Grice e Raulica: all’isola -- la ragione conversazionale all’isola! l’implicatura
del barone -- l’origine dell’idee – il
fondamento della certezza – filosofia siciliana – filosofia sicula – dello
spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla terminare -- corso di filosofia:
ossia, re-staurazione della filosofia – filosofia
siciliana -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Palermo).
Filosofo italiano. Palermo, Sicilia. Essential
Italian philosopher. Grice: “Italian philosophers can be fun: there’s ventura,
and there’s Bonaventura, who was actually fidanza, i.e. fidence, as in
confidence.” Noto per il suo sostegno alla causa della rivoluzione siciliana. Studia
a Palermo. Insegna a Roma. Si distinse come apologeta, scrittore e predicatore,
sopra-ttutto grazie alla sua "Orazione funebre di Pio VII.” La sua
carriera da filosofo inizia come esponente della corrente contro-rivoluzionaria.
Teatino. Intraprese l'attività di predicatore. La sua eloquenza, sebbene a
volte esagerata e prolissa, e veemente e diretta ed ottenne grande fama. Con
l'elezione di Pio IX al soglio pontificio, acquisì un ruolo politicamente
prominente. Sostenne la legittimità storica e giuridica della rivoluzione
siciliana. Auspica la ri-fondazione del regno della Sicilia indipendente
all'interno di una con-federazione italiana di stati sovrani. Ministro pleni-potenziario
e rappresentante del governo siciliano a Roma.
La sua posizione a Roma divenne delicata per via della proclamazione
della repubblica romana e dell'esilio di
Pio IX. Rifiuta l'offerta di un seggio all'assemblea costituente, maoltre ad
invocare la separazione tra potere temporale e spirituale riconosce la repubblica
romana a nome del governo rivoluzionario di Palermo. Altri saggi: “La scuola
de' miracoli: ovvero, Omilie sopra le principali opere della potenza e della
grazia di Gesù Cristo, figliuolo del dividno e salvatore del mondo”; “Il tesoro
nascosto: ovvero, omilie sopra la passione del nostro signor Gesù cristo”; La madre del divino, madre degl’uomini:
ovvero, spiegazione del mistero della SS. vergine a piè della croce”; “Le
bellezze della fede ne' misteri dell’epifania: ovvero, La felicità di credere
in Cristo e di appartenere alla vera chiesa”; “I disegni della divina
misericordia sopra le Americhe: panegirico in onore di Martino de Porres,
terziario professo dell'ordine de’ predicatori”; “Il potere politico”; “Saggio
sul potere pubblico, o esposizione della legge naturali dell'ordine sociale”; “Dello
spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla terminare”; “La ragione
filosofica”; “La tradizione e i semi-pelagiani della filosofia: ossia, Il
semi-razionalismo svelato”; “Saggio sull'origine delle idee e sul fondamento
della certezza”; “Della falsa filosofia”; “Nuove omelie sulle donne del vangelo”;
“Corso di filosofia: ossia, re-staurazione
della filosofia”; “Sopra una camera di pari nello STATO pontificio”; “La
questione sicula sciolta nel vero interesse della Sicilia, Napoli e dell’Italia”;
“Memoria pel riconoscimento della Sicilia come stato sovrano ed indipendente”;
“Menzogne diplomatiche, ovvero esame dei pretesi diritti che s'invocano del
gabinetto di Napoli nella questione sicula”; “Discorso funebre pei morti di
Vienna la religione e la libertà”; “Raccolta di elogi funebri e lettere
necrologiche; Il pensiero politico d'ispirazione cristiana. Atti del seminario
Erice, Guccione, Firenze. Andreu R.: saggio biografico, "Regnum Dei",
Bergamaschi, R.: fra tradizionalismo e neo-tomismo [AQUINO], Milano, Cremona
Casoli, Un illustre siciliano”; "Rassegna Storica del Risorgimento",
Cultrera, Generale dell'ordine dei Teatini, Palermo; Giurintano C., Aspetti del
pensiero politico nel "De jure publico ecclesiastico"; Istituto per
la Storia del Risorgimento, Palermo, Guccione, Democrazia. Murri, Sturzo e le
critiche di Giobetti, Palermo, Ila-Palma, Guccione, Alle radici della
democrazia” Palermo; Guccione, Un omaggio clandestine; in "Nuova Antologia", Pastori, “La
rivoluzione napoletana in "Rassegna siciliana di Storia e Cultura",
Romano, La vita e il pensiero politico, Treccani Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Regione Siciliana. Martinucci, Istituto Storico dell’Insorgenza e per
l’Identità Nazionale. V Ti»
600052231J r- V-- 600062231J
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ELOGIO rCNEBRE DI DAIVIEllO O'COIVIVEIL MEMBBO DEL PABUHENTO BRITANKICO DAL RMO. P. D. GIOACCHINO VENTURA Ex-Genkkalb bb'Chibrigi BseoLAM Ctmtuttor» detta Saera Congregationt de'
Riti td Eiaminatore dei Veuoti e del
Clero Romano. J^/. L'editore, proprietario di questo elogio, per g^enerosa
cessione fattagli dall' Autore, dichiara
di Toleme godere il dritto di proprietà
a termini della Convenzione pubblicata con Noti- trazione della Segreteria di Stato COI TIPI
DI CIOTAimi BATTUTA ZAMPI. .\ Ili Hisognosi di riposo per le incessanti
fatiche^ durty- te negli ultimi otto
mesi^ nell'esercizio dell' ecclesiasti"
co ministero, e risolulissimi perdo di non intrapren^ deme delle nuove, ci eravam da principio
negati di tesser VElogio funebre
dell'immortale Ò'Connelh La grandezza e
le circostanze tutte eccezionali del Sog*
getto entrarono ancora per non piccola parte in qus'- sto rifiuto. 0*Connell non è stato un uomo
ordinario^ ma uno di quegli iwmini di
cui non ne nascon mai due; uno di quegli
uomini che Iddio crea per compiere
grandi disegni, da prima noti a Lui solo, e che quin^ di i fatti rivelano al mondo. O'ConneU è
stato un ge^ nio; ed il genio non è
degnamente lodato che dal ge^ nio\ e
perciò noi reputavamo un tale assunto molto
al disopra di noi e delle forze nostre.
La gloria poi di O'Connell è stata l'avere obbli* goto la più grande Potenza della terra a
rassegnar ' si con bel garbo alla legge
che un privato le ha, in certo modo,
imposta. Poiché è stato ed è sempre proprio
della saggezza inglese di tener fermo finché si può; e quando non si può piti, cedere a tempo^
anziché an^ dare incontro ad una di
quelle orribili catastrofi in cui poi si
perde tutto, per la stolida ostinazione di vo-
ler tutto conservare. La gloria di O'Connell é stata IV
di avere egli solo rivendicata la libertà religiosa e et- vile della sua patria per mezzo di una
rivoluzione pa^ cifica, una delle più grandi
che rammenti la storicu La gloria di
O^Connell è stata l'aver fatto trionfare
la libertà per mezzo della Religione^ e la Religione per mezzo della libertà. Or era egli possibile il
rammen- tar queste glorie di O'Connell
senza risvegliare i ri- sentimenti e le
antipatie di una politica onerosa, cui
la sola parola di libertà mette paura come uno spet- trOf turba come un rimorso? Era egli
possibile ti non attirarsi la censura di
uomini si impietriti nell'antico^ che
non hanno ne intelligenza per distinguere, né cuor per sentire il pocolino di bene, che in mezzo
al mol- to di male, vi è nel
moderno? Ma tacersi^ o passar
leggermente sopra il titolo principale
onde O'Connell è stato il piti straordinario
H piti ammirabile personaggio della età nostra, non sarebbe stato lo stesso che ridurre a piccole
dimensio^ ni uno dei più, grandi spiriti
che siano mai apparsi a consolazione e
gloria dell'umanità? Per tutte dunque
insieme queste ragioni not noti tM>-
levamo sapere di fare l'elogio di che si tratta; e non abbiam ceduto che in faccia a considerazioni^
ad inviti, a desidera che san del
comando, ed a cui non si può resistere
nemmeno con umiltà senza peccar di superbia.
Nel piegare però il capo a si scabroso e difficile incarico, stabilimmo tra noi medesimi di
disimpegnar- lo con tutta la libertà di
spirito che la Fede cattolica lascia
nelle cose dubbie', la dubìis libertas; con tut- ta la sincerità del cuore; col maggior
disprezzo di ogni personale pericolo,
col più perfetto oblio di ogni proprio
interesse; e ciò per elevarci in alcun modo al-
l'altezza del nostro Soggetto coUa generosità almeno del sentimento: poiché sentivamo di doverne
rimaner molto al disotto per le qualità
dell'ingegno. Nulla infatti ti ha
arrestato dal lodare 0*ConneU pel lato
appunto onde piti meritava di esser lodato,
ed eziandio dal proclamare altamente^ senza am/i'- oologie ragtri^ le verità le più dure ed
incommode, e per chi comanda e per chi
ubbidisce; e che sono frattanto le piti
salutari e le più capaci di assicurare i
troni^ di fare t popoli felici, e di far trionfare la Religione,
Imperciocché dapprima, due specie di ripugnanza vi sono oggi contro la Religione: Vuna totale
ed asso- Iuta, l'altra relativa e condizionata.
La repugnanza assoluta é quella onde si
odia la Religione perché Religione; e
quindi la Chiesa, gli ecclesiastici , tut-
to ciò che alla Religione si appartiene* Questa n]pti- gnanza è l'orribile eco, che dura ancora,
della paro- la infernale di Voltaire:
Ecrasez l'infame, et la su* perstition.
L'antipatia relativa poi e condizionata è
quella onde si odia la Religione, non già però per se stessa, ma in quanto stolidamente si crede
rivale e ne- mica del processo e della
libertà. Ma vi è nella natura
dell'Italiano un elemento cat- tolico,
onde l'Italiano, tenti ciò che vuole, non può
senza pena e rammarico far di meno della Cattolica Religione. E questa è una delle ragioni onde
gli ere- siarchi e le eresie non han
potuto mai far fortuna in questa bella e
privilegiata parte del mondo. VAntipa^
tia assoluta dunque contro la Religione cattolica è ror rissima: essa non trovasi che nel fondo del
cuore di qualche vecchio settario ,
impregnato sin dall' m- fanzia dei
pregiudizii e dei sentimenti anticristiani
deUa filosofia miscredente del secolo decimottavo; e che morrà senza posterità! giacché l'odio é
sterile, ed ha complici, ma non già
eredi', e non vi é che Pamore che é
fecondo, che genera e riproduce il medesitno es- sere, e perpetua la stessa verità. VI
Non così è però della ripugnanza relativa o condi- zionata. Il ceto medio, cioè, il ceto che
studia, il ceto che ragiona, vuoisi o
non vuoisi, è il ceto piti influen- te e
che trasforma alla lunga in se stesso e compone, e riduce a sua immagine i due altri ceti
estremi deUa società; con tutta la
generazione che sorge, con tutto ciò che
intende, con lutto ciò che sente; poiché la socie- tà degli spiriti, o la concordia fra gli
esseri intelligen- ti, non può
mantenersi che per mezzo delCintélligenza;
ed è in questo senso che ha detto Paschal: ri, che chiunque si dichiara contro di esse, non ispira che
diffidenza, re- pugnanza, odio,
disprezzo. Or poiché, come lo abbiam
dimostrato (Vedipag.l^ di questo Elogio)
la Chiesa nella sua saviezza non ha
potuto finora parlar di libertà, ed ha dovuto anzi in certo modo fulminarla per l'orribile abuso
che si è fat- to di questa sparola; i
Volterriani si son serviti di que- sto
silenzio e di questi anatemi della Chiesa, per per- suadere alle masse che la Chiesa, nemica, non
vi è dubbio, della falsa libertà, sia
nemica ancor della ve- ra; che il
Cristianesimo é oscurantismo; e che i preti
e i frati sono i veri nemici, gli avversarii implacabili di ogni progresso e di ogni libertà. Il sistema poi del così detto Dritto divino
nella materia politica, secondo che una
scuola celebre di ol- tremonte si é
ostinata a rappresentarlo, viene in fon-
do a sostenere che il Potere publico di ragione non abbisogna, ove, secondo U celebre detto di
Bossuet, (( Iddio stesso ha bisogno di
aver ragione. )> Ora il Dritto divino
così inteso mette VUomo-Potere al diso-
pra di Dio stesso, e non é che V apoteosi della tiran- TU
ma e Vidolatria della sovranità. Poiché du/nque una tale doUrma è contraria alla ragione insieme
ed al sentimento, all'istinto delVuomoy
e perciò non è e non può mai esser vera;
così si è venuto a conchiudere che
nemmeno é vera la religione che la professa^ che la insegna, e che ne fa la condizione necessaria
inevite^ bile della sua seguela. Or
siccome questa orribile dot- trina, atta
più a rendere odioso il Potere ed a distrug-
gerlo, che a conservarlo ed a farlo amare^ certi pub- blicisti ignoranti Vhan messa a carico della
Chiesa cattolica e del cattolico
insegnamento ; cosi la ripu- gnanza^ che
essa ispira, si è estesa anche in Italia al-
l'insegnamento Cattolico ed alla Chiesa; e Dio e Ge-^ sii Cristo^ le dottrine cattoliche e le
caUoliche istilu- iionij la Chiesa e gli
ecclesiastici sono staiti avvolti nello
stesso odio e nello stesso disprezzo. Oh se sapes- sero il gran male^ U male sommo che certi
ecclesie^ élici^ piti zelanti che saggia
han fatto ai popoli ed oZ-^ la Chiesa
colVaver voluto fare un articolo di fede di-
vina, di una opinione puramente umana^ e di un par- tito politico^ la vera adunanza dei fedeli o
la vera Chiesa! Essi hanno così
allontanato dalle pratiche della
Religione enormi masse di cristiani, e le hanno
gittate fuori delia Cattolica unitd^ nelVahisso del dei- smo e deW indifferenza! Imperciocché non é piti tempo di farsi
illusione. Finché dureranno i
pregiudizii^ gli errori funesti che un
concorso di maieaugurate circostanze è giunto ad accreditare intomo alla pretesa alleanza o
complicità della Chiesa coW eccesso o
colVabuso della forza; inta- no noi
ministri della vera Religione spereremo di at-
tirare a noi le masse intelligenti; esse ci riguarderan- no sempre con una specie di orrore;
continueranno a camminar senza di noi,
e, se noi ci metteremo loro innanzi,
contro di noi e sopra di noi.
vili Dirò anzi di più che^ se un
trambusto accadesse in Italia sotto
l'impero di questi pregiudizii e di questi
errori^ esso sarebbe sommamente anticristiano ed an-- tiecclesiastico.il grido: a A basso i preti;
à basso i fran- ti )) Starebbe tradotto
in azione con una orribile fedeltà. La
Chiesa si troverebbe esposta a maggiori orrori di quelli di cui al principiò di questo secolo è
stata la vittima. E poiché^ come
l'abbiamo di già avvertito^ l'Italiano
nel fondo del suo cuore ama la cattolica Re^
ligione; il suo odio contro di essa e i suoi ministri si troverebbe fortificato ed accresciuto dal
sentimento della disperazione di pàtere
essere d'accordo con una religione di
cui non può fare di meno; dal sentimen-
to di rabbia di credersi respinto^ di vedere volta in sua nemica quella Religione di cui ha un
immenso bi- sogno e per cUi sente una
indestruttibile simpatia; dal sentimento
in somma del furore in cui degenera ogni
amore deluso nei suoi più vivi trasporti; Frustrata cu- piditas vertitur in furorem (Aug.). E non vi
è nuUa di più terribile^di più crudele
quanto V amore furibon- do ed il furore
aìuoroso! Mirate dunque di quale e
quanta importanza si è, per parte di noi
ecclesiastici^ il parlare oggi al colto
pubblico dell'Italia un linguaggio capace di disingan- narlo dei fatali pregiudizii di cui una
Propaganda di empietà e di disordine si
è studiata d'imbeverarlo con- tro la
Chiesa. Mirate di quale e quanta importanza
si è oggi per noi di mostrarci, senza finzione, senza inganno^ colla sincerità, col candore^ col
convincimenr to proprio di ministri
della Religione di verità, ami- ci e
fautori di un saggio e legittimo progresso, di una saggia e legittima libertà! Mirate di quale e
quanta importanza si è oggi pel gran
Ponte pcej che Dio ha accordato
miracolosamente alla sua Chiesa, che^ met-
tendosi al disopra di tutti i meschini calcoli della pò- Uiica uma/na^ parli esso pure il
Ungttaggio dei popoli per meglio far
loro gustare le sue celesti dottrine; prenda
a cuore i loro temporali interessi, per ispirar
loro maggior zelo per gl'interessi spirituali ed etemi; e faccia conoscere che egli sente e vuole
disimpegnare la nobile e sublime
missione del Sommo Pontificalo: Di
essere non sólo il Pastore e il Maestro nell'ordine so- prannaturale e divino; ma ancora, neW ordine
civile e politico, U Padre, U tutore, il
vindice dato da Dìo a tutti ipopoli
cristiani. Né meno comuni e meno
radicati sono certi pregith dizU in
materia politica. A forza d'intrighi e d'inganr
ni, si t giunto a persuadere agl'incauti che i Sovrani sono i nemici dei popoli; che le monarchie
sono incon^ patibili colla Inerte
politica; che questa libertà non si
domanda co'prieghi, ma si conquista colla forza; che qtiesta pianta prospera colia scure, e
germoglia nel sangue; e che
l'insurrezione è l'unico mezzo da sot"
trarsi dalla oppressione. Ai Sovrani poi si è vohUo pure persuadere che i popoli sono nemici
della loro autorità e della loro
esistenza; e che non si può aver pace
con essi, non si può mantenere l'ordine politioo che coU'ajuto della forza; e che l'arte di
ben governa- re oggi consister deve
nell'arte di organizzare e di di- rigere
la forza pubblica per potere impunemente ves-
sar le persone e vuotare le borse. E da questo sentii mento di mutua gelosia, di mutua diffidenza
che si è giunto ad ispirare ai popoli
contro i Sovrani ed ai So- vrani contro
dei popoli, si è riuscito a metterli in i-
stato di opposizione, di guerra permanente: donde fiè- re tendenze da una parte al dispotismo, ed
all'anarchia dall'altra, che mettono ad
ogni istante in pericolo l'or- dine e
resistenza della società. Ora contro
tutti questi pregiudizii, in materia di
Religione e di politica, ci siamo levati arditamente in X
questo Elogio, Entrando nello spirito del grand' Uomo^ cui esso é consecratOj ed esponendo le
gloriose sue gè-- sta nelle loro
intenzioni generali, nei loro successi, ab-
ìnam procurato di dimostrare che lungi dalVessere la Religione la nemica della libertà, non vi è,
non vdpuò essere libertà vera senza la
vera Religione. Per calmare poi le
inquietudini^, gli scrupoli delle
persone semplici e dabbene, abbiamo pure insistito sul gran fatto dei tempi moderni:^ Che lungi dal
dovere la Religione temer nulla dalla
politica libertà; alVom^ bra anzi e col
favore della libertà politica può sola"
mente oggi trionfare e dilatarsi la Religione; ed abbia^ mo fatto conoscere non solo possibile ma
ancor necessor ria unciUeanza sincera
tra la Religione e là libertà. Al
medesimo tempo però e colla medesima forza
abbiamo attaccato tutti i pregiudizii politici dei po^ poli contro i governi e dei governi contro
dei po^ poli. Abbiamo esposta la
dottrina Cattolica intomo alla Resistenza
passiva ed all'attiva Ubbidienza, con
cui solo può sussistere l'ordine pubblico e la dignità umana. Abbiamo condannato con tutta l'energia
della ragione e della parola il partito
disperato deU'inster* rezioncj^ e l'uso
brutale della forza contro gli abusi del
Potere; ed al Potere ci siamo studiati di fare m- tendere che ha torto di diffidare della
libertà, che è an-- zi un principio di
ordine e di forza, e l'unico mezzo, il
mezzo pvU efficace da disarmare la rivoluzione e farla una volta per sempre terminare. E così
abbiam procurato di riconciliare ancora
il Sovrano col popo^ lo^ il popolo col
Sovrano, e l'ordine colla libertà. Il
nostro linguaggio ha scandalizzato alcuni, ha
sorpreso molti altri; ma in quanto alla moltitudine ac- corsa ad udirci, possiamo santamente
gloriarci nel Signore, che esso è stato
capito nella verità dei suoi principii, apprezzato
nella purezza delle sue intenzio^
XI ni, gustato ne^vantaggi delle
sue conseguenze. Chi è stato presente a
questa predicazione, nuova nelle fora-
me ma antica nelle dottrine^ ci farà giustizia che non è una vana millanteria il dire che rare volte
la sacra eloquenza ha avuto un successo
si magnifico si verace e si universale.
Mentre andavamo esponendo le nobUi
simpatie^ le relazioni scerete della vera Religione colla vera libertà, un sentimento d'inesprimibile
gioja hril- lava sopra tutti gli occhi.
Parca ognuno dir seco ste$^ so: « Non è
dunque vero altrimenti che la Religione
cattolica e nemica della libertà! Possiamo noi amare la libertà senza cessare di esser cattolici^
senza passa- re per miscredenti! » Cosi
uno sposo^ irritato contro una sposa^
che teneramente ama, e che gli è stata di-
pinta come infedele; prova un senso di compiacenza, che non si può esprimere colla parola,
allorquando gli si dimostra da altri che
la sua cara sposa è miia- cente, e che
non ha cessato di maritare il suo amore.
