Grice ed Alfandari: la ragione conversazionale e le
implicature del Deutero-Esperanto – la scuola di Roma – filosofia lazia -- filosofia
italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The
Swimming-Pool Library (Roma). Filosofo romano. Filosofo lazio. Filosofo
italiano. Roma, Lazio. Diplomatico. Durante la grande guerra opera come
ufficiale di crittografia per il comando supremo militare. Diplomatico dello
stato. S’incarica di alcuni lavori di esportazione. Grande conoscitore di
lingue. Oltre al “neo,” parla fluentemente sette lingue. Suo è un progetto di
inter-lingua di derivazione esperantista, il neo, dato alle stampe solamente
in “Méthode rapide de Neo.” Coinvolto in prima persona negl’ambienti
bellici e personaggio di spicco della diplomazia, A. sente presto la necessità
dell'istituzione di una lingua comune, convinto che essa è la soluzione alle
incomprensioni tra le nazioni, inclusi tra gl’italiani. Come i suoi
predecessori, vuole che la sua lingua è di facile apprendimento, semplice,
libera da ambiguità [H. P. Grice, “Avid ambiguity”], prevedibile. Per questo,
pur approvando la grammatica dell'esperanto e del deutero-esperanto di H. P.
Grice, decide di semplificare ulteriormente la sua morfologia, prediligendo
radici lessicali più brevi - che talvolta però rischiano di produrre nel
lettore il risultato opposto, peccando d’ambiguità. Il lessico è volto alla
lingua che A. chiama GALLICA, ma sono presenti anche delle influenze dalla
lingua latina e dalla lingua italiana (vedi «forse» 'forse' e «sen» 'senza'; ma
cf. «somo» 'qualcosa' come l'inglese some (thing); «kras» 'domani' come
il latino CRAS) e sintattiche anche dal tedesco e dal russo. La pronuncia,
l'accento, l'alfabeto Nella lingua “neo,” l'alfabeto è LATINO. Ogni
lettera corrisponde ad uno e un solo suono preciso, che deve sempre
pronunciarsi. Vi sono cinque vocali – A, E, I, O, U -- che possono variare in
lunghezza, nonostante la quantità vocalica non sia fonologicamente pertinente,
ma ‘implicaturale: NOIOOOOOSO. In presenza di nessi vocalici, le vocali
si pronunciano sempre separatamente. L'accento cade sulla penultima
sillaba nel caso in cui questa sia aperta (es. CV, CCV, come in «libro»
('libro]), sull'ultima nel caso sia chiusa (es. CC, VC, CVC, come in «amik» (a
' mik] da: AMIC-O), e la desinenza del plurale «-s» non modifica l'accento
della parola (es. «libros» ['libros]). In una tabella, rappresenta la
corrispondenza tra grafi e foni nella lingua neo. Gli ultimi due sono nessi di
consonanti. abcdefghiikmn kImnopaIsturweyzshes abtfdefghidkl
mnopkwrsturwksis ts. Gl’articoli sono invariabili e si dividono in
determinato («lo») – l’articolo definito di Grice, “il re di Francia e calvo” –
l’operatore iota di Peano -- e indeterminato («un»): some (at least one) (Ex).
Gli aggettivi e avverbi Come nell'esperanto, gl’aggettivi – “shaggy” -- terminano
necessariamente in «-a» e sono invariabili (ad esempio «un bona soro» e «un
bona frato»). Gl’avverbi, allo stesso modo, sono invariabili e, come in
esperanto,terminano in «-e». sostantivi La derivazione esperantista è
evidente anche nella terminazione dei nomi, ottenuta sempre tramite l'aggiunta
della vocale finale «-o». La vocale finale dei nomi può essere omessa durante
la pronuncia delle parole nel caso in cui questo renda più semplice il
continuum del parlato (per esempio nel caso in cui la prima sillaba della
parola successiva cominci con suono vocalico), ma mai se la parola termina con
nessi consonantici che senza vocale finale risulterebbero di difficile
pronuncia (come ad esempio «libr», «metr»; sono permessi invece «garden(o)»,
«frat(o) »).I pronom. È possibile intravvedere una somiglianza con l'esperanto
anche nella scelta dei pronomi soggetto, in particolare nella prima e terza
persona singolare [maschile] (rispettivamente «mi» e «li» in Esperanto). Tratto
differente è invece la scelta d’A. di mantenere distinte le seconde persone
singolari e plurali, quando invece in Esperanto è presente per entrambe
un solo pronome «vi». Soggetto Oggetto Possessivi 1
sing. mi Me ma II sing. tu Te ta
III sing. maschile i Le III sing. femminile el
le/ley III sing. Neutro 1 le/it I plur. nos
Ne Il plur. Ve BS比zzBÆu即即8 III plur. maschile zi
Ze III plur. femminile zel
ze/zey riflessivo SO Se. È inoltre presente alla terza persona
plurale dei pronomi personali soggetto una forma mista che indica gruppi in cui
sono presenti persone o cose di entrambi i sessi «ziel». Si noti che i
pronomi personali che sono preceduti da PREPOSIZIONE semplice si presentano
alla forma soggetto, e non oggetto, come accade invece in inglese (es. ing. Are
you coming with us? [it. 'venite con noi?'] e Neo «Venar vu con nos?»,
non «Venar vu con ne?»). I verbi conoscono quattro modi (otto tempi),
ciascuno dei quali presenta una specifica desinenza: «-ar» presente, «-ir»
passato, «-or» futuro, «-ur» condizionale, «-iu» (monosillabi) o «-u» (polisillabi)
imperativo e infinito, «-at» participio passato, «-ande» participio presente,
«-inde» participio futuro. SONO QUINDI INESISTENTI IL MODO CONGIUNTIVO E LA
MAGGIOR PARTE DEI TEMPI DELL’INDICATIVO ITALIANO. I loro SIGNIFICATI (Grice:
utterer’s meaning) sono da formarsi tramite PERI-FRASI con l'ausilio di
avverbi di tempo e modo. I numeri della lingua Neo ricordano
foneticamente quelli gallici, sebbene il loro sistema di composizione si
avvicini più a quello ITALIANO. I dieci numeri cardinali sono «un, du, tre,
qar, gin, sit, sep, ot, non, is». I numeri tra dieci e diciannove si formano
posponendo le cifre appena viste a «is-» (es. «istre» 'tredici'). Le
decine successive al dieci si formano aggiungendo «-is» al numero della decina
(es. «duis» 'venti', «treis» 'trenta'). A questi è poi possibile apporre altre
cifre, del tipo «duisdu» 'ventidue', «treisqar» 'trentaquattro'). Le centinaia
si indicano con «ek» e le migliaia con «mil». Esempio: 1234 = «mil
duek treisqar». I numeri ordinali si ottengono tramite un processo di
suffissazione dei numeri ordinali, per cui si ha «dua» 'secondo', «trea»
'terzo', e così via. Fa eccezione solamente il primo numero, che si
scrive «prima» e non «una». Con queste poche e semplici regole è possibile
cominciare a scrivere e parlare nella lingua neo. Essa nasce infatti anche per
essere parlata, aspetto che la caratterizza e la differenzia da molti altri
progetti. Ma si badi bene, che non lo differenzia dal suo modello diretto,
ovvero l'esperanto. La sua peculiarità risiede proprio nella sua adattabilità
anche alla prosa letteraria e alla poesia, come dimostrano le numerose
traduzioni che il suo inventore offre nei suoi scritti, e non solo quindi alla
comunicazione scientifica. Circa una ventina di anni dopo la creazione
della lingua, A. si preoccupa anche di pubblicare un manuale di 1300 pagine
contenente la grammatica completa e un vocabolario di 60000 parole del
Neo. La proposta d’A. riscoge notevole successo, tanto che Dumaine, nel suo compendio
delle lingue internazionali ausiliarie, “Précis d'interlinguistique générale et
spéciale”, Parigi, scrive il saggio «Recherche d'un compromis
Esperanto-Ido-Neo» in “Neo-Bulten,” diretta dallo stesso A., accostando il neo
alle altre lingue più conosciute e utilizzate. Proprio questa sua facilità e
semplicità le assicura infatti un posto fra i cinque progetti interlinguistici
più importanti dalla autorevole International Language Review di Denver. BAUSANI,
Le lingue inventate. Linguaggi artificiali. Linguaggi segreti. Linguaggi
universali, Roma, Ubaldini. A. RAPID METHOD OF NEO INTER-NATIONAL
AUXILIARY LANGUAGE COMPLETE COURSE GRAMMAR, EXERCISES, CONVERSATION-GUIDE
PROSE READINGS AND POEMS ENGLISH-NEO and NEO-ENGLISH
VOCABULARY EDITIONS BREPOLS S.A. FRIENDS of NEO", A.s.b.l., Avenue
de Tervueren, Avenue Duray BRUXELLES
BRUSSELS Belgium TO HARDIN Pioneer and Promoter Pioner e
Promover of the Auxiliary Language. d' Adlinguo. O H 3 H A
A ГОС.
БИБЛИОТЕКА
насстраинай
литературы
© KOPOREK A., Bruxel. Print at Belgye. A., Brussels. Printed
in Belgium. To all the friends of the English language Request to
all our friends Introduction to the English Edition NEO Grammar The
Alphabet Pronunciation Variability of words Stress The
Article The Adjective shaggy The Adverb The Noun
Pronouns The Verb Monosyllabic Verbs Neo N u m e r a t i o
n T i m e A g e Ta b l e of t h e P r i n c i p a l
Prepositions Correlative Adjectives, Pronouns and Adverbs T h e N a
m e Comparaison Degrees Sentence Building AFFIXES
Elision Compound Words Geographical Names Useful Idioms
Some More Colloquialisms and Idiomatic Phrases Proverbs ENGLISH-NEO
CONVERSATION GUIDE: First Contacts The Restaurant The Cafeteria Train Travel
Customs By Car By Coach An Accident At the Hotel Air
Travel Shopping At the Stationer's At the Bookseller's. At the
Gentlemen's Hair-dresser's At the Ladies' Hair-dresser's At the
Doctor's Theatre, Concerts, Movies Railway Coach and Ship
Excursions THE FIVE MAJOR CONSTRUCTED LANGUAGES The LORD'S
PRAYER READING SELECTIONS PROSE THE SERMON ON THE MOUNT New
York Herald Tribune Requiem of Verdi at
Paris St. A. Fradeletto
A. Optimism or Pessimism Gosse Whitman
STRACHEY Princess Charlotte of
England The Times Rediscovered Treasures of Prague Castle New York Herald
Tribune Maugham taken to hospital The Times Stewart arrives in
America The Observer World's Farewell to
Churchill The Times Fruitful or sterile
politics? The Times Continental
Bourses New York Herald Tribune West
Europe's growth slackening A. Lettre à mes amis POETRY. (Neo version in front
of every poem) APOLLINAIRE Le Pont Mirabeau (French) BAUDELAIRE L'invitation
au voyage (French) BurNS. - Elegy on Captain Matthew Henderson (English)
CARNER. Canço de vell (Catalan) CocTEAU.
Le Cœur éternel (French) DANTE. - Francesca da Rimini (Italian)
DANTE. - Vita Nova (Italian) ELIot. - The rock (English) ELUARD. - Mon
amour (French) FLAISCHLEN. - Lege das Ohr... (German) ForT. - La Ronde autour
du Monde (French) GEZELLE. - Gij badt op enen Berg (Dutch) GOETHE.
Wanderer's Nachtlied (German) GoETHE.
Wer nie sein Brot.. (German) GOETHE. - Mignon (German).. HARDY. -
In Time of « The Breaking of Nations » (English) HEINE. - Im
wunderschönen Monat Mai (German) HEINE. - Lorelei (German) Hugo von
HOFMANNSTHAL. Ballade
des äusseren Lebens (German) HORATIUS. - Carpe Diem (Latin) Victor HuGo. Mes vers fuiraient... (French)
136 Victor HuGo. - La fête chez Thérèse (French) Victor
Hugo. Extase (French) KEATS. La
belle dame sans merci (English) LA FONTAINE. - La cigale et la fourmi
(French) Manuel MACHADO. - Cantares (Spanish) Lorenzo DE' MEDICI.
Quant'è bella giovinezza! (Italian) 142 Alfred DE MUSSET. La chanson de Fortunio (French) READ. -
Day's aMrmation (English) RONSARD. - Pour Hélène (French) SoLoMoN. The Song of Songs (From a French
version) SHAKESPEARE. To be
or not to be (English) SHAKESPEARE.
Sonnet 71 (English) VALÉrY.
Le Vin Perdu (French) Paul VA L É r y. - Le s y l p
h e (French) Paul VERLAINE. - E n Prison (French) Paul VERLAINE. Il
pleure dans mon cœur (French) Paul VErLAInE, - Green (French) Paul
VERLAINE Colloque sentimental (French) VIRGILIUS Gallus (Latin)
Assia WErFEL-LACHIN. Merci
(French) Walt WHITMAN. Salut
au Monde! (English) A. The old man's song (original
Neo) A. Why do you feel so happy? (original Neo) D.S.B. — The Motto
(English) D.S.B. The Task
(English) NEO'S OPTIONAL GENITIVE ENGLISH-NEO DICTIONARY
NEO-ENGLISH DICTIONARY. TO ALL FRIENDS OF THE ENGLISH LANGUAGE. No auxiliary
language aspires to be more than a "second language" -- one
that is used for communication when the two mother languages differ too
greatly for mutual comprehension. In each country the national languages
soyeei baving nothing to fear from the rise of a "second Far from
constituting any threat to English, the auxiliary language is a positive
safeguard, since it preserves the essential integrity by sheltering it
from the flood of neologisms that derive from different languages,
and which would reduce English to an impoverished „business pidgin"
such as that spoken in Melanesia. REQUEST TO ALL OUR FRIENDS. The
present work is priced $ 3,00 or sh. 22/- (postage free). Encourage the
movement by joining the „Friends of Neo", non-profit legally
incorporated society. Membership fees are as follows: Active
hershipp $ 2. sh. 15/- a year $ 0. 6 0 s h. 4 / - a year
Goodwill Membership (symbolic) $ 0. 5 0 s h. 3 / 6 a year
Life Active Membership (single payment) $ 12,- $ 4/6/- Cheques and
Money-Orders should be sent t o "Friends of Neo", Brussels 5,
Belgium: Postal Money Orders o r LIST OF ABBREVIATIONS ado.
arienture Auxiliary Language Americanism architecture
astronomis Basie, binical n biology botany chemistry
cinema dialect future Greek SC language literary
masculine mathematics measure mechanics medical military motoring
music mythology noun nautical negative number,
numeral participle pejorative person, -al philology
philosophy phrase physics plural poetry, -tical politics
popular possessive past participle prefix preposition
present present participle printing pronunciation pronoun
Russtense reflexive relative religion Roman
science singular slang. Spanish subject subjunctive suflix
technic(al) theatre transitive United States usually
vulgar zoology INTRODUCTION TO THE ENGLISH EDITION The English
edition of the "Méthode Rapide de Neo" (Brussels) needed much
more preparation and time than we had expected. The work of translating
the dictionary from French-Neo to English-Neo proved to be particularly
arduous. No doubt there are many imperfections, for there is seldom an
exact match between a term in one language and a term in another. We hope
readers will bring to our attention the errors they happen to notice. The
coverage is considerably greater than for the Méthode Rapide, and we
estimate the present size at about 20,000 words for either part. The
delay in publication of the English edition has provided the opportunity
of amending a few NEO words and grammatical usages without impairing the
essential structure of the language. Language has to adapt itself to the
needs of the day and to take account of advances in technology. Otherwise
it runs the risk of being discarded like the Latin that was left behind
by its all too prolific progeny. We would have liked to express our
thanks to Blacklock who gave freely of his time for the early publication
of this Rapid Method. But he too is well aware of the imperfections that
must attend any such compilation
and of the great debt which all linguistic engineers owe to those
who have toiled in the same field before their time. So perhaps it would
be invidious to single out Blacklock or any other individual. All we can
say is that without him the book could not have been published in the
year after International Cooperation Ycar. We wish to express to
Divall, Cliveden Road, London, our warmest thanks for his help in the
correction of the printing proofs. NEO GRAMMAR PRONUNCIATION. Neo, like
Spanish, is pronounced exactly as it is spelt. No letter is silent. Every
letter has one sound, always the same. VOWELS. There are 5 vowels: a, e,
i, o, and u.They may vary in length and are indifferently short or long.
They are pronounced as follows: a like palm, father; e like bet, bay,
late, leather; i like bit, beet, in, if, easy; o like on, oft, go, low; u
like foot, rule, moon. CONSONANTS: e and ch are pronounced like church,
China; g like go, get, gun; i like jet, John; r like red, rag, round, rat;
s like sit, sue, son, summer: z like zoo; x like axe,. box, excited
(never z like example). All other letters same as in English. Definite
article: “lo,” ‘the’. Ending o may be dropped before words beginning with
a vowel: l'arbo, l'arbos the tree, the trees. When preceding an
invariable word, ending s may be added: los Smith, los Nelson the Smiths,
the Nelsons. It may be added also when suggested by a want of clearness
or euphony. INDEFINITE ARTICLE un: a, an. The ADJECTIVE ends with
the letter a: bona good; forta strong. The ADVERB deriving from an
adjective ends with the letter e: forte The NOUN ends with o (plural os):
frato, fratos brother, brothers; soro, soros sister, sisters; gardeno,
gardenos garden, gardens; tablo, tablos table, tables; libro, libros
book, books. Ending o is frequently dropped IN THE SINGULAR, so long
as NUMBERS: mil milyon million All other numbers by
compounding these 13 elements: isun isdu i s t r e i s g a r isgin issit
issep isot isnon duis duisun 11 12 15 16 2 0 21 o t i s
80 o t i s u n nonis nonisnon ek un ek sepisot duck t r e c k
g a r e k 300 81 101 2 0 0 400 qinek s i t m i l o t m
i l g a r e k s e p m i l n o n i s g i n 7095 500 6000 8400
OR PoNt; NOERS wima, a ast; dud second; trea third; PRONOUNS S U B
J E C T (1) OBJECT (1) P O S S E S S I V E m i I m e m e m a m y;
mine t u t e t a y o u r; y o u r s il you l e l a h i
s e l s h e l e (-y) h e r l a her; hers i t i t le, it it l a i t
s oneself; one s e oneself s a his; one's n o S w e n e u s n
a our; ours v u l v e y o u v a your; yours Zi they 2.0
them their; theirs zel they (fem.) ze (-y) them (fem.)
10 After a preposition the pronoun
takes always the "subject" form: mi gar kon il I go with him;
Venar v u k o n nos ? are you coming with us? Example for
possessive adjective: m a dom, m a d o m o s m y house, my houses; possessive
pronouns end with s in the p l u r a l: lo m a, l o m a s m i n e.
The VERB. Conjugation of the verb i (lo have) (same form for all persons)
P r e s e n t a r mi, tu, il, nos, vu, zi a r I have, have, he
has you Past tense, Imperfect.. ir
mi, tu, il, nos, vu, zi ir I h a d, you h a d h e h a d we h a d F
u t u r e o r mi, tu, il, nos, vu, zi or I shall h a v e, y o u will h a
v e Conditional (3)... u r mi, tu, il, nos, vu, zi u r should have,
y o u w o u l d h a v e Imperative, Subjunctive iu Iu d u l d o ! have
patience! (pron i-u) Past participle had ( m i a r a t I h a v e
had) Present participle a n d e h a v i n g ( a d j e c t i v e: a n d a
) Compound participle.. i n d e having had (adjective
i n d a ) (3) The "conditional" tense may be ignored by
beginners and by persons who don't use this tense in their mother
tongue. This verb i is the pattern and the ending of ALL OTHER VERBS:
t o s e e; n o s v i d a r we s e e; el v i d o r s h e will s e e; v i d i n d
e h a v i n g seen; p r o m e n i to walk; zi p r o m e n i r they
walked; el a r p r o m e n a t she has t h e r e; toye everywhere;
k o m p r e n i to u n d e r s t a n d; p l i t o p l e a s e; p i t o be a b l
e: p a r v u ? c an you ? po for; somo something; epe a little; dezi to
wish; lente slowly; vit quickly; speri to hope; k r a s to-morrow: oje
to-day; yer yesterday; fas almost; mul much, many; muy very. Parlar
vu Anglal ? No, mi xena. Do you speak English? No, I am foreigner.
Mi k o m p r e n a r epe, mo no p a r I understand it a little, but I
cannot Miarur apreni an Neo. I should like t o learn Neo too. s p e
a k it. N
e o u n l i n g u o i z a e p l a z a. Neo is an easy
and pleasant language. P a r m i fi s o m o p o v u ? Can I do something
f o r y o u ? P l i, p a r l u lente, m i no k o m p r e - Please, speak
slowly, I don't under- n a r. s t a n d. M i s p e r a r v e vidi k
r a s. I hope to see you to-morrow. S a r vu of ik ? F a s s e m. A
r e you o f t e n here ? Almost a l w a y s.
Bonid, Sir. Bonser, Madam. Good morning, Sir. Good evening,
Madam. Alvid, Damel Janin. Bonnox. Good-bye, Miss Jane. Good night.
After reading these two pages, you know all essential rules of Neo.
11 FIRST PART G R A M M A R The ALPHABET comprises 26
letters: 5 vowels (a, e, i, o, u) and 21 consonants: Letter N o u n
in Neo Pronunciation Letter Noun in Neo Pronunciation a a that, add n e n
n o, n o n e b e (bay) b e s t lot, n o t e e d ce
(chay) c h u r c h (1) p e (pay) p o o r, p e r s o n de
(day) day g k u (koo) queen, cook(2) e ( a y ) bed, day,
Neo e r (air) r e d, r o o m e l f a t h e r e s
sit, s i s t e r g e ( g a y ) h e ( h a y ) geart, home u te
(tay) t o o l, t e a u (00) tool, cook i (ee) is, e a
r ve (vay) v a i n, v o i d je (jay) w e ( w a y
) w e l l, w a y k e (kay) X x e ( k s a y ) a x ( n e
v e r g z as e x a m p l e 1 e l m e m mother 没 ye (yay)
yes, yet z e (zay) z o o, r o s e 2) Ferte repron cations like
sarisy its wound, just as the sound of x is really ks. Rather than proper
letters, q and x are convenient signs to replace respectively ku (or kw)
and k s; both ku (or kw) and k s a r e a v a i l a b l e if preferred.
Letter q is always followed by a, e, i or o. L e t t e r combinations sh
and kh are pronounced same as in English. P R O N U N C I AT I O N
Neo, like Spanish and Italian, is pronounced exactly as it is spelt. No l
e t t e r is mute. E v e r y l e t t e r h a s o n e s o u n d, a l w a y
s t h e s a m e. mistakes are practically excluded. tong and rare
thy win simple and patie VARIABILITY OF WORDS An endings is added
to nouns and pronouns in the plural. Verbs are conjugated according to
the list on page 17. All other words are invariable. STRESS fails
on: 1) the last but one syllable of words ending with a vowel: lIbro book;
t a b l e; p A t r o f a t h e r; m A t r o m o t h e r; A l m o soul; k o r A
g o courage: k o r A g a courageous; k e m i o chemistry; s e r i o
series; g e o g r a r l o g e o g r A i a geographical; d i s t r i b
o so astribute; OAtma inanimous; unalmEso unanimity. distribution; d i s
t r i b i 2) the last syllable of words ending with a consonant: a m O r
love; a m i k friend; g a r d E n garden; kanOn gun; a v e n t U r
adventure; experimEnt experiment; m i a m A r I l o v e; vu venAr you
come; zi vidOr they will see; vu venUr you would come. The s of the
plural does not displace the stress: lEbros, tAblos, mAtros, serlos,
amikos, gardEnos, aventUros, experimEntos. 12 m o u r n i n g,
Before another vowel, i always gets stress, even in words that already
have another stress: tollo madness; m o p i o shortsightedness; b i o l o g l
o Stress n e v e r falls on t h e vowel u in t h e combination g u o:
lInguo language; a m b I g u e ambiguously, or after a and e: p l A u d i
to applause; kAuzo cause; klAuzo clause; Auto motor-car; nEutra neutral;
rEumo rheumatism; r E u m a rheumatic. nineteen; department.
n O n c k n O n i s n O n 999; v I r v E s t d e p a r t m E n t I s n O
n men's-clothing- THE ARTICLE Definite article l o: the. Lo
patro the father; lo patros the fathers; lo matro the mother; lo matros
the mothers; lo garden, lo gardenos the garden, the gardens. Ending
o may be dropped before a word beginning with a vowel: l ' a r b o, l ' a
r b o s t h e t r e e, t h e t r e e s; l i d e o, - s t h e i d e a, -s; l ' o
k, -os t h e eye, -s; l'uk, -os the corner, -s; l'aventur, -os the
adventure, - s; l'olda vir, -os the old man, men. In t h e plural,
when preceding an invariable w o r d, e n d i n g s may be a d d e d: los
N e l s o n e x i r, los J o h n s o n e n t r i r the Nelsons w e n t
out, the Johnsons came in; los sencesa k u r d'et infan me lasir this
boy's ceaseless "whys" tired me. Ending s may also be
added to give extra weight and when suggested by a want of clearness or
euphony. There are no graphical (written) accents nor any diacritical
signs in Neo. T o m a r k t h e s t r e s s of f o r e i g n o r u n i v
e r s a l w o r d s e n d i n g w i t h a s t r e s s - c a r r y i n g
vowel, a n a c c e n t is put o n t h i s v o w e l: p a s h a, p a p a. T h i
s d o e s "foreign" vorthe principle of accents' absence in
Neo, as it only concerns This accent may optionally be replaced by an
apostrophe: pasha', papa'. Indefinite article u n: a, an. Un v i r e u n
f e m a man and a woman; n o u n sol boy not a single boy. Both
definite and indefinite article may optionally be omitted, as is normal
practice in Russian, in Latin and in several oriental languages. THE ADJECTIVE
The Adjective ends with the letter a: g r a n a large; leta small; forta
d e b l a w e a k; i z a c a s y; d u i a dificult; komoda convenient; d
e c e n t a d e c e n t; b l o n d a b l o n d: b r u n a b r o w n. When
the adjective is used as a n o u n, e n d i n g s m u s t be a d d e d in the p
l u r a l: lo g r a n a s the large ones; lo l e t a s the small ones; l
o b l o n d a s t h e blond ones; lo b r u n a s t h e brown o n e s; l '
a l b a s t h e white o n e s; l o s k u r a s the dark ones.
Ending a may OPTIONALLY be dropped when the adjective PRECEDES the noun t
o which it relates (NEVER WHEN IT FOLLOWS 11), s o long as this elision
does not create confusion, and so long a s after the elision the
adjective has no more than ONE syllable or at most T W O: 13 e t d
o m (eta d o m ) t h i s h o u s e u x n u s f e l e t ( u n n u s a f e
l e t ) m i r i c i r v a b o n b r i t v a b e a u t i f u l f l o w e r
s a pretty little girl I received your good letter u n gentil
d a m venir (un gentila a nice lady came d a m ) let d o m o s e k
l e z o s grana (leta small houses and big churches d o m o s ) il
un gentil boy (gentila boy) he is a nice boy. The ADVERB deriving from an
adjective ends with the letter e: forta strong, forte strongly; e n e r g
a energetic, e n e r g e energetically, e k o n o m a, - o m e economic,
-ically. THE NOUN The Noun ends with o (plural os): frato, f r a t
o s brother, b r o t h e r s; s o r o, table, tables liters; ibras book,
rachos gurden, gardens; tablo, tablos table, tables; libro, Ending
o is frequently dropped IN THE SINGULAR, so long as the ENDING oS IS
NEVER DROPPED. Ending -in is used to design feminine nouns: doktor,
doktorin doctor, lady doctor; roy, royin (usual contraction: roin) king,
queen; leon, v e n d e r i n s e l l e r m, (m, f ); librer,
librerin bookseller (m; f); biblioteker, bibliotekerin (usual
contraction: b i b l i o t e k i n ) l i b r a r i a n (m, f).
PRONOUNS m i (u (3) i l el it S O N O
S v u (3) z i z e l SUBJECT (1) I y o u; t
h o u n e s h e it o n e w e y o u t
h e y they (fem.) OBJECT (1) m e me t e you le
him le, ley her l e, i t it s e oneself n
e v e us y o u z e t h e m ze, zey t h e
m POSSESSIVE (adj. and pron.)(2) m a l a l a l
a l a s a n a v a 2 8 my; mine your;
yours h i s her; hers. h i s: o n e ' s, h i s o w n
our; ours Your; Yoeirs 14 After a preposition, the pronoun
has always the " s u b j e c t " f o r m: v e n a r t u k o n n
o s ? are you coming with us ? m i e x a r kon il I go out with him;
For the indirect object pronoun, you may also say: a mi, a tu, a il and
so on ( t o me, to you, to him); in the third person, you may also
replace le by lu (fem. luy) and ze by zu (fem. zuy), (only for the
indirect object); When, in t h e same sentence, you have two object
pronouns, the one direct and the o t h e r one indirect, the indirect one
is placed first: m i te it v e n d a r I sell it to you; nos ve l e p r e
z e n t o r we shall introduce him to you; nos le (lu) ve prezentor we
shall introduce you to him. 2) Examples: m a dom, m a d o m o s my house,
my houses; possessive pronouns e n d w i t h s in the p l u r a l: lo m a
m i n e; l o m a s mine (plural): There exists also a "rich"
possessive, more expressive: m i a, t u a, i l a, ela, ita, soa, nosa,
vua, zia, zela: nosas plu shira gam vuas ours are more expensive than
yours. T h i s " r i c h " p o s s e s s i v e u s u a l l y
follows the name to which it refers and a d d s e m p h a s i s: P a t r
i o m i a ! My fatherland (mine) !: P a t r o n o s a ! O u r Father
(ours) ! 3) Several Neists suggest using tu when addressing a single
person and v u when addressing two persons or more, as was normal
practice in Latin. SOME OTHER PRONOUNS: l o w h a t: l o k i
m e p l a r w h a t a p p e a l s t o m e; l o k e m i v a r i w h a t I
w a n t t o h a v e (objeet k e n ) who (whom): Ki v e n a r ? Who is
coming ?; k e n v i d a r v u ? w h o m do you s e e ?; possessive k i a:
k i a et l a p ? whose is this pencil? (object ke) relative
pronoun: who (whom). L o v i r ki v e n a r the man who is coming; lo v i
r k e t u v i d a r the man ( w h o m you see. Animals can be "he,
she or it", as in English. When, in the same sentence, o r in t h e
same narrative, you have t w o pronouns, the one relating to a h u m a n
being, a n d the o t h e r one to a n animal, it is suggested, in order
to avoid confusion, to use il (or el) for the human being, and it for t h
e a n i m a l. POSSESSIVE ADJECTIVES ma-, t a -, la-, el(a)-, sa-, na-,
va-, za-, zel(a)- are frequently used as PREFIXES: maopine in my
opnion; savole of his (own) free will; vadomye in your house; raggin
agthen conom ele and in decording to his conte after maelte on my part,
from me, on my behalf; navola decidos our free-will decisions. o h
FEnglisa imsonal pronoun "it, this, that" (in Neo to or 1) is e
legala it h a s n o importance it is all the same to me me p a r a
r strana it seems strange to me nesar agi It is n e c e s s a r y t o a c
t s a r peria! that is all right! o x i ! par bela oje this
may happen! it is fine weather to-day 15 But this pronoun may
not be dropped when used as object or interrogat- ively: M i t r a
r eto t o t e b o n a Libar vu i t ? Sar it posibla ? I
find this quite D o Still, y o u m a y s a y: S a r v e c o a
l a e s... ? Do you mind if... ? because such a useful
question cannot be confused for the statement. Hider ai, zel mean also
the one one we the one who is coming e l k e t u a m a r she whom
you love zi k i k a n t i r y e r s e r t h o s e w h o s a n g yesterday
evening i t k e v u b i l d i r the one you built The pronoun zi
has one rather special form ziel to denote a couple (m, /) or a mixed-sex
group. EXERCISE Mi te vidar, tu no me vidar. Va r vu exi kon mi ? Il
d i c a r el no v e n o r. Mi te dor pan, tu me dor vin. Vo ta d o m ? em lo ma.
Va kamos plu grana gam nas. Ma dom plu leta gam ta. Mi no spar pri ko tu
parlar. Il parlar pril yera axident. El sem dicar to a
sa matro. I see you, you don't see me. Will you go o u t w i t h m e
? H e s a y s s h e w i l l n o t c o m e. I'll give you bread,
you'll give me w i n e. W h e r e is your house ? Here is
mine. Your rooms a r e larger t h a n ours. M y h o u s e is
smaller than y o u r s. I don't know what you are speaking
about. H e is talking about yesterday's accident. She always
says everything te her m o t h e r. Nos exor kon zi krasmatin.
We'll go out with them to-morrow m o r n i n g. Lo vir ki venir e
ke tu no libar. The man who came and whom you d o n ' t l i k e. Mi
vur spi kia et bel dom. I would like to know t o whom this b e a u t i f
u l h o u s e b e l o n g s. Sar forse lo del derker. It is perhaps the
director's. Mi no spar lo ke t u var fi. I don't know what you want to
do. Ken inkontrir t u etmatin ? Whom did you meet this morning? Lo
dam dey filyo tu konar. The lady whose son you know. P ar mi ti m a libros i
n ta k a m ? May I put m y b o o k s in your room ? Ya, mo no
tiu lo tas nir lo mas. Yes, but do not put yours near mine. Ve r m i te
vidir k o n t a t r a t. I s a w you yesterday with your Yer fir bela, mo
oje pluvar. Yestethey it was fine, but to-day it is r a i n i n g.
No me vikar resti domye oje. I don't mind staying home to-day THE
VERB THE VERB I, to have, is conjugated as follows (same form for all
persons): Present a r mi, tu, il, nos, vu, zi a r I have, y o
u h a v e, h e h a s Past tense, Imperfect.. i
r F u t u r e ml, tu, il, nos, vu, zir hehdayou had, O r mi, tu,
il, nos, vu, zi or I shall have, Conditional • u r mi, tu, il, nos, vu, zi u r should h a
v e, y o u w o u l d h a v e Imperative, Subjunctive i u Iu duldo!
have patience! (pron i-u) Past participle Present participle a t a n d e
had ( m i a r at I have had) h a v i n g ( a d j e c t i v e: a n d a
) Compound participle.. i n d e h a v i n g h a d ( a
d j e c t i v e i n d a ) Trustionte in their mother od y beginners and
by people who This verb i is the pattern and ending FOR ALL OTHER
VERBS (every verb consists of a stem, suffixed by one of the eight forms
of the verb i ): Si to be; m i sar l a m; il s i r he was; nos s o r we
shall be; Sat been; fi to do; t u far you do; vu fir you did; el fur she
would do: l a n d e d o i n g; v i d i to s e e; il v i d a r he sees; v
u v i d o r you will s e e: m i have s e e n; p r o m e n i to w a l k;
zi p r o m e n i r they walked; el a r p r o m e n a t she has
walked. The Imperative-Subjunctive of polysyllabie verbs ends with u
instead of iu: Miru et fem! Look at this woman!; Nos promenu um lo
kastel! Let us walk around the castle! ACTIVE COMPOUND VERBS are as
in English: mi ar s a t I have been; vu ar fat you have done; nos a r
vidat we have seen; el i r pro- menat she had walked; v u ur pensat you
would have thought; zi or e n d a t they will have finished. This "occidental",
construction may be replaced by the Esperanto modified in Neo i n t o i n
d a (with a u x i l i a r y verb s i, to be): will have s e e n; v u
finda you have d o n e; n o s v i d i n d a we have seen; el s i r p r o
m e m n d a she had walked; vu s u r p e n s i n d a you would have thought;
zi s o r e n d i n d a t h e y will h a v e finished. PASSIVE VERBS
(auxiliary verb si): mi (sar) b a t a t I am beaten; zi s i r b a t a t
they were beaten; n o s s u r b a t a t we s h o u l d b e b e a t e n;
vu s o r b a t a t you will be beaten; zi s i r vidat pe mulunos they
were seen by many people. This construction may be replaced by the
verbal suffix a t: m i batatar I am beaten; zi b a t a t i r they were
beaten; nos b a t a t u r we should be beaten; vu b a t a t o r you will
be beaten; zi v i d a t i r pe m u l u n o s they were seen by many
people; il shar si batat he ought to be beaten. REFLEXIVE VERBS as in
English: m i m e mirar I look at myself; il se v u n a r he injures
himself; il se kontrediear he contradicts himself. This construction may
be replaced by the verbal suffix is: m i mirisar I look at myself; il v u
n i s a r he injures himself; il k o n t r e d i c i s a r he contradicts
himself. RECIPROCAL VERBS are conjugated with the verbal suffix ue:
nos a m u e a r we love each o t h e r; zi k o n t i n u e o f e n d u e
a r they continuously offend each other; Amueu e vu sor ixa! Love each
other and you will be h a p p y ! you (are) a clever b o y;
m i p a r l a n d a I (am) talking; nos s i r l u d a n d a we were
playing; van il venir, mi s i r lejanda when he came, I was reading;
mi ju fartor I am going to leave; nos ju arivor we are going to arrive; i
l ju a r i v a r h e is just arriving; nos ju udir we have just heard;
nos i r ju udat we had just heard; e t d o m l u k e n d a this
house is t o let; et kont v e r i f k e n d a this account has t o be
verified (checked, audited); y e n m u z e o v i d e n d a that museum is
worth seeing; ye mul rimarkenda kozos there are many remarkable
things. EXERCISE Dun tu dansar, mi laborar. A s k u, so t e d o r.
