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Thursday, January 9, 2025

GRICE ITALO A-Z B BO

 

Grice e Bobbio: la ragione conversazionale e  l’implicatura conversazionale del bisogno del bisogno del senso del senso – scuola di Torino – filosofia torinese – filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Torino). Filosofo torinese. Filosofo pimontese. Filosofo italiano. Torino, Pimonte. Grice: “My favourite Bobbio must be his ‘dialettica’ – he knows all about it, since he is into the Plato/Aristotle models that run most philosophy – some think there is a third model at play – but …” – “Bobbio is a good one; like me, he is a philosophical cartographer – into the longitudinal and latitudinal unity of philosophy – even if he can be picky when it comes to the longitudinal: Italian only, and uncanonical, like Cattaneo, Gramsci, Croce, … -- Especially Cattaneo!” Grice: “Bobbio – this is the philosopher, not the infantry general – is a Griceian in that ‘fiducia reciproca’ becomes an essential meta-goal; he has been involved with the dispute naturalism/positivism, and has come with some interesting points about the ‘regole del gioco’ – and whether ‘custom’ can be a ‘normative fact’!” – “All in all, his philosophy is about trying to look for an answer to what I deem the fundamental question regarding rational co-operation – His appeal to philosophical biology or zoology is interesting – Toby trusts Tibby, the squarrels, as Jack trusts Jill and vice versa – but does a ‘lupus’ trust a ‘lupus’? Hobbes, who didn’t know the first thing about zoology, philosophical or other – thought so!” Essential Italian philosopher, who’s written on Fregeian sense ‘senso,’the need for sensethe search for sense, meaning meaning.  «Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze.»  B. Invito al colloquio, in Politica e cultura, Einaudi, Torino). Considerato al tempo stesso il massimo teorico del diritto e il massimo filosofo [italiano] della politica […] e «sicuramente quello che ha lasciato il segno più profondo nella cultura filosofico-giuridica e filosofico-politica e che più generazioni di studiosi, anche di formazione assai diversa, hanno considerato come un maestro». Bobbio nacque a Torino da Luigi, medico. Una condizione familiare agiata gli permise un'infanzia serena. Il giovane Norberto scrive versi, ama Bach e la Traviata, ma svilupperà, per causa di una non ben determinata malattia infantile «la sensazione della fatica di vivere, di una permanente e invincibile stanchezza» che si aggravò con l'età, traducendosi in un taedium vitae, in un sentimento malinconico, che si rivelerà essenziale per la sua maturazione intellettuale.  Studiò prima al Ginnasio e poi al Liceo classico Massimo D'Azeglio dove conoscerà Leone Ginzburg, Vittorio Foa e Cesare Pavese, poi divenute figure di primo piano della cultura dell'Italia repubblicana. Come molti italiani dell'epoca, fu infine iscritto al Partito Nazionale Fascista.  La sua giovinezza, come da lui stesso descritto fu: "vissuta tra un convinto fascismo patriottico in famiglia e un altrettanto fermo antifascismo appreso nella scuola, con insegnanti noti antifascisti, come Umberto Cosmo e Zino Zini, e compagni altrettanto intransigenti antifascisti come Leone Ginzburg e Vittorio Foa".  Allievo di Solari e Einaudi, si laurea con una tesi intitolata Filosofia e dogmatica del Diritto, conseguendo una votazione di 110/110 e lode con dignità di stampa. Seguì un corso estivo all'Marburgo, in Germania, insieme a Treves eGeymonat, ove conoscerà le teorie di Jaspers e i valori dell'esistenzialismo. Conseguì la laurea in Filosofia sotto la guida di Annibale Pastore con una tesi sulla fenomenologia di Husserl, riportando un voto di 110/110 e lode con dignità di stampa, e ottenne la libera docenza in Filosofia del diritto, che gli aprì le porte all'insegnamento, dapprima all'Camerino, poi all'Siena e a Padova. Pubblica “L'indirizzo fenomenologico nella filosofia sociale e giuridica. Le sue frequentazioni sgradite al regime gli valsero u arresto a Torino, insieme agli amici del gruppo antifascista Giustizia e Libertà; fu quindi costretto, a seguito di una intimazione a presentarsi davanti alla Commissione provinciale della Prefettura per discolparsi, a inoltrare esposto a Benito Mussolini. La chiara reputazione fascista di cui godeva la famiglia gli permise però una piena riabilitazione, tanto che, pochi mesi dopo, con il richiesto intervento di Mussolini e di Gentile, ottenne la cattedra di filosofia del diritto a Camerino, che era occupata da un altro ordinario ebreo, espulso a seguito delle leggi razziali. Dopo un diniego iniziale a causa dell'arresto di tre anni prima, fu reintegrato grazie all'intervento di Emilio De Bono, amico di famiglia, mentre era presidente di commissione il cattolico e dichiarato anti-fascista Capograssi.  È in questi anni che B. delinea parte degli interessi che saranno alla base della sua ricerca e dei suoi studi futuri: la filosofia del diritto, la filosofia contemporanea e gli studi sociali, uno sviluppo culturale che B. vive contemporaneamente al contesto politico temporale. Un anno dopo le leggi razziali, infatti, esattamente giura fedeltà al fascismo per poter ottenere la cattedra all'Siena. E rinnovò il giuramento, a guerra dichiarata, per prendere il posto di Capograssi, a sua volta insediatosi  nella cattedra di Ravà estromesso dall'Padova perché ebreo. Questo episodio della sua vitaspesso riportato come se B. avesse preso direttamente il posto di Ravà fu poi oggetto di svariate polemiche. B. affermò davanti alla Società Italiana di Filosofia del Diritto che Capograssi crebbe in quel rinascimento idealistico nel nostro campo di studi iniziato, stimolato, e, quel ch'è di più, criticamente fondato da Vecchio. Partecipò al movimento liberalsocialista fondato da Calogero e Capitini e, nell'ottobre dello stesso anno, aderì al Partito d'Azione clandestino.  Respinse l'"invito" del ministro Biggini (che poco dopo redasse, su impulso di Mussolini, la costituzione della Repubblica di Salò) a partecipare a una cerimonia presso l'Padova durante la quale si sarebbe dedicata una lampada votiva da collocare al sacrario dei caduti della rivoluzione fascista nel cimitero della città.  Sposa Valeria Cova: dalla loro unione nacquero i figli Luigi, Andrea e Marco. Arrestato a Padova per attività clandestina e rimase in carcere per tre mesi. Venne pubblicato il saggio La filosofia del decadentismo, nel quale criticò l'esistenzialismo e le correnti irrazionalistiche, rivendicando al contempo le esigenze della ragione illuministica.  Dopo la liberazione collaborò regolarmente con Giustizia e Libertà, quotidiano torinese del Partito d'azione, diretto da Venturi. Collaborò all'attività del Centro di studi metodologici con lo scopo di favorire l'incontro tra cultura scientifica e cultura umanistica, e poi con la Società Europea di Cultura.  Pubblica un'antologia di scritti di Carlo Cattaneo, col titolo Stati uniti d'Italia, premettendovi uno studiomdove sostene che il federalismo come unione di stati diversi era da considerarsi superato dopo l'avvenuta unificazione nazionale.  Il federalismo a cui pensa B. era quello inteso come "teorica della libertà" con una pluralità di centri di partecipazione che potessero esprimersi in forme di moderna democrazia diretta.  Lascia l'incarico a Padova e venne chiamato alla cattedra di filosofia del diritto dell'Torino, annoverando corsi di notevole importanza come Teoria della scienza giuridica, Teoria della norma giuridica, Teoria dell'ordinamento giuridico  e Il positivismo giuridico.  Assunse l'incarico di insegnare scienza politica; fu tra i fondatori della odierna facoltà di Scienze politiche all'Torino insieme con Entrèves, al quale subentrò nella cattedra di filosofia politica  anche per l'insegnamento di Filosofia del diritto e Scienza politica. Divenne preside della facoltà ritenendo che mentre gli incarichi accademici fossero «onerosi e senza onori» era l'insegnamento l'attività principale della sua vita: «un abito e non solo una professione».  La politica, del resto, divenne via via un tema fondamentale nel suo percorso intellettuale e accademico, e parallelamente alla pubblicazioni di carattere giuridico, aveva avviato un dibattito con gli intellettuali del tempo; scrive Politica e cultura, considerato una delle sue pietre miliari, mentre era uscito il libro Saggi sulla scienza politica in Italia.  Nei venticinque anni accademici all'ombra della Mole Antonelliana, B. svolge anche diversi tra corsi su Kant, Locke, lavori su Hobbes e Marx, Kelsen, CATTANEO, Hegel, Vilfredo Pareto, MOSCA, GOBETTI, GRAMSCI, e contribuì con una pluralità di saggi, scritti, articoli e interventi di grande rilievo che lo portarono, in seguito a diventare socio dell'Accademia dei Lincei e della British Academy. Divenuto condirettore con Nicola Abbagnano della Rivista di filosofia fu come questi socio dell'Accademia delle Scienze di Torino, della quale entrò a far parte dello stesso anno per essere confermato socio nazionale e residente.  Significativa la collaborazione, sul tema pacifista, col filosofo e amico antifascista Capitini, le cui riflessioni comuni sfoceranno nell'opera I problemi della guerra e le vie della pace. Partecipò alla lotta condotta dal movimento di Unità Popolare contro la legge elettorale maggioritaria e alla Costituente del Partito Socialista Unificato. Nel tempo delle contestazioni giovanili, Torino fu la prima città a farsi carico della protesta, e B., fautore del dialogo, non si sottrasse a un difficile confronto con gli studenti, tra i quali il suo stesso primogenito Luigi che militava all'epoca in Lotta Continua. Nel contempo, venne anche incaricato dal Ministero per la Pubblica Istruzione quale membro della Commissione tecnica per la creazione della facoltà di sociologia di Trento. Calogero e N, alla Rencontres internationales de Genève B. e tra i firmatari della lettera aperta pubblicata sul settimanale L'Espresso sul caso Pinelli. B. in una lettera indirizzata a Sofri pubblicata su La Repubblica ripudia il tono del linguaggio utilizzato nell'appello ma senza ritrattarne l'adesione al contenuto di critica sui fatti legati a Piazza Fontana.  Scrivendo a Fassò intorno al problema democratico, B. si sfogava sostenendo che «questa nostra democrazia è divenuta sempre più un guscio vuoto, o meglio un paravento dietro cui si nasconde un potere sempre più corrotto, sempre più incontrollato, sempre più esorbitante. Democrazia di fuori, nella facciata. Ma dietro la tradizionale prepotenza dei potenti che non sono disposti a rinunciare nemmeno a un'oncia del loro potere, e lo mantengono con tutti i mezzi, prima di tutto con la corruzione. La democrazia non è soltanto metodo, ma è anche un ideale: è l'ideale egualitario. Dove questo ideale non ispira i governanti di un regime che si proclama democratico, la democrazia è un nome vano. Io non posso separare la democrazia formale da quella sostanziale. Ho il presentimento che dove c'è soltanto la prima un regime democratico non è destinato a durare. Sono molto amaro, amico mio. Ma vedo questo nostro sistema politico sfasciarsi a poco a poco a causa delle sue interne, profonde, forse inarrestabili degenerazioni. Nel solco di un sempre più vivace impegno civile, e alle soglie di uno dei periodi più drammatici in Italia (culminato col rapimento e l'omicidio di Moro), provocò un vivace dibattito sia negando l'esistenza di una cultura fascista sia trattando estensivamente sui rapporti tra democrazia e socialismo. Alla vigilia dei referendum sull'aborto, rilascia un'intervista al Corriere della Sera nella quale afferma la sua contrarietà all'interruzione della gravidanza. Successivamente la sua attenzione si concentrò a favore di una "politica per la pace", con motivati distinguo a sostegno del diritto internazionale in occasione della Guerra del Golfo. Delle venticinque lettere inedite che fanno parte della corrispondenza epistolare che B. tenne con Zolo e che ora sono state rese pubbliche nel volume L'alito della libertà, a cura dello stesso Zolo, interessante quella riguardante la "Guerra del Golfo" che vide protagonisti gli Stati Uniti di Bush senior, le forze dell'ONU e vari paesi arabi alleati contro l'Iraq di Hussein che aveva invaso Kuwait. B. define "giusta" questa guerra non rendendosi conto che quella parola «... poteva essere interpretata in modo diverso da come l'avevo intesa io... come guerra "giustificata" in quanto rispondente a un'aggressione.» B. quindi si lamentò delle polemiche nate al riguardo da parte di "pacifisti da strapazzo". Il fatto che l'ONU, scrisse B., avesse autorizzato l'intervento in guerra contro l'Iraq, la rendeva "legale", in questo senso, "giusta".  B. però riconobbe che l'ONU fosse stato successivamente, nel corso della guerra, messo da parte e gli "spietati bombardamenti" su Baghdad hanno fatto sì che si possa temere che «...se la pace sarà instaurata con la stessa mancanza di saggezza con cui è stata condotta la guerra, anche questa guerra sarà stata, come tante altre inutile.» Nominato professore emerito dell'Torino ai sensi del secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione italiana, avendo «illustrato la Patria per altissimi meriti» in campo sociale e scientifico, fu nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Pertini. In quanto membro del Senato si iscrisse prima come indipendente nel gruppo socialista, poi al gruppo misto ed infine al gruppo parlamentare del Partito Democratico della Sinistra, poi divenuto dei Democratici di Sinistra.  B. e Ginzburg a Barolo per festeggiare gli ottant'anni di Foa. Dopo la stagione di mani pulite, e la cosiddetta fine della Prima Repubblica, venne pubblicato il saggio Destra e sinistra, i cui contenuti provocarono un notevole dibattito culturale, agitando non poco l'humus della politica italiana. Il libro toccò le cinquecentomila copie vendute in pochi mesi e venne ripubblicato l'anno successivo, riveduto e ampliato, con risposte ai critici.  A riconoscimento di un'intera vita lucidamente dedicata alle scienze del diritto, della politica, della filosofia e della società, tra dubbio e metodo, tra ethos e laicità, B. ricevette lauree honoris causa da molte università, tra le quali quelle di Parigi (Nanterre), Buenos Aires, Madrid (tre, in particolare alla Complutense) e Bologna, e vinse il Premio Veillon per la saggistica, il Premio Balzan ed il Premio Agnelli. Pubblica la sua autobiografia. Usce una terza edizione aggiornata del suo best seller, ormai tradotto in una ventina di lingue. Muore la moglie Valeria, e B. inizia un graduale ritiro dalla vita pubblica, pur rimanendo in attività e curando ulteriori pubblicazioni. Fecero rumore le sue osservazioni critiche sia nei confronti di Silvio Berlusconi sia della partitopenia (ossia mancanza di partiti), e le riflessioni sulla crisi della sinistra e della socialdemocrazia europea. Riceve il "Sigillo Civico" della sua Torino "per l'impegno politico e il contributo alla riflessione storica e culturale".  Dopo avervi trascorso la maggior parte della vita, B. morì a Torino. Secondo le sue volontà, alcuni giorni dopo la morte, la salma venne tumulata, con una cerimonia civile strettamente privata nel cimitero di Rivalta Bormida, comune piemontese in provincia di Alessandria. Il pensiero di B. si forma in una temperie filosofica dominata dell'idealismo. Tuttavia, come molti studiosi torinesi, non abbraccia mai questa visione del mondo: dopo un primo accostamento alla fenomenologia, significativamente attestato dalle sue opere sulla filosofia di Husserl, si avvicina al filone neorazionalista e neoempirista fiorito in Europa, specialmente oltralpe in Germania ed attorno al Circolo di Vienna.  Negli anni quaranta e cinquanta Bobbio entra in contatto con la filosofia analitica di tradizione anglosassone. Compie studi di analisi del linguaggio, tracciando le prime linee di ricerca della scuola analitica italiana di filosofia del diritto, di cui è ancora oggi riconosciuto figura eminente di riferimento. Al riguardo vanno menzionati perlomeno i due saggi: Scienza del diritto e analisi del linguaggio e Essere e dover essere nella scienza giuridica.  Dedica studi specifici a Hobbes, a Pareto e a molti filosofi e teorici della politica di cui già s'è detto. Vede nell'Illuminismo un modello di rigore e di rifiuto del dogmatismo di cui riprende l'ideale razionalistico, traducendolo anche nell'analisi del sistema democratico e parlamentare. Sino dagli anni cinquanta si occupa di temi quali la guerra e la legittimità del potere, dividendo la sua produzione tra la filosofia giuridica, la storia della filosofia e i temi di attualità politica.  Durante gli ultimi anni del fascismo, Bobbio matura la convinzione della necessità di uno Stato democratico, che sgombri il campo dal pericolo della politica ideologizzata e delle ideologie totalitarie sia di destra che di sinistra; auspica una gestione laica della politica e un approccio filosofico-culturale ad essa, che aiuti a superare la contrapposizione fra capitalismo e comunismo e a promuovere la libertà e la giustizia.  Nel saggio Quale socialismo? B. critica sia la dialettica marxista sia gli obiettivi dei movimenti rivoluzionari, sostenendo che le conquiste borghesi dovevano estendersi anche alla classe dei proletari. Bobbio ritiene fallimentare solo l'esperienza marxista-leninista, mentre prevede che le istanze di giustizia rivendicate dai marxisti possano, in futuro, riaffiorare nel panorama politico.  Il pensiero di B. diviene così, soprattutto tra gli intellettuali dell'area socialista, un modello esemplare, grazie al suo 'sapere impegnato', certamente «più preoccupato di seminare dubbi che di raccogliere consensi». Egli stesso riprenderà la riflessione su un tema a lui caro, quello del rapporto tra politica e cultura, proponendo, tra le pagine di Mondoperaio, una «autonomia relativa della cultura rispetto alla politica» secondo la quale «la cultura non può né deve essere ridotta integralmente alla sfera del politico».  