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Thursday, January 9, 2025

GRICE ITALO A-Z B BA

 

Grice e Bacchin: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dell’anypotheton haploustaton -- overo, i fondamenti della filosofia del linguaggio – la scuola di Belluno – filosofia veneta -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Belluno). Filosofo veneto. Filosofo italiano. Belluno, Veneto. Grice: “I like Bacchin; as an Italian he is allows to speak pompously as we at Oxford cannot! But he is basically saying the commonplace that ‘intersoggetivita’ has a ‘dialectical dimension’ (interoggetivita come dimensione dialettica) in the sense that the ego (or ‘l’io’) presupposes the ‘altro’ (as he puts it: ‘a cui’) – therefore; it is a presupposition of the schema, as Collingwood would have it, alla Cook Wilson – and thus only transcendentally justified. Bacchin has noted that the operator ~ is basic in that ‘inter-rogo’ invites a ‘risposta’ whose ‘motivation’ may be ‘implicita’ – the ad-firmatum is motivated by the domanda – which can be another dimanda: why do you think so? “Why do you ask why I think so?” --  Bacchin is alla Heidegger and other phenomenologists, with the ‘essere’ versus appare on which my impicata in ‘Causal Theory of Perception’ depend (‘if A seems B, A is not B. Note that there is no way to express this implicata without a ~. It might be argued that it can express with some of the strokes or with some expression that would flout ‘be brief, rather than the simplest” – and which would involve, as Parmenide has it, the idea of, precisely –altro’ (other than). Note that Bacchin equivocates on the ‘altro’ – in the dialectical dimension of intersubjectivity he obviously means ‘tu,’ not ‘altro.’ In the negation or contradiction (in dialectical terms) of an affirmation – which is involved in every ‘dialogue’ that Bacchin calls ‘socratico’ or euristico rather than sofistico (based on equivocation) – the ‘altro’ is the other, A is not B, impying A is other than B (cf. my ‘Negation and Privation’). This does not need have us multiply the sense of ‘ne,’ in old Roman!” -- Dopo aver conseguito la laurea ottenne la libera docenza in filosofia. Insegna filosofia a Perugia, Lecce, e Padova. Membro della Società Filosofica Italiana. Cresciuto nella scuola metafisica di Gentile, sviluppa una propria originalità di approccio e di ricerca filosofica, che lo rendono difficilmente assimilabile ad una qualche corrente o famiglia filosofica se non quella della libera e inesausta teoresi.  A testimonianza della specificità del suo approccio metafisico si può citare questa sua affermazione. V'è un senso metafisico che può andare perduto. Né basta parlare di metafisica e considerarsi metafisici per possederlo. La perdita del senso metafisico è anche trionfo del condizionale e quindi dell'ipocrisia: "direi", "avanzerei la proposta", "mi si passi l'espressione", "vorrei che il lettore ricavasse l'impressione..'", "anche se siamo, il lettore ed io, certo ioimmensamente piccoli", "a mio sommesso avviso" e così via in un continuo spostare l'attenzione su di sé e in un continuo, inutile, domandare scusa al lettore della propria scontata pochezza, rivelando che non è poi così scontata da non parlarne. Nudo e indifeso alla presenza della verità, il metafisico non lo può essere di meno di fronte agl’uomini, i qualidi certo- non sono la verità.  Riferimento costante dell'incessante dialogo filosofico di B. E senz'altro l'attualismo gentiliano.  Altre saggi: “Su le implicazioni teoretiche della struttura formale” (Roma, Sapi); “Originarietà e mediazione del discorso metafisico” (Roma, Sapi); Sull'autentico nel filosofare” (Roma, Sapi); “L'originario come implesso esperienza-discorso” (Roma, Sapi); “Il concetto di meditazione e la teoremi del fondamento” (Roma, Sapi); “I fondamenti della filosofia del linguaggio” (Assisi); “L'immediato e la sua negazione, Perugia, Grafica); “Anypotheton” Saggio di filosofia teoretica” (Roma, Bulzoni); “Teoresi metafisica” (Padova, Nuova Vita); “Haploustaton” (Firenze, Arnaud); “La struttura teorematica del problema metafisico”;  “Classicità e originarietà della metafisica, scritti scelti” (Milano, Angeli); “La metafisica agevola o impedisce l'unità culturale europea?”in ‘Il contributo della cultura all'unità europea', Castellano, Edizioni scientifiche, Napoli); “L'attualismo in Gentile, in Annali, Roma, Fondazione Spirito. Informazioni biografiche reperibili anche in Bacchin, Haploustaton, Arnaud, Firenze, B., Teoresi metafisica, Berti, Ricordo di B., Bollettino della Società Filosofica Italiana, Scilironi, Tra opposte ragioni: nota in ricordo di B. in Studia patavina: Rivista di scienze religiose. Filosofia Filosofo Professore Belluno Rimini. Metafisica del principio. Si comincia dopo avere cominciato. L’innegabile è innegabilmente. Negare è escludere un’inclusione indebita. Non v’è limite del sapere. Il luogo del filosofare è la domanda del luogo per filosofare. Ciò che v’è di originario nell’esperienza. La filosofia non ha oggetto e nessun oggetto si sottrae alla filosofia. La riappropriazione metafisica. L’esperienza praticabile è conversione fattuale in fatto. Funzione della parantesi nell’asserzione e l’aporia del dogmatico. L’autorità del dogmatico si presenta come critica di ogni autorità. L’ideale dell’autorità è di essere indiscutibile. Autorità e intelletto si fronteggiano. Ciò che l’intelletto impone all’autorità è di essere ciò che pretende di essere. Il luogo della domanda è l’insufficienza di ciò che si presenta a ciò che, presentan- dosi, non è interamente. L’identità tra inevitabile e necessario è solo co- struita. Il senso in cui non si può domandare tutto. Ciò da cui dipendono le valutazioni del domandare. Il senso in cui non si può non domandare tutto. Domandare tutto è negare di poter asserire. Paradigma del dottrinario in filosofia. Una richiesta che preceda la domanda di verità non può essere vera. Il prefilosofico oltrepassa il sapere di non sapere credendo di superarlo. L’impossibilità di oltrepassare quel ‘limite’ che è la stessa impossibilità di oltrepassarlo. La costante esistenziale dell’esperienza e gli equivoci della sua valorazione. La domanda universale investe il linguaggio come luogo della possibilità dell’errore. Digressione. La base del FILOLOGISMO in filosofia. Dell’ingenuità storiografica in filosofia. Le due direzioni dell’ingenuità storiografica. L’equivoco storico in filosofia. Equivoco di coscienza storica e conoscenza storica. Le storie della filosofia rendono la filosofia accessibile al senso comune prefilosofico. L’ideale sistematico del prefilosofico si prolunga nella storiografia. Filosofare nonostante la storia della filosofia. Inattualità teoretica dello storicismo. La nozione dogmatica di storia. Il carattere fideistico della tradizione e il circolo del riconoscimento. Due figure dell’accoglimento della tradizione: integralismo e progressismo. La ragione formale come unica ragione delle due figure. L’ideale immanente del credere è coincidere con il vivere. La ragione. Indice. Indice formale presiede nel suo uso ciò che la determina nei suoi contenuti. Se ogni fede è cosmica, ogni cosmo è creduto. La valenza sperimentale è già nella protomatematica, come si esemplifica in GALILEI (si veda). Il carattere ipotetico di ogni riferimento assertorio all’esperienza. Il rischio erme- neutico è considerare effettivo ciò che è interpretazione, come si esemplifica in GALILEI. Il senso in cui la scienza è alienazione. Ingenuità del ten- tativo di fondare scienza e filosofia sull’esperienza immediata. Il campo in cui si discute è ciò che intanto permane indiscusso. Credere di conoscere è non sapere di credere. Il rapporto tra intendere e pretendere è struttura del conoscere. Il rapporto strutturale di compreso e comprendente tra universi. Il rapporto di compreso e comprendente è struttura del contenuto di osservazione. Costanti del progetto d’esperienza e il vettore di interesse. Il progetto fondamentale e KANT Il progetto di filosofare è il modo filosofico di progettare: miraggio del ritorno all’immediato, Controllabilità e statuto dell’individuale. Ambiguità del sapersi orientare nel mondo. L’intenzione conoscitiva del fenomeno individuale. Progetto del conoscere come adeguazione progressiva. Il co- noscere rappresentato come rappresentazione. Il presupporre è limite presupposto all’operare. La scienza ignora di essere una fede. La scienza non può sapere ciò che essa implica, dovendo postulare ciò di cui abbisogna. La considerazione pensante. La conoscenza scientifica ipotizza la realtà che le consente di ipotizzare. Tentativo della distinzione tra ‘visione naturale’ e ‘visione scientifica’ del mondo. Esame della struttura del ‘punto di vista’ nella configurazione dei sistemi di riferimento. Dopo l’intermezzo ludico, che cosa si intende per ‘considerazione logica’. La logica formale è il modo formale di considerare la logica. Il FORMALISMO DELLA LOGICA (cf. Grice, ‘Formalists and informalists’). Il formalismo della logica è il nihilismo della verità. La conciliazione tra storia mondana e filosofare non può avvenire nella storia mondana. Ciò che si presenta con la divisione pone la richiesta della connessione. Il pensiero si affida al linguaggio per essere riconosciuto come indipendente dal linguaggio. Si esemplifica con l’espressione hegeliana “movimento dell’essenza”. Si insiste con l’esemplificazione hegeliana. Ancora esemplificazione hegeliana: la “cosa stessa” non può venire utilizzata. Il senso della cura–custodia. Il senso in cui il pensare penetra. Il pragmatico è fittiziamente teoretico. La verità mette in questione ogni discorso intorno alla verità. Il nesso tra tecnica logica e configurazione funzionale del concetto. La conoscenza scientifica considera astratto ciò che essa non può considerare. Rischio dell’equivoco tra mera domanda e domanda pura. L’imporsi della verità è l’asse delle pseudofilosofie. Volontà di coerenza e volontà di dominio. Coerenza è fedeltà alla logica di un sistema. Sistema ed esistenza. Esistenza e chiarificazione. Esistenza e coscienza. Coscienza e punto di vista. Il punto di vista fondamentale non è un punto di vista. La nozione comune di esistenza e l’istituzione. Ciò che esiste non è assoluto. Differenza tra teoresi e teoria e l’impossibilità di scegliere la teoresi. La teoresi, che non è teoria, appare in una qualche teoria. Poiché l’intero non può essere oggetto, nessun oggetto è intero. La scienza che escluda la filosofia diventa “filosofia della  natura”. Il mondo della vita impone l’astrazione. La filosofia non vincola a se stessa le scienze. Ricorso alla formula. La “formula” e l’aporia del metodo ideale. Il metodo di filosofare è filosofare, ossia domandare. Inevitabilità dell’astratto. Necessità e cogenza. Il carattere divino della matematica è l’essenza matematica di Dio anche se GALILEI non lo vuole. L’ordine astratto si esemplifica in WOLFF, ma esso è la logica interna della formulazione del principio di non contraddizione. La “proposizione” è la figura minima del sistema, la forma del quale è l’equazione. L’ideale del conoscere esclude dal conoscere l’operare. Le condizioni del conoscere sono riconosciute nella loro indipendenza dal conoscere, nel conoscere di cui sono condizioni. La relazione, che è esperienza, non può essere relazione dell’esperienza con altro da essa. La conoscenza dell’incono- scibilità dello in sé è conoscenza in sé. L’astratto è inevitabile, ma non necessario. Per dire con che cosa si comincia, si comincia con la domanda intorno a come si comincia. Affermare la totalità è dimostrare che es- sa non può venire negata e, dunque, non abbisogna di venire affermata. La condizione apriori è trovata analiticamente, perché è contraddittorio che, nel no- stro conoscere, tutto derivi dall’esperienza. L’uso è unicamente empirico ed è riconosciuto trascendentalmente. L’analisi è la presenza operante del “principio di non contraddizione”. La struttura sintetica del giudizio è l’infinitezza dell’analisi. Il giudizio è domanda infinita di venire fondato. Tra esperienza e giudizio non sussiste rapporto, perché l’esperienza non può essere un giudicato. La prima forma di mediazione è l’immediatezza fenomenologica, o medialità. Il contessere infinito del dato non è dato. Ogni ordinamento di oggetti è teorico. L’oggetto è pluralità di oggetti. Se è astratto l’oggetto, è astratto il suo contesto. L’intuizione astrae dal contessere infinito. Ciò che è dato per primo è risultato di un processo astrattivo: l’intuizione non è originaria. Differenza tra teorica dei giudizi e teoresi del giudizio. Impostazione. L’interpretazione empirica dell’oggetto “come tale” quale oggetto in generale: trascrizione generalizzata degli oggetti. La sintesi precede ogni analisi e la condiziona. Il conoscere presenta un duplice livello: quello del suo fungere che costituisce l’oggetto, quello della consapevolezza di tale fungere. Il conoscere muove dalla fiducia nello essere in sé del conosciuto, con base esclusiva- mente pratica. Può venire formulata anche la contraddizione, dunque la forma proposizionale non è struttura del giudicare. L’analisi come presenza dell’incontraddittorietà formulata come principio di non contraddizione. Un giudizio media la posizione di altro giudizio: medialità posizionale o fenomenologica. Di volta in volta un giudizio può valere come analitico o come sintetico. Si intende di sapere con necessità. Se v’è un modo empirico di conoscere, v’è un modo non empirico di riconoscerlo. KANT conosce analiticamente che la conoscenza umana è sintetica. Nessun giudizio matematico è conoscitivo. La ragione dell’aritmetica è un fatto, perché le risulta possibile ciò che le risulta fattibile. Le categorie. Indice. Indice trovate dall’analitica sono usate dalla stessa analitica. L’esperienza è condizione del darsi delle sue condizioni. “Cosa” ha significato operativo. Il tempo è essenzialmente prassi. Spazio e tempo provengono dalla sintesi dell’intelletto, ma operano nella sensibilità. L’oggettivazione dell’esperienza è matematizzazione, di cui il trascendente è negazione. Il trascendentale è, ma non appare. La sintesi è negazione di se stessa come negarsi reciproco dei suoi termini. Tempo e durata. La presenza fungente dell’apriori è analiticamente reperibile nel dato e non lo eccede. La differenza tra conoscere e sapere è conosciuta e saputa. Conoscere non è sapere e l’oggetto è matematico perché è oggetto. Esemplificazione con KANT di ambiguità fra matematica e conoscenza. Il conoscere della matematica, essendo matematico come conoscere, non è conoscere. La volontà di potenza è l’impotenza dell’io nei confronti delle sue rappresentazioni. L’io si riferisce a se stesso come dato all’io. Non vi può essere una ragione pura. Teoresi e finitezza della ragione. Il senso teoretico dell’inconoscibilità dello “in sé” è quello dell’inoggettivabilità del vero. La ragione è strumentale per se stessa. Il carattere filosofico della ricerca. Il carattere dialettico, o negatorio della filosofia. La dialettica dell identico livello.  La dia-letticità della filosofia e il momento analitico della filosofia del linguaggio.  I limiti di validità dell analisi nella filosofia del linguaggio.  Limiti di validità e valore.  Come è possibile una filosofia del linguaggio.  Concetto di teoria e sua riduzione. La riduzione del concetto di teoria e la radice pragmatica dell intellettualismo.  La nozione a-teoretica dello  in generale come base della teoria. Riduzione del procedimento analitico all inde terminato, cioè al contraddittorio. Differenza ontologica tra il contraddittorio ed il negato.  La dialetticità come impossibilità di un procedimento analitico sulla totalità. La domanda totale e la totalità domandata. L intero della domanda totale e della totalità domandata. La conversione dialettica della totalità domandata nella esclusività del domandare.  La domanda come riferirsi in atto alla risposta. La problematicità della definizione concettuale.  L inter-soggettività come dimensione dialettica.  La struttura dialettica dell'implicazione.  L'insignificanza teoretica del disaccordo.  La preoccupazione di raggiungere un accordo effettivo è empirica e filosoficamente ingenua. Fittizietà del rapporto tra filosofia e senso comune.  La superfluità del problema del solipsismo. Presenza e coscienza.  La realtà come pensiero si risolve nel pensiero come atto. La realizzazione. L'attualismo come attualismo  puro. La realizzazione come negazione e come posizione. L'attualismo monistico come naturalismo. La presenza pura. La coscienza della presenza pura. Il rapporto tra atto ed oggettivazione tra presenza e pre-sentificazione.  Importo teoretico dell'espressione "Verum et esse convertuntur".  La metaforicità intrinseca delia parola. La "cosa stessa" come l'intero di se stessa. L identità pensare-essere.  Il riproporsi del pensiero su se stesso come origine della parola "cosa". La duplice funzione della parola  "cosa". Le condizioni ad un indagine critica. L atto critico o negatorio come atto di pensiero nella coscienza.  La ricerca del mezzo logico adeguato e l interrogazione. I limiti teoretici delle asserzioni condizionate da interessi. La riduzione pretesa del sapere al potere e il concetto a-teoretico di teoria. L'interpretazione matematicistica nei suoi limiti.  La teoria come formulazione generale.  La radice dell'interpretazione matematicistica.  Le condizioni imposte dal concetto d interpretazione.  Il carattere teoretico del controllo sull esperienza.  Lo spostamento del limite come essenziale alle determinazioni.  La determinazione come ritorno dell atto: totalità di definizione e totalità di esaustione.  La totalità di definizione come "essenza". L' atteggiamento fondamentale umano operante nella definizione concettuale.  Il modo indiretto dì dire l'essenza. Originarietà e mediazione nel discorso metafisico (Il "Tema"; Svolgimento delle indicazioni teoretiche del "Tema". L'originario come implesso esperienza-discorso. L'"Esperito" e l'"Esperienza integrale". Il significato dell'"Implesso"; Il senso dell'"Originarietà" dell'"Implesso". Il concetto di meditazione e la teoresi del fondamento (L'impostazione; La "sospensione" degli enti dall'essere). Giovanni Romano Bacchin. Keywords: anypotheton, haploustaton; ovvero, i fondamenti della filosofia del linguaggio, il discorso metafisico – a new discourse on metaphysics, from genesis to revelations, etymologia di ‘autentico’, l’esperienza e il disscorso, implesso esperienza-discorso;  anypotheton, haploustaton, anypotheton hypotheton, supponibile, insupponibile, haplloustaton, superlative di haplous, simplex, simplicior, simplicissum, simplicissmo, complesso, simplice/complesso, simpliccismo, simplicissimo, complessissimo, complesso proposizionale, semplice sub-proposizionale – implesso, analisi del concetto d’impicazione – senso e significato – senso e segno – proposizione – funzione proposizionale – Whitehead. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Bacchin” – The Swimming-Pool Library. Bacchin.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  

Grice e Bacchio: il principe tra gl’accademici di Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Roma). Filosofo italiano. A member of the Accademia. ANTONINO (si veda) attended his lectures. He was the adopted son of GAIO. Bacchio.

 

