Grice e Carapelle: la ragione
conversazionale e l’implicatura conversazionale – linguaggio e metafilosofia – linguaggio
oggetto – meta-linguaggio – Peano – Tarski 1944 – bootstrapping – scula di
Napoli – filosofia napoletana – filosofia campanese -- filosofia italiana –
Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Napoli). Filosofo
napoletano. Filosofia campanese. Filosofo italiano. Napoli, Campania. Grice: “I like Carcano; I cannot say he is an
ultra-original philosopher, but I may – My favourite is actually a tract on
him, on ‘meta-philosophy,’ or rather ‘language and metaphilosophy,’ which is
what I’m all about! How philosophers misuse ‘believe,’ say – but Carcano has
also philosophised on issues that seem very strange to Italians, like ‘logica e
analisi,’ ‘semantica’ and ‘filosofia del linguaggio’ – brilliantly!” Quarto Duca
di Montaltino, Nobile dei Marchesi di C.. Noto per i suoi studi di
fenomenologia, semantica, filosofia del linguaggio e più in generale di
filosofia analitica. Studia a Napoli, durante i quali si formò alla scuola di
Aliotta e si dedica allo studio delle scienze. Studia a Napoli e Roma. Sulla scia
teoretica del suo tutore volle approfondire le problematiche poste dalla
filosofia e riesaminare attentamente il linguaggio in uso. La sua tesi centrale
è che correnti come il pragmatismo, il positivismo, la fenomenologia,
l'esistenzialismo e la psicoanalisi, fossero il portato dell'esigenza teoretica
di una maggiore chiarezza – la chiarezza non e sufficiente -- delle varie
questioni che emergevano da una crisi culturale, vitale ed esistenziale. Al centro
di tale crisi giganteggia la polemica fra senza senso metafisico e senso
anti-metafisica, soprattutto a causa del vigore critico del positivismo logico,
contro il quale a sua volta lui -- che ritiene necessaria una sostanziale
alleanza o quantomeno un aperto dialogo fra la metafisica e la scienza -- pone
diversi rilievi critici, principale dei quali è quello di minare alla base
l'unità dell'esperienza, alla Oakeshott -- che senza una cornice o una
struttura metafisica in cui inserirsi rimarrebbe indefinitamente frammentata in
percezioni fra loro irrelate. A questo inconveniente si può rimediare
temperando il positivismo con lo sperimentalismo, ovvero accompagnando alla
piena accettazione del metodo una piena apertura all’esperienza così come
“esperienza” è stata intesa, ad esempio, nella fenomenologia intenzionalista
intersoggetiva di Husserl. In questo senso si può procedere a mantenere una
costante tensione sui problemi posti dalla filosofia, in opposizione a ogni
dogma di sistema, e al contempo non cadere nell'angoscia a cui conduce lo
scetticismo radicale che tutto rifiuta, compresa l'esperienza. Non si
tratterebbe dunque per la filosofia di definire verità immutabili ma di
sincronizzarsi col ritmo del metodo basato sull’esperienza fenomenologico, sussumendo
i risultati sperimentali e integrandoli nel continuum di una struttura
metafisica mediante il ponte dell'esperienza. Altre opere: “Filosofia e
civiltà” (Perrella, Roma); Filosofia (Foro Italiano, Roma); Il problema
filosofico. Fratelli Bocca, Roma); La semantica, Fratelli Bocca, Roma – cf.