Esce l'opera Destra e sinistra, nella quale B. focalizza le differenze fra le due ideologie e i due indirizzi politico-sociali; la destra, secondo l'autore, è caratterizzata dalle tendenze alla disuguaglianza, al conservatorismo ed è ispirata da interessi, mentre la sinistra persegue l'uguaglianza, la trasformazione, ed è sospinta da ideali. In quest'opera, B. si esprime anche in favore dei diritti animali,. In “L'età dei diritti” B. individua i diritti fondamentali che consentono lo sviluppo di una democrazia reale e di una pace giusta e duratura. Una partecipazione collettiva e non coercitiva alle decisioni comunitarie, una contrattazione delle parti, l'allargamento del modello democratico a tutto il mondo, la fratellanza fra gli uomini, il rispetto degli avversari, l'alternanza senza l'ausilio della violenza, una serie di condizioni liberali, vengono indicati da B. come capisaldi di una democrazia, che seppur cattiva, è preferibile ad una dittatura.  Per tutta la vita scrittore di numerosissimi articoli, anche tramite interviste, B. incarna l'ideale della filosofia critica e militante che lo vede protagonista anche del Centro di studi metodologici di Torino e tra i fondatori del Centro studi GOBETTI (si vedadi Torino che conserva la sua biblioteca e il suo archivio, Mi ritengo un uomo del dubbio e del dialogo. Del dubbio, perché ogni mio ragionamento su una delle grandi domande termina quasi sempre, o esponendo la gamma delle possibili risposte, o ponendo ancora un'altra grande domanda. Del dialogo, perché non presumo di sapere quello che non so, e quello che so metto alla prova continuamente con coloro che presumo ne sappiano più di me.  (B., Elogio della mitezza, Linea d'ombra edizioni, Milano) Contrario alla figura dell'intellettuale Profeta, preferendo il ruolo del Mediator» impegnato nella difficile arte del dialogo (e ciò è anche testimoniato dal colloquio intrattenuto con i marxisti per un riesame critico del loro «dogmatismo e settarismo» che coinvolse anche Togliatti), il suo atteggiamento teoretico fu segnato da una positiva «ambivalenza» fra una posizione realista e una idealista che non rifuggiva le complessità del discorso, ricorrendo sovente al paradosso. Ciò gli valse, in virtù dell'amore per il dibattito che consideri «il pro e il contro» di ogni questione, la qualifica di filosofo «de la indecisión» (Roig), giacché ogni suo «ragionamento su una delle grandi domande [si concludeva] quasi sempre, o esponendo la gamma delle possibili risposte, o ponendo ancora un'altra grande domanda». Nell'ultimo libro che raccoglie saggi, scritti e testimonianze su maestri, amici ed allievi, B. comincia ricordando i tre maestri Ruffini, Martinetti e Fiore. L'elenco degli amici è lungo e annovera compagni di studio come Repaci, come Treves e Geymonat e colleghi come Abbagnano, Leoni, Entrèves e Tarello. B. ricorda poi gli allievi Farneti, Ghezzi, Conte, Scarpelli che, come B. stesso scrive, e naturaliter suo successore a Torino sulla cattedra di Filosofia del diritto.  Traggono ispirazione dal pensiero di B. le "lezioni B.  e la manifestazione "Biennale Democrazia" di Torino. Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'artenastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte — Roma,. Gran Croce del Merito Civilenastrino per uniforme ordinariaGran Croce del Merito Civile — Roma, Laurea honoris causa in Scienze Politichenastrino per uniforme ordinaria Laurea honoris causa in Scienze Politiche — Università degli Studi di Sassari, Onorificenza dell'Ordine Messicano Aquila Aztecanastrino per uniforme ordinaria Onorificenza dell'Ordine Messicano Aquila Azteca — Torino,  Intitolazioni A Norberto Bobbio è stata intitolata la biblioteca dell'Torino, sita in Lungo Dora Siena, 100 A.  Gli è stato inoltre intitolato un istituto di istruzione superiore a Carignano, nella provincia di Torino, denominato appunto "I.I.S B.".  A lui è intitolata la biblioteca civica di Rivalta Bormida, paese natale della madre Rosa Caviglia. Altre saggi: “Saggi” (Roma-Bari, Laterza); “L'indirizzo fenomenologico nella filosofia sociale e giuridica” (Di Lucia, Torino, Giappichelli); “Scienza e tecnica del diritto” (Torino, Istituto giuridico della Regia Università); “L'analogia nella logica del diritto” (Lucia, Milano, Giuffrè); “La consuetudine come fatto normative” (Torino, Giappichelli); “La filosofia del decadentismo, Torino, Chiantore); “Stati Uniti d'Italia. Scritti sul federalismo democratico” (Roma, Donzelli); “Teoria della scienza giuridica, Torino, Giappichelli); “Politica e cultura” (Torino, Einaudi); “Studi sulla teoria generale del diritto, Torino, Giappichelli); “Teoria della norma giuridica” (Torino, Giappichelli); “Teoria dell'ordinamento giuridico, Torino, Giappichelli); “Teoria generale del diritto, Torino, Giappichelli); “Il positivismo giuridico, Lezioni di Filosofia del diritto” (Torino, Giappichelli); “Locke e il diritto naturale” (Torino); “Da Hobbes a Marx. Saggi di storia della filosofia” (Napoli, Morano); “Italia civile. Ritratti e testimonianze” (Firenze, Passigli); “Giusnaturalismo e positivismo giuridico” (Roma-Bari, Laterza); “Profilo ideologico del Novecento italiano” (Milano, Garzanti); “La scienza politica in Italia”  (Roma-Bari, Laterza); “Diritto e Stato in Kant” (Torino, Giappichelli); “Una filosofia militante” (Torino, Einaudi); “La teoria delle forme di governo nella storia del pensiero politico” (Torino, Giappichelli); “Quale socialismo? Discussione di un'alternativa” (Torino, Einaudi); “Il problema della guerra e le vie della pace” (Bologna, Il Mulino); “Studi hegeliani. Diritto, società civile, Stato, Torino, Einaudi); “Le ideologie e il potere in crisi. Pluralismo, democrazia, socialismo, comunismo, terza via e terza forza, Firenze, Le Monnier); “Il futuro della democrazia. Una difesa delle regole del gioco, Torino, Einaudi); “Maestri e compagni, Firenze, Passigli); “Il terzo assente. Saggi e discorsi sulla pace e sulla guerra” (Casale Monferrato, Sonda); “Hobbes, Torino, Einaudi); “L'età dei diritti, Torino, Einaudi,  “Il dubbio e la scelta. Intellettuali e potere nella società contemporanea, Roma, Carocci); “Elogio della mitezza e altri scritti morali, Milano, Il Saggiatore); “Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica” (Roma, Donzelli); “Tra due repubbliche. Alle origini della democrazia italiana” (Roma, Donzelli); “Eguaglianza e libertà” (Torino, Einuadi); “De senectute e altri scritti autobiografici Polito, prefazione di G. Zagrebelsky, Torino, Einaudi); “Né con Marx né contro Marx, Violi, Roma, Editori Riuniti); “Autobiografia, A. Papuzzi, Roma-Bari, Laterza); “Teoria generale della politica, Bovero, Torino, Einaudi); “Trent'anni di storia della cultura a Torino” (Torino, Einaudi); “Dialogo intorno alla repubblica, Roma-Bari, Laterza); “Liberalismo e Democrazia” (Milano, Simonelli); Contro i nuovi dispotismi. Scritti sul berlusconismo” (Bari, Dedalo); “Etica e politica. Scritti di impegno civile” (Mondadori). Premio "Artigiano della Pace" su giovanipace.sermig.  Premi e riconoscimenti a B. centenario bobbio, su centenario bobbio. Fondazione Internazionale Balzan Premiati: B. balzan.org  Hegel-Preis der Landes hauptstadt Stuttgart Stadt Stuttgart: Bisherige Preis träger stuttgart.de Ferrajoli, L'itinerario di B.: dalla teoria generale del diritto alla teoria della democrazia, in Teoria politica, N. Bobbio, seconda tavola fuori testo.  Scrive B.: Fui esonerato, per mia vergogna, dalle ore di ginnastica per una malattia infantile restata, almeno per me, misteriosa. B., De senectute, Einaudi, Torino Fondo B. L'Inventario: Stanza studio B. (SB) centro gobetti, su centro gobetti,   B., Maffi, Bontempelli: punito da fascisti e antifascisti, in Italia Oggi.  Ajello, Una vita per la democrazia nel secolo delle dittature, su ricerca.repubblica, Anna Pintore, RAVÀ, Marco, in Dizionario biografico degli italiani, Torino, Treccani, A puro titolo d'esempio si veda Gabutti, B. non esitò a occupare la cattedra di Ravà, cacciato dall'università per motivi razziali, in Italia Oggi,  Gentile, Società italiana di filosofia del diritto (atti del Congresso), La via della guerra e il problema della pace, Ferrari, Filosofia giuridica della guerra e della pace, Milano, Courmayeur, Franco Angeli,  "Laicità e immanentismo nel pensiero di Norberto Bobbio", di Alfonso Di Giovine, in Democrazia e diritto,  Abbagnano, Storia della filosofia, volume 9. Il pensiero contemporaneo: il dibattito attuale, POMBA, Torino  B., Tra due repubbliche: alle origini della democrazia italiana, Donzelli Editore, Fortini si reca in Cina in visita ufficiale nella Repubblica Popolare Cinese con la prima delegazione italiana formata, tra gli altri, da Piero Calamandrei, B., Treccani e Musatti. Il viaggio durerà un mese e il diario della visita verrà pubblicato in Asia Maggiore.  Così Fortini chiama scherzosamente B. assimilandolo a Cartesio (Descartes) e al suo razionalismo  Franco Fortini, Asia Maggiore, Einaudi, Torino  Ricordo di B., in Rivista di Filosofia,  Bologna, Società Editrice Mulino, Proiflo biografico di B., su accademia delle scienze,  B., decima tavola fuori testo.  "Non dobbiamo chiedere scusa per Piazza Fontana"  Fassò, La democrazia in Grecia, Giuffrè Editore, Milano   «con l'aborto si dispone di una vita altrui». Affermava la necessità di evitare il concepimento non voluto e non gradito; e concludeva, rispondendo a Nascimbeni: «Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il "non uccidere". E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l'onore di affermare che non si deve uccidere».(in Intervista a B.)  Senato della Repubblica, su senato. B., ventesima tavola fuori testo.  Centenario B., su centenario bobbio).  Premio Balzan, su balzan.com.  I timori di B. Democrazia senza partitiLa Repubblica  Ha lasciato scritto B.: «La morte dovrebbe essere vicina a dire il vero, l'ho sentita vicina tutta la vita. Non ho mai neppure lontanamente pensato di vivere così a lungo. Mi sento molto stanco, nonostante le affettuose cure di cui sono circondato, di mia moglie e dei miei figli. Mi accade spesso nella conversazione e nelle lettere di usare l'espressione 'stanchezza mortale'. L'unico rimedio alla stanchezza 'mortale' è il riposo della morte. Decido funerali civili in comune accordo con mia moglie e i miei figli. In un appunto trovo scritto: vorrei funerali civili. Credo di non essermi mai allontanato dalla religione dei padri, ma dalla Chiesa sì. Me ne sono allontanato ormai da troppo tempo per tornarvi di soppiatto all'ultima ora. Non mi considero né ateo né agnostico. Come uomo di ragione e non di fede, so di essere immerso nel mistero che la ragione non riesce a penetrare fino in fondo, e le varie religioni interpretano in vari modi. Alla morte si addice il raccoglimento, la commozione intima di coloro che sono più vicini, il silenzio. Breve cerimonia in casa, o, se sarà il caso, in ospedale. Nessun discorso. Non c'è nulla di più retorico e fastidioso dei discorsi funebri». (Ne La Repubblica la cronaca del funerale di B..)  Né ateo né agnostico ma lontano dalla Chiesa, in «La Repubblica. B., Scienza del diritto e analisi del linguaggio, in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile,  B., Essere e dover essere nella scienza giuridica, in Rivista di filosofia. «Mai come nella nostra epoca sono state messe in discussione le tre fonti principali di disuguaglianza: la classe, la razza ed il sesso. La graduale parificazione delle donne agli uomini, prima nella piccola società familiare e poi nella più grande società civile e politica è uno dei segni più certi dell'inarrestabile cammino del genere umano verso l'eguaglianza. E che dire del nuovo atteggiamento verso gli animali? Dibattiti sempre più frequenti ed estesi, riguardanti la liceità della caccia, i limiti della vivisezione, la protezione di specie animali diventate sempre più rare, il vegetarianesimo, che cosa rappresentano se non avvisaglie di una possibile estensione del principio di eguaglianza al di là addirittura dei confini del genere umano, un'estensione fondata sulla consapevolezza che gli animali sono eguali a noi uomini, per lo meno nella capacità di soffrire? Si capisce che per cogliere il senso di questo grandioso movimento storico occorre alzare la testa dalle schermaglie quotidiane e guardare più in alto e più lontano». (da Destra e sinistra, Donzelli, Roma)  B. È significativo che nella sua ultima lezione accademica tenuta come titolare della cattedra di Filosofia della politica a Torino ipresente’ come egli stesso ricorderà ‘il collega cui mi sentivo intellettualmente e politicamente più vicino, Entrèves’, B. abbia citato ‘con forza la celebre frase che subito dopo la Prima guerra mondiale, di fronte agli allievi, che pretendevano dal celebre professore un orientamento politico, Weber pronunciò: «La cattedra non è né per i demagoghi né per i profeti. B., Il mestiere di vivere, il mestiere di insegnare, il mestiere di scrivere, colloquio con Polito, in “Nuova Antologia”, Abbagnano, Storia della filosofia,  IX, POMBA per L'Espresso, Torino ove è detto: «B., dai primi anni Cinquanta in poi, ha ricorrentemente tallonato la sinistra marxista, provocandola con intenti costruttivi e spingendola ad un esame critico del suo persistente dogmatismo e settarismo. Il documento più importante di tali provocazioni, nel decennio in esame, è la raccolta di saggi Politica e cultura del Alcuni di questi saggi appaiono in origine sulla rivista ‘Nuovi argomenti' che  costituisce in quegli anni uno dei più significativi luoghi d'incontro tra area laica e quella marxista. Lì appare uno dei saggi più provocatori, in senso costruttivo, rivolti a quest'area (dalla quale si risponderà con gli interventi di Della Volpe e di Togliatti): quello dal titolo molto significativo Democrazia e dittatura».  Scrive B. Pur non essendo mai stato comunista e] avendo dedicato la maggior parte degli scritti di critica politica a discutere coi comunisti su temi fondamentali come la libertà e la democrazia ho sempre considerato i comunisti, o per lo meno i comunisti italiani, non come nemici da combattere ma come interlocutori di un dialogo sulle ragioni della sinistra. B., Teoria generale della politica, Einaudi, Torino)  Sul pensiero di Bobbio circa il comunismo, si veda anche l'intervista Bosetti, «No, non c'è mai stato il comunismo giusto», in l'Unità. Segue alla pagina successiva Archiviato B. B. XVII.  N. B., Elogio della mitezza, Linea d'ombra edizioni, Milano, Repaci, magistrato e uomo della Resistenza, nipote di Leonida Repaci  Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Cuneo, su beniculturali.ilc.cnr.Sito della Presidenza della Repubblica, quirinale  Comune di Rivalta Bormida | La Biblioteca, su comune.rivalta.al. B., Tamburrano, Carteggio su marxismo, liberalismo, socialismo, Roma, Editori Riuniti,  Portinaro, Introduzione a B., Bari, Laterza, B. Biografie e bibliografie degli Accademici Lincei, Accademia dei Lincei, Roma, Enrico Lanfranchi, Un filosofo militante. Politica e cultura nel pensiero di B., Bollati Boringhieri, Torino, Erba, B. l'accento sulla democrazia, in "Storia e problemi contemporanei", A. Mancarella, B. e la politica della cultura. Le sfide della ragione, "Ideologia e Scienze sociali",  Lacaita Editore, Bari-Roma; Gangemi, Meridione, Nordest, Federalismo. Da Salvemini alla Lega Nord, Rubbettino, Soveria Mannelli; Cotroneo, Tra filosofia e politica. Un dialogo con B., Soveria Mannelli, Rubbettino, Merlo, Consuntivo storico e filosofico sul "Centro di Studi Metodologici" di Torino, Pantograf (CNR), Genova; Ghezzi, La distinción entre hechos y valores en el pensamento de B., Editorial U. Externado de Colombia, Bogotá, Greco, B.. Un itinerario intellettuale tra filosofia e politica, Donzelli, Roma; Preve, Le contraddizioni di B.. Per una critica del bobbianesimo cerimoniale, CRT, Pistoia, Zagrebelsky, Massimo L. Salvadori, Guastini, B. tra diritto e politica, Laterza, Roma-Bari; Revelli, B. maestro di democrazia e di libertà, Cittadella Editrice, Assisi, Pazé, L'opera di B. Itinerari di lettura, Milano, Franco Angeli, Giannetti, Tra liberaldemocrazia e socialismo. Saggi sul pensiero politico di Norberto Bobbio, Plus, Pisa; Punzi, Omaggio a B., Metodo, linguaggio, Scienza del diritto, Giuffrè, Milano, Agosti, Marco Revelli, B. e il suo mondo. Storie di impegno e di amicizia, Aragno, Torino, Peyretti, Dialoghi con Norberto Bobbio su politica, fede, nonviolenza, Claudiana, Torino; Erba, B., in Id., Intellettuali laici", Vincenzo Grasso editore, Padova,  Portinaro, B., in Il contributo italiano alla storia del PensieroDiritto, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Ruiz, Politica, historia y derecho en B. [Fontamara ed.],. Losano, B.. Una biografia culturale, Carocci, Roma, Greco, B. e la storia della filosofia del diritto, in Diacronìa. Rivista di storia della filosofia del diritto, B.; Pierandrei, Introduzione alla costituzione, Roma, Laterza, Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  B., su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. B., su Find a Grave.  Opere di Norberto Bobbio, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di B. / B. (altra versione),. Norberto Bobbio, su Goodreads.  B. / B. (altra versione) / Norberto Bobbio (altra versione) / Norberto Bobbio (altra versione) / B. (altra versione) / B. (altra versione), su senato, Senato della Repubblica.  Registrazioni di B., su RadioRadicale, Radio Radicale.  Le opere di B. (Biblioteca e Archivio B.  del Centro Studi "Piero Gobetti" di Torino), su erasmo. Commemorazione di Norberto Bobbio, su giornaledi filosofia.net. Epistolario B. Zolo B. dal sito dell'ANPIAssociazione Nazionale Partigiani d'Italia; I presupposti filosofici nell'opera di B. di Manni Antifascismo Senatori a vita di nomina presidenziale Filosofia. Norberto Bobbio. Bobbio. Keywords: il bisogno del bisogno del senso del senso. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Bobbio," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Bobbio.

