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Tuesday, January 14, 2025

GRICE ITALO A-Z A ALF

 

Grice ed Alfandari: la ragione conversazionale e le implicature del Deutero-Esperanto – la scuola di Roma – filosofia lazia -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Roma). Filosofo romano. Filosofo lazio. Filosofo italiano. Roma, Lazio. Diplomatico. Durante la grande guerra opera come ufficiale di crittografia per il comando supremo militare. Diplomatico dello stato. S’incarica di alcuni lavori di esportazione. Grande conoscitore di lingue. Oltre al “neo,” parla fluentemente sette lingue. Suo è un progetto di inter-lingua di derivazione esperantista, il neo, dato alle stampe solamente in “Méthode rapide de Neo.” Coinvolto in prima persona negl’ambienti bellici e personaggio di spicco della diplomazia, A. sente presto la necessità dell'istituzione di una lingua comune, convinto che essa è la soluzione alle incomprensioni tra le nazioni, inclusi tra gl’italiani. Come i suoi predecessori, vuole che la sua lingua è di facile apprendimento, semplice, libera da ambiguità [H. P. Grice, “Avid ambiguity”], prevedibile. Per questo, pur approvando la grammatica dell'esperanto e del deutero-esperanto di H. P. Grice, decide di semplificare ulteriormente la sua morfologia, prediligendo radici lessicali più brevi - che talvolta però rischiano di produrre nel lettore il risultato opposto, peccando d’ambiguità. Il lessico è volto alla lingua che A. chiama GALLICA, ma sono presenti anche delle influenze dalla lingua latina e dalla lingua italiana (vedi «forse» 'forse' e «sen» 'senza'; ma cf. «somo» 'qualcosa' come l'inglese some (thing); «kras»  'domani' come il latino CRAS) e sintattiche anche dal tedesco e dal russo. La pronuncia, l'accento, l'alfabeto  Nella lingua “neo,” l'alfabeto è LATINO. Ogni lettera corrisponde ad uno e un solo suono preciso, che deve sempre pronunciarsi. Vi sono cinque vocali – A, E, I, O, U -- che possono variare in lunghezza, nonostante la quantità vocalica non sia fonologicamente pertinente, ma ‘implicaturale: NOIOOOOOSO. In presenza di nessi vocalici,  le vocali si pronunciano sempre separatamente.  L'accento cade sulla penultima sillaba nel caso in cui questa sia aperta (es. CV, CCV, come in «libro» ('libro]), sull'ultima nel caso sia chiusa (es. CC, VC, CVC, come in «amik» (a ' mik] da: AMIC-O), e la desinenza del plurale «-s» non modifica l'accento della parola (es. «libros» ['libros]). In una tabella, rappresenta la corrispondenza tra grafi e foni nella lingua neo. Gli ultimi due sono nessi di consonanti.  abcdefghiikmn  kImnopaIsturweyzshes  abtfdefghidkl mnopkwrsturwksis  ts. Gl’articoli sono invariabili e si dividono in determinato («lo») – l’articolo definito di Grice, “il re di Francia e calvo” – l’operatore iota di Peano -- e indeterminato («un»): some (at least one) (Ex). Gli aggettivi e avverbi  Come nell'esperanto, gl’aggettivi – “shaggy” -- terminano necessariamente in «-a» e sono invariabili (ad esempio «un bona soro» e «un bona frato»). Gl’avverbi, allo stesso modo, sono invariabili e, come  in esperanto,terminano in «-e». sostantivi  La derivazione esperantista è evidente anche nella terminazione dei nomi, ottenuta sempre tramite l'aggiunta della vocale finale «-o». La vocale finale dei nomi può essere omessa durante la pronuncia delle parole nel caso in cui questo renda più semplice il continuum del parlato (per esempio nel caso in cui la prima sillaba della parola successiva cominci con suono vocalico), ma mai se la parola termina con nessi consonantici che senza vocale finale risulterebbero di difficile pronuncia (come ad esempio «libr», «metr»; sono permessi invece «garden(o)», «frat(o) »).I pronom. È possibile intravvedere una somiglianza con l'esperanto anche nella scelta dei pronomi soggetto, in particolare nella prima e terza persona singolare [maschile] (rispettivamente «mi» e «li» in Esperanto). Tratto differente è invece la scelta d’A. di mantenere distinte le seconde persone singolari e plurali, quando invece in Esperanto  è presente per entrambe un solo pronome «vi».  Soggetto  Oggetto  Possessivi  1 sing. mi  Me  ma  II sing.  tu Te  ta  III sing. maschile  i  Le  III sing. femminile  el  le/ley  III sing. Neutro 1  le/it I plur.  nos  Ne Il plur. Ve  BSzzBÆu即即8  III plur. maschile  zi  Ze  III plur. femminile  zel  ze/zey riflessivo SO Se. È inoltre presente alla terza persona plurale dei pronomi personali soggetto una forma mista che indica gruppi in cui sono presenti persone o cose di entrambi i sessi «ziel». Si noti che i pronomi personali che sono preceduti da PREPOSIZIONE semplice si presentano alla forma soggetto, e non oggetto, come accade invece in inglese (es. ing. Are you coming with us? [it.  'venite con noi?'] e Neo «Venar vu con nos?», non «Venar vu con ne?»).  I verbi conoscono quattro modi (otto tempi), ciascuno dei quali presenta una specifica desinenza: «-ar» presente, «-ir» passato, «-or» futuro, «-ur» condizionale, «-iu» (monosillabi) o «-u» (polisillabi) imperativo e infinito, «-at» participio passato, «-ande» participio presente, «-inde» participio futuro. SONO QUINDI INESISTENTI IL MODO CONGIUNTIVO E LA MAGGIOR PARTE DEI TEMPI DELL’INDICATIVO ITALIANO. I loro SIGNIFICATI (Grice: utterer’s meaning) sono da formarsi tramite PERI-FRASI con l'ausilio di avverbi  di tempo e modo. I numeri della lingua Neo ricordano foneticamente quelli gallici, sebbene il loro sistema di composizione si avvicini più a quello ITALIANO. I dieci numeri cardinali sono «un, du, tre, qar, gin, sit, sep, ot, non, is». I numeri tra dieci e diciannove si formano posponendo le cifre  appena viste a «is-» (es. «istre» 'tredici'). Le decine successive al dieci si formano aggiungendo «-is» al numero della decina (es. «duis» 'venti', «treis» 'trenta'). A questi è poi possibile apporre altre cifre, del tipo «duisdu» 'ventidue', «treisqar» 'trentaquattro'). Le centinaia si indicano con  «ek» e le migliaia con «mil».  Esempio: 1234 = «mil duek treisqar».  I numeri ordinali si ottengono tramite un processo di suffissazione dei numeri ordinali, per cui si ha «dua» 'secondo', «trea» 'terzo', e così via. Fa eccezione solamente il primo numero, che si  scrive «prima» e non «una». Con queste poche e semplici regole è possibile cominciare a scrivere e parlare nella lingua neo. Essa nasce infatti anche per essere parlata, aspetto che la caratterizza e la differenzia da molti altri progetti. Ma si badi bene, che non lo differenzia dal suo modello diretto, ovvero l'esperanto. La sua peculiarità risiede proprio nella sua adattabilità anche alla prosa letteraria e alla poesia, come dimostrano le numerose traduzioni che il suo inventore offre nei suoi scritti, e non solo quindi alla comunicazione scientifica. Circa una ventina di anni dopo la creazione della lingua, A. si preoccupa anche di pubblicare un manuale di 1300 pagine contenente la grammatica completa e un vocabolario di  60000 parole del Neo. La proposta d’A. riscoge notevole successo, tanto che Dumaine, nel suo compendio delle lingue internazionali ausiliarie, “Précis d'interlinguistique générale et spéciale”, Parigi, scrive il saggio «Recherche d'un compromis Esperanto-Ido-Neo» in “Neo-Bulten,” diretta dallo stesso A., accostando il neo alle altre lingue più conosciute e utilizzate. Proprio questa sua facilità e semplicità le assicura infatti un posto fra i cinque progetti interlinguistici più importanti dalla autorevole International Language Review di Denver. BAUSANI, Le lingue inventate. Linguaggi artificiali. Linguaggi segreti. Linguaggi universali, Roma, Ubaldini. A. RAPID METHOD OF NEO INTER-NATIONAL AUXILIARY LANGUAGE COMPLETE COURSE GRAMMAR, EXERCISES, CONVERSATION-GUIDE  PROSE READINGS AND POEMS  ENGLISH-NEO  and  NEO-ENGLISH  VOCABULARY  EDITIONS BREPOLS S.A. FRIENDS of NEO", A.s.b.l., Avenue de Tervueren, Avenue Duray  BRUXELLES  BRUSSELS Belgium TO HARDIN  Pioneer and Promoter Pioner e Promover  of the Auxiliary Language.  d' Adlinguo.  O H 3 H A A  ГОС. БИБЛИОТЕКА насстраинай литературы  © KOPOREK A., Bruxel.  Print at Belgye.  A., Brussels.  Printed in Belgium.  To all the friends of the English language  Request to all our friends  Introduction to the English Edition  NEO Grammar The Alphabet  Pronunciation  Variability of words  Stress  The Article  The Adjective shaggy The Adverb  The Noun Pronouns  The Verb  Monosyllabic Verbs  Neo N u m e r a t i o n  T i m e  A g e  Ta b l e of t h e P r i n c i p a l Prepositions  Correlative Adjectives, Pronouns and Adverbs  T h e N a m e  Comparaison Degrees  Sentence Building  AFFIXES  Elision  Compound Words  Geographical Names  Useful Idioms  Some More Colloquialisms and Idiomatic Phrases  Proverbs  ENGLISH-NEO CONVERSATION GUIDE:  First Contacts  The Restaurant  The Cafeteria  Train Travel  Customs   By Car By Coach An Accident   At the Hotel  Air Travel  Shopping  At the Stationer's At the Bookseller's. At the Gentlemen's Hair-dresser's  At the Ladies' Hair-dresser's  At the Doctor's  Theatre, Concerts, Movies  Railway Coach and Ship Excursions  THE FIVE MAJOR CONSTRUCTED LANGUAGES  The LORD'S PRAYER  READING SELECTIONS PROSE  THE SERMON ON THE MOUNT  New York Herald Tribune Requiem  of Verdi at Paris St.  A.  Fradeletto  A.  Optimism or Pessimism Gosse Whitman  STRACHEY  Princess Charlotte of England  The Times Rediscovered Treasures of Prague Castle New York Herald Tribune Maugham taken to hospital  The Times Stewart arrives in America  The Observer World's Farewell to Churchill  The Times Fruitful or sterile politics?  The Times  Continental Bourses  New York Herald Tribune West Europe's growth slackening A. Lettre à mes amis POETRY. (Neo version in front of every poem)  APOLLINAIRE Le Pont Mirabeau (French)  BAUDELAIRE L'invitation au voyage (French)  BurNS. - Elegy on Captain Matthew Henderson (English) CARNER. Canço de vell (Catalan)  CocTEAU.  Le Cœur éternel (French)  DANTE. - Francesca da Rimini (Italian) DANTE. - Vita Nova (Italian) ELIot. - The rock (English)  ELUARD. - Mon amour (French) FLAISCHLEN. - Lege das Ohr... (German) ForT. - La Ronde autour du Monde (French) GEZELLE. - Gij badt op enen Berg (Dutch)  GOETHE. Wanderer's Nachtlied (German)  GoETHE.  Wer nie sein Brot.. (German)  GOETHE. - Mignon (German).. HARDY. - In Time of « The Breaking of Nations » (English)  HEINE. - Im wunderschönen Monat Mai (German)  HEINE. - Lorelei (German)  Hugo von HOFMANNSTHAL.  Ballade des äusseren Lebens (German) HORATIUS. - Carpe Diem (Latin) Victor HuGo.  Mes vers fuiraient... (French) 136  Victor HuGo. - La fête chez Thérèse (French)   Victor Hugo.  Extase (French)  KEATS. La belle dame sans merci (English)  LA FONTAINE. - La cigale et la fourmi (French)  Manuel MACHADO. - Cantares (Spanish)  Lorenzo DE' MEDICI. Quant'è bella giovinezza! (Italian) 142  Alfred DE MUSSET.  La chanson de Fortunio (French)  READ. - Day's aMrmation (English)  RONSARD. - Pour Hélène (French) SoLoMoN.  The Song of Songs (From a French version)   SHAKESPEARE.  To be or not to be (English)  SHAKESPEARE.  Sonnet 71 (English)  VALÉrY.  Le Vin Perdu (French)  Paul VA L É r y. - Le s y l p h e (French)  Paul VERLAINE. - E n Prison (French)  Paul VERLAINE. Il pleure dans mon cœur (French)  Paul VErLAInE, - Green (French)  Paul VERLAINE Colloque sentimental (French)  VIRGILIUS Gallus (Latin)  Assia WErFEL-LACHIN.  Merci (French)  Walt WHITMAN.  Salut au Monde! (English)  A. The old man's song (original Neo)  A. Why do you feel so happy? (original Neo)  D.S.B. — The Motto (English)  D.S.B.  The Task (English)  NEO'S OPTIONAL GENITIVE  ENGLISH-NEO DICTIONARY  NEO-ENGLISH DICTIONARY. TO ALL FRIENDS OF THE ENGLISH LANGUAGE. No auxiliary language aspires to be more than a "second language"  -- one that is used for communication when the two mother languages differ too greatly for mutual comprehension. In each country the national  languages soyeei baving nothing to fear from the rise of a "second  Far from constituting any threat to English, the auxiliary language is a positive safeguard, since it preserves the essential integrity by sheltering  it from the flood of neologisms that derive from different languages, and which would reduce English to an impoverished „business pidgin" such as that spoken in Melanesia.  