioni belliche, “gli ebrei
tentarono la sorte affidandosi al mondo che avevano intorno” e “in queste
condizioni si rese possibile un incontro inaspettato: quello con gli italiani
non ebrei. Due saggi riprecorrono la storia del razzismo prima
della legislazione razziale. Massimo Salvadori - dopo aver sottolineato
che il razzismo moderno, a differenza di quello delle so- cietà antiche e
di quello fondato sulle religioni, non offre “una via d’uscita dalla
condizione degli appartenenti alle razze inferiori o intrisecamente
nemiche traccia una sin- tetica
storia del razzismo a partire dal Seicento, “il secolo definito della,rivoluzione
scienti- fica”: Infatti scienziati, teologi e filosofi sostennero non
soltanto la differenza, ma anche la gerarchia delle razze e, con
quest’ultima, anche il diritto della razza superiore a dominare quella
inferiore. Insomma, da Linneo a Gobineau è “agevole scorgere elementi che si
possono definire di proto-nazismo” (p. 33). Ma è con il Novecento (e con
l’opera di Steward Notizie sul convegno sono contenuti in vari siti (per
esempio: https://\www.unito.it/eventi/le-leggi-
razziali-convegno-allaccademia-delle-scienze; i filmati dell’intero convegno
sono in:
accademiadellescienze.it/attivita/iniziative-culturali/le-leggi-razziali). Piazza
(cur.), Le leggi razziali,Il Mulino, Bologna, Piazza, La scienza contemporanea
e le ceneri del razzismo, in Piazza, Le leggi razziali del 1938, cit.,
p.- 24: le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo
saggio. Levi, Le risposte della società italiana, in Piazza, Le leggi razziali:
le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo
saggio. 76 Massimo Salvadori, I/ razzismo prima di nazismo e
fascismo, in Piazza, Le leggi razziali del 1938, cit., pp.119- 132: le
indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo saggio.] Chamberlain,
“una sorta di bibbia del razzismo novecentesco” p. 35) che le teorie
razziali sanciscono l’assoluta superiorità degli ariani e l’insanabile
contrasto con gli ebrei. In Cham- berlain questi ultimi “subiscono una
sorta di jelevazione’, in quanto sono visti quale l’altra razza che [...]
è la sola che possa contrastare il dominio dei teutoni nel mondo”; quindi “la
via allo sterminio degli ebrei e alla riduzione degli slavi e delle altre
etnie considerate inferiori era spianata dal programma formulato da
Chamberlain” (p. 35). Hitler mise in pratica questo piano “e nel 1938 il
servile dittatore nostrano si mise al carro di quello tedesco col varare
le leggi razziali. Il saggio di Gentile, professore di diritto a Milano,
considera nel suo insieme la legislazione antiebraica del fascismo un
fenomeno di rara complessità e descrive al suo interno quattro fasi, che
analizza poi in dettaglio: “Un primo frangente è quello degli antefatti e della
preparazione del dispositivo discriminatorio, un secondo momento è
costituito dalle norme vere e proprie, un terzo dalle circolari
amministrative — superamento delle norme —, un quarto e ultimo stadio è
quello in cui si travalicano le circolari stesse: la fase, buia oltre ogni
dire, della Repubblica sociale italiana” Viene descritta quindi “una
paurosa gradazione ascendente” in cui si pas- sa dalla “persecuzione dei
diritti” alla “persecuzione delle vite. Ancora una volta l’esperienza
coloniale è additata come fonte della discriminazione razziale: “È proprio
in colonia che si adoperano, veicolano e immettono nel circuito, nel
panorama e nel linguaggio giuridico concetti e categorie nuove a cui si fa
riferimento in fase di elaborazione della normativa antiebraica. Anzi, il
maggior portato dell’esperienza coloniale fu probabilmente la
giuridicizzazione del concetto di razza. Di fronte al Manifesto della razza, la
Chiesa cattolica espresse un cauto rifiuto attraverso po- sizioni non
omogenee. Da un lato, Pio XI condannò il razzismo antisemita, ma, d’altro
lato, l’articolata gerarchia della Chiesa assunse atteggiamenti
variamente sfumati: Francesco Traniello, già professore di storia a Torino, li
riconduce alla “viva preoccupazione che la politica dell'Asse, inaugurata
da MUSSOLINI, stesse portando a un’omologazione ideologica e fattuale del
regime fascista a quello nazionalsocialista” col suo razzismo
paganeggiante del sangue e della terra, condannato sotto il profilo
dottrinale dall’enciclica papale Mit brennender Sorge Il punto cruciale
era però “l’interconnessione tra la questione ebraica e quel sistema di
relazioni con il regime fascista che, per quanto possibile, la Chiesa non
intendeva mettere a repentaglio, sistema sancito dal Concordato che aveva
ulteriormente innalzato il livello del supporto consensuale della Chiesa
all'opera di Mussolini. Di conseguenza, “l’incidenza del- la linea
negoziale adottata dalla Santa Sede sul complesso della legislazione antisemita
fu [Gentile, Le premesse della campagna razziale dell’Italia fascista:
profili politici e storico-giuridici, in Piazza, Le leggi razziali: le
indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo
saggio. Traniello, Le risposte della Chiesa cattolica alla legislazione e
alla politica antisemita del regime fascista, in Piazza, Le leggi
razziali: le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a
questo saggio.] nell’insieme molto limitata, riducendosi a qualche
aggiustamento normativo ottenuto dai contatti ufficiali e più spesso
informali”: ad esempio, lo Stato non avrebbe considerato “con- cubinato,
penalmente perseguibile, la fattispecie di matrimoni razzialmente misti
celebrati con rito cattolico” ovvero avrebbe considerato l’appartenenza
“alla razza ‘non ebraica’ dei figli di matrimoni misti nati dopo che
fossero stati battezzati entro cinque giorni dalla nascit. Il
mondo universitario italiano era stato colpito nel 1931 dall’obbligo dei
docenti di pre- stare giuramento di fedeltà al fascismo, cui pochi si
erano sottratti7?. Ben più gravi erano invece i vuoti che si aprivano con
le leggi razziali80. Annalisa Capristo, bibliotecaria presso il Centro di
Studi Americani, raccoglie una nutrita schiera di testimonianze e sottolinea
che “per decenni l’Italia non ha fatto veramente i conti con il suo
passato razzista e antisemita” Una valutazione “è stata compiuta solo a
partire dal 1988 ed è tuttora in corso e “uno degli ambiti più studiati è
quello accademico” per tre ragioni: la presenza ebraica vi era rilevante;
il regime fascista diede particolare enfasi a questo intervento; vi fu una
forte compromissione dei FILOSOFI e degli intellettuali non ebrei nella
politica antisemita del fascismo. Queste considerazioni vengono
approfondite con documenti sugli atteggiamenti di GENTILE (si veda), CROCE
(si veda), EINAUDI (si veda), del quale vengono riportate annotazioni
diaristiche con inveterati stereotipi antisemiti, seguite dall’“allineamento
zelante dei matematici italiani e dalla documentazione sugli archeologi
(“una testimonianza raggelante). Opposta fu la posizione dell’economista
Attilio Cabiati (destituito per aver scritto al Ministro delle Finanze di
ritenere “antigiuridica” la normativa razziale, p. 118) e del costituzionalista
Ernesto Orrei, di cui — per sbaglio! — venne pubblicato il libro in cui
esprimeva il proprio sdegno per l’epurazione dei docenti ebrei. La scuola
e la biblioteca sono come le chiese dello stato moderno. Non si respinge
nessuno. Il tema dei matematici italiani espulsi è ripreso da Valabrega,
professore di geometria a Torino, che si fonda soprattutto sulle informazioni
avute da colleghi più anziani, che hanno conosciuto direttamente — o
attraverso testimonianze dirette i fatti, e ne hanno parlato con me in tante
conversazioni. Ne risulta un contributo ricco di dati individuali, anche di
matematici non ebrei. Fra i tanti nomi, vanno ricor- dati tre matematici
non ebrei, ma “molto contrari alle leggi razziali: Tullio Viola a Roma e,
a Torino, Buzano e Tricomi. Quest’ultimo, “contrario al Goetz, Il
giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, La Nuova
Italia, Firenze; e la recensione di L. in “Sociologia del diritto. L’elenco dei
professori ebrei espulsi è in Ugo Caffaz, Discriminazione e persecuzione degli
ebrei nell'Italia fascista, Consiglio Regionale della Toscana, Firenze. Capristo,
Le reazioni degli ambienti FILOSOFICI accademici italiani, in Piazza, Le leggi
razziali: le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a
questo saggio. 82 Ernesto Orrei, Intorno alla questione ebraica.
Lineamenti di storia e di dottrina, s.n., Roma. Il volume venne subito
ritirato dalle autorità, ma è oggi presente in alcune
biblioteche. Valabrega, La legislazione antiebraica: la comunità
matematica italiana, in Piazza, Le leggi razziali: le indicazioni tra
parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo saggio.] fascismo da
sempre, addirittura si convertì, pur non essendo religioso, alla religione
valdese, perseguitata dal fascismo. In Val Pellice [una delle “valli
valdesi” del Piemonte] si rifugiò, partecipando per un breve periodo alla lotta
partigiana. L’impatto delle leggi razziali sull’università che si è già
visto nell’analisi di Annalisa Capristo viene ripreso daVidari,
professore di storia del diritto medievale a Torino, che ricorda come
Torino abbia “espulso con zelo amministrativo 58 persone: a ricordo ed
espiazione l'Ateneo da poco ne ha tracciato con un’apposita, efficace e
dettagliata mostra nel palazzo del Rettorato tutte le vicende personali e
scientifiche, connesse con la propaganda razzista Le autorità accademiche del
tempo si limitarono a dare scarne notizie su quegli allontanamenti: solo
all'Accademia di medicina di Torino il presidente Luigi Bobbio (padre di
Norberto) “ha dato la notizia della decadenza, ma con un’espressione di stima e
di rin- graziamento per i soci allontanati: si tratta di un accenno
gentile, non frequente, ripetuto in Italia in qualche altra rara
occasione. L’esame di altri gruppi professionali conferma
un’immagine di sostanziale acquiescenza al regime. L’analisi del
comportamento della magistratura italiana di fronte alle leggi razziali
può essere approfondito partendo dalla bibliografia pubblicata da Giuseppe
Speciale nel suo volume del 2007 e aggiornata in un suo successivo
articolo8S. Inoltre è particolarmente viva la testimonianza di chi,
all’epoca delle leggi razziali, fu un giovane magistrato di prima nomina:
Alessandro Galante Garrone, eminente figura dell’antifascismo, che esamina con
equilibrio la situazione della magistratura negli anni della dittatura —
e i suoi cedimenti: “Episodi più che altro penosi, patologici. Diciamo
ancora che questa magistratura scorata e avvilita ebbe, proprio sotto la
repubblica di Salò e il tallone tedesco, qualche sussulto di fierezza, come
il non prestare giuramento e qualche energica protesta collettiva, in
varie regioni italiane. Ma nel complesso, di fronte alle leggi razziali
del 1938, essa ebbe, più che tutto, imbarazzo e disa- gio di coscienza:
scantonò e tacque. Tutto sommato, penombre, e qualche ombra più o meno
densa, e qualche debole luce, Sulla magistratura durante l’epoca
fascista è opportuno limitarci a questi accenni, e ritor- nare al volume
dell’Accademia delle Scienze torinese. In esso Guido Neppi Modona, già pro-[Vidari,
La legislazione antiebraica, con la sua applicazione in Piemonte nel
campo dell'istruzione e dell’avvocatura, in Piazza, Le leggi razziali: le
indicazioni tra parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo
saggio. 85 Giuseppe Speciale, Giudici e razza nell'Italia fascista,
Giappichelli, Torino, La giustizia della razza. I tribunali e l'art. 26
del r.d., in Lacchè, Il diritto del Duce. Giustizia e repressione nell’Italia
fascista, Donzelli, Roma; l'aggiornamento bibliografico. Inoltre: Speciale, Le leggi
antiebraiche nell’ordinamento italiano. Razza, diritto, esperienze,
Pàtron, Bologna, Vedi anche: Ernesto De Cristofaro, Una figura paradossale
della legge: il diritto razzista, Speciale, Giudici e razza negli anni
della discriminazione: voci dalle sentenze; in Ruggieri, Io sono l’altro
degli altri: l’ebraismo e il destino dell’Occidente, Firenze, Giunti,
Garrone, Amalek, il dovere della memoria, cit.; in particolare, il capitolo La
memoria dell’offesa, che contiene A quarant'anni dalle leggi
antiebraiche, e Cinquant’anni dopo: ricordi e rilessioni di un giudice] fessore
di diritto e procedura penale nell'Università di Torino, ricorda che,
all’entrata in vigo- re delle leggi razziali, il ministero della
giustizia chiese che i singoli magistrati dichiarassero di non
appartenere alla “razza ebraica”. Magistrati vennero dispensati
d’ufficio, mentre quattro chiesero di essere messi a riposo: “non risulta che
alcuno dei magistrati in servizio abbia preso in qualche modo le distanze
dall’espulsione. È “l’immensa palude abitata da figure silenti” evocata da
Saverio Gentile88. Molti però non rimasero silenti, ma anzi
parteciparono attivamente alle riviste razziste del regime: “La difesa
della razza” “La nobiltà della stirpe” e, in particolare, “Il diritto
razzista” Neppi Modona elenca pagine di nomi e funzioni, e constata — con
un elenco di casi esemplari — che a guerra finita nessuno è stato condannato.