Gli stessi segni d'interno contento si son veduti trasparire nei volti quando noi abbiamo
parlato deU V alleanza possibile tra
l'ordine e la libertà^ tra le idee di un
sensato progresso e la fedeltà al proprio Sovra^ no: « Sta lodato Iddio^ pareano tutti voler
dire, che si può amare la libertà e il
progresso senza passar per ribelle. » E
quando, nel terminare il nostro di-
scorso, coli' accento del piin profondo convincimento e del piti tenero affetto (giacché noi
conosciamo ed amia- mo il popolo romano)
abbiam detto: « No, miei cari » Romani,
voi non siete quali qualcuno, calunniandovi,
» ama di farvi comparire. No, no, voi non siete i ne-* » mici del Trono pontificio, degli
Ecclesiastici e del" » l'ordine. Se
amate una onesta libertà, voi amate an-
» Cora la Sovranità del capo della Chiesa e la Reli- gione; )) a queste parole l'Uditorio non fu
piti padro- ne di se stesso: un mormorio
vi si udi di una sincera XII lieta ed universale approvazione^ pronta a
scoppiare in manifestazioni le più
clamorose j se noi stessi^ ricor- dando
il rispetto al luogo santo dovuto^ non ci fossimo affrettali di reprimerle. Ecco dunque
scoperti al pub- Uico, nella maniera
meno equivoca e piti solenne, i ve- ri
sentimenti, i sentimenti legittimi^ sinceri e comuni del popolo romano! Simili effetti ci auguriamo che produrrà nel
resto dello slato Pontificio, ed anche
presso allo Straniero la solenne
manifestazione delle dottrine contenute m
questo discorso. Almeno perirne non avvezze ad adu- larci questo appunto ci hat^ esortato a
sperare: as^ sicurandoci che questa
predicazione 9 nelle presenti dr-
costanze, è stata un avvenimento che avrà un gran-- d'eco in tutta Italia e fuori di essa. Noi potremmo qui riportare le loro
testimonianze e le loro parole^ ma per
non sembrare che, all'occasio- ne
dell'Elogio di O'Connell, vogliamo fare U nostro, ci limitiamo a riferirne una sola; e ciò non
tanto a glo» ria nostra, quanto a nostra
difesa, in faccia a chi ha creduto di potere
in buona coscienza accusare in pub"
blico come pericolose o fantastiche le nostre dottrine^ e prave le nostre intenzioni; e poi crediamo di
non do- vere lasciar passare questa
occasione da rendere qui pubblicamente
la dovuta giustizia alla moderazione e
alla saggezza della Censura Romana m materiadi stam^ pa. Omettendo adunque che il Censore Teologo
di cui il pubblico conosce ed ammira, ed
il Sommo Pontefi- ce ha teste compensata
la vasta dottrina e il fervore dello
zeh, nell'esercizio dell'Ecclesiastico ministero^ omettendo, dico, che quest'uomo insigne, non
meno pel suo sapere che per la sua
viriti, non ha trovato a cen^ surare,
nel nostro Elogio, nemmeno una virgola; di-
remo solo che il dottissimo Preside della Censura, che Ma profonda scienza dell'antico unisce una
solida co* XIII gntzwne^ un senso squisito del moderno^
nell inviarci V Elogio col suo
Imprimatur, ci Aa scriito appunto co^
sì: « Come io mi compiacqui assai di approvare la Bene^ » dizione dell'ultima sua Predica recitata in
S. Pietro: » nulla curando le
prevenzioni di alcuni o troppo semr »
plici^ o zelanti di uno zelo male inteso; cosìi e molto » più mi compiaccio ora di approvare r Elogio
fum^ » bre da lei fatto al celebre
O'ConneU: perché reputo » un tale Elogio
non solo eloquentissimo, ma atto an- »
cara a raddrizzare molte idee ed a fare un gran
» bene. » Solo il savissimo
Preside ha richiamata la nostra
attenzione sopra una parola della pagina 104, che a- vrebbe potuto dar luogo ad equivoci; che noi
ci sia-- mo affrettati di prevenire con
una noterella che vi ab- biamo apposta.
Possiamo adunque affermare^ a lode, noi
lo ripetiam volentieri, dei dotti Censori, che nel presente Elogio stampato vi è tutto quello
che ne ab* biam detto in voce, senza una
sola parola di meno; ma al contrario con
varii squarci di più^ che nella recita
abbiamo saltati per non istancar troppo Vudi" torio e noi stessi spossati, nel solo primo
giorno, da una declamazione di circa due
ore. A maggior onore poi del sullodato
Preside illustre^ ci crediamo anco in
obbligo di aggiungere: che non avendo
voluto noi prenderci la libertà di pubblicare
il brano della lettera, che poco fa si è letto, senza il di lui permesso; questo permesso ci è stato
daW egre- gio Autore dato nei seguenti
termini, che fanno ben conoscere la
sincerità e la generosità de'suoi senti-'
menti: «e Mi ha detto il suo Tipografo che o fare U nostro, ci limitiamo a riferirne una sola; e ciò non
tanto a glo» ria nostra, quanto a nostra
difesa, in faccia a chi ha creduto di
potere in buona coscienza accusare in pub"
blico come pericolose o fantastiche le nostre dottrine^ e prave le nostre intenzioni; e poi crediamo di
non do- vere lasciar passare questa
occasione da rendere qui pubblicamente
la dovuta giustizia alla moderazione e
alla saggezza della Censura Romana m materiadi stam^ pa. Omettendo adunque che il Censore Teologo
di cui il pubblico conosce ed ammira, ed
il Sommo Pontefi- ce ha teste compensata
la vasta dottrina e il fervore dello
zeh, nell'esercizio dell'Ecclesiastico ministero^ omettendo, dico, che quest'uomo insigne, non
meno pel suo sapere che per la sua
viriti, non ha trovato a cen^ surare,
nel nostro Elogio, nemmeno una virgola; di-
remo solo che il dottissimo Preside della Censura, che Ma profonda scienza dell'antico unisce una
solida co* XIII gntzwne^ un senso squisito del moderno^
nell inviarci V Elogio col suo
Imprimatur, ci Aa scriito appunto co^
sì: « Come io mi compiacqui assai di approvare la Bene^ » dizione dell'ultima sua Predica recitata in
S. Pietro: » nulla curando le
prevenzioni di alcuni o troppo semr »
plici^ o zelanti di uno zelo male inteso; cosìi e molto » più mi compiaccio ora di approvare r Elogio
fum^ » bre da lei fatto al celebre
O'ConneU: perché reputo » un tale Elogio
non solo eloquentissimo, ma atto an- »
cara a raddrizzare molte idee ed a fare un gran
» bene. » Solo il savissimo
Preside ha richiamata la nostra
attenzione sopra una parola della pagina 104, che a- vrebbe potuto dar luogo ad equivoci; che noi
ci sia-- mo affrettati di prevenire con
una noterella che vi ab- biamo apposta.
Possiamo adunque affermare^ a lode, noi
lo ripetiam volentieri, dei dotti Censori, che nel presente Elogio stampato vi è tutto quello
che ne ab* biam detto in voce, senza una
sola parola di meno; ma al contrario con
varii squarci di più^ che nella recita
abbiamo saltati per non istancar troppo Vudi" torio e noi stessi spossati, nel solo primo
giorno, da una declamazione di circa due
ore. A maggior onore poi del sullodato
Preside illustre^ ci crediamo anco in
obbligo di aggiungere: che non avendo
voluto noi prenderci la libertà di pubblicare
il brano della lettera, che poco fa si è letto, senza il di lui permesso; questo permesso ci è stato
daW egre- gio Autore dato nei seguenti
termini, che fanno ben conoscere la
sincerità e la generosità de'suoi senti-'
menti: «e Mi ha detto il suo Tipografo che c da prima corno Daniello O'Connell, vero cittadino, si è
giovato della Religione per rendere al
suo popolo la Uber senza richiamare sopra di sé un'attenzione pro- fonda, cosi mai non termina che lasciando
l'assem- blea nell'estasi di
un'ammirazione silenziosa e di un
silenzio ammiratore. Nel foro è il oausidico espertis-* Simo nella cognizione dell'immenso caos delle
leg- gi inglesi, e che, con una
meravigliosa precisione di 12 termÌDiy ne penetra lo spirito, le
inlerpreta, le con* cilia, le
confronta, le applica, e ne trae le più felici
conclusioni in yantaggio della sna causa. Nelle po« polari adunanze è un Oratore vivo, nervoso,
incal- zante, ardito senz'esser
temerario, franco senza es* sere
insolente, grazioso insieme e terribile; che si
avvicina, discende al linguaggio, ai sentimenti del- le masse, e le eleva sino a sé, e dietro a sé
le stra- scina senza resistenza; che
padrone di tutti i suoi affetti, e,
ricco di tutti gli artificii, di tutti i sussi-
dii della parola, prende, quando e come gli aggra- da^ il patetico della elegia^ Funzione del
salmo, la mordacità della satira,
l'amenità della novella, la luce del
lampo, il terrore del tuono, l'aria impo*
nente del legislatore, e l' ispirazion del profeta. Nessun uomo seppe meglio di lui eccitare le
pas* sioni popolari e contenerle;
carezzare il popolo e morigerarlo;
ricordare le più dure verità, e far- le
gustare ed amare per la maniera di dirle. No^
la storia dell'Eloquenza non ci presenta esempio di un oratore più completo, più vario, più
origi- nale, più facondo, più vivo, più
impetuoso e più potente. 10. Ora, a giudicarne dalle apparenze, pare
che 0*Goonell a questa eloquenza, in cui
non ebbe mo- delli né avrà mai
imitatori, debba la gloria di sue
fortune e la forza del suo impero. Eppure no. La saggia Antichità avea definito il vero
Oratore: L'o** nesf uomo eloquente; Yir
bmm dicendi pertius. Per* 13 chd| come la probità senza l'eloquenza è
impoten- te; cosi l'eloquenza senza la
probità è funesta; essa non serve che a
metter sossopra gli stati, i popoli in
insurrezione. Che se l'eloquenza di O'Gonnell è
stata la felicità del popolo e la sicurezza dello stato, FirmametUum gentis et stabilimentum populi
(Eccli. 49y/;ciò è accaduto, perchè
egli, cittadino cristiano» alla forza,
alla grazia del dire ha unito la virtù è la
santità del vivere; si è giovato pel trionfo della li* berta dell'adempimento delle pratiche che la
ReK* gione impone. ll.Qaal uomo di lui più attaccato
a'differenti do* veri di figlinolo, di
sposo, di padre, di cittadino? Qual
cristiano di lui più fedele alle leggi di Dio e della Chiesa? Ma so quello che volete oppormi. Voi
vo« lete oppormi che, in contraddizione
alle leggi di Dio e della Chiesa,
O'ConnelI si è una volta battuto in
duello, ed ha avuta la disgrazia di uccidere il suo avversario. Sì, è vero. Ma io potrei dire che
questo avversario non fu che un sicario^
onde la Munici* ypAìik.orangista di
Dublino, impaziente di disfarsi del gran
difensore della causa Cattolica, mandò pro-
vocando il nostro giovine eroe, sicura d'immolar- lo: giacché D'Esterre, (che tale era di
questo mi- serabile il nome) era nel
tiro della pistola si destro e si
sicuro, che giungeva a spegnere colla palla una
lampada senza toccarla. Potrei ancora avvertire che O'ConnelI a sangue freddo, e per lungo
tempo^ per non violare appunto le leggi
dell'uomo e del 14 tristianOy non rispose che col disprezzò
alla crude^ le disfida, onde il
fanatismo orangista augurossi di
estinguer coH'arnii il grand'uomo che non potea Tincere colla ragione e col dritto. Potrei
altresì notare che il vile sicario,
veniva appostandolo ad ogni punta di
strada; lo caricava di contumelie e di
affronti; lo minacciava sempre della vita: sic*
che il povero O'GonnelI era obbligato di cammi* nar sempre armato e circondato di armati.
Po-* trei infine soggiungere che
D*£sterre era il Go« Ha dei nuovi
Filistei) il più accanito e tremendo
nemipo della Fede di Roma, che si faceva un tri- sto- vanto d'insultare alla pretesa debolezza
dd vero Israello; e che O^Connell, in un
islaute di una religiosa illusione, potè
credersi il nuovo Davidde scelto per
vendicare l'obbrobrio del popolo del Si-
gnore; e che solo in un momento d'impazienza , d'ira, dì risentimento cavalleresco, eccitato
da prò* vocazioni sì ripetute e si vili,
e che gli ecclissò la ragione, cedette
al principio di un falso ponto di onore
e di nno zelo malinteso, e disceì^e ad una
pugna in cni, cosi disponendolo Iddio, per conser- vare all'Irlanda e alla Chiesa // suo Vomo^
la vitti- ma immolò il carnefice che
volea immolarla. Io potrei dir tutto
ciò, se non per iscusare il mio eroe>
almen per attenuarne la colpa. Ma il ciel
mi guardi che, ministro dL una religione di pace, in faccia alla Vittima Divina, che ha versato
tutto il suo sangue perchè il sangue
dell'uomo sia ri- 15 spanniato, io osi difendere un delitto cbe la
leg- ge dì natara e la legge evangeUea
egaalmente cod- dannano. II eie! mi
guardi dal patrocinare nn costo* me
egualmente insensato che barbaro, onde si vuol
provare colla finezza dell'occhio, e colla yalenzia del braccio Tinnocenza del cuore. II ciel mi
gnar* di dallo scusare un pregiudizio
inescusabìle, ondq pretendesi di onorarsi
coll'omicidio, e lavarsi d'una efimera
macchia col sangue^ e che la Chiesa giusta*
mente chiama diabolico} À diabolo ìnvectum (Con* eU. Trtd.J. Dico dunque che O'ConnelI ebbe
torio e gran torto nel duellarsi. Ma
dopo che ne avete ndito il peccato,
uditen l'emenda. Poiché, al cadere dei
parosismi della febbre del^ Fonore
mondano, e di un falso zelo per la reli-
gione, la ragione e la fede ripresero nell'animo di O'ConnelI il loro impero; fu egli si
dolente della sua trista vittoria, che
non potè mai pensarvi senza gemerne e
tremarne da capo a piedi di orro- re;
die fece voto solenne a Dio di non mai accetta-
re, molto men provocare l'insensato e truce giudìzio delle armi; e che in fine quante volte (e ciò
acca- deva spessissimo ad un uomo che,
per la gran causa che difendeva, era
obbligato ad irritar molte pas-^ stoni e
crearsi molti nemici) quante volte, dico,
respingendo con orrore le provocazioni che gli venivan fatte a duello, era trattato da
infame, da vile: cui cedette sempre e da per tutto il primo postO) avesse benedetta la mensa. Anzi
in queste pubbliche riunioni si faceva
un vanto par- ticolare di professare
cogli atti e colle parole la Fede
romana. Deh che l'occultare i sentiménti del-
la vera fede, il vergognarsi di adempirne in pubbli- co le pratiche non è che debolezza, e la
maggiore di tutte- le debolezze: che
perciò più comunemente ritrovasi nelle
anime piccole, negli spiriti deboH,
nelle donne e ne'giavanì. Il vero genio fu vera- mente ed amò di comparir religioso; e mai
non conobbe la viltà del rispetta
umano! 14. Che dirò io poi dei
sentimenti di q[uesto gran Cristiano pel
Clero della sua patria ? Re dì fatto
dell'Irlanda, arbitra del cuore e dell'azione di otto milioni di uomini, che, come fanciulli,
pendeano dai suoi cenni, vera Campione e
sostegno della Chiesa Cattolica, che gli
dovette la sua più gran gloria e Ja sua
libertà, non mai usci dai limiti dell'umile di-
pendenza dal suo vescovo o dal suo parroco. Alla testa di tutti come personaggio politico,
cornee uo- mo religioso però si tenea
come l'ultimo di tutti; e, nuovo
Costantino, appena osava di prender per sé
rultimo posto nelle assemblee del Clero, quando vi era chiamata a manifestarvi i suoi disegni, a
d^rvi i suoi consigli per la difesa
della Religione e della 19 libertà. Pronto poi a scagliarsi come un
lionc coQ'- tro chiunqae avesse osato
di dire a carico de'Sa- cerdoti una men
clie rispettosa parola, dava egli stesso
prove del più grande rispetto per qaesto
yenerabìle corpo , si illustre pei suoi patimenti non meno che per la sua dottrina e per le
sue virtù. Lo riguardava non come un
ceto di uomi- ni, ma come una riunione
di santi e un collegio di martiri. Ne
parlava colla più gran riverenza, col
più tenero affetto {6). Per
motivo da fuggire le società scerete: Il no-
stro Clero, dicea egli al popolo, ce le ha proibite. Ci sarà fra noi alcuno che osi di non
ubbidire a questo Clero si saggio, si
buono, si generoso e si edificante
(7)? 15. In quanto poi agli Ordini
religiosi, istituti si preziosi per la
Religione e per la vera civiltà, fu-
rono essi spesso il soggetto de* suoi publici di- scorsi^ de' suoi magnifici encomii, come lo
erano del suo più tenero amore. Faceva
discìogliere in lacrime il suo immenso
uditorio , allorché ram^ mentaya i
giorni felici in cui l'Irlanda era rico-
perta di tanti monisteri , tempii della preghiera , scuole della santità, asilo della dottrina,
refugio dei poveri, e che procacciarono
all'Irlanda il me- rito, la gloria e il
nome AeìVIsola dei Santi (8). La sua
eloquenza diveniva più energica, più anima^
ta , più patetica allora quando , ricordando lai cose, facea egli confronto tra l' Irlanda che
ora 20 moriva di fame sotto il giogo di nn
protestan- tismo spietato, e l'Irlanda
indipendente, forte, ric- ca e
prosperosa, ajutata e seorta da*suoi mona-
ci ne'sentieri della vera virtù e del vero sapere (9). Cosi teneva egli sempre sveglio nel popolo il
sen- timento della nazionalità e
dell'amore per una pa- tria già si
grande, si buona, si santa, ed ora si in-
felice, ed allo stesso tempo avvivava sempre di più il sentimento di amorosa riconoscenza per la
Fe- de cattolica, sorgente unica, per
l'Irlanda, delle sue passate glorie, e
consolazione e rimedio unico dei suoi
mali presentì. 16. Ma ciò che è al
disopra di ogni idea e di ogni
espressione si è lo zelo di O'Gonnell per questa medesima Religione. Tutto lasciava,
sacrificava tut- to quando trattavasi di
servirla e di adoperarsi per lei. I
poveri parrochi, i Comuni, i villaggi po-
yeri, bisognosi di chiese, ricorrevano a lui ; ed egli colla sua attività e colla sua eloquenza
tro- vava subito i mezzi da fame. loro
costruire, co- me per incantesimo, delle
più ampie e più belle. Invano poi 1'
anglicanismo , cambiando armi , senza
però mai cambiare i suoi sentimenti di o-
dio profondo verso i cattolici, meditava di vin- cere -colle astuzie di una fina malizia
coloro, che non'potca più opprimere
colla forza di martini crudeli.
O'Connell veglia sempre a discoprire, è
sempre pronto ed -intrepido a combattere le in- sidiose macchinazioni dell' eresia, che, per
essere 21 divenuta ipocrita, non è perciò meno
persecutri- ce e nemica. Che non ha
egli fatto; quanto non ha egli e scritto
e parlato; e quanto non ha com- battuto,
«ino all'ultimo della sua vita, contro i due
Bill tristamente famosi che abbandonan.o l'uno i pii legati e le rendite della cattolica
Chiesa, l'al- tro i collegi e
l'educazione dei giovinetti cattoli- ci
(10) alla sorveglianza, alla direzione, o a meglio dire alla dominazione dei protestanti? E
sebbe- ne la debolezza o l'inganno di
alcuni membri del cattolico Clero,
essendo venuto disgraziatamente in
soccorso di queste leggi funeste, le abbia fatte adottare; ciò nullostante, tale, si è il
discredito in cui l'eloquenza di
O'Connell le ha poste; tali e si
vigorosi sono i colpi che loro ha lanciati, che sono quasi morte sul nascere , o che
morranno intieramente colPesser
trasformate in tutt'altre. Se qualcuno,
a voce bassa si avvisava, coll'an- tico
tuono di sagrìlego insulto, di dirlo Papista,
rivolgendosi tosto contro di Ini , intrepido ripi- gliava: 0*Con- DeHo innocente. Mentre però era 0*GonnelI
prì- gionieroy come S. Paolo, non
parlava a* suoi con- cittadini, se non
scongiurandoli a dimostrarsi suoi degni
amici e figliuoli , colf usare mansuetudine e
pazienza, col rispettare quella stessa autorità che colla più manifesta ingiustizia Io avea
privato della sua libertà; Obseero vòs
effo' tnncius in Dommo, ìtt digne
ambtsletù in mansuetudine ei pcUieniìafEph A),
Sicché tutta la condotta di quesf uomo straordi- nario è stata il modello, e come il codice
delle leg- gi pe) tempo
dell'oppressione, ad uso degli oppressi*
Perciò ancora, mentre combatteva da una par- te le teoriche omicide dei turbolenti
Cartisti» face- ta dall'altra sentire
tutto il peso della soggezione servile
ad una aristocrazia usurpatrice Mentre eoa
una mano arrestava il popolo dal precipitarsi nel- l'abisso della sedizione, gii additava
coll'allra Ti- gnominia di piegare in
silenzio il collo al giogo di un sistema
oppressore e tirannico. Cosi feca egH
degli Irlandesi un popolo osservatore dei cristiani 35
doveri sino allo scrupolo, e geloso de^suoi drilli civili sino al faDatismOr Gos^l lo mantenDe
nei limiti della subordinazione, e ne
sviluppò la nobiltà del carattere e la
grandezza del cuore. Cosi elevò egli
aoclie le classi più rozze e più oscure sino al subii* me del dovere, e rendette in esse comune la
probità cittadina e volgare Teroìsmo
cristiano. Così formò egli
degl'Irlandesi no popolo modello, un popolo
degno deirammirazione e dell'amore di tutti i po- poli, un popolo che ba sostenuta per quarant*
anni ona lotta grave, ostinata,
implacabile, ma senza mai violare alcun
dritto, senza mai calpestare alcun do*
vere; e che, con un passo fermo e sicuro, si è avaìsk zato alla conquista della sua libertà
religiosa e ci- vile: abborrendo
egualmente e dalla servitù religio- sa
deirEresia, che sola può far sopportare la ser*
yitù politica, e dalle violenze sanguinarie dell'a- oarchia, colle quali popoli ciechi troppo
spesso, in- vece di giungere alla
libertà^ ricaddero più miseri e più
avviliti di prima nelle braccia della tirannìa-
Cosi ba fatta conoscere, ha messa in azione la dot* trina, cattolica della Resistenza ptissiva e
délV Ubhi» dietua attiva^ e ne ba
dimostrata, sopra un grande teatro, con
un magnifico esempio, la verità dei
principi!,, la importanza dell'applicazione/ la sìcch rezza del successo; e si è reso benemerito
del So- vrano e del popolo, della
Religione e della politica, della Chiesa
e della società (15). 36 "Io. Finalmente gli ultimi mezzi onde
pare cbc O^Gonnell abbia trionfato
delia ingiustizia deireresia bono stati
la sua profonda intelligenza degli uomini
delle cose, la sua fermezza prodigiosa, la sua in- stancabile attività. Profonda intelligenza^ io dico, degli uomini
e delU cose. Non mai fallirono i suoi
prognostici, non mai i suoi disegni
andarono a vuoto. Predice egli oggi ciò
che deve dopo dieci anni accadere; e Tevento yiene a giustificare appuntino la verità dei suoi
vaticinii. Tutto ciò che ilice, lo
legalizza; tutto ciò che pre- vede,
accade; tutto ciò che consiglia, riesce; tutto
ciò che intraprende, lo compie. Dimodoché si era acquistata la lode deiruomò dal colpo
d'occhio più sicuro , dal tatto più
delicato, dalla penetrazion più
profonda, dagli espedienti più infallibili nel con- durre a fine i più difficili affari. 26. Dissi ancora Prodigiosa fermezza.