Grice, “Semantics and Metaphysics”) Metodologia filosofica, una rivoluzione
filosofica minore. Libreria scientifica editrice, Napoli. Esistenza ed
alienazione” (MILANI, Padova); Scienza unificata, Unita della scienza (Sansoni,
Firenze); Analisi e forma logica (MILANI, Padova); Il concetto di
informativita, MILANI, Padova); La filosofia linguistica, Bulzoni Editore,
Roma. Dizionario biografico degli italiani, Roma. Ben altrimenti articolato e
puntuale ci sembra l'intervento operato sulla fenomenologia da C., ed allievo
di Aliotta a Napoli e pur fedele estensore delle sue teorie, sulle quali, per
questo mo tivo, ci siamo nell'ultima parte dilungati sorvolando sullo scarso
ruolo t-he gioca in esse l'opera di Husserl. L'iter formativo di C. interseca situazioni ed esperienze
riscontrabili, come ve dremo, anche in altri giovani filosofi della stessa
generazione. Di più, nel.suo caso, c'è una singolare — e probabilmente indotta
— analogia con la vicenda teoretica del primo Husserl. In realtà, — scrive
l'autore in un brano autobiografico — io non posso dire di essere venuto alla
filosofia in maniera diretta, per un'intima voca zione alla speculazione o per
un normale maturarsi dei miei studi e della mia men talità giovanile, ma
questa era soprattutto caratterizzata da un'intensa passione pèrle scienze e da
una viva disposizione per la matematica. Questo germinale orientamento, unito a
una sensibilità religiosa che non tarderà a manifestarsi, ebbe come primo e
scontato effetto di allontanare C. dall'area neo-idealistica, il cui radicale
immanentismo, la esclusione dei concetti di peccato e di grazia e l'avversione
per ogni for- 53 Ibidem, p. 7. 54 P. Filiasi C., 17 ruolo della metodologia nel
rinnovamento della filo sofia contemporanea, La filosofia contemporanea in
Italia. Invito al dialogo, Asti, Arethusa. ma di naturalismo, non
potevano in alcun modo essere accettati. Di qui un sentimento di estraneità e
di insoddisfazione subito denunciati fin dai primi scritti, l'intima
perplessità e la difficoltà di orientarsi in una temperie culturale già decisa
e fissata nelle sue grandi linee da altri. E, d'altro canto, un naturale
rivolgersi al problema metodologico, come pre liminare assunzione di
consapevolezza circa i percorsi teoretici che con veniva seguire per ottenere
uno scopo valido, senza tuttavia ancora nul la presumere circa la necessità di
quei percorsi o la natura di questo sco po. In tal senso, l'elaborazione di
una qualsivoglia metodologia doveva prevedere come esito programmatico, da un
lato, una sorta di epochizza- zione delle grandi tematiche metafisiche e della
tradizionale formulazione dèi problemi, dall'altro lato, un lungo e paziente
lavoro di analisi, con fronto, chiarificazióne e comprensione che consentisse
di recuperare, di quelle tematiche e di quei problemi, il contenuto più
autentico. Ma più lo sguardo critico del giovane filòsofo andrà maturando fino
ad abbracciare nel suo complesso il controverso panorama culturale del tempo,
più quel programma iniziale perderà la sua connotazione prope deutica per
trasformarsi in compito destinale, in una ' fighi for clarity* che assumeva i
termini di un radicale esame di coscienza nei confronti della filosofia. Scrive
Filiasi Carcano: Confesserò che varie volte ho avuto ed ho l'impressione di non
aver abba stanza compreso, e per questo alla mia spontanea insoddisfazione (al
tempo stesso scientifica e religiosa) si mescola un senso di incomprensione.
Questo stato d'animo spiega bene il mio atteggiamento che non è propriamente di
critica (...), ma ha piut tosto il carattere di un prescindere, di una
sospensione del giudizio, di una messa in parentesi, in attesa di una più
matura riflessione 56. Al fondo dei dualismi e delle vuote polemiche che, nella
comunità filoso- fica italiana degli anni Trenta, sembravano prevaricare sulle
più urgenti esigenze scientifiche e di sviluppo, Filiasi Carcano coglie i
sintomi dì un conflitto epocale, di una inquietudine psicologica e di
un'incertezza morale che andranno a comporsi in una vera e propria
fenomenologia della crisi. ' Crisi della civiltà ', anzitutto, come recita il
titolo della sua opera prima, dove al desiderio di fuggire l'alternativa del
dogmatismo fa da 55 Per questi punti mi sono riferito a M. L. Gavazzo, Paolo
Filiasi Carcano,. «Filosofia oggi», X, 1, 1987, pp. 57-74.; * P; Filiasi
Carcano, // ruolo della metodologia,;cit., p. 220. 57 Cfr. C., Crisi della civiltà e orientamenti della
filosofia contraltare l'eterno dissidio tra ragione e fede. Crisi
esistenziale, di con seguenza, dovuta al prevalere delle tendenze scettiche e
antimetafisiche su quelle spirituali e religiose. Crisi della filosofia,
infine, fondata sulla raggiunta consapevolezza del suo carattere problematico,
sull'incapacità di realizzare interamente la pienezza del suo concetto. Come