Non poteva mancare la carriera Gaetano Azzariti, presidente del Tribunale
della razza, poi nel dopoguerra “Ministro della Giustizia nel primo
Governo Badoglio, consulente giuridico del guardasigilli Togliatti, infine
presidente del Tribunale superiore delle acque pubbliche. In pensione è
nominato dal presidente Gronchi giudice della Corte costituzionale, di
cui diviene presidente eletto dai suoi colleghi della Corte sino all’anno
della morte. Al Tribunale della razza appartenevano anche Antonio Manca e
Giuseppe Lampis, anch’essi divenuti giudici costituzionali nel
dopoguerra. Ecco la loro (vittoriosa) difesa: il Tribunale della razza
era “una commissione tecnico-giuridica, composta in preva- lenza di
magistrati, che consentiva di far dichiarare ariane persone che agli atti dello
stato civile risultavano ebree. Parecchie famiglie israelite furono così
sottratte ai rigori della legge” (p. 145)82. Infine, Luigi Oggioni passa
dal tribunale di cassazione della RSI alla Corte costi- tuzionale
dell’Italia postbellica: nominato da parte del Presidente della
repubblica Giuseppe Saragat, fu vice-presidente di quella Corte. Non
mancarono però magistrati con la “spina dorsale” come Peretti Griva?0 (una cui
sen- tenza su questioni razziali provocò circolari di rimbrotto perché in
contrasto con la posizione del Ministero degli interni) e altri ancora di
cui Neppi Modona rende conto. In questa inda- gine egli ha esaminato “una
fonte inedita, i verbali delle adunanze del Consiglio giudiziario del
distretto di corte d’appello di Torino nel decennio dal 1937 al 1946” sulla
valutazione dei magistrati. Su quelle “centinaia di pareri i riferimenti
alla razza sono episodici e casuali, in tutto solo quattro; da essi “non
risulta che alcuno abbia manifestato un sia pur Modona, La magistratura e
le leggi raziali 1938-1943, in Piazza, Le leggi razziali: le indicazioni tra
parentesi dopo le citazioni si riferiscono a questo saggio. 88
Saverio Gentile, La legalità del male. L'offensiva mussoliniana contro gli ebrei
nella prospettiva storico-giuridica, Giappichelli, Torino, Ulteriori notizie in
Boni, Azzariti: dal Tribunale della razza alla Corte costitu- zionale,
“Contemporanea academia. edu Azzariti_ dal_ tribunale_della razza alla
corte costituzionale). Una precisa descrizione della sua carriera è in
Antonella Meniconi, La magistratura e la politica della giustizia durante il
fascismo attraverso le strutture del ministero della giustizia, in Luigi
Lacchè (ed.), I/ diritto del Duce, Campobello (a cura di), Una spina dorsale.
Domenico Riccardo Peretti Griva: magistrato, anti- fascista, fotografo,
Edizioni SEB, Torino, Garrone, Peretti Griva: una spina dorsale, “Nuova
Antologia] timido dissenso o riserva nei confronti della politica razziale del
regime o, al contrario, abbia manifestato adesione a tale politica” (p.
154). Se ne può concludere che “l’alta e la bassa ma- gistratura si sono
trovate accomunate nel medesimo processo di rimozione della legislazione
e della politica razzista del fascismo”; di conseguenza, “quali che siano stati
i motivi della rimozione, la realtà è che i conti con il passato
filo-razzista della magistratura italiana sono ancora tutti da fare. Nei
tribunali operavano anche numerosi avvocati e procuratori, fra i quali
l’epurazione venne realizzata con la legge. La situazione del Piemonte è
stata descritta sulla base di documenti inediti: “Obiettivo della legge
fascista era la cancellazione dei professionisti ebrei dai rispettivi
albi”; però veniva istituito un “albo aggiunto” per inclu- dervi “gli
ebrei ‘discriminati’ per particolari meriti nazionali (cioè ARIANIZZATI, come
si è visto): “nell’albo torinese dopo i avvocati ARIANI sono aggiunti in calce l’ebrei
discriminati, e quindi riparificati agl’ARIANI. Salvadori concludeva il
convegno torinese con una constatazione non basta accrescere la
conoscenza: occorre coltivare la memoria” — e con un quesito che si
dovrebbe sempre tener presente: sarebbe necessario che “chi ha la fortuna di
vivere in tempi migliori di quelli che abbiamo evocato e di cui abbiamo qui
scritto non ceda ai facili eccessi di moralismo nei confronti di coloro
che piegarono la schiena per salvaguardare se stessi e che domandi con
sincerità a se stesso: ‘To che cosa avrei fatto, avrei superato la prova? Una
guida: i ricordi di Segre Gli astratti furori delle norme
antiebraiche si sono tradotti nelle concrete softerenze di milio- ni di
individui, quando non nella loro morte spesso atroce. A partire dal dopoguerra
molte persone hanno descritto la loro propria tragedia, affinché non si dimenticasse
l’orrore che avevano vissuto, nella convinzione che il tramandarne la
memoria avrebbe (forse) impedito il ripetersi di tragedie analoghe.
Nel settembre del 1938 Liliana Segre era una bambina milanese otto anni,
espulsa dalla scuola perché ebrea. A 13 anni venne deportata ad
Auschwitz, dove morirono suo padre ed entrambi i nonni paterni.
Sopravvissuta al campo di concentramento e tornata in Italia, rimase in
silenzio per anni, poi condivise i suoi ricordi con migliaia di giovani, che
incontrò durante trent'anni di costante impegno nelle scuole di
tutt'Italia. Proprio nell’ottantesimo anniversario delle leggi razziste, già
ricordato più volte — Segre venne nominata senatrice a vita. A
novant’anni incontra i giovani di una comunità di Arezzo per quella che
lei stessa definì la sua “ultima testimonianza pubblica Per un quadro generale:
Neppi Modona, La magistratura dalla liberazione agli anni Cinquanta, in
Storia dell’Italia repubblicana, vol. III/2, Einaudi, Torino, Salvadori,
Conclusioni, in Piazza, Le leggi razziali] inclusa in un volume insieme con
altri documenti?3. Questa testimonianza è ora affidata alla lettura di
ciascuno di noi e va meditata nel silenzio delle nostre coscienze.
Le testimonianze individuali si sono moltiplicate nel corso degli anni,
anche sotto la pres- sione delle rinascenti simpatie per gli
autoritarismi tanto attuali quanto passati (qui evocate nel $ 3). La
testimonianza di Segre è accompagnata da un elenco selettivo di Libri di
altri sopravvissuti. Però la memorialistica su quegli anni è più este-
sa: è già stato citato il libro di Giorgio Del Vecchio; altri ancora
affiorano ripensando anche alle persone che abbiamo conosciuto?4; e
indelebile è il ricordo della mia insegnante al Liceo Galvani di Bologna,
Sandra Basilea, che ci leggeva in veneziano Giacinto Gallina e che ci
commosse con il suo libro Sez viva Anne?: “Io li amo i miei ragazzi. E ne
ho sempre tanti. Ragazzi e ragazze” Parlava a noi (“non c'è nulla di più bello
che due occhi di adolescente che ascoltano un argomento più grande di
noi”) rivolgendosi ad Anna Frank, e si presentava così: “Chi sono? Sono
una superstite di quell’orribile marasma. Sono viva. Scampata per
miracolo. Vivo ancora. Sono passati ormai più di dieci anni da quel lon-
tano 1945. Ma vi sono anni della vita che non si dimenticano più. Incidono nel
sangue”95, Per Sandra Basilea, l’uscire in un giorno di primavera
dalla stanza dove era rimasta nasco- sta per 550 giorni è un ricordo
imperituro, ma — guardandosi intorno nel fervore del dopo- guerra — si
chiede. Non sono troppi gli immemori?”; e conclude sulla salutare
inevitabilità dell’oblìo: “Tutti forse dimentichiamo. Forse è destino che
sia così. Dobbiamo anche dimen- ticare. Dimenticare i dolori per
riprendersi, i rancori per perdonare, la vita passata per quella futura
che si evolve e procede instancabilmente. Se Basilea si sofferma
sull’oblio individuale, vedremo come Ernest Renan lo esten- da alla vita
di un’intera nazione, quando essa esce da una catastrofe fortemente divisiva. La
curatrice del volume di Liliana Segre, Alessia Rastelli, ha arricchito il
volume di interessanti Approfondimenti: una Nota biografica su Liliana Segre,
una Cronologia che ripercorre con chiarezza gli eventi storico-politici e, infine, delle Proposte di lettura e
documenti sulla Shoah italiana, che comprendono la bibliografia dei Libri
di Liliana Segre, i Libri di altri sopravvissuti (ricordati poco sopra) e
una selezione di volumi suddivisi per argomento. Segre, Ho scelto la
vita. La mia ultima testimonianza pubblica sulla Shoa. Prefazione di Ferruccio
de Bortoli. A cura di Alessia Rastelli, Solferino, Milano Per esempio,
Ottolenghi, Per un pezzo di patria. La mia vita negli anni del fascismo e delle
leggi razziali, Blu Edizioni, Torino.; Ottolenghi, Ricordi di un “gagno”
di “Giustizia e li- bertà”, “Micromega” (avvocato, figlio dell’internazionalista
Giuseppe Ottolenghi dell’Università di Torino). “Gagno” significa bambino
o ragazzo in piemontese. Basilea, Sei viva Anne?, Cappelli, Bologna. Su
Basilea: Corsi, La persecuzione narrata, in Grasselli, Stranzeri in patria: gli
ebrei bolognesi dalle leggi antiebraiche, Pendragon, Bologna; in
questo volume sono analizzati anche altri testi memorialistici di ebrei
scampato] Forse i più giovani non hanno presente il convulso sovrapporsi di
eventi; però è necessario ripercorrerli a grandi linee — seguendo la Cronologia
di Alessia Rastel- li sopra ricordata — per rendersi conto
dell’intersecarsi e del sovrapporsi di eventi spesso in reciproco
contrasto, perché riflessi d’una realtà frammentata e contraddittoria. Gli
anglo-americani sbarcano in Sicilia; il Gran Consiglio del Fascismo
depone Mussolini e il Re e Imperatore Vittorio Emanuele III lo fa
arrestare; il governo firma l’armistizio con gli alleati e fugge da Roma;
i tedeschi occupano l’Italia centro-settentrionale e inell’Italia del Nord
nasce la REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA. Essa è guidata dal Partito Fascista
Repubblicano, il cui programma è contenuto nel Manifesto di Verona, in
cui si legge. Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante
questa guerra appartengono a nazionalità nemica. In stretta collaborazione con
i nazisti inizia così la deportazione degl’ebrei italiani. A simbolo di
questo nuovo corso assurge la deportazione in Germania, di oltre
mille ebrei romani, dei quali soltanto sedici sopravvissero. Da Milano
partono i treni per Auschwitz che deportano anche Levi e Segre. Si
intensifica la lotta partigiana e viene costituito il governo di unità
nazionale presieduto da Badoglio; gli alleati liberano Roma e sbarcano in
Normandia. L’Italia è divisa in due, con l’esercito della RSI che, a fianco dei
tedeschi, combatte contro gli angloamericani che risalgono la penisola,
affiancati dall’esercito regio di Badoglio; una parte dei militari
fascisti si sbanda (“Tutti a casa” è appunto il titolo del celebre film
di Comencini su quei giorni); altri passano alla lotta partigiana; altri
entrano nell’esercito di Salò. Ma molti rifiutano di servire sia nella RSI sia
sotto i tedeschi e vengono internati in Germania. È la tacita resistenza degl’Internati
Militari Italiani, non meno eroica della resistenza armata. L’esercito
sovietico libera Auschwitz; il Comitato di Liberazione Nazionale ordina
l’insurrezione generale contro i nazi-fascisti: è la data della
Liberazione oggi festa nazionale; si suicida Hitler e la Germania si
arrende; gli americani sganciano le bombe atomiche su Hiroshima e
Nagasaki e il Giappone si arrende. La Seconda Guerra Mondiale è finita. Iniziano
i processi di Norimberga contro i criminali nazionalsocialisti e inizia il
processo di Tokyo contro i militaristi giapponesi, mentre per l’Italia si
registra una mancata Norimberga. Accanto a questa “grande
storia” dell’Italia scorre la “piccola storia” quotidiana degli ita-
liani: bombardamenti, sfollamenti, tessere annonarie, rappresaglie dei nazisti e
dei “repub- blichini” azioni anche arbitrarie dei partigiani, mentre la
lotta per i grandi ideali (dell’una e dell’altra parte) si interseca con
meschine e violente rivalse politiche e vendette personali. 27
Michele Battini, La mancata Norimberga italiana, Laterza, Bari-Roma 2003,
XII-189 pp.; Filippo Focardi, Criminali a piede libero: la mancata
“Norimberga italiana”, in Giovanni Contini - Filippo Focardi —- Marta
Petricioli (a cura di), Memoria e rimozione: i crimini di guerra del Giappone e
dell’Italia, Viella, Roma Atti del Convegno tenuto a Firenze nel 2007); Guido
Caldiron, La mancata Norimberga italiana, in Ora e sempre Resistenza,
“Micromega. L’ITALIA DIVIENE UNA REPUBBLICA PARLAMENTARE, ricostruisce un suo
apparato statale che — oltre a garantire il funzionamento della nazione -
deve anche punire i reati commessi nel convulso triennio appena trascorso. In
particolare, deve punire i reati commessi dai fascisti, e deve farlo
nell’ambito della nuova legalità repubblicana, i cui tribunali sono però
ancora in maggioranza retti da magistrati con un passato di acquiescenza al
fascismo. L’Italia esce da una guerra mondiale, ma anche da una guerra civile,
lasciandosi alle spalle un’epoca nella quale le istituzioni monarchiche e
fasciste hanno goduto di un largo appoggio popolare. Un quesito ineludibile si
pone alle nuove istituzioni repubblicane: devono assumersi l’onere di
reprimere i reati fascisti, come ad esempio i reati connessi alle leggi
an- tiebraiche? Fiat justitia et pereat mundus? La nuova repubblica
preferì la via della pace sociale e della conciliazione, che però è anche
la via dell’impunità: l’“amnistia Togliatti” si colloca in quest’Italia
dilaniata dal passato, divisa sul presente ma fiduciosa nel futuro. Tra
giusta punizione e pace sociale: “l’amnistia Togliatti. Dopo i tormentati
giorni successivi all’armistizio e la conclusione delle attività militari
sul territorio italiano, nel tentativo di salvare la monarchia Vittorio
Emanuele II abdicò il 9 maggio 1946 a favore del figlio Umberto II, che
era stato Luogotenente Generale del REGNO D’ITALIA: è sua la firma sui decreti
luogotenenziali esaminati tra poco. Il referendum istituzionale trasformò
l’Italia in repubblica e quindi UMBERTO II - il “re di maggio” — DOVE
PARTIRE PER L’ESILIO. Nel contempo, sotto la guida di Alcide De Gasperi, veniva
formato il primo governo repubblicano, il cui ministro della giustizia era
Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano: un inevitabile
riconoscimento della rilevanza avuta dai comunisti nella lotta di
Liberazione, destinato però a non avere seguito. Togliatti fu vice-primo
ministro nel 1944-45 e Ministro di Grazia e Giustizia: in quest’ultima
veste varò l’amnistia che prese il suo nome e che verrà qui brevemente
esaminata, avendo come testo di riferimento una recente analisi
soprattutto tecnico-giuridica, cioè penalistica, di quest’amnistia?8.