Siccome nes« 8un uomo gittossi mai in
una più grande, più nobi* le e più
ardita intrapresa; cosi non ve n^ebbé mai al-
cuno che sia stato segno di attacchi più numerosi, di una persecuzion più ostinata. Insulti e
calunnie, sarcasmi e bestemmie, satire e
processi, promesse e minacce, tradimenti
e apostasie, multe'e prigioni, tutto è
stato adoperato per cinquantanni, con una or-
ribile perseveranza, per abbattere un si grande co- raggio. Ma invano. Come le lodi non lo
inebriano, così le opposizioni non lo
sgomentano. Come i suc- cessi noi fanno
insuperbire, cosi non lo abbattono
37 le sconfitte. Cornee largo,
magniGco nel concepire i suoi disegni;
così è costante neirescguirli. Or do->
Ve mai nella storia, mi sì additi, mi si mostri nn altro esempio di nomo che per mezzo secolo
abbia lottato contro la più grande
potenza della terra, sen« za lasciarsi
intimidire o arrestare giammai, ma con
sempre maggior lena, con coraggio, con costanza sempre maggiore? 27. Dico infine Imtancahih attività. Il sno
riposo è il non conoscer riposo. Lo
avresti veduto sempre in agitazione e
sempre in moto onde incoraggia- re i
timidi e reprimer gli audaci j sostenere i de-*
boli e dirigere i forti , arrolare gli amici e sco* prire i traditori, confermare i sinceri e
smasche- rare gì* ipocriti.
Moltiplicando in certo modo se stesso ,
quasi allo stesso tempo è in Inghilterra
ed in Irlanda , nelle assemblee nazionali e noi parlamento , tra le riunioni dei grandi e i
mit^ iinghi del popolo, nelle
municipalità .e nei tribu- nali. Dove
non è presente colla persona, vi si ^rova
colla sua azione. Dove non giunge colla sua voce, arriva co'suoi scrìtti. Tutti i punti
delPIrlanda sen- tono la sua influenza.
Tutte le classi dei cittadini sono
agitate dalla sua forza. Tutti gli spiriti sono n* niti nei suoi disegni. Tutti i cuori son
d'accordo noi lasciarsi guidare dalla
sua autorità. Come il gigante della
favola che co' suoi movimenti scuote e solle-
va una montagna; il solo O'Connell, formato aven- do di otto milioni di uomini come un uom
solo, 38 agita e muore a talento questo gran popolo, e
Io lancia contro deUlnghilterra, che
sbigottita dk ad- dietro per non essere
schiacciata dal suo peso* 28. Or tutto
ciò è vero, Yiprissimo. Ma non è men
rero però che quello che aggiunse una fopza irre- sistibile a tanta intelligenzai a tanta
fermezza, a tanta attività si fu la
carità che la Religione i- spira, e da
cui fu sempre penetrato il suo cuore.
Prendendo dal Vangelo Ie«ue.nonne, consoli ipocri- fi non fece mai pace; questi soli mai non
risparmiò: fossero Lordi o ministri,
nazionali o stranieri, ec- clesiàstici o
secolari^ questi soli, strappata loro dal
r riso la maschera, additò al
pubblico in tutta la lo- ro turpitudine,
in tutta la loro deformità. Contro di
costoro solamente versava a piene mani il fiele delle sue invettive, laYiciava i fulmini della sua
parola, e li dava al ludibrio e alla
esecrazione del mondo; poiché di fatti
gli scribi e i farisei sono stati mai
sempre la peggior genia degli uomini che ab» hia mai macchiata la terra: una volta
crocifisser Gesù Cristo, ed or sono la
mina del Cristianesimo. Perciò nulla
eguaglia l'amarezza e Io zelo ondo
perseguitava i Metodisti e gli Oraugisti, i più ipo- criti e quindi i peggiori fra gli creiici:
degni discen- denti del più grande
ipocrita de' tempi moderni Cromwel, suoi
truci ajulanti, suoi legittimi eredi
neir odio furibondo e crudele contro la cattolica Chiesa. «O bravi cristiani, dicea loro, che,
colla Bib- bia in una mano e la spada e
la fiaccola nelFaltra, 89 non avete lasciato dietro di toì che tracce
di ruine e di sangae! Voi ammossate ora
calunnie contro dì noi, contro di cui
prima facevate massacri. Ogni vostra
parola, ogni vostra azione dimostra che vi
manca il potere e non già il volere di far rivivere i giorni di Gromwel, di Irclon, e di Ludlom!
» 29.Ma in quanto ai protestantismo di buona
fede, alle anime sincere e generose che
vi si trovano, ai suoi nemici politici,
O'Gonnell, fedele alla massima cristiana
di S. Agostino: Diligile homines; irUerficite
erroreSf mentre ne combatteva gli errori di cui eran la vittima, non cessava di rispettarne e
di a- marne ancor le persone. Quindi,
severo irreconci- liabile e tremendo
contro di loro sul campo della discussione
politica, in privato poi non faceva mai
molto contro di loro ; si faceva un dovere di scu- sarli , di difenderli e di render loro tutti
i buoni uflScii della carità cristiana.
Perciò dicea egli stes- so con ogni
verità: « Come uomo publico ho un mondo
di nemici, ho nemici tutti i nemici della
libertà e della religion dell'Irlanda; ma non ho, non conosco nemici come privato e come
cristia- no. » Gli stessi suoi
avversarii politici furon più volte
uditi render giustizia alla generosità cristia-
na di questi suoi sentimenti. « O'Gonnell, diceano essi, è un^ anima grande; bisogna volergli
bene. per forza. Nemico acerrimo delle
nostre opinioni, è il miglior amico
de^nostri interessi e delle nostre per-
sone (16). » £ perciò lo visitavan volentieri ; si 40
onoravano della sua fatniliarltà e della soa confi' denza* Ed era bello il rederli traUenersi la
sera in amichevole compagnia con quél
medesimo O^Coii-* Hell contro di cui la
mattina, suIFarena parlamen* taria,
avevan combattuto con furor di lioni, e che
collo stesso furore avea combattuto contro di loro* Deh che quanti conobbero dappiresso OXoanell
fan* ti lo amarono! 30. Se tale era egli co'nemicì, ìmaginerete
facil- mente qual sarà stato cogli amici
della causa della sua Irlanda. In quanto
poi ai suoi miseri concittadini, é
impossibile il dire quanto li amasse. Rammentate i primi anni di questo secolo, in cui l'odio
degli orangisti contro i cattolici, per
la insurrezione del 179S dei cattolici
contro gli orangisti, essendo an- cora
nella sua orribile vivacità; i magistrati prote- stanti sedcano nei tribunali come vili
satelliti della tirannia, e non come
sacerdoti della giustizia, tuto- ri deir
innocenza e vendicatori del delitto. Perciò
il solo nome di cattolico era un .titolo bastante di proscrizione e di condanna. Gratin questi
giorni nefasti, e pei cattolici di
orribil memoria, il solo O'Connell,
ritrovossi cbe^ erede dello spirito delFan-
tico Daniele, conu3 del nome, si fece l'intrepido di- fensore dcirinnoccnza oppressa. Incontra egli
un giorno Ira via una turba di cattolici
che venivan tratti al tribunale,
diceasi, per esservi giudicati co- me
rei di delitto di stato, in verità però per esservi immolali come cattolici; giacché i giudici,
tutti ac- 41 canili Or angisti,.eran di quelli che la
ScriUora chia*^ ma Iqpi togati, e non
formavano un tribunale di 6ag roso,
quanto O'Gonnell lo fu pei suoi cari irlandesi.
Non amava che loro, non vivea, non respirava che per loro; e tutto lor sagrificare, le sue
sostanze, i suoi avanzamenti, la sua
opera, la sua vita, fa sem- pre la sua
delizia e la sua felicità. Chi può però im-
maginare, non che esprimere il cordoglio, l'affanno onde fu trafitto e lacerato il suo tenero
caore alla vista della sua povera
Irlanda travagliata dalla fa- me,
divorata dalla peste, ed intanto che non ismeo-
tisce mai la sua pazienza, che non si scuote nel- la sua fedeltà! Deh che, pallido il volto, e
tinto del segno di una augusta
tristezza, taciturno e spesso 43 piangente, anche in pubblico parlamento, ove
si re* caya a chiedere, in aria
supplichevole, pane ainrìan* da, ben
dava a divedere la orribile tortura cui era
in preda il suo cuore! Ecco quindi incominciare a venirgli meno, coll'antico brio e coraggio,-
anco le forze; cadere in una tetra
malinconia, in un ab- battimento
profondo; e questa robusta natura, che avea
resistito a 50 anni di stenti e di fatiche, ca-
dere sotto il peso della passione dell'animo e del dolore. Sicché con ogni verità può dirsi,
che, alla carità vissuto, non è morto
che per le mani della carità: soia degno
sacerdote di si nobile vittima! 32. Ma
se nulla eguaglia la tenerezza, l'amore di
O'Connell per la sua Irlanda, nulla nemmeno egua* glia l'amore, la tenerezza dell'Irlanda pel
suo O'Con- nell« Otto milioni di nomini
Io aman tutti come lor padre, mentre gli
ubbidiscono come a lor duce^ e lo
venerano come loro sovrano. Quale
fiducia nei suoi consigli! quale docilità
ai suoi avvertimenti! quale ubbidienza a*suoi cen- ni ! È questa una massa di centomila uomini
che fremono contro un atto oppressivo e
ingiusto del- Taatorità; ed una sola
parola di O'Gonnell li cai- ma, li
disperde e li rimanda pacifici alle loro abi-
tazioni. È questa una contrada di più milioni di nomini famelici; ed oh il pessimo consigliero
che ò la fame! Non vi è ragione che
ascolti, non vi è di- ritto che
rispetti, non vi è rischio che non corra,
44 non vi é gasiigo obe payentt
! O^Conaeir grida: (( Rispetto alla
proprietà, che così comanda la Be-*
ligione: » e la saa voce sola ottiene ciò che tutte h artiglierie dell* Inghilterra invano
avrebbero sperato di ottenere, cioè: la
pazienza nella fame, la rassegnazione,
nella morte (18). Deh che la storia non
ci presenta altro escn> pio di jina
potenza morale sì grande, sì colossale, ed
insieme .si ubbidita e sì rispettata; io non so di al- cun Sovrano di dritto che,. più di questo
Sovrano di fatto, sia stato fedelmente
ubbidito, rispettosa^ mente yenerato,
cordialmente amato! 33. Il suo
viaggiare é un continuato trionfo. Trion^
fo di Otti sarebbe impossibile il formarsi Fidea, se nei trionfi di PIO IX non ne avessimo sotto
gli oc* chi la realità. Appena la voce
si sparge che yiene il Liberatore, ecco
intere provincie in moto; ecco i
rappresentanti delle Contee, delle città, ecco le Cor- porazioni intere dei cittadini, ecco popoli
interi daUuoghi più lontani venirgli
incontro con bandie- re spiegate in
bell'ordin disposti. Vedendolo poi
spuntare da lungi il grand*Uomo, dalle forme atle- tiche, dall'aria sublime, dalla fronte
maestosa, dallo sguardo caritatevole,
dalFamabil sorriso; ecco ri- petuti
lietissimi evviva, pronunziati con tutta l'e-
nergia del cuore, riempir l'aria intorno. Mentre egli, a traverso gli archi trionfali e le vie
tapezzale di arazzi e di fiori, in mezzo
alla siepe foltissima d'im- mense turbe,
impazienti di mirarlo in viso, di udir-
45 ne la' Toce, si ayyìa pria di
tatto ad adorare Dio nel suo
tempio. Alla sua vistala gioj a si
dipingea in tutti i vol- ti, il gaudio
inondava tutti i cuori. In presenza di
O'ConnelI questo buon popolo sembrava obliare le sue miserie e le secolari sue angoscie. Per
quanto lo veggano, non si saziano mai di
vederlo. Per quanto Io ascoltino, non si
stancan mai di ascoltarlo. Mirate^ Io
circondato da due, tre e fin seicento mila persone. Oh come tutti pendono estatici dal suo labro!
Ob con qaale aria di tenerezza se lo
Vagheggiano, eoa quale avidità lo
ascoltano,~con quale entusiasmo gli
applaudiscono! Oh plausi! oh grida! che, articolate da tutte le lingue, nascon però da tutti i
cuori! Oh co- me tutti prendono
interesse alla sua sanità, alla sua
vita, alla sua gloria! È il nostro padre, dicòno, il nostro amico vero, il nostro sostegno, il
nostro li^ bcratore; e perciò, dopo Dio,
egli è la nostra unica speranza, la
nostra gloria, la nostra delizia, il no-
stro amore. 34. Chi può però
farsi idea della costernazione, della
pena, del dolore di tutto questo buon popo-
lo , allorquando vide il grand'Uomo a lui si ca- ro messo in prigione per lui? Come ad una
ca- lamità pubblica, il lutto si sparse
per tutta Ir- landa, la mestizia era
dipinta in tutti i volti, Ta- marezza
era in tutti i cuori. In tutte le famiglie
si recìtavan preci, in tutte le chiese si facevano voti per la libertà di O'Connell DaMuoghi
più 46 distanti venivano in processione, coi
sacerdoti e coi vescovi alia lor testa,
popolazioni intere a visitare il gran
prigioniero della Fede e della libertà dell'Ir-
landa, e deporre ai suoi piedi l'omaggio del lo- ro amore e del loro dolore. Questa prigione
per- ciò cambiossi in regìa. 0*Gonnell,
più che da so- vrano, vi teneva ogni
mattina ricevimento solenne. Più che da
sovrano, io dico, giacché nessun sovra-
no ha ricevuto mai tanti onori sul suo trono, quan- ti il nuovo Paolo prigioniero nel suo
carcere! Qual fu poi la contentezza, la
gioja dell'Irlanda allorquando, l'ultimo
giorno appunto della Novena che, per la
sua liberazione, O'Gonnell avea insi-
nuato dì farsi alla gran Madre di Dio, l'Alta Ca- mera del parlamento d'Inghilterra, questa
volta più alia per la nobiltà dei suoi
sentimenti che non lo era per l'
elevazione del rango , con un atto di
ammìrabii giustizia, rendette libero il suo
campione all'Irlanda, il padre al suo popolo? Al- l'uscire di O'Gonnell dalla prigione un
magnifico carro trionfale ed un popolo
immenso Io ricevet- te fra gli evviva e
i segni di un entusiasmo, di un'ebrezza,
di un contento più facile a idearsi che
a descriversi. Questo giorno fu per O'Con-
nell un vero trionfo: al cui confronto tanto più pallidi e meschini sarebber parsi i trionfi
dei ro- mani imperadorì, quanto che
questi furono i trigli- fi della forza,
quel dell'amore! 35. Ciò che ò
singolare ancora si è l'entusiasmo,
49 la fiducia, l'amore che il suo
disinteresse, Id^>««egQ0 rifa» il
suo zelo per la patria e per la fieligionv
era giunto ad ispirare alle donne. Quest'entusiasmo muliebre formò una parte non piccola del
l'immensa forza morale ond'egli regnò
costantemente sul pò* polo. Giacché, lo
ìntendan bene gli uomini dalle cor- te
vedute, dalla cieca mente come dal cuor di ma-
GÌgno> che si credono i soli buoni a gorernar. Tuo* mo che non conoscono, il popolo che non.
intendo- no: Quando una idea, sia
politica sia religiosa, dalla UKente
degli uomini discende nel cuor delle donno
e divien sentimento, la sua forza centuplica, a tut- to resiste e trionfa di tutto. Or la donna
irlandeiM era per O'Gonnell, ohe essa
riguardava ^come ru- nico e rero sostegno^il
vindice della patria e delb Religione;
ed era essa che, nell'animo del padre»
dello sposo, del figliuolo, ne teneva sempre vìvo l'amore, ed ispirava loro il coraggio dei più
grandi sagrifieii pel liberatore comune. Mirate colui che, col passo vacillante, col
rosso- re- in volto, colla tremola mano
si avvicina all'ur- na elettorale. Egli
è un povero affittuario, padre di
famiglia, che^ già carcerato per debito, ha veduto a- prirsi le porte della sua prigione dalla mano
crudel- meate. benefica del Lord suo
creditore, a condiztoi> ne che voti
contro di O^GonnelI. E già Famore delb
tua desolata famiglia vincendola sull'amore pel Lir beralor della patria, sta egli per votare
contro di lui. Quand*ec€0 udirsi voce di
donna: XiseraM$ €h^ 46 iìsìAììtìàordatt della tua anima e della
libertà (Ht^- member your soul and
liberty), O voce! O donaa! Essa è la
spo^a di questo irlandese infelice, è la
•posa, che preferisce la vittoria di O'Gonnell alla li* berta dello sposo, al sostentamento de'figli!
A que- sta Yoce, richiamato il misero a
se stesso^ oblia esso pare che è sposo,
che è padre per ricordarsi di es- sere
cittadino. Vota invece pel Liberatore; e, novello Regolo, tranquillamente alla sua prigione
ritorna. Ben presto la sublime parola
della sposa magnani- ma dall'una
all'altra estremità si ripete dell'Isola
dei Santi. S'imprime nel bronzo (19), si scrive sulle bandiere dell'Associazione cattolica. Poiché
in que- sta gran parola si trova tutta
compendiata la storia di questo popolo
eroico, tutti espressi i sentimenti di
un cuore veramente irlandese, che da tre se-
coli tutto sagrificaaDio e alla patria, alla Religio- ne e olla libertà. 36.1magìnate perciò se questo popolo possa
consen- tire che il suo Liberatore e
padre, il quale tutti i suoi beni, i
suoi lucri (20), il suo riposo, la sua esistenza ha sagrificato all'Irlanda, dell'Irlanda non
viva^ Ma deh che il più cattolico, il
più morale, il più co- raggioso^ il più
nobile dei popoli della terra è al-
tresì il più miserabile. Arrivare coi più duri suoi stenti a riempirsi di patate il ventre, ò il
colmo della sua agiatezza* e della sua
felicità. Eppure, c^h popolo generoso!
Oh come volentieri egli anche dèlia sua
patata si priva per dare il suo obolo pel
49 suo Liberatore! sino a
formargli l'annuale assegno dì presso a
cento mila scudi! L'insolenza
protestante ha dato perciò ad O'Gon^
nell il titolo di Be mendicante. Ma insensata! men^ tre cosi intende schernirlo, lo onora. E qual
più bella regalia di questa che vive non
di tributi estorti colla forza^ma di
offerte yolontarie ispirate dairamore?
Qual più bella regalia di questa che non
faa altra spada che la penna, altra artiglieria
che la parola, altro corteggio che i poveri, altra guardia del corpo che Taffezion del suo
popolo? Qaal più bella regalia di questa
che non fa scor* rer le lacrime, ma le
rasciuga; non fa versare il sangue, ma
lo arresta; non immola le vite, ma le
conserva; non domina il popolo, ma lo migliora ; non foggia catene, ma le spezza; che mantiene
Tor- dine, l'armonia, la pace , senza
pregiudizio della libertà! Deh qual
sovrano non si stimerebbe felice di
regnare cosi! Sicché di questa regalia pacifica
può dirsi in certo modo ciò che di quella di Sa- lomone fu detto: che nulla eguaglia la sua
gran- dezza, la sua gloria e la sua
magnificenza; Rex pacificus magnificcUus
est super omnes reges terrae (IH,
Reg.lOJ! 37. Poiché dunque, con tai
mezzi, che il suo spi- rito religioso
avea santificati ed elevati ad una al*
tezza meravigliosa, ebbe disposta la pubblica opi- nione in Irlanda e in Inghilterra , nella
regia e nel 5 50
parlamento, nel santuario e nel popolo ia favore della liberazione della patria; eccolo
presentarsi a reclamare i suffragi
de'suoi concittadini per essere eletto
uno dei Ilappresenlanti d' Irlanda al par-
lamento Britannico. Invano il governo, a render va- na una siffatta pretensione^ per parte di un
cattolico si nuova e si inaspettata, gli
oppone per compe- titore un illustre
personaggio (21) nominato di già al
ministero, e benemerito della causa d'Irlanda. In- vano ne'cinque giorni che durò questa
memorabile lotta elettorale tutti furon
messi in opera i mezzi," di cui un
gran Potere potea disporre, per fare e-
scludere un uomo, il cui solo nome era divenuto lo spauracchio dell'Inghilterra. Questa volta il
merito prevalse alla ricchezza, lo zelo
della patria a' turpi istinti di adulare
il Potere, l'uomo del popolo al- l'uomo
del ministero, il cattolico al protestante; ed
O'Connell fu eletto tra' plausi de'veri fedeli e il fre- mere degli orangisti. La grande difficoltà però non era altrimenti
che un Cattolico fosse eletto, ma che
fosse poi accetta- to come Membro del
Parlamento, dal quale per leg* gè ogni
cattolico era stato da tre secoli formalmen-
te escluso. Non importa. Il genio di O'Connell, con quella sicurezza di previsione che non gli
venne mai manco, pien di fiducia nella
giustizia della sua causa, e molto più
nella protezione della Regina del cielo,
dopo ottenuta questa prima vittoria» si
tenne per sicura ancor la seconda; e come se^ pei 51
solo fatto di questa elezione, fosse divenata già li- bera l'Irlanda, tra le rfsa di scherno degli
uni e i segni d'incredulità degli altri,
intonò l'inno della li- berazione,
dicendo a*suoi Elettori: « Uomini di da-
re, voi sapete che la sola base della libertà si è la Religione. Voi avete trionfato, perchè la
vostra voce, che si è elevata per la
patria, avea precedentemen- te esalata
al Signore la preghiera. Ora canti di li-
bertà si fanno sentire nelle nostre campagne; que- sti suoni percorrono le valli, riempiono le
colline, mormorano nelle acque dei
nostri fiumi; e i nostri torrenti, colla
lor voce di tuono, gridano agli echi
delle nostre montagne: É liberata l'Ialanoa! » 38. Or, come lo predice, cosi avviene. Si
presenta alla camera dei Comuni; un
usciere gliene contra- sta l'ingresso.