Mi vendar e tu kofar. El no bela, mo muy kleva. D e z u r v u t r a
v e l i e t s i z e ? While y o u dance, I
work. will be given to you. handsome, but very intelligent.
you like to travel in this season ? I l l e k t a r entide. He r e
a d s all d a y long. Kan kostar e t cap ? H o w m u c h d o e s this h a
t cost ? Ka lo presyo d'et cap ? What is the price E t o no m
u y c i p a. This is not very cheap. Mi korespondar kon un Angla. I
c o r r e s p o n d with an Englishman. Mi lu s k r i b a r, il
me rispar. I write him, he replies to me. J u pluvor, dete
mi no exar. It is going t o rain, that is why I d o n ' t g o o u t.
Il ju venir da London e me aportir He has just come from London and un
bel libro. b r o u g h t m e a beautiful book. M i s e m pensar a el, mo
me I always think of her, but she has Shendande dal tren, il kadir e
Stepping out of the train, he fel injured himself. Si o no si, em
lo gestyon. To be o r not to be, t h a t is t h e Mi nur plezantar. Mi
krar, tu me mokar. I am on joe puling my lo6: MONOSYLLABIC
VERBS The following monosyllabic verbs are the contractions of the
forms in b r a c k e t s: i ( a v i t o h a v e p i ( p o s i ) to
be able bi (bevi) to drink pli ( p l a z i ) to please di ( d o n i
) t o give s i ( e s i ) to b e f i (fari) to do, to m a k e s h i ( s h
a l i ) to have to fli ( f u g i ) to fly s p i ( s a p i ) t o k n o
w g i ( g i ) t o g 0 s t i (esti) to stay, to be j i ( i j i ) t o
b e c o m e ti ( m e t i ) t o p u t k r i ( k r e d i ) to believe t r i
( t r o v i ) to find li (lati) to leave, to let vi (voli) to wish, to
will Both forms have exactly the same meaning; one may therefore
optionally use one or the other, according to one's t a s t e or t h e
feeling. Thus, you can choose either form: l'aglo f a r or Paglo flugar (the
eagle flies); mi no p a r fl eto, mi no posar fi eto, mi no par fari eto
or m i no p o s a r f a r i eto (I c a n ' t do this). I t is
suggested to use the dissyllabic ( t o syllable) form of these verbs
except for the auxiliary verb i) when addressing people in an
international meeting, i n which case it is also necessary (whichever
language used) to speak slowly, in order to make understanding
easier. NEO NUMERATION CARDINAL NUMBERS: 100 m i
l 1000 All other numbers by compounding these 12 elements: tsun
isdu istre isgar isgin i s issepisgt ison dais disun duise duistre treis
garis qinis sitis sitiolt ogis guis monismon elon 23 30 40 99 ekdu
ekis duck treek qinek siteksitissit otek milun milis milekisun 1001
1010 d u m i l t r e m i l o t m i l treismil otismil duekmil
ginekmil 2000 3 0 0 0 8 0 0 0 30000 80000 200000 500000 s i t
e k m i l s i t e k s i t i s s i t m i l y o n t r e m i l s e p e
k g a r i s t r e 6 0 0 6 6 6 m i l l i o n 3743 ginmil
noneksitistre noneksitistre g a r e k s i t m i l 4 0 6 9 6 6
noneksitissit m i l y o n (os) s e p e k n o n i s t r e m i l s i t e k
s i t i s f r a n k o s: 46.793.660 g a r i s s i t f r a n e s.
Tokyo are is mil enos) abiteros: Tokyo hasad, ten milion inhabitants (ab.
= about) S U F F I X E S. Ordinals: -a. U n a ( p r i m a ) first; u n e
( p r i m e ) firstly); third; g a r a f o u r t h; tenth; isdua
twelfth; duisa twentieth; duisnona 29 th; q i n i s a 50th; e k a 100th;
m i l a 1000th. M u l t i p l e s: g a r i p l a fourfold; i s i p
l a tenfold; isipli to Cold; Piplae don, ls doubly deciple; -capia
centupie; e i p l i to . Fractions: -im. D u i m, d i m half; t r i
m 1/3rd; q a r i m 1/4th; isim 1/10th; qinisim 1/50th; e l i m 1/100th;
milim 1/1000th; milyonim o n e m i l l i o n t h. Order, class:
Primala primary; duala secondary; isala ranking tenth. Collective: -0.
Isos tens; isduo dozen; ekos hundreds; milos thous- Grouping: -ope. Unope
one by one; duope two by two; isope in groups of ten; ekope by hundreds; milope
by thousands. Ordinals are needed for: I s g a r a S e k l o (14a s
e k l o ) fourteenth century; D u i s a S e k l o ( 2 0 a s e k l o )
twentieth century. Ordinals are not needed for: ARITHMETIC. B
a s i c R u l e s: division. Adis addition; sotrak subtraction;
multiplo multiplication; divid 19 2 + 2 3 - 1 X
3 8 : 2 = 4 = 3 = 9 = 4 d u p l u d u
far q a r g a r min u n far t r e t r e yes t r e far n o n
ot pe du f a r gar. Big Numbers: m i l y o n million (1.000.000 or
106) m i l y a r d milliard (U.S. "billion") 1.000.000.000 or
109) b i l y o n billion (U.S. one thousand billions) 1.000.000.000.000
or 1012 t r i l y o n trillion (one million european billions)
(1018) g a r i l y o n quadrillion (1024) q i n i l y o n '
quintillion (1030) Powers: 62: sit d u p o s a (6/2ps) 8 5:
ot t r e p o s a (8/3ps) 1012: is isduposa (10/12ps) 1024: is
duisgarposa (10/24ps). Roots: 2 \ 16: duradik de 16
(2rk/16) 1/27: treradik de 27 (38k/27) 1/256: garradil de 256
(1rk/256). Weights and Measures: g m l i t r o g r a m m e t
r o dag d e k a g r a m d a m d e k a m e t r o d a l d
e k a l i t r o hg h e k t o g r a m hm h e k t o m e t r o
hl h e k t o l i t r o kg k i l o g r a m k m k i l o m e t r o d e c i l
i t r o d g d e c i g r a m d m d e c i m e l r o c l c e n t i l i
t r o cg c e n t i g r a m c m c e n t i m e t r o Q g i n t a l
(100 Kg.) ™ g m i l i g r a m m m m i l l i m e t r o I n t o n y o
(1000 Kg.) i n c o: inch; ped: foot; pundo: pound; milyo: mile; n o
d y o: k n o t; galonyo: gallon; lumanyo: light-year parsek: parsec (3,26
light-years); m e g a p a r s e k: megaparsec (one million
parsecs). International signs. Neo has adopted following
international signs: (kilo) No has adopted! ( m i l i ) 10-3
M G T ( m e g a ) 106 u ( m i k r o ) 1 0 - 6 ( g
i g a ) 109 n ( n a n o ) 10-9 ( t e r a ) 1012 ( p i k o )
10-12 Numbers Sit (6), Is (10) and Ek (100). We long reflected
before adopting these three terms instead of the more international ones
s i x, d e k a n d c e n t, w h i c h f i r s t n a t u r a l l y c a m e t o
our m i n d. O u r o p t i o n w a s d i c t a t e d b y r e a s o n s o
f c l e a r n e s s a n d e u p h o n y. H e r e are some examples of n u
m b e r s c o m p o s e d w i t h sit, is a n d ek in front of the same
numbers composed with six, dek and cent: s i t i s 60 s i x d e
k s i t i s s i t 6 6 s i x d e k s i x s i t e k s i t i s s i t 6
6 6 s i x c e n t s i d e k s i x qareksitisqin 4 6 5 g a r c e n t s i d
e k g i n q a r e k d u i s d u 4 2 2 g a r c e n t d u d e k d u s
i t m i l s i t e k s i t i s s i t 6 6 6 6 s i x m i l s i x c e n t s i
x d e k s i x s i t i s a 6 0 t h s i t i s s i t a 6 6 t
h otekotisot 8 8 8 s i x d e k s i x a o t c e n t o t d e k
o t 20 These examples show that six often causes ugly
alliterations; is and ek, brief and clear and beginning with a vowel,
compound themselves much more harmoniously than dek and cent with other
numbers them. Nem mbers are those wanted by our age of radio and
telephones An expert's opinion: Here is the opinion of Mr. F. J. K
r ü g e r, Interlinguistics Counsellor of A m s t e r d a m U n i v e r s
i t y ' s L i b r a r y, p r o m m e n t p o l y g l o t, w h o k n o w l
e d g e o f all m a j o r c o n s t r u c t e d l a n g u a g e s, a n d a l s
o o f a h a s g r e a t a w i d e n u m b e r of natural, living or
dead, languages: " N e v e r, in w h i c h e v e r l a n g u a g e,
h a v e i m e t n u m b e r s t h a t s o u n d a s c l e a r l y a n d a
s h a r m o n i o u s l y a s N e o n u m b e r s. " SHORT
VOCABULARY: num number; numa numeral, numerical; nume numerically; n u r
i to number; numazo numbering; numado, n u m i o n u m e r a t i o n; n u
m o z a n u m e r o u s; n u m o z e n u m e r o u s l y; n u m o z o
numerousness; numon big number, great number; sennuma numberless; n u m b
e r l e s s l y; m u l m a n y; m u l u n o s many people; mulo g a n t o
q u a n t i t y; g a n t a quantitative ( a l s o: " q u a n t a " );
q a n t i to quantify; q a l q u a l i t y; q a l a qualitative; g a l i,
galifi to qualify; g a l a z o qualification; q a l i a qualifying,
qualificative; galat qualified. zer(o) zero, nought; n i l o nothing; nix
nothing at all, naught; nil.. no...; nili to annihilate; nilazo
annihilation; nula worthless; nule in n o w a y. adisi to add up;
sotraki to substract; multipli to multiply; multiplo m u l t i p l i c a
t i o n; m u l t i p l a l plicand; m u l t i p l e r multiplier; m u l t
i p l e s o multiplicity; m u l t i p l i b l a multipliable; d i v i s i
o n; mutaniable disishiti; onidend ditdend, divizon division (mil).
m a t e m a t, - a, - e mathematics, a r i t m e t i o, -ical, -metist
arithmetic, -ically; -ist m a t h e m a t i c i a n; --etician; g c o m e
t r i o, m m e w a, - m e t r i s t
geometry, - i s t a l g e b r a, - a i c, equation; s e n e n d i m
a i n f i n i t e s i m a l; d i f f e r e n t i a l; k a l k u l c a l c
u l a t i o n; calculate; kalkulil, k u l i n g o calculating machine; a
d i s i l, a d i s i n g o a d d i n g m a c h i n e; k o n t a c c o u n
t: k o n t i t o c o u n t, t o r e c k o n; s t a n d e l balance (of
account). For DATES, t h e day's number is generally p u t
before t h e m o n t h: u n j a n a r January first; i s g i n n o v e m
November 1 5 t h; t r e i s u n decem D e c e m b e r 3 1 s t.; k a d a t
o o i e ? w h a t is t o - d a y ' s d a t e ?; k a i d d e l m e s of
July; mi n a s i r je duisnon lebrar I was born on February 29th.
EXERCISE Ke vur tu fi oje ? What would you like to do to-day? M i
shar gi shel librer e kof tre I must go to the bookseller's and buy l i b
r o s. t h r e e books. A r t u s u f d e n g o ? Have you e n o u g h
money ? Mi
a r d u e k g i n i s f r a n k o s. I h a v e 2
5 0 f r a n e s. S h a k libro k o s t a r sepis f r a n k o s. Each
book costs seventy francs. L o s t r e k o s t o r d o n k d u c k i s f
r a n k o s. The three will then cost 210 francs. Ve restor qaris
frankos. Y o u will h a v e 4 0 f r a n c s l e f t. L o d u i s t r e m
a r s or un bel On March 23, we will have a fine concert. Ka lo
presyo del plasos ? What is the price o f the seats? Mi n o s p a r; l a
s t y e s nos pagir ek I don't know; last time we paid g i n i s f r a n
k o s lo p l a s. 150 francs a seat. 21 Ke for tu krasmatin ? What
are you going to do to-morrow Mi sperar gi kinye kon ma frat. I hope to
go to the movies with my Kom gar ta filyo ? Il studar jus
universitye e laborar He studies la an hendersity and Ma m a t r o me dar
un libro. he is working very well. Ta dom me plar mul. My mother
gives me a book. Vur vu veni ne vidi etser ? Mi vur, mo no par; mi
no frida. I would like to, but I cannot; I am Te miru nel spek: ta vizo
lura. Look a t yourself in the mirror; Sar un inka flek. Kom fir tu it ?
It Tsan ink biot. Hoy did you do it ? Mi no spar; forse dun mi skribir et
I don't know; perhaps while I was writing this letter t o my
mother. Cu tu vidinda l'iv ki flir tan vit? Have y o u s e e n t
h e was yvins so fist airplane that Vo tir tu lo lapos ke mi te
dir? Where did® you put the pencils I gave you
? Mize tir ik, mo nun mi no par ze I putt her here, but now I
cannot Aponu ta mant, nos Put on your overcoat, we are soon
Pardonu, Madam, ve fir mi mal? I beg your hert yor pardon, Madam, did I
No dey, vu me fir nil mal. Don't mention it, you did not hurt Mi no ir
vidat vu sir ik. I had not seen you were here. I was twice in F r a n c e.
Mi ik primyese. This is the first time I am here. Kanyes gir vu kinye van
vu Lon- How many times did you go t h e movies when you were
in Mi ye sir plulyes. I was there several times. Unyes mi ye
inkontrir va gefratos. Once I met there your brother(s) and
sister(s). Dim
d ' e t f o r t u n te Ka ma standel, pli pertenar. Half
of this fortune belongs to you. Mesense vu ritirir t r e e k
issit; qinek treisgar S. had £ 850; you drew out £ 316; n o w
y o u h a v e £ 534. Ekos perar shakmes in rutaxidentos. Hundreds (of
persons) perish every i n r o a d - a c c i d e n t s. grek filosof
vivir yo This great Greek philosopher lived t h o u s a n d s of years
ago. VOCABULARY: sekund second; m i n u t minute; oro hour; ordim
half a n h o u r; o r g a r i m q u a r t e r of a n h o u r; i d o d a y; n o
x n i g h t; m a t i n morning; m i d noon; ser evening; minox midnight;
vek week: vekend m o n t h; b i m e s t w o months; t r i m e s quarter,
three months; sitmes half-year; anyo year; seklo century; milanyo
thousand years, millenary; domid afternoon alter to morrow; sem
always; xi neye late; sa, save e p sidago; fra within; inye within; fru
early; day: min t a Sung; VeRan do May day, Sad Tuesday; Mirko
Wednes- J a n a r J a n u a r y; F e b r a r F e b r u a r y; M a r s
March; A p r i l April; Mey May; Jun(yo) June; Jul July; Agost August;
Septem(bro) September; Oktob(ro) October; Novem(bru) November; Decem(bro)
December. Primaver,
Lenso Spring; Zom Summer; Erso, Autumno Autumn; Y e m W i n t e r t
e m p o t i m e; s i z o s e a s o n; p e r i o d p e r i o d; d u r i t o l a
s t; p a s i t o go b y, t o p a s s; pas- l a s t; n a r - c o m i n g,
t o c o m e; d u n w h i l e. W h a t time is
it ? Kaore venor vu ? At what time are you going to Mi venor fra du
oros. S a r is m i n g a r i m. S a r is e q a r i m. I'll be here
a t 5 (o'clock). I t i s now three o'clock. I'll come within two
hours. It is late, it is already ten. It is q u a r t e r t o t e n.
It is quarter past ten. It is five m i n u t e s t o ten. Sar is
min is. Sar non min duis. Sar isun e duisgin. It is ten
minutes to ten. It is twenty minutes to nine. It is 11.25. It
i s almost half past eleven. It will soon be eight. Sar ja ot min
sep. It is already seven minutes to eight. I have been here since
six o'clock. Mi arivir yo sit oros. Mi
ik d e p d u oros. I a r r i v e d s i x h o u r s a g o.
I h a v e b e e n h e r e f o r t w o h o u r s. At
what time is the departure ? Lo ship departar a i s exakte. T h e ship
leaves exactly at ten. We'll be here in a quarter of an hour. Kan
departos ar vu nok inye mes ? How many departures have N o k qar d e p a
r t o s: du departos Four m o r e departures: two de- Mi no par giti pre
un bivek. I cannot leave before a fortnight. Zomoro.
Yemoro. T r e m a t i n e. At any time (of the day). S u m m
e r t i m e. Wi n t e r time. T h r e e o ' c l o c k in t h e m o r n
i n g. Every hour (adv.). By n o w; b y this
time. Il
a t e n d a r sa oro. Il pagat treisqin frankos ore. He
bides his time. thirty-five francs an Suplemtempo pagat sitis
frankos Overtime is paid sixty francs an Il astir e arivir justore. m a d
e h a s t e a n d a r r i v e d a t the right time. a treedim
domide lo On June fifteen, at half past three in the afternoon the t r e
a t y p e a c e w a s s i g n e d. Narzome n o s departor Fransye.
Next summer we'll leave for France. Septembre mi sor Italye. I n
September I'll b e i n Italy. M i libar J u n a long idos. I l o v e J u
n e ' s l o n g d a y s. Mi sor Londonye nartud a is sere. I'll be in
London next Tuesday at Mi sir Swisye pasyeme. I was in Switzerland last
winter. (dun jinge T u k a n a j a ? - Mi isot. Mi sun isot. - Mi nonok
duis. Ma patro ja ginis. I l aspar apene qaris. @inanya,
sitanya, Qarisanya, qinisanya. Sitisanya, sepisanya. AGE
How old are you ? - I am eighteen. I'll soon be eighteen. - I am not
yet My father is already fifty. H e h a r d l y looks f o r t
y. six, ten years old. Quadragenarian, (in h i s f o r t i e
s, in h i s fifties). Sexagenarialioies). septuagenarian (in
Octogenarian, nonagenarian (in his Otisanya, nonisanya. Centenary
(anniversary). Jubilee (50th birtday), Nasid; anyid; Birthday;
anniversary; Saint's Day. Pasanye nos celebrir
lo garekado Last year Shexpir-naso, kespeare's birth. Naranye
nos celebror na nodependo Next w e will c e l e b r a t e o u r
independence jubilce. Pasanye na granpatro
samany g o a t dei easy, Last sate m a n ather became the centenary
y e a r of the Lo pov nonisanyin kadir e vunisir T h e poor ninety y e a
r s o l d w o m a n fell and injured herself badly. Sor l'endo de
ta adol, tu sor adulta. It will be the end of your adolescen- ce, you
will be an adult. TABLE OF THE PRINCIPAL PREPOSITIONS a (al) t o
(1) les according to a b from, beginning with l o n g a l e.
a l o n g, a t t h e s i d e of a k o n t r e c o n t r a r i l y t
o m e d e a m i d s t a n t e ( a n t e l ) before (space)
(2) m e z e b y m e a n s of a p s e ( a p s e l ) n e x t to
n i r n e a r d a ( d a l ) from o b e above, up c i s on
this side o n d e (del) of p e pe) byover d o ( d
o l ) a f t e r (time) ( p o l ) f o r dorse rear, back of на
с
п
и
н
я
po p r e ( p r e l ) before (time) d r e ( d r e l ) b e h i n
d p r i (pril) about, concerning d u n during, w h i l e p r
o for, in favor of, per e s k e ( e s k e l ) except r e k t e l e
o v e r l e a f e x e out, out of r i r b e h i n d f a c e
facing fra r i s p e in r e p l y t o H e r in spite of v i t
r e b e h i n d s e n w i t h o u t i m e i n s i d
e s h e a t, t o i n l o k e i n s t e a d of s u b u n d e
r i n f o l g e f o l l o w i n g sube (subel) under, below
inte (intel) between, among i n t r e ( i n t r e l ) inside i n y
e (inyel) within j e ( j e l ) t o, i n, f o r, by, near (3) ( k a
u z e l ) because o f k o n ( k o l ) w i t h k o n f o r m e
according k o n t r e ( k o n t r e l ) to against s u r over,
above s u r e a b o v e t r a, t r a n s t r u ( t r u l )
through u (ul) at, in possession of u m a r o u n d u n t e
( u n t e l ) down u s u n t i l ver to, towards CORRELATIVE
ADJECTIVES, PRONOUNS AND ADVERBS ADVERBS PRONOUNS
ADJECTIVES (locative: -ye) (individual: -un) (thing: -0) (mode: -e) ka which,
what e t t h i s yen that k a u n which one e t u n
this one y e n u n that one k a o (usu: ko) what (complement:
k e ) e t o t h i s y e n o t h a t kae ( u s u: k o m )
how | k a y e (usu: vo) w h e r e e t e t h u s y e n e in
that way etye (usu: i k ) here y e n y e u s u ye) t h
e r e 2 5 o s a other s o m s o m e s h a k each,
every t o t all s e r t a c e r t a i n o s u n a n o t h e r
o n e t o t u n o s (usu: tos) (plural) all, all people
s e r t u n s o m e o n e t h i n g something o s e o t h e r w i s
e s o m e s o m e w a y o s y e s h a k o e a c h t h i n g s
h a k e in e a c h w a y t o t o (usu: to) tote quite, wholly
s e r t o a certain thing e l s e w h e r e s o m y e s o m e w h e r
e s h a k y e in each place t o t y e ( u s u toye)
everywhere s e r t e in a certain s e r t y e in a certain a n y w
h e r e t a l y e in such a place nowhere somewhe-
nilosye nowhere else k e l a n y t a l such kelun
anybody t a l u n s u c h one a n y t h i n g t a l o s u c h
a thing k e l e a n y h o w thus, k e l v e nil no
etosa this other (2) n i l u n nobody e t o s u n t h i s other
n i l o e t o s o nothing t h i s o t h e r a w a y n i
l e no wise n i l y e s o m o s a o t h e r n i l o s a n o s o m e o t h e r o n
e s o m o s u n s o m e o n e e l s e nilosun nobody
else thing s o m o s o e l s e n i l o s o something n
o t h i n g else s o m o s e in s o m e o t h e r w a y n i l
o s e in n o o t h e r s o m o s y e r e else w a
y feminine: kain, etin, yenin,
osin, somin, shakin, totinos, sertin, kelin, talin, nilin, etosin,
ete. the adjectives osa, etosa,
somosa, nilosa can never be elided. CORRELATIVES are often used as
PREFIXES: k a o r e ? at what t i m e ( h o u r ) ?; k a i n t e n t e e x i r
il ? with w h a t i n t e n t did he go o u t ? kaskope v e n i r i l ?
for what purpose did he come ?; nilkaze in no case; kelkaze in any case;
etoxe in this occasion; talkondise in such conditions; kelvede whatever the
weather. Vo? Unde Vas Lom Кі
? 212 1010 2 Kur?
Neo very often contracts the preposition with the definite article
as given in brackets a b o v e ): al to the; a n t e l before t h e; a p s e l
next to the; d a l from the; del of the; dol after the; eskel except for
the; grel in k o n t r e l against the; nel in the; ol on, over the; pel
by the; prel before the; p r i l concerning the; subel under the; trul
through the; ul at the in possession of t h e; u n t e l down the:
Il dir sa dengo al pov vir. Prel m a r l o de ma f r a t.
Antel fenso un tablo. M a frat marlir prel guer. Dol
g u e r ecos prosperir. El gir al garden kol filin sener. Zi
parlar pril tertrem. He gave his money to the poor man. Before my
brother's marriage. A t a b l e ( i s ) before the w i n d o w. M y
b r o t h e r m a r r i e d before the w a r. After the war business
flourished. del en- She went to the garden with the t e a c h e r '
s daughter. T h e y a r e talking about the earth- The terminal 1 of the contraction does not
shift the stress from the first syllable: Antel, Apsel, Eskel, kOntrel,
kAuzel, etc. je has all sorts of
meanings and is used whenever doubt is felt regard- ing use of other
prepositions. 4) the preposition u (replaced i n Latin with the dative)
corresponds to the Russian u: u mi libro I have, I possess a book (Latin:
est mihi liber; Russian: u menyà kniga). PREPOSITIONS AND ADVERBS are
frequently used as PREFIXES, as well for adjective as for adverbial use:
p r e - w a r; p r e g u e r e before the w a r; p r e n a s a b e f o r
e t h e b i r t h; p r e e x i s t a preexistent; existence; d o s k o l
a after-school; d o s k o l e after school; d o g u e r a a f t e r- w a
r ; d o g u e r e after the w a r ; semviva always living; nokviva n i u
d a t never h e a r d ; n i v i n k a t n e v e r v a n q u i s h e d ; m a n a
m e e n a m e m a t r a t in m y name and in my brother's name.
EXERCISE. Vo lo dom de t a profesor ? Lo dom del profesor drel
kiezo. The professor professor's house? professor's h o u s e b e h
i n d t h e church. Mi j u v e n a r dal klezo. I h a v e just come
from the church. Perdinde lo klil del pordo, il
entrir entered through the kitchen's El skribir un libro pril guer.
She wrote a book about the war, I'll go o u t e
i t h e r with you or w i t h venir etmatin. Vur tu i somoso ? N o
b o d y else c a m e this morning. Wo u l d else you like to have
something Dank, mi nesar niloso. Thank you, I don't want anything e
l s e. Et labor endenda inyel vek. This work is to be finished
within t h e w e e k. S a r lo libro ol t a b l o ? Is the book on
the table ? U il du filyos e un filin. He has two sons a n d a
daughter. N
o fexu kontre destin! Don't struggle against destiny! Nel mensocar vi par
edi kelore. In t h e dining-car you can eat at Vidir vu
somun nel dom del l i b r e r ? Did y o u s e e a n
y b o d y a t t h e b o o k - seller's h o u s e ? Ye
sir sa filin kon la spozo. There was his daughter with her husband.
п
о
ч
е
м
у
L'ensener parlar al alevos. Il parlar kon u n alevin. 1l parlar
pril libro de la patro. Il p a r l a r pri sa libro. T h e
t e a c h e r t a l k s to t h e p u p i l s. H
e is t a l k i n g w i t h a (girl) p u p i l. He is talking about
He is talking about his (own) book. The man with the grey gloves. l
o s v e n i r k u n e k o l n u v v e s t o s. All came t o g e t h e r w i t h
t h e new Kelo il dicar, no Whatever he says, d o n ' t b e afraid.
Mi p r e n a r e t u n ; t o t o s u n o s po vu. I take this one; all others
are Eto me plar, yeno no. This pleases me, that does n o t. Mi
fonir al doktor; somosun rispir. I called the doctor; somebody else Venu
kon mi shel doktor, ose mi Come with me to the doctor's; otherwise I will
not go. Rispe v a brif, nos glada v'informi In reply t o your letter, we
are glad Es vu par atendi us kras, mi vole the book y o u a r e
looking for. wait u n t i l t o m o r r o w, I'll willingly go out
with you. THE NAME Ka ta n a m ? Ma nam J a n. Skolye tos me namar
Net. Sar it u n s u r n a m ? E t o n u r lo minifa de Jan. Somyes
zi me surnamar Nux. your n a m e ? - My name Al school, everybody call me
Net. I s t h i s a n i c k n a m e: Jan's diminutive. s o m e t i m e s
nickname Nuts. T e n u g a r e t o ? D o e s this
bother you ? N o, m i n o ize a r g a. No, I do not get angry
easily. Tu r a g a ; tu b o n k a r a k t a. E t e tu sor sem ixa.
natured; thus you will always be Mi m e dicar: ridelu, osunos te I s a y
t o myself: smile, others will smile at you. Ka ta fanam (familnam)
? names, your family name (sur- Pli, Madam, ka va felnam? If you please,
Madam, what is your H a v e y o u a nom-de-plume ? adoptir lo
pseudonim "Sen- I adopted the pseudonym p i n t e r ? Mi l e konar
Do you know this painter? pel nam; il parar i bon fam. a good repation
seems to have Mi sur glada le koneli. r e p u t a t i o n.
a c q u a i n t a n c e. Mi inkontrir ye mul ma konelos. I m e t t h e r
e m a n y a c q u a i n t a n c e s of Maname e name tot membros de In my
name and in t h e name of all na Socado, mi dezar ve feliciti. members o
f our Society, t o congratulate you. Il ju namadat ambaser Parisye.
H e has j u s t b e e n a p p o i n t e d a m - bassador i n Paris.
Il certe meritir et namado. Н
е
certainly deserved this ap- pointment. Il
as grana as vu. Il y u n i r a gam vu. Il
min exijema gam vu. COMPARISON DEGREES He is as big a s y o u.
H e is y o u n g e r t h a n y o u. H e is less exacting than you.
27 Grana, granira, granega (muy gra- Large, larger, very large; n a
); fen, bro, genest (doyeran. Bremely lage, the largest one. belega
( m u y bela); Beautiful, beautiful, very beautiful; belisima, lo
belesta (lo plu bela). Leta, letira, letega (muy
leta); S m a l l, extremely beautiful; most beautiful. s m a l l e r, v e
r v s m a l l: letisima, l o letesta (lo plu leta). extremely small, the
smallest (one). Olda, oldira, oldega (muy olda); Old, older, v e r y o l
d; oldisima, l'oldesta (lo plu olda). extremely old; the oldest
(one). Un oldun, un oldin. An old man, a n old woman. SENTENCE
BUILDING Sentence building is very free in Neo. The English student
may freely copy the order that comes naturally to him, according to the
rules of his own language. The adjective may be placed before or
after the word to which it relates, and similarly for the object pronoun
and for the adverb. You may say: M i v e a m a r as well as M i a m a r v
e (I love you). COMPLEMENT'S TRANSPOSITION. Especially in poetry,
one before the subject. patron libir f l y o = filyo libir patro
the son loved the father Ion mint patre t a t e i n t o the tern fooked
at the girl femon m i r i r lo fel = lo iel m i r i r lo fem the girl
looked at the woman. This ending n may be used only in case of transposition.