moto di reazione immediata occorreva allora, oltreché circoscrivere le proprie
pre tese conoscitive ponendosi su un piano risolutamente pragmatico, assur
gere ad una più compiuta presa di coscienza storica e conciliare la filoso fia
con una mentalità scientificamente educata. Solo, cioè, il confronto con una
seria problematica scientifica (la quale C. vede realizzata nell'ottica
positivista dello sperimentalismo aliottiano) avreb be potuto segnare per la
filosofia l'avvento di una più matura riflessione intorno alle proprie
dinamiche interne e ai propri genuini compiti critici. E a questo scopo parve a
Filiasi Carcano, fin dai suoi studi d'esor dio, singolarmente soccorrevole
proprio l'opera d’Husserl. Scri ve Angiolo Maros Dell'Oro: A un certo punto si
intromise Husserl. C. pensa, o spera, che là fenomenologia sarebbe stata la scienza
delle scienze – REGINA SCIENTIARVM – Grice -- , capace di indicargli la via zu
den Sachen selbsf, per dirla con le parole del suo fondatore. Da allora è stata
invece per lui l'enzima patologico di una problematica acuta. Sùbito rifiutata,
in realtà, come idealismo metafisico, quale eira frettolo samente spacciata in
certe grossolane versioni del tempo (non esclusa, lo abbiamo visto,.quella del
suo, maestro), la fenomenologia viene aggredita alla radice dal giovane
studioso, con una cura e un rigore filologico i quali pure riscontreremo in altri suoi
coetanei — giustificabili solo con l'urgenza di una richiesta culturale cui
l'ambiente nostrano non poteva evidentemente soddisfare. Non è un caso che C.
insista, fin dal suo primo articolo dedicato ad Husserl, sul valore della
fenomeno logia, ad un tempo, emblematico, nel quadro d'insieme della filosofia
contemporanea, e liberatorio rispetto al giogo dei tradizionali dogmi
idealistici che i giovani, soprattutto in Italia, si sentivano gravare sulle
spalle. contemporanea, pref. d’Aliotta, Roma, Perrella, Cf. Il pensiero scientifico ìtt Italia
'Creiriòria, Màngiarotti; Cfr. Cartario/ Da Carierò'ad H«w&f/,:« Ricerche
filosofìche. In piena coscienza, scrive il
filosofo — se abbiamo voluto scio gliere l'esperienza da una necessaria
interpretazione idealistica, non è stato per forzarla nuovamente nei quadri di
una metafisica esistenziale, ma per ridare ad essa, secondo lo schietto spirito
della fenomenologia, tutta la sua libertà. Tale schiettezza, corroborata da un
carattere decisamente antisistema tico e dal recupero di una vitale esigenza
descrittiva, avrebbe consentito lo schiudersi di un nuovo, vastissimo
territorio di indagine, sospeso tra constatazione positivistica e
determinazione metafisica, ma capace, al tem po stesso, di metter capo ad un
positivismo di grado superiore e ad un più autentico pensare metafisico. Si
trattava, in sostanza, non tanto di dedurre i caratteri di una nuova positività
oppure di rifondare una me- tafisica, quanto piuttosto di guadagnare un più
saldo punto d'osserva zione dal quale far spaziare sul multiverso
esperienziale il proprio sguar do fenomenologicamente addestrato. È in questo
punto che la fenome nologia, riabilitando l'intuizione in quanto fonte
originaria di autorità (Rechtsquelle), operando in base al principio
dell'assenza di presupposti e offrendo i quadri noetico-noematici per la
sistemazione effettiva del suo programma di ricerca, veniva ad innestarsi sul
tronco dello sperimenta lismo di stampo aliottiano, che FC. aveva assimilato a
Napoli negli anni del suo apprendistato filosofia). Il ritorno alle cose stesse
predetto dalla fenomenologia non solo manteneva intatta la coscienza cri tica
rimanendo al di qua di ogni soglia metafisica, ma anche e più che mai serviva a
ribadire il carattere scientifico e descrittivo della filosofia. In un passo si
possono scorrere, a modo di riscontro, i punti di un vero e proprio manifesto
sperimentalista: Descrivere la nostra esperienza nel mondo con l'aiuto della
critica più raffi nata; cercare di raccordarne i vari aspetti in sintesi
sempre più vaste e più com prensive, esprimenti, per cosi dire, gradi diversi
della nostra conoscenza del mon do; non perdere mai il senso profondo della
problematicità continuamente svol- gentesi dal corso stesso della nostra
riflessione; infine stare in guardia contro tutte le astrazioni che rischiano
di alterare e disperdere il ritmo spontaneo della vita: sono questi i
principali motivi dello sperimentalismo e al tempo stesso, i modi mediante i
quali esso va incontro alle più attuali esigenze logiche e metodologiche del
pensiero contemporaneo. D'altro canto, si diceva, non è neppure precluso a
questo program- C., Crisi della civiltà; C., Anti-metafisica e sperimentalismo,
Roma, Perrella ma un esito trascendente, e a fenderlo possibile sarà ancora una
volta, in virtù della sua cruciale natura teoretica, proprio l'atteggiamento
feno menologico. Scrive C. In realtà, il dilemma tra una scienza che escluda