Il suo autore, Paolo Caroli, sintetizza così la sua opera: “Nel primo
capitolo si offre una ricostruzione del contesto storico-giuridico della
transizione italiana, sia con riferimento ai delitti fascisti che a
quelli commessi dai militari italiani all’estero, ai delitti della Resistenza
e a quelli dei militari tedeschi. Il secondo capitolo si concentra
sull’amnistia Togliatti, analizzan- [Caroli, I/ potere di non puntre. Uno
studio sull’amnistia Togliatti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, Fonti e
Studi per il Diritto Penale, collana diretta da Sergio Vinciguerra e
Gabriele Fornasari, n. 2); le indicazioni tra parentesi dopo le citazioni
si riferiscono a questo saggio. Cfr. in particolare: il grande ripiegamento”:
dalla pena alla clemenza; 2.7. L’esercizio del potere di clemenza:
l’amnistia Togliatti; 2.8. Gli interventi di clemenza successivi
(1946-1966), pp. 48-57, e due capitoli di analisi dell’amni- stia
Togliatti, pp. 101-211; importante la Brbliografia] do i delitti a cui si
applica ed evidenziando lo iato tra /aw in the books e law in action. Il
terzo capitolo sottopone il provvedimento di amnistia a un sindacato critico,
ricorrendo a un duplice parametro: da un lato i criteri offerti dalla
dottrina penalistica, dall’altro quelli della giustizia di transizione e
del diritto penale internazionale. Il quarto capitolo allarga lo sguar-
do alla transizione nel suo insieme, comparando l’esperienza italiana con
quella spagnola e sudafricana” ma affrontando anche un problema italiano
recente, cioè confrontando l’espe- rienza postbellica “con ciò che
avvenne nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, in quella stagione
nominata Tangentopoli”9, iniziata nel 1992. Nel quinto capitolo, infine
“si sviluppano considerazioni più generali sulla clemenza collettiva e
sulla non punibilità” nell’I- talia di oggi. Nella fase postbellica di
transizione anche istituzionale vennero emanati anzitutto due decreti
luogotenenziali per il perseguimento penale dei reati com- messi sotto il
fascismo: uno sulla Purzizione dei delitti e degli illeciti del fascismo,
l’altro sulle Sanzioni contro il fascismo! Quest'ultimo — che può essere
considerato “la Magna Charta della giustizia transizionale italiana —
istituisce l’Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo e
individua le fattispecie penali che saranno giudicate dalle Corti Straordinarie
d'Assise (CAS), poi Sezioni speciali delle Corti d’Assise: Sono abrogate
tutte le disposizioni penali emanate a tutela delle istituzioni e degli organi
poli- tici creati dal fascismo. Le sentenze già pronunciate in base
a tali disposizioni sono annullate. I membri del governo fascista, e i
gerarchi del fascismo, colpevoli di aver annullate le garanzie
costituzionali, estinte le libertà popolari, creato il regime fascista,
compromesse e tradite le sorti del Paese condotto alla attuale
catastrofe, sono puniti con l’ergastolo e, nei casi di più grave responsabilità,
con la morte. Essi saranno giudicati da un’Alta Corte di giustizia
composta di un presidente e di otto membri, nominati dal Consiglio dei
Ministri fra alti magistrati, in servizio o a riposo, e fra altre personalità
di rettitudine intemerata. Art. 3. Coloro che hanno
organizzato squadre fasciste, le quali hanno compiuto atti di violenza o
di devastazione, e coloro che hanno promosso o diretto l’insurrezione
sono puniti secondo l’art. 120 del Codice penale. Rilevanti i due
paragrafi sulla “transizione degli anni ’90”: “Il diritto penale per uscire
dalla guerra e il diritto penale per uscire da Targentopoli: a. Un
elemento di differenza fra le due transizioni: sulla mag- giore
responsabilità del legislatore; 6. Un elemento di analogia e continuità:
l’abdicazione del legislatore e la responsabilità lasciata alla
magistratura. Rispettivamente: Decreto Legislativo Luogotenenziale, Punizione
dei delitti e degli illeciti del fascismo; Decreto Legislativo
Luogotenenziale, Sanzioni contro il fascismo (“Gazzetta Ufficiale” serie
speciale). Sull’insieme delle norme di quei giorni: Massimo Donini, La
gestione penale del passaggio dal fascismo alla Repubblica in Italia,“Materiali
per una storia della cultura giuridica”; Nello Martellucci, Le sanzioni
contro il fascismo ed il Priulla, Palermo. L’articolo del codice penale
italiano citato nel titolo ha il seguente contenuto: “False dichiarazioni
sulla identità 0 su qualità personali proprie o di altri.Chiunque, fuori dei
casi indicati negli articoli precedenti, interrogato sulla identità,
sullo stato o su altre qualità della propria o dell’altrui persona, fa
mendaci dichiarazioni a un pubblico ufficiale o a persona incaricata di un
pubblico servizio, nell’esercizio delle funzioni o del servizio, è punito
con la reclusione da uno a cinque anni. Coloro che hanno promosso o diretto il
colpo di Stato e coloro che hanno in seguito contribuito con atti
rilevanti a mantenere in vigore il regime fascista sono puniti secondo il
Codice stesso. Chiunque ha commesso altri delitti per motivi fascisti o
valendosi della situazione politica creata dal fascismo è punito secondo
le leggi del tempo. I delitti preveduti dall’articolo precedente sono
giudicati, a seconda della rispettiva competenza, dalle Corti d’assise,
dai Tribunali e dai Pretori. Le Corti d’assise sono costituite dai due
magistrati, previsti dal Testo unico delle disposizioni le- gislative
sull’ordinamento delle Corti di assise, e da cinque giudici popolari estratti a
sorte da appositi elenchi di cittadini di condotta morale e politica
illibata. Seguono poi le pene, delle quali vengono qui di seguito
presentati soltanto alcuni esempi, che richiedono però una spiegazione
preliminare. Il lettore di questo testo (e di altri ad esso successivi,
qui non riportati) può constatare come, nell’indicare i fatti soggetti a
punizione, vengano usati termini così vaghi, da lasciare largo spazio
all’interpretazione del giudice nello stabilire il livello di gravità del
comportamento, o addirittura l’esistenza del reato, e quindi nel decidere
se la pena vada comminata, e in che misura, oppure no. Questa vaghezza
terminologica può avere due cause. Una deriva dalla natura politica o
fat- tuale del comportamento punito, il quale non è quantificabile o
comunque delimitabile con precisione. Chi vive in un Stato totalitario, e
per di più occupato da un esercito nemico, nella propria attività
professionale inevitabilmente “collabora” con il nemico: a partire da
quale momento questa inevitabile “collaborazione” diviene colpevole
“collaborazionismo In base all’art. 3 appena citato, come distinguere gli
“atti rilevanti a mantenere in vigore il regime fascista” dagli atti
irrilevanti a questo fine? L'altra causa della genericità terminologica
deriva dall’arrière pensée attribuibile al legislatore, che pratica una
politica giuridica simboli- ca, anche se in apparenza dura: il legislatore
compie il bel gesto di punire con severità certi comportamenti, sapendo
che quella severità verrà attenuata (e anche molto) perché l’appli-
cazione di quelle norme è affidata a una magistratura che ha ancora le sue
radici nell’epoca fascista, come si vedrà tra poco. Ecco ora il
testo di alcune norme, da considerare tenendo conto delle osservazioni sin
qui svolte sulla loro terminologia: Art 8. Chi, per motivi
fascisti o avvalendosi della situazione politica creata dal fascismo, abbia
com- piuto fatti di particolare gravità che, pur non integrando gli
estremi di reato, siano contrari a norme di rettitudine o di
probità politica, è soggetto alla interdizione temporanea dai pubblici uffici
ovvero alla privazione dei diritti politici per una durata non superiore
a dieci anni. Senza pregiudizio dell’azione penale, i beni dei cittadini
i quali hanno tradito la patria ponen- dosi politicamente ed attivamente
al servizio degli invasori tedeschi sono confiscati a vantaggio dello
Stato. Sono dispensati dal servizio [cioè epurati]: 1) coloro che,
specialmente in alti gradi, col par- tecipare attivamente alla vita
politica del fascismo o con manifestazioni ripetute di apologia
fascista, Vassalli — Sabatini, Il collaborazionismo e l’amnistia politica
nella giurisprudenza della Corte di Cassazione. Diritto materiale,
diritto processuale, testi legislativi, La giustizia penale, Roma (analizza le sentenze] si sono mostrati
indegni di servire lo Stato; 2) coloro che, anche nei gradi minori, hanno
conseguito nomine od avanzamenti per il favore del partito o dei gerarchi
fascisti. Mentre sono dispensate (cioè epurate) altre figure
legate al partito fascista e alla sua attività, in altri casi sono previste
forme (altrettanto vaghe) di diritto premiale, come ad esempio nell’art.
“Chi, dopo, si è distinto nella lotta contro i tede- schi, può essere
esente dalla dispensa e da ogni misura disciplinare” Segue poi
l’“Avocazione dei profitti di regime, cioè la confisca dell’arricchimento
individuale realizzato sfruttando le opportunità offerte dal regime
fascista: Gli incrementi patrimoniali conseguiti dopo, da chi ha
rivestito cariche pubbliche o comunque svolta attività politica, come
fascista, si presumono profitti di regime, a meno che gli interessati
dimostrino che gli arricchimenti hanno avuto lecita provenienza. Ciò vale anche
se i beni abbiano cessato di appartenere alla stessa persona.
Infine, una norma nella cui formulazione “la responsabilità del legislatore è
più evidente” —, P 5 P osserva il penalista Caroli — punisce “le sevizie
particolarmente efferate” all’art. 3 del decreto dell’“Amnistia Togliatti
che è opportuno vedere per intero: Amnistia per altri delitti politici. È
concessa amnistia per i delitti di cui agli articoli 3 e 5 del decreto
legislativo luogotenenziale ed all’art. 1 del decreto legislativo
luogote- nenziale, e per i reati ad essi connessi a’ sensi dell’art. 45,
n. 2, Codice procedura penale, salvo che siano stati compiuti da persone
rivestite di elevate funzioni di direzione civile o po- litica o di
comando militare, ovvero siano stati commessi fatti di strage, sevizze
particolarmente efferate, omicidio o saccheggio, ovvero i delitti siano
stati compiuti a scopo di lucro!02, Il termine ‘sevizie’ (si noti
il plurale) “presuppone un livello estremo di disumanità. Esso non
dovrebbe perciò tollerare l’apposizione di aggettivi che ne qualifichino l’intensità.
Le sevizie, in quanto tali, dovrebbero essere già di per sé al livello
massimo di gravità. Tuttavia il legislatore rende il termine ancora più
selettivo, affiancandovi un avverbio ed un aggetti- vo e richiede,
affinché tali sevizie abbiano efficacia ostativa [cioè impediscano
l’applicazio- ne dell’amnistia], che esse siano ‘particolarmente efferate
Il risultato pratico di questa scelta terminologica fu che le ‘sevizie’
senz’altra qualificazione e le ‘sevizie efferate’ vennero amnistiate dai
tribunali, con sentenze che sono “addirittura ripugnanti all’umana
coscienza Per la Corte di Cassazione, la sevizia particolarmente efferata è
“soltanto quella che, per la sua atrocità, fa orrore a coloro stessi che
dalle torture non siano alieni” (Cassazione, Camerino). Con un’aberrante
interpretazione di questo tipo, nota un com- mentatore, “giudice
dell’efferatezza diventava la sensibilità dello stesso seviziatore Il
progressivo svuotamento delle sanzioni avvenne con varie norme e circolari
interpreta- tive, nonché “con l’entrata in vigore della Costituzione”
perché “l’art. consente anche ai Testo integrale dell’“Amnistia
Togliatti”. Decreto Presidenziale, Amnistia e indulto per reati comuni,
politici e militari, “Gazzetta Ufficiale” Serie Generale gazzettaufficiale.it/eli/id/ Garrone, Guerra
di liberazione (dalle galere), “Il Ponte” La citazione è tratta da Massimo
Donini, La gestione penale del passaggio dal fascismo alla Repubblica in Italia,“Materiali
per una storia della cultura giuridica] condannati in via definitiva di
presentare ricorso al fine di ottenere l’amnistia. Ciò di fatto annulla
gli effetti di gran parte del lavoro dell’Alta Corte di giustizia. Infine, il
perseguimento penale “dei crimini fascisti in Italia conosce un punto d’arresto
con l’amnistia, qualificata dagli storici come ‘colpo di spugna’, una
combinazione di ‘amnesia e amnistia. Una precisa esegesi del
testo dell’“Amnistia Togliatti” e il dibattito sulle sue numerose
manchevolezze va lasciato ai penalisti. Proprio le indeterminatezze testuali
favorirono “un vero e proprio attivismo della magistratura” segnata —
come si è visto — dalla forte impronta ricevuta nell’epoca fascista:
“Dall’inizio del secolo al fascismo, il sistema si basava su una sorta di
‘dialogo’ fra aperture sociali da parte del legislatore ed applicazione in
senso restrittivo da parte di una magistratura conservatrice, che faceva
massimo uso degli spazi di discrezionali tà consentita” In altre parole:
“La logica del bastone e della carota nei confronti delle classi
subalterne e dei movimenti politici di opposizione vede dunque, in un evidente
gioco delle parti, il legislatore offrire la carota e la magistratura
brandire il bastone a difesa della conservazione. L'applicazione dell’amnistia
in Italia si reggeva proprio su questo gioco delle parti fra legislatore
e magistratura. Tenendo presente questa situazione conviene ora ritornare per
soffermarsi brevemente sul contenuto dell’“amnistia Togliatti”105. Un suo
chiaro commentario è la relazione con cui Togliatti stesso accompagnò il
provvedimento, presentandolo come “un provvedi- mento generale di
clemenza. L’amnistia riguarda i delitti comuni puniti con una pena
detentiva inferiore ai 5 anni e commessi entro, nonché “i delitti
politici commessi dopo la liberazione” (art. 2): però non veniva definito che
cosa si intendesse per delitto politico. Altri articoli introducevano
importanti forme di indulto fuori dai casi di amnistia: la pena di morte
era commutata in ergastolo; l’ergastolo in reclusione per 30 anni; le
pene detentive superiori a 5 anni erano ridotte di un terzo; quelle inferiori a
5 anni venivano condonate. L’“amnistia Togliatti” provocò la
scarcerazione immediata di molti fascisti e venne critica- ta non solo
dai movimenti partigiani, ma anche all’interno del Partito Comunista
Italiano: infatti vennero scarcerati i fascisti, ma non i partigiani
arrestati prima e durante la Liberazio- ne. Tipica è la posizione
dell’esponente del Partito d’Azione Berlinguer, senatore socialista (e
padre di Enrico, futuro segretario generale del PCI). Quindi poco prima
dell““Amnistia Togliatti“ aveva presentato alla Camera un provvedimento
di “larga amnistia e di condono” infatti egli si dichiarava favorevole a
un provvedimento di amnistia che riguardasse tanto i reati politici
quanto anche quelli comuni, adducendo due ragioni a favore di questa sua
proposta: il mutamento della coscienza giuri- dica dopo il ’44 rispetto
ai reati comuni e l‘esigenza di ridurre i processi arretrati che erano
andati accumulandosi!0, Di fronte all’“amnistia Togliatti” ne valuta il pro e
il contro: da un [ Bracci, Come nacque l’amnistia, “Il Ponte, ; in
generale: Romano Canosa, Storza dell’epurazione in Italia. Le sanzioni
contro il fascismo, Baldini e Castoldi, Milano, Mario Berlinguer, Lineamenti
della prossima amnistia, “La Giustizia Penale] lato, la ritiene pericolosa
perché “dimentica le vittime per perdonare i persecutori”!07; ma,
dall’altro lato, dà “atto al governo di questo gesto saggio e patriottico,
segno di generosità, di forza e di fiducia nell’Italia che si
rinnova, Nell’immediato dopoguerra, inoltre, bisognava tenere
presente la collocazione politica tanto del governo quanto della
magistratura: quest’ultima “è ora chiamata a giudicare mem- bri del
passato regime, i quali rappresentano comunque la conservazione, a fronte
di un nuovo governo che di fatto è un governo rivoluzionario. Esso era
inoltre composto da partiti come il PCI, sino a poco prima bandito come
illegale e bollato come sovversivo del concetto stesso di ordine
costituito. L'atteggiamento della magistratura non rappresenta quindi un
intervento improvviso e imprevedibile, ma un’evoluzione coerente e
perfettamen- te prevedibile. All’interno società italiana del dopoguerra
si intrecciavano ancora “moti di violenza, mi- nacce neofasciste, ritorno
di partigiani alla macchia, omicidi eccellenti e omicidi di classe” (p.