Beginners may totally ignore it. For Neo's OPTIONAL GENITIVE see
above. AFFIXES PREFIXES: ad-deputy, assistant, under-,
sub- adsekrerunder-secretary;adderkersub-manager; a d r o y v i c e
r o y; a d k o l n e l lieutenant-colonel; a d l i n g u o
auxiliary language. a m b - both a m b e l t a of b o t h s i d e s;
a m b e l l e o n b o t h s i d e s; a m b - d e z o both side's wish; a
m b d e c i d e by both side's decision. 3) ante- before
(place) a n t e k a m antechamber; antegardo vanguard: a n t e c e
n i r o centre-forward; a n t e k o r t e l fore- c o u r t; a n t
e b r a s o fore-arm anti- contrary, anti- antialkola
anti-alcoholic; antiatoma anti-atomic; a n t i k o l o n y i s m o a n t
i - c o l o n i a l i s m; a n t i f e b r a antipyretic; a n t i p r o t
e k i s m o antiprotectionism; a n t i k o n s t i t u a a n t i c o n s
t i t u t i o n a l. a r e i - higher
degree, most, extreme, bi-, du- two-, bi- a r c i d u x a r c
h d u k e; a r c i r i k a e x t r e m e l y rich; areikolma overcrowded;
areivesko archbishop; a r c i v e s k a archiepiscopal b i l i n g
u a bilingual; dalimes nimon languages: bimetala bimetallic; bimesa
bimonthly (of ¥ ) m o n t h s ) 8 ) b i s - twice,
double bo- kinship by m a r r i a g e b i s v e k a t w i c e
- w e e k l y; b i s m e s a twice-monthly; biside twice a day; bisanye
twice a year. b o p a t r o father-in-law; b o m a t r o
mother-in-law; b o f r a t brother-in-law; b o s o r s i s t e r -
i n - l a w: bofilyo son-in-law; b o f i l i n
daughter-in-law; b o e l t r o s parents-in-law di- 1b)
do- privative, d i f to undo; diarmo disarmament; d i v a n t a g
i to disadvantage; d i p o e z i to depoetize d o m i d d o m
i d e a f t e r n o o n; in d o m i d a a f t e r n o o n; afternoon; d o
g u e r a postwar; d o g u e r a p r e s y o s postwar prices; d o s k o
l a after- s c h o o l I1) dui- difficult d u f p l e k
i b l a diflicult to t o d u f l e k t i b l a difficult t o e x p
l a i n; d u i v e n d i b l a s e l l; d u f k a p i b l a
difficult g r a s p: dificult to read; d u f u d e r a h a r
d o f h e a r i n g ex- ex-,
former e x r o y ex-king; expresident ex-president; e x s p o z o f
o r m e r h u s b a n d 13) ge- of both sexes 14) in-
entering, 15) inter- between 16) intra- i n t e r i o r g e s
i r o s l a d i e s a n d g e n t l e m e n; a n d s i s t e r s; g e s p o z o
s h u s b a n d g e i r a t o s b r o t h e r s a n d wife
(Gesp. M r. a n d M r s. ) i n m i x i t o interfere; inkasi
to encash; inkesi t o encase; involvi to envelop i n t e r v e n
intervention; interlini to interline; i n t e r n a s y o n a i n t e r n
a t i o n a l i n t r a v e n y a i n t r a v e n o u s; i n t r a m u s
k l a i n t r a - muscular; intraderma intradermic; intracelula
intracellular 17 ize- e a s y i z e p l e k i b l a easy to
explain; i z e d i c i b l a easy to s a y; i z e k o m p r e n i b
l a e a s y u n d e r s t a n d 18) in- just ¡ u m a r
l a t j u s t m a r r i e d: j u p a r s a t just p u b l i s h e d; j u
n a s a t n e w b o r n: j u a r i v a t j u s t a r r i v e d; j u r i c a
t j u s t received mal-
pejorative m a l l a m a ill-famed, malformation; m a l i x luck; m a l o
n e s t a d i s h o n e s t; m a l a b i o a w k w a r d n e s s 20
mis- badly m i s i n i o r m o m i s i n f o r m a t i o n; m i s p o s a
l mis- f e a s a n c e; m i s t r a t i mishandle; m i s p r o n u n c
o m i s p r o n u n c i a t i o n
mul- many, poly, m u c h m u l f o r m a multiform; m u l d e n g
a having m u c h money; mulsilba polysyllabic; mulsorta artiklos
many s o r t s of articles nar-
next, to come n a r v e k next week; n a r i e s next m o n t h; n a r m
e s a 32 ni- 33 по - 34)
pas- 35 pre- 36 re- n a r s a b a n e x t S a t u r d a y ' s;
n a r y e s n a r o x e on the next occasion n e v e r n i u
d a t never heard, unheared-of; n i v i d a t never seen; nivinkat
unconquered, never vanquished n o p o s i b l a i m p o s s i b l e;
n o e n d a t unfinished; n o v e r a not t r u e; n o v o l e
unwillingly; n o k r i b l a unbelievable; nonegibla undeniable;
nonoposibla last, past not impossible p a s m i r k o last
Wednesday; p a s v e k last. week; p a s v e k a l a s t week's; p
a s y e m a last w i n t e r ' s; p a s a n y a last year's
before (time) p r e i s t o r a p r e d a n k i orchistorie, in
trevance; t h a n k preistor predestination; p r e l a s t a
last b u t o n e repetition refi to do again; renuvi t o renew;
relekti to read again; reinstal reinstallation; r e p r i n t
reprint, reimpression; r e m a r l o remarriage; redici to say
again 3 7 ri- cinship replacement 3 8 r i n ー rear,
back задний
назад
r i m a t r o s t e p m o t h e r; ripatro stepfather;rifrat- by r
e m a r r i a g e; stepbrother, h a l f - b r o t h e r: r i s o r
s t e p s i s t e r, h a l f sister; r i p y e s o s spare p a r t s; r i
r o t s p a r e wheel; r i g u m o n spare t y r e; r i f o l y o s
refills (sheets) r i r s h o p back-shop; r i r g a r d o rearguard; r i
r s i z o late season: r i p e n s o hidden motive; r i r a k t i v
a retroactive; r i r i g i to go into reverse 2 9 конец
созона
3 9 ) s a m - 9 0 ) s e m i - hall- 41) s e n - 42) s u l -
under similarity, equality samlandan fellow-countryman; s a m
t e m p e at t h e same time; s a m k o l o r a o f t h e s a m e
color; ideas; s a m i d e a n, samidein a man, a woman having the
same ideas. semivege half-way ( a d v. ); s e m i t e r p, - e
half-lime; s e m i l o n g o half-length; semimorta h a l f - d e a d; s
e m i b a k lack s e n m o v a i m m o b i l e; s e n m o v o i m m
o b i l i t y; seno- d o r a odourless; s e n k o n d i s a
unconditional; s e n - p o s o powerlessness; sendulda impatient; s e n
- d u l d o impatience s u b t e r a underground (adj.); s u b m a
r a submarine (adj.); s u b m a r i o r s u b m a r i n e (ship); s u b s
u o l subsoil; subdevolva under-developped; substimi t o u n d e r
r a t e When preceding a vowel, sub- may be replaced by s u - suagent,
sub-agent, sub-agency; s u e v a l u i undervalue; s u o f i c e r n o n
- c o m - missioned Officer 43) over, super s u r o m
superman; s u r o m a s u p e r h u m a n; s u r s t i - m a d i t o
overvaluate; s u r k o t i t o 44) 10. s u r a b o n d o s u p e r
- a b u n d a n c e all-, any- multi-coloured; anyhow; tosorta of
all sorts; tosorta jensos all s o r t s of p e o p l e 45) tri,
tre- t h r e e t r i m e s t h r e e months, q u a r t e r; t
r i m e s a, q u a r t e r l y: trigon t r i a n g l e; t r e b e d a k a
m bedroom with 3 beds. t r i p e d tripod; 46) tris- three
times, t h r i c e trismese three times a month; trisanya
periodik periodical published thrice yearly 47) un- one,
mono- u n a l m a, - e u n a n i m o u s, -ly; u n a l m e s o u n a n i
m - i t y; unelta, -eso unilateral, - i t y; unkolora o n e - c o l
o r e d; u n d e r k a v e o o n e - w a y street; unsilaba
monosyllabic 48) y 0 - a g o yolong long time ago; yopok a short time
ago; y o v e k w e e k a g o; y o v e k o s s o m e w e e k s ago;
yoanya koronazo the coronation of a year ago Neo also uses Greek and
Latin prefixes poli-, p a r a -, m o n o -, qasi-, p e n t a -, e x a -,
e p t a -, S U F F I X E S: - a C pejorative v i r a c o bad man,
ruffian; b o y a c o bad, nasty boy, g u t t e r s n i p e; l i b r a c o
b a d b o o k; v e r k a c i to bungle, -ad a c t i o n d u m a d o
nonsens e; T a n f a r o n a d o f a n f a r o n a d e; s h e n a d
o s t a g i n g; s h e n a d e r s t a g e - m a n a g e r: m o - v a d i
to move on function, office b l o w -al language
botanic family order, class p u n c h ; p e d a d o k i c k
; p e d a d i to k i c k Carmal Parisian slang;" spanch; spanisa;
lang, Grekaya modern G r e k: R u s a l R u s s i a n: N e d a l
Dutch; Polnal Polish; Cimal chinese, Japonal r o z a l ( - o s ) rosaceac;
c i p r e s a l cupressaceae; v e r- b e n a l ( - o s ) t e r t i
a r y ; p r i m a l u n a p r i m a r y - s c h o o l p u p i l, a m a n
o f primary culture; u n d a l i ú n a secondary-school schoolgirl
- a l d o chief, p r i n c i p a l l stasyonaldo
station-master; partedaldo party- leader; o r k e s t r a l d o
orchestra-leader, s t a t a l d o c h i e f of s t a f t
member of c i v a n, c i v i n c i t i z e n ( m, 1 ) ; f e l d a n, f e
l d i n p e a s a n t, p e a s a n t w o m a n ; s a m r i l i g a n, - g
i n c o r e l i g i o n i s t (m, 1) bovan(-os) bovidea; r u m i n a n r
u m i n a n t ; s h a l a n ( - o s ) o v i d a e ; o v a n
oviparous - a r o edaro refectory; pransaro dining-room;
ludaro p l a y i n g p l a c e ; p r e g a r o chapel - a r y
o destinaryo addressee; latadaryo legatee; bene- t i c a r y o
beneficiary - a v a firava ferriferous; k u p r a v a cupriferous;
a u r a v a a u r i e r o u s ; n i l a v a h a v i n g
nothing, devoid, -ayo material thing d e s t i t u t e edayo
food, victuals, feed; bevayo drink ; dorayo something hard, callosity;
medikayos medecines, -azo action f o r m a z o formation; l u s t r
a z o polishing; s a p o n a - -eg large, big, much, very -el
vaguely connected w i t h t h e r o o t very l a rg e ; t o r t e g
a particular meaning; only a n indeter- minate relation b e t w e e
n the word finishing corresponding H a m e l (from f l a m flame)
will-o'-the-wisp; fansel (from fanso fancy) gadget - e I n good-natured;
w h e e d l i n g: s o n y e m i t o - e n d a -ensi -er -eso
- e s t - e t - e y
o -grat O -ia
-ibl -ia -le b e m e n d e d: v e r i f i k e n d a t o b
e verifica; l u k e n d a vidend a valensee B; lakena do besent
back; a g e n d a agenda (things to be done) s k u r e n s i to d a
r k e n ; k l a m e n s i to s t a r t s c r e a m i n g ; p l o r e n s
i to s t a r t weeping vender seller; kofer b u y e r ; o p r e r
workman; workwoman ; tennisman; tenis(er)in
tennisplayer(woman); b o n e s o (contraction of prudenteso)
prudence; whiteness; n e r e s o b e l e s t a most
beautiful; g r a n e s t a the largest; b o n e s t a the b e s t ; m a l
e s t a the worst b o y e t little b o y ; f e l e t l i t t l e girl; d
o m e t small h o u s e ; to sip o m e y o humanity; y u n e
y o young people ; noble y o nobility (noble people); K r i s t e y o
Christendom g e o g r a l g e o g r a p h e r ; g e o g r a t a g e o g r
a p h i c: g e o - g r a t i o geography; b i o g r a i biographer;
biografa biographical; -flo -aphy kia whose; nilunia nobody's;
tosia everybody's; l o p o v i a v i v the poor man's life i b l a
available; p o s i b i a possible; v i d i b l a visible; v e n d i b l a
saleable; l e k t i b l a readable; n o p o s i b l a i m p o s s i b l
e d e s c e n d a n t Eraklid Heraclidan; Israelid Israelite;
latinida o f l a t i n o r i g i n c a u s e kie for what
reason, w h y ; e t i e f o r t h i s r e a s o n ; n i l i e for no
reason; kelie for any reason; s o m i e f o r s o m e r e a s o n
determining, c a u s i n g d o r m i l a soporific ; e x i t i l a
exciting; b e n i l a helpful, beneficial; l e z i l a
prejudicial ) - i g -i¡
-il to go to become i n s t r u m e n t, t o o
l -in feminine - i n d having done -inil small container -ingo machine - i o (pron. i - o ) art, trade; a
whole, a set bedigi to go to bed; dormigi to go t e n s i g i
to go to the window; laborigi to go to d o r m i j i t o fall a s l e e p
; o l d i g t o g r o w o l d ; v i d i b l i j i t o b e c o m e v i s i
b l e ; b e l i j i to grow b e a u t i f u l o r i l clock, watch;
nutcrackers ; a p p a r a t u s ; s u k r i l sugar t o n g s ; d e n t i
l tooth pick ; d e k t o r i n lady doctor; roin queen; venderin
salesgirl; p i n t e r i n seamstress; leonin lioness; tigrin
tigress vidinde having s e e n ; r i c i n d e h a v i n g r e c e i v e
d ; o l d i g i n d e having grown old; o l d i j i n d a who has s
u g a r bowl; s a l i n i l salt- l a v i n g o w a s h i n g - m a c h i
n e ; p l a t e n i n g o w a s h i n g - u p medicine; p a n i o bakery,
baker's shop; i n d u s t r i o industry; oldio old people; old things;
socio 49) -д
уо
(р
г::
и-уо)
container, small place or book - у
е
place -yer, -eyer plant, s i g a r e t u y o cigarette-case; o k i
l u y o spectacle- c a s e: totuyo hold-all, bin; garduyo sentry-box;
o r d u r u y o r e c t o r y; t r e n u y o time-table; fonuyo
call-box, t e l e p h o n e b o o t h: o r u y o f o n a d r e s u
y o telephone directory klezye at church, to church; kinye at the
movies, to the movies; Londonye in London, to London; B r u x e l y
e a t Brussels, to Brussels; skolye al, to s c h o o l; d o m y e h
o m e, a t h o m e; t o y e e v e r y - n o w h e r e w h e r e; s
o m y e somewhere; nilye apple-tree; r o z y e r r o s e - t r e e; t r u
l y e r peach-tree; pirseyer pear- tree; fragyer strawberry
plant so a n y times; d u y e s twice; e k y e s h u n d r e d d a
y s t i m e s; i d y e s; o n e d a y; p a s i d y e s a g o; n a r i d y e s o
n e o f t h e s e c o m i n g s o m e d a y s. to Paris; Fransye
in, lo France; Romye in, to Rome; Italye in, to or when speaking of
places in general: Mi gar klezye I am going to church; mi gar al San Paul
klezo I am going to St. Paul's Church; el gar skolye she goes to school;
el g a r al N o r m a s k o l s h e g o e s t o t h e N o r m a l S c h o
o l; il s u n g o r a l I n g e n e r s k o l he will soon go t o t h e E
n g i n e e r i n g S c h o o l; m i U n i v e r s i t y e the
Universily; i l g o r s k o l y e xenye he will go to school a b r o a d; il g
o r a u n x e n a skol b e will go to foreign school; il g o r s k o l v
e d o r i v e he will go to school in the village; il g o r al d o r i o
s k o l he will go to the village school. -ior m e a n s of fishing-boat;
destroyer; ivior transport aircraftcarrier; - i r comparative a l t i r a t a l l e
r, h i g h e r; granira larger; •smaller; f o r t i r a s t r o n g e r;
k l e v i r a more clever; -is
reflexive o f i r a m o r e f r e q u e n t; o f i r e more often
seirist to loke takesh munisi to punish one- -ism, -ist doctrine, p a r t i s a
n ) - i l i l l n e s s, med. affection - l o g, -a, -io science, art (pron.: i
- o ) - o l young
animal - o n d g o i n g t o;
to c o m e k o m u n i s m o, -ist(a) ciner diphtheria; epit
hepatitis; uremit urae- dermolog, - a, - i o dermatologist, -ogical, -ogy;
nel m e s o s v e n o n d a in the d e p a r t o n d a the ships that
are -orio (pron.: i - o )
factory b i s g i t o r i o biscuit f a c t o r y; t e l o r i o linen
manu- factory; k o r d o r i o rope-making, rope-manufactory. -oyo
( p r o n.: o - y o ) skriboyo desk, writing-table; klozoyo
cupbora, T u r n t t u r e wardrobe; frigoyo refrigerator,
cooler -oz a b u n d a n c e
rikozo great richess; r i k o z a very rich; lumoza luminous; l u m o z o
effulgence, sheen, glare -ue r e c
i p r o c i t y l i b u c i to love e a c h o t h e r: l i b u c u ! love
e a c h o t h e r !: m u t u a l a i d; b o n b o y o s e l p u e a r
good -ul tiny boys help one
a n o t h e r o m u l h o m u n c u l e; i n f a n u l t i n y t o t; m a
n u l tiny h a n d; p e d u l tiny foot; k a t u l kitty (cat) i n
d i v i d u a l lo v u n u n t h e wounded m a n; lo v u n i n the
wounded (fem.: -in) w o m a n; m a l u n m a n; m a l i n p r
i z u n prisoner; p r i z i n woman prisoner ELISION One may
OPTIONALY (never obligatorily), and SO LONG AS THIS DOES NOT INTERFERE
WITH EUPHONY AND CLARITY, elide following words: the article lo
before a word beginning with a vowel: P a r b o, l ' a r b o s the
tree, the trees l'eldo, l ' e l d i n o s l ' a v e n t u r o s the hero,
the heroines d ' A r t u r A r t h u r ' s a d v e n t u r e s t h e preposition de and the word ke (pronoun
or conjunction), and also the object pronoun, before a word beginning
with a vowel: l ' a v e n t u r d ' e l boy this boy's adventure l
' o r e l o s d ' u n a s n o a n a s s ' s e a r s l ' o k o s d ' u n f
e m k ' i l v i d i r the eyes of a w o m a n he saw m ' a m a r tu a s m
i l ' a m a r ? do you love me as I love you ? il d i e a r k ' i l
V a m a r he says t h a t he loves you
the two-syllable (one syllable after elision) or at most
three-syllable (two syllables after elision) ADJECTIVE, when PRECEDES
the noun to which it relates, NEVER WHEN IT FOLLOWS IT: e t (a)
dom t h i s h o u s e yen (a) floros t h o s e f l o w e r s
n u s ( a ) l e t ( a ) k a m o s nice little r o o m s un gran(a) bel(a)
klezo a big b e a u t i f u l c h u r c h mi ricir ta gentil(a) brif I
received your kind letter let(a) domos c klezos g r a n a S m a l l h o u
s e s a n d l a r g e c h u r c h e s 4) the ending o of the NOUN, but
ONLY IN THE SINGULAR.. plural's designation os MAY NEVER BE ELIDED see
NOUN mele n u r e the ending at of the past participle, when used as a
noun suffixed with in (feminine) : l a k u z a t; l'akuzin ma l i b
a t; ma libin ma benamat; ma benamin the accused ( m; 1) my beloved (m;
f) my much beloved (m; /) t
h e sullix er and other suffixes, to reduce the length of a few
feminine nouns above): biblioteker; bibliotekin librarian ( m;
/) m a t e m a t i s t; matematin mathematician ( m; korespondent;
korespondin c o r r e s p o n d e n t m; a n y word may be elided,
when this is suggested by the r h y t h m or b y T h e poet is of course
granted extra freedom in this matter, as his muse may suggest to
bim. COMPOUND WORDS C o m p o u n d words are very frequent in Neo.
They a r e f o r m e d by simple joining, b u t a h y p h e n can always
be used to help the r e a d e r who is new to Neo, and when the resulting
compound word seems too long : b o n a good, k o r h e a r t; b o n k o r
good-heartedness; b o n k o r a good-hearted D o n a g o o d; v o l w i l
l; b o n v o l g o o d w i l l; b o n v o l a, - e goodwilling, -ly mala
bad, ill; malkore illnaturedly; malvol ill-will Skol school, m a e s t r
o t e a c h e r; s k o l m a e s t r o schoolmaster d o r i o
village, k l e z o c h u r c h; d o r i o k l e z o village c h u r c
h a r t a r t; i s t o r history; a r t i s t o r art-history; A r t i s
t o r - S k o l Art-History e n t a whole; k o r heart; e n t a k o r e
whole-heartedly a m o r l o v e : p e n sorrow; amorpen love-sorrow
menso dining; car c a r; mensoear dining-car When writing compound words,
it is suggested, as soon as the word seems too long, or as soon as there
is a danger of confusion, we separate the composing words with a hyphen:
skol-maestro, art-istor, dorio- m e n s o - c a r. its or sund was
have t o r are sister, sach, smoisestro. ceping English compound words as
"cigarette-holder", "cross-bearer", "pen-
"pen-wiper", "windscreen-wiper" are translated in Neo either
directly (with e n d i n g -er for a person, ( s i g a r e t i l ),
kruz-porter, plum-tenil, t o o l ) : s i g a r e t - p o r t i l v i t r
e l - s h u g i l, o r by using t h e infinitive: p o r t i - s i g a r e
t, p o r t i k r u z, t e n i p l u m ( p l u m i l ), Shugiplum,
The English idiom "from day to day", from year to year",
and so on, is shrunk in Neo t o single words comprising the initial
syllable and the This useful device can be extended to adjectival (ending
-a) and to verbal ( e n d i n g - 1, etc.) u s a g e : l e t l e t a s m
a l l e r c o m e s m a l l e r a n d s m a l l e r; l a d l a d a u g l i e r
a n d a n d s m a l l e r; l e t l e t i to u g l i e r : o l d o l d i t o
be- g r o w older and older. So k o n s t a t a r un idida
melazo. E t land far ananya progres. Viv ye shirshira. Nun il
melmelar. Il melar idide. A d a y to day improvement is
ascertained. T h i s c o u n t r y is m a k i n g a year t o
y e a r p r o g r e s s. L i f e is there more a n d more
expensive. He is now doing better and better. He is getting better from
day to day. 34 El n u s n u s a r idide. She is growing prettier
and prettier f r o m day to day. Nos adsir al orora pizazo del
situo. We witnessed t h e h o u r to h o u r deterioration of the
situation. " t h e m a n w i t h t h e g r a y g l o v e ",
word: lo nerkapla fel, lo grizganta vir, lo verdroba d a m. GEOGRAPHICAL
NAMES. Geographical names have been arbitrarily established in Neo. They a r e s u b
j e c t t o c h a n g e s, a c c o r d i n g to l o c a l p r e f e r e n c e o
r t a s t e, o r for o t h e r unaccountable reasons. The
changes may be no less arbitrary than the c a r l i e r forms. H e
r e is a list of s o m e of t h e s e n a m e s : Country name Inhabitant
language fashion, manner and adjective B r i t, b r i
t a B r i t a, B r i t i n Great Britain, B r i t i s h Briton,
Britisher, B r i t i s h w o m a n Anglo, a n g la Angla, Anglin
Angla l England, English Englishman, English Englishwoman Franso, -a
Fransa, -in Fransa l France, French Frenchman, Fren c h F r e n c h w o m
a n I t a l i o, - a l a I t a l a, - i n I t a h a n, I t a l a l I t a
l i a n I t a l y, I t a l i a n I t a l i a n w o m a n B e l g o, -
a B e l g a, B e l g i n b r i t a n a, -e a, ado a f t e
r t h e B r i t i s h m a n n e r ( s t y l e ) a n g l a n a,
- e after t h e E n g l i s h m a n n e r t r a n s a n a,
-e a f t e r the French m a n n e r i t a l a n a, -e
the Italian manner b e l g a n a, - e a f t e r Belgium, B e
l g i a n, - w o m a n D e c l a n d, d e u c a D e u c a, Deucin D e u c
a l d e a u c a n a, -e German (1) German, - w. G e r m a n R u s i
o, r u s a R u s a, R u s i n R u s a l r u s a n a, - e R u s s i
a Russian, - w. R u s s i a n Cin, c i n a China, C i n a, C
i n i n C i n a l c i n a n a, -e C h i n e s e Chinaman, -
w. Chinese Ned(o), n e d a Neda, Nedin N e d a l Nedana, -e
Netherlands, Dutchman, D u t c h ( H o l l a n d ) D u t c h
Dutchwoman S U R S, s u r s a Sursa, - i n s u r s a n a, -e U. S.
S. R. G
r e k i o, g r e k a Greece, Greek Graka, -in G r e k a l m o d e r n
Greek mod creekrekana, -e G r e k ) E u r o p, -a E u r o p a, - i
n e u r o p a n a, - e Europe, A m e r i k, - a Amerika, - i n A m
e r i k a l a m e r i k a n a, -e
A m e r i c a, Azyo, a z y a Azya, -у і п a z y a n a, - e Asia,
-jatic A f r i k, a f r i k a A f r i k a, -in afrikana, -e USA
(USIO), usa Usa, -in Usal, Amerikal usana, - e U.S.A., American A
u s t r a l y o, - y a Australya, -yin australyana, - e Australia
(4) Austro, austra Austra, - i n austrana, -e Austria, - i a
n 85 Japon, -a Japan, Japona, -in Japanese A r a b i o,
a r a b a Arab, -in Arabia, - l a n T u r k i o, t u r k a Tu r k (
a ), - i n T u r k e y, Swis, a Switzer" S w i s a, -in land,
Swiss O c e a n y o, -ya Oceanya, - i n Oceania, - i a n
Mexik, - a Mexico, Mexixa, -in -an Mexico, Mexil- Mexikurba,
-in u r b o, - a M e x i - Mexikoa, -oin co-City A l g e r y o, - y
a Algerya, -yin A l g e r i a, - i a n A l g e r a, -a A l g e r a,
-in A l g i e r s, o1 - T u n i s y o, -ya Tunisia, - i a n T
u n i s, - a T u n i s y a, Tunisa, -in -yin Tunis, of - L o
n d o n, l o n d o n a L o n d o n a, - i n London, Londonian
Paris, -a P a r i s a, -in Paris, -ian R o m a, - a Rome, Roma, - i
n R o m a n Japonal japonana, -e A r a b a l a r
a b a n a, - e T u r k a l turkana, -e swisana, -e o c
e a n y a n a, - e m e x i k a n a, - e mexikurbana, -e
algeryana, -e algerana, -e t u n i s y a n a, -e tunisana,
-e L o n d o n a l l o n d o n a n a, - e P a r i s a l
p a r i s a n a, -e R o m a l r o m a n a, - e G e r m a n i o means Old Germany (history)
(germana, German, -in; g e r m a n a n a, - e . Belgal might mean
"French as spoken in Belgium"; same, Swisal Ameraland Osal rand
Amerin (inguage) or „English as 3) A m e r i k a l and U s a l mean
spoken i n America (in t h e United States"). 4) "australa"
(belter "Suda"), would mean "austral, southern". 5) o c e a n means
" o c e a n " ( o c e a n a oceanic). L o n d o n a l m e a n s: London slang,
Cockney; P a r i s a l: Parisian argot; R o m a l R o m a n
dialect. Inhabitants may also be called: Britun, -tin; Anglun,
Anglin; Fransun, Fransin; etc. For the languages, there are verbal,
adjective and adverbial deriv- a t i o n s: a n g l a l a, - e in
English; a n g l a l i to speak, to k n o w English; t r a n s a l a, - e
i n F r e n c h; t r a n s a l i to speak, to know French; rusala, -e in
Russian; rusali to speak, to know Russian. C u s o m u n ik f r a n s a l
a r ? D o e s a n y b o d y s p e a k F r e n c h h e r e ? E t a n g l a
l a t r a d u k This English translation is not good. M i b a d u k o r
et l i b r o r u s a l e. I'll t r a n s l a t e this book i n t o
Russian. R u s s i a n t e a c h e r w h o l a r p e r t e. knows
English perfectly. glishman. Zi a r un t r a n s a anglala klavin.
They have a French girl-typist for English correspondence. Old,
classic, or constructed languages don't need the suffix -al: Latin Latin;
G r e k ancient Greek (modern Greek: grekal); S a n s k r i t Sanskrit;
Esperanto Esperanto; Neo Neo. I l l a t i n a r m o no g r e k a r.
El esperantar e near. He knows Latin b u t he does not k n o w a n
c i e n t G r e c k. She knows Esperanto and Neo. USEFUL
IDIOMS There is nothing so difeult as translating idioms from one
language into another. When an English idiom does not appear clear
enough in a word for word translation, try and give this idiom its
real meaning in quite simple l a n g u a g e. Here are some
attempts to translate the true meaning of some English idioms: So
great a m a n. Un t a n gran vir. A certain Mr. Smith. S e r
t S r Smith. To set a n example. Di l'exemplo. What a
surprise you are giving me! K a s u r p r e n vu m e d a r ! I am coming
in a f e w minutes. Mi v e n a r fra p o k m i n u t o s. Three
shillings a head. Tre shilingos pro cet. To go a-hunting. Gi yagi
(yagigi). To a b a n d o n oneself to... A b a n d o n i s i T a k
e n a b a c k, Tre paid for ki acaried, aghast. Disckurati saton a s t
o n o c a. W h a t ' s the m a t t e r ? К
а
m a t ? In
broken a c c e n t s. K o n v o k r o m p a t. T o m e e t
with acceptance. I n k o n t r i aprov. Road accident.
R u t - a x i d e n t. Aircraft accident. I v - a x i d e n t.
T h e d i s p u t e h a s b e e n s e t t l e d. Lo kontendo aranjat. his
a c c o u n t s. L e s la d i c o s. To acknowledge receipt
of a letter. R i c a v i z i u n b r i f. To put in action. Aktadi.
- Movadi. It adds up to ten thousand franes. Montantar ismil
frankos. The lack of a d j u s t m e n t b e t w e e n Za
malkun. their
t e m p e r a m e n t s. M u c h a d o a b o u t n o t h i n g, Mul rum
po nilo. W i t h o u t f u r t h e r a d o. Sen plu. - Sen
oso. They found it to their advantage. Zi t r i r it
vantaga (po zi). T o take medical advice. Konsulti mediker. - P r e n
i m e d i k a o p i n. F o r e i g
n Affairs. Foreign Office. Xenecos. Xenecado. T h a t '
s a n o t h e r a ff a i r ! E t o osa gestyon! T o w i n
a l t e c t i o n. G a n i a f e k t o. - G a n i s i m p a t i o.
H o w I w o u l d like to b e y o u n g a g a i n ! K
a n mi d e z u r resi y u n a ! Now and again. - From time to time.
Temtempe. To be over age. Si s u r a j a; suraji. This cime
ed esur propswith me. Nos grear va propozo. E t klim no me k o n v e
n a r. A
i r - c o n d i t i o n ( t o ); - e d; -ing. E r k i; e r k a;
erko. (Via) Air-Mail. - By a i r. I v e. - E r e. Air-tight.
Air-hostess. Ermetika. Er-ospin. A i r- b r i d g e.
E r - p o n t. Er-portat. A i r - b o r n e. A l a r m s i g n a l.
A l a r m c l o c k. Alarmil. Velyil. F i r
s t of a l l. At all hours. - At a n y time. Toprime. K e l o r e.
N o t a t all. N i l e. - N i x e. That's all. Eto to. Sar
to. All included To i n s e. All of a sudden. S o
d e n e. All right! O. K. ! O k e ! To allow oneself.
Alms-house Permisi Azil Ospizo Altar-boy Korgoboy. Neo's
OPTION/.L GENITIVE We may optionally use in Neo the sullix ' ('oy),
corresponding to the English 's to mark the genitive: ma patro'y
dom ma librer'oy filin nos no libar et fem'oy modos et
libros-oy print exela my father's house my bookseller's
daughter we d o n ' t like this woman's manners the printing of
these books is excellent. Both OPTIONAL GENITIVE's sullix - y (-oy) and
COMPLEMENT TRANSPOSITION'S sullix -n (-on, -an) (see page 28) were
suggested by Mr. Béla Mariash (Hungary). Pronunciation of letter
"¿". According to Mr. Adrian J. Pilgrim's (Leicester)
convincing suggestion, we have decided to accept for this letter the optional
use of both English (John, jolly) and French (Jean, joli)
pronunciations. Compound infinitive verbs. We wish to p o i n t o u t the
equivalence of following verbal forms: = s i v i d a n d a ( t o b
e s e e i n g ): v i d i n d i = s i v i d i n d a = i vidat (to h a v e
seen): vidondi = sividonda (to will have seen): = si vidat (to be
seen).Arturo Alfandari. Alfandari. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed
Alfandari,” pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library.
Alfandari.
Grice ed Alfieri: la
ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale di LVCREZIO, il
filosofo repubblicano – la scuola di Parma – filosofia parmigiana – filosofia
emiliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P.
Grice, The Swimming-Pool Library (Parma). Filosofo parmegiano. Filosofo
emiliano. Filosofo italiano. Parma, Emilia-Romagna. Grice: “I like Alfieri; the
enzo is vital – Vittorio Alfieri has statues at Torino! V.
Enzo Alfieri dedicated his life to prove that Democritus was more of a poet
than a philosopher. ‘Indeed, I will go as far as to argue that he ain’t no
philosopher!’ Unfortunately, Abbagnano ignored him, and Lucrezio stayed in the
canon! Then Alfieri tried to study the idea of the ‘in-divisibile,’ the ‘atom’
and the ‘clinamen,’ and how Lucrezio was a good poet but a bad philosopher!” Allievo di CROCE (si
veda). Vive a Milano ove si laurea in filosofia e insegna filosofia alla
Bocconi e Pavia. Allievo di MARTINETTI
(si veda) e CROCE (si veda), di cui condivide l'ideologia liberale e il approccio
filosofico, ma anche gentiliano non ortodosso secondo la definizione di Spirito,
è un oppositore del regime fascista che lo arresta quando a Milano scoppia una
bomba all'ingresso della fiera che fa sospettare che si tratta di un fallito
attentato al re. A. è incarcerato a San Vittore assieme a tre altri filosofi: Malfa,
Segre e Vinciguerra. È liberato senza processo per l'interessamento di Croce
che tramite Marinetti ha intervenire MUSSOLINI – il filosofo ufficiale. Un
secondo arresto avvenne presto per la scoperta di lettere ritenute
compromettenti dalla censura fascista. È scarcerato per l'intervento di GENTILE
(si veda) ma dove lasciare entro due giorni l'insegnamento a Modena e
trasferirsi a Milano dove riusce a sopravvivere grazie all'aiuto di amici e di
parenti che lo ospitarono. A Milano
ottenne il primo incarico alla Bocconi dove rimane fino al suo trasferimento a
Pavia. Suoi amici, maestri e testimoni di libertà, come lui stesso li definì,
oltre a Croce, sono Prezzolini, Radice, Flora, Albertelli -- ucciso alle Fosse
Ardeatine -- e, tra i più vicini e affezionati, Spadolini. Fortemente critico nei confronti del
movimento di sinestra e impegnato attivamente per le riforme della scuola,
fondatore "Movimento per la libertà e la riforma dell'università
italiana" e il comitato nazionale per la difesa della scuola e divenne presidente
dell'"Associazione amici dell'Gerusalemme. Collabora a “L’'Italia: che
scrive che riusce a mantenere una certa autonomia nei confronti del fascismo.
Monarchico, iscritto al partito liberale Italiano, si avvicina agli ambienti
della destra, aderendo al Sindacato libero scrittori italiani e collaborando
con Volpe e “Intervento” di Gianfranceschi. Collaboratore per la filosofia de “Il
Giornale” diretto da Montanelli. Tra i
suoi saggi vanno annoverati studii sulla filosofia romana, “La tristezza di
Pindaro”; “Lucrezio”; “Gl’atomisti” e opere di estetica, L'estetica dall'Illuminismo
al Romanticismo. Ad A., oltre ad un suo epistolario con Croce, si devono due
memorie autobiografiche -- “Maestri e testimoni di libertà” e “Nel nobile
castello” -- dove sono originalmente ritratti personaggi della vita culturale e
politica italiana da Croce a Scotti, da Jacini a Casati, a Flora. Troiano, Allievo
di Croce, Corriere della Sera. Ferrari, Martinetti e Banfi, in Il Contributo
italiano alla storia del Pensiero Filosofia Treccani. Tarquini, Gli sviluppi di
LA SCUOLA DI GENTILE: da Carlini
Spirito, in Croce e Gentile Treccani; Mariuzzo, La Scuola di Pisa, in Croce e
Gentile Treccani. Veneziani, LXVIII pensieri sul CXVIII: un trentennio di
sessantottite visto da destra, Firenze, Loggia de' Lanzi; Elia, Monarchici e
partito, su Italia Reale. Croce, A.,
Lettere, Milazzo, Spes; Garosci, Nel
nobile castello, in Tempo presente, Forum per A., Rendiconti, parte generale e
atti ufficiali; Cicalese, A. maestro di studi e di vita, in Antologia, A.:
maestro e testimone di libertà: atti del Convegno, Cremona, Circolo Culturale
Croce; Parente, A. e il nobile castello, in Belfagor. Già A. nell’introduzione al breve primo scritto
bembiano incluso in una strenna dell’editore Sellerio, ha colto una possibile
connessione ai dialoghi platonici più letterari, dove a proposito del piacere
ecfrastico dello scrittore per il podere di S. Maria del Non scrive. Bembo si
compiace a descrivere il luogo a lui caro, il fresco riparo dalla calura
estiva, il fiumicello, i pioppi piantati dal padre, il quale si stupisce che
nella piana verso le pendici dell’Etna vi siano platani, che gli fanno forse
risovvenire i platani d’Ilisso. L’intuizione diviene più. Del resto l’opera
stessa prima del Bembo, il “De Aetna”, richiama a quei molteplici interessi –
spesso da e su testi – che ispira le
Castigationes Plinianae. E la stessa felice ambientazione del dialogo già di
per sé dilata i confini dell’oggetto esegetico e rilancia tutte le più vitali
istanze di plenitudo culturale, di renovatio che Barbaro stesso (e Poliziano
per suo conto) indica tra gli scopi della propria lezione (Mazzacurati). Sono
una plenitudo e una renovatio che si muovono anche da quell’indirizzo
filosofico e umanistico insieme che era stato così caratteristicamente
veneziano, da Barbaro a Valla: nella ripresa di un tutto autentico Aristotele
che Aldo consacra con la sua monumentale edizione delle opere aristoteliche
ispirata alla lezione di Ermolao e dedicata a Pio. Proprio sulla base della
retorica e della poetica aristoteliche, ripresentate come esemplari dopo secoli
e secoli sulla laguna, poteva svilupparsi anche la filologia più nuova del
Bembo, tutta fondata sul concetto di creazione artistica, non come furor o
inventio platoniche, ma come imitatio naturae e su una considerazione critica
nuova della lingua», Branca, La sapienza civile, c Bembo Pietro. De Aetna: il
testo di Bembo presentato d’A., note di Carapezza e Sciascia (Palermo: Sellerio)
concreta se posta a confronto con un altro testimone contemporaneo di Bembo,
Giraldi. Questi infatti nella sua lettera introduttiva a Renata di Francia alla
Historia Poetarum Latinorum, su uno sfondo tutto boccacciano -- l’occasione
della peste e la conseguente riunione di una piccola brigada (Pico e Piso) --,
così si esprime nel presentare la cornice diegetica del trattato. A., critico
verso la cecità dell'eruditismo dei filologi che si affannano a congetturare e
spostare, sminuzzare e riattaccare i luoghi del poema di LUCREZIO, sintetizza
ancora. Il canto del sonno e dei sogni si riattacca a quei canti precedenti, ai
canti delle illusioni, e apre la via ai versi contro la più terribile delle
illusioni: contro l'amore. Ecco come viene il sonno: una parte dell'anima è
dispersa fuori, una parte si è raccolta nel profondo della sua sede, e le
membra si sciolgono, e manca il senso, perché il senso è opera dell'anima. Ma
il senso non manca interamente, perché, se no, non si potrebbe riaccendere mai
più e sarebbe la morte. La causa del sonno è la continua perdita di atomi da
parte del corpo, perdita che avviene specialmente per le incessanti percosse
degli atomi aerei; e questi versi sono bellissimi, nella narrazione
dell'inavvertito conflitto, eppoi nella rappresentazione della sonnolenza, con
versi rotti e con un verso finale di grande dolcezza.POPLITESQVE CVBANTI SÆPE
TAMEN SVMMITTVNTVR VIRISQVE RESOLVUNT. E il sonno segue al cibo e alla
stanchezza, perché allora è avvenuto un tanto più grave turbamento di atomi in
noi. Qui passiamo all’illusioni. Ognuno si sogna quello che è la sua
occupazione del giorno. Gl’avvocati sognano di trattar cause, il generale di
guidare eserciti alla guerra, il marinaio di lottare coi venti, LUCREZIO
d'essere sveglio a scrivere il 'De rerum natura'. Ed ecco quelli che si sognano
i pubblici spettacoli, dopo essersene storditi per tanti giorni. I cavalli, che
sognano le corse. Il cane, che sogna la caccia e fiuta in aria ve si agita; i
merli si sognano di sfuggire ai falchi. Così gl’uomini: sanguinosi e paurosi
sogni di re, sogni terrificanti di uomini che si credono alle prese con pantere
e leoni, e gente che parla dormendo e svela tutti i propri segreti, e gente che
immagina di morire o di precipitare da alti monti, e gente che ha sete e si
sogna di essere presso un fiume e di bere infinitamente”. E' come se all'interno di un'argomentazione piana, di
un'espressione variata, di un vocabolo già abusato, di un ritmo additivo
irrompessero sistematicamente una rivendicazione terminologica, un elemento
imprevisto, un segnale indecifrabile, un'interruzione del ritmo, un vestigio ad
investigare. Non cessano infatti di stupire, per vistosità e normatività,
un'accelerazione espressiva e un turbamento linguistico, i quali tuttavia,
anziché disperdersi in una sorta di dadaismo originario o di impazzire nel
gioco retorico, concorrono al prima e al poi della dimostrazione, alla
proporzione del dettato, alla simmetria e regolarità del verso. Essi stessi
riducibili a struttura, più simile ora ad un reticolo cristallino, ora ad una
tavola aritmetica, ora ad un ordinamento geometrico. Questa compresenza
dell'uno e del molteplice, del medesimo e del diverso, del codificato e del
nuovo -- responsabilità morale di annunciare un nuovo mondo. Linguistica, che
porta alla preoccupazione dell'iso-morfismo, al voler far combaciare vocabolo e
oggetto segnato, segnante ordine linguistic, ordine cosmico. La eversibilità e
convertibilità di ordine fisiologico o naturale, e di ordine filologico --
verbale. Anzi, la fisiologia irrelata e caotica sembra comporsi e prendere
forma in un divenire “caosmico” proprio grazie alla filologia, la quale ordina
sintammaticamente il molteplice -- il complesso nel semplice, nel semplicissimo
(atomon, indivisum), domina il caos, resiste alla morte ed all'amore, e,
anziché immaginare o assecondare l'esistente, lo ferma e se ne appropria. A VT
NOSCAS REFERRE EARVM PRIMORDIA RERVM CVM QVIBVS ET QVALI POSITVRA CONTINEANTVR
ET QVOS INTER SE DENT MOTVS ACCIPIANTQVE QVIN ETIAM REFERT NOSTRIS IN VERSIBUS
IPSIS CVM QVIBVS ET QVALI SINT ORDINE QVÆQVE LOCATA NAMQVE EADEM CÆLVM MARE
TERRAS FLVMINA SOLEM SIGNIFICANT EADEM FRVGES ARBVSTA ANIMANTIS SI NON OMNIA
SVNT AT MVLTO MAXIMA PARS EST CONSIMILIS VERVM POSITVRA DISCREPITANT RES SIC
IPSIS IN REBVS ITEM IAM MATERIAI INTERVALLA VIAS CONEXVS PONDERA PLAGAS
CONCVRSVS MOTVS ORDO POSITVRA FIGVRÆ CVM PERMVTANTVR MVTARI RES QVOQVE DEBENT
ATQVE EADEM MAGNI REFERT PRIMORDIA SÆPE CVM QVIBVS ET QVALI POSITVRA
CONTINEANTVR ET QVOS INTER SE DENT MOTVS ACCIPIANTQVE NAMQVE EADEM CÆLVM MARE
TERRAS FLVMINA SOLEM CONSTITVVNT EADEM FRVGES ARBVSTA ANIMANTIS VERVM ALIIS
ALIOQVE MODO COMMIXTA MOVENTVR QVIN ETIAM PASSIM NOSTRIS IN VERSIBVS IPSIS
MVLTA ELEMENTA VIDES MVLTIS COMMVNIA VERBIS CVM TAMEN INTER SE VERSVS AC VERBA
NECESSEST CONFITEARE ET RE ET SONITV DISTARE SONANTI TANTVM ELEMENTA QUEVNT
PERMUTATO ORDINE SOLO AT RERVM QVÆ SVNT PRIMORDIA PLVRA ADHIBERE POSSVNT VNDE
QVEANT VARIÆ RES QVÆQVE CREARI. Analogia tra formazione di "verba" et
versus e formazione res, espressa dagli eadem e dal parallelismo tra
"significant" e “constituunt” resa esplicita nella spiegazione della
paronomasia ignis/lignum iamne videas eadem paulo inter se mutata creare gnis
et lignum? Quo pacto verba quoque ipsa inter se paulo mutatis sunt
elementis, cum ligna atque ignis DISTINCTA VOCE NOTEMUS. Costituenti minimi
semantica (parola, sillaba, articolazione, prima articolazione, seconda
articolazione, terza articolazione), natura (radice, atomo, molecula).