Grice e Bacci: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dei bagni dei romani – la scuola di Sant’Elpidio A Mare – filosofia marchese -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice (Sant’Elpidio). Filosofo marchese. Filosofo italiano. Sant’Elpidio a Mare, Fermo, Marche. Grice: “You’ve got to love Bacci; he was born in the Italian equivalent of Weston-super-Mare, and therefore, he dedicated his philosophy to swimming!” – Studia a Matelica, Siena, e Roma. Scrive “Del Tevere, della natura...”. Pubblica il “De Thermis”, un saggio sulle acque, la loro storia e le qualità terapeutiche che venne accolto con entusiasmo. Dopo aver ottenuto la cattedra alla Sapienza e l'iscrizione all'albo dei cittadini romani, e nominato Archiatra pontificio. I saggi “Delle acque albule di Tivoli”, “Delle acque acetose presso Roma e delle acque d'Anticoli”, “Delle acque della terra bergamasca”, “Tabula semplicim medicamentorum”, “De venenis et antidotis”, “Della gran bestia detta alce e delle sue proprietà e virtù”; “Delle dodici pietre preziose della loro forza ed uso”, “L'Alicorno”. Il monumentale trattato “De naturali vinorum historia”, un compendio in sette libri su tutti i vini conosciuti. Tratta temi relativi alla vinificazione e conservazione dei vini; Consumo dei vini in rapporto alle condizioni di salute; Caratteristiche peculiari dei vini; Uso dei vini nell'antichità classica, Vini delle varie parti d'Italia, Vini importati a Roma, Vini stranieri. Note  DBI.  B. la figura le opere, Atti della giornata di studi tenutasi a Sant'Elpidio. Crespi, B., in Dizionario biografico degl’italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. De Naturali Vinorum Historia De Vinis ItalEae et de Conuiuijs Antiquorum Libri VII B. I Traduzione del libro V nella parte dedicata ai vini delle Marche, Brandozzi, Associazione culturale Giovane Europa, Filosofi italiani, Medici italiani Scrittori italiani Professore Sant'Elpidio a Mare Roma Enologi italiani. In quo agitur de balneis artificialibus, penes instituta recæperit, hoc tempus non esta deo compertum, nisi quantum legitur fuisse antiquissimum. Nam ex omnibus monumentis quæad notitiam hominum peruenerunt, vetustissima huncritum lavationum, perinde necessarium ad communem vitam commemorant. Balnearum enim mentionem invenio non modo ante ROMANORUM IMPERIUM. Sed ante asiaticos etiam et chaldæos extitisse. Imòsii actatis, ante quam ulla extitisset literarum inventio, dicterija credamus; extat apud Pisandrum id circo calida balnea fuisse natura bal. cognominata Herculea, quod Minerva olim fesso Herculi calida parasset. Vel  veterum et Galeni in Thermis primus la tascoengerit quodammodo ad lauacra homines. Quippe ea necessitas, quæ uationumv a primordio rerum monstrauerat mortalibus ex agresti vita victum quærere, sus. Tecta construere, abæstu& frigoresetueri: eadem et fordesabluere, mun ditiæ quecultum monstrauit primo quidem quantum vitæ satisfaceret, donec paulatima liqua industria ad hibita, laffata corpora mollia quarum foturecrea reedocuit. Verum quando id inftitutum locum aliquem in REPUBLICA HABE ROMANORUM, VANTA fuerit naturæ solertia incumulandis gratijs aquarum spontem anantium et quæ differentiæsinttùm simplicis Elementi, tùm consequentes ex misturi. Et quis vsus earumin balneis. Hactenus proeoac potuimus explicauimus. Quis enim pro dignitate naturæ, speciales proprietates cunctarum aquarum sermonem consequi audeat? In his autem quæ ad thermarum vsum dicendarestant, sirectèquis thermarum ARTIFICIALIUM magisterial consi dignitas. deret, summum artis cum natura certamen videri poterit. Ut tnesciam anadeo sciuerit natura elargiri mortalibus tota diumentorum materiam, torqueadeo divinæ dispositionis ostentare miracula inaquis. Quanto maiora funt, quæ ars addiditor namenta in Thermissuis. Præsertim fubila ROMANI IMPERII maiestate. In quarum monumentis, quæ ex eis partim videntur et partimle guntur apud varios authores, nons atis constat apud me vtra fuerit maior, an magnificentia operis ad illorum temporum instituta, an commoditas popularis ad vtilitatem lauationum. Principionon eft dubium fi prima quasiin cunabula cæterarum rerum coniectemus, quin ipsa vitæ, ac naturæ necessi quia  quia eidem vt Athenæus est author vulcanus muneris vice feruida suppo fuisset. Et livera credimusre tulisse PLATONE tamspectatæ fapientiæ authorem, superat omnium seculorummemoriam, quam ipse traditexantiquissi mis monumentis, de Atlantica maxim a olim insula nunc Oceano ipso occupant aextram Columnas; quam Neptunimunere cùm omni delitiarum genere Thermarron clarssima, habuisse refert ipse etiam balneas quæ omni cultu ornatæ partim usus, quidem sub diuo paterent, partim verò subtecto calentia haberent lauacrahy Είμαζα, τ'έξιμοιρα, λοιπάτε θερμα,καιανα cus Sexcentis autem post Homerum annis, Hippocrates primus medicinæ auderat. thor, Thermarum vsum curandarum ægritudinum causa, tanquam rei iam in Græcia communiter vsitate commemorat, ac damnauit aliqua. Floruitau tem ut ratio temporum habeatur natus primo octogesimæ Olympiadis ut Hippocrates Soranus tradidit circam Peloponnesia cum bellum: quod teste PLINIO gestu està tricentesi movrbis Roniæ anno ex actis anteà Regibusannos circitersexa ginta, et Artaxerse Persarum Regemagnam Græciæ partem, et Hellespontú occupante. Postquæ temporadum Græcia in dies Sapientiffimorum virorú scriptis venirent illustrior, perpetua habemus de Balneis testimonia, Socratis, Platonis, Aristotelis, cæterorum quesuccessu temporum authorum,qui& Aliam et Persiamnonfolùm Gręciam balnearum vsum habuissefamiliarem LaconesTber testantur. Laconesinter Græcos antiquiores, primamlaudem Thermarum marimiznitanquam suuminuentumsibivendicare videntur, Dioneauthore: ac abeis tores. pofteà huncmorem reliquas nations didicisse. Quod confirmatpartium nomina in Thermis Romanis, quæ omnes græcæ suntvoces, laconicum,Hypo cauftum,Miliarium,& Thermæ ipfæ, nedicam cætera. Ex quibusconstat vsum Thermarum apud Romanos fuise posteriorem, aceasinæmulationem græcorum constructastestanturMarcus Varroin librode antiquis nomini bus,& item Vitruuius.Veruntamensubila Romani imperij maiestate, sicut omnes artes floruere, ac inuenta prius ab alijs meliora cuasére, vnde meri to Roma QUASI ALTER A MVNDI PARENS dictaest: itaomnium maxi mè Thermarumi nftituta incredibiles, et supraquàm exprimivnquam pof sit, habuêre progressus,eatamen obliterataferèad hancætatem,necliteris mandata, multis forsanèdoctis hæc Melius scientibus. Quamobrem nos, volentes ad noftrarum lauationum regulam, antiquum Thermarum vsum rcuocarein lucem; operæ precium eft Romanarum instituta prosequi:inqui bus quæ prima ipsarum introducendarum ratio fuerit, quisordopartium,& quisvsus,& quæ tandem ineis medicinæ pars extiterit,percurremus. In Critia, berno tempore, atque feorsumaliaregibuspriuata,alia viris, aliamulieri bus,aliaitem equis, cæterişúeiumentis. Posteris veròseculis pater OMERO, cuiusscriptisnullum constat apud Græcos testimonium antiquius,mul toties calidaruin lauationum mentionem fecit. Præcipuè verò in Odysseæ lib. 8. vbi Poëtaomnium fermèrituum memoriadignorum obseruátissimus, Thermas indeliciis commemorat illisversibus. vic. Homeri lo Aid δωμϊνδαίς τεφίλη, κιθαρίςτε, χοροίτε, De  affiduis primùm venatibus deditos, necminusagrestibus operibusedu catos, nonaliaferè industriatùm amplificandæ Reipublicę, tùmdefen dendæquùm opusfuit, præualuiffe, quàm quod durata iampacislaboribus corpora, facile quod cunque militiæ onus sustineredi dicerant. Inquo perce lebremhabemus Quintium Cincinnatum, abaratro ad dictaturam vocatum. Itemque C. Fabritium et Curium Dentatum, qui rure ac militiæ laudatissimi, omni Spicula contorquent, cursuque, ictuquelacescunt, Ab his ergo exercitijs, vt erant frequentes, harena, puluereque conspersi, ac fudoreprofusiatqueoleo,vtseminudi acexertisbrachijs, cruribusque,vel liberos altemhabitu, quo degebant, vt effent admunia propriores, necessario lauationes pofcebant. Qua dere, dum adhuc nouitiavrbs inhis studijs Patres campum Martium vicinum Tyberi, in quo iuventus post exercitium  Lib. 1. c.10 armorum, ludorem, pulueremque dilueret, aclassitudinem, cursusquela borem natandodeponeret. Qui mos vt paulatim èreipsa, et quasi nemine Lauationes instituentese in ciuitatem ingessit quem ve plurimum soletese nouo rūrituum in Tyberi, introduction itatandem crescente indiesiuuentute,armorumquefimulac exercitiorum affiduo studio, viamtam frugiinstituti aperuit. Sanèin ciuile videri nobilem ciuitatem in luculentis Auminis aquis quotidie lauari; aclaua craid circo Asiaticorum, et Græcorum moreparandaesse, quæpostexercitia non ad munditiam facerentsolùm, verumetiam recrearent, maiusque robur laffatis membrisadiungerent.Quod tamen propositum longissimè distulêre: nonquideminscitia, aut vecordiatamgenerosæciuitatis, sed propter  Antevrbempueri, et priinęuofore iuventus. Exercenturequis, domitant que in puluerecurrus. Aut acres tendunt arcus, aut lenta lacertis ENEIDE Lauationum Deprimis Thermarum institutis in vrbe Roma. Aris quidem constar Romanos illos Quirites,antiquosque Sabinos, satissuntexemplonobis, hæc fuisse illius seculi ftudia. Non pecuniapræua lere, non forma, nõ ambitiofo hominum comitatu, non stemmatis dignitate certare: fed totamvimin proprijanimi excellentia,viribuscorporis,acexa etacura Rei pub. collocare. Feruebant honestælaudisemulatione ingenia, vt quosarma,& propria virtus ad prim s ciuitatis honores euexerant, studio, ac laboreæ quarent. Quare vbi militiæ in externosceffasset occasio, ROMANORUM quasi natiuo instinctu dediti ad labores, autrurese agrestibus ex ercebant ope studia. ribus, autaddisciplinamac roburcorporis, ciuilibus,ijsquevarijs exercita mentis vtebantur: cursu, disco,faltu, lucta,& pugilatu,natatione, atque armis. Quem more man t è urbem conditam fuiffe quoue. APUD LATINO antiquissimum, planèilis versibusrepresentauit Vergilius. necessitas. 36 strenuè adolesceret, præclarum habemus Vegetij testimonium, constituisse gruentem,au&taque fpatio temporis, spectatæ vrbis infiniti masterras autho Aquaríper ducen.decre ritate; deaquistandem èvicinis montibus, Auuijsquein vrbem perducen- tum. 1 vt egoreor potissimas causas:Tùm quiaprimiili Patresnontamfrugifu turumolimhuncritum existimauêre, quàm luxui, ac mollicieiforelenoci nium; id quod accidisse, posteà declarabitur. Deinde ob aquarum incom moditatem,quarum incolles, vbitunchabitabantdifficiliserat,& nonsine maximaimpensa,perductio. Verùmhoc laucitiædesideriovniuersimin dis, duas  dis, decreto S. P. Q. R. publico ftatutum est: quæ et potuum fimul,& laua tionumritui suppeterent.Quod factum est primùm M. VALERIO MASSIMO P. De cio Mure Coss. (authore PLINIO aqua Tyberinarī Appia ex Tusculano per ducta, Censore Appio Claudio curante. Aquibusté. porusdimif. poribus, Tyberinarum aquarum vsus,adeam vsque ætatem tàm potu, quá sus. lauacrofrequentiffimus, exolescerepaulatimincepit:aclauationum simul, atque exercitationis gratia (ut tradit Festus Pompeius) Piscina publica ad cli Piscina Pub.uium Capitolinum iuxtà Tyberimest constituta.Pofteà Thermæconstructę. stitut& uationumduntaxat, conftitutæ fuerant, haudmagnum habuêre progressum. Visicùm auctaciuitate, simul atque crescenteindiesineisiuuentutisapplau. fu; semper maiorisearum capacitates ratiofuit habenda.& præsertim vbime dicorum consensu incurationem quoque ægritudinum suscipicæperunt.Ve rum tamen post initia diu ad modum consuetum fuitangustasfieri,actenebri cosas;nonenimcalidæ videbanturnisi obscuræ;quem admodum fcribit SENECA ad LUCILLO, fuissebalneum SCIPIONE Aphricani ad Linternum. Causa verò amplificationis Thermarum præcipua, fuit Palæstrarum adiunctio. Quippe cùm apud Romanos veteres, ferèvfquead Augustum, nonadeo multa extiterit architecturæ dignitas, nec adeo fuerit consuetudinis Italicæ vt desuotempores cripsit VITRUVIO et multoetiampost cum Palęstris Lavationes habere coniunctas;contentus quisque ruralibus exercitationibus, Thermeadvel Campo ipfoMartio,& harenaPlatearum;solasin Thermisobibantla exercitia có uationes. Quo ritu ad imperium vsque Principum perseuerante (vnde planè stitute. constarepoteritThermas exercitiorum cauffa fuiffeinstructas vbicunqueali qua fierent publica edificia, ac populi celebritas,iuxtà constituebantur et Thermæ.Exemplo primùm Agrippæ clarissimo; qui ob celebritatem admira bilistempli Pantheon,atque Campi Martij; iuxtà,Thermas suas extruxit. Sic NERONE posteà Neronianas suasiuxtà Agonalem circum, ob Ludos, qui ibi fiebant celebres,constituit. Necfecus authore Suetonio TitusVespasianus dedicato Amphitheatro, Thermas celeriterextruiiussit: nimirùm ad Amphi Palestrari theatri,& exercitiorum, quæineofiebant commoditatem. Donectandem cum Ther. Illustratacuni Imperijmaiestate Architecturæ peritia, more Græcorum Palæ mis coniun-ftræcum Thermis fuêre coniunctæ, vbinimirùm generosa iuuentus,relictis iamruribus, atqueharenis, simul& exercitationes obirentomnisgeneris, ac lauarentur. Atque hinc non solum opera Thermarum fuerunt elegantiùsdi. sposita,atque admodum amplificata, sedtantam etiam promeruerunt o m niumgratiam, vttotaciuitas paulatim hancsusceperit consuetudinem, fre quentare singulis diebus Thermas, et tàm Senes, quàm consulares, atque amplissimi ordinis viri, nec non artifices, et matronæ. Proveteriinstituto, acftudio virium, promunditia, et prosanitate, atque omni cura corporum. Romanarum Thermarum cenfura, atque Magnificentia,  Quæ quoniam frugiinprimis,obeam, quam dixi causam et ad ritum la.10 Etæ 40 čtio. A e c ergo initia, atque hæc incrementa fuerunt thermaru m Romanorum. Primò quidem institutæob ritum laudabilem,quem exer citium, et vitæratioillorum temporum inuexerat. Deinde au Therme con Therma au Ctæobcommunem vtilitatem, et magnificatæ cumpalestris. Eradfum mam tandem amplitudinem, ac magnificentiam perductęob delicias. quem ad modum à nobis ex earum aliqua descriptionem on f trabitur. Quan quam id quidem, prorei, atq;vrbis magnitudine, haud nostroindigeret testimonio,descriptio qui Medicinę duntaxatineis instituta profiteremur: nisi minusplenèomnes,curnecela quide Architecturaconscripserunt, earummaiestatem expreffiffent. Nam ria. quidde VITRUVIO libriseliciemus,nisinudaquædam lineamenta,atqueeaqui Invitruvio dem nonadmodum explicata, paucaquelocabalnearumsuitemporis,quan-censura. doperangusta,& blactariafiebant balnea vt pauloantè ex SENECA testimo niodiximus quæeiusætate, et poftcà maximè, locuminter primas ædificio rum vrbis magnificentiashabuêre? Minusàiuniorum scriptis,quimutatis rebusposttotsecula, acminus concordibus, quif parfimdeeismeminerunt authoribus; fatissibi,atquelegentibus fecisseratisunt, sivastamduntaxat Thermarum dixerintmolem, ac Dedalei operisinstar admirarentur, cùm ta men Romanarum rerum magnitudo cunctarum nationum miracula supera- Medicorum. uerit, non in Thermis folum. Minimè omnium à medicis. Quos turpe h o dieadrectam lauandiægros institutionem videri deberet hæcignorasse; indi gnissimumveròproea,quam profitentur Galeni imitationem,quæ vixvlla essepotestsinehorumrituum notitia, inquibus ferètotaeius doĉtrina versa 20tur. Quam obremoperæ preciumest, advniuersam instituti nostril rationé, Therme an aliquam ThermarumVrbanarum, partiumq; ipfarúcensuramfacere. Princi-publicę,an pio Thermas fuissedecreto publico constitutes vt eftdictü non eft dubitan priuata. dum.Nam idmultæ declarantauthoritatesscriptorum,acmarmoreæ tabu læ,inquibus vel Senatusconsulta leguntur, vellegespositæin Thermis,ve! munera. Quę exmultis pofteàritibusdeclaranda venient, vt potè, in aliquo publico gaudiosinemercedepræstarisolitas; veloleum gratuitodari incom muni veròluctupublicè Thermarum vsum interdicisolitum. Imò in priua tispęnisexéplum legimus apud VALERIO MASSIMO Titio pręfectoobigno miniofam deditionem Calpurnium Cor. Conuictum hominum, et balnearu vsuminterdixisse. Verùm quinegant Thermas opera fuiffe publica,memi sedin Thermis: quarumhodieamplitudinem, accelebritatem,hac sancta religione introducta, templanostra, ac pia xenodochia immittantur. Quare et Thermæ Xeniædicte, quæ ita apud græcos cognominari folebant, quasi hospitales, et gratuitæ, quo cognomina Thermarum publicarum vtitur manı  Thermarum nissedebent magnificos in eis Imperatorum titulos, qui æternitate nomi- Thermarum nissui, tantioperismagnitudine affectassevidenturacRomanis suis, vel Po- magnitudi Oo pulo gratuito constitutasindicant.Quo planum fitetiam,easfierioportuis secapacissimas. Non enim in templistuncconsueuit populus congregari, quæidcirco angustafiebant, acsuisquisqueindigetisacpenatibuseratcon tentus, Tuniorum, nis ratio. Therma xea 40. Vnde perperam inhistorijsretulit Volaterranus, quiblice. M.Tulliuspro Cælio legitproSenensibus, cùm nus Francisci Patritij imitatus, Senias primas verò scripta subSenarummenioria.Inter quam balneainantiquislegantur, quarummeminititem palatine.,credo fuiffe Palatinas, atquehas xenias per acpublicas, ademissaria Aque Claudiæ adeaspofteå Cicero,vbi Sex. Rosciusoccisus,authoreeodemSene,earum cura erat publici muneris Max. ductæ. Necminus ætatem, quails et Cato, et Fabius ca, nobilissimos Aediles antesuam, acsuaetiam et alij, populum inthermis exigend imunditias gratia receptare niæ dop H. 2  manutemperare folitos. Balneator estamenin Plautolegimus, et pofteain Balneatores M. Tullio CICERONE pro Celio, quieiministerio aderant. Et Iureconsulcus.Instru et Balneato me nto inquit balneatorio legato, balneatores continentur, quoniam sinerium lega ti. his balneæ vsum suum præber e non possunt. Producto autem seutis annis instituto ipso ad luxuriam Principum, non solùm capacitatitantæ vrbis con sultum eft, fed citrà vllam mensuram aut modum, et vt Ammianus aflimi Thermarunlat potiusprouinciaruminftar,quàmvlliusædificijforma Thermascæpe numerus Ther.Impe runtextruere. Extatinterprimamonumenta,M.Agrippam,inAedilitatis munere; quodpostconsulatum gessit, gratuitapræbuiffebalneaquæ'po steasub Nerone,vt testator Plinius, ad infinitum auxêre numerum. Sextus autem ANTONINO victorin censu partium vrbis, Thermas, amplissima opera Imperatori axii. nominauit. Priuatarum verò balnearú, quasad priuatosvsus Ther. Priua qui lautè viuerētsibiinproprijs domibus compararunt, numerum exeodem ta. fubducimusferèdcccLx. quassuccinctèperregioneshicrecensebimus. Prima s ergo harum duo deci m non eft dubitandum, fuisse Agrippę  Thermas, qui Ther. Agripeo dé authore Plinio, imperáte OTTAVIANO eiussocero, multa et egregiainvrbe perfecitopera, ac Thermas fuaslytostrato, acencaustopinxit,& pauimétaex Neroniana. vitropofuit. Erantautemvltrà Campum Martium adfiniftram templiPan theon, vbinunclocusvulgò Ciambelladicitur, vtquæin Campo et inAgo nali Circo exercitaretur iuventus, hinc Tyberisnaturalem aquam, hincverò calentiumin Thermis aquarium haberet commoditatem, vbilauaretur.Ineis verocùm neque capacitati, nequeadeodelicijs consultumfuisset, eodem au. thore, successit quadragesimo circiterpofteàanno Nero profusiffimus Imperator, quiad Agonalem ipsum Circumsecundas Thermas suo nominee ex truxit. Inquibus,vtscribit Lampridius, syluasdeputauit;& nonfolùmdulces, Alexandri. Sed vel marinas aquas interdum, velalbulasper Aquæductus Anienisadduci ADRIANO Traiana. eum fecissememinit SVETONIO.Ponitidē Lampridius Alexandrinas, ab ALESSANDRO SEVERO extructas in CAMPO MARZIO quas quidam easdem esse NERONIANAS putant, quam tanto imperio fastuo- 30 sam,par erat hac quoque non carere superbia. InIli et Serapide Moneta Regione, cùm Titus Amphitheatrum dedicasser, Thermas iuxtà celerite rex truxit, Suetonio;quæ tertiæfueruntImperatoriæ, nimirùm inAmphitheatri celebritatem& commode vti diximus et id circo breues. Quartæiuxtàhas Traianę, quas Traianu sobhonorem Suræ, cuiusstudioad imperium perue nerat,erexit,ac Titi Thermis maiores, vbiquæextantmira Aquarum rece ptaculaseptem Salas vulgo appellant. Priuatæveròintotahac Regione Bal cömodianæneę xxx.I n Regione ad Portam Capenam, quintæinordinefuerunt Com et Seueria-modianę,quarum &Alexandrum Seuerum affectassenomen videtur: etiamsi nę. Antoniana. interpriores, acnoftrosantiquarios, aliquafitdelocis, et temporibus,& cognominum assignatione varietas. Inquapræterhas,extantalicuiusnomi nisapud authoresciuium balnea, Torquati,Vettij Bolani, Mamertini, Aba s c antiani, Antiochiani, et priuatæ aliæ Balneæ Lxxxv. Sextæ in Circo Maximo Antonianæ, quasmaximas verè dixeris, Spartianoauthore,quieasm e minitadradices Auentinicollis ANTONINO Imperatorem cognomento CARACALLA minchoasse, perfeciffeveròeundem Seuerum:mirahodie architectu ra,  ratoria. pa. na. Agrippina. Titi. instauratas. Adhæc P.Victor Hadriani Thermas. Et ex priuatis Balneisintotahac Regione Lxu11. Eodemtemporeerexitquoq; suasTher-: mas iuxtàExquilias Agrippina Neronismater ra, nec imitabili, cum Palęstris coniuncto. In hac et Varianæ, et Decianępo sterioresnumeranturaP.Victore,necnon Syriacæaliæ cognominatę, et Pri uatæaliæLXIIII. Seueriquoque nominef uêrein TranītyberinaRegione Scueriane. Thermæ, eode in Spartiano teste. Necnon Aurelianz,Vopisco. Balneuitem Aureliane. Ampelidis, Balneum Priscilianæ, et Priuatæ aliæ 1xxxvi. Inter Esquilias et Montem Celium, apud Titi et Traiani Thermas, PhilippiImp. Thermas Gordiani. amplifl. ac pofitum estadperpetuamrei memoriaminipsabasylicadistichuin,deAngelis. Quodlicànobisest restitutum. Quæfuerant Thermæ, nunctemplum est Virginis, auctor El Pivs ipsePater,cedite Deliciz. ruptèdicuntur, et Priuatæ intota hac Regione 1xxv. Porròrecenseturinli. Esquilijs Regione Olimpiadis Lauacrum, vbisummo colliculo Sancti Lau Vltimæ Cæsarum nomine, Constantinæleguntur ThermæinCliuoMontis Quirinalis. Quas non reparatas, non d e integro ex tructas à Constantin o e x i ftimo, cùmvetuftofatis appareant opére. Necnonmarmoreæ tabulætestimo nio, quodlegitur: HAS CIVILI BELLO DEVAST ATAS QVANT VM PVBLICÆ PATIEBANTUR ANGVSTIÆ PETRONIVS PERPENNA RE STITVIT. Propèhas L.quoq; PauliBalnea,quæ vulgò Balnca Napolicor- Balnea Pau rentijinPanisperna,monialium ecclesiahodiecelebratur. Adcliuumcollisà Olympiadis. Suburra Agrippinæ Neronis,quod diximus Balneum, et infrà Nouati ciuis alix balneæ, vbi S. Pudentianæ est ecclesia. Et Priuatæ aliæ in totum lxxv. Subinde vede Priuatisreliquisbreuiteragam: erantinquarta Regione, vbi et Templum Pacis, Priuatæ Balne xLxxv. cum Daphnidisbalneo. In Celi montio xx. Invia Lata LXXV. In Foro Romano iXVI.In Piscina Publica xlinn. InP alatioxxvi. Pluresin Martialesparsim leguntur Thermæ, Tuccæ,Hetrusci,Grilli,Lupi, Fortunati, Pontij, Seueri, Fausti, Peti,Ti ti, Tigillini, quarum locanon assignantur. PorròextraVrbem nonminor Thermarum cultusessedebuit, vtexquarundam preclariscolligimusm onu, Constantina. Mentis. Erantad Hostiam P. Tacij Thermæ, centum Numidicis columnis Thermeer Ooij adscribit Pomponius Lçtus. Necprocul Gordianorum Domus, quam escry psitIul. Capitolinus admirandam, ducentas columnas vnostilo habentem, et cum Therinisadeolautis,vtprætervrbanas, vixaliæfimiles haberenturin toto orbe terraru m. In a lta Semita Regione, Viminali colle, Diocletianæ ex – Diocleti. 1 1.. tant Thermæ, qua sincçperatquidem Diocletianus Imp. Cuni ordine exactif simo, atque amplissimo Palestrarú omnium generum, inquarum opus quadra gintamilliaChristianorumeum addixisseaccepimus. Ob magnitudinem tamen vt in Marmorea tabula legitur CONSTANTIVS ET MAXIMIANVS OMNI CVLTV PERFECTAS ROMANIS SVIS DEDICAR. Hę,cùm in fermè ædificio admirandæ permanerent, hodie Cartusiensium Mona tegro sterio Sacræ, Pio Iu11. Pont. Max.subtitulo Sanctæ Mariæ de Angelis magnificèrestaurantur: Curante M. ANTONIO AMV110.S.  R.E.CARD. S. Maria exornatæ. Arpini suas instituitThermas Cicero,scribens ex Asia ad Q. Fra trem. Erantin Lucullano, quænunc Frascati vulgò dicitur, Luculli Thermæ, vbi nos integra vidimus Hypocausti vestigia. Ad Baias autem Thermæ Baians. erantprætervrbanas,supraquàm quisoptarepotuissetvoluptuofiffimæ,na turaipsaibia quasvberriinè fuppeditante, gelidas, calidas, et plurifariâfalu bres, quasfatisinsuishistorijs celebrauimus. Quid verò hìc cęteras Italię pro sequar Philippi. Trarbem L.  haberet? Quinetiam Rusticanas, inquibusfamilia vt inquit COLUMELLA et Rusticana. exeo Palladius ferijssaltemdiebuslauaretur: nequeenim frequenteniearū vsum robori corporis operariorum conuenire. Similiterhunc morem acce Aquarum maris, et portuum commoditate, aquarumduntaxatsustineretpe-': nuriam;hacinpartevenisseincertamenquodam modo cum naturavisaest, vtaquarum quoque essetabundantissima. Itaquecumhocdesiderio, crescen teindiesinstituto Thermarum, et modò aliaatquealiaadducta multo spatio temporis in tantam aquæ venêre copiam, vt Augusti ætate, Strabone teste, pervrbem, atquecloacasomnesinundareviderentur, et vni uersæpropemodum ędessubterraneos meatus, syphones, acfistulasvndo sashaberent. Quo tempore M.Agrippa Augusti ipliusgener, quem complura invrbefecisse constat opera, cultu,atqueedificiomagnifica;aquarum Cu ratorperpetuus, PLINIO, alijscorriuatis atque emendatis,& alijs nouiter adductis,septingentos lacus fecit.Pręterea fontes c v,Castella Lacusintelligo ex Frontino, alueosbreuimuro,inquibusaquæ reciperen tur,& aliaexalia, vt fiunt apud nos Fontane,Lauacra,Fullonum stagna, jumentorumaquagia, et huiusmodipublicacommoda. Fontes, quiprimas ac fyn ceras ex Castello funderent aquas, pauciores id circo quàm lacus. Castella, certaAquæductuum receptacula, ad MęniaVitruuio,&inviarumdi uortijs, vbi aquarum facienda esset distributio. Quale etiam num visitur in E r quilijs Castellum aquæ Claudiæ, indiuortio ad portam Maiorein nunc dictá et adpisse reliquas Provincias, quibus Romani imperassent, in transcursu diversarum lectionum obseruauimus. Prætermultas, quaslegimus Romanis anti  Lacus in vr sequar Thermas, cùmeatempestate vulgò vilaquæ libetdiuitumfuas balneas quiores, vtquasprimasin Greciadiximus, in Asia,inSicilia,& apudPersas Hebræorum DarijThermas, quasPlutarchusdescribitditiffimas, et lautiffimas. EtIose Hifpanorum phus Hebrçorum Thermas ad Ascalonem, ad Tripolim, ad Damascum, ad Ptolemaidam. Hispaniaqua calidalauari poftfecundum bellum Punicum à 10 Romanisdidicêre,anteànon consueueruntnisiin frigidalauari, authorIu stinus Historicus. Multæ occurrunt apud authores Thermarum memoriæ,in Germania,in Gallia,in Britannia,aclongè plura ipfarum vestigial visuntur in Italia, in quibus vidi sępius per inscitiam etiam doctos virosobstupescere, alij Theatra, alij Labirinthos, alijmemorandas moles alicuius sepulchri ia ctantes.Quarum tamenritum legimusvenisseadeo communem, vtnonco lonias, et municipia solum,sednemo dignè tùm Romanam militiam profi terivisusesset, quinon haberetsuabalnea,& gymnasia, inquibuscommi litonessuiexercerentur. Quod de CleandroTribuno equitum Commodi Cęs.meminit Herodianus. Indomesticisveròvsibusbalneum eratviainci-20 bum, vtnotauit Arthemidorus. Cuiusreipassimhabentur exempla,quùm ex itinere,labore, acexercitio quopiam balneum primò ingredi consueue rint, et pofteamollia quarumfotu recreatiaccumberent. De aquis vrbanisad vsum Thermarum adductis. Externe. aqua; haud copiaivrbe bequid. Fontes V Ros autem Roma, cùmprætercæteras gratias, quibuseamaltissi musdecorauit, salubritateaëris, situagriadimperium opportuno, zo adportam SanctiLaurentij,quod pofteà C.Marijtrophæisinsignitum, adhuc illius retinet nomen. Porrò fingulis castellis aquaruin erant propositi Trophça suiCastellarij,vtpræclaroquod Romæ legitur epitaphiocostat. D. M. Clemen Aquarum propria commoda. Mirariveròlicet inprimis ipsarum ductuum fabricam, duétuumma dignam planècùm magnitudine operis, tùm certè publicaipsavtilitate, quęgnitudo. Pluribus mundi spectaculis proponenda esse videatur. Molesingens, àdimi dioferèItaliæquædam perducta,partimexcisisac perforatismontibus, par 30timascendens, partim abimis vallibus perimmensosarcussublata, quibus Aufeia, et 20 fue xit. Et anteà lib. 31. cap. 3. Clarissima inquit Aqua ruinomniumintotoorbefri goris, falubritatisquepalmapræconio vrbis Martiaest, inter reliquadeûn damlociscentum et nouempedesaltitudinismensurantur.Vniuersamverò omnium censuram ita habuit Frontinus. Altissimus Anioestnouus, Proxima Claudia, Tertiumlocum tenetIulia,quartum Tepula, dehinc Martia, quæ capiteetiam Claudiæ libramæquat, deinde Appia, omnibus humiliorAllie tina. Primaverò, vtpropinquior, et maximècommoda, Appiaadducta co ftarexTusculano:Cenfore vtfupradiximus APPIO CLAUDIO, annovrbis Appia aqua quæ perportam Capenam,nuncSanctiSebastiani,inocto vr munera vrbitributa.Vocabatur hæc quondam Aufeia.Fons autem ipfePico nia. Oriturinvltimismontibus Pelignorum.TransitMarsos,& Fucinum La piconia tempus addu tiCæsarum N.Seruo CASTELLARIO Aquæ Claudiæ fecit Claudia Saba tis& fibi& fuis. Extat Senatus consultum apud Iul. Frontinum,quoaquam non eratpermissum nisiex castelloadducere,ne autriui, autfiftulæ publicæ lacerarentur. Publicisidcirco Thermis, propria castella videnturfuissecon ftituta: qualia videmus integra ad Diocletianas Thermas,& adTraianas,mul tiplici opere con cameratas.In Priuatisautemprima Censorum, aut Aedi liumeratauthoritas,quorum arbitratupermodulos, digiti, velvncięnomi ne certo annuo solute vectigali concedebatur. Legequecautum codem te fte,ne quispriuatus aliam duceret,quàm quæ exlacuredundaret, quam ca ducam vocabant: et hancipsam non in alium vsum quàm balnearum, aut fullonicarumdari esse solitam. Omnem aquaminpublicosvsuserogari debere. Cæterùm quotnumeroessenthæaquæ, quæ, quonomine, et quo tempore,& vnde adducerentur, breuiter percurrendumest. ScribitPro copiusIustinianiCæs.fcriba,Romæ quatuordecim fuisse aquarum ductus, excocto latere,ealatitudine,acprofunditate, vtferèequesteripsocúequo pereosposseteuadere. Nos Frontinum imitati, qui Nerva imperante pręfuit hisceoperibus curator perpetuus, et fcriptis cuncta sid elitermandauit, octo aut nouem suo emissario per ductas dicimus. Quę fuerunt ex ordine, Appia, Anienisvetus, Martia,Tepula, Claudia, Anienisnouus, Iulia, Allietina, et virgo: etiamsi pofteàduplici, acplurinomine, vtvsueuenit,fuerintcogno minatæ. Nam poft Frontiniætatem, non aliamlegitur, prętereasfuiss ead ductam, nisieasdem àdiuersis Imperatoribus autinstauratas, autseductasad bis Regiones exviginti caftellis distribuebatur. Quadraginta veròannispo- tus. fteà, exmanubijs Pyrrhi Regis Epiri, Spurio Garbilio,L. Papirio Coff.prima Anienisadductafuit, vtetiamcommodavrbi, et altæoriginis supra Tybur.Martiaquę. Tertia fuit adducta Martia, dicente PLINIO. Q. Martius iussusà Se natu Aquarum Appiæ, et Anienistegulaductusreficere, nouamànomine suo appellatam, cuniculispermontes actis intràpræturæ cum, Marü. Anienis ve Oo i 1  Triana. cum, Romam non du biè pet ens. Mox specum er sa in Tiburtina se aperit nouem millibus passuumfornicibusftructis perducta. Primuseam invrbem per ducere auspicatus est Ancus Martius, vnus exregibus. Poftea Q. Martius Rex inprętura, rursus querestituit M. Agrippa. Hæc PLINIO. Hancdemum et Traia namnuncupatam aserit Frontinus, àTraianoin Auentinumvsq; protracta. Quartafuit Tepula, quaabagro Luculli, quéin Tusculan oex VARRONE legimus Tepula,. Gn. Seruilius Cepio, L.CasiusLonginus Collin Capitolium perduxêre, via, quæ PortaMaiorhodie appellatur,claristitulis Cæsarum, Claudij, Claudiaque VespasianiT, iti,& M.Aurelij. Eamquidemdestinaueratprius Caligula,per et Curiadaduxitveró Claudiusabvsque xxxvi. lapide, via Tiburtina, èfontibus Cæ Cerulean ruleo,Curtio,atque Albudino collectam, quibus fæpènominibusscribitur. Adduxithiç et alteram Anienem, cui ductui ad differentiamveteris, Nouus Anio cognomen tumfuitinditum, Frontino authore, qui& ipfumpofteàre Fons Albu ftituit. Concipiturautem per agrum Tyburtinumxx, milliario, operealtili-. Moad Portam Esquilinamadducto. Aquam verò Iuliam admiscuitcum Tepu laM. Agrippa, viaLatina,quæab Aureliano iterurm eftituta, eiuscognomen Julia quęeg assumplit. Ållietinam,quam et Augustam, miratur Frontinus Augustumpro Aureliana, uidentiffimum Principem per ducere curasse nullius gratiæ, imò et parum sa Alietina, lubrem,nisi fortecùm opusNaumachiæ aggredereturtrans Tyberim. Quidam ob hoc eam intervrbanas aquas non numerant. DE AQVA VIRGINE QVAM duxit Agrippa, vt PLINIO, meminitlib.31.c.3.& deinde Claud. Cęs.Pri mum veròauthorêCaium Cęs. Fuisse indicant marmoreæ inscriptiones, quarú 30 vnaineiusaquæductuita legitur. Tit.CLAVDIVS DrusifiliusCesarAug. Nominisra-ductusaquæ Virginis destinatosper Cæs.àfundamétisrefecit, acrestituit.Virginis porrò nomen vt Frontinus scribitnobilis author de aquis vrbanis ad cafum fuithuicaquæ inditum:nam quærentibusa quammilitibus, puellam virgunculam quasdam venas præmonstrasse, ac il as sequutos in gentem aquç moduminueniffe. Aediculaidcirco Virginisfontiapposita.Quod nomen posteavidenturadsciuiffe Dianæ, ac Triuiænuncupaffe, quasi Dianæfonsdi Fons Diane triplex habere dicebatur numen, celebrarisolita, necnon à triplicifonte,qui- 40 bushæcaquaconcipitur. Vel vt quibusdam placet antiquarijs virginisno futurna menindicasseIuturnam,quam Nymphamsic dictam teste VARRONE quòd Nympha. iuuaret, invotisfuisehabitaminfirmis, quiexeaaquabiberent, facramque in via. simulat que puteum, qui extat, dive Mariæ  Virgini fuisse consecratum, vt ran In Triuia. Libetquiseiusnominis interpretationem accipiat, verumtamen eofit magis verisimilisnoftrafententia huncfontemfuisse virginéàDiana,& Triuianun Meuiæ,quæ dinus, Anio nouns 20 vocant Şaloniam, tio. Vel Triuię. et aqua Diançsacra, quę veteribus virgo habitaest, et in Triuijs, vt AQVA autem Virgincquoniamsola hæc ad nostrum hanc ætatem Romam perducitur, altioraliquantosermo habendusest. Eam per cupa Primus aute D thor, ceretur, 10 Latina dextrorsus, longex1, milliapaff. subterraprius, deinde arcuato opere. Quinta, ac fausti nominis fuit aqua Claudia, vtinfrontispiciolegitur Portæ id circo hanc ædemei fuisse constituta masseruntiuxtaipsum fontem,quam Sinct. Mar. posteà Religione introducta, insuperstitionem præteriti seculiabolendam,  JO est Herculaneus riuus, quem refugiens, virginis nomen obtinuit. Hactenus Ductus lon Plinius. Habetautemductus longitudinesàcapiteadipsum Triuijfontem,girudo. spatio a bestàvia Prænestina, dicente Plinio.Marcus Agripa et virginéaddu ” xitaquamaboctauilapidisdiuerticuloduomillia pafsuú Prænestinavia:iuxtà (vt Frontinus dimensus est) milliariorum XIIII.n a m vbi fpecus subit montių, vbicircuitcolles, velvallesæquatarcuatoopere, multos habetflexus. Pro greditur Anienemfuuium, acintersecta Tyburtinavia, et exinde Nomenta na, et proximè Salariavia; tandeminter Collatinam Portamque estsalaria, et Puteus Po. Pincianam sub colle Hortulorú, qui est hodie Sanctæ Trinitatis, ad Trivium litianus vicum exilit fonte. Subitautemeum collempro fundiffimnospecu,cuiusho die puteus altissimus repertus estin medio viridario, quod magnifico, ac con spicuointotāvrbem ædificio ibi constituit Cardinalisamplish. POLITIA. 20NVS, et vtrinqueduæ eiusaquæ marmoreæ inscriptiones.Tı.CLAVDII nomine. Etquo digno tum fuit magnisilis Romanorum Architectis, erita; omni futuro seculo memorabile Camilli Agripæ Architecti inventum, salientemsuaptes ponte facit aqua (impulsam tamen in æreum tubum rotis ræ, primam fanèlaudem promerentur Sanctiffimi D.nostriPivs IIII. et qui - statim ei successit Pivs V. Pont. Max. quivirginem ipsam aquam ad Virginisper pristina mantiquorum formam perducerecurauêre. Quippe lapsu temporum hæcaqua varias subijt mutationes,& quodmirum eft, vsqueà Plinijtem lutem. Pofte àc raffantibus in Italiam,& invrbemipsamtot bellis,acvaria rumgentium incursionibus: plana in historijs monumenta habentur, quæ ductio. Refert Platina, Adrianum patria Romanum Pont. Max.d omitisiamaf. Adrianiin fi&isque Longobardis, anno falutisnoftræcirciter Virginis Stauratio. Aquæductum dirutum, cumalijsvrbisaquæ ductibus restituisse. Donecite rumnonmulto poftdirutus, protantarerum, quæsuccessit calamitate, nuf quam prætdr e a videtur fuisse restitutus. Nam quod in ipso Trivii fonte legi Nicolai. tur, Nicholaumv. annoabh in ccxII. Virginem fontem restituiffe, planevi detur is Pontifex haud vllam antiqui ductus huius aquæ partem instauraffe; sedconfluentesduntaxatè vicinia venascitràpontem Salarium prorefugio vrbis collegiffe, quæeftminimapars; virgoigitur aqua octauo vt diximus est Salonia. Milliario concipitur,vbi nunc locusà Salone dicitur: Quæcunque fuerithu ius nominis significatio apud vulgus, quod,vt consueuit huiusinodi aqua run conceptaculafalasdicere, forsan et hoc obamplitudinem areę Salonem nunc uparit, dicente præsertim Frontino, hunclocum vnde virgo aqua con- Riuusnúad iicitur, palustrem fuiffe, et vt scaturigines contineret, lignin operecom-mititur.  40 cupatum, quod nomen ipsum ædis Sancta Maria invia, vulgari (vt videtur) vocem utila dicitur,  pro Sancta Maria in Trivia, vbi multa cum devotione Beatæ Mariæ Virginis etiam num ea aqua ab infirmis bibitur. De Fonte ergo ipso quia d huc in Triviæ vico celebris est, non est dubitandum. De origin eau - Origo. tem, Pliniusa pertèdicit concipivia Prenestina. Frontinus autem Collatina ad milliariumoctauum, quæ vtquidam putant,duorumcircitermilliariorü pore(vtipsememinit )cæpithuius aquæ fimulatque Martiæpenuria: Ambitione inquit ac auaritia in vilas,acsuburbanadetorquentibus publicamsa Artificium per Usurpatio.  Herculews ipsam aquam volubilibus, et machinis) quæ eximo puteoads ummam planiciem. paffusexilitfonte, actantavbertate, vt non hortosfolùm,fed et totam quoque subiectam vrbis partem reddat irriguam. Cuiustam frugiope Agrippe. mu 4 OO 111 munitum, quod nunc quoque visitur aliqua parte. Iuxtà estriuus Herculaneus. quemtamen non admittit, tùm quia locus palustris humilisque est, acvligin e totus obsitus; nec aquæ est satis vtilis: tùm qui a  satis fupe r q; adeam formam aquæductus Salonia est. Neceum riuum admisisse antiquos,satis apertè de clarantea Plinij verbaiam allegata. Iuxtàest Herculaneus riuusqué A Salinis refugiens Virginis nomen obtinuit. Nec secusdimittendaeorum sententia aqua. est,qui ad Salinas vocatas à Frontino aquas pro Salonia acceperint: cùm hæ longiusinfluantà Salone, sinistrorsusàvia Præneftina, vcidem Frontinus inquit,passuum septingentorum octogint aquæ vel Appia aqua, vel Appix Appi&origo carestudeat, piètamen et public vtilitati consulens, opus tàm frugiprofequu Vltimaper tusest, aquamqueVirginem, ad eotot seculis desideratam, hocanno, acmen se MDLxx. decimoseptimo Calen.Septembris, cummaximo totiusvrbis applausu, ac gaudio perduxit in totum. Consultistamen prius (vt Sapientissimum decet Principem) Medicis, àquibus et bonitatem aquæ, et vtilitatem, quam præbere posset huic almæ vrbì re latam comprobauit. Qua dere Naturaem hæc mea eft sententia: Sanè magnum argumentum bonitatis huius aquæ hoc Qualitates esseexistimo, quòd hæcaquafueritinvsu, vt nunc quoqueeft, longiffimis seculis. Quippe hæc primas sempermeruit laudes simulcum aqua Martiain tercæteras vrbisaquas. PLINIO Quantum vir gotactu(hocestfrigore)tantumpræstatMartia haustu: alternante hoc bo tactus intfrigidæ, easnonperinde(laudabiles) et haustuesse. Hæcs uccinctè Plin. Hác aquam Martialis cognominatcrudam, ilisuerlibus. Ritussi placeanttibi Laconum, Contentus potesaridovapore 30 te influentium, et tepidarum, et frigidarum aquarum; hanc specialiter vsu Ab experi- balnei comprobat frigore, et profrigida, metri causa dixitcrudam. Velcru mentis. Dam intelligas eum dixisse in comparatione aquæ Martiæ, quæ (vt dictúest) vtilior haultuerat, virgo tactu. In experimentis, tardius hæccoquit legu mina, accibariareliquaque Tyberisaquęlimpidę,& Cisternales aliquę.nimi rum quia fluuialeseiusmodi, inrespectu fontium, omni exutæsuntcrudita te,ac pluuiales magis aëreæ. Cæterùm hęcaquanullis fontium aquis vide- 40 turmeritò postponenda. Cætera verò quæ leguntur aquarium vrbis nomina, aut variæduntaxatipso nomin e sunt, sicut iam plura ali cuia quę adduximus nomina:a u t externę sunt Crabra. Sabatina Lacus Saba saporem, inter vrbanas non adnumerant. Nec Crabram,quæ erataliaaqua, aquæ, nonvrbanæ. Quomodo quidam Alfietinam, ita vocatam obingratū tis. Amnis Tusculanis, vndeaduehebatur, relicta. NecSabatinam,quamàLacuSa Larus. batis, qui hodie est amnis Larus, nouissima momnium aquarum breuimo. Io ductio. Martialis.  pars per Capenam portam, nunc Sancti Sebastiani ducebatur in vrbem. Tota ergo virgo aqua Saloniaeft, multisvenarum, et riuulorum acquisitionibus vt Frontini verbisvtar obitervsqueinviam Salariamaucta'. Quam Pivs IIII. Pont. Max. vt delectabatur vrbem suam æternis monumentis, publi cisq; idgenus operibus adornare,destinauerat.Pivs verò V. Pont. Max.cũ fanèprimùm orthodoxam fidem noftram à tot seculihuiuserroribusvendi no, vtquæ Cruda Virgine Martia quem ergi. Quo nomine haud quidem cruditatisvitioeāhic Poëta damnare voluit. Sed mirisex tollens laudibus Hetrusci balneum, blandicie præsertim, et varieta dulo  20 qua quanı diversæ à prædictis aquæ. Quod vsu cuenit in eternis id gen us operibus, perpetuams ibiquisque memoriamcomparare.ItaqueprimaTherma structuræ exemplo, nulloque integrèscriptoremandata literis, nisi obiteràmultis, et controuersè. Et quæ obfitaadeo vetustissimis iacetruinis, vt quanquàm peritissimi multi hacętate antiquarij conquisitiffimè studuerint easinali quamlucem reuocare: nonminortamenadhucrelictafit, magnis etiamingenijsconfusio, vtquęsparsim dehisleguntur authoritates scripto rum,cum paucis quæ ipsarumapparentreliquijs concordentur. Inprimis describenda esse tixvoypapíce, basisquetantiedificij, quam noftriadverbú Plan tamrectè appellant: at hæc diuersissima habeturabe aquam tradit Vitruuius, neceadem dispositioin omnibus Thermis.Porrò, præterfpatiaplatearum, mina esse tantum aut instauratorum, aut insigniu meor undem constat, ha ud ac additos lucos, hortosque immensos, ac Lacus, distinguenda effentloca exercitationum àbalneis.Acloca propriacuique exercitij generiassignanda, vbicominus, acbreuicirco, vbi eminusfierent, sub Diuo, subtecto, in Xi stis. Et quæratio fuisset exercitiorum in Palestris, et quali aexercitia.Quis vsus præter e a totaliarum partium: et quæ dispositio, Corycęi Ephebi, El cothefij, Conisterij, Exhedrarum, Spheristerij, Xistorum. Etdebalneis, fi singulæ Thermæ plura habebant balnea, at dubiumnonest,quæ naniratio 30 distinctionis, ancommoditati, an loco, an ordini, vtcunctis legitur fuisse consultum. An omnibus vnum essetcommune hypocaustum:& feu vnum commune omnibus, seu commune vni partitioni, vt verisimile fit, quo loco maximècommodo.Anbinæ& ternæ, quæle guntur lauationes, eodem fie rentbalneo, andiuerso. Etsidiuerso, aneadem pluribusferuiebat,ansin gulisnouaaqua.Velquæ ratiotàmmiriartificij calefaciendivna hora tantam aquæ quantitatem, quæ innumerabili populo sufficeret? Vnde et quo certo ductutantæ aquæ copia? Quæ ratio erat Pensilium Balnearum, quastantocú applause Vrbis, et totius Italiæ quosdamintroduxisselegitur? Quibusadid valibus, aut balneis, aut alueisvtebantur? Etsilabrislapideis vt quidam putant quæ videmus per Vrbem maximis: quæ eorum erant in balneis dispositiones, et quo situ ad aquas accipiendas? Etdebalnearijsrebus, quæ fanis expedirent, et quæęgris. Quiddicam delauandirituperordines; perætates, perleges, peranni tempora, peripsa exercitia; acde innumerisdenique id genuscircunstantijs,quasvelnon scriptasabantiquarijs,velper coniectu ramduntax attentatasà iunioribus, merispotiùserroribus obscuratas, quàm explicatas invenimus? Quare nos dum hec aliqua ex parte revocare in lucem intendimus, et quævsuimaximè medico opportunasunt, exponere,nullam Fos Veneris  1 rum instituta, atquemomenta Aquarum ductuum habemus. is fchnographia Thermarum, &dehisque tractanda funt. Cap.v. Hermas verò per partesliterisinstaurare, haudquaquàm presentis muneris est. Nec facile esset, pro tantæ molis magnitudine,  non vnius dulorestituit  Hadrianus I. Pont. Max.quam et Ciminam interim appellariin uenio, àCiminoipsomonteinFaliscis, fonteVenerisdeducta.Drusaauté, Ciminaaqui Annia, Traiana, Antoniana, Seueriana, Alexandrina, et idgenusaliæ,no. ferè Dubia in Ther. 2 Oov  ferèiuniorum positionem fequemur: sedquátum exrationeillorumrituum,  Spacia Thersimulatque locorum ipsorum diligenti consideratione colligerepotuimus, percurremus. Spatia in primis Thermarum videmus amplissima: atque ad eo vt quasdam vndeciesmilliespedumtotaarea continere constet,authore Baptista Alberto in libris de Architectura. In Diocletianis, quæ inipsaareaappa rentvestigia,præterspatiavndiqueplatearum,& prætermembra,quæinfe riusacsuperius varijsThermarum ministerijsferuiebant, centum continent partitiones, vario ac nobiliffim oordine. Nec mirum, siconsidereturpublici çdificijmagnitudo,inquocommunis fueritratiomaximæciuitatisadexer 10 Magnitudo. citia corporis, ad balneas, ad disciplinas. In  is enim communia er nt  studia, tamanimi quàm corporis, necalia erantartium gymnasia, vndefæpè apud authores Gymnasia legimus pro balneis. Necminus addelicias: Nam ratio Gymnasia acresipsaostendit, nonfolùmvsuiinpartibus Thermarumfuiffe consultum, verumetiamvtiuuentus faciliùsadea studiatraheretur, et delicijsmaximè, et ornamento cunctarum rerum. Propterea Thermæ neque digniores occupa bantvrbis locos, nequeintervilioresfiebantvicos, sed vbilocicapacitas, at Forma Ther marum, ac partitið. Queoperis maiestas requireret.Vitruuijtamenętatenon videturfuissecon suetudinis Italicæ vtipsescribit magnificareadeo palæstrasac Gymnasia in Thermis: vtquibus satisad exercitiafacerenttùm Campus ipfe Martius,tùm Agonalis, totCirci,totplatex,totaliaexercitationumlocapublica, et priuata. Sed per angustas fieri, et paruas quales Agrippæ Thermas meminit Pli nius.Pofteà veroperductoimperiovrbisad luxuriam Principum,non modò Græcorum more constitutæ, sed dilatatæfuêreamplius,distinctaquem e liusloca exercitationum, ac Gynınaliaà balneis. QualesAntonianæ, acDio cletianæde maioribusextant,acmeliusdispositis:quarum sinunc præsumná describere magnitudinem, non tam describere, quàm maiorem partem di gnitatis earum mihi videbor minuere: sedharum maximè, ad notitiam tanti ritus, fequarvestigia. In his edificationis eratvaria forma, ac varia dispositio partium: sedare a amplissima, quæ in quadrum clausa, tribus vel uti perpetuis circuitionibusdiuisaesset. In primovndiq; ambitu, quæ męniorumin ftar lib. s. 6. 11. totum edificium claudebant, errant gymnasia exercitationum, varioordine, quædicemus. In secundo, longèlat eque spatia platearum, Xista, acPlatano nes, ad exercitiasub diuo. In medio,tota ipfa moles Thermarum, quæ sunt membra balnearum, Atria,simul atq; Xifti, et Palęstrarum amplissimæ porti cus,vbi VITRUVIO athletæ perhyberna tempora intectisstadijsexer cerentur, actranfirentstatim ad balneas, vt delineata primùm ipfa rumbasi, distinctèmagissingula explanabimus,  4marum. Thermæ. Ther. Diocl. 1 Oo vj  Hexedra Lalitudopal. 200 choricen Calidaria FOхNAT MC) V R a THERMARVM DIOCLE Longitudo Platego Atriolum Die Scola riú BВ Spheriferti H Tostring 71 Apod TOD  Schola Longitudo ΡΙΑΤΑ Laconica Hexedra Basilica Fngida Topida n u" Agaagiâetlume ORIINS Hexedma Hephebri ATRIVM nPoarttaitciuosnis la карэхэн Spheristerium 200 Hacera Lpatlitudo. 2  Hemicyclus Condste platego Porucus Tres Stadiate Theatric SET VN M M HT NONES Hexedra A triolum sperifleriâ Laconicü Coniste Hephebell Hexedra pal. Kesedara LongituPdloa. odyterium Hypocau Dico Engda Hexedra 'Jių rium Porticus Staduatę Aquagiấetlume pal. OCCIDENS OS Tres salo ирэхэн ATIOTES TIANARVM ICON. ATRIVM n Paotrattiicounsis Spenfterum IOOO. Basilica Tepida Frigidai Calidariú Tõstrina A 5oC Hemicjclus sefala ridium PTENTRIO Scola 1 Departibus Thermarum, acexercitationum locis. N PRIMA ergo facie, quæestadmeridiem, tertiam ferè partem mediamoc cupabat Theatridium. Quæparseratprincipalis,& tang caputtotiushuius ædificij: vndeduplicem vt quibusdam videtur habebatvsum;alterum extrinsecus, alterum intrinsecus. Ambitum enim exterioré ponunt fuisse arcuato opere distinctum,& apertum,quo exéplo patet, circūcolumnium poftbafilicam Posticã. ecclesiæ Lateranen.Vnde. f.ingrederenturquafiper Posticum, fiuedextrâverte rentur, fiuefiniftrâ per porticus, apertèvenirentinampliffimam plateam,ac exindè quò vellent, fiue in palæstras, fiue in balneas. In conspectu verò interiori ergaplateas, eratTheatrispeciedistinctumcũsedibus, vbi.f.populus,& maximè nobiles subvmbrameridiei sederetadludorū spectacula, quiinplateisexercitij causa fierent. Partes verò quæ vt rinqueà Theatri dio plures sunt, aliqui balnea putant. Ná quod rotunda forma est vt rinque inversuris vnum,pinguntessecali darium, et consequenterponunt vnú Tepidarium,vnum Frigidarium,& vnum lib.5.c.1 Apodyterium. Nec equidem nega uerim debuisse quæ d ã balnea seorfum, et quali extra palestras constitui: partimmulieribus,partim artificibus, &hisquivenien tesàciuitate,statimintrarent, et quasiextràcon spectumpopularemlauarétur, et abirent. Verütamen hæcnonfuifle balnea, hauddubièvidetur:nam iuxtàeá ria Sacella. appictionem,nullus hicvidetur Hypocaufti locus: quoddebuite ffeinmedio, et commune vtriqueordini balnearum, tefte Vitruuio, atinmediohiceft Thea tridiummaximum. Nec eratconsentaneum, vtmébraspectaculieffentStuphæ. Deest et laconicum,nisifortasse hæc opinio confundat laconicum cũ calidario. Saterat& vnum Apodyterium comune, vtpotevnum vestibulum balnearum: hicduo ponuntur. EtprætereaTepidariaduo,cùm tamenidemfitTepidarium, quodApodyterium. Melius ergomihi videtur dicendū, hæc fuiffepartimipfius Theatridij membra, et partimlocaadvsum Athletarum.i.eorum, quiexercendi essentcoram Theatridio, vtpote Conisteria, Elçotesia, et quædam apertè in pla team, forsane quorum carceres. Duo pofthæc Peristiliaquadracaoblonga, hinc (vt scribit Plin. Lunior de villa sua) exercitationú generibus.Vel Sacella, vt nota turperædiculasæquisvndiquespatiisstaruarum. hæceratprimæfacieipartitio. Porròinaltera facie, quæabaquiloneeodem comensuhuic refpondet, videntur Gymna fuiffe maiori ex parte Gymnasia, FILOSOFI dicata, ac Rhetoribus, reliquisq; q studiis literarum de dissent operam.Vtpot epars magis remota àftrepituAthle tarum,& litucômodiffimo, tùm propteramenitatévnibrarum erant.n.inhac plarea Platanones, vt dicemus tùm proptergratafontium murmuria, inNataa tionéipsamcadentiū. Quaproptervisum est pluribus antiquariis, inmediohoc Vestibulu. Spatioå Septétrione fuifleprincipale vestibule totius huiusæ dificij. Ex quo per40 Hexedre medios Platanones patebat aditus ad Natationem, et hinc, et hinc in porticus, in et Hemi-basilicas, Diętas, et atria, quæ pofteà dicemus. Primùm verò àd extra vestibuli, cycli. et àsinistraerant Ex hedræ plures clausæ ante plateam, &cusedibus Hemicycli forma, vt disputantes, et tam loquentes, quàm audientes sese omnes afpicerent: et aliquæpatentes, cellscholænoftræad leuiora studia. Maioremverò citer  10 Peristilia fia. atq; hinc vnum àTheatridiq, quasipalestræbreues,veldeābulationes.Acinver Spheriste surisvtrinque,vnum Sphærifterium, quod diximus rotunda forma,cum plurib. 30 Schola. exercitationum. Gymnasticarum continebant partem duæ vtrinque facies laterales, hinc, atquehinchabebantpartitiones.Ac fuisseeasadexerci quæ conformes tiadicatas videtur: tùmquia platexhælateraleserant liberæ,& amplæmillecir,  citer pedum spatio. Tùm quia membr a ipsa partim erant Hemicycli aperti cũ sedibus,acvarioornamento,quod apparet,lignorum,acpicturarum:& partim conisteria, Elæothesia,aliaquemembra advsumAthletarum oppor tuna. Totam hanc autem primam circunferentiam circundabant continua porticus,ducentiscolumnisvnostylo. Subinde erantPlatex,amplæ,&.Nam siædificiorum perfectio proportionibushumani corporis responderedebet,vtVitruuiustradit,perfectisfimèresponder in Thermis Diocletianis, ac melius quàm constituat ex Græcis VITRUVIO eniminhis Theatridium, vbieratvestibulum, tanquàmcaput: Apodyteriū, pectus: Hyppocaustum, Stomachus: vmbilicus, maxima, acregalisbasili-Diocletiana cainmedio: venter, Natatio. Membrorum veròvtrinque, quæfuntbalnea, rummirifica atria, palæstræ, porticus, Diętæ, basilicæ; æquaratio, ac mensura eft, vt braars et de chiorum, acfæmorum. itavtquæ exvnatr ad etur parte,cadem ex alterapa basilicaameniffima, vbiconuenirentomnes, quivelin palæstras venturi Basilica. essent, velinbalneas. Idcircosatisampla,ornatuplastices,acpicturis adhucnitet antiquiflimis. Hinc rectâ in Diętam, quæ erat eadem capacitate, fed latiortamen basilica, duplici columnarum stylotripartita: nam media par teceuatriolum, erat ad itusinatriummaximum, et inpalestras: capitaverò hincatquehinc deunebantinhemicyclis, vbifortasseAthletarum ferrentur iudicia Circuncolí - liberæ, vt dixi, t à m q uæ antè Theatr idium Stadium, nia.,erant xistum, Platanones, et autem, quæeratante Natationem enim Xista (authoreVi maximè estiuas idonea. Fiebant adexercitationes Platani, virentes queidgenusXista,&Syl )interduasporticusSylux,quæerant caperentre-ua. truuio situantè Natationem, vndeaquarum arboresconfitæ, aptissimo autemStadium,itafiguratum, inquit Vitruuius, vtpof frigeria. PoftXiftum, Athletarum cursus, variaque alia sent hominum copiæ fine impedimento hæ omnes errant partitionesquoquo latere,&  gym: spectarecertamina.Atque veròoperismaiestas,erattotamolesinme Stadium nasiorum, et platearum. Summa,acmultimodisearúmē dio,quæ communes habebatpalæstrascum balneis bris, acmiriartificij, quàm vtræquelaterales. Inea Porticus riterintelligendafit. Incipiemusautem àNatatione, quæ patentiffima pars aspiciebatAquilonem: et exeaàlatereperbasilicas,acdiệtasveniemusin atria, exindein palæstras interiores, acmaximam bafilicam,& demum ad balnearum membra. Erat in quam Natatio in recessum e dio ab aquilone, lon Natatio. Gitudinedu centorum pedum, latitudinedimidiominus, ponte, acarcubus bipartite ad interiores aditus, vbinunc facta estmaiorisaltaris basilica. Habe batautemàcastelloproximo Aquæ Martiæ emiffarium, quod per occultos tubos ferebatad Natationem ipfam aquas.Habebat& supernèadlongitudi-Emissarium nem fontesvaria specie, ac Musxa,quæ teftePlinio,expumicibus, acero-aqua Mar fisvetustatefaxis extructa vt hodie quoque Romæ sunt in vsu specusima-tię. ginem referebant, ac fiftulis modò apertis, modò clausis, vario, blandisli moque salientium aquarumlusu, recentessemperaquasinnatationéipfam Fontes,ac fundebant. Miris circùm ad hibitis ornamentis, quorum etiamnumapparetMufaa ædiculæfignorum,& statuarum, fontiumque vestigia, et columnarum bases. A Natatione plura, ac nobilissimamembra: primùm ab vt roquecapiteerant Porticusna amplissimæ porticus conformes, nimirùm et adspectaculaNatationum,& tationis. Ad refrigeria constitutæ. Etaliæadaltiorem prospectumporticuspensiles,mi noristylo. Exeuntibus veròàporticu, tamdextrâ,quam sinistra,eratprimùm fcriptio. 30 Platanones. Dięta.  