 

Grice e Boccadiferro: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale del luogo comune – scuola di Bologna – filosofia bolognese – filosofia emiliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Bologna). Filosofo bolognese. Filosofo emiliano. Filosofo italiano. Bologna, Emilia-Romagna. Grice: “Boccadiferro is a good one; he is what Oxonians call ‘a Renaissance man,’ and all’italiana, he has a beautiful carved grave – He was into ‘physica,’ or physics, what Lord Russell would call ‘stone-age metaphysics,’ but the Italians call ‘fisica medievale,’ and he was surely an Aristotelian – Platonic physics is a florentine, rather than a Bolognese thing – no wonder the first stadium ever in Italy started in Bologna, not Firenze, whose Accademia platonica was the place to see and be seen!” --  Ludovico Boccadiferro   Bologna: la tomba di Boccadiferro nella basilica di San Francesco Umanista italiano. Il suo nome latino è 'Ludovicus Buccaferrea,  Da una illustre famiglia cittadina, dopo aver seguito le lezioni dei filosofi Alessandro Achillini dal quale derivò il suo orientamento averroistico, e forse Pietro Pomponazzi, presso lo Studio di Bologna, B. insegnò a sua volta filosofia nella medesima università. Si trasferì alla Sapienza di Roma ove ebbe modo di farsi apprezzare anche da papa Clemente VII. Alla Sapienza rimase sino a quando, a seguito del rovinoso sacco di Roma dei lanzichenecchi, tornò a Bologna per riprendere l'insegnamento che mantenne fino sua alla morte, avvenuta nella città natale. È sepolto in una tomba monumentale all'interno della basilica di San Francesco a Bologna.  Scrisse diverse opere, in buona parte edite postume o mai pubblicate, sulla filosofia aristotelica. Altre opere: “Explanatio libri I physicorum Aristotelis” (Venezia, Academia Veneta); “Nova explanatio Topicorum Aristotelis” (Venezia, Academia Veneta); “Lectiones in quartum meteororum Aristotelis librum” (Venezia, Francisci Senensis); “Philosophi praeclarissimi Lectiones super primum librum meteorologicorum Aristotelis, nunc recens in lucem editae, additi etiam sunt duo indices, tum rerum, tum quaestionum copiosissimi” (Venezia, Ioannem Baptistam Somascum Papiensem); “Lectiones super tres libros de anima Arist. Nunc recens in lucem aeditae, cum copiosissimo indice tam rerum notabilium quam quaestionum quae in uniuerso opere continentur” (Venezia, apud Ioan. Baptistam Somascum, et fratres); “Explanatio libri primi physicorum Aristotelis lectionibus excerpta recenti hac nostra editione quam potuit diligentissime expolita atque elaborate” (Venezia, Hieronymum Scotum); “Lectiones in Aristotelis Stagiritae libros, quos vocant Parva naturalia” (Venezia, Hieronymum Scotum); “Lectiones, in secundum, ac tertium meteororum Aristotelis libros” (Venezia, Hieronymum Scotum); “In duos libros Aristotelis de generatione et corruptione doctissima commentaria a Ioanne Carolo Saraceno nunc primùm castigata atque diligentissimè repurgata necnon copiosissimo atque locupletissimo indice ab eodem nunc primùm amplificata atque illustrata” (Venezia, Franciscum de Franciscis Senensem); “Lectiones super primum librum Meteorologicorum Aristotelis, duo additi etiam sunt indices, nempe rerum ac quæstiorum copiosissimi” (Venezia, hæredem Hieronymi Scoti). Vedi Treccani L'Enciclopedia Italiana, riferimenti in.  Fonte Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in.  Antonio Rotondò, B., in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 11, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Lohr, «The Aristotle commentaries of Ludovicus Buccaferrea», Nouvelles de la république des lettres, Achillini Averroè Aristotelismo; B. su Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  B., in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di B., su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di B.  Ritratto di Ludovico Boccadiferro Quadreria dell'Bologna, Archivio storico. Averroismo, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Filosofia Filosofo Professore Bologna Bologna Umanisti italiani. E ex decem illis capitibus quæ præmittenda esse alias diximus, cetera, ut miQuz præmis nus necessaria huic tra et ationi, prætermittentes, hæc potissimú attingemus, tenda sunt an te expolitio quodnam fit philosophi propositum in his libris topicorum, quæ ſit huius nem Topico partis utilitas, quæ inscriptio, qui ordo, et quæ operis diuiſio: quibus absorum lutis, ad textus expofitionem accedemus. Propolitum igitur in his libris est, quod fit phi diale et icam methodum trader quare, ut, quid hoc propofitum nobis polli positum in li ceatur, intelligamus, cognoſcendum est quid fit diale et ica. et quoniam tunc bris Topico rem unamquanque optime cognoscimus, fi ipsam à ſui fimilibus sciamus rum. diſtinguere; dialectica autem maxime ſimilis effe uidetur rhetoricæ; ideo ui debimus, quo modo conueniant, differantg; inter ſe dialectica, et rhetorica. Dialecticam Stoici definiunt scientiam bene dicendi. bene dicereautem quidfit diale effe uolunt uera dicere, ac rei conſentanea.cum autem folus philoſophus corum ſente Čtica ex Stoia hoc efficiat, ipfi ad philosophiam solum diale &ticæ nomen referunt, ac ſolus cia. philosophus, ex eorum ſententia, diale&icus est. PLATONE vero, ut Alexander refert, dialecticam esse existimavit divisiuam me quid iterum fit thodum: cuius opus est, et ex uno plura facere, et plura in unum componePLATONE fena ex re hanc enim in Phædro dialectica appellat, ubi eam summis laudibus extollit. tentia, vervm alia forte eſt PLATONE sententia: uult enim ipſe, ut patet in dialogo alia, et uera, de iufto, dialecticam esse facultatem, qux conatur ordinecerto, circa unum Platonis fen: quodque, quid ipſum ſit, inuenire. cum autem hæc facultas dupliciter tentia de dia lectica, quid conſiderari poſsit, primout eius regulæ, ac præcepta ſeorſum conſiderantur; lit. fecúdo, ut hæ regulæ rebus ipsis applicantur; dialecticam Plato à rebus non feiunxit, ideo diale et icum metaphysicum appellauit, qui rationem capit cu iuſlibet essentiæ, et non ſolum regulas, et præceptiones callet, quibus inter rogandum reſpondendum ue fit fed, et interrogare fic, et reſpondere, quod eſt diale et ici proprium. cum autem huius fit uel præcipuum inſtrumentum diuifio, ideo eam in Phædro tantopere commendauit. ARISTOTELE autem dialecticam poſuit ſyllogiſticã methodum ex proba ARISTOTELE sé bilibus agentem de quacunque re propofita. methodum appellat fyllogiftitentia de dia cam ex probabilibus, quoniammultipliciter fyllogiſini differunt, uel ſcilicet lectica, quid ſecundum propofitionis ſpecies, uel ſecundum modos, etfiguras, uel ſecun dummateriam,in qua ſunt. ſecundum quidem propofitionum ſpecies alii funt categorici, alii hypothetici. ſecundum modos, et figuras, alii ſunt perquomodo fe feet i, aliiimperfecti, alii in aliis figura, et modo. fecundum autem materiam cundum mo differunt, quoniamalii ſuntex ueris, et propriis, qui demonſtratiuidicundos et figu tur; atque ars, quæ huiuſmodi ſyllogiſmos docer conſtruere, appellaturme ſyllogiſmi, et thodus demonſtratiua. Alexander eam dicit appellari demonstrationem. quomodo fe alii autem ſyllogiſmi ex probabilibus probant, qui diale &tici appellantur; at cundum ma que ars, quæ huiuſmodi fyllogiſmos docet conſtruere, diale et ica methodus teriam. A eſt 1. tedicta declarat. est peripateticis, de qua philoſopho propoſitum eſt agere in his topicorum libris. at uero ſyllogiſmi, qui ex apponentibusprobabilibus procedunt, ſo exemplis an phiſtici ſunt; ac ſophiſtica ars eft, quæ de ipſis agit, horum autem differen tia hinc perſpici poteſt. ſienim dicamus, nullum bonum eſt imperfe et um,uo luptas eſtquid imperfe et um, ergo uòluptas non eſt bona, hic eſt demonſt ra tiuus ſyllogiſmus, quiex uoluptatis diffinitione procedit. at ſi dicamus, om ne bonum bonos efficit poſsidentes, fed uoluptas bonos non efficit, ergo uoluptas non eſt bona: hic erit dialecticus ſyllogiſmus. quod enim bonum bonos efficiat, eſtquidem probabile, non tamen neceſſario uerum. ſcien tia enim bona eſt, quæ tamen bonos poſsidentes non efficit. at ſi quis dicat, quod eft bonum, eſt appetibile, ſed uoluptas eſt appetibilis, ergo uoluptas quare dialeelt bona: ett fyllogiſinus ſophiſticus, quiex apparentibus probabilibus pro ética ex procedit: fallit autem ex loco à conſequenti.quòd fi quis cauſam quærat, cur babilibus,et dialectica ex probabilibus tantú procedat,hæcnimirum eſſe uidetur, quòd, te propolita cum dialectica interrogare doceat, acreſpondere, (id quod uerbum Sráneye agat. sou, à quo dialectica di& a eft, nobis indicat ) oportet, utdiale et ica de rebus omnibus differat, cum res omnes interrogando, et reſpondendo tractari poſsinc. ſi igitur diale et icus de quacunque re propoſita agit, neceſſe eſt, de rebus etiam fallis quandoque diſſerat. quod li ita fit, impoſsibile eſt, ut ex rebus ueris ſemper probet: neque enim ex ueris falſum colligi aliquo mo: do poteſt. ad probabilia igitur diale&icus conuertitur, quæ élicit à reſpon quare dialedente, ex illisq; propofitum concludit: neque enim probabilia omnino ue etica lit à phi ra ſunt. ita igitur patet, quid peripateticis dialectica fit. lofopho ap Quæ cum ita fint, re& e di& um eſt à philosopho, diale &ticã eſſe avtispoçor rhet pellata avtitoricæ. tribus enim modis potiſsimum conueniunt rhetorica, et diale &tica: primo quidem, quia definitum genus non habent circa quod uerſentur, ſicut et modis inter aliæ omnes diſciplinæ. nam et medicina, et mathematica,et naturalis philofo fe conueniát phia, et ciuilis ſcientia, et artes omnes ſubie et um quoddam agnoſcunt, in dialectica et tra cuius ambitum continentur. nihil enim, quod ad humanum corpus non rhetorica. pertineat,medicina conſiderat: neque arithmetica, quod ad numerum.at diale &tica de quacunque re propofita poteſtagere.eodem modo et rhetoris ca proprium ſubieci genus,circa quod uerſetur, non habet. ſecüdo, conue niunt dialectica, et rhetorica, quia utraque non ex propriisrerum principiis, ſed ex rebus communibus probat. aliter enim deremedica agit diale Žicus, quam medicus. hic ex propriis eius artis principiis diſſerit: diale&ti cus uero ex communibus: eodé modo et orator. Tertio conueniunt, quia circa oppoſita æque uerſantur, id eft, utranque partem contradictionis tuen tur. ſimiliter enim diale et icus tuebitur uoluptatem effe bonam, etnon bo,: nam, animam effe mortalem, et immortalem:et orator, aliquid effe iuſtum, et non iuſtum, utile et non utile, laudabile, et uituperabile, eodem modo de fendet. aliæ autem omnes artes, etfi utrunque oppoſitorum cognofcant, non tamen utrunque eorum efficiunt, fed, quod melius eſt, ſemper ſibi pro ponunt.medicus, exempli cauſa, quæ ſanitatem efficiunt,fimulet quæ mor bum, perſpecta habet, non tamen fanitatem, et morbum indifferenter effi cit, ſed ſanitatem ſibi ſemper proponit.eodem modo et aliiomnes artifices. quare dialeſola diale et ica, ac oratoria ars circa utrunque oppofitæ indifferenter uerſan rica à philo tur.atque hinc eſt, quòd hæ duæ artes à philoſophis poteſtates ſolent appel fophis lint ap lari. poteftas enim proprie oppofitorumeſt: hæ autem artes non unum mat pellatę potegis oppofitorum, quam alterum tuentur, licet alii iccirco ipſas appellari po ſtate; idý; teftates dicant, quoniam potentesreddunt eos, qui ipſis inſtructiſunt.quid spopoo rheto ! tici et rheto enim tur. enim non poteſt, qui hominibus probare, ac perſuadere, quod libeat; pofsit? alii uero iccirco eas poteſtates appellari dicunt, quoniã ad bonú æque busci nfirma tribus rationi ad malú uſum his uti poffumus: atque hinc eft, quòd neſcias, bonine an mali plus hominibus hæ artes attulerint: ficut enim, fiad honeſtas rariones dedu cantur, ut ueritatis inuentionem, iuſtitiæ defenfionem, ac commoda pa trix maxime proſunt, ita fiad oppoſita trahantur, maxime obelle ſolent his igitur tribus cóueniunt dialectica, et rhetorica, quòd definitum genus ſubjectum non habent, quod non ex propriis, ſed ex communibus probant, et quòd utranque oppofitorum æque tuentur. TOTIDEM etiã modisinter fe differút.primoenim diale et ica circa quamquot modis cunque materiam uerſatur. rhetorica autem ciuilem materiam quodammo inter fediffe dofibiappropriat. ſecundo diale &interrogando ica, et reſpondendo de rerat rhetoria busagic, ac prolixitatem uerborum fugiens quambreuiſsime differit: rhelectica: torica uero continuata, ac diffuſa oracione uritur, quod confiderans Zeno reéte admodum rhetoricam manui expanſæ, dialecticam uero eidem in pu gnum contractæ comparauit. tertio differunt, quia diale&ica circa séris: quid ſie sherorica uero circa uzóleous uerſatur. eft autem Siois quæſtio nullis certiş is; et quid finibus temporum locorum, perſonarum concluſa. úzóteous uero quæ defini ta eft uelomnibus, uel pluribus horum, ut fi quæramus, an philoſophiæ ope ra fit danda, siois eſt, fi quæramus, an nobis hoc temporephiloſophiz ſiç uacandum, utóðeris eft. IT A igitur paret, quod ſie philoſophi propoſitum in his Topicorum libris agere, ſcilicet de dialecticamethodo, uidimusý; quid eſſet diale &tica, et quid cum rhetorica conueniat, quid ue ad ipfa differat. AlterVM, quod diſcutiendum propoſuimus, eft, quænam ſit huius operis diale &icz u. utilitas eftautem eius utilitas ad quatuor præcipue.primo ad diſputationes, tilitas, et ad fecundo ad oratoriam facultatem,tertio ad ueritatis inuentionem, ultimo quot res cöfe ad ſcientiarum principia probanda.