Reversibilità dei co-efficienti dei costituenti minimi -- “positura”, “motus”, “ordo”
-- che già nella metafisica aristotelica -- dell'aristotele perduto -- sono
indicati come le sole e tutte differenze che possono presentare tra loro le
lettere. Circolarità tra realtà fisica e linguistica con successione
intrecciata delle argomentazioni nei due passi elemento -- ELEMENTUM (gr.
stoicheion) è costituente originario sia di alfabeto che natura, secondo
Democrito e Leucippo, fonte Metafisica, Aristotele. IL PORTICO, nella sua lotta
contro GL’ORTELANI, sostiene la legge finalistica del Logos come vera unica
legge che indirizza la scrittura delle opere e la formazione delle cose.
Platone sostene l'esperienza letteraria come micro-cosmo produttori del reale.
Concursus motus ordo positura figurae. Sono documentati come 'produttori' del
'reale' (res, rerum) in Leucippo, Democrito (dalla Metafisica) ed Epicuro e
sono gl’esatti sinonimi latini dei termini greci – “individuum”, atomon; “elementum”,
stoicheion, simple, simplice, simplicissimum. Il verso è straordinario, dal
punto di vista ritmico, tutto spondaico, e semantico, essendo costituito da
soli sostantivi elencati a-sindeticamente, e culminante dal punto di vista
fonico su “ordo”, quasi palindromo, appena bi-sillabo. Un verso icastico, che
riprende i termini già esposti ma in ordine sparso e vi associa “figurae”,
termine con una doppia valenza (ma monosemia) materiale e linguistica. Numerose
testimonianze nei testi grammaticali latini fanno emergere la perfetta
corrispondenza della terminologia atomistica e linguistica, in quanto tutti i
termini "concurcus", "motus", "ordo" et
"positura" sono specificamente grammaticali. motus concursus gramm:
fenomeni fonetici: sinalefe (contrazione in un'unica sillaba di due vocali,
solitamente dittonghi), sineresi (contrazione in un'unica sillaba della vocale
terminante di una parola e di quella iniziale della successiva), iato (incontro
di vocali forti successive). Il “distaccamento”, l'”accostamento”, il
“mutamento” degl’atomi convertono la natura delle cose nello stesso modo in cui
l'”omissione”, l'”aggiunta”, il “mutamento” delle lettere convertono l'identità
delle parole. Il modello grammaticale sembra in ogni caso essere preminente e
fungere da paragonante per scoprire e chiarificare i meccanismi del mondo
atomico, “ex apertis in obscura”, per rendere più semplice il passaggio
dall'esperienza sensibile della littera scritta all'invisibilità degl’infinitesimi
atomi, elementa. Gramm: flessione (verbo) musica: ritmo retor: figura
retorica ut potius multis communia corpora rebus multa putes esse, ut
verbis elementa videmus. L'assimilazione tra “verbum” e “res” fornisce una
giustificazione e funzione della filosofia, nonché annulla il divario tra filosofia
e poesia, aprendo la strada della ben più successiva divulgazione scientifica. È
convinzione epicurea quella dell'iso-morfismo tra parole e cose, e tale risulta
nella costituzione del poema intero, costruito come un cosmo vero e proprio. La
valorizzazione di ogni singola parola, la sua attenta scelta si riflette in un
innalzamento a materia poetabile delle realtà anche più umili, come “minerali,
piante, fiumi, cielo, mare, terra, fiere, uomini”. Si crea così una democrazia
linguistica ante litteram, lontana dal buonismo religioso, spesso degradato in
ipocrisia, o dagl’esperimenti degl'atomismo logico di Russell, che demolendo la
sintassi o creando l'enumerazione caotica volevano demolire la società borghese
e capitalistica e criticare la massificazione elevando ogni singola parola, pur
immersa nella sua massa uniformemente bianca e nera che è il testo. Vittorio Enzo Alfieri.
Alfieri. Keywords: Lucrezio, l’implicatura di Lucrezio, la folla di Lucrezio,
Croce, filosofia romana, la terminologia della grammatica filosofica di radice
del portico: elemento, figura, individuo, concorso. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice ed Alfieri” – The Swimming-Pool Library.
Grice ed Alfonso: la
ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – scuola di Santa
Severina – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel
Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Santa Severina). Filosofo calabrese. Filosofo italiano. Santa Severina,
Crotone, Calabria. Grice: “I like Alfonso – no, he ain’t a Spaniard; the
surname was pretty popular in Southern Italy after the roaming of the
Spaniards! And it’s ultimately barbaric, that is, Goth!” “Typically, for a philosopher,
a professional one, I mean, he started with logic for teenagers (il ginnasio ed
il liceo), but with a twist – he called his lectures (his ancestor may testify)
‘logica reale,’ or colloquenza reale – and he tried to criticse “il Vera,” who
had written “Il problema dell’assoluto.” “Like me, he has an interest in S is P
and S is not P (questo uomo no est sensibile). His first utterance is actually,
NOT ‘the fat cat sat on the mat, and as he sat on the mat, he saw a rat” – but
the rather naïf ‘il sole e luminoso.’ He gives two other examples, which are
easy to detect, since he does not use quotes but ITALICS!: “questo corpo est
rotondo” and “questa pianta fiorisce.” His
idea, like mine, or Peacocke’s,, or Speranza, is that that is pretty much
enough to deal with the most serious problems in philosophy: the judicatum, and
its component Concetto 1 e Concetto 2 – “Questa pianta fiorisce’” -- Un
temperamento di spirito positivo e di evoluzionismo idealistico, che attesta
l’origine del suo metodo e la serietà dei suoi studi, ma che dimostra pure
quanto egli si sia discostato dall’indirizzo del Vera e dello Spaventa per
accostarsi a quella che fu chiamata la sinistra hegeliana» (Luigi Ferri).
Filosofo. Autore di pubblicazioni scientifiche e di numerosi articoli su
riviste letterarie e quotidiani, alcuni dei quali sulla Calabria e sui
personaggi delle tragedie di Shakespeare, che gli fanno guadagnare l’attenzione
per l’approccio singolare alle opere del grande drammaturgo. Da una
famiglia di proprietari terrieri, si dedica all'approfondimento delle Sacre
Scritture, grazie ai due fratelli del padre, canonici del capitolo
metropolitano della cattedrale. Questi studi -- parte dei quali pubblicati con
il titolo “Le donne dei Vangeli” (Firenze, Successori Le Monnier) -- manifestano
un approccio *positivista* sull'analisi del testo biblico. Terminati gli
studi nel suo paese natale si trasfere a Catanzaro, dove è allievo del
letterato e patriota rocchitano Gallo-Arcuri. Frequenta il liceo ginnasio
Galluppi, conseguendo la licenza ginnasiale. Ottenne in seguito la licenza
liceale con lode al liceo classico del convitto Vittorio Emanuele II di Napoli,
che gli fa valere, su concessione del ministero della pubblica istruzione, la
possibilità di iscriversi alla facoltà di filosofia presso la Regia Napoli.
Alla facoltà di Filosofia, dove, allievo di SANCTIS, VERA, e SPAVENTA, ottenne
vari riconoscimenti. Consegue la lauree in filosofia. I lincei gli
assegono il premio reale per la filosofia per il saggio dal titolo “Kant: i suoi
antecessori e i suoi successori”. Su espressa volontà del padre fa ritorno a
Santa Severina. Ma la passione per l'insegnamento prevalse e partecipa ai
concorsi a cattedra per i licei, iniziando a insegnare Filosofia in Sicilia: Caltanissetta,
Messina e Catania. Da questa esperienza di insegnamento cominciarono ad
evidenziarsi sempre di più le sue qualità didattiche, tant'è che il ministro
della Pubblica Istruzione Boselli lo convoca a Roma per affidargli la cattedra
di filosofia nei licei, prima al liceo ginnasio Umberto I e poi al Liceo Visconti.
Comincia a collaborare con le più importanti riviste, tra cui il Nuovo Convito,
la Rivista d’Italia, la Rivista moderna politica e letteraria, la Rivista
italiana di filosofia, la Nuova Antologia, L’Educazione, la Rivista italiana di
Sociologia, la Rivista di filosofia e scienze affini e con diversi quotidiani,
tra cui L'Osservatore Romano. Chiamato dal ministro della Pubblica
Istruzione Boselli ad insegnare filosofia all'Istituto Superiore, dove, in
seguito a concorso, divenne Professore. Ha come colleghi Pirandello e Capuana.
Durante i trantaquattro anni di insegnamento all’istituto superiore, è relatore
di oltre trecento tesi. Per il Dizionario illustrato di Pedagogia, curato da
Credaro e Martinazzoli, redasse la voce Istituti Superiori femminili di
Magistero. Anche libero docente di filosofia alla Regia Roma.
All'insegnamento affianca sempre una prolifica attività di saggista,
pubblicando saggi che spaziano dai temi dell'educazione e della morale
all'economia politica, dagli studi sull'ambiente e sulle foreste all'analisi
criminologica dei personaggi shakespeariani. Il suo sommario delle lezioni di
pedagogia generale (Loescher) è giudicato dalla Reale Accademia dei Lincei
frutto d'amorosa meditazione e di mente abituata alla ricerca e alla
costruzione filosofica, che esce dai confini degl’ordinari trattati di
pedagogia per elevarsi ad una sintesi mentale superiore. Tenne la prolusione
all'Universal Congress of Races di Londra, che è poi pubblicata col titolo “Speculative
psychology and the unity of races” (Loesche). Membro del Congrès indu progrès
religieux a Parigi. Consulente medico della Real Casa d'Italia durante il regno
di Umberto I e del Palazzo Apostolico Vaticano sotto il pontificato di Benedetto
XV. Mai volle aderire ad alcuna corrente filosofica e politica, ed è
fortemente avversato dal ministro della pubblica istruzione GENTILE (si veda), che
decide di mandarlo anzitempo in pensione con un provvedimento ad personam. Si
tratta del Regio Decreto all'interno della Riforma GENTILE, che anticipa, per i
soli professori del Magistero, il collocamento a riposo al compimento del
settantesimo anno anziché al settantacinquesimo, come per gl’altri docenti
universitari. Il suo posto è immediatamente occupato da RADICE, amico di
Gentile. Anche CROCE intervenne nella vicenda in favore di A., chiedendo a GENTILE
una deroga a tale decreto, ottenendo però risposta negativa. La salma è portata
sulla carrozza della Real Casa e seppellita nel Cimitero del Verano. Santa
Severina, gli ha intitolato una via del centro storico e la Scuola
elementare. Saggi: “Le donne dei Vangeli” (Firenze, Monnier); “Sonno e
sogni” (Milano, Trevisini); “Principii di logica reale” (Roma, Paravia); “Lear”
(Roma, Alighieri); “La dottrina dei temperamenti” (Roma, Alighieri); “Psicologia”
(Torino, Boccai); “Pregiudizi
sull'eredità psicologica (genio, delinquenza, follia)” (Roma, Alighieri); “I
limiti dell'esperimento in psicologia” (Roma, Loescher); “La filosofia come
economia” (Roma, Loescher); “Lo spiritismo secondo Shakespeare” (Loescher); “Psicologia
criminale. Critica delle dottrine criminali positiviste” (Roma, Loescher); “Il
Cattolicismo e la filosofia” (Roma, Loescher); “Otello delinquente” (Loescher);
e “Pedagogia: l'educazione come economia”
(Roma, Loescher); “Note psicologiche, estetiche e criminali ai drammi di
Shakespeare: Macbeth, Amleto, Re Lear, Otello” (Milano, Società Editrice);
“Principii economici dell’etica”; “Naturalismo economico”; “Principi naturali d’economia
politica” (Roma, Athenaeum); “Gl’alberi e la Calabria dall'antichità a noi” (Roma,
Signorelli); “La dis-occupazione: cause e rimedi” (Torino, Bocca). Nicolò
d'Alfonso Il del Sud Furio Pesci, Pedagogia capitolina.
L'insegnamento della pedagogia nel Magistero di Roma, Parma, Ricerche
pedagogiche, Francesco d'Alfonso, Nicolò d'Alfonso. Ritratto di un
intellettuale indipendente, Bisignano, Apollo edizioni, cit Gallo-Cristiani, In
memoria del filosofo Nicolò d'Alfonso, Roma, A. Signorelli editore, La vicenda
del pensionamento di Nicolò d'Alfonso è ricostruita e ampiamente documentata in
Nicolò A.. Ritratto di un intellettuale indipendente, Francesco A., L'onesto
solitario. Vita e opere del filosofo Nicolò A., Reggio Calabria, Città del Sole
edizioni, Francesco A., Nicolò A..
Ritratto di un intellettuale indipendente, Bisignano, Francesco A., Amleto e Ofelia. La critica
shakespeariana negli scritti di Nicolò A., Reggio Calabria, Città del Sole; Pesci,
Pedagogia capitolina. L'insegnamento della pedagogia nel Magistero di Roma Parma, Ricerche pedagogiche, Gallo Cristiani,
In memoria del filosofo Nicolò A., Roma, A. Signorelli; Mariantonella,
Marchesini e la «Rivista di filosofia e scienze affini», Angeli; Macris, Nicolò
A.: uno studio introduttivo, in Quaderni Siberenensi, Catanzaro, Ursini, Luca,
Santa Severina. L'antica Siberene, Pubblisfera; Testa, La critica letteraria
calabrese, Pellegrini; Bernardo, Santa Severina dai tempi più remoti ai nostri
giorni, Istituto editoriale del Mezzogiorno; Santa Severina Università La
Sapienza di Roma Accademia dei Lincei Liceo classico Albertelli. Il
prof. Nicolò A. presenta Note psicologiche, estetiche e criminali ai grammi di
Shakspeare Macbeth, Amleto, Re Lear, Otello. Una nuova fase dell'economia
politica; Speculative psychology and the unity of races. Il cattolicismo e
l'insegnamento della storia del cristianesimo nell'Università di Roma; La
filosofia della storia nel nostro tempo; Morgagni e la biologia moderna; In
Calabria». A., come già risulta dall'elenco dei sagg presentati, s'è occu pato
di argomenti disparatissimi, senza che però, a giudizio unanime della
Commissione, egli sia riuscito a trattarne alcuno con metodo scientifico. Per
la più parte sono saggi occasionali e informativi, discorsi, prelezioni. Ma
invano si cercherebbe un'indagine compiuta con intento scientifico. Le nole
psicologiche sui drammi dello Shakspeare, che del resto sono una ristampa di
articoli pubblicati già parecchi anni addietro, per molti rispetti sono
pregevoli, contenendo osservazioni giuste, e in ogni modo attestano l'amoroso
studio che l'A. ha fatto dei drammi dello Shakspeare; ma, a giudizio unanime
della Commissione, non sono titolo sufficiente per l'assegno del premio a cui
il A. aspira. E' un insegnante che ha una lunga e onorata carriera, e moltissime
saggi. Ma queste che pur contengono molti pregi, riguardano la psicologia, la logica
e la pedagogia La stessa opera che s'intitola Saggio di filosofia morale è un
saggio di psicologia applicata alla critica dell'antropologia criminale. Il Sommario
delle lezioni di filosofia generale – LA FILOSOFIA COME ECONOMIA -- in cui
espone i concetti cardinali del suo approccio, non tratta propriamente problemi
morali, al cui studio non arreca contributo notevole l'opuscolo Principi
economici dell'Etica. Formulati in questo modo i giudizi riassuntivi intorno ai
quattordici candidati, e vagliati comparativamente i titoli di ciascuno, e
tenuto conto infine dell'esito della prova orale, la commissione procede alla
votazione definitiva, secondo le norme. La terna risulta così concepita in
ordine alfabetico: Calò con III voti favorevoli e due contrari; Ferrari, con III
voti favorevoli e due contrari; Orestano, a voti unanimi. II voti riporta il candidato
Zini. Essendosi quindi proceduto alla graduazione dei III candidati designati
per la terna, in ordine di merito, si ha il seguente risultato: 1°Orestano con
voti IV contro uno; Ferrari con voti III contro due; Calò con voti III contro
due. Il candidato Calò ha un voto come primo nella terna. La Commissione
pertanto propone a V. E. di nominare Orestano professore di filosofia a Palermo.
Roma, Il Consiglio Superiore di Pubblica Istruzione, esaminati gl’atti del
concorso,li riconobbe regolari e nell'adunanza delibera di restituirli al
Ministero senza vazioni. La Commissione Osser. Quando un maggior
numero di uomini si strinsero in rapporti fradi loro e furono animati dal *fine
comune* (mutual goal) di *aiutarsi* (reciprocal helpfulness) nel superare le difficoltà per la vita, onde
si vide il grande vantaggio del lavoro collettivo, questo fatto ha una grande
importanza per quegl’uomini e pei primordi dell'umanità in genere. È allora
necessaria la dimora fissa in un luogo, ciò che dovea LA STORIA DEL
LINGUAGGIO. diminuire loro idisagi e le incertezze del domani. Si
preferi di dimorare presso le rive dei fiumi, dei laghi e del mare, che
offrivano certi vantaggi. Risoluto il problema dell'esistenza nell'oggi, è reso
possibile il tentativo di produrre pel domani, allora si principio ad allevare
il bestiume ed a coltivare la terra, prendendo insegnamento, come potevano, dalla
natura. Allora è reso maggiore il bisogno di *esprimersi* (express ourselves) e
d'*intendersi* (comprehend ourselves) in un più largo ambito e nacque nell'uomo
il desiderio di ben provvedere al suo avvenire, à quello della tribů o della
piccola società ed a ricordare la vita passata per trarne insegnamento per
l'avvenire. È reso ancora necessario il tradurre in segni materiali, e perció
più memorabili, i rumori e le voci di *espressione*: prima origine della
scrittura e della lettura. Ma, anche in questo caso, quando non si tratta di do
vere riprodurre l'immagine sensibile delle cose, ma di usare SEGNI più o meno
facili ad eseguire e da connettere alle parole, ciascuno dove significare da
principio in modo affatto ARBITRARIO ed inintelligibile agli altri le proprie rappresentazioni.
Solo posteriormente, per mezzo d’accordi, alcuni *segni* (segnante/segnato) sono
ricunosciuti da parecchi siccome *esprimenti* alcune date *rappresentazioni*.
Si *stabilisceno* (Grice – established procedure) cosi tanti segni (segnante,
segnato) per quante sono le parole in uso. Però un cosiffatto costituirsi della
società primitiva non avvenne per un aggruppamento solo, in un solo sito, di
uomini e di famiglie. Dato invece il continuo dirimersi e disgregarsi degli
uomini preistorici, bisogna ammettere che è dovuto avvenire, isolatamente, in
vari punti della superficie della terra; e per ciascuna piccola società
dovettero stabilirsi speciali segni di scrittura e di lettura. Questi
movimenti d’emigrazione e d'immigrazione, di conquiste, raggiunte con la
violenza o con la calma e l'astuzia, sono più frequenti nei primordi della
storia, poichè in quei tempi non tutti i bisogni individuali e sociali
dell'uomo potevano essere sollecitamente soddisfatti, quantunque fosse stato
prepotente in lui il desiderio di soddisfarli. E poichè ogni gruppo sociale migrante,
come ha un complesso di parole, cosi puo avere un complesso di *segni* a quelle
corrispondenti, avvenendo lo stesso per la società che subiva l'immigrazione o
il dominio, con la mescolanza degli uomini dove ancora avvenire una mescolanza
di differenti linguaggi. In questo caso il gruppo sociale più potente dove
esercitare il suo dominio sul popolo nuovo arrivato o sul debole. È necessario
perciò che gl'imponesse anche la propria lingua, altrimenti non sarebbe stata
possibile la comunicazione degl’animi, prima condizione al vivere. Queste
società col vivere a lungo in un sito andarono incontro ad alcuni disagi per lo
sfruttamento del terreno non ancora coltivato secondo la legge naturale o per
la distruzione degl’animali boschivi o infine perchè il loro sviluppo sociale
dove far loro avvertire NUOVI BISOGNI o per dar nuove esplicazioni alle loro
energie. Nasce perciò in loro o in parecchi di essi il bisogno di avvicinarsi
ad altre società, sia per offrire a queste i prodotti particolari del loro
suolo e della loro industria e rice verne altri, sia per offrire loro le
proprie energie organiche dalle quali volevano trarre un profitto. L'avvicinamento
e poi la reciproca compenetrazione degl’animi avvenne per via pacifica o per la
violenza e la forza, onde la società sopravvegnente sottomise a sè
l'indigena. sociale. Ma si deve anche ammettere che il popolo vinto o il
nuovo ha in parte contribuito a modificare la lingua dell'altro, non potendosi
ammettere che esso si fosse potuto così facilmente e presto privare della sua
lingua abituale e l'altro non ne ha subita alcuna modificazione. Cosi, come la
parola (del greco parabola), anche altri segni dove subire molteplici
metamorfosi in ragione del vario congregarsi e disgregarsi degl’uomini, in
ragione dei vari influssi che quelle società esercitarono fra di loro. E quando
in mezzo alla vita indeterminata delle società primitive sorge un popolo
energico e forte che acquisto di sè una coscienza superiore a quella degl’altri
popoli che si sforza di soggiogare e di dominare ed impose loro i suoi costumi,
le sue credenze, è quello il primo
popolo veramente storico e allora la lingua di esso è imposta ai vinti ed
ammesso riconosciuto da questi. Ma un popolo che sa esercitare il suo dominio è
destinato a vivere e a perpetuarsi. È necessario allora che esso diventi
qualche cosa di organico, che ha un ordinamento interno, che ha leggi ed
istituzioni. Un popolo cosi costituito è costretto a conservare ed a coltivare
la propria lingua, dando un valore determinato alle proprie parole; perchè solo
cosi è possibile il governo che deve implicare la stabilità delle leggi e della
istituzioni alle quali deve perció connettersi una lingua determinate e fissa,
altrimenti quel popolo ricadrebbe, come, malgradociò, tende sempre a ricadere, allo
stato primitivo di disgregamento. In un popolo che vive e dura la lingua deve
non solo fissarsi ma le parole di cui consta debbono moltiplicarsi. E ciò
non può non ammettersi se si considera che una società che vive non può non
compiere, per mezzo degl’individui che la costituiscono, un'attività
psicologica scrutativa e conoscitiva sulla natura circostante. Questa che da
principio apparisce come qualche cosa di molto semplice, come un tutto a sè, in
ragione che più si esercita l'attività umana sopra di essa,apparisce distinta
in una molteplicità di gradi o di oggetti i quali alla loro volta da prima
appariscono indeterminati nelle molte proprietà di cui risultano e, progressivamente,
appariscono sempre più determinati. Tale è stato il movimento della conoscenza
dai primordi della storia sino ai nostri tempi e non si è peranco arrestato. Di
nessun oggetto si può dire che esso sia stato cosi studiato ed analizzato in
tutte le sue note, in tutti i suoi rapporti, che un ulteriore studio nulla di
nuovo potrebbe darci. Quantunque questo processo di scrutazione e di conoscenza
si sia eseguito sopra ogni cosa, pure non tutti i popoli hanno all'istesso modo
fatte le loro conquiste in ogni ramo della realtà. Giacchè alcuni hanno
scrutato un ramo ed hanno lasciato intatto un altro di essa e,
conseguentemente, la lingua si è più arricchita in quella regione della natura
che non in un'altra. Inoltre è avvenuto nella storia che, come gli uomini hanno
fatto un progresso nel campo della conoscenza, si sono ingegnati di servirsi
delle loro cognizioni per modificare la natura esteriore a loro profitto,
producendo una molteplicità di beni e sovrapponendo cosi all'opera della natura
una nuova creazione che è quella dell'arte. Tutte le istituzioni sociali
sono creazioni dello spirito, Cosi quando un popolo emerge nell'arte della
guerra e delle conquiste, come il popolo romano, deve anche creare una
nomenclatura in cose militari e guerresche. Giacchè, anche in questo caso, ogni
nuova veduta, ogni nuova invenzione, per quanto possa sembrare poco apprezzabile,
pure deve essere contrassegnata dalla sua parola. Tale lingua non puo riscontrarsi
nei popoli che, nel movimento storico, precedettero quelli. Ed allora la nuova
lingua potrà inprosieguo divenire patrimonio di nuovi popoli; perchè le
conquiste di una nazione nel campo della conoscenza e dell'attività pratica
tendono a divenire patrimonio ed eredità delle altre nazioni, Una nazione che
emerga nel mondo pel suo dominio sul mare, ciò che non può avvenire senza la
costruzione di vascelli di meravigliosa complicazione, come il popolo ligure, deve
creare una nomenclatura marinaresca, sia per le varie parti e di vari apparecchi
di cui consta un vascello, come per la loro funzione e per gli uomini che vi si
addicono, nomenclatura che *prima della formazione di quei vascelli non avea
ragion d'essere* e che ora deve essere accettata dalle altre nazioni che
vogliono costruire nelle quali se la natura interviene, essa non vi è
come puramente tale, ma rianimata da un nuovo soffio. La storia ci fa vedere
che ogni società civile ha prodotto qualche cosa di particolare in un ramo
delle istituzioni sociali; o nelle leggi o nell'industria, nel commercio,
nell'arte militare, nelle belle arti, nella religione, nella scienza. Corrispondentemente
a questo progresso nell'attività intellettuale e pratica, nuove forme
particolari debbono sorgere che contribuiscono ad accrescere la somma delle
parole di un popolo. -- navi di quei tipi o forme, onde quelle parole
genovese o ligure debbono in massima parte essere accettate come tali dalle
altre nazioni. Anche una nuova e grande religione, come il culto di Marte, il
dio della guerra dai romani, dovette formarsi una nuova lingua relativamente
alle antiche religioni, quantunque alcune parole di queste siano state
conservate nella nuova religione, all'istesso modo che qualche cosa del
contenuto delle prime religioni si perpetua nel contenuto delle altre. E,
poichè la religione, sopra tutto la religione istituta dal primo principe,
Ottaviano, compe netra ed informa tutti gli aspetti della vita individuale e
sociale, esercita la sua azione modificatrice nella lingua di tutte le
istituzioni sociali. Nel culto romano di Marte troviamo parole che hanno un
contenuto differente da quello che avevano nei popoli precedenti o che non
ancora hanno accettato il Cristianesimo, quantunque le stesse parole possano
prima essere state usate.E, poichè il Cristianesimo è stato il punto di
partenza di un grande e lungo svolgimento artistico, teologico e filosofico,
informato ai suoi principii, si è dovuto ancora produrre una lingua atta a rendere
in tutti i loro elementi le nuove e grandi concezioni. Cosi l'attività pratica
sociale e le istituzioni contribuiscono a fare arricchire la lingua latina dei
romani. Ma infondo a questo progresso linguistico sociale dobbiamo trovare come
principale fattore l'attività individuale di un CICERONE, di un LUCREZIO, di un
VARRONE, di un ROMOLO! Come avviene delle nazioni che non fanno un passo
innanzi nel progresso dell'umanità se non per l'opera dei grandi uomini che
esse nondimeno hanno creato eeducato, avvieneanche pel progredire della lingua
dialettale – o soziale – altre l’idioletto. Giacchè gl'individui in quanto
vedono aspetti nuovi della natura o della vita s o Però da principio essi
hanno ricevuto dalla società in seno alla quale sono nati e cresciuti un
linguaggio che era patrimonio comune a molti; essi l'hanno solamente arricchito
in quel ramo di attività nella quale hanno espli cato la loro energia e,se
questa riguarda immediatamente la vita del popolo,potranno le nuove parole
divenir popolari, altrimenti rimarranno sempre chiuse nella cerchia dei
pensatori e degli studiosi. Così la lingua filosofica di CICERONE non è
popolare o ordinario o volgare come non è popolare o ordinaria o volgare la
filosofia, mentre il linguaggio della religione e dell'arte potrà più
facilmente scendere sino al popolo e divenire suo patrimonio; perchè esse al
popolo sopra tutto s'indirizzano ed in esso debbono trovare alimento. --
Pertanto se la lingua dell'arte, della filosofia, della storia differiscono in
qualche modo fra di loro, differisce anche la lingua di un cultore di quella
data branca di attività umana da quello di un altro. Così il idoletto o idioma
di Platone differisce da quello di Aristotele e di Hegel. La lingua,
l’idioletto, o l’idioma di Omero differisce da quello d’ALIGHIERI, di
Shakespeare e di Goethe. La lingua, l’idioletto o l’idioma di Tucidide e di
Erodoto differisce da quello di LIVIO, di TACITO, di MACHIAVELLI. E ciò perchè
ciascuno scrittore impiega nella realtà che studia e perciò nella lingua che
trova e contribuisce a creare, quella sua attività particolare che ciale contribuiscono a formare la lingua ed
imprimono parole nuove a nuovi fatti reali che si sono scoperti od escogitati.
Ippocrate, che fu il fondatore della scienza medica nell'antichità, fu anche il
creatore della lingua medica che si conserva in fondo alla compless lingua
medica moderna. Cesare dette nuove determinazioni ed una più grande precisione
alla lingua militare. lo spinge ad usare nuove parole o a dare un nuovo
contenuto o segnato a vecchie parole o it nobilitarle o a degradarle. In questo
modo la lingua di un popolo che, come ogni conquista dell'uomo e dell'umanità, tende
a sminuire e a perdersi, è sostenuto dalla vita nazionale ed è migliorato dal
progresso che essa fa in ogni ramo dell'atti vità umana. Il suo progresso va di
pari passo col progresso dell'umanità, all'istesso
modo che il decadere di questa trae seco il decadere della lingua. Una nazione
mantiene integralmente la sua lingua quando una sola vita ed un solo pensiero
circolano in essa quando vi è, cioè, unità nazionale, onde tutti i cittadini
hanno la stessa educazione, la stessa coltura, le stesse aspirazioni, volgono
la loro attività allo stesso fine collettivo, partecipano intimamente agli
avvenimenti nazionali, sono animati dello stesso spirito religioso, artistico.
Quando lo spirito nazionale si affievolisce o cade, tendendo allora la lingua a
degradarsi, la scuola apparisce come una sostituzione alla vita sociale, la quale
può creare il culto della lingua nazionale, facendo interpretare e gustare i
capilavori letterari, storici e politici che quella data nazione possiede. In
questo caso la scuola può creare un movimento per un nuovo risorgimento
nazionale e per mezzo di essa può la lingua durare e vivere anche quando le
istituzioni che la formarono e la sostennero son decadute. Ma se in quei casi la
scuola manca, tutto va in rovina. Nella scuola va incluso anche il culto
per l'arte, quando questa non rappresenti il puntosalientedella vita nazionale,
come avvenne in Grecia la quale dovette la popolarità di quella meravigliosa
lingua primieramente al culto per Omero I cui canti, artistici e
religiosi insieme, venivano imparati a memoria e ripetuti e cantati da tutto il
popolo. La religione ha anche essa una grande potenza a mantenere in vita una
lingua, quando ogni altra istituzione sia perita in una nazione; perchè essa,
tendendo a difondere un complesso organico di principii e di massime a tutto un
popolo, in modo che tutti gl'individui vengano illuminati e spinti all'azione
da essa (e già la religione esercita la sua azione in tutti i fatti della vita,
onde la lingua religiosa penetra in ogni cosa), deve tenere perciò vivo il
culto per la lingua nazionale. Quando queste condizioni mancano la lingua si discioglie,
soprat tutto se quella nazione continua ad essere il centro d'im migrazione di altri
popoli, come avvenne dell' IMPERO ROMANO dopo la sua caduta, in cui, con la
invasione dei barbari, quando la scuola mancava, nuovi linguaggi e nuovi
costumi penetrarono che dovettero affrettare la disorganizzazione di quella
lingua in tanti linguaggi particolari a varie provincie e luoghi, varianti fra
di loro secondo che varie erano le nuove condizioni di ciascuno. Alcuni di
questi particolari dialetti più tardi divennero ancheessi nuove lingue, quando apparvero
i poeti, gl’oratori, gl’istorici, i legislatori, i religiosi, i quali, per
adattarsi al popolo al qualedoveano volgerel'opera loro, dovettero bene conoscere
il nuovo linguaggio ed,usan dolo, gli accrescevano prestigio e destavano il
culto per esso. In questo modo una grande lingua si discioglie e gli altri
linguaggi che vengon fuori da quella dissoluzione possono di nuovo nobilitarsi
e divenire storici. La lingua tedesca non sarebbe divenuta una nobile e
bella lingua se Lutero, col movimento religioso che egli. Risulta da quel che
si è detto che non è stato un solo il popolo storico, ma vari,quantunque però
si debba a m mettere che questi si sieno manifestati in una regione piuttosto
che in un'altra del mondo e che vi sieno stati p o poli storici di cui non sono
rimaste vestigia;perchè la parte che essi hanno rappresentato per la storia
dell'u manità in genere non è stata di grande importanza, onde non sono
divenuti centro di attrazione di altri popoli e non hanno avuto perciò
l'energia di sottometterne e di dominarne altri. All'istesso modo che ogni
popolo ha una storia parti colare e comparisce e sparisce dal teatro del mondo
e ad un popolo si succedono altri popoli ed ognuno ha la ere dità degli altri
ed ha insieme aspirazioni, tendenze ed uno spirito proprio,si foggia ancora in
modo particolare la propria lingua. E come il suono o la voce è l'espres sione
dello stato interiore psichico indeterminato dell'a fondo ed inizio, in
cui dovea avere gran parte la cultura del popolo, non avesse destato un culto
per essa.I grandi poeti tedeschi, gli storici, i filosofi, gli
scienziati,animati dallo spirito della riforma,contribuirono poi a rendere
importante nel mondo e nella storia quella lingua. L'a vere la Grecia
conservata, dopo la sua caduta, la sua antica lingua la quale, tenuto conto dei
mutamenti necessari che in essa son dovuti avvenire pel progresso del pensiero
umano, si è continuata nella lingua greca moderna, si deve all'essere essa, dopo
la sua caduta, stata quasi tagliata fuori dal grande movimento del mondo, il
cui centro divenne ROMA, e al non essere più essa stata fatta segno alle
invasioni e alle immigrazioni di altri popoli. Quando, dopo la rovina
dell'impero romano, il pen animale
o dell'uomo, anche la lingua, nel complesso si stematico delle sue parole, è
l'indice dello stato intellettuale di un popolo, della sua storia, del grado
della sua eticità, della sua energia, delle sue aspirazioni economi che, artistiche,
sociali, religiose, scientifiche. Sicchè, conosciuta la lingua di un popolo, ci
è dato conoscere la sua vita naturale e spirituale; perchè nulla è nella vita
naturale e spirituale degli uomini che non sia in qualche modo nel suo
linguaggio. Diciamo in qualche modo,per «chè la lingua non è l'espressione
perfetta della vita e del movimento della psiche. Le parole di cui il
linguaggio consta sono sempre vi 'brazioni tradizionali,empiriche o
convenzionali per espri mere alcune rappresentazioni o azioni o energie delle
cose; sono perciò involucri naturali ed estrinseci in cui si avvolge la
coscienza e la mente per esprimere la realtà delle cose e degli avvenimenti; la
cui ricchezza di par tivolari, d'intrecci e di energie è profonda ed
inesauribile. Sono perciò una pallida immagine della realtà e della
mente,quantunque siano però qualche cosa di superiore e di più perfetto
relativamente al linguaggio indetermi nato. E quando vi è dissdio tra realtà e lingua,
di modo che quella apparisce alla mente nel suo progresso di complicazione, mentre
la lingua si pietrifica, questa diviene un impaccio alla espressione dellamente
che di continuo si muove e si svolge; ed è solo rompendo questo in volucro
sensibile e dandogli un valore più nuovo e più altochesi possono intendere e manifestare
le più ascose pieghe del pensiero e della mente; giacchè per intendere il
pensiero non vi vuole che il pensiero. Ad ogni modo la mente nella sua
progressiva formazione si sforza di creare il suo linguaggio; perchè il
linguaggio serve pel pensiero; e foggia nuove parole o nuove combinazioni di
parole o dà un nuovo significato alle vecchie parole. E perció la storia ci fa
vedere che quelle nazioni che sono state ricche di pensiero, co inella sfera di
attività pubblica e sociale,come nella s'era artistica, religiosa, scientifica,
hanno avuto una lingua ancora ricca di parole, di locuzioni,diflessioniper
espri mere i più fuggevoli moti della realtà e dello spirito; ed in quella
nazione in cui la vita del pensiero è stata poverit o nascente si è ancora
avuta una lingua povera. di parole e di uso. Ciascuno di questi gradi
dell'evoluzione del linguaggio è l'espressione dello stato psichico e cerebrale
di quei dati popoli, stato in parte ereditato in parte acquisito; dello stato
degli organi vocali e dell'ambiente cosi na turale come etico che gli uomini si
sono creato ed in cui sono vissuti. Queste tre serie di fattori hanno la parte
principale nella storiadel linguaggio e, secondo il grado. -- del loro accordo
dello sviluppo di esso, costitu'scono la lingua peculiare di un dato
popolo. -siero cristiano che porto seco una nuova civiltà, più pro fonda
e più complessa della romana, a poco a poco si sostituiva alle vecchie istituzioni,
LA LINGUA DEL LAZIO non potè essere più adatta ad esprimere il nuovo pensiero,
sopra tutto dopo le invasioni barbariche; e se fu colti vata dalla Chiesa e dai
dotti,questi per entrare in re lazione col popolo e partecipare perciò alla
vita nazionale, dovettero usare il vulgare. Qualche cosa di analogo avviene
nella storia dell'in è psicologicamente molto simile agli animali,
emette an.che esso dei suoni indeterminati. Ma in ragione che ac. quistano
maggior sviluppo i sistemi del suo organismo e gli organi vocali e le sensazioni
acquistano maggior pre cisione funzionale, il bambino si assimila gli elementi
delle voci o delle parole che ode intorno a sè,assimila zione che è resa facile
da predisponenti condizioni ere ditarie, le riferisce alle cose con cui è in
rapporto, le fissa nella memoria, si sforza di pronunciarle,riuscendovi male da
principio;ma dopo unalunga esercitazione,ar riva a pronunziare bene ed a mano a
mano non solo al cuni monosillabi, ma anche parole più o meno semplici. Nella
storia del fanciullo si ha insomma come riepilogo quello che è avvenuto nella
lunga storia dell'umanità; cosi il bambino da poco nato non ha altro modo per
esprimere isuoi stati interni che ilgrido,ilpianto,che sono poco più che un
moto riflesso, una forte sensazione che si estrinseca per le vie del
respiro. - dividuo. Come il grido indefinibile che l'animale emette •è
l'espressione dello stato indeterminato dei sentimenti che lo agitano e dello
stato informe delle rappresenta zionichelo muovono,come della povertà dei centridelsuo:
sistema nervoso, cosi il bambino che nei suoi primi anni [Abbiamo usato
promiscuamente la parola linguaggio e lingua; ma è bene dichiarare che la
lingua implica maggiori determinazioni che non il linguaggio che è qualche cosa
di più generale ed inderminato relativamente ad essa. La lingua è un linguaggio
divenuto classico o storico, con nesso cioè ad una vita nazionale, per cui ogni
parola ha una storia e le cui origini si possono seguire anche in altri
linguaggi che sono presupposti della lingua che si Dopo che le
parole son divenute storiche, sono state cioè connesse ad un segno
materiale,possono continuare, sopra tutto in tempi in cui le lingue si formano,
ad a vere una storia circa alla loro struttura. Ed anzi tutto pare non si debba
ammettere che, quando LA LINGUA PREISTORICA abbia principiato a divenire
STORICA, si fossero tra dotte in segni materiali tutte le parole parlate.