Siete cattolico, gli dice, non vi è luo-
go pe' cattolici in una assemblea protestante. E poi, giurate voi i trentanove articoli della
religione Anglicana? « Io giuro,
ripiglia O'Gonnell, fedeltà al mio Re ed
a tutte le leggi giuste del Parlamento;
ma non giuro l'eresia e la bestemmia. Chieggo alla Camera di essere ammesso a provare il mio
drit- to. » Questa dimanda si inusitata
è accordata, più per istinto di
curiosità che per principio di giusti-
zia. Il grand'uomo è introdotto. Angiolo tutelar dell'Irlanda, venite deh in soccorso del suo
genero- so avvocato! Non mai causa più
grande fu messa in deliberazione al
tribunale degli uomini. Non mai più
gravi interessi dipendettero dalla parola di uà 52
uomo! Trattasi della libertà o della servitù civile e religiosa di un gran popolo; trattasi della
stabilità o della ruina di un grande
impero! Non temiamo però. Queste
circostanze hanno di già elevato O'Conneli
sopra se stesso. Egli sente tutta l'importanza della missione di cui è incaricato. L'assemblea
prende Tattitadine della più gran
serietà. Nessuno 6ata; tut- ti gli occhi
sono rivolti sopra di lui, e tutti i cuori
palpitano dove di speranza, dove per paura. O'Con- neli parla, ma con tuono si maestoso, con
voce sì ferma, con tale elevazione di
sentimenti, forza di ragioni,
magnificenza di stile, vivezza di espressio-
ne, calore di affetti; che scuote e fa tremar tutti da prima, e quindi convince i più difficili,
doma i più ribelli, commuove i più duri;
ed in fine fa ri- maner tutti come
estatici e fuori di sé per Io stu- pore:
sicché rimirandosi l'un l'altro parean dirsi
con un eloquente silenzio: « Non mai uomo ha par- lato cosi. Chi avrebbe coraggio di dar torto a
un tal uomo? » I pregiudizii adunque
cedono, gli odii religiosi taciono, le
vecchie usanze non si attendo- no,
l'eresia si arrende, la giustizia trionfa; ed ecco, in persona di 0*ConneII, il Cattolicismo
prender po- lito nel Parlamento
britannico, dopo tre secoli dac- ché ne
era stato sbandito! 39. Ma
l'Emancipazione? Non temete. La breccia
é fatta. Il nemico è dentro. La cittadella è impossibi- le che non cada. Non passa infatti che un
anno; e soggiogato dalla parola possente
di O'Conneli , e 53 dalla forza àeìV opinione e delle simpatie
de' popo- li (22) che O^Gonnell era
giunto ad interessare nella soa causa,
lo stesso ministero torys, che era stato
costitoito per aggravare la servile condizion del- l'Irlanda, è obbligato a proporre il Bill
della sua libertà. Una parte notabile dei Comuni si oppone;
l'A- ristocrazia minaccia;
l'Anglicanismo protesta; lo stesso re
Giorgio IV, le cui ottime qualità d'inglese
e di cristiano erano oscurate dal fanatismo di un settario , ne freme ; nella rabbia
dell'orgoglio rea- le, umiliato di dover
cedere ad un privato, batten- do i
piedi, gittando la penna, e prorompendo nella
imprecazion plateale : « O'Gohnell sia dannato da Dio (6od damne O'Gonnell) : » ricusa di
sottoscri- vere. Tutto però è inutile.
Bisogna cedere, bisogna arrendersi; e la
gran le^ge, che tanto onora la ben- ché
tarda giustizia, la generosità e il buon senso
inglese, è firmata; e la libertà civile e religiosa dell'Irlanda, come un trattato di pace che si
è ob- bligato a sottoscrivere in seguito
di una sconfitta , è stipolata tra la
gioja degli uomini liberi ed il plauso
del mondo! O vittoria! Dopo la
vittoria, onde il Cristiane- simo
primitivo ottenne i suoi dritti civili e la sua
libertà religiosa da quegli stessi Imperadori che lo avean per tre secoli trattato da schiavo, non
vi è stata mai vittoria di questa più
nobile, più magni- fica e più
sorprendente! 54 Da UDa parte erano interessi politici e
rivali- tà di fortuna, privilegi di
casta e pregiadizii di e- ducazione,
antipatie nazionali ed odii religiosi, Pop*
posizione del re e la repugnanza del popolo, ed in- fine una eresia radicata da trecent'anni nel
suolo, intelligente, interessata,
padrona delle terre, dei capitali ,
della marina , dell' armata , del parla-
mento; cioè a dire: che combatteron da un lato tut- te le passioni, tutti gli errori, tutti i
talenti, tutte le ricchezze) tutte le
forze; e dall'altra lato ha pu- gnato un
privato, povero, inerme, appartenente ad
una nazione serva, ad una razza proscritta; un privato che chi chiama temerario e chi
forsennato; chi lo taccia d'ambizione e
chi di fanatismo; chi Io insulta e chi
lo deride, chi lo disprezza e chi Io mi-
naccia, chi ne sogghigna e chi ne freme. Eppure quest'uomo solo, questo privato, si
combattuto, si attraversato, forte
soltanto della sua eloquenza so- stenuta
dalla sua Religione, vince tanti e si po-
derosi nemici; ed a quella colossale Potenza, che dispone a suo grado de' destini del mondo e
della sorte dell'umanità, a cui nulla
resiste e che trion- fa di tutto ,
O^GonnelI ha resistito , l' ha vinta ,
ne ha trionfato! avvenimento, grande, unico, stu- pendo, che cambia la faccia del mondo e onora
un secolo! e che, compiutosi sotto degli
occhi nostri, e tramandato alla storia,
troverà incredula la posteri- tà
meravigliata; e di cui perciò può dirsi: Opus fa- ctum est in dt'ebus nostris, quod nemo credet
cum nar- rahitur (Habac.J! 55'
40. Ma le leggi municipali d'Irlanda erano stafìe combinate in modo daireresia, cbe i
cattolici non polean nel Goninne
ottenere alcun posto, esercita-* re
alcun dritto, nemmen di piantare un negorìo»
nemmen di aprire una bottega: dipendendo tatto ciò dairarbitrio e dal capriccio dei protestanti.
L'Eman- cipazione politica de'Gattolici
adunque, in dritto, era senza dubbio
moltissimo, ma non era nulla in fatto
senza l'Emancipazione civile. Ora O'Gonnell
anche questa vittoria ottiene; e per essa ba messo in mano ai cattolici tutte le municipalità
dell'Irlan- da. Poicbé, uso ad entrar
sempre in Parlamento con in bocca il
grido compassionevole insieme e terribi-
le « Giustizia per rirlanda » onde fa rabbrividar chi lo ascolta; alla forza di questo grido,
sostenuto da una agitazion sempre viva,
da una eloquenza sem- pre possente, da
milioni di petizioni (23); non vi è
nulla che tenga, non vi é nulla che regga, non vi è nulla cbe resista. Cosi ottiene egli pure che fossero per metà
di- minuiti i vescovati ed in gran
numero soppresse le parrocchie
dell'eresia: piante parasite che si alimen-
tavano dei sudore della cattolica Irlanda! Cosi le ot- tiene ancora l'esenzione daU pagare decime
odiose pel mantenimento del culto
protestante da cui era oppressa. Così
ottiene che la sua patria, già serva
dell'Inghilterra ne sia divenuta rivale, già schiava sia divenuta libera; già aggregato
d'individui pove- ri, umiliati,
infelici, sia sorta in una nazione pro-
prietaria, compatta, maestosa, terribile. 56
41. Che se la morte gli ba impedito di veder com- piuto il trionfo dell'Irlanda, per la Revoca
delPaito iniquo che riunisce i due
popoli sotto uno stesso regi- me; questo
trionfo però O'Gonnell, colla sua agitazio-
ne, co'suoi disegni, colle sue norme, co'suoi sagri- ficii, lo ha così ben preparato, che è
impossibile che non si ottenga. £ poi
non ha egli lasciata i suoi figli, credi
del suo spirito, delle sue virtù e della sua glo- ria, come del suo sangue? £ poi il suo
secondogenito non é stato di già
chiamato ad occupare Io stesso rango
politico del Padre dalle onorevoli simpatie e
dalla libera scelta del Clero e del popolo? E poi non ha preso egli a seguire i principii, i piani
del geni- tore, a battere le medesime
vie ? Ah sì , Giovanni compirà 1' opera
di Daniel- lo! Il nuovo Giosuè
introdurrà il nuovo popolo eletto nella
vera terra promessa di una comple- ta
indipendenza, che il nuovo Mese non potè che
salutare da lungi. La stessa Inghilterra sarà co- stretta a lasciare andar libere le sante
tribù. Es- sa incomincia a comprendere,
che due popoli, di indole, di costumi,
di linguaggio e molto più di reli- gione
diversi, non possono stare insieme uniti sotto
un regime medesimo; che Tlrlanda, priva del suo particolar parlamento , non è un appoggio per
Fin* ghilterra, ma un imbarazzo, un
peso; e che non può essere salvata dalla
fame e dalla peste, che minaccian di
distruggerla, se non per un regime suo proprio.
Sì^ o generosa nazione, da quest'ultimo travaglio 57
che ti desola e.ti affanna, risorgerai più libera, più gloriosa e più forte. Inghilterra e Irlanda
non sa* rete più due popoli 1' uno
all'altro soggetto per odiarvi e
indebolirvi l'un l'altro ; ma, secondo le
intenzioni sublimi, ì generosi sentimenti del gran* d'aomo che tanto onorate e che tanto vi onora
, sarete due giojelli della stessa
corona, due appoggi dello stesso tronoj
due nobili sorelle della stessa
famìglia, che, amandovi, sostenendovi l'nna e l'ai* tra y camminerete sicure nelle vie della vera
li* berta, della vera grandezza, al
compimento dei su* blimi disegni cui la
Providenza vi ha destinate-, per la
diffusione del Vangelo, per la emancipa*
zione degli uomini, per la salute del mondo! .42. Ecco dunque un piccolo saggio di ciò
che è stato O'Gonnell come cittadino. Oh
quanto perciò la sua gloria è più
splendida di quella di un Napoleo- ne!
Ah che nel paragonare questi due uomini , i
più straordinarii de'tempi moderni, e che hanno riempita la prima metà del nostro secolo
della grandezza del loro nome, O'Gonnell
e Bonaparte , la storia imparziale dirà:
che l'uno è stato il genio della pace,
l'altro della guerra. L'uno ha assicu-
rati i figli alle madri , i mariti alle spose, i padri ai pupilli; l'altro li ha tolti. L'uno ha
salvato mi- lioni di vite, l' altro le
ha sagrificate. L' uno ha predicata la
fedeltà, l'altro la ribellione a -tutti i
governi stabiliti. Il nome dell'uno non ricorda che grande disinteresse, grande amore della
giustizia. 58 della legalità e dell'ordine; il nome
dell'altro non rammenta che grandi
scompigli, grandi ingiastizie, grandi
spogli e grandi usurpazioni. L'uno ha fatto
rivivere i principii di civile indipendenza deposti nelle antiche costitazioni delle monarchie
cristiane; Taltro li ha distrutti. L'ano
ha per quarant'anni lavo- rato alla vera
libertà di tutti i popoli; l'altro, sotto
il nome di Centralizzazione, ha creata una servitù universale. E ciò, perchè mai? Perchè
Napoleone si è ispirato dell'ambizione,
O'Gonnell della carità. Quel- lo ha
disprezzata laBeligìone, imprigionando l'augu- sto suo Capo; questi l'ha onorata, Tha amata,
man- dando a questo Capo in omaggio il
suo cuore; quel- lo, cittadino mondano,
si è servito di una filosofia
miscredente per creare la servitù; questi, cittadino cristiano, si è giovato delle pratiche che la
Reli- gione impone, delle dottrine che
la Religione inse- gna, della carità che
la Religione ispira, per far re- gnare
la libertà. E quindi l'uno ha ottenute soli-
de conquiste; l'altro ba visto, pria di morire, di- leguarsi le sue. L'uno ha lasciato dietro di
sé un solco di luce, V altro una
striscia di sangue; ed ove la memoria di
Napoleone ispira un non so che di
lugubre e di orrendo (24), e non desta che una
sterile ammirazione mescolata col pianto; al con- trario la memoria di 0*ConnelI fa tripudiare
di gioja e, sempre benedetta , sarà
l'amore e la deli- zia del mondo! 59
43. Imperciocché il Liberatore d'Irlanda non bft distretti all^Irlanda i benefici! della
libertà, ma li ba estesi ancora a tutta
FEuropa, a tutto il mondo. Deh che Iddio
non crea i grandi uomini per l'utili* tà
di un sol tempo e di un sol popolo, ma per ru-
tilila di tutti i popoli e di tutti i tempi; e l'uomo di genio perciò appartiene a tutta l'Umanità.
Qui però, per farvi intendere il mio
pensiero^ bo bisogno di indicarvi almeno
una importante dottrina, cbe so- la può
darci T intelligenza delle due principali epo-
che della storia moderna. La
storia del nostro secolo è scritta in quella
del secolo decimosesto. Uomini di tutti i talenti, ma insieme di tutte le infamie e di tutti i
delitti, con in bocca la parola Riforma
posero allora sos- sopra il mondo
cristiano; ed uomini di simil tem- pra
a'di nostri, con sulle labbra la parola Libertà^ hanno sconvolto tutto il mondo politico. Ma
come mai ? £ egli dunque dato al genio
del male, perso- nificato in un qualche
uomo, di agitare, di sconvol- gere a suo
grado il mondo, e trarlo negli abissi
della ribellione o dell'eresia? No, no, non è altri- menti cosi. Gli eresiarchi del secolo
decimosesto amavan si poco la Riforma^
quanto poco i rivoluzio- narii dei tempi
nostri amano la Libertà. Come nella
bocca di quelli la parola Riforma, cosi la parola Li- beria nella bocca di questi non è che un
pretesto, nna menzogna, una impostura.
Con queste magi- che parole quelli
vollero distrugger la Chiesa, 60 questi la società. Tutto ciò è vero, tutto
ciò è pro- vato dall'esperienza. Gli uni
e gli altri non hanno sul lor passaggio
ammassato clie ruine; e, padroni del
campo, gli uni si sono mostrati cristiani i più
empii e i più corrotti (25); gli altri i più despoti e i più crudeli fra gli uomini di stato. Come dunque, e donde hanno essi mai attinto
sì gran potere, da strascinare la metà
dell'Eurqpa ne^ loro disegni di
disordine e di errore? Yel dirò io.
Simile ad un fiume che in certi punti del suo corso ammassa immondezze, il tempo riunisce
in alcune epoche disordini e abusi.
Questo fenomeno è comune a tutte le
umane società le meglio costi- tuite; e
la stessa Chiesa, nella parte che essa ha di
umano, non ne va esente. Allora un malessere^ una atonia, una perturbazione secreta
s'impadronisce del corpo sociale, che
chiama, che cerca un rime- dio pronto ed
efficace; e chiunque, colla racco-
mandazione dell'ardire, della scienza e del genio, si offre ad apprestarlo, è sicuro di essere
ascoltato. Pertanto, come gli scandali
e gli abusi degli ec- clesiastici,
accumulatisi dai secoli precedenti nel secolo
decimosesto, fecero della Riforma un bi-
sogno universale nella Chiesa; così le ingiustizie e gli arbitrii dei politici, dai precedenti
secoli deriva- ti nel nostro, bau fatto
nello stato un bisogno uni- versale
della Libertà. Non è dunque per avere
insognate false dottrine che gli
eresiarchi e i rivoltosi hanno ottenuto si
61 grandi e si funesti successi;
ma perchè hanno in- dovinato , sono iti
incontro ad un bisogno vero, universale
della Chiesa e dello stato; e si sono of-
ferti di appagarlo: promettendo, predicando colla lingua quello che certamente non avean nel
cuore, cioè: questi Libertà^ e quelli
Riforma. 44. Ma in questo rapido colpo
d'occhio sopra le indicate due epoche, e
sulle cause delie orribili per-
turbazioni che yì sodo insorte, è indicata non solo la Glosofia della loro storia, ma ancora la
natura del loro rimedio. Come mai l'eresia fu nel secolo decimosesto
ar- restata nel tremendo suo corso, che
minacciava di avvolgere nelle immonde
sue acque l'intera Euro- pa? Coll'avere
la Chiesa adottata la parola mede- sima
dell'eresia, e gridato essa pure: Riforma. Deh
che appena la Chiesa, pria per la bocca del gran Pontefice Paolo III, e poi nel gran Concilio
di Tren- to, articolò questa gran
parola, Reformatio (26); questa
promessa, questa speranza di una riforma
vera, data dalla Chiesa, rese vana la falsa riforma proclamata e offerta dall'eresia; le spezzò
in viso il talismano tremendo della
magica parola, con cui avea fatto a
tanti popoli illusione; e Teresia lute-
rana e calvinista, che stava già per invàder la Fran- cia e l'Italia, restata come dottrina
politica degli stati che vi piantaron
sopra le loro costituzioni e le loro
dinastie, come dottrina teologica però cessò
di fare nuove stragi e nuove conquiste. 62
Or al medesimo modo, la rivoluzione, che mi- naccia di fare il giro del globo, non potrà
essere arrestata nella sua marcia
devastatrice dei troni e degli stati, se
non allora quando gli stessi governi,
adottandone la medesima parola, grideranno essi ancora Libertà. Questa parola, io lo ripeto,
è sen- za dubbio cotanto bugiarda nella
bocca dei dema- goghi , quanto già la
parola Riforma Io fu nella bocca degli
eretici. Ma se, prendendo esempio da ciò
che ha fatto la Chiesa rispetto alla Riforma, i
governi adottano la stessa gran politica larga e generosa riguardo alla libertà; se faranno
una veri- tà di questa parola, che in
bocca alla sedizione è lina menzogna; se
si affretteranno essi di compie- re ciò
che la rivoluzione può promettere, senza
poter mai mantenere; se, accorrendo così a tempo a sodisfare a ciò che è oggi un bisogno
reale, sen- sibile, evidente dei popoli
cristiani , li liberano dalle seduzioni
della demagogia; se faran di buon grado
e dentro certi limiti, ciò che potrebbero es-
sere più tardi costretti a fare smodatamente da una inesorabile necessità; essi toglieranno
ai ne- mici dell'ordine il favore dei
popoli; e siccome una saggia riforma,
eseguita dalla Chiesa, disarmò l'e-
resia, cosi una saggia libertà conceduta dai governi disarmerà la rivoluzione; e questo si è,
s'intenda bene, il mezzo unico, il mezzo
sicuro, infallibile da farla
terminare. 45. Ora questa grande
dottrina si semplice, ma 63 insieme sì profonda^ iaiesa da pochi, e non
profes- sala da ninno ai principio di
questo secolo, 0*Gon- nel! è stato il
primo a proclamarla, ad inaagnrarla, a
metterla in pratica col più grande successo.
. Quando qaest*nomo singolare incominciò a mo- strarsi sulla scena politica del Regno-Unito,
cioè nel plii gran teatro del mondo, i
migliori spiriti erano, intorno alla
libertà, dominati da pregiudi- zii
funesti, ma disgraziatamente troppo giustificati dalla vista di tanti troni vacillanti o
caduti, di tan- te dinastie spente o
proscritte^ di tante espoiiazio- ni, di
tante stragi, di tante mine eseguite a nome
e sotto il vessillo della libertà. Qjuesta parola, in- dice di tanti eccessi, facea palpitar di
paura. Que- sto vessillo, lordo di tanto
sangue, non destava che orrore. Tutte le
idee di ordine si erano immedesi- mate
perciò colle idee di un insensato assolutismo;
e tutte le idee di libertà in quelle di un giacobi- nismo crudele. Libertà era sinonimo di
ribellione; liberale, di regicida. Ogni
tentativo di politica ri- forma era
riputato un attentato contro la stabilità
dei troni e la tranquillità degli stati.Un dispotismo illaminato era riguardato come l'unico
rifugio del- l'ordine, runico tutore
della società. Cosi la fedeltà moderna
non comprese più Tor- diae senza il
dispotismo: come l'antica filosofia non
comprese mai la società senza la servitù! 46. Ma da che un uomo, come O'Connell, di
cui non si potca mettere in dubbio, né
la grandezza del 64 genio, né la purezza deHe intenzioni, ne la
fedeltà al suo principe, né l'amore pel
suo popolo, né so- pratuito
rintelligenza della sua fede, né la sinceri-
tà della sua religione; dacché, in somma, si yide questo gran cittadino e gran cristiano
insieme, in« Yocare, predicare la
libertà e francamente dirsi e protestarsi
liberale egli stesso; queste parole*inco-
minciarono da prima a suonar meno ingrate alle orecchie delicate e schive del Cattolicismo e
della fedeltà irlandese. Poi divennero
familiari in quel popolo; poi vi si
naturalizzarono, e con esse le idee che
rappresentano, i sentimenti che ispirano.
