Grice ed Azeglio: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale -- non si danno doveri reciprochi senza società – la scuola di
Torino – filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel
Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Torino). Filosofo piemontese. Filosofo italiano. Torino,
Piemonte. Grice: “I like Azieglo; first he was a marchese, unlike me – second
he looked for the fundamental law (or ‘fundamental question,’ as I call it) for
the principle of cooperativeness – he finds it’s a natural thing, not a
Rousseaunian contractualist thing – so he is a Griceian at heart – on top, he
relies on Bentham, to minimise the Kantian rationalism and make it digestibale
to those who care about what Azieglo calls ‘amore proprio’ – i. e.
conversational self-love as still operating under a wider principle of
conversational benevolence.” Coniò
il termine giustizia sociale, successivamente ripreso e sviluppato da SERBATI
(si veda) nel saggio La Costituzione secondo la giustizia sociale e da Mill nel
saggio Utilitarianism. E stato anche uno dei primi teorici del principio di
sussidiarietà. Era il quarto degli otto figli del conte di Lagnasco e marchese
di Montanera, diplomatico della corte di Vittorio Emanuele I. Alla nascita gli
fu imposto il nome di Prospero che, divenuto gesuita, cambia in Luigi. I
fratelli Massimo e Roberto sono politici e senatori del Regno. Maturò la propria vocazione religiosa a
seguito di un corso di esercizi spirituali dettati da Lanteri, fondatore della
congregazione degl’oblati di Maria Vergine. Studia nel Collegio Tolomei di
Siena e poi nell'Ateneo di Torino. Entrato nel seminario di Torino, quando il
padre fu inviato come diplomatico alla corte di Pio VII si trasferì con lui a
Roma e fu ammesso nel noviziato dei gesuiti di Sant'Andrea al Quirinale. Fu ordinato sacerdote. Inizia a studiare la filosofia d’ AQUINO (si veda), studio che
continuò a Napoli. Destinato al Collegio Massimo di Palermo dove insegnò lingua
francese per poi assumere la cattedra di diritto naturale. Pubblica con i tipi della Stamperia di Muratori
di Palermo il suo testo più importante, il Saggio teoretico di dritto naturale
appoggiato sul fatto, considerato a quel tempo una vera enciclopedia di morale,
diritto e scienza politica. Ricevette da Pio IX il permesso di cofondare con
Curci “La Civiltà Cattolica”, rivista della Compagnia di Gesù, ove scrisse per
venti anni per poi assumerne la direzione nell'ultimo periodo della vita. I
suoi oltre duecento articoli pubblicati sulla rivista furono tutti
caratterizzati da un contenuto tale da meritargli il titolo di «martello delle
concezioni liberali» (Messineo). Muore a
Roma. Preoccupato soprattutto dai problemi che nascevano dalla rivoluzione
industriale. Il suo insegnamento sociale influenzò papa Leone XIII nella
stesura dell'enciclica Rerum novarum sulla condizione dei lavoratori. Propone di riprendere gli insegnamenti della
scuola filosofica tomista. Porta avanti questa convinzione, ritenendo che la
filosofia soggettiva di Cartesio portasse a errori drammatici nella moralità e
nella politica. Argomenta che mentre la differenza di opinioni sulle scienze
naturali non ha nessun effetto sulla natura, al contrario idee metafisicamente
poco chiare sull'umanità possono portare al caos nella società. A quel tempo la
Chiesa cattolica non aveva una visione sistematica chiara sui grandi
cambiamenti sociali in Europa, la qual
cosa portava molta confusione tra la gerarchia ecclesiastica e il laicato. In
risposta a tale problema, Taparelli applicò, in maniera coerente, i metodi del
tomismo alle scienze sociali. Dalle pagine de La Civiltà Cattolica attaccò la
tendenza a separare la legge positiva dalla morale e lo "spirito
eterodosso" della libertà di coscienza che, a suo avviso, distruggeva
l'unità della società. Termini chiave
della sua opera sono socialità e sussidiarietà. Vedeva la società non come un
gruppo monolitico di individui, ma come un insieme di varie sub-società
disposte in diversi livelli, ciascuna formata da individui. Ogni livello di
società ha sia diritti che doveri, ognuno dei quali deve essere riconosciuto e
valorizzato. Ogni livello di società deve cooperare razionalmente e non
fomentare competizione e conflitti. Dopo
l'istituzione della Società delle Nazioni, A. ne vanne considerato un
precursore. Sua fu l'idea di un'autorità universaleda lui chiamata
"etnarchia"con il ruolo di tribunale e di arbitrio, che potesse
proteggere ogni nazione dalle minacce esterne. A. continuò a fungere da
autorevole guida al pensiero cattolico in materia di pace e guerra ancora nel
Novecento. Altre opere: “Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto”
(Palermo); “Nazione e nazionalità” (Genova, Ponthenier); “La Legge fondamentale
d'organizzazione nella società” (Roma, Edizioni di Storia e Letteratura); “La
libertà tirannia” “Saggi sul liberalesimo risorgimentale” (Piacenza, Edizioni
di Restaurazione Spirituale); “La Civiltà Cattolica). Diritto soggettivo,
proprietà e autorità in Luigi Taparelli d'Azeglio, di Alessanfro Biasini, sito
della Università Ca Foscari Venezia. Scuola Dottorale d'Ateneo. The Origins of Social Justice: Taparelli
d’Azeglio, su home.isi.org. Education
and Social Justice, J. Zajda, S. Majhanovich, V. Rust, Sabina, Springer Science
et Business Media, Armando, Il Welfare oltre lo Stato. Profili di storia dello
Stato sociale in Italia, tra istituzioni e democrazia Seconda edizione, G.