Invece si deve aminettere che queste dovettero essere moltissime neila loro gradazione
di pronunzia da individuo ad iudividuo, da tribà a tribù, per la ragione detta
precedentemente. E quando si volle tradurre in segni una parola la quale aveva
immense gradazion,essi furono appunto quasi una. somma di una molteplicitii di
parole parlate le quali se: poterono fissarsi in segni non poterono però
definitivamente fissarsi in un tipo di vibrazione fonica ad esse corrispon
denti,quantunque pero questo fosse stato il fine dell'in venzione dei segni
materiali e della scrittur a e questo. fosse anch e il fine dell'inseegnamento
della lettura. Da ció segue che le parole parlate furono moltissime
relativamente alle impresse. Stabilitasi la forma della parola parlata e della
i m pressa non si tenne più alcuna ricordanza della deriva-. zione primitiva di
essa nè si pensó più a modellare le: parole sulle forme delle vibrazioni
naturali. Dovette per - studia. Si può dire ‘lingua’ della natura, ‘lingua’
degli animali, ‘lingua’ dei bambini, ma non lingua senza quotazioni. L'uomo che
per morbi perde la facoltà di parlare che prima posse deva in modo perfetto, non
*parla* più la lingua, *ha* però una lingua. La condotta dell'uomo si può
chiamare una ‘lingua’ in quanto manifesta per mezzo di una. serie di atti tutto
un concetto interiore della vita.] ció necessariamente ammettersi che i primi
popoli storici dovetterò averə ciascuno una nomenclatura e corrispondenti forme
d'impressione e di scrittura e,nel loro con tinuo movimento di espansione e di
concentrazione, tutto dovette mutare fino a che un popolo non raggiunse la sua
stabilità. Ma anche allora la stabilità della lingua non fu definitiva. Abbiamo
detto che la parola è qualcosa di molto più complesso del semplice suono o
della semplice voce o esclamazione o della semplice imitazione di suoni o rumori
naturali, quantunque derivi da essi -- è già un suono o più suoni e rumori
connessi che complessivamente e sprimono una rappresentazione formata od
un'azione od un concetto.Vi sono perciò parole di pure voci o suoni, altre di
puri rumori ed altre infine risultanti degli uni e degli altri. Studiando
l'acquisizione della loquela nel l'individuo vedremo come egli dall'attività
più semplice passa alla più complessa, cosa che,come avviene ora nel
l'individuo, si veritica anche nella storia dell'umanità in genere. Dovettero
perciò iprimi uomini da principio pronunziare parole risultanti di pure voci o di
puri rumori. Anche allora, o più tardi poterono pronunziarsi monosillabi, che
sono l'unità di un rumore edi una voce. Il mono-sillabo è perció la parola più
conforme alla possibiliti tisiologica e psicologica di esecuzione fonica dei
popoli primitivi e rappresenta la vibrazione primitiva della cosa, trasformata
dall'attività fisiologica e psicologica degl’uomini. Le lingue dei primi popoli
sono per cio monosillabiche. Ed a questo proposito possiamo noi indagare se le
lingue primitive sono più o meno ricche di parole delle lingue moderne o in
generale delle lingue più complesse. E bisogna dire di si se si pensa che, quantunquepei
primi popoli storici il mondo esteriore fosse qualche cosa di molto semplice, pure,
nel ri produrre gli oggetti essi teneano conto solo della vibra zione la quale
era varia d'intensità nelle cose ed era ancora più variamente ripetuta od
imitata dagli uomini di una popolazione e dalle varie popolazioni. Onde varie
parole doveano primitivamente indicare la stessa cosa. Anche perché, potendo una
stessa cosa dare vibrazioni differenti, essa veniva indicata con quella tale
vibrazione della quale più s'interessava il soggetto. Cosi il cavallo poteva
essere indicato pel suo nitrire, per lo scalpitare, pel m ovimento della
criniera, pel rumore che fa nei masticare il cibo, per la velocità nella corsa,
ecc. cosa assumeva. In tal caso la parola monozillabica primitiva si dice
-- Per questa ragione le parole dovettero molto più delle cose esse represe in considerazione.
Ma in tempi più progrediti abbiamo una lingua più complessa, in cui cioè le
parola o la maggior parte di esse sono risultanti di più sillabe; e in questo
caso le parole monosillabiche non spariscono. E questa le lingue poli-sillabiche
o la agglutinante o l’articolata. Perchè in esse la sillaba si collegano o si
articolano con la sillaba. La parola poli-sillabica potè divenir tale o perchè
mono-sillabi di una lingua si vide che corrispondevano alla stessa cosa, di modo
che, pronunziandole insieme due o più esigenze venivano conciliate. O perchè
una sola sillaba assume una voce nuova secondo che la nuovi movimenti; perchè
le cose assumono ancora nuove energie se l'attività scrutatrice del soggetto si
esercita.su di esse. radice la quale non cessa di essere parola,
perchè esprime una rappresentazione, per quanto indeterminata, ma è considerata
come una parola elementare la quale è come il ceppo comune ed originario di
altre parole. Essa, entrando in rapporto con altre parole più o meno semplici o
pure assumendo varie flessioni, si complica in modo da esprimere una
rappresentazione più complessa o un concetto. Se la lingua mono-sillabica,
esprimendo rappresentazioni indeterminate, e la LINGUA PRIMITIVA, la lingua
agglutinante o articolata segnano un *progresso* relativamente alle precedenti.
Perchè in essa, una parola poli-sillabe e un complesso di al meno due parole mono-sillabe
e perció si parlano da quei popoli nei quali è più sviluppata l'attivitàr appresentativa,
onde un solo mono-sillabo non sempre è sufficiente ad esprimere una rappresentazione
molto complessa. La lingua del Lazio, la maggior parte delle cui parole hanno
flessioni, in cui la “radice” e il “tema” assumono varie forme e una lingua
flettente. E quella che han raggiunto il maggior sviluppo possibile e puo costituire
l'espressione di una tela organica di concetti e di un pensiero dalle più
ricche gradazioni e di sfumature appena apprezzabili. In tale lingua, il nome sostantivo
o aggetivo ed il verbo assumono flessioni (declinazione e congiugazione) e
mediante tali forme si esprimono i vari rapporti delle cose e l'avvenimento
dell'azione nei vari gradi di tempo e di condizione in rapporto con l'avvenimento
di altre azioni. Una lingua flettente e perció *posteriore* anche alla lingua agglutinante,
quantunque non bisogna credere che, quando esse appariscano, le parolea gglutinanti
e monosiilabiche non esistano più. Esse sono le ultime apparse nella
storia - Con lo sviluppo della lingua del Lazio va di pari passo lo sviluppo
del mondo logico. Giacchè sono due aspettidiuna stessa cosa.. Il pensiero e la
sua manifestazione sensibile. Non si può ben comprendere l'importanza della
lingua del Lazio senza vedere l'importanza dell'energia logica che è inclusa in
esso, la quale sottratta, l'attività della loquela rimarrebbe un fenomeno
puramente fisico e *fisiologico* ma non umano, o pure sa rebbe l'espressione di
uno stato interno indeterminato. delle lingue, e sono state parlate e
scritte da popoli ricchi di pensiero e di azione. Se dunque le lingue ultime
dei popoli civili, che noi crediamo le più perfette, perchè ricche di flessioni
(onde tra queste bisogna comprendere la latina o lingua del popolo del Lazio)
ha avuto una così lunga e avventurosa istoria ed alla loro formazione hanno, piùo
meno immediatamente, con corso tanti e cosi disparati elementi e lingue di
minore perfezione e lingue anche complesse e ciascuna lingua, per quanto
immediata sia, risulta di elementi molteplicissiini ed accidentalissimi (per
quanto vi sia qualche cosa di costante),comparisce chiaro quanto debba essese
difficile, fare una compiuta anatomia della lingua del Lazio ed assegnare a
ciascuno elenento di essa, a ciascuna parola di cui essa risulta, il suo vero
valore e la sua vera istoria. Bello stesso; Sonno e sogni. E. Trevisini, Milano-Roma
scolastico. E. Trevisini,Milano-Roma. Il parlare, il leggere e lo scrivere nei bambini,
saggio di 00 1 Saggi di pedagogia: (il problema dell'educazionemorale. Le donne
dei Vangeli. Monnier, Firenze. La rappresentazione psicologica è l'immagine che
l'oggetto della percezione lascia di sè nel campo co sciente quando è sottratto
all'azione stimolante che esso può esercitare sugli organi dei serisi del
soggetto. Questa rappresentazione è tanto più indeterminata ed imprecisa per
quanto più l'oggetto che l'à prodotta risulta di un numero grande di qualità e
di note,per quanto più breve è stato il tempo che essa ha agito da stimolo sul
soggetto, per quanto meno sviluppata è l'attività percettiva cosciente del
soggetto e per quanto meno questa si è esercitata su di esso. Non vi è oggetto
del mondo esterioreilquale,dopo l'osservazione volgare e dopo lo studio
scientifico, non risulti di una molteplicità di note e di qualità ed in cui
queste qualità non abbiano un determinato grado d'intensità; ma queste note non
appariscono determi nate e distinte fra di loro innanzi al soggetto
quando l'oggetto gli si presenta d'innanzi per laprima volta o quando per
la prima volta l'anima principia ad es sere attività cosciente;allora l'oggetto
apparisce come un tutto indistinto,anzi apparisce come una nota sola. Cosi
appariscono il mondo esteriore e gli oggetti di esso al bambino nel primo
sbocciare della sua coscienza e cosi devono essere apparsi all'uopo primitivo
che non ha avuto una potente attività scrutatrice; ed in questa stessa
posizione è l'uomo moderno dirimpetto a quelle cose più o meno complicate che
gli si parano d'innanzi per la prima volta e che non ha avuto il tempo di
scrutare. In ragione che l'attività cosciente si esercita sempre più
intensamente sul mondo este riore gli oggetti a mano a mano appariscono come
distinti gli uni dagli altri ed in ciascuno oggetto la nota uniforme e
primitiva che lo designava si pre senta progressivamente moltiplicata in più
note dif ferenti. a mano ad affievolirsi, a divenire sempre più
imprecise, a perdere una parte delle note che le costituiscono e lentanente a
sparire quando non vengano rianimate, mediante nuove percezioni degli stessi
oggetti che le han prodotte, nella coscienza; 10 Se l'attività del soggetto si
esercitasse sulla rap presentazione dell'oggetto già percepito piuttosto che
sull'oggetto ripetutamente percepito, non vi sarebbe progresso nella
scrutazione dell'oggetto, anzi vi sa rebbe regresso; perchè è legge psicologica
infallibile che le rappresentazioni degl’oggetti già percepiti tendono a
mano mentre la ripetuta azione del soggetto sull'oggetto fa sempre
scoprire di questo nuovi aspetti e nuove re lazioni;ed a questa condizione la
rappresentazione dell'oggetto sempre più si arricchisce e si compie e risponde
più precisamente all'oggetto reale. Si può fare a meno dal percepire più oltre
l'og getto e considerare solo la rappresentazione in sè stessa quando esso è
stato cosi studiato ed analizzato e scrutato che un ulteriore studio non
aggiungerebbe nulla di nuovo allarappresentazione diesso,laquale però, perchè
si mantenga integra, deve spesso ripro. dursi nel campo della coscienza.E ciò può
sopra tutto avvenire quando l'oggetto che si studia risulta di poche qualità e
determinazioni; ma quando l'oggetto è ricchissimo di struttura, di organi e di
funzioni, quando presenta un vasto e ricco sistema di fatti e di fenomeni,
riesce quasi impossibile rappresentarlo compintamente, senza che alcuni aspetti
di esso non sfuggano alla coscienza o non spariscano da essa.In questo caso il
soggetto, per quanti sforzi faccia ad apprendere e conservare la
rappresentazione compiuta · dell'oggetto, non può fare a meno dal tornare a per
cepire spesse volte l'oggetto del suo studio per sem pre meglio comprenderlo e
conservarlo. Sicché, parlando qui della rappresentazione psiclogica, non
s'intende dire che quella rappresentazione la quale rimane nel soggetto dopo la
ripetuta azione di esso sull'oggetto: ciò che è la rappresentazione
dell'oggetto percepitu. Ed è questa la condizione pilt importante perchè
la rappresentazione psicologica possa divenire obbietto della logica,
quantunque non sia primitivamente tale. La rappresentazione della sensazione
pura o lo stimolo della sensazione non può mai divenire obbietto della logica;
perchè la sensa zione non consta che di certi stati dell'anima, che sa
distinguere e che anzi attribuisce a sė stessa, senza riferirli allo stimolo: e
ciò per quegli animali che per tutta la loro vita rimangono nella cerchia della
sensazione pura.Ma nell'animale e nel l'uomo che rimane solo temporaneamente
nella cerchia della pura sensazione dove stimolo ed animo si con fondono e che
oltrepassa questa cerchia per divenire percezione e coscienza che è dualità tra
l'anima che ora diviene soggetto e lo stimolo che diviene oggetto, ciò che
prima ha determinato la sensazione (lo stimolo) può divenire
oggettodellapercezioneedellacoscienza e poi della logica; anzi non vi è oggetto
della logica che non sia oggetto della coscienza. Onde segue che la materia
prima del mondo logico è fornita dall'oggetto della percezione che è l'oggetto
della coscienza, senza del quale non potrebbe darsi attività logica di sorta;
perchè l'attività logica del soggetto si deve esercitare sempre sopra un
oggetto, come il soggetto non diviene attività logica senza la sua relazione
coll'oggetto. Il soggetto cosi diviene at tività logica, non nasce tale e la
sua attività dere esercitarsi o sull'oggetto naturale esteriore o sulla
rappresentazione interiore di esso, essa non 12 In una zona
logica cosi ampia non va compreso solamente l'uomo superiore con la sua potente
ener gia logica, nè solamente l'uomo medio con la sua or pura Però il
passaggio nel soggetto dalla pura sensa zione alla logica non è rappresentato
da una linea cosi precisa che si possa dire: Di là dalla linea vi è tutto il
mondo delle sensazioni, di qua vi è tutto il mondo logico compiutamente
formato; giacchè, come avviene in ogni sfera che passa in un'altra sfera,
quella che passa non è completamente esclusa come tale da quella in cui passa.
E non bisogna credere che, superato una volta il confine, questo sia supe rato
per sempre; perchè la vita della o delle rappresentazioni di sensazioni può tornare
come puramente tale anche quando una volta si sia pene trati nel campo logico. Inoltre
è difficile per lo stu dioso tracciare questa linea in cui l'anima cessa di
essere meramente sensitiva e fa il primo ingresso nel campo logico. Come ogni
grado dell'esistenza,la logica occupa una determinata zona, chiusa fra due
determinati limiti, di cui l'uno rappresenta il minimo della logicità,tanto che
dilàda questo limite nonvièattivitàlogicane obbietto logico e l'altro rappresenta
l'entità logica nel suo più alto grado. Dal primo all'ultimo limite il mondo
logico compie un processo che implica una progressiva perfezione,per cui,
partendo dal fatto puramente sensitivo, si allontana sempre più da esso per
divenire entità logica compiuta. sensazione dinaria potenzialità
logica; ma ancora l'uomo volgare, il fanciullo, gli animali superiori ed alcune
specie degli animali inferiori che arrivano a percepire.Però se, come avviene
in ogni sfera dell'esistenza che ha una serie di gradazioni, la sfera logica
presenta un sistema cosi ricco di gradazioni le quali passano l'una nell'altra
in modo appena apprezzabile, tanto che è quasi difficile distinguerle, pure si
può dire che tutte queste gradazioni vanno comprese in tre grandi sot tozone le
quali possono chiamarsi la logica meccanica o estrinseca, la logica chimica o
intima e la logica organica. La prima zona,rappresentandoleformelogichepiù
elementari, se può stare di per sè come pura logica meccanica, si ritrova però
anche nelle due zone sus seguenti; e cosi la sfera chimica si ritrova ancora
nella sfera organica che è la più compiuta. In generale si può dire che
l'oggetto della perce zione ovvero la rappresentazione di esso principia a
mostrare il primo movimento logico allorché cessa di apparire innanzi al
soggetto come risultante di una sola qualità naturale,ma apparisce come
distinto in due o più qualità connesse in qualsiasi modo fra di loro ed allora
si ha la forma primitiva della rappresentazione logica. Una qualità sola ed incomunicabile
ad altre qualità e zon trasformabile non fornisce al cuna materia logica. E se
un fatto naturale,secondo che è più scrutato dal soggetto, comparisce sempre
più ricco di qualità e si vede la ragione intima per cui le varie qualità
convengono all'oggetto,è chiaro che esso diventa progressivamente obbietto di
una entità logica superiore. Ma può avvenire ancora che,dopo uno studio più
profondo e comprensivo fatto sull'oggetto, questo ap paia innanzi al soggetto
come intimamente connesso ad altri fatti esteriori ad esso, tanto che senza di
questi non potrebbe essere quello che è. E, se vi sono oggetti le cui note ed i
cui rapporti sono immobili e fissi, ve ne sono altri in cui le qualità che li
costi tuiscono ed i loro molteplici rapporti con enti fuori di essi si
trasformano e cangiano. È chiaro allora che l'entità logica dell'oggetto si
accresce e si complica. Può avvenire ancora che l'oggetto che ora è studiato
comparisca come l'ultimo risultato di una storia spe ciale propria o di una
storia di altri enti simili o dis simili da esso; onde l'importanza delle note
attuali che lo costituiscono si accresce e mostra cosi una n a tura assai più
elevata.La rappresentazione logica ha cosi una considerevole latitudine; perchè
principia quando il soggetto vede almeno due note nell'oggetto e si conserva
ancora quando si è scoperto in esso un numero grandissimo di qualità. Si è
detto e ripetuto che è il linguaggio che segna nell'uomo il primo apparire
delle attività logiche. Ma non si considera che la parola “LINGUA”, avendo un
largo contenuto e significando qualsiasi manifestazione dei fatti interni
psichici, siano sensitivi che rappresentativi ed emotivi, ha una larga
applicazione cosi NEL CAMPO ANIMALE come nel campo umano; onde non si vede con
determinazione la necessità del co-esistere solamente nell'uomo della LINGUA e
della funzione logica, si deve però ammettere che la LINGUA che è un linguaggio
formato e divenuto classico (onde vi è differenza tra LINGUA e lingua-GGIO), quando
è bene usata dal soggetto uomo, può far vedere in questo le più grandi energie
logiche, all'istesso modo che una LINGUA imperfetta o poveramente usata può
manifestare nell'uomo rudimentali qualità logiche. Però non si può concedere
che deve necessariamente intervenire LA LINGUA per potersi trovare nella sfera
logica e per potere compiere funzioni logiche. Individui nati muti o sordo-muti
possono compiere con grande coerenza logica i loro atti, all'istesso modo che LA
LOQUELA non sempre rivela una perfetta energia logica, come avviene per
disordini nervosi e mentali o per ritardato sviluppo di tutte le attività
psichiche. Al l'incontro ciò che è indispensabile perchè il soggetto compia le
più elementari funzioni logiche è l'oggetto della percezione e la
rappresentazione molteplice del l'immagine di esso, come è manifestato dagl’atti
e dalla condotta che gl’ANIMALI e l'uomo non ancora parlante hanno verso quegli
oggetti sui quali si eser cita la loro attività e dal giovarsi che l'animale fa
di alcune qualità degl’oggetti. E la rappresentazione molteplice dell'immagine
degli oggetti è anzitutto necessaria ancora per l'uomo logico che parla, la
rappresentazione e l'esecuzione della parola udita, parlata e scritta non
essendo che un'altra specie di rappresentazioni speciali degli stessi oggetti
sopraggiunta alla prima; per cui il lavoro psicologico e logico del l'uomo è
assai PIÙ COMPLICATO DI QUELLO DELL’ANIMALE [cf. H. P. Grice, M-intending] anche
perchè, per la sua grande energia psichica, l'uomo moltiplica le
rappresentazioni relativamente semplici che delle cose hanno gl’animali, onde LA
LINGUA diventa nell'uomo assai più intricata e complessa. Segue da ciò che la
LINGUA umana è una NUOVA AGGIUNTA che si fa alla rappresentazione primitiva
dell'immagine delle cose. Ma rimane sempre questa l'obbietto delle ATTIVITÀ
LOGICHE COSI ANIMALI COME UMANE [Grice, “Method in philosophical psychology, on
an eagle doubting whether p or q]. Questo è ancora dimostrato dalla patologia
della LINGUA UMANA; poichè è stato constatato che, quando l'uomo perde la
memoria della immagine percepita delle cose e conserva la ricordanza della PAROLA
(PARABOLA) udita, parlata o scritta, che ad essa corrispondono, la sua LINGUA è
divenuta un caos; perchè, essendo perduto il nesso tra la cosa e la sua PAROLA
PARABOLA udita e parlata, l'attività logica non si può esercitare sulle PAROLE
PARABOLE, perché non si può esercitare sulle cose, come allora è manifestato
dalla sconnessione e dalla incoerenza della lingua. Del giudizio e
dei suoi elementi. Quando il soggetto distingue per la prima volta un dualismo
nell'oggetto, cioè da una parte quello che, prima di questo atto psichico, costituiva
tutto l'oggetto, indistinto nelle sue qualità, e dall'altra quello che scorge
ora in esso mediante l'atto di distinzione e vede che questo è connesso con
quello in modo che senza di esso non sarebbe, si fa quel che si dice un GIUDIZIO
(Grice, JUDICATING that the a is b – the dog is shaggy -vs. VOLITING). Sicché
per avere un giudizio occorrono due fatti distinti fra di loro ed un atto
psicologico che li connetta. Però bisogna considerare questi tre elementi di
cui consta il giudizio come dati tutti e tre insieme nello stesso atto. Dei due
fatti che possono dirsi anche TERMINI (‘l’A, la B’), perchè SIGNIFICATI con
parole PARABOLE, il primo, quello che prima del l'atto psicologico fa una sola
cosa con la qualità che ora si distingue da esso e che meglio osservato e
scrutato può mostrare altre qualità inerenti a sé, onde può divenire obbietto
di altri giudizii, si chiama SOGGETTO – cf. Strawson, Subject and predicate in
logic and grammar. La nota che gli si attribuisce si dice aggettivo od
attributo – ‘SHAGGY”, predicato. L'atto psicologico col quale gli si
attribuisce è il verbo – in sensu stricto, la copula. Bisogna bene intendersi
sul significato della parola ‘soggetto’, che si usa nel giudizio. In generale
soggetto significa ente attivo, ente operoso. Si chiama soggetto l'anima
cosciente e distinguente sè dall'oggetto e nel l'istesso tempo l'anima che
esercita la sua attività sul mondo esteriore che considera come suo oggetto. E
poichè dall'animale inferiore all'uomo e dall'uomo eminente per pensiero e per
azione questa attività conoscitiva ed operativa sempre più si afferma e cresce,
è cosi che la parola “soggetto”, quantunque possa applicarsi indistintamente
alla serie degl’enti animali, pure compete in sommo grado all'uomo ed all'uomo
che abbia la più grande energia nel campo del pensiero e dell'azione – cf.
Hampshire THOUGHT AND ACTION. Intesa cosi la soggettività, scendendo
dall'animale alla pianta, sembra non essere più il caso di dovere applicare la
parola soggetto. Ma, poichè la pianta è un organismo dutato di attività la
quale consiste nel compiere una serie di funzioni interiori per le quali è
continuamente messa in rapporto coll'ambiente esteriore ad esso (aria, luce, terreno)
e manifesta, quantunque in modo assai più imperfetto di quel che si compia
nell'animale, per mezzo di una serie di fenomeni esteriori, i suoi fatti
interiori ed il suo organismo compie una storia, pure SI PUO CONCEDERE IL NOME
DI “SOGGETO” alla pianta (“Someone is hearing a noise”), la quale cosi
manifesta anche essa una certa energia. Ma i grammatici ed i logici hanno
anche dato il nome di soggetto non solo ad ogni opera dell'uomo, che può
considerarsi come un tutto armonico in sé, avente un determinato fine, ma ad
ogni parte di essa, ad ogni ente della natura inferiore ed inorganica o ad un frammento
di essa, ad ogni minerale, ad ogni fatto meccanico o chimico e financo hanno
considerato come soggetto le qualità e gli attributi stessi delle cose. Però
l'uso che in questo caso i grammatici hanno fatto della parola “soggetto” può
essere giustificato, considerando che ciascuno degli enti inferiori agli enti
organici e psichici è sempre un com plesso, anche quando sia semplice parte, di
qualità o proprietà concentrate e connesse insieme; onde, rigorosamente
parlando, non si può negare ad essi una certa energia senza la quale le
proprietà non potreb bero esistere in essi. Possiamo chiamare questa energia,
meccanica, fisica o chimica; ma è sempre una energia E non si può non concedere
che le qualità stesse che si considerano come attributi delle cose possano
essere considerate ancora esse come soggetti,quando si riconosce che ciascuna qualità,essendo
inerente a molti soggetti i quali hanno altre proprietà differenti,
contribuisce in modo differente all'energia di ciascuno di essi. Cosi quando si
parla della gravità che è una proprietà dei corpi, si vede che essa si
manifesta di versamente secondo che si tratta di an corpo gassoso o di una
pietra o di un liquido o di un pendolo o del sistema planetario. Quando
il soggetto del giudizio è considerato o stu diato dal soggetto psichico allora
può anche chiamarsi oggetto; perchè, quantunque attivo in sè, è sempre qualche
cosa di passivo relativamente al soggetto psi chicoilqualeesercitalasua
azionescrutatricesudiesso. Il secondo termine del giudizio, cioè quella
qualità o quella determinazione che, quantunque insita nel soggetto o estranea
ma conveniente ad esso,per mezzo dell'atto psicologico gli si riconosce come
connessa, è stata chiamata dai logici attributo o predicato.Rap presentando il
soggetto un gruppo di proprietà dif ferenti, suscettivo di ulteriori giudizii,e
l'attributo una sola qualità o determinazione, è chiaro che questo può essere
applicabile a più soggetti, non essendo ciascun soggetto costituito di
attributi assolutamente speciali a sé; ma in mezzo ai tanti attributi comuni a
molti soggetti ha solo qualcuno che conviene esclu sivamente a lui. Dei molti
attributi che costituiscono un soggetto una parte sono sensibili o percettibili
per mezzo degli organi dei sensi. Ogni oggetto del mondo esteriore è fornito di
peso,ha una grandezza variabile, una re sistenza, è situato ad una certa
distanza dallo spet tatore, ha una forma fissa o cangiante,un colore,una
composizione mineialogica, chimica o organica, può presentare una struttura
determinata, uno stato ter mico, può vibrare in modo differente nella intimità
clelle sue molecole, può esercitare un'azione più o meno irritante o elettrica
o offensiva sull'organismo del soggetto,può dare speciali odori,può
essere gn. stato per mezzo della lingua. Ma vi sono altri attri buti i quali
non sono percepiti per mezzo degli or gani dei sensi ma vengono compresi
mediante un atto della mente, quantunque le attività percettive possano
contribuire o avere contribuito alla comprensione di queste nuove specie di
attributi. Sono tutte quelle qualità che riguardano la provenienza od il fine
del soggetto,isuoirapporticon altrioggetti,lasuaazione favorevole o nociva su
di essi o viceversa. Inoltre il soggetto acquista attributi non semplicemente
sensi bili quando desta in noi stati interiori piacevoli o do
lorosi,ricordanze,speranze etimori,ma qualche cosa di più che sensibile, poichè
in quel caso viene scossa l'intimità della nostra vita
interiore. Quantunque a primo aspetto sembri che ogni at tributo sia una
qualità semplice e non suddivisibile in altre qualità,benchè una qualità possa
averevari gradi d'intensità, ciò che non la fa considerare come qualche cosa di
fisso, pure può una qualità essere il risultato di un sistema di altre
condizioni o attributi. Quando diciamo che l'animale è sensibile, la nota della
sensibilità pare che sia una qualità sola; ma, se si pensa che per essere
sensibile l'animale deve im plicare una serie di organi e di funzioni e di
condi zioni esteriori all'organismo, si è costretti ad ammet tere che
quest'attributo è come la risultante di fatti molto complessi, non è dunque un
attributo semplice. Se diciamo che Giulio ė ragionevole quest'attributo è
Il soggetto e l'attributo non potrebbero costituire il giudizio senza l'atto
psicologico col quale l'uno ė connesso con l'altro; senza questo atto i due
termini non avrebbero fra di loro altro legame fuori quello accidentale della
coesistenza e della successione, che è un legame psicologico, non logico.
Rigorosamente parlando,è quest'atto che costituisce ilverogiudizio; però senza
i ter.nini esso non potrebbe essere, non sarebbe che una mera possibilità.
Questo atto che è espresso dal verbo è quella scrutazione che l'anima attiva fa
tra i due termini, per la quale si riconosce che l'uno è connesso
indissolubilmente,intimamente e necessariamente con l'altro. Questo nesso intimo
che lega i due termini è un fatto obbiettivo delle cose, non è una pura
produzione dell'atóività psicologica, però non si pno pervenire ad esso senza
l'attività picologica. È questa un'alta attività a cui l'anima umana per
viene;perché per mezzo di essa può internarsi nella natura dell'obbietto,
vederne il movimento, compren derlo ed assimilarselo. Sicché non si arriva al
fatto logico senza l'attività psicologica e senza di questa l'energia logica
rimarrebbe nella inconsapevolezza delle cose naturali, rimarrebbe per sempre
muta ed inco municabile ad alcuno, Per questo ogni atto giudica di una
natura cosi complessa che deve presupporre un ricco sistema di condizioni
perchè possa darsi. L'attributo ragionevole perciò non implica un fatto cosi
semplice come l'attributo pesante. tivo non è un atto meramente
psicologico,ma è anche obbiettivo, il suo contenuto cioè corrisponde al conte
nuto delle cose;ed in quest'atto si uniscono e com penetrano l'energia psichica
e l'energia delle cose. Con l'atto giudicativo, subbiettivo insieme ed ob
biettivo, si entra nel vero campo logico e si può dire che è sul giudizio che
poggia tutto l'organismo logico e che è il giudizio, considerato nel suo
sistematico svolgimento,che costituisce la parte più importante della logica e
che il primo prodursi della più rudi mentale attività giudicativa dell'uomo o
dell'animale segna ilprimo apparire del mondo logico. In generale si può dire
che sempre che ilsozgetto principia a giudicare l'oggetto della percezione o
la 24- Però'seil giudizio come necessaria convenienza dell'attributo al
soggetto è la forma più perfetta alla quale il soggetto pensante non arriva se
non dopo una lunga educazione,vi sono molte forme di giudizio inferiori ad
essa, che possono considerarsi come tanti tentativi che l'anima fa per
penetrare nell'intimità delle cose ed impadronirsene. Ciò conferma il fatto che
non vi è un limite netto tra la psicologia e la logica e che se vi è una parte
della psicologia quella inferiore, in cui non vi è nulla di logico,e che se vi
è un'altra parte della psicologia, quella ultima e più raffinata, in cui ogni
energia o la più parte delle energie sono logiche, vi è una larga zona
psicologica in cui si manifestano le prime tendenze logiche ed in cui il lavoro
logico è eseguito allo stato bruto. rappresentazione di esso,allora
questa cessadiessere rappresentazione psicologica e diviene rappresenta zione
logica; e non vi è alcuna rappresentazione logica la quale non sia insieme,
implicitamente od esplicitamente, giudizio. E, se l'infimo gra lo della
rappresentazione logica deve implicare un solo giudizio almeno nella sua forma
primitiva e bruta,un'alta rap presentazione logica si ha quando essa implica un
gran numero di giudizii. Delle tre parti in cui si può considerare divisa la
logica (la meccanica, la chimica e l'organica), la rappresentazione logica cosi
intesa esaurisce le due prime parti. Se l'anima non può principiare ad eseguire
funzioni logiche dall'infimo al massimo grado se non quando è divenuta
percettiva,perchè allora solamente distingue fra di loro i fatti del mondo
esteriore e distingue al cune proprietà di ciascun fatto,giacchè senza la mol
teplicità dell'obbietto non può eseguirsi funzione lo gica di sorta, nondimeno
non in tutto quello che per cepisce od in tutto quello che si rappresenta nella
coscienza interiore vi è energia logica o, quando vi è, non vi è all'istesso
grado in tutto. L'anima vivente o va incontro ad una varietà di fatti e
steriorioquestilesipresentano a caso ovvero a s siste ad un inovimento di rappresentazioni
o fa l'una cosa e l'altra insieme ed intercorrentemente. Questi fatti si
succedono o coesistono fra di loro e sono per cepiti dal soggetto nella loro
successione o nella loro coesistenza. Ogni fatto deve perciò connettersi ad
un altro fatto; e questa connessione può essere di due specie,o casuale
estrinseca,ovvero intima,vera,con veniente. Bisogna però distinguere la
casualità e la estrin- sechezza,tra ifatti psichici,che rimane sempre tale pel
soggetto, per quanto questo possa elevarsi alla più alta attività
psichica,dalla casualità e dalla estrin sechezza che apparisce tale al soggetto
solo tempo raneamente nel primo periodo della sua storia,quando non ancora è
giunto al grado di potere compiere un lavoro psicologico cosi intenso da sapere
vedere una connessione intima tra due fatti; onde questa gli si presenta
estrinseca senza esser davvero tale e, con un ulteriore sviluppo dell'attività
soggettiva,sparisce la estrinsechezza e comparisce la intimità. no Non si può
non ammettere però che questa estrin sechezza vera è in certo modo relativa al
grado di sviluppo dell'attività del soggetto psichico;perchè,a vendo ciascun
soggetto nel mondo es'errore un campo Nel caso della estrinsechezza vera,
per quanto in oggetto si succeda ad altri od apparisca al soggetto in
concomitanza con altri oggetti, anche con un ac curato studio, non si saprà mai
trovare una ragione del succedersi di un avvenimento ad un altro o della
coesistenza di un fatto con un altro, di una qualità con un oggetto;giacchè ciascuno
oggetto apparisce come assolutamente indipendente dirimpetto all'altro, perchè
non lo modifica in alcun modo nė ne ė dificato. speciale nel quale
si esercita la sua attività, onde é messo frequentemeate in rapporto di
coscienza solo con un determinato aggruppamento di oggetti, egli può vedere
meno di estrinsechezza tra questi oggetti che non tra quelli estranei alla sua
azione.In ragione che il soggetto allarga sempre più il suo campo og gettivo e
lo scruta con maggiore intensità l'estrinse chezza si allontana sempre.E quando
l'obbietto del l'attività soggettiva è tutto l'universo allora il filo
sofo,guardando le cose dal più alto punto di vista che è quello dell'unità,non
vede più estrinsechezza di sorta tra le cose;perchè ogni cosa vi apparisce come
organo di un vasto sistema ed è necessariamente connessa a tutti i gradi di
esso. La intimità, la verità e la convenienza tra due oggetti (e perciò tra due
rappresentazioni) o tra un og getto ed una sua proprietà si ha allora quando
l'uno non può essere in alcun modo indipendente dall'altro per cui sempre che è
dato l'uno è dato l'altro o, se prima è dato l'uno, dopo verrà necessariamente
dato l'altro. Ora questa intimità ha vari gradi che possiamo riepilogare in tre
zone logiche principali,presentando ciascuna zona immense gradazioni. La
prima zona, quella più elementare in cui si de signano le prime linee del mondo
logico, di là dalla quale vi è il puro mondo degli oggetti delle percezioni e
delle loro rappresentazioni scomposte e sconnesse, ha questo di particolare che
in essa alcuni oggetti o rappresentazioni sono, è vero, legate, da nessi
intimi, ma questa intimità è al suo minimo grado,rasenta quasi la
estrinsechezza; perchè della loro intimità non si vede altro che il semplice
succedersi costantemente diuna rappresentazione adun'altraodilsemplicecoe
sistere di una rappresentazione con un'altra.E questa conquista il soggetto può
avere fatto non solo per pro pria esperienza ma anche per tradizione o per quel
che si è detto consenso degli uomini. Qui non si vede alcuna ragione della
convenienza delle due rappre sentazioni,alla qualeilsoggettorimaneperfettamente
estraneo; e tutta l'attività del soggetto si esaurisce nel vedere questo puro
costante coesistere e succe dersi delle cose e perciò il giudizio che esso
compie è semplicemente meccanico, non fa che constatare quanto avviene nel
mondo naturale. Così l'attività del soggetto qui è meccanica e delle cose non
afferra che il semplice meccanismo,l'energia più elementare della natura, il
muoversi delle cose per la loro pura gravità o per la loro forza od il muoversi
per forze estranee ad esse ma che agiscono su di esse. In questa zona logica va
compresa anche quella elementare attività giudicatrice mediante la quale si
scopre o constata qualche proprietà o qualità che in teressa gli organi
sensibili e percettivi del soggetto, come il sole è luminoso; è un'attività
giudicativa molto elementare.A questa zona logica possono per venire gli
animali superiori e quegli animali inferiori i quali si elevano alla
percezione, quantunque gli a nimal¡ non possono esprimere con
paroletaligiudizii, poichè bastano certi atti o movimenti che l'animale
esegue a dimostrare che esso hacompiutoungiudizio. Ma questa attività meccanica
logica non solamente rappresenta la prima epoca dell'energia logica umana e
l'energia dialcuni animali,ma anche quando l'uomo è atto ad elevarsi ad una
attività logica superiore compie ordinariamente giudizii logici meccanici. È
questa la posizione dell'uomo incolto. Di tutti gli a v venimenti naturali ed
umani ai quali egli assiste non può vedere altra intimità che quella meccanica
ed estrinseca; alla ragione intima dei fatti egli non perviene. La seconda zona
che si dice chimica e che sta più in alto alla precedente ed alla quale non si
perviene se non per mezzo della precedente rappresenta quel campo della logica
in cui il soggetto può compiere un più complesso lavoro di penetrazione tra gli
og getti, onde quei nessi intimi che prima vedeva in modo quasi estrinseco sono
visti davvero nella loro intimità. La parola chimica sembra bene
adoperata;perchè cor risponde a quello stato della energia della materia in cui
gli elementi relativamente semplici si compe netrano ed uniscono insieme per
formare un corpo di una più elevata natura ed in cui corpi di complessa natura
si scindono nei loro elementi sem plici;ondelachimicadelcampo logico
corrisponde a quel grado delle attività psicologiche per le quali il soggetto
afferra la convenienza vera di un oggetto. e delle sue proprietà e vede le
intime ragioni per le 29 nuovo La zona chimica logica si
evolve cosi dalla mec canica non solo, ma questa coesiste nella chimica;
perchè, anche quando vediamo il rapporto chimico di
duerappresentazioni,vièsempreillato meccanico, l'incontro cioè di due oggetti o
di un oggetto ed una qualità, quantunque questo meccanismo sia assorbito e
trasformato dal chimismo. Avviene nel campo lo gico quel che avviene nel campo
naturale in cui il chimismo implica ilmeccanismo,quantunque non sia
semplicemente tale, essendo ilmeccanismotrasformato ed elevato ad un più alto
grado di esistenza nel chi mismo il quale senza di esso non potrebbe darsi.