InGne l'Irlanda, alla scuola e sotto le ispirazioni del suo O'Gonnell, divenne il popolo più liberale
di Europa e il più entusiasta per la
libertà. Ma di qual libertà! Deh che la
nazione irlandese, che Te* resia
anglicana, orgogliosa e crudele come i Giu-
dei, bestemmia e insulta, dopo di averla crocifissa, è frattanto una nazione di eroi. Essa,
formata delle teorie cristianamente
liberali di O'Gonnell, ha a- dottata la
vera libertà figlia della Religione; si è
garantita dalla falsa, parto mostruoso della ribel- lione; ed ha presentato al mondo lo
spettacolo uni- co di un popolo libero
nel chiedere, e docile nel- l'ubbidire;
geloso della sua indipendenza, e nemico
della sedizione; amante del suo paese , e fedele al suo re; abbastanza fiero per non avvilirsi, e
abba- stanza saggio per non insolentire;
sublime nella rassegnazione, e moderato
nella resistenza; zelante 65 dei proprìi diritti, e scrupaloso a rispettar
quelli di altrui; che si riunisce ma
senza tumulti, che si lagoa ma senza
invettive, che grida contro la in-
giustizia, e non S(»'passa mai i limiti della legalità. Oh gloria dunque, o trionfo di O'Gonnell di
ave- re cosi il primo riconciliata la
libertà coH'ordine, l'indipendenza colla
fedeltà, e di aver trasformato in
principio di sicurezza a di felicità il principio delia distruzione dei troni, della
desolazione e delia servitù del
popolo! Questa grande rivoluzione
pacifica, nelle idee e nei sentimenti ,
ben presto dall'Irlanda guadagnò
ringhilterra, e dall'Inghilterra cominciò a percor- rere in tutti i sensi l'Europa. L'esempio di
una na- zione di otto milioni di uomini
che, fedele alle dot- trine del suo
maestro e direi quasi profeta, è sem-
pre agitata e sempre tranquilla, sempre intenta a discutere i suoi diritti e sempre esatta a
compire i suoi doveri, sempre sdegnata
delle ingiustizie che soGTre e sempre
fedele; quest'esempio, io dico, fece
aprire gli occhi a moltissimi, e sparse un gran lu- me sulla scienza di stato. I pregiudizi! si
dissipa- rono. I grandi ingegni videro
d' allora possibile un'^allcanza tra la
libertà e la ubbidienza, fra l'agi-
tazione più vivace ed il rispetto alle leggi, fra i di- ritti della sudditanza e la sicurezza del
principato, tra la indipendenza del
popolo e la stabilità de- gl'imperi. Là
parola libertà si cominciò a pronun-
ziare senza ripugnanza, ^i cominciò a conoscere 6
66 cbe si ^uò amare il popolo,
senz'esser nemico dei re} ed essere
liberale , senza essere giacobino. E
gran cosa! Doye credete Toi che oggi si» ri-
trovino i proTOcatori audaci di leggi di eccezione, gli adulatori vilissimi del Potere, i
sostenitori della dottrina degli antichi
popoli pagani, deìVassoluta supremazia
dello Stato : dottrina che abbandona
tolto un popolo cristiano airarbitrio, al capriccio di un pugno di uomini che si dicon lo Stato,
e crea una servitù universale? Dove
credete voi che oggi si ritrovino coloro
che ricusano la libertà ai geni- tori di
educare i proprii figliuoli; alla Comune, di
regolare le proprie spese; alla Provincia, di prove- dere alla sua prosperità; alla Chiesa, di
predicare e condurre i popoli nelle vie
della verità e della giustizia? Dove
credete voi che oggi si ritrovino coloro
in cui Podio del popolo è eguale ali* inso-
lente disprezzo con cui ne parlano? Dove credete voi infine che si ritrovino i nemici di tutte
le li- bertà , i fautori impudenti di
tutte le servitù ? Si trovano fra'più
fanatici demagoghi, tra gli allievi del
giacobinismo e defla ribellione. Mentre al coo-
trario la libertà non trova amici più sinceri, se- guaci più costanti, difensori più intrepidi,
avvo- cati più generosi , che fra' più
devoti partigiani dell'ordin monarchico,
fra gli eroi e i martiri della fedeltà ! Ora un cambiamento sì strano e si
inaspettalo ha avuto il suo principio,
la sua causa in Irlanda; 67 è nato sotta gli aùspicii e il magistero di
0*Con- nell. É stato egli che,
coll'esempio delia sua patri», ha dove
modificate, dove cambiate affatto le idee
politiche di una gran parte di Europa. È stato egli che ha screditata la falsa, libertà e
raccomandata la vera. É stato egli che
ha smascherata Tipocrisia dei demagoghi,
e svergognata per sempre la se- dizione
(27). £ vero che questa dottrina è
quella degli antichi Apostoli, degli
antichi Cristiani, degli antichi Mar- tiri che, mentre colla voce e cogli scritti ,
colle loro proteste nei tribunali e
colle loro apologie presentate
agrimperatori, reclamavano i proprii di-
ritti e gridavano contro l'oppressione, non cessa- van di esser fedeli. Ma la paura del peggio
Tavea ecclissata e presso che spenta
questa nobile dottri- na^ fra le persone
fedelmente cristiane e cristiana- mente
fedeli. Un pensiero, una parola di lagnanza
contro unMn giustizia, ài censura contro di un abis- so del Potere, sarebbe loro parso un delitto.
Ora O'Gonnell l'ha risuscitata questa
dottrina concili»- trice, l'ha
restaurata^ l'ha diffusa, l'ha insegnata
colla potenza della sua parola e col fatto de'suoi successi , r ha renduta comune e popolare
in Europa. 47. Voi stessi, o Remani, che ciò ascoltate,
voi sì siete una prova che le influenze
dell^ apostolato politico di O'Gonnell
han penetrato fino in questa bella parte
di Europa. 68 Imperciocché, è vero, lo dirò io con dolore,
è vero che vi è forse fra voi àncora un
qualche tardo allievo della filosofia
rivoluzionaria dello scorso secolo , un
qualche pedante insensato che agogna a
realizzare in Roma cristiana le teoriche
republicane di Roma idolatra, e ad applicare le sue idee di collegio alla società. È vero
che vi son di quelli pei quali, come già
pei sangui* narii Sanculotti del . 97 da
cui discendono, la pa- rola di libertà
del popolo nasconde la trista idea della
distruzione e l'orribile sentimento delPo-
dio della sovranità. Ma questi degeneri cittadini (se cittadino può dirsi chi meditd la ruina
della sua patria ) sono pochissimi. Il
popolo però , il vero popolo romano ,
pel suo spirito di ordine , ^i
ubbidienza e di amore versa il suo principe,
divenuto Tammirazione dell'Europa e del mondo, guarda con orrore ed obbliga a mascherarsi
que- sti fabbri occulti di ribellione, e
detesta le loro dottrine di disordine e
di sangue. Il suo squisito buon senso
non si -lascia prendere alle loro insi-
die , alla loro ipocrisia. Non comprende la liber- tà che coir ordine ; non divide il desiderio
del suo ben essere dalla fedeltà e
dall'ubbidienza ai suo sovrano. Che anzi
questo popolo si buono e sì intelligente
ha perfezionata , direi quasi , la
dottrina che V apostolato di O'Gonnell ha accre- ditata in Europa. Roma alla più scrupolosa
le- galità ha aggiunto l'entusiasmo
dell'amore. Chic- 69 de per mezzo di una agitazione amorosa,
come Irlanda ha chiesto per mezzo di
una agitazione legale , la riforma degli
abusi onde il tempo e le passioni, come
sempre e da per tutto accade, hanno
alterata la natura deirantìca Costituzione
degli stati della Chiesa, che conciliara si bene (28) l'ordine e la libertà. E poiché il linguaggio
di un popol che ama è impossibile che
non sìa inteso da un Pontefice tutto
amor pel suo popolo; poiché i cuori che
sinceramente si amano è impossibile che
alla fin non s'intendano ; oh il bel vanto che tu, o Roma, ti prepari, se però t'intendono, se
però non ti arrestano, se però non
t'ingannano, se però non ti tradiscono!
oh la bella pagina che aggiungerai alla
tua storia! quella in cui la posterità maravi- ^ gliata leggerà la conquista che tu avrai
ottenuta di una saggia, di una vera
libertà , per le vie sol delFamore! 48. Dico di una vera libertà: giacché,
siccome vi è il vero oro e Toro falso,
cosi vi è la libertà ve- ra e la falsa
libertà. Oh come quella è vaga! Oh
quanto questa, è deforme! Oh come quella è mae- stosa! Oh quanto questa è terribile ! Oh come
' quella spira grazia e calma ! Oh
quanto questa tramanda spavento ed
orrore! L'una ha ornato il capo della
splendida aureola dell'ordine, Fallra lo
ha ricoperto del berretto rosso dell'anarchia. L'u- na stringe in mano l'ulivo di pace, l'altra
la fiacco- la della discordia. L'una è
vestita di un abito si 70 bianco come qaello deirinnoccnza; TaUra è
ayrol^ la nel nero paludamento del
delitto, macchiato di sangue* L'una è il
sostegno dei troni, 1* altra ne è la
mina. L'una è la gloria e la felicità dei po-
poli , Taltra ne è Tìgnominia e il flagello. Questa sbuca dall'inferno come uno sbuffo avvelenato
dallo spirito del diavolo; quella, come
un^aura soave dello spirito di Dio, discende
dal cielo; Ubi spiri' tus Domini ibi
libertas (7, Corinthi Z)! 49. Perciò,
intendiamolo bene, miei cari fratelli,
questa vera libertà esce non già dalle orgie clande- stine della ribellione, ma dal Santuario;
germoglia dalle dottrine non già della
filosofia, ma della Reli- gione. La
libertà è la radiazione pacifica della verità,
come la servitù è il lampo funesto dell'errore. Non può perciò ottenersi sincera e pura che dalla
Chie- sa in cui sola si ritrova sincera
e pura la verità. Come dunque è stata la
Chiesa che ha sostenuta la libertà
metafisica dell' anima umana contro i filoso-
fi e gli eretici che Thanno impugnata; come è sta- ta la Chiesa che ha creata la libertà
domestica, ele- vando la sposa, e
consecrando i figliuoli; come è stata la
Chiesa che ha introdotta la libertà cn?f7e, a-
bolendo fra'popoli cristiani la vendita dell'uomo e la servitù; così solo la Chiesa potrà
proclamare la libertà politica, fissando
i veri, i giusti limiti del- Tubbidienza
e del comando, i veri e giusti dritti, i
veri e giusti doveri del popolo e del principa-
to. Fedeltà dunque, ubbidienza, fiducia, amore alla 71
yera Religione: ad imitazione del grand'Uomo di cui deploriamo la perdita, che non solo si è
della Religione giovato per ottenere la
vera libertà, co» me abbiamo vedato^
Liberavit gentem stuim a per- dittane;
ma, come qaesf altra volta vedremo, si è
servito della libertà per far trionfare la Religio- ne; Corroboravi^ temphm. 73
ELOGIO FUrVEBRE DI PARTE SECONDA. Simon magnusjqui liberava gentem suam a
perditione; et in dièbus suis
corrobaravit templum (Eecli. ^J, 50.
Siccome tì é una vera grandezza, figlia della
virtù e del merito; così ve ne è una falsa, figlia del favore e del capriccio di chi la comparte, o
del pre- giudizio edeirioganno di chi la
credevo inGne del- Tadolazione,
dell'intrigo^ della viltà di chi se la procura. Come però la grandezza é diversa nel suo
prin- cipio, cosi varia altresì nella
sua darata. La falsa grandezza non basta
a raccomandare, ad elevare nemmen la
persona, che ne è rivestita come di un
abito che non le si assesta; e perisce con essa, e spesso ancora prima di essa. La grandezza
vera al contrario nobilita, non che una
persona, tatta una famiglia; come una
pura luce si riflette ancora so* pra una
lung^ discendenza; e gli emblemi più bril«
lanti ne trasmetton la gloria sino alla posterità più rimota.
74 Egli è perciò che nel
magnifico stemma della famiglia
O'Gonnell si legge il bel motto «L'Occhio
di O'Gonnell è la salate d'Irlanda; SaUus Hibemiae oculus O'Connell. » 51. Se non che questo splendido motto non
solo é la testimonianza delle glorie
passate di questa illu- stre famiglia,
ma ancora è stato come una profezia
delle sue glorie future, che in Daniello O'Gonnell ha avuto il suo compimento. Giacché l'occhio
vigi- le e penetrante di Daniello
O'Gonnell ha salvata ai giorni nostri
l'Irlanda; Saìus Hihemiae oculus 0*Can-
nell; essendosi egli, cittadino cristiano, giovato del- la Religione per conquistare la libertà della
sua patria, siccome ve I' ho di già
dimostrato; e, cri- stiano cittadino,
essendosi della libertà servito per far
trionfare la Religione, come debbo dimostrar-
telo questa mattina: il perchè è stato grande della grandezza verace, e a cui può perciò
attribuirsi l'elogio della Scrittura;
Simun Magnus, qui Itbera- ^it gentem
suam a perditùmcj et m JUeiui iuts carro-
boravit templum. Io non vi
chieggo più oggi, miei cari Romani, la
vostra attenzione, il favor vostro; nella vostra in- dulgenza voi me lo avete di già accordato
nella maniera la più lusinghiera per me;
io ne sono in possesso. Non mi resta
dunque che cordialmente ringraziaryene^
profittarne ed incominciare. 75 52. Simile ad un Sovrano legittimo, la
verità non ha bisogno che di se stessa,
non ha bisogno che di ri« Telarsi per
quella che è, per riscuotere Tadesione,
l'omaggio e regnare nel mondo delle intelligenze* AI contrario, simile ad un tiranno
usurpatore, Ter- rore non può imporsi
alle menti degli uomini, non può
conservarne Fimpero che per mezzo della for-
za e dell'inganno. Perciò,
ovei'Eresia comincia sempre dalPattac-
carsi ai Grandi, per quindi, col favore delle loro passioni e colla forza del loro, potere,
dominare il popolo; la Dottrina
cattolica al contrario comincia sempre
dalPannunziarsi da so sola al popolo, e poi
si degna di ammettere alla sua seguela anche i Gran- di, a patto però che veiigan col popolo ad
assidersi alla mensa, a bere alla tazza
dell'eguaglianza Cri- stiana, vestiti
delle divise dell'umiltà. Ove l'Eresia è
sempre in ginocchio a pie dei troni,' imploran-
done uno straccio di porpora che la ricuopra, una spada che la difenda; la Dottrina cattolica,
santa- mente altèra della divina sua
origine, non si pre- senta ritta in
piedi innanzi a'troni che per predi- car
loro le più moleste verità, i più duri doveri.
Ove in fine le Chiese ereticali e scismatiche vaU mendicando sempre dagli uomini protezione ;
la vera Chiesa non chiede a Dio se non
libertà] Ut Ecclesia tua secura Ubi
serviat libertate. Quindi, come l'ho
altrove avvertito, la libertà di
76 coscienza che, nel senso
assoluto^ è indifferenza , a* teismo,
empietà, giacché è la negazione di ogni ri-
velazione, di ogni religione positiva, di ogni regola del credere e dell'operare; nel senso
relaiivo però, cioè, rispetto alla
Potestà civile, che non ha avuto da Dio
la missione di predicare e d'interpretare il Van- gelo, è un principio cattolico, che la Chiesa
ha pro- fessato, ha insegnato, ha
difeso; e cui non potrebbe Finanziare
senza abdicare alla sua divina missione,
senza distruggersi; è una condizione necessaria del- la sua esistenza e della sua
propagazione. 53. Ma poiché, sulla fine
dello scorso secolo, la Chiesa cattolica
avea veduto, a nome e dagli apostoli
della libertà, imprigionati i suoi Pontefici, dispersi i suoi ministri, distrutti i suoi altari,
profanati i suoi tempii, violate le sue
vergini, usurpate le sue so- stanze,
aboliti i suoi chiostri, screditate manomes-
se le sue dottrine, le sue leggi, il suo culto, le sue istituzioni; poiché infine in quell'epoca
funesta la Libertà camminò sempre in
compagnia della bestem- mia e del
sagrilegio; cosi cominciossi a rigiiardare
come la nemica necessaria, inconciliàbite della vera Religione; ed i veri fedeli non poteano adir
la pa- rola libertà senza fremere, e non
credeano poterla pronunziare senza
delitto. Che anzi, poiché nell'epoca
medesima l'Altare era caduto sotto i
colpi della stessa scure che avea
smantellato il Trono; invalse l'idea che solo insie- me uniti potean risorgere. Quindi il Trono
eVAUàrt 77 ispirarono Io stesso interessaniento , si
troiiaroDO uniti nella mente) nel cuore
e sulla lingua di tutti ì buoni. E
poiché una trista esperienza avea dimo-
strato clie il Trono non potea far di meno delF Alta- re; cosi cominciossi anche a credere che
neppur T Al- tare potesse far di meno
del Trono. E quindi altresì il Trono fu
considerato come l'appoggio necessa- rio
non solo dell'ordine politico ma ancora del-
l'ordine Beligioso. Queste idee
eran divenute comuni in Europa. iTeri
Fedeli tenean fiso lo sguardo non solo sui
troni* cattolici , ma ancora sui troni protestanti. Gli stessi cattolici dell' Irlanda non
aspettavano che dalla liberalità della
Corona protestante del- l'Inghilterra
l'emancipazione della loro coscienza é
della loro Beligione; e tutte le loro speranze avean riposte in un trono costituzionalmente nemico
della lor Fede. 54. Ma questo era lo stesso che fare della
divina Religione una istituzione umana
che non può far di- meno dell'appoggio
dell'uomo. Ma questo era lo stesso che
abbandonare la fede, la morale, il culto,
la Chiesa all'arbitrio del Potere civile, che, sotto pre- testo di esserne protettore, non avrebbe
mancato di farsen Pontefice; ed è
provato, che la Chiesa ha avu- to più
spesso a dolersi dei suoi protettori che dei
suoi persecutori. Questo era lo stesso che far dipen- dere dal buono o reo volere del Principe la
Fede del popolo, consacrare come politicamente
legìttimi 78 tutti i sistemi di errore, persia Tateisaio;
e consen- tire alla più'dura, alla più
insopportabile, alla più umiliante di
tutte le servitù, la servitù della co-
scienza; e voler distratto fin l'ultimo vestigio del- la dignità umana. Quanto non era dunque importante^ necessario
il far sentire ai popoli che il Potere
civile cbe stende sulla Religione la
mano, facendo sembiante di pro-
teggerla, la domina, e dominandola, Tannulla, la degrada; e che la vera Religióne non può
sussiste- re e propagarsi che all' ombra
e coll'ajuto delta libertà? Ma, grande Iddio ! distruggere un
pregiudizio che un complesso di orribili
circostanze avea pian- tato
profondamente negli spiriti più sag^; che, cioè, «La libertà fosse la nemica del laReligione:»
calmare le apprensioni, le paure, i
terrori troppo legittimi che la parola
libertà destava ne'cuori più religio- si
e più pii; strascinare un popolo si cattolico, co- me quel deirirlanda, a cercare nella libertà
il trion- fo di quel Gattolicismo, che
nel resto dell'Europa era o spento o
malconcio sotto i colpi della libertà:
cbe lavoro! che impresa! Una intera generazione di uomini apostolici' non parca potervi
riuscire. Ep- pure, un uomo solo, un
solo secolare, il solo O'Con- nell l'ha
fatta. Il suo genio è bastato per concepirla,
il suo coraggio per intraprenderla, la sua costao- za, la sua potenza per compierla! 55.Con quale prudenza, con quale
discrezione^per 79 non intimidire pregiudizii troppo ragione?oH,
sen- timenti troppo delicati, si
applicò da prima e nelle pabbliche
concioni e nei privati discorsi, a persua-
dere al popolo e al Clero: Gbe non vi era nulla a sperare in vantaggio della Religione
cattolica dalla liberalità spontanea di
un governo protestante; che Pemancipazione
religiosa non si potea ottenere che pel
mezzo e in compagnia deircmancipazione poli-
tica; che la indipendenza della Chiesa cattolica in Irlanda dovea essere una conquista legale,
pacìfica del popolo, e non già una
concessione gratuita del Potere; e che
la libertà era Punico mezzo che lor
rimanea per far trionfare la Religione! Solea egli spesso ripetere: Che nulla gli era stato più
diffì- cile quanto il persuadere al
Clero che la Religio* ne non dovea, non
potea vincere che col favore della
libertà. Non mancarono al principio
spiriti piamente de- boli o
ipocritamente maligni che, al sentire un lin-
guaggio si nuovo nella bocca del giovine O'Con- nell, ne diffidarono essi stessi , e lo
tradussero al tribunale deiropinion
publica, come uno spirito in-
temperante, falsificato dalla filosofia del secolo de- cimo ottavo; o come un tristo emissario
incaricato di inoculare all'Irlanda le
dottrine anarchiche della rivoluzione di
Francia; o, in una parola, come un
Si^ttario. Ma il suo orrore pel sangue, il suo amore per la legalità, la forza del suo
convincimento e sopra tutto il suo zelo
sincero per la Religione^ 80 dissiparono ben presto questi sospetti e
queste ca* laonie. Le sue sante
intenzioni furono conosciute, le sue
dottrine furono intese 5 furon gustati ap*
provati applauditi i suoi disegni.