l'intuizione e una intui zione che escluda la scienza, non c'è che su di un
piano realistico ma non su di un piano fenomenologicamente ridotto: su questo
piano scienza e intuizione tornano ad accordarsi, accogliendo una pluralità di
esperienze, tutte in un certo senso le gittime e primitive, ma tutte viste in
un particolare atteggiamento di spirito che sospende ogni giudizio metafisico.
È questo, com'io l'intendo, il modo particola rissimo con cui la filosofia può
tornare oggi ad occuparsi di metafisica. Certo, nella prospettiva husserliana,
il problema del trascendens puro e semplice, che farà da sfondo a tutto il
percorso speculativo di Filiasi Carcano, sembrava rimanere ingiudicato o,
almeno, intenzionalmente rin viato in una sorta di ' al di là ' conoscitivo,
Ma in ordine alla missione spirituale che l'uomo deve poter esplicare nel mondo
storico, il metodo fenomenologico conserva tutta la sua efficacia. Esso nota C.
nelle ultime pagine del suo Antimetafisica e spe rimentalismo — certo
difficilmente può condurre a risultati, ma compie per lo meno analisi e
descrizioni interessanti, e tanto più notevoli in quanto tende a sollevare il
velo dell'abitudine per farci ritrovare le primitive intuizioni della vita
religiosa. Dato questo suo carattere peculiare e l'orizzonte significativo nel
quale viene assunta fin dal principio, la fenomenologia continuerà a va lere
per Filiasi Carcano come referente teoretico di prim'ordine, accom pagnandolo,
con la tensione e la profondità tipiche delle esperienze fon damentali, in
tutti i futuri sviluppi della sua speculazione. La terza grande area di
interesse per il pensiero hussèrliano negli anni Trenta in Italia, fa capo
all'Università.di Torino e si costituisce prin cipalmente intorno all'attività
4i tre studiosi: il primo, già incontrato e che, in qualche modo, fa da ponte
fra questa e la neoscolastica mila nese è Mazzantini; il secondo è Annibale
Pastore ne parleremo ora che teneva
nell'ateneo torinese la cattedra di filosofia teoretica; C.,. Crisi.della
civiltà,:; C., Anti-metafisica e
sperimentalismo. Apparently, Hilbert is the first to use the prefix
meta (from the Greek over) in the sense we use it in meta-language, meta-theory,
and now meta-system. Hilbert introduces the term meta-mathematics to denote a
mathematical theory of mathematical proof. In terms of our control scheme,
Hilbert's MST has a non-trivial representation: a mapping of proofs in the form
of usual mathematical texts (in a natural language with formulas) on the set of
texts in a formal logical language which makes it possible to treat proofs as
precisely defined mathematical objects. This done, the rest is as usual: the
controlled system is a mathematician who proves theorems; the controlling
person is a metamathematician who translates texts into the formal logical
language and controls the work of the mathematician by checking the validity of
his proofs and, possibly mechanically generating proofs in a computer. The
emergence of the metamathematician is an MST. Since we have agreed not to
employ semantically closed languages, we have to use two different languages in
discussing the problem of the definition of truth and, more generally, any
problems in the field of semantics. The first of these languages is the
language which is "talked about" and which is the subject- matter of
the whole discussion; the definition of truth which we are seeking applies
to the sentences of this language. The second is the language in which we
"talk about" the first language, and in terms of which we wish, in
particular, to construct the definition of truth for the first language. We
shall refer to the first language as "the object-language,"and to the
second as "the meta-language." It should be noticed that these terms
"object-language" and "meta- language" have only a relative
sense. If, for instance, we become inter- ested in the notion of truth applying
to sentences, not of our original object-language, but of its meta-language,
the latter becomes automatically the object-language of our discussion; and in
order to define truth for this language, we have to go to a new
meta-language-so to speak, to a meta- language of a higher level. In this way
we arrive at a whole hierarchy of languages. The vocabulary of the
meta-language is to a large extent determined by previously stated conditions
under which a definition of truth will be considered materially adequate. This
definition, as we recall, has to imply all equivalences of the form (T): (T) X
is true if, and only if, p. The definition itself and all the equivalences
implied by it are to be formulated in the meta-language. On the other hand, the
symbol 'p' in (T) stands for an arbitrary sentence of our
object-language. Let “A(p)** mean “I assert p between 5.29 and 5.31’*.