Però non bisogna credere che, quando l'uomo è ar rivato alla zona chimica della
logica tutti i suoi atti logici siano giudizii chimici;perchè questi,implicando
una grande difficoltà acompiersi, nonpossonofarsida ciascun uomo che in un
campo speciale che ha scelto come materia del suo studio e delle sue ricerche;
il resto della sua attività logica è rappresentato sempre dal meccanismo e
questo può intercorrere nel chimi smo logico od alternarsi ad esso. quali
il soggetto non può fare a meno di quellapro prietà e questa deve sempre
necessariamente andare congiuntaalsoggettoinquellecondizioni.É questo, si può
dire, il campo della conoscenza vera e della scienza dove il soggetto compie le
più elevate forme di giudizio,risultato di una lunga scrutazione psico logica
nei rapporti delle cose. Il giudizio nella sua for.na più elevata,
implicando quell'atto del soggetto cosciente mediante il quale si riconosce che
ad un oggetto del mondo naturale o ad un ente spirituale che qui diviene
soggetto logico con viene intimamente e necessariamente un dato at tributo,
esprime un rapporto tra i due termini che nelle stesse condizioni,deve essere
tale costantemente, sempre vero, oggi e sempre, qui ed ovunque. Per questa
ragione il giudizio non va soggetto a mutazioni per tempo e perciò si esprime
sempre com'è,in tempo presente.Ogni dubbio,'ogni incertezza circa alla
concordanza perfetta dell'attributo col soggetto
nondarebbeilverogiudizio;seperòilsoggetto ri conosce l'incertezza nel suo atto
giudicativo e cerca di uscirne per addurre la verità, sforzandosi di eser.
citare tutto il suo potere percettivo nella scrutazione dei termini e nel loro
rapporto, allora l'incertezza è unbene,perchèciconducealverogiudizio.Per la
stessa ragione, quando in un giudizio interviene il desiderio o la speranza od
iltimore,non siavrà ilvero giudizio. I logici classici si sono molto
occupati della nega zione nei giudizii e li hanno perciò distinti in affer
mativi o positivi e negativi: affermativi sono stati detti quei giudizii in cui
si riconosce che l'attributo conviene al soggetto, negativi quelli in cui
questa convenienza non si ha.Ma evidentemente ilogicinon hanno ammesso che è sull'oggetto
della percezione o della sua rappresentazione che primitivamente deve volgere
ogni giudizio e che bisogna guardarsi bene dal giudicare prima di avere
studiato e scrutato bene l'oggetto.Se questo sifacesse, si vedrebbe la inutilità
e la vacuità di una gran parte di qnesti giudizii ne gativi,come è dimostrato
anche dal fatto che alcuni giudizii negativi possono tradursi in
positivi.Quando si ammette che un dato corpo non è solido, implici tamente si
ammette che è liquido o gassoso.Per que sta ragione i veri giudizii devono
essere tutti positivi; perchè, rigorosamente parlando, lo scienziato deve
conoscere quello che una cosa è non già quello che non è. Quando si tratta che
il soggetto può avere uno di due attributi che sono fra di loro contrari e che
se gli convieneuno di essi gli sconviene neces sariamente l'altro, si dice che
allora si possono for mulare due giudizii, l'uno negativo e l'altro positivo.
Ma è facile osservare che, fatto il giudizio positivo, è perfettamente inutile
formulare il negativo ilquale con parole diverse,per mezzo della
negazione,ripete la positività del primo giudizio. Vi sono però dei casi
in cui pare che il giudizio negativo dovrebbe aver luogo. Cosi noi sappiamo che
una data pianta deve fiorire; se la guardiamo in un'e poca in cui il fiore non
è apparso,dobbiamo dire che la pianta non è fiorita; ma d'altra parte è in es.a
la possibilità di dovere fiorire; poichè in tutti i fatti che implicano uno
svolgimento od una storia non tutte le qualità che devono costituirli possono
essere date belle e compiute dal bel principio; perchè ciò escluderebbe la
storia; a ciò pensando, la pura nega. tività di questo giudizio è spuntato. Che
se poi guar diamo la pianta non fiorita come ci si presenta per cettivamente,
allora non si ha alcuna ragione a par lare di negazione. Sappiamo inoltre che
la sensibilità deve essere un attributo necessario all'uomo; ma
permalattiedelsi stema nervoso questa funzione può perdersi, onde il
direalloraquest'uomonon sensibile, potrebbepa iere un giudizio negativo
incontestabile; ma si tra scura di considerare che quani'o l'uomo è divenuto
insensibile non è pixi l'uomo compiuto, ma l'uomo che è nel declivio della
dissoluzione e della morte e che, dicendo che non è sensibile, si riconosce che
la sua Molti, parlando e scrivendo, anche di cose scienti fiche, fanno
grande uso di questi giudizii negativi; ma è questa una consuetudine di linguaggio
chequalche volta fa anche vedere la poca sicurezza e la povertà delle nostre
cognizioni; perchè il difficilc non sta nel dire quel che una cosa non è,ma
qnelche è davvero. attribuzione sarebbe la sensibilità e che questa si è
perduta solo per condizioni morbose. Nondimeno se il giudizio negativo è
possibile esso può solo avere la ragione di essere in questi casididissoluzione
edi sfacelo degli organismi e delleistituzioni,quantunque anche allora,stando
alla semplice percezione, si po trebbe semplicemente giudicare quel che
l'oggetto pre senta di positivo; m a allora il soggetto che pensa non può fare
a meno dal paragonare la primitiva gran dezza o la perfezione tipica di una
data cosa con la dissoluzione e la rovina presente, onde quel che è ora è la
negazione di quel che era prima. Può avvenire lo stesso quando si tratta di
paragonare varioggetti fra di loro. Il giudizio nella sua forma classica è
rappresentato dal soggetto, dal presente del verbo essere e dall'at tributo. Ma
il soggetto per tenere avvinto a sè l'attributo deve esercitare una certa
energia che indica il vero nesso tra il soggetto ed il suo attributo; ora il
giudizio formulato in quel modo non fa vedere tutta questa attività del
soggetto,ne fa vedere,si può dire, la minima parte. All'incontro sono i verbi
attributivi i quali possono risolversi nel verbo essere e nell'at tributo, che
manifestano la vera energia, la vera at tualità del soggetto, che costituisce
il giudizio nella sua realtà vivente; perchè fanno vedere il soggetto che si
manifesta nel suo attributo e fanno vedere l'at tributo vivificato dal
soggetto.Per questa ragione il giudizio espresso nella sua forma classica trova
più ragione di essere applicato nelle sfere inferiori mec. caniche della
natura,quelle che manifestano una energia più povera, relativamente alla
energia animale ed umana erelativamente all'altaenergiadella vita dello
spirito. Qui tutte le attività, tutte le funzioni che si esercitano e che si
esprimono con verbo sono gin dizii viventi. Se diciamo questo corpo é rotondo
l'a' tributo, quantunque inerente al soggetto, pure è con siderato come qualche
cosa d'indifferente ad esso. Qui si tratta del giudizio nella sua primitiva
forma. Ma se diciamo questa pianta fiorisce facciamo un giudizio della seconda
forma, perchè qui vediamo il soggetto che crea il suo attributo e vive in esso
Ammesso il concetto del giudizio qui dato, risulta evidente che ogni giudizio
implica una sintesi ed una analisi insieme e nello stesso atto. L'analisi vi dà
la dualità dei termini, siano nello stesso soggetto che tra due oggetti; e
l'analisi è un morrento necessario al giudizio; poichè senza il dualismo giudizio
non vi sarebbe; m a d'altra parte cesserebbe l'atto stesso del e per
esso. Più elevata e spirituale è la natura del soggetto e più è ricco di
attività speciali e più verbi glisipos sono attribuire e più giudizii compie,
svolgendosi e vivendo.Più ilsoggetto appartiene alle sfere della materia bruta
e meno verbi gli si possono attribuire più le sue qualità possono essere
espresse con la forma classica del giudizio; ma ciò non toglie che anche
giudizii di questa fatta possano eseguirsi sopra alcuni soggetti di elevata
natura. giudizio se questo non fosse insieme sintetico; cés sando
la sintesi cesserebbe anche l'analisi e viceversa. Non vi sono perciò
giudiziipuramente analiticinè pu ramente sintetici;per
conseguenzailsoggettovivente compie continuamente un'analisi ed una sintesi
delle sue qualità e lo scomparire dell'una o dell'altra ap porta la morte di
esso. Quando diciamo giudizio diciamo ancora ragione, pensiero. Però come il
giudizio consiste più nell'atto psicologico,corrispondente al nesso intimo che
vi è tra due rappresentazioni, che nella distinzione dei ter miui, quantunque i
termini siano necessari al giudizio e senza di essi giudizio non vi sarebbe,lo
stesso deve dirsi del pensiero e della ragione. Se non che queste due parole,
considerate come semplice giudizio,dicono molto meno di quel che dicono quando
sono adoperate nel senso assoluto del loro contenuto. Quando diciamo il
pensiero, la ragione si vuole intendere il sistema di tutti i nessi possibili
di tutte le rappresentazioni delle cose della natura e dello spirito insieme,
sog gettivamente ed oggettivamente considerate. Quando poi sono applicate come
semplice giudizio equivalgono ad un pensiero,una ragione. Per alcuni logici la
parola proposizione esprime la stessa cosa chela parola giudizio
eperòsiadoperano promiscuamente queste due parole. Ma se vi sono verbi
attributivi che possono ridursi a giudizio,ve ne sono però altri i quali non vi
si possono ridurre, perchè non corrispondono pienamente a quel che siè detto
dovere essere un giudizio. Quando conosciamo Si comprende però che gli
avvenimenti storici pos sono essere guardati dal punto di vista estrinseco e
quasi accidentale come fanno gli storici che riprodu cono i fatti semplicemente
nel modo come sono successi; ma questi stessi fatti possono anche essere studiati
scientificamente e filosoficamente, considerati cioè in quel che essi hanno di
intimo,di necessario e di co stante; allora, entrando quei fatti nel dominio
della scienza,possono divenire obbietto di giudizii, le proprietà e le
speciali energie dei fatti naturali o psichiciosociali, ecc.allora possiamo
faregiudizii; perchè si hanno avvenimenti e fatti che sono sempre gli stessi
nelle stesse condizioni e si manifestano co stantemente ad un modo; ma se
narriamo le gesta di Annibale o di Alessandro, ciascun verbo che siamo
costretti ad operare non può essere il verbo di un giudizio; perchè esprime un
avvenimento singolo che non è stato prodotto che da quel tale individuo in
quelle sue particolari condizioni ed in quelle condi zioni di tempo,di luogo,in
quello stato speciale di un popolo,avvenimento che non può più riprodursi e
perciò il giudizio non si ha quando si deve espri mere uii fenomeno che non può
ripetersi frequente mente,che è avvenuto una volta e non piùequando non si vede
alcuna necessità del suo ritorno. In questo caso,più
cheillinguaggioscientificoelogico,abbiamo illinguaggio storico,ed allora,più
che ilgiudiziosi ha la proposizione:cosi è spiccata la differenza tra il
giudizio e la proposizione:questo esprime gli avve nimenti storici, quello i
nessi logici. Il soggetto che giudica é determinato dall'atto stesso del
giudizio alla vitapratica.Ogni essere vivente, dal l'animale infimo all'uomo,
si sforza, come è noto, una condotta assai elevata, presupponendo ciascun suo
atto una molteplicità di giudizii;onde si vede l'intimo rapporto che passa tra
una grande intellettualità e la vita pratica. ancora sottomettere ai suoi
bisogni la natura esteriore, ed ogni atto,ogni movimento che l'animale
esegue,cer cando di fuggire il malessere e di addurre a sè il benessere, presuppone
una distinzione negli oggetti concuièinrapporto.La formicachevaincercadel
frumento, riconoscendo in questo la proprietà di n u trire, non solo compie un
lavorogiudcativo ma anche un atto col quale manifesta tale lavoro psichico. In
tutti i pericoli che gl’animali schivano come in tutti i movimenti che fanno
per prepararsi il nido o per andare in cerca del cibo e per conservarsi, si possono
riconoscere gl'atti che presuppongono il giudizio, per quanto questo possa
essere classificato tra i giudizii meccanici. I psicologi in questo caso
parlano d'istinto. Ma è sempre l'istinto nel giudizio. In questo senso gli atti
degli animali equivalgono ad un linguaggio che esprime alcuni nessi logici, quantunque
sia il lin guaggioin una forma bruta e monca. Intuttigliatti che gli uomini
fanno per raggiungere i loro fini e la loro felicità si può riconoscere la
conseguenza di un giudizio.E si comprende come l'uomo eminente che ha una
perfetta conoscenza delle cose possa avere di Il soggetto può compiere
sull'oggetto un numero grande di giudizii secondo che pixi educato e svilup
pato è ilsuo potere di scrutazione e secondo che più complicata è la natura
dell'oggetto. Cosi, vivendo e studiando, la rappresentazione psicologica
primitiva che il soggetto ha delle cose si arricchisce di attributi e di
qualità ovvero sirisolvein attributiiquali erano primitivamente confusi in quel
che dicevamo oggetto e che costituivano tutto l'oggetto. Nondimeno durante e
dopo questo processo di scrutazione l'oggetto rimane sempre come qualche cosa
in cui alcune qualità sono distinte ed altre indistinte, potendo le qualità
indi stinte ricomparire subito distinte secondo che l'attività giudicatrice si
rivolge su di esse ed allora le distinte ritornano indistinte. Si verifica
anche qui un'applicazione speciale di quella legge psicologica secondo la quale
in una data unità di tempo il soggetto non può compiere che un lavoro limitato
e,come non può scrutare che succes. per la prima volta sipresentino allo
studio del soggetto; in questi casi è la legge generale che pre domina. Dopo
che si è compiuto sopra un oggetto un n u mero considerevole di giudizii non si
deve credere che allora l'oggetto sia conosciuto pienamente. Più chela
conoscenza del soggetto, si ha allora la conoscenza di un mucchio di note
coesistenti; perchè, se il giu dizio è un'alta funzione psicologica e lozica,
non è però la più alta la quale si ha invece quando tutte le note di cui
l'oggetto risulta appariscono in esso come organizzate, cioè si ha un organismo
di giu sivamente un dato numero di oggetti e di rappresen tazioni, per la
stessa ragione non può compiere in una unità di tempo e nello stesso atto
psichico che un numero limitato di giudizii, quantunque succes sivamente
possano essere compiuti sopra un oggetto tutti i giudizii di cui può essere suscettivo.
Però non si può sconoscere che le abitudini della mente possono arrivare ad
un'altezza cosi meravigliosa:da conside rare come compiuti una serie di
giudizii che non si haavuto il tempo di compiere pacatamente o di compierli in
un breve atto: è il meccanismo che penetra nelle più elevate regioni psichiche
ed in cui si sem plifica, per mezzo della ripetizione, il processo giu dicativo
primario che è più lungo e difficile. Ma in questi casi si deve trattare di
compiere sempre giu dizii già compiuti altre volte o negli stessi oggetti od in
oggetti differenti già percepiti, non in oggetti che dizii. In
generale con la parola conoscenza si vuol dire non solo l'apprensione e la
ritenzione delle pro prietà dell'oggetto e degli oggetti in connessione fra
diloro,ma ancorailoronessiconlealtreproprietà dello stesso oggetto e con le
proprietà delle altre cose, a differenza del pensare e delragionareincuisitiene
pii conto dei nessi delle cose. Quando l'oggetto è un mucchio di proprietà,
queste aderiscono a quel centro comune che primitivamente costituiva tutto
l'oggetto indistinto in sè stesso;e,se si ha qui il grande vantaggio che
ciascuna nota e per mezzo dell'atto giudicativo connessa all'oggetto, non si
vede la ragione del coesistere di tutte queste qualità nell'oggetto e non
sivede alcuna ragione del l'incontro delle note fra di loro.La parola
mescolanin che usano i naturalisti quando vogliono indicare il
coesistereel'essere diparecchi corpi incontattol'uno dell'altro senza perdere
la loro natura corrisponde a questa sfera dell'obbietto logico in cui si
possono c o m piere molti giudizii sullo stesso obbietto, ma senza che l'uno
eserciti una preponderanza sull'altro,senza che l'uno abbia un valore superiore
all'altro,e perciò ciascun giudizio ha un valore per sè; e considerati tutti
fra di loro costituiscono una mescolanza. Quando il soggetto cominciaa
scorgerenella rapresentazione la proprietà più appariscente, quella sopra tutto
per la quale l'oggetto ha costantemente un valore speciale ed un uso,ed intorno
a questa nota costantemente si aggruppano, con nessi pi'i o meno 3. -
+1 intimi, altre note si principia a scorgere nell'oggettu i primi
rudimenti del sistema il quale può darsi non solamente tra le note dello stesso
oggetto, ma anche tra più oggetti, secondo il campo su cui si esercita
l'attività soggettiva. Intendere logicamente il sistema significa fissarlo nel
suo minimum primitivo ed in una forma più com plicata e seguirlo a mano a mano
sinoallaforma piiz completa in cui cessa di essere puro sistema e di venta
sistema funzionante, sistema di sistemi ed ganismo vivo. un si OL
L'intendimento del sistema è stata una delle pii grandi conquiste che ha fatto
il pensiero filosofico in generale ed il pensiero logico in particolare. Questa
parola che primitivamente ha significato la molte plicità scomposta delle cose
è stata ulteriormente usata ad indicare la molteplicità ordinata di esse. È la
filosofia di HEGEL che ha compreso il sis'ema nella sua forma più alta e come
non era mai stato fatto prima. Considerando Hegel l'universo come stema, si è
molto addentrato nella comprensione delle cose. E, come il sistema occupa una
gran parte cosi nel mondo della natura come in quello dello spirito, perchè
interviene in ogni grado di essi e senza il si stema nessuna cosa potrebbe
intendersi, cosi costi tuisce anche una sfera del mondo logico, tanto che senza
di esso non potrebbe intendersi il concetto che rappresenta in sommo grado l'energia
logica. Il sistema nella sua forma primitiva trova il suo In questa
forma primitiva il sistema apparisee, anche al soggetto superiore, nel regno
minerale ed inorganico od anche in tutto ciò che l'uomo, serven dosi di
materiali bruti ed amorfi, foggia pei suoi bi sogni; poichè qui si hanno sempre
forme inferiori di sistema.Qui le qualità connesse al sistema sono co stanti
finchè dura l'oggetto; non hanno una energia superiore a quella meccanica,
fisica o del chimismo inferiore od inorganico. Il sistema solare presenta una
forma più perfetta di sistema;perchè esso presenta una molteplicità,un centro
ed una periferia e gli uni di cui risulta sono di visi fra di loro e dal centro
per mezzo di grandi tratti di spazio e sono uniti al centro del sistema
riscontro nel regno minerale; il sistema della seconda forma trova il suo
riscontro nel regno della vita; ma anche qui si riproduce, quantunque
trasformato, il sistema della prima maniera. La forma più rudi mentale di
sistema si ha quando ilsoggetto aggruppa intimamente intorno alla nota più
importante dell'og getto altre note secondarie od intorno ad un oggetto
principale altri oggetti di secondaria importanza fra i quali passino rapporti
più o meno estrinseci. È questo il sistema quale apparisce alla soggettività
volgare la quale non sa considerare l'oggetto diver samente anche quando ha
dinanzi a sè un sistema nella sua più alta forma quale può apparire allo scien
ziato. per legge di gravitazione. Per quanto si osservi qui in la
alto grado di sistema, perchè ciascuno degli elementi non è autonomo,ma
connesso al centro, pure serva tra le parti di cui il sistema risulta una
grande estrinsechezza. Per trovare una più elevata forma di sistema dob biamo
entrare nel regno della vita e nei tessuti che co stituiscono l'organismo
animale o vegetale;ma anche qui il sistema si presenta in una grande e meravi
gliosa graduazione; perchè se in questa sfera gli ele menti che devono
intervenire non sono, si os non sono, come nelle
formeprecedenti,esseriinorganici,ma entidotatidi vita e di una più o meno
grande energia interiore e non sono divisi fra di loro per mezzo di distanzepiù
o meno grandi,ma sono in qualche modo in contatto fradiloro, ilcentroperò che
deve implicare ilsi stema non è sempre determinato, anzi non vi è nei sistemi
dei tessuti vegetali o nei tessuti di un'impor tanza inferiore degli
animali,comeperesempio iltes sutograssosoedil connetti vale. Per questa ragione
ė più perfetto quel sistema in cui gli elementi istolo gici che sono dotati di
vita sono non solamente con nessi od in contatto fra di loroma anche unitiinuna
comunione funzionale e che vi sia un centro ove con vergano le attività degli
elementi e che l'energia fun zionale dal centro s'irradii anche verso la
periferia. E, come vi è una sola funzione, quantunque assai multiforme, che
circola pel centro e per le parti che, per contrapporle al centro, possiamo
chiamare peri feria, vi deve anche essere la stessa identità di co
stituzione chimica tra gli elementi istologici di cui risulta il sistema.
I biologi distinguono il sistena dall'apparecchio il qnale consiste in un
complesso di organi di varia struttura, ordinatiinmodo fra diloroda
compiere'una: funzione di complessa natura.Cosisidice apparecchio respiratorio,
uditivo, visivo, ecc. Inteso l'apparecchio in questo senso, ha una importanza
logica intermedia tra l'organo ed il sisteina, superiore a quello, infe riore a
questo. Ma un siste.na della vita non ha che una funzione speciale e non
autonoma; perchè è connesso agli altri sisteini e non può compiere questa
funzione senza l'in tervento e l'aiuto di altri sistemi. È qui che l'auto nomia
del sistema principia a venir meno; perchè cia. scun sistema non fa che
compiere una funzione spe ciale in un sisteina che conprende tutti i sistemi
della vita, ciò che s'indica col no.ne di organismo. Anche dicendo sistema di
sistemi si dice sempre meno di quel che dice la parola organismu, la quale
include una grande intimità e reciprocità funzionale tra i singoli sistemi e
tra gli elementi istologici di cui risulta il sistema. Da questo punto di
vistasesideve riconoscere che il sistema circolatorio sanguigno sia un grande
si stema si deve però ammettere che non vi è nell'orga nismo un sistema più
compiuto del nervoso, sia per la elevatezza della funzione che per la
meravigliosa struttura e per la ricchezza e bellezza delle forme che esso
presenta. Nel sistema una parte può venire sottratta senza
cheilrestodies30vadainrovina;maun organo qualunque dell'organismo non può
essere tolto senza che l'organismo non perda una nota fondamentale della vita,
la quale induce una diminuzione generale della perfezione organica e funzionale
e se l'organo ha una importanza grande nell'organismo adduce la caduta o la
morte di esso. La parola fisiologismo adoperata nel senso moderno (non nel
senso antico e greco secondo il quale signi fica semplice attività naturale)
contrassegna la nota più saliente dell'organismo che è la vita animale.Però il
fisiologismo non è una sfera naturale autonoma ed indipendente dalle altre zone
inferiori naturali; in esso -46 Sipuò dire che solamente in questo
secolo,pei grandi progressi che si sono fatti negli studi sulla vita in senso
largo, si è potuta comprendere la grande importanza dell'organismo. Quando si
dice che l'uni verso èun organismosivuole indicare un fattodiuna natura assai
più complessa ed elevata che quando si dice che esso è un sistema. Quegli
elementi che nel sistema diciamo parti nell'organismo diventano organi
iqualisono, è vero, parti, manonconnessialresto più o meno estrinsecamente,
come avviene nel sistema ordinario; e sono elementi attivi e funzionanti pel
resto dell'organismo tanto che contribuiscono grandemente a tutta l'energia
dell'organismo e viceversa, questo dà ad essi un alto significato che, fuori
dell'organismo, non avrebbero. Ilchimismo, quantunquerappresenti una
seriedi fatti inferiori a ciò che costituisceilfisiologismo,pure costituisce
parte integrante di questo, cosi nel senso scientifico come nelsenso
logico,tanto che senzachi mismo non potrebbe darsi fisiologismo; poichè non vi
è funzione fisiologica la quale non implichi una serie di complicazioni e
riduzioni chimiche. E, poichè non vi è fatto chimico che non implichi nello
stesso tempo fatti meccanici e fisici; il fisismo èparte integrale del
chimismo,cosi scientificamente come logicamente,e per conseguenza anche
dell'organismo. Ed il fisismo si trova nel fisiologismo non solo come assorbito
dal chimismo, ma anche come indipendente da questo. Cosi nell'organismo, oltre
ai fatti chimici si trovano fatti anche puramente fisici, quantunque questi si
tro vino in complicazione coi fatti chimici e fisiologici; ma però il soggetto
può fissarlied isolarli dagli aitri fatti e considerarli come puramente fisici.
Avviene cosi nell'organismo logico quel che avviene nella natura in generale in
cui le zone inferiori sono ciascuna autonoma e per sè e nell'istesso tempo in
al troeper altro.La meccanica e la fisica rappresentano invece sono
implicate il chimismo ed il meccanismo ofisismo (adoperando anche questa parola
nel senso moderno non nel senso antico secondo il quale vorrebb e indicare
semplicemente il fatto naturale. Si sa che la fisica moderna studia solamente
alcuni fatti della n a tura, come la gravità, il calorico, la dinamica, l'elet
tricità,la luce,la vibrazione dei corpi,ecc.). alcuni gradi della
natura dove si manifestano in tutto il loro potere.Ed anche la chimica è una
zona per sé della natura,ma frattanto in questa devono ne cessariamente
intervenire le sfere precedenti, mecca nica e fisica, altrimenti non potrebbe
sussistere come chimica.E similmente i fatti più complessi della na tura quali
sono la vita vegetale ed animale non po trebbero sussistere senza le due zone
precedenti; giac chè non vi è fenomeno vegetale ed animale senza che
v'intervengano fatti fisici e chimici. Ifisiologi,inquestiultimitempi,avendo
riscon trato fatti meccanici nell'organismo ed una certa so miglianza
dell'organismo al meccanismo, si sono stu diati a tracciare le differenze che
passano tra l'orga nismo ed il meccanismo ed hanno conchiuso che l'organismo
non è un meccanismo. Per quanto giuste sieno state le osservazioni fatte, pure
avrebbero rag. giunta una più vera conoscenza dell'organismo se avessero detto
che esso implica ilmeccanismo, quan tunque il meccanismo che si trova nell'organismo
non sia come quello che si trova nei congegni meccanici, ma trasformato e complicato
dai fatti della vita;ondeé sempre una sfera dell'organismo. 18 Nel campo
psicologico si raggiunge la sfera della perfezione quando l'anima èdivenuta
organismo degli stati suoi, di sè stessa e dell'oggetto, ciò che è la mente; e
non si raggiunge questo punto senza essere passati pel meccanismo psichico
prima e pel chimismo poi;enondimeno queste due formediattivitàpsichica
esistono sempre nella mente come due sfere subordi nateefondamentali per
essa,tanto che quando l'or ganismo mentale comincia a decadere, permanentemente
o temporaneamente, ricomparisce il chimismo prima e poi gradatamente il
meccanismo come forme autonome psichiche,e,quandoperunaincompiuta educazione
psicologica,l'uomo non raggiunge la mente, si arre sta al chimismo. Il
meccanismo psichico pure contras segna la vita animale e l'ultimo stadio di
decadimento della mente già compiuta. La parola organismo trova più
propriamentelasua applicazione, che non la parola sistema, quando si vuole
significare in modo saliente quel che sia la famiglia, la società o lo Stato.La
molteplicitàdegliin dividui funzionanti di cui una società risulta,l'essere
questi individui animati da un fine comune che è lo spiritonazionaleecheècomeilcentrodelle
individua lità,la varietà di classi,di funzioni, di aspirazioni, di attività in
cui si possono scorgere tanti fini secon dari o aspetti speciali e necessari
del fine comune,onde non tutti gl'individui partecipano all'istesso modo al
raggiungimento di questo fine, ilpermanere dello spi rito nazionale mentre
gl'individui che vivono in esso e per esso muoiono erinascono, fa diuno stato
un or ganismo assai più complesso e di un'assai più elevata natura che non
l'organismo animale. E più lo stato ė organico in questo senso e più è
perfetto. Si può dire anzi che,dal primo costituirsi dello stato sino allo
stato come può essere ai giorni nostri, si nota una tendenza a
raggiungere la forma perfetta della orga nicità. Quando si parla di organismo,
sia che si tratti del l'organismo vegetale od animale, che dell'organismo etico
sihad'innanziunaltro fatto più complesso che ne rende più difficile la
conoscenza ed è che l'organismo non può essere conosciuto in sè stesso se non è
messo in relazione con tutto ciò che lo circonda. La pianta non può essere
conosciuta se non si conoscono le sue relazioni con l'aria,col terreno,col
calorico, ecc.La vita animale non sipuò conoscere pienamente se non si vedono
irapporti che la legano al cibo che rappre senta il mondo esteriore,
all'atmosfera, al clima, al luogo.Sisa che l'animaleassorbisce qualche cosadal
mondo esteriore e lo rende ad esso per altri modi e per altre vie.Anche gli
organismi etici non possono sussistere senza un ambiente non solo naturale, ma
anche etico. Uno stato non può esistere senza il suo territorio,senza un
determinatoclima,senzaiprodotti delsuolo,come non pno aver una vita spirituale
propria senza assimilarsi il pensiero degli altri stati, senza essere in
rapporto con essi e senza esercitare un'azione sugli altri stati. Il soggetto,
passando dall'oggetto in cui questo è una mescolanza a quello in cui è un
sistema ed a quello in cui è un organismo, compie un lavoro giu dicativo
chimico progressivamente intenso.Conseguen temente larappresentazione
dell'oggetto sidetermina sempre più e diventa anche essa sistematica ed
or Perchè si abbia il concetto
logico le note di cui il concetto risulta devono essere comprese tutte nel loro
organismo, di ognuna di esse deve vedersi la neces sità e l'importanza; poichè
se di qualche nota non si sa vedere la necessità, cioè se non si vede diessa la
connessione al tutto e dalle parti o agli altri organi od alle altre parti
dell'oggetto, mediante un giu dizio intimo od una serie di giudizii, non si ha
più ilconcettologico; siha allorala rappresentazione logica. Sicchè la
rappresentazione logica si ha non solamente quando delle proprietà che
costituiscono l'oggetto una o parecchie sono viste nella loro con nessione
intima con esso e le altre sono viste acci dentalmente, ma anche se l'oggetto è
compreso,nella maggioranza delle sue note, nel suo sistema e nel suo organismo
e solamente una nota di esso non è vista nel sistema o nell'organismo, non si
può dire che si abbia allora la conoscenza compiuta dell'og getto;sihasempre
una conoscenza inferiore cheè ganica non solo in sè stessa, ma anche in
connes sione con altre rappresentazioni; cosi anche a mano à mano la
rappresentazione bruta e puramente psico logica diventa rappresentazione
logica. Ma quando l'oggetto o la rappresentazione di esso è un sistema od un
organismo, allora siamo innanzi ad una nuova zona logica che è il concetto che
vuol dire conoscenza sistematica ed organica delle cose. Cosi si può fare una
distinzione precisa tra la rappresentazione logica ed il concetto
logico. Poichè la conoscenza sistematica ed organica del l'oggetto è
l'ultima a raggiungersi dal soggetto,s'in tende che prima di averlo pienamente
raggiunto, un certo numero di note ha dovuto essere considerato come inesplicato
od accidentale e non è stato espli cato se non dopo un ulteriore studio del
soggetto. La perfetta conoscenza di un oggetto o di un fatto può non essere
stata raggiunta dall'individuo che pensa;ma può possedersi dagli scienziati o
conser varsi negli annali della scienza; può ancora non es sere stata raggiunta
dagli scienziati. In tutti e due questi casi si è nella sfera della
rappresentazione lo gica, non del concetto. Finora i logici non han fatto
distinzione tra r'ap presentazione e concetto ed han contrassegnato l'una e
l'altro insieme con la parola idea. Si sa che la pa rola idea è stata
largamente usata dai filosofi greci, dai filosoa del Medio-Evo e del
Rinascimento e dai filosofi moderni e contemporanei. Quantunque dallo studio
delle opere di Platone e di Aristotele appari sca che questi due grandi
filosofi abbiano bene di stinto quel che ora si dice conoscenza rappresenta
tiva dalla conoscenza perfetta delle cose,la opinione dalla verità,pure
essi,usando la parola idea, pare 32 la rappresentazione logica. In questo
caso una o pa recchie note sono considerate come inesplicabili ed accidentali,
mentre le altre sono considerate come ne cessarie ed esplicate (la nota
esplicata è la nota con nessa all'oggetto mediante l'atto giudicativo).