iudicia. I n Atriis era nt Peristilia, hoc est circü columnia, quæ faciebant atrium oblongum trecentis pedibus, latitudine dimidiominus. vbiin Porticu, orie simacum sedibus, quæ tertiaitem parte longior quàm lata, eratad exercitia Corticum. iuuenumdicata. Sub dextra Ephebei erat Corticeum, seu Coryceum à Co. Coryceum. ryco, quod videtur pilæ genus in Galeno 11. de San. tuenda. Seu Choriceum Choriceum dictum, Choreisnimirùm, ac saltationibus locus proprius. Proximè Frigidarium, locus ventis per flatus, feneftris amplis. Ab eoqueiterin Spheristeriú ro oblongum, et fimplex, ad pilæ ludum aptissimum. Adsinistram Elçothesium, Spherifleritquæeratad vnctiones faciendascellaolearia. SubhocConisterium, vbificcó Elçothelium.puluere, velharenaluctaturiseseconspergerent. Ab eoqueiterinPropni. Conisteriú. geum, vbi erat in ver  u r a porticus Laconicum, quod referemus suo loco p o Propnigeú. iteà. A Peristilioautem, atrioqueintrantibus ad interiores Palæstras, erant Talastre in Porticus tres stadiatæ,quas hodie occupat longitudo ecclesiæ.Ex quibus m e teriores. diaparsamplissima, centumpedumlatitudine, superingentescolumnas,al Porticusftatissima prominettestudine, cæterùmitafactasecundum Vitruuium, vtilate Frigidariit. diate. Xistus. ra, quæ suntvtrinqueadcolumnasmargineshaberent,& qualeshabethodie via ab Hadriani mole ad Vaticanumsemitas, nonminuspedum denûm,re liquaqueplaniciesoctogintapedúm. Ita qui vestiti ambularent circùm inmar 20 ginibus, non impediebanturàcunctisfeexercentibus. Hæc autemPorticus ziso'sapud Gręcos vocitatur,in quo Athletæ in tectis stadijs exercerentur. Quę quoniamexacteeratinmedio,& velutiincorde totius edificij, vbimaximè conuenire solebat nobilitas ad exercitia hyberna, ad ambulationes, et adspe ctacula; cæterasmeritò exceditpartes, tùm magnitudine, tùmregalimaie stateoperis, altiffimis fuperbiffimis que prominens columnis, et patentissima vndiqueinperistilia, inbalneas,in Hypocaustum,in Natationein, acfuper nè feneftris illustrator latissimis. præualereassuesceret: deinde ad sanitatemtuendam,quiduofuerant fines præcipui:& demum ad delicias. In quibus omnibus mutua Balnearum,atq; Exercitationum errant beneficia. Nam quantum conferebant balnea lassatis rumque similiter coniunctaeratvtilitas, acmutuaerantinuicembe Thermarumneficia. Nempe Thermarum ratioduos, imòtreshabebat fines: primum ad instituta,  ac disciplinam iuuentutis, quæfic viribus corporis, honestis que vitæ conatibus fines et Exercita exercitatione, aclabore corporibus ad robur virium reparandum, et admuntionum muditiam. Tantundem rependebant vtilitatis exercitia, fine quibus balnea non tuo beneficia possuntesse vtilia, maximèsanis. Itaque Galenusinlibrisdetuenda San.mo Non pila, non sollis, non t e paganica Thermis Prz.  tali parte, eranthæcmembra,situaliquantifperdiuerfoabeo,quem assignat €phębeum Vitruuius. Primò Ephæbeum, in medio, hoc autem erat Hexædraamplif Balnearum 1 Bal. Recurel Atria. De exercitatio num generibus, ac preparationibus ad balnea. Cap. vir. CONSTAT ergo hactenus,balnearum locain Thermis, at que Exer citationumfuisseconiuncta. Idqueoptimaratione, quoniam vtro dobalnea Recuratoria virium esse dixit; modò Exercitia Præparatoriaadbal toria. Exerci nea.Quod frequenter inalijs authoribuslegimus, et succinctèeoEpigram tatio,Prapa ratoria. mate colligiturMartialis vnde dieta existimat D. Augustinusin confessionibus, quòd Bénestaisdivíes,idestquòdan xietatestollat. Ergo vtpro veteriinstituto generosæ Ciuitatis, quam diximus in laboribusnatam& educatam, magnaeratomniuminThermiscelebritas; itapro tempore, et pro conditionibus personarum,Exercitationeserantva- Exercitatio riæ,& invarijslocis. Quippealiæin Palestris fiebant, aliæinXistis, aliæinnumloca. Hexedris, subdioalię,instadio,& platearumlibero fpatio; alięin pluribus fiebantlocis. Necsecus quædam eran tcommunes exercitationes,pueris, senibus,& iuuenibus, vteo carminenotaturà Martiale. tereolusuum genera,quorum (vt cætera rumrerum viciffitudincs sunt) vix nomi. Iuuenum  De fatu.  Præparat, aut nudis tipitisictushebes. Vara nec iniecto ceromate brachia tendis, Folle decet pueros ludere, follesenes. Quædam propriæ. Iunioresautlucta, autcursu, autfaltu, autpilaludicriss; Personarum 20 idgenus exercitij scepissentaf suescerein Ephebęis. Quemplanèmoremre exercitatio- presentauit Plautusin Bacchidibus, vbi in personam seuerisenis indicat pue-nes. Rosprimis vigintianniscum Pedagogo in Palestramantè Solem exorientem veniffefolitos, d. Βαλανέα Romanorum Puerorum Non harpaftamanu puluerulentarapis. Vidiffes igiturtum frequentem civitatem,nonfecusatq; hodienossolemus Vite ratio facrasEcclefiasfestissolennibus, frequentare Thermas. Alios quidem adho nestos, quos primo instituto proposuimus vitæ conatus.Alios ad sanitatem Ther. tuendam. Et alios ad oblectamenta tam animi,quàm corporis capienda, pro celebritate illa populi, pro variarum rerum, ac ludorum spectaculis. Et denique pro amænitate loci deliciosissimi: vnde barevéesidcirco dictas græca voce Ibi cursu, luctando, hasta, disco, pugilatu, pila, Saliendo se exercebant, magis quam scorto, aut fauijs. Fortiori autemiuuentaiis dem quidemexercebantur, velacrioribusetiáple runqueludis,halteribus,harpafto,& aliquandocęstu.Velarmorum varijs generibus in Palestris. Vel in Hippodromis cursu equì, vel agitatu. Athle - Caftus. tæ vel stadium spectante populo de cusrrissent, vela c ri pugilatu dimicassent,  Halteres. cum cęstibusplumbeis,acbaltheis implicatismanibus,quo grauiùs percu terent. Alijsaltusimul et halteribus, item plumbeis globulis. Alijinsphę risterijslusifsent pila, vel foliinplateis, vel Harpasto, pilamaxima. Senio-Harpastum. resquidam, quorum erat ad sanitatem præcipuastudia, vtrecensuit Galenus, ambulatione duntaxatantè balneumcontentierant. Alijclaralectione, vel Senumexer disputatione in Hemicyclis, velde clamatione oratoria, vel cantumusico. Alijcitationes. modòvnovtebantur, modò alio per occasionem, exercitij genere. Id circos. Defa. tu. nec mirum septies quosdam aliquadielauari solitos, quod apud Plinium le gitur. Alexander Seuerus, vt  meminit Lampridiuspostlectionemoperam Palęftræ, aut Sphæristerio, aut cursui,aut luctaminibus mollioribus dabat, m o x venieba t in balneum. Aliis supplebant diurni operris labores, quia d r e Operari j. creandum lassatum viriumr oburvsuriessent balneo. Cæterùm lenis exercitationis modus erat ambulatio,quam Senes, et Virigraues, et imbecilles potiffimùmobibant. Dignior adl audem, acdisciplinam,eratexercitatioin Palestris et armiseorum, quirobustisess entviribus. Etquam oriquazíar, hoc 2. Desa.cu. est vmbra til empugnam, vt interpretatur GELLIO Græci appellant, divodepce Teu Tirl, ob salubritatem a gymnasticis dictam, Galeno teste. Innumera præ Рp  nomina ad posteras ætates transiêre. Nec nostræ professionis est exercitatio Nostrisecunum singulosmodos,aut genera: quibusiliveteresvterentur, recensê. livita dif ferensaban tiquis. re, quam partemà Hieronymo Mercuriali, Medico atque Philosopho scientissimo elucubratam, propediem in luce meditam videbimus.Verùm exco rum exercitiorum censu, quem fecimus, hanc præcipuam habebimus vtili tatem, considerantes quàm longè differathic præsens nostri seculi viuendi modus,& maximèPrincipum,necopportuno pofteros destituemusconfi lio. Sanèvbiillorumtemporum vitaaffiduisdeditaeratexercitijs,vtpote 10 quæ et fanitatem conseruarent,& promptiores redderentviresad singula, tàm animi, quam corporis munera o b e unda; è contra hodie in continuo ocio degitur. Età Principibus maximè, quiob decorum, ac ampliffimi ordinis maiestatem, semotam à communi consuetudine degentes vitam;aut curis animi grauibus iugiter tenentur. Aut siad ludicra aliqui tranfire foleant, ea Exercitianoinertiasunt, tabellæ, alex, vel Trochinouus modus hàc illuc supermensam stritemporisagitati: in quo vitæ generet andem ob defidia in, et anxietatem,totam breui inertia, cursu vitædeficiant. Quapropter generalisfimum hoc ac saluberrimum sibi Exercitijnequisqueproponeredebet institutum, exercitium necessarium esse ad susten cesitas ad vitationem vitæ: inquire omnes sapientes, variorum quenationum ritussum moconsensu conueniunt. Verùin quoniam hoc tempore non solùm pluri maveterum exercitiorum generanon funtinvsu,  imòvelipsorum nomina (ut diximus) sunt obscura; necadeoilisvtiessetpoffibile, quinec Palestras habemus,  nec Thermas, proptereàingratiamnoftrorun Principum,aliquot particularium exercitation numgenera proponemus ex Galeno,  atq; alijsan tiquisauthoribus,  quarum multas si non in campis et plateisobire poterit; licebitfaltem et incameris et inatrijs, acviridarijsfuis, seruataetiainperso nægrauitate,  percommodèexerceri. Exercitationum inquit Galenus com Exercitatio-pluresdifferentiæinueniuntur. Aliærobustæsunt,  et violentę,  fiuevehemen num dife-tes; aliæ mediocres,  &lenes. Aliæ singulares,  aliæcumalio fiunt. Etaliæ rētiæex Gavni uersas simul corporis exercent partes,  aliæ vnam magis, et aliæalteram. le.2.desan. Vehemens exercitatiodicitur, quę& robusta, et celerissit: atque hæc multer graue quod uistelum iaculari,  et continuatisia et tibusoneremaximo subla  tame,  pervertere temperaturam coguntur. Vnde non mirum est,  qui præ properam accelerant senectam,  incurrantque facile autin morbos renales,  autinpoda gram, autin Hemicraniam,  alios queidgenus affectus, medioquevelutiin fum tuen to,  tash abet differentias. Quædam enim fiuntocylimèagitatis,  quædamrobore,  acnixu,  quædamfinehis,  quædam cum roborepariter et celeritate,  et quæ Exercitatio damlente. Fodererobustaest, et singularis exercitatio,  remigare, discum nugenera. mittere,  mouericeleriter,  saltare; idquefineintermissionemaximè. Simili et ac clivis ambulare. Grauiarmaturatectumceleriteragitari.Continua tusdiucursus.Et iterfacere.Perfunem manibus apprehensum scandere,  modo in Palestris quo solitum erat puerosexerceri.Velèfune,  velperticama nuapprehensa sublimenpendere,  acdiutenere. Manibusinpugnum redu: &tis,  iisdemqueprolatis,  velinaltumsublatis. Halteribus,  feuglobisplus minusgrauibusleorsumpositis,  vtraquese inflectensmanu attollere. Quæ robustior erit exercitatio,  si qui ad sinistram manum fuerit dextrâ coneturat tollere,  et sinistrà qui ad dexteram. Diuq;, acsępiusidentidem facere. Potest et foliscruribuserectusacvno lococõsistensceleriter exerceri,  modò retrora suminsiliens,  modóinanterioravicifsim crurumvtrunquereferens. Solus fimiliterexerceriest,  summis pedibus ingredi,  tensasqueinsublimemanus,  hancantrorsum,  illamretrorsum celerrimèmouere. Sehumi celeritercir cumuoluere, velsolum, velcumalijs.Cum alijsverò& citràrobur,  et violen tiammultæ exercitationes peraguntur. Vtcursus admetam constitutam.Vel vibratilisar morum meditatio. Summisinuicem manibusconcertare.Cones cú alijs. ryco,  et paruapilaludere. Stare,  nec finereseloco dimoueri;quo exercitij genereMilo Crotoniates celebratur. Velseerectum, et circumactum 10astantemmutare. Complecti quempiam manibus,  digitisquepectinatimiun ctis, isque diuellere seadnitens. Medium appræhendere, ac sublatum ceù magnumonus protendere, &reducere. Luctaytrius queluctatorisrobur maximèvtipoterunt Seniores, et quiadmotum suntimbecilles. Ambula.Vltimò Fri &tiones suppleant. His omnibus ex ercitationum generibus, imòinfinitis alijs vt Galenusinquit docebant Pædotribæ exercendumesse:& velinPa læstris,  velextrà,  velinaltopuluere,  velconculcato,  et firmosolo,  et omni noantèbalneum. Quibus et nosiuxtàpræsentemviuendi modum,  siuepro præparatione,  fiquis velit ad balneum,  feusinebalneo,  vt pleriquehodiefa tecdicere,  quæ situborealifrigidas, acpurasstatimàfontibusadmittebat aquas.EratenimNatatio (vtidiximus) separataà partibus balnearum: citationes,  le  cimus,  percommodè vtipoterimus. Sed de exercitationum emolumentis 40 alio loco occurretdicere: nunc ad describendas balnearum partesin Thermis redibimụs,  acaliaineisrequisitaexplicabimus. De Natatione. Ne i principes autemThermarum partes,  primùm de Natatione opor Cap. vii. Рp ij nimi. Exercitatio. prope rium mem brorum.exercet. Luctaricum roboreest,  ambobus cruribus alter alteriu scrus com plecti,  minibus intersesecollatis,  et collo. Manua lteratanquamfunecol loalteriusiniecta, ipsumqueretrorsumtrahere,  acreuellere.Pectoribusex aduers oinnixi,  magn o se conat uin uicem retrudere. Ad singulares porrò universalis,  attinet electionem,  qua parte corporis quis vtivelit,  aut indigeat exerci- particula tatione. Aliæ enim vniuersas simul exercent corporis partes;quo nomine ludusparuæpilæà Galeno prætercæteracommendatur. Aliæ vnam magis,  aliæalteram exercentpartem,  lumbos,  crura, brachia,  spinam,pulmonē, Deparuepi thoracem. Itatio, cursusquecrurum exercitationes sunt. Acrocorisini, hoclxludo. Est festiuæs altationes et Sciamachiæ, crurum, brachiorum,& manuum pro pria. Lumborum autem, affiduèse inclinare,autpondusaliquod àterra tollere,autassiduèmanibus sustinere, Spinam transuersim exercet, atollere vt dictum est alternatimhalteres. Thoracis vero et pulmonis suntpro priæ, maximæ Respirationes. Cor. Celsus inter exercitationes imbecillisto lib.2. c.8. macho conferentes,claramcommendatlectionem. Maximaverò voxvocis quoque instrumentaomniapermouet, dilatatque:naturalemexcitatcalo-Clarale&tio. rem, et quo magis fitafsidua, eomagisvniuersis corporis partibus communicatur, vtinnostris concionatoribus experimur et in libro de voceà Gale noestproditum. Hoc genere exercitationum per vocem, quælenessunt, Lenesexer Lufta. Etio,& amo tioneetiam quimagis validi. Velequitationessufficiantur, gestationesquebulatio. seucurru, seuproægrotantibusin Scimpodio,& Sellaportatili Nimirùmquia singularis eiuserat, acpropriusvsus, non tàm quidemadlaua Varzac efttionem,quàm ad exercitium. Eftenim Natare laboriosum, quòd itaiacta quoddam e rerectè Aristoteles in Probleumatibus, Natationem, oblaborem, cursuico parat, aquarum periculaexercerentur. Et Galenus testator de suo tempore, pue 1, Defa.tu,rosin aquis qumasina's Feudasfacere consueuiffe,idest, quòd prima fiebantin of Pifcina, Piscina Pu aquis pueritiæ rudimenta. Itaque præter Tyberis commoditatem,propria adhuncritum locaconstituta fuisseinvrbediximus,quæ diuersisexplicata nominibusinuenimus, Natationes, Piscinas, Stagna, atque etiam naumachias, Piscinædi&tæ, quòd et pisces hauddubiècontinerent, nontamenad vsum piscium, nam ad hoc propriaerantviuaria,sed ad munditiam seruanda aquarum,& amoenitatem. Videturautem exercitatio numhuiusmodi causa, primùm constituta fuiffe Piscina publica dieta sub cliuo Capitolino, ad veniebat populus. Exca& piscinæaliquandofuntdictæparticularesNata tiones,& labra lapidea, qualia Romæ videmus maxima, nec non portatilia, ac lignea advsum etiam calidarum aquarum. Quod authoritate constatM. 08 Tullij CICERONE ad Q.Fratrem desuisbalneis, Latiorem inquit piscinamvoluissem, vbiiactatabrachianon offenderentur. Hasà Galeno, acalijs Græcisautho xanu puso 'n ga ribus, modò xodua krízsas, mod ò Bari i su poe edicta s legimus. Parva autem Solia, Capesupulco peluesquequercus; quam differentiam planamfaciuot Galeni verba lib.7. Mé πυελοι. Stagna. thodi, vbi ad ventriculis iccitatem curandam, quæ Hecticamminetur, nata tioneminbalneo factam consulitivteīsno numerisus, id eft in piscinis natandocó stitutis, quàmivtotspixpsīsavenoīs. Memorantur porrò et Neronis Stagna, vbi Amphitheatrum à Martiale poniturinprimis Epigrammatis d. Hic, vbiconspicui venerabilis Amphitheatri Erigitur moles Stagna Neronis erant. Quod tamen stagnumnon plane constatanad natationis usum, anpro Nau stagno circumpofuit, conseuiffe. Stagnihuiusin Vaticano Naumachiæno Navale Sta minememinit Egelippus Græcus author, in D. Petri et Pauli martyrologijs. Cæterùm NaumachiapostNatationes& balneas, altiorisfuitinstit utiquàm Naumachia adnatationem,nec, nifipoftimperiaprincipuminuenta. Nempe inqua nautici certaminis fieret spectaculum, vel ad disciplinam militarem, quò faci of Finis duplex liùsmilites pericula Aluminum, vel naualis belli, cùın opus fuisset, possent Naumachię euadere. Sic Polybius refert Romanos primo bello Punico, quod aduersus Chartaginienses gesturierant, militessuosinnaualidisciplina exercuisse. Et SuetoniusAugustumcúm effetcótrà Pompeiumiturus, inportuIulioapud Baias milites in nauali exercitatione tota vna hieme detinuiffe. Vel erat N a u jucundunfpe Etaculum. Machiævsusad delectationem populi, vt cætera spectacula. Pluraenimerãt quæ præberent animo delectationem:primò aluei magnitudo, ac Cyrcicu  1 vivarium. blica. Quam (ut Festus Pompeius est author) et natatum et exercitationis caussas duo. rat, gnum. xercitium, tismanibus, accruribusaffiduè, vniuerfæcorporis exercentur partes.Qua Et Oribasiuseaminteraliaexercitationum generaadnumerat. Imò Natationis in vrbe fuitprimus,acantiquissimus vsus ante balnea:quando scilicet conftitutæ fuerunt exercitationes in Campo Martio,vbiiuuenes (te ste Vegetio)  puluerem, sudoremque detergerent, simulatque ad obennda machiafuerità Nerone constitutum.Vsumtamen vtrunquepræftarepote Neronis no- sicut& de altero eius nominis meminit Tacitus,claufifle Neronem in mine stagna valle Vaticani spatium, in quo equos regeret, apud quenemus, quod navali iusdam OZ jusdamamplissimiforma, editaadcommoditatem tantiludi,inconspectu maximæciuitatis. Deinde classisineam, et iam magnarum nauium introdu Etio, et ludusipsecertaminis. Etdemum populicelebritas, et velipsaaqua r u m copia, atque amænitas, maris instar tranquillissimi. Et quæ apertis eu ripistantamvimaquarun vnohaustureciperet,laxaretquefinitospectaculo.Martialis inquo mouet admirationem aduenæ Martialis,dum sicadulatur Domitiano.locus. Cui lux primas acrimunerisipsafuit. Ne tedecipiatratibus naualis Enyo (Paruamora est) dices, hicmodò Pontuserat. Ex quo plane authoritate colligitur, in Cyrcotammarisquàm terræcelebra In Cyrco rispectaculadebuisse: vbimodòterra (inquit) modòPontuserat. Quod Naumachia. Cyrci Maximisitus confirmatinter Auentinnm montem,& Palatinum de pressus, inquem Gabiusæaquæriuus,quemMarianam posteridixerunt,per Gabiusaa petuòinfluit na. na aqua,vtFrontinuseftauthor, quæ fapore,& crafficiemari namaquam Augusti Na æmulabatur, in q u a faciliùs natat r, t efte quo que Aristotele in Problemati - u m achia: sub colle Hortulorum, ademiffarium aquæ Virginis. Authore Sueto Domitiani. nio,quiasseritDomitianum circunstructoiuxtà Tyberinilacu (inter Cain pum Martium scilicet& ipsum collem Hortulorum, vbi nunc iuxtà Sanctito pluresessentqui exercerentur et quifrequentarent Thermas adca,quă Bal spectaculaquàm quilauarentur. Eteodemtemporemagnahominum co-nearum. piaexercebatur, &quivno,& quialioexercitiigenere. Atadbalneasin trantiumcontinuaficbatsuccessio, nam cùm priores occupassentloca, reli qui (vt scribit Vitruuius) circunstabant, dum lauarentur. Pleriquesani,ac robusti, poftquàm in exercitijs incaluissent, nullisferè alijsvtebantur bal neis vtinfràmonftrabitur nisinatatione. Quæ parsidcircoeratamplissi ma, et exercitationibustamsubdialibus; quàm interniscommodissima. Vel Balnearum transiffentdunt axat ad balneas calidas, atque illico egrelliinsili ebantin frigisitus. dam. Summa ergo artificijin balneishæc fuissevidetur, vt in locoessentquả commodo omnibus seseexercentibus; acmirandiplanè artificijministerijs totaquarum,calidarum simul,& tepidarum, quæ continụèexse funderen turin balneas. Pro commoditate, ac ratione lauationum, erant omnes ad Рpij meri  Et parvndafreti, hic modò terrafuit. Non credis?spectes dum laxent æquora Martem. ropriè verò ad vsum naualis certaminis, duæ fuerunt certiffiqua Mariainæ Naumachiæ. Priina Augustitrans Tyberim, adductâobidineam Alfieti Sylueftriædes apparentvestigia naualespugnasineo, penè iustarum Claf fiume didisse. Luxuosissimus Heliogabalus, euripis vino plenis, naumachia Heliogabali. exhibuisse. Tradit Lampridius. Sed nuncad partes balnearum proprias acMilanius. De partibus balnearum, esde Milliariis vafisin Hyppocausto. BÀLNEARVM veròin Thermisnoneam videmuscopiam, quamde BВ exercitationum locis iam diximus. Ex quo planè videtur, quod mulnum pluralo Exercitatio Siquisades longis serus spectatoraboris, bus. Alteraverò et magis celebris, fuit naumachia, quam Domitianidixi. mus Apodyteriú seu Tepidarium. meridiem, vnde folissemperi llustrarentur, acfouerenturaspectu. Nam tó: taeafaciesanteriorerat distincta in duos ordines balnearum, vnusàdextris Hypocausti, &alteràfiniftris. Etvterqueordo distinguebaturinquatuor Cameras, conformes vtrinque, ac ita collocatas, vt ex una in aliam Etuplatearum àsitumeridionali proposuimus, progressuferèad media pla eratceù vestibulum regale Apodyterium, seu Tepidarium. Quem lo mirabilem, meritò alterum noftræ ætatis Trimegistum dixerim. Hinc fini Hypocaustús tror sumn modicus introitus in Hypocaustum. Sive vt meliusdicam super Hypocaustilocum, quirotundaforma, cumopportunishincatquehincmē Cryptoportibris, nuncprimis Nouæ Ecclesiæ facelis dicatuseft. Totaeniminfràmoles res. Aftuaria. darum, aliæ frigidarum aquarum ductus, alię calorum æstuaria, aliægrandes tores vt vocabulo vtar Iure consulti curam succédendi ignem habebant in Thermis. Eratautem vnicum, teste etiam Vitruuio: collocatum tamenin medio, vt communis eiusesset vsus vtrisque caldarijs, exvnaparte virilibus, exaltera muliebribus. Id que per opportune æstuaria, quierantmeatus ab Hypocausto perpetui, vndecalores occulti in cameras caldariorumipsorum penetrabant. Quod tetigit in primo Syluarum Papinius Statiusd. Vbi languidus ignisinerrat dioplacet æneatamenpatinasubiecta. Quorum idemeratnomencum ca meris prædictis,vnum caldarium, alterum tepidarium, tertium frigidarių. Legitur item Milliaria, a magna fortasse capacitate, quali plus millelibrarú aquæ caperent. Quippeidgenusvasa, teste Vitruuio, maximi aheni inftar, actestudinataadcircinum, itaerantcollocata, utex tepidarioin caldarium quantum quæ calidæ exisset, infueret, de frigidario in tepidarium adeundem modum. Atque hinc planum artificium est, in quotant opere laborauimus, quomodo ad communeinvsumtantaaquarum copia exvafisfuppedi tareturinbalneas. Quod restituo in lucem ex Seneca, quidum ad Lucillum mira deliciaruminuentasui temporisdetrectat, hocafferitobiter. Construiteam, huiusædificij, concameratainuenitur, acdistinctaaddiuerfosvsus. Aliæ Fornacato. Criptoporticus erant patentes ad refrigeria in magnis caloribus. Aliä сali  IO CUS.  cum laxum, et hilaremdescribit PliniusadApollinarem, hocest, amænum, acmollisteporis, tùm solaribusradijsàmeridie illustratum;tùm proximi Hypocausti vapore laxum:vbi nimirùm ingressuri ad balneas exuebát vestes. Qux quoniamprimaerat, acnobiliffima Thermarum pars, nobilissimietiá numapparetartificij. Figura inquadrumoblonga, achemicyclis quaquefa ciedistinctum,cum aditis vndiqueinter columniorum, columnisque super nætestudinis altissimis, quætàm authoris, quàmoperissummam maiestate ostendunt. Vnde sapienter hæc pars, proposita est pro prima porticu Ecclesiæà Michaele Angelo Bonaroto, quem pictura, sculptura et rchitectura cloacæ vnde lauationes exonerarentur, et aliadenique Hypocaustum,atq; Lib.s.c.10 Hypocaustimembra.EratergoHypocaustum fornaxinferior, vbifornaca Aedibus,& tenuem voluunt hypocausta vaporem. Vasariatria Super Hypocaustotriaerant compositavasariaænea, velplumbea (ut Palla Mincepice Græcis hæc Mirsapíe, Latinis vt apud CATONE, Senecam, atque Palladium folitum aditus.Inmedio quidemerat Hypocaustum, vtrinqueveròinversuris La conicum, deinde consequenter Calidarium,Frigidarium,& tepidarium,vt planèsingula explicabimus. Principio contram Theatridium, quodinprospe pateret solitumin ipsis milliarijs dracones, quæerant fistulatavasatubæ instarære tenui, perdecliuemilliariocircundata,vtaquadum ados draconis con lis canales occultos, quorum aliquæ visæ sunt reliquię in eruendis ad nouam ecclesiam m a c e r ijs: atque ex hinc aquas de duci solitas in Natationes, in Fonsicis organis non absimiles. Quia d firmitatem quidem, ac robur faciebant Tubi etepi ipsis valibus: simulatque artificio ferès i miliquonos hodie Romæ nymph eiss tomia. acviridarijsdamus velarcemusaquas, habebantfiftulasinfra parietes occul tas, quæ in cameras balnearum,vbi opportunis locis essent epistomia, infundebant aquas. Quod ex eodem Seneca non est dubium, dum nimiæ la uti ti æ adscribit, quod continue aqua calida ex sefunderetur in balneas,acrecens semper, veluti ex calido fonte per cameras transcurreret. Et ex Galeno, vë iam decamerarum dispositionibus dicemus. De Laconico, esde Solis Balnearum. RDINES quidembalnearumin Thermisduosdiximus,vtrinque scilicetabhypocausto vnum teste Vitruuio, alterumvirilium,alte Balnea viri. rum muliebrium. Nam vtscribit Gelliuslib.io.cap.3.authoritateVar ronis 2. de Analogia, Pudornon patiebaturvtrunquesexum simullauari,sed do liadoMu aquarкт epis tomijs, fundebantur. Vbi nota harum ductuum in Balneas alterum arti 30fícium. Eranttubięne ierecti, tresàdextera et tresàsinistra milliarijs, mu glomerati specie plurieseundem ignemambiret, pertantumfueretspatij, vasis. quantum acquirendo calorisatisesset. Quare triplex semper aqua invalis, acinfinitæcopiæ, calida, tepida, frigida, nam successiuas vasexvase Caldarium piebataquas.primum quidem,quod caldarium dicebatur,superprimavas. Hypocaustistratura collocatum, tanquam omnium vasorumvalis, calfa tes, Dracones i 10 са. Etasperdraconisinuo lucra fundebat aquas. Secundumsuperhoc erat tepidarium, quod a primi vasis vaporibus modicè incalescebat. Tertium Fri- Frigidariú. gidarium: vtpotequod frigidass tatimab emissario aquas capiebat et quan tum subiecta vasa vacuabantur, tantum hoc nouarum aquarum infunde- batfinefine. Emissarij verò huius obscura quoque ratio est. Nam vide-Emisariaa mus quidemad Thermas ipsas propria aquarum Castella constituta: qualequarum· extatin Diocletianis poft palestras orientali parte. Etin Antonianisàt ergo Theatridij admeridiein. Horum tamen altitude nullibi excedit planiciem bal nearum. Nec vllus est modus, neque artificij vllius vestigium, insummis Thermarum testudinibus, vndetam altè deduci potuissent aquæ.Videturita que mihià proximis iliscaftellis cóstructosfuiffeinf ràpauimentatotiusm o Tepidarium lib.io.administris balnearijs veletiam iumento alligato, subleuatæ aquæinsu ipsihypocausto piscinam infundebantur, quæs ponteposteàinsubie pernamn rursusin Tepidarium, et conse ĉtumFrigidariumcaderent,et exFrigidario, quenterinCaldarium,velutidiximus. Vnde plenas emper vasa suis aquis imumcalida, medium temperata, supremum frigida, quæ per fistulasencas hinc atque hinc in quolibet vase compactas, versis ad vnum quenque actum Tympana Fistulę aqua ac alias piscinas. Hinc, tanquam a communi fonte, per rotas ac tymparo teacna, ac id genus alias machinas aquæ hau storias, quas describit Vitruuius commoditas coniungi desiderabat. Quanquam in hisque post Varronis et post Vitruvi j ętátem f a ett æ sunt, hæc distinctio non sit mihi ve risimili. Qanrum. liebria.  do auctoritu exercitationum,ac lautitia inThermis,vix publicas potuisse virorum frequentiæ sufficere videtur.Itaquepromiscuas potius ex eo tempo refuissereor, achonestis mulieribussatisfecissepriuatas,velquasprincipes Matronas constituisse iam scripsimus, Agrippinæ Neronis matris balneas, terke inbal Olympiadis,atquealias. Cameræ in quoque ordine quaternæ, Laconicum, Calidarium, Frigidarium et Tepidarium. Velternæ adminus:hoc enim non videturdubitandum,non fuisseThermas vno stylo vbique,nequevno ordinepartium et tam in publicis quam in priuatis. Et hinc in authoribus Celsus. Tanta earum inuenitur varietas. Quaternas point Celsus lib. 1. cap. 4. dum scribit, Sub veste primùm paululumin Tepidario sudare folitos: tùmtranfi- Galenus. re ad Calidarium, vbi sudabatur largiùs, quod ponitpro Laconico: tumque aut in calidamd efcendere,autinTepidam;deinde in Frigidam. Easdem C.i72ero qua λουτρόν Pyriateriit. Hypocaustü point Galenus lib.10..Methodi, a Laconico incipiens: Primùm enim inquit ingredientis inaë reversantur calido:hinc secundò in aquam Calidam defcé dunt,quod propriè aoutcovait appellari. Ab hac mox in tertiam Frigida ibár: et tandem in quarta sudoren detergebant, quod erat tepidarium, seu Apo dyterium græce dictum. Inquoet Celsusdicit,fenouissimèquiselauissent abstergere,et vngereconsueuisse. Quem planèordinem et inhis Thermis, quarum videmus vestigia, seruatum inuenimus. Extat Laconicum adsuda tiones in quoque primæfacieiangulo vnum, idquenonadeomagnum, hu- iusenim partis noneratvsus communis, nequeadeo necessaries omnibus, vtquibus fatis ad sudandum exercitiafeciffent. Sed imbecillis proprius et quiminus validiadexercitia, sudoreshocloco excitabant:subindeintrabát adcæterasbalneas. Nomen autemdeduxità Laconibus: quos huncritum rium, Laconicum veròc ommuniter omnibus, et Ciceroni quodam loco ad Sphærifte- Atticum. Suetoniusin Vespasiani Cæs. Vita Sphærifterium hanc partemap- 30 rium. pellat à figuræ rotunditate. Locus quippe concameratus ac rotunda fpecie, Lib.5.c.10.habens,authore Vitruuio, inhemisphæriolumen,exeoqueclypeumæneú cathenispendens,percuiusreductiones,acdemissiones perficeretur Suda Clypeus Lationum temperatura, vaporibusnimirùm ficretentis,veldifflatis. Erat autem huius institutiratio, vtfcribit Dion in Annalibus, vtfus è intrantesinhac par vfus: t e sudaret et sub i n d e unctione ad hibita, statim descenderent in frigida. Quod planè clarius ex Galeno fiet pofteà, ac à Martiali obiter tangitur in Hetrusci Thermis, ad Oppianuin tribus versibus. tepidum tamen aquarum vaporem potuisse suscipere. Proinde Celsusineo, affus dixit sudationes lib.z. cap.27. alibi exiccari dixit corpora: Seneca exani tos  .primò instituise, Plutarchusin Alcybiadis Lacedemonijvitaeftteftis. Græ Calidarium. cialiquando Ilupice Supo's,et nonnullisuTorw50sdictum,ob igneum ineova Sudatorium. porem: Latinis modo Calidarium,inodò Cella calidaria,Senecæ Sudato Laconici coni, ncis. mari, ritus si placeant tibi Laconum Contentus potes arido vapore CrudaVirgine, Martiaquemergi. Vaporíqua Virginem dixit, et Martiaminhisbalneis Romanasaquas, blandissimifrigo litas in Laco ris. Videtur autem Laconici aërem,siccum quidem fuisse, atque igneum, Bico. Galenus et alijmediciinterdum elixari, Oribafius planè aëreferuidu dixit, ac præhumidum in Laconico. Quod rationi consonum sit. Nam ex æstuarijs, partim quidem siccis, ex quibusiaindiximusab hypocaustooccul  10 su  tenui calore, diceba t Galenus x. Methodi, reservatis vniquem eatibus, liquatisque per totum corpus superfluis,sudores, vtilesquemadores clicere, quæ inęqualias untęquare, cutimlaxare et multa quæsubhac detenta erant, vacuare. Ex Laconico patet aditus i n Calidarium, quod proprie Calidum So aoutpór, hocestlauacruindicitur, eodemteste,et calidum Solium. Patetau-lium. tem hæc pars,duplex magnitudine ad cęteras cameras:vt cuius in balreis maior erat necessitas, longior in e o f i ebat mora, ac usus frequentior, præsertim minusvalidis ac imbecillis. Vbi meminisse oportetex Celli verbis, quæ pau Halat et immodicosexta Nerone calet. Mox tertiolocoerat Frigidarium,seuFrigidumSoliuminquo aquaexquisi. acviresdensatacutifirmarentur. Qui enim, subdit, hoc modo àcalidislaua- Vlus. tionibus, sudationibus que laconicis ftatim in frigidam non descendissent, Paulo post transpirato immoderatius calido innato,totum corpus frigidius euafiffe sentiebant. Quodfanè frigidælauatiofieri prohibebat,totum semel corpusconftringendo, etconstipando,nonsecusatqueaccideresoletcalen tiferro, quod quùm infrigidammittitur, et refrigeratur,et induratur. Atque huius rei causa potissimum constatinuenta fuisse balna, pro imbecilliu vm i delicet corporum robore: hoc eft vtimbecilla corporapræcalfacerent, itaque ad frigidum Soliumpræpararent. Adeoquepræualuit semper frigidarũvsus, Frigidarum vt vixquidam alijsbalneis vterentur. Carmis Maffiliensis Medicus, etate Neronis prerogativa, scribit PLINIO damnatis prioribus Medicis, ac balneis, frigidalauarihybernis etiam algoribus persuasit. Merficęgrosin Lacus.Vide bamussenes consularesin ostentationem vsquerigentes. Ex frigido tandem Solio erat exitus in Tepidarium, tepidiscilicetaëris,q uod diximus apodyterium, sive spoliatorium. Etcratfinisinbalnco.Ancè Tepidarium tamen Cella olearia in Diocletianis commodè est ut videtur Cella Olearia, eademque Tonstrinæ na.  tôs penetrare ignes in cameras, partim aqueis per suostubos ac spiracula, v a pores misti ad hemisperium Laconicipetentes,sub curuatura magni clypei intenuiffimas conuertebanturaspergines, quæimbrium modò super capita Facultates. corum,qui morabantur in Laconico depluebant. Potest autem hæc prima pars lo ante retulimus,vel in calidam fieridescensum, vel in tepidam, et quali ad uno, tenore vtentis arbitrium potuisse temperari. Et Galenus in 3. de  an, tuend a idem videtur asserere, nimirùmquòd in Calido Solioaqua, exvafisquæ diximus Miliariorum calidis, tepidis,ac frigidis, poteratadvsum trifariam tèfrigida, ad hunc videlicet vsu minquit Galenusx. Methodi; vtquæ fuerantFrigidum.So fòexcalfacta fiue'in lium., anterioribus Solijs, fiucin exercitijs, hicrefrigerarentur, An balnea calida. fieri, tepidam, aciusto calidiorem. Quam tamenva ri, nempè temperatam lauationibus, sed in priuatis,vel non videopotuissefieriinpublicis rietatem, parabatur à Balneatore aqua advsum pu adpriuatosvsus. Nam in Thermis compara LO Aeftiuo serues vbi piscem tempore quæris. fortas selocus,vbinimirùmoleaseruarentur,atquevnguenta do Tonstri,aliique odo blicum,vnotenorecalidaomnibus. Quod declarant authoritates scripto-frigidæ, alia rum, quialias Thermas appellant frigidas, alias blandas, alias fervidas. Vei frigidas significauit Martialisinprimo Epigrammatum. In Thermisferua Cecilianetuis. Idem inx. Neronianas indicat fuisse calidiffimas, eo epigrammate. Temperat hæc Termas nimios priorhoravapores res cal d a Therme alię  resad opportunosvsus,et quivellentbarbæ,et capillorum cultuivacarent. Unetiones in Eratautem hæc pars vn ade necessarijs, acessentialibus ut ita loquuntur in Thermis, toto ritu Thermarum, quando hiçmoserat communissimus, vtquisque lo tus,simplicis faltem oleivnctionevteretur, tùmvtsudoresinhiberet,tùm vt feabextrinsecùs ambientis iniuriavendicarepofset. Hunc enim tenorem in omnibus ferè,quę hùc sparsim adductæ sunt,authoritatibus obseruabis: primùm legitur exercitium, deindebalneum, vbifrictiofiebat,et detersio, inoxstatim frigidæ lauatio, pofteavnctio,posteacibuset potus,vltimòso mnus. Proinderecolome legissepluriesinvitis Principum, ficuti ntermu..10 Oleimunus nerapublica erat Congiarium,erat Recta, erat Sportula,itaoleum aliquan publicum. do publicè donatum, quoin communi velutigaudio,quisque frueretur in balneis.Nimirùm vel Thermis cùmprimùmdicatis,velfaftualiquo Principis.vnctionum verò, quasquis quesibi priuatim deferebatadbalneum, luxus legiturinestimabilis. Quidelicatèviuerent, velimbecilles, odoratisvnguen Balnea contis refouebant spiritus. Quosdam legimus iuffisse spargi parietes unguento. spersa vn-Vtfimul equidem puto et lauarentur, proiectisinalueositaimbutosaquis ipfis, et vngerentur, fic penetrante exactiùs vnguento, et odorem, virtu temquesuam diutiusseruante in corpore. At queita Caium Principemsoli tum lauari, testisest Suetonius. Scribit Lampridius Heliogabalum nunquá inPiscinislauarisolitum, nisiillæcroco, alii súe preciosisvnguentisperfusæ fuissent. Velplanè conspersiseo modoadluxum parietibus vtebantur,vedu quis se parieti confricaret (quod aliqui facere folebant, vt apud Spartianum in Hadrianoleginus)sineministris,acetiam proprijsmanibusperungilice Balneton ret. Neroautem profusissimus non folùm calidis balneass pargebatodorib. guentipre-sed et frigidis quoque vnguentislauabatur, fcribit PLINIO. Recensenturau ciosi. tem hoc in generepræciolamulta, quæ Galeno teste Romanorum lauritia Olea, etvn- inueniffevidetur: vt Mendelium, Cyprinum, Narcissinum, Susinum, M e guenta pre- galium factum ex balsamo, Regale apud Reges Parthos primò comparatum. ciofa. Nardinumquoque, quodet Foliatumdicebatur, Plinio:et alterum Spicatú, Quodidem Nardipisticæpræciosivnguentum legiturin Euangelio. Etitem Iasminum oleum,quododoriscaufla vtteftis eft Dioscorides non inbal neissolùm, verumetiaminterepulandum apud Persas, vsurpari consueue. Unguenta in r a t. Dono, equidem opinor, et in Xenijs. Quem morem diu Spartanos, at conuiuijs. Quelonasretin uiffe narrat Valerius quę, Plinio teste, Diapasmata,quasi conspersoria dixeris, Cyprini pulueris instar, quo hodievtimurodoratissimi; dequoebriam,putidamq;Felceniam illuditMartialis in primo Epigrammatum, eo carmine. Quid?quod oletgrauiusmiftumdiapasmatevirus? Apodyterií Vt redeamus ergo ad cameras, Apodyteriumerat principium, et finisinbal gues. Max. vnguenti, coronarumq uein conuiuio dandarum, secundismensis. Eratet Oenanthinuminter præciosa. Quorum similia aliqua apud Paul. Aeginetam legimus vnguenta, atqueolea. Multaquei d genu salia apud PLINIO inalabastrisferuari solita:nunc omnia rarissima, aut que dam subdititi a, vel adulterata, tantæ verò e a tempestate copiæ, vevsuscorum ad vulgares quoquede fuxerit, quodserioarguit Iuuenalis. Moechis Foliataparantur. Diapasmara Ad sudores autem propri  cohibendos, quæda m ficcis constabnt odoribu, neo;  eôdem nimirùm reuertentes, vbiantèbalnearum vestimentacõsignal sent.Idemqueex Galeni verbis plane intelligiturx. Methodi: hicenim dum cunctarentur, actergerentur, corpusadhucpersudorem,innoxiè, accitrà refrigerationem vacuabatur,acinnaturalem redibat mediocritatem. Porrò vana quorundam controuersia est, ponere Auicen.trescasas(itaenim interpretantur) in balneo, easque long è aliter dispositas, quam diximus. Cui bil. cnim dubium non fuisse balneas vnost ylovbiquenequevno ordine? Defijf setamen pariterapud Arabes hunc ritum, testator Auerroes in Canticis, ac Balnearum nonmirùm imperfectastùmeoshabuiffebalneas, Nequein antiquiffimisa nidemsły 10 exemplisea distinction quærendaeft: quando Hippocratisætatenon adeori tè balneaparabantur, quod et ipseinnuit 3. De ratione victus in morbis acutis. Neque in priuatis multo minus, quas Galenus aliquando perinde damnat, acin commodas, Depensilibus balneis, ac balneariis rebus. Uenire potuirationem. Nam si Pensiles balncas intellexeris sublime salueos, Pensile quid et quæ fu per solario locatæessent, idmagnuninoneft: ficut et Hortospensi lesvidemus, atquehorrea, acmaiusopus, Thębas Aegyptias pensiles fcribit Plinius. Audiuiqui id artificiumattribuant Laconico, ècuiussuspensura  lusvbique. ENSILIVM veròbalnearum, celebreduntaxatnomen peruenitad nos, fuis se eas inter maiora illius seculi blandimenta: cæterùm Cap. xi. namearum fuerit ratio, non facilè ex aut horibus colligitur. Ponit Valerius Max,interluxuriæexemplalib.9. CaiumSergium OratamPensiliabal quæ Auicenna neaprimum facereinstituiffe. Idquet radit Plinius lib. 9.cap: Pensilibal 54.L. Crafsi Ora- neurum inui torisetate,parum anterempub.occupatam.Queminteraliasvoluptates,et torSergius Ostrearum afferitinueniffe viuaria, nec tamgulæ causaa, quàm auaritiæ, vt Orata. Quiitamangonizatas vendebat villas. Eadem testator Macrobius 3. Saturna lium cap.15. Porrò venisse eas in gratiam popularem planè oftendit PLINIO Asclepiadis Neronis Mediciçtate: vrbe, inquit, imòveròtota Italia imperatrice, tum primùm vsu balnearum pensiliadinfinitumblandien te. Extat et Annei Senecę censura ad Lucillum, dePensilibusbalneis:qua vapores conuersosintenues aspergines, imbriummodo Aqua pensi supercapitacorum, lis. q u i lauabantur, depluere diximu s. Vel quem ad modum Aqua Pensilis dicitur z Fluvius p e n et Auuius Pensilis, ita id balneum Pensile fortasse intelligendum, exquodi-filis. ximus authore Seneca, atque Galeno calidas perpetuò aquas, vel quales quisquevellet et tepidas et frigidas, velut ex calido fonte depluere, actran {currerepercameras. Verùm nihililliusblandimentivideoinhis,quam ob rem populus eascum tanto applausu receperit, et quæ ad authorem adscri: bantur voluptuosiffimum. Pensiles ergo balneę haud publici videntur fuisse vera balnea instituti, sed in priuatis extitiffe. Vtquæ priuatum habuêre authorem, et pri-rum Pensi uatamc aussam,nempèinuentæaddelicias. Necvllumvestigium,nulladeliurnrutio. Hisin Thermis publicis mention habetur, Earumveròrationem, inquatanto. perehesitaui,elicioexeodem Plinio, cuidererumanti quarummemoriapri ma laussupercæteros scriptores, meritòtribuendaest.Pensileenim dicitur rum inqnit suspensura inuentaest, vtnequid deesset adlautitiam. Hæc ha 3 benturde inuentione, atquedelicijs Pensilium, quarum tamen non facilèin P suspensuspenfum,et mobile: qualesipfememinit Tyberij Cesaris hortos Pensilesmiræ voluptatis, quoshaud quaquam ponitsupersolariolocatos, sedsuspensos,et mobiles, quos inquit singulis diebuspromouerentadso lemrotisolitores. Quod idem clarainbalneis authoritate exposuit lib.26. сар.3.dum Cleophantum Medicum commemorat, authore M. Varrone, alia quoque blandimenta ex cogitaffe, iam inquit suspendendo lectulos, quo rum iactatuautmorbosextenuaret,autsomnosalliceret. Iambalneasaui disfima hominum cupiditate instituendo: easdemscilicet,etsuspensas,vtdi xitlectulos.Quam fententiam confirmant quæm oxpaulòsubiunxitverba, quæ allegauimus; Anxiam nimis fuisse Asclepiadis, et quorundam eum sequentium curan,tum primùm Pensili balnearum vsu ad infinitum blandien te. Easdem et balnearum suspensurasdixitSeneca. Et ValeriusMax.impen faleuibusinitijscępta, suspensis calidæaquæ balneis. Vnde fiiam mente co cipiasvidere hominem inbalneo Pensili,velęgritudine debilem,vel volu ptuofævitæ, çuiusdulcitepore,acleniiactaræ, et nęnijs, et dulciconcentu tibiarum,somnoet quietiindulgeretur, iamnihilpoterisexcogitaresuauius. Leftuli non Ex quibus intelligitur, neque lectulorum ritum in publicisextitisse: sed ho erấtin Therrumquoq;, vt Pensilium balnearum, priuataratio effedebuit, maximèegris. mis. Vtensilia in Neque particulariumquorundam vtensilium,quorum in balneis aliquando xandrinus Pedagogij consueuiffe nobilesante ferreadbalneasva sainnumerabilia, aurea,atqueargentea, quorum hęcquidem adlauandum, illa ad vescendum, alia ad propinandum. Quin etiam carbonum craticulas, Syndones. etcathedras. Syndonestergendosudoripræparatas, maximèægris,memi-. nusfitpedesdenos, vt gradus inferior indeauferat,et puluinus duos pedes. Labrainvr-Hactenus Vitruuius. Quare, vtarbitror, labraistalapidea, quæmultavide bemarmo-muspervrbemmaxima, vicenoset ampliuspedeslongitudine, erantfortaf- se in priuatis balne s. Vel aliqua fort af f e in Thermis ad magnificentiam potius operis, ac ornamentum, quàm advsum. Alioquia d publicum vsum nó videolocum, nequeadeofuiffevidenturcapaciapopulo. Pofteàvitroquæ dam extructafuiffe conftat. Pauimentorumautem, ac Lythoftrotorum, quibus alveos, atque ipsas cameras adornabant, luxus erat inæstimabilis. Quod certe inuentum Agrippæ tefte Plinio lib. 36. cap. 25. In Thermis, inquit, quas Romæ fecit Agrippa, figlinum opus encaustopinxit, in reliquis albarioador  Sufpenfabal nea, Thermis. mentio fit, quæ pueris voquisque domino ad balneum ante ferebant. Ut de strigili, quo sudore in detergebant;meminit Persius eo carmine Ironico. Strigiles Ipuer, et STRIGILES Crispiniadbalneadefer. Inęgristamen prostrigilibus, quierantvelofsei, velferrei, velargentei, spon giavtebantur,Galeno testex.Metho. Idgenuseratet Guttus,quodLe cythum quoquelegitur, inquoferuabanturoleuni,velaliavnguenta præ 20 30 rea, ciosa ad balneum. Hydriæ, pelues, alabastri, aliaqueid genusvasa, exau Vasaaurea.ro,argento, ferro, velinterdum lapidibus quibusdam. Refert Clemens Ale Labra, nit Galenusx. Methodi. Labraautem ex Vitruuio,et vestigijsipsorumal ueorum videntur fuiffe extructa in cameris signino opere, atque albario: sic enimlegitur Labrumsublumine faciendum videtur, nestan tes circumsuisvmbriso bscurentlucem. Scholasautem labrorum itafieri oportetspaciosas, vtcùm prioreso ccupauerintloca, circumspectantes reli quirectèftare poffint. Aluei autem latitude inter parieten et pluteumnemi nauit.  O nauit. Non dubi èvitreas facturus cameras, fipriusi dinuentum fuisset. Visasolimscribit Balineasgemmis, acargentostraras,vtnevitres ca vestigio quidem locus esset. Argento fæminas lauari solitas, argenteis folijs, meræge m Afiaticori sum missem perin delicijs fuisse apud omnes nationes oftenditur, hanc par mirans, hydrias, pelues, vnguentorum odores, et alabastros, cunctaauromaditißimg  lita, ac miro ornamento instructa; ad socios conuersus, et quasi nimiunı il DeritibusantiquisinThermisvrbis. Primis ergoThermarum,ac Palæstrarum institutis,jam partium earum principalium distinctiones,necnon requisitaad earum vsum magis necessaria tetigimus. De Ritibus verò in eis, atque ordine publicaemolumentum, quoniam per hæc oblectamenta, assiduafiebatin gymnasijs frequentia, ac varijs, quasdiximus corporis exercitationibus af suefiebat iuuentusad armorum industriam,vnde faciliùs posset militiæ labo res,quando hæc erantprimaillius feculiftudia, sustinere. Hûc accesserat et alia causa, quoniam qui tepidescere quodammodo ab honeftis conatibus cepiffent,perhas delicias retrahebaturà vitijsanimi, sicqueocium, quod eftomnium malorum fomes, tollebantur, feditionesarcebantur, et omnes populares corruptelæ. Ex quibus triainter communes ritus videnturesse manifesta. Primùm si vetustam illam verecundiam, ac Romanum decusrespicias, summam in Thermishonestatemfuisse feruatam. Simaiestatem populi, omnia ineis fuisse magnifica et splendida, velutidiximus, et quæ nolentes allicerent, atque etiam traherent. Sid enique communem causam. Communem, ac liberum earum vnicuique fuiffe usum. Erat autem hæc balnea- Thermecó. Rum condition communissima, vt singuli balneum ingressuri Quadrantem solmunes. Uerent balneatori. Quod planèali quæpræclaræ declarant authoritates: pri Quadrantis mùm M. Tullii pro Cælio, vbi quadrantariam vocat permutationem balnea em concludam. Asiaticos durante suo imperio luxuofiflimos fuisse, acexeis Thermalu A Fines, etvti &, probrisseruisse. Pauper fibiquisquevide eandeinque materiam et cibis seexercentium,aclauationum,haudmirum est hæc instituta semper maioré mis,acar litatesprin habuisse progressum; siconsideremus non folùm hincvitæ cip.iles Ther seruare consueuiffe, fanitatem elegantiam eos, et roburcorporis;sedquod maius eftinre ز gëtostratę. Baturacsordidus (scribit Seneca ad Lucillum) nisiparietes balnearūmagnis, a c preciocis orbibus refulsissent. Alexandrina marmor a Numidicis crustis distincta, operose vndique, et picturæmodo variataçircunlitio, Vitroconditæ cameræ. Aquainper argenteaeffundebant epistomia, et adhuc (inquit) ple beiasfiftulasloquor. Relinquocum hisstatuasillicęternitatidestinatas, operatectoria, picturas, speculariorumlapidumluxus, quiantècameras præbe bantlumina, et columnarn mingentium numerum, alia quetantioperisor namentasinefine. Atque hocvnotantùm Plutarchiexemplo,quobalneas primùm ad Gręcos, et exindeadRomanos huncmorem balnearumema nafse,apud veterum historiarummonumenta clarum est. Cùm ergo Alexa der Magnusdeuicto Dariorerumtandem Persię, ac imperijeius potitusesset, balneumque, vt sudorem pugnæ leuaret, ingrederetur; aquarum ductusad-Darij Ther ludens luxum, Hoccine (inquit) imperare erat. Torifieri solitam. Indicat et cocarmine Horatius, folutio. 1. Saty.3. Qq dum xuofiffima.  Nuditas in Redde pilam, sonatæs Thermarum,luderepergis? Verecundi ase nudum quisque in balneas exhibere,& etiamin exercitationes. Cuiusreiinteraliafidem faciuntstatuæ, præsertimvirotum, inqui bus videtur minuere potuisse corporis gratiam, ac venustatem, si non pudenda etiam fimpliciterenudataessent. Nonnullitameninter exercitationes, autfuccincta fibulaprodiresolebant,autsubligaculis,quæ et subligariavo nihil foluiffe videntur:teste Iuuenali Satir. Nec pueri credunt, nisiquinondum ærelauantur. Quorum tamen priuatafieret lauatio, hora extraordinaria quæerat poftde cimā, ij pluri precio lauabant, quod indicate o carmine Martialis Balneapostdecimanılafo, centumq; petuntur Quadrantes, &c. incommunitamen gaudio, erataliquandohocmunus interalia Principum, ut gratis lavaretur. Antonini Pij exemplo, quem balneum sinemercede prestitisse, meminitIul. Capitolinus. Sive ergo proveter iinstituto, fiueproso Sub ligaculo cabant. Authore CICERONE (si veda) offi.Scenicorum mostantamhabetveterisdi rumvfus. Sciplinæ verecundiam, vtin Scenasinesubligaculo prodeat nemo. Tecta tamen non hac,qua debes partelauaris..promi-Cæterùm cum haclicentiabalnei,videturdiuadmodum perdurassemulie. Eal. Mulierum verecundiam, quænon promiscuècumvirisintrarentinbalneas,nisi perabusum. Hinctotpriuatarum balnearum numerus. Etquædam viden  uerecunda. Subligar. E.. dum tuquadrante lauatum annum, Lauari. Cædere Syluano porcum, et quadrantelauari. Pueri tamen antè Fibula. Bal Rexibis,&c. Vituperanseum Principem, quivtvnusde multisqua drāte lauaretur. Idem Iuuen.authoritate confirmatur in 6.ybi mulieres quas damarguit impudentiæ, quæ communiter cum viris auderent, inquit ips e, lutamercede, hocmanifestumest, commune,acperpetuum fuissein Ther Locai Thermis indultum,vtlocus inbalneo, cuicunque tam primati,quàm plebeio co mis commu munis esset, atque indifferens. Ex quo intelligitur Tertulliani similitudo nia. aduersusMarchionem, QUASI LOCVS IN BALNEIS: quiavidelicetnul li e x merito datur, nectollitur locus in balneis, iam gratuito constitutis, et T intinnabu - ad usum publicum. Erant autem tintinnabula in Thermis summo quo p i a m fasti gi oposita, fære factitio conflata, quorum sonitu populum, sicut i hodie ad facra; conuocari lauandihoraeratsolitum.Tintinnabuluminter Xenias exhibuit Martialis, eo disticho. Virgine visfolalotusabire domum? Facitadeandem licentiam Suetonijauthoritas, D. Titum Cæs. admissaple Secum plebebenonnunquamin Thermissuis lavisse. Et Aelij Spartianialia, Hadrianum Cæs. tamprobatævitæ, publicè frequenterselaui consueuiffecum multis, verecundia etiam priuatis. Inuafiffe enim consuetudo videtur,ex affiduis il lisexercitijs, inbalneis. vndefolutohabitu, acseminudiplerunque homines degebant, vtnonesset Idem affirmatquodamloco Clemens Alexandrinus de athletis et martialis si pudor est, transfer subl igar in faciem. 10 la. Reges lauif. invil. bres. uaret.d. Dum ludit media populospectantepalæstra Delapsa est misero fibula verpus erat. Et lib.3. Chionemnotat verecundiæ, quæmuliebriainbalneis contectala tur  publicæ fuisse muliebres, ut Agrippinæ Augustæ Neronis matris. Olym piadisitem balneæ in Suburra. EtquastransTyberim, quasiextràconspe čtum hominum habuisse Ampelidem,& Priscilianam ex P.Victorerecensui mus. Conqueritur hac de caussa insuis Amatorijs Propertiusnon eam esse tum Romanis virginibusin balneis libertatem, quibuscum more Spartano publice liceretcertare, et lauari, hisversibus. Sed magè virgine itot bona gymnasij. Quòd noninfamesexercet corpore laudes cepsbeneinstitutę Reip.lapsus) totos singulis diebus lauari cepisse. Invniuer 20sum, qui cunquein exercitijsfuis, aut laboribus defatigati effent, vix fanam vitam putassent, nisibalneasstatimintrarent, vbisudoré, fordespulueremq; detergerent,acintotum semolliaquarumfoturecrearent. Quoplanèfit, ve Septiesquos dam lauari. Mirum ese non debeat, nequeluxuiadscribendum,quodquidamsepties eadem dietum lauari consueu erint, quod Plinius in primis refert. Ac posteri scriprores Commodum Cęf. et Gordianum idasseruntfactitasse. Sicenim intelle xêrequotienscunqueexercerentur, laffitudini sacrefrictionisvitare pericula, obstructionestollere, cutis afperitateinlenire, faciei, manuum,ac vniuersi corporis decorem conciliare. Erant tamen lauandi horæ constitutæ. Scribit Lauandiho I ul. Capitolinus antem Alexandri Severi tempora numquam Therinasantèau 30 roram apertas fuisse, et semper antè solis occasum claudi consueuiffe. Communiterv erò lauandihora erat a meridie ad vesperum, quando, inquit Vitruvius, maxime calidæ auræ a spirare incipiunt. Cuiomnesaliæ authoritates consentiunt. Hadrianus Cęs. inquit Aelius Spartianus ante horam octauam inpublico neminem, nisiçgrum, lauaripassus est: quod erat duashoras poftmeridiem.Vbi operæ præciumest Horarum apudantiquos Horologiri rationemhabere,quidiemartificialem quolibetanni temporedistinguebanttusapudan horisduodecim, &no&teni per vigilias. Horæergoerantinęquales, maiorestiquos. estate, quialongiorestuncdies; minoreshieme, et proportionecæteristem poribus.Haud tamen intelligendumest cosà prandiovsosbalneis fuise: Prădijetcę Nam communiter vir Romanus impransus, autientaculo tantùm primoma-navfus. nerefectus, bonam dieipartemimpendissetnegocijs: mox àmeridie,àsexta nimirùm ad decimam horam,exercitijs et balneo;à balneo autem, circa vi gesimamscilicet& secundamhoram, cenabatopiparè.Quam dieiatqueho rarum partitionem conquisitèin eo Martialis epigrammate comprehensam habemus. Primasalutantes, atquealteracontinethora, Exercet raucos tertiacausidicos. Martialis  ma 10 CO, Multa tuæ Spartemiramur iura Palæstræ, Inter luctantes n uda puella viros. Refert Plutarc husinterlaudabiles Catonisillius Cenforij mores, hocsum- verecundiă ma:laudiilicefliffe, quodcùmfilionunquàmlauisset. Imò Val. Max. fcribitinterafines. Deinstitutis antiquis, necpatercum filiopubere, necsočercum generis lauabatur. Quia interista fancta Vincula, non magis quàm in aliquo sacra tolo nudare se ne fasesse credebatur. Sed transeamusiamadeosritus, qui com inunivsuretinebanturin Thermis. Perinitia institutihuius, narratSenecaad Lucillum consueuifse veteresquotidiebrachia, et cruralauare, totosnundi nisfolùm. Cæterùm poft Magni Pompei ętatē (cuiusmemoria notatur præra. Qa ij Ad quintam variosextendit Roma labores, Sexta quieslafis,septimafiniserit. Sufficitinnonam nitidisoctaua palæstris, Imperat extructos frangerenonatoros. Hora libellorum decimaest Euphememeorum, Temperat ambrosias cùm tuacuradapes. Octavam verò dieihoram fuisselauationibus propriam,tùm publica,tùm pri M. Tullius CICERONE, uata testantur exempla. M. Tullius scribit ad Atticum de Cesare: Ambulavit inquitinlittore,pofthoram octauamin balneum, vnctusest, accubuit, edit, bibitq;opiparè. Horam et distinctionem temporum aliquamadnotamusex Galenus, Galeno v.de Sa.tuen.d. ANTONINO Imp. cognomento Pius, ad curam corporis promptifsimus, subbrumabreuibus, f.diebus, sole Occidente in palestram ingressus, sub indeole operun et tus lauarierat solitus: in Solstitio autemhora Thermehie-nona, autfummumdecima. Porrò quod legitur apud aliquos authores,Ther males, eteftimasaliquasfuise Hiemales, aliquasAestiuas;hæcnoneratcommunisom niumdistinctio, sedquarundam àcerto coelisitu dispositio. Quales Hiema lesfecissetraditVopiscusAurelianum Cæs.in Transtyberina regione; nimi rum ad meridiem expositæ,apertè solis fouebantur aspectu, itaq; ad hie males exercitationes aptissimæ. A e quaratione A estivas in Gordiano Iunior e meminitIul. Capitolinus, quæ in opaco fit uinter montem Celium et Esqui Bal.vfuspe-lias,gratas estate exercitationibus præftabant vmbras. Alioquî penes anni nesannitem tempora, vix vllaeratlauandidistinctio, sed benèpersonarum. Nam qui cun que lavabantura d exercitium, in differentert am hiem e, quam estate lauissent, quando cunquescilicetexercerentur.Sanitatisverò& mundicieicauf sa: quando cunque opusfuisset,velad priuatamcuique consuetudinem, vt de Telep o Grammaticom emin it Galen. v. de San. t u. qui lauari consueverat hieme bis mense, estate quater,medijs verò temporibus ter. Et de Primigene quodam FILOSOFO, quiquadie non lauisset, febricitabatomnino. Adde liciasautemac voluptates, velme tacente, priuataquoqueratio essedebuit,  et citràvllamaut regulam, autmensuram. Vnde Meridianæ lauaționes le Lychniinguntur, atqueetiam antemeridianę, et vespertinæ. Necnon  Medicine introductio. xi,trimixi,polymixi, idest angulorum et luminum,vnius, duorum,trium, plurium, Devrilitatibus Balnearum es quando primum Dalnceinvfum Medicina venêre. seruatur; nonaliam legimus fuiffe Rome Medicinam sexcenti sannis, quàm balnea. Quod teftatur PLINIO Receptos primùm è Græcia Medicos L. Aemilio,  M. Licinio Coff. vxxxv. Vrbis Romæ anno. Quádoqui dempetrari erant, nisi quiob cæliinclementiam crassarentur morbi. Nam quæ ex malo vitæregimine, ac ex termis causise ueni rep. Andrea Baccius. Andrea Bacci. Keywords: i bagni dei romani, De thermis – thermal baths – philosophy of thermal baths – implicatura ginnastica – le xii pietro pretiose – storia naturale del vino, bacco – terme romane – il vino e la filosofia, bacco ed Apollo, le xii pietre pretiose per ordine di dio I sardio II topatio III smeraldo IV barconchio IV saphhiro VI diaspro VII lingurio VIII agata IX amethisto X berillo XI chrisolito XII onice – tevere, le tibre au louvre, i vini. Thermopolium romanum – illustrazione – incisione terme romanae – natatio – piscina – ginnasio, mercurial, arte ginnastica. -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Bacci” – The Swimming-Pool Library