Giappichelli Editore, Georges Minois, La Chiesa e la guerra. Dalla Bibbia
all'èra atomica, Bari, Dedalo, Pereña, La autoridad internacional en Taparelli,
Libreria editrice dell'Università Gregoriana, Studi Pierre Thibault, Savoir et
pouvoir. Philosophie thomiste et politique cléricale, Québec, Maria Rosa Di
Simone, Stato e ordini rappresentativi nel pensiero di A., «Rassegna storica
del Risorgimento», Giovanni Miccoli, Chiesa e società in Italia fra Ottocento e
Novecento: il mito della cristianità, in Id., Fra mito della cristianità e
secolarizzazione, Casale Monferrato, Francesco Traniello, La polemica Gioberti-A.
sull'idea di nazione, in Id., Da Gioberti a Moro. Percorsi di una cultura
politica, Milano, Traniello, Religione, Nazione e sovranità nel Risorgimento
italiano, «Rivista di storia e letteratura religiosa», Emma Abbate, A. e
l’istruzione nei collegi gesuitici, «Archivio storico per le province napoletane»,
Saggio teoretico di dritto naturale appoggiato sul fatto, Palermo, Stamperia
d'Antonio Muratori, S. T., Per il centenario della nascita d’A., Rivista
Internazionale di Scienze Sociali e Discipline Ausiliarie, Luigi Di Rosa, A..
L'altro A., Milano, Cisalpino, Gabriele De Rosa, I Gesuiti in Sicilia e la
rivoluzione del '48, con documenti sulla condotta della Compagnia di Gesù e
scritti inediti d’A., Roma, Edizioni di Storia e Letteratura; Perego, La
«Miscellanea A.», in Divus Thomas, Gianfranco
Legitimo, Sociologi cattolici italiani. De Maistre Taparelli Toniolo, Roma,
Volpe, Messineo S.J., A. e il Risorgimento italiano, in La Civiltà Cattolica, Carlo
Maria Curci Compagnia di Gesù La Civiltà Cattolica Rerum novarum Luigi Taparelli d'Azeglio, su TreccaniEnciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Angiolo Gambaro, Luigi Taparelli d'Azeglio, in Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. A. su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia
Britannica, Inc. Opere d’A., su open MLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di A., Pappalardo, A. in Giovanni Cantoni,
Dizionario del pensiero forte, Piacenza, Cristianità, Vian, A., Il contributo
italiano alla storia del Pensiero: Storia e Politica, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana,.Aloysius Taparelli, in Catholic Encyclopedia, Compagnia
di Gesù Filosofia Sociologia Sociologia
Categorie: Gesuiti italianiFilosofi italiani Sociologi italiani Torino Roma. Non
si danno doveri reciprochi senza società. Egli è costume di chi spiega diritto
naturalo -- il ius naturale -- il considerare certe classi di doveri dell'un
uomo verso l'altro anteriori ad ogni idea di società. E un tal modo di
speculare è coerente con tutto il resto della dottrina allorchè la società si
riguarda come una pura convenzione umana. Ma siccome il fatto di questa
convenzione, per confessione di parecchi fra i suoi difensori, non è se non una
finzione di diritto, fictio juris, ed io non amo fondar sopra una finzione
quanto vi ha di più sacro ed importante nel commercio fra gli uomini, mi vidi
astretto a cercare nel *fatto reale* (italici d'A.) altro miglior appoggio. E
sì mi parve averlo trovato con nulla più che analizzare la idea che ognuno si
forma allorché pronunzia il vocabolo *Società*, o paragonar questa idea collo
stato *naturale* in cui ogni uomo trovasi sulla terra. Ecco per qual motivo non
credei poter trattare dei *doveri reciprochi* fra gli uomini se prima non li
considerava formanti una qualche società. E in verità, come potrebbero esservi
*doveri* reciprochi senza relazioni reciproche? Come relazioni senza qualche
congiunzione? Come congiuzione senza qualche legge? Come legge senza
legislatore e senza autorità? Data poi la congiunzione di molti esseri
intelligenti sotto una autorità comune che altro ci manca per costituire una società?