REQUEST TO ALL OUR FRIENDS. The present work is priced $ 3,00 or sh. 22/- (postage free).  Encourage the movement by joining the „Friends of Neo", non-profit legally incorporated society.  Membership fees are as follows:  Active hershipp $ 2. sh. 15/- a year  $ 0. 6 0 s h.  4 / - a year  Goodwill Membership (symbolic) $  0. 5 0  s h. 3 / 6 a year  Life Active Membership (single payment) $ 12,- $ 4/6/-  Cheques and Money-Orders should be sent t o "Friends of Neo",  Brussels 5, Belgium: Postal Money Orders o r  LIST OF ABBREVIATIONS  ado.  arienture  Auxiliary Language Americanism  architecture  astronomis  Basie, binical  n  biology botany chemistry cinema  dialect  future  Greek SC  language  literary masculine  mathematics  measure  mechanics   medical  military  motoring  music  mythology  noun nautical negative number, numeral participle pejorative person, -al  philology  philosophy phrase physics plural  poetry, -tical  politics  popular possessive  past participle prefix  preposition  present  present participle  printing pronunciation  pronoun Russtense reflexive  relative religion  Roman  science  singular slang. Spanish subject subjunctive suflix  technic(al) theatre  transitive  United States  usually  vulgar zoology INTRODUCTION TO THE ENGLISH EDITION  The English edition of the "Méthode Rapide de Neo" (Brussels)  needed much more preparation and time than we had expected. The work  of translating the dictionary from French-Neo to English-Neo proved  to be particularly arduous. No doubt there are many imperfections,  for there is seldom an exact match between a term in one language and a term in another. We hope readers will bring to our attention the errors  they happen to notice. The coverage is considerably greater than for  the Méthode Rapide, and we estimate the present size at about 20,000  words for either part. The delay in publication of the English edition has provided the opportunity of amending a few NEO words and grammatical usages without impairing the essential structure of the language. Language has to adapt itself to the needs of the day and to take account of advances  in technology. Otherwise it runs the risk of being discarded like the Latin  that was left behind by its all too prolific progeny. We would have liked  to express our thanks to Blacklock who gave freely of his  time for the early publication of this Rapid Method. But he too is well  aware of the imperfections that must attend any such compilation  and  of the great debt which all linguistic engineers owe to those who have toiled in the same field before their time. So perhaps it would be invidious to single out Blacklock or any other individual. All we can say is  that without him the book could not have been published in the year  after International Cooperation Ycar.  We wish to express to Divall, Cliveden Road, London, our warmest thanks for his help in the correction of the printing proofs.  NEO GRAMMAR PRONUNCIATION. Neo, like Spanish, is pronounced exactly as it is spelt. No letter is silent. Every letter has one sound, always the same. VOWELS. There are 5 vowels: a, e, i, o, and u.They may vary in length and  are indifferently short or long. They are pronounced as follows: a like  palm, father; e like bet, bay, late, leather; i like bit, beet, in, if, easy;  o like on, oft, go, low; u like foot, rule, moon.  CONSONANTS: e and ch are pronounced like church, China; g like go,  get, gun; i like jet, John; r like red, rag, round, rat; s like sit, sue, son,  summer: z like zoo; x like axe,. box, excited (never z like example).  All other letters same as in English.  Definite article: “lo,” ‘the’.  Ending o may be dropped before words beginning with a vowel: l'arbo,  l'arbos the tree, the trees. When preceding an invariable word, ending s may be  added: los Smith, los Nelson the Smiths, the Nelsons. It may be added  also when suggested by a want of clearness or euphony.  INDEFINITE ARTICLE un: a, an.  The ADJECTIVE ends with the letter a: bona good; forta strong. The ADVERB deriving from an adjective ends with the letter e: forte  The NOUN ends with o (plural os): frato, fratos brother, brothers;  soro, soros sister, sisters; gardeno, gardenos garden, gardens; tablo,  tablos table, tables; libro, libros book, books.  Ending o is frequently dropped IN THE SINGULAR, so long as  NUMBERS:  mil milyon million  All other numbers by compounding these 13 elements:  isun isdu i s t r e i s g a r isgin issit issep isot isnon duis duisun  11 12 15 16 2 0 21  o t i s  80  o t i s u n nonis nonisnon ek un ek sepisot duck  t r e c k  g a r e k  300  81  101 2 0 0 400  qinek s i t m i l o t m i l g a r e k  s e p m i l n o n i s g i n 7095  500 6000 8400  OR PoNt; NOERS wima, a ast; dud second; trea third;  PRONOUNS  S U B J E C T (1) OBJECT (1) P O S S E S S I V E  m i I m e m e m a m y; mine  t u t e t a  y o u r; y o u r s  il you l e l a  h i s  e l s h e l e (-y) h e r l a her; hers  i t i t le, it it l a i t s  oneself; one s e oneself s a his; one's  n o S w e n e u s n a  our; ours  v u l v e y o u v a  your; yours  Zi they 2.0 them their; theirs  zel  they (fem.) ze (-y)  them (fem.)  10   After a preposition the pronoun takes always the  "subject" form: mi gar kon il I go with him; Venar v u k o n nos ?  are you coming with us?  Example for possessive adjective: m a dom, m a d o m o s m y house,  my houses; possessive pronouns end with s in the p l u r a l: lo m a,  l o m a s m i n e.  The VERB. Conjugation of the verb i (lo have) (same form for all persons)  P r e s e n t a r mi, tu, il, nos, vu, zi a r I  have,  have, he has  you  Past tense, Imperfect.. ir mi, tu, il, nos, vu, zi ir I h a d, you h a d  h e h a d we h a d  F u t u r e o r mi, tu, il, nos, vu, zi or I shall h a v e,  y o u will h a v e  Conditional (3)... u r mi, tu, il, nos, vu, zi u r should have,  y o u w o u l d h a v e  Imperative, Subjunctive iu Iu d u l d o ! have patience! (pron i-u)  Past participle had ( m i a r a t I h a v e had)  Present participle a n d e h a v i n g ( a d j e c t i v e: a n d a )  Compound participle.. i n d e having had (adjective i n d a )  (3) The "conditional" tense may be ignored by beginners and by persons  who don't use this tense in their mother tongue.  This verb i is the pattern and the ending of ALL OTHER VERBS:  t o s e e; n o s v i d a r we s e e; el v i d o r s h e will s e e; v i d i n d e h a v i n g seen;  p r o m e n i to walk; zi p r o m e n i r they walked; el a r p r o m e n a t she has  t h e r e; toye everywhere;  k o m p r e n i to u n d e r s t a n d; p l i t o p l e a s e; p i t o be a b l e: p a r v u ? c an you ?  po for; somo something; epe a little; dezi to wish; lente slowly; vit  quickly; speri to hope; k r a s to-morrow: oje to-day; yer yesterday;  fas almost; mul much, many; muy very.  Parlar vu Anglal ? No, mi xena. Do you speak English? No, I am  foreigner.  Mi k o m p r e n a r epe, mo no p a r I understand it a little, but I cannot  Miarur apreni an Neo. I should like t o learn Neo too.  s p e a k it.  N e o u n l i n g u o i z a e p l a z a.  Neo is an easy and pleasant language.  P a r m i fi s o m o p o v u ? Can I do something f o r y o u ?  P l i, p a r l u lente, m i no k o m p r e - Please, speak slowly, I don't under-  n a r. s t a n d.  M i s p e r a r v e vidi k r a s. I hope to see you to-morrow.  S a r vu of ik ? F a s s e m.  A r e  you  o f t e n  here ?  Almost  a l w a y s.  Bonid, Sir. Bonser, Madam.  Good morning, Sir. Good evening,  Madam.  Alvid, Damel Janin. Bonnox. Good-bye, Miss Jane. Good night.  After reading these two pages, you know all essential rules of Neo.  11  FIRST PART  G R A M M A R  The ALPHABET comprises 26 letters: 5 vowels (a, e, i, o, u) and  21 consonants:  Letter N o u n in Neo Pronunciation Letter Noun in Neo Pronunciation  a a that, add n e n n o, n o n e  b e (bay) b e s t lot, n o t e  e  d  ce (chay) c h u r c h (1)  p e (pay)  p o o r, p e r s o n  de (day) day g  k u (koo)  queen, cook(2)  e ( a y ) bed, day, Neo  e r (air)  r e d, r o o m  e l f a t h e r  e s  sit, s i s t e r  g e ( g a y )  h e ( h a y ) geart, home u  te (tay)  t o o l, t e a  u (00)  tool, cook  i (ee) is, e a r  ve (vay)  v a i n, v o i d  je (jay)  w e ( w a y )  w e l l, w a y  k e (kay) X  x e ( k s a y )  a x ( n e v e r g z as  e x a m p l e  1 e l  m e m  mother ye (yay)  yes, yet  z e (zay) z o o, r o s e  2) Ferte repron cations like sarisy its wound, just as the  sound of x is really ks. Rather than proper letters, q and x are convenient  signs to replace respectively ku (or kw) and k s; both ku (or kw) and  k s a r e a v a i l a b l e if preferred. Letter q is always followed by a, e, i or o.  L e t t e r combinations sh and kh are pronounced same as in English.  P R O N U N C I AT I O N  Neo, like Spanish and Italian, is pronounced exactly as it is spelt.  No l e t t e r is mute.  E v e r y l e t t e r h a s o n e s o u n d, a l w a y s t h e s a m e.  mistakes are practically excluded.  tong and rare thy win simple and patie  VARIABILITY OF WORDS  An endings is added to nouns and pronouns in the plural.  Verbs are conjugated according to the list on page 17.  All other words are invariable.  STRESS fails on:  1) the last but one syllable of words ending with a vowel: lIbro book;  t a b l e; p A t r o f a t h e r; m A t r o m o t h e r; A l m o soul; k o r A g o  courage: k o r A g a courageous; k e m i o chemistry; s e r i o series; g e o g r a r l o  g e o g r A i a geographical; d i s t r i b o  so astribute; OAtma inanimous; unalmEso unanimity. distribution; d i s t r i b i  2) the last syllable of words ending with a consonant: a m O r love; a m i k  friend; g a r d E n garden; kanOn gun; a v e n t U r adventure; experimEnt  experiment; m i a m A r I l o v e; vu venAr you come; zi vidOr they will  see; vu venUr you would come.  The s of the plural does not displace the stress: lEbros, tAblos, mAtros,  serlos, amikos, gardEnos, aventUros, experimEntos.  12  m o u r n i n g,  Before another vowel, i always gets stress, even in words that already  have another stress: tollo madness; m o p i o shortsightedness; b i o l o g l o  Stress n e v e r falls on t h e vowel u in t h e combination g u o: lInguo  language; a m b I g u e ambiguously, or after a and e: p l A u d i to applause;  kAuzo cause; klAuzo clause; Auto motor-car; nEutra neutral; rEumo  rheumatism; r E u m a rheumatic.  nineteen; department.  n O n c k n O n i s n O n 999; v I r v E s t d e p a r t m E n t I s n O n  men's-clothing-  THE ARTICLE  Definite article l o: the. Lo patro the father; lo patros the fathers; lo  matro the mother; lo matros the mothers; lo garden, lo gardenos the  garden, the gardens.  Ending o may be dropped before a word beginning with a vowel:  l ' a r b o, l ' a r b o s t h e t r e e, t h e t r e e s; l i d e o, - s t h e i d e a, -s; l ' o k, -os t h e  eye, -s; l'uk, -os the corner, -s; l'aventur, -os the adventure, - s; l'olda  vir, -os the old man, men.  In t h e plural, when preceding an invariable w o r d, e n d i n g s may be  a d d e d: los N e l s o n e x i r, los J o h n s o n  e n t r i r the Nelsons w e n t out,  the Johnsons came in; los sencesa k u r d'et infan me lasir this boy's  ceaseless "whys" tired me.  Ending s may also be added to give extra weight and when suggested  by a want of clearness or euphony.  There are no graphical (written) accents nor any diacritical signs in Neo.  T o m a r k t h e s t r e s s of f o r e i g n o r u n i v e r s a l w o r d s e n d i n g w i t h a s t r e s s -  c a r r y i n g vowel, a n a c c e n t is put o n t h i s v o w e l: p a s h a, p a p a. T h i s d o e s  "foreign" vorthe principle of accents' absence in Neo, as it only concerns  This accent may optionally be replaced by an apostrophe: pasha', papa'.  Indefinite article u n: a, an. Un v i r e u n f e m a man and a woman;  n o u n sol boy not a single boy.  Both definite and indefinite article may optionally be omitted, as is  normal practice in Russian, in Latin and in several oriental languages.  