 

Grice e Badaloni: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale della colloquenza – la scuola di Livorno – filosofia toscana -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice  (Livorno). Filosofo toscano. Filosofo italiano. Livorno, Toscana. Grice: “I like Badaloni; he never took the ROMAN story of philosophy – I say story since history, as every Italian knows, is too pretentious! – seriously until he had to teach it! “Storia del pensiero filosofico – l’antichita’ is my favourite – because he does his best to understand Plato’s pragmatics of dialogue as misunderstood by Cicero!” --  Nicola Badaloni, Sindaco di Livorno Predecessore Diaz Successore Raugi Nicola B. (detto Marco). Di spiccate convinzioni marxiste, è stato uno studioso di Bruno, Campanella, Vico, Marx, e Gramsci.  All'attività di ricerca e di docenza a Pisa, dove è stato Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e  occupa e la cattedra di filosofia, B. ha affiancato un'imponente attività politica nelle file del movimento operaio, ricoprendo per molti anni la carica di sindaco di Livorno, di presidente dell'Istituto Gramsci, nonché di membro del Comitato centrale del PCI. I suoi contributi storiografici, salutati fin dall'esordio dall'apprezzamento di Benedetto Croce hanno messo in luce autori considerati minori e pensatori inattuali (Franco, Fracastoro, Porta, Cherbury, Conti) rinnovando radicalmente, attraverso una collocazione nel contesto storico, grandi figure viste dalla storiografia idealistica precedente come immerse in una «solitudine metastorica».  Storicismo e filosofia Nella presentazione dell'ultima pubblicazione di B., Bodei ha sostenuto che il marxismo, lontano da ogni vulgata, conserva, per lo storico della filosofia toscano, la sua capacità di strumento di comprensione del mondo, di erogatore di energie di cambiamento, di guida per lo sviluppo di una prassi razionale, ancora validi dopo le esperienze del cosiddetto "socialismo realizzato". B. ha incessantemente ricercato un legame, nella storia, tra pensiero e azione sociale e sviluppato uno storicismo di impronta marxista che raccordasse autori lontani nel tempo (come Bruno, Vico, e Labriola), ma accomunati dalla tensione al rinnovamento e alla trasformazione progressiva degli assetti sociali in una data situazione storica determinata. Così come c'è alterità profonda, ma non rottura senza legame, tra Hegel e Marx e similmente tra Croce e Gramsci.  Altre saggi: “Retorica e storicità in Vico” -- “Inquietudini e fermenti di libertà nel Rinascimento italiano” (ETS, Pisa); “Appunti intorno alla fama del Bruno”; “Introduzione a Giambattista Vico, Feltrinelli); “Marxismo come storicismo, Feltrinelli); “Tommaso Campanella” (Feltrinelli, 'Istituto Poligrafico dello Stato); “Conti. Un abate libero pensatore tra Newton e Voltaire” (Feltrinelli); “Il marxismo italiano degli anni Sessanta” (Editori Riuniti); “Labriola politico e filosofo, sta in Critica marxista, Roma); “Per il comunismo. Questioni di teoria, Einaudi); “Fermenti di vita intellettuale a Napoli, Storia di Napoli, Società Editrice Storia di Napoli); “Cultura e vita civile tra Riforma e Controriforma” (Laterza); “La storia della cultura, sta in Storia d'Italia, III -(Dal primo Settecento all'Unità), Einaudi); “Il marxismo di Gramsci. Dal mito alla ricomposizione politica, Einaudi); “Libertà individuale e uomo collettivo in Gramsci, in Politica e storia in Gramsci, F. Ferri,  1, Roma, Editori Riuniti-Istituto Gramsci); “Labriola, Croce e Gentile” (Laterza); “Dialettica del capitale, Editori Riuniti); “Gramsci: la filosofia della prassi, sta in Antonio Gramsci. La filosofia della prassi come previsione, in Hobsbawm, E. H., Storia del marxismo” (Torino, Einaudi); “Teoria della società e dell'economia in Labriola, I e II, in Dimensioni”; Forme della politica e teorie del cambiamento. Scritti e polemiche” (ETS); Movimento operaio e lotta politica a Livorno”; “Democratici e socialisti in Livorno” (Nuova Fortezza); “Filosofia della praxis, sta in  Gramsci. Le sue idee nel nostro tempo, Editrice l'Unità); “Labriola nella cultura europea dell'Ottocento, Lacaita); “Il problema dell'immanenza nella filosofia politica di  Gramsci, Quaderni della Fondazione Istituto Gramsci Veneto, Venezia, Arsenale); “ Bruno. Tra cosmologia ed etica, De Donato); “Laici credenti all'alba del moderno. La linea Herbert-Vico, Le Monnier-Mondadori); “Inquietudini e fermenti di libertà nel Rinascimento italiano, Edizioni ETS, Pisa, B. è inoltre coautore di due importanti manuali:  Storia della pedagogia, (Laterza); “Il pensiero filosofico. Storia. Testi. Per le Scuole superiori” (Signorelli Editore). Notizia della morte sul settimanale Macchianera, su macchianera.  Giuliano Campioni, Addio a B., maestro di filosofia, Athenet, Sistema bibliotecario di ateneo, Pisa. La lezione di Nicola Badaloni di Giuliano Campioni, professore del Dipartimento di Filosofia dell'Pisa, 20 gennaio,, in Pisanotizie. B. in Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Predecessore Sindaco di LivornoSuccessore Livorno Stemma.svg Diaz Raugi Filosofia Politica  Politica Categorie: Politici italiani Politici italiani Filosofi italiani Filosofi. Nicola Badaloni. Badaloni Keywords: colloquenza, la retorica di Vico. La storia di Vico, storia e storicita, campanella, lingua utopica. Bruno, Campanella, Gentile, Croce, Labriola, Gramsci. badaloni — implicatura vichiana — libero — biologia filosofica  telesio — vallisneri — lingua utopica di campanella — “retorica e storicità” — laico — bruno — comune — comunismo — marchetti — vignoli —Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Badaloni” – The Swimming-Pool Library. Badaloni.

 

Grice e Baglietto: la ragione conversazionle e l’implicatura conversazionale della dialettica – filosofia ligure – la scuola di Varazze -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice (Varazze). Filosofo ligure. Filosofo italiano. Varazze, Liguria. Grice: “I like Baglietto; unlike me, he was a consceinious objector, but then we were fighting on different camps! I love the fact that his first tract is on ‘il problema del linguaggio’ in Mazzoni – but then he turned from ‘la bella lingua’ to Dutch! And specialized in Kant, but most notably Heidegger – ‘mitsein und sprache.’ But he also wrote on ‘eros’ and ‘love,’ – which is very Platonic of him! And of me, since the ground for my theory of conversation is on the balance between what I call a principle of conversational self-LOVE (or egoism, if you mustn’t) and a corresponding principle of conversational OTHER-love (or altruism, if you must, since I prefer tu-ism – ‘thou-ism’).” Claudio Baglietto (Varazze), filosofo.   Di origini modeste, dopo gli studi liceali presso il Liceo "Chiabrera"di Savona, studiò Filosofia all'Pisa e si perfezionò presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, allora diretta da Giovanni Gentile. Baglietto fu assistente del filosofo Armando Carlini. Negli anni pisani sviluppò idee di riforma religiosa e morale, in contrapposizione al Cattolicesimo e al Fascismo. Insieme a Capitini, B. organizzava riunioni serali in una camera della Normale, cui partecipavano giovani studenti, divenuti in seguito affermati intellettuali, come Binni, Dessì, Ragghianti, Varese.  Così Capitini ricordava l'amico nel suo saggio Antifascismo tra i giovani (Trapani): "era una mente limpida e forte, un carattere disciplinato, uno studioso di prima qualità, una coscienza sobria, pronta ad impegnarsi, con una forza razionale rara, con un'evidentissima sanità spirituale. Cominciai a scambiare con lui idee di riforma religiosa, egli era già staccato dal cattolicesimo, né era fascista. Su due punti convenivamo facilmente perché ci eravamo diretti ad essi già in un lavoro personale da anni: un teismo razionale di tipo spiccatamente etico e kantiano; il metodo Gandhiano della noncollaborazione col male. Si aggiungeva, strettamente conseguente, la posizione di antifascismo, che B. venne concretando meglio. Non tenemmo per noi queste idee, le scrivemmo facendo circolare i dattiloscritti, cominciando quell'uso di diffondere pagine dattilografate con idee di etica di politica, che continuò per tutto il periodo clandestino, spesso unendo elenchi di libri da leggere, che fossero accessibili e implicitamente antifascisti. Invitammo gli amici più vicini a conversazioni periodiche in una camera della stessa Normale [...]".  Ottenuta una borsa per perfezionarsi presso l'Friburgo in Germania, dove allora insegnava Heidegger, in coerenza con i suoi ideali di nonviolenza incompatibili col Fascismo, B. decide di non rientrare più in Italia e rinunciò alla borsa, cosa che scandalizza Gentile (che aveva garantito per lui presso le autorità per il visto). Anche Cantimori criticò animatamente la scelta di B., in particolare nel suo carteggio con Capitini e con Varese, accusando i colleghi normalisti dissidenti dal Fascismo di mancanza di senso di realismo politico, nonché di senso dello Stato (fu poi lo stesso Cantimori ad avvisare Gentile della morte di B.).  Lasciata Friburgo, B. si trasfere quindi a Basilea, dove visse da esule, proseguendo gli studi e dando lezioni private. Sepolto nel cimitero di Basilea. Il cammino della filosofia, “Annali della Scuola Normale di Pisa”, Scritti religiosi. Antifascismo tra i giovani, Celebres, Trapani); "Kant e l'antifascismo", in Fontanari e Pievatolo, Bollettino italiano di filosofia politica, Pisa, Ospitato su archiviomarini.sp.unipi. (Saggio inedito di Baglietto, composto a Basilea e da anni depositato nell'Archivio Marini dell'Pisa) Note. A. Capitini, L'antifascismo tra i giovani, Celebres, Trapani); Chiantera Stutte, Cantimori. Un intellettuale del Novecento, Carocci, Roma, che rinvia soprattutto a Simoncelli, La Normale di Pisa. Tensioni e consenso; Angeli, Milano); Capitini. Capitini Mahatma Gandhi Nonviolenza  B. e la questione morale --  "Phenomology Lab", B., Kant e l'antifascismo di Fontanari, nel "Archivio Marini". Filosofia Università  Università Filosofo Professore Varazze Basilea Nonviolenza Antifascisti italiani Studenti dell'Pisa. Claudio Baglietto. Baglietto. Keywords.  dialettica, filosofia ligure, baglietto — il kantismo di heidegger — manzoni — filosofia dell’amore — dialettica — Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Baglietto” – The Swimming-Pool Library. Baglietto.

 

Grice e Balbillo: il filosofo personale di Nerone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. (Roma). Filosofo italiano. A man of learning, he is much admired by Seneca. He is the personal philosopher of NERONE and writes a long book on astrology. Tiberio Claudio Balbillo. Balbillo.

 

Grice e Balbo: il tutore di filosofia -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Scolaro di SCEVOLA (si veda) pontefice, e soprattutto un giurista. I shall say but little of some other Balbus's, mentioned by ancient Authors. Disciple SCEVOLA, and preceptor of Servio Sulpizio, an excellent philosopher of law. CICERONE says that Sulpizio did exceed his master, who, by the addition of a mature judgment to his learning, was something slow, whereas his disciple is quick and expeditious. B.’s essays are lost, to which perhaps his disciple Sulpizio did not a little contribute by inserting most of them in his own. Lucio Lucilio Balbo. Balbo.

 

Grice e Balbo: gl’ortelani – Roma antica – filosofa italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Portico. Consul. Friend of CICERONE, who successfully defended him in a legal action. Comments made by Cicero suggest he was a member of L’ORTO. Lucio Cornelio Balbo. Balbo.

 

Grice e Balbo: il portico a Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza. (Roma). Filosofo italiano. Chiamato ‘dal portico’ da CICERONE che nel De natura Deorum gli assegna l’esposizione delle dottrine teologiche stoiche.   Ivi B. dichiara di avere familiarità con Posidonio.Antioco dedica a B. un saggio.  Secondo CICERONE, B. e pari ai più insigni stoici. A Stoic philosopher and a pupil of Panezio.  B. appears to CICERONE as comparable to the best philosophers. He is introduced by CICERONE in his dialogue De natura deorum as the expositor of the opinions of the Portch on that subject. B.’s arguments are represented as of considerable weight. His name appears in the extant fragments of CICERONE’s Ortensio, but it is no longer thought that B. is a speaker in the dialogue. Cicero, De Divinatione. Griffin, "Composition of the Academica, in Inwood and Mansfield, Assent and Argument: Studies in Cicero's Academic Books. Brill. Smith, Dictionary of Roman Biography. Categories: Philosophers of Roman Italy Roman-era Stoic philosophers Lucilii Ancient Roman people GRICE E BALBO We must not, as Glandorpius has done, confound this Balbus with *Quintus* Lucilius BALBUS, the philosopher, and one of Cicero's interlocutors in the books de Natura Deor. A member of the Portch. Cicero uses him as a spokesmn for the Porch in De natura deorum. Lucio Lucilio Balbo. Quinto Lucilio Balbo. Balbo.

 