Parventi dunque ripugnante la voce di *relazioni extrasociali*, usata dal ch.
C. di Haller -- di cui per altro ammiro in molti punti la dottrina --, nù seppi
come introdurmi a considerare i doveri reciprochi se prima non no stabiliva
*sul fatto* le fondamenta con una attenta osservazione dell’essere sociale. La
legge fondamentale del *civico* operar sociale potrebbe dunque ridursi a questa
— la società (e per essa la autorità) dee far sì che ciascuno *cooperi* a
*difendere* e crescere il bene altrui senza sua perdita, anzi con vantaggio
proporzionato alla sua cooperazione. Della società in generale. Società suol
dirsi una concorde comunicazione di bene fra esseri intelligenti. Società di
questi esseri *in istato di tendenza* sarà dunque la *tendenza concorde a fine
comune*. E siccome la tendenza intelligente fra uomini dee produrre azione
esterna, cosi la società umana potrà definirsi *cooperazione concorde di uomini
ad un bene comune*. Gli uomini tutti hanno nella lor *natura* un elemento di
società universale. Gli uomini tutti sono obbligati a secondare l’ intento del
Creatore. Or il Creatore vuole da essi *cooperazione concorde a ben comune*.
Dunque ec. La minore si prova. Uno è per natura il bene da tutti
conosciuto, ed a cui tendono tutti, giacche una è la loro *natura* ossia
impulso primitivo. Questo impulso manifesta l'ntento del Creatore. Dunque ec.
Diremo questo elemento *dovere di socialità*. Coroll. 1.: Ogni dovere sociale
deriva da questo principio *fa il bene altrui*. Giacché la causa che mi obbliga
a far ad altri *un* qualche bene è che debbo far loro il bene. Coroll. 2.:
Questo è il primo principio *sociale* applicazione del primo principio morale. Il
precipuo bene di ogni società è la *onestà*, giacché a questa tende
precipuamente la *natura umana*. Poiché *ottener il bene* è negli *enti
ragionevoli* un *divenir felice*, il fine di universal società è rendere gli
*associati* *onestamente felici*. E poiché la felicità dell’uomo consiste
*secondo natura* nei beni di *mente* e di *corpo*, *assicurarci* e *crescerci*
queste due specie di beni è il fine naturale della società universale. Una
società determinata può o abbracciare tutto il fine naturale con mezzo
particolare cioè col convivere stabilmente, o abbracciarlo parzialmente. Il
*fine* particolare della prima sarà il *convivere* onestamente felice. Della
seconda il conseguire quel particolare oggetto per cui ella si associa. Diremo
società *completa* quella che abbraccia tutto l'obbietto naturale della umana
società, cioè il bene di mente, quello di corpo, o la difesa di entrambi.
Incompleta quella che ne abbraccia sol qualche parte. Coroll. 5.: La società è
*mezzo*, non fine dell’ individuo. Alosyus Taparelli. Luigi Taparelli
d’Azeglio, marchese d’Azeglio. Luigi Prospero Taparelli d’Azeglio, marchese
d’Azeglio. Prospero Taparelli d’Azeglio, marchese d’Azeglio. D’Azeglio. Azeglio.
Keywords: non si danno doveri reciprochi senza società, ius naturale, “non si
danno doveri reciprochi senza società”, cooperazione, cooperare, fa il bene
altrui – onesta, fine, principio della socialita, applicazione del principio
della moralita, natura umana, fatto, socieeta totale, societa parziale,
definizione di societa in termine di cooperazione, ‘de more geometrico’ –
tendenzia impulso naturale all’onesta – societa – azione esterna, esseri
ragionabile, esseri intelligente, convivir stabilmente, felice, -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice ed Azeglio” – The Swimming-Pool Library. Azeglio.
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