Grice e Carbonara: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale l’esperienza e la prassi – Cicerone e il pratico – scuola di Potenza – filosofia basilicatese -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Potenza). Filosofo basilicatese. Filosofo italiano. Potenza, Basilicata. Grice: “I like Carbonara; my favourite of his tracts are one on ‘del bello,’ – another one on ‘dissegno per una filosofia critica dell’esperienza pura: immediatezza e reflessione’ – but mostly his ‘esperienza e prassi,’ which fits nicely with my functionalist method in philosophical psychology: there is input (esperienza), but there is ‘prassi,’ the behavioural output --; I would prefer this to the tract on the ‘filossofia critica’ since I’m not sure we need ‘reflexion’ to explain, say, communication – not at least in the way Carbonara does use ‘reflessione,’ alla Husserl. Conseguito il diploma liceale, si trasferì a Napoli, frequentando la facoltà di filosofia. Ottenuta la laurea sotto Aliotta, collabora per “Logos”. Insegna a Campobasso, Nocera Inferiore, Cagliari, Catania, e Napoli. Con “Disegno d'una filosofia critica dell'esperienza pura”, rifacendosi alla filosofia kantiana e riprendendo il discorso idealistico ne mette in rilievo il tentativo fallito di Gentile di dare concretezza all’astratto. Nell'attualismo, il ritorno all’atto, al fatto, si risolve infatti nell'atto sempre uguale e sempre diverso del pensare, unica realtà e verità del pensiero e della storia: «vera storia non è quella che si dispiega nel tempo, ma quella che si raccoglie nell'eterno atto del pensare».. Il problema secondo C. anda esaminato riportandolo alla sua origine, cioè al problema del rapporto tra esperienza e concetto, tra realtà e concetto così come era stato affrontato dalla filosofia kantiana e che Gentile crede di risolvere stabilendo un rapporto dialettico tra il concetto e il suo negativo all'interno del concetto stesso. La soluzione invece era in nuce secondo C. nella sintesi a priori kantiana dove convivono forma (segnante) e contenuto (segnato) per cui la coscienza è per un verso forma, contenitore (segnante) di un contenuto (segnato) storico e per un altro *coincide* col suo contenuto (segnato) in quanto il contenuto (segnato) non avrebbe realtà al di fuori della forma della coscienza segnante. La successiva questione si pone considerando oltre il rapporto del pensiero – il segnante -- con la materia quella collegata all'origine del pensiero stesso. Ancora una volta Kant intravede la soluzione nella teoria dell' “io penso” che però va ora intesa non come la struttura logico-metafisica della realtà storica, ma come la sua struttura psicologica ma *trascendentale* o "esistenziale", secondo una concezione della "filosofia dell'esperienza pura" nel senso che l'esperienza coincide col divenire della vita dello spirito e deve restare indifferente al problema, ch'è propriamente di natura ontologica, circa la sua dipendenza o indipendenza da una realtà diversa dal mio spirito. Il rapporto tra pensiero e materia porta C. ad indagare quello tra filosofia e scienza con “Scienza e filosofia” in Galilei, in cui sostiene che mentre da un punto di vista filosofico non si può andare oltre l'ambito dell'autocoscienza (il mio spirito – Il “I am hearing a noise” di Grice) del cogito cartesiano, al contrario la scienza si basa sulla necessità di fondarsi sul mondo esterno (nel spirito dell’altro – intersoggetivita). Forse la soluzione di questa antinomia, sostiene Carbonara, va ricercata nell'insoddisfazione dello stesso idealismo verso se stesso non potendo rinunciare a se stesso ma neppure al suo opposto -- nec tecum nec sine te -- solus ipse. Si interessa anche della filosofia rinascimentale a Firenze. Nota come in quel periodo si fosse realizzata una fusione tra il cristianesimo e il neo-platonismo così come ad esempio in Ficino prete cattolico che visse la sua fede come teologia razionale dando una base filosofica, trascurando la stessa rivelazione, alla sua spiritualità religiosa: In Ficino, il platonismo si congiunge al cristianesimo non soltanto sul fondamento di una religiosità profonda da cui