Grice e Baldini: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale del linguaggio – la scuola di Greve – filosofia fiorentina – la scuola di Firenze – filosofia toscana -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Greve). Filosofo fiorentino. Filosofo toscano. Filosofo Italiano. Greve, Firenze, Toscana. Grice: “I like Baldini, but more so does Austin! In his collection of ‘lessons’ (lezioni) on ‘filosofia del linguaggio’ (not just ‘sematnica’ or ‘semiotica’) for the distinguished Firenze-based publisher Nardini, he deals with Austin, but not me!” Grice: “Baldini fails to realise that I refuted Austdin – when Baldini opposes ‘filosofese,’ I am reminded of my non-conventional non-conversational implicata – and Austin’s less happy idea of a felicity condition for a perlocutionary effect!” Grice: “But what I like about Baldini is that being Italian, he refers to ‘amore’ in his ‘natural’ history of AMicizia – which is all that my conversational pragmatics is about: Achilles and Ayax must share a lot of common ground to be able to play the game of conversation, and they do!”  Si dedica alla filosofia del linguaggio. Figlio dello storico Carlo B., laureato a Firenze, insegna a Firenze, Siena, Perugia, Bari, e Roma. Diversi sono gli’ambiti di ricerca che più di altri B. coltiva: la filosofia della scienza (con una particolare attenzione al pensiero dell'epistemologo  Popper, di cui ha curato anche alcune opere), la filosofia del linguaggio, e la semiotica delle mode filosofiche. Dedicato saggi all'epistemologia, cogliendone le possibili applicazioni alla medicina, alla storia della scienza, alla pedagogia e, infine, alla filosofia politica. Parallelamente, ha rivolto i suoi interessi anche alla storia della scienza e, in particolare, alla storia della medicina. Un'attenzione particolare è stata dedicata ai nessi che intercorrono tra l'epistemologia e la filosofia della politica: sulla scorta delle riflessioni popperiane, ha riletto il pensiero utopico sia nella sua dimensione storica che in quella teorica.  L'altro grande interesse filosofico di B. è stata la filosofia del linguaggio. In particolare ha studiato le tesi dei semanticisti generali, un movimento nato negli Stati Uniti tra le due guerre mondiali e di cui si era occupato per primo in Italia negli anni Cinquanta Francesco Barone. L'interesse per la filosofia del linguaggio si è declinato anche in chiave storica: e alla storia della comunicazione Massimo Baldini ha dedicato numerose opere. Inoltre, gli studi sulla filosofia del linguaggio si sono incentrati sull'analisi di alcuni linguaggi specialistici: quello della pubblicità, quello dei mistici, quello della pubblica amministrazione, quello dei giornalisti, nonché il tema correlato del silenzio. Tutti questi linguaggi, sono stati studiati nelle prospettive dell'oscurità e della chiarezza, e dell'oggettività (soprattutto con riferimento al contesto dell'informazione).   La biblioteca comunale "B." di Greve in Chianti A partire dalla fine degli anni Novanta, infine, gli interessi di B. si sono incentrati sul tema della moda, che egli ha studiato dal punto di vista storico e semiotico, e nelle diverse componenti della moda vestimentaria e della moda capelli. Tutta l'attività di ricerca di B. è confluita in numerose opere individuali e collettive, curatele, introduzioni e prefazioni a testi italiani e stranieri, traduzioni, nonché nella collaborazione stabile con alcune case editrici e riviste scientifiche. In particolare, presso l'editore Armando (Roma) ha diretto le collane Temi del nostro tempo, I maestri del liberalismo, Moda e mode, I linguaggi della comunicazione; presso l'editore Rubbettino (Soveria Mannelli) la collana Biblioteca austriaca (con Antiseri, Infantino e Ricossa).  Menzione a parte merita poi il ricordare che B. è stato ed è rimasto nel corso dei decenni un grande estimatore e diffusore dell'opera del concittadino grevigiano Giuliotti, il "poeta-mistico" o "profeta" Giuliotti, del quale il nostro ha riedito alcune delle sue maggiori opere per lo più per conto delle edizioni Logos di Roma, oltre a dedicare al medesimo alcune raccolte di saggi come "Il più santo dei ribelli. Scritti su Domenico Giuliotti" oppure "Giuliotti. Cristiano controcorrente" (ed. EMP), senza contare i volumetti preparati per conto della preziosa casa editrice La Locusta di Vicenza, in consonanza agli interessi espressisi e sviluppatisi soprattutto a partire dagli anni ottanta, quelli che afferivano ai connotati e alle 'modalità' del linguaggio dei mistici, o alle relazioni intercorrenti fra le dimensioni del silenzio-parola-Parola di Dio-ascolto.  È stato altresì membro del Comitato Nazionale per la Bioetica; membro del comitato scientifico delle riviste L'Arco di Giano, 'Nuova civiltà delle macchine, Desk.  Morì a causa di un infarto mentre si trovava a cena con alcuni colleghi universitari. Nel  per la casa editrice Rubbettino è uscito il libro La responsabilità del filosofo. Studi in onore di B. Antiseri con saggi di amici, colleghi, collaboratori e studenti per ricordare la figura intellettuale e morale di Massimo Baldini a quattro anni dalla scomparsa. Partecipano all'antologia Mauro e Kerckhove. Il primo maggio  è stata inaugurata a Greve in Chianti la Biblioteca B.  Sulla filosofia del linguaggio «È chiaro che devo preoccuparmi di essere inteso da tutti perché penso che la chiarezza sia la cortesia del filosofo»  (Gasset, Cos'è la filosofia?) Secondo Baldini scopo del filosofo e della sua filosofia è essere chiari: scrisse infatti «l'accusa che più frequentemente viene rivolta alle opere dei filosofi è quella dell'illegibilità». I filosofi come dimostra nel suo Contro il filosofese e nel Elogio dell'oscurità e della chiarezza non seguono sempre questa missione ed in alcuni casi sembra usino volutamente un linguaggio oscuro ed incomprensibile. Tre dei filosofi più oscuri secondo Baldini, che ricalca in questo anche il giudizio di Schopenhauer, sono stati Fichte, Hegel e Schelling. Parlando di Hegel, Baldini riporta il giudizio di uno scritto di Koyré che definisce la lingua di Hegel "incomprensibile e intraducibile".  Citando inoltre il giudizio di Popper scrive: «Troppo spesso, secondo Popper, i filosofi vengono meno alla virtù della chiarezza. Con l'oscurità sovente mascherano le tautologie e le banalità che infiorettano i loro discorsi».  Bergson cita l'esempio di Cartesio, di Malebranche e di molti altri filosofi francesi mostrando che idee molto raffinate e profonde possono essere espresse nel linguaggio ordinario anziché con circonlocuzioni e ridondanze e termini che sono causa di equivoci. B. afferma che l'oscurità in filosofia è, dunque, il modo migliore per fingere di spacciare pensieri, mentre si sta solo spacciando parole, è una maschera che cela spesso il vuoto di pensiero o la banalità dei pensieri. Nonostante tutto secondo B., non bisogna giudicare frettolosamente un filosofo, definendolo oscuro, a volte può essere una carenza della nostra conoscenza che ci porta a respingere come vuoto suono, parole che invece, hanno il loro preciso significato.  Filosofare in maniera chiara può avere le sue difficoltà, Nietzsche infatti afferma che ci vuole meno tempo ad imparare a scrivere nobilmente che chiaramente e  Wittgenstein che celebra a più riprese la chiarezza, fa autocritica ammettendo in una sua lettera a Russell che il suo Tractatus logico-philosophicus è tremendamente oscuro. Quanti celebrano la chiarezza in filosofia, sanno bene che ogni lettore di testi filosofici deve fare proprio il consiglio che Wittgenstein da a Russell, quando questi si lamenta con lui dell'oscurità del trattato, gli scrive. Non credere che tutto ciò in cui tu sei capace di capire consista di stupidaggini. Invece, un personaggio che volutamente, secondo B., tende a non farsi capire e a sopraffare linguisticamente fra gli applausi di ammirazione i suoi ascoltatori, è Verdiglione.  Chi si avventura nelle sue opere, fa rilevare il filosofo, si imbatteva in frasi tipo questa. Sono tratto da un demone a dire, a fare, a scrivere sempre fra oriente e occidente e fra nord e sud. Senza luogo della parola. Questo demone è il colore del punto, dello specchio, dello sguardo, della voce: la moneta stessa. Punto, sembiante, oggetto scientifico, è indotto dalla pulsione, dall'instaurazione della domanda, dove l'offerta è il pleonasmo», ed ancora: «Ecco questo primo rinascimento. Primo in quanto procede dal secondo, ovvero dall'originario. Secondo dunque non in senso ordinale, non in nome del nome. Non è neppure nuovo, perché non parte dalla corruzione per arrivare all'utopia». "Oscuro superlinguaggio" e "gargarismi linguistici e semantici" sono secondo B. il risultato della verdiglionite ovvero di chi si muove sui sentieri del filosofese. Secondo B. quindi la difficoltà di esprimere alcuni profondi pensieri filosofici non dovrebbe essere amplificata, è vero che ci sono pensieri filosofici difficili da esprimere in modo semplice, ma è pur vero che il filosofo che desidera trasmettere la propria filosofia, dove fare un onesto sforzo affinché essa sia quanto più possibile comprensibile al proprio uditorio.  Sociologi: è morto B., semiologo e filosofo, Adnkronos, Contro il filosofese I filosofi e l'abuso delle parole; Contro il filosofeseFichte, Schelling, ed Hegel: i professionisti dell'oscurità; Koyré, Note sulla lingua e la terminologia hegeliana, Interpretazioni hegeliane, La Nuova Italia, Firenze; Russel. L'autobiografia Longanesi, Milano Verdiglione, Manifesto del secondo rinascimento, Rizzoli, Milano. Altre saggi: “Epistemologia e storia della scienza” (Città di vita, Firenze); “Campanella ed il linguaggio dell’utopia” – “Utopia e ideologia: una rilettura epistemologica” Ed. Studium, Roma); “Epistemologia contemporanea e clinica medica” (Città di vita, Firenze); “Teoria e storia della scienza” (Armando, Roma); “I fondamenti epistemologici dell'educazione scientifica” (Armando, Roma); “La semantica generale” (Città nuova, Roma); “Gli scienziati ipocriti sinceri: metodologia e storia della scienza” (Armando, Roma); “La tirannia e il potere delle parole: saggi sulla semantica generale” (Armando, Roma); “Congetture sull'epistemologia e sulla storia della scienza” (Armando, Roma); “Epistemologia e pedagogia dell'errore” (Scuola, Brescia); “Il linguaggio dei mistici” (Queriniana, Brescia); “Il linguaggio della pubblicità” “La fantaparola” (Armando, Roma); “Educare all'ascolto, Scuola, Brescia); “Parlar chiaro, parlar oscuro” (Ed. Laterza, Roma Bari); “Lezioni di filosofia del linguaggio” (Nardini, Firenze); “Antologia filosofica, Scuola, Brescia); “Contro il filosofese” (Laterza, Roma); “Storia della comunicazione, Newton et Compton, Roma); “La storia delle utopie, Armando Editore, Roma); “Il proverbi italiano” (Newton et Compton., Milano); “Karl Popper e Sherlock Holmes: l'epistemologo, il detective, il medico, lo storico e lo scienziato” (Armando, Roma); “La medicina: gli uomini e le teorie, CLUEB, Bologna); “Il liberalismo, Dio e il mercato” (Armando, Roma); “L’amicizia” (Armando, Roma); “Introduzione a Karl R. Popper, Armando Editore, Roma); “Capelli: moda, seduzione, simbologia” Peliti, Roma); “Popper e Benetton: epistemologia per gli imprenditori e gli economisti” (Armando, Roma); “Elogio dell'oscurità e della chiarezza, LUISS University Press e Armando Editore, Roma); “Elogio del silenzio e della parola: i filosofi, i mistici, i poeti, Rubettino, Soveria Mannelli); “I filosofi, le bionde e le rosse, Armando Editore, Roma); “L'invenzione della moda: le teorie, gli stilisti, la storia. Armando Editore, Roma); “L'arte della coiffure: i parrucchieri, la moda e i pittori, Armando Editore, Roma); Popper, Ottone, Scalfari, LUISS University Press, Roma. Citazionio su B. Scheda dell'Università LUISS, su docenti. luiss. Filosofia Filosofo Filosofi italiani Accademici italiani Accademici italiani Professore Greve in Chianti Roma Professori della Libera università internazionale degli studi sociali Carli Professori della Sapienza Roma Perugia Siena Bari Firenze. Intendo concentrarmi qui su alcuni aspetti della teoria aristotelica dell’amicizia: il metodo di indagine attraverso cui è articolata e acquisita, e il suo significato dialettico e teorico.  Il processo conoscitivo per Aristotele è una transizione da ciò che è primo per noi a ciò che è primo per sé, e l’indagine sull’amicizia non fa eccezione. Il primo per noi contempla la nostra esperienza della cosa intesa in senso ampio, tale da includere: le prassi linguistiche e ascrittive diffuse, le opinioni notevoli (ἔνδοξα) condivise da tutti o dai più o dai sapienti o da alcuni di essi, i topoi o luoghi comuni consegnati dalla tradizione, i fenomeni intesi come fatti della vita, ovverosia le ordinarie prassi umane, i comportamenti concreti implicati nelle relazioni di amicizia. Si tratta di un materiale eterogeneo, variegato, opaco, bisognoso di sintesi e di articolazione concettuale. Il suo trattamento dialettico preliminare e orientato anzitutto a evidenziare le contraddizioni che tale materiale ospita, per poi cercare di superarle entro una sintesi superiore la quale, attraverso una teorizzazione positiva ˗ materiata di distinzioni semantiche e concettuali, argomenti, definizioni ˗ ne salvi gli elementi genuini nella misura del possibile, mostri l’apparenza delle contraddizioni, e produca così una sorta d’equilibrio riflettuto fra il primo per noi, da cui pure si sono prese le mosse, e il primo per sé, punto d’arrivo dell’indagine. Una buona teoria dovrà fare giustizia dei caratteri manifesti dell’oggetto, renderli cioè intellegibili e inferibili. Una teoria che nega questi caratteri, e ipso facto una teoria deficitaria, insoddisfacente: non ci riconcilierebbe coi φαινόμενα, che pure sono il suo originario explanandum.  Questa cifra metodologica va tenuta presente, se si vuole apprezzare in modo non superficiale la trattazione aristotelica dell’amicizia nelle Etiche. Perciò è opportuno partire non da Aristotele, bensì dall’orizzonte teorico-culturale cui egli si rapporta dialetticamente, nonché dai suoi obbiettivi polemici. Il significato ordinario di «φιλία» ha un’estensione ben più ampia della nostra nozione di «amicizia»: oltre all’amicizia propriamente intesa, può denotare anche l’alleanza politica, la vasta gamma dei rapporti sociali, dalle relazioni parentali e matrimoniali a quelle commerciali, quelle cameratistiche, quelle amorose ed erotiche; insomma, qualunque interazione umana positiva e non ostile, fra individui o fra gruppi – ma anche fra uomini e dei– è denotabile come φιλία. Nella caratterizzazione preliminare che ne offre, Aristotele attinge ai grandi modelli omerico ed esiodeo, così come ai Sette Savi, ai tragici, nonché al sapere filosofico dei predecessori (Empedocle, Eraclito, etc.); ma il punto di riferimento dialettico che, sottotraccia, orienta l’intera trattazione, è il Liside platonico, la prima indagine filosofica sistematica dedicata alla φιλία[8], nelle cui note aporie sono peraltro condensate e portate a tematizzazione le contraddizioni insite nelle istanze della tradizione pre-filosofica globalmente intesa. Il Liside dunque, fra gli ἔνδοξα e i λεγόμενα, riveste un ruolo dialettico-polemico primario, anche se non se ne fa alcun riferimento esplicito. È impossibile in questa sede tentarne anche solo una cursoria sintesi, ma è necessario individuare perlomeno quelle aporie di fondo intorno alla φιλία che Aristotele riprende in maniera puntuale.  Una importante aporia radicata nella dicotomia attivo/passivo, è articolata intorno alla questione: chi dei due, in una relazione amicale, è l’amico? Chi ama o chi è amato? Si sonda tutto lo spazio logico delle possibilità, producendo esiti paradossali (di qui, appunto, lo status di aporia): se è chi ama, ad essere amico di chi è amato, allora nel caso che chi è amato odiasse chi lo ama, uno sarebbe amico di chi lo odia! se è chi è amato, ad essere amico, sarà anche il caso che chi è odiato è nemico, dunque se qualcuno ama qualcuno che lo odia, allora sarà nemico di un suo amico! se sono amici o chi ama o chi è amato, indifferentemente, resta fermo che uno potrebbe essere amico di chi lo odia se sono amici necessariamente entrambi, allora non potremmo essere “amici” di entità che non ci amano, come la scienza, o il vino, o i cavalli. L’aporia presuppone l’ampia estensione semantica di φιλία e di φίλος, che da un lato può avere significato passivo (esser caro a qualcuno), attivo (essere amico o reciproco, dall’altro come prefisso (φίλο-) può comporre termini denotanti amore, passione o apprezzamento per entità impersonali, che non reciprocano. Ma l’aporia è filosofica, non meramente linguistica.  Una seconda aporia muove dalla questione se l’amicizia si dia fra simili o fra dissimili. Se si dà fra simili, allora anche i malvagi sarebbero amici, ma fra malvagi non si dà vera amicizia (assunzione qui data per vera); se si dà non fra simili simpliciter ma fra simili nell’esser buoni, sorge il problema di come il buono – il quale basta a se stesso – possa trarre utilità da un altro buono, e viceversa, quando si era precedentemente stabilito che nessun amico è inutile all’amico se si dà fra dissimili contrari, come povero/ricco, sapiente/ignorante etc., allora, daccapo, l’amico sarà amico del nemico, il malvagio del buono etc.: amico/nemico e malvagio/buono sono contrari; 4) forse si dà fra certi dissimili non contrari: chi è intermedio fra buono e cattivo può amare il buono in virtù della presenza in sé di un “male”, cioè della privazione di bene di cui è conscio e che lo rende intermedio; così l’amicizia diventa un caso particolare del desiderio, volto strutturalmente a ciò di cui si è privi. Ma anche qui si ricadrebbe nel caso 1 della Prima aporia: pare che l’amare unidirezionale e non ricambiato non sia sufficiente all’amicizia, inoltre il buono sarebbe amato senza amare a sua volta (infatti l’altro gli è inutile giacché egli ha già il bene presso di sé).  A questo punto viene introdotta l’idea che, se noi cerchiamo nell’amico il bene ma nessun amico può avere il bene pienamente presso di sé, allora ciò che cerchiamo negli amici è il «Primo Amico», qualcosa che trascende sia noi che gli amici stessi, di cui questi ultimi sono apparenze (εἰδώλα). Le relazioni amicali sono da ultimo orientate verso qualcosa che trascende entrambi i relati, secondo una dinamica “ascensionale” segnatamente platonica: ma così l’amico in carne e ossa parrebbe ridotto a mero luogo di transito di una tensione desiderante che ascende in direzione di un assoluto ideale. Riesaminando poi la relazione “orizzontale”, si introduce la nozione di «affine» (οἰκεῖος): forse la φιλία è rapporto col simile in quanto affine, o familiare; ma l’affinità pare essere reciproca (se A è affine a B, B è affine ad A), dunque il buono risulta inservibile a chi è già affine al buono; inoltre, sono affini anche i malvagi.  Anche se la trattazione appare un poco schematica e talora verbalistica, essa tocca problemi speculativi genuini. Come ci si aspetta da un dialogo “socratico” di Platone, le aporie non trovano uno scioglimento, se non la paradossale acquisizione che né amanti né amati, né simili né dissimili né contrari, né affini, né buoni, possono essere amici! Teniamo dunque a mente questi nodi problematici. L’amicizia è studiata nell’Etiche Eudemia e Nicomachea. Mentre la trattazione dell’Etica Eudemia risulta più logica e astratta, quella dell’Etica Nicomachea è più orientata a salvare i fenomeni, è più empirica e inclusiva: per cogliere i nuclei teorici di fondo, è sensato muovere dalla prima, e valutare criticamente quando e perché la seconda propone integrazioni o discostamenti teorici da quella. Sia la Eudemia precedente alla Nicomachea o meno, in essa appare più nitidamente come la trattazione aristotelica costituisca una sorta di virtuale controcanto filosofico del Liside platonico.  Etica Eudemia VII introduce il soggetto come specialmente degno di essere indagato: gli ἔνδοξα universalmente diffusi pongono la φιλία come il fine stesso della politica, come antidoto all’ingiustizia, come habitus caratteriale rivolto ai buoni, pongono l’amico come il più grande dei beni esterni (anche in quanto volontariamente scelto) e l’assenza di amici come il male più terribile. La φιλία è aspetto centrale dell’etica – soprattutto entro un’etica eudemonistica imperniata sul bene e sulla felicità – dunque non sorprende che la sua trattazione occupi quasi un quinto degli scritti etici aristotelici.  Ma altre opinioni notevoli non sono universalmente condivise: per alcuni il simile è amico del simile (Omero, Empedocle), per altri lo è il contrario del contrario (Esiodo, Euripide, Eraclito): sono le opzioni 1 e 3 della Seconda Aporia del Liside, che pure non viene citato. Si ricordano poi altre opinioni, topoi tradizionali già ripresi dal Liside: per alcuni non c’è amicizia fra malvagi ma solo fra buoni (cfr. opzione 1 della Prima Aporia), per altri solo chi è utile può essere amico (cfr. opzione 2 della Seconda Aporia).  Prima di passare alla pars construens, Aristotele enuncia candidamente il criterio metodologico e lo scopo dell’indagine:    Occorre trovare un’argomentazione che insieme renda conto (ἀποδώσει) al massimo grado delle opinioni (τά δοκοῦντα) intorno a queste cose, e anche che sciolga le aporie e le contraddizioni. Ciò avverrà qualora appaia che le opinioni contrarie sono sostenute con buone ragioni: una tale argomentazione sarà nel massimo accordo coi fenomeni. E le tesi in contraddizione risultano mantenersi, se quel che affermano è vero in un senso, ma in un altro no. (Et. Eud.).  Le opinioni diffuse e notevoli non vanno accolte in modo supino e acritico, ma comprese nelle loro buone ragioni e, nella misura del possibile, salvate entro una sintesi teorica che superi le aporie e mostri che le affermazioni apparentemente incompatibili possano essere vere entrambe, in sensi diversi; così vi sarà anche il massimo accordo coi φαινόμενα. Questi, i desiderata da soddisfare.  Se l’amicizia è desiderio (altra acquisizione del Liside[25]), il desiderio può essere del piacevole (appetito) o del buono (volontà)[26], dunque ciascuno di essi ci è «amico» o caro (φίλον); comunque il piacere si presenta come un bene (o appare tale o è creduto tale[27]): la prima distinzione da fare è perciò fra bene e bene apparente (φαινόμενον ἀγαθόν), oggetti del desiderio[28]. La seconda è quella fra bene incondizionato (ἁπλῶς) e bene per qualcuno[29]: ciò che è buono simpliciter lo è per l’essere umano in generale, ciò che è tale «per qualcuno» lo è per certi individui particolari in certe circostanze (per esempio, un’operazione per un malato); parimenti, vi è un piacevole incondizionato e un piacevole «per qualcuno» (per esempio, in condizioni fisiche o morali alterate); Aristotele sostiene che il piacevole incondizionato coincida col buono incondizionato[30]: ciò che è buono per l’uomo in generale, è anche piacevole per l’uomo in generale, invece un individuo malato o corrotto troverà piacevoli cose non oggettivamente buone; né coincideranno il piacevole «per lui» e il buono «per lui». Un uomo saggio e virtuoso troverà piacevole ciò che è buono, dunque nel suo caso si identificano bene apparente e bene reale (è buono ciò che gli appare tale), bene «per lui» e bene incondizionato (ciò che è bene per lui è buono in generale per l’uomo), nonché bene e piacere: egli è norma rispetto a ciò che per l’uomo in generale è e deve essere buono e piacevole, in quanto esprime l’eccellenza della stessa natura umana. A ogni modo, ciò che motiva un soggetto S deve apparire un bene a S (che lo sia o meno), e apparire a S un bene per lui (che sia o meno anche un bene in senso incondizionato). Ci sono cose per noi buone in quanto le riteniamo dotate di valore intrinseco, cose per noi buone in quanto le riteniamo utili, e cose per noi buone in quanto le troviamo piacevoli. Poiché l’amico è un bene scelto e desiderato ˗ il φιλεῖν è un caso particolare di desiderio ˗ potrà esserlo per questi tre motivi: come bene in sé, e cioè in quanto è ciò che è e «per la virtù», o in quanto è ci è utile, o in quanto sia piacevole, «per il piacere». Chiariremo successivamente perché il buono in quanto buono, quando il bene sia l’amico stesso, si identifichi con la sua virtù.  Colui che è amato in base a uno dei tre aspetti suddetti (bene-virtù, utilità, piacevolezza) diventa un amico ˗ si aggiunge ˗ quando contraccambia l’affetto: dunque la reciprocità diviene un tratto essenziale dell’amicizia, una sua condizione necessaria; Aristotele sceglie l’opzione 4 della Prima Aporia del Liside, ma replica all’obiezione ivi contenuta, secondo cui cose amate come il vino, i cavalli e la scienza non possono ricambiare, mediante la distinzione fra φιλία e φίλησις[33]: la seconda è un affetto/desiderio per le cose inanimate, la prima implica un simile affetto come componente, ma include necessariamente la reciprocità. Talvolta, una nozione vaga può essere disambiguata mediante una distinzione semantica, in modo da sciogliere apparenti contraddizioni e insieme “salvare i fenomeni”. Tuttavia, l’affetto reciproco sulla base di uno dei tre amabili non è ancora sufficiente perché ci sia φιλία; tale reciprocità deve essere esplicita, non celata, nota ai due amici: se amo qualcuno che non lo sa, non siamo amici, nemmeno nel caso lui ami me e io lo sappia; entrambi devono amarsi l’un l’altro, ed entrambi lo devono fare in modo manifesto, tale che sia noto all’uno e all’altro. La coscienza di essere amici è essenziale all’essere amici: qualcuno può credere di essere amico senza esserlo[34], però nessuno può essere amico di qualcuno senza credere di esserlo. Se manca la reciprocità, non si ha amicizia ma «benevolenza» (εὔνοια), cioè desiderio del bene dell’altro; quando quest’ultima è reciproca e non è celata, allora può divenire amicizia.  Le tre forme di amicizia, rispettivamente basate su virtù, utilità, piacere, secondo l’Eudemia intrattengono la relazione asimmetrica che Aristotele chiama πρὸς ἓν, in cui vi è un significato primario o focal meaning cui gli altri, secondari e derivati, rimandano[36]: l’amicizia a causa della virtù e fondata sul bene è posta come πρώτη φιλία, «prima amicizia», da cui le altre dipendono dal punto di vista definitorio. Quindi «φιλία» non denota tre specie di un unico genere, né è un termine equivoco che denota realtà completamente diverse; è termine “multivoco”, giacché l’amicizia si dice in molti modi ma in riferimento a un senso che illumina tutti gli altri, e a cui gli altri si rapportano necessariamente. Molti critici ritengono che, siccome l’amicizia “utilitaristica” e quella “edonistica” possono darsi indipendentemente da quella “virtuosa”, l’idea che esse rimandino necessariamente a quella “virtuosa” non sarebbe convincente, e proprio per questo sarebbe poi abbandonata nella Nicomachea. Ma la gerarchizzazione πρὸς ἓν è anzitutto definitoria: il piacere è un bene apparente (dunque, una declinazione del bene), l’utile è tale in quanto foriero di bene[38] o di piacere (che, daccapo, è un bene apparente); dunque i tre amabili sono un bene, un modo di apparire del bene, una via che porta al bene. Al modo in cui il piacere e l’utilità si definiscono in rapporto al bene[39] (ma, per Aristotele, non viceversa), così le amicizie basate sul piacere e l’utile si definiscono in rapporto a quella basata sul bene come tale: e infatti, come vedremo, ne sono forme imperfette e difettive.  Si noti la pur generica assonanza fra la πρώτη φιλία e il πρῶτον φίλον, il Primo Amico del Liside: se Platone radica il senso delle relazioni amicali in un anelito a qualcosa che trascende le amicizie e gli amici stessi illuminandole, per così dire, dall’alto, Aristotele immanentizza il bene entro gli amici stessi e le loro relazioni; c’è una amicizia prima, ma non un Amico primo che si distingua dagli amici empirici e concreti. Il bene che è in gioco nell’amicizia è ubicato negli amici stessi, è immanente.  Qual è la ragione profonda di questa tripartizione? Si può mostrare in modo puntuale che si tratta di una risposta alle aporie platoniche: se i platonici pongono come amicizia solo quella virtuosa, «non riescono a dare conto dei fenomeni»[40], ove per fenomeni si devono intendere non solo le prassi umane, ma anche gli ἔνδοξα e i λεγόμενα. Se vi sono tre forme di amicizia, può darsi che alcune opinioni notevoli e intuizioni siano vere dell’una ma false dell’altra, altre siano vere dell’altra ma false dell’una, come afferma il passo metodologico succitato. Se poi a partire da ciascuna delle tre caratterizzazioni si potessero inferire o congetturare dei rispettivi propria, che coincidano coi rispettivi tratti manifesti dell’amicizia che parevano aporetici in quanto incompatibili, allora grazie a questa tassonomia tricotomica le aporie potrebbero essere sciolte, poiché alcuni di questi tratti caratterizzeranno un tipo di amicizia, alcuni altri un altro tipo di amicizia.  L’amicizia virtuosa, fondata sul bene, è fra simili in quanto buoni[41]: essa cattura l’opzione 2 della Seconda Aporia del Liside, nonché l’ideale arcaico, omerico ma anche teognideo e in generale aristocratico, della φιλία come sodalizio elettivo fra ἀγαθοί; a questo topos tradizionale, il Socrate del Liside replica che esso è incompatibile con un’altra idea ben radicata (basata su altri due topoi tradizionali): il buono è autosufficiente, e un amico gli sarebbe inutile, ma l’amicizia è fondata proprio sull’utilità reciproca; quest’ultima idea, di matrice esiodea[42] ma anche un luogo comune confermato dalle prassi umane, non può essere negata, per Aristotele: sono gli stessi φαινόμενα a mostrare che coloro che intrattengono relazioni continuative di utilità e soccorso reciproco, si chiamano amici  e si ritengono tali, e così sono dagli altri chiamati e ritenuti. La contraddizione è apparente, se si postula che l’utilità reciproca è un prerequisito di una forma di amicizia (quella basata sull’utile) e non dell’altra (quella basata sul bene). Le relazioni utilitaristiche sono amicizia, sebbene di un certo tipo; sia queste che quelle fondate sul piacere, possono sussistere anche fra individui non buoni, persino fra malvagi, sebbene in forma estremamente labile e instabile: l’opzione 1 della Seconda Aporia del Liside è anch’essa percorribile, in quanto due individui non “buoni” possono essere amici sulla base del piacere, e sono simili nella misura in cui condividono certi tipi di piacere; inoltre, l’intuizione per cui l’amicizia si dà fra contrari come povero/ricco, sapiente/ignorante etc. ˗ opzione 3 della Seconda Aporia del Liside ˗ è anch’essa fatta salva, in quanto viene posta come peculiare all’amicizia utilitaristica, che tipicamente è intrattenuta da individui in qualche senso contrari (l’uno ha qualcosa che l’altro non ha). Aristotele riesce a salvare i fenomeni attraverso una distinzione tassonomica fondamentale, che deve conciliare certe apparenti incompatibilità ma al tempo stesso preservare una certa unitarietà dell’oggetto: quella di amicizia è una nozione originariamente ospitale, plurale e polivoca, tanto internamente differenziata da implicare una demarcazione netta fra l’amicizia virtuosa e le altre, ma non tanto monolitica da implicare che si escludano dal novero delle amicizie quelle forme di relazione (utilitaria, edonistica) ordinariamente denominate così: altrimenti si farebbe violenza al linguaggio e alle “cose stesse”: a quel “primo per noi” che è lo stesso explanandum originario.  Una delle ragioni per cui l’amicizia virtuosa è detta «prima» nella Eudemia e poi «perfetta» (τέλεια) nella Nicomachea[44], è che essa è costitutivamente piacevole, benché non sia fondata sul piacere, e implica la disposizione alla mutua utilità quando serva, benché non sia fondata sull’utile: dunque contiene in sé, in certo modo, le altre due. Tuttavia, il piacere che consegue al bene ed è persino costitutivo di esso, non è lo stesso piacere che fonda le amicizie edonistiche; il primo è inseparabile dal bene cui consegue[45], quindi l’integrazione di piacere e utilità nell’amicizia virtuosa non è da concepirsi come una somma estrinseca o giustapposizione di aspetti positivi (bene + utilità + piacere). La perfezione di questa amicizia non è una somma di amicizie imperfette, è originaria completezza.  Nella Nicomachea non vi è traccia della relazione πρὸς ἓν, e la πρώτη φιλία diventa τέλεια φιλία[46]. Le altre amicizie qui sono dette tali «secondo somiglianza» a quella perfetta: a mio avviso, al netto della differenza di linguaggio, la posizione di Aristotele non muta in modo sensibile fra le due opere; la somiglianza delle amicizie edonistica e utilitaristica a quella perfetta consiste anche qui nel fatto che quest’ultima è, per entrambi gli amici, utile e piacevole, dunque contiene quegli aspetti che fondano le amicizie imperfette, ma non ne è simmetricamente contenuta. Infatti, ciò che è buono è anche utile e piacevole, mentre ciò che è utile può non essere piacevole e può non essere buono (né simpliciter, né per l’individuo) – per esempio, se l’individuo è corrotto e trova per sé utile qualcosa che lo approssima a ciò che non è il suo bene (anche se egli magari crede che sia il suo bene[48]) – e ciò che è piacevole può essere inutile o persino dannoso. Questo vale in generale, e a fortiori vale per gli amici buoni, utili, piacevoli. In realtà, lo stesso “compito” etico implicitamente affidato all’uomo, gli è affidato anche in rapporto all’amicizia: l’ideale umano, incarnato dal saggio che ne è norma ed esempio, è quello di far coincidere ciò che è bene per sé con ciò che è bene in generale, e ciò che è piacevole per sé con ciò che lo è in generale; si realizza così anche la coincidenza di bene e piacere, visto che il buono in generale e il piacevole in generale si identificano per natura[49]. Ciò importa che occorra anzitutto essere buoni (saggi e virtuosi) e, essendolo, prediligere le amicizie virtuose (che sono appannaggio dei buoni): esse non ospitano conflitti strutturali, soprattutto il bene e il piacere – il confliggere dei quali sopraffà l’acratico – sono adeguati ab origine, nell’amicizia perfetta, giacché essa è piacevole proprio in quanto buona. Ma ciò non esclude che i buoni possano intrattenere anche amicizie fondate sul piacere, o sull’utile[50]: esse però, nell’economia della loro vita, risulteranno marginali, sia nella quantità che nella qualità.  Può sorprenderci il fatto che alla forma di amicizia più rara e più “inarrivabile” delle tre (i buoni sono pochi, gli amici a causa del bene ancora meno) venga ascritta una priorità definitoria, sia essa del tipo πρὸς ἓν o «per somiglianza». Ma per Aristotele qualunque capacità umana – l’amicizia è una virtù, le virtù sono capacità acquisite – viene individuata e definita sulla base della sua eccellenza: è il caso eccellente, in cui un tratto umano è più pienamente realizzato, che funge da essenza normativa rispetto ai casi difettivi, deficitari, degradati, imperfetti; per definire, occorre guardare ai casi migliori, alla modalità in cui una potenzialità è dispiegata ed espressa più compiutamente, e che misura gli altri casi quasi costituendone un virtuale dover-essere rispetto a cui essi mostrano la loro manchevolezza. Perciò la teoria aristotelica presenta al contempo una dimensione descrittiva e una normativa, fra le quali sussiste una sorta di tensione dialettica. E in effetti le amicizie fondate sul piacere e sull’utile sono incomplete: vengono caratterizzate addirittura come amicizie per accidens[51], il che sembra sulle prime vanificare l’atteggiamento inclusivo adottato da Aristotele come cifra metodologica, non solo praticata ma persino esplicitata in modo programmatico[52]. È come se in sede di definizione generale Aristotele fosse interessato a preservare l’unità della nozione di amicizia nonostante le differenze, ma in sede di caratterizzazione sinottico-comparativa dei diversi tipi, ponesse invece l’enfasi sullo iato che separa l’amicizia prima o perfetta dalle altre, fino a trattare le altre come solo accidentalmente tali. Perché esse sono caratterizzate come «accidentali»?  Chi si ama per l’utile o per il piacere lo fa «non perché l’individuo amato sia quello che è, ma in quanto è utile o in quanto è piacevole»[53]: l’utilità e la piacevolezza sono proprietà relazionali esterne all’essenza dell’amico amato, determinate dagli effetti che esso ha su chi lo ama, «perché gli uni ne traggono un qualche bene, gli altri un piacere»[54]; invece l’amicizia basata sulla virtù e la bontà dell’amico amato, è basata su proprietà intrinseche all’amato, su ciò che da ultimo l’amato è. Noi siamo il nostro carattere, il nostro carattere è l’insieme unificato delle nostre virtù, una seconda natura che è frutto prima dell’educazione e poi delle nostre scelte: noi siamo un sé che sceglie, e i nostri pensieri, discorsi e azioni manifestano il nostro “sé”. Pertanto, nell’amicizia perfetta il bene che è in gioco è l’amico stesso che è amato, per ciò che egli essenzialmente è, mentre il bene che è in gioco nelle altre amicizie è il bene – nella forma dell’utile o del piacevole – dell’amico che ama. Anche se l’amicizia è sempre reciproca, resta fermo che nell’amicizia perfetta il fondamento è, per ciascuno degli amici, l’altro come buono, nelle altre è invece il proprio bene in quanto utilità o piacere[56]. Nelle amicizie imperfette la ragione per cui si vuole e persegue il bene dell’altro, resta radicata nell’interesse proprio come diverso dal bene elargito all’altro e diverso dall’altro stesso come dotato di valore intrinseco. È questa differenza radicale a rendere le amicizie imperfette amicizie per accidens: ciò non implica, si badi, che non siano amicizie, bensì che lo sono solo in virtù del loro somigliare all’amicizia perfetta, seppure in modo difettivo.  Ma l’amicizia fondata sul bene dell’amico non rischia così di risultare “disinteressata” in un modo psicologicamente implausibile? Solo in apparenza, in quanto il bene di chi ama è in gioco, ma lo è in quanto coincide col bene dell’amico: se siamo amici perfetti, siamo entrambi buoni e virtuosi, e il nostro bene individuale coincide col bene simpliciter: noi, come amici perfetti, cooperiamo per realizzare il bene in generale[58]; il bene mio e dell’amico sono voluti – rispettivamente, dall’amico e da me – in conseguenza del fatto che anzitutto io e l’amico siamo dei beni: se lo siamo l’uno per l’altro, è perché siamo buoni, siamo dotati di valore intrinseco, e lo riconosciamo reciprocamente. Non si tratta di una implausibile relazione puramente altruistica e disinteressata, perché non si fonda – ribadiamolo – solo sul volere il bene dell’altro, ma anzitutto sull’altro come bene in sé: voglio e perseguo il bene dell’altro non per altruismo astratto, ma perché l’altro è un bene. Una nozione comune con cui forse potremmo rendere più chiaro questo aspetto, è quella di stima. L’amicizia perfetta è fondata sulla stima reciproca: un amico che stimo per ciò che è e per come è, esemplifica in sé ciò che è buono, a prescindere da ciò che io posso trarre da lei/lui: «se uno non gioisce perché l’altro è buono, non c’è la prima amicizia» (1237b4-5). La stima reciproca presuppone una consonanza di valori, un’intesa su ciò che vale e ciò che è degno: e visto che i due amici sono virtuosi e buoni, essi valgono e sanno di valere, per questo valgono anche l’uno per l’altro. Si tratta di una amicizia in cui coltivare il proprio bene coincide col coltivare l’altro e il suo bene, e questo coincidere non è accidentale – come accade nelle altre amicizie – bensì è costitutivo. Invece posso trarre vantaggio da un amico utile senza stimarlo affatto, così come posso trarre piacere – per esempio, divertendomici insieme – da qualcuno che non stimo, che non ritengo una persona buona, degna, valida.  L’accidentalità delle amicizie non perfette si rende perspicua nella loro strutturale instabilità: un rapporto fondato sull’utilità non avrà più ragion d’essere, qualora uno dei due amici smetta di essere utile all’altro; i bisogni umani sono cangianti, e tali sono le risorse altrui per farvi fronte, cosicché anche le relazioni utilitarie sono essenzialmente mutevoli; lo stesso accade per gli amici secondo il piacere: cambiano, nel tempo, le fonti del piacere, i “gusti”, e cambiano anche le capacità altrui di procurarci piacere; l’amicizia piacevole, poi, è precaria anche perché riguarda tipicamente i giovani, i quali sono di per sé in continuo cambiamento[59].  Invece la virtù del carattere è cosa stabile: le amicizie complete sono stabili perché sono fondate sul bene come virtù, che è costante e non facile a mutare[60]. Il tempo può rendere inutile un amico che prima era utile, o non più piacevole un amico che lo era, ma difficilmente può sottrarre a un carattere le virtù, far diventare malvagi i buoni, stolti i saggi, e dunque minare le basi su cui le relazioni virtuose fra buoni sono costruite. Per questo l’amicizia completa è specialmente solida, quasi incrollabile[61], e l’amico virtuoso è un amico «al massimo grado», un amico «vero»[63]. Un tale amico si renderà utile se può e quando sia necessario, ma sarà utile perché è un amico, piuttosto che essere amico perché è utile; e sarà piacevole all’amico, giacché ci risulta tendenzialmente piacevole frequentare chi stimiamo[64].  Così Aristotele, forte della sua tassonomia tripartita, deriva dei propria (dei caratteri distintivi) di ciascuna amicizia, spiegando i fenomeni e riconciliandoci con le comuni pratiche ascrittive: alcune intuizioni, luoghi comuni e opinioni notevoli sono vere di un’amicizia, alcune dell’altra. Parlando coi giovani Liside e Menesseno, Socrate nel Liside si dice desideroso di amicizia più di ogni cosa al mondo – con una Priamel che restituisce in modo icastico l’idea dell’amicizia come il più grande dei beni esterni, fatta anch’essa propria da Aristotele – e invidia ironicamente la loro felicità, visto che sono giovani e sono diventati amici «in modo facile e rapido». Si tratta di caustica ironia, visto che la φιλία che ha a cuore Socrate non è né facile né rapida: ciò che è dissimulato, è che quella non è verace amicizia, ma altro. Qui c’è un’aporia in nuce, visto che i giovani che si frequentano, pur con una certa leggerezza e una conoscenza reciproca non profonda, paiono amici e sono detti tali, eppure non soddisfano i requisiti della “vera” amicizia non solo secondo l’idea socratica, ma anche secondo l’opinione diffusa per cui la vera amicizia è durevole, lenta e difficile a darsi. Aristotele distingue i soggetti delle attribuzioni incompatibili, salvando la verità di entrambe: l’amicizia giovanile (per esempio, quella di Liside e Menesseno) è fondata sul piacere, e ha certi tratti distintivi quali la facilità a prodursi e a decadere, l’intensità emotiva, e così via; l’amicizia perfetta, tipica degli uomini maturi (è quella per cui Socrate dice di ardere di desiderio), necessita di una lunga consuetudine e di una conoscenza reciproca profonda[66], è rara e appannaggio di pochi, è difficilissima a nascere ma altrettanto difficile a morire, fondandosi su ciò che in noi vi è di più stabile. Invece, quella utile caratterizza tipicamente gli anziani, particolarmente bisognosi d’aiuto e sensibili, per debolezza, al beneficio che può arrecare il mutuo soccorso[67]; inoltre, essa si riscontra nei più, nelle masse, le quali sono più preoccupate dei benefici personali che del bene e del bello. Fra le amicizie incomplete, Aristotele ascrive una superiore nobiltà a quella fondata sul piacere, mentre quella fondata sull’utile è «da bottegai»[68]. In effetti, la condivisione del piacere è qualcosa di meno strumentale rispetto al trarre vantaggi da qualcuno: perlomeno il piacere è un fine, non un mezzo; inoltre, il piacere appartiene alla frequentazione stessa dell’amico, mentre l’utile è a questa completamente estrinseco: dunque il fondamento dell’amicizia utile è più esteriore e più contingente di quello dell’amicizia piacevole.  Un altro aspetto problematico del Liside emerge in particolare nella Prima Aporia rispetto alla polarità attivo/passivo (amante/amato), ma soggiace implicitamente anche ad altre aporie: l’amicizia sembra implicare uguaglianza e comunanza da un lato, e differenza e asimmetria dall’altro; si mescolano aspetti tipici del rapporto pederastico-erotico (amante e amato non sono intercambiabili), aspetti del rapporto genitoriale, anch’essi per definizione asimmetrici, e relazioni “fra buoni” simili, potenzialmente simmetriche. Aristotele cerca di articolare queste istanze entro un quadro più sistematico: la tassonomia delle tre amicizie si arricchisce di una distinzione trasversale, fra amicizie simmetriche e amicizie asimmetriche in cui uno è superiore e l’altro inferiore[69]; la φιλία deve essere reciproca, ma tale reciprocità può essere simmetrica o asimmetrica (fra superiore e inferiore). I tipi di amicizia sono dunque sei, giacché si può essere superiori quanto a virtù, a utilità, e a piacevolezza.  La ulteriore distinzione fra amicizie simmetriche e asimmetriche consente ad Aristotele una esplorazione straordinariamente ricca dei legami sociali più eterogenei, che assimila alla φιλία e alle sue declinazioni i rapporti familiari (padre-figlio, marito-moglie, figlio-figlio), i rapporti politici fra città (in vista dell’utile)[70], gli stessi rapporti fra i cittadini in rapporto alla loro comunità, i rapporti fra governanti e governati, le relazioni commerciali, e così via, e indaga le relazioni profonde fra amicizia, giustizia, concordia, comunità. Non è possibile restituire nemmeno sommariamente la ricchezza di tali analisi in questo contributo, il quale si focalizza piuttosto sul significato filosofico e dialettico della tripartizione in generale: ma fa d’uopo rilevare che le applicazioni di questa teoria generale sono molteplici e fecondissime.     3. Amicizia e autosufficienza    La tripartizione (con ulteriore dicotomia trasversale) non scioglie di per sé un nodo aporetico concernente la stessa amicizia perfetta fra buoni: è l’idea espressa entro il punto 2 della Seconda Aporia del Liside, per cui chi ha il bene presso di sé è autosufficiente e non ha bisogno di nulla, dunque l’amicizia di chicchessia gli sarebbe inutile. È vero che Aristotele ha distinto l’amicizia perfetta da quella utile, ma resta il problema di comprendere come mai colui che è saggio, virtuoso e buono, bastando a sé stesso, abbia una qualche motivazione a coltivare un amico, foss’anche un amico perfetto: «se è felice chi ha la virtù, che bisogno avrà di un amico?»[71]. L’idea dell’autosufficienza di chi è saggio, virtuoso, felice e beato, ripresa dal Liside, è un topos tradizionale, quindi ha lo status di ἔνδοξον ben radicato, di cui va dato conto e di cui va mostrata la compatibilità con la teoria positiva proposta nonché con altri ἔνδοξα altrettanto ben attestati.  Il problema è affrontato in Etica Eudemia VII 12 e in Etica Nicomachea IX 9, in maniere parzialmente differenti. L’Eudemia muove dall’analogia con la condizione divina, paradigma dell’autosufficienza. Ma la condizione umana può assurgere all’autosufficienza solo nella misura in cui lo consente la natura dell’uomo, che è animale sociale-politico[72] e può/deve realizzare questa natura, non quella divina[73]: il bene umano contempla sempre il rapporto a un’alterità – è καθ’ ἕτερον[74] ˗ quello divino è assoluto rapporto a sé[75]. L’autosufficienza divina funge da “idea regolativa”, da norma ideale: l’uomo felice minimizzerà il numero degli amici e si limiterà a quelli virtuosi, degni di accompagnarsi a lui; proprio il caso di chi non è obnubilato da bisogni e mancanze, evidenzia il valore intrinseco dell’amicizia perfetta, perseguita non già per ricevere benefici bensì per fare, dare e condividere il bene che si possiede. Ma l’argomento successivo – che è molto complesso e possiamo solo sintetizzare[76] – chiarisce che non si tratta di un altruismo generico e astratto, in quanto l’amicizia è ingrediente essenziale, non accessorio, della felicità individuale.  Vivere, per l’uomo, è percepire e conoscere[77], e – prosegue Aristotele ˗ l’aspirazione massima di ciascuno di noi è, da ultimo, quella di conoscere noi stessi (tesi che rivisita il celebre monito delfico-socratico); la felicità è costituita dalla conoscenza di sé in quanto attivi come buoni e virtuosi[78], e la conoscenza di sé passa per la conoscenza reciproca fra amici: l’amico è «un altro sé»[79], «percepire l’amico necessariamente è percepire in certo modo sé stesso e conoscere in certo modo sé stesso»[80]. Condividendo con l’amico i beni, i piaceri e le attività della vita felice, incrementiamo dunque la conoscenza di noi stessi e della nostra stessa felicità. La Nicomachea chiarisce la relazione fra il riconoscimento reciproco degli amici virtuosi e la loro felicità, soprattutto in un passo speculativamente densissimo:    Se l’essere felici consiste nel vivere e nell’agire, e l’attività dell’uomo dabbene ed eccellente è per sé virtuosa [..], se poi anche ciò che è familiare/affine (οἰκεῖον) a qualcuno è tra le cose che lui trova piacevoli, se noi possiamo osservare il nostro prossimo meglio di noi stessi, e le sue azioni più che le nostre, se le azioni degli uomini superiori, che siano anche amici, sono fonte di piacere per i buoni, dato che hanno tutte e due le caratteristiche piacevoli per natura, allora l’uomo beato avrà bisogno di amici simili a lui, posto che davvero preferisca osservare azioni buone, e che gli sono proprie, come lo sono le azioni dell’amico, quando è buono. (Et. Nic.) Le attività di un’esistenza virtuosa e felice sono obbiettivamente piacevoli agli occhi di un uomo buono, virtuoso e felice a sua volta: vi si rispecchia, sentendocisi “a casa propria”, e la familiarità determinata da affinità e prossimità, gli è in sé piacevole. Come si evincerà, la nozione platonica di οἰκεῖον, introdotta sul finire del Liside come cifra stessa della φιλία, trova una ripresa puntuale e una valorizzazione speculativa nella teoria aristotelica. Il prossimo si offre alla nostra conoscenza in modo più trasparente che noi stessi, giacché la sua distanza da noi lo rende meglio oggettivabile. I due tratti umani piacevoli per natura sono da un lato la felicità di cui la virtù è costitutiva, dall’altro la familiarità, che chi è felice è virtuoso riscontra ed esperisce nel contemplare e cooperare con un’altra esistenza felice e virtuosa. Le azioni di un nostro amico “perfetto” sono buone e nel contempo ci sono proprie, cosicché contemplarle è come trovare in esse lo stesso bene che noi siamo. Potrebbe stupire il riferimento reiterato al tema del piacevole, quasi che si trattasse di una delle due amicizie non perfette: ma occorre tenere a mente che il piacevole per natura o ἁπλῶς coincide col bene ἁπλῶς, e che si tratta di un piacere costitutivo del bene e inseparabile da esso, piuttosto che di un piacere addizionale ed esteriore rispetto al bene cui consegue. Se l’altro è sufficientemente prossimo a me, posso de-situarmi e oggettivarmi riconoscendomi nelle sue azioni, secondo una dialettica complessa e chiastica di riconoscimento reciproco. «Se l’uomo eccellente si comporta verso l’amico come si comporta verso di sé, dato che l’amico è un altro se stesso, allora, così come è desiderabile per ciascuno il suo proprio esserci, così è desiderabile l’esserci dell’amico, o quasi» (EN IX 9, 1170b5-8). In questo gioco speculare di identificazioni reciproche, il mio rapporto con l’altro è mediato del mio rapporto con me stesso[82], l’altro è un «altro me» e perseguo il suo bene in maniera pressoché equivalente a come perseguo il mio (quel «quasi» è una concessione al realismo empirico, da cui questa idealizzazione non vuole disancorarsi); ma è altrettanto vero che il mio rapporto con me stesso è a sua volta mediato dal mio rapporto con l’altro, giacché conosco genuinamente me stesso non già con un qualche misterioso atto introspettivo[83], bensì conoscendo persone simili a me che a loro volta mi riconoscono simili a sé: questa è la ragione perché v’è bisogno di amici buoni e virtuosi entro relazioni di amicizia “perfetta”; se la felicità implica autosufficienza, si tratta di un’autosufficienza umana e non divina, che passa per l’inclusione del prossimo nella nostra esistenza, e per la cooperazione con chi scegliamo come degno incarnare il bene e la virtù[84]. Come l’essere amici non si dà senza il sapere di esserlo anche se si può credere di essere amici senza esserlo, così l’essere felici (in quanto buoni e virtuosi in attività) non si dà senza la coscienza di essere felici (in quanto buoni e virtuosi), anche se è possibile credere di essere felici senza esserlo davvero. E per sapere chi sono, devo rispecchiarmi in amici simili a me[85]. Ciò importa che l’uomo beato non avrà bisogno di amici “meramente utili” e “meramente piacevoli”, invece dovrà avere amici buoni e virtuosi: il topos tradizionale è riscattato nella sua verità profonda, ma anche oltrepassato in virtù della tripartizione; in un senso è vero, in un altro no. Essere felici insieme è diverso dal semplice divertirsi insieme, anche se lo include, ed è diverso dal semplice aiutarsi l’un l’altro, anche se può includerlo.  