ſi quis ea demoliri tentet, ad difputatioratpotiſſimú, nes quidem utilis eſt diale&ica, quoniam loca nobis ſubminiſtrat; unde e. quid.confe Tuantur argumenta ad quodlibet problema conſtruendum, uel deftruédum. ad diſputa præterea docer quomodo interrogare, ac reſpondere debeamus. quare fi ţiones. alios interrogabimus, quodlibet probare poţerimus: fiautem interroganti reſpondebimus, fententiam noſtram egregie ſuſtinebimus, atque ad ircon ueniens non deducemur.quàm autem adrhetoricam conferat, hinc patet', quàm confen quod omnes fere, qui de rhetorica conſcripſerunt, non aliunde, quam ex riam faculta docis, qui hic traduntur, probationes fuas, quæ ſunt quaſi orationis cor, decem, ſumi tradunt, neque tamen eo minor eft hæc utilitas, quòd plerique rhe cores ex his Ariſtotelis libris, quod ad rem ſuam faceret, iamdudum mutua cti ſunt.magni enim intereſt, fi quis aquam ex riuulis hauriat potius quam ex fonte, id autem uel hinc patere poteſt, quòd, cum apud Ariſtotelem tradi ti ſint tercentum, atque eo amplius loci, ita diſtincte ſecundum quæſtionum differentias, ut nihilmagisrhetores eos omnes ad uiginti fere deduxerunt, quam ampla facultas in quantascoa&a anguſtias. Ad ueritatis autem inuent quàm confe tionem dialectica confert, quoniã cum in unaquaquere poſsimus ad utranrat ad uerita quepartem diſputare ex probabilibus. probabilia autem non fint exomni tis inucntio parte falſa, ideo ex ipſis aliquid ueri colligere poterimus, quod Ariftotelis reſtimonio confirmatur, qui plerunque in rebusdifficillimis diale et icos fyl logiſmos pro utraque parte præmittit.deinde fententiam ferens folet often quim confe dere quoquo modo rem ita ſe habere, et quoquomodo non. Confert de rat ad ſciena mum diale et ica ad ſcientiarum principia defendenda: nulla enim ſciétia pro A 2 pria nem. Iteriorum. tiarum prima pria principia poteſtprobare, fed ea pro ueris aſſumens, alia omnia ex illis pendapaa pro probat: at fi huiuſmodi principia negentur, nullus præter dialecticum, & metaphyſicum poterit ipſa probare.maxima igitur, utpatet, eſt diale &ticæ utilitas,atque ideo immerito quidam ipfam damnarunt, et fuftulerunt.fie quòd quidã nim diale &tici quidam pernicioſas opiniones intulerunt, ut Protagoras, dialectica im qui cum in dialecticis excelleret, Deos in dubium reuocauit, unde decreto merito dampublico Athenienfes eius libros arſerunt,ipſumą; Athenis ablegarunt, tan narint, idq; Protagoræ e quam hominem reipublicæ, ac philoſophicæ ueritati perniciofum, id non xemplo. dialecticæ contigit uitio, ſed eorum potius, qui dialecticam à rerum cogni tione ſepararunt, quod profecto aliud non eft, quàm fi quis corpus ab ani ma ſeparet, aut oculum à uiſua facultate: unde mirum non eft, fi poftea dialectica ad deteriorem partem abufi fuerint. quæ fit hu SEQUITUR, ut inquiramus,quæ ſit huius operis inſcriptio, et inſcriptionis ius operis incaula. inſcribuntur autem hi libri Torine, græco nomine, à uerbo Tótosi, infcriptionis. quodlocum nobis ſignificat. eſt autem locus, ut Rodulphus definit,com munis quædam reinota, cuius admonitu, quid in quaque re probabile ſit; poteft inueniri, atq; hinc libri, qui de huiufmodi locis agut, Topica appellati. Iam illuduidendum eſt, qui ſit horum librorum ordo ad alios libros logicæ qui fit ordo facultatis. primoq; inquirendum eſt, an libri Topici ſequi debeant libros huius libri. pofteriorum reſolutoriorum: deinde an etiam ſequi debeant libros priorú, et primo an Primo quidem, quòd pofteriorum libri, qui de demonſtratione agunt, To cedere debepica conſequi debeant; ex eo probatur, quoniam demonſtratio eft finis to ant libros Po tius logicæ tractationis, ut Græci atteſtantur, de ea igitur ultimo loco agen dum eſt.præterea cum probabilia uiam nobis aperiant ad ipſam demonſtra tionem, fintq; inuentu, ac cognitu faciliora, dehis igitur priori loco agen huius ratio dum eſt. his itaque rationibus Topica præcedere Poſteriora ſtatuamus. an uero præcedant, an ſequantur Priora, non minor eſt difficultas. CICERONE Marcus Ci Topica cero, cuius fententiam ſequitur BOEZIO, logicam facultatem, quam dili Lebeid libros gentem rationem diſſerendi appellat, in duas partes dicit efle diductam, u. Priorum, nam inueniendi,alteram iudicandi:inueniendi artem ordine naturæ priorem idậ; ex fendicit. ſi hæcita ſunt, cum inueniendi ars in Topicis libris tradatur, iudican tentia CICERONE diuero in Prioribus, ergo Topica procedut Priora.quæ enim priora ſuntin ronis, et BOEZIO doctriva ordinata, prius etiam tradi debent.uerum quoniam plerique ne çit. fciunt qua ratione pars illa appelletur iudicatiua,ideo hoc ipſum nunc:0. ſtendamus. Appellatur hæc pars inuentiua eo quòd locos, utdiximus, con partes logicæ tinet, ex quibus probabilia eruuntur.pars uero altera iudicatiua dicitur, altera inuenquoniam doceſ, quo pacto, probabilia illa, quæ inuenimus, fint conne& en tiua,altera ne da, qua ſcilicet figura, et quomodo, ut aliquid concludamus, non ſolum ma appellentur. teria opuseft, qua id efficiamus, ſed etiam recto, et artificioſo connexu., non aliter, quam qui cercas, autáreasimagines fundunt, non ſolum materia indlgent, fed etiam typis quibuſdam,per quos fuſa materia debitam formam fufcipiat.pars igitur illa, quæ de locis agit, inuentiua, quæ uero de modis,ac figuris ſyllogiſmorum, atque inſuper decautionibus captioſarum argumen opinionis futationum, iudicatiua eſt appellata. ſed, ut ad rem propoſitam redeamus, perioris effi concludebat prior ratio Topica debere præcedere librospriorum, ſed huic cax oppofi fententia opponitur efficax ratio.in Prioribus enim agitur de ſyllogiſmo in. communi, in Topicis autem de ſyllogiſmo dialectico.cum autem commu niora femper præcedere debeant, ergo priorum libri præcedent Topica, hancq; ſententiam peripateticiomnes, Græci, Latini, et Arabes concordes cui caméopi conſequuntur.Si cui tamen prior ſententia magis arrideat, quòd ſcilicet TO nis confirma tio. an qua ' ratione. TOPICORVM ARIŞ T. 3 Ctio. $ Topica præcedane, non concedet; quod oppoſita ratio aſſumit, quòd fcilinioni magis cet in Topicis de diale&ico ſyllogiſmo agatur, ſed dicețibi agi de materia et eiustatio diale et ici fyllogiſmi, quæ ſunt ipſa probabilia.hæc poſtea quomodo ſyllogifnis confirma mosautalia argumentationis fpecieconnecti debeant,in prioribus traditur. tio. quòd Gi philoſophus Topicoru initio dicit ſe in propoſita tractatione diale &icum fyllogiſmum quærere, hoc propterea dicit, quoniam hæc omnia graniobiectio. huic opinio tia diale et ici ſyllogiſmitra et antur: quid enim conferent probabilia, nifi ipfi huius obie– recte componere, ac connectere ſciamus? non tamen ſupponunt do &trinam ctionis diflo de fyllogiſmo, quæ in prioribus traditur: Id neque ex eo oſtendi poteſt, hanc lutio. tračiationem eam fupponere, quæ eſt de fyllogiſmo, quoniam philoſophus alia huius ra obie initio primi Topicorum de ſyllogiſmo, atque eius ſpeciebus agit:non enim ob aliud de his agit, niſi ut dialectici fyllogiſmi materiam inueniat, de qua huius obie hoc loco nou diffiniret, eiusg; ſpecies, cum dehis in reſolutoriis abunde eftionis dißio lutio alia, giffet.ita igitur Topica librum de interpretatione conſequentur, Priorum conclufio. autem, ac Pofteriorum libros præcedent. Illvd deniū uidendum ſuperelt, quæ fit huius operis diuiſio.diuiditur auquæ fic huius tem in tres partes. in primo enim libro oſtendit partes, ex quibus compooperis diui – nuntur orationes dialecticæ, et partium partes, uſque ad fimplicissimas. in fio. fecunda parte oitendit loca, ex quibus fumantur argumenta ad conſtruen dum, et deftruendum omnegenus quæſiti, quod fit in ſex ſequentibus libris. in tertia autem parte; uidelicet in o et auo libro interrogantem inftruit, quo-. modo debeat interrogare, ac reſpondentem, quomodo debeat reſpódere. In hoc primo capite proponitphiloſophus propoſitum ſuum in his Topicis libris. &quoniam hæc omnia,quæ in hoc uolumine tractantur, gratia diale quid in hoc Etici fyllogiſmi tractantur, ideo præmittit, quid ſit fyllogiſmus, et quæ fint agendum pro eius differentiæ.primo igitur definit fyllogiſmum, deinde definit ſyllogiſponac philo mum demonſtratiuum: et quoniam demonltratio conſtat exprimis, et ueris, fophus. oftendit, quænam ſint hæc prima, et vera, definit etiam diale &ticum ſyllogif mum. et quoniam conſtat ex probabilibus,oftendit quænam ſint probabilia. definit deinde litigioſum fyllogiſmum, poftremo definit paralogiſmum, qui in ſcientiis fit, ac concludens dicit ſe ſummatim dehis egiſſe, admonetą; ſe non effe de rebus his exactam do et rinam traditurum, ſed qualis pro poſitæ methodo conuenit. Propositum. Duæ ſunt apud FILOSOFI voces cognatæ, propofitum, et fubquid inter se iectum. ſubiectum eſt circa quod unaquæque diſciplina uerfatur: propoſitum differantpro uero eſt id, quod artifex ſibiproponit, et quo effe et to ceſſat ab opere, exempofitum; et plicauſa,fubie& um in medicina efthumanum corpus, propoſitum uero eſt ſubiectum. fanitatem efficere in humano corpore, et femper propoſitum comprehen dit etiam ſubiectum, quare Græci interpretes, cum ſemper expofitum quæ rant, de ſubiecto nunquam fere uerba faciunt notandum autem eſt, quòd in hoc differre uidentur artes factiuæ à diſciplinis contemplatiuis, quòd in proquomodo fa pofito artium faciuarum tria complectuntur, effectio primum, quæ eſt cuctiuz artes à juſlibetartis finis, deinde forma, quæ ab artifice introducitur, quæ et ipſa differant. fubie et um artis propinquum appellatur, ſicut eſt in medicina ſanitas: ptäte rea ipſum ſubiectum, atque hæc tria in propoſito artis explicantur, nilicon tingat formæ illi, &fubiecto unum eſſe nomen impofitum. in propofito au tem contemplatiuarum diſciplinarum comprehenditur cognitio, quæ eſt cuiuſlibet fcientiæ contemplatiuæ finis, et ipſum ſubie et um licet fiquis in his etiam diligentius inſpiciat, uidebit formam quandam latere naturalis philoſophi.propositum est res naturales cognoſcere, fed forma latet modus 1 1 торт сок у м ARIST, di, dus, ſcilicet et character quo illas cognofcit, nempe phyſice eodem modo, &arithmetici propoſituni eſt numeros cognoſcere ledlatet illud mathema tice, quod eſt quali forma eius cognitionis. notandum etiam eft aliud effe proris differ. propofitum eius, qui ſcientiam aliquam tradit, &ipſius scientiæ, exempli se àpropoſcauſa,philoſophipropofitum eſt in hoc uolumine de dialectica agere, ipfius to ſcientiæ, uero diale &ticæ propofitum eſt probabiliter diſputare de quacunque propofi quä ipfe fcrito problemate. utrunque autem propofitum indicant uerba philoſophi. ptor tradit. quid ſit me Methodum. utcognoſcamus quid methodusſit, quæ res, ſicuti non facilis eſt; thodus. ita digniſsima eft cognitione, notandum eſt,quòd methodus, ficut nomen indicat, elt uia quædam, qua unum poft aliud certo quodam ordine poſitum eft, quare diſciplinæ omnes, quæ certum quendam ordinem obſeruant, me: quæ fint prothodi appellantur: ſed inter ipſas diſciplinas aliæ ſunt, quæipſis diſciplinis prie mechotradendis deſeruiunt, et iccirco diſciplinarum inſtrumenta dici poflunt, cu juſmodi ſunt definiendiars, et diuidendi, et aliæ quædam. aliæ uero ſunt di ſciplinæ, quibus illæ deferuiunt, proprie quidem methodi nomen diſciplinis deſeruientibus conuenit, quæ omnes ad logicam tractationem pertinent, quæ etiam in cauſa ſunr, cum aliis diſciplinis applicantur,ut niethodi nomé accipiant: unde et medendimethodus, et phylica methodus dicitur, cum ſci licethæ diſciplinæ certo quodam ordine traduntur, quod non aliunde ha bent, quam ex illis logicis mechodis. quod hæc ars Inuenire. dixit hoc philoſophus, quoniam ante ipſum hæc ars nondum erat nondum inué conſtituta: etſi multa apud PLATONE, et alios ueteres philoſophos reperi ta erat,ſed ip rentur, illa tamen erant præcepta quædam ſparſa, et difie et a,neque colle ſe primus ea inuenit, et p &a in artem. primus omnium Ariftoteles hæc diligenter perſecutus artem fecit, hanc inſtituit, fimul et perfecit. A quapoterimus etc, cum diale et icainterrogando, et reſpondendo conſiſtat, quid diale et ioftendit philoſophus, quidnam ipſa conferac tum interroganti, tum reſpon ca cöferat in denti.confert enim interroganti, quoniam docet ipſum diſſerere de qua reſpondenti cunque re, quæ à reſpondente proponi poſsit: confert reſpondenti, quonia inftruit ipſum, ne abinterrogante deducatur ad inconueniens:ſed ſenten tiam ſuam egregie ſuſtinear, De omni, hoc dicens philoſophus quodam modo diale et icam d rhetorica ſe parauit. etſi neutra earum habeatſubie et um limitatum,non æque tamen rhe torica de omni quæſtione diſputat, ſicut dialectica.circa ciuilia enim nego cia magis uerſatur, quod quædā Propoſito problemate. Quid ſit problemainferius oftendet philoſophus. diſpu non ſunt diatat diale et icus de rebus ciuilibus, de rebus naturalibus, de rebus medicis lettica proaliisg;, in his tamen quædam ſunt, quæ non ſuntdialectica problemata, ne blemata. que enim diſputabit de his, quæ indigentſenſu, aut pæna,utquòd ignis fic callidus, neque de his, quæ propinquam habent demonſtrationem, led de his quæ dubitationem aliquam habent. Ex probabilibus. quare diale et icus ex probabilibus diſſerat, ſuperius diximus. quid philofo. Primum igitur. particula igitur coniungit hanc partem cum eo, quod dixit gat illa parti ſyllogizare.fi enim docet hæc ars fyllogizare ex probabilibus, ergo oppor Cula, Primum tet, utcognoſcamus, quid fit fyllogiſmus; præterea debemus uidere, quæ igitur. ſint ſyllogiſmorum differentiæ, ut manifeſtum fiat, quòd fit hic fyllogiſinus ex probabilibus, quo dialectica methodus utitur. dubitatio an Hunc enim quærimus. dubitant quidam, cum diale&icus ſyllogiſmus ſit huius hisusubiectului operis fubie& um, quomodo dicat philoſophus, hunc enim quærimus, quo fit dialecticus niam fubie et um debet præcognoſci in qualibet ſcientia, cuiuseſt ſubie et um: 1 1 1 quod TOPICORVM. ARIS tionem. quod autem eft præcognitum, non poteſt eſſe quæſitum: ſed dicendum eft, fyllogiſmus, quòd in hoc uolumine fubie et um eſtnon dialecticus ſyllogiſmus, ſed diale et imethodus. ca methodus, cuius tamen præcipuum opus eſt ſyllogiſmus diale&icus. ſed li folutio Tupe etiam ſupponamus ſubiectum eſſe ſyllogiſmum diale& icum,non tamen eſt inrioris dubita conueniens, quòd quæratur, quoniam ſubie &tum in ſciétia ſupponitur, quod aliaetiam for fit, et quid ſignificet. ſed poteſt poſtea quæri, quid fit, quæ ſint eius partes, lutio. paſsiones, &proprietates.non igitur idem erit ſuppofitum, et quæſitum. Eft itaque ſyllogiſinus. fyllogiſmum interpretatus est CICERONE ratiocinationem, quid nobis fi in eius definitione orationem poſuit philoſophus loco generis (cum enim gnificet fyllo aéros duo fignificet, græci omnesaccipiunthoc loco pro oratione )non folu gulmus: enim ſyllogiſmum, fed et alia plura oratio comprehendit.quæ omnia à fyllo Pelindorecas giſmo ſeparauitphilofophus quatuor adiectisdifferentiis: eam enim oratio fumatphilo nem, in qua poſitis quibuſdam, aliud quid neceſſario accidit, propter pofophus ora fita ſyllogiſmum appellat. Quibufdampoſitis, per hocſyllogiſmum ſeparauitab his orationibus, in quibus quid ſeparec nihil ponitur, qualis eſt enarratiua oratio. pofitis autem ſignificat fumptis, hac particula et conceſsis: oportet enim, ut quæ ad ſyllogizandum ſumuntur, etiam con atis. quibufdá po cedantur, uel ſcilicet ab alio, fi cum alio quis ratiocinetur, uel faltem à ſe ipſo, ſiſecum ratiocinetur,uelab audiente non expetit reſponſionem. præ utrú illud, po terea