Che anzi, tale si fu l'effetto magico deìla sua pa- rola e della sua azione, che nel giro di un
lustro , riuaci a trasfondere
nell'Irlanda tutto il suo spirito; e a
trasformare in se stesso l'Irlanda; attirò nelle sue idee non solo i cattolici in massa, ma
ancora moltissimi protestanti (29); non
solo i secolari, ma ancora gli
ecclesiastici; non solo gli uomini, ma an-
cora le donne; non solo in Irlanda, ma ancora in In- ghilterra; e stabili V Associazione della
libertà religio- sa^ in cui tutti gli
uomini di buona fede, tutti i cuo* ri
nobili, tutti i caratteri generosi del Regno-Unito, di ogni chiesa e di ogni opinione, si
trovaron con* cordemente collegati nella
stessa idea di reclamare coi loro sforzi
riuniti la libertà di coscienza dal Po-
tere civile, e di far trionfare la propria religione col mezzo delia libertà. 56. Ma dove fece singolarmente conoscere la
no- biltà della sua anima cattolicamente
libera e- libera- mente cattolica si fu
nel grande affare del Feto, os- sia
della pretensione del Governo protestante d'In-
ghilterra a partecipare alle nomine dei vescovi cat- tolici d'Irlanda. Poiché qui sì che
addimostrò la scienza dì un dottore, lo
zelo di un apostolo, il co- raggio di un
eroe, e, pel molto che ebbe a soffrirvi,
anche la pazienza di un martire.
81 la pretensione del governo
parca discreta o in insigniGcante. Dei
tre candidati, che il Clero d'Ir- landa
solea, come ancor suole, presentare alla scel-
ta della S.Sede per farne un tcscoyo, il Governo an- glicano volea la facoltà di escluderne un
solo. I van- taggi che sì promeUeano,per
mercede di questa con- cessione, erano
grandi, lusinghieri e capaci di abba-
gliare i più cauti e di sedurre anche i più pii, cioè: rEmancipaziode o la libertà religiosa e
politica dL tutti ì cattolici del
Regno-Unito, e la dotazione del-
l'Episcopato d'Irlanda. Il popolo già incominciava a sorridere ad una proposizione che gli si
presen- tava come il termine di tré
secoli di orribili ango- scia Una parte
del Clero, nell'interesse della digni-
tà della Beiigione, non parve lontana dall'accettare una dotazione stabile che lo togliesse dalla
dura condizione di vivere poco men che
di accatto. L'E- piscopato stesso, che,
riunito in sinodo, avea sul principio,
con un accordo unanime, respinto questo
dono oOerto da greca mano, come attentatorio alla indipendenza ed alla disciplina della Chiesa;
si trovò poi scisso: giacché alcuni
vescovi, ingannati da fal- laci
promesse, da adulazioni affettate, avean data al Bill del governo una adesione, di cui ebbero
vergo- gna e dolore e che rilrattaron
più tardi. I cattolici inglesi essi
pure, non vedendo nel Bill insidioso se
non una concessione importante che faceva cessar^ la loro degradazione politica, il foro stato
di cit- tadini senza città , ed apriva
loro le porto del 7 8?
parlamento, si gittaropo dalla parie del governo, ed entrarono con uno zelo sì deplorabile n^Ile
sue yisle, che tacciarono d'imprudente
temerilà Topposizione deirEpiscopato
d'Irlanda, ecacciaron fuori e quasi
scomunicarono dal Gomitato cattolico il celebre Mon- sig. Milner, il solo membro del Clero
cattolico d'In- gbilierra, che in una
eloquente memoria al parla- mento avea
combattuto la misura goyemaliva collo
zelo, col coraggio e colla doltrioa di un Atanasio. Boma stessa, in q,uesta gran lotta, parve
inclinare versoi nemici della Chiesa
d'Irlanda; e, come i me* desimi
campagnuoli irlandesi, nella loro semplicità,
Io diccan piangendo: Sembrava essa pure divenuta Orangtsta. Mons. Quarantotto,.Vice-Prefetto
di Pro- paganda, durante la prigionia
dell'Immorlal PioYll, avea, con suo
rescritto, a.ccon$entilo alle insidiose
proposte del gQverno inglese, che potean riuscire funeste alla libertà della Chiesa.
L'Orangismo, for- te di questa pretesa
concessione di Boma, insolenti- sce; ii
paese, lacerato da divisioni intestine, abban-
donato dai suoi fratelli d'Inghilterra e da*suoi tuto- ri di Boma, non può così solo tener fermo
contro le compatte falangi dell'eresia
anglicana. I più co- raggiosi sono
stanchi di una lotta ineguale e che non
offre alcun probabii successo. ]Lo scoraggiamento è in tutti gli spiriti, la freddezza in lutti i
cuori. Oh infelice Chiesa d'Irlanda !
ecco a tante tue calamità venire ad
aggiungersi la maggiore e la più
umiliante di tutte: La perdita di quella religio- 83
sa indipendenza òhe i tuoi generosi figlinoli aveàn comperata con tre secoli di pàtinieriti e di
sangue!.,. Ma no, non temete: yì è un
O^ConnelI) che la ProTYÌdenza ha, come
un nuovo Giuda Maccabeo, suscitato per
vegliare alla difesa di questa Chiesa»
OXonnell giustificherà ancor questa volta la veri-» tà del motto del suo gentilizio stemma: tu
Occhio di O'Connèll salute d'Irlanda;
Salus Hibtmiat ocu* lus 0*ConnelL 57. anima grande! Tante difficoltà riunite,
lungi dair abbattere il suo coraggio, lo
accendono. Nella disperazione comune,
egli sol non dispera. Nei co* munì timori,
per la condotta di Boma, egli solo è
pien di fiducia nella saggezza di Boma; e nella mancanza di tutti i mezzi, di tutti gli ajuti
da com*- battere un potente nemico, egli
solo osa di impe- gnare la pugna, come
chi è certo della vittoria! Eccolo
perciò far proclami alla nazione sopra
le insidie che le si preparano; riunire ecclesiastici e secolari in grandi assemblee, ed ivi
dinto&trare, colla scienza di un
teologo e colla perizia di un legista ,
come della concessione, Ha; non oblia
i preti cortigiani e li stimatizza. Che
più? Vedesi qaasi al medesimo tempo con-
fortare il Clero ed animare il popolo; risvegliare Io zelo e la vigilanza dei vescovi, e
sostenerne il coraggio; far spedire
dieci legati a Londra ad im- plorare il
soccorso della società degli amici della
libertà religiosa^ e far volare due vescovi a Roma al Sommo Pontefice, reduce dal glorioso suo
esilio, con una dotta memoria in cui, a
nome dei cattolici suoi concittadini,
espone con una forza irresisti- bile di
ragioni, i mali che Tammissione del Veto
attirerebbe sulla Chiesa d'Irlanda. E poi in tutti i tempi e in tutte le occasioni , in pubblico
ed in privato non cessa mai di gridar,
di ripeti^re:«Ora e sempre noi
rigetteremo ogni favore che ci bisogne-
rà comprare col sagrificio della nostra Bcligione e della nostra libertà. » 58. Or che ottiene egli mai con questi
sforzi delia sua eloquenza, della sua
attività e del suo zelo? Ottiene il
successo il più completo, il più lumino-
so. Ottiene che Tepiscopato conciliarmente riuni- to dichiari:
la condizione di servo,, mal potea far valere la ve- rità e la santità della sua religione schiava
in fac-» eia alla religione dominatrice
de'saoi duri padroni; Era duaqoe
necessario, pei fine al quale la Nazió^
ne Irlandese parca essere stata da Dio destìnataf ch'essa rompesse i ferri del suo politico
servaggio, e che per tal mezzo
acquistasse la libertà e la ìa«
d^endenza religiosa della sua Fede.
61. Or ecco appunto ciò che intese, ciò che vide il gienio penetrante di O'ConnelL Deh che, a
diCEe*- renza di certi uomini, che solo
pregtwttzio e adpla* zione fa grandi , e
che appajono poi men grandi di quello
che sono, O'Goniieli è assai più grande di
quel che apparisce. Le sue intenzioni, i suoi fini^ sono più sublimi e più stupendi delle sue
opere. Da alcune sue espressiont
fuggitive, dallo zelo inaudito
92 e dalla costanza, senza
esempio nella storia del ve- ro
patriottismo, che egli ha dimostrata nel pro-
curare la liherlà della sna patria, si è potuto solo comprendere che egli riguardava il popol
d'Irlan- da come un popolo di
predilezione, scelto da Dio per la
salute etema di molti popoli, come un popo-
lo missionario. Si è potuto comprendere che O'Gon- nell, nel lottare per la emancipazion
dell'Irlanda, non credeva di trattare
una causa ordinaria di pò* litica umana,
ma di cooperare al gran lavoro di Dio
nel più grande dei disegni della sua misericor-
dia; e che egK non si riputava, semplice Irlandese, ma il servo, Io strumento di Dio nella sua
Chiesa. A misura perciò che le prove
del nobii destino dell'Irlanda, in
vantaggio della Religione fuori d'Ir-
landa, si accrescono e più divengono al suo sguar- do visibili; O'Gonnell sempre più si penetra
del ca- rattere religioso dell'incarico
da Dio ricevuto di affirancare, di
elevare Tlrianda. La sna azione di-
viene più intrèpida, le sue intenzioni più pie. Ri- guarda egli V Isola de'Sami ctome santa , non
solo perchè ricoperta delle ossa,
inznppota del sangue di milioni di
martiri; ma. ancora perchè occupata a
spargere ampiamente pel mondo la santità. La ono- ra con sempre maggiore riverenza, l'ama,
Taccarez- za, vi si delizia con una
tenerezza sempre maggior re. Ah che non
la chiama egli del suo suolo» per
l'ameaità delle sue pittoresche contrade^ per la robustezza, per la bellezza, per la grandezza
del euo^ re de'suoi abitanti; ma sibbene
perchè vede in questa nobile nazione,
che si è voluta far passare per la pie
incolta e la più irrequieta della terra, una nazione de* positaria della verità e della grazia di IKo,
adorna della maestà della missione di
Dio, chiamata a dar prova della'
fedondità che, come la primitiva Cbie>-
sa di Roma, si è acquistata, con tre secoli di martim e di sangue, e a generare molti figli di Dio
in tut- to il mondo. E quindi il disciplinarla
con tanta par zienza, il difenderla con
tanto coraggio, il da#si, rimmolarsi
tutto per essa con tanta alacrità, il vo-
lerla libera a costo di tanti sforzi e di tanti sagri- ficii. Cosi «ina madre educa con maggior
cura, ve- glia con maggior gelosia,
ania, vezzeggia con mag- gior
tenerezzai^misla al rispetto» un figliuoletto che sa di essere destinato a regnare. > Iddio ha benedetto questi nobili diaegni,
questi santi trasporti che la sua grazia
avea fatti nascere nel cuor del suo
servo. 0*ConneIl ha veduto la li- bertà
civile, che egli avea vaticinata e conquistata
alla sua patria, volta in mezzo di trionfo dèlia fié- ligione.in diverse paHi del mondo. 62, Di fatti fu in grazia e per gli eroici
sforzi del- rirlanda, che, colla civile
libertà, ancora la libertà religiosa
fueoneédnta a tutti i cattolici della corona
Britannica. Eòeo dunque dà quelFistante la cattolica «4
Beligìone, riguardata fioo allora in Inghiltora con un superbo disdegno, -come la religióne dei
servi, e, $otto nome di
reZt^^ftòttfPapiWa, rilegata con dtsprez«
zo nella plebe e negli ergastoli, spiegarle una gran- de importanza, una gran forza, una gran
dignità. Eccola, santamente altera,
salire i palagi dei gran- di, penetrare
nel parlamento, insinuarsi nella regia,
assidersi nei secreti consigli della regalia, obbliga- re Torgógliosa politica, che non la degnava
già nemmeo di uno sguardo, a trattare
con essa da c- guale, e poco meno che a
rispettarla come padro- na. Eccola
questa Religione, ripotata sol propria de-
gl'ignoranti e degli imbecilli, della plebe e delle donnicciuole, invadere le Università più
famose di Oxford e di Cambridge, e
recintarvi seguaci fra il meglio cbe vi
avean prodotto le cattolicbe tradizio-
ni non potute dall'eresia intieramente distruggersi; e contar fra'suoi umili discepoli i migliori
ingegni, gli uomini più eruditi e più profondi
nella scienza della Religione, le più
nobili anime^ i caràtteri più
generosi* Deb òhe non è più oggi
il tempo d^insultare una Religione che,
senza alcun ajuto dei poteri uma- ni e a
loro disi»etto, e forte solo della sua libertà
e del suo incanto, attira, alFòdore dei suoi unguen- ti di vini, ànime grandi; le impegna a
seguirla per le vie più difficili, a
sagrìBoare le posizioni più lucro- se e
più brillanti, ad abbracciare la povertà nell'u- nick ambizione di possedére la rérità! m
63. Gran cosa! La Religione cattòlica che, priva dei suoi dritti civili, non appariva che serva,
fatta liberai dal Genio di 0*GonneIlj è
apparsa regina. La libertà ne ha fatto
nc^Iio conoscere ed apprezzare la verità
e la bellezza. Il divenir Cattolico non è più oggi; presso gli slessi protestanti inglesi, nn
degradarsi^ ma è un salire, nn onorarsi
nella pubblica .opinioae»> Le sempre
nuove conquiste, che la Fede cattoUcj^
fa ogni istante aelle classi più coispicue della so- cietà^ neiruscire dalia rete del
protestantismo, so- no accompagnate da
un s^timento d'invidi« e non di
disprezzo. Quelli che vi restano, gittano sopra
se stessi uno sguardo di vergogna che li uniilia, e più non vomitano ingiuriei non lanciano
sguardi d*ira sopra quelli che da lor si
separano. Non biasi* mano chi si £a
cattolico; si dolgono di non avier,(^«
raggio d'imitarne Tesempio. Le ingiurie plateali,, i sarcasmi, le invettive violente^ le
contumelie contro i cattolici. più non
si trovano jche sulla bocca di fa-^
natici bigotti, cosi ignobili di sentimenti come di nascita. L'alta aristocrazia, la vera
scienza, la buo- na fede, il filosofo
che riflette, Tuomo di stato che si
rispetta non ha per la Chiesa cattolica e per Taun gusto, suo Capo, che espressioni di rispetto,
di ami mirazipue e di lo4e. Le volte di
Westminster ogni di risuonan di accenti
generosi che rendono omag* gio alla
verità cattolica» e fan giustizia delle r^ncid^
iusolenze, ormai insopportabili, dei vecchi setta^ rii. Or continuftMo le coie su questo piedQ;.
come 96 dabitare della verità della profezia, che an
bel ge- nio italiano (Il Conte de
Maistre) ha fatta al prin- cipio di
questo secolo: « Che, pria che esso fi-
nisca 9 a San Paolo di Londra sarà celebrata la Messa?» )f a una volta che la Messa si
celebri in San Paolo di Londra, chi può
ridire in quante altre chiese dei vasti
dominii deiringhil terra sarà pur
celebrata nel medesimo giorno? Gran fatto ! la Co- rona Britannica domina sopra circa ottanta
milioni di sudditi in tutto il mondo*
Ora egli é ad una sì e- norme massa di
uomini, di linguaggio e di religione
diversi, che O'Connell ha aperte le porte delia vera Chiesa, ha assicurata per sempre la libertà
di diveni- re cattolici, coiraverla
rivendicata airirlmida! Chi può però
misurare l'estensione, Timportanra di un
tal successo! Deh che, se lo zelo di O^Connell non avesse altro successo ottenuto, questo solo
sarebbe più che bastevole ad
assicurargli un posto distinto, una
gloria affatto singolare negli annali del catto- lico apostolato ! 64. Mirate difattì gli effetti preziosi che
la Fede cattolica, emancipala nella
Madre patria, -prodnce in tutte le
dipendenze di quel vastissimo impero. Do*
ve sventola il vessillo della Gran^Bretagna, la fede delKIrlanda, all'ombra delia libertà, spiega
una for- za ed una maestà cdì nulla
reaisie.ll soldato irlande- se,' il
sacerdote, il missionario irlandese sono l'og-
getto di un particolare rispedo per parto di coloro 97
che vi comandano (32). LaRelìgione cattolica non ha ivi quasi altri nemici che i Metodisti,* la
setta in cui sono colati e si sono
concentrati tutti i sentimenti Tili,
tutti gl'istinti crudeli dell'eresia. Le altre set- te sentono la superiorità dell'azione
cattolica nel conyertire,
nell'inciyilire i popoli, e le rendono o-
maggio; e la Chiesa, divenuta libera, in queste va- ste contrade ogni di più si fortifica, si
estende e trionfa* Or questa rivoluzione, la più grande dopo
quella che operò nel mondo il
cristianesimo nascente, que- sta
rivoluzione si preziosa, pei suoi principii, pei suoi mezzi, pei suoi resultati. Dio per mezzo
di un sol uomo l'ha operata! Daniello
O'Gonnell è co- lui cui, dopo Dio, ne
risale la gloria. 65. Che dirò io mai
degli effetti che l'emancipazio- ne
d'Irlanda ha prodotti sul protestantismo inglese? Il vaticinio che, quando trattavasi questa
gran cau- sa dell'emancipazione,
pronunziarono i più pro- fondi politici
della Gran-Brettagna, cioè: tezzata,
Tha santificata e Tha fatta servire al trion-
fo della yera Religione nella sua patria; ben pre- sto questa dottrina, restata fino allora
celata in qualche angolo oscuro della
Francia e dell' Alle- magna, si è
ripetuta con un eco sonoro in tutta
FEuropa; ha guadagnate le Università, è entrata nei gabinetti, è penetrata nel Santuario; e,
solo al- l'eresia ed all'errore funesta,
dove ha prodotto, do- ve ha preparato i
più brillanti trionfi alla verità. 68.
Infatti, in faccia a questa dottrina della indi- pendenza della coscienza dal Potere civile, e
quin- di della libera discussione in
materia di religione» ne'paesi in cui la
vera Religione si trova circondata dalle
false; tutte le nuove sette religiose, nate dal- l'orgoglio dalla voluttà, come vermini della
corru- zione, son morte quasi nel
nascere; e mentre che la miscredenza e
l'eresia vede divenire ogni dì più rar
re le sue fila; la Verità cattolica, uscendo dalle sue lotte più forte e più vivace, vede ogni dì
più raddop- piarsi il numero dc'suoi
seguaci; ed essa sola profit- ta della
libertà^ sotto i cui colpi temeasi che potesse
soccombere! Deh che con più di ragione può dirsi della libertà, quello che delia Scienza si è
detto: ff Che, cioè, Essa è un
dissolvente che decompone tutti i metalli,
meno che l'oro. » Poiché veramente la
libertà tutte le religioni discioglie e annienta, ad eccezion della Vera ! E se non fosse ciò
certo» se 102 ìion fosse evidente; se la libertà, uno dei
più grandi attributi dì Dio , potesse
mai non convenire alla Religione di Dio;
voi non mi udireste sicuramente farne
l'elogio da questo luogo, sacro soltanto a
tutto ciò che è vero, santo e divino.
Che più? Con quest'arma alla mano il Raziona- lismo alemanno ricusa arditamente di
sottometter- si al culto ufficiale della
Prussia; e, negando al Po- tere ogni
competenza d'imporre simboli e d'inter-
pretarli, distrugge gli ultimi avanzi dell'edificio di Lutero, e lavora per la intera libertà dei
cattolici. Con quest'arma la democrazia
di Ginevra, combat- tendo le pretensioni
intolleranti, la giurisdizione
dottrinale dei ministri dell'eresia , abbatte 1' em- pietà di Calvino nella metropoli del suo
impero, e prepara al Cattolicismo la
libertà. Con quest'arma la Diplomazia
europea batte in breccia Tintolleranza
musulmana in Costantinopoli, il paganesimo om- broso della Cina; ed apre le porte alla
libera pre- dicazion del Vangelo. Di quest'arma
infine si fan forti oggi, ad essa sola
han ricorso, essa maneggia- no con
confidenza, uguale alla paura che pria loro
ispirava, i fedeli, i sacerdoti, i vescovi della Chiesa cattolica, in Ispagna, in Portogallo, in
Francia (33), nel Belgio, in Olanda , ed
in molte contrade di Alemagna, per
ottenere l'indipendenza di cui la Chiesa
ha bisogno, e che un liberalismo ipocrita
si ostina a negarle; arrestano il potere civile ten- tato di foggiare nuove catene alla Chiesa, e
l'obbli- 103 f aaio a spezzare le anticlie. Deh che la
causa della yera Religione,
trasportata^ una Tolta dal genio di
O'CoimelI isai largo terreno della libertà, agitata alla gran luce della pubblicità, non può più
perire; i suoi diritti non possono
essere più contrastati; non possono più
arrestarsi i suoi legittimi pro- gressi
e le sue conquiste! 69. Invano perciò
certi goyerni s^'illudono di po- ter più
dominare la Chiesa, o nella Chiesa. Poiché il
grande apostolato di O'Coùnell ha fatto del princi- pio délV Indipendenza della Religione dal
Potere civile un domma universale;
poiché lo ha persuaso a tutte le menti,
lo ha impresso in tutti i cuori, e lo ha
fatto adottare, gustare ai più zelanti, ai più pii fra i Pastori della Chiesa; queste principio non
può più cadere in obblio. Acquisterà
forza per la stes- sa resistenza che vi
si vorrà opporre , trionferà di tutti gli
ostacoli, e farà trionfare la Religione.