L’amico perfetto ˗ come ogni altro autentico bene ˗ è oggetto di scelta razionale[86]. Anche per questo la teoria aristotelica si distanzia da quella platonica[87]: la φιλία erotica, già ben presente nel Liside sin dalla sua ambientazione scenica – una palestra, ove Liside è il «bello del momento» di cui Ippotale è innamorato – viene relegata da Aristotele a una delle tante forme di φιλία, degna di pochi accenni espliciti, mentre nel Simposio e nel Fedro, dialoghi ben più elaborati e costruttivi del Liside, l’eros è la forma di φιλία che viene eletta a oggetto di indagine paradigmatico. Ma le componenti mistico-estatiche della φιλία erotica come «follia divina» e frutto di invasamento[88], risultano completamente marginalizzate entro la teoria aristotelica. L’amicizia più degna e verace è attività derivante da scelta come desiderio razionale; se la felicità è attività e i beni che la materiano sono oggetto di scelta, allora anche l’amicizia, ingrediente costitutivo della vita felice, sarà espressione di attività, piuttosto che passivo invasamento consistente nell’esser “posseduti” da uomini o dèi. Il primato etico, fisico e metafisico dell’azione sulla passione, è anche il primato di un certo tipo d’amore su un cert’altro. L’amicizia è riportata fra gli amici, e la sua declinazione più eccellente, normante rispetto alle altre, è caratterizzata secondo la dimensione eticamente più elevata dell’umano: la ragione che sceglie e governa il desiderio, piuttosto che esserne governata. L’eros platonico, così bellamente ed enfaticamente rappresentato nel Simposio e nel Fedro, diventa per Aristotele solo una delle tante declinazioni possibili di un tipo di amicizia – quella fondata sul piacere – che è già di per sé incompleta e deficitaria[89].  Secondo l’aporetico excipit del Liside, né amanti né amati, né simili né dissimili, né contrari né affini, né buoni, possono essere amici[90]; le Etiche aristoteliche presentano una teoria la quale non solo consente ma anche prevede che amanti, amati, simili, dissimili, contrari, affini, buoni, e perfino malvagi possano essere amici; inoltre tale teoria offre le risorse concettuali per chiarire quali coppie di amici possano e/o debbano avere questo o quel carattere distintivo, e perché.  Spero di avere almeno approssimato il duplice obbiettivo prefissatomi: mostrare in modo dettagliato e sistematico la dipendenza polemico-dialettica della teoria aristotelica dal Liside platonico, e mettere in luce il significato filosofico generale della tripartizione della φιλία in Aristotele. Adkins, ‘Friendship’ and ‘Self-sufficiency’ in Homer and Aristotle, «Classical Quarterly», Annas, Plato and Aristotle on Friendship and Altruism, «Mind»: 532-554. 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I 1, 100 b 21-23; intendo questa definizione di ἔνδοξον come una disgiunzione inclusiva: se un’opinione è condivisa almeno da uno degli insiemi indicati (tutti, i più, i sapienti, qualcuno di essi), è un ἔνδοξον, e ciò che lo rende tale può essere quantitativo, o qualitativo, o entrambi: per esempio, se è condiviso da tutti, lo sarà anche dai sapienti. [4] Sulla intima connessione fra δοκοῦντα, λεγόμενα e φαινόμενα, cfr. Owen (1967), Nussbaum (1986b).  Cfr. De An. I 1, 402b 16-403a8. [6] Cfr. Herod. III 82, 35 e Tucid. I 137, 4, in cui si trova l’endiadi «συμμαχίᾳ καὶ φιλία». [7] Nei poemi omerici non vi è il termine φιλία – le prime occorrenze si trovano in Teognide (Teog. I, 31-38, 53-60, 323-28) – ma termini analoghi come φιλότης, φίλος sono utilizzati sia a proposito del rapporto fra uomini che di quello fra uomini e dèi. Sulla φιλία nel mondo antico, cfr. Pizzolato (1993), Fraisse (1974). [8] Nel Fedro platonico (228a-e), Socrate confuta un discorso di Lisia sulla φιλία, che Fedro custodiva sotto il mantello: quindi è verosimile che anche prima della data di composizione del Liside la φιλία fosse importante oggetto di dibattito e di riflessione critica. Del resto Giamblico (De Pythagorica Vita, 229-30) e Diogene Laerzio (Vitae Philosophorum, VIII, 10) attribuiscono già a Pitagora la prima trattazione filosofica della φιλία. [9] Anche il Fedro e il Simposio si occupano lungamente della φιλία – l’eros è una forma della φιλία, per Platone quella più significativa – ma, come cercherò di mostrare, l’indagine aristotelica dipende sistematicamente dal Liside: per così dire, essa articola una differente risposta a quelle aporie, rispetto a quella che propone Platone nel Simposio e nel Fedro. [10] Meglio: se qualcuno sia amico di qualcun altro in quanto ami o, piuttosto, in quanto sia amato. [11] φίλος + dativo significa “caro a qualcuno”, φίλος + genitivo indica colui a cui qualcuno è caro, due individui sono φίλοι, quando sono l’uno “caro” all’altro. [12] Alcuni interpreti leggono il Liside come un esercizio dialettico, filosoficamente debole [Versenyi (1975)] o più retorico-sofistico che filosofico [Bordt (1988)], o dal significato prolettico-introduttivo rispetto ai maturi Simposio e Fedro [Kahn (1996), ma già Gomperz (2013), Auslage 5, e Willamovitz (1959)]; benché questi due dialoghi successivi ne possano a buon diritto adombrare il valore intrinseco, tuttavia i temi sollevati dal Liside sono nodi aporetici sostanziali, e non deve fuorviare il fatto che Socrate mutui il linguaggio e lo stile argomentativo dal tipo di interlocutore che affronta (per esempio, “facendo” il sofista col sofista Menesseno, e così via). Per una interpretazione non riduttiva del Liside e del suo valore speculativo, è illuminante Trabattoni (2004). [13] Un altro topos tradizionale – per cui la vera amicizia è fra ἀγαθοί – ricorrente in Platone: per restare all’esempio più noto, in Resp. I, 351a-e Socrate replica a Trasimaco che fra malvagi e ingiusti non può esserci alcuna cooperazione né amicizia; era comunque un tema essenziale per Socrate (cfr. Senofonte, Mem., 2.6 1-7). [14] Sull’ascendenza omerica di questo topos tradizionale, e sulla sua importanza per Aristotele (cfr. infra: Par. III), cfr. Adkins (1963). [15] La coscienza del male come tale è sintomo del fatto che il male è relativo e non assoluto. [16] Qui nel Liside si tratta di ἐπιθυμία (cfr. 217c). [17] Tralascio qui la questione della possibile identificazione del Primo Amico col Bene: ciò che rileva, qui, è il fatto che esso trascenda gli amici concreti, i quali sono tali solo «a parole» e stanno al Primo amico – che è tale «in realtà» (τῷ ὄντι) – come i mezzi al fine (cfr. Lys. 220b1-4). [18] Lys 222e1-7. [19] La letteratura sull’amicizia in Aristotele è sterminata: in luogo di proporre una lunga lista di studi che comunque sarebbe tutt’altro che esaustiva, nel seguito mi limiterò a citare alcuni contributi che sono particolarmente pertinenti agli aspetti che tratterò. Un commento sintetico e preciso a Et. Nic. VIII e IX è Pakaluk (1998). [20] È il giudizio nettamente prevalente, anche se non unanime. [21] Sul rapporto fra il Liside e le Etiche aristoteliche riguardo l’amicizia, buoni spunti si trovano in Annas (1986). [22] Et. Eud. VII 1, 1234b18-1235a4; cfr. anche Et. Nic. VIII 1. [23] Et. Eud.. [24] Trad. it. modificata. [25] Cfr. supra: nota 16. [26] Et. Eud. VII 2, 1235b22-23. [27] C’è chi crede che il piacere sia un bene, ma c’è anche chi crede che non lo sia eppure gli appare – porto dalla φαντασία – come se lo fosse. Nell’acratico la forza della φαντασία sopravanza, nelle scelte pratiche, quella della δόξα. [28] Il «bene apparente» è qualcosa che appare come bene; ma può anche non esserlo: tuttavia, anche il bene reale motiva il desiderio solo apparendo come bene. Dunque «apparente» qui non va affatto interpretato come falsa apparenza. [29] Et. Eud. VII 2, 1235b30-1236a1. [30] Il piacevole non è l’immediato, ma anche ciò che non procura dispiacere futuro; Aristotele sa bene che molte cose dannose possono procurare del piacere immediato. Ma chi non è acratico, conscio delle conseguenze negative, accorderà il suo desiderio con la sua ragione, e la motivazione data dall’ipotetico piacere immediato sarà soverchiata dalla motivazione a evitare danni futuri. [31] Questo punto è più chiaro per come è presentato in Et. Nic. VIII 2, 1155b23-27. [32]  Nelle espressioni δι’ ἀρετὴν, διὰ τὸ χρήσιμον, δι’ ἡδονήν, la preposizione significa a un tempo «in base a», «a causa di», «al fine di»: il rispettivo amabile è ciò che causa quell’amicizia, ciò che ne costituisce il fondamento o ragion d’essere, ciò che ne rappresenta il fine [su un’idea analoga, cfr. Nussbaum (1986a)]; nei termini della nota teoria delle quattro cause (dei quattro sensi del διὰ τί, cfr. Phys. II 3), potremmo plausibilmente intendere il tipo di amabile come causa efficiente, formale e finale della rispettiva relazione amicale. [33] Cfr. Et. Nic. VIII 2, 1155b26-31. Mentre la φίλησις è una passione o affezione (πάθος), la φιλία è uno stato abituale (ἕξις, 1557b28-29). [34] Cfr. Et. Eud. VII 2, 1237b17-23; Et. Nic. VIII 4, 1156b30-33. [35] Vi è discussione sul fatto che questa caratterizzazione definitoria offra condizioni sufficienti perché qualcosa sia amicizia, oppure solo condizioni necessarie; propenderei per la seconda opzione: per esempio, Aristotele ritiene che per diventare amici deve passare del tempo, e molti scambiano il desiderio di essere amici con l’amicizia stessa (Et. Eud. VII 2, 1237b12-22); ma se il desiderio è reciproco, sussiste già benevolenza reciproca non celata, che non è ancora amicizia. [36] Sul focal meaning cfr. Owen (1963), Ferejohn (1980). L’exemplum princeps è quello della Metafisica: la sostanza è il focal meaning dell’essere, tutto ciò che è o è sostanza o rimanda a una sostanza, al modo in cui tutto ciò che è «sano» rimanda alla salute e tutto ciò che è «medico» alla medicina (cfr. Met. IV 2, 1003a32-1003b11). [37] Cfr. Fortenbaugh (1975). Può esserlo in modo mediato, come foriero di un altro utile, al modo in cui qualcosa è mezzo di un altro mezzo, ma in ultima istanza l’utile è tale perché porta al bene e i mezzi sono tali perché portano al fine. [39] Per esempio, in De An. III 7, 431a10-13 il piacere è definito come l’essere percettivamente attivi nei confronti del bene in quanto bene; l’utilità è indefinibile se non come capacità di avvicinarci a un qualche bene; l’utile sta al bene come il mezzo al fine, e non vi è modo di definire cosa sia un mezzo, senza chiamare in causa la nozione di fine. [40] Et. Eud. VII 2, 1236a25-26. [41] Et. Eud. VII 2, 1236b1-2; Et. Nic. VIII 4, 1156b7-8. [42] Cfr. Esiodo, Opera et dies, 342-360; 707-723. [43] Chiamare amicizia solo quella prima, equivarrebbe a «violentare i fenomeni» (βιάζεσθαι τὰ φαινόμενα, Et. Eud. VII 2, 1236b 22). [44] Et. Nic. VIII 4, 1156b7. [45] La prima amicizia, infatti è quella «secondo virtù e a causa del piacere della virtù» (EE VII 1238a31-32). [46] Secondo Aspasio (164.3-11), Owen (1960) e Dirlmeier (1967) vi sarebbe comunque focal meaning e relazione πρὸς ἓν, ancorché non esplicitata. [47] Et. Nic. VIII 5, 1157a32. [48] Se poi l’individuo è acratico, potrebbe anche non credere che qualcosa sia il suo bene, ma perseguirlo perché gli “appare” bene e frequentare individui utili a qualcosa che egli cerca di procurarsi pur sapendo che non è il suo bene: come uno che frequentasse un pusher in modo costante per procurarsi della droga, sapendo di farsi del male ma perseverando nel suo comportamento autodistruttivo (e nelle frequentazioni relative) per debolezza. [49] Sulla rilevanza della distinzione fra «bene per qualcuno» e «bene incondizionato» in rapporto alla teoria delle tre amicizie, insiste doverosamente O’Connor (1990). [50] Et. Nic. [51] Così, nella Nicomachea (Et. Nic. VIII 2, 1156a17), non nella Eudemia. [52] Cfr. supra: Par. II, 3. [53] EN VIII 3, 1156 a 16-17. [54] EN VIII 3, 1156a18-19 [55] Cooper (1977) sostiene che le amicizie accidentali siano tali perché dipendano da tratti accidentali del carattere dell’amico amato; Payne (2000) replica che anche i tratti in virtù di cui qualcuno risulta piacevole o utile possono essere altrettanto essenziali di quelli che lo rendono virtuoso: gli amici perfetti sarebbero scelti «per sé stessi» in quanto i loro caratteri virtuosi sono scelti come fine e non come mezzo (per altro). Ma le letture sono forse componibili: l’esser utile o piacevole, anche se sopravviene a tratti essenziali del carattere altrui, restano esterni all’altro, in quanto relazionali in un senso diverso dalla virtù; l’esser buono è sia essenziale e intrinseco all’amico, che scelto per sé stesso e non per altro, e rende anche l’amico stesso, che ha quel carattere virtuoso, scelto per sé stesso e non per altro. Cfr. supra: nota 31. [56] In Et. Eud. VII 7, 1241a5-7 si afferma che «se uno vuole per un altro i beni perché costui gli è utile, li vorrebbe allora non per quello ma per sé stesso; mentre invece la benevolenza, proprio come l’amicizia, si ritiene che sia rivolta non a quello che la prova, ma a colui per il quale la si prova. Pertanto, è chiaro che la benevolenza è in relazione con l’amicizia etica». Qui pare che solo l’amicizia etica (=virtuosa) implichi la benevolenza, che però è un costituente della definizione generale di amicizia. Da passi di questo tenore pare che le amicizie incomplete non siano amicizie in senso proprio, visto che non soddisfano la definizione; Aristotele è oscillante, è innegabile che vi sia una tensione irrisolta fra la sua vocazione inclusiva e lo sforzo di enucleazione della “vera” amicizia come tipologia normante e assiologicamente sovraordinata, che non è semplicemente una delle tre amicizie ma quella par excellence, di cui le altre sono approssimazioni manchevoli. Si può accogliere la lettura di Walker, per cui l’amicizia perfetta soddisfa criteri più severi, le altre criteri più laschi. [57] Si pensi alla percezione per accidente (De An. II 6, III 1): essa è comunque studiata come una modalità genuina di percezione: le ragioni per cui essa è percezione per accidente non inficiano il fatto di essere genuinamente un tipo di percezione. [58] I due amici perfetti, in quanto buoni e virtuosi, realizzano l’eccellenza della natura umana, sono esempi del bene incondizionato e del piacere incondizionato. [59] Et. Nic. VIII 3, 1156a31-1156b1. [60] Et. Eud. VII 2, 1238a11-30; Et. Nic. VIII 3, 1156b17-32. [61] Può succedere che l’altro cambi, peggiori, o impazzisca, ma non accade per lo più. Cfr. Et. Nic. IX 3. [62] Et. Nic. VIII 4, 1156b10. [63] Et. Eud. VII 2, 1236b31. [64] La sventura, poi, può rivelare che un’amicizia che pareva perfetta era in realtà in vista dell’utile (Et. Eud. VII 2, 1238a19-21). [65] Lys. 211e-212a. [66] Et. Eud. VII 2, 1237b13-27. [67] Et. Nic. VIII 3, 1156a24-31. [68] Et. Nic. VIII 7, 1158a21. [69] Et. Eud. VII 4; Et. Nic. VIII 8. [70] Et. Eud. VII 9-11, Et. Nic. VIII 12-14. [71] Et. Eud. VII 12, 1244b4-5. [72] Cfr. Pol. I 1, 1253a10-12; Et. Nic. IX 12, 1169b18-19. [73] Et. Eud. VII 12, 1245b15-16. [74] Et. Nic. 1245b18. [75] Et. Eud. VII 12, 1245b18-19. [76] Si tratta di una complessità anche filologica, dovuta a corruzioni del testo. Su ciò, cfr. Kosman (2004). [77] Delle tre anime – nutritivo-riproduttiva, percettiva, razionale – la percettiva e la razionale sono quelle che discriminano la realtà (cfr. De An. III 3, 427a17-23); la percettiva, poi, è intimamente connessa col desiderio e, quindi, con l’azione (cfr. De An. III 9-11). Vivere significa realizzare le proprie capacità naturali e acquisite, il che per l’uomo implica anzitutto l’esercizio di percezione e pensiero (ove entrambe vanno concepite come connesse all’azione, in quanto coinvolgono anche desiderio e intelletto pratico). Su ciò, mi permetto di rimandare a Zucca (2015), Capp. II e VI. [78] La felicità è «una certa attività dell’anima secondo virtù completa» (Et. Nic. II 13, 1102a5-6). [79] Et. Eud. VII 12, 1245a30; Et. Nic. IX 9, 1166 a 32, 1170 b 6. [80] Et. Eud. VII 12, 1245a35-7. [81] Trad. it. modificata. [82] In Et. Eud. VII 6 e in Et. Nic. si argomenta che i tipi di relazione che si hanno con gli altri dipendono dal rapporto che si ha con sé stessi: chi è buono e virtuoso sarà anche amico di sé stesso in modo armonico e costante – sebbene si possa parlare di amicizia solo κατὰ ἀναλογίαν (1240a13), nel caso dell’auto-rapporto – chi è malvagio sarà incostante e in conflitto con sé stesso, e in senso analogico sarà nemico di sé stesso. Questa idea non contraddice l’idea per cui la conoscenza di sé passa per la conoscenza dell’altro (Et. Nic. IX 9), ma anzi la completa: il buono e virtuoso è felice anzitutto in quanto ha un “sano” rapporto con sé, ma si conosce e realizza come felice solo in quanto ha un rapporto di riconoscimento reciproco con amici che hanno, a loro volta, un altrettanto “sano” rapporto con sé stessi. [83] L’idea di un accesso introspettivo infallibile ed essenzialmente privato ai nostri propri atti mentali, così tipicamente moderna, è affatto estranea ad Aristotele. [84] Come è naturale porre l’enfasi sul valore speculativo intrinseco della teoria, così è altrettanto opportuno ricordare che l’amicizia perfetta aristotelica resta prerogativa di un sottoinsieme dei maschi adulti liberi; tuttavia, questa tara storica affetta la teoria dell’amicizia, per così dire, mediatamente: in quanto restringe a quel sottoinsieme la capacità di realizzare l’eccellenza morale, precondizione della relazione d’amicizia perfetta. [85] Non uso la locuzione «sapere chi sono», anacronisticamente, come il coglimento di me stesso in quanto individualità irriducibile, magari ineffabile e inaccessibile ad altri – non è certo questa sorta di soggettività “novecentesca”, che secondo Aristotele giungerebbe alla coscienza di sé nell’amicizia – bensì come il venire a conoscenza di che tipo di persona sono. [86] Come bene intrinseco che trascende il livello del piacevole, è un amabile oggetto di volontà piuttosto che di appetito (Et. Eud. VII 2, 1235b22-23), e la volontà è desiderio razionale di beni scelti. [87] Un’analisi sistematica e comparativa delle nozioni di amicizia e amore in Platone e Aristotele, è Price (1989). Cfr. anche Kahn (1981). [88] Cfr. Phaedr. 265b-c. [89] La relazione erotica amante/amato, peraltro, è anche meno significativa e più instabile di altre relazioni fondate sul piacere – dunque, già di per sé instabili – in quanto in questo caso il piacere «non deriva dalla stessa fonte» (l’uno gode nell’esser corteggiato, l’altro nel contemplare l’altro, Et. Nic. VIII 5, 1157a2-10). [90] Lys. 222a3-7. Proverbi, impicatura proverbiale. A Errare humanum est.jpg Ab amico reconciliato cave. Guardati da un amico riconciliato.Absit reverentia vero. Bando ai pudori di fronte alla verità. (Ovidio) Abusus non tollit usum. L'abuso non esclude l'uso.[2] Accidere ex una scintilla incendia passim. A volte da una sola scintilla scoppia un incendio.Ad impossibilia nemo tenetur. Nessuno è obbligato a fare l'impossibile.[4] Adulator propriis commodis tantum suadet L'adulatore tiene di mira solo i suoi interessi.[5] (Giulio Cesare) Amantis ius iurandum poenam non habet. Il giuramento dell'innamorato non si può punire.[6] Amicus certus in re incerta cernitur. Il vero amico si rivela nelle situazioni difficili.[7] (Quinto Ennio) Amicus omnibus, amicus nemini. Amico di tutti, amico di nessuno.Amicus Plato, sed magis amica veritas. Amo Platone, ma amo di più la verità.[9] (Aristotele) Amor arma ministrat. L'amore procura le armi [agli amanti perché possano essere grati alla persona amata].[10] (proverbio medievale) Amor caecus. L'amore è cieco.[11] Amor gignit amorem.[10] Amore genera amore. Amor tussisque non celatur. L'amore e la tosse non si possono nascondere.[12] Amoris vulnus sanat idem qui facit. La ferita d'amore la risana chi la fa.[12] Anceps fortuna belli. Le sorti della guerra sono incerte.[9] (Cicerone) Aquila non captat muscas. L'aquila non prende mosche.[13] Athenas noctuas mittere.[14] Mandare nottole ad Atene. Fare cosa inutile e superflua. Ars est celare artem.[15] La perfezione dell'arte sta nel celarla. Audi, vide, tace, si vis vivere in pace.Ascolta, guarda e taci, se vuoi vivere in pace. B Barba virile decus, et sine barba pecus.[17] La barba è decoro dell'uomo e chi è senza barba è pecoro. Bene qui latuit, bene vixit. Ben visse chi seppe vivere nell'oscurità.[18] (Ovidio) Beati monoculi in terra caecorum. Beati i monòcoli nel paese dei ciechi. Bis dat qui cito dat. Dà due volte chi dà presto.[19] Bis peccat qui crimen negat.[20] È due volte colpevole chi nega la propria colpa. Bis pueris senes. Il vecchio è due volte fanciullo. Bonis nocet qui malis parcet. Chi risparmia i malvagi danneggia i buoni.[22] Bonum nomen, bonum omen.[23] Buon nome, buon augurio. C Caecus non judicat de colore.[24] Il cieco non giudica i colori. Non si può giudicare ciò che si sottrae alle nostre attitudini. Caesar non supra grammaticos.[25] Cesare non (ha autorità) sopra i grammatici. Le persone più altolocate non possono avere autorità se non su quelle cose di cui s'intendono. Canis caninam non est.[26] Cane non mangia cane. Carpe diem. Cogli il giorno. (Quinto Orazio Flacco) Caseus est sanus, quem dat avara manus. Fa bene quel formaggio servito da una mano avara.[27] Causa patrocinio non bona peior erit. La causa cattiva diventa peggiore col volerla difendere.[28] (Ovidio) Causa perit iusta, si dextera non sit onusta.[29] La giusta causa soccombe se la destra non è piena [di denaro]. Cave a signatis. Guàrdati dai segnati.[28] Antico adagio in odio a coloro che sono affetti da qualche imperfezione fisica: guerci, zoppi, ecc. Cave tibi ab acquis silentibus. Guàrdati dalle acque chete.[28] Cavendo tutus.[30] Se sarai cauto, sarai sicuro. Cogito ergo sum. Penso dunque sono. (Cartesio) Commendatoria verba non obligant.[31] Le parole di raccomandazione non obbligano. Commune periculum concordiam paret.[32] Il comune pericolo prepari la concordia. Consuetudo est altera natura. L'abitudine è una seconda natura.[33] D De gustibus non est disputandum. Sui gusti non si discute.[34] Difficilis in otio quies. È difficile esser tranquilli nell'ozio. Dulce bellum inexpertis, expertus metuit. La guerra è dolce per chi non ne ha esperienza, l'esperto la teme. (proverbio medievale) Dum caput dolet, caetera membra languent. Quando duole il capo, tutte le membra languono.[37] Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. Mentre a Roma si delibera, Sagunto è espugnata.[38] Dum vinum intrat exit sapientia.[39] Mentre il vino entra, esce la sapienza. Duo cum faciunt idem, non est idem.[35] Quando due fanno la stessa cosa, non è più la stessa cosa. E Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.[40] L'errare è cosa umana, il perseverare nella colpa invece è diabolico. Error hesternus sit tibi doctor hodiernus.[41] L'errore di ieri ti sia maestro oggi. Est in canitie ridicula Venus. È ridicolo l'amore di un vecchio.[42] (Proverbio medievale) Est modus in rebus, sunt certi denique fines | quos ultra citraque nequit consistere rectum. C'è una giusta misura nelle cose, ci sono giusti confini | al di qua e al di là dei quali non può sussistere la cosa giusta. (Quinto Orazio Flacco) Ex ungue leonem.[43] Dall'unghia si conosce il leone. Da un atto compiuto si rivela la forza dell'autore, morale o materiale. Excusatio non petita fit accusatio manifesta (proverbio medievale)[44] Chi si scusa senza esserne richiesto s'accusa. F Fabas indulcat fames.[45] La fame addolcisce le fave. Facile est inventis addere.[46] È facile aggiungere a ciò che è stato inventato. Facile perit amicitia coacta.[47] Facilmente muore un'amicizia forzata. Facit experientia cautos.[48] L'esperienza rende cauti. Fac sapias et liber eris.[49] Fa' di sapere e sarai libero. Felicium omnes sunt cognati. Tutti sono parenti dei fortunati.[8] Fiat iustitia et pereat mundus. Sia fatta giustizia e perisca pure il mondo. Frangitur ira gravis cum sit responsio suavis.[50] Una dolce risposta infrange l'ira. Frustra sapiens qui sibi non sapet.[51] Inutilmente sa chi non sa per sé. G Gutta cavat lapidem. La goccia scava la pietra. H Homo longus raro sapiens; sed si sapiens, sapientissimus. Un uomo lungo (ossia alto) di rado è sapiente; ma se è sapiente, è sapientissimo.[52] Homo sine pecunia, imago mortis. L'uomo senza danaro è l'immagine della morte.[53] I Ianuensis ergo mercator. Genovese quindi mercante.[54] Imperare sibi maximum imperium est. Comandare a sé stessi è la forma più grande di comando. (Seneca, Lettere a Lucilio, CXIII.30) In magno mari capiuntur flumine pisces.[55] Nei grandi fiumi si pescano i grandi pesci. Nei grandi affari si fanno i grossi guadagni. In medio stat virtus. La virtù sta nel mezzo. (Orazio) In vino veritas. Nel vino c'è la verità. L M Magnum vectigal parsimonia.[56] La parsimonia è un gran capitale. (Cicerone) Major e longiquo reverentia.[56] La riverenza è maggiore da lontano. (Tacito) Mala gallina, malum ovum.[57] Gallina cattiva, uovo cattivo. Mea mihi conscientia pluris est quam omnium sermo.[58] Per me val più la mia coscienza che il discorso di tutti. (Cicerone) Medicus curat, natura sanat. Il medico cura ma è la natura che guarisce.[59] Melius est abundare quam deficere. Meglio abbondare che trovarsi in scarsezza.[60] Mors tua vita mea.[56] La tua morte è la mia vita. Mortui non mordent. I morti non mordono[61] [truismo] Mortuo leoni et lepores insultant. Anche le lepri insultano un leone morto.[62] Multi multa, nemo omnia novit. Molti sanno molto, nessuno sa tutto.[63] N Natura non facit saltus. La natura non procede per salti.[64] Naturalia non sunt turpia.[65] Le cose naturali non sono turpi. Nemo non formosus filius matri. Nessun figlio non è bello per sua madre.[66] Ne pulsato portam alterius, nisi velis pulsetur et tua.[67] Non bussare alla porta altrui se non vuoi che bussino alla tua. Nihil est in intellectu quod non fuerit in sensu. Nulla è nell'intelligenza che prima non fosse nel senso[68] Non omne quod licet honestum est.[69] Non tutto ciò che è lecito è onesto. Non omnibus dormio. Non dormo per tutti.[70] Nomen omen Il nome è un presagio (v. anche nomina sunt consequentia rerum e conveniunt rebus nomina saepe suis) (Plauto, Persa, 625) Nomina sunt consequentia rerum. I nomi sono corrispondenti alle cose. (Giustiniano, Institutiones, 2, 7, 3) O Omne animal post coitum triste. Tutti gli animali sono mesti dopo il coito.[71] Omne ignotum pro terribili.[72] Tutto ciò che è ignoto incute paura. Omnia munda mundis. Per chi è puro tutto è puro. (Paolo di Tarso) Omnia vincit amor. L'amore vince ogni cosa. (Virgilio, Bucoliche X, 69) Omnia fert aetas. Il tempo porta via tutte le cose. (Virgilio) Omnis festinatio ex parte diaboli est.[73] Ogni fretta viene dal diavolo. P Panem et circenses. Pane e giochi [per distrarre il popolo]. (Giovenale, X 81) Patere quam ipse fecisti legem.[74] Subisci la legge che tu stesso hai fatta. Pectus est enim quod disertos facit È infatti il cuore che rende eloquenti (Quintiliano, 10,7,15) Pecunia non olet Il denaro non puzza (Vespasiano) Per aspera ad astra. Alle stelle [si giunge] attraverso aspri sentieri.[75] Periculum in mora. Vi è pericolo nel ritardo. (Tito Livio, Ab urbe condita; XXXVIII, 25) Philosophum non facit barbam.[76] La barba non fa il filosofo. Primum vivere deinde philosophari (Thomas Hobbes) Prima vivere, poi fare della filosofia. Q Quando Sol est in Leone, bibe vinum cum pistone. Quando il sole è in Leone [segno zodiacale], bevi il vino col pistone [a garganella].[77] Qui aquam Nili bibit rursus bibet.[78] Chi beve l'acqua del Nilo la berrà di nuovo. È destinato a ritornarvi. Qui asinum non potest, stratum caedit.[79] Chi non può bastonare l'asino bastona la bardatura. Qui gladio ferit gladio perit. Chi di spada ferisce di spada perisce.[80] Qui in pergula natus est, aedes non somniatur. Chi è nato in una capanna, i palazzi non li vede neanche in sogno. (Petronio, 74,14) Qui jacet in terra non habet unde cadat. Per chi giace in terra non c'è pericolo di cadere.[81] [truismo] Qui medice vivit, misere vivit. Chi vive sotto la guida del medico, vive miseramente.Qui scribit, bis legit.[82] Quisque faber fortunae suae. Ognuno è artefice del proprio destino. (Appio Claudio Cieco) Quod differtur non aufertur Ciò che si dilaziona non lo si perde[83] Quod non potest diabolus mulier evincit. Ciò che non può il diavolo, l'ottiene la donna.[84] (proverbio medievale) Quot homines tot sententiae. Tanti uomini, altrettante opinioni.[85] Quot servi tot hostes. Tanti servi, tanti nemici.[85] R Re opitulandum, non verbis.[86] L'aiuto va dato con i fatti, non con le parole. Rem tene, verba sequentur Possiedi l'argomento e le parole seguiranno. (Marco Porcio Catone) Res satis est nota, plus foetent stercora mota.[87] È cosa nota: lo sterco più è stuzzicato e più puzza. S Salus extra Ecclesiam non est[88] Al di fuori della Chiesa non v'è salvezza (Tascio Cecilio Cipriano, Lettera, 73, 21) Sapiens nihil affirmat quod non probet.[89] Il saggio nulla afferma che non possa provare. Satis quod sufficit.[90] Ciò che è sufficiente al bisogno, basta. Semel abas, semper abas.[91] Una volta abate, sempre abate. Proverbio medioevale, affermante che chi ha vestito una volta l'abito sacerdotale non può spogliarsi più delle idee e delle abitudini ecclesiastiche. Significa anche, per estensione, che si conservano sempre le idee una volta acquistate. Semel in anno licet insanire. Una volta all'anno è lecito fare follie. (Seneca) Senatores boni viri: senatus autem mala bestia.[92] I senatori sono brava gente; ma il senato è una cattiva bestia. Sero venientibus ossa.[93] Per chi viene troppo tardi restano le ossa. Si vis pacem, para bellum. Se vuoi la pace prepara la guerra. (Vegezio) Sicut mater, ita et filia eius. Quale la madre, tale anche la figlia.[94] Simia simia est, etiamsi aurea gestet insignia.[95] La scimmia resta sempre scimmia, anche se indossa ornamenti d'oro. Sol lucet omnibus.[96] Il sole splende per tutti. Vi sono delle cose di cui tutti gli uomini possono godere. Sorex suo perit indicio.[97] Il topo perisce per essersi rivelato da sé. Sublata causa, tollitur effectum.[98] Soppressa la causa, scompare l'effetto. T Timeo Danaos et dona ferentes. Io temo comunque i Greci, anche se recano doni. (Publio Virgilio Marone) U Ubi maior, minor cessat. Dinanzi al più forte, il debole scompare.[8] Ubi opes, ibi amici. Dove sono le ricchezze, lì sono anche gli amici.[8] Ubi uber, ibi tuber.[99] Dove è la mammella, ivi è il tumore. Dove c'è abbondanza, ivi si forma il marciume, la corruzione. V Verba movent, exempla trahunt.[100] Le parole commuovono, ma gli esempi trascinano. Verba volant, scripta manent.[101] Le parole volano, gli scritti restano. Vigilantibus, non dormientibus, jura succurunt.[102] Le leggi forniscono aiuto ai vigilanti, non ai dormienti. Vinum lac senum.[103] Il vino è il latte dei vecchi. Vulgus vult decipi, ergo decipiatur. Il popolo (il mondo) vuole essere ingannato, e allora sia ingannato.[104] Note  Citato in Mastellaro, p. 21.  Citato in Tosi 2017, n. 1408.  Citato in Tosi 2017, n. 1010.  Citato in 2005, p. 6.  Citato in Mastellaro, p. 11.  Citato in Mastellaro, p. 25.  Citato in Mastellaro, p. 18.  Citato in Mastellaro, p. 20.  Citato e tradotto in 2005, p. 15.  Citato in De Mauri, p. 27.  Citato in Mastellaro, p. 24.  Citato in Mastellaro, p. 23.  Citato in Tosi 2017, n. 2265.  Citato, con spiegazione, in Umberto Bosco, Lessico universale italiano, vol. XV, Istituto della Enciclopedia italiana, Roma, 1968, p. 59.  Citato e tradotto in 2005, § 169.  Citato e tradotto in 2005, § 188.  Citato e tradotto in 2005, § 215.  Citato con traduzione in 2005, p. 28.  Citato in 1921, p. 43, § 161.  Citato e tradotto in 2005, § 243.  Citato e tradotto in Lo Forte, § 148.  Citato con traduzione in 2005, p. 30.  Citato e tradotto in 2005, § 256.  Citato e tradotto in Lo Forte, § 154.  Citato e tradotto in Lo Forte, § 155.  Citato e tradotto in 2005, § 280.  Citato in Andrea Perin e Francesca Tasso (a cura di), Il sapore dell'arte, Skira, Milano, 2010, p. 41.  Citato e tradotto in 2005, p. 37.  Citato e tradotto in 2005, § 305.  Citato e tradotto in 2005, § 312.  Citato e tradotto in 2005, § 343.  Citato e tradotto in 2005, § 344.  Citato in Mastellaro, p. 9.  Citato in 2005, p. 57.  Citato in Arthur Schopenhauer, Aforismi sulla saggezza nella vita, traduzione di Oscar Chilesotti, Dumolard, Milano, 1885.  Citato in Marco Costa, Psicologia militare, FrancoAngeli, Milano, 2006, p. 645. ISBN 88-464-7966-1  Citato in 1876, p. 66.  Citato in 1921, p. 496.  (ES) Citato in Jesús Cantera Ortiz de Urbina, Refranero Latino, Ediciones Akal, Madrid, p. 68 § 773. ISBN 9788446012962  Citato e tradotto in 2005, § 645.  Citato e tradotto in 2005, § 650.  Citato in De Mauri, p. 29.  Citato e tradotto in Lo Forte, § 366.  Citato in Giuseppe Fumagalli, L'ape latina, Milano, 1975, p. 82  Citato e tradotto in 2005, § 732.  Citato e tradotto in 2005, § 739.  Citato e tradotto in 2005, § 741.  Citato e tradotto in 2005, § 744.  Citato e tradotto in 2005, § 747.  Citato e tradotto in 2005, § 829.  Citato e tradotto in 2005, § 835.  Citato in 2005, p. 108.  Citato in 2005, p. 109, § 941.  Citato in Filippo Ruschi, Questioni di spazio: la terra, il mare, il diritto secondo Carl Schmitt, G. Giappichelli Editore, Citato e tradotto in 2005, § 1072.  Citato in 2005, p. 152.  Citato e tradotto in 2005, § 1313.  Citato con traduzione in Jean Louis Burnouf, Metodo per studiare la lingua latina adottato dall'Università di Francia, presso Ricordi e Jouhaud, Firenze 1850, p. 276.  Citato in 2005, p. 158.  Citato in 2005, p. 159.  Citato in AA. VV., Dizionario delle sentenze latine e greche, § 1509, Rizzoli, Milano, 2017.  Citato in 2005, p. 166.  Citato in 2005, p. 168.  Citato in 1921, p. 88, § 319.  Citato e tradotto in Lo Forte, § 733.  Citato in 2017, § 664.  Citato in 1876, p. 58.  Citato in 1921, p. 556.  Citato e tradotto in Lo Forte, § 788.  Citato in 1921, p. 536.  Citato in Paul-Augustin-Olivier Mahon, Medicina legale e Polizia medica, vol. 4, a cura di Giuseppe Chiappari, Pirotta, Milano, 1820, p. 295.  Citato in Guillaume Musso, Central Park, traduzione di Sergio Arecco, Bompiani, 2016, p. 195.  Citato in Ann Casement, Who Owns Jung?, Karnac Books, 2007, Londra, p.176 Anteprima Google  Citato in L. De Mauri, Angelo Paredi e Gabriele Nepi, p. 95.  Citato in Peter Olman, Zwei Mädchen suchen ihr Glück: Caleidoscopio berlinese, Edizioni Mediterranee, Roma, 1966, p. 265.  Citato e tradotto in 2005, § 1970.  Citato in 2005, p. 248.  (DE) Citato in Friedrich Otto Bittrich, Ägypten und Libyen, Safari-Verlag, Berlino, 1953, p. 7.  Citato e tradotto in 2005, § 2167.  Dal Vangelo:... tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada (Mt 26:52).  Citato in 2005, p. 256.  Citato in 2005, p. 258.  Citato in Tosi 2017, n. 1174.  Citato in De Mauri, p. 171.  Citato in 2005, p. 266.  Citato e tradotto in 2005, § 2342.  Citato e tradotto in 2005, § 2363.  Spesso la frase viene attribuita a Cipriano in una forma diversa: Extra Ecclesiam nulla salus.  Citato e tradotto in 2005, § 2415.  Citato e tradotto in 2005, § 2421.  Citato e tradotto in Lo Forte, § 1034.  Citato e tradotto in 2005, § 2457.  Citato e tradotto in 2005, § 2472.  Citato in 1921, p. 138, § 465.  Citato e tradotto in 2005, § 2528.  Citato e tradotto in Lo Forte, § 1079.  Citato e tradotto in 2005, § 2606.  Citato e tradotto in Lo Forte, § 1097.  Citato e tradotto in Lo Forte, § 1169.  Citato e tradotto in Lo Forte, § 1203.  Citato e tradotto in Lo Forte, § 1204.  Citato e tradotto in Lo Forte, § 1216.  Citato in Proverbi siciliani raccolti e confrontati con quelli degli altri dialetti d'Italia da Giuseppe Pitrè, Luigi Pedone Lauriel, Palermo, 1880, vol. IV, p. 140.  Traduzione in voce su Wikipedia. Bibliografia L. De Mauri, 5000 proverbi e motti latini, seconda edizione, Hoepli, Milano, 2006. ISBN 978-88-203-0992-0 Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, Milano, 1921. Giuseppe Fumagalli, L'ape latina, Hoepli, Milano, 2005. ISBN 88-203-0033-8 Giacomo Lo Forte, Ad hoc, Sandron, 1921. Paola Mastellaro, Il libro delle citazioni latine e greche, Mondadori, Milano, 2012. ISBN 978-88-04-47133-2. Gustavo Benelli, Raccolta di proverbi, massime morali, aneddoti, ed altro, Carnesecchi, Firenze, 1876. Renzo Tosi, Dizionario delle sentenze latine e greche, Rizzoli, 2017. Voci correlate Modi di dire latini Lingua latina Palindromi latini Categorie: Lingua latinaProverbi per nazione. Proverbi Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi: Proverbi toscani. A A brigante brigante e mezzo. 1 A buon cavalier non manca lancia. 2 A buon cavallo non manca sella. 2 A buon cavallo non occorre dir trotta. 3 A buon intenditor poche parole.[1 2 A caldo autunno segue lungo inverno. 4 A cane scottato l'acqua fredda par calda. 5 A cane vecchio non dargli cuccia. 2 A carnevale ogni scherzo vale, ma che sia uno scherzo che sa di sale. 6 A caval che corre, non abbisognano speroni. 3 A caval donato non si guarda in bocca.[2 2 A cavalier novizio, cavallo senza vizio. 3 A cavallo d'altri non si dice zoppo. 3 A cavallo di fuoco, uomo di paglia, a uomo di paglia, cavallo di fuoco. 3 A cavallo giovane, cavalier vecchio. 3 A caval nuovo cavaliere vecchio. 2 A chi batte forte, si apron le porte. 7 A chi Dio vuole aiutare, niente gli può nuocere. 4 A chi fortuna zufola, ha un bel ballare. 4 A chi ha abbastanza, non manca nulla. 4 A chi mangia sempre polli vien voglia di polenta. 8 A chi non piace il vino, il Signore faccia mancar l'acqua. 8 A chi non può imparare l'abbicì, non si può dare in mano la Bibbia. 4 A chi non vuol credere, poco valgono mille testimoni. 8 A chi non vuol credere sono inutili tutte le prove. 8 A chi non vuol far fatiche, il terreno produce ortiche. 9 A chi prende moglie ci vogliono due cervelli. 4 A chi tanto e a chi niente. 2 A chi troppo e a chi niente. 10 A chi ti dà il cappone, dagli la coscia e l'alone. 8 A chi ti porge un dito non prendere la mano. 2 A chi vuole fare del male non manca l'occasione. 4] A ciascun giorno basta la sua pena.[3] 2] A ciascuno sta bene il proprio abito. 4] A donna di gran bellezza, dalla poca larghezza. 4] A duro ceppo, dura accetta. 4] A goccia a goccia si scava la pietra.[4] 11] A goccia a goccia s'incava la pietra. 2] A gran salita, gran discesa. 4] A granello a granello si riempie lo staio e si fa il monte. 4] A grassa cucina povertà vicina. 4] A lavar la testa all'asino si perde il ranno e il sapone. 12] A lume spento è pari ogni bellezza. 4] A mali estremi estremi rimedi. 1] A muro basso ognuno ci si appoggia. 1] A nemico che fugge ponti d'oro. 1] A ogni uccello suo nido è bello. 1] A padre avaro figliuol prodigo. 13] A pancia piena si ragiona meglio. 8] A pagare e a morire c'è sempre tempo. 14] A paragone del molto che ignoriamo, è meno di niente quanto noi sappiamo. 4] A pazzo relatore, savio ascoltatore. 8] A pensar male, s'indovina sempre. 15] A pensar male ci s'indovina. 2] A pentola che bolle, gatta non s'accosta. 8] A rubar poco si va in galera, a rubar tanto si fa carriera. 1] A san Lorenzo il dente la noce già sente. 2] A san Martino [11 novembre], apri la botte e assaggia il vino. 8] A San Martino ogni mosto è vino. 16] A san Mattia la neve va via. 4] A scherzar con la fiamma, ci si scotta. 17] A tal fortezza, tal trincea. 4] A torto si lagna del mare chi due volte ci vuole tornare. 4] A tutto c'è rimedio fuorché alla morte. 1] A usanza nuova non correre. 2] Abbattuto l'albero scompare l'ombra. 8] Accasa il figlio quando vuoi, e la figlia quando puoi. 18] Acquista buona fama e mettiti a dormire. 4] Ai bugiardi e agli spacconi non è creduto. 8] Ai voli troppo alti e repentini sogliono i precipizi esser vicini. 19] A voli troppo alti e repentini sogliono i precipizi esser vicini. 2] Abate cupido, per un'offerta ne perde cento. 4] Abate rigoroso rende i frati penitenti. 4] Abbi piuttosto il piccolo per amico, che il grande per nemico. 8] Abiti stranieri, costumi stranieri; costumi stranieri, gente straniera; la gente straniera sloggia gli antichi abitanti. 4] Abito troppo portato e donna troppo vista vengono presto a noia. 4] Abbondanza genera baldanza. 4] Accade in un'ora quel che non avviene in mill'anni. 2] Accade in un'ora quel che non avviene in cent'anni. 2] Accendere una candela ai Santi e una al diavolo. 4] Accendere una fiaccola per far lume al sole. 4] Acqua che corre non porta veleno. 4] Acqua cheta rompe i ponti. 16] Acqua di san Lorenzo [10 agosto] venuta per tempo; se alla Madonna viene va ancora bene; tardiva sempre buona quando arriva. 2] Acqua e chiacchiere non fanno frittelle. 20] Acqua lontana non spegne il fuoco. 21] Acqua passata, non macina più. 22] Ad albero vecchio ed a muro cadente, non manca mai edera. 4] Ad ogni primavera segue un autunno. 4] Ad ognuno la sua croce. 23] Ad ognuno pare bello il suo. 4] Ad un grasso mezzogiorno spesso tien dietro una cena magra. 4] Agosto ci matura il grano e il mosto 16]. Agosto: moglie mia non ti conosco.[5][6] 1] Ai macelli van più bovi che vitelli. 2] Ai pazzi ed ai fanciulli, non si deve prometter nulla. 8] Ai pazzi si dà sempre ragione. 8] Aiutati che Dio t'aiuta. 24] Aiutati che il ciel t'aiuta. 25] Aiutati che io ti aiuto. 16] Al baciarsi presto tien dietro il coricarsi. 4] Al bisogno si conosce l'amico. 1] Al buio la villana è bella quanto la dama. 2] Al buio, le donne sono tutte uguali. 8] Al buio tutti i gatti sono bigi. 16] Al confessor, medico e avvocato, non tenere il ver celato. 26] Al confessore, al medico e all'avvocato non si tiene il ver celato. 2] Al contadin non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere. 1] Al cuore non si comanda. 1] Al cuor non si comanda. 27] Al cazzo non si comanda. 2] Al culo non si comanda. 28] Al destino non si comanda. 2] Al tempo non si comanda. 2] Al tempo e al culo non si comanda. 2] Al debole il forte sovente fa torto. 8] Al fratello piace più veder la sorella ricca, che farla tale. 8] Al levar le tende si conosce il guadagno. 4] Al gatto che lecca lo spiedo non affidar arrosto. 8] Al genio non si danno le ali, ma le si tagliano. 4] Al medico, al confessore e all'avvocato, bisogna dire ogni peccato. 8] Al povero manca il pane, al ricco l'appetito. 8] Al primo colpo non cade l'albero. 2] Al primo colpo non cade un albero. 2] Al suono si riconosce la pignata. 29] Al villano, se gli porgi il dito, si prende la mano. 30] All'A tien dietro il B nel nostro abbicì. 4] All'eco spetta l'ultima parola. 4] All'orsa paion belli i suoi orsacchiotti. 8] All'uccello ingordo crepa il gozzo. 2] All'ultimo si contano le pecore. 1] All'umiltà felicità, all'orgoglio calamità. 8] Alla fame è presto ridotto chi s'imbarca senza biscotto. 4] Alla fine anche le pernici allo spiedo vengono a noia. 8] Alla fine loda la vita e alla sera loda il giorno.[7] 4] Alla fine loda la vita e alla sera il giorno. 2] Alla guerra si va pieno di denari e si torna pieni di vizi e di pidocchi. 4] Alle barbe dei pazzi, il barbiere impara a radere. 8] Alle volte si crede di trovare il sole d'agosto e si trova la luna di marzo. 8] Altri tempi, altri costumi. 2] Alzati presto al mattino se vuoi gabbare il tuo vicino. 8] Ambasciator non porta pena. 2] Amare e non essere amato è tempo perso. 4] Ambasciatore che tarda notizia buona che porta. 2] Amicizia che cessa, non fu mai vera. 4] Amico beneficato, nemico dichiarato. 4] Amico di buon tempo mutasi col vento. 4] Amico di ventura, molto briga e poco dura. 31] Ammogliarsi è un piacere che costa caro. 4] Amor che nasce di malattia, quando si guarisce passa via. 8] Amor di nostra vita ultimo inganno.[8] 32] Amor, dispetto, rabbia e gelosia, sul cuore della donna han signoria. 8] Amor nuovo va e viene, amor vecchio si mantiene. 8] Amor regge il suo regno senza spada. 32] Amore con amor si paga. 2] Amore di parentato, amore interessato. 4] Amore di villeggiatura poco vale e poco dura. 2] Amore di fratello, amore di coltello. 8] Amore è il vero prezzo con che si compra amore. 33] Amore non si compra né si vende. 33] Amore onorato, né vergogna né peccato. 8] Amore scaccia amore. 4] Anche fra le spine nascono le rose. 34] Anche i fanciulli diventano uomini. 4] Anche il più verde diventa fieno. 4] Anche il sole ha le sue macchie. 4] Anche l'abate fu prima frate. 4] Anche l'ambizione è una fame. 4] Anche la legna storta dà il fuoco diritto. 4] Anche la regina Margherita mangia il pollo con le dita. 35] Anche le bestie le ha fatte il Signore. 8] Anche le colombe hanno il fiele. 4] Anche le pulci hanno la tosse. 2] Anche le uova della gallina nera sono bianche; ma staremo a vedere se anche i suoi pulcini sono bianchi. 4] Anche un giogo dorato pesa. 8] Andar presto a dormire e alzarsi presto chiude la porta a molte malattie. 8] Andar bestia, e tornar bestia, dice il moro. 36] Anno nevoso anno fruttuoso. 16] Anno nuovo vita nuova. 1] Approfitta degli errori degli altri, piuttosto che censurarli. 4] Aprile dolce dormire.[9] 2] Aprile e maggio sono la chiave di tutto l'anno. 4] Aprile ogni goccia un barile.[10] 2] Aprile piovoso, maggio ventoso, anno fruttuoso. 4] Ara nel mare e nella rena semina, chi crede alle parole della femmina. 8] Arcobaleno porta il sereno. 2] Aria rossa o piscia o soffia. 2] Asino che ha fame mangia d'ogni strame. 2] Assai bene balla a chi fortuna suona. 4] Assai digiuna chi mal mangia. 8] Assai domanda chi ben serve e tace. 37] Assai domanda chi si lamenta. 8] Assalto francese e ritirata spagnola. 2] Attacca l'asino dove vuole il padrone e, se si rompe il collo, suo danno. 1] Avuta la grazia, gabbato lo santo. 8] B Bacco, tabacco e Venere riducon l'uomo in cenere. 2] Ballaremo secondo che voi suonerete. 4] Bandiera rotta onor di capitano. Bandiera vecchia onor di capitano. 2] Basta un matto per casa. 8] Batti il ferro finché è caldo. Batti il ferro quando è caldo. 1] Bei gatti e grossi letamai mostrano il buon agricoltore. 38] Bella cosa presto è rapita. 4] Bella in vista, dentro è trista. 4] Bella ostessa, conti traditori. 2] Bella ostessa, brutti conti. 39] Bell'ostessa, conto caro. 40] Bella vigna poca uva. 2] Bellezza di corpo non è eredità. 4] Bellezza e follia vanno spesso in compagnia. 41] Bello in fasce brutto in piazza. 1] Ben sa la botte di qual vino è piena. 4] Ben si caccia il diavolo, ma Satana ritorna. 4] Bene per male è carità, male per bene è crudeltà. 8] Bene educato, non mentì mai. 4] Bene perduto è conosciuto. 4] Beni di fortuna passano come la luna. 2] Bevi il vino e lascia andar l'acqua al mulino. 8] Bisogna dire pane al pane e vino al vino. 2] Bisogna far buon viso a cattivo gioco. 1] Bisogna fare di necessità virtù. 2] Bisogna fare il pane con la farina che si ha. 4] Bisogna fare la festa quando cade, e prendere il tempo come viene. 4] Bisogna fare la festa quando è il santo. 4] Bisogna mangiare per vivere e non vivere per mangiare. 2] Bisogna prendere gli avvenimenti quando Dio li manda. 4] Bocca che tace nessuno l'aiuta. 2] Bocca che tace mal si può aiutare. 42] Bocca chiusa ed occhio aperto non fecero mai male a nessuno. 4] Botte buona fa buon vino. 2] Brutta cosa è il povero superbo e il ricco avaro. 8] Brutta di viso ha sotto il paradiso. 2] Brutto in fasce bello in piazza. 1] Buca il marmo fin d'acqua una goccia. 8] Bue sciolto lecca per tutto. 8] Bue fiacco stampa più forte il piede in terra. 4] Bue vecchio, solco diritto. 4] Buon fuoco e buon vino, scaldano il mio camino. 8] Buon sangue non mente. 2] Buon tempo e mal tempo non dura tutto il tempo. 1] Buon vino e bravura, poco dura. 8] Buon vino fa buon sangue. 1] 8] Buon vino, favola lunga. 8] Buona fama presto è perduta. 4] Buona greppia, buona bestia. 8] Buona guardia giova a molte cose. 4] Buona la forza, migliore l'ingegno. 4] Buone parole e pere marce non rompono la testa a nessuno. 31] Burlando si dice il vero. 4] C Cader non può, chi ha la virtù per guida. 4] Cambiano i suonatori ma la musica è sempre quella. 1] Cambiare e migliorare sono due cose; molto si cambia nel mondo, ma poco si migliora. 4] Campa cavallo che l'erba cresce. 2] Campa, cavallo mio, che l'erba cresce. 1] Can che abbaia non morde. 1] Cane affamato non teme bastone.[11] 2] Cane e gatta tre ne porta e tre ne allatta. 8] Cane non mangia cane. 43] Cane ringhioso e non forzoso, guai alla sua pelle! 4] Capelli lunghi, cervello corto. 4] Carta canta e villan dorme. 1] Casa fatta e vigna posta, non si sa quello che costa. 44] Casa mia, casa mia, per piccina che tu sia, tu mi sembri una badia. 45] Casa mia, casa mia, benché piccola tu sia, tu mi sembri una badia. 2] Casa mia, casa mia, pur piccina che tu sia mi sembri una badia. 9] Castiga il buono e si emenderà; castiga il cattivo e peggiorerà. 4] Cattivo cominciamento, fine peggiore. 8] Cavallo da vettura, poco costa e poco dura. 46] Cavallo vecchio, tardi muta ambiatura. 47] Cavolo riscaldato non fu mai buono. 2] Cavolo riscaldato, frate sfratato e serva ritornata non furon mai buoni. 2] Cento teste, cento cappelli. 48] Certe macchie ben si possono grattare ma non togliere. 4] Cessato il guadagno, cessata l'amicizia. 