illud, poſitis, comprehendit non folum affirmatiuas propoſitiones, ſitis,compre uerum et negatiuas. nam et negatiuæ nihilo fecius ad fyllogizandum ſumunhendat et af tur, quàm affirmatiuæ.præterea illud, poſitis, proprie reſpicit categoricas negatiuas p propoſitiones. hypotheticæ enim non ponuntur, fed fupponuntur, unde ca politiones: tegorici ſyllogiſmi ſimpliciter, acproprie fyllogiſmi dicuntur. hypothetici utrú illud po ſitis compre non ſimpliciter dicuntur ſyllogiſmi, fed hoc totum ſyllogiſini hypothetici. dixit præterea pofitis, et non pofito, quoniam ex uno pofito nihil poteft fyi ricas, aneuí logiſtice concludi, ſed utminimum ex duobus.argumenta enim illa, quæ ex hypoteticas. uno polito aliquid concludunt, uti ſunt enthymemara, et quæ ANTIPATER sequomodo co &tatores Moronéquata appellarunt, defectuoſa funt,quod deprehenditur,quiasnofcai qua fi id, quod prætereunt, ſuppleamus, nihil eft in argnmentatione ſuperuaca veum, quod profe et o fieret,fi huiuſmodi argumentationes non eflent defietuoſa. cientes, ut in ſyllogiſmis uidere eft.fiuntautem enthymemata, ubi propofi quando pof lint fieri en tio aliqua præteriri poteſt, quoniam euidens eſt, et manifefta, ut reſpirat, thymemata ergo uiuit: at ſi huiuſmodi propoſitio latens ſit, tunc no poſſunt effici enthyquando non memata, ut fi dicamus,motus eſt,ergo uacuum non eſt, ſed hæ appellantur poſsint fieri illationes, et conſequentiæ, non etiam enthymemata. enthymema Aliud quid à poſitis, oftendit his uerbis philoſophus fyllogiſmi utilitatem.nul fyllogiſmi uci lum enim eft aptius inſtrumentum ad cognoſcendum, quàm fyllogiſmus: cú litas. enim nos fimus cognitionis participes, non tamen fine diſcurſu res cognoquotuplici fcamus, ſicuti beatæ métes, quæ intuitiue cognoſcunt, ideo ab uno ad aliud ter abuno ad procedimus.cum autem hoc quadrupliciter fieri pofsit, uel à noto ad notū, datur. uel ab ignoto ad ignotum,uel ab ignoto ad notum, uel à noto ad ignotum; tres primi modi nihil ad cognitionem conferunt, ſed ſolus quartus, quo pro cedimus à noto ad ignotum, hoc autem fit per fyllogiſmum:quare cum im poſsibile fit, ut idem fit notum, et ignotum, ideo oportet, ut in fyllogif mo aliud concludatur ab his, quæ poſita ſunt: quia fialiquid concludaturno aliud à pofitis, ea oratio non erit ſyllogiſmus, quia fyllogiſmi uim non habet, quinam fyllo ſicut oculumnon dicimus, qui uidendi uſu caret, ut eſt pidus, autlapideus. gifni à toi merito igitur à fyllogiſmi definitione excluduntur, qui ſyllogiſmi siapapouueror pellari Siepo iſtoicis appellantur, in quibus aliud à pofitis non concluditur, ut uel dies pouuevos. eſt, do argu menta defe ta. aliud proce 1 obie &tio. eſt, uelnox eſt, ſed dies eſt,ergo dies eft.Sed obiiciet quis, liſyllogiſmi funt, qui hoc modo ex diuifione procedunt, uel dies eſt, uel nox eít, ſed dies eſt, non ergo nox eſt: quare non etiam priores illi fyllogiſmi erunt. uidetur e nim quòd idem ſit, nox non eſt, et dies eſt, etſi in uerbis fit differentia.uer borum enim differentia, fi idem ſit ſignificatum, nihil omnino facit. dicen ſolutio obiedum eſt, quòd illatum illud noxnon eſt, ſignificat quidem diem eſſe, non ta ctionis. men primario, ſed ſecundario. primo enim ſignificat no &is negationem, ſe cundario autem ſignificat diei præſentiam, eo quòd non exiſtente no et te ne cellario dies eſt:quemadmodum et nox eſt, primo ſignificat no &i præſentiam, ſecundario uero diei priuationem. cum igitur aliqua fit inter hæc dif · ferentia, quoniam non eandem rem primario lignificat, ideo hi ſyllogiſmi quòd fyllogif ſunt. illiuero, in quibus nulla prorſus eſt differentia, inter aſſumptum, et illa mi,quifiunt tum non merentur dici ſyllogiſmi, eadem ratione et fyllogiſmi illi ſunt, qui ex contradiex contradi& tione fiunt, ut uel dies eſt, uel dies non eſt, ſed dies eſt, non er merentur digo non eſt.aſſumptum enim illud primario ponit diem efle, fecundario au ci ſyllogiſmi. temnegat diem non eſſe. quæna fit ha Ex neceſſitate accidit. declarat hac uoce philoſophushabitudinem,quæ eſt in bitudo inter ter concluſionem, et præmiſſas, quas appellauit pofita. oportet enim quòd præmillas, et concluſio à pofitis neceffario inferatur. notandum autem eſt,aliud eſſe con quid differat cluſionem neceſſariam, quàm quæ ex neceſsitate accidit.conclufio enim eſt inter concluneceſſaria, quæ eſt in neceſariamateria, uthomoeft mortalis: concluſio ue fioné necella ro ex neceſsitate eſt, quæ à poſitis neceſſario dependet, quod non minus riá, et de ne: uerum eſt in materia neceſſaria, quam in contingenti. ſeparauit autem hoc dentem,& de dicens philoſophus, ſyllogiſmum ab indu et ione, in qua, quoniam non om neceffario, nia ſingularia inducuntur, et fi inducantur, non tamen oportet, quòd eodem ſcilicet é hæc modo fe habeat uniuerfale, ficut unumquodque ſumptorum, ideo conclu conclufio in lio in ea non accidit ex neceſsitate. fiigitur conclufio non accidit ex neceſsi Cario, tate, non erit ſyllogiſmus: atquehinc merito litigioſus ſyllogiſmus in forma peccans nonmereturdiciſyllogiſmus. quot de cauPropter poſita. quatuor de cauſis hoc adiecit Philoſophus, primout deficien lis philoſo tes fyllogiſmos ſepararet, in quibus deficit altera propofitio ad ſyllogiſtica il phus poſuerit lationem, ut lac habet, ergopeperit. ſecüdo, ut ſepararet ſyllogiſmos ſuper in definitione ſyllogiſmi uacaneos, in quibus aſſumitur propofitio aliqua ad concluſionem non necef particulă hâc faria, ut fi dicamus, omne iuſtum eſt honeſtum, omne honeftum eft bonum, ſcilicet Proomne bonum eſt eligibile, ergo omne honeftum eſt eligibile.tertio,ut ſepa pter poſita raret orationes, in quibus propria conclufio non infertur, fed aliquid alie tuor de cap num, ut, quod eſt ſecundum naturam, eſt eligibile, uoluptas eſt ſecundum na Gis. turam, ergo uoluptasbona eſt. talis elt Epicuri ratio, de morte diſſolutum non ſentit: quod non ſentit, nihil ad nos pertinet:mors ergo nihil ad nos pertinet. quarto, ut ſepararet eas orationes, in quibus non ponitur aliqua propoſitio uniuerſalis,utſi dicamus, linea a eſt æqualis lineæb, &linea c eſt æqualis eidem lineæb, ergo linea a, et linea c funt æquales inter ſe. hæc enim concluſionon ſequitur expofitis, fed ex uniuerſali prætermiffa, quæ dicit, quæ ſunt æqualia uni tertio,funt æqualia inter ſe. quid differae Demonſtratio igitureſt, quando ex ueris, et primis ſyllogiſinus eft. Aliud eft demon inter demonftratio, et demonſtratiua methodus.eſt enim demonſtratiua inethodus ip deinonitrati ſa ars, et diſciplina, quæ demonſtrationes efficit. demonftratio uero eſt uam metho demonſtratiux methodiopus.cum igitur uelit philoſophus fyllogiſmi dif duin. ferentias definire, à demonſtratione incipit, quæ eft omnibus aliis nobiliſſi ma. dicit autem ipſam eſſe fyllogiſmum, qui conſtat exprimis, et ueris, uel. hoc eft qua 1 ex торгсок у м ex his, quæ pro aliqua prima,& uera ſuæ cognitionis principium ſumpſe runt.oportet igitur, fi definitionem aliquam cognofcere debemus, icire quænam ſint prima, et uera, quod ipſe paulo poſt oftendit, quòd ſcilicet ſunt fcientifica principia diſciplinarum, quæ nonex aliis, ſed ex ſeiplis fidem haquòd ſcienti bent. hxc enim quoniam funt principia,non poſſunt ex aliis demonſtrari, exte, non au quia non amplius eflentprincipia, ſi ex aliis poflent demonſtrari. et cum ex tem ex aliis ipfis alia demonftrentur,opus eſt, quòd ex ſeipſis fidem habeant, alioqui ofidem habét. mnia demonſtrata eſſent incerta. ſunt igitur ipſa principia ſcientiarum cer ta, et euidentia: ex his autem quædam funt nobiſcum innata, et quæ à præce ptore non diſcuntur, ac proinde appellantur communes animi conceptio nes, dignitates, et proloquia, ſeu profata. alia uero ſunt, quæ non poſſunt quidem demonſtrari, nobiſcum tamen non ſunt inſita, ſed admonitione quadam, et declaratione indigent.leui enim declaratione ipfis affentimur, et hæc appellantur poſitiones, quæ duplices ſunt, uel enim dicunt aliquid ef quotuplices lint politio ſe, uel non eſſe, &dicuntur petitiones, uel poftulata, uel quid fit res indines. cant: ſed non dicunt aliquid efle, uel non efle, et appellantur definitiones, quæ omnia apud mathematicos manifefta funt. Quod autem dicit philoſophus, Non enim oportet in diſciplinalibus principijs inquirere propter quid. Videri poſſetaliobie &tio, 9 cui dubium, cum Themiftius primo poſteriorum dicat, prima principia fcilicet prima ſcientiarum habere cauſam, propter quam illis affentimur lumen, ſcilicet fciétifica prin intellectus agentis: præterea principia cognoſcimus per terminos, ſed terhabent,pro mini ſunt cauſamaterialis principiorum, ergo principia habent cauſam.dipterquam il cendum eſt, quòd prima principia habent quidem cauſam, quæ affentimur ip nöautem ex ſis, non tamen habent caufam, propterquam poffintdemonſtrari. ad ſecunfe habentcau dum dicendum eft, quòd ex terminis quidem cognofcuntur priucipia, non fam. tamen ex illis poſſuntdemonftrari,quoniam termini ſunt incomplexi: ne que omnis cauſa dicitur propter quid, ſed ea, ex qua poſſit aliquid demoſtrari. HABEmvs igitur, quæ ſint prima, et uera: addit uel ex his, quæ per aliqua quare philo prima, et uera, &c. niſi enim hoc eſſet additum, primæ ſolum illæ effentdefophus in de monſtrationes, quæ ex principiis demonſtrantur, cum non minus etiam denis definitio monſtrationes ſint, quæ demonſtrantur ex demonſtratis primis, ſed quamuis ne poſuerit ca, ex quibus fit demonſtratio, prima non fint ſemper, tamen ſunt priora etiã hæc uer concluſione. ſemper enim debent eſſe caufæ conclufionis, non folum in inba, uel ex his, ſerendo, ſed etiam in eſſendo. propterea dubitat Alexander, fi quis ab effequæ penalina &u ad cauſam procedat, utrum debeat dici demonſtratio,andiale& icus ſyluera luz co logiſmus, quia enim procedit ex ueris, non uidetur, quòd fit diale et icus; qui gnitionis prin ex probabilibusprocedir: et quoniam ex pofteriori procedit, non uidetur, сіруй fumple quòd fit demonitratio, quæ ex primis procedit. ſoluit ALESSANDRO, quòdu trunque tueri poſſumus, et quòd ſit dialecticus fyllogiſmus, quoniam huiuf modi uera ſumuntur pro probabilibus, ut lac habet, ergo peperit. luna de ficit, ergo terra inter ipſam, et folem eſt interpofita. poffumus etiam dice re, quod fit demonſtratio, fed demonſtratio quo ad nos, quia in ea accipi mus ea.quæ nobis notiora ſunt.eſt igitur demonſtratio imperfe et a, et im proprie dicta. Dialecticus autem ſyllogiſmusex probabilibus ſyllogizans.Non poflumus autem hanc quænam fint definitionem intelligere, niſi cognoſcamus,quæ fint probabilia, ideo fubdit probabilia. philoſophus, probabilia ſunt, quæ uidentur uel omnibus, uel pluribus, uel ſapientibus,& his uel omnibus, uel pluribus, uel maxime cognitis, et proomnibus pro batis, omnibus quidem probabilia ſunt, ut fanitatem eſſe expetendam, uibabilia. runt. quænam ſint B tam торт сок у м ARIST.. tam eſe expetendam, fcire pulchrum eſſe, parentes eſſe honorandos: hæc e nini omnibus probantur, quòd fi quialiter affirmant,id aduerſus intrinſeca rationem dicunt. plurimis autem probabilia ſunt, prudentiam effe diuitiis plurimis quænam fint eligibiliorem, et animam corpore præftantiorem. notaton; hoc loco Alexan pro babilia. der, quòd fi diale&icus de his ſoluni diſputaret, quæ in communi notione uerfantur, ea ipfi ſufficerent, quæ omnibus, uel pluribus probātur: fed quo niam plerunque etiam de his, quæ à communi notitia remota ſunt, ideo ea quænam fint etiam probabilia aſſumit, quæ ſapientibus uidentur.omnibusautem ſapien pbabilia omtibus uidentur, quæanimi bona ſcientia, ſcilicet et uirtus fint præftantiora nibusſapienbonis corporis, quòd ex nihilo nihil fiat. plurimis autem ſapientibus proba bilia ſunt uirtutem effe per ſe expetibilem: et fi aliter Epicurus ſentiat felici tatem à uirtute fieri, quòd non detur aliquod corpus indiuiſibile; et fi aliter ſentiat Democritus, quòd non ſint mundi infiniti; et ſi contra ANASSAGORA quænam fint opinatus ſit; celeberrimis autem probabilia ſunt, animam humanam eſſe im probabilia ce mortalē, quæ fuit PLATONE opinio, uel effe quoddam quintum corpus,quam leberrimis fadicit ALESSANDRO fuifle ARISTOTELE ſententiam, quod et M. Tullius CICERONE eidem at pientibus. quòd etiam tribuit, licet alii omnes aliter ſentiant de Ariſtotelis opinione. ſunt autem,pbabilia ſunt hæc probabilia, et fiuel pauciadmodum, uelunus tantum forteita ſit opina ea, quæ uel tus, quoniam ſicut illi probatiſsimi ſunt, ita eorum opiniones maxime pro unus, uel pau babiles eſſe uidentur. notandum autem eſt differre probabile à uero, non eo fenferint-, quòd probabile falſum ſit,utplurimum enim probabile, neque omnino eft illi probabiuerum, neque omnino falſum, ſed differunt iudicio. dicitur enim uerum ex les fuerint. ipſa re, quando ſcilicet cum re conſentit. probabile autem dicitur ex audie tium opinione: fi enim ita audientes opinentur, probabile dicitur.probabi lia enim quatenus probabilia ſunt, neque uera, neque falſa ſunt: quædam e nim uera probabilia ſunt, ut Deos eſſe: quædã etiam uera ſunt,quæ non funt probabilia, ut quòd extra cælum nihil ſit: quædam etiam ſunt falſa, et proba bilia, ut quòd Deus omnia pofsit, neque enim mala poteſt, ſicut et pleraque ſunt, &faiſa, et non probabilia: ſed ex his nulla fit argumentatio. notandum etiam eft, pleraque probabilia eſſe inter ſe oppoſita. fæpe enim quod proba turuulgo,non probatur à fapientibus, ut quòd bona animi præſtentcorpo quid fit proris bonis. M. Tulius CICERONE primo DE INTENTIONE PROBABILE dicit effe id, quod fere fie babile ex M. ri ſolet, ut matres diligere filios ſuos, et id, quod in opinione pofitú eft, ut Tullii CICERONE opinio, impiis apud inferospenaseffe paratas:&quòd ad hochabetquandã ſimilitu dinem, ut ſi his, qui imprudenter ceſſeruntignoſci, conuenit: his, qui ne in quot parceſſario profuerunt, haberigratiam non oportet. hoc autem probabile in tes diuidatur quatuor partesdiuiditur, in lignum, quod uel negocium præcedit, uel comi probabile. tatur,uel conſequitur. credibile iudicatum, quod eſt uel religioſum, uel commune, uel approbatum: et comparabile, cuius partes tres ſunt, imago, collatio, exemplum, quotuplex ſit Litigioſus autem ſyllogiſmus. duplicem oftendit philoſophus eſſe ſyllogiſmum fyllogiſmus litigiofum, et qui procedit ex apparenter probabilibus, ſed re&am ſeruar litigiofus. connexionem: et quiconnexionem prauam habet, uel fit ex uere probabi libus. ftatuita; philoſophus eum, quiin connexione fyllogiſtica peccat, non eſſe dicendum ſyllogiſmum, fed hoc totum fyllogiſmum contentioſum, quemadmodum homo mortuus non dicitur homo, fed hoc totum homo mortuus. qui uero ſyllogiſticam connexionem ſeruat, ſed procedit ex ap parentibus probabilibus, dici poteſt ſyllogiſmus. ratio autem quare hic ſit fyllogiſmus, hic uero non eſt, quoniam uitiatur fyllogiſtica connexio, pe rit fyllogiſmi natura non aliter, quam homo deſinit elle, quod eſt, li anima priuetur, ne. priuetur, quoniam non poterat hæc definitio intelligi, nifi cognoſceremus quid etient apparenter probabilia, et quid differrenta uere probabilibus, quid fint ap ideo hocipfum declarabit philofophus. dicit enim, quòd nihil eorum, quæ bilia; et quid funt probabilia in ſuperficie idem, funtapparenter probabilia, habet omni differant à ue no fantaſiam idem, funtuero probabilia.id autem eſt apparenter probabire probabili le et in ſuperficie, quòd facile redarguitur,quia ſcilicet promptam habet bus. inſtantiam, ut ſi dicamus, quod uidet, oculoshabet.