THE ADJECTIVE  The Adjective ends with the letter a: g r a n a large; leta small; forta  d e b l a w e a k; i z a c a s y; d u i a dificult; komoda convenient;  d e c e n t a d e c e n t; b l o n d a b l o n d: b r u n a b r o w n.  When the adjective is used as a n o u n, e n d i n g s m u s t be a d d e d in the p l u r a l:  lo g r a n a s the large ones; lo l e t a s the small ones; l o b l o n d a s t h e blond  ones; lo b r u n a s t h e brown o n e s; l ' a l b a s t h e white o n e s; l o s k u r a s  the dark ones.  Ending a may OPTIONALLY be dropped when the adjective PRECEDES  the noun t o which it relates (NEVER WHEN IT FOLLOWS 11), s o long  as this elision does not create confusion, and so long a s after the elision  the adjective has no more than ONE syllable or at most T W O:  13  e t d o m (eta d o m ) t h i s h o u s e  u x n u s f e l e t ( u n n u s a f e l e t ) m i r i c i r v a b o n b r i t v a b e a u t i f u l  f l o w e r s  a pretty little girl  I received your good letter  u n gentil d a m venir (un gentila a nice lady came  d a m )  let d o m o s e k l e z o s grana (leta small houses and big churches  d o m o s )  il un gentil boy (gentila boy) he is a nice boy.  The ADVERB deriving from an adjective ends with the letter e: forta  strong, forte strongly; e n e r g a energetic, e n e r g e energetically, e k o n o m a,  - o m e economic, -ically.  THE NOUN  The Noun ends with o (plural os): frato, f r a t o s brother, b r o t h e r s; s o r o,  table, tables liters; ibras book, rachos gurden, gardens; tablo, tablos  table, tables; libro,  Ending o is frequently dropped IN THE SINGULAR, so long as the  ENDING oS IS NEVER DROPPED.  Ending -in is used to design feminine nouns: doktor, doktorin doctor,  lady doctor; roy, royin (usual contraction: roin) king, queen; leon,  v e n d e r i n s e l l e r m,  (m, f ); librer, librerin bookseller (m; f); biblioteker, bibliotekerin  (usual contraction: b i b l i o t e k i n ) l i b r a r i a n (m, f).  PRONOUNS  m i  (u (3)  i l  el  it  S O  N O S  v u (3)  z i  z e l  SUBJECT (1)  I  y o u; t h o u  n e  s h e  it  o n e  w e  y o u  t h e y  they (fem.)  OBJECT (1)  m e me  t e you  le him  le, ley her  l e, i t  it  s e  oneself  n e  v e  us  y o u  z e  t h e m  ze, zey t h e m  POSSESSIVE (adj. and pron.)(2)  m a  l a  l a  l a  l a  s a  n a  v a  2 8  my; mine  your; yours  h i s  her; hers.  h i s: o n e ' s, h i s o w n  our; ours  Your; Yoeirs  14  After a preposition, the pronoun has always the  " s u b j e c t " f o r m: v e n a r t u k o n n o s ? are you coming with us ? m i e x a r  kon il I go out with him;  For the indirect object pronoun, you may also say: a mi, a tu, a il and  so on ( t o me, to you, to him); in the third person, you may also replace  le by lu (fem. luy) and ze by zu (fem. zuy), (only for the indirect object);  When, in t h e same sentence, you have two object pronouns, the one direct  and the o t h e r one indirect, the indirect one is placed first: m i te it v e n d a r  I sell it to you; nos ve l e p r e z e n t o r we shall introduce him to you;  nos le (lu) ve prezentor we shall introduce you to him.  2) Examples: m a dom, m a d o m o s my house, my houses; possessive  pronouns e n d w i t h s in the p l u r a l: lo m a m i n e; l o m a s mine (plural):  There exists also a "rich" possessive, more expressive: m i a, t u a, i l a, ela,  ita, soa, nosa, vua, zia, zela: nosas plu shira gam vuas ours are more  expensive than yours.  T h i s " r i c h " p o s s e s s i v e u s u a l l y follows the name to which it refers and  a d d s e m p h a s i s: P a t r i o m i a ! My fatherland (mine) !: P a t r o n o s a ! O u r  Father (ours) !  3) Several Neists suggest using tu when addressing a single person and  v u when addressing two persons or more, as was normal practice in  Latin.  SOME OTHER PRONOUNS:  l o w h a t: l o k i m e p l a r w h a t a p p e a l s t o m e; l o k e m i v a r i w h a t  I w a n t t o h a v e  (objeet k e n ) who (whom): Ki v e n a r ? Who is coming ?; k e n v i d a r  v u ? w h o m do you s e e ?; possessive k i a: k i a et l a p ? whose is  this pencil?  (object ke) relative pronoun: who (whom). L o v i r ki v e n a r the man  who is coming; lo v i r k e t u v i d a r the man ( w h o m you see.  Animals can be "he, she or it", as in English. When, in the same  sentence, o r in t h e same narrative, you have t w o pronouns, the one  relating to a h u m a n being, a n d the o t h e r one to a n animal, it is suggested,  in order to avoid confusion, to use il (or el) for the human being, and it for  t h e a n i m a l.  POSSESSIVE ADJECTIVES ma-, t a -, la-, el(a)-, sa-, na-, va-,  za-, zel(a)- are frequently used as PREFIXES:  maopine in my opnion; savole of his (own) free will; vadomye in your  house; raggin agthen conom ele and in decording to his conte after  maelte on my part, from me, on my behalf; navola decidos our free-will  decisions.  o h FEnglisa imsonal pronoun "it, this, that" (in Neo to or 1) is  e legala it h a s n o importance  it is all the same to me  me p a r a r strana it seems strange to me  nesar agi It is n e c e s s a r y t o a c t  s a r peria! that is all right!  o x i !  par bela oje this may happen!  it is fine weather to-day  15  But this pronoun may not be dropped when used as object or interrogat-  ively:  M i t r a r eto t o t e b o n a  Libar vu i t ?  Sar it posibla ?  I find this quite  D o  Still, y o u m a y s a y:  S a r v e c o a l a e s... ? Do you mind if... ?  because such a useful question cannot be confused for the statement.  Hider ai, zel mean also the one one we  the one who is coming  e l k e t u a m a r she whom you love  zi k i k a n t i r y e r s e r t h o s e w h o s a n g yesterday evening  i t k e v u b i l d i r the one you built  The pronoun zi has one rather special form ziel to denote a couple  (m, /) or a mixed-sex group.  EXERCISE  Mi te vidar, tu no me vidar. Va r vu exi kon mi ? Il d i c a r el no v e n o r. Mi te dor pan, tu me dor vin. Vo ta d o m ? em lo ma. Va kamos plu grana gam nas.  Ma dom plu leta gam ta. Mi no spar pri ko tu parlar.  Il parlar pril yera axident. El sem dicar to a sa matro. I see you, you don't see me.  Will you go o u t w i t h m e ?  H e s a y s s h e w i l l n o t c o m e.  I'll give you bread, you'll give me  w i n e.  W h e r e is your house ? Here is mine.  Your rooms a r e larger t h a n ours.  M y h o u s e  is smaller than y o u r s.  I don't know what you are speaking  about.  H e is talking about yesterday's  accident.  She always says everything te her  m o t h e r.  Nos exor kon zi krasmatin. We'll go out with them to-morrow  m o r n i n g.  Lo vir ki venir e ke tu no libar. The man who came and whom you  d o n ' t l i k e.  Mi vur spi kia et bel dom. I would like to know t o whom this  b e a u t i f u l h o u s e b e l o n g s.  Sar forse lo del derker. It is perhaps the director's.  Mi no spar lo ke t u var fi. I don't know what you want to do.  Ken inkontrir t u etmatin ? Whom did you meet this morning?  Lo dam dey filyo tu konar. The lady whose son you know.  P ar mi ti m a libros i n ta k a m ? May I put m y b o o k s in your room ?  Ya, mo no tiu lo tas nir lo mas. Yes, but do not put yours near mine.  Ve r m i te vidir k o n t a t r a t. I s a w you yesterday with your  Yer fir bela, mo oje pluvar. Yestethey it was fine, but to-day  it is r a i n i n g.  No me vikar resti domye oje. I don't mind staying home to-day  THE VERB  THE VERB I, to have, is conjugated as follows (same form for all  persons):  Present a r mi, tu, il, nos, vu, zi a r I have,  y o u  h a v e, h e  h a s  Past tense, Imperfect.. i r  F u t u r e ml, tu, il, nos, vu, zir hehdayou had,  O r mi, tu, il, nos, vu, zi or I shall have,  Conditional  • u r mi, tu, il, nos, vu, zi u r should h a v e,  y o u w o u l d h a v e  Imperative, Subjunctive i u Iu duldo! have patience! (pron i-u)  Past participle Present participle a t a n d e had ( m i a r at I have had)  h a v i n g ( a d j e c t i v e: a n d a )  Compound participle.. i n d e h a v i n g h a d ( a d j e c t i v e i n d a )  Trustionte in their mother od y beginners and by people who  This verb i is the pattern and ending FOR ALL OTHER VERBS  (every verb consists of a stem, suffixed by one of the eight forms of  the verb i ): Si to be; m i sar l a m; il s i r he was; nos s o r we shall be;  Sat been; fi to do; t u far you do; vu fir you did; el fur she would do:  l a n d e d o i n g; v i d i to s e e; il v i d a r he sees; v u v i d o r you will s e e: m i  have s e e n; p r o m e n i to w a l k; zi p r o m e n i r they walked;  el a r p r o m e n a t she has walked.  The Imperative-Subjunctive of polysyllabie verbs ends with u instead  of iu: Miru et fem! Look at this woman!; Nos promenu um lo kastel!  Let us walk around the castle!  ACTIVE COMPOUND VERBS are as in English: mi ar s a t I have  been; vu ar fat you have done; nos a r vidat we have seen; el i r pro-  menat she had walked; v u ur pensat you would have thought; zi or  e n d a t they will have finished.  This "occidental", construction may be replaced by the Esperanto  modified in Neo i n t o i n d a (with a u x i l i a r y verb s i, to be):  will have s e e n; v u finda you have d o n e; n o s v i d i n d a we have seen; el s i r  p r o m e m n d a she had walked; vu s u r p e n s i n d a you would have thought;  zi s o r e n d i n d a t h e y will h a v e finished. PASSIVE VERBS (auxiliary verb si): mi (sar) b a t a t I am beaten;  zi s i r b a t a t they were beaten; n o s s u r b a t a t we s h o u l d b e b e a t e n;  vu s o r b a t a t you will be beaten; zi s i r vidat pe mulunos they were  seen by many people.  This construction may be replaced by the verbal suffix a t: m i batatar  I am beaten; zi b a t a t i r they were beaten; nos b a t a t u r we should be  beaten; vu b a t a t o r you will be beaten; zi v i d a t i r pe m u l u n o s they were  seen by many people; il shar si batat he ought to be beaten. REFLEXIVE VERBS as in English: m i m e mirar I look at myself;  il se v u n a r he injures himself; il se kontrediear he contradicts himself.  This construction may be replaced by the verbal suffix is: m i mirisar  I look at myself; il v u n i s a r he injures himself; il k o n t r e d i c i s a r he  contradicts himself.  RECIPROCAL VERBS are conjugated with the verbal suffix ue: nos  a m u e a r we love each o t h e r; zi k o n t i n u e o f e n d u e a r they continuously  offend each other; Amueu e vu sor ixa! Love each other and you will  be h a p p y !    you (are) a clever b o y; m i p a r l a n d a I (am) talking;  nos s i r l u d a n d a we were playing; van il venir, mi s i r lejanda when  he came, I was reading;  mi ju fartor I am going to leave; nos ju arivor we are going to arrive;  i l ju a r i v a r h e is just arriving; nos ju udir we have just heard; nos  i r ju udat we had just heard;  e t d o m l u k e n d a this house is t o let; et kont v e r i f k e n d a this account  has t o be verified (checked, audited); y e n m u z e o v i d e n d a that museum  is worth seeing; ye mul rimarkenda kozos there are many remarkable  things.  EXERCISE  Dun tu dansar, mi laborar.  A s k u, so t e d o r.  Mi vendar e tu kofar.  El no bela, mo muy kleva.  D e z u r v u t r a v e l i e t s i z e ?  While y o u dance, I work.  will be given to you.  handsome, but very  intelligent. you like to travel in this  season ?  I l l e k t a r entide. He r e a d s all d a y long.  Kan kostar e t cap ? H o w m u c h d o e s this h a t cost ?  Ka lo presyo d'et cap ?  What is the price  E t o no m u y c i p a.  This is not very cheap.  Mi korespondar kon un Angla. I c o r r e s p o n d with an Englishman.  Mi lu s k r i b a r, il me rispar. I write him, he replies to me.  J u pluvor, dete mi no exar. It is going t o rain, that is why I  d o n ' t g o o u t.  Il ju venir da London e me aportir He has just come from London and  un bel libro. b r o u g h t m e a beautiful book.  M i s e m pensar a el, mo me I always think of her, but she has  Shendande dal tren, il kadir e Stepping out of the train, he fel  injured himself.  Si o no si, em lo gestyon. To be o r not to be, t h a t is t h e  Mi nur plezantar. Mi krar, tu me mokar.  