54), mentre nel contesto internazionale l’Unione Sovietica, da alleata delle
democrazie occidentali nella ‘guerra calda’, si era trasformata nella
loro nemica nella ‘guerra fredda”. All’interno dell’Italia veniva quindi
meno quella solidarietà tra i partiti antifascisti di destra e di
sinistra che aveva caratterizzato la Resistenza, mentre all’esterno appariva
chiaro che gli Stati Uniti non potevano accettare che nel governo
italiano fosse presente il maggior partito comunista dell'Occidente. Di
conseguenza, nel 1947 il PCI venne escluso dal governo De Gasperi:
resterà fuori dall’area governativa sino alla sua dissoluzione, Il
grave attentato a Palmiro Togliatti del 14 luglio 1948 può essere preso a simbolo
delle ten- sioni sociali e politiche dell’immediato dopoguerra!!0; un
simbolo con una doppia valenza. Da un lato, l’attentato porta alla
luce in forma estrema gli atteggiamenti fortemente osti- li ancora
presenti in tutto il Paese: “Operai e contadini in piazza, sciopero generale
prima spontaneo poi ufficiale, l’urlo della folla in marcia, le fabbriche
occupate, le sedi cattoliche devastate, le camionette della Celere in
azione, i comizi del Pci, i primi colpi, le prime violenze. Compaiono i mitra:
i dimostranti sparano, i celerini rispondono, si contano i primi morti.
Togliatti ha invitato alla calma, ma l’Italia è un vulcano. Genova,
Firenze, Torino e Venezia sono in rivolta. Il Governo mette in campo
l’esercito. Sono le ore più drammatiche della breve storia repubblicana.
Siamo nell’anticamera della guerra civile”; Berlinguer, L’ammnistia è
pericolosa. Dimentica le vittime per perdonare i persecutori, “Non Mollare”. Contrario
all’amnistia anche A. Battaglia, A proposito dell’amnistia. Una cattiva
legge ed una indebita circolare, “Rivista Penale” Berlinguer,
Incongruenza e iniquità dell’amnistia, “La Giustizia Penale” Il Congresso del
PCI decise di mutare nome in Partito Democratico della Sinistra,
destinato a successivi cambi di nome e a un costante calo elettorale.
110 La notizia dell’attentato nella stampa di quei giorni è raccolta nel
sito della Fondazione Feltrinelli fondazione feltrinelli.it/ app/uploads _Attentato-a-Togliatti.pdf).
infine, “l’estate rovente del ’48 va in archivio, portandosi dietro una guerra
civile che non c'è stata e un bilancio pesante: morti e feriti,
Dall’altro lato, nel giorno stesso in cui fu vittima dell’attentato
all’uscita dal parlamento, l'atteggiamento moderato di Togliatti tenne a
freno un partito in cui molti militanti ex parti- giani avevano ancora le
armi in cantina: “Le uniche parole che il segretario [del PCI] pronun-
cia prima di entrare di entrare in sala operatoria sono “State calmi; non
perdete la testa! Il carisma del segretario generale e la disciplina del
partito, nonché la ferma reazione del governo, evitarono giorni
drammatici alla giovanissima repubblica. L’“Amnistia Azara” e la fine
della giustizia di transizione Il clima fin qui illustrato spiega
perché, a partire da quello stesso anno, si sussegua uno stil- licidio di
norme e di atti di clemenza individuale. Assume un particolare rilievo
l’“amnistia Azara” dal nome dell’allora ministro della giustizia!!3. Essa vuole
(queste le parole del relatore alla Camera dei deputati, Francesco Colitto)
“chiudere il ciclo fin troppo lungo di una lotta politica assai aspra e
drammatica, cancellando i residui della dura guerra civile e dare così
inizio ad una nuova èra di solidarietà nazionale”1!4. Il medesimo spirito
irenico traspare dalla presentazione al Senato di questo “progetto di
clemenza”: PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione del disegno
di legge: “Delegazione al Presidente della Repubblica per la
concessione di amnistia e indulto” già approvato dalla Camera dei deputati.
Dichiaro aperta la discussione generale. È iscritto a parlare il senatore
Piola. Prima che egli inizi il suo di- scorso, mi sia consentito di
ricordare al Senato che un provvedimento di clemenza deve essere
discusso 11! Innocenti: l’attentato a Togliatti -- SoleOnLine4/
Tempo%20 liberoX20e%20 Cultura Storia-storie- togliatti-14-luglio.shtml).
Su questa celebre frase (narrata in più varianti, ma tutte con la stessa carica
pacificatrice): Fabrizio Ron- dolino, I/ nostro PCI. Un racconto per
immagini, Rizzoli, Milano, il manifesto per il ritorno di Togliatti alla Festa
dell’Unità); Marcella e Maurizio Ferrara, Conversando con Togliatti,
Edizioni di Cultura Sociale, Roma. La carriera d’Azara riflette la mutevolezza
dei suoi tempi: negli anni del fascismo fu giudice di cassazione dal
1936, collaborò alla preparazione del codice civile del 1942 (ottimo
codice tuttora vigente), fu membro del comitato scientifico delle riviste “La
nobiltà della stirpe” e “Diritto Razzista” rifiutò di aderire alla Repubblica
Sociale Italiana (venendo per questo espulso dalla magistratura) e dal
1948 alla morte fu senatore della Democrazia Cristiana. Come ministro
della giustizia nel 1953-54 emanò un provvedimento di indulto e amnistia
per i reati politici commessi entro il 18 giugno 1948 (D.P.R), noto come
“Amnistia Azara”. Azara, Amnistia e indulto. Discorsi pronunciati alla
Camera dei deputati nelle sedute del 2 e del 18 dicembre 1953, Tipografia
della Camera dei deputati, Roma; Id., Direttive fasciste nel nuovo Codice
civile, Giuffrè, Milano normattiva it uri-res stato decreto presidente.
repubblica: 1953-12-19;922!vig=). Piromallo, Esposizione critica della
giurisprudenza sui decreti di amnistia e d’indulto dell’ulti- mo
decennio, Società Editrice Libraria, Milano; la citazione (2° ed. aggiornata con il decreto di
amnistia e indulto, illustrato articolo per articolo). in un’atmosfera
che non contrasti con le elevate finalità che esso si propone. Il senatore
Piola ha facoltà di parlare. proLa. Illustre Presidente, onorevoli
colleghi: il richiamo e l’augurio che il nostro Presidente ha fatto, di
mantenere la discussione nell’ambito della più assoluta serenità, trova
certamente concordi tutti i colleghi. Dirò brevi parole sul progetto in
esame, risultato dei lavori della Commissione, nella quale è regnata
quella stessa serenità di discussione che si verificherà in quest’Aula. Il
progetto è giunto al Senato monco, in relazione a quello che era stato il
progetto governativo, avendo l’altro ramo del Parlamento respinta
l’amnistia; la Commissione all’unanimità ha ritenuto che dovesse essere
integrato in quella parte che le vicende della discussione, alla Camera,
avevano annullato. Non spetta a questo Consesso di indagare sulle ragioni
complesse per le quali dal progetto era stato eliminato l’articolo primo;
ma era doveroso per l’armonia stessa del provvedimento di clemenza che la
Commissione si facesse parte diligente col creare l’altro pilastro sul
quale il provvedimento stesso doveva poggiare. Ed è così che accanto
all’indulto si propone all’approvazione del Senato l’amnistia,
Anche questo decreto contiene dunque norme sia sull’amnistia, sia
sull’indulto. In esso l’amnistia è “generale” mentre la particolare
ampiezza dell’indulto aveva animato il dibattito sull’approvazione del
provvedimento: secondo alcuni, infatti, quell’ampio indulto sembrava una
misura per far uscire dalle carceri tutti i politici. L'amnistia sancita dal
decreto presidenziale è nota come
“amnistia Azara” perché promossa dall’allora Ministro della Giustizia,
Antonio Azara, “magistrato fascista e noto- riamente razzista
(sostenitore delle “leggi razziali” e membro della rivista “Diritto
razzista”). Tale decreto, congiunto alla legge n. 921 sulla liberazione
condizionale, emanata giusto il giorno precedente, determinò la
scarcerazione dei collaborazionisti che erano ancora reclusi,
Basti qui richiamare in forma abbreviata i due articoli iniziali di
questo testo, la cui analisi complessiva sarebbe lunga e tecnicamente
complessa: È concessa amnistia: a) per ogni reato, non militare o
finanziario, per il quale è stabilita una pena detentiva non superiore
nel massimo a quattro anni, sola o congiunta a pena pecuniaria, oppure soltanto
una pena pecuniaria. [Segue un elenco di reati esclusi
dall’amnistia.] b) per tutti i reati preveduti dal regio
decreto-legge, e sue successive modifica- zioni, nonchè per tutti i reati
preveduti da leggi antecedenti e successive al decreto-legge anzidetto in
ordine alla disciplina dei consumi, degli ammassi e dei contingentamenti; per
il reato di diffamazione a mezzo della stampa; d) peri reati
militari di assenza dal servizio preveduti dagli articoli del Codice penale
militare di guerra commessi, in quanto non siano stati compresi in
precedenti decreti di amnistia; per ogni reato, non militare o
finanziario, per il quale è stabilita una pena detentiva non superiore
nel massimo a sei anni, sola o congiunta a pena pecuniaria, commesso da minori
di anni diciotto, ferme restando le esclusioni di cui alla lettera
a); per i reati finanziari preveduti [segue elenco]. Senato della
Repubblica, Seduta, Discussione del disegno di legge: Delegazione al
Presidente della Repubblica per la concessione di amnistia e indulto, p. 2671 senato.
it/service). Relatore è il senatore Giacomo Piola della Democrazia
Cristiana. Dalla tesi di Malo, La giustizia di transizione tra fascismo e
democrazia, dspace.unive.it/bitstream/ handle/1 sequence=2). Art. 2. È
concesso indulto: a) per i seguenti reati commessi: reati politici,
ai sensi dell’art. 8 del Codice penale, e i reati connessi; nonchè i
reati inerenti a fatti bellici, commessi da coloro che ab- biano
appartenuto a formazioni armate: 1) commutando la pena dell’ergastolo nella
reclusione per anni dieci e, qualora l’ergastolo sia stato già commutato
in reclusione per effetto dell’indulto, riducen- do ad anni dieci la pena
della reclusione sostituita a quella dell’ergastolo; riducendo ad anni
due la pena della reclusione superiore ad anni venti e condonando
interamente la pena non superiore ad anni venti; per ogni reato
commesso non oltre il 18 giugno 1946 da coloro che abbiano appartenuto a
forma- zioni armate, e non fruiscano del beneficio indicato nella
precedente lettera. In sintesi, quell’amnistia e alcune norme successive
“estesero definitivamente a tutti i condan- nati (compresi i latitanti),
i benefici delle scarcerazioni e delle amnistie. In questo modo in
carcere non rimase più nessuno, e la giustizia del dopoguerra così si concluse”
117, Se la condanna esige il ricordo, l’amnistia impone l’oblìo: e
forse, come il dimenticare è essenziale per la mente dell’individuo, così
il dimenticare è necessario affinché una nazione possa vivere senza
eccessive tensioni. L'Italia ha molto dimenticato, e la natura e le
dimensio- ni di questo oblio imporrebbero un’ulteriore, vasta ricerca.
Essa potrebbe svolgersi all’inse- gna di quando aveva affermato
Renan: L’oblio, e dirò persino l’errore storico, costituiscono un
fattore essenziale nella creazione di una na- zione, ed è per questo
motivo che il progresso degli studi storici rappresenta spesso un pericolo per
le nazionalità. La ricerca storica, infatti, riporta alla luce i fatti di
violenza che hanno accompagnato l’o- rigine di tutte le formazioni
politiche, anche di quelle le cui conseguenze sono state benefiche:
l’unità si realizza sempre in modo brutale. Una nazione è un’anima, un
principio spirituale. Due cose, che in realtà sono una cosa sola,
costituiscono quest’anima e questo principio spirituale; una è nel passato,
l’altra è nel presente. Una è il comune possesso di una ricca eredità di
ricordi; l’altra è il consenso attuale, il desiderio di vivere insieme,
la volontà di continuare a far valere l’eredità ricevuta insieme. L’essenza di
una nazione sta nel fatto che tutti i suoi individui condividano un
patrimonio comune, ma anche nel fatto che tutti abbiano dimenticate molte
altre cose!!8, Nella giustizia transizionale dell’Italia del
dopoguerra le amnistie “Togliatti” e “Azara” sono i primi passi sulla via
dell’oblìo; altri se ne aggiusero, soprattutto dopo le turbolenze.
