Grice e Ciarlantini: implicatura tachigrafica –
la scuola di Bologna -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Filosofo
emiliano. Filosofo italiano. Bologna, Emilia-Romagna. Parole tra realta e
fantasia. Metodo tachigrafico. Il tempo a san Giacomo e uno di accesissima
ricerca metodologica su ogni fronte: Agostino e l'occasione e la scusa.
Ma in realtà C. si interessa di altro: di arrivare alla costituzione delle
parole – Grice, “Utterer’s meaning, sentence meaning, word meaning” – an essay
of mine whose title I find it difficult to recall on occasion --, di conoscere
la struttura profonda del nostro parlare. E cambia e ricambia metodo di indicizzazione,
impiegando un sacco di tempo. Alla fine un saggio e pronto e sono maturi anche
due frutti non preventivati: l'invenzione di un metodo d’implicatura tachigrafica,
a metà tra la stenografia e la prattica normale, basato principalmente sulla
notazione della radice delle parole (“shag”) con qualche aggiunta per
riconoscere la parola stessa (“shaggy”: l’unico esempio dato da Grice, “Fido is
shaggy, a hairy-coated dog” in Utterer’s meaning, sentence meaning, and word
meaning”. Il principio basilare è che comunque ogni parola – e. g. ‘shaggy’ --,
anche abbreviata, deve essere riconoscibile sempre – Grice da l’esempio di
“and” turnd into “&” and still carrying the same implicatures --, in
maniera il più possibile univoca, o nella sua scrittura o nell'insieme
del contesto – Grice: “He was caught in the grip of a vice”. E poi la
teoria di spiegazione universale – alla Fichte -- del linguaggio.*Perché*, quando
parliamo, abbiamo associato certi suoni a certe cose, sensazioni, azioni,
mentre in altre culture – pensasi a Roma antica -- e in altri tempi si sono
associati altri suoni, alle allegatamene stesse cose? Da questa domanda di
fondo è scaturita la teoria di C., scritta e descritta nel libretto
"Parola tra realtà e fantasia. Appunti di metodo" (Ponti, Bologna). Tra
l'altro ho qualche rimorso di coscienza verso Ponti, un editore in via Bassi.
Perché gli lasciai sempre credere che è un professore di non so quale scuola, e
lui li pubblica il saggio convinto che frotte di filosofi sarebbero venuti a
comperarlo. Nei fatti tutti questi filosofi non esistevano – cf.
Grice, “Vacuous Names” -- e non vennero – as Marmaduke Bloggs never attended
the Merseyside Geographical Society’s party in his honour after allegedly
having climbed Mt. Everest on hands and knees, but being an invention of the
journalists --, e lui si rende conto di questo lentamente. Una decina di anni
dopo dal segretario della sua piccola editrice li venne a C. la proposta di
acquistare tutte le copie invendute e C. adesso ne regala una a qualcuno ogni
tanto. C'è anche inserito il suo metodo per imparare a suonare la chitarra, e
altre ricerche di metodo. Ma la teoria di spiegazione universale del
linguaggio vuole tanto riprenderla e proporla a più vasto raggio. È una teoria
e come tale ha bisogno nella pratica di essere testata, sperimentata e provata.
Ma se è vera, anche soltanto un po', puo rivoluzionare tante cose nella nostra
vita. Se è vero, ad esempio, che uno tende ad usare i suoi (“shaggy”) che
sono dettati dal suo stato d'animo (“hairy-coated”), e tende ad associare le
parole, che pure ha a disposizione da un patrimonio CONDIVISO o non – il
deutero-esperanto di Grice --, secondo come le vive in quel momento, potremmo
arrivare, analizzando scientificamente milioni d’elementi, a dare una qualche
valutazione sulla veridicità o meno della testimonianza di una persona, per
esempio in giudizio. Comunque a parte questo, la comprensione della fonetica in
questo modo ci fa capire ad esempio l'evoluzione di un radicale (“shag”) passando
da un popolo all'altro, l'associazione di suoni e rumori a parole (“shaggy” –
cf. Grice, “Utterer’s meaning, sentence meaning, word meaning” – pirot – “which
we know karulise elatically” -- del vocabolario, e la storia delle parole
stesse (Grice: “Would discs still be called discs if they come in square?”. Per
esempio C. e convinto che la lettera "u" per noi significhi una
sfumatura di "profondità, mistero, consistenza di un soggetto, che desta
meraviglia e a volte smarrimento", mentre per i latini – o romani -- la
"u" era meno misteriosa, anzi indicava l'essere nella sua qualità di
"stato", di permanenza, di substrato delle cose. Così, per noi,
"Uomo" è anzitutto sensazione di PROFONDITà personale, laddove per i
latini o romani "homo" è più espressione di forza ("O")
accompagnata da esclamazione di meraviglia ("H"). Cf.
J. L. Austin on sound symbolism, and sp- spit, speranza. Queste sono allora le suoi
ricerche e quello che face nella quiete di san Giacomo, CTTC
continua il suo indice di Agostino e termina il suo saggio. Ed e allora che
concepe il disegno di fare un dizionario etimologico – alla maniera di CROCE,
“Dizionario etimologico” -- della lingua italiana. L'ha cominciato da tanto
tempo, ma chissà se e quando lo portera a termine. Primo Ciarlantini.
Ciarlantini. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ciarlantini”.
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