il primo appare permeato, ma anche per una tradizione storica ininterrotta, per cui l'antichissima saggezza, ripensata da Platone e dai neoplatonici, si ritrova trasfigurata ma tuttavia persistente nei Padri della Chiesa e nei dottori della Scolastica. Come apprendiamo dall'Epistolario di Ficino, la sapienza e intesa come un dono divino e come mezzo per cui l'uomo può elevarsi fino a Dio. Tale principio fu poi appreso da Pitagora, Eraclito, Platone, Aristotele, i neoplatonici. Riemerse nella speculazione filosofica ispirata dalla Rivelazione cristiana e si ritrovò quindi in Agostino. Lo stesso Cicerone figura nella catena dei platonici romani. Riallacciandosi a quella tradizione e meditando sui testi platonici, Ficino concepí il disegno, portato a termine di ricostruire su fondamento platonico la teologia il platonismo vi è considerato come il nucleo essenziale di una teologia razionale i cui princípi coincidono con quelli della rivelazione. Tale coincidenza è il principale argomento con cui si riesce a dimostrare l'eccellenza del cristianesimo rispetto alle altre religioni positive. Del resto Ficino è disposto ad ammettere che qualsiasi culto, purché esercitato con animo puro, reca onore e gradimento a Dio. Altre saggi: “L'individuo, i dividui, e la storia; Scienza e filosofia in Galilei; Esperienza; Umanesimo e Rinascimento (Catania) Del Bello; Introduzione alla Filosofia (Napoli; Materialismo storico e idealismo critico; Sviluppo e problemi dell'estetica crociana; I presocratici; Esperienza ed umanesimo (Napoli) La filosofia di Plotino; “Persona e libertà”; Ricerche di un'estetica del contenuto”; Esperienza e prassi; Discorso empirico delle arti, Il platonismo nel Rinascimento. In un momento diverso dalla storica ora presente offrire in veste italiana alla coltura filosofica del nostro paese il sistema di dottrina morale secondo i principi della dottrina della scienza di Fichte sarebbe stata opera già esaurientemente giustificata e dalla grandezza di quel genio speculativo, e dal vivo crescente interesse del nostro tempo per il suo originale sistema idealistico-romantico, e dalla capitale importanza che nella struttura del sistema stesso ha la dottrina morale, e dall’opportunità, quindi, di agevolare la diretta conoscenza di questa a quanti tra noi non fossero in grado di leggerla e gustarla nè nella classica (nonostante i suoi difetti) edizione tedesca dovuta alla pietà filiale di Fichte — divenuta oggi assai rara, ma di recente lori. Fichte, Das System der Sittenlehre nach leu Prinzipletl (lev Wìsseuschaftslehre, Jena und Leipzig, Gabler V. il voi. IV delle Opere complete (Sitmmtliche 1 Werke) di Fichte, edite con assai utili prefazioni da Eli. Ehm. Fichte (Berlin, Veit e C.), dopo altri tre volumi di Opere postume (Nachgelasseiie Werlce) apparsi per cura dello stesso editore a Bonn, ma aggiunti come ultimi agli precedenti. I difetti, che sono stati rim- fedelmente riprodotta (con tatti i suoi difetti) da Fritz Me- proverati all’edizione di Fichte figlio, consistono, tra gl’altri a parte le critiche riguardanti l’ordinamento generale degli scritti paterni (sulle quali v. Ravà, Le opere di Fichte, Rivista di Filosofia) in errori di stampa, lacune casuali o soppressioni arbitrarie di una o più parole, aggiunte o trasposizioni di vocaboli, deposizione dei capoversi e punteggiatura non sempre quali si avrebbe ragione di aspettarsi, ecc. ; donde non poche nè lievi difficolta per intendere bene e rendere esattamente in altra lingua il pensiero dell’autore. La qual cosa ci preme far rilevare, anche perchè non sembri esagerazione, se diciamo che fu lavoro di non poca lena, sostenuta soltanto dall’interesse per l’opera fiehtiana, quello da noi compiuto attorno a una traduzione che ci proponemmo eseguire con la più 'scrupolosa fedeltà al testo originale, ma, in pari tempo, curando il più possibile la chiarezza del contenuto e l’italianità della forma. Al quale duplice fine ci parve opportuno di riportare tra parentesi curve le espressioni genuine e più caratteristiche dell’autore, quando il nostro idioma non si prestava a riprodurle se non inadeguatamente ovvero assumendo un