Omettendo ulteriori approfondimenti, se ne può tracciare un primo quadro
complessivo. I provvedimenti di amnistia e di indulto per fatti politici sono
cinque su un totale di nove atti del genere (i decreti emessi in
relazione a fatti politici contengono di solito disposizioni anche in
ordine a reati comuni). Il primo è (D.P.R.) (D.P.R.). Gli altri sono (D.P.R.), (D.P.R.) e
(D.P.R.). Dopo, non vi sono più amnistie per fatti politici. Di conseguenza i
provvedimenti di questo tipo Ivi dspace.unive.it stream handle. Ivi Renan, Che
cos'è una nazione? E altri saggi, Donzelli, Roma. Sull’oblìo indivi-
duale in Sandra Basilea, risultano essere cinque nei trentacinque anni: queste
sono le dimensioni della ‘clemenza’ politica in Italia in tempi
recenti”!!9, La riabilitazione del passato culminò nel 1960 con la
formazione del Governo Tambroni, che ottenne la fiducia 1’8 aprile: un
monocolore democristiano con l’appoggio esterno del Movimento Sociale
Italiano, diretto erede della Repubblica Sociale Italiana e, quindi, del
partito fascista (che una norma della costituzione vieta di ricostituire “sotto
qualsiasi forma; di qui la scelta di denominarlo “Movimento” e non
“Partito”). Questa inaccettabile alleanza politica aveva il suo simbolo
in Giorgio Almirante, già sottosegretario nel governo della Repubblica
Sociale Italiana, co-fondatore e poi segretario generale del Mo- vimento
Sociale Italiano, nonché deputato nel parlamento repubblicano. La fiducia
a quel governo di centro-destra provocò violente manifestazioni in tutto il
paese e Fernando Tambroni presentò le sue dimissioni. Ma oggi la fiamma
tricolore — che fu il simbolo dell’estinto Movimento Sociale Italiano —
continua ad essere presente nel simbolo del partito di estrema destra
“Fratelli d’Italia” che nelle elezioni passate ha acquistato una
posizione rilevante e che negli attuali sondaggi elettorali presenta una
crescita costan- tel21, anche se sembra aver subìto un rallentamento
nelle elezioni locali. In questo richiamo al ‘passato che non passa’ ritorna
l'atmosfera ‘nostalgica’ (già evocata nel $ 3.Commemorare in tempi
immemori: tra condanna e nostalgia) e la constatazione che, nella re-
pubblica nata dalla Resistenza, si sta ormai affermando sempre più la
desistenza, cioè il cedere il passo alle pulsioni di destra sopite ma non
cancellate, al fascismo eterno evocato da Eco. Ed era proprio la desistenza
quello che Piero Calamandrei temeva: Finita e dimenticata la Resistenza,
tornano di moda gli “scrittori della desistenza”: e tra poco recla-
meranno a buon diritto cattedre ed accademie. Sono questi i segni
dell’antica malattia. E nei migliori, di fronte a questo
rigurgito, rinasce il disgusto: la sfiducia nella libertà, il desiderio di
appartarsi, di lasciare la politica ai politicanti. Questo il pericoloso
stato d’animo che ognuno di noi deve sorvegliare Santosuosso, Gli anni .inventati. org/ apm/ abolizionismo/ santpoli/
santpo- li6. Costituzione della Repubblica italiana, Disposizioni
transitorie e finali, XII: È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi
forma, del disciolto partito fascista. In deroga all’articolo 48, sono
stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore
della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla
eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista. Secondo un
sondaggio dell’importante Istituto Nazionale di Ricerche Dembòpolis “se si
votasse oggi il primo partito sarebbe Fratelli d’Italia con il 21% delle
preferenze. La Lega, però, insegue ad appena lo 0,2 di distanza,
accreditandosi al 20,8 per cento. - Non distante dai partiti del
centrodestra il Pd, che otterrebbe il 19,5%. Il Movimento 5 Stelle, invece, si
assesterebbe al 16,6 per cento, mentre tutti gli altri partiti sarebbero
sotto la soglia del 10%. Forza Italia [il partito di Silvio Berlusconi],
infatti, è accreditata al 7 per cento, seguita da Azzore al 2,6%, Sinistra
Italiana al 2,2 per cento, Leu all’1,9 per cento e infine Italia Viva
all’1,7%” lagone.it/2021/08/29/ sondaggi- politici-
elettorali-oggi-fratelli- ditalia-lega-e-pd- racchiusi-in- appena-un-punto-e-mezzo/).
Eco, I/ fascismo eterno, La nave di Teseo. Eco indica “una lista di
caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l’“Ur-Fascismo” o il
“fascismo eterno” Tali caratteristiche non possono venire irreggimentate
in un sistema: molte si contraddicono reciprocamente, e sono tipiche di
altre forme di dispotismo o di fanatismo. Ma è sufficiente che una di loro
sia presente per far coagulare una nebulosa fascista” e combattere,
prima che negli altri, in se stesso: se io mi sorprendo a dubitare che i morti
siano morti invano, che gli ideali per cui son morti fossero stolte
illusioni, io porto con questo dubbio il mio con- tributo alla rinascita
del fascismo. Dopo la breve epopea della resistenza eroica, sono ora
cominciati, per chi non vuole che il mondo si sprofondi nella palude, i
lunghi decenni penosi ed ingloriosi della resistenza in prosa. Ognuno di
noi può, colla sua oscura resistenza individuale, portare un contributo
alla salvezza del mondo: oppure, colla sua sconfortata desistenza, esser
complice di una ricaduta che, questa volta, non potrebbe non esser
mortale, Bibliografie, Libri di sopravvissuti. Rispetto all’elenco
contenuto nel volume di Liliana Segre (cfr. supra, S$ 5. Una guida: i ricordi
di Liliana Segre, i titoli sono qui riportati in ordine alfabetico
secondo il cognome dell’autore e, ove possibile, è stata indicata la
prima edizione e qualcuna delle successive. Quasi tutti i titoli hanno
però ulteriori edizioni, con vari curatori o prefatori.
Bruck, Edith, Chi ti ama così, Lerici, Milano; Feltrinelli, Milano, Signora
Auschwitz. Il dono della parola, Marsilio, Venezia, Il pane perduto, La nave di
Teseo, Milano, Bucci, Andra — Tatiana Bucci, Noî, bambine ad Auschwitz. La
nostra storia di sopravvissute alla Shoah. A cura di Umberto Gentiloni
Silveri e Marcello Pezzetti. In collaborazione con Stefano Palermo, Mondadori
Milano, Fiano, Nedo, A Il coraggio di vivere. Prefazione Fiamma Nirestein;
presentazione Ernesto Galli della Loggia; contributo storico Marcello
Pezzetti, Monti, Saronno; Premesse di Andrea, Emanuele e Enzo Fiano, San
Paolo, Cinisello Balsamo 2018, 234 pp. Levi, Primo, Se questo è un
uomo, De Silva, Torino; Einaudi, Torino, La tregua, Einaudi, Torino, I sommersi
e i salvati, Einaudi, Torino, Millu, Liliana I/ fumo di Birkenau, La Prora,
Milano, Giuntina, Firenze, Tagebuch. Il diario del ritorno dal Lager.
Prefazione di Paolo De Benedetti. Introduzione di Piero Stefani,
Giuntina, Firenze, Modiano, Sami, Per questo ho vissuto. La mia vita ad
Auschwitz-Birkenau e altri esili. A cura di Marcello Pezzetti e Umberto
Gentiloni Silveri, Rizzoli, Milano, Veltroni, Tana libera tutti. Sami, Calamandrei,
Desistenza, “Il Ponte, jacopo giliberto.blog. ilsole24ore. desistenza-un-
vecchio-articolo- di calamandrei -da-rileggere-con- attenzione/).
Queste bibliografie sono pubblicate anche nella rivista on line dell’Institut
fur Zeitgeschichte di Monaco di Baviera e Berlino: Le leggi razziali in
Italia: dall’amnistia all’amnesia. Una bibliografia, “Schepunkte, Max Planck
Institute for Legal History and Legal Theory Research Paper Series, Modiano, il
bambino che tornò da Auschwitz, Feltrinelli, Milano, Veltroni raccoglie la
testimo- nianza diretta di Sami Modiano e la trascrive per i più
giovani). Nissim, Luciana, Ricordi della casa dei morti, in
Luciana Nissim Pelagia Lewinska, Donne contro il mostro, Ramella, Torino;
anche in Luciana Nissim Momigliano, Ricordi della casa dei morti, e altri
scritti, Giuntina, Firenze. Springer, Il silenzio dei vivi. All'ombra di
Auschwitz, un racconto di morte e resurrezione, Marsilio, Venezia
Szòrenyi, Una bambina ad Auschwitz. Bernardi, Mursia, Milano, Terracina, Piero,
Pensate sempre che siete uomini. Una testimonianza della Shoah. Con una
postfazione di Lisa Ginzburg, Ponte alle Grazie, Milano, Venezia, Shlomo,
Sonderkommando Auschwitz. A cura di Marcello Pezzetti e Umberto Gentiloni
Silveri; da un’intervista di Béatrice Prasquier, Rizzoli, Milano, All’elenco
di Liliana Segre si possono aggiungere: Basilea, Sandra, Se: viva Anne?,
Cappelli, Bologna, Del Vecchio, Giorgio, Una nuova persecuzione contro un
perseguitato. Documenti, Tipografia artigiana, Roma, Grasselli, Antonia (ed.),
Strarzeri in patria: gli ebrei bolognesi dalle leggi anti-ebraiche, Pendragon,
Bologna, Ottolenghi, Massimo, Per un pezzo di patria. La mia vita negli anni
del fascismo e delle leggi razziali, Blu Edi- zioni, Torino, Ricordi di
un “gagno” di “Giustizia e libertà”,“Micromega, Una bibliografia sulle leggi
razziali. La bibliografia che segue elenca soltanto i titoli dei libri (non
quindi degli articoli) in cui compaiono le parole “leggi razziali” e si
limita agli anni prossimi l’ottantesimo anniversario delle leggi
razziali. Questa selezione è necessaria perché il Sistema Bibliotecario
Nazionale indica complessivamente titoli dedicati a questo
tema. Benussi Annalisa Di Fant (cur.), Razzismo in cattedra. Il liceo Petrarca
di Trieste e le leggi razziali, EUT, Trieste, Convivere con Auschwitz. Il
rafforzamento del dovere della memoria per la pace e la democrazia
nell’ottantesimo dal preannuncio a Trieste delle famigerate leggi
razziali. convegno: EUT, Trieste, Atti del convegno tenuto a Trieste
nell’ambito della Settimana della Memoria). Di Veroli, Andrea, Giulio
Amati da uomo a numero. La vita di un ebreo italiano spezzata dalle leggi
razziali, Chillemi, Roma, Fanesi, Pietro Rinaldo, GU ebrei italiani nelle
Americhe dopo le leggi razziali, Introduzione di Mulas. Postfazione di Silvana
Amati Roma, Nova Delphi, Roma, Max Planck Institute for Legal History and Legal
Theory Research Paper Series, Fidanza, Vittorio, La lunga notte. Gli italiani
fra leggi razziali e deliri totalitari, Associazione Culturale Mitico
Channel, Foggia, Foà, Ugo, Il bambino che non poteva andare a scuola. Storia
della mia infanzia durante le leggi razziali in Italia, Manni, San
Cesario di Lecce, Lombardo, Giacomo, L’ Italia s’è vespa. Una vespa che
racconta i due volti dell’ Italia e della Piaggio, dalla promulgazione
delle leggi razziali fino al boom economico; Pegrari, Maurizio Antonio Porteri
(a cura di), Le leggi razziali contro i beni e le professioni degli ebrei
in Italia, Travagliato Torre d’Ercole, Brescia, Alatri, Giovanna, Asili
infantili dall'Unità alle leggi razziali: ebrei a Roma. Prefazione di Riccardo
Di Segni. Introduzione Paolo Mieli, Fefè, Roma, Calivà, Mario, Le leggi
razziali e l'ottobre del 1943, Besamuci, Nardò (Lecce), Casula, Carlo Felice -
Giovanni Spagnoletti, Triulzi, La conquista dell’impero e le leggi
razziali tra cinema e memoria, Annali - Archivio audiovisivo del movimento
operaio e democratico, Effigi, Arcidosso (Grosseto), Malaguti, Gino
Barbara Previato, Giorgio Malaguti, Espulsi e licenziati: alunni e docenti
delle scuole modene- si e le leggi razziali, Nonantola - Centro studi
storici nonantolani, Il Fiorino, Modena, Pagliara, Alessandro (a cura di),
Antichistica italiana e leggi razziali. Atti del Convegno in occasione
dell’ottante- simo anniversario del Regio Decreto Legge (Università di
Parma), Athenaeum, Parma, Riccardi, Andrea - Gabriele Rigano (eds.), La svolta.
Fascismo, cattolicesimo e antisemitismo. Postfazione di Giovagnoli, Guerini,
Milano, Severino, Gerardo, Le leggi razziali e la Guardia di Finanza. Il caso
del finanziere di mare Ettore Marco Cesana, Museo Storico della Guardia di
Finanza, Roma, Battifora, Paolo (cur.): l’emanazione delle leggi razziali.
Testimonianze, saggi, riflessioni, Storia e memoria. Istituto ligure per
la storia della Resistenza e dell’età contemporanea Raimondo Ricci,
Genova, Brusco, Carlo, La grande vergogna: l’Italia delle leggi razziali.
Prefazione di Liliana Segre, Gruppo Abele, Torino, Cardinali, Cinzia Anna
di Castro, Ilaria Marcelli (cur.), Voci di carta. Le leggi razziali nei
documenti del- la città di Siena. Catalogo della mostra documentaria,
Archivio di Stato di Siena, Pacini Giuridica, Cecini, Giovanni, Ebrei non più
italiani e fascisti. Decorati, discriminati, perseguitati, Edizioni Nuova
Cultura, Roma; con prefazione di Riccardo Segni. In 4° di copertina:
Secondo di tre volumi realizzati nell’ambito del progetto “Le leggi
razziali e il Valore Militare, Le leggi razziali e il Valore Militare. Antologia
di testi e documenti, Edizioni Nuova Cultura, Roma, Max Planck Institute for
Legal History and Legal Theory, “Le leggi razziali e il Valore Militare,
Di Ruscio — Gravina, Migliau, Le leggi anti-ebraiche. Materiali per
riflettere e ricordare, s.l.s.n. Pubbliprint, Roma, Duranti, Simone, Leggi
razziali fasciste e persecuzione antiebraica in Italia, Unicopli, Milano, Iossa,
Vincenza — Manuele Gianfrancesco (cur.), Vietato studiare, vietato insegnare.