ſi quis enim hoc admit -tat, fateri cogetur oculum habere oculos, ita ſi quis fateatur, quæ loque ris, ex ore exeunt, audire poterit, currũ loqueris ergo: currus ex ore exit. eodem modo qui oculos habet, uidet, fed dormiens habet oculos, ergo uidet.in his fi quis parum infpiciat, mox deprehendet mendacium, quod nonhabeantea, quæ uere probabilia dicuntur:neque enim hoc facile quis redarguet, quod maiori bono contrariuin eſt,maius malum eft: in multis eniin hoc uerum eſt, falſum tamen quandoque deprehenditur.nam morbus, qui eſt maius malum, quàm mala babitudo, contrariatur ſanitati, quæ eſt minus bonum, quàm bona habitudo. Principii litigioſarum orationum. per hoc intelligit philoſophus propoſitiones, ex quibus litigiofi ſyllogiſmi fiunt, non autem horum argumentorum loca. NOTAND v M autem eft differre litigioſum, ſeu contentioſum ſyllogiſmũ quid differat à ſophiſtico ex utentis inſtituto.contencioſus enim eſt,qui ui& oriam aſpilitigiofus fyl rat:fophifticusautem, qui gloriam. ſophiſtice enim ex fucata fapientia glo logiſmus à ſo phiftico. riam captat, ut inde pecunias acquirat,ut dicitur,primo Elenchorum ca pite decimo. Adhuc autem præter dictos omnes fyllogiſmos. aliam ſyllogiſmi differentiam affert quidfit para philoſophus, qui eſt paralogiſmus, quifit in ſcientiis expropriis quidéprinlogiſmus. cipiis alicuius fcientiæ procedens, ſed male dedu &is, atque ideo falſis. appel lauit autem philoſophis ſcientiis geometriæ cognatas ſtereometriam,perfcientiæ geo fpe &tiuam, aſtrologiam, arithmeticam,muficam, archite et uram, chofmometriä сo graphiam, mechanicen, et alias quaſdam.quòd autem huiuſmodi ſyllogiſmi gnatæ. à ſuperius di&is differant, patet: non enim ſuntdemonſtratiui, quia falſum concludunt. nam etſi propria principia alicuius fcientiæ aſſumant, quxuera funt, eo tamenmodo intellecta, quo falſus deſcriptor illis utitur, ſunt falla. neque etiam huiuſmodi ſyllogiſmidicipoffunt diale et ici; quoniam ex proba bilibus non ſunt: neque enim quæ omnibus probantur, neque quæ pluribus affumunt, neque quæ omnibus fapientibus, neque quæ plurimis, neque celeberrimis, ſed nequedicipoffunthi ſyllogiſmi litigiofi,quoniam non af fumunt apparenter probabilia. propria enim principia non uulgo, ſed his, qui in ſcientia ſunt uerſati,cognoſcuntur quare probabilia dici non poffunt, et cum ad prauum ſenſum deducuntur, non etiam dici poterunt apparen ter probabilia. Λημμάτων. λήμματα funt apud ΑRISTOTELE im propofitionesfyllogifmorti quas λήμματα. nos præmiffas appellamus, et ſumpta: unde syllogiſini defe et uofi, qui ex ana qua ſint. tantū propoſitioni conſtabāt,ab Antipatro coronéiuuati ſunt appellati.notan dum eft paralogiſmum, qui in ſcientiis fit, qui pſeudographus appellatur;ita quonam mo fe habere ad demonſtrationem, quemadmodum fe habet contentiofus ad do paralogiſ diale& icum.notandum præterea eſt paralogiſmi nomine, comprehédi utrunmus habeat que modum ſyllogiſmi contentiofi, fyllogiſmum ſophiſticum pſeudograftrationen phum, et tentatiuum. Species igitur fyllogiſmorum, ut figura quadam complecti licet. Plures affert ratio. rationes qua nes ALESSANDRO, quare dixerit philoſophus, ut figura quadam comple et i licet, re philofo B 2 uel phus dixerit, quænam Gnt tiuus. ut figura qua uel quoniam non tradiderit diligentem, et exquiſitam horum definitionem, dam comple Eti licet. nonenim ad hoc inſtitutum pertinebat, uel quia non omnes fyllogiſmorum differentias eſt perſecutus.eas enim prætermiſit, quæ fumuntur pencs dif ferentias propofitionum, et quæ penes earum connexionem, uel quoniam prætermiſit enthymema, quod quamuis non fit fimpliciter fyllogiſmus, eſt tamen ſyllogiſmus rhetoricus, uel quoniam prætermiſit ſyllogiſmum tenta quid fit fyllo tiuum,dequo alibi fa&a eſt mentio.eft autem fyllogiſmus tentatiuus, qui gıſmus tenta procedit ex probabilibus, non ſimpliciter, ſed reſpondenti. eft enim ten tatiuus ſyllogiſinus ad eos refellendos, qui fingunt fe aliquid ſcire, quod ne ſciunt: fed dubitat ALESSANDRO, ac fere affirmat idem effe Tyllogiſmum tenta tiuum, ac pſeudographum. philoſophus enim in Elenchorum libro tenta tiuum fyllogiſmum definit, quod fit ex his, quæ reſpondenti probantur: et quæ neceſſario tenere debetis, qui profiteturſe habere ſcientiam. hoc au qua in re ten tem idem eſt, ac fi diceret ex peculiaribus fcientiæ principiis. hæc enim tene tatiuus fyllore debet, qui ſcientiam habere profitetur. appellatur autem tentatiuus à Fat a pſeudo propoſito, et inftituto interrogantis, pſeudographema autem ab effe& u. grapho. Vtautem uniuerſaliter dicamus. Admonet philoſophus in his, quæ di &a ſunt, ac quòdnon in in omnibus, quæ ſunt dicenda, non eile expectandam certam, ac demon omnibus reftratiuam ſcientiam, quia propoſita tra et atio id non fert, cum de probabili renda demóbus fit, quorum certa, atque exquiſita fcientia haberi non poteft, ut dicebat ftratiua fcien in ſecundo metaphyſices, certitudo mathematica non eſt in omnibus expe tenda, neque omnium poteſt haberi demonſtratio. dubitatio QQVAER VNT quidam, cum philoſophus attulerit duos fyllogiſmos con phus attuletentiofos,alterum, qui peccat in materia,alterum, qui peccat in forma, fit du os fyllo cur unum tantum pſeudographum, qui in materia peccat, foluunt, quòd giſmos conpeccatum formæ eſt commune omnibus ſyllogiſmis: quoniam igitur ipſum tentiofos, et expoſuit in fyllogiſmo contentioſo: ideo hoc loco ipſum prætermiſit, at pſeudograpeccatum materix eſt fingulis proprium. Sequitur, ut inquiramus, quæ sit huius operis inscriptio, et inscriptionis ius operis incausa inscribuntur autem hi libri topice, græco nomine, a verbo topos inscriptionis munis quædam rei nota, cuius admonitu, quid in quaque reprobabile sit, potest inueniri, atq hinc libri, quide huiusmodi loci sagut, topica appellati. Iam illud videndum est, quisit horum librorum ordo ad alios libros logicæ qui sit ordo facultatis primo q; inquirendum est, an libri topici se qui debeant libros huius libri ant libros totius logicæ tractationis, ut græci attestantur de eaigitur ultimo loco agen Iteriorum.dumest. prætere a cum probabilia viam nobi saperi anta dipsam demonstrationem, ling inventu, accognitu faciliora, dehi sigitur priori loco agen huius ratio, dumest his itaque rationibus topica præcedere posteriora statuamus: an uero præcedant, ansequantur priora, non minor est difficultas. Marcus CICERONE cuius sententiam sequitur BOEZIO, logicam facultatem, quam dili-, posteriorum resolutoriorum: deinde an etiam sequi debeant libros priori et primo an Primo quidem, quod posteriorum libri, qui de demonstratione agunt, Topica cedere debe-   consequi debeant, ex eo probatur, quoniam demonstratio est finisto præcedere gentem rationem differendi appellat, in duas partes dicites sedidu &am, unam inveniendi, alteram iudicandi: ioveniendi artem ordine naturæ priorem ida; exfen- dicit si hæc ita sunt, cum inveniendi ars in topicis libris tradatur, iudican tencia CICERONE diueroin prioribus, ergo topica procedúr priora quæ enim priora sunt in sciunt qua ratione pars illa appelletur iudicativa, ideo hoci p sum nunc o qua ratione stendamus. Appellatur hæc pars inventiva eo quod locos, ut diximus, con partes logicæ tinet, ex quibus probabilia eruuntur. pars vero altera iudicatiua dicitur, altera inven quoniam docer, quo pa et t o probabilia illa. Locus sigitur, ut definit ALESSANDRO, est principium, et occasio epicherema- secundumA eo  tis, cum inprimo ea omnia tradiderit, quæ præcognoscenda erant, antequa traderentur loci: merito igitur hic incipit explicare locos sed hic duo sunt secundo libro et si enim de hacrenon nulla dixerimus, minandaante examinanda primoq,uidsit locus nunc est diligentius explicatione libri, hoc ipsum tamen cum agebamus de inscriptione sit de locis, par est, explicandum cum enim omnis futura tractatio d u o efle exatis est autem in ixeípnucdiale et icus syllogismus. Theophrastus autem hoc mo lexandrum. do definivit locum, quod est principium quoddam, u elelementum, a quo principia, quæ circa unum quodque sunt, accipimus, ratione quidem circumscriptionis universalium definitum, ratione vero singularium indefinitum in hac definitione per illud, quæ sunt circa unum quod que principia, intelligere debemus, quæ de uno quoque problemate afferri possunt argumenta per illud autem rationem quidem circumscriptionis universalium definitum, rationeuero singularium indefinitum, intelligeredebemus, quod huius modi principium et elementum universale ipsum definit et determinat singularia autem indefinite comprehendit, neque enim de hoc, aut de illo singulari loquitur, fedde ipso universali, sub quo omnia singularia indefinite comprehenduntur, exempli causa, hic est locus, fia licui contrario aliquod inest contrarium, reliquo quoque contrario reliquum contrarium inerit in hac propositione universale est determinatum, singularia vero indefinite comprehenduntur atque exea argumenta accipimus ad unum quod que eorum, quæ subea comprehenduntur sienim quæ raturutrum bonum pro exemplum, sit, ab eo loco accipiemus propositionem huic proposito problemati convenientem; si enim malum obest, ergo bonum prod est patet autem, quod hæc propositio ex eo loco et est, et probabilitatem nacta est, eodem modo si quæratur, ut rum albus color sit disgregativu suisus ex prædi &o loco conveniens, argumentum proposito problemati accipiemus hoc modo, si nigrum est congregatiuum uisus, ergo album est disgregatiuum eodem modo pro babimus voluptatem esse bonam si enim tristitia mala est, ergo voluptas est bona hæc igitur omnia, et plura alia in eo loco indefinite, et indeterminate comprehenduntur hic etiam est locus, si id, quod magis videtur alicui inef senonin est, tamen neque id, quod minus videtur in esse ipsiinerit, qui sicut et in priori visum est, universale quidem definite, singularia vero indefinite comprehendit neque enim de hoc, aut illo quicquam pronunciat ex definitio loci ANTIQVAM contextum philosophi exponamus, videamus priuseiuspro } H   roncm. quando que ingrediuntur argumentatione, quando queuero extra positæ vim solum ipsi tribuunt. CICERONE autem intelligit locum esse terminum, unde hæ maxime propositiones desumuntur cum enim hæ maximæ propositiones plurimæ sint termini autem,unde sumuntur, longe pauciores; ideo universa earum multitudo in paucos illos terminos collecta est, ut aliæ in definitione consistant, aliæ ingenere, aliæ in roto, at que aliæ in aliis, at quehiter mini a BOEZIO appellantur differentiæ, eo quod maxime proposiciones per ipsos dividantur, sicut igenus per differentias maximæ enim propositiones aliæ sunt ex toto, aliæ ex partibus, aliæ ex genere, &c et sicut maximæ illæ propositiones minorum propositionum copiam intra suum ambitum continent, ita termini ili, in quos maximæ illæ propositiones convenienti ratione re ducuntur, illas continere quodam modo videntur ideoq loci dicuntur ita igitur locum intelligit M. Tullius, deilisý; in suis Topicis agit, cum ARISTOTELE priori modo locum intelligat, ac de illis agat. Sed incidit hoc loco non indigna contemplatio quis scilicet melius, atque ad usum accomodatius rem hanc tractaverit, an Aristoteles, qui universales, et maximas illas propositiones explicaverit; an M. Tullius, qui maximis propositionibus præter missis eos tantum terminos, in quos illæ colliguntur, exposuerit hoc autem ita investigari psse videtur siquis exterminis ilis uelit in proposita quæstione argumenta sibi consicere, cum ad argumenta conficienda necessariæs intpropositiones id eo oportet, ut exterminis illis propositiones inveniat, ex quibus argumenta construat sed hoc dificilli mum est, et multa indiget prudentia, et longa consideratione quis enim possetstatim inspecto termino propositionum, quæ probabiles sint et indubita txcopiam inuenire; atque ex hiseas, quæ propositæ quæstioni conveniat, eligere si hoc ita est, patet longe consultius, et præstantiu segisse philosophum, qui has propolitiones nobis invenerit, et explicauerit; easq; secundum unum quodque quæstionis genus certo ordine ita digesserit, ut quam vis plurimæ sint, nihil tamen confusionis pariant, sed maximam, accertamin una quaquere argumentorum copiam suppeditant neque tamen prætermit tit philosophus terminos, exquibus maximæ propositiones desumuntur: hoc enim facile ad modum est exeiusdi et iselicere sed noluit ipse terminorum ordinem sequi, quoniam ordo ille problematum ordine minterturbasset, qui longe præstantior est et ad usum accomodatior qai igitur terminorum do &rinam sequitur, primo propositiones ignorat; quarum præcipuus est usus in argumentis et fine quibus nullus est terminorum usus deinde nullum secundum quæstionum genera ordinem habet, quo sit, utinomni qux sionis genere per omnia loca temere vagaricoa et us sit atque ita patet lon dubitatio, TOPICORVM ARIST. cota mende his omnibus possumus argumentari, ut si velimus probare diuitias non esse bonas, ex eo loco hoc modo argumentabimur si sanitas, quæ magis videtur esse bona, quam divitiæ, bona tam en non est, ergo neque divitiæ bonæ sunt si enim deinde probemus sanitatem non esse bonam ex eo forte, quod aliquibus sit causa mali, ex loco proposito ostensumerit divitias non esse bonas. probare uule NOTANDVM autem hoc loco est,alio mod. Ludovicus Buccaferreus. Ludovicus Buccaferrea. Ludovico Boccadiferro. Keywords: luogo comune, Cicerone, De Inventione, Boezio. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Boccadiferro” – The Swimming-Pool Library. Boccadiferro.