certo aspetto di stranezza, e di chiudere tra parentesi quadre [ J le espressioni aggiunte dal traduttore con intento interpretativo o dilucidativo. Il lettore, in tal modo, è sempre messo sull’avviso circa i punti in cui il linguaggio dell’autore è meno trasparente e può giudicare se talvolta al traduttore — secondo il noto bisticcio - non sia accaduto di essere involon¬ tariamente il traditore del pensiero tichtiano. TI quale pensiero riesce tanto più difficile a restituire nella sua forma genuina, in quanto che esso non solo fu iu continua evoluzione e trasformazione, ma ebbe dal Fichte, più oratore elio scrittore , le mutevoli formulazioni occasionali adatte alla predicazione, all’insegnamento e alla polemica, anziché la stabile struttura definitiva di un’opera d’arte destinata a tramandare ai posteri il documento autentico di un sistema compiuto; e la Dottrina inorale, di cui ci occupiamo qui, risente anch’essa, nello stile, del carattere proprio a quella gran parte delle opere del Fichte, che sono o riproduzioni o preparazioni, ampiamente elaborate in iscritto, di lezioni e corsi accademici. Si aggiunga a ciò che la Sit- tenlehre, e nel contenuto e uella forma, è la continuazione c l’applicazione di quella Wissetischaflslehre che il Medicus, in una sua monografia dedicata al Fichte, uou esita a chiamare “ il libro, torse, più difficile che esista in tutta la letteratura filosofica (sie ist vielleicht das schiiieriijste Rudi in der yesmnten philósophischen Lucratile) „ (cfr. Grosse Denker, editi a Lipsia, Verlag Quelle dicus — , uè nella libera e, proprio nei punti ove H testo è meno chiaro, monca versione inglese fattane dal Kroeger; (in francese o in altra lingua non ci risulta sia stata mai tradotta, il che non ha certo contribuito ad accrescerle et Meyer, senza «lata, <la E. vou Aster) della Dottrina della Scienza abbiamo iu italiano la traduzione fattane da A. Tilouer (Bari, Laterza) — j si noti, inline, che il Fichte figlio sconsi¬ gliava il Bouillier dal tradurre in altra lingua quelle, tra le opere del padre, che non avessero un contenuto popolare e fossero scritte in una rigorosa forma scientifico-filosofica — ecco le sue parole. Te conseille de ne pas traduire les oeuvres scientifiques proprement dites, «:t d’ uno forme philosophique rigoureuse. 11 est à peu près impossi- ble de les traduire «lana votre luugne; il faudrait les transformer et eu changer l’exposition. Uue traduction littérale mirait le doublé iu- convénient de taire violence à votre 1 angue, et de ne pas reproduire le veritable esprit du système. „ (cfr. MéUiode pour arrivar à la tir bica heureuse par Udite, traditit par M. Bouillier, aver, uno Introdaction par Fichte le File, Paris, Ladrango): e si sarà, speriamo, meglio disposti a giudicare con qualche indulgenza le manchevolezze anche da noi sentite, ma che non riuscimmo ad evitare, so pur erano evitabili, iu questa nostra traduzione, in cui la lettera doveva più che mai venir suggerita e giustificata dallo spirito della dot- liiua tradotta, onde ci s imponeva di continuo la necessità di ripen- norr e, per quanto ci fu possibile, di rivivere il pensiero del Fichte. 11 Jmc Gotti*. Fichte, IVerke, Auswahl in sechs Btinden (mit nielli ci en Bildnisxen Fichtes ), edizione e introduzione di FimtzMediCUS, Leipzig. Non intendiamo detrarre nulla alle lodi giustamente! tributate d’ ogni parte a questa nuova edizione delle principali opere del Fichte, condotta di recente a termine e salutata nel mondo fìlosofico come un importante e lieto avvenimento, soprattutto per il contributo che porterà alla diffusione e alla conoscenza della dottrina lichtiana; dobbiamo soltanto osservare che, almeno per quanto concerne .1 System der Sittenlehre, di cui diamo qui la traduzione, la collazione del testo nelfediz. del Medicus non presenta assolutamenta nulla di diverso e nulla di migliorato, rispetto a quella curata da Lm. Era. Fichte ; se mai, anzi, qualche errore di stampa in più ; onde essa non ci è stata di nessun aiuto. Tanto per la verità. The Science of Etìlica as based on thè Science of knowledge by Ioh. Gotti. Fichte, tradnz. di A. E. Kroeoeh. edita