Il Ministero dell’educazione nazionale e l’attuazione delle norme antiebraiche,
Prefazione di Michele Sarfatti, Palombi, Roma, Nigro, Giuseppe, Opposte
direzioni: le famiglie Friedmann e Sonnino in fuga dalle leggi razziali.
Prefazione di Alfonso Botti. Con una nota di Angelo Proserpio, Biblion,
Milano, Perini, Mario, L'Italia – le leggi antiebraiche e a 70 dalla
Costituzione. Atti del Convegno tenuto a Siena, Con una presentazione di
Francesco Frati e con un’introduzione di Floriana Colao, Pacini
Giuridica, Pisa, Riccardi Rigano, La svolta. Fascismo, cattolicesimo e
antisemitismo. Postfazione di Agostino Giovagnoli, Guerini, Milano, Affricano,
Marta, Una bambina ebrea ai tempi delle leggi razziali, Le Graffette, Sassuolo,
Berger e Pezzetti, vite spezzate, Gangemi, Roma, Boratto, Rosanna Ruffino, le
leggi razziali: i diritti negati tra discriminazioni e persecuzioni,
Comitato provinciale di Udine della Associazione Nazionale Partigiani d’Italia,
Udine, Bozzi (cur.): le “leggi razziali”) l’anti-ebraismo fascista dalla
persecuzione dei diritti alla Shoah, ANPI, Magenta Ca’ Foscari allo
specchio: dalle leggi razziali. [Con la supervisione di Alessandro Casellato],
Catalogo della mostra, CFZ Ca’ Foscari Flow Zone, Venezia, in occasione del Giorno
della memoria, Le) case e le cose : le leggi razziali e la proprietà privata.
Catalogo della mostra, Fondazione per l’arte e la cultura della Compagnia di
San Paolo, Torino, Cassarino, Salvatore, Nego nel modo più assoluto di essere
ebreo. Documenti e riflessioni sull’applicazione delle leggi razziali
nella provincia di Ragusa. Prefazione di Saro Distefano, Sicilia Punto L,
Ragusa, Cavicchi, Alba - Dino Renato Nardelli, Le leggi razziali nell’Italia
fascista, Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea (Isuc),
Perugia Collotti, Enzo, I/ fascismo e gli ebrei. Le leggi razziali in Italia.
Prefazione di Donatella Di Cesare RCS, Milano, Critelli e Surace, Leggi
razziali e drammi personali: i documenti raccontano, [Tipografia
Essezeta], Varese. Delsante, Con la faccia infarinata: ebrei a Collecchio dalle
leggi razziali (Corcagnano: Graphital),
Collecchio, Dix, Gioele, Quando tutto questo sarà finito. Storia della mia
famiglia perseguitata dalle leggi razziali, Monda- dori, Milano, Edizione
speciale edita per i periodici del Gruppo Mondadori; prima edizione:
Mondadori, Max Planck Institute for Legal History and Legal Theory Research
Paper Series, Fogarollo, Note scordate: tre musicisti ebrei nella tempesta
delle leggi razziali. Prefazione di Liliana Picciotto. Con CD musicale a
cura di Giovanni Cardillo e Francesco Buffa, Sillabe, Livorno, Graffone, Valeria,
Espulsioni immediate: l’Università di Torino e le leggi razziali, Zamorani,
Torino, Guadagni, Davide (a cura di), Due anniversari: 80° dalle leggi
razziali, dalla Costituzione, Pisa
University Press, Pisa Id. Una giornata particolare: la cerimonia del
ricordo e delle scuse. Pisa, San Rossore, dalla firma delle leggi
razziali italiane, Pisa University Press, Pisa, Irico, Pier Franco (a cura di),
Vo: 0n siete italiano: a ottant'anni dalle leggi razziali, gli ebrei trinesi e
i regi- decreti, ANPI, Associazione nazionale partigiani d’Italia di
Trino, Trino, Liceo classico e linguistico statale Vincenzo Gioberti di
Torino,] Non dimenticare: le conseguenze delle leggi razziali al liceo
Gioberti, Torino, Pardo, Lucio, Barbarie sotto le due torri: leggi razziali e
Shoah a Bologna, Centro stampa regionale, [Bologna, Carolina Delburgo (a cura
di), Dopo la barbarie: il difficile rientro, [s.1.], Centro stampa della
regione Emilia-Romagna, II rumore del vuoto: assenze e presenze
nell’istituto magistrale Laura Bassi durante le leggi razziali [progetto
didattico: Luchita Quario e Maria Giovanna Bertani], Regione Emilia Romagna
Assemblea Legislativa, Bologna, Sega, Maria Teresa, Il banco vuoto.
Scuola e leggi razziali: Venezia, Prefazione di Gadi Luzzatto Voghera,
Cierre, Sommacampagna, Vercelli: francamente razzisti: le leggi razziali in
Italia, Edizioni del Capricorno, Torino Volpe, Pompeo — Giulia Simone, “Posti
liberi”: leggi razziali e sostituzione dei docenti ebrei all’Università
di Padova, Padova University Press, Padova, Foà, Dario e Aida, Quando due
parallele si incontrano: due ragazzi ebrei dalle leggi razziali ad oggi, S.
Belforte, Livorno 2Meneghetti, Francesca, Nor sapevo di essere ebrea.
Carla Rocca di fronte alle leggi razziali, Istresco, Treviso, Rossi,
Gianni Scipione, Lo squalo e le leggi razziali. Vita spericolata di Camillo
Castiglioni, Rubbettino, Soveria Mannelli, Triggiani, Ilaria (cur.), La
memoria contro ogni discriminazione. Giorno della memoria, Assemblea
legislativa delle Marche, Ancona, L’“Amnistia Togliatti. Questa bibliografia si
limita ai titoli di un numero limitato di libri perché, per ulteriori ricerche,
si può ricorrere alla vasta Bibliografia contenuta nel volume del
penalista Paolo Caroli, // potere di non punire. Uno studio sull’amnistia
Togliatti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, Max Planck Institute for
Legal History and Legal Theory Research Paper Series, Agosti, Togliatti,
l’amnistia e i ragazzi di Salò, in: Italia: guerra di liberazione e nascita
della Repubblica. Scritti sulla Resistenza, sulla guerra civile e sulla
Costituente, L'Unità — Nuova iniziativa editoriale, Roma, Battini,
Michele, Peccati di memoria. La mancata Norimberga italiana, Laterza, Roma-Bari,
Bugni (Arno), Ermenegildo, Riffessioni su due periodi storici: la Repubblica di
Montefiorino, il dopoguerra, l’amnistia di Togliatti e il dopo... cur.
Pedrini, ANPI, Comitato provinciale di Bologna, Bologna, Angelo, I
socialisti e la defascistizzazione mancata, Franco Angeli, Milano, Franzinelli,
Mimmo, L’Amnistia Togliatti: colpo di spugna sui crimini fascisti,
Mondadori, Milano, Ristampato con una postfazione di Guido Neppi Modona:
Feltrinelli, Milano, Caroli: “La principale monografia storica al riguardo” //
potere di non punire, Le stragi nascoste. L’armadio della vergogna: impunità e
rimozione dei crimini di guerra nazifascisti, Mondadori, Milano, Giannantoni,
Franco, / giorni della speranza e del castigo. Varese: la resa nazifascista, il
Tribunale del popolo, il campo di concentramento di Masnago, i processi
della Corte d’Assise, gli eccidi delle bande irregolari, il progetto
Alleato di “occupare” la provincia, il fallimento delle Commissioni Epurazione
e Illeciti Arricchimenti del regime, l’amnistia Togliatti, Emmeceffe,
Varese, Marchionne, Antonio, Amristia Togliatti. I provvedimenti clemenziali al
mutar di regime: l’amnistia, [tesi di laurea, Università di Napoli
Federico II]. Peregalli— Mirella Mingardo, Togliatti guardasigilli. In
appendice: circolari e documenti, Colibrì, Paderno Dugnano, Santosuosso,
Amedeo — Floriana Colao, Politici e aministia: tecniche di rinuncia alla pena
per i reati politici dall’unità ad oggi, Bertani, Verona, Scalabrino, I guardiasigilli
comunisti Togliatti e Gullo. Sanzioni contro il fascismo e processo alla
Resistenza, Miccoli, La grande cesura. La memoria della guerra e della
Resistenza nella vita europea del dopoguerra, Il Mulino, Bologna, Nelle
bibliografie risultano entrambi i nomi Scalabrino, Francesco e Scalambrino,
Francesco.] Scalambrino, Francesco, Gullo e “amnistia Togliatti”,
in Giuseppe Masi (a cura di), Mezzogiorno e Stato nell’opera di Fausto
Gullo, Orizzonti meridionali, Cosenza, Collana di studi e ricerche
dell’Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia
contemporanea). Bibliografia sintetica sull’“Amnistia Azara. I
testi su questa amnistia e sul suo autore sono pochi e di difficile
reperimento. Essi sono qui suddivisi in tre sottosezioni: a) Per una
biografia di Antonio Azara; b) Testi legislativi; c) Scritti sull’“Amnistia
Azara”. Per una biografia di Azara, Berri, Azara: necrologio, “Il diritto
fallimentare e delle società commerciali, Insediamento del primo Presidente
della Corte di Cassazione sen. dott. Azara. Udienza delle Sezioni unite
civili), Stamperia Nazionale, Roma, Max Planck Institute for Legal History and
Legal Theory Research Paper Series, L., Insediamento
del Procuratore generale presso la Corte suprema di Cassazione sen. dott.
Antonio Azara. Udienza delle Sezioni unite civili, Stamperia nazionale,
Roma, Il) trentennio della Rivista di diritto agrario, Scritti di Azara; in
appendice: I giudizi dopo il primo decennio, Tipografia B. Coppini,
Firenze, Tritto, Francesco, Azara, Antonio, in: Dizionario Biografico degli
Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma treccani.it/ enciclopedia/
antonio-azara_(Dizionario-Biografico). Testi legislativi
Amnistia-indulto e liberazione condizionale: legge, legge, D.P.R., Schiano, S.
Maria Capua Vetere, Calvanesi, Giovanni, Amnistia, indulto, liberazione
condizionale. Testo completo dei provvedimenti: commento generale ed
analitico articolo per articolo, richiami legislativi e giurisprudenziali,
formulario, indice completo di tutti i reati compresi negli atti di
clemenza (Decreto del Presidente della Repubblica, G. U. Legge, G. U.), Ed. Istituto Dante, Roma, Tip.
Pug, Pontificia Università Gregoriana, Decreto del Presidente della
Repubblica, Concessione di amnistia e di indulto gazzettaufficiale.it/ eli/id
sg; GU Serie Generale). Curatolo, D.P.: Amnistia e indulto per reati
comuni finanziari, militari, politici; D.P.: liberazione condizionale,
Marrese, Bari, In cop.: Con commento e giu- risprudenza, elenco articoli
C.P. amnistiati; in appendice: reati elettorali ed elenco amnistie ed indulti,
Gorgoglione, I decreti di clemenza: in materia penale, politica, militare,
finanziaria, valutaria, annonaria, disciplinare, elettorale,
amministrativa, tributaria e di polizia. Manuale pratico sugli istituti
giuridici dell’amnistia e dell’indulto con prontuario dei decreti, note
illustrative, criteri di applicazione, richiami giurisprudenziali e
prospetto riassuntivo dei decreti, Giuffrè, Milano, Piromallo, Esposizione
critica della giurisprudenza sui decreti di amnistia e d’indulto dell’ul-
timo decennio, Società editrice libraria, Milano, con il decreto
dell’“Amnistia Azara” cfr. infra, c). Id., Esposizione critica della
giurisprudenza sui decreti di amnistia e d’indulto dell’ultimo decennio,
Società Editrice Libraria, Milano, con il decreto di amnistia e indulto, illustrato
articolo per articolo). Testo completo (dalla Gazzetta Ufficiale delle
leggi, per la concessione amnistia ed indulto, Ceretti, Genova, Supplemento a:
Ruote del lotto,). Scritti sull’“Amnistia Azara” Amnistia e indulto
: leggi, decreto P.R., L. Di G. Pirola, Milano, Azara, Amnistia e indulto.
Discorsi pronunciati alla Camera dei deputati nelle sedute, Tipografia della
Camera dei deputati, Roma, Max Planck Institute for Legal History and Legal
Theory Research Paper Series, Bartholini, Salvatore, La delegazione legislativa
in materia di amnistia e indulto, Giuffrè, Milano, Rivista trimestrale di
diritto pubblico”). Basso, Lelio, Per un’amnistia riparatrice, Camera dei
deputati, Roma, Berlinguer, Mario, Su/l’amnistia, Discorso pronunciato alla
Camera dei deputati nella seduta, Tipografia della Camera dei deputati, Roma, Bracci,
Arnaldo, Brevi cenni di giurisprudenza sull’applicazione dell’amnistia di cui
al D.P., al reato di contrabbando di tabacchi esteri,“La Giustizia Penale”, Capalozza,
Enzo, I/ reato politico nell’ultimo provvedimento di amnistia ed indulto, “Il
Nuovo Diritto” Colitto, Ammnistia ed indulto: discorso pronunciato alla
Camera dei Deputati nella seduta, Tipografia della camera dei deputati, Roma, De
Francesco, Giuseppe Menotti, La tesi monarchica sull’amnistia: discorso, Roma, L’amnistia
e l’indulto in relazione all’articolo della costituzione : discorso, Jannitti
Piromallo, Alfredo Esposizione critica della giurisprudenza sui decreti di
amnistia e d’indulto dell’ulti- mo decennio, Società Editrice Libraria,
Milano, con il decreto di amnistia e indulto, illustrato articolo per
articolo, anteriore all’“Amnistia Azara. Malizia, Saverio,
Giurisprudenza completa sull’amnistia e indulto : Decr. Gazzettino Forense,
Padova, Perazzoli, Giuseppe, / limiti di applicabilità dell’amnistia per i
reati di assenza dal servizio, “Archivio penale” Riccio, Stefano,
Sull’amnistia e l’indulto. Discorso pronunciato alla Camera dei deputati nella
seduta, Tipografia della Camera dei deputati, Roma Santamaria, Dario,
Considerazioni sull’applicabilità dell’amnistia al reato continuato, “Rivista
Italiana di Diritto Penale” Scardia, Marcello, // concetto di formazioni
armate nel recente decreto di amnistia e indulto, “La giustizia penale”
Tipografia della camera dei deputati, Roma). Siracusano, Ancora
sull’amnistia e sull’immutabilità dell’accusa, Compagnia industriale tipografica
editrice meridionale, Catania Rassegna giuridica di Catania” Udienza)
Spallicci, Aldo, Su/l’amnistia. Discorso pronunciato al Senato della
Repubblica, Tip. del Senato, Roma, Max Planck Institute for Legal History and
Legal Theory Research Paper Series. Mario Giuseppe Losano. Losano. Keywords:
filosofia del diritto romano, Livio -- Luigi Speranza, “Grice e Losano: storia
del diritto romano – what Kelsen never had!” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Losurdo: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale del ribelle aristocratico – la scuola di Sannicandro di Bari --
filosofia pugliese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Sannicandro di Bari). Filosofo
italiano. Sannicandro di Bari, Puglia. Grice: “Losurdo has contributed to a
collection on ‘fatti normativi’ which is fascinating!” -- Grice: “I like Losurdo: describing Nietzsche
as the aristocratic rebel is genial; he also engages in some linguistic
botanising with his ‘linguaggio dell’impero’: something Romans and Brits know
well – cf. ‘Great Britaiin’ and my little England!” Italian philosopher, expert
not on Grice, but Nietzsche, “Nietzsche, ribelle aristocratico” -- essential Italian philosopher. Si laurea a Urbino sotto la guida di SALVUCCI con la
tesi, “La semantica di Rodbertus”. Direttore dell'Istituto di Scienze
filosofiche e pedagogiche Pasquale Salvucci ad Urbino, insegna storia della
filosofia nella stessa università presso la facoltà di Scienze della
Formazione. Inoltre fu presidente dell'hegeliana Società internazionale
Hegel-Marx per il pensiero dialettico, membro della Società di scienze di
Leibniz a Berlino (un'associazione di scienziati che si rifà alla settecentesca
Accademia Reale Prussiana delle Scienze nella tradizione di Leibniz) e
direttore dell'associazione politico-culturale Marx XXI. Dalla militanza
comunista alla condanna dell'imperialismo statunitense, fino allo studio della
questione afroamericana e di quella dei nativi, L. e studioso anche partecipe
della politica nazionale e internazionale. Di formazione marxista,
descritto sia come un «marxista controcorrente» sia come un «marxista
eterodosso» e un «comunista militante», la sua produzione spazia dai contributi
allo studio della filosofia kantiana (la cosiddetta autocensura di Kant e il
suo nicodemismo politico), alla rivalutazione dell'idealismo classico tedesco,
specie di Hegel, nel tentativo di riproporne l'eredità (sulla scia di Lukács in
particolare), alla riaffermazione dell'interpretazione del marxismo tedesco e
non (GRAMSCI (si veda) e i SPAVENTA (si veda)), con incursioni nell'ambito del
pensiero nietzscheano (la lettura di un Nietzsche radicale aristocratico) e di
quello heideggeriano (in particolare la questione dell'adesione al nazismo di Heidegger).
La sua riflessione filosofico-politica, attenta alla contestualizzazione del
pensiero filosofico nel proprio tempo storico, muove in particolare dai temi
della critica radicale del liberalismo, del capitalismo, del colonialismo e
dell'imperialismo, nonché della concezione tradizionale del totalitarismo (Arendt),
nella prospettiva di una difesa della dialettica marxista e del materialismo
storico, dedicandosi anche allo studio dell'antirevisionismo in ambito
marxista-leninista. Losurdo ha una visione molto critica della tradizione
intellettuale europea del liberalismo, in particolare della tradizione classica
e delle sue origini, sostenendo che pur pretendendo di enfatizzare l'importanza
della libertà individuale in pratica il liberalismo reale è a lungo
contrassegnato dalla sua esclusione di persone da questi diritti, con
conseguente sfruttamento come razzismo, schiavitù e genocidio. Afferma che le
origini del nazismo si trovano in quelle che considera politiche colonialiste e
imperialiste del mondo occidentale. Esaminando le posizioni intellettuali e
politiche degli intellettuali sulla modernità, Kant e Hegel furono i più grandi
pensatori della modernità mentre Nietzsche fu il suo più grande critico.
I suoi lavori, che lui stesso fa rientrare nell'ambito della storia delle idee,
riguardano inoltre l'indagine delle questioni di storia e politica
contemporanee, con una attenzione critica costante al revisionismo storico e la
polemica contro le interpretazioni di Furet e Nolte. In particolare critica una
tendenza reazionaria tra gli storici contemporanei revisionisti riconoscibile
nel lavoro di autori come Nolte, che traccia l'impeto dietro l'Olocausto agli
eccessi della rivoluzione russa; o Furet, che collega le purghe staliniane a
una «malattia» originata dalla rivoluzione francese. Secondo L. l'intenzione di
questi revisionisti è di sradicare la tradizione rivoluzionaria in quanto le
loro vere motivazioni hanno poco a che fare con la ricerca di una maggiore
comprensione del passato, ma si trovano nel clima e nei bisogni ideologici
delle classi politiche, come è più evidente nel lavoro dei revivalisti
imperiali Johnson e Ferguson. Fornisce inoltre una nuova prospettiva su
rivoluzioni come quella inglese, americana, francese, russa e quelle contro il
colonialismo e l'imperialismo. Si discosta anche dalle posizioni elogiative che
la maggior parte delle biografie prende nell'analisi di Gandhi e la
nonviolenza. L. volge la sua attenzione alla storia politica della
filosofia moderna tedesca da Kant a Marx e del dibattito che su di essa si
sviluppa in Germania, per poi procedere a una rilettura della tradizione del
liberalismo, in particolare partendo dalla critica e dalle accuse di ipocrisia
rivolte a Locke per la sua partecipazione finanziaria alla tratta degli
schiavi. Riprendendo ciò che afferma Arendt in Le origini del totalitarismo,
per Losurdo il vero peccato originale del Novecento è nell'impero coloniale di
fine Ottocento, dove per la prima volta si manifesta il totalitarismo e
l'universo concentrazionario. Controversia degli storici L. critica il
concetto di totalitarismo, sostenendo che fosse un concetto polisemico con
origini nella teologia cristiana e che applicarlo alla sfera politica
richiedeva un'operazione di schematismo astratto che utilizza elementi
isolati della realtà storica per collocare la Germania nazista e altri regimi
fascisti e l'Unione Sovietica e l'esperienza del socialismo reale e di altri
Stati socialisti nello stesso insieme, servendo così l'anticomunismo degli
intellettuali della guerra fredda piuttosto che riflettere la ricerca
intellettuale. Forte critico dell'equiparazione tra nazismo e comunismo
(in particolare quello sovietico) fatta da studiosi come Furet e Nolte, ma
anche da Arendt e Popper, nonché del concetto di «olocausto rosso», il suo
Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, sollevò un dibattito sulla figura
di Iosif Stalin, sul quale a suo avviso peserebbe una sorta di leggenda nera
costruita per screditare tutto il comunismo. Porta l'esempio che nel lager vi
era volontà omicida esplicita in quanto l'ebreo che vi entrava era destinato a
non uscire più (vi è una despecificazione naturalistica) mentre nel gulag no
(si tratta di despecificazione politico-morale) e nel primo venivano rinchiusi
quelli che il nazismo chiamava Untermensch – sottouomini -- mentre nel secondo
(in cui afferma finissero solo una parte dei dissidenti), pur essendo una
pratica da condannare, erano rinchiusi dissidenti da rieducare e non da
eliminare. L. afferma che «il detenuto nel Gulag è un potenziale compagno [la
guardia stessa era tenuta a chiamarlo in questo modo] e dopo l'inizio del
biennio delle grandi purghe che seguono l'assassinio di Kirov] è comunque un
cittadino». Riprendendo anche l'opinione di Levi (internato ad Auschwitz,
secondo cui il lager era moralmente più grave del gulag) e contro Solženicyn
(internato in Siberia e che affermava l'equiparazione della volontà
sterminazionistica),sostiene che pur essendo grave che un Paese socialista nato
per abolire lo sfruttamento usi sistemi imperialisti e capitalisti, il gulag
sia analogo a molti campi di concentramento occidentali (i cui governi hanno
sostenuto e sostengono di essere paladini della libertà), che per certi versi
furono anche più affini al lager in quanto campo di sterminio e non di
rieducazione, riprendendo la storia del genocidio indiano. Egli sostiene anche
che i campi di concentramento e le colonie penali britanniche erano peggio di
qualsiasi gulag, accusando anche politici come Churchill e Truman di essere
autori di crimini di guerra e contro l'umanità pari (se non peggiori) di
quelli che sono stati poi attribuiti a Stalin. L. ritiene inoltre che i
comunisti soffrano di autofobia, cioè paura di se stessi e della propria
storia, problema patologico che va affrontato, a differenza dell'autocritica
sana. Despecificazione politico-morale e despecificazione naturalistica La
despecificazione è l'esclusione di un individuo o di un gruppo dalla comunità
dei civili. Esistono due tipi di despecificazione: La despecificazione
politico-morale (in questo caso l'esclusione è dovuta a fattori politici o
morali). La despecificazione naturalistica (in questo caso l'esclusione è
dovuta a fattori biologici). Per L. la despecificazione naturalistica è
qualitativamente peggiore rispetto a quella politico-morale. Infatti mentre
quest'ultima offre almeno una via di scampo mediante il cambio di ideologia,
questo non è possibile nel caso in cui sia in atto una despecificazione
naturalistica, che è irreversibile in quanto rimanda a fattori biologici che
sono di per sé immodificabili. A differenza di altri pensatori ritiene quindi
che l'olocausto degli ebrei non è incomparabile ed è quindi disposto ad
ammettere in questo caso una tragica peculiarità. La comparatistica che L.
offre a proposito non vuole essere una relativizzazione o uno sminuire, ma
semplicemente considerare l'olocausto degli ebrei come incomparabile significa
perdere la prospettiva storica e dimenticarsi dell'olocausto nero (l'olocausto
dei neri) o dell'olocausto americano (l'olocausto dei nativi indiani d'America
ottenuto negli Stati Uniti mediante la continua deportazione sempre più a ovest
e la diffusione ad arte del vaiolo), oltre ad altri stermini di massa come il
genocidio armeno. Polemiche riguardanti Stalin Una recensione effettuata
da Guido Liguori su Liberazione (organo ufficiale del Partito della
Rifondazione Comunista) di Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, libro
in cui L. critica la demonizzazione di Stalin effettuata dalla storiografia
maggioritaria e cerca di sottrarlo a quella che definisce «la leggenda nera su
di lui», è al centro di una polemica all'interno della redazione del suddetto
quotidiano. Venti redattori inviano una lettera di protesta al direttore del
giornale in cui si critica sia il tentativo di riabilitazione di Stalin
presente nel libro di Losurdo sia la recensione di Liguori (giudicata troppo
positiva nei confronti del libro), oltre che la scelta del direttore del
giornale di pubblicare tale recensione. Il libro riceve delle recensioni
critiche per le sue affermazioni e per la metodologia di lavoro utilizzata.I
critici di L. lo accusano di essere un «neostalinista». Grover Furr, autore di
Krusciov mentì e descritto come un «revisionista storico», un «revisionista in
una ricerca lunga una carriera per scagionare Stalin» e un «prezioso contributo
alla scuola revisionista storica degli studi sovietici e comunisti», elogia il
lavoro di L., in particolare quello su Stalin, iniziando un'amicizia reciproca.
Nel introduce Furr a un editore italiano
che pubblica la traduzione italiana di Khruschev mentì, per cui scrive
l'introduzione. Aveva già scritto l'introduzione e il retrocopertina del libro
di Furr sull'assassinio di Kirov che rimane inedito. Negli estratti di un
convegno organizzato per rivalutare la figura di Stalin a cinquant'anni
dalla morte critica le rivelazioni contenute nel rapporto segreto di Chruščёv,
l'allora segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica.
Secondo Losurdo la cattiva fama di Stalin deriverebbe non dai crimini commessi
da quest'ultimo (paragod altri del suo tempo), ma dalle falsità presenti in
quel rapporto che Chruščёv lesse nel corso del Congresso. Nella relazione al
convegno dà credito a una delle accuse principali che stavano alla base della
sanguinosa repressione staliniana contro gli oppositori, ovvero l'esistenza
nell'Unione Sovietica della «realtà corposa della quinta colonna» pronta ad
allearsi col nemico. Losurdo ribadisce di non voler riabilitare Stalin, seppur
calato nella sua epoca, volendo presentare solo un'analisi dei fatti più
neutrale e attuare un revisionismo sull'esperienza generale del socialismo
reale ritenuta passata, ma utile da studiare per capire le dinamiche future del
socialismo. Losurdo apparteneva alla corrente del marxismo-leninismo, ma
ammirava anche l'interpretazione che Mao Zedong diede della pluralità della
lotta di classe, da collocare nel contesto dell'attenzione che rivolge al
processo di emancipazione femminile e dei popoli colonizzati. Vicino prima al
Partito Comunista Italiano, poi al Partito della Rifondazione Comunista e
infine al Partito dei Comunisti Italiani, confluito nel Partito Comunista
d'Italia e nel Partito Comunista Italiano, di cui è stato membro, fu anche
direttore dell'associazione politico-culturale Marx XXI. Critico del liberalismo,
della NATO e dell'imperialismo, in particolare quello statunitense, Losurdo
contestò l'assegnazione del Premio Nobel per la pace a Xiaobo, considerato un
sostenitore aperto del colonialismo occidentale, in particolare per la sua
idealizzazione del mondo occidentale e per aver affermato che ci sarebbe
bisogno di «300 anni di colonialismo. In 100 anni di colonialismo Hong Kong è
cambiata fino a diventare ciò che è oggi. Data la grandezza della Cina,
ovviamente ci vorrebbero 300 anni per trasformarla in quello che Hong Kong è
oggi. E ho dei dubbi che 300 anni siano abbastanza». Saggi: “Auto-censura e
compromesso” (Napoli, Bibliopolis); “La questione nazionale, restaurazione.
Presupposti e sviluppi di una battaglia politica” (Urbino, Università degli
Studi);“La rivoluzione e la crisi della cultura” (Roma, Riuniti); “Lukacs” Urbino,
Quattro venti, Il comunismo e sui critici (Urbino, Quattro venti, La catastrofe
e l'immagine” (Milano, Guerini, Metamorfosi del moderno.Urbino, Quattro venti);
“La tradizione liberale. Libertà, uguaglianza, Stato, Roma, Riuniti); “Tramonto
dell'Occidente? Atti del Convegno organizzato dall'Istituto italiano per gli
studi filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica, Urbino,
Quattro venti, Antropologia, prassi, emancipazione. Problemi del comunismo, e Urbino,
Quattro venti, Égalité-inégalité. Atti del Convegno organizzato dall'Istituto
italiano per gli studi filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica,
Urbino, Quattro venti, Prassi. Come orientarsi nel mondo. Atti del convegno
organizzato dall'Istituto Italiano per gli Studi filosofici e dalla Biblioteca
Comunale di Cattolica (Urbino, Quattro venti); La comunità, la morte,
l'Occidente. L’ideologia della guerra, Torino, Boringhieri, Massa folla
individuo. Atti del Convegno organizzato dall'Istituto italiano per gli studi
filosofici e dalla Biblioteca comunale di Cattolica. Cattolica, Urbino, Quattro
venti, La libertà dei moderni, Roma, Riuniti, Napoli, La scuola di Pitagora,.
Rivoluzione francese e filosofia, Urbino, Quattro venti); “Democrazia o
bonapartismo. Trionfo e decadenza del suffragio universale” (Torino, Bollati
Boringhieri, Il comunismo e il bilancio storico del Novecento, Gaeta,
Bibliotheca, Napoli, La scuola di Pitagora, Gramsci e l'Italia. Atti del
Convegno internazionale di Urbino, Napoli, La città del sole, La seconda
Repubblica. Liberismo, federalismo, post-fascismo, Torino, Boringhieri); “Autore,
attore, autorità” (Urbino, Quattro venti); Il revisionismo storico. Problemi e
miti, Roma, Laterza, Utopia e stato d'eccezione. Sull'esperienza storica del
socialismo reale, Napoli, Laboratorio politico, Ascesa e declino delle
repubbliche, Urbino, Quattro venti, Lenin, Atti del Convegno internazionale di
Urbino, Napoli, La città del sole, Metafisica. Il mondo Nascosto, Roma, Laterza,
Gramsci dal liberalismo al comunismo critic, Roma, Gamberetti, Dai fratelli
Spaventa a Gramsci. Per una storia politico-sociale della fortuna di Hegel in
Italia” (Napoli, La città del sole); “Hegel e la Germania. Filosofia e
questione nazionale tra rivoluzione e reazione, Milano, Guerini, Nietzsche. Per
una biografia politica, Roma, Manifesto); “Il peccato originale del Novecento,
Roma, Laterza, Dal Medio Oriente ai Balcani. L'alba di sangue del secolo
americano, Napoli, La città del sole, Fondamentalismi. Atti del Convegno
organizzato dall'Istituto italiano per gli studi filosofici e dalla Biblioteca
comunale di Cattolica. Cattolica Urbino, Quattro venti, URSS: bilancio di
un'esperienza. Atti del Convegno italo-russo. Urbino, Urbino, Quattro venti, L'ebreo,
il nero e l'indio nella storia dell'Occidente, Urbino, Quattro venti, Fuga
dalla storia? Il movimento comunista tra autocritica e auto-fobia, Napoli, La
città del sole, poi Fuga dalla storia? La rivoluzione russa e la rivoluzione
cinese oggi, La sinistra, la Cina e l'imperialismo, Napoli, La città del sole, Universalismo
e etno-centrismo nella storia dell'Occidente, Urbino, Quattro venti, La
comunità, la morte, l'Occidente. Heidegger e l'ideologia della guerra (Torino,
Boringhieri); “Nietzsche, il ribelle aristocratico. Biografia intellettuale e
bilancio critico, Torino, Boringhieri, Cinquant'anni
di storia della repubblica popolare cinese. Un incontro di culture tra Oriente
e Occidente. Atti del Convegno di Urbino, Napoli, La città del sole, Dalla
teoria della dittatura del proletariato al gulag?, Marx e Engels, Manifesto del
partito comunista, Laterza, Bari, Contro-storia del liberalismo, Roma, Laterza,
La tradizione filosofica napoletana e l'Istituto italiano per gli studi
filosofici, Napoli, nella sede dell'Istituto, Auto-censura e compromesso nel
pensiero politico di Kant, Napoli, Bibliopolis, Legittimità e critica del
moderno. Sul marxismo di Gramsci” (Napoli, La città del sole); “Il linguaggio
dell'Impero. Lessico dell'ideologia americana” (Roma-Bari, Laterza); “Stalin.
Storia e critica di una leggenda nera, Roma, Carocci); “Paradigmi e fatti
normativi. Tra etica, diritto e politica, Perugia, Morlacchi, La non-violenza.
Una storia fuori dal mito, Roma, Laterza, La lotta di classe. Una storia
politica e filosofica, Roma, Laterza, La sinistra assente. Crisi, società dello
spettacolo, guerra, Carocci,. Un mondo senza guerre. L'idea di pace dalle
promesse del passato alle tragedie del presente, Carocci. Il comunismo occidentale.
Come nacque, come morì, come può rinascere, Laterza. PCI Ancona: cordoglio per la scomparsa, su il
partito comuista italiano, A. Orsi, Scienza e militanza. Un ricordo, MicroMega,
Cordoglio, Il Metauro, Verso, Il linguaggio dell'Impero. Lessico dell'ideologia
americana, Roma, Laterza. Il comunista contro-corrente. Un comunista eterodosso.
Auto-censura e compromesso in Kant, Napoli, Bibliopolis, Hegel e la libertà dei
moderni, Roma, Riuniti, Napoli, La scuola di Pitagora, Lukacs, Urbino, Quattro
venti, Dai fratelli Spaventa a Gramsci. Per una
storia politico-sociale della fortuna di Hegel in Italia, Napoli, La città del
sole, Nietzsche. Il ribelle aristocratico. La comunità, la morte, l'Occidente.
Heidegger e l'deologia della guerra; Controstoria del liberalismo, Laterza, Revisionismo
storico. Peccato originale del
Novecento. La non-violenza. Una storia
fuori dal mito. La non-violenza. Una storia
fuori dal mito, su L'Ernesto, Associazione Marx, Dalla teoria della dittatura
del proletariato al gulag?, in Marx, Engels,
Manifesto del partito comunista, Editori Laterza, Bari David Broder. Jacobin. Stalin.
Storia e critica di una leggenda nera. URSS: bilancio di un'esperienza. Atti
del Convegno italo-russo. Urbino, Urbino, Quattro venti, Popper falso profeta, Contro
Popper, Armando Editore, B. Lai e L. Albanese.
Fuga dalla storia? Il movimento comunista tra auto-critica e auto-fobia.
Il linguaggio dell'impero. Lessico dell'ideologia, Lettere su Stalin; Stalin.
Storia e critica di una leggenda nera, su sissco. Stalin. Storia e critica di una
leggenda nera. A. Romano, Canfora e lo stalinismo che non fa male, ilcannocchiale.
In Memoriam, La Città del Sole, Stalin nella storia del Novecento, R. Giacomini,
Teti, Una teoria generale del conflitto sociale", Intervento al Congresso
Nazionale del PdCI. Il Consiglio Direttivo dell'associazione Marx Il Nobel per la pace» a un campione del
colonialismo e della guerra, il cavallo oscuro della letteratura, Open
Magazine, Open Magazine, H. Arendt Controstoria del liberalismo A. Gramsci
Genocidio indiano Grandi purgh, Heidegger, Marx, Nietzsche Olocausto, Stalin
Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo" - blogspot.com.
Intervista RAI Filosofia, su filosofia.rai. Intervist RTV Svizzera, su you tube.com.
Domenico Losurdo. Losurdo. Keywords: il ribelle aristocratico. Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Losurdo, e
Nietzsche, ribelle aristocratico," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria, Italia.
Grice e Lottieri: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale del bene commune – diritto individuale – l’età degl’eroi – la
ragione del stato – la scuola di Brescia -- filosofia lombarda -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Brescia).
Filosofo italiano.
Brescia, Lombardia. Grice: “I like
Lottieri; he has quoted Hobbes and Hume and Gauthier from a game-theoretical
approach to co-operation, conversational and other – all very Griceian, if I
may mayself so say it!” Allievo di Caracciolo,
studia a Genova, Ginevra e Parigi, su la filosofia di Mosca. Insegna a Siena e
Verona. Da vita all'Istituto Bruno Leoni, un istituto che si ispira alla tradizione
intellettuale di Einaudi e Ricossa, e di cui egli è direttore del dipartimento
Teoria Politica. Cura Leoni. La filosofia di L. si sviluppa all'interno del liberalismo
classico e, grazie allo studio degli autori elitisti, si delinea quale critica
del sistema di dominio iscritto nei regimi democratici rappresentativi. Mostra l'adesione
a tale prospettiva, che rapidamente evolve grazie al contatto con il
libertarianismo. Il suo libertarianismo ottieri metta in discussione "la
psicologia regolamentativa e anti-innovativa del burocrate", avverso a
ogni forma di rischio e cambiamento. Il saggio sul libertarismo evidenzia
l'adesione ai temi classici del pensiero liberale lockiano e giusnaturalista
(difesa della proprietà, del mercato, dell'auto-nomia negoziale), ma anche il
maturare di questioni che sono invece tutte interne al realismo politico:
specie nel confronto con Schmitt, Brunner e MIGLIO (si veda). Mentre il
testo sul rapporto tra economia di mercato e ordine sociale/comunitario (Denaro
e comunità) è una critica della sociologia, a cui è rimproverato di avere
frainteso la natura inter-personale della moneta e delle relazioni di mercato,
il saggio su Leone muove dal pensatore torinese per delineare una filosofia
libertaria anche oltre la lettera stessa dell'autore di Freedom and the Law. In
particolare, in questa fase della riflessione Leoni viene individuato come uno
studioso in grado di dare una maggiore consapevolezza filosofico-giuridica alla
teoria libertaria, fino ad ora elaborata per lo più da economisti e teorici politici. “Denaro
e comunità: relazioni di mercato e ordinamenti giuridici nella società liberale”
(Napoli, Guida) “Il pensiero libertario contemporaneo. Tesi e controversie
sulla filosofia, sul diritto e sul mercato, Macerata, Liberi “Le ragioni del
diritto: libertà individuale e ordine giuridico” (Treviglio Mannelli, Rubbettino);
“Come il federalismo fiscale può salvare il Mezzogiorno” (Soveria Mannelli,
Rubbettino); “Credere nello Stato? Teologia politica e dissimulazione da
Filippo il Bello a Wiki Leaks” (Soveria Mannelli, Rubbettino); “Liberali e non:
(cf. Griceiani e non.) percorsi di storia del pensiero politico” (Brescia, La
Scuola); Ferrero in Svizzera. Legittimità, libertà e potere, Roma, Studium, Un'idea elvetica di libertà. Nella crisi
della modernità europea” (Brescia, Scuola); ““Beni comuni, diritti individuali
e ordine evolutivo,”Torino, IBL. Nella sua filosofia sull'unificazione europea,
in particolare, è cruciale l'opposizione tra l'armonizzazione spontanea
emergente dal basso e l'unificazione coercitiva. Lottieri identifica quattro
superstizioni o quattro credenze erronee che sotto alla base dei tentativi di
creare un nuovo stato chiamato ‘Europa'. Primo, l'idea che la libertà
individuale e il poli-centrismo giuridico causino tensioni e, in definitiva,
conflitti; Secondo, che il mercato derivi dall'ordine giuridico creato dallo
Stato; Terzo, che l'esistenza di una distinta identità europea esiga la
costruzione di un singolo stato continentale; e quarto, che un'Europa unificata
e più armoniosa e meglio in grado di sostenere lo sviluppo delle sue componenti
più povere. Individuato come uno degl’esponenti di un liberalismo
particolarmente radicale e volto a proporre una sorta di fuga dallo stato:
Dario Fertlio, "Libertari: la grande fuga dallo Stato, Corriere della
Sera. Una disamina molto critica al limite dell'insulto personale di tale
liberalismo libertarian si ha nella recensione che Vitale dedica al volume su
Rothbard scritto a quattro mani da lui assieme a Diciotti (basato su un
confronto assai franco tra prospettive molto diverse): una recensione che,
rivolgendosi al solo Diciotti, si chiudeva con l'invito per il futuro “ad
occuparsi di un autore più interessante con un autore più interessante” (E. Vitale,
“Rothbard, un Trasimaco piccolo piccolo. E una modestissima proposta”, Teoria politica).
Vernaglione, Il libertarismo. La teoria, gli autori, le politiche, Mannelli, Rubbettino). Un riferimento
garbatamente polemico alle sue posizioni gius-naturaliste di si trova in D
Antiseri (Laicità.. Le sue radici, le sue ragioni, Rubbettino). La stessa
contrapposizione è al fondo di una discussione tra i due riguardante proprio i
contenuti di quel volume://blog. centrodietica/?p=2005. Questo saggio e una presentazione completa e
approfondita della filosofia libertaria nelle sue diverse varianti, mentre si
evidenzia anche un approccio libertario ai problemi eco-logici. Ce sono riserve
nei riguardi delle tesi libertarie e dell'ispirazione anarchica della sua teoria
del diritto. Nella sua monografia su Leoni (L'ordine giuridico dei private” (Soveria
Mannelli, Rubbettino) pure Grondona sviluppa alcune critiche nei riguardi
dell'interpretazione dello studioso torinese offerta da lui mentre in maggiore
sintonia con le sue posizioni si trova Favaro (“ Dell'irrazionalità della legge
per la spontaneità dell'ordinamento” (Napoli, Scientifiche). Mostra che,
contrariamente a un'opinione diffusa, le distanze fra la concezione del diritto
di Leoni e quella di Hayek sono notevoli. In ogni caso non e Hayek a
influenzare Leoni ma il secondo a influenzare, almeno in parte, il primo. Per
un'equilibrata analisi del saggio si veda: M. Grondona, "Recensione Le ragioni del diritto", Nuova
Giurisprudenza Ligure. Carlo Lottieri. Lottieri. Keywords: bene commune,
diritto individuale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Lottieri” – The
Swimming-Pool Library.
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