 

Grice e Boccanegra: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dell’esperienza – scuola di Venezia – filosofia veneziana – filosofia veneta -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Venezia). Filosofo veneziano. Filosofo veneto. Filosofo italiano. Venezia, Veneto. Grice: “Boccanegra is a good one; we often laugh at Aquinas because he is a saint – but we have to recall that Aquinas never knew it – for centuries after his death he ain’t one! Boccanegra prefers to call him ‘Aquino,’ or ‘Aquinate,’ --.” Grice: “Boccanegra is like me a systematic philosopher: dalla metafisica alla etica – is that possible? Yes, what is the ‘paraidm,’ in Kuhn’s use of this tricky word? Esperienza, alla Locke! And co-experience in my conversational model!” -- Figlio primogenito di Antonio e Ida Camerin. Partecipò alla seconda guerra mondiale come sottotenente del Regio esercito, richiamato alle armi. Nei giorni successivi all'armistizio di Cassibile riuscì a sottrarsi alle rappresaglie naziste e si ricongiunse all'esercito italiano a Catanzaro, dove spesso prestò servizio presso la Croce rossa.  Formazione Durante gli anni della leva trovò il tempo per dedicarsi allo studio dell'intero Organon di Aristotele. Ottenne il dottorato in filosofia presso l'Università Cattolica di Milano con una tesi dal titolo I primi principi in Duns Scoto. Presupposti e corollari. Nell'ateneo milanese, dove B. frequentava la cerchia dei neo-tomisti radunatisi attorno a BONTADINI, gli venne offerta la cattedra di filosofia teoretica che lui, tuttavia, rifiutò. In quegli anni scrisse e divulgò le sue idee alternative sulla rivista filosofica Vita e Pensiero. Entrò a far parte dell'Ordine Domenicano a San Domenico di Fiesole con il nome religioso di frà Alberto, che lo accompagnò di lì in poi anche in occasione della pubblicazione delle sue opere.  Entrò al Pontificio Ateneo Angelicum di Roma per lo studio delle materie filosofiche e teologiche dove discusse la sua tesi dottorale in filosofia (De dynamismo entis) e ottenne il lettorato in teologia grazie al suo Fundamenta metaphisica, tractatus de Deo secundum S. Thomam. Ordinato sacerdote a San Marco di Firenze non abbandonò più il convento di San Domenico di Fiesole.  Attività filosofica, teologica e critica B. lasciò per sempre incompiuto il suo trattato dottorale in teologia, ma  pubblicò comunque una esauriente sintesi del suo pensiero su vari numeri della rivista filosofica “Sapienza”. Fu per anni vice direttore della Commissione per la traduzione della Somma Teologica di Tommaso d'Aquino in Italiano presieduta da Tito Centi. Gli imponenti schemi riassuntivi sono consultabili nei volumi editi dalle ESD di Bologna. Degne di nota furono le sue corpose introduzioni alla Summa d’AQUINO (si veda)  pubblicate in più edizioni.  Neotomista, è considerato da alcuni filosofo metafisico per altro tra i più rilevanti, mentre altri lo ricordano tra i teologi cattolici di spicco. La sua attività preferita tuttavia, fu l'insegnamento e la divulgazione. Negli anni settanta Professoreè professore di filosofia al Pontificio Ateneo Angelicum di Roma. Di tale corso ci restano le dispense dal titolo: Frammenti di metafisica iniziale. Per più di vent'anni ha insegnato filosofia e teologia nello Studio Teologico Accademico Bolognese e nello Studio Teologico Fiorentino.  Migliaia di pagine manoscritte sono conservate dopo la sua morte nell'archivio conventuale di San Domenico di Fiesole. Fu autore di pubblicazioni ed articoli filosofici comparsi o recensiti su riviste italiane ed internazionali.  Fu confessore ricercato soprattutto dai giovani. Nonostante una malattia che lo ha accompagnato e provato per quasi tutta la vita costringendolo a cure costanti, riusciva quotidianamente a fare escursioni per diversi chilometri. Quando negli ultimi anni le sue forze non gli permisero di continuare la ricerca, si dedicò alla preghiera costante, sia di giorno che di notte.  Saggi e pubblicazioni La beatitudine Gli atti umani, Edizioni Studio Domenicano, La prova radicale dell'esistenza di Dio e i suoi rapporti con l'antropologia, Osservazioni sul fondamento della moralità, Pluralismo teologico di «tolleranza» o di «diritto»?, Circa la relazione di Bontadini, La persona umana centro della metafisica tomistica,  Nome di battesimo.  Belloni, Biografia di B., Ordine dei frati predicatori Domenicani, Provincia Romana di S. Caterina da Siena, luglio   Relatore Amato Masnovo.  B., L'uomo in quanto persona centro della metafisica tomista, su “Sapienza”, B., “La Somma teologica”,   La Beatitudine; Gli Atti umani, Re, The cosmic dance: science discovers the mysterious harmony of the universe, Templeton, Barzaghi, Diario di metafisica. Concetti e digressioni sul senso dell'essere, Volume 3, Studio Domenicano, Giovanni Cavalcoli, Radaelli, La questione dell'eresia in Rahner.  «Divinitas», B., L'uomo in quanto persona centro della metafisica tomista, su "Sapienza", Boccanegra, Il rinnovamento metodologico nell'insegnamento della filosofia, "Revue internationale de philosophie", Edizioni L'homme et la morale Origine et sources de la morale thomisteÉlaboration de la théologie comme science dans l'œuvre de saint Thomas, "Revue thomiste", recensione, Saint-Maximin (France), École de théologie pour les missions"Revista nacional de cultura", recensione, Edizioni Ministerio de Educación, Instituto Nacional de Cultura y Bellas Artes, Biografie  Biografie Cattolicesimo  Cattolicesimo Filosofo del XX secoloTeologi italiani Venezia FiesoleDomenicani italiani. Osvaldo Boccanegra. Boccanegra. Keywords: esperienza. The Swimming-Pool Library. Boccanegra.