E guai, guai ai governi che credessero ancora di poter fare del dispotismo reli^oso nel
secolo decimonono, dopo la grande
rivoluzione che vi si é creata nelle
idee! Gl'Imperatori che, col farsi
cristiani, non voller capire il cristianesimo, e pre- tesero di continuare ad esercitare il
dispotismo pagano sulla Chiesa
cristiana, furono dalla Chiesa
abbandonati; caddero in tutte le bassezze che fece- ro dare ai loro regni il titolo di Storia del
basso impero; e scomparvero dalla scena
politica del mondo senza eredi e senza
successori. La Chiesa, 104 che non isdegna ma ricerca, non disprezza ma
ao^ coglie, ma santifica tatto ciò che
ha forza e vita, si Tolse allora alla
Barbarie, le cui mani avean fatta
ginstizia delle miserie e delle colpe dell'impe- ro romano; le laro con un poco d'acqua il
capo, la unse di nn poco d'olio in
fronte, e ne fece il mira- colo della
monarchia cristiana. Se mai dunque i loro
successori, lasciandosi penetrare dalPelemento pa- gano, essenzialmente dispotico, rinunziano
all'eie* mento cristiano essenzialmente
libero perchè cari- tateyole, e non
vorran sapere della dottrina della
libertà religiosa dei popoli, e della indipendenza della Chiesa, che formò la sicurezza e la
gloria dei loro maggiori; la Chiesa
saprà far di meno anche di loro; si
rivolgerà forse alla Democrazia; battez-
zerà questa Matrona selvaggia; la farà cristiana, come già fece cristiana la Barbarie;
riconoscerà nn qualche suo figliuolo,
che gli ayyenimonti avran* no elevato al
trono; gl'imprimerà in fronte il sigillo
della consecrazione divina; gli dirà: « Begna; » ed esso regnerà: nonostante la sua origine
plebeja. ^ Deh che i governi non hanno
appoggio, non han- no scampo, non bau
difesa, non hanno probabi* lità di
durata che nel dare la sua libertà alla Chie-
sa (34), e nel trattare e nel rispettare i popoli co- me figli di Dio ! * A scanso di equivoci, non intendiamo, in
così parlando, che la Chiesa disporrà a
sno piacere delle corone e dei regni; ma
che, riconoscendo i diritti dei governi che vorranno rico' noscere i suoi, presterà loro nooTa forza
colla sua sanzione e col suo
appoggio. 105 70. Qual fa pertanto la pura gioja che inondò
ti e acre di O'Gonnell al vedere
co'proprii occhi que- sti segnalati
vantaggi, questi splendidi trionfi, pe ift.
(6) Gli stessi sentimenli area ancora pel Clero €a«tolico di tut- to il mondo. Nel 1837 arendo saputo che i
giornali del Conti- nente lo accusavano
di arer parlato con poco rispetto' del Cle-
ro Spagnnolo; O'Connell smentì snhilo, in un discorso fatto al popolo, questa accusa; ed airamico, che gli
area data di ciò notiiia, rescrìsse
cosi: « No, io non ho mai mancato di rispetto
al Clero Spagnuoio; io non mi son renduto reo di questo de- litto .... Come si è potuto mai credere che
io abbia così par- lato dei ministri del
Signore? Il linguaggio che mi si attri-
buisce rassomiglierebbe a quello dei pretesi liberali di Tran- cia che sono più nemici della Religione che
amiei della libertà. Io credo, che ri
son pochi che, più di me, sian lon- tMii
dairinginriare e dal calunniare i sacerdoti di Dio. Vi ho sempre manifestato i miei secreti intorno ai
sentimenti di ts- nerazione che un
sacerdote m'ispira. > « Voi vi
burlerete forse di me, se io vi dico che spingo questo rispetto pei sacerdoti sino alla
superstizione; ma il fallo è che io non
sono, in questo, padrone di me stesso. Io non bo mai co- nosciuta una sola persona che abbia trattato
di una maniera inr conveniente i
Ministri dell'Altare e che abbia prosperato io
questo mondo. Vi è per questa gente una male^ione anche ni questa teiTa. » A questa prova confidenziale,
e perciò efficacis- sima, della profonda
pietà e del rispetto del grand'uomo pei
llinistrì di Dio, aggiungiamo che, avendo avuto non poche vol- le ragione di essere poco contento della
rìconoscenza di un qualche membro dìel
Clero, non ne fece con alcuno mai la |)iìi
piccola lagnane 117 NOTA 7. Ibidem. (7) Ecco le sue precise parole sopra di ciò:
t Queste società sono dì più riproTate
da tutte le persooe di educazione, di ca-
rattere e di rango. Sono riproTate specialmente dal rostro Cle- ro si amabile, si intelligente , sì laborioso
e si pio, e da Toi tanto amato. Sarà
possibile il non attendere alle Toci^ ai con-
sigli di questo Clero? Non sapete forse cb'esso altro interesse non ha che il rostro? e nessun fine ha
fuorché il rostro ran- taggio temporale
ed eterno? » Così egli, secolare. Volesse per-
ciò Iddio che certi ecclesiastici parlassero, come questo buon secolare, del Clero ! NOTA 8. Ibidem. (8) Il Tenerabile Beda attesta che ai
monisteri dell'Irlanda concorrerà la
giorenlù studiosa di tutta TEuropa. L'insigne
Scrittore Ware, sebbene inglese e protestante, dice pare: Constai fuiise olim in Hibemia scholas insigniores,
ubi Galli, Saxo- nes ete. tamquam ad
Bonarum Litterarum emporia, conflu-
xerufU. Altri affermano ancora che nari cariche interamente di giorani nobili dall'Inghilterra
approdarano spesso in Irlan- da: i quali
renirano in quei celebri monisteri ad apprendervi la letteratura e le scienze sacre e profane;
Quos omne$s scrire il citato Yen. Beda,
Hibemi libentissime $u$cipientes , vietum
ei$ quoHdiànum sine pretio, librai quoque ad legendum» et magiHerium graiuitum praebere curabant
(Hi$tor. Eccles. lib. III. cap. 23y. Non
contenta però la generosa Irlanda di ac-
cogliere ne'snoi monisteri la gìorentù studiosa di tutta l'Euro- pa, e di alimentarla ed istruirla
gratuitamente; era ancora solle- cita di
mandare i suoi santi e dotti monaci non ad uno ad uno, ma a torme, a spargere la luce della rera
fede e della rera scien- za in tutta
l'Europa. Egli è uno scrittore, protestante pure ed inglese il Camden che ciò ci attesta: Hibemi
in univernm Europam sanetimmorum virorum
examina emiserunt 118 NOTA 9. Pag. SO. (0) Il protestante Gobbet, nelle ine famose
lettere contro del protestantismo
inglese, dimostra che una delle cause dell'e-
strema miseria in cui vive il basso popolo in Inghilterra» stessa, non che in Irlanda, è stata la soppressione
dei monisteri, ese- guita dall'Eresia in
odio della -vera Religione. Quando i moni-
sieri erano in piedi, quando ad ogni piccolo tratto di paese tì era un'abazia, nessuno poterà proTare la
fame. Giacché, oltre Tospitalità rbe per
tre giorni si accordare a tutti indistinta-
mente i yiaggiatori; qualunque pOTero si presentaYa alla porta di uno di questi pii stabilimenti della
carità pubblica, ne rice- rera tanto
cibo da poterne portare anche a casa. Ora la massa dei poTcri è tutta a carico del gOTemo e dei
particolari, che so- no obbligati a
concorrere # loro sostentamento con enonni
tasse; e si sa con quale infelice successo ! NOTA 10. Pag. 21. (10) Secondo questa legge si doTono erigere
in Irlanda Col- legi provinciali^ ore i
gioTani di tutte le religioni devono an>
dare a studiare: ma sotto professori e con libri mediatamente o immediatamente scelti dai goTemo protestante,
costituzional- mente nemico della fede
cattolica. Questa istituzione aTrebbe
qualche cosa àelVuniversiià di Francia, contro la quale i pa- dri di famiglia, i reri cattolici e
l'episcopato di quella gran na- ■ione
reclamano da tanti anni, con tanto zelo e con tanta co- stanza. Questi Collegi provineiali sarebbero
il mezzo più ef- ficace da propagare
rindifferenlismo e l'incredulità non solo
ftra'cattolici ma ancora fra gli stessi protestanti, e da distrug- gere ogni germe di Cristianesimo. Un
protestante imparzia- le li ha perciò
denunziati al pubblico, come un piano gi-
gantesco di empia educazione. Di più non ci yoUe perchè l'intrepido ed instancabile cami^one della
yera Fede si leras- se ad attaccare
questa oiribile legge, con tutta la forza della
sua eloquenza e della sua autorità ; sicché ri eccitò contro Tesecrazione di (utU l'Irlanda. E sebbene,
per la ragione in- 119 dicala nel testo, questa \egge sia passata
al Parlamento; pu- re non si è potuta
eseguire: tale si è l'opposizione che troya;
e probabilmente non si eseguirà giammai : e se si arriva a metterla in esecuzione, i yeri Irlandesi
torneranno a fare ciò che per
trecent'anni han fatto: provvederanno, cioè, essi stessi alla meglio alla istruzione dei loro
figliuoli; ed a tutti i conti,
preferiranno sempre che i loro figli restino senza i- struzione nelle umane scienze, anziché
inviarli a queste sen- tine deirempìetà
a perdervi la fede divina. KOTA li Pag.
23. (11) Non contento però di
combattere gli eretici colla voce, li
combattè ancora cogli scritti. Oltre il Trattato sopra l'Eueari- stia» di cui sopra si è detto (not.4), sono
celebri due altri Tratta- ti di Daniello
O'Connell, in forma di lettere, contro i Metodisti. Nel primo di essi O'Connell vendica
Tautenticilà dell' Edizione detta
Volgata della Sacra Scrittura, con una erudizione sacra egualmente ampia che solida e sicura; e colle
ragioni più forti» ed allo stesso tempo
le più intelligibili, anche pel popolò, dimo-
stra come è impossibile al protestante di Care un solo atto di fede divina appoggiandosi solo alia Scrittura interpretata
secondo i principii del protestantismo.
Contro poi le calunnie dei Meto- disti:
che la Chiesa romana non ama la diffusione del Codice* divino, O'Connell prova che, nel corto
intervallo passato tra rinvenzione della
stampa e la così detta riforma protestante,
i Cattolici pubblicarono , in diversi paesi, non men di ottocen- to edizioni diverse della Sacra Scrittura,
delle quali duecento sono nelle diverse
lingue volgari di Europa. Nota ancora un
fatto della più alta importanza che, cioè, le indicate edizioni in lingua volgare della Sacra Scrittura, sono
state fatte nei paesi chOv all'epoca
della riformai rimasero attaccati alla fede
Cattolica; e che al contrario non si era pubblicata alcuna edi- zione della Scrittura in volgare in
Inghilterra, in Iscozia, in Danimarca ed
in Isvezia prima che queste contrade avessero
abbracciato il protestantismo. Dal che vittoriosamente conchiu- se , che i paesi, che l'eresia accasa di
essere restati Cattolici, 1*20 perchè ri era scarsa la cogniiione delle
Sacre Scrilture, erano infatti quelli in
coi questo libro dÌTÌno era più dilTuso; e che
al contrario i paesi che si yantano di avere abbracciata la ri- forma, seguendo le dottrine della Scrittura ,
in rerità sono quelli in cui questo
Sacro Libro era meno conosciuto. In
quanto poi alle Tersioni protestanti della Scrittura in In- glese, che sono state in uso in Inghilterra
sino al 1611, 0'Con- nell dimostra che
più di mille ministri protestanti le dichia-
rarono « Piene di assurdità in molti luoghi, ed in molti altri colme di sensi che falsificano e pervertono
la parola di Dio. > Eppure queste
eran le fonti, conchiude O'Connell, dalle quali
i vostri primi protestanti attinsero le loro nuove dottrine ! ! ! Nel secondo Trattato si applica
particolarmente a far yedere che razza
di apostolo era Giovanni Wesley fondatore de'Me- todisti. O'Connell cel dimostra prima
fervente ministro della chiesa
anglicana, che recatosi per zelo nelle Indie, non giun- ge a convertire un solo uomo al cristianesimo;
e termina il suo apostolato collo
scomunicare una donzella perchè ricusò
di sposarlo. Poi ce lo rappresenta successivamente Indifferen- tista, inclinato al papismo, della Setta dei
Fratelli di Mora- via 9 Calvinista
antinomiano; ed infine, che rigetta tutte que-
ste credenze come cattive, ed inventa una nuova religione tutta di suo conio, il Metodifmo, Questi
quadri sono dipinti col pennello di un
Bossuet. Wesley ed i suoi primi compagni
Ti sono rappresentati negli atteggiamenti proprii a destare orrore non meno per le loro persone convinte
della più fina ipocrisia e di ogni sorta
di delitti, che per le loro dottrine di-
mostrate assurde, mostruose e ridicole. O'Connell in tutti que- atl Trattati dimostra che egli era tanto
profondo teologo quanto famoso
giureconsulto; e che sapeva maneggiare con
eguale facilità e successo la scienza del dritto e la polemica religiosa; e questi egregi Trattati sono
stati degni però di es- sere citati con
lode dal dottissimo P. Perrone gesuita nel suo
famoso corso di Teologia.
121 NOTA 12. Pag, U, {i2) Lo Siandard, giornale inglese, accanito
proleslante, in nn lungo articolo sopra
O'GonneU, lo chiama il Tommaso Mo~. ro
del 8ec(0TA i3. Pag. 25, (13) Furono
perciò incredibili g^i sforzi che fece il goremo per sopprimere do, rinasceya sotto di un altro più
minacciosa e più terribile, prese il
partito del lasciar correre; e si diede per vinto in faccia ai rìtroyati inesaurìbili ed all'invincibile
costanza di un uomo solo! 122 NOTA 14. Pag. 3X (14) QonU saivoiizioiie si Ai: Che OXonnell,
nel caso che il gOTerao non avesse fallo
a suo modo, avreUie sollevala conr Irò
la Cmona lalta l'Irianda: so|ipoaizioiie di coi la condotta che atea O'Connell per «piarant'annl tenuta,
e le note sue mottravano Tinsossislenia. NOTA 15. Pag. 35. (15) Airepoca delle soounosse tentale dal
RadiealUmo ingU- te; se gl'Iilandesi si
oniTano ai CarUsti, autori di qoeita rÌToln-
zfone sociale, era finito per Tlnghiltem. GÌ* Irlandesi sono si numerosi in Inghilterra, che in una sola
città se ne con- tamo fino ad ottanta
mila; e perciò i CartUU non lasciarono
alcun mezzo intentato per attirarli nelle loro idee e nel loro partito* facendo valere principalmente le
troppo giuste ragio- ni dell'Irianda per
le ingiustizie di cui è slata la vitlima. Ma
le dottrine e gli ayTertimenti di O' Connell, sopi-a il dovov di rispettar Tordine ed esser fedele al
Sovrano, erano sem- pre presenti alla
mente, risuonavan sempre all' orecchio dei
figli dell'Irlanda. Sicché tra le tante migliaja di quei settaiii che furono tradotti ai Irihunali come rei di
alto tradimento, non si è trovato un
solo Irlandese. La storia imparziale dirà
dunque che O'Connell, l'uomo il più benemerito dell'Irlanda, ^ stato altresì l'uomo il più benemerito di
tutto l'impero bri- tannico e dell'intera
Europa. Se mai il fanatismo puritano,
anglicano, pietista, oranglsta, cosa non
difllcile ad accadere, congiurerà contro il trono d'In- ghilterra, è certo che la regina Vittoria non
troverà volontà più fedeli per
sostenerla, Inraccia più forti per difenderìa, cuo- ri più generosi neiramarla, di ifuelli dei
poveri Irlandesi, che la corona
d'Inghilterra, con trecenf anni di persecuzione, ha tentalo di avvilire e di distruggere. 123
MOTA i& Pag. 3». (i6) I
stonali piolesUiiti é'Iiiglulterra e élriaida sodo pieni delle confeiHOiii del profirieCarìl e dei
ricchi de' due regni , che dlchlanBO ora
di rieonosceie: Che essi derono all'mineii-
za ed alla asioBe di O'Connell l'arer eonsenrate le loro ric- chezze, le loro proprieti e la loro Tifa.
Tutti gli nomini di senno vedono ora e
conipssano che la morte dì O'Connell ha
lasciato nn Tooto immenso nell' economia gOTemalira , cho nulla polla riempile. Manca da oggi innanzi
ipiel braccio pp^ sente che ,
Interponendosi tra gli oppressori e gli oppressi , persnadeTa a quelli la moderazione , a
cosUMro la pazienza; e mantenoTa
l'M-dine dvile e politico in una grande nazione. NOTA 17. Pag. 41. (17) Ndla milizia inglese tutti i milllari,
di qualunque con- cessione fossero,
erano costretti, le domeniche, di andare ali»
chiesa protestante. Ora un soldato cattolico irlandese, per no- me Patrio Spence, una domenica ricusò di
andanri , dicendu che, essendo
cattolico, non poteva assistere agli eserdzii di un culto ereticale. Cacciato per ciò nel fondo
di un sozzo cav- cere, a solo poco pne
ed acqua per alimento , dopo una set-
timana di questo patimento disse che acconsentiTa di Inter- Tenire cogli altri al tempio protestante. Ha
appena il min»» stro anglicano
Incominciò la sua oIBciatnra, Il braro cattolico, cavando di tasca un libretto di divozione, si
mise a leggere lo sue preghiefe,
voltando le spalle al ministro dell'eresia. Il pev- chè, cancellato dal reggimento, fu condannato
alla deportazio- ne o airesillo perpetuo
dalla sua patria. Come però O'Con- nell
seppe un tal fatto, tanto si adoperò, tanto scrisse conilo la ingiustizia crudele, la tirannica
intolleranza di obbligare i poveri
cattolici ad intervenire al servizio protestante, che non solo ottenne il ritorno di Spenee al suo
reggimento; ma di più costrìnse il
governo a dare a'cattollcl soldati la libertà di an- dare le domeniche alla Messa nelle chiese
cattoliche. 124 NOTA 18. Pag, 44. (i8) L'Ani^icanismo intende bene che, fino a
tanto ohe il Clero cattolico
dell'Irlanda fa cansa comune col popolo: que-
sto popolo non uscirà mal dalle rie deirubbidienza e dell^or- dine; e che, per mezzo di una agitazione
sempre pacifica e sempre legale,
obbligherà l'Inghilterra a concedergli il parla- mento suo proprio e tutte le sue libertà. E
poiché l'Irlanda Teramente ed
intieramente libera la paura all' eresia ; cerca essa, per tutti i mezzi, di dividere il Clero
dal popolo, affin- chè il popolo, privo
della direzione del Clero, dando luogo a
tumulti , presenti al governo apparente ragione non solo da negargli le libertà che reclama, ma ancora di
spogliarlo di •quelle che ha già
ottenute. Come però ha reduto che il bra-
vo Clero d' Irlanda è inaccessibfle alla seduzione deir oro , l'Anglicanismo ha avuto ricorso airipocrisia;
e profittando del- la stupidità e della
debolezza di certi Cattolici inglesi ha fat-
to predicare all'Irlanda: « Che è uno scandalo il Tedere il Cle- ro Cattolico di quell'Isola dimenticare le
sue funzioni eccle- siastiche, e prender
parte all'agitazione politica dell'Irlanda; *
e con mille rergognosi artificii ha sparso da per tutto questo pregiudizio e questa calunnia contro il Clero
più zelante della Cristianità, ed ò
giunto ad accreditarlo fino qui in Roma:
dove abbiam sentito noi stessi certi imbecilli ripetere la stes- sa lagnanza, senza accorgersi i porerlni che,
così parlando, erano il trastullo
dell'eresia e faceano la sua causa, credendo
di zelare l'onore vero del sacerdozio e della Chiesa. Felice- mente però per la Religione e per l'ordine
pubblico, il Clero d'Irlanda non ha dato
retta a queste Omilie o ipocrite o in-
sensate. Ho detto da prima felicemente per la Religione ; perchè se il Clero si divide dal popolo e non
prende a cuo- re tutti I SUOI Interessi
corporei, civili, politici; non ha più
forza, non ha più autorità allorché gli parla de'suoi interes- si spirituali e divini. Il sacerdote il quale
non comincia dal- l'esercitare la
carità, non può persuadere con successo la ve-
rità. Perciò Gesù Cristo incominciava dal risanare, dal nutri- re i corpi con un pane materiale, pria di
nutrire le anime col 125 pane spirìtoale éeHìh soa celeste dottrìns.
Il sacerdote che non prende parte alla
condiiione cÌTÌle e p. La riforma qui
128 non si arrestò. Essa rapi
alia Cbiesa i suoi beni e ne fece la
proprietà de' laici. Tolse t loro dritti ai popoli, ed ai poveri il loro patrimonio; e distrusse i capitali,
da cui si traeira il sol- lievo dei
miseri, il conforto degrinfcrmi, il vestito dell'indi- gente, il sostentamento dell'orfano e della
vedova desolata ! ■ NOTA 26. Pag.
61. (26) Vedi la Bolla di Convocazione
del Concilio di Trento; od il Concilio
di Trento medesimo nelle Sessioni De Refor-
matìone. .^ NOTA %1. Pag.
67. (27) Nella rìfoluzione suscitatasi
nel Canada Tanno 1837, i Cattolici
Irlandesi, ivi emigrati, imbevuti delle massime di OXonnell , non vollero prendervi alcuna parte
, e rimasera fermi ne'loro sentimenti di
fedeltà alla Corona d'iAghilterra. I
demagoghi francesi, che aveano eccitato il trambusto, ne furono arrabbiati, e concepirono il disegno
di demolire la Chie- sa Cattedrale e la
residenza del Vescovo che con una sua let-
tera pastorale avea esortato il popolo al ristretto ed
all'ubbidien- za all'autorità. Come però
i buoni Irlandesi ebbero di ciò con-
tezza, si armaron tutti come poterono, di fucili, di spade, di spranghe di feno, di vanghe o di altri
strumenti di arti, e, non potendo avere
altro, di nodosi bastoni, e circondarono la
Chiesa e l'Episcopio, minacciando di morte chiuniiue avesse osato di toccare la Casa di Dio o la
residenza del loro Pa- store. Questo
contegno de'bravi Irlandesi sconcertò i sedizio- si, li obbligò a rinunziare al loro disegno
di distruzione e li fece divenire
mansueti siccome agnelli. Tutto ciò lo sappia-
mo dallo stesso Monsignor Bourget, vescovo di Monreale nei Canada, che in quest'anno medesimo è stato
qui in Roma , ed ha predicato in questa
venerabile chiesa di Sant'Andrea della
Valle nel triduo ordinato dal Sommo Pontefice ìm wo^ corvo deirirlai^a. 129
NOTA 28. Pag. 69. (28) Voltaire
ha detto dei moderni Romani: Conquistatori pia
non SODO, ma son felici. L^osserrazione, ripeto, è di Voltaire. NOTA 29. Pag. SO. (29) Fra questi anche dne Memfirì della
Famiglia Reale; ol- ire ima gran
quioitità di Lordi e di Deputati dei Comuni.