da Harris (London, Kegau Paul, Treucli, Trubner et Co., Ltd.). il numero dei lettovi). Dorante, poi, l’attuale immane cataclisma bellico che sì inaspettatamente ha tutta Europa sconvolto e le nostre coscienze profondamente turbato, in questa tragica ora chè tigne il mondo di sanguigno, perchè proprio nella terra classica dell’idealismo filosofico, sfrenatasi l'ebbrezza mistica di una supposta superiorità di razza e di coltura, prevalso un malinteso spirito di egemonia mondiale, straripata la prepotenza del militarismo, scatenatisi gli istinti e le cupidigie più basse, la civiltà sembra inabis¬ sata nel buio e la scienza si è trasformata, con scempio di ogni leggo umana e divina, in strumento di barbarie, rinnegando quel carattere umano che della scienza è e deve essere la vera, sovrana, immortale bellezza, in questa im¬ mensa mina di tutta la scala dei valori, due forti ragioni di più — contrariamente a quanto potrebbe parere a prima vista — c’inducono all’opera stessa: da un lato mostrare con quale serenità, imparzialità e altezza di vedute noi ita¬ liani, che più volte nella storia fummo maestri di civiltà, sappiamo riconoscere, pur quando gli animi nostri siano agitati da moti sentimentali avversi, il possente contributo di pensiero e di moralità che gli spiriti geniali, a qualunque nazione appartengano, hanno recato alla coltura ; dal- 1’ altro fornire, con la divulgazione delle dottrine morali di un filosofo tedesco come il Fichte — da cui più spe¬ cialmente con grave errore si vorrebbe derivare il pangermanismo una prova di più della radicale deviazione che le fiualità della Germania odierna, rappresentata dai Nietzsche, dai Treitschke, dai Bernhardi, dai Chamberlain, dai Woltmaun, segnano rispetto alle idealità profondamente umane e universali rifulgenti in tutta la letteratura e in tutta la filosofia della Germania classica, rappresentata da un Leibniz, da un Lessing, da un Herder, da un Gboethé, da uno Schiller, da un Kant e dallo stesso Fichte. Perchè anche il Fichte, al pari del suo grande predecessoro Kant il filosofo della pace a cui Con esattozza soltanto relativa egli fu contrapposito come il filosofo della guerra, aspirava, pur con tutte le esagerazioni es¬ senzialmente teutoniche del suo pensiero, al regno della ra¬ gione, al Vemunftstaat, basato sul riconoscimento del valore dello spirito quale unico, vero e assoluto valore, e costituito da personalità autonome e responsabili che devono svolgersi soltanto entro le linee di un ordinamento razio¬ nale del tutto. Che se la magnificazione e la glorificazione della lingua e del popolo tedesco a cui il Fichte assurge, a cominciare dai Caratteri fondamentali dell’età presente -- Revue de Métaphysique et de Morale, l’importante articolo di. Basch, L’Allemagne classique et le pangermanisme. V. inoltre Sante Ferra ni, Fra la guerra e V Università (Seatri Ponente); in questo di¬ scorso inaugurale dell'anno accademico all’università di Genova, l'A., dopo avere stigmatizzato con indignata parola “ la nuova sofìstica, più audace e più operativa dell'antica, die in Germania per decenni lavorò a eccitare gli spiriti e a iriebbriarsi nel sogno del dominio mondiale a qualunque patto,,, “ le iniquità senza pari, corruttrici, vigliacche, brutali, e le violazioni dei patti più solenni che quel popolo sostituisce al valore degli eroi pagani, alla cavalleria del guerriero medievale „ e u la volontà sinistra che informò i metodi alla subdola preparazione dell'immane delitto, invita a distinguere in'quella nazione lo opere dei grandi avi e quelle dei uepoti : “ Quali e quante pagine troveremmo nei primi, atto a rintuz- i zare, a riprovare, a distruggere le smodate ambizioni dell’ oggi ! e quanti successori vedremmo rinnegati!, e, per antitesi, si ferma a illuminare nella loro sublime purezza le figure del Kant e a» del Fichte. Grundziige dea gegenviirtigen Zeilullers (Sanimi!. Werke). Queste conferenze si direbbero quasi altrettanti aifreschi di filosofia della storia, di cui lo Herder aveva dato il mo. sino ai Discorsi alla, nazione tedesca (*),
Tuesday, November 26, 2024
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