49] Chi a tutti facilmente crede, ingannato si vede. 4] Chi accarezza la mula rimedia calci. 2] Chi accarezza la mula buscherà calci. 2] Chi accetta l'eredità accetti anche i debiti. 4] Chi ad altri inganni tesse, poco bene per sé ordisce. 4] Chi alza il piede per ogni paglia, si può rompere facilmente una gamba. 8] Chi ama me, ama il mio cane. 50] Chi ara terra bagnata, per tre anni l'ha dissipata. 51] Chi asino nasce, asino muore. 4] Chi balla senza suono, come asino si ritrova. 52] Chi ben coltiva il moro, coltiva nel suo campo un gran tesoro. 47] Chi ben comincia è a metà dell'opera. 53] Chi ben comincia è alla metà dell'opera. 2] Chi ben comincia è alla metà dell'opra. 1] Chi bene semina, bene raccoglie. 4] Chi beve vin, campa cent'anni. 54] Chi beve birra campa cent'anni.[12] 2] Chi biasima il suo prossimo che è morto, dica il vero, dica il falso, ha sempre torto. 4] Chi caccia volentieri trova presto la lepre. 4] Chi cade in povertà, perde ogni amico. 4] Chi cava e non mette, le possessioni si disfanno. 55] Chi cavalca o trotta alla china, o non è sua la bestia, o non la stima. 8] Chi cento ne fa una ne aspetta. 1] Chi cerca di sapere ciò che bolle nella pentola d'altri, ha leccate le sue. 8] Chi cerca lealtà e fedeltà nel mondo, non trova che ipocrisia. 4] Chi cerca, trova.[13] 2] Chi cerca trova e chi domanda intende. 2] Chi coglie acerbo il senno, maturo ha sempre d'ignoranza il frutto. 8] Chi comincia in alto, finisce in basso. 8] Chi compra il superfluo, si prepara a vendere il necessario. 56] Chi compra sprezza e chi ha comprato apprezza. 2] Chi conserva per l'indomani, conserva per il cane. 8] Chi contro Dio getta la pietra, in capo gli torna. 8] Chi d'estate secca serpi, nell'inverno mangia anguille. 4] Chi d'estate vuole stare al fresco, ci starà anche d'inverno. 4] Chi da gallina nasce, convien che razzoli. 8] Chi da savio operare vuole, pensi al fine. 4] Chi dà ghiande non può riavere confetti. 4] Chi di gallina nasce convien che razzoli. 2] Chi dal lotto spera soccorso, mette il pelo come un orso. 8] Chi dà per ricevere, non dà nulla. 8] Chi del vino è amico, di se stesso è nemico. 8] Chi di spada ferisce di spada perisce.[14] 1] Chi di speranza vive disperato muore. 1] Chi di una donna brutta s'innamora, lieto con essa invecchia e l'ama ancora. 8] Chi di coltel ferisce, di coltel perisce. 4] Chi di spirito e di talenti è pieno domina su quelli che ne hanno meno. 4] Chi dice A arrivi fino alla Z. 4] Chi dice A deve dire anche B. 4] Chi dice donna dice danno. 1] Chi dice donna dice guai, chi dice uomo peggio che mai. 8] Chi dice male, l'indovina quasi sempre. 4] Chi dice quel che vuole sente quel che non vorrebbe. 1] Chi disprezza compra. 1] Chi disprezza vuol comprare e chi loda vuol lasciare. 2] Chi domanda ciò che non dovrebbe, ode quel che non vorrebbe. 2] Chi domanda non erra. 2] Chi domanda non fa errore. 57] Chi dopo la polenta beve acqua, alza la gamba e la polenta scappa. 8] Chi dorme d'agosto dorme a suo costo. 2] Chi dorme non piglia pesci.[15] 1] Chi è causa del suo mal pianga se stesso.[16] 1] Chi è bugiardo è ladro. 4] Chi è destinato alla forca non annega. 58] Chi è generoso con la bocca, è avaro col sacco. 4] Chi è in difetto è in sospetto. 1] Chi è mandato dai farisei è ingannato dai farisei. 4] Chi è morso dalla serpe, teme la lucertola. 8] Chi non è savio, paziente e forte si lamenti di sé, non della sorte. 8] Chi è schiavo delle ambizioni ha mille padroni. 4] Chi è stato trovato una volta in frode, si presume vi sia sempre. 4] Chi è svelto a mangiare è svelto a lavorare. 1] Chi è tosato da un usuraio, non mette più pelo. 8] Chi è uso all'impiccare, non teme la forca. 4] Chi fa da sé fa per tre.[17] 1] Chi fa come il prete dice, va in Paradiso: ma chi fa come il prete fa, a casa del diavolo se ne va.[18] Chi fa del bene agli ingrati, Dio lo considera per male. 4] Chi fa il male odia la luce. 4] Chi fa l'altrui mestiere, fa la zuppa nel paniere. 59] Chi fa la legge, deve conservarla. 4] Chi fa una legge, deve anche preoccuparsi che sia eseguita. 4] Chi fa le fave senza concime le raccoglie senza baccelli. 2] Chi fa falla e chi non fa sfarfalla. 1] Chi fa un'ingiustizia, la dimentica; chi la riceve, se ne ricorda. 4] Chi fosse indovino, sarebbe ricco. 4] Chi fugge il giudizio, si condanna. 4] Chi fugge un matto, ha fatto buona giornata. 8] Chi getta un seme lo deve coltivare, se vuol vederlo con il tempo germogliare. 60] Chi gioca al lotto, è un gran merlotto. 8] Chi gioca al lotto, in rovina va di botto. 8] Chi gioca al lotto, in rovina va di trotto. 8] Chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato. 16]. Chi ha avuto il beneficio, se lo dimentica. 4] Chi ha da far con un incostante, tien l'anguilla per la coda. 4] Chi ha denti non ha pane e chi ha pane non ha denti. 1] Chi ha farina non ha la sacca. 1] Chi ha fatto ingiuria ad altri, da altri convien che la sopporti. 4] Chi ha il capo di cera, non vada al sole. 61] Chi ha imbarcato il diavolo, deve stare in sua compagnia. 4] Chi ha ingegno, lo mostri. 62] Chi ha per letto la terra, deve coprirsi col cielo. 8] Chi ha polvere spara. 1] Chi ha portato la tonaca puzza sempre di frate. 2] Chi ha prete, o parente in corte, fontana gli risorge. 63] Chi ha tempo, ha vita. 64] Chi ha tempo non aspetti tempo. 1] Chi ha terra, ha guerra. 56] Chi ha tutto il suo in un loco l'ha nel fuoco. 2] Chi ha un mestiere in mano, dappertutto trova pane. 4] Chi il vasto mare intrepido ha solcato, talvolta in piccol rio muore annegato. 65] Chi la dura la vince. 1] Chi la fa l'aspetti. 1] Chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non sa quel che trova. 1] Chi lascia la via vecchia per la nuova peggio si trova. 16] Chi lavora con diligenza, prega due volte. 4] Chi lavora, Dio gli dona. 4] Chi mal semina mal raccoglie. 1] Chi male una volta si marita, ne risente tutta la vita. 4] Chi male vive, male muore. 2] Chi maltratta le bestie, non la fa mai bene. 8] Chi mangia sempre pan bianco, spesso desidera il nero. 8] Chi mangia sempre torta se ne sazia. 8] Chi mena per primo mena due volte.Chi molto parla, spesso falla. Chi mordere non può non mostri i denti. 40] Chi muore giace e chi vive si dà pace. 1] Chi nasce afflitto muore sconsolato. 1] Chi nasce è bello, chi si sposa è buono e chi muore è santo. 1] Chi nasce matto non guarisce mai. 8] Chi nasce tondo non può morir quadrato. 57] Chi non ama le bestie, non ama i cristiani. 8] Chi non apre la bocca, non le piove dentro. 4] Chi non beve in compagnia o è un ladro o è una spia. 1] Chi non caccia non prende. 4] Chi non comincia non finisce. 1] Chi non crede di esser matto, è matto davvero. 8] Chi non crede in Dio, non crede nel diavolo. 67] Chi non dà a Cristo, dà al fisco. 8] Chi non è con me è contro di me. 2] Chi non è volpe, dal lupo si guardi, perché ne sarà preda presto o tardi. 4] Chi non fu buon soldato, non sarà buon capitano. 68] Chi non ha fede, non ne può dare. 8] Chi non ha il gatto mantiene i topi e chi ce l'ha li mantiene tutti e due. 8] Chi non ha imparato a ubbidire, non saprà mai comandare. 8] Chi non ha testa abbia gambe. 57] Chi non lavora non mangia. 2] Chi non mangia ha già mangiato. 2] Chi non muore si rivede. 2] Chi non naufragò in mare, può naufragare in porto. 8] Chi non può bastonare il cavallo, bastona la sella. 4] Chi non risica, non rosica. 1] Chi non sa adulare non sa regnare. 4] Chi non sa fare non sa comandare. 68] Chi non sa leggere la sua scrittura è asino di natura. 69] Chi non sa niente non è buono a niente. 4] Chi non sa tacere non sa parlare. 2] Chi non sa ubbidire, non sa comandare. 68] Chi non segue il consiglio dei genitori, tardi se ne pente. 4] Chi non semina non raccoglie. 2] Chi non si innamora da giovane, si innamora da vecchio. 8] Chi non trovò ombra nell'estate, la troverà nell'inverno. 4] Chi non vuol essere consigliato, non può essere aiutato. 4] Chi parla due lingue è doppio uomo. 70] Chi pecca in segreto fa la penitenza pubblica. 8] Chi pecora si fa, il lupo se la mangia. 1] Chi per grazia prega, non ha mai bene. 4] Chi perde ha sempre torto. 1] Chi perdona senza dimenticare, non perdona che metà. 4] Chi pesca con l'amo d'oro, qualcosa piglia sempr e. 8] Chi piglia leone in assenza, teme la talpa in presenza. 8] Chi più ha più vuole. 1] Chi più ha più ne vorrebbe. 2] Chi più lavora, meno mangia. 4] Chi più ne fa è fatto papa. 4] Chi più ne ha più ne metta. 2] Chi più sa meno crede. 1] Chi più spende meno spende. 2] Chi poco sa presto parla. 2] Chi porta fiori, porta amore. 8] Chi predica al deserto, perde il sermone. 71] Chi prende l'anguilla per la coda, può dire di non tenere nulla. 4] Chi prima arriva meglio alloggia. 2] Chi prima nasce prima pasce. 1] Chi prima non pensa dopo sospira. 2] Chi rende male per bene, non vedrà mai partire da casa sua la sciagura. 8] Chi ricorda un beneficio, lo rinfaccia. 4] Chi ride il venerdì piange la domenica. 1] Chi rimane in umile stato, non ha da temer caduta. 8] Chi ringrazia non vuol obblighi. 8] Chi ringrazia per una spiga, riceve una manna. 8] Chi Roma non vede, nulla crede. 8] Chi ruba poco, ruba assai. 72] Chi rompe paga e i cocci sono suoi. 1] Chi ruba un regno è un ladro glorificato, e chi un fazzoletto, un ladro castigato. 4] Chi ruba una volta è sempre ladro. 4] Chi s'accapiglia si piglia.[19] Chi s'aiuta Iddio l'aiuta. 1] Chi sa fa e chi non sa insegna. 1] Chi sa fare fa e chi non sa fare insegna.[20] Chi sa il gioco non l'insegni. 1] Chi sa il trucco non l'insegni. 1] Chi sa senza Cristo non sa nulla. 8] Chi scopre il segreto perde la fede. 1] Chi semina buon grano avrà buon pane; chi semina lupino non avrà né pan né vino. 2] Chi semina con l'acqua raccoglie col paniere. 2] Chi semina raccoglie. 2] Chi semina vento raccoglie tempesta.[21][22] 1] Chi serba serba al gatto. 1] Chi si contenta gode. 1] Chi si diletta di frodare gli altri, non si deve lamentare se gli altri lo ingannano. 4] Chi si fa i fatti suoi campa cent'anni. 57] Chi si fa un idolo del suo interesse, si fa un martire della sua integrità. 73] Chi si fida nel lotto, non mangia di cotto. 8] Chi si fida di greco, non ha il cervel seco. 74] Chi si guarda dal calcio della mosca, gli tocca quello del cavallo. 4] Chi si immagina di essere più di quello che è, si guardi nello specchio. 4] Chi si loda si sbroda. 4] Chi si prende d'amore, si lascia di rabbia. 8] Chi si scusa si accusa. 1] Chi si somiglia si piglia. 2] Chi si sposa in fretta, stenta adagio. 75] Chi si umilia sarà esaltato, chi si esalta sarà umiliato. 8] Chi si vanta da solo non vale un fagiolo. 2] Chi si vanta del delitto è due volte delinquente. 4] Chi siede in basso, siede bene. 8] Chi sta tra due selle si trova col culo in terra. 2] Chi tace acconsente. 1][23] Chi tace davanti alla forza, perde il suo diritto. 4] Chi tanto e chi niente. 1] Chi troppo e chi niente. 1] Chi tardi arriva male alloggia. 1] Chi ti dà un osso non ti vorrebbe morto. 4] Chi ti vuol male, ti liscia il pelo. 8] Chi tiene il letame nel suo letamaio, fa triste il suo pagliaio. 8] Chi tiene la scala non è meno reo del ladro. 76] Chi troppo comincia, poco finisce. 77] Chi troppo vuole nulla stringe.[24] 1] Chi trova un amico trova un tesoro. 1] Chi uccide i gatti fa male i suoi fatti. 38] Chi va a caccia non deve lasciare a casa il fucile. 4] Chi va a Roma perde la poltrona. 2] Chi va all'acqua d'agosto, non beve o non vuol bere il mosto. 8] Chi va all'osto, perde il posto. 78] Chi va al mulino s'infarina. 1] Chi va con lo zoppo, impara a zoppicare. 79] Chi va piano va sano e va lontano. Chi va forte va alla morte.[25] 80] Chi ha più fretta, più tardi finisce. 4] Chi fa in fretta fa due volte. 4] Chi pesca e ha fretta, spesse volte prende dei granchi. 4] Chi va via perde il posto all'osteria. 81] Chi vanta se stesso e abbassa gli altri, gli altri abbasseranno lui. 4] Chi vende a credenza spaccia assai: perde gli amici e i quattrin non ha mai.[26] 2] Chi dà a credito spaccia assai perde gli amici e danar non ha mai. 2] Chi va alla festa e non è invitato, ben gli sta se ne è scacciato. 4] Chi vien di raro, gli si fa festa. 8] Chi vince ha sempre ragione. 82] Chi vive in libertà non tenti il fato. 4] Chi vive sei giorni nell'oasi, il settimo anela il deserto. 8] Chi vivrà vedrà. 2] Chi vuol d'avena un granaio la semini di febbraio. 2] Chi vuol dell'acqua chiara vada alla fonte. 4] Chi vuol udir novelle, dal barbier si dicon belle. 8] Chi vuol esser libero, non metta il collo sotto il giogo. 8] Chi vuol essere pagato, non dev'essere ringraziato. 8] Chi vuol guarire deve soffrire. 4] Chi vuol impetrare, la vergogna ha da levare. 83] Chi vuol lavoro degno assai ferro e poco legno. 2] Chi vuol pane, meni letame. 84] Chi vuol presto impoverire, chieda prestito all'usuraio. 8] Chi vuol provar le pene dell'inferno, la stia in Puglia e all'Aquila d'inverno. 8] Chi vuol saper cos'è l'inferno faccia il cuoco d'estate e il carrettiere d'inverno. 8] Chi vuol un bel pagliaio lo pianti di febbraio. 8] Chi vuol vedere Pisa vada a Genova. 85] Chi vuole arricchire in un anno, è impiccato in sei mesi. 4] Chi vuole assai, non domandi poco. 86] Chi vuole essere amato, divenga amabile. 9] Chi vuole essere sicuro della sua farina, deve portare egli stesso il sacco al mulino. 4] Chi vuole i santi se li preghi. 1] Chi vuole la figlia accarezzi la madre. 4] Chi vuole vada e chi non vuole mandi. 1] Chiara notte di capodanno, dà slancio a un buon anno. 8] Chiodo scaccia chiodo. 2] Chiodo schiaccia chiodo. 9] Chitarra e schioppo fanno andare la casa a galoppo. 8] Ci vuole altro che un'accozzaglia di gente per fare un esercito. 4] Ci vuole ingegno per governare i pazzi. 4] Ciascuno è artefice della sua fortuna. 2][27] Ciascuno è artefice della propria fortuna. 2] Ciascuno porta il suo ingegno al mercato. 4] Cielo a pecorelle acqua a catinelle. 1] Ciò che è male per uno, è bene per un altro. 4] Ciò che lo stolto fa in fine, il savio fa in principio. 87] Ciò che non si può cambiare bisogna saperlo sopportare. 4] Col fuoco non si scherza. 1] Col latino, con un ronzino e con un fiorino si gira il mondo. 4] Col nulla non si fa nulla. 1] Col pane tutti i guai sono dolci. 1] Col tempo e con la paglia maturano le nespole.[28] 2] Col tempo e con la paglia maturano le sorbe e la canaglia. 2] Colla sola lealtà, non si pagano i merletti della cuffia. 4] Come farai, così avrai. 4] Come i piedi portano il corpo, così la benevolenza porta l'anima. 4] Comincia, che Dio provvede al resto. 4] Compar di Puglia, l'un tiene e l'altro spoglia. 8] Comun servizio ingratitudine rende. 8] Con arte e con ingegno, si acquista mezzo regno; e con ingegno ed arte, si acquista l'altra parte. 4] Con gli anni crescono gli affanni. 8] Con i matti non ci son patti. 8] Con l'inchiostro, una mano può innalzare un furfante ed abbassare un galantuomo. 8] Con la pazienza la foglia di gelso diventa seta. 88] Con la pietra si prova l'oro, con l'oro la donna e con la donna l'uomo. 8] Con la più alta libertà, abita la più bassa servitù. 4] Con le buone maniere si ottiene tutto. 89] Con un bicchier di vino si fa un amico. 8] Con un occhio si frigge il pesce e con l'altro si guarda il gatto. 8] Conchiuder lega è facile, difficile il mantenerla. 4] Confidenza toglie riverenza. 4] Conserva le monete bianche per le giornate nere. 8] Contadini, scarpe grosse e cervelli fini. 1] Contano più i fatti che le parole. 90] Contro due donne neanche il diavolo può metterci il becco. 8] Contro due non la potrebbe Orlando. 91] Contro la forza la ragion non vale. 1] Contro la nebbia forza no vale. 4] Coricarsi presto, alzarsi presto, danno salute, ricchezza e sapienza. 8] Corpo satollo anima consolata. 1] Corpo sazio non crede a digiuno. 1] Cortesia schietta, domanda non aspetta. 92] Corre un pezzo la lepre, un pezzo il cane; così s'alternano le vicende umane. 8] Cosa fatta capo ha.[29] 2] Cosa di rado veduta, più cara è tenuta. 8] Cosa rara, cosa cara. 8] Cucina grassa, magra eredità. 4] Cuor contento gran talento. 93] Cuor contento il ciel l'aiuta. 94] Cuor contento il ciel lo guarda. 2] Cuor contento non sente stento. 2] D D'aprile ogni goccia val mille lire. 2] D'aquila non nasce colomba. 4] Da colpa nasce colpa. 4] Da cosa nasce cosa. 95] Da falsa lingua, cattiva arringa. 8] Da Lodi, tutti passan volentieri. 8] Da un disordine nasce un ordine. 8] Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io. 2] Dàgli, dàgli, le cipolle diventano agli. 96] Riferito alle insidie che l'amore riserva alle virtù delle fanciulle. Dai giudici siciliani, vacci coi polli nelle mani. 8] Dall'asino non cercar lana. 4] Dall'opera si conosce il maestro. 4] Dall'immagine si conosce il pittore. 4] Dalla mano si riconosce l'artista. 4] Dal canto si conosce l'uccello. 4] Dal passato è facile predire il futuro. 4] Dalla casa si conosce il padrone. 4] Danaro e santità, metà della metà. 8] Denari e santità metà della metà. 97] Date a Cesare quel che è di Cesare.[30] 2] Davanti al cameriere non vi è Eccellenza. 4] Davanti l'abisso e dietro i denti di un lupo. 4] Debole catena muover può gran peso. 8] Dei vizi è regina l'avarizia. 98] Del senno di poi son piene le fosse. 1] Delle calende non me ne curo purché a san Paolo non faccia scuro.[31] 2] Detto senza fatto, ad ognuno pare un misfatto. 4] Di buone intenzioni è lastricato l'inferno. 99] Di chi è l'asino, lo pigli per la coda. 4] Di dolore non si muore, ma d'allegrezza sì. 8] Di maggio si dorme per assaggio.[32] 2] Di malerba non si fa buon fieno. 4] Di notte si ritirano i galantuomini ed escono i birbanti. 8] Di quello che non ti interessa, non dire né bene né male. 4] Di tutte le arti maestro è l'amore. 8] Dice la serpe: non mi toccar che non ti tocco. 8] Dicembre favaio. 16] Dicono che è mercante anche chi perde, ma questo presto ridurrassi al verde. 100] Dieci ne pensa il topo e cento il gatto. 101] Dietro il monte c'è la china. 2] Dietro il riso viene il pianto. 8] Dimmi con chi vai, e ti dirò che fai. 73] Dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei. 102] Dio aiuti il povero, perché il ricco può aiutar se stesso. 8] Dio dà la piaga e dà anche la medicina. 4] Dio guarisce e il medico è ringraziato. 4] Dio li fa e poi li accoppia. 1] Dio manda il freddo secondo i panni. 1] Dio mi guardi da chi studia un libro solo. 4] Dio misura il vento all'agnello tosato. 4] Dio vede e provvede. 2] Disse la volpe ai figli: "Quando a tordi, quando a grilli". 4] Dolore comunicato è subito scemato. 4] Domandando si va a Roma. 2] Domandare è lecito, rispondere è cortesia. 2] Donna al volante, pericolo costante. 103] Donna adorna, tardi esce e tardi torna. 8] Donna baffuta sempre piaciuta. 2] Donna barbuta, sempre piaciuta. 103] Donna barbuta coi sassi si saluta. 2] Donna bianca, poco gli manca. 8] Donna rossa coscia grossa. 8] Donna che canti dolcemente in scena, pei giovani inesperti è una sirena. 8] Donna che dona, di rado è buona. 8] Donna che piange, ovver che dolce canti, son due diversi, ambo possenti incanti. 8] Donna che sa il latino è rara cosa, ma guardati dal prenderla in isposa. 8] Donna e fuoco, toccali poco. 8] Donne e motori gioie e dolori. 104] Donna e vino ubriaca il grande e il piccolino. 8] Donna giovane e uomo anziano possono riempire la casa di figli. 8] Donna io conosco, ch'è una santa a messa e che in casa è un'orribil diavolessa. 8] Donna nana tutta tana. 2] Donna nobil per natura è un tesor cheonna savia e bella è preziosa ancsempre dura. 8] Donna pelosa, donna virtuosa. 2] Donna pregata nega, trascurata prega. 8] Donna prudente, gioia eccellente. 8] Dhe in gonnella. 8] Donna si lagna, donna si duole, donna s'ammala quando lo vuole. 8] Donne e sardine, son buone piccoline. 8] Donne, danno, fanno gli uomini e li disfanno. 8] Dopo desinare non camminare; dopo cena, con dolce lena. 4] Dopo e poi son parenti del mai. 2] Dopo il dolce vien l'amaro. 8] Dopo il fatto il consiglio non vale. 4] Dopo il fatto viene troppo tardi il pentimento. 4] Dopo il giorno vien la notte. 8] Dopo la grazia di Dio, la miglior cosa è la libertà. 8] Dopo la tempesta, il sole. 8] Dopo le fosche nuvole il sol splende più fulgido. 8] Dopo vendemmia, imbuto. 105] Non bisogna lasciarsi sfuggire le occasioni favorevoli, chi ha tempo non aspetti tempo. Dove c'è l'amore, la gamba trascina il piede. 8] Dove è castigo è disciplina, dove è pace è gioia. 4] Dove entra la fortuna, esce l'umiltà. 8] Dove l'accidia attecchisce ogni cosa deperisce. 4] Dove la fedeltà mette le radici, Dio fa crescere un albero. 4] Dove non c'è amore, non c'è umanità. 8] Dove non c'è fieno, i cavalli mangiano paglia. 8] Dove non c'è ordine, c'è disordine. 8] Dove non si crede né all'inferno né al paradiso, il diavolo intasca tutte le entrate. 8] Dove non vi è educazione, non vi è onore. 4] Dove non vi sono capelli, male si pettina. 4] Dove può il vino non può il silenzio. 8] Dove regna Bacco e Amore, Minerva non si lascia vedere. 4] Dove regna il vino, non regna il silenzio. 8] Dove son carogne son corvi. 8] Dove sono i pulcini, ivi è l'occhio della chioccia. 8] Dove vola il cuore, striscia la ragione. 8] Due cani che un solo osso hanno, difficilmente in pace stanno. 4] Due noci in un sacco e due donne in casa fanno un bel fracasso. 8] Due polente insieme non furon mai viste. 8] Dura più un carro rotto che uno nuovo. 4] Duro con duro non fa buon muro. 106] E È cattivo sparviero quel che non torna al richiamo. 8] È difficile far diventare bianco un moro. 4] È difficile guardarsi dai ladri di casa. 4] È difficile piegare un albero vecchio. 4] È difficile zoppicare bene davanti allo sciancato. 8] È facile lamentarsi quando c'è chi ascolta. 8] È impossibile come cavalcare un raggio di sole. 4] È impossibile volare senza ali. 4] È inutile piangere sul latte versato. 98] [truismo] È l'acqua che fa l'orto. 98] L'acqua fa l'orto. 98] È la donna che fa l'uomo. 57] È lieve astuzia ingannar gelosia, che tutto crede quando è in frenesia. 4] È meglio avere la cura di un sacco di pulci che una donna. 4] È meglio contentarsi che lamentarsi. 8] È meglio correggere i propri difetti, che riprendere quelli degli altri. 4] È meglio esser digiuno fuori, che satollo in prigione. 8] È meglio essere testa d'anguilla che coda di storione. 8] È meglio essere uccel di bosco, che uccel di gabbia. 8] È meglio essere umile a cavallo, che orgoglioso a piedi. 8] È meglio gelare nella nuda cameretta della verità, che crogiolarsi nella pelliccia della menzogna. 4] È meglio mangiarsi l'eredità, che conservarla per il convento. 4] È meglio meritar la lode che ottenerla. 4] È meglio sentir cantare l'usignolo, che rodere il topo. 8] È meglio testa di lucertola che coda di drago. 8] È meglio un esercito di cervi sotto il comando di un leone, che un esercito di leoni sotto il comando di un cervo. 4] È meglio un leone che mille mosche. 8] È più facile biasimare, che migliorare. 4] È più facile lagnarsi, che rimuovere gl'impedimenti. 8] È più facile prevenire una malattia che guarirla. 8] È più facile trovar dolce l'assenzio, che in mezzo a poche donne il silenzio. 8] È un bel predicare il digiuno a corpo pieno. 4] È una bella risposta quella che si attaglia ad ogni domanda. 8] Ebrei e rigattieri, spendono poco e gabbano volentieri. 4] Ecco il rimedio per l'ipocondria: mangiare e bere in buona compagnia. 8] Errare è umano, perseverare è diabolico. 107] Errare è umano, perseverare diabolico. 2] Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. 108] Errore non è inganno. 4] Errore non paga debito. 4] Errore riconosciuto conduce alla verità. 4] Esser dotto poco vale, quando gli altri non lo sanno. 8] Èssere più torbo che non è l'acqua dei maccheroni. 8] F Fa quel che il prete dice, non quel che il prete fa. 1] Fa quello che fanno gli altri, e nessuno si farà beffe di te. 4] Faccia bella, anima bella. 4] Facile è criticare, difficile è l'arte.[33] 109] Fare debiti non è vergogna, ma pagarli è questione d'onore. 4] Fare e disfare, è tutto un lavorare. 110] Fare l'amore fa bene all'amore. 111] Fate del bene al villano, dirà che gli fate del male. 8] Fatta la legge trovato l'inganno.[34] 1] Fatti asino e tutti ti metteranno la soma. 4] Fatti di miele e ti mangieranno le mosche. 4] Fatti le ali e poi vola. 4] Febbraio, febbraietto mese corto e maledetto.[35] 2] Felice non è, chi d'esserlo non sa. 64] Femmine e galline, se giran troppo si perdono. 8] Ferita d'amore non uccide. 8] Finché c'è vita c'è speranza. 1] Fino alla morte non si sa qual è la sorte. 8] Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. 1] Fidati dell'arte, ma non dell'artigiano. 4] Fino alla bara sempre s'impara. 112] Fortezza che parlamenta, è prossima ad arrendersi. 4] Fortuna cieca, i suoi acceca. 4] Fortuna instupidisce colui ch'ella favorisce. 4] Fortunato al gioco, sfortunato in amore. 4] Fra Modesto non fu mai priore. 8] Fra sepolto tesoro e occulta scienza, non vi conosco alcuna differenza. 8] Fra un usuraio e un assassino poco ci corre. 8] Frutto precoce facilmente si guasta. Fuggire l'acqua sotto la grondaia. 4] Funghi e poeti: per uno buono dieci cattivi. 8] G Gallina che non razzola ha già razzolato. 113] Gallina vecchia fa buon brodo. 114] Gallo senza cresta è un cappone, uomo senza barba è un minchione. Gatta inguantata non prese mai topo. 8] Gattini sventati, fanno gatti posati. 115] Gatto e donna in casa, cane e uomo fuori. 38] Gatto rinchiuso diventa leone. 8] Gatto scottato dall'acqua calda, ha paura della fredda. 4] Gelosia non mette ruga.  Gioco di mano gioco di villano. 1] Gioia e sciagura sempre non dura. 8] Giovani di buon cuore, indoli buone, crescono cattivi per poca educazione. 4] Giugno la falce in pugno.[36] 2] Gli abiti e gli uomini presto invecchiano. Gli abiti e i costumi sono mutabili. 4] Gli abiti sono freddi, ma ricevono il calore da chi li porta. 4] Gli amori nuovi fanno dimenticare i vecchi. 4] Gli eredi dell'avaro sono onnipotenti, perché possono risuscitare i morti. 4] Gli eretici rubano la parola di Dio. 4] Gli errori degli altri sono i nostri migliori maestri. 4] Gli errori non si conoscono finché non siano commessi. 4] Gli errori si pagano. 8] Gli estremi si toccano. 4] Gli idoli separano papa e imperatore. 4] Gli occhi s'hanno a toccare con le gomita. 91] Gli stolti fanno le feste e gli accorti se le godono. 116] Gli uccelli dalle stesse piume devono stare nello stesso nido. 8] Gli uomini onesti non temono né la luce, né il buio. 8] Gobba a ponente luna crescente, gobba a levante luna calante. 2] Gola degli adulatori, sepolcro aperto. 117] Gotta inossota, mai fi sanata. 118] Gran giustizia, grande offesa. 4] Grande amore, gran dolore. 8] Greco in mare, Greco in tavola, Greco non aver a far seco. 74] Gru e donne fan volentieri il nido in alto. 8] Guardalo, figlia, guardalo tutto, l'uomo senza denari com'è brutto. 4] Guardare e non toccare è una cosa da imparare. 2] Guardati da chi accende il fuoco e grida poi contro le fiamme. 4] Guardati da cane rabbioso e da uomo sospettoso. 8] Guardati da chi giura in coscienza. 8] Guardati da chi non ha cura della sua reputazione. 8] Guardati da chi ride e guarda da un'altra parte. 8] Guardati da tre cose: da cavallo focoso, da uomo infido e da donna svergognata. 8] Guardati da tutte quelle cose che possono nuocere all'anima e al corpo. 8] Guardati dai fanciulli che ascoltano: anche i piccoli vasi hanno orecchie. 8] Guardati dai matti, dagli ubriachi, dagli ipocriti e dai minchioni. 8] Guardati dai tumulti, e non sarai né testimonio né parte. 8] Guardati dal diffamare, perché le prove sono difficili. 8] Guardati dal vecchio turco e dal giovane serbo. 119] Guardati dall'ipocrisia, perché è una cattiva malattia. 8] Guardati dalla primavera di gennaio. 8] Guardati in tua vita di non dare a niun smentita. 8] Guerra, peste e carestia, vanno sempre in compagnia. 120] H Ha cento volte un uomo flemma e giudizio, alla centuna corre al precipizio. 65] Ha bel mentir chi vien da lontano. 76] Ha la giustizia in mano bilancia e spada, perché il giusto s'innalza e l'empio cada. 4] Ha più il ricco in un angolo, che il povero in tutta la casa. 8] Ha un buon sapore l'odore del guadagno. 4] Ha un coraggio da leone, quello che non fa violenza ai deboli. 8] Ho veduto assai volte un piccol male non rispettato, divenir mortale. 65] I I baci sono come le ciliegie: uno tira l'altro. 2] I cani abbaiano come sono nutriti. 4] I capponi sono buoni in tutte le stagioni. 8] I cattivi esempi si imitano facilmente, meno i buoni. 4] I debiti sono gli eredi più prossimi. 4] I denari del lotto se ne van di galoppo. 8] I denari servono al povero di beneficio, ed all'avaro di gran supplizio. 4] I desideri non riempiono il sacco. 4] I docili non hanno bisogno della verga. 8] I doni dei nemici sono pericolosi. 4] I fanciulli diventano uomini e le ragazze spose. 4] I fanciulli e gli ubriachi cadono nelle mani di Dio. 4] I figli dei gatti mangiano i topi. 8] I figli sono la ricchezza dei poveri. 18] I figli sono pezzi di cuore. 2] I fiori tanto profumano per i poveri come per i ricchi. 8] I frati non s'inchinano all'abate, ma al mazzo delle sue chiavi. 4] I gamberi son buoni nei mesi della erre. 8] I gatti e i veri uomini cadono sempre in piedi. 121] I genii si incontrano. 4] I genitori amano i figli, più che i figli i genitori. 4] I genovesi risparmiano anche sui numeri: li usano due volte.[37] 122] I giovani vogliono essere più accorti dei vecchi. 4] I giuramenti degli innamorati sono come quelli dei marinai. 4] I granchi son pieni quando la luna è tonda. 8] I guai della pentola li sa il mestolo che li rimescola. 8] I ladri grandi fanno impiccare i piccoli. 4] I loquaci e i vantatori son mal veduti da tutti. 8] I matti ed i fanciulli hanno un angelo dalla loro. 8] I matti fanno le feste ed i savi le godono. 4] I medici vogliono essere vecchi, i farmacisti ricchi ed i barbieri giovani. 4] "I miei datteri sono più dolci", dice il vischio che cresce sulla palma. 8] [wellerismo] I panni sporchi si lavano in casa. 123] I paperi vogliono portare a bere le oche. 4] I parenti sono come le scarpe: più sono stretti, più fanno male. 2] I pazzi crescono senza innaffiarli. 8] I pazzi e i fanciulli possono dire quello che vogliono. 8] I pazzi per lettera sono i maggiori pazzi. 124] I pazzi si conoscono dai gesti. 8] I peccati di gioventù si piangono in vecchiaia. 8] I poeti nascono, e gli oratori si formano. 8] I poveri cercano il mangiare per lo stomaco; e i ricchi lo stomaco per mangiare. 8] I poveri hanno la salute e i ricchi le medicine. 8] I pulci di vendemmia li tiene l'uomo e non le femmine. 125] I ricchi devono consolare i poveri. 8] I rimproveri del padre fanno più che le legnate della madre. 8] I soldi non fanno la felicità. 2] I veri amici sono come le mosche bianche. 4] Il bel tempo non viene mai a noia. 9] Il ben di un anno se ne va in una bestemmia. 4] Il ben fare non è mai tardo. 4] Il bisognino fa trottar la vecchia. 2] Il bue dice cornuto all'asino. 126] Il bue mangia il fieno perché si ricorda che è stato erba. 2] Il buon ordine è figlio del disordine. 8] Il buon nocchiero muta vela, ma non tramontana. 8] Il caffè deve essere caldo come l'inferno, nero come il diavolo, puro come un angelo e dolce come l'amore.[38] 127] Il caldo delle lenzuola non fa bollire la pentola. 128] Il cane che ho nutrito è quel che mi morde. 8] Il cane è il miglior amico dell'uomo. 2] Il cane pauroso abbaia più forte. 4] Il cane rode l'osso perché non può inghiottirlo. 4] Il coccodrillo mangia l'uomo e poi lo piange. 8] Il colombo che rimane in colombaia è al sicuro dal falco. 8] Il colore più caro agli ebrei è il giallo. 4] Il coraggio copre l'eroe meglio che lo scudo il codardo. 8] Il corpo e l'anima ridono a chi si alza di buon mattino. 8] Il corvo piange la pecora e poi la mangia. 117] Il cuor cattivo rende ingratitudine per beneficio. 8] Il cuor magnanimo si piglia con poco amore, e il cuore dello stolto con poca adulazione. 8] Il cuore ha le sue ragioni e non intende ragione.[39] 129] Il dare è onore, il chiedere è dolore. 8] Il delitto non si deve tollerare, ma anche meno si deve approvare. 4] Il denaro è il nervo della guerra. 4] Il denaro può molto, ma l'amore può tutto. 4] Il diavolo ben si lascia pigliare per la coda, ma non se la lascia strappare. 4] Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. 1] Il diavolo non è così brutto come lo si dipinge. 130] Il diavolo vuol farsi cappuccino. 2] Il diavolo vuol farsi santo. 2] Il domandare è senno, il rispondere è obbligo. 8] Il dono del cattivo è simile al suo padrone. 56] Il dubbio è padre del sapere. 4] Il fare insegna a fare. 4] Il fatto non si può disfare. 4] Il ferro di cavallo che risuona, ha bisogno di un chiodo. 8] Il ferro è duro, ma il fuoco lo rende morbido. 4] Il figlio al padre s'assomiglia, alla madre la figlia. 4] Il filo sottile facilmente si strappa. 4] Il fuoco che non mi scalda, non voglio che mi scotti. 4] Il fuoco che non mi brucia, non lo spengo. 4] Il gatto ama i pesci, ma non vuole bagnarsi le zampe. 131] Il gatto brontola sempre, anche quando gode. 8] Il gatto che si è bruciato, ha paura anche dell'acqua fredda. 121] Il gatto è una tigre domestica. 8] Il gatto lecca oggi, domani graffia. 132] Il gatto non è gatto se non è ladro. 133] Il gatto non ti accarezza, si accarezza vicino a te. 134] Il generoso non ha mai abbastanza denaro. 4] Il gentiluomo chiede solo il miele, ma la gentildonna vuol anche la cera. 8] Il gioco è bello quando dura poco. 2] Il gioco, il lotto, la donna e il fuoco non si contentan mai di poco. 8] Il giudizio è opera di Dio. 4] Il grano rado non fa vergogna all'aia. 135] Il Greco dice la verità solo una volta all'anno. 4] Il lamentarsi non riempie camera vuota. 8] Il lavorare senza pregare, è una botte senza vino, e oro senza splendore. 4] Il lavoro nobilita l'uomo. 136] Il letto si chiama rosa, se non si dorme si riposa. 137] Il lotto è la tassa degli imbecilli. 8] Il lotto è un inganno continuo. 8] Il lupo non caca agnelli. 2] Il lupo perde il pelo ma non il vizio.[40] 1] Il lupo quando acciuffa una pecora, ne guarda già un'altra. 4] Il magnanimo è superiore all'ingiuria, all'ingiustizia, al dolore. 8] Il magnanimo non ricorre all'astuzia. 8] Il male che non ha riparo è bene tenerlo nascosto. 4] Il male peggiore dei mali è il timore. 8] Il male viene in grandi quantità, e se ne va via a poco a poco. 4] Il matrimonio è la tomba dell'amore. 2] Il mattino ha l'oro in bocca. 138] Le ore del mattino hanno l'oro in bocca. 139] Il medico pietoso fa la piaga puzzolente. 140] Il medico pietoso fa la piaga verminosa. 140] Il meglio è nemico del bene. 1] Il merlo ingrassa in gabbia, il leone muore di rabbia. 8] Il miele non è fatto per gli asini. 4] Il miglior tiro ai dadi è non giocarli. 4] Il molto ringraziare significa chieder dell'altro. 8] Il mondo ricompensa come il caprone che dà cornate al suo padrone. 8] Il mulino di Dio macina piano ma sottile. 141] Il nano è piccolo anche se è sul campanile. 8] Il passato deve essere maestro dell'oggi. 4] Il passato non deve prendere a prestito dall'oggi. 4] Il peggior passo è quello dell'uscio. 2] Il pesce puzza dalla testa. 1] Il Piemonte è la sepoltura dei francesi. 8] Il poeta ben trova le palme, ma non i datteri. 8] Il politico bacia con la bocca, e tira calci con i piedi. 8] Il Portogallo[41] è piccolo, ma è un pezzo di zucchero. 8] Il povero non può e il ricco non vuole. 8] Il prete, dove mangia, vi canta. 142] Il prete vien cantando e va via zufolando. 143] Il prete vive ancor un anno dopo morte. 142] I suoi familiari continuano ad incassar per un anno i suoi redditi.[42] Il primo amore non si arrugginisce. 8] Il primo amore non si scorda mai. 8] Il primo anno ci si abbraccia, il secondo si fascia, il terzo anno si ha la malattia e la cattiva Pasqua. 4] Il puledro non va all'ambio, se la cavalla trotta. 144] Il ramo assomiglia al tronco. 4] Il ricco ha tanto bisogno del povero, quanto il povero del ricco. 8] Il ricco vive, il povero vivacchia. 8] Il ringraziare non fa male alla bocca. 8] Il ringraziare non paga debito. 8] Il riso abbonda sulla bocca degli stolti. 2] Il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi. 145] Il riso nasce nell'acqua ma deve morire nel vino. 8] Il sapere è di tutti. 2] Il «se» e il «ma» sono due corbellerie da Adamo in qua. 4] Il silenzio è d'oro e la parola d'argento. 1] Il sospirar non vale. 8] Il superfluo del ricco è il necessario del povero. 8] Il tatto è tattica. 8] Il tatto è tutto. 8] Il tempo è denaro. 146] Il tempo è un gran medico. 147] Il tempo scopre tutto, perché è galantuomo. 147] Il tempo vola. 147] Il termine della notte è l'inizio del giorno. 8] Il timore fa trottare anche lo zoppo. 8] Il troppo gestire è da pazzi. 8] Il troppo tirare, l'arco fa spezzare. 4] Il turco ben può divenir un dotto, ma un uomo giammai. 119] Il ventre non ha orecchie. 2] Il vero infermo è quello che non vuol esser guarito. 8] Il vino al sapore, il pane al colore. 8] Il vino è buono per chi lo sa bere. 8] Il vino è forte ma il sonno lo vince, ma più forte d'ogni cosa è la donna. 8] Il vino è il latte dei vecchi. 8] Il vino è mezzo vitto. 8] Il vino fa ballare i vecchi. 8] Il vino la mattina è piombo, a mezzodì argento, la sera oro. 8] Impara a vivere lo sciocco a sue spese, il savio a quelle altrui. 4] Impara l'arte e mettila da parte. 1] In amore e in guerra niente regole. 8] In bocca chiusa non entran mosche. 2] In Campania si inganna persino il diavolo. 8] In casa del calzolaio non si hanno scarpe. 4] In cento libbre di legge, non v'è un'oncia di amore. 148] In chiesa coi santi e in taverna coi ghiottoni. 1] In compagnia prese moglie un frate. 1] In febbraio la beccaccia fa il nido. 8] In Lazio si nasce coi sassi in mano. 8] In lunghi viaggi anche la paglia pesa. 8] In paradiso non ci si va in carrozza. 141] In Sardegna non vi son serpenti, né in Piemonte bestemmie. 8] In tanta incostanza e quantità delle cose umane, nulla, se non quello che è passato, è sicuro. 4] In terra di ciechi, beato chi ha un occhio. 36] In terra di ladri, la valigia dinanzi. 8] In vaso mal lavato, il vino è tosto guastato. 8] Ingegno e capelli, crescono soltanto con gli anni. 4] Insieme non vanno la pudicizia e la beltà. 4] Inventare è poco, diffondere l'invenzione è tutto. 4] L L'abbaiare dei cani non arriva in cielo. 4] L'abbondanza non lascia dormire il ricco. 4] L'abete che fa ombra crede di fare frutti. 4] L'abete cresce in altezza, ma la felce cresce in larghezza. 4] L'abito non fa il monaco.[43] 2] L'abuso insegna il vero uso. 4] L'acqua cheta rovina i ponti. 2] L'acqua corre al mare. 149] L'acqua e il fuoco sono buoni servitori, ma cattivi padroni. 4] L'acqua fa male e il vino fa cantare. 8] L'acqua fa marcire i pali. 5] L'acqua fa venire i ranocchi in corpo. 150] L'acqua di maggio inganna il villano: par che non piova e si bagna il gabbano[44]. 2] L'acqua non è fatta per sposarsi. 9] L'allegria dei cattivi dura poco. 8] L'allegria è di ogni male il rimedio universale. 4] L'allegria è il balsamo della vita. 8] L'allegria fa campare, la passione fa crepare. 8] L'allegria piace anche a Dio. 8] L'allegria scaccia ogni male. 8] L'allodola vola in alto, ma fa il suo nido in terra. 8] L'altezza è mezza bellezza.[45] 2] L'ambizione e la vendetta muoiono sempre di fame. 4] L'ambizione è nemica della ragione. 4] L'amore di carnevale muore in quaresima. 8] L'amore è cieco. 2] L'amore è cieco, ma vede lontano. 8] L'amore fa passare il tempo e il tempo fa passare l'amore. 8] L'amore non è bello se non è litigarello. 103] L'amore non si misura a metri. 8] L'amore passa dentro la cruna di un ago. 8] L'amore quanto più è bestia, tanto più sublime. 32] L'amore scalda il cuore e l'ira fa il poeta. 8] L'amore senza baci è pane senza sale. 8] L'animo fa il nobile e non il sangue. 8] L'anno produce il raccolto, non il campo. 4] L'apparenza inganna. 1] L'appetito non vuol salsa. 151] L'appetito vien mangiando. 1] L'arancia la mattina è oro, il giorno argento, la sera è piombo. 2] Con riferimento a chi fa fatica a digerire le arance. L'arcobaleno la mattina bagna il becco della gallina; l'arcobaleno la sera buon tempo mena. 1] L'arte non ha maggior nemico dell'ignorante. 4] L'asino e il mulattiere non hanno lo stesso pensiero. 4] L'asino non conosce la coda, se non quando non l'ha più. 4] L'assai basta e il troppo guasta. 1] L'avaro in punto di morte rimpiange i soldi spesi per la bara. 8] L'avaro lascia eredi ridenti. 4] L'avaro non dorme. 4] L'avaro non vive, vegeta. 4] L'avversità che fiacca i cuori deboli, ingagliardisce le anime forti. 8] L'eccesso degli obblighi può fare perdere un amico. 4] L'eccesso della gioia divien tristezza, e l'eccesso del vino ubriachezza. 8] L'eccezione conferma la regola.[46] 1] L'eclissi di sole avviene di giorno e non di notte. 4] L'edera taciturna si arrampica in cima alla quercia. 4] L'elefante non cura il morso delle pulci. 8] L'elemosina non fa impoverire. 4] L'eloquenza del cattivo è falso acume. 8] L'Epifania tutte le feste porta via.[47] 1] L'erba del vicino è sempre più verde.[48] 152] L'erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re. 2] L'erba che non voglio, cresce nell'orto. 4] L'erba non cresce sulla strada maestra. 4] L'eredità paterna ai paterni, la materna ai materni. 4] L'errore che si confessa è mezzo rimediato. 4] L'errore è un cocchiere che conduce sopra una falsa strada. 4] L'errore è umano, il perdono divino. 153] L'esercizio è buon maestro. 4] L'esperienza nel mondo conduce alla diffidenza, la diffidenza conduce al sospetto, il sospetto all'astuzia, l'astuzia alla malvagità e la malvagità a tutto. L'esperienza senza il sapere è meglio che il sapere senza sapienza. 70] L'estate ce la porta sant'Urbano e l'autunno san Bartolomeo. 4] L'estate davanti e l'inverno dietro. 4] L'estate di San Martino dura tre giorni e un pochinino.[49] 2] L'estate per chi lavora, l'inverno per chi dorme. 4] L'estate è una schiava, l'inverno un padrone. 4] L'estate per il povero è migliore dell'inverno. 4] L'eternità è una compera lunga. 4] L'eternità non ha capelli grigi. 4] L'eterno parlatore né ode né impara. 4] L'idolo si adora finché non è infranto. 4] L'ignorante ha le ali di un'aquila e gli occhi di un gufo. 4] L'inchiostro è il mio campo, su cui posso scrivere valorosamente; la penna, il mio aratro; le parole, la mia semente. 8] L'inchiostro è nero, e tinge le dita e la reputazione. 8] L'inferno e i tribunali son sempre aperti. 4] L'ingegno viene con gli anni, e se ne va con gli anni. 4] L'ingratitudine converte in ghiaccio il caldo sangue. 8] L'ingratitudine è la mano sinistra dell'egoismo. 8] L'ingratitudine è un'amara radice da cui crescono amari frutti. 8] L'ingratitudine nuoce anche a chi non è reo. 8] L'ingratitudine taglia i nervi al beneficio. 8] L'intelletto è nella testa e non negli anni. 4] L'intelletto non viene mai prima degli anni. 4] L'interesse acceca anche i galantuomini. 8] L'inverno al fuoco e l'estate all'ombra. 4] L'invidia è annessa alla felicità. 4] L'invidia è un gufo che non può sopportare la luce della prosperità degli altri. 4] L'invidia è una bestia che rode le proprie gambe, quando non ha altro da rodere. 4] L'invidia somiglia alla gramigna, che mai non muore, e da per tutto alligna. 4] L'ipocrisia intasca il denaro, e la verità va mendica. 4] L'ira senza forza, non vale una scorza. 4] L'ira turba la mente e acceca la ragione. 4] L'Italia è il paese dove corre latte e miele. 4] L'Italia è un paradiso abitato da demoni. 4] L'Italia per nascervi, la Francia per viverci e la Spagna per morirvi. 4] L'occasione fa l'uomo ladro. 1] L'occhio del padrone ingrassa il cavallo. 1] L'oggi non deve calunniare il passato. 4] L'olivo benedetto vuol trovar pulito e netto.L'ombra di un principe dev'essere la liberalità. 4] L'ordine caccia il disordine. 8] L'ordine è pane, il disordine è fame. 8] L'orgoglio crede che il suo uovo abbia due tuorli. 8] L'orgoglio è stoltezza, l'umiltà è saviezza. 8] L'orgoglio fa colazione con l'abbondanza, pranza con la povertà e cena con la vergogna. 154] L'orologio dell'amore ritarda sempre. 8] L'ospite è come il pesce: dopo tre giorni puzza. 2] L'ospite e il pesce dopo tre dì rincresce. 1] L'ozio è il padre di tutti i vizi. 1] L'ozio in gioventù non è la via della virtù. 4] L'uguaglianza e misurar tutti con la stessa spanna, è la legge della morte. 8] L'umiliarsi è da saggio, l'avvilirsi è da bestia. 8] L'umiliazione va dietro al superbo. 8] L'umiltà è il miglior modo di evitare l'umiliazione. 8] L'umiltà è la corona di tutte le virtù. 8] L'umiltà è la madre dell'onore. 8] L'umiltà è una virtù che adorna tanto la vecchiaia, quanto la gioventù. 8] L'umiltà ottiene spesso più dell'alterigia. 8] L'umiltà sta bene a tutti. 8] L'umiltà sta bene con la castità. 8] L'unione fa la forza. 1] L'uomo avaro e l'occhio sono insaziabili. 4] L'uomo deve tenere aperta la bocca a lungo prima che c'entri un colombo arrostito. 4] L'uomo fu creato per lavorare, come l'uccello per volare. 4] L'uomo ordisce e la fortuna tesse. 1] L'uomo politico accende una candela a Dio e un'altra al diavolo. 8] L'uomo per la parola e il bue per le corna. 1] L'uomo propone e Dio dispone. 1] L'uomo propone e la donna dispone. 2] L'uomo si conosce al bicchiere. 4] L'uomo si giudica male dall'aspetto. 4] L'usura arricchisce, ma non dura. 8] L'usura è il miglior apostolo del diavolo. 8] L'usura è la figlia primogenita dell'avarizia. 8] L'usura è un assassinio. 8] L'usura è vietata da Dio. 8] L'usura veglia quando l'uomo dorme. 8] L'usuraio arricchisce col sudor dei poveri. 8] L'usuraio ha un torchio a sangue. 8] L'usuraio ingrassa andando a spasso. 8] La bestemmia gira gira torna addosso a chi la tira. 4] La buona cantina fa il buon vino. 8] La buona mamma fa la buona figlia. 4] La buona sorte ogni vile cuore fa forte. 8] La calma è la virtù dei forti. 2] La capacità si vede nelle difficoltà. 4] La carestia è il pane dell'usuraio. 4] La carne migliore è quella intorno all'osso. 4] La carne senz'osso non fa brodo. 4] La carrucola non frulla, se non è unta. 4] La cattiva sorte porta spesso buona sorte. 8] La cicala prima canta e poi muore. 8] La coda è la più lunga da scorticare. 1] La comodità fa l'uomo cattivo. 8] La compassione è la figlia dell'amore. 4] La concordia rende forti i deboli. 8] La contentezza viene dalle budella. 1] La corda troppo tesa si spezza. 1] La cupidigia rompe il sacco. 4] La dieta ogni mal quieta. 155] La difficoltà sta nell'iniziare. 4] La diffidenza aguzza gli occhi. La diffidenza è la morte dell'amore. 4] La diffidenza porta più avanti della fiducia. 4] La donna a 15 anni scherza, a 20 brilla, a 25 ama, a 30 brama, a 35 sente, a 40 vuole e a 50 paga. 8] La donna bisogna praticarla un giorno, un mese e un'estate per sapere che odore sa. 8] La donna buona vale una corona. 8] La donna deve avere tre m: matrona in strada, modesta in chiesa, massaia in casa. 8] La donna e l'orto vogliono un sol padrone. 8] La donna ha più capricci che ricci. 8] La donna oziosa non può essere virtuosa. 8] La donna per piccola che sia, vince il diavolo in furberia. 8] La donna più sciocca vale due uomini. 8] La donna troppo in vista, è di facile conquista. 8] La fame caccia il lupo dal bosco. 1] La fame caccia il lupo dalla tana. 4] La fame spinge il lupo nel villaggio. 4] La fame condisce tutte le vivande. 4] La fame non vede la muffa nel pane. 4] La fame è cattiva consigliera. 1] La fame, gran maestra, anche le bestie addestra. 4] La fame muta le fave in mandorle. 4] La farina del diavolo va tutta in crusca. 1] La fedeltà non è mai rimeritata abbastanza, e l'infedeltà mai abbastanza. 4] La femmina è cosa mobile per natura. 4] La fine della passione è il principio del pentimento. 129] La fortuna aiuta gli audaci. 2] La fortuna del savio ha per figliola la modestia. 8] La fortuna è cieca. 2] La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo. 108] La fretta fa rompere la pentola. 8] La fretta è una cattiva consigliera. 108] La furia non fu mai buona. 4] La gallina del vicino sembra un fagiano. 152] La gatta frettolosa fece i gattini ciechi. 1] La gatta grassa fa onore alla casa. 121] La gatta, mette il piede davanti alla vacca. 156] La gatta non s'accosta alla pentola che bolle. 38] La gatta vorrebbe mangiar pesci, ma non pescare. 157] La gelosia della moglie è la via al suo divorzio. 4] La gelosia è il peggiore di tutti i mali. 4] La gelosia è una passione che cerca avidamente quel che tormenta. 4] La generosità è un muro che non si può alzare più alto di quello che arrivano i materiali.La gente ricca alleva male i suoi cani, e la gente povera i suoi figlioli. La gente savia non si cura di quel che non può avere. 87] La gioventù fugge, e la bellezza sfiorisce. 4] La gioventù vuol fare il suo corso. 4] La lealtà se ne è andata dal mondo e la dirittura si è messa a dormire. 4] La lega fa forte i deboli. 4] La liberalità è un muro che non si deve rizzare più alto di quello che comportino i materiali. 4] La liberalità non sta nel dare molto, ma saggiamente. 4] La libertà del povero è di lasciarlo mendicare. 4] La libertà è da Dio; le libertà, dal diavolo. 4] La libertà è più cara degli occhi e della vita. 4] La libertà fila con le sue mani il filo della sua tenda. 4] La lingua batte dove il dente duole. 1] La lingua non ha osso e sa rompere il dosso. 4] La lingua spagnola è la più amabile; quando il diavolo tentò Eva, le parlo in spagnolo. 8] La lode propria puzza, quella degli amici zoppica. 4] La luna di gennaio è la luna del vino. 2] La luna è bugiarda: quando fa la C diminuisce, e quando fa la D cresce 158] La luna non cura l'abbaiar dei cani. 2] La luna regge il lume ai ladri. 158] La luna, se non riscalda, illumina. 158] La Lombardia è il giardino del mondo. 8] La madre del peggio è sempre incinta. 159] La madre degli imbecilli è sempre incinta. 160] La madre dei fessi è sempre incinta. 160] La magnificenza spesso copre la povertà. 4] La mala erba non muore mai. 1] La mala nuova la porta il vento. 1] La malerba cresce presto. 2] La malinconia e le cure fanno invecchiare anzitempo. 4] La mercanzia rara è meglio che buona. 8] La miglior difesa è l'attacco. 1] La minestra lunga sa di fumo. 8] La modestia è il dattero che matura raramente sull'albero della ricchezza. 8] La modestia è madre d'ogni creanza. 8] La moglie è la chiave di casa. 8] La morte ci rende uguali nella sepoltura, disuguali nell'eternità. 8] La necessità aguzza l'ingegno. 2] La necessità fa più ladri che galantuomini. 8] La notte è fatta per gli allocchi. 8] La notte porta consiglio. 1] La novella non è bella, se non c'è la giuntarella. 8] La pancia del buongustaio è il cimitero dei cibi buoni. 8] La parola del ricco è simile al sole, e quella del povero è simile al vapore. 8] La pazienza è la virtù dei forti. 9] La pazienza è una buon'erba, ma non nasce in tutti gli orti. 88] La pecora che se ne va sola, il lupo la mangia. 91] La peggio ruota è quella che stride. 8] La peggior carne da conoscere è quella dell'uomo. 4] La penitenza corre dietro al peccato. 8] La pentola vuota è quella che suona. 8] La pianta si conosce dal frutto. 1] La pigrizia e l'impudicizia sono sorelle. 8] La pittura è una poesia tacita, e la poesia una pittura loquace. 8] La più bell'ora per il mangiare è quella in cui si ha fame. 8] La polenta è utile per quattro cose: serve da minestra, serve da pane, sazia e scalda le mani. 8] La povertà è priva di molte cose, l'avarizia è priva di tutto. 