I am on joe puling my lo6:  MONOSYLLABIC VERBS  The following monosyllabic verbs are the contractions of the forms  in b r a c k e t s:  i ( a v i t o h a v e p i ( p o s i ) to be able  bi (bevi) to drink pli ( p l a z i ) to please  di ( d o n i ) t o give s i ( e s i ) to b e  f i (fari) to do, to m a k e s h i ( s h a l i ) to have to  fli ( f u g i ) to fly s p i ( s a p i ) t o k n o w  g i ( g i ) t o g 0 s t i (esti) to stay, to be  j i ( i j i ) t o b e c o m e ti ( m e t i ) t o p u t  k r i ( k r e d i ) to believe t r i ( t r o v i ) to find  li (lati) to leave, to let vi (voli) to wish, to will  Both forms have exactly the same meaning; one may therefore optionally  use one or the other, according to one's t a s t e or t h e feeling.  Thus, you can choose either form: l'aglo f a r or Paglo flugar (the eagle  flies); mi no p a r fl eto, mi no posar fi eto, mi no par fari eto or m i no  p o s a r f a r i eto (I c a n ' t do this).  I t is suggested to use the dissyllabic ( t o syllable) form of these verbs  except for the auxiliary verb i) when addressing people in an international  meeting, i n which case it is also necessary (whichever language used) to  speak slowly, in order to make understanding easier.    NEO NUMERATION  CARDINAL NUMBERS:  100  m i l  1000  All other numbers by compounding these 12 elements:  tsun isdu istre isgar isgin i s issepisgt ison dais disun duise  duistre treis garis qinis sitis sitiolt ogis guis monismon elon  23 30 40 99  ekdu ekis duck treek qinek siteksitissit otek milun milis milekisun  1001 1010  d u m i l t r e m i l o t m i l treismil otismil duekmil ginekmil  2000 3 0 0 0 8 0 0 0 30000 80000 200000  500000  s i t e k m i l s i t e k s i t i s s i t  m i l y o n  t r e m i l s e p e k g a r i s t r e  6 0 0 6 6 6  m i l l i o n  3743  ginmil noneksitistre noneksitistre g a r e k s i t m i l 4 0 6 9 6 6  noneksitissit  m i l y o n (os) s e p e k n o n i s t r e m i l s i t e k s i t i s f r a n k o s: 46.793.660  g a r i s s i t f r a n e s.  Tokyo are is mil enos) abiteros: Tokyo hasad, ten milion inhabitants  (ab. = about)  S U F F I X E S. Ordinals: -a. U n a ( p r i m a ) first; u n e ( p r i m e ) firstly);  third; g a r a f o u r t h;  tenth; isdua twelfth; duisa twentieth; duisnona 29 th; q i n i s a 50th;  e k a 100th; m i l a 1000th.  M u l t i p l e s:  g a r i p l a fourfold; i s i p l a tenfold; isipli to  Cold; Piplae don, ls doubly deciple; -capia centupie;  e i p l i to .  Fractions: -im. D u i m, d i m half; t r i m 1/3rd; q a r i m 1/4th; isim  1/10th; qinisim 1/50th; e l i m 1/100th; milim 1/1000th; milyonim  o n e m i l l i o n t h.  Order, class: Primala primary; duala secondary; isala ranking tenth.  Collective: -0. Isos tens; isduo dozen; ekos hundreds; milos thous-  Grouping: -ope. Unope one by one; duope two by two; isope in  groups of ten; ekope by hundreds; milope by thousands.  Ordinals are needed for:  I s g a r a S e k l o (14a s e k l o ) fourteenth century;  D u i s a S e k l o ( 2 0 a s e k l o ) twentieth century.  Ordinals are not needed for:  ARITHMETIC.  B a s i c R u l e s:  division.  Adis addition; sotrak subtraction; multiplo multiplication; divid  19  2 + 2  3 - 1  X  3  8 : 2  = 4  = 3  = 9  = 4  d u p l u d u far q a r  g a r min u n far t r e  t r e yes t r e far n o n  ot pe du f a r gar.  Big Numbers:  m i l y o n million (1.000.000 or 106)  m i l y a r d milliard (U.S. "billion") 1.000.000.000 or 109)  b i l y o n billion (U.S. one thousand billions) 1.000.000.000.000 or 1012  t r i l y o n trillion (one million european billions) (1018)  g a r i l y o n quadrillion (1024)  q i n i l y o n ' quintillion (1030)  Powers:  62: sit d u p o s a (6/2ps)  8 5: ot t r e p o s a (8/3ps)  1012: is isduposa (10/12ps)  1024: is duisgarposa (10/24ps).  Roots:  2  \ 16: duradik de 16 (2rk/16)  1/27: treradik de 27 (38k/27)  1/256: garradil de 256 (1rk/256).  Weights and Measures:  g m l i t r o  g r a m m e t r o  dag  d e k a g r a m  d a m d e k a m e t r o  d a l d e k a l i t r o  hg  h e k t o g r a m  hm h e k t o m e t r o hl h e k t o l i t r o  kg k i l o g r a m k m k i l o m e t r o d e c i l i t r o  d g d e c i g r a m d m d e c i m e l r o c l  c e n t i l i t r o  cg c e n t i g r a m c m c e n t i m e t r o Q  g i n t a l (100 Kg.)  ™ g m i l i g r a m m m m i l l i m e t r o I n  t o n y o (1000 Kg.)  i n c o: inch; ped: foot; pundo: pound; milyo: mile;  n o d y o: k n o t; galonyo: gallon; lumanyo: light-year  parsek: parsec (3,26 light-years); m e g a p a r s e k: megaparsec (one  million parsecs).  International signs. Neo has adopted following international signs:  (kilo) No has adopted!  ( m i l i ) 10-3  M  G  T  ( m e g a ) 106  u ( m i k r o ) 1 0 - 6  ( g i g a ) 109  n ( n a n o ) 10-9  ( t e r a ) 1012  ( p i k o ) 10-12  Numbers Sit (6), Is (10) and Ek (100).  We long reflected before adopting these three terms instead of the more  international ones s i x, d e k a n d c e n t, w h i c h f i r s t n a t u r a l l y c a m e t o our  m i n d. O u r o p t i o n w a s d i c t a t e d b y r e a s o n s o f c l e a r n e s s a n d e u p h o n y.  H e r e are some examples of n u m b e r s c o m p o s e d w i t h sit, is a n d ek in  front of the same numbers composed with six, dek and cent:  s i t i s 60  s i x d e k  s i t i s s i t 6 6 s i x d e k s i x  s i t e k s i t i s s i t 6 6 6 s i x c e n t s i d e k s i x  qareksitisqin 4 6 5 g a r c e n t s i d e k g i n  q a r e k d u i s d u 4 2 2 g a r c e n t d u d e k d u  s i t m i l s i t e k s i t i s s i t  6 6 6 6 s i x m i l s i x c e n t s i x d e k s i x  s i t i s a  6 0 t h  s i t i s s i t a 6 6 t h  otekotisot 8 8 8  s i x d e k s i x a  o t c e n t o t d e k o t  20  These examples show that six often causes ugly alliterations; is and ek,  brief and clear and beginning with a vowel, compound themselves much  more harmoniously than dek and cent with other numbers  them. Nem mbers are those wanted by our age of radio and telephones  An expert's opinion:  Here is the opinion of Mr. F. J. K r ü g e r, Interlinguistics Counsellor of  A m s t e r d a m U n i v e r s i t y ' s L i b r a r y,  p r o m m e n t p o l y g l o t, w h o k n o w l e d g e o f all m a j o r c o n s t r u c t e d l a n g u a g e s, a n d a l s o o f a h a s g r e a t a w i d e  n u m b e r  of natural, living or dead, languages:  " N e v e r, in w h i c h e v e r l a n g u a g e, h a v e i m e t n u m b e r s t h a t s o u n d  a s c l e a r l y a n d a s h a r m o n i o u s l y a s N e o n u m b e r s. "  SHORT VOCABULARY: num number; numa numeral, numerical;  nume numerically; n u r i to number; numazo numbering; numado,  n u m i o n u m e r a t i o n; n u m o z a n u m e r o u s; n u m o z e n u m e r o u s l y; n u m o z o  numerousness; numon big number, great number; sennuma numberless;  n u m b e r l e s s l y; m u l m a n y; m u l u n o s many people; mulo  g a n t o q u a n t i t y; g a n t a quantitative ( a l s o: " q u a n t a " ); q a n t i to  quantify; q a l q u a l i t y; q a l a qualitative; g a l i, galifi to qualify; g a l a z o  qualification; q a l i a qualifying, qualificative; galat qualified.  zer(o) zero, nought; n i l o nothing; nix nothing at all, naught; nil..  no...; nili to annihilate; nilazo annihilation; nula worthless; nule in  n o w a y.  adisi to add up; sotraki to substract; multipli to multiply; multiplo  m u l t i p l i c a t i o n; m u l t i p l a l  plicand; m u l t i p l e r multiplier; m u l t i p l e s o multiplicity; m u l t i p l i b l a  multipliable; d i v i s i o n;  mutaniable disishiti; onidend ditdend, divizon division (mil).  m a t e m a t, - a, - e mathematics, a r i t m e t i o, -ical, -metist arithmetic, -ically; -ist m a t h e m a t i c i a n;  --etician; g c o m e t r i o,  m m e w a  - m e t r i s t geometry, - i s t a l g e b r a,  - a i c,  equation; s e n e n d i m a i n f i n i t e s i m a l;  d i f f e r e n t i a l; k a l k u l c a l c u l a t i o n; calculate; kalkulil,  k u l i n g o calculating machine; a d i s i l, a d i s i n g o a d d i n g m a c h i n e; k o n t  a c c o u n t: k o n t i t o c o u n t, t o r e c k o n; s t a n d e l balance (of account).  For DATES, t h e day's number is generally p u t before t h e m o n t h:  u n j a n a r January first; i s g i n n o v e m November 1 5 t h; t r e i s u n decem  D e c e m b e r 3 1 s t.; k a d a t o o i e ? w h a t is t o - d a y ' s d a t e ?; k a i d d e l m e s  of July; mi n a s i r je duisnon lebrar I was born on February 29th.  EXERCISE  Ke vur tu fi oje ? What would you like to do to-day?  M i shar gi shel librer e kof tre I must go to the bookseller's and buy  l i b r o s. t h r e e books.  A r t u s u f d e n g o ? Have you e n o u g h money ?  Mi a r d u e k g i n i s f r a n k o s.  I h a v e  2 5 0  f r a n e s.  S h a k libro k o s t a r sepis f r a n k o s. Each book costs seventy francs.  L o s t r e k o s t o r d o n k d u c k i s f r a n k o s. The three will then cost 210 francs.  Ve restor qaris frankos. Y o u will h a v e 4 0 f r a n c s l e f t.  L o d u i s t r e m a r s or un bel On March 23, we will have a fine  concert.  Ka lo presyo del plasos ? What is the price o f the seats?  Mi n o s p a r; l a s t y e s nos pagir ek I don't know; last time we paid  g i n i s f r a n k o s lo p l a s. 150 francs a seat.  21  Ke for tu krasmatin ? What are you going to do to-morrow  Mi sperar gi kinye kon ma frat. I hope to go to the movies with my  Kom gar ta filyo ?  Il studar jus universitye e laborar He studies la an hendersity and  Ma m a t r o me dar un libro. he is working very well.  Ta dom me plar mul.  My mother gives me a book.  Vur vu veni ne vidi etser ?  Mi vur, mo no par; mi no frida. I would like to, but I cannot; I am  Te miru nel spek: ta vizo lura. Look a t yourself in the mirror;  Sar un inka flek. Kom fir tu it ? It Tsan ink biot. Hoy did you do it ?  Mi no spar; forse dun mi skribir et I don't know; perhaps while I was  writing this letter t o my mother.  Cu tu vidinda l'iv ki flir tan vit? Have y o u s e e n t h e  was yvins so fist airplane that  Vo tir tu lo lapos ke mi te dir? Where did® you put the pencils  I gave you ?  Mize tir ik, mo nun mi no par ze I putt her here, but now I cannot  Aponu ta mant, nos  Put on your overcoat, we are soon  Pardonu, Madam, ve fir mi mal? I beg your hert yor pardon, Madam, did I  No dey, vu me fir nil mal. Don't mention it, you did not hurt  Mi no ir vidat vu sir ik. I had not seen you were here.  I was twice in F r a n c e.  Mi ik primyese. This is the first time I am here.  Kanyes gir vu kinye van vu Lon-  How many times did you go  t h e movies when you were in  Mi ye sir plulyes. I was there several times.  Unyes mi ye inkontrir va gefratos. Once I met there your brother(s)  and sister(s).  Dim d ' e t f o r t u n te  Ka ma standel, pli pertenar.  Half of this fortune belongs to you.  Mesense vu  ritirir t r e e k issit;  qinek treisgar S.  had £ 850; you drew out £ 316;  n o w y o u h a v e £ 534.  Ekos perar shakmes in rutaxidentos. Hundreds (of persons) perish every  i n r o a d - a c c i d e n t s.  grek filosof vivir yo This great Greek philosopher lived  t h o u s a n d s of years ago.  VOCABULARY: sekund second; m i n u t minute; oro hour; ordim  half a n h o u r; o r g a r i m q u a r t e r of a n h o u r; i d o d a y; n o x n i g h t; m a t i n  morning; m i d noon; ser evening; minox midnight; vek week: vekend  m o n t h; b i m e s t w o months; t r i m e s quarter, three  months; sitmes half-year; anyo year; seklo century; milanyo thousand  years, millenary; domid afternoon  alter to morrow; sem always; xi  neye late; sa, save e p sidago; fra within; inye within; fru early;  day: min t a Sung; VeRan do May day, Sad Tuesday; Mirko Wednes-  J a n a r J a n u a r y; F e b r a r F e b r u a r y; M a r s March; A p r i l April; Mey  May; Jun(yo) June; Jul July; Agost August; Septem(bro) September;  Oktob(ro) October; Novem(bru) November; Decem(bro) December.  Primaver, Lenso Spring; Zom Summer; Erso, Autumno Autumn;  Y e m W i n t e r  t e m p o t i m e; s i z o s e a s o n; p e r i o d p e r i o d; d u r i t o l a s t; p a s i t o go b y,  t o p a s s; pas- l a s t; n a r - c o m i n g, t o c o m e; d u n w h i l e.  