che non abbiano tenuto conto di questa distinzione e l'abbiano invece
adoperata per indicare indistinta mente l'una cosa e l'altra: ciò che,
trattandosi di un fatto di tanta gravità per la scienza, non può non ingenerare
confusione ed equivoci nella mente del lettore. Gli stessi equivoci hanno
sostenuto, adoperando la parola idea i filosofi del Medio-Evo, del Rinascimento,
i filosofi moderni e contemporanei. Non si deve però noverare tra questi HEGEL
il quale frequen:emente nei suoi libri accenna alla differenza che deve pas
sare tra la rappresentazione e la nozione od il col cetto. E se è vero che
anche egli fa moltissimo uso della parola idea, l'adopera però per indicare il
si stema od i vari gradi del sistema dell'universo; ed in questo caso è chiaro
che la parola idea deve corri spondere al concetto. Ma, anche posteriormente
all'Hegel,ilogici, ado perando la parola idea, non han creduto necessario
dichiarare se essa deve corrispondere alla rappresen tazione od al concetto;
però nel fatto l'hanno adope rata per indicare l'una cosa e l'altra
indistintamente come si vede dai trattati di logica che circolano per le scuole
di tutte le nazioni. E vi sono anche alcuni logici che adoperano promiscuamente
le parole idea e concetto;ma non si può dire che la parola concetto che essi
usano corrisponda a quel che si è detto do vere essere il concetto, anzi,
stando a certe divisioni che essi ne fanno, si deve conchiudere che per concetto
essi intendono la rappresentazione. Cosi essi, tra le altre divisioni dei
concetti, ne fanno una in concetti chiari ed oscuri,distinti e confusi, completi
ed incompleti; ma un concetto che sia oscuro o con fuso od incompleto deve
essere una rappresentazione non un concetto. Per l'uso equivoco che della
parola idea si è fatto per tanti secoli e perchè può ancora ingenerare con
fusione nella mente, sembra necessario il non doverla più adoperare,tanto più
che le parole rappresentazione e concetto,che sono anche esse due parole
classiche, corrispondono benissimo a distinguere due gradi dif ferenti di
quello che i logici hanno indicato con la parola idea. La parola concetto
ha nella lingua latina ed ita liana un significato assai profondo e complesso;poiché
esprime l'ultimo e più compiuto risultato di un pro cesso, di una serie di avvenimenti
i quali hanno avuto il loro punto di partenza in un fatto che è il loro
presupposto necessario e la loro possibilità.E questi avvenimenti devono essere
legati fra di loro con legame tale di successione che ciascuno di essi non può
rappresentare che un dato grado del processo, non può prodursi cioè prima che
si sieno dati altri gradiod avvenimenti più o meno elementari che esso pre
suppone e da esso devono prodursi altri gradi più c o m plessi i quali menano
al pieno risultato del processo. Cosi si vede che la parola concetto include w
a storia e che questo processo concettuale si riscontra non solo nella natura,
nel suo insieme, ma anche in ogni grado di essa con questo diparticolare che
più ci eleviamo nelle sfere alte della natura, quali sono la sfera della vita e
dell'umanità,più questo processo. lin si esegue compiutamente e,
relativamente, in breve tratto di tempo ed ogni proprietà di ciascuno entedi
queste importanti zone della natura compie insieme con le altre proprietà una
storia. Quel processo che avviene nella vita dell'animale e della pianta
risponde bene a quel che è un concetto. Si sa che la pianta ha il suo punto di
partenza nel germe che può considerarsi come il grado infimo di essa,di là dal
quale non vi è nulla della pianta. Partendo dal germe la pianta attraversa una
serie di gradi,lo sviluppo delle foglie e la trasformazione di esse nel fusto,
nei rami, nei fiori e nel frutto che racchiude il seme, ciò che segna il grado
ed il limite ultimo dell'esistenza della pianta; onde essa parte dal germe e
ritorna al germe. Si può dire che nel germe sono implicati tutti i gradi della
pianta e che il grado che segue alla trasformazione del germe lo include come
un presupposto necessario e cosi pos siamo dire del grado successivo
relativamente ad es:a. È stato dimostrato che il fiore è una trasformazione
della foglia ed il frutto è una trasformazione del fiore e perciò anche della foglia
e che anche il seme sia una foglia trasformata; onde nel frutto sitrova come un
grado ad un presupposto necessario il fiore e perciò anche la foglia,
all'istesso modo che nel fiore sitrovalapossibilitàdelfrutto.Ora lastoria com
piuta della pianta si ha quando essa attraversa tutti questi gradi e si
considera uno di essi come quello a cui mirano i gradi precedenti, cioè il
frutto ed allora 56 possiamo dire di avere il vero concetto
della pianta. Cosi quando diciamo concetto diciamo anche sviluppo. Da ciò si
vede che il processo del concetto che è il concetto stesso delle cose non deve
essere inteso come una progressione aritmetica.Da un grado non sipassa
all'altro mediante una aggiunzione di qualche cosa a -- Ma gli
avvenimenti di cui risulta il concetto non solo devono essere legati fradi loro
pel nesso di suc cessione ma anche pel nesso di coesistenza; giacchè, quando il
concetto è dato,esso rappresenta un com plesso di avvenimenti o di proprietà le
quali ha con quistato e conservato nel suo processo,di cui ciascuna è
necessaria, benchè non necessaria all'istesso modo
chelealtre,perl'attualitàdelconcetto;enon po trebbe mancare senza che il
concetto venisse sconvolto o degradato. Però bisogna bene intendere questo
conservare che il concetto fa delle proprietà che acquista, nell'at traversare
tutti i gradi necessari prima di attuarsi pienamente; giacchè le proprietà di
un grado non sono conservate come precisamente tali nel grado seguente, ma sono
conservate ed insieme trasformate e complicate. Cosi nel fiore non abbiamo la
somma delle qualità della foglia insieme con quelle del fiore; ma le qualità della
foglia si sono trasformateinquelle del fiore, di modo che vi si conservano ma
non come puramente tali,son divenute cioè proprietà nuove.E questa trasformazione
avviene in tutti i gradi che il concetto attraversa. qualchecosaltro il
quale, dopo l'aggiunta,rimanga come puramente tale insieme con la cosa
aggiunta, di modo che l'ultimo grado possa essere considerato
comelasommadeigradiprecedentiedincuiigradi precedenti si conservino come
puramente tali. In vero iprimi filosofi hanno compreso il mondo come una
progressione quantitativa;peressilaveritàdelle cose non era che un risultato di
una moltiplicazione o di una sottrazione dell'istesso principio naturale; e
l'esplicazione dell'universo dal punto di vista m a t e matico e quantitativo è
stato quasi sempre tenuto di mira dai pensatori e dagli scienziati. Anche
aitempi nostri in cui le scienze particolari possono dare larghi contributi per
arrivare ad una concezione organica delle cose e dell'universo, è sempre il
punto di vista quantitativo che esercita le più grandi attrattive su gli
scienziati, anche quando si tratti di argomenti i più complessi ed ipiù remoti
dalla quantità pura,come la vita sociale o nazionale o la vita organica; si sa
che anche ai giorni nostri ilcervello,come organo supremo
dellavitaorganicaementale dell'uomo, sicrede non po tersi altrimenti intendere
che considerandolo dal puuto divistaquantitativo.Ma ènotoche Platone ed Aristotele
avevanointravistochelamatematicaedilnumero sono insufficienti per la
comprensione piena delle cose e che l'Hegel e VERA, apiùriprese,hanno molto
insi stito nel far vedere l'importanza limitata della mate matica nel sistema
dell'Universo e nel far vedere che il sistema delle cose non può essere
compreso che dal punto di vista qualitativo e specifico il quale
però presuppone come un elemento subordinato la mate matica, ciò che è ben
diverso. a numero, quantità a quantità, mentre la chimica va
dall'identico al non identico, che è il vero processo delle cose. Il processo
chimico non esclude il processo matematico;perchè non può esservi processo
chimico senza il processo matematico; si sa che la chimica procede aggiungendo
atomi ad atomi, molecole a molecole, ciò che è processo quantitativo e, mentre
nella sfera della quantità, aggiungendo quantità a quantità, questa è
semplicemente aggiunta o sovrapposta a quella la quale,dopo questa nuova
aggiunzione, nulla acquista enulla perde della sua natura qualitativa primitiva;
aggiungendo all'in contro chimicamente atomi o molecole specifiche ad atomi ed
a molecole specifiche, viene come risultato un corpo avente proprietà nuove,
tutte diverse dalle proprietà che avevano gli elementi di cui si compone il
nuovo corpo. Si sa che l'idrogeno e l'ossigeno di cui sicompone chimicamente
l'acqua hanno proprietà diverse dalle proprietà che ha l'acqua. E ciò si può
dire di tutti i corpi composti relativamente ai corpi semplici di cui risultano.È
questo illato importante e meraviglioso del processo chimico. Noi crediamo che
il principio chimico, la cui importanza è sfuggita agl’antichi e si è vista
solo ai tempi moderni, possa, più del principio matematico, esprimere bene il
vero svolgimento delle cose; giacchè la matematica procede dall'identico
all'identico, aggiungendo numero a numero, Sembra ora assodato dalla
scienza chimica che l'immensa varietà dei corpi composti inorganici ed organici
si possano tutti scomporre in quei pochi e determinati corpi semplici ora
conosciuti. Ebbene, in qual modo con cosi pochi corpi semplici si possono
ottenere corpi innumerevoli con proprietà differentissime gli uni dagli altri? Semplicemente
mutando le disposizioni chimiche o molecolari; od aggiungendo semplicemente una
molecola di un nuovo corpo a molecole costituenti prima un altro corpo o
moltiplicando una molecola specifica di un corpo composto di determinate molecoleo
sottraendone alcune ad alcune. È questo processo che ci dà corpi di natura
tanto differenti e diversi. Ma se la chimica occupa un largo campo nella natura,
dalla materia prima alla materia cher aggiunge la più alta forma complicativa,
alla sostanza nervosa, dappertutto nella natura essendo vi più o meno lente e
continue complicazioni o semplificazioni chimiche, il principio però chimico, quello
secondo il quale di due o più cose od elementi che si uniscono si forma un
nuovo grado il quale ha proprietà nuove e differenti da quelli dai quali
risulta, rimane non solamente nella natura ma anche nella storia delle cose
naturali ed in quelle dello spirito. L'ANIMALE non s'intende aggiungendo alle
note che costituiscono LA PIANTA, la sensibilità ed il movimento; e se è vero che
ALCUNE QUALITÀ DELLA PIANTA SI TROVANO NELL’ANIMALE, queste hanno assunto una natura
tutta nuova nell'ANIMALE, tanto che, rigorosamente parlando, ciò che
costituisce LA VITA DELLA PIANTA non si rinviene punto COME TALE nell'ANIMALE;
perchè quelle note che costituiscono la pianta sono nell'animale elevate ad una
nuova zona e vivificate e complicate e moltiplicate da una nuova vita. La
nutrizione dell'animale è tutta differente dalla nutrizione della pianta,
all'istesso modo che la struttura organica della pianta differisce dalla
struttura animale. Ciò porta necessariamente una differenza notevole nella
storia della pianta ed in quella dell'animale. Sicchè tutto è nuovo
nell'animale relativamente alla pianta e si ha nell'animale una nuova e
complessa serie di proprietà tutte differenti dalle proprietà vegetali. Cosi
una proprietà che si aggiunga modifica tutte le altre proprietà, come fa la
sottrazione di una data proprietà o funzione nell'animale. Nella storia
organica e psicologica del REGNO ANIMALE troviamo dominare lo stesso principio.
Giacche, se vi è una vasta scala di specie animali, in ciascuna specie la
modificazione di una data proprietà organica e psichica, relativamente ad altre
specie, adduce con sė una corrispondente trasformazione di tutte le altre
proprietà organiche, funzionali e psichiche. Cosi la forma esteriore degl’animali
non è indifferente al loro grado di energia funzionale e di energia psichica. La
sensibilità è varia secondo le varie forme organiche, secondo le varie forme di
sistema nervoso. I movimenti sono vari secondo che è varia la sensibilità ed è
vario il sistema schelettico ed il sistema muscolare. Una Inoltre
l'individuo come tale ha attribuzioni che non -varietà organica dunque
non si ha senza avere unà varietà di tutte le altre proprietà e funzioni
dell'animale; cosi di ogni proprietà animale. Si sa inoltre che alla VITA di
uno stato devono con correretante condizioni, tanti fattori. Ma c'inganniamo se
crediamo che ciascuna condizione non eserciti secondo il suo grado alcuna
azione determinante su tutte le altre condizioni e perciò su tutta la vita
nazionale. La ricchezza non è nè il solo fine né il solo fattore di una nazione.
Ma uno stato ricco può avere un gran mezzo per creare condizioni necessarie ad
elevare lo spirito di una nazione in tutti i suoi aspetti, a far felice la fa
miglia e gl'individui; e d'altra parte uno spirito nazionale elevato trova
molte vie aperte all'acquisto della ricchezza. I grandi individui
contribuiscono a far grande una nazione e d'altra parte sono le grandi nazioni
che fanno le grandi individualità. Un'alta vita reli giosa non può intendersi e
compiersi che nelle grandi nazioni e d'altra parte lo spirito religioso dà un
ele vato contenuto all'arte,allaletteratura, spingegliuo mini alle
investigazioni scientifiche e filosofiche, può dare indirizzi nuovi alla vita
politica, commerciale, economica dei popoli, può dare un'impronta speciale a
quel che sidice spirito nazionale. Ciascun fattore della vita sociale dunque,
mentre è modificato dagli altri fattori, dal loro grado di energia o di
decadimento, contribuisce a modificare,svolgendosi,quale che sia il suo grado,
gli altri fattori. ha come faciente parte della famiglia in cui acquista
nuove e più alte qualità,onde,senza il sacrifizio e senza l'abnegazione
dell'individuo,lafamiglianon può vivere una vita rigogliosa. Cosi le
attribuzioni della famiglia sono differenti da quelle dello stato, quan tunque
senza la famiglia lo stato non potrebbe essere, essendo questo costituito di
una moltitudine di fa miglie e perciò d'individui, i quali nello stato acqui
stano nuove e più alte qualità; onde nello stato le famiglie e gl'individui non
sono come sono fuori dello stato, Il principio chimico domina cosi la vita
della n a tura e dello spirito,non ilprincipio matematico, quan tunque la
chimica implichi e presupponga lamatema tica senza la quale né il chimismo, nè
la natura, nè lo spirito stesso potrebbero essere.Onde,sepuò dirsi che il
chimismo è lo schema dell'organismo delle cose, la matematica può dare lo
schema quantitativo del chimismo e per conseguenza dellecose; ma perquesto è
più lontana che non la chimica dalla realtà che non può intendere e che è sopra
tutto qualitativa; ed è la chimica che fa intendere il concetto e che costi
tuisce la seconda zona logica e che è parte integrante della vita del concetto
più che la quantità la quale può corrispondere alla prima zona logica.
S'intende che qui si parla del chimismo logico, non della chi mica come sfera
della natura, la quale ha anche essa il suo concetto, come qui si parla della
matematica come principio logico;non della matematica come sfera
speciale del pensiero e delle cose; poichè come tale ha anche essa il suo
concetto. Sicché non si nega che la matematica possa dare un certo schema della
realtà e che perciò non sia una certa logica; si afferma solamente che essa ci
dà uno schema assai povero della realtà, che non ce la fa intendere. In vero la
logica classica non è stata che la logica matematica e se vi sono oggi dei
logici i quali, coltivando la logica intesa matematicamente, credono di
coltivare una nuova logica, essi s'ingannano, quantunque però diano nuovi
svolgimenti alla vec chialogicalaquale,se nonpuòesserelalogicadella vita e
dello spirito,può essere però la logica delle sfere inferiori della natura, della
meccanica, in tutti i suoi gradi, e della fisica intesa come grado della natura
in generale. Si sa che tutti i fatti meccanici e fisici possono ridursi a
formole matematiche, quan tunque allora non saranno la meccanica e la fisica
che ci guadagneranno, le quali sono sfere molto più con crete e ricche che le
matematiche pure; onde,ridotti i fenomeni meccanici e fisici a schemi
matematici, essi perdono la loro concretezza, perchè sono semplificati (le cose
non potendo essere intesa che dal punto di vista semplificativo
ecomplicativoinsieme;onde,s'in tende la meccanica e la fisica non solamente
quando sono intese matematicamente, ma quando sono intese matematicamente ed
insieme meccanicamente e fisica mente; in quel caso guadagna però la matematica
la quale estende i suoi confini). I fatti però meccanici e fisici
dell'organismo non sono cosi facilmente riducibili a schemi matematici; non
avendosi allora il meccanismo ed il fisismo puro od inferiore, ma ilmeccanismo
ed ilfisismo come gradi dell'organismo,onde quei fatti sono allora determi nati
da cause chimiche ed insieme fisiologiche e per ciò sono di una provenienza
oscurissima e complica tissima; perchè il fatto meccanico o fisico può essere
effetto di moltissime e svariate condizioni organiche e sono nello stesso tempo
effetto e causa di altri fe nomeniorganici.Cosisipuòdiredei fenomeni psi chici
e sociali; onde, per quanti sforzi la matematica faccia per entrare in questo
regno, essa non potrà impadronirsene mai, potrà però calcolare matematica mente
i fenomeni estrinseci di essi.Ciò conferma sem pre più il principio che non può
essere la matema tica lo schema della realtà; ma è il chimismo. Aristotele, il
primo grande logico dell'antichità e quasi il fondatore della logica, le cui
dottrine per secoli hanno doininato e dominano ancora nelle scuole, perché non
si possedeva ai suoi tempi una conoscenza profonda della natura e dello spirito
come si possiede ora, non poteva darci che la logica quantitativa che si può
considerare come il grado primitivo e più ele È lo studio profondo dei
fenomeni biologici come in gran parte è stato compiuto ai nostri tempi, che può
farci vedere la grande importanza del processo logico chimico per raggiungere
il vero concetto delle cose;e ciò non era possibile prima dei nostri
tempi. mentare della logica. Hegel poi può dirsi il fonda tore della
nuova logica più per avere fatto vedere l'insufficienza della logica classica
ad intendere la realtà anzichè per averci dato compiuta la nuova lo gica;e ciò
perchè anche ai suoi tempi gli studi na turali e biologici non avevano
raggiunto quell'alto grado cheraggiunsero posteriormente. Nondimeno l'ap parire
della logica di Hegel segna nella storia un'e poca grandiosa;poichè,per mezzo
di essa sono state poste le basi e si sono fatti i primi passi della lo. gica
reale come può aversi e svolgersi ai nostri tempi. Inteso il concetto come l'ultimo
risultato del pro cesso storico e chimico delle cose non ha più quel
l'importanza che ha nella logica classica il capitolo della comprensione e
della estensione dei concetti, in cui il concetto è inteso solo
quantitativamente. Bisogna distinguere il concetto che sta per co.n piersi dal
concetto compiuto; quello può essere chia mato concezione o concepimento che
indica appunto l'atto del compiersi del concetto. Ora nell'atto che il concetto
si forma attraversa vari gradi di cui cia scuno, se è considerato come
arrestato nel suo c a m mino,può essereconsiderato come unconcettopersė; e si
considera come grado di un altro concetto se as sume qualità e forme nuove di
esistenza tanto che puòcorrispondere adun concettopiù compiutodiesso; ed in
questo caso esso fa parte della concezione o del concepimento del nuovo
concetto; e ciò può dirsi di ogni concetto. Considerando da questo punto
di vista l'universo, si scorge facilmente che ogni sfera,ogni grado di esso è
insieme concepimento e concetto, cioè è assorbito e complicato chimicamente in
un concetto più alto e nello stesso tempo può essere considerato come un con
cetto in sè. Questo duplice fatto forma dell'universo un vasto sistema e
nell'istesso tempo un grandioso organismo;perchè ciascun concetto è in sè e per
sè ed insieme in altro e per altro. conce Questo principio si osserva con
evidenza in tutte le zone delle mondo della natura. I minerali ed i feno meni
fisici sono insieme in sè e per sè in una deter minata zona della natura
(concetti); ma essi sono per la chimica relativamente alla quale sono
pimento.Cosi la chimica rappresenta anche una de terminata zona del mondo
naturale;ma, mentre è in sè, e perciò è un concetto, è anche concezione;perchè
la chimica è per la vita della pianta e dell'animale e perciò, mediatamente,anche
ilminerale è per lavita. Nel regno della vita questo processo diconcepimento
continua; perchè, quando è data la forma infima della vita vegetale, si passa
da forme vegetali semplici a forme gradatamente e successivamente più complesse
sino all'ultima forma vegetale che potrà dirsi la più compiuta.In questo
processo quei gradi che inatura listi dicono specie rappresentano appunto la
conce zione della pianta;per cui ciascuna specie èinsieme concetto e grado del
concetto superiore.Lo stesso può dirsi della pianta relativamente all'animale e
del mondo della vita animale in generale. Quando si considera l'uomo nell'ordine
della natura sembra che in lui si abbia l'ultimo risultatodellastoria e del processo
naturale; ma d'altra parte l'uomo non è per sè solamente; perchè egli è quel
che è per la famiglia e per lo spirito nazionale che egli contribuisce a
formare ed in cui vive e si muove,all'istesso modo che lo spirito nazionale è
per Dio che è il puro per fetto spirito in cui perciò si ha il vero concetto ed
a cui tutta la concezione dell'universo aspira; perchè Dio non è più per altro
ma per sè ovvero ė inaltro per sè; e tutta la vita ed il movimento della natura
e dello spirito terreno non sono che un processo di ele vazione a lui e fuori
di lui non sarebbero e non po trebbero esplicarsi. Cosi vi è un solo concetto e
l'universo è una serie di concepimenti che sono relativamente concetti.E questi
concetti costituiscono un processo di compli cazione che è chiuso tra due
limiti estremi, il massimo ed il minimo. Il limite minimo si ha nell'elemento
primo della naturaeperciò del pensiero,diqna dal quale vi è il sistema e
l'organismo dei concetti, di là dal quale vi è il nulla della natura e del pen
siero. Come tale questo limite minimo dei concetti può essere concepimento od
elemento del concetto che segue ma non concetto.Il limite massimo ècostituito
dal concetto assoluto, di là dal quale vi ha del pari il nulla e di quà dal
quale vi è tutto ilsistema e l'or ganismo dei concetti. Ciò posto i concetti
sono nella natura e nello spi Le cose sono cosi in se stesse, obbiettivamente,
con cezione e concetti; ed il soggetto, volendo conoscerle, deve seguire lo
sviluppo di ciascuna di esse, dal suo primo ed infimo grado sino alla sua più
compiuta realtà;deve seguire il processo del formarsi e del trasformarsi delle
proprietà costituenti l'oggetto che siconcepiscesinoalsuoultimostato,come
avviene degli enti morti o sino al massimo grado della sua energia, come avviene
degli esseri viventi o degli or ganismi
etici.Quandoilsoggettoavràcompiutoquesto lavoro psicologico insieme elogico di
concezione in modo che questo processo corrisponda alprocesso obbiettivo
rito, e perciò nel pensiero,dispostiinmodo seriale; onde ciascun concetto che è
tra i limiti ha un prima ed un dopo ed è concetto del concepimento 'precedente
e concepimento del concetto seguente.Non sipuò dire però che il concetto che
precede sia compreso come tale e nel senso della logica classica e con tutti i concetti
precedenti dal concetto seguente; poichè il chimismo che domina il processo dei
concetti non a m mette la comprensione nel senso classico, che è conside ratain
senso puramente quantitativo. Del pari non si può dire che ciascun concetto si
estenda in altri concetti; perchè esso è chimicamente assorbito e trasformato
dal concetto che segue immediatamente e non si può tro vare come semplicemente
tale in altri concetti'; onde la estensione secondo la logica dei secoli non
risponde al vero; perchè in questa i concetti sono estrinseci gliuniagli altri,
per cui non vi è organismo di concetti. della cosa, egli allora avrà raggiunto
il concetto di essa: ciò che può dirsi cosi dei singoli concetti o di un si
stema di concetti che del concetto assoluto. L’economia nella vita
dell’animale e dell’uomo. L’attività economica è una nota propria e
fondamentale della vita animale ed umana. Essa è rappresentata prima
dalla fisiologia, cioè dalle funzioni dell’organismo. Ogni funzione organica,
studiata analiticamente, dimostra una dualità, cioè due termini:
l’organismo vivente che rappresenta l’unità degli organi funzionanti; e il
mondo a lui esteriore con cui è in continuo rapporto (alimento, ossigeno
dell’aria, acqua, calore, luce, ecc.). L’uno dei due termini scisso dall’
altro annullerebbe insieme con la vita l’attività economica; e l’organismo
dovrebbe disfarsi. La vita, sostenuta da organi di elevata
struttura e costituzione chimica, implica l’ unità degli elementi istologici,
dei tessuti, dei sistemi e degli organi che la rappresentano. Ma la
funzione di ciascun organo e sistema, mentre ha un fine che si esercita o
dentro l’organismo, in aiuto ad altre funzioni, o fuori dell’organismo,
contro il mondo esteriore per dominarlo e farlo servire ai suoi bisogni,
deve implicare una continua perdita materiale degli organi funzionanti,
che si riduce contemporaneamente in una degradazione chimica di sostanze
componenti i tessuti e gli organi, dallo stato di elevata natura a quello
di più elementare costituzione molecolare. Nello stesso tempo deve
associarsi ad uno sviluppo di forze fisiche (forza meccanica, vibrazioni
molecolari, calorico, elettricità). In tal modo i due termini
debbono entrare in un rapporto molto intimo e continuo fra di loro;
giacché il termine esterno naturale, rappresentato dall’alimento,
dall’ossigeno dell’aria, dall’acqua, deve diventare interno. Infatti l’alimento
da sostanza esterna e morta, quantunque di elevata costituzione
chimica. I giacché è stata vivente, come la carne, le uova, il
latte, le erbe, frutta e semi di varie piante, modificati esternamente e
poi ingeriti dall’animale e dall’uomo, vengono ancora modificati, ridotti in
sostanze relativamente semplici. Passate poi nel circolo sanguigno
vengono ancora modificate dalla presenza dell’ ossigeno che i globuli rossi del
sangue hanno fissato per nutrire i tessuti in contatto dei quali sono
messi e dai quali si compie l’assimilazione. In tal modo il cibo
raggiunge la sua massima elevcizione; da termine esterno e morto diventa
interno e vivo. Ma qui comincia la scissura interiore, onde il termine
interno diventa per mezzo della funzione anche esso morto in alcuni
suoi elementi e le sostanze che lo costituiscono, decadute e semplificate,
vengono così restituite al mondo esterno, per mezzo dei reni, della cute,
del polmone e ancora modificate dalle glandolo di speciale segrezione; all’
istesso modo che l’energia che costituiva il termine interiore si risolve
in forze meccaniche e fisiche le quali si spengono entro l’organismo
stesso e nel mondo esteriore, anche per mezzo del lavoro. Il
termine interiore che da prima è un organismo vivente di elevata
struttura, perchè è e sussiste, si può chiamare bene, secondo lo scrittore
del j)rimo capitolo della Genesi, per cui è bene tutto ciò che è
creato da Dio; ed il termine esteriore, perchè anche esso è e
sussiste, si deve anche esso chiamare bene; ma, poiché deve essere
degradato come tale, e trasfor % maio e ridotto nei suoi
elementi; diviene male. E male il decadere, lo scomporsi, il menomarsi degli
enti. Ma, poiché dai suoi elementi di nuovo si ricompone, si organizza ed
alimenta la vita, diviene di nuovo bene; ma bene interno, come il bene
interno si trasforma in male interno airorganismo da prima, poi in male
esterno; perchè nei suoi elementi primi si trasforma in male esterno,
cioè in elementi inorganici senza una finalità superiore. Ma di nuovo può
divenire bene esterno, perchè per mezzo di essi si possono ricostituire i
beni esterni più elevati (piante, animali, ecc. Il bene cosi si trasforma
in male e questo in bene. L'antico detto corruptio unius gene ratio
alterius esprime un principio che domina il regno della vita vegetale ed
animale, giacché anche la pianta si trova in una posizione dualistica tra sè e
il mondo a lei esteriore (il terreno, Tarla, la luce) ed è perciò in lotta
con esso che tende a conquistare, come questo è in lotta con la
pianta. L'animale è in una lotta più intensa col suo termine
esteriore, la natura, come questa % è in lotta contro l’animale.
E questo lo schema più semplice della vita vegetale ed
animale. Distinta cosi l’attività economica in due termini e fatta l’analisi
di questi, apparisce più chiaro il concetto generico di economia.
Quantunque questa parola sia stata adoperata la prima volta in Grecia ed
intesa come legge, amministrazione della casa, implica anche il concetto
di soddisfazione, di godimento, che gli animali e noi abbiamo di qualche
cosa che dalTesterno penetri nel nostro organismo. Coinvolge anche il
concetto d'integramento, conservazione, elevazione di qualche cosa di materiale
per mezzo del lavoro delTuomo o per opera della natura stessa, ma che rimane
sempre nel mondo esterno alTuomo e di cui questi può cercare di
godere. Importa notare la differenza tra Teconomia della vita animale e
quella delTuomo, che implica insieme con la vita organica o animale, qualche
cosa di superiore o mentale. Benché una grande differenza vi sia anche
nel regno stesso delTanimalità, nelle sue varie specie, dall’aniraale infimo a
quello della più complessa organizzazione, giacché dalla prima alla
seconda specie il processo della vita si va sempre più complicando
e specificando, alT istesso modo che si complica ed aumenta di
volume Torganisrao nei suoi tessuti e nei suoi organi; onde si ha
un'organizzazione più vasta e complessa, pure in quest'arapia graduazione di
animali lo schema dell* economia della vita è identico in tutti; benché
varia sia la quantità dell' alimento ingerito ed assimilato e poi
consumato e ridotto ad elementi semplici, come corrispondentemente varia
sia la somma delle forze fisiche esplicate. L'animale infatti, a
qualunque genere o specie appartenga, non vive che monotonamente, sempre
nel presente, benché varia sia la sua attività esplicata per vivere, secondo la
natura della specie a cui appartiene, e vario sia l'ambiente naturale
e climatico in cui vive. Esso non ha cura che per conservarsi e per
fuggire i pericoli che lo minacciano; cerca la tana, il cibo, e l’acqua
per dissetarsi; alleva con molta cura i suoi nati e provvede per il loro
alimento; li protegge contro le insidie degli altri animali sino a che
essi non possano vivere da sè. Non provvede pel suo avvenire e, durante
la vita, non è suscettivo, a causa delle limitate sue condizioni
psicologiche, a migliorare la sua posizione economica, come è avvenuto
pel suo passato in cui si è riprodotto sempre identicamente lo stesso
tipo e la forma del suo organismo. Dall’animale all’uomo si fa un
passo gigantesco; giacché questi, a causa della superiorità della
struttura del suo organismo e della sua intelligenza, si volge a studiare
continuamente sè e il mondo esteriore. Avendo il suo organismo molteplici
bisogni, egli si sforza di soddisfarli per mezzo delle sostanze che trova
nel mondo esterno; e, a differenza dell’animale, prevede i suoi bisogni
avvenire e provvede come può affinchè nulla abbia a mancargli pel futuro.
E, se tende da prima a sfruttare la natura, come fa l’ animale, di poi,
apprendendo da essa stessa i suoi metodi, si sforza di produrre ciò di
cui ha bisogno per vivere (piante ed animali speciali). Si apn; cosi all’
uomo il campo della produzione dei beni naturali di cui ha bisogno,
e % che può ottenere per mezzo deir ingegno e del lavoro. E
una lotta che egli deve sostenere contro la natura, che ha avuto
principio col suo primo apparire sulla terra, che è andata sempre crescendo ed
intensificandosi lungo il processo della storia e con lo sviluppo della
civiltà; e che non avrà mai fine, finché dura la vita umana. La
materia economica non può perciò essere intesa fuori della sua storia,
anzi essa fa una sola cosa con la storia delr umanità; giacché questa ha la sua
base nell' economia e senza di questa non potrebbe essere; all' istesso
modo che nessun aspetto 0 grado del mondo naturale ed umano sfugge alla
storia e fuori di questa non potrebbe comprendersi. La scienza economica
dunque deve trattarsi storicamente. È questo un tentativo che può farsi solo
oggi, in tempo di un grande sviluppo dell'esperienza e della rifiessione
umana, in cui il pensatore acquista coscienza di sé, dei propri bisogni
fisiologici e mentali e del mondo esterno naturale, in ciò che può
soddisfare i detti bisogni. Questa materia cosi deve essere studiata nei
suoi due termini, il soggetto e l'oggetto, economici, ciascuno nella sua
storia e nel suo rapporto con l'altro, senza del quale nessuno dei
due termini potrebbe sussistere sotto l'aspetto economico; e questo
rapporto é tutto tra i due termini, per lo quale questi si uniscono e dividono
continuamente. È la storia dell’umanità e della natura insieme nel loro
aspetto drammatico. Nel trattare i principii naturali di economia bisogna
trarre insegnamento prima dello studio della storia del’umanità. Ma
nella storia fatta dagli storici più valorosi e rinomati l'aspetto
economico non è messo gran fatto in evidenza; come se per loro non avesse
avuto che un' importanza trascurabile; non veniva perciò compreso e
considerato nella sua obbiettività e non si sognava che un giorno i
posteri sarebbero stati curiosi di conoscere, nei suoi particolari, il metodo e
la materia dell' attività economica dei popoli di cui si narrava la
storia. Si credeva che il cibo e gli altri beni di cui l'umanità ha
bisogno sarebbero stati sempre abbondanti e perciò non meritava che gli
uomini se ne preoccupassero. Del resto anche gli storici più recenti
si sono cosi condotti verso l’aspetto economico della popolazione. Pure in ogni
scrittore non possiamo non trovare qualche accenno alla vita economica
delle nazioni di cui si narra la storia 0, se non alla economia normale,
aireconomia patologica, come la carestia, la pestilenza, i risultati della
guerra, le emigrazioni e le immigrazioni, i perturbamenti della natura
fatti per opera della mano deiruomo, che, facendo vedere la deviazione
del processo economico normale e naturale nella storia, fanno meglio
vedere le necessità di questo. Avviene così nel campo economico
quel che avviene nel regno della vita, per cui le malattie che sono
la deviazione funzionale degli organi dal processo tipico normale
della vita, che apportano anche una corrispondente alterazione chimica,
istologica ed anatomica degli organi, hanno dato non pochi contributi
alla conoscenza delle funzioni normali della vita. Vi sono poi le grandi crisi
economiche nazionali o universali, come quella che ora si attraversa sull’
incarimento del costo della vita, un fenomeno nuovo e gigantesco che non
ha avuto l’eguale nella storia, la cui origine oscura ci obbliga a
riflettere e a meditare per risolvere l’enigma. Vi sono inoltre gli
errori della storia che il popolo stesso compie per suo proprio istinto o che
compiono gli uomini di governo, errori di cui è piena la storia e che,
con le loro conseguenze patologiche, fanno meglio comprendere il processo
logico e progressivo della storia come avrebbe dovuto essere. Cosi è
stato disastroso per la vita dei popoli il non avere compreso la natura
propria della moneta che si è voluta sempre di metallo prezioso, per
cui alla scarsezza di questa si debbono alcune rivoluzioni ed un
arresto nello sviluppo del lavoro e della produzione dei beni e r
arricchirsi di alcune nazioni che ne hanno molta a danno di altre che ne
hanno poca. Ma il presente stato economico del mondo in cui l’
industrialismo ha raggiunto un grado di vitalità • esuberante da
per tutto ed attira l’energia e V operosità del maggior numero degli
uomini i quali affluiscono nelle industrie e nelle città disertando i
campi e i villaggi, ci spinge a studiare il presente fenomeno e, mettendolo in
relazione col passato economico, ci apre la via ad intendere la storia
economica deir umanità. Ma la storia economica che fa una sola cosa con
la storia politica, artistica ed intellettuale delle nazioni, nell’
aggregarsi o disgregarsi continuo di queste, è certo un grande e
cospicuo periodo del processo logico della storia del mondo ed è
anche quello più memorabile: quello cioè che, per essere stato
esperimentato primitivamente da alcuni uomini, riconosciuto e provato da altri,
aggruppati da prima in piccole tribù o società, e poi esteso, ad altri, è
trasmesso a mano a mano ai posteri col contatto degli uomini, attraverso
il loro nascere, crescere e morire. E l’attività economica che è stata
sempre viva nella storia, quantunque abbia operato in modo inconscio agli
uomini, negli ultimi due secoli ha raggiunto uno sviluppo
considerevole insieme con lo sviluppo industriale e con l’estendersi del
commercio nel mondo. Questa da prima si è sviluppata istintivamente ed
impulsivamente per mezzo dell' ingegno dell’uomo che ha saputo trovare ed
aprire le vie; poi è venuta la scienza dell' economia industriale e
commerciale, che ha riconosciuto i fatti compiuti e ne ha formulato e
cercato di spiegare le leggi. Sicché non è stata la scienza
economica che ha destato l’attività economica, bensì questa ha dato origine a
quella. Si può rintracciare dunque, attraverso la storia
intellettuale, politica e pratica dell’umanità, una storia economica. Ma
la storia politica rappresenta il processo degli avvenimenti umani di cui
si conserva memoria; si è perciò innanzi ad un’epoca molto avanzata dalla
storia, quella in cui l’uomo ha cominciato ad acquistare consapevolezza
della sua superiorità sulla natura e della possibilità del suo dominio
sugli uomini inferiori per ingegno ed attività pratica. Ma la storia memorabile
e memorata presuppone la preistoria, che è di là dalla memoria degli
uomini e che nondimeno ha dovuto preesistere alla storia. Come nessun
aspetto della civiltà e delle istituzioni umane sfugge alla preistoria,
quale il linguaggio, la politica, l’arte, la religione, ecc., così
avviene dell’economia e della scienza economica. E la storia d’altra parte si
connette alla preistoria di cui è continuazione e complicazione, onde si può
dire che nella preistoria si trovano i principii economici più semplici
ed elementari che nella storia progressivamente si sono andati
complicando; ma che sono sempre vivi ed attivi nella storia ulteriore: ed
appariscono nella loro semplicità nelle grandi crisi di economia sociale,
quando si sente il bisogno di tornare alla vita naturale e primitiva. Non
bisogna però ammettere una barriera tra la preistoria e la storia. Ciò
che fu il principio è la base odierna deir edificio economico. Quantunque
la preistoria pura e primitiva sfugga alla nostra osservazione, pure, come è
avvenuto pel linguaggio, strumento fondamentale deirintelligenza e deir attività
pratica umana e del progresso scientifico, si può rintracciarla prendendo
le mosse daireconomia naturale che può avere rappresentato essa
sola neirepoca preistorica tutta T umanità, che di poi divenne storica,
economia che anche oggi deve essere considerata come il sostegno
deireconomia storica, industriale odierna, e senza la quale questa è
destinata a fallire. In questo senso, guidati dalla logica della realtà
delle cose e dalla psicologia speculativa, si può rintracciare il
processo preistorico dell’ economia. Il punto di partenza è qui Teconomia
fisiologica, comune da prima all’animale e airuomo, giacché ambidue sono
soggetti economici che hanno la natura come termine a loro opposto. Ma,
mentre, come si è detto, la soggettività animale ha un arresto nel
suo sviluppo, la soggettività umana all’ incontro prosegue senza limiti,
cercando di conoscere la natura ed adattarla alla soddistazione dei suoi
bisogni, che con la sua intelligenza sa scoprire in sé, nel suo organismo
e nella sua mente, nuove lacune da colmare. A differenza però deiranimale
in cui Torganismo si sviluppa rapidamente, onde breve è per esso il periodo in
cui ha bisogno delle cure dei genitori, perchè ben presto può fare
uso delle sue forze e rendersi indipendente, onde vive guidato dai
suoi istinti, l'uomo all’ incontro ha bisogno di un certo numero di anni per
potere da sé provvedersi del cibo e colmare tutti i suoi bisogni. Ben
presto morrebbe se, appena nato, non avesse le cure materne, ed anche se
venisse abbandonato a sé stesso neH'infanzia e neiradolescenza. Molte
altre cure poi richiede, ed anche un certo numero d’anni, se egli vuole
educarsi, esercitare un facile mestiere od una difficile professione; e
volesse elevarsi nella sfera dell’ alta cultura, dell’arte o della
scienza. In questo lungo periodo della sua vita il giovanetto è
allevato e educato dalla famiglia, o dalle istituzioni di beneficenza,
dall’iinsegnamento pubblico e dalla religione. In tutto questo periodo
dell’infanzia e della fanciullezza il dualismo è rappresentato dal
fanciullo, ente passivo nella sua attività, e dalle istituzioni familiari
e sociali, che sono il termine veramente attivo, il quale, servendosi di
elementi c vie naturali, eleva e conduce il bambino all’attività pratica,
affinchè possa col tempo provvedere ai suoi bisogni. Il giovanetto,
diventato adulto, deve da sè solo risolvere il problema dell’esistenza,
per quanto possa essere agevolato dalle istituzioni; allora egli si
trova d’innanzi alla natura alla quale domanda i mezzi di vita 0 di
conservazione. Questi sono rappresentati dal ricovero e dall’alimento che
è fornito dagli animali e dai frutti e semi di piante; e vegetali di una
elevata costituzione chimica. Qui comincia la lotta tra 1’ uomo e la natura.