NOTA 30. Pag. 83. (30) Questo
celeberrimo trattato fd fatto nell'anno 1691, in Limerick, allorché l'Irlanda stava in armi
per difendere Giaco* mo II. re
d'Inghilterra e d'Irlanda contro l'usurpatore Gugliel- mo III, principe d'Orange. Combattè allora sì
valorosamente l'armata Irlandese che,
sebbene non riuscì a riìnettere Giacomo
sul trono, pure ottenne un trattato onorevolissimo in cui venne- ro ampiamente guarentiti agl'Irlandesi tutti
i loro dritti religio- si e civili.
Prima però che fosse firmato il trattalo, arrivò in ajuto dell'Irlanda una flotta francese che
facilmente Tavrebbe messa in istato
d'ottenere una compiuta vittoria. Ma U cattolica Irlanda avendo impegnata la sua parola pel
trattato suddetto, non volle accettare
gli offerti soccorsi, per non violare la fede
data. Non cosà però l'Inghilterra protestante. Non passarono che pochi mesi, ed il trattato fu da essa
annullato con una insi- ^e malafede.
Poiché non solo furono tolti ai cattolici i dritti che erano stati loro assicurati quando essi
aveano le armi in mano in una guerra
giusta; ma ancora si cominciò ad oppri-
merli con leggi le più empie e più crudelL Questo celebre trattato somministrava un argomento perenne
ad O'Connell, per provare l'innata
perfidia dell' Eresia anglicana e del fanatismo
orangista, e la fedeltà e la onoratezza della cattolica Irlanda. 10
130 KOTÀ 31. Pag. 86. (31) L'immensa fiducia, il tenero amore
degli Irlandesi pel loro Clero,
indipendentemente da ogni altra considerazione,
proviene da ciò che il Sacerdote Irlandese è l'aomo dell'Ir- landa, è Taomo del popolo. Se mai fosse
spesato, o, per un le- game qualunque,
fosse attinente al goyemo, perciò stesso di-
verrebbe Tuomo del goyemo, lo strumento senrile della coro- na; cesserebbe di essere Fuomo del popolo , e
perderebbe la fiducia e l'amore del
popolo. Un Clero salariato da un gover-
no nemico della sua religione è un Clero degradato; ed un Clero degradato non può più parlare a nome di
Dio al popo- lo né esseme ubbidito.
Quindi il popolo si comincerebbe ad
allontanare dalla pratica della legge di Dio e della Religione, ed a poco a poco cadrebbe nella dissolutezza
e neir indiffe- rentismo. Quanto meno si
può sospettare che il sacerdote parli
nell'interesse del potere umano, tanto più ha forza nel- rinculcare la legge divina. Quanto è più
indipendente, tanto è più rispettato ;
quanto è più libero, tanto è più polente;
quanto è più disinteressato, tanto è più amato. L'occhio acuto e zelante di O'Connell yedeya tutte queste
conseguenze nel- l'offerta insidiosa del
goyemo protestante di salariare il Clero
cattolico; e perciò attaccò sempre questa misura con una ener- gia e con una perseveranza superiore ad ogni
idea. NOTA 32. Pa^. 97. (32) Pochi anni sono il comandante Inglese
di Gibilterra si avvisò di intavolare
una persecuzione in forma contro la
Chiesa Cattolica, sino ad incarcerare Monsignore Hugon Vica- rio Apostolico in quella stazione. Quei buoni
cattolici non eb- bero che a ricorrere
ad O'Connell; e mediante il suo zelo^ la
sua influenza e la sua attivila onde gridò altamcnlc e pres- so la Regina e presso il ministero e presso
il Parlamento; il Vi- cario Apostolico
fu restituito alla sua residenza, il comandante
fu deposto; ed a quella Chiesa fu renduta la sua pace e la sua libertà.
131 NOTA 33. Pag. 102. (33) Questo sistema, di giovarsi dei mezzi
legdi che, in ogni slato, si troTano più
o meno efficaci ed a disposizione di latti,
affine di rivendicare dalla Podestà civile la libertà della Chie- sa, ha ricevuto non ha guari la sanzione del
Sommo Pontefice Pio IX in queste parole
da esso pronunziate nel Concistoro de-
gli undici giugno p. p. a commendazione dell' Episcopato di Francia, nobilissimo corpo di Pastori della
vera Chiesa: . NOTA 36. Pag. 106. (36) Ecco il tenero e saggio proclama che
VÀssodazione della Revoca ha diretto al
popolo dell'Irlanda nella circostanza del-
la morte di O'Conell:
Compatriotti ! O'Connell non è
più. Lo spirito animatore dell'Irlanda è
estinto. Il lume delle nazioni è scomparso. Lamentatevi' e piangete pure, o figli dell'
Irlanda; poiché la tazza della vostra
afflizione è piena; e i vostri patimenti sono
senza misura. Colui, che formava la gloria de'vostri cuori, è stato percosso, lo splendore di Erin
(dell'Irlanda) si è spen- to. Il
liberatore dell' patria è morto. In unastagione di afflizio- ne è piaciuto air Altissimo di colpirci fin
alPestremo. La pesti- lenza e la fame
opprimono il nostro popolo: mentre in un al-
133 tro suolo, langi dalla amata
sua patria, giace il veterano Cam- pione
dell'Irlanda. Sì, piangiamolo pure, perchè tutto il genere umano piange la di lui perdita; ed il lutto
che ci colma, per la sua morte si
estende a tutto 11 mondo .... Sì per tutto il mondo un granyuoto è sentito. Chi lo colmerà? Qual
nazione^ qual popolo non ha perduto in
lui un benefattore? La nostra patriA ha
perduta la sua guida e il suo Capitano. Abbiamo però senv: pre le massime della sua sapienza; e son
queste le norme che rirlanda deve
seguire: per esser sempre sotto lo stendardo di
O'Connell. I suoi insegnamenti sono sparsi fra di toì, come per tutto il mondo. Non vi è durata di tempo che
potrà far cadere in oblio la sua
dottrina. I suoi sentieri erano quelli della pace« Egli camminò per le yie della legge e
dell'ordine. Rammentate- Ti di quel suo
detto « Colui che commette un delitto, dà forza
al nemico. Ora per i suoi lunghi
e fedeli serrigii, per Tesempio sì nobile
della sua yita, per la gloria del suo nome immortale yi preghi»* mo. Ti scongiuriamo, o Compatriotti, di non
abbandonare giam- mai i principii, e di
non mai dimenticarTi degl' insegnamenti
di O'Connell. NOTA 37. Pag. 108. (37) Fra mezzo a tante anime Teramente
cristiane e genero- se , e perciò amanti
della Tera Keligione e della Tera libertà ,
che si troTano nel partito legittimista, molte Te ne sono dege- neri e Tili che, sotto pretesto di difendere
il principio della le- gittimità, non Ti
è dispotismo cui non s'inchinino, non tì è de-
spota che non adulino, non tì è interesse, per grande che sia, che non sagrifichino: fosse anche la
Keligione, fosse anche la patrial Per
costoro adunque Daniello O'Connell ha doTuto es- sere, ed è stato di fatti segno di
contradizione e di disprezzo. Non Ti è
specie d'ingiurie che gli abbiano risparmiata; non Ti è specie di accuse che non gli abbiano fatte
nei loro giornali; sicché, non solo in
Francia ma in Italia ancora, e perfino qi^i
in Roma, sono giunti a creare le più sinistre preTenzionl aiH che contro l'ortodossia di cui il grand*uomo
avea date prove sì 13+ t
grandi e si luminose! Quindi è accaduto che ayendo egli diman- data la grazia, che il suo Confessore, che
conduccTa sempre in sua compagnia,
potesse, in ogni diocesi, udirne la confessio-
ne, senz'essere obbligato a chiederne la facoltà al toscoyo del luogo; questa grazia gli fu negata. L'amico,
incaricato di ot- tenergliela usò però
la delicatezza di nascondergli questa ne-
gatìTa: solo gli manifestò che, dietro le dicerie e gì' intrighi di un partito, in Roma 'si era incerto intomo
a'sentimenti del- rO'Connell, rispetto
alla S. Sede. Ora O'Connell, al sentire
che si metteyano in dubbio i suoi sentimenti di filiale attacca- mento alla Sede Apostolica, ne pianse per
dolore; e rescrisse subito una lettera
che termina con queste ammirabili e tenere
parole, degne di un S. Girolamo, e di un Sant'Agostino: «Io ve- nero in ogni cosa Tautorità della S. Sede. Io
spero bene ( poi- ché mi conosco) che
non yi è una sola persona nella Chiesa che,
più sinceramente di me, faccia di tutto cuore alla S. Sede la sommissione (nella più larga accettazione
della parola) che la Chiesa Cattolica
dimanda a'suoi figli. Non ho mai detto, e non
dirò mai una sola parola che a lei non sommetta colla più pro- fonda obbedienza. Sono attaccato di cuore al
Centro dell'unità, col più ardente
desiderio di non mai separarmene, né in pen-
sieri né in parole né in azioni; e se mai mi accadesse che io m'ingannassi nelle opinioni che enuncio,
spero che si avrà la discrezione
d'interpretarle a seconda de'miei sentimenti: giac- ché LA MIA SOMMESSIONB ALL* AUTORITÀ* DELLA
CHIESA t COMPLETA, INTERA ED UNIVERSALE.
> QuCStO bell'atto di fede, questa
bella professione dei sentimenti di un vero cattolico , di un yero figlio della Chiesa, essendo stata
posta sotto gli occhi dipi Sommo
Pontefice, lo intenerì sino alle lagrime. Le ingiuste preyenzioni si dissiparono, e la grazia fu
all'istante accordata. NOTA 38. Pag.
109. (37) Gratior et pulchro veniens in
eorpore viHus (Vfa-gil. Aaeneid. lib.
ix). E quell'invitta ss forza che ha virtù a beltà mista f'Ttaduz. di jnnib, CaroJ, J
135 CENNI SUI SOLENNI FUNERALI Celebrati in Sant'Andrea della Vcdh di
Roma per V anima di Daniello
o'connell. lìt A. quel sommo Irlandese di DanieHo
O'Connell» trapassato in Genova il 15
Maggio mentre a Roma dirigeasi, doTea Ro*
ma nna lacrima di dolore » una prece di etemo riposo , una parola di lode. E fu pio dlTìsamento di
alcuni ottimi Eccle- siastici, e di
altri distinti Romani, che per collette , solenni esequie si celebrassero per V anima del gran
Cristiano che tanto aTea meritato della
Religione, della patria, del mon- do. Il
Sommo Pontefice l'immortale Pio IX n'espresse il suo pieno gradimento; e allo stimolo delle
parole, perchè la pom* pa funebre
riuscisse degna di Roma, aggiunse l'opera di ge- nerosa largizione; concesse, per ispecialissimo
pririlegio, i ric- chi paramenti sacri
della Cappella Pontificia, e a maggior suf-
fragio di queir anima dichiarò priTilegiati tutti gli altari di 8. Andrea della Valle nei giorno in cui
quest'esequie avreb- bero avuto
luogo. I desiderii del Sommo Gerarca, e
l'aspettativa del popolo romano non
verniero defraudati. Nulla fa ommesso, anzi con
ogni premura e diligenza si procurò che la sacra cerimo- nia riuscisse decorosa e magnifica quanta
altra mai di simile natura. Lo stemma gentilizio e apposita iscrizione
locata sulla por- ta maggiore della
Chiesa annunziava al pubblico che il po-
polo romano rendeva f^i estremi uflBcii a Daniello O'Connell; altra grande iscrizione sulla porta all'
intemo enumerava le principali sue
gesta. Quel vasto tempio ti presentava
triste ed imponente aspet- to. Il bruno
di coi era tutto vestito dava maggiore risalto al- 136
le sue belle forme archiletioniche; né qaelle gramaglie ti ren- deano usa tetra monotonìa, che la maestreyole
disposizione delle seterie e de'yelluti,
e la ricchezza delle frange ad oro,
nulla togliendo all'effetto lugubre che ispirar dee il tetro co- lor di morte, il rario e il gajo dispiegara
agli occhi del ri- guardante. Maestoso e
svelto- insieme sorgeva fino a sessanta
palmi sotto la gran cupola il catafalco , nel cui basamento leggeyansi delle iscrizioni dettale dal
yaloroso latinista il Ca^ nonico D.
Francesco Mauro. Nel secondo ripiano Tedevasi
un gran medaglione a basso rilievo rappresentante V effigie di O'Connell morente, cui la statua della
Religione che tut- to sormontava il
monumento, «ombrava dire Il valente
Scultore signor Binaldi avea Tubo e
l'altra modellato. Negli altri tre lati dello stesso ripiano e- rano, a finto rilievo, espresii tre fatti
memorandi della vita del grand'uomo,
oggetto di questa pia cerimonia; cioè: Nell'uno
rappresentavasi V atleta della emancipazione Irlandese pero- rante per la prima volta nel parlamento
inglese in difesa del diritto
de'CattoIici a sedervi. Neiraltro scorgevasi Lui segui' to dal corteo e in abito di Lord maire di
Dublino (abito che O'Connell è stato il
primo Cattolico ad indossare da dueceiF
t*annl) ricevuto dal Clero alla porta della Metropolitana di quella città. II terzo accennava alla sua
gloriosa liberazione dal carcere» e lo
si vedeva salito su di un cairo trionfale in-
dicando al popolo festeggiante la gran Madre di Dio, da cai riconoscea il trionfo della sua innocenza.
*> ADYBRSARIIS SYPBRATI8 G0NS0PITI8
FACTIONIBYS CATBOLICA RBLIGIONS CYI SE
TOTYM DBYOYBRAT IN LIBBRTATBM
YINDICATA BX SABCYLI PR0CBLLI8
IN PORTYM ABTERNITATI8 SE RECEPIT
INGBNTI STI DESIDERIO APYD CIYBS TYM APYD feXTBROS RBLKTO OBIIT lANUAE ID. HAT AN. SAL.
HDCCCXLYII TIXIT ANNOS LXXI MENS. IX.
DIBS TI AD AETATBM BT RES GESTAS PER
DIT AD POPTLORTH PRAB8IDITM AC SOLAMBN
HBT PARTM DIT 140 In tumuli temporarii lateribus
hincinde. III. DANIEL O'CONNELLVS TNYS POST HOMINTU MEMORIAH QUI SCRIPTIS YOLYMINIBTS TANTA SAPIENTIA
RBFBRTIS IVRA FIDBI LIDERTATI9QTB QVAE
SE ANTE A INYICEM AYBRSARl
YIDEBANTYR AMICE COHPOSYIT AC CETERIS GENTIBYS YTI HANC INIRBNT YIAM
YNDB TAXTA AD IMPERIA FIRMITAS AD
RELIGIONBM MAGNYU INCREHENTVlf
REDYNDAT QYASI SIGNYH EXTVLIT
YNIYERSIS KA FYIT GRATIA ET B^STIUATIONB
YT PRIHVS CATHOLICORVM IN ANGLICIS
COMITIIS ADYBRSARIIS FRY8TRA OBNITENTIBVS
IN SBCVNDO ORDINE SBDBRIT IDEMQYB
TOT ANNOS REU POPYLAREU DEXTBR BGtT ET PRINCIPBH SEMPER LOCYM OBTINYIT PER QYEM lYDKIIS SEYERITAS LEGIBYS ADSERTA
EST DIGNITAS FRENA INIECTA LICENTIAB
PIETAS ET RELIGIO AMPLIFICATA MAGNIS
AYCTIBYS BIS ARTIBYS YIAU AFFBCTAYIT AD
SYPEROS 141 IV.
DANIEL O'CONNELLVS PtO BA QVA
FVIT STMMA ERGA 6EDEM APOSTOLICAH OBSERVANTIA
ET SANCTISS. PONTIFICEM PIYM OPT. MAX
CVIVS FAUA APVD OMNES GBNTES lAM PERCREBVERAT ROMAB INFIRMA LICET VALETYDINE ITER
SVSCEPIT YERVM lANVAE QTTM MORB\'S
MAGIS INGRAVESCERET IN GERISTI
SBRYATORIS PRO SE CRTCI ADFIXI COMPLBXV
DIEM OBIIT SYPRBMYM ALTER MOYSES
TERRAM YIYENTIYM DB LONGB PROSPEXIT
CVIVS TAMEN COR IN QYO DYM YIVERET
CANDIDA RELIGIO PIETAS AMOR PATRIAB YNICE YALVIT DANIEL FILIVS AD PATERNA BXEMPLA
C0NTBNDEN8 ROMAM SICYT MORIBNS IPSB
CAYERAT PERFERENDVM CYRAYIT * In aversa tumuli temporarii facie. V.
DANIEL O^CONNELLVS BXIMIA FYIT
IN DBYM PIBTATB m YIRGINBM DBIPARAM IN
CVIVS TYTELAM SE TOTYM TRADIDERAT
STVDIO SINGVLARI lUSTITIA VERO
INTEGRITATE ANIMI FORTITYDINE LI6ERALITATE
DILIGBNTIA FACILITATE QYA SE OMNIBYS BXAEQYAVIT NVLLI OMNINO COMPARANDYS QYAS ANIMI SVI YIRTYTBS IN QYATYOR
LIBEROB SEDYLITATB TANTA
INSTILLAYIT YT BOB NON TAM SIBI
PROCREASSE QYAM DEO ET RBIPYBLICAE
MIABSBFBRRBT BT LONGO POST SB
IKTBRYALLO RBLINQUBRET 142 QUAE SEQUUNTUR EPIGRAPHAE IN INTERIORI TEMPLO PILIS DISPOSITAE LEGEBANTUR» 1. Clamaverunt odDominum qui suscUavU eis
Salvatorem. (Jud. III. 15.) 2. Clamor filiùrum Israel venti ad me,
vidique afflictionem eorumj qui ab
Àegyptiis opprimuntur . . . Veni, et miWm
te, ut educai populum meum. Ego ero tecum, (Exod. III. 9, 10, 12). 3.
Ab infamia mea mecum crevU miseraUo, et de utero matris meae egressa est mecum. (Job. xxxi. 18). 4. Dedit ei Deus sapientiam, et prudentiam
multam ntmis, et Mitudinem cordis, (III.
Reg. iy. 29). 6.Justitia indutus sum,
et vestivi me sicut vestimento, et dia-
demate judicio meo. Oculus fui cocco, etpes claudo. (Job. xxxrx. Ì4, Ì5). 6. Gubemavit ad Dominum cor ipsius, et in
diebus peccato- rum corroboravit
pietatem. (Eccli. xlix. 3, 4). 7.
Princeps fratrum, fundamentum gentis, staòilimentumpo- puh* (Eccli. 49. 17). Ubi non est gubemator,
populus cor- ruet (Prov. ii. 14). 8. Custodiva illum ab inimids, et certamen
forte dedit UH ^t vinceret (Sap. x.
12). 9. Descendit cum ilio in foveam et
in vinculis non dereliquit illum, et
mendaces ostendit qui maculaverunt illum, et de- dit UH claritatem aetemam. (Sap. x. 14). iO. Loquebar de testimoniis tuis in
conspectu regum, et non confundebar,
(Psal. ii8). i I. Populumjustum
liberava a nationibus, quae iUum depri-
mebant. (Sap. x. i5). i2. Vos fila confortamini, et viriliter
agite inlege, quia in ea gloriosi
eritis, (I. Macc. ii. 63). i3. Majorem hac dilectione nemo habet, ut animam
suam ponat quis prò amicis suis. (Joan.
xiii. 34). 14. Mortuus est pater , ...
et quasi non est mortuus: simi- lem
enim sibi reliquit post se. In vita stia vidit, et
laeta- 143 tus eit in ilio : in ohitu suo non est
contristatus » nee eonfu. ÀS est eoram
inimicis. (Eccli. xxx. 4). 15.
Praecepit Josue principibus populi dicens: Mementoteser- monis^ quem praecepit voÒis Moyses famulus
Domini, Et responderunt ad Josue. Omnia
quaecumque praecepi- sii nohis fademus»
sicut ohedivimus in cunctis Moysi» ita
ohediemus tibi. (Josue i. 16). i6.
Decessiti non solum juvenibus, sed et universae genti memoriam mortis sttae ad exemplum virtutis, et
fortitu- dinis derelinquens. (II. Mac.
vi. 3). 17. Cum placuerint Domino viae
hominis^ inimicos quo- que ejus
convertet ad pacem, (Proy. xvi. 1). 18.
Sapiens inpopulo haereditabit honorem^ et nomen illius erit viveììs in aetemum, (Eccli. xxxvii.
29)* NIHIL OBSTAT Joscphus Maria Can. Graziosi Censor
Theologus IMPRIMATUR F. Dom. Buttaoni O. P. S. P. A. M. IMPRIMATUR Joseph Canali Patr. Constantinop. ■ ■ m
>v. Af,. «
»v ir .' ' i*
ì è > Gioacchino Ventura dei
baroni di Raulica, Gioacchino Ventura Da Raulica. Gioacchino Ventura di
Raulica. Raulica. Keywords: l’origine dell’idee – il fondamento della certezza,
la legge naturale dell’ordine sociale, la sicilia come stato sovrano ed
independente. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza,
“Grice e Raulica” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
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