56] La prima acqua è quella che bagna. 1] La prima gallina che canta ha fatto l'uovo. 108] La prima eredità al primo figlio, l'ultima eredità all'ultimo figlio. 4] La provvidenza quel che toglie rende. 4] La pulce che esce di dietro l'orecchio con il diavolo si consiglia. 8] La puttana e la lattuga una stagione dura. 8] La rana è usa ai pantani, se non ci va oggi ci andrà domani. 8] La rana non morde, perché non ha denti. 8] La rana, o salta o piscia, ma mai non sbrana. 8] La razza comincia dalla bocca. 8] La roba dei pazzi è la prima ad andarsene. 8] La ruota della fortuna gira. 4] La ruota della fortuna non è sempre una. 4] La scorza fa bella la castagna. 4] La scimmia è sempre scimmia, anche vestita di seta. 8] La semplicità senza accortezza è pura pazzia. 8] La sera leoni e la mattina coglioni. 2] La sorte è come ognuno se la fa. 8] La speranza è cattivo denaro. 161] La speranza è il pane dei poveri. 2] La speranza è il patrimonio dei poveri. 2] La speranza è il sogno dell'uomo desto. 2] La speranza è l'ultima a morire. 2] La speranza è la miglior consolazione nella miseria. 161] La speranza è la miglior musica del dolore. 161] La speranza è la ricchezza dei poveri. 2] La speranza è sempre verde. 2] La speranza è un balsamo per i cuor piagati. 161] La speranza è un sogno nella veglia. 2] La speranza infonde coraggio anche al codardo. 161] La speranza ingrandisce, l'esperienza rimpicciolisce. 57] La superbia è figlia dell'ignoranza. 1] La superbia mostra l'ignoranza. 162] La superbia va a cavallo e torna a piedi. 1] La terra è madre di tutti gli uomini ed anche sepoltura. 8] La troppa umiltà vien dalla superbia. 8] La vanagloria è un fiore che mai non porta frutta. 163] La vera libertà è non servire al vizio. 4] La verità è nel vino. 8] La verità viene sempre a galla. 2] La veste copre gran difetti. 55] La via dell'inferno è lastricata di buone intenzioni. 1] La vipera morta non morde seno, ma pure fa male coll'odor del veleno. 8] La virtù sta nel mezzo.[51] 164] La vita è breve e l'arte è lunga.[52] 55] La vita è già mezzo trascorsa anziché si sappia che cosa sia. 165] La volpe si conosce dalla coda. 4] Lamentarsi, supplicare e bere acqua è lecito a tutti. 8] Latte e vino, tossico fino. 8] Lavora come se avessi a campare ognora, adora come avessi a morire allora. 4] Lavoro non ingrassò mai bue. 4] Le allegrezze non durano. 8] Le belle penne rendono bello l'uccello. 4] Le bellezze durano fino alle porte, la bontà fino alla morte. 4] Le braccia e le mani del povero appartengono al ricco. 8] Le bugie hanno le gambe corte. 1] Le bugie sono lo scudo degli uomini dappoco. 4] Le chiacchiere non fanno farina. 1] Le colombe che rimangono in colombaia, sono sicure dal nibbio. 8] Le cose lunghe diventano serpi. 1] Le cose lunghe prendono vizio. 1] Le dita della mano sono disuguali. 8] Le donne hanno lunghi i capelli e corti i cervelli. 4] Le donne hanno quattro malattie all'anno, e tre mesi dura ogni malanno. 8] Le bestie vanno trattate da bestie. 8] Le cattive nuove sono le prime ad arrivare. 8] Le cattive nuove volano. 1] Le chiavi ed i lucchetti non si fanno per le dita fidate. 8] Le disgrazie non vengono mai sole. 1] Le disgrazie sono come le ciliegie: una tira l'altra.[53] Le donne hanno lunghi i capelli e corti i cervelli. 166] Le donne hanno sette anime... e mezza. 8] Le donne ne sanno una più del diavolo. 2] Le donne piglian bene le pulci. 8] Le lacrime sono le armi delle donne. 4] Le leghe e le corde fradice non durano a lungo. 4] Le malattie ci dicono quel che siamo. 88] Le montagne stanno ferme, gli uomini s'incontrano. 167] Le ore del mattino hanno l'oro in bocca. 1] Le parole sono femmine e i fatti sono maschi. 1] Le piante che fruttano troppo presto, si seccano. 8] Le querce non fanno limoni. 2] Le ragazze sono d'oro, le sposate d'argento, le vedove di rame e le vecchie di latta. 8] Le rane han perso la coda perché non seppero chiedere aiuto. 8] Le rose cascano, le spine restano. 168] Le teste di legno fan sempre del chiasso. 55] Le Trentine vengono giù pollastre e se ne vanno sù galline. 8] Le vie della provvidenza sono infinite. 1] Le vie del Signore sono infinite. 1] Leggi, rileggi e pondera. 8] Lingua cheta e fatti parlanti. 4] Lo sbadiglio non vuol mentire: o che ha sonno o che vorrebbe dormire, o che ha qualche cosa che non può dire. 8] Lo scarafaggio corre sempre allo sterco. 8] Lo scimunito parla col dito. 8] Lo scorpione dorme sotto ogni lastra. 8] Lo smargiasso ciancia in guerra, il valente combatte muto. 8] Loda il gran campo e il piccolo coltiva. 169] Loda il monte e tieniti al piano. 2] Loda il pazzo e fallo saltare, se non è pazzo lo farai diventare. 8] Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. 170] Lontan dagli occhi, lontan dal cuore. 2] Luna di grappoli a gennaio luna di racimoli a febbraio.[54] 2] Lunga lingua, corta mano. 8] Lungo come la quaresima.[55] 2] Luglio dal gran caldo, bevi bene e batti saldo. 16] Lungo digiuno caccia la fame. 4] Lupo non mangia lupo. 2] M Ma in premio d'amore amor si rende. 33] Maggio ortolano, molta paglia e poco grano. 16] Maggiore il santo, maggiore la sua umiltà. 8] Mai gli uomini sanno essere abbastanza riconoscenti verso gli inventori. 4] Mal comune mezzo gaudio. 2] Mal può rendere ragion del proprio fatto chi lardo o pesce lascia in guardia al gatto. 65] Mal si giudica il cavallo dalla sella. 3] Male che si vuole non duole. 9] Male ignoto si teme doppiamente. 8] Male non fare, paura non avere. 2] Male voluto non fu mai troppo. 57] Maledetto il ventre che del pan che mangia non si ricorda niente. 8] Manca tanto la pazienza ai poveri, quanto la compassione ai ricchi. 8] Mangiar molto e far buona digestione, è un privilegio che han poche persone. 8] Mano dritta e bocca monda possono andare per tutto il mondo. 4] Marinaio genovese, mercante fiorentino. 8] Martello d'oro non rompe le porte del cielo. 47] Marzo è pazzo. 16] Marzo pazzerello guarda il sole e prendi l'ombrello. 2] Marzo molle, gran per le zolle. 16] Mazza e pane fanno i figli belli; pane senza mazza fa i figli pazzi. 171] Medico vecchio e chirurgo giovane. 172] Medico vecchio e medicina nuova. 2] Chirurgo giovane e medico anziano.[56] Mediocre bestiame ben pasciuto è di maggior vantaggio che molto bestiame mal mantenuto. 173] Meglio andare a letto senza cena, che alzarsi con debiti. 4] Meglio aperto rimprovero, che odio segreto. 8] Meglio dietro agli uccelli, che dietro ai signori. 8] Meglio essere ben educato, che nascere nobile. 4] Meglio essere invidiati che compatiti. 174] Meglio fare la serva in casa propria, che la padrona in casa altrui. 4] Meglio fave in libertà, che capponi in schiavitù. 8] Meglio fringuello in man che tordo in frasca. 2] Meglio fringuello in tasca che tordo in frasca. 2] Meglio il marito senz'amore, che con gelosia. 75] Meglio l'uovo oggi che la gallina domani. 1] Meglio mangiar carote in pace che molte pietanze in disunione. 8] Meglio mendicante che ignorante. 124] Meglio pane con amore, che gallina con dolore. 4] Meglio poco che niente. 1] Meglio soli che male accompagnati. 1] Meglio tardi che mai. 1] Meglio un asino vivo che un dottore morto. 1] Meglio un fiorino guadagnato, che cento ereditati. 4] Meglio un magro accordo che una grassa sentenza. 2] Meglio un morto in casa che un pisano all'uscio. 2] Meglio una festa che cento festicciole. 1] Meglio una volta arrossire che mille impallidire. 8] Meglio vivere ben che vivere a lungo. 64] Meno siamo meglio stiamo. 57] Mente lieta, vita quieta e moderata dieta. 2] Merito non conosciuto poco vale. 8] Milan può far, Milan può dir, ma non può far dell'acqua vin. 8] Mille errori sono più facilmente pronunciati che una verità. 4] Moglie e buoi dei paesi tuoi. 1] Donne e buoi dei paesi tuoi. 2] Mogli che non contraddicono e galline che facciano le uova d'oro, sono uccelli rari. 8] Moglie maglio. 1] Molte cose si giudicano impossibili a farsi prima che siano fatte. Molte mani fanno l'opera leggera. Molte paglie unite possono legare un elefante. 8] Molte volte la belleza più adorabile si unisce alla stupidaggine più insopportabile. Molte volte si perde per negligenza quello che si è guadagnato con giustizia. 4] Molti hanno buone carte in mano, ma non le sanno giocare. 4] Molti inventano oro con la bocca ed hanno piombo alle mani e ai piedi. 4] Molti parlano d'Orlando anche se non videro mai il suo brando. 8] Molti sfuggono alla pena, ma non ai rimorsi della coscienza. 8] Molti si immaginano di avere il pulcino, che non hanno ancora l'uovo. 4] Molti si lamentano del buon tempo. 8] Molti sono i verseggiatori, pochi i poeti. 8] Molti squartano un gatto e giurano che era un leone. 8] Molti voti fanno l'abate. 4] Molto denaro, molti amici. 4] Molto fumo e poco arrosto. 1] Molto può nuocere una piccola negligenza. 8] Morire di fame in una madia di pane. 4] Morta la serpe, spento il veleno. 8] Morto un papa se ne fa un altro. 1] Mulo buon mulo, ma cattiva bestia. 8] Muore il ricco, gli fanno il funerale; muore il povero, nessuno gli dice: vale. 8] Muove la coda il cane non per te, ma per il pane. 4] N Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi. Né col capretto né con l'agnello, si adopera il coltello. 8] Né di venere, né di marte non si sposa né si parte, né si dà principio all'arte. 2] Né donna né tela al lume di candela. 8] Ne uccide più la lingua che la spada. 2] Ne uccide più la gola che la spada. 2] Necessità fa legge e tribunale. 2] Negli ordini pari, i pareri sono dispari. 8] Nel bere e nel camminare si conoscono le donne. 8] Nel bosco tagliato non ci stanno assassini. 8] Nel dubbio astieniti. 2] Nel monte di Brianza, senza vin non si danza. 8] Nel paese degli zoppi, zoppicar non è vergogna. 8] Nel regno dei ciechi anche un orbo è re. 175] Nel regno dei ciechi anche un guercio è re. 175] Nel regno di Dio, poveri e ricchi sono uguali. 8] Nell'autunno non bisogna più sognare di rose e tulipani. 4] Nell'estate si deve pensare all'inverno, e nella gioventù alla vecchiaia. 4] Nell'eternità si arriva sempre in tempo. Nell'inverno il pazzo sogna rose, e nell'estate il savio le raccoglie. 4] Nella botte piccola c'è il buon vino. 8] Nella felicità ragione, nell'infelicità pazienza. 8] Nella gotta, il medico non vede gotta. 176] Nelle sventure si conosce l'amico. 1] Nessuna corona è più bella di quella dell'umiltà. 8] Nessuna fortezza è così salda che non si lasci conquistare dall'oro. 4] Nessuna ingiustizia rimane impunita. 4] Nessuna mela è così bella che non abbia qualche difetto. 4] Nessuna nuova, buona nuova. Nessuno è profeta in patria. Nessuno può dare quello che non ha. 4] Nessuno può difendersi dalla beffa. 4] Ne uccide più Bacco che Marte. 4] Neve di Dicembre dura fin che dura la brina. 8] Niente è più bello di una faccia allegra. 8] Niuna guardia è migliore di quella che una donna fa a se stessa. 4] Non accettare i rimproveri o consigli da chi educare non seppe i propri figli. Non aspettar che l'abete porti pomi. 4] Non basta esser galantuomo, bisogna anche esser conosciuto per tale. 8] Non bisogna fare il diavolo più nero di quello che è. 8] Non bisogna fasciarsi il capo prima di romperselo. 8] Non bisogna mai usare due pesi e due misure. 8] Non bisogna scuotere l'orzo dal sacco prima di avere il frumento. Non c'è alcuno così povero che non possa aiutare, né alcuno così ricco che non abbia bisogno d'aiuto. 8] Non c'è cosa più triste sulla terra dell'uomo ingrato.Non si muove foglia che Dio non voglia. Non c'è affanno senza danno. 4] Non c'è Carnevale senza luna di febbraio. Non c'è due senza tre. 1] Non c'è due senza tre e il quarto vien da sé. 2] Non c'è cosa così cattiva che non sia buona a qualche cosa. 4] Non c'è eretico che non abbia la sua credenza. 4] Non c'è fumo senza arrosto. 1] Non c'è gallina né gallinaccia che di gennaio l'uova non faccia. 2] Non c'è intoppo per avere, più che chiedere e temere. 178] Non c'è male senza bene. 4] Non c'è miglior cieco di quello che non vuole vedere. 4] Non c'è pane senza pena. 1] Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. 2] Non c'è regola senza eccezioni. 1] Non c'è rosa senza spine.Non cade foglia che Dio non voglia. 1] Non ci fu mai frettoloso che non fosse pazzo. 8] Non ci rimane nessuna vigna da vendemmiare, e né meno nessuna donna da maritare. 179] Non credere a donna, quand'anche sia morta. 4] Non destare il can che dorme. 1] Non dire quattro se non l'hai nel sacco. 2] Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco. 180] Non è arte il giocare, ma lo smettere. 4] Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace. 181] Non è bene esser poeta nel villaggio. 8] Non è bene riporre denaro in una cassa di cui non si ha la chiave. 4] Non è col dire "miel, miel," che la dolcezza viene in bocca. 117] Non è contento quel che si lamenta. 8] Non è in nessun luogo chi è in ogni luogo. 4] Non è mai gran gagliardia, senza un ramo di pazzia. 8] Non è povero, se non chi si crede tale. 8] Non è sempre savio chi non sa esser qualche volta pazzo. 8] Non è sì tristo cane, che non meni la coda. 182] Non è tutto oro quel che luccica. 183] Non è tutto oro quel che riluce. 183] Non esiste amore senza gelosia. 8] Non fa la stessa viva sensazione il solletico a tutte le persone. 8] Non facendo niente, più pena si sente. 4] Non far mai bene, non avrai mai male. 8] Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.[58] 2] Non fare il male ch'è peccato, non fare il bene ch'è sprecato. 1] Non fare il passo più lungo della gamba. 2] Non gira il corvo che non sia vicina la carogna. 8] Non lodare il bel giorno prima di sera. 4] Non mettere il carro davanti ai buoi. 184] Non mettere il rasoio in mano a un pazzo. 8] Non mettere un rasoio in mano a un pazzo. 185] Non mi morse mai scorpione, ch'io non mi medicassi col suo olio. 8] Non nominar la corda in casa dell'impiccato. 1] Non ogni abisso ha un parapetto. 4] Non ogni lettera va alla posta, non ogni domanda vuole risposta. 8] Non pensa il cuore quel che dice la bocca. 4] Non perde il cervello se non chi l'ha. 8] Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi. 1] Non sempre va d'accordo la campana dell'orologio con la meridiana. 8] Non serve dire «Di tal acqua non berrò». 4] Non si campa d'aria. 4] Non si comincia bene se non dal cielo. 4] Non si dà fumo senza fuoco. 4] Non si entra in Paradiso a dispetto dei Santi. 1] Non si fa niente per niente. 1] Non si fan nozze coi fichi secchi. 186] Non si finisce mai di imparare. 4] Non si insegna a nuotare ai pesci. 4] Non si legge mai libro senza imparare qualcosa. 4] Non si possono cavar le castagne dal fuoco colla zampa del gatto. 187] Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. 1] Non si può bere e fischiare. 77] Non si sa mai per chi si lavora. 4] Non si sta mai tanto bene che non si possa star meglio, né tanto male che non si possa star meglio. 8] Non sono cacciatori tutti quelli che portano il fucile. 4] Non sono uguali tutti i giorni. 4] Non ti far povero a chi non ha da farti ricco. 8] Non ti fidar d'un tratto, di grazia o di bontà. 8] Non ti vantar farfalla, tuo padre era un bruco. 8] Non tutte le ciambelle riescono col buco. 1] Non tutte le lacrime vengono dal cuor. 4] Non tutti i matti rompono i piatti. 8] Non tutti i pazzi stanno al manicomio. 8] Non tutti possiamo abitare in piazza. 8] Non tutti sono ammalati quelli che sono in letto. 8] Non tutti sono infelici come credono. 8] Non tutti sono infermi quelli che gridano ahi! 8] Non tutti vedono la serpe che sta nascosta sotto l'erba. 4] Non tutto il male vien per nuocere. 2] Non v'è mai tanta pace in convento, come quando i frati portano tonache uguali. 8] Non vi è donna senza amore. 8] Non vi è inganno che non si vinca con l'inganno. 4] Non vi è lino senza resca, né donna senza pecca. 4] Non vi è nulla che ricercando non si possa penetrare. 4] Non vi è peggior burla che la vera. 4] Non vi fu mai gatta che non corresse ai topi. 8] Non vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso. 1] Non vo' dormire né fare la guardia. 4] Notte, amore e vino fanno spesso l'uomo meschino. 8] Novembre vinaio. 16] Nulla è così buono che a lungo andare non venga a noia. 8] Nuovo padrone, nuova legge. 58] Nutri il corvo e ti caverà gli occhi. 8] Nutri la serpe in seno, ti renderà veleno. 8] O O taci, o di' cosa migliore del silenzio.[59] 8] Occhio che piange cuore che duole. 2] Occhio che piange cuore che sente. 2] Occhio non vede, cuore non duole. 2] Occhio per occhio, dente per dente.[60] 2] Olio di lucerna ogni mal governa. 2] Oggi a me domani a te. 2] Oggi allegria, domani malinconia. 8] Oggi creditore, domani debitore. 8] Oggi fresco e forte, domani nella morte. 8] Oggi in figura, domani in sepoltura. 8] Oggi in pace, domani in guerra. 8] Oggi mercante, domani mendicante. 8] Oggi pioggia e doman vento, tutto cambia in un momento. 8] Ogni Abele ha il suo Caino. 4] Ogni animale per non morir s'aiuta. 188] Ogni bel gioco dura poco. 1] Ogni bella scarpa diventa ciabatta, ogni bella donna diventa nonna. 8] Ogni bene infine svanisce, ma la fama non perisce. 4] Ogni cosa ch'è rara, suol essere più cara. 8] Ogni disuguaglianza, l'amore uguaglia. 4] Ogni erba si conosce dal seme. 4] Ogni fatica merita ricompensa. 4] Ogni gatta ha il suo febbraio. 8] Ogni giorno non è festa. 4] Ogni giorno non si fanno nozze. 4] Ogni grillo si crede cavallo. 8] Ogni lasciata è persa. 1] Ogni legno ha il suo tarlo. 1] Ogni lucciola non è un fuoco. 8] Ogni lumaca vede le corna delle altre. 189] Ogni matto fa il suo atto. 8] Ogni medaglia ha il suo rovescio. 1] Ogni pazzo vuol dar consiglio. 8] Ogni pelo ha la sua ombra. 4] Ogni popolo ha il governo che si merita. 190] Ogni promessa è debito. 1] Ogni rana si crede gran dama. 8] Ogni rana si crede una Diana. 8] Ogni scimmia trova belli i suoi scimmiotti. 8] Ogni serpe ha il suo veleno. 8] Ogni simile ama il suo simile. 1] Ogni uccello fa il suo verso. 8] Ogni uccello canta il suo verso. 191] Ognun patisce del suo mestiere. 192] Ognuno trascura per sé i godimenti dell'arte sua, quasi venutigli a noia perché ci ha guardato dentro: il cuoco non è mai ghiotto, il calzolaio va colle scarpe rotte. Ognun per sé e Dio per tutti. 1] Ognun vede le proprie oche come cigni. 8] Ognuno all'arte sua e il lupo alle pecore. 2] Ognuno ama sentirsi lodare. 4] Ognuno che ha un gran coltello, non è un boia. 4] Ognuno fa degli errori. 4] Ognuno faccia il suo mestiere. 2] Ognuno ha i suoi gusti. 193] Ognuno ha il suo affanno. 8] Ognuno ha la sua croce. 1] Ognuno tira l'acqua al suo mulino. 2] Orto, uomo morto. 169] Orzo e paglia fanno il caval da battaglia. 8] Ospite raro ospite caro. 1] Ottobre mostaio. 16] P Paese che vai usanza che trovi. 1] Paga il giusto per il peccatore. 1] Pancia affamata, vita disperata. 4] Pancia piena non crede a digiuno. 1] Pancia vuota non sente ragioni. 1] Parla all'amico come se ti avesse a diventar nemico. 8] Pane finché dura, vino con misura. 194] Parenti, amici, pioggia, dopo tre giorni vengono a noia. 8] Parenti serpenti. 1] Parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli. 2] Parere e non essere è come filare e non tessere. 2] Parlare francese come una vacca spagnola. 4] Passata la festa gabbato lo santo. 1] Passato il fiume scordato il santo. 4] Patti chiari, amici cari. 2] Patti chiari amicizia lunga. 2] Pazzi e buffoni hanno pari libertà. 8] Pazzo è colui che bada ai fatti altrui. 8] Pazzo è quel prete che biasima le sue reliquie. 195] Pazzo per natura, savio per scrittura. 8] Peccati vecchi, penitenza nuova. 8] Peccato celato è mezzo perdonato.[61] 196] Peccato confessato è mezzo perdonato. 8] Per amore anche una donna onesta, può perdere la testa. 8] Per chi vuol esser libero, non c'è catena che tenga. 8] Per essere amabili, bisogna amare. 9] Per fare l'elemosina non manca mai la borsa. 4] Per il galantuomo non ci sono leggi. 8] Per il saggio le lacrime delle donne sono come gocce salate. 4] Per imparare qualche cosa, non è mai troppo tardi. 4] Per l'abbondanza del cuore la bocca parla. 4] Per l'oro, l'abate vende il convento. 4] Per la santa Candelora[62] dell'inverno siamo fora, ma se piove o tira vento, dell'inverno siamo dentro. 2] Per la santa Candelora se tempesta o se gragnola dell'inverno siamo fora; ma se è sole o solicello siamo solo a mezzo inverno. 2] Per natura tutti gli uomini sono simili; per l'educazione diventano interamente diversi. 4] Per ogni civetta che si sente cantare sul tetto, non bisogna metter lutto. 8] Per quanto alletti la bellezza di un fiore, nessuno lo coglie se ha cattivo odore. 4] Per san Lorenzo la noce è fatta. 2] Per San Lorenzo la noce si spacca nel mezzo. 197] Per san Lorenzo piove dal cielo carbone ardente. 2] Per Santa Caterina [25 novembre], le bestie fuori dalla cascina. 198] Per trovare ingiustizie non occorrono lanterne. 4] Per un chiodo si perde un ferro, e per un ferro un cavallo. 8] Per un punto Martin perse la cappa.[63] 2] Per una scopa formano un mercato tre donne e assordan tutto il vicinato. 8] Perde le lacrime chi piange davanti al giudice. 4] Perdona a tutti, ma non a te. 199] Perdonare è da uomini, scordare è da bestie. 199] Pesce che va all'amo, cerca d'esser gramo. 8] Pianta a cui spesso si muta luogo, non prende vigore. 4] Piccola fiamma non fa gran luce. 8] Piccola pietra rovesciar può il carro. 8] Piccola scintilla può bruciar la villa. 8] Piccole ruote portano gran pesi. 8] Piccolo ago scioglie stretto nodo. 8] Piglia il bene quando viene, ed il male quando conviene. 8] Piove sempre sul bagnato. 2] Pisa, pesa per chi posa. 8] Più alta la condizione, più si deve essere umili. 8] Più briccone, più fortunato. 4] Più il fiume è profondo, più scorre il silenzio. 4] Più si chiacchiera, meno si ama. 8] Piuttosto un asino che porti, che un cavallo che butti in terra. 87] Poca brigata vita beata. 1] Poeta si nasce, oratori si diventa. 200] Poeti e Santi campano tutti quanti. 201] Poeti, pittori e pellegrini a fare e a dire sono indovini. 8] Polenta e latte bollito, in quattro salti è digerito. 8] Portare frasconi a Vallombrosa. 4] Prendi la bruna per amante e la bionda per moglie. 8] Preghiera di gatto e brontolio di pulce non arrivano in cielo. 131] Preghiera umile entra in cielo. 8] Presto e bene, raro avviene. 8] Prete spretato e cavolo riscaldato, non fu mai buono.[64] Prevedere per provvedere e prevenire. 202] Prima della morte non chiamare nessuno felice. 4] Prima di ammogliarsi bisogna fare il nido. 4] Prima di andare alla pesca esamina ben bene la tua rete. 8] Prima di domandare, pensa alla risposta. 203] Prima lusingare e poi graffiare, è arte dei gatti. 8] Prodigo e bevitor di vino, non fa né forno né mulino. 8] Pugliesi, cento per forca e un per paese. 8] Puoi ben drizzare il tenero virgulto, non l'albero già fatto adulto. 4] Putto in vino e donna in latino non fecero mai buon fine. 4] Q Qual proposta tal risposta. 1] Qualche intervallo il pazzo ha di saviezza, qualche intervallo il savio ha di stoltezza. 8] Qualche volta anche Omero sonnecchia. 204] Quale uccello, tale il nido. 205] Quand'anche si trapiantassero in paradiso, i cardi non porterebbero mai rose. 8] Quando arriva la gloria svanisce la memoria. 2] Quando c'è l'esercito, si trova anche il generale. 4] Quando c'è la salute c'è tutto. 57] Quando canta la rana, la pioggia non è lontana. 8] Quando ci sono molti galli a cantare non si fa mai giorno. 16] Quando è alta la passione, è bassa la ragione. 206] Quando è finito il raccolto dei datteri, ciascuno trova da ridire alla palma. 8] Quando fischia l'orecchio dritto, il cuore è afflitto; quando il manco, il cuore è franco. 8] Quando gli eretici si accapigliano, la chiesa ha pace. 4] Quando il colombo ha il gozzo pieno, le vecce gli sembrano amare. 8] Quando il culo è avvezzo al peto non si può tenerlo cheto. 2] Quando il fanciullo è satollo anche il miele non ha più gusto. 4] Quando il fanciullo ha sette anni, la ragione spunta in lui. 207] Quando il gatto lecca il pelo viene acqua giù dal cielo. 38] Quando il gatto non c'è i topi ballano. 1] Quando il gatto non può arrivare al lardo dice che è rancido. 8] Quando il gatto si lecca e si sfrega le orecchie con la zampina, pioverà prima che sia mattina. 8] Quando il gozzo è pieno, le ciliegie sono acerbe. 8] Quando il grano ricasca, il contadino si rizza. 57] Quando il grano va a male, bisogna ringraziare Dio per la paglia. 8] Quando il lardo è divorato, poco val cacciare il gatto. 8] Quando il mandorlo non frutta, la semente ci va tutta. 8] Quando il padrone zoppica, il servo non va diritto. 8] Quando il sole splende, non ti curar della luna. 8] Quando il tempo è chiaro in autunno, vento nell'inverno. 4] Quando in autunno sono grassi i tassi e le lepri, l'inverno è rigoroso. 4] Quando l'amore è a pezzi non c'è alcuna colla che lo riappiccichi. 8] Quando l'angelo diventa diavolo, non c'è peggior diavolo. 4] Quando l'avaro muore, il danaro respira. 4] Quando l'Italia suona la chitarra, la Spagna le nacchere, la Francia il liuto, l'Irlanda l'arpa, la Germania la tromba, l'Inghilterra il violino, l'Olanda il tamburo, nulla è uguale ad esse. 8] Quando la barba fa bianchino, lascia la donna e tienti al vino. 208] Quando la cicala canta in settembre, non comprare gran da vendere. 8] Quando la fame entra dalla porta, l'amore esce dalla finestra. 8] Quando la grazia di Dio è nel cuore, gli occhi nuotano nell'allegria. 4] Quando la guerra comincia s'apre l'inferno. 4] Quando la neve si scioglie si scopre la mondezza. 1] Quando la pera è matura casca da sé. 1] Quando la pera è matura bisogna che caschi. 16] Quando la radice è tagliata, le foglie se ne vanno. 8] Quando la ragione dorme, il cuore scappuccia. 8] Quando la luna è bianca il tempo è bello; se è rossa, vuole dire vento; se pallida, pioggia. 4] Quando la rana canta il tempo cambia. 8] Quando non dice niente, non è dal savio il pazzo differente. 8] Quando non sai, frequenta in domandare. 209] Quando piove col sole le vecchie fanno l'amore. 1] Quando piove col sole il diavolo fa l'amore. 1] Quando piove col sole le streghe fanno l'amore. 2] Quando piove col sole si marita la volpe.[65] 2] Quando piove d'agosto, piove miele e mosto. 8] Quando si è in ballo bisogna ballare. 1] Quando si è patito si è inclini a compatire. 4] Quando si mangia non si parla. 57] Quando sono fidanzate hanno sette mani e una lingua, quando sono sposate hanno sette lingue e una mano. Quando un amico chiede, non v'è domani. 210] Quando un povero dà al ricco, Dio ride in cielo. 8] Quando una cosa è accaduta, poco vale lamentarsi. 8] Quando viene la forza, il diritto è morto. 4] Quanto più è alto il monte, tanto più profonda la valle. 4] Quanto più la rana si gonfia, più presto crepa. Quanto più se n'ha, tanto più se ne vorrebbe. 4] Quattro lumi non s'accendono. 2] Quattro nuove invenzioni vanta il mondo: scorticare senza coltello, arrostire senza fuoco, lavare senza sapone, e invece degli occhiali vedere attraverso le dita. 4] Quel ch'è innato per natura, si porta alla sepoltura. Quel ch'è raro, è stimato. 8] Quel che con l'acqua mischia e guasta il vino, merita di bere il mare a capo chino. 8] Quel che è disposto in cielo, conviene che sia. 4] Quel, che è fatto, è fatto, e non si può fare, che fatto non sia. 211] Quel che è fatto è reso. 2] Quel che non può l'ìngegno, può spesso la fortuna. Quel che non puoi pagare col denaro, pagalo almeno col ringraziamento. 8] Quel che è gioco per il forte per il debole è morte. 8] Quel che si dà al ricco, si ruba al povero. 8] Quel che si fa a fin di bene, non dispiace mai a Dio. 4] Quel che si fa all'oscuro, appare al sole. 4] Quel che supera il mio intelletto, lo lascio stare. 4] Quella bellezza l'uomo saggio apprezza che dura sempre, fino alla vecchiaia. 4] Quelli che hanno meno ingegno, ne hanno da vendere più degli altri. 4] Quello che abbaia è il cane sdentato. 4] Quello che deve durare per l'eternità non si deve scrivere con l'acqua. 4] Quello che è accaduto ieri, può accadere oggi. 4] Quello che è passato, è scordato. 4] Quello che ha da essere, sarà. 4] Quello che non avviene oggi, può avvenire domani. 4] Quello che non è stato può essere. 4] Quello che non può l'intelletto, può spesso il caso. 4] Quello che puoi fare oggi, non rimandarlo a domani. Quello che si dice all'eco nel bosco, il bosco lo ripete. 4] Quello che si impara in gioventù, non si dimentica mai più. 4] Quello che si usa non si scusa. 212] Quello è mio zio, che vuole il bene mio. 4] Quello è un fanciullo accorto che conosce suo padre. 4] Questo devi sapere che la gelosia di un Arabo è la stessa gelosia. 4] Quieta non muovere. 16] R Raglio d'asino non giunse mai al cielo. 2] Rana di palude sempre si salva. 8] Rane, malsane. 8] Render nuovi benefici all'ingratitudine è la virtù di Dio e dei veri uomini grandi. 8] Ricchezza mal disposta a povertà s'accosta. 8] Ricchezze nell'India, sapere in Europa, e pompa fra gli ottomani. 8] Ricchi e poveri non portano che un lenzuolo all'altro mondo. 8] Ricco e grande fortuna potrà farti, ma mai il comune senso potrà darti. 4] Ricorda che il nemico può diventarti amico. 8] Ride ben chi ride ultimo. 2] Ride ben chi ride l'ultimo. 2] Roba calda il corpo non salda. 213] Roba d'altri, tutti scaltri. 4] Roma, a chi nulla in cent'anni, a chi molto in tre dì. 8] Roma non fu fatta in un giorno. 2] Roma santa, Aquila bella, Napoli galante. 214] Rosso di mattina, pioggia vicina. 215] Rosso di sera bel tempo si spera; rosso di mattina acqua vicina. 2] Rosso di sera, buon tempo si spera; rosso di mattina mal tempo si avvicina. 1] Rosso e giallaccio pare bello ad ogni faccia, verde e turchino si deve essere più che bellino. 216] Rovo, in buona terra covo. 169] S Salta chi può. 1] San Benedetto[66] la rondine sotto il tetto. 2] San Lorenzo dalla gran calura. 2] San Pietro abbracciato, Cristo negato. 4] San Silvestro [31 dicembre] l'oliva nel canestro. 2] Sangue giovane sempre spavaldo. 8] Sasso che rotola non fa muschio. 47] Pietra che rotola non fa muschio. 2] Sbagliando s'impara. 1] Scalda più l'amore che mille fuochi. 8] Scherza coi fanti e lascia stare i Santi. 1] Scherzando intorno al lume che t'invita, farfalla perderai l'ali e la vita. 65] Scherzo di mano, scherzo di villano. 1] Gioco di mano, gioco di villano. 1] Schiena di mulo, corso di barca, buon per chi n'accatta. 8] Scusa non richiesta, accusa manifesta.[67] 217] Se ari male, peggio mieterai. 47] Se fossero buoni i nipoti non si leverebbero dalla vigna. 218] Se gioventù sapesse, se vecchiaia potesse. 167] Se i gatti sapessero volare, le beccacce sarebbero rare. 131] Se il coltivatore non è più forte della su' terra questa finisce per divorarlo. 47] Se il ladro lasciasse il suo rubare, non ci sarebbero più forche. 4] Se il giovane sapesse di quanto ha bisogno la vecchiaia, chiuderebbe spesso la borsa. 4] Se il padre di famiglia è miope, i servi sono ciechi. 8] Se il piede destro è zoppo, Dio rafforza il sinistro. 8] Se il poeta s'erige a oratore predicherà agli orecchi e non al cuore. 8] Se il primo bottone hai fatto essere secondo, tutti sbagliati saranno da cima a fondo. 4] Se il re sputa sopra un abete si chiama subito abete reale. 4] Se il ricco conoscesse la fame del povero, gli darebbe del suo pane. 8] Se il ringraziare costasse denaro, molti se lo terrebbero in tasca. 8] Se il tuo gatto è ladro non scacciarlo di casa. 8] Se il virtuoso è povero, il lodarlo non basta; il dovere primo è d'aiutarlo. 8] Se la pazzia fosse dolore, in ogni casa si sentirebbe stridere. 8] Se le lattughe lasci in guardia alle oche, al ritorno ne troverai ben poche. 219] Se ne vanno gli amori e restano i dolori. 4] Se nessuno sa quel che sai, a nulla serve il tuo sapere. 8] Se non è zuppa è pan bagnato. 1] Se non hai mai rubato, la parola ladro non è per te un'ingiuria. 4] Se occhio non mira, cuor non sospira. 8] Se ognun spazzasse da casa sua, tutta la città sarebbe netta. 220] Se piovesse oro, la gente si stancherebbe a raccoglierlo. 8] Se son rose fioriranno. 1] Se ti vuoi nutrire bene, fai ballare i trentadue. 8] Se un fratello compie un omicidio, gli altri non sono responsabili. 4] Se vuoi che t'ami, fa' che ti brami. 8] Se vuoi portare l'uomo a incretinire, fallo ingelosire. 4] Segui il filo e troverai il gomitolo. 4] Senza denari non canta un cieco. 1] Senza denari non si canta messa. 1] Senza umiltà tutte le virtù sono vizi. 8] Sempre ti graffierà chi nacque gatto. 8] Senza umanità non vi è né virtù, né vero coraggio, né gloria durevole. 8] Seren d'inverno e nuvolo d'estate, non ti fidare. 4] Sette in un colpo! disse quel sarto che aveva ammazzato sette mosche. 8] [wellerismo] Settembre, l'uva è fatta e il fico pende. 16] Si bacia il fanciullo a causa della madre, e la madre a causa del fanciullo. 4] Si deve alzare di buon'ora chi vuol contentare i suoi vicini. 8] Si dice il peccato, ma non il peccatore. 2] Si mantiene un esercito per mille giorni, e non se ne fa uso che per un momento. 4] Si parla del diavolo e spuntano le corna. 130] Si può conoscere la tua opinione dal tuo sbadigliare. 8] Si può vivere senza fratelli ma non senza amici.[68] Si stava meglio quando si stava peggio.[69] 2] Sia l'astrologo che l'indovina ti portano alla rovina. 4] Sicuro come il pane. 4] Sin che si vive, s'impara sempre. 4] Sol gente di mal'affare, bestie e botte, van fuori di notte. 221] Son padrone del mondo oggi le donne e cedon toghe e spade a cuffie e gonne. 8] Sono meglio cento beffe che un danno. 4] Sono sempre gli stracci che vanno all'aria. 1] Sopra l'albero caduto ognuno corre a fare legna. 4] Sopra ogni vino, il greco è divino. 8] Sotto la neve pane, sotto l'acqua fame. 1] Spesso a chiaro mattino, v'è torbida sera. 222] Spesso chi commette un'ingiustizia, ne subisce una peggiore. 4] Spesso vince più l'umiltà che il ferro. 8] Sposa bagnata sposa fortunata. 223] Stretta la foglia, larga la via dite la vostra che ho detto la mia. 2] Larga la foglia, stretta la via dite la vostra che ho detto la mia. 2] Stringe più la camicia che la gonnella. 4] Studia non per sapere di più, ma per sapere meglio degli altri. 224] Studio in gioventù, onore alla vecchiaia. 4] Sulla pelle della serpe nessuno guarda alle macchie. 8] Superbia povera spiace anche al diavolo; umiltà ricca piace anche a Dio. 8] T T'annoia il tuo vicino? Prestagli uno zecchino. 4] Tagliare i capelli con la pentola. 225] Tagliarli male. Tal lascia l'arrosto che poi brama il fumo. 4] Tale padre, tale figlio.[70] 2] Tanti galli a cantar non fa mai giorno. 1] Tanti idoli, tanti templi. 4] Tanti pochi fanno un assai. 226] Tanto fumo e poco arrosto. 2] Tanto l'amore quanto il fuoco devono essere attizzati. 8] Tanto l'amore quanto la minestra di fagioli vogliono uno sfogo. 8] Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. 1] Tempo chiaro e dolce a capodanno, assicura bel tempo tutto l'anno. 8] Tenga bene a mente un bugiardo quando mente. 4] Tentar non nuoce. 1] Terra assai, terra poca. 169] Terra bianca, tosto stanca. 227] Terra coltivata raccolta sperata. 2] Terra nera buon grano mena. 2] Testa di lucertola, collo di gru, gambe di ragno, pancia di vacca, groppa di baldracca. 8] Testa di pazzo non incanutisce mai. 8] Tinca di maggio e luccio di settembre. 8] Tinca in camicia, luccio in pelliccia. 8] Tira più un pelo di fica che cento paia di buoi. 2] Tira più un capello di donna che cento paia di buoi. 8] Tolta la causa, cessato l'effetto. 8] Tondi l'agnello e lascia il porcello. 8] Torinesi e Monferrini, pane, vino e tamburini. 8] Tra cani non si mordono. 1] Tra i due litiganti il terzo gode. 1] Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. 1] Tra l'incudine e il martello, mano non metta chi ha cervello. 4] Tra moglie e marito non mettere il dito. 1] Tradimento piace assai, traditor non piace mai. 148] Trattar male il povero è il disonor del ricco. 8] Tre cose cacciano l'uomo di casa: fumo, goccia e femmina arrabbiata. 4] Tre cose fanno l'uomo ammalato: amore, vino e bagno. 8] Tre cose simili: prete, avvocato e morte. Il prete toglie dal vivo e dal morto; l'avvocato vuol del diritto e del torto; e la morte vuole il debole e il forte. 142] Tre cose sono rare: un buon melone, un buon amico e una buona moglie. 8] Tre sono le meraviglie, Napoli, Roma e la faccia tua. 228] Trenta monaci e un abate non farebbero bere un asino per forza. 4] Triste e guai, chi crede troppo e chi non crede mai. 8] Triste quel cane che si lascia prendere la coda in mano. 8] Triste quell'estate, che ha saggina e rape. 8] Tromba di culo, sanità di corpo. 213] Troppa manna, nausea. 8] Troppa modestia è orgoglio mascherato. 8] Troppe soddisfazioni tolgono ogni voglia. 8] Troppi cuochi guastano la cucina. 1] Troppo povero e troppo ricco fa ugual disgrazia. 8] Tu scherzi col tuo gatto e l'accarezzi, ma so ben io qual fine avran quei vezzi. 8] Turchi e Tartari, flagelli dei popoli. 229] Tutta la strada non fallisce il saggio che, accortosi a metà, corregge il viaggio. 4] Tutte le cose sono difficili prima di diventar facili. 70] Tutte le strade portano a Roma. 1] Tutte le volpi si ritrovano in pellicceria. 2] Tutte le volpi si rivedono in pellicceria. 2] Tutte le volte che si ride si toglie un chiodo dalla cassa. 230] Tutti del pazzo tronco abbiamo un ramo. 8] Tutti i fiumi vanno al mare. 1] Tutti i giorni sono buoni per andare a caccia. ma non per prendere uccelli. 4] Tutti i guai son guai, ma il guaio senza pane è il più grosso. 1] Tutti i gusti son gusti. 1] Tutti i mestieri danno il pane. 231] Tutti i nodi vengono al pettine. 1] Tutti i peccati mortali sono femmine. 8] Tutti i salmi finiscono in gloria. 1] Tutti siamo figli di Adamo ed Eva. 190] Tutto ciò che dura a lungo annoia. 8] Tutto è bene quel che finisce bene.[71] 1] Tutto il cervello non è in una testa. 4] Tutto il mondo è paese. Tutto quello che è bianco non è farina. 4] Tutto s'accomoda fuorché l'osso del collo. 31] U Uccellin che mette coda vuol mangiare a tutte l'ore. 2] Uccello raro ha nido raro. 8] Ucci ucci, sento odor di cristianucci. 2] Umiltà e cortesia adornano più di una veste tessuta d'oro. 8] Un bel tacer non fu mai scritto.[73] 2] Un'anima magnanima consulta le altre; un'anima volgare disprezza i consigli. 8] Un'oncia di allegria vale più di una libbra di tristezza. 232] Un'ora di contento sconta cent'anni di tormento. 233] Un abete non fa foresta. 4] Un bell'abito è una lettera di raccomandazione. 4] Un buon abate loda sempre il suo convento. 4] Un buon principio va sempre a buon fine. 4] Un cattivo libro ha spesso un buon titolo, ed una fronte onesta, un cervello ribaldo. 4] Un cuor magnanimo vuol sempre il bene, anche se il premio mai non ottiene. 8] Un esercito senza generale è come un corpo senz'anima. 4] Un fido amico, e ricchezze ben acquistate son due cose rare. 8] Un fratello aiuta l'altro. 4] Un granello fa traboccare la bilancia. 4] Un granello di polvere fa scoppiare tutta la bomba. 4] Un ladro non ruba sempre, ma bisogna guardarsi da lui. 4] Un lume è più presto spento che acceso. 4] Un male tira l'altro. 4] Un padre campa cento figli e cento figli non campano un padre. 2] Un pazzo ne fa cento. 8] Un piccolo buco fa affondare un gran bastimento. Un povero virtuoso val più di un ricco vizioso. 8] Una bella barba e un cuor valente adornano l'uomo. 4] Una bella giornata non fa estate. 4] Una bella lacrima trova facilmente un fazzoletto che la asciughi. 4] Una bugia ha bisogno di sette bugie. 4] Una buona risata si trasforma tutta in buon sangue. 232] Una ciliegia tira l'altra. 2] Una cosa tira l'altra. 16] Una estate vale più di dieci inverni. 4] Una parola tira l'altra. 2] Una e buona. 16] Una ma buona. 16] Una fa, due stentano, ma a tre ci vuol la serva. 8] Una Fenice fra le donne è quella, che altra donna confessa essere bella. 8] Una mano lava l'altra e tutte e due lavano il viso. 1] Una mela al giorno leva il medico di torno. 2] Una ne paga cento. 1] Una ne paga tutte. 1] Una rondine non fa primavera. 1] Un fiore non fa giardino. 4] Un fiore non fa primavera. 4] Una volta corre il cane e una volta la lepre. 1] Una volta per uno non fa male a nessuno. 1] Uno semina, l'altro raccoglie. 72] Uno si fa la sorte da sé, l'altro la riceve bell'e fatta. 8] Uomo a cavallo, sepoltura aperta. 2] Uomo avvisato mezzo salvato. 1] Uomo da nessuno invidiato, è uomo non fortunato. 4] Uomo di vino, non vale un quattrino. 8] Uomo morto non fa più guerra. 234] Uomo senza quattrini è un morto che cammina. 2] Uomo solitario, o angelo o demone. 235] Uomo zelante, uomo amante. 4] L'uomo misero è un morto che cammina. 2] Uovo di un'ora, pane di un giorno, vino di un anno, donna di quindici e amici di trent'anni. 8] V Va' in piazza vedi e odi, torna a casa bevi e godi. 236] Va più di un asino al mercato. 4] Val più un piacere da farsi che cento di quelli fatti. 8] Val più una messa in vita che cento in morte. 4] Vale più la pratica che la grammatica. 1] Vale più un fatto che cento parole. 237] Vale più un gusto che un casale. 1] Vale più un testimone di vista che cento d'udito. 2] Vale più uno a fare. 16] Vanga e zappa non vuol digiuno. 47] Vanga piatta poco attacca, vanga ritta terra ricca, vanga sotto ricca il doppio. 2] Vecchi doni vogliono nuovi ringraziamenti. 8] Vecchiaia d'aquila, giovinezza d'allodola. 4] Vedere e non toccare è una cosa da crepare. 2] Vedere per credere. 238] Vento fresco mare crespo. 239] Ventre pieno non crede a digiuno. 16] Ventre vuoto non sente ragioni. 16] Vesti un legno, pare un regno. 41] Vi sono dei matti savi, e dei savi matti. 8] Vicino alla chiesa lontano da Dio. 2] Vicino alla serpe c'è il biacco. 8] Vigna nel sasso e orto in terren grasso. 240] Vincere un ambo al lotto è un malefizio, che più accresce la speranza al vizio. 8] Vino amaro, tienilo caro. 8] Vino battezzato non vale un fiato. 8] Vino battezzato, non va al palato. 8] Vino dentro, senno fuori. 8] Vino di fiasco la sera buono e la mattina guasto. 8] Vino e sdegno fan palese ogni disegno. 8] Vino non è buono che non rallegra l'uomo. 8] Violenza non dura a lungo. 241] Vivi e lascia vivere. 1] Vizio di natura fino alla fossa dura. 2] Vizio di natura, fino alla morte dura. 242] Voglia di lavorar saltami addosso, lavora tu per me che io non posso. 243] Voglio piuttosto un asino che mi porti, che un cavallo che mi getti in terra. 4] Volpe che dorme, ebreo che giura, donna che piange, malizie sopraffine colle frange. 4] Note  Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Cfr. Matteo, 6, 34.  La locuzione latina gutta cavat lapidem (letteralmente "la goccia perfora la pietra") venne utilizzata da Tito Lucrezio Caro, Publio Ovidio Nasone e Albio Tibullo. Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Titolo di un'opera di Achille Campanile del 1930, passato a proverbio e modo di dire comune.  Cfr. Petrarca: «La vita el fin, e 'l dí loda la sera».  Cfr. Giacomo Leopardi: «Amore, | amor, di nostra vita ultimo inganno, | t'abbandonava».  Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Cfr. Giovanni Verga, I Malavoglia.  Slogan pubblicitario degli anni Ottanta.  Cfr. Gesù, Discorso della Montagna: «Cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova».  Cfr. Gesù, Vangelo secondo Matteo: «Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada».  Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Citato in Giovanni Battista Rossi, Conferenze popolari per gli uomini nel tempo degli esercizi spirituali, Tappi, Torino, Citato nel film Riso amaro.  Citato in Dizionario Italiano Olivetti, dizionario-italiano.it.  Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Cfr. Libro di Osea: «E poiché hanno seminato vento | raccoglieranno tempesta».  Cfr. attribuite a Papa Bonifacio VIII: «Qui tacet, consentire videtur».  Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Cfr. voce dedicata.  Cfr. Cristoforo Poggiali, Proverbj, motti e sentenze ad uso ed istruzione del popolo: Chi dà a credenza, molte merci spaccia; | Ma un presto fallimento si procaccia».  Cfr. Appio Claudio Cieco, Sententiae: «Quisque faber fortunae suae.»  Cfr. voce dedicata.  La frase è attribuita (MACHIAVELLO MACHIAVELLI (si veda0, Istorie fiorentine, II, 3; Giovanni Villani, Nuova Cronica, VI, 38) a Mosca dei Lamberti che a Firenze, convinse così gli Amidei a uccidere Buondelmonte de' Buondelmonti; dal delitto nacquero le fazioni dei guelfi e dei ghibellini. Citato anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri (Inferno): Gridò: "Ricordera' ti anche del Mosca, | che disse, lasso!, 'Capo ha cosa fatta', | che fu mal seme per la gente tosca". È possibile che Mosca dei Lamberti adattò al momento un proverbio già noto ai suoi tempi (Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921); secondo l'Accademia della Crusca (Dizionario della lingua italiana) corrisponderebbe al latino «Factum infectum fieri nequit».  Cfr. Gesù, Vangelo secondo Matteo: «Rendete dunque a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio».  Cfr. voce dedicata.  Cfr. voce dedicata.  Cfr. Philippe Néricault Destouches, Le Glorieux, atto II, scena V: «La critique est aisée, et l'art est difficile.».  Cfr. «Facta lex inventa fraus.»  Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Riferito all'uso di numeri civici di colore nero per le abitazioni e rosso per gli esercizi commerciali.  Cfr. Michail Aleksandrovič Bakunin: «Il caffè, per esser buono, deve essere nero come la notte, dolce come l'amore e caldo come l'inferno».  Cfr. Blaise Pascal: «Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce».  Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Nei dialetti siciliani e nel napoletano l'arancia viene chiamata portogallo.  La spiegazione è in Strafforello.  Cfr. voce dedicata su Wikipedia. Veste da lavoro usata, specialmente in Toscana, da contadini e operai.  Cfr. voce dedicata su Wikipedia. Cfr. voce dedicata su Wikipedia. Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Cfr. voce dedicata su Wikipedia. Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Cfr. voce dedicata.  Cfr. voce dedicata.  Cfr. Ippocrate: «La vita è breve, l'arte è lunga, l'occasione è fugace, l'esperienza è fallace, il giudizio è difficile».  Citato in Dizionario Italiano, dizionario-italiano.it.  Cfr. voce dedicata Cfr. voce dedicata.  itato in Dizionario Italiano Olivetti.  Cfr. Gesù, Vangelo secondo Luca: «Nessun profeta è ben accetto in patria».  Cfr. Etica della reciprocità.  Cfr. anche Salvator Rosa, iscrizione riportato su un autoritratto: «Aut tace | aut loquere meliora | silentio.».  Questo detto, ripreso dal Libro dell'Esodo («occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido»), è chiamato Legge del taglione.  Il proverbio compare in una novella del Decameron di Giovanni Boccaccio (la quarta della prima giornata). Cfr. Focus storia in tale giorno la Chiesa cattolica celebra la presentazione al Tempio di Gesù (Luca), popolarmente chiamata festa della Candelora, perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo. La festa è anche detta della Purificazione di Maria, perché, secondo l'usanza ebraica, una donna era considerata impura del sangue mestruale per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi: il 2 febbraio cade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre.  Cfr. voce dedicata su Wikipedia.  Citato in Vocabolario degli accademici della Crusca, Tipografia Galileiana di M. Cellini e c., Firenze, Una leggenda simile esiste anche in Giappone: i demoni-volpe (le kitsune) preferirebbero celebrare i loro matrimoni sotto la pioggia mentre splende il sole; il regista Akira Kurosawa ne prese spunto per il primo episodio (Raggi di sole nella pioggia) del film Sogni prima della riforma del calendario liturgico Cfr. Proverbio latino medievale: Excusatio non petita, accusatio manifesta.  Citato in Macfarlane, Attribuita a Francesco Domenico Guerrazzi.  Cfr. Libro di Ezechiele: «Ecco, ogni esperto di proverbi dovrà dire questo proverbio a tuo riguardo: Quale la madre, tale la figlia».  Titolo di una commedia di Shakespeare.  Cfr. Petronio Arbitro, Satyricon, Cfr. Badoer: «Un bel tacer | mai scritto fu». Fonti  Citato ne Il nuovo Zingarelli.  Citato in Lapucci.  Citato in Carlo Volpini, proverbi sul cavallo, Cisalpino-Goliardica, Citato in Donato.  Citato in Max Pfister, Lessico etimologico italiano, Reichert, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Selene.  Citato in Marino Ferrini, I proverbi dei nonni, Il Leccio, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Vocabolario della lingua italiana.  Citato in Schwamenthal, Citato in Macfarlane, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, § 235.  Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Castagna Citato in Schwamenthal, Citato in Vezio Melegari, Manuale della barzelletta, Mondadori, Milano, Citato in Macfarlane, p. 352.  Citato in Francesco Protonotari, Nuova antologia di scienze, lettere ed arti, volume settimo, Direzione della nuova antologia, Firenze, Citato in Grisi, Citato in Daniela Schembri Volpe, 101 perché sulla storia di Torino che non puoi non sapere, Newton Compton Editori, Citato in Pescetti, Citato in Grisi, Citato in Paronuzzi, Citato in Schwamenthal, Citato in Giulio Franceschi, Proverbi e modi proverbiali italiani, Hoepli, Citato in Macfarlane, Citato in Grisi, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Volpini, Citato in Francesco Picchianti, Proverbi italiani, A. 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Modi di dire, frasi proverbiali, proverbi antichi e moderni del corpo umano, SugarCo, Citato in Castagna Citato in Castagna Citato in Castagna Citato in Schwamenthal, Citato in Castagna Citato in Grisi, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Grisi, Citato in Schwamenthal, Citato in Grisi, Citato in Salvatore Battaglia, Grande Dizionario della Lingua Italiana, Orad - Pere, Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Castagna Citato in Gustavo Strafforello, La sapienza del mondo, ovvero, Dizionario universale dei proverbi, Negro, Citato in Schwamenthal, § 5620.  Citato in Schwamenthal, Citato in Francesco Grisi, Il grande libro dei proverbi. Dall'antica saggezza popolare detti e massime per ogni occasione, Piemme, Citato in Gluski, Proverbs. Proverbes. Sprichworter. Proverbi. Proverbios. Poslovitsy. 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Massimo Baldini. Keywords: linguaggio, Campanellese, lingua utopica, fantaparola – phanta-parabola, il proverbio italiano, amici, implicatura proverbiale, proverbi romani, proverbi italiani, lezioni di filosofia del linguaggio, con D. Antiseri, indice, grice – filosofia analica, parte I: filosofia analitica Austin e Grice, parte II tipi di linguaggio.  baldini — implicatura proverbiale — i amici — das mystisch — filosofia italiana della moda maschile italiana — haircuts — journalese — journal of the Royal Association of Philosophy — lingua utopica — Campanellese — Empedocle filosofo poeta — Lucrezio filosofo poeta — Parmenide filosofo poeta — Eraclito l’oscuro — vallisneri — fantaparola — gargarismo — trabocchetta — rumore — ingorgo — aforismo — Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Baldini” – The Swimming-Pool Library. Baldini.

 

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