 

Grice e Bocchi: la ragione conversazionale el’implicatura conversazionale dei solidarii – scuola di Milano – filosofo milanese – filosofo lombardo -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Milano). Filosofo milanese. Filosofo lombardo. Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “Bocchi is a good one; and Bocchi is a good one – Gianluca Bocchi is a curator who lives in a Roman palazzo and whose expertise is ‘natura morta.’ Gianluca Bocchi is also a philosopher of science – as he calls it – My favourite piece by Bocchi is about collective thinking, -- solidarieta – Surely when I wrote ‘In defense of a dogma’ with my tutee we were being solidary with each other, and we own each sentence – collective thinking --.” Grice: “I could have called my desideratum the principle of conversational solidarity – I am thinking of course Butler in mind, and the whole bit is to see why (if at all – cf. Stalnaker) an utilitarian justification is insufficient, and we need recourse to Kant!” La nostra età non ha soltanto vissuto l'esperienza della relatività da ogni punto di vista. Ha fatto soprattutto l'esperienza dell'incompiutezza di ogni punto di vista. La contingenza, la singolarità e l'irripetibilità di ogni punto di vista sono condizioni indispensabili per avere accesso al mondo, per dialogare con gli altri punti di vista, per creare nuovi mondi»  «Per noi, raccogliere la sfida della complessità significa considerare la scienza una via importante per riannodare i legami con le altre tradizioni, per riscoprire con interesse i loro significati profondi, per esplorare la varietà delle esperienze cognitive, emotive, estetiche, spirituali della specie umana»  «Il nostro continente è sempre stato sede di migrazioni, di interazioni, di contrasti e di conflitti fra popoli e stirpi differenti, e questa diversità di radici è un elemento integrante dei suoi sviluppi passati e presenti.»  Niente fonti! Questa voce o sezione sull'argomento filosofi italiani non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti. Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti.  Filosofo della scienza e della storia, esperto di scienze biologiche ed evolutive, di storia globale, di storia urbana, di geopolitica, di storia delle idee, delle culture, delle lingue. Ha fra l'altro introdotto in Italia, con Ceruti, le tematiche concernenti le scienze dei sistemi complessi e la connessa epistemologia della complessità, contribuendo altresì alla loro diffusione a livello internazionale.  Pubblicazioni Disordine e costruzione. Un'interpretazione epistemologica dell'opera di  Piaget (con Mauro Ceruti), Milano, Feltrinelli, Modi di pensare postdarwiniani. Saggio sul pluralismo evolutivo (con Mauro Ceruti), Bari, Dedalo, La sfida della complessità (con Ceruti), Milano, Feltrinelli  (nuova edizione con nuova introduzione, Milano, Mondadori.  Un nouveau commencement (con Morin e Mauro Ceruti), Seuil, Paris, L'Europa nell'era planetaria (con Morin e Ceruti), Milano, Sperling and Kupfer, 1991. Origini di storie (con Ceruti), Milano, Feltrinelli, The Narrative Universe, NJ, Hampton Press; tr. spagnola El sentido de la historia, Editorial Débate, Madrid; tr. portoghese Origens e Historias, Instituto Piaget, Lisbona). La formazione come costruzione di nuovi mondi, Roma, Formez-Censis, Solidarietà o barbarie. L'Europa delle diversità contro la pulizia etnica (a cura di, con Ceruti), Milano, Raffaello Cortina, Le radici prime dell'Europa. Gli intrecci genetici, linguistici, storici (a cura di, con Mauro Ceruti), Milano, Mondadori, Origini della scrittura. Genealogie di un'invenzione (a cura di, con Mauro Ceruti), Milano, Bruno Mondadori, Educazione e globalizzazione (con Ceruti), Milano, Cortina, Una e molteplice. Ripensare l'Europa (con Ceruti), Milano, Tropea, Le città di Berlino (con Laura Peters), Bologna, Bononia University Press,  Le vie della formazione. Creatività, innovazione, complessità (con Francesco Varanini), Milano, Guerini,. L'Europa globale. Epistemologie delle identità, Roma, Studium,,  Borderscaping: Imaginations and Practices of Border Making (a cura di, con Brambilla, Laine, Scott), Farnham (Surrey, UK), Ashgate,. Note  Gianluca Bocchi, Mauro Ceruti, Origini di storie, Prefazione, Milano, Feltrinelli, B., Ceruti, La sfida della complessità, Introduzione, Milano, Bruno Mondadori, B., L'Europa globale. Epistemologie delle identità, Mille anni d'Europa, fra globale e locale, Roma, Studium, gianlucabocchi. 10 aprile  (archiviato dall'url originale). CE.R.CO, su cercounibg. Filosofia Filosofo Professore Milano. Oddly, my favourite Bocchi philosopher is Francesco Bocchi! Gianluca Bocchi. Bocchi. Keywords: solidarii, Francesco Bocchi. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Bocchi” – The Swimming-Pool Library. Bocchi.

 

Grice e Bodei: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale della geometria delle passioni – filosofia sarda – scuola di Cagliari -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Cagliari). Filosofo sardo. Filosofo italiano. Cagliari, Sardegna. Grice: “Bodei is a good one; of course he is sardo -- my favourite of his tracts is one on ‘condivisione’ and ‘beni communi’ – which is what my conversational pragmatics is all about --; he has also philosophised on the tricky Grecian concept of ‘harmony’, and the very charming Roman concept of ‘con-cordia’ – and he has explored the diagogic form of philosophy in his historical analysis of ‘la dialettica,’ – he has explored ‘ragione,’ vis-à-vis what he calls the ‘geometria delle passioni,’ and he has also shed light on the univocity or lack thereof of ‘virtu cardinali” – virtue is unitary, but some virtues are more unitary than others!” Grice: “Bodei has explored ‘coraggio,’ and other virtues.” – “In his geometry of passions, he sheds light on Plato’s convoluted idea that in my head I have the reason of a man; in my heart I have the will of a lion-like warrior, and in my gut I have the love of a multi-headed monster!” --  Essential Italian philosopher. Accademico italiano. Laureato all'Pisa, perfezionò la sua preparazione teoretica e storico-filosofica a Tubinga e Friburgo, frequentando le lezioni di Bloch e Fink; a Heidelberg, con Löwith e Henrich; poi all'Bochum. Conseguì inoltre il diploma di licenza e il diploma di perfezionamento della Scuola Normale Superiore.  Fu visiting professor presso le Cambridge, Ottawa, New York, Toronto, Girona, Città del Messico, UCLA (Los Angeles) e tenne conferenze in molte università europee, americane e australiane.  Comitato redazionale della rivista Laboratorio politico.  Collabora con Cacciari, Donà, Barzaghi, Natoli e Zamagni nell’iniziativa La filosofia nei luoghi del silenzio, un tentativo di coniugare filosofia e contemplazione nella forma del ritiro comunitario.  Docente di ruolo in Filosofia alla UCLA di Los Angeles, dopo aver a lungo insegnato Storia della filosofia ed Estetica alla Scuola Normale Superiore e all'Pisa, dove continuò a tenere, sia pur saltuariamente, qualche corso.  Era anche membro dell'Advisory Board internazionale dello IEDIstituto Europeo di Design.  Dal 13 novembre  Remo Bodei fu socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei, per la classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche. Marito della storica Giglioni.  I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue.  Pensiero Si interessò a fondo della filosofia classica tedesca e dell'Idealismo, esordendo con la fondamentale monografia Sistema ed epoca in Hegel, dopo aver già tradotto in italiano l'importante Hegels Leben (Vita di Hegel) di Rosenkranz. Appassionato cultore della poesia hölderliniana, all'autore dell'Hyperion dedicò saggi di notevole interesse. Con il volume Geometria delle passioni estese la sua meditazione anche a protagonisti della filosofia moderna come Cartesio, Hobbes e soprattutto Spinoza. Studioso del pensiero utopistico del Novecento, in particolare del marxismo eterodosso di Bloch e di autori 'francofortesi' come Adorno e  Benjamin, intervenne nella discussione sulla filosofia politica italiana, confrontandosi e dialogando in particolare con Bobbio,  Bovero, Veca e  Badaloni. Nei suoi studi sull'estetica curò l'edizione dell'Estetica del brutto di Johann Karl Friedrich Rosenkranz e analizzò in particolare concetti centrali come le categorie del bello e del tragico. Costante la sua attenzione per Sigmund Freud e gli sviluppi della psicoanalisi, per le logiche del delirio e per fenomeni in apparenza quotidiani ma sconvolgenti come l'esperienza del déjà vu. Filosofo di una ragione laica, sulla scia di Bloch, autore di Ateismo nel cristianesimo, cercò di distillare anche nel teorico del compelle intrare, Agostino d'Ippona, le possibili linee di un "ordo amoris" capace di assicurarci quell'identità in cui, come vuole il Padre della Chiesa, saremmo noi stessi pienamente: dies septimus, nos ipsi erimus ("il settimo giorno saremo noi stessi").  Premio Nazionale Letterario Pisa Sezione Saggistica.  Bodei inoltre curò la traduzione e l'edizione italiana di testi di Hegel, Rosenkranz, Rosenzweig,  Bloch, Adorno, Kracauer, Foucault.  Molti suoi lavori hanno per oggetto lo spessore e la storia delle domande che riguardano la ricerca della felicità da parte del singolo, le indeterminate attese collettive di una vita migliore, i limiti che imprigionano l'esistenza e il sapere entro vincoli politici, domestici e ideali. Già in Scomposizioni, affrontò alcuni temi della genealogia dell'uomo contemporaneo e propose la metafora della geometria variabile per indagare le strutture concettuali ed espositive che, contraendosi o espandendosi sino a noi, orientano la percezione e la formulazione di problemi. La sua analisi dell'interazione di queste configurazioni mobili proseguì in Geometria delle passioni (1e in Destini personali che hanno avuto rilevante successo di pubblico.  Alla divulgazione dell'amore per la filosofia dedicò alcune conferenze e un libro (Una scintilla di fuoco).  Negli ultimi tempi stava lavorando sulla storia e sulle teorie della memoria.  Citazioni «Ciascuno di noi vive nell'immaginazione altre vite, alimentate dai testi letterari e dai media. Per loro tramite tenta di porre rimedio alla limitatezza della propria esistenza. (citato in Corriere della sera, )»  «Malgrado i ripetuti annunci è certo che la filosofia, al pari dell'arte, non è affatto 'morta'. Essa rivive anzi a ogni stagione perché corrisponde a bisogni di senso che vengono continuamentee spesso inconsapevolmenteriformulati. A tali domande, mute o esplicite, la filosofia cerca risposte, misurando ed esplorando la deriva, la conformazione e le faglie di quei continenti simbolici su cui poggia il nostro comune pensare e sentire. B., La filosofia, Roma, Donzelli, Nel passato il progresso delle civiltà umane era relativo, sottoposto a cicli naturali di distruzioni e di rinascite, che ne spezzavano periodicamente il consolidamento e la crescita»  (B., Limite, Il Mulino) Opere Sistema ed epoca in Hegel, Bologna, Il Mulino, La civetta e la talpa. Sistema ed epoca in Hegel, Bologna, Mulino,. Hegel e Weber. Egemonia e legittimazione, (con Franco Cassano), Bari, De Donato, Multiversum. Tempo e storia in Bloch, Napoli, Bibliopolis, Scomposizioni. Forme dell'individuo moderno, Torino, Einaudi, Riedizione ampliata, Bologna, Mulino,. Hölderlin: la filosofia y lo trágico, Madrid, Visor, Ordo amoris. Conflitti terreni e felicità celeste, Bologna, Il Mulino, Geometria delle passioni. Paura, speranza e felicità: filosofia e uso politico, Milano, Feltrinelli, Le prix de la liberté, Paris, Éditions du Cerf, Le forme del bello, Bologna, Mulino,. La filosofia nel Novecento, Roma, Donzelli, Se la storia ha un senso, Bergamo, Moretti et Vitali, La politica e la felicità (con Pizzolato), Roma, Edizioni Lavoro, Il noi diviso. Ethos e idee dell'Italia repubblicana, Torino, Einaudi, Le logiche del delirio. Ragione, affetti, follia, Roma-Bari, Laterza, I senza Dio. Figure e momenti dell'ateismo, Brescia, Morcelliana, Il dottor Freud e i nervi dell'anima. Filosofia e società a un secolo dalla nascita della psicoanalisi, Roma, Donzelli, Destini personali. L'età della colonizzazione delle coscienze, Milano, Feltrinelli, Delirio e conoscenza, B., in Il Vaso di Pandora, Dialoghi in psichiatria e scienze umane, Una scintilla di fuoco. Invito alla filosofia, Bologna, Zanichelli, Piramidi di tempo. Storie e teoria del déjà vu, Bologna, Il Mulino, Paesaggi sublimi. Gli uomini davanti alla natura selvaggia, Milano, Bompiani, Il sapere della follia, Modena, Fondazione Collegio San Carlo per FestivalFilosofia,  Il dire la verità nella genealogia del soggetto occidentale in A.A. V.V., Foucault oggi, Milano, Feltrinelli, La vita delle cose, Roma, Laterza, Ira. La passione furente, Bologna, Il Mulino,. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra (con Givone), Torino, Lindau,. Immaginare altre vite. Realtà, progetti, desideri, Milano, Feltrinelli,. Limite, Bologna, Il Mulino,. Le virtù Cardinali (con Giorello, Marzano e Veca), Roma-Bari, Laterza,. Dominio e sottomissione. Schiavi, animali, macchine, Intelligenza Artificiale, Bologna, Il Mulino,. Onorificenze Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana.nastrino per uniforme ordinaria Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana. Di iniziativa del Presidente della Repubblica. Cavaliere dell'Ordine delle Palme Accademichenastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine delle Palme Accademiche immagine del nastrino non ancora presente Cittadino onorario di Siracusa, Modena, Carrara e Roccella Jonica. Note  È morto il filosofo B. su fanpage Repubblica  Albo d'oro, su premionazionale letterario pisa.  onweb. B. Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana», sito della presidenza della repubblica. Treccani Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di B., su open MLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di B.,.   Pubblicazioni di Remo Bodei, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.  Registrazioni di B., su Radio Radicale, Radio Radicale.  Remo Bodei: Spinoza, un filosofo maledetto, sul  RAI Filosofia, su filosofia.rai. Scheda del professor Bodei nel sito del Dipartimento di filosofia dell'Pisa, su fls.unipi. Vincitori del Premio Dessì  Filosofia Filosofo Filosofi italiani  Accademici italiani Accademici italiani Professore Cagliari PisaAccademici dei LinceiAccademici italiani negli Stati Uniti d'America Professori della Scuola Normale Superiore Professori dell'Università della California, Los Angeles Professori dell'Pisa Studenti dell'Pisa. Remo Bodei. Bodei Keywords: geometria delle passioni, filosofia sarda, I concordati, Concordia, armonia, condivisio. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Bodei," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Bodei.

 

Grice e Boella: deutero-esperanto – filosofia italiana – Luigi Speranza  (Torino). Filosofo italiano. Roma, Lazio. Con Allioni. Novecento novantanove Cod.: codice di corrispondenza amichevole internazionale, Torino, Impronta. Dulichenko’s Boellu is  a misspelling). A code for friendly international correspondence. Digital pasigraphy is indicated in DIAL under the  number 901.121. In the same edition, Dulichenko mentions the linguistic project Arioni-Boera, number  854.74, referring to Fuishiki Okamoto (Rikichi, or Fuishiki, Okamoto.  Perhaps we are dealing with the same project. Indeed, in the introduction, Okamoto lists  several works that influenced the Babm9 language, including Arioni-Boera. Taking into account that Oka moto’s native language is Japanese, it can be assumed that the Japanese spelling is the source of the  confusion. The thing is that there is no “l” sound in the Japanese language. Instead, they pronounce “r”  (voiced alveolar flap [ɾ]). The surnames Allioni and Boella could easily have been transformed into Arioni-Boera in some Japanese source.  In order to distinguish cardinal numerals from other numbers corresponding to code words, they are  written in parentheses: (1), (2), (3), etc.  References: [2], [17], [45], [53]. Ernesto Boella. Boella. Keywords: deutero-esperanto.  Grice e Boella.

 

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