W h a t time is it ?  Kaore venor vu ? At what time are you going to  Mi venor fra du oros. S a r is m i n g a r i m.  S a r is e q a r i m.  I'll be here a t 5 (o'clock).  I t i s now three o'clock.  I'll come within two hours.  It is late, it is already ten.  It is q u a r t e r t o t e n.  It is quarter past ten.  It is five m i n u t e s t o ten.  Sar is min is.  Sar non min duis.  Sar isun e duisgin.  It is ten minutes to ten.  It is twenty minutes to nine.  It is 11.25.  It i s almost half past eleven.  It will soon be eight.  Sar ja ot min sep.  It is already seven minutes to eight.  I have been here since six o'clock.  Mi arivir yo sit oros.  Mi ik d e p d u oros.  I a r r i v e d s i x h o u r s a g o.  I h a v e b e e n h e r e f o r t w o h o u r s.  At what time is the departure ?  Lo ship departar a i s exakte. T h e ship leaves exactly at ten.  We'll be here in a quarter of an hour.  Kan departos ar vu nok inye mes ? How many departures have  N o k qar d e p a r t o s: du departos Four m o r e departures: two de-  Mi no par giti pre un bivek. I cannot leave before a fortnight.  Zomoro. Yemoro.  T r e m a t i n e.  At any time (of the day).  S u m m e r t i m e. Wi n t e r time.  T h r e e o ' c l o c k in t h e m o r n i n g.  Every hour (adv.).  By n o w; b y this time.  Il a t e n d a r sa oro. Il pagat treisqin frankos ore. He bides his time.  thirty-five francs an  Suplemtempo pagat sitis frankos Overtime is paid sixty francs an  Il astir e arivir justore. m a d e h a s t e a n d a r r i v e d a t  the right time.  a treedim domide lo On June fifteen, at half past three  in the afternoon the t r e a t y  p e a c e w a s s i g n e d.  Narzome n o s departor Fransye. Next summer we'll leave for France.  Septembre mi sor Italye. I n September I'll b e i n Italy.  M i libar J u n a long idos. I l o v e J u n e ' s l o n g d a y s.  Mi sor Londonye nartud a is sere. I'll be in London next Tuesday at  Mi sir Swisye pasyeme. I was in Switzerland last winter.   (dun jinge  T u k a n a j a ? - Mi isot.  Mi sun isot. - Mi nonok duis.  Ma patro ja ginis.  I l aspar apene qaris.  @inanya, sitanya, Qarisanya, qinisanya.  Sitisanya, sepisanya.  AGE  How old are you ? - I am eighteen.  I'll soon be eighteen. - I am not yet  My father is already fifty.  H e h a r d l y looks f o r t y.  six, ten years old.  Quadragenarian,  (in h i s f o r t i e s, in h i s fifties).  Sexagenarialioies).  septuagenarian (in  Octogenarian, nonagenarian (in his  Otisanya, nonisanya.  Centenary (anniversary).  Jubilee (50th birtday),  Nasid; anyid; Birthday; anniversary; Saint's Day.  Pasanye nos celebrir lo garekado Last year  Shexpir-naso,  kespeare's birth.  Naranye nos celebror na nodependo Next w e will c e l e b r a t e o u r  independence jubilce.  Pasanye na granpatro  samany g o a t dei easy, Last sate m a n ather became  the centenary  y e a r of the  Lo pov nonisanyin kadir e vunisir T h e poor ninety y e a r s o l d w o m a n  fell and injured herself badly.  Sor l'endo de ta adol, tu sor adulta. It will be the end of your adolescen-  ce, you will be an adult.  TABLE OF THE PRINCIPAL PREPOSITIONS  a (al) t o (1)  les according to  a b from, beginning with  l o n g a l e. a l o n g, a t t h e s i d e of  a k o n t r e  c o n t r a r i l y t o  m e d e a m i d s t  a n t e  ( a n t e l ) before (space) (2)  m e z e b y m e a n s of  a p s e ( a p s e l ) n e x t to  n i r n e a r  d a ( d a l ) from  o b e above, up  c i s on this side  o n  d e (del) of  p e  pe) byover  d o ( d o l ) a f t e r (time)  ( p o l ) f o r  dorse rear, back of  на с п и н я po  p r e ( p r e l ) before (time)  d r e ( d r e l ) b e h i n d  p r i (pril) about, concerning  d u n during, w h i l e  p r o for, in favor of, per  e s k e ( e s k e l ) except  r e k t e l e o v e r l e a f  e x e out, out of  r i r b e h i n d  f a c e facing fra  r i s p e in r e p l y t o  H e r in spite of  v i t r e  b e h i n d  s e n  w i t h o u t  i m e i n s i d e  s h e a t, t o  i n l o k e i n s t e a d of  s u b u n d e r  i n f o l g e f o l l o w i n g  sube (subel) under, below  inte (intel) between, among  i n t r e ( i n t r e l ) inside  i n y e (inyel) within  j e ( j e l ) t o, i n, f o r, by, near (3)  ( k a u z e l ) because o f  k o n ( k o l ) w i t h  k o n f o r m e according k o n t r e ( k o n t r e l ) to  against  s u r over, above  s u r e a b o v e  t r a, t r a n s  t r u ( t r u l ) through  u (ul) at, in possession of   u m a r o u n d  u n t e ( u n t e l ) down  u s u n t i l  ver to, towards  CORRELATIVE ADJECTIVES, PRONOUNS AND ADVERBS  ADVERBS  PRONOUNS  ADJECTIVES  (locative: -ye)  (individual: -un)  (thing: -0) (mode: -e)  ka which, what  e t t h i s  yen that  k a u n which one  e t u n this one  y e n u n that one  k a o (usu: ko) what  (complement: k e )  e t o t h i s  y e n o t h a t  kae ( u s u: k o m ) how | k a y e (usu: vo)  w h e r e  e t e t h u s  y e n e in that way  etye (usu: i k ) here  y e n y e u s u  ye)  t h e r e  2 5  o s a other   s o m s o m e  s h a k each, every  t o t all  s e r t a c e r t a i n  o s u n a n o t h e r o n e  t o t u n o s (usu: tos)  (plural) all,  all people  s e r t u n s o m e o n e  t h i n g something  o s e o t h e r w i s e  s o m e s o m e w a y  o s y e s h a k o e a c h t h i n g  s h a k e in e a c h w a y  t o t o (usu: to)  tote quite, wholly  s e r t o a certain thing  e l s e w h e r e s o m y e s o m e w h e r e  s h a k y e in each place  t o t y e ( u s u toye)  everywhere  s e r t e in a certain s e r t y e in a certain  a n y w h e r e  t a l y e in such a place  nowhere  somewhe-  nilosye nowhere else  k e l a n y  t a l such  kelun anybody  t a l u n s u c h one  a n y t h i n g  t a l o s u c h a thing  k e l e a n y h o w  thus,  k e l v e nil no  etosa this other (2)  n i l u n nobody  e t o s u n t h i s other  n i l o  e t o s o nothing  t h i s o t h e r  a w a y  n i l e no wise  n i l y e s o m o s a o t h e r  n i l o s a  n o s o m e  o t h e r   o n e  s o m o s u n s o m e o n e  e l s e  nilosun nobody else  thing  s o m o s o e l s e  n i l o s o something  n o t h i n g else  s o m o s e in s o m e  o t h e r w a y  n i l o s e  in n o o t h e r  s o m o s y e r e else  w a y   feminine: kain, etin, yenin, osin, somin, shakin, totinos, sertin, kelin, talin, nilin, etosin, ete.   the adjectives osa, etosa, somosa, nilosa can never be elided.  CORRELATIVES are often used as PREFIXES: k a o r e ? at what t i m e ( h o u r ) ?; k a i n t e n t e e x i r il ?  with w h a t i n t e n t did he go o u t ? kaskope v e n i r i l ? for what purpose did he come ?; nilkaze in no case;  kelkaze in any case; etoxe in this occasion; talkondise in such conditions; kelvede whatever the weather.  Vo?  Unde  Vas  Lom  Кі ?  212  1010  2  Kur?  Neo very often contracts the preposition with the definite article  as given in brackets a b o v e ): al to the; a n t e l before t h e; a p s e l next to  the; d a l from the; del of the; dol after the; eskel except for the; grel in  k o n t r e l against the; nel in the; ol on, over the; pel by the; prel before  the; p r i l concerning the; subel under the; trul through the; ul at the  in possession of t h e; u n t e l down the:  Il dir sa dengo al pov vir.  Prel m a r l o de ma  f r a t.  Antel fenso un tablo. M a frat marlir prel guer. Dol g u e r ecos prosperir. El gir al garden kol filin  sener.  Zi parlar pril tertrem. He gave his money to the poor man.  Before my brother's marriage.  A t a b l e ( i s ) before the w i n d o w.  M y b r o t h e r m a r r i e d before the w a r.  After the war business flourished.  del en- She went to the garden with the  t e a c h e r ' s daughter.  T h e y a r e talking about the earth-   The terminal 1 of the contraction does not shift the stress from the  first syllable: Antel, Apsel, Eskel, kOntrel, kAuzel, etc.   je has all sorts of meanings and is used whenever doubt is felt regard-  ing use of other prepositions.  4) the preposition u (replaced i n Latin with the dative) corresponds  to the Russian u: u mi libro I have, I possess a book (Latin: est mihi  liber; Russian: u menyà kniga).  PREPOSITIONS AND ADVERBS are frequently used as PREFIXES, as well for adjective as for adverbial use:  p r e - w a r; p r e g u e r e before the w a r; p r e n a s a  b e f o r e t h e b i r t h; p r e e x i s t a preexistent;  existence; d o s k o l a after-school; d o s k o l e after school; d o g u e r a  a f t e r- w a r ; d o g u e r e after the w a r ; semviva always living; nokviva  n i u d a t never h e a r d ; n i v i n k a t n e v e r v a n q u i s h e d ; m a n a m e e n a m e m a  t r a t in m y name and in my brother's name.  EXERCISE.  Vo lo dom de t a profesor ?  Lo dom del profesor drel kiezo. The professor professor's house?  professor's  h o u s e b e h i n d  t h e church.  Mi j u v e n a r dal klezo. I h a v e just come from the church.  Perdinde lo klil del pordo, il entrir entered through  the kitchen's  El skribir un libro pril guer. She wrote a book about the war,  I'll go o u t e i t h e r with you or w i t h  venir etmatin. Vur tu i somoso ?  N o b o d y  else c a m e this morning.  Wo u l d else you like to have something  Dank, mi nesar niloso. Thank you, I don't want anything  e l s e.  Et labor endenda inyel vek. This work is to be finished within  t h e w e e k.  S a r lo libro ol t a b l o ? Is the book on the table ?  U il du filyos e un filin. He has two sons a n d a daughter.  N o fexu kontre destin! Don't struggle against destiny!  Nel mensocar vi par edi kelore. In t h e dining-car you can eat at  Vidir vu somun nel dom del l i b r e r ? Did y o u s e e a n y b o d y a t t h e b o o k -  seller's h o u s e ?  Ye sir sa filin kon la spozo. There was his daughter with her  husband.  п о ч е м у  L'ensener parlar al alevos.  Il parlar kon u n alevin.  1l parlar pril libro de la patro.  Il p a r l a r pri sa libro.  T h e t e a c h e r t a l k s to t h e p u p i l s.  H e is t a l k i n g w i t h a (girl) p u p i l.  He is talking about  He is talking about his (own) book.  The man with the grey gloves.  l o s v e n i r k u n e k o l n u v v e s t o s. All came t o g e t h e r w i t h t h e new  Kelo il dicar, no Whatever he says, d o n ' t b e afraid.  Mi p r e n a r e t u n ; t o t o s u n o s po vu. I take this one; all others are  Eto me plar, yeno no. This pleases me, that does n o t.  Mi fonir al doktor; somosun rispir. I called the doctor; somebody else  Venu kon mi shel doktor, ose mi Come with me to the doctor's;  otherwise I will not go.  Rispe v a brif, nos glada v'informi In reply t o your letter, we are glad  Es vu par atendi us kras, mi vole  the book y o u a r e looking for.  wait u n t i l t o m o r r o w,  I'll willingly go out with you.  THE NAME  Ka ta n a m ? Ma nam J a n. Skolye tos me namar Net.  Sar it u n s u r n a m ? E t o n u r lo minifa de Jan. Somyes zi me surnamar Nux. your n a m e ? - My name  Al school, everybody call me Net.  I s t h i s a n i c k n a m e:  Jan's diminutive.  s o m e t i m e s  nickname Nuts.  T e n u g a r e t o ? D o e s this bother you ?  N o, m i n o ize a r g a. No, I do not get angry easily.  Tu r a g a ; tu b o n k a r a k t a. E t e tu sor  sem ixa. natured; thus you will always be  Mi m e dicar: ridelu, osunos te I s a y t o myself: smile, others will  smile at you.  Ka ta fanam (familnam) ? names, your family name (sur-  Pli, Madam, ka va felnam? If you please, Madam, what is your  H a v e y o u a nom-de-plume ?  adoptir lo pseudonim "Sen- I adopted the pseudonym  p i n t e r ? Mi l e konar Do you know this painter?  pel nam; il parar i bon fam. a good repation seems to have  Mi sur glada le koneli.  r e p u t a t i o n.  a c q u a i n t a n c e.  Mi inkontrir ye mul ma konelos. I m e t t h e r e m a n y a c q u a i n t a n c e s of  Maname e name tot membros de In my name and in t h e name of all  na Socado, mi dezar ve feliciti. members o f our Society,  t o congratulate you.  Il ju namadat ambaser Parisye. H e has j u s t b e e n a p p o i n t e d a m -  bassador i n Paris.  