Questa è da prima provvida madre per lui, onde gli concede facilmente ciò di
cui ha bisogno, ma non senza che egli taccia qualche sforzo,
qualche fatica, andando in cerca deU’alimento, sottomettendosi anche
a gravi pericoli e spesso rimanendo vittima delle intemperie o
degli animali che egli ha cercato di abbattere e conquistare. E
questa la condizione dell’ uomo primitivo che non ha avuto dal passato
insegnamenti e tradizioni; per cui l’esperienza e l’osservazione debbono
cominciare da lui che è fornito di un organismo che si presta ad una
grande varietà di lavori; e di intelligenza che gli è guida all’ attività
pratica, allo studio ed alla conoscenza della natura della quale cosi può
meglio servirsi; e conserva memoria delle sue conquiste, passate e presenti. Ma
la natura, dà all’ uomo i mezzi di vita, purché li cerchi, non glieli assicura
per sempre. Comincia cosi l’attività per la ricerca del cibo e comincia
ancora un’epoca di disgregamento per la ricerca dei luoghi dove la natura
fosso più ferace di veg'etabili e di animali, atti a far vivere l’uomo. In
quest’ epoca, certamente non breve, si ha un grande disgregamento del
genere umano, in tutta la superficie della terra, per quei luoghi dove la
vita fosse possibile; giacché in quest’epoca in cui il lavoro collettivo non
era ancora principiato, l’uomo voleva essere solo con la sua famiglia a
conquistare e a godersi la preda. D altra parte 1’ uomo in lotta con la natura
primitiva, che si slanciava ad imprese difficili ed audaci, in tempi in
cui l’aria sulla superficie della terra era buona ed in cui
ralimentazione era prevalentemente carnea, dovea dare al suo organismo
uno sviluppo ed una resistenza ammirevole, che lo rendeva atto a
trionfare dei più grandi ostacoli che nel suo cammino potesse incontrare.
Grande era anche la potenza generativa, per cui gli uomini si
moltiplicavano facilmente. Quel genere di vita tutto naturale dava
un’educazione anche naturale all’ uomo, che gli dava la massima
resistenza all’ impresa e lo rendeva refrattario agli stimoli morbosi
sino alla vecchiezza, se fosse riuscito a superare il periodo della fanciullezza,
flrano i tempi di Ercole. In tutto questo lungo periodo egli cerca, con
l’ingegno che la vita nomade e mal sicura dell’ avvenire rendono più
acuto, a modificare minerali e legna per costruire strumenti che
rendessero più facile il conseguimento del fine di vivere; a rendere
alcuni animali adatti ad essere guidati, a viaggiare, a portare
masserizie ed a ottenere la prole di essi, anche per potersene
alimentare. Finché si é in questo stato di vita nomade ed incerta
in cui non si può essere sicuri della vita avvenire ed in cui gli
uomini tendono continuamente a dividersi, le conquiste iiella conoscenza
dei metodi per servirsi della natura vanno perdute e non é necessario il
linguaggio che é possibile quando é data una certa associazione di uomini
i quali, a intendersi scambievolmente, conservino la tradizione delle
precedenti attività limane che agevolano la vita. Tutto questo lungo periodo
della vita umana sulla terra, di una larga estensione sulla medesima,
può essere indicato col nome di 'preistoria dell’ umanità. La quale
bisogna intendere non come ristretta in un solo angolo della superfìcie
della terra, ma come diffusa da per tutto, e dove la vita dell’ uomo fosse
possibile, e rappresenta la famiglia da per tutto disgregata in famiglie, di
cui ciascuna aspirerà più tardi ad entrare nella storia e da nomade
diventare fìssa. In tutta questa lunga epoca i due termini dell’attività
economica sono r uomo e la natura; 1’ uomo il quale é uscito da quello
stato di felicità del periodo della sua fanciullezza in cui vive a spese
della sua famiglia o della carità altrui; ma l’uomo che deve fare uno
sforzo per andare in cerca dei mezzi di sussistenza; deve cioè andare incontro
ad una perdita di forza muscolare e psichica, che, aggiunta alla perdita che
apporta la vita in sé stessa, apporta una perdita maggiore o un
male interiore maggiore. La natura, dando da viv^ere all’uomo, ha una
perdita in sé 0 una degradazione, quantunque parziale e limitata; ma
questa perdita apporta all’uomo un bene interiore. La mancanza di
sicurezza dell’alimento pel domani in questo periodo della preistoria in cui
non ancora si erano conosciuti i metodi e non si possedevano i mezzi per
ottenere gli animali di cui avrebbero potuto servirsi e nutrirsi e né
anco si sapevano conservare le carni degli animali di cui si era andati
in caccia, é la nota preminente di questo cosi largo periodo dell’umanità.
La storia della civiltà ha per fondamento la storia dell alimentazione.
Il passaggio dalla preistoria alla storia, dalla vita naturate allo stato
di civiltà, si ebbe quando si potè provedere ad un alimento che potesse
conservarsi per qualche anno, assicurando così il prolungarsi della vita
umana ed il fissarsi di alcune popolazioni in dati siti della superficie
della terra dove la produzione di date sostanze alimentari potesse
avvenire. Scambio e stimoli economici Si eiiira cosi in un
altra c più elevata sfera deH’attività economica che è quella dello
scambio (e questo avviene cosi nella zona industriale propriamente detta
che in quella naturale ed agricola). Si cominciano così a formare dei
piccoli mercati in cui r uomo vende e compra. Jla s’ intende che, prima
che nella storia si stabilissero dei veri mercati, queste
operazioni di scambio avvenivano egualmente, quantunque in modo
più vago, appetiii ai)parve la libertà e l’ elezione nel lavoro dell’uomo. Nella
sfera dello scambio si ha una maggiore facoltà di acquisto ed un
risparmio di tempo e di forza (ciò che è propriamente r attività economica); perchè
il soggetto economico vende ciò che ha prodotto facilmente e bene per
acquistare ciò che da sè stesso non avrebbe i)otuto produrre che male e
con molta perdita di tempo. E ciò in generale; perchè l’ ingegno umano poti
ebbe in ciò darci una smentita, non essendo molto rari quegli uomini che
hanno saputo tanto bene educare il loro ingegno e 1.1 loio attività
pratica da diventare valenti produttori di una varietà di beni e in modo
perfetto. E questo avviene cosi per la produzione dei beni inferiori e
materiali che dei beni superiori ed artistici. Importa notare che lo
scambio può avvenire tra questi e quelli, come con le attività
intellettuali dell’uomo. Cosi il letterato, r uomo istruito e dotto, l’
insegnante, il medico, l’ ingegniere, l’ avvocato, scambiano il loro sapere, la
loro dottrina e l’arte, con beni materiali. Anche nella sfera dello
scambio, l’acquisto implica una perdita, quantunque la perdita sia
ridotta al minimo; perchè quello che il produttore perde gli è
costato relativamente poco lavoro, mentre quello che acquista è per
lui un guadagno, perchè ha un prodotto che si suppone buono, che
egli non avrebbe potuto eseguire, anche perdendo molto tempo. Per mezzo
del lavoro artistico dunque la produzione dei beni si specializza, mentre
questi si possono moltiplicare senza limiti, perchè ognuno può trovare
nell’uomo una sorgente di bisogni da colmare e nuove comodità che si
desiderano, nuovi beni che riescono a quel fine. E poiché in tutti gli
uomini si ha r istesso metodo e perciò gli stessi bisogni che si tende a
soddisfare, i nuovi beni prodotti sono ambiti da tutti. Ma qui deve
intervenire l’opera dell’istruzione che sveglia e fa riconoscere aU’uomo
i propri bisogni e fa sviluppare in lui il desiderio di soddisfarli.
Moltiplicandosi i beni che l’uomo ambisce, egli può acquistarli tutti col
suo prodotto particolare che alla sua volta viene ambito dai produttori
dello merci altrui, con le quali egli scambia la sua. Il principio economico
qui non solo si conserva, ma si eleva ad una più alta potenza di
acquisto. Ma più tardi 1’uomo ha avuto un istrumento d’acquisto non
solo nel suo ingegno e nelle sue forze muscolari, ma anche nella macchina
che egli, aiutato dalla conoscenza delle leggi meccaniche ha prodotto ed
applica ancora alla produzione di una grande varietà di beni.
E necessario qui promettere che la macchina come invenzione umana è stata
preceduta dalla macchina che è insieme nell’organismo animale ed umano.
L’ organismo infatti è insieme meccanismo; e se come organismo è qualche
cosa di più elevato del meccanismo che implica, come meccanismo non cessa
di essere macchina; macchina organica si, ma sempre macchina. Lo
schema della macchina si ha infatti in tutti gli organi e i sistemi più importanti
deH’organismo; nel cuore col sistema vasaio annesso; neU’apparecchio digestivo
con le sue glandolo, come in ciascuna glandola; nell’apparecchio respiratorio;
nei reni e nella vescica; nel sistema osseo-muscolare-nervoso. L’occhio
è una macchina, come l’orecchio. Anche nel cervello si trovano gli
elementi più complicati della macchina; all’istesso modo che le funzioni
di tali organi sono insieme funzione e meccanismo. È proprio della
macchina costruita dall’ ingegno umano il venir "•uw'mo'' Hìacchina die è ormo Ne oiganismo, anche essa
per mezzo di questo.nuove l.i macchina esteriore, sia
immediatamente che mediatamente per mezzo delle forze
fisiche.uiawmente, L’apparire della macchina è stato accolto con grande
entusiasmo da tutto il mondo, perchè ha portato una fraudo rivo uz.one
nel campo della produzione, poiché l’A accresciuta co.isierc^olmcnte; ma ha
anche contribuito ad una maggiore speCK hzzaz.one d. produzione. E poiché la
macchina è stata applic a anche al trasporto dei beni in tutto il mondo, per
mare e PCI terra, ha anche contribuito ad accrescere in modo come
non era possibile prima, il commercio mondiale. Sicché ol! e solamente
possibile a pochi uomini godere di una grande J-h nomi I che sono
nel mondo. Si ha cioè il grandioso fenomeno de la umversalizzazione del
godimento dei beni. È questo nsuUato di una lunga storia nell'attivirà
degli scambi che pimcipiata in modo limitato, tra individuo e individuo,
per una’ lunpo tra vari aggruppamenti umani, tra varie popolazioni e
mi/ioiii, e tra tutte le parti del mondo. È questa veramente la
pffffcernza.' dell’industrialismo S’intende che se prima lo
scambio comincia cedendo merce per merce, e in certe condizioni questo
può sempre avvenire lo scambio e.1 commercio che rendono accessibili le
merci da |.cr t„„o, h„„ dovuti avvenire con la moneta che é,m mé.t
tei mine, inventato da governi, tra due merci o più merci; per cui «1
lavora, cioè si danno le proprie forze, il proprio ingegno e a
propria produzione, per guadagnare danaro e si ambisce questo per provvedersi
di tutti i beni di cui si ha bisogno. Segue ancora che, in ragione che la
produzione, gli scambi e il cL-moneta ìr^nmiido; È qui necessario far notare
che, se la parola stimolo interlene a ogni passo nella trattazione dei fenomeni
fisiologici e pa ologici, come nei fenomeni psicologici, intendendo la
psicoogia in tutta la sua ampiezza, in tutte le sue forme e in tutti i
suoi gradi, apparisce chiara la necessità dell’ intervento frequente di
questa stessa parola anche nello studio dei fenomeni economici, giacché anche
questi hanno un fondamento fisiologico e psicologico, senza il quale non
potrebbero essere. Così nella produzione si ha uno stimolo interiore a
produrre, il bisogno interiore organico e psicologico, immediato o prossimo,
che deve sparire, facendo col lavoro esistente il bene che si desidera:
l’immagine interiore cioè deve tradursi in atto col lavoro produttivo e
che diventa anche stimolo esteriore, la materia esteriore ottenuta col lavoro,
per mezzo della coltura (sostanze vegetali) o con rallevamento del
bestiame (sostanze organiche). Queste debbono alimentare e far vivere 1’
uomo, trasformando la materia morta e bruta che deve dargli alcune
comodità o godimenti dell’ animo. Si ]Hiò dire che sono gli stimoli e gli
stati interiori a spingere 1 uomo all attivila; e più questi sono numerosi ed
elevati più muovono l’individuo al raggiungimento dei suoi materiali
od alti filli che egli vorrebbe vedere tradotti nel mondo reale. Ma
alla sua volta gli stimoli interiori sono il riflesso di stimoli esteriori, di
oggetti già percepiti o immaginati. È questo ciò che si esprime con la
parola ambizione umana la quale, se è la nota preminente dei grandi
uomini è anche una nota importante degli uomini mediocri e d’ infimo
ordine, giacché ogni uomo, secondo il grado della sua costituzione
mentale e della conoscenza del mondo esteriore, naturale ed umano,
vorrebbe far suoi tutti i beni che conosce, sia di basso che di elevato
ordine. Il cibo è uno stimolo per l’alimentazione e la fame è uno stimolo
per provvedersi del cibo. Cosi il gusto letterario e le conoscenze
scientifiche possono essere uno stimolo interiore per ajiprofondirsi nel
campo dell’arte e delle.scienze. Non solo sono stimoli i due
termini economici, oggetto e soggetto, 1 uno per 1 altro: nia è anche
stimolo il mezzo termine fra le due merci o tra il soggetto e l’oggetto,
cioè la moneta. L come è nota della natura umana l’insaziabilità dei beni
materiali e spirituali, quando questi siano conosciuti; ciò che è difficile,
come 1 illimitatezza nell’acquisto, cosi avv^iene per la moneta. Di questa
anche 1 uomo non è mai sazio di possederne; perchè riconosce in essa una
possibilità ed uno stimolo per acquistare altri beni. Ed il possesso è di
vari gradi. Vi è il possesso limitato della moneta, per quanto questa possa
essere grande, e di essa l’uomo si contenta e che vuole o conservare o
spendeie, 0 di questa egli si serve come stimolo per la produzione di
nuove ricchezze. Proprio quando la vita economica, industriale,
commerciale, è molto complessa ed estesa, e tutto il mondo umano
sembra un grande mercato come è ora, per cui grandi sono i bisogni
c le richieste dei beni da per tutto; e l’ambizione umana si
estende ed intensifica ovunque, allora la ricchezza può essere
adoperata come strumento (stimolo) per acquistare nuove ricchezze.
Cosi viene stimolata la sete deH’uorno per l’acquisto indefinito
della ricchezza; perchè vi è richiesta di tutti i beni che egli conosce
e di cui vuole godere, come da per tutto viene apprezzato e richiesto il
lavoro dell’uomo..Si comprende in tal modo come piu sovrabbonda il danaro
in una società, più gli uomini.sono spinti all attività pratica e cresce
la loro ambizione per guadagnare e godere. Uomini che hanno quest’aspirazione e
non hanno danaro, ma riconoscono di avere ingegno, forza muscolare
e tempo per arricchirsi, ricorrono al prestito del danaro. Ma cosi
si entra in una categoria economica più elevati, quale è appunto il
presfito, il cui polo opposto è il capitale. Il semplice possesso della
ricchezza, sia questa rappresentata dalla moneta o da altre specie di
beni immobili e mobili o da prodotti industriali od artistici, se è come
semplice servizio personale o della famiglia, non merita il nome di
capitale. Si richiede invece che essa si.a data in prestito. ll capitale-prestito
cosi rappresenta un più alto grado dello scambio; e, come in questo,
ciascuno dei due termini o soggetti economici acquista e perde, cosi
avviene nel capitale-prestito; ma anche qui la categoria di acquisto e
perdita implica una più elevata economicità. Cosi colui che prende in
prestito acquista la ricchezza ma la perdita e rimandata aH’avvenire; si
ha cioè il bene presente; ma la perdita che dovrà aversi nell’
avvenire consisterà non solo nella restituzione del capitale, ma
anche nell’ interesse convenuto. Frattanto l’uso provvido ed
economico del capitale avrà dovuto fargli acquistare nuove ricchezze.
Anche nuove ricchezze acquista il capitalista, cedendo temporaneamente la sua
ricchezza ad altri; ma va incontro anche ad una perdita temporanea della
sua ricchezza durante il periodo della sua cessione; perchè non se ne può
servire. Col capitale e col prestito l’attività economica da una
sfera limitata e quasi individuale, quale è quella dello scambio,
da prima in una ristretta cerchia, s’ingigantisce ed estende da prima in
ciascuna nazione e più tardi gradatamente in tutto il mondo; con la
fondazione o moltiplicazione delle banche che dànno una grande diffusione
al capitale e al credito, stimolando l’attività economica produttiva e
portando la diffusione delle merci da per tutto. E ciò con l’aiuto della
macchina che ha moltiplicato e specializzato la produzione dei beni
industriali e li fa penetrare, come vi fa penetrare anche i beni
naturali, in tutto il mondo umano. Ma per quest’attività si richiede l’
ingegno; all’istesso modo che l’esercizio di essa fa sviluppare l’ingegno. La
produzione dunque della ricchezza capitalizzata e capitalizzante, per cui si
tende sempre a ridurre al minimo la perdita, nello stesso tempo che
si tende a jiortare al massimo l’acquisto, deve essere sempre l’obbietto
dell’attività del soggetto economico. Me questa che già fece esistente il
capitale si affievolisce, l’oggetto per mancanza di governo e di direzione
tende ad arrestarsi nel suo processo e, per le mutate condizioni
esteriori, tende a deviare, a perdere la sua potenzialità di acquistare ed a
venire cosi scemato come semplice ricchezza. Sicché, se dalla produzione
diretta primitiva alla produzione capitalistica si ha una progressione
per cui pare che la ricchezza si produca da sé, indipendentemente dal
soggetto, pure l’attività di questo deve intervenire, cercando di farla
progredire ed accrescere. Deve prevedere il cammino che si può e si deve fare e
provvedere alla conservazione della ricchezza ed alla sua diflusione proficua;
ciò che è il lavoro di critica e di speculazione che il soggetto deve
tare. Ad ogni modo questo lavoro, se implica una piccola perdita di tempo e di
forza organica e psichica, pure riduce con l’esercizio al minimo questa
perdita; onde si può dire che se il lavoro di produzione che da prima è
grande, secondo la quantità e la specificità d’impiego del capitale,
esso è di poi menomato e perciò agevolato; anzi deve al meccanismo,
guidato dall’ intelligenza, il suo grande sviluppo. All’incontro nella
produzione naturale il soggetto deve sostenere una lotta intensa contro il suo
oggetto, la natura indomita e ribelle, che può essere vinta temporaneamente ma
non definitivamente; giacché essa offre sempre nuove difficoltà al
soggetto produttore, anzi si può dire che dai primi tempi della vita umana
sulla terra, queste difficoltà si sono andate sempre accentuando. E ciò
perchè, se la natura da prima, dopo uscita dal suo stato selvaggio, dava
facilmente all’ uomo i suoi prodotti, col progresso del tempo gliene ha dato
sempre meno, anche essendosi moltiplicato l’ ingegno e il lavoro dell’ uomo
volto contro di essa. E ciò mentre gli uomini si moltiplicavano ed
accrescevano con la loro associazione i loro sforzi per la produzione
agricola. Sembra che d’ oggi innanzi il lavoro dell’ uomo contro la
natura per obbligarla a produrre ciò di cui ha bisogno diverrà sempre più
intenso ed i mezzi più necessari alla vita diverranno sempre più difficili a
conquistare. In altri termini la lotta tra l’uomo e la natura diverrà
sempre più intensa; perchè la finalità di questa è in opposizione alla finalità
di quello; ed una conciliazione solamente è possibile alla condizione che
ciascuno dei due termini conceda all’ altro qualche cosa di sé, senza
annullarsi, anzi sostenendosi l’ uno con l’altro. Questo fa vedere che r
uomo deve essere limitato nelle sue pretese verso la natura e che, se
questa deve dare qualche parte di sé all’ uomo, non può e non deve dare
tutta sé stessa se non a costo di annullarsi; perchè allora anche la
natura, dominata dall’ uomo ed alla quale questi domanda i mozzi di vita,
dovrà venir meno alle sue promesse, producendo in lui le più grandi
delusioni. Frattanto, mentre i prodotti dell’industria si moltiplicano
indefinitamente e progressivamente da per tutto, in quantità e qualità,
richiedendo questa un esiguo lavoro muscolare e meno tempo, ciò che
incoraggia l’ irregimentazione dei lavoratori, tanto più perchè questi vi
hanno la promessa di una vita agiata e comoda, quasi sempre in città,
senza sospettare che un giorno avessero a scarseggiare gli alimenti
necessari alla vita, i lavoratori delta terra, all’ incontro debbono sostenere
una lotta lunga faticosa ed intensa per procacciarsi di che
vivere. Del valore e delle sue forme inferiori Le attività
economiche, come quelle fisiologiche, sono cosi connesse ecl intralciate
fra di loro che l'esposizione logica e sistematica ne riesce oltremodo
difficile, Non si può trattare un aspetto, una categoria economica se in essa
non intervengano, sottintese o manifeste, altre categorie. Sicché da
prima si può avere una conoscenza parziale o sconnessa di alcune funzioni;
e solamente dopo che si è raggiunta la piena conoscenza di tutte, si può
principiare a vederle ordinatamente. È que.sta la ragione della
difficoltà nello spiegarsi i fenomeni economici. E l’ordine consiste nell’universalizzazione
dei vari principii e nel1’ unificazione di que.sti in tutte le loro gradazioni,
in tutti i loro movimenti, nei loro reciproci rapporti, tanto da apparire
come lo svolgimento di un principio solo. Sotto quest’aspetto molto
importante è il principio del valore in economia politica, cosi in quella
naturale come in quella industriale; e in tutte le istituzioni umane nelle
quali questo concetto interviene. Ma solo una esposizione storica e
sistematica, in che consiste la vera trattazione logica della dottrina, può
farcela intendere in tutti i suoi gradi ed aspetti. Negli ultimi
tempi si è parlato di valore in materia di arte di scienza, di filosofia,
di religione; ma poiché in tali rami di attività umana, cosi come sono
stati trattati, la dottrina del valore non é dedotta da un principio più
universale che comprenda e questi e tutti gli altri rami del mondo
naturale ed umano, quella trattazione riesce incomprensibile e vana. E,
benché si possa dire che la filosofia e la religione implichino la più
alta sfera del valore, pure, se esse vengono considerate come
per sé, senza alcuna comunicazione col resto del mondo, non come
il risultato di uno svolgimento e di una storia, il concetto del
valore che da esse si può trarre non deve essere soddisfacente. E se il
valore è una categoria universale che interviene in tutti i gradi
deiressere, nel mondo metafisico, come nel fisico e nello spirituale, in
ciascun grado ha un aspetto particolare, ha qualche cosa d'identico e di
differente con la stessa categoria di valore degli altri gradi del mondo
reale. Far distinguere perciò le differenze dall’ identità del valore in
ciascun grado della realtà è il dovere di colui che tratta questa
materia. Da prima potrebbe sembrare che la teoria del valore si
identificasse con quella del bene; ed in vero vi è molta identità fra le
due categorie. Però del bene i filosofi e i moralisti hanno dato più un
concetto comprensivo che analitico e storico; ed alcuni Tànno
identificato con Dio stesso, il sommo bene. Essi hanno anche fatto notare
la varietà dei beni che sono nel mondo e l'ànno anche sistematizzati;
hanno messo il bene e tutti i gradi di esso in correlazione col male e
con tutti i mali possibili. Ma la dottrina del valore include quella del bene e
del male insieme, però le compie, mettendole in una posizione dualistica
ed unitaria insieme, quasi drammatica; scinde cioè la materia in due termini in
lotta fra di loro, rorganismo e il mondo esterno che ha valore per
quello, può cioè tornargli a bene; vede una dualità tra l'anima, la mente
e il mondo esterno. E se nella prima zona l’organismo vivente deve
accettare e subire il mondo esterno quale è, pure reagendo contro di
esso; nella seconda zona r anima e la mente possono modificare per sè il
mondo esterno, elevandolo; o produrre addirittura qualità nuove neiroggetto. E
questo l’aspetto nuovo ed originale della dottrina del valore, il cui regno in
verità é quello della vita organica, vegetale ed animale, le zone cioè
superiori della natura; ed anche quello deH’aniraa umana, nelle sue attività
inferiori e nelle superiori, intellettive, pratiche ed anche creative,
che sono i gradi più eminenti del mondo umano. L’attività umana perciò
diventa essa stessa una forma altissima di bene, il bene attivo,
limitrofo a Dio stesso: non il bene immobile che può anche menomare se
stesso e il suo termine opposto che presuppone e per cui è; può produrre
cioè il male, dal quale può, è vero, di nuovo nascere il bene che rientra
nella sua ricostituzione storica e progressiva. Ma, se r organismo e la
mente rappresentano il regno e la vitalità del valore, essi non
esauriscono tutta la natura; vi è in questa qualche cosa che essi
presuppongono, senza di che non potrebbero essere e muoversi; e che si
può dire il loro presupposto. E se si va a fondo nello studio della
natura questo che noi chiamiamo presupposto si risolve in una serie di
presupposti, una serie di gradi di cui ciascuno è presupposto e
presuppone altri. E questa è pure un’ ampia zona del valore che si può
dire puramente naturale, la quale, studiata, apparisce come l’unità e la
sistematizzazione di altre sottozone. Si ha cosi la zona fisica la quale
comprende e quella della materia e quella delle forze. Sembra a prima
vista che questa sia come chiusa in sè ed isolata dal regno della vita e
perciò fuori il mondo del valore. Forme superiori del valore
Il processo ascensivo e discensivo, chimico, minerale, il quale, non
bisogna dimenticarlo, è sempre un processo di elevazione e di menomazione
insieme del valore, diventa più intenso in quella sfera più elevata della
chimica che è 1’ organica in cui entra in composizione il carbonio. Pure
quest’ attività è relativamente qualche cosa di semplice se si studia in
sostanze singole che sono fuori dell’ organismo vegetale ed animale o
estratte da questi. Ma se si.studia entro di questi, l’ intensità
trasformatrice del movimento chimico e di valore organico diventa
straordinariamente complessa, quantunque questa complessità sia minore
nella pianta e maggiore nell’animale. In quella è considerato il lavorio
complicati vo mentre è vivente; e con la morto si ha il lavorio
analitico. Nella vita interna dell’animale albi contro intensissimo è il
lavorio di scomposizione, come è quello di composizione e di
reintegramento, in tutti gli atti della vita, sia considerata in ciascuna
cellula e in ciascuna fibra che in ciascun organo o sistema e nell’ unità
funzionale di questi. Qui il concetto del valore, cosi in ciascuno
elemento della vita, come in ciascun organo e tessuto e nell’ insieme
dell’organismo vivente, diviene di tanta molteplicità, complessità e
varietà, che la mente umana non può seguirlo in tutti i suoi elementi e
in tutti i suoi intimi processi. Vi è una più alta regione
della natura, rappresentata dalla vita animale e vegetale nel loro
insieme, come si svolge nel mare dove vivono insieme piante ed animali in
lotta fra loro; e sulla superficie della terra che è rappresentata dal
bosco nel cui mezzo gli animali vivono e prosperano, come è
avvenuto nelle epoche primitive della natura vegetale ed animale.
Qui ciascun animale, ciascuna pianta, è un elemento della vita natumle,
animale e vegetale, nel suo insieme e nella sua universalità, nella quale si
può riscontrare, in proporzioni ancora vaste ed universali, il processo
di elevazione e di riduzione, che si ha in ciascuno organismo vivente,
onde piante e generazioni di piante muoiono ed altre nascono, come
animali e generazioni di ammali muoiono ed altri nascono; ed alcuni
servono di cibo (hanno un valore) per altri: la corruzione degli uni è la
venerazione degli altri. Ma per la vita vegetale ed animale hanno un
valore ancora il clima, le condizioni atmosferiche, le condizioni del suolo ed
anche le condizioni storiche di questo; giacche la vita vegetale ed animale
nella loro lunga storia, come elidono a modificare lo stato del terreno,
contribuiscono ancora a modificare la vita vegetale ed animale, onde
animali si nutrono m modo più o meno rigoglioso di piante e di altri animali; e
la dissoluzione delle piante e degli animali rende più energica la
vitalità delle piante. hin qui vi ò un processo puramente inconscio
di movimenti naturali e di elementi, di cui gli uni hanno valore per gli
altri, -la, benché l’animale distingua ciò che può avere un valore
Ku- lui (positivo o negativo), come l’alimento, l’acqua, la tana, .1 c
ura pei figli, la ricerca del clima a lui propizio, la fuga dai leiicoli,
alcune di queste cose sono un prodotto puramente naurale, che l’animale trova
d’ innanzi a sé; solo alcuni animali ivendo il potere limitato di
costruirsi il nido e la tana altre i Olio tenomeni istintivi. Apparso
l’uomo con l’intelligenza di cui è dotato, che egl’esercita e sul mondo
circostante e su sé stes.so, il suo organismo I sua anima, e tutto ciò
che ha fiuto suo, nel mondo esterno Ultra la natura e gli elementi che la
costituiscono, acquistano I 11 pili alto valore. Studiando sé stesso,
egli non può non avvcrtire e scoprire i bisogni, le lacune che si generano
conti1 uamento nel suo organismo e nel campo della sua mente; e con la
sua intelligenza prevede i bisogni avvenire. Nello stesso t ‘inpo,
essendo messo in rapporto col mondo esterno, egli studia questo negli
elementi, nelle qualità e proprietà, che lo costituis-ono, nei suoi movimenti;
cerca di adattarlo a sé; e non solo d colmare i suoi bi.sogni per mezzo
di qualche cosa, di qualche
elemento di esso; ma anche di elevare il proprio benessere, di
assicurarlo per sè ed i suoi per l’avvenire. Tutto questo processo è
avvenuto dal principio della storia dell’ uomo sulla terra e si è andato
progressivamente affermando, intensificando e svolgendo, sino a noi. E non solo
non si è arrestato; ma con lo studio progressivo della natura, nella sua
materia e nelle sue forze, .sembra voglia assumere proporzioni più vaste
anche nel nostro tempo in cui non si lascia nulla di tentare e di
studiare per applicarlo al miglioramento ed al progresso
umano. Questo lavoro l’uomo ha compiuto empiricamente ed inconsapevolmente
dai primi tempi; e più tardi in modo più o meno scientifico, organico e
progressivo. Cosi deve essere inteso il progresso che l’umanità ha fatto
nel campo del sapere. A questo progresso nel regno della conoscenza si è
andato sempre associando un progresso nell’ attività pratica la quale è
divenuta anche materia di studio per l’ uomo; questi due ordini di
attività essendo 1’ uno indivisibile dal’ altro e l’uno stimolando 1
altro nel suo sviluppo. A questo processo coiioscitivm e pratico, che
implica un lavoro distintivo delle cose si è associato un progresso nel
linguaggio. Ad ogni atto distintivo o cosa distinta applicandosi una nuovni
parola, ciò ha contribuito al lavoro di associazione e di conservazione
delle conoscenze e delle attività umane. Sarebbe un lavoro
importante ma lungo seguire questo fenomeno nella storia, per cui si è
riconosciuto un valore ad un dato minerale, ad una data pianta o animale,
che hanno contribuito alla soddisfazione di un bisogno organico o al
mantelli mento della vita o a dare certe comodità. Si è riconosciuto
nelle parti di alcune piante e nelle sostanze animali un valore nutritivo
e conservativo. E il primo valore che l’uomo ha cercato nelle cose è
stato quello che ha potuto contribuire a mantenerlo in vita, come ha
tatto 1 animale. Sono state cioè le cose necessarie che egli ha cercato. Fatto
sicuro del vivere, egli ha cercato a ben vivere; quindi la ricerca e l’uso
delle cose utili. Ma, accanto a questa attività, si è sviluppata quella
inventiva, per cui egli, aiutato sia dal suo ingegno che dalle scoperte
scientifiche, ha cercato di costruire istrumenti, congegni, apparecchi e
più tardi, macchine, che contribuissero a modificare le inatGrie che dovessero
essergli utili. Sicché da una parte ha impiegato le sue attività
intellettive a scoprire, nei regni delia natura, elementi, sostanze, energie,
che potessero giovargli, dall’altra ha cercato di trovare i mezzi per
servirsene. Queste attività dal loro più primitivo inizio nella
storia sino a noi, attraverso i millenni, si sono andate svolgendo ed
estendendo con l’estendersi delle comunicazioni e delle associazioni
umane. Sarebbe una ricerca importante seguire nella storia il processo
per cui 1’ uomo, singolo da prima, ha trovato un’utilità in un dato
animale, in una pianta o in un minerale. Si può rintracciare questo cammino
nelle letterature antiche, medioevali e moderne di tutte le nazioni;
giacché in varie epoche si vedono nominati speciali metalli, piante ed
animali, ai (]uali o alle parti dei quali 1 uomo ha attribuito un valore
e di cui si é servito. Così l’uomo mano a mano ha aggiunto al valore
delle cose, latente ed inconscio, un nuovo valore. E, se da prima questo
era qualche cosa di limitato, più tardi al primitivo valore si sono
aggiunti nuovi valori, nuovi usi della cosa; nuovi congegni si sono
inventati, nuovi metodi si sono adoperati per poter estrarre la cosa,
modificarla, farla servire ai vari usi della vita; metterla in commercio
affinché tutti gli uomini ne godano. Tanti metalli e metalloidi che dalle
epoche primitive della natura erano sepolti nelle viscere della terra, aventi
una semplice potenzialità di valore chimico, vengono disseiipelliti
dall’uomo ed ai quali la civiltà moderna dà alte attribuzioni economiche,
come l’oro, 1 argento, il ferro, il rame, il solfo, il carbonio, ecc. Hi
sa che se presentemente ipiesta sola unica sostanza, il carbonio,
venisse a mancare, tutto il ritmo della vita contemporanea verrebbe
arrestato. Giacché é un istrumento di moltiplicissime attività tisiche,
meccaniche, chimiche e perciò, si può dire, rende possibile la vita economica
del nostro tempo. Ma questi bisogni acciescono l’attività umana la quale si
volge a rintracciare le sostanze di cui ha bisogno, da per tutto, cosi
sulla superficie ionie nelle viscere della terra. Anche le forze fìsiche
le quali prima erano in balla della natura, come le forze meccaniche,
il calorico, la elettricità, sono state non solo conquistate e dominate
dall’uomo ma ancora dirette e specializzate per la produzione di certi
dati movimenti, beni o comodità della vita. La forza meccanica e
l’elettricità hanno dato un impulso straordinario alla civiltà odierna.
Più tardi l’uomo crea e dà certe attribuzioni di valore alle cose, come fa con
la moneta, tanto necessaria al mondo economico. Inoltre il valore
acquista un nuovo e più alto contenuto ed un significato nuovo nel mondo
psicologico ed artistico, come nella sfera religiosa. Ma in queste ultime
e così alte sfere dell’attività umana tale dottrina merita una
trattazione a parte. Nicolò Raffaele Angelo D’Alfonso. N. R.
D’Alfonso. Nicolò d'Alfonso. Keywords: principii
economici dell’etica, valore superiore, valore inferiore, economia, principio
di economia di sforzo razionale – scambio, exchange – worth, assiologia, valore
economico, l’economia di Platone, l’economia di Aristotele, linceo,
dissertazione su Kant ai lincei – naturalismo economico – no positivista –
critica a la psicologia criminologica positivista, Amleto, lo spettro di
Amleto, Macbeth. Linguaggio e mente, il sole luminoso, l’oggetto rotondo, la
pianta fiorisce – logica reale – psicologia del linguaggio, la storia del
linguaggio, storia e prestoria. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Alfonso” – The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza. Alfonso.
No comments:
Post a Comment