Then q is “there is a proposition p such that A(p) and p is fake”. The
contradiction emerges from the supposition that q is the proposition p in
question. But if there is a hierarchy of meanings of the word “false**
corresponding to a hierarchy of propositions, we shall have to substitute
for q something more definite, i.e. “there is a proposition p of order «,
such that k{p) and p has falsehood of order n*\ Here n may be any
integer: but whatever integer it is, q will be of order « + i? and will not be
capable of truth or falsehood of order n. Since I make no assertion of
order n, q is false, The hierarchy must extend upwards
indefinitely, but not downwards, since, if it did, language could never
get started. There must, therefore, be a language of lowest type. I
shall define one such language, not the only possible one.* I shall
call this sometimes the “object-language”, sometimes the “primary
language”. My purpose, in the present chapter, is to define and describe
this basic lai^age. The languages which follow in the hierarchy I shall
call secondary, tertiary, and so on; it is to be understood that each
language contains all its predecessors. The primary language, we
shall find, can be defined both logically and psychologically; but before
attempting formal definitions it will be well to make a preliminary
informal explora- tion. It is clear, from Tarski’s argument,
that the words “true” and “false” cannot occur in the primary language;
for these words, as applied to sentences in the language, belong to
the (« -t- language. This does not mean that sentences in the
primary language are neither true nor false, but that, if “/>” is a
sentence in this language, the two sentences “p is true” and “p is false”
belong to the secondary language. This is, indeed, obvious apart from
Tarski’s argument. For, if there is a primary language, its words must
not be such as presuppose the existence of a language. Now “true” and “false”
are words applicable to sentences, and thus presuppose the existence of
language. (I do not mean to deny that a memory consisting of images,
not words, may be “true” or “false”; but this is in a somewhat
different sense, which need not concern us at present.) In the primary
language, therefore, though we can make assertions, we cannot say that
our own assertions or those of others are either true or false.
When I say that we make assertions in the primary language, I must
guard against a misunderstanding, for the word “assertion” and,
since q is not a possible value of p, the argument that q is also true
collapses. The man who says ‘T am telling a lie of order n” is telling a
He, but of order n 4 - I. Other ways of evading the paradox have been
suggested, e.g. by Ramsey, “Foundations of Mathematics”, p. 48.
* My liierarchy of languages is not identical with Carnap's or
Tarski's. Proceeding psychologically, I construct a language (not
the language) fulfilling the logical conditions for the language of
lowest type; I call this the “object-language” or the “primary language”.
In this language, every word “denotes” or “means” a sensible object or
set of such objects, and, when used alone, asserts the sensible presence
of the object, or of one of AN INQUIRY INTO MEANING AND TRUTH
the set of objects, which it denotes or means. In defining this
language, it is necessary to define “denoting” or “meaning” as applied to
object-words, i.e., to the words of this language. Paolo Filiasi
Carcano di Montaltino di Carapelle. Paolo Filiasi Carcano di Montaltino de
Carapelle, quarto duca di Montaltino. Paolo Filiasi Carcano. Paolo Carcano.
Montaltino. Keywords: linguaggio e metafilosofia, semantica, quarto duca di
montaltino, semantica ed esperienza, semantica e fenomenologia, filiasi
carcano, montaltino, carapelle. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Carapelle” –
The Swimming-Pool Library. Carapelle.
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