Il certe meritir et namado. Н е certainly deserved this ap-  pointment.  Il as grana as vu.  Il y u n i r a  gam vu.  Il min exijema gam vu.  COMPARISON DEGREES  He is as big a s y o u.  H e is y o u n g e r t h a n y o u.  H e is less exacting than you.  27  Grana, granira, granega (muy gra- Large, larger, very large;  n a );  fen, bro, genest (doyeran. Bremely lage, the largest one.  belega ( m u y bela); Beautiful, beautiful, very  beautiful;  belisima, lo belesta (lo plu bela).  Leta, letira, letega (muy leta); S m a l l, extremely beautiful; most beautiful.  s m a l l e r, v e r v s m a l l:  letisima, l o letesta (lo plu leta). extremely small, the smallest (one).  Olda, oldira, oldega (muy olda); Old, older, v e r y o l d;  oldisima, l'oldesta (lo plu olda). extremely old; the oldest (one).  Un oldun, un oldin. An old man, a n old woman.  SENTENCE BUILDING  Sentence building is very free in Neo.  The English student may freely  copy the order that comes naturally to him, according to the rules of his  own language.  The adjective may be placed before or after the word to which it relates,  and similarly for the object pronoun and for the adverb. You may say:  M i v e a m a r as well as M i a m a r v e (I love you).  COMPLEMENT'S TRANSPOSITION. Especially in poetry, one  before the subject.  patron libir f l y o = filyo libir patro the son loved the father  Ion mint patre t a t e i n t o the tern fooked at the girl  femon m i r i r lo fel = lo iel m i r i r lo fem the girl looked at the woman. This ending n may be used only in case of transposition. Beginners  may totally ignore it.  For Neo's OPTIONAL GENITIVE see above.  AFFIXES  PREFIXES:  ad-deputy, assistant, under-, sub-  adsekrerunder-secretary;adderkersub-manager;  a d r o y v i c e r o y; a d k o l n e l  lieutenant-colonel;  a d l i n g u o auxiliary language.  a m b - both  a m b e l t a of b o t h s i d e s; a m b e l l e o n b o t h s i d e s;  a m b - d e z o both side's wish; a m b d e c i d e by both  side's decision.  3)  ante- before (place)  a n t e k a m antechamber; antegardo vanguard:  a n t e c e n i r o centre-forward;  a n t e k o r t e l fore-  c o u r t; a n t e b r a s o fore-arm  anti- contrary, anti-  antialkola anti-alcoholic; antiatoma anti-atomic;  a n t i k o l o n y i s m o a n t i - c o l o n i a l i s m; a n t i f e b r a  antipyretic; a n t i p r o t e k i s m o antiprotectionism;  a n t i k o n s t i t u a a n t i c o n s t i t u t i o n a l.  a r e i - higher degree,  most, extreme,  bi-, du- two-, bi-  a r c i d u x a r c h d u k e; a r c i r i k a e x t r e m e l y rich;  areikolma overcrowded; areivesko archbishop;  a r c i v e s k a archiepiscopal  b i l i n g u a bilingual; dalimes nimon languages:  bimetala bimetallic; bimesa bimonthly (of  ¥   m o n t h s )  8 )  b i s - twice, double  bo- kinship by  m a r r i a g e  b i s v e k a t w i c e - w e e k l y; b i s m e s a twice-monthly;  biside twice a day; bisanye twice a year.  b o p a t r o father-in-law; b o m a t r o mother-in-law;  b o f r a t brother-in-law;  b o s o r s i s t e r - i n - l a w:  bofilyo son-in-law;  b o f i l i n daughter-in-law;  b o e l t r o s parents-in-law  di-  1b) do-  privative,  d i f to undo; diarmo disarmament; d i v a n t a g i  to disadvantage; d i p o e z i to depoetize  d o m i d  d o m i d e a f t e r n o o n; in d o m i d a a f t e r n o o n;  afternoon; d o g u e r a postwar;  d o g u e r a p r e s y o s postwar prices; d o s k o l a after-  s c h o o l  I1) dui-  difficult  d u f p l e k i b l a diflicult  to t o  d u f l e k t i b l a difficult t o e x p l a i n; d u i v e n d i b l a  s e l l; d u f k a p i b l a  difficult  g r a s p:  dificult to read; d u f u d e r a  h a r d o f  h e a r i n g   ex- ex-, former  e x r o y ex-king; expresident ex-president;  e x s p o z o f o r m e r  h u s b a n d  13) ge- of both sexes  14) in- entering,  15) inter- between  16) intra- i n t e r i o r  g e s i r o s l a d i e s a n d g e n t l e m e n; a n d s i s t e r s; g e s p o z o s h u s b a n d  g e i r a t o s b r o t h e r s  a n d wife (Gesp.  M r. a n d M r s. )  i n m i x i  t o interfere; inkasi to encash; inkesi  t o encase; involvi to envelop  i n t e r v e n intervention; interlini to interline;  i n t e r n a s y o n a i n t e r n a t i o n a l  i n t r a v e n y a i n t r a v e n o u s; i n t r a m u s k l a i n t r a -  muscular; intraderma intradermic; intracelula  intracellular  17 ize-  e a s y  i z e p l e k i b l a easy to explain; i z e d i c i b l a  easy  to s a y; i z e k o m p r e n i b l a  e a s y u n d e r s t a n d  18) in-  just  ¡ u m a r l a t j u s t m a r r i e d: j u p a r s a t just p u b l i s h e d;  j u n a s a t n e w b o r n: j u a r i v a t j u s t a r r i v e d; j u r i c a t  j u s t received   mal- pejorative  m a l l a m a ill-famed, malformation; m a l i x luck; m a l o n e s t a  d i s h o n e s t; m a l a b i o a w k w a r d n e s s  20 mis- badly  m i s i n i o r m o m i s i n f o r m a t i o n; m i s p o s a l mis-  f e a s a n c e; m i s t r a t i mishandle; m i s p r o n u n c o  m i s p r o n u n c i a t i o n   mul- many, poly, m u c h  m u l f o r m a multiform; m u l d e n g a having m u c h  money; mulsilba polysyllabic; mulsorta artiklos  many s o r t s of articles   nar- next, to come  n a r v e k next week; n a r i e s next m o n t h; n a r m e s a  32 ni-  33 по -  34) pas-  35 pre-  36 re-  n a r s a b a n e x t S a t u r d a y ' s; n a r y e s  n a r o x e on the next occasion  n e v e r  n i u d a t never heard, unheared-of; n i v i d a t never  seen; nivinkat unconquered, never vanquished  n o p o s i b l a i m p o s s i b l e;  n o e n d a t unfinished;  n o v e r a not t r u e; n o v o l e unwillingly; n o k r i b l a  unbelievable; nonegibla undeniable; nonoposibla  last, past  not impossible p a s m i r k o last Wednesday; p a s v e k last. week;  p a s v e k a l a s t week's;  p a s y e m a  last w i n t e r ' s;  p a s a n y a last year's  before (time)  p r e i s t o r a p r e d a n k i orchistorie, in trevance;  t h a n k  preistor  predestination; p r e l a s t a last b u t o n e  repetition  refi to do again; renuvi t o renew; relekti to read  again; reinstal reinstallation; r e p r i n t reprint,  reimpression; r e m a r l o remarriage; redici to say  again  3 7 ri-  cinship replacement  3 8 r i n   rear, back  задний  назад  r i m a t r o s t e p m o t h e r;  ripatro stepfather;rifrat-  by r e m a r r i a g e;  stepbrother,  h a l f - b r o t h e r: r i s o r s t e p s i s t e r, h a l f  sister; r i p y e s o s spare p a r t s; r i r o t s p a r e wheel;  r i g u m o n spare t y r e; r i f o l y o s refills (sheets)  r i r s h o p back-shop; r i r g a r d o rearguard; r i r s i z o  late season: r i p e n s o hidden motive; r i r a k t i v a  retroactive; r i r i g i to go into reverse  2 9  конец созона  3 9 ) s a m -  9 0 s e m i - hall-  41) s e n -  42) s u l - under  similarity,  equality  samlandan fellow-countryman; s a m t e m p e at  t h e same time; s a m k o l o r a o f t h e s a m e color;  ideas; s a m i d e a n,  samidein a man, a woman having the same ideas.  semivege half-way ( a d v. ); s e m i t e r p, - e  half-lime; s e m i l o n g o half-length; semimorta  h a l f - d e a d; s e m i b a k  lack  s e n m o v a i m m o b i l e; s e n m o v o i m m o b i l i t y; seno-  d o r a odourless; s e n k o n d i s a unconditional; s e n -  p o s o powerlessness; sendulda impatient; s e n -  d u l d o impatience  s u b t e r a underground (adj.); s u b m a r a submarine  (adj.); s u b m a r i o r s u b m a r i n e (ship); s u b s u o l  subsoil; subdevolva under-developped; substimi  t o u n d e r r a t e When preceding a vowel, sub- may be replaced by  s u - suagent, sub-agent, sub-agency;  s u e v a l u i undervalue; s u o f i c e r n o n - c o m -  missioned Officer  43)  over, super s u r o m superman; s u r o m a s u p e r h u m a n; s u r s t i -  m a d i t o overvaluate; s u r k o t i t o  44) 10.  s u r a b o n d o s u p e r - a b u n d a n c e  all-, any- multi-coloured;  anyhow; tosorta of all sorts; tosorta jensos all  s o r t s of p e o p l e  45) tri, tre-  t h r e e  t r i m e s  t h r e e months, q u a r t e r; t r i m e s a,  q u a r t e r l y: trigon t r i a n g l e; t r e b e d a k a m bedroom with 3 beds. t r i p e d  tripod;  46) tris- three times,  t h r i c e  trismese three times a month; trisanya periodik  periodical published thrice yearly  47) un-  one, mono-  u n a l m a, - e u n a n i m o u s, -ly; u n a l m e s o u n a n i m -  i t y; unelta, -eso unilateral, - i t y; unkolora  o n e - c o l o r e d; u n d e r k a v e o o n e - w a y  street;  unsilaba monosyllabic  48) y 0 - a g o yolong long time ago; yopok a short time ago;  y o v e k w e e k a g o; y o v e k o s s o m e w e e k s ago;  yoanya koronazo the coronation of a year ago  Neo also uses Greek and Latin prefixes poli-, p a r a -, m o n o -, qasi-,  p e n t a -, e x a -, e p t a -,  S U F F I X E S:  - a C pejorative v i r a c o bad man, ruffian; b o y a c o bad, nasty boy,  g u t t e r s n i p e; l i b r a c o b a d b o o k; v e r k a c i to bungle,  -ad a c t i o n  d u m a d o nonsens e;  T a n f a r o n a d o f a n f a r o n a d e;  s h e n a d o s t a g i n g; s h e n a d e r s t a g e - m a n a g e r: m o -  v a d i to move on  function,  office  b l o w  -al language    botanic family  order, class  p u n c h ; p e d a d o k i c k ; p e d a d i to k i c k  Carmal Parisian slang;"  spanch; spanisa;  lang, Grekaya modern  G r e k: R u s a l R u s s i a n: N e d a l  Dutch; Polnal Polish; Cimal chinese, Japonal  r o z a l ( - o s ) rosaceac; c i p r e s a l cupressaceae; v e r-  b e n a l ( - o s )  t e r t i a r y ; p r i m a l u n a p r i m a r y - s c h o o l p u p i l, a m a n  o f primary culture; u n d a l i ú n a secondary-school  schoolgirl    - a l d o chief,  p r i n c i p a l l  stasyonaldo station-master; partedaldo party-  leader; o r k e s t r a l d o orchestra-leader,  s t a t a l d o  c h i e f of s t a f t  member of  c i v a n, c i v i n c i t i z e n ( m, 1 ) ; f e l d a n, f e l d i n p e a s a n t,  p e a s a n t w o m a n ; s a m r i l i g a n, - g i n c o r e l i g i o n i s t  (m, 1) bovan(-os) bovidea; r u m i n a n r u m i n a n t ;  s h a l a n ( - o s ) o v i d a e ; o v a n  oviparous  - a r o  edaro refectory; pransaro dining-room; ludaro  p l a y i n g p l a c e ; p r e g a r o  chapel  - a r y o  destinaryo addressee; latadaryo legatee; bene-  t i c a r y o beneficiary  - a v a  firava ferriferous; k u p r a v a cupriferous; a u r a v a  a u r i e r o u s ;  n i l a v a  h a v i n g nothing, devoid,  -ayo  material thing  d e s t i t u t e edayo food, victuals, feed; bevayo drink ; dorayo  something hard, callosity; medikayos medecines,  -azo action  f o r m a z o formation; l u s t r a z o polishing; s a p o n a -  -eg large, big, much,  very  -el vaguely connected  w i t h t h e r o o t  very l a rg e ; t o r t e g a  particular meaning; only a n indeter-  minate relation b e t w e e n the word finishing  corresponding H a m e l (from  f l a m flame) will-o'-the-wisp; fansel (from fanso  fancy) gadget  - e I n  good-natured;  w h e e d l i n g: s o n y e m i t o  - e n d a   -ensi  -er   -eso   - e s t  - e t   - e y o   -grat O   -ia   -ibl   -ia  -le    b e m e n d e d: v e r i f i k e n d a t o b e  verifica; l u k e n d a  vidend a valensee B; lakena do besent back;  a g e n d a agenda (things to be done)  s k u r e n s i to d a r k e n ; k l a m e n s i to s t a r t s c r e a m i n g ;  p l o r e n s i to s t a r t weeping  vender seller; kofer  b u y e r ; o p r e r workman;  workwoman ; tennisman;  tenis(er)in tennisplayer(woman);  b o n e s o (contraction of prudenteso) prudence;  whiteness; n e r e s o  b e l e s t a  most beautiful; g r a n e s t a the largest;  b o n e s t a the b e s t ; m a l e s t a the worst  b o y e t little b o y ; f e l e t l i t t l e girl; d o m e t small  h o u s e ;  to sip  o m e y o humanity; y u n e y o young people ; noble y o  nobility (noble people); K r i s t e y o Christendom  g e o g r a l g e o g r a p h e r ; g e o g r a t a g e o g r a p h i c: g e o -  g r a t i o geography; b i o g r a i biographer; biografa  biographical; -flo -aphy  kia whose; nilunia nobody's; tosia everybody's;  l o p o v i a v i v the poor man's life  i b l a available; p o s i b i a possible; v i d i b l a visible;  v e n d i b l a saleable; l e k t i b l a readable; n o p o s i b l a  i m p o s s i b l e  d e s c e n d a n t  Eraklid Heraclidan; Israelid Israelite; latinida  o f l a t i n o r i g i n  c a u s e  kie for what reason, w h y ; e t i e f o r t h i s r e a s o n ;  n i l i e for no reason; kelie for any reason; s o m i e  f o r s o m e r e a s o n  determining, c a u s i n g  d o r m i l a  soporific ; e x i t i l a exciting;  b e n i l a  helpful, beneficial; l e z i l a prejudicial ) - i g  -i¡  -il  to go  to become  i n s t r u m e n t,  t o o l   -in feminine   - i n d having done   -inil small container   -ingo machine   - i o (pron. i - o ) art,  trade; a whole,  a set  bedigi to go to bed; dormigi to go  t e n s i g i to go to the window; laborigi to go to  d o r m i j i t o fall a s l e e p ; o l d i g t o g r o w o l d ; v i d i b l i j i  t o b e c o m e v i s i b l e ; b e l i j i to grow b e a u t i f u l  o r i l clock, watch;  nutcrackers ;  a p p a r a t u s ; s u k r i l sugar t o n g s ; d e n t i l tooth pick ;  d e k t o r i n lady doctor; roin queen; venderin  salesgirl; p i n t e r i n  seamstress; leonin lioness; tigrin tigress  vidinde having s e e n ; r i c i n d e h a v i n g r e c e i v e d ;  o l d i g i n d e having grown old; o l d i j i n d a who has  s u g a r bowl; s a l i n i l salt-  l a v i n g o w a s h i n g - m a c h i n e ; p l a t e n i n g o w a s h i n g - u p  medicine; p a n i o bakery, baker's shop; i n d u s t r i o  industry; oldio old people; old things; socio  49) -д уо (р г:: и-уо)  container, small  place or book  - у е place   -yer, -eyer plant,  s i g a r e t u y o cigarette-case; o k i l u y o spectacle-  c a s e: totuyo hold-all, bin; garduyo sentry-box;  o r d u r u y o  r e c t o r y; t r e n u y o  time-table; fonuyo call-box, t e l e p h o n e b o o t h:  o r u y o  f o n a d r e s u y o telephone directory  klezye at church, to church; kinye at the movies,  to the movies; Londonye in London, to London;  B r u x e l y e  a t Brussels, to Brussels; skolye al,  to s c h o o l; d o m y e h o m e, a t h o m e; t o y e  e v e r y - n o w h e r e  w h e r e; s o m y e somewhere; nilye  apple-tree; r o z y e r r o s e - t r e e; t r u l y e r  peach-tree; pirseyer pear-  tree; fragyer strawberry plant  so a n y times; d u y e s twice; e k y e s  h u n d r e d d a y s t i m e s; i d y e s; o n e d a y; p a s i d y e s a g o; n a r i d y e s o n e o f t h e s e c o m i n g s o m e  d a y s.  to Paris; Fransye in, lo France; Romye in, to Rome; Italye in, to  or when speaking of places in general:  Mi gar klezye I am going to church; mi gar al San Paul klezo I am  going to St. Paul's Church; el gar skolye she goes to school; el g a r al  N o r m a s k o l s h e g o e s t o t h e N o r m a l S c h o o l; il s u n g o r a l I n g e n e r s k o l  he will soon go t o t h e E n g i n e e r i n g S c h o o l; m i U n i v e r s i t y e  the Universily; i l g o r s k o l y e xenye he will go to school a b r o a d; il g o r  a u n x e n a skol b e will go to foreign school; il g o r s k o l v e d o r i v e  he will go to school in the village; il g o r al d o r i o s k o l he will go to the  village school.   -ior m e a n s of  fishing-boat; destroyer; ivior  transport aircraftcarrier;   - i r comparative  a l t i r a t a l l e r, h i g h e r; granira larger;  •smaller; f o r t i r a s t r o n g e r; k l e v i r a more clever;   -is reflexive  o f i r a m o r e f r e q u e n t; o f i r e more often  seirist to loke takesh munisi to punish one-   -ism, -ist doctrine,  p a r t i s a n ) - i l i l l n e s s,  med. affection   - l o g, -a, -io science,  art (pron.: i - o )   - o l young animal   - o n d g o i n g t o;  to c o m e  k o m u n i s m o, -ist(a)  ciner diphtheria; epit hepatitis; uremit urae-  dermolog, - a, - i o dermatologist, -ogical, -ogy;  nel m e s o s v e n o n d a in the  d e p a r t o n d a the ships that are   -orio (pron.: i - o ) factory  b i s g i t o r i o biscuit f a c t o r y; t e l o r i o linen manu-  factory; k o r d o r i o rope-making, rope-manufactory.  -oyo ( p r o n.: o - y o )  skriboyo desk, writing-table; klozoyo cupbora,  T u r n t t u r e  wardrobe; frigoyo refrigerator, cooler   -oz a b u n d a n c e  rikozo great richess; r i k o z a very rich; lumoza  luminous; l u m o z o effulgence, sheen, glare   -ue r e c i p r o c i t y  l i b u c i to love e a c h o t h e r: l i b u c u ! love e a c h o t h e r !:  m u t u a l a i d; b o n b o y o s e l p u e a r good   -ul tiny  boys help one a n o t h e r  o m u l h o m u n c u l e; i n f a n u l t i n y t o t; m a n u l tiny  h a n d; p e d u l tiny foot; k a t u l kitty (cat)  i n d i v i d u a l  lo v u n u n t h e wounded m a n; lo v u n i n the wounded  (fem.: -in) w o m a n; m a l u n  m a n; m a l i n  p r i z u n prisoner; p r i z i n woman prisoner  ELISION  One may OPTIONALY (never obligatorily), and SO LONG AS THIS  DOES NOT INTERFERE WITH EUPHONY AND CLARITY, elide  following words: the article lo before a word beginning with a vowel:  P a r b o,  l ' a r b o s the tree, the trees  l'eldo, l ' e l d i n o s l ' a v e n t u r o s the hero, the heroines  d ' A r t u r A r t h u r ' s a d v e n t u r e s   t h e preposition de and the word ke (pronoun or conjunction), and  also the object pronoun, before a word beginning with a vowel:  l ' a v e n t u r d ' e l boy this boy's adventure  l ' o r e l o s d ' u n a s n o a n a s s ' s e a r s  l ' o k o s d ' u n f e m k ' i l v i d i r the eyes of a w o m a n he saw  m ' a m a r tu a s m i l ' a m a r ?  do you love me as I love you ?  il d i e a r k ' i l V a m a r he says t h a t he loves you   the two-syllable (one syllable after elision) or at most three-syllable  (two syllables after elision) ADJECTIVE, when PRECEDES the  noun to which it relates, NEVER WHEN IT FOLLOWS IT:  e t (a) dom  t h i s h o u s e  yen (a) floros t h o s e f l o w e r s  n u s ( a ) l e t ( a ) k a m o s nice little r o o m s  un gran(a) bel(a) klezo a big b e a u t i f u l c h u r c h  mi ricir ta gentil(a) brif I received your kind letter  let(a) domos c klezos g r a n a S m a l l h o u s e s a n d l a r g e c h u r c h e s  4) the ending o of the NOUN, but ONLY IN THE SINGULAR..  plural's designation os MAY NEVER BE ELIDED see NOUN  mele n u r e the ending at of the past participle, when used as a noun suffixed with  in (feminine) :  l a k u z a t; l'akuzin ma l i b a t; ma libin ma benamat; ma benamin the accused ( m; 1)  my beloved (m; f)  my much beloved (m; /)   t h e sullix er and other suffixes, to reduce the length of a few feminine nouns above):  biblioteker; bibliotekin librarian ( m; /)  m a t e m a t i s t; matematin mathematician ( m;  korespondent; korespondin c o r r e s p o n d e n t m;   a n y word may be elided, when this is suggested by the  r h y t h m or b y T h e poet is of course granted  extra freedom in this matter, as his muse may suggest to bim.  COMPOUND WORDS  C o m p o u n d words are very frequent in Neo. They a r e f o r m e d by  simple joining, b u t a h y p h e n can always be used to help the r e a d e r who  is new to Neo, and when the resulting compound word seems too long :  b o n a good, k o r h e a r t; b o n k o r good-heartedness; b o n k o r a good-hearted  D o n a g o o d; v o l w i l l; b o n v o l g o o d w i l l; b o n v o l a, - e goodwilling, -ly  mala bad, ill; malkore illnaturedly; malvol ill-will  Skol school, m a e s t r o t e a c h e r; s k o l m a e s t r o schoolmaster  d o r i o village,  k l e z o c h u r c h; d o r i o k l e z o village c h u r c h  a r t a r t; i s t o r history; a r t i s t o r art-history; A r t i s t o r - S k o l Art-History  e n t a whole; k o r heart; e n t a k o r e whole-heartedly  a m o r l o v e : p e n sorrow; amorpen love-sorrow  menso dining; car c a r; mensoear dining-car  When writing compound words, it is suggested, as soon as the word  seems too long, or as soon as there is a danger of confusion, we separate  the composing words with a hyphen: skol-maestro, art-istor, dorio-  m e n s o - c a r.  its or sund was have t o r are sister, sach, smoisestro. ceping  English compound words as "cigarette-holder", "cross-bearer", "pen-  "pen-wiper", "windscreen-wiper" are translated in Neo either  directly (with e n d i n g -er for a person, ( s i g a r e t i l ), kruz-porter, plum-tenil, t o o l ) : s i g a r e t - p o r t i l  v i t r e l - s h u g i l,  o r by using t h e infinitive: p o r t i - s i g a r e t, p o r t i k r u z, t e n i p l u m ( p l u m i l ),  Shugiplum,  The English idiom "from day to day",  from year to year", and so on,  is shrunk in Neo t o single words comprising the initial syllable and the  This useful device can be extended to adjectival (ending -a) and to  verbal ( e n d i n g - 1, etc.) u s a g e : l e t l e t a s m a l l e r c o m e s m a l l e r a n d s m a l l e r; l a d l a d a u g l i e r a n d a n d s m a l l e r; l e t l e t i to u g l i e r : o l d o l d i t o be-  g r o w  older and older.  So k o n s t a t a r un idida melazo.  E t land far ananya progres.  Viv ye shirshira.  Nun il melmelar.  Il melar idide.  A d a y to day improvement is  ascertained.  T h i s c o u n t r y  is m a k i n g a year  t o y e a r  p r o g r e s s.  L i f e is there more a n d more expensive. He is now doing better and better.  He is getting better from day to day.  34  El n u s n u s a r idide. She is growing prettier and prettier  f r o m day to day.  Nos adsir al orora pizazo del situo. We witnessed t h e h o u r to h o u r  deterioration of the situation.  " t h e m a n w i t h t h e g r a y g l o v e ",  word: lo nerkapla fel, lo grizganta vir, lo verdroba d a m.  GEOGRAPHICAL NAMES. Geographical names have been arbitrarily established in Neo. They  a r e s u b j e c t t o c h a n g e s, a c c o r d i n g to l o c a l p r e f e r e n c e o r t a s t e, o r for o t h e r  unaccountable reasons. The changes may be no less arbitrary than the  c a r l i e r forms.  H e r e is a list of s o m e of t h e s e n a m e s :  Country name Inhabitant   language  fashion, manner  and adjective  B r i t, b r i t a B r i t a, B r i t i n Great Britain, B r i t i s h  Briton, Britisher,  B r i t i s h w o m a n Anglo, a n g la Angla, Anglin  Angla l England, English Englishman,  English Englishwoman Franso, -a Fransa, -in Fransa l France, French Frenchman, Fren c h  F r e n c h w o m a n  I t a l i o, - a l a I t a l a, - i n I t a h a n, I t a l a l I t a l i a n  I t a l y, I t a l i a n I t a l i a n w o m a n B e l g o, - a  B e l g a, B e l g i n   b r i t a n a, -e a, ado  a f t e r  t h e B r i t i s h  m a n n e r ( s t y l e )  a n g l a n a, - e after  t h e E n g l i s h  m a n n e r  t r a n s a n a, -e  a f t e r the French  m a n n e r  i t a l a n a,  -e the Italian  manner b e l g a n a, - e  a f t e r  Belgium, B e l g i a n, - w o m a n  D e c l a n d, d e u c a D e u c a, Deucin D e u c a l d e a u c a n a, -e  German (1) German, - w. G e r m a n  R u s i o, r u s a  R u s a, R u s i n R u s a l r u s a n a, - e  R u s s i a  Russian, - w.  R u s s i a n  Cin, c i n a China, C i n a, C i n i n C i n a l  c i n a n a, -e  C h i n e s e  Chinaman, - w. Chinese  Ned(o), n e d a Neda, Nedin N e d a l Nedana, -e  Netherlands, Dutchman,  D u t c h  ( H o l l a n d ) D u t c h Dutchwoman  S U R S, s u r s a Sursa, - i n s u r s a n a, -e  U. S. S. R.  G r e k i o, g r e k a Greece, Greek Graka, -in G r e k a l m o d e r n  Greek mod creekrekana, -e  G r e k )  E u r o p, -a E u r o p a, - i n  e u r o p a n a, - e  Europe, A m e r i k, - a Amerika, - i n A m e r i k a l  a m e r i k a n a, -e  A m e r i c a,  Azyo, a z y a Azya, -у і п a z y a n a, - e  Asia, -jatic  A f r i k, a f r i k a A f r i k a, -in afrikana, -e  USA (USIO), usa Usa, -in Usal, Amerikal usana, - e  U.S.A., American   A u s t r a l y o, - y a Australya, -yin australyana, - e  Australia (4)  Austro, austra Austra, - i n austrana, -e  Austria, - i a n  85  Japon, -a Japan, Japona, -in  Japanese  A r a b i o, a r a b a Arab, -in  Arabia, - l a n  T u r k i o, t u r k a Tu r k ( a ), - i n T u r k e y, Swis, a Switzer" S w i s a, -in  land, Swiss  O c e a n y o, -ya Oceanya, - i n  Oceania, - i a n   Mexik, - a Mexico, Mexixa, -in  -an  Mexico, Mexil- Mexikurba, -in  u r b o, - a M e x i - Mexikoa, -oin  co-City A l g e r y o, - y a Algerya, -yin  A l g e r i a, - i a n  A l g e r a, -a A l g e r a, -in  A l g i e r s, o1 -  T u n i s y o, -ya Tunisia, - i a n  T u n i s, - a T u n i s y a, Tunisa, -in  -yin  Tunis, of -  L o n d o n, l o n d o n a L o n d o n a, - i n  London, Londonian  Paris, -a P a r i s a, -in  Paris, -ian  R o m a, - a Rome, Roma, - i n  R o m a n  Japonal  japonana, -e  A r a b a l  a r a b a n a, - e  T u r k a l  turkana, -e  swisana, -e  o c e a n y a n a, - e  m e x i k a n a, - e  mexikurbana, -e  algeryana, -e  algerana, -e  t u n i s y a n a, -e  tunisana, -e  L o n d o n a l   l o n d o n a n a, - e  P a r i s a l   p a r i s a n a, -e  R o m a l   r o m a n a, - e   G e r m a n i o means Old Germany (history) (germana, German, -in;  g e r m a n a n a, - e .   Belgal might mean "French as spoken in Belgium"; same, Swisal  Ameraland Osal rand Amerin (inguage) or „English as  3) A m e r i k a l and U s a l mean  spoken i n America (in t h e United States").  4) "australa" (belter "Suda"), would mean "austral, southern".  5) o c e a n means " o c e a n " ( o c e a n a oceanic).   L o n d o n a l m e a n s: London slang, Cockney; P a r i s a l: Parisian argot;  R o m a l R o m a n dialect. Inhabitants may also be called: Britun, -tin; Anglun, Anglin;  Fransun, Fransin; etc.  For the languages, there are verbal, adjective and adverbial deriv-  a t i o n s:  a n g l a l a, - e in English; a n g l a l i to speak, to k n o w English;  t r a n s a l a, - e i n F r e n c h; t r a n s a l i to speak, to know French;  rusala, -e in Russian; rusali to speak, to know Russian.  C u s o m u n ik f r a n s a l a r ? D o e s a n y b o d y s p e a k F r e n c h h e r e ?  E t a n g l a l a t r a d u k This English translation is not good.  M i b a d u k o r et l i b r o r u s a l e. I'll t r a n s l a t e this book i n t o Russian.  R u s s i a n t e a c h e r w h o  l a r p e r t e. knows English perfectly.  glishman.  Zi a r un t r a n s a anglala klavin. They have a French girl-typist for  English correspondence.  Old, classic, or constructed languages don't need the suffix -al: Latin  Latin; G r e k ancient Greek (modern Greek: grekal); S a n s k r i t Sanskrit;  Esperanto Esperanto; Neo Neo.  I l l a t i n a r m o no g r e k a r.  El esperantar e near.  He knows Latin b u t he does not  k n o w a n c i e n t G r e c k.  She knows Esperanto and Neo. USEFUL IDIOMS  There is nothing so difeult as translating idioms from one language  into another.  When an English idiom does not appear clear enough in a  word for  word translation, try and give this idiom its real meaning in quite simple  l a n g u a g e.  Here are some attempts to translate the true meaning of some English  idioms:  So great a m a n.  Un t a n gran vir.  A certain Mr. Smith.  S e r t S r  Smith.  To set a n example.  Di l'exemplo.  What a surprise you are giving me! K a s u r p r e n vu m e d a r !  I am coming in a f e w minutes. Mi v e n a r fra p o k m i n u t o s.  Three shillings a head. Tre shilingos pro cet.  To go a-hunting. Gi yagi (yagigi).  To a b a n d o n oneself to... A b a n d o n i s i  T a k e n a b a c k,  Tre paid for ki acaried, aghast. Disckurati saton a s t o n o c a.  W h a t ' s the m a t t e r ? К а m a t ?  In broken a c c e n t s.  K o n v o k r o m p a t.  T o m e e t  with acceptance.  I n k o n t r i aprov.  Road  accident.  R u t - a x i d e n t.  Aircraft accident.  I v - a x i d e n t.  T h e d i s p u t e h a s b e e n s e t t l e d. Lo kontendo aranjat.  his a c c o u n t s. L e s la  d i c o s.  To acknowledge receipt of a letter.  R i c a v i z i u n b r i f.  To put in action. Aktadi. - Movadi.  It adds up to ten thousand franes. Montantar ismil frankos.  The lack of a d j u s t m e n t  b e t w e e n  Za malkun.  their t e m p e r a m e n t s.  M u c h a d o a b o u t n o t h i n g, Mul rum po nilo.  W i t h o u t f u r t h e r a d o. Sen plu. - Sen oso.  They found it to their advantage. Zi t r i r it vantaga (po zi).  T o take medical advice. Konsulti mediker. - P r e n i m e d i k a  o p i n.  F o r e i g n  Affairs.  Foreign Office.  Xenecos. Xenecado.  T h a t ' s a n o t h e r a ff a i r !  E t o osa  gestyon!  T o w i n a l t e c t i o n.  G a n i a f e k t o. - G a n i s i m p a t i o.  H o w I w o u l d like to b e y o u n g a g a i n !  K a n mi d e z u r resi y u n a !  Now and again. - From time to time.  Temtempe.  To be over age.  Si s u r a j a; suraji.  This cime ed esur propswith me.  Nos grear va propozo. E t klim no me k o n v e n a r.  A i r - c o n d i t i o n ( t o ); - e d; -ing.  E r k i; e r k a; erko.  (Via) Air-Mail. - By a i r.  I v e. -  E r e.  Air-tight. Air-hostess.  Ermetika. Er-ospin.  A i r- b r i d g e.  E r - p o n t. Er-portat.  A i r - b o r n e.  A l a r m s i g n a l.  A l a r m c l o c k.  Alarmil. Velyil.  F i r s t of a l l.  At all hours. - At a n y time. Toprime. K e l o r e.  N o t a t all.  N i l e. - N i x e.  That's all.  Eto to. Sar to.  All included  To i n s e.  All of a  sudden.  S o d e n e.  All right!  O. K. ! O k e !  To allow oneself.  Alms-house  Permisi Azil Ospizo Altar-boy  Korgoboy.  Neo's OPTION/.L GENITIVE  We may optionally use in Neo the sullix ' ('oy), corresponding to the  English 's to mark the genitive:  ma patro'y dom  ma librer'oy filin  nos no libar et fem'oy modos  et libros-oy print exela  my father's house  my bookseller's daughter  we d o n ' t like this woman's manners  the printing of these books is excellent.  Both OPTIONAL GENITIVE's sullix - y (-oy) and COMPLEMENT  TRANSPOSITION'S sullix -n (-on, -an) (see page 28) were suggested by  Mr. Béla Mariash (Hungary).  Pronunciation of letter "¿". According to Mr. Adrian J. Pilgrim's (Leicester)  convincing suggestion, we have decided to accept for this letter the optional use  of both English (John, jolly) and French (Jean, joli) pronunciations.  Compound infinitive verbs. We wish to p o i n t o u t the equivalence of following  verbal forms:  = s i v i d a n d a ( t o b e s e e i n g ):  v i d i n d i = s i v i d i n d a = i vidat (to h a v e seen):  vidondi = sividonda (to will have seen):  = si vidat (to be seen).Arturo Alfandari. Alfandari. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Alfandari,” pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library. Alfandari.

 

Grice ed Alfieri: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale di LVCREZIO, il filosofo repubblicano – la scuola di Parma – filosofia parmigiana – filosofia emiliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Parma). Filosofo parmegiano. Filosofo emiliano. Filosofo italiano. Parma, Emilia-Romagna. Grice: “I like Alfieri; the enzo is vital – Vittorio Alfieri has statues at Torino! V. Enzo Alfieri dedicated his life to prove that Democritus was more of a poet than a philosopher. ‘Indeed, I will go as far as to argue that he ain’t no philosopher!’ Unfortunately, Abbagnano ignored him, and Lucrezio stayed in the canon! Then Alfieri tried to study the idea of the ‘in-divisibile,’ the ‘atom’ and the ‘clinamen,’ and how Lucrezio was a good poet but a bad philosopher!” Allievo di CROCE (si veda). Vive a Milano ove si laurea in filosofia e insegna filosofia alla Bocconi e Pavia.  Allievo di MARTINETTI (si veda) e CROCE (si veda), di cui condivide l'ideologia liberale e il approccio filosofico, ma anche gentiliano non ortodosso secondo la definizione di Spirito, è un oppositore del regime fascista che lo arresta quando a Milano scoppia una bomba all'ingresso della fiera che fa sospettare che si tratta di un fallito attentato al re. A. è incarcerato a San Vittore assieme a tre altri filosofi: Malfa, Segre e Vinciguerra. È liberato senza processo per l'interessamento di Croce che tramite Marinetti ha intervenire MUSSOLINI – il filosofo ufficiale. Un secondo arresto avvenne presto per la scoperta di lettere ritenute compromettenti dalla censura fascista. È scarcerato per l'intervento di GENTILE (si veda) ma dove lasciare entro due giorni l'insegnamento a Modena e trasferirsi a Milano dove riusce a sopravvivere grazie all'aiuto di amici e di parenti che lo ospitarono.  A Milano ottenne il primo incarico alla Bocconi dove rimane fino al suo trasferimento a Pavia. Suoi amici, maestri e testimoni di libertà, come lui stesso li definì, oltre a Croce, sono Prezzolini, Radice, Flora, Albertelli -- ucciso alle Fosse Ardeatine -- e, tra i più vicini e affezionati, Spadolini.  Fortemente critico nei confronti del movimento di sinestra e impegnato attivamente per le riforme della scuola, fondatore "Movimento per la libertà e la riforma dell'università italiana" e il comitato nazionale per la difesa della scuola e divenne presidente dell'"Associazione amici dell'Gerusalemme. Collabora a “L’'Italia: che scrive che riusce a mantenere una certa autonomia nei confronti del fascismo. Monarchico, iscritto al partito liberale Italiano, si avvicina agli ambienti della destra, aderendo al Sindacato libero scrittori italiani e collaborando con Volpe e “Intervento” di Gianfranceschi. Collaboratore per la filosofia de “Il Giornale” diretto da Montanelli.  Tra i suoi saggi vanno annoverati studii sulla filosofia romana, “La tristezza di Pindaro”; “Lucrezio”; “Gl’atomisti” e opere di estetica, L'estetica dall'Illuminismo al Romanticismo. Ad A., oltre ad un suo epistolario con Croce, si devono due memorie autobiografiche -- “Maestri e testimoni di libertà” e “Nel nobile castello” -- dove sono originalmente ritratti personaggi della vita culturale e politica italiana da Croce a Scotti, da Jacini a Casati, a Flora. Troiano, Allievo di Croce, Corriere della Sera. Ferrari, Martinetti e Banfi, in Il Contributo italiano alla storia del Pensiero Filosofia Treccani. Tarquini, Gli sviluppi di LA SCUOLA DI GENTILE:  da Carlini Spirito, in Croce e Gentile Treccani; Mariuzzo, La Scuola di Pisa, in Croce e Gentile Treccani. Veneziani, LXVIII pensieri sul CXVIII: un trentennio di sessantottite visto da destra, Firenze, Loggia de' Lanzi; Elia, Monarchici e partito, su Italia Reale.  Croce, A., Lettere,  Milazzo, Spes; Garosci, Nel nobile castello, in Tempo presente, Forum per A., Rendiconti, parte generale e atti ufficiali; Cicalese, A. maestro di studi e di vita, in Antologia, A.: maestro e testimone di libertà: atti del Convegno, Cremona, Circolo Culturale Croce; Parente, A. e il nobile castello, in Belfagor. Già A. nell’introduzione al breve primo scritto bembiano incluso in una strenna dell’editore Sellerio, ha colto una possibile connessione ai dialoghi platonici più letterari, dove a proposito del piacere ecfrastico dello scrittore per il podere di S. Maria del Non scrive. Bembo si compiace a descrivere il luogo a lui caro, il fresco riparo dalla calura estiva, il fiumicello, i pioppi piantati dal padre, il quale si stupisce che nella piana verso le pendici dell’Etna vi siano platani, che gli fanno forse risovvenire i platani d’Ilisso. L’intuizione diviene più. Del resto l’opera stessa prima del Bembo, il “De Aetna”, richiama a quei molteplici interessi – spesso da e su testi  – che ispira le Castigationes Plinianae. E la stessa felice ambientazione del dialogo già di per sé dilata i confini dell’oggetto esegetico e rilancia tutte le più vitali istanze di plenitudo culturale, di renovatio che Barbaro stesso (e Poliziano per suo conto) indica tra gli scopi della propria lezione (Mazzacurati). Sono una plenitudo e una renovatio che si muovono anche da quell’indirizzo filosofico e umanistico insieme che era stato così caratteristicamente veneziano, da Barbaro a Valla: nella ripresa di un tutto autentico Aristotele che Aldo consacra con la sua monumentale edizione delle opere aristoteliche ispirata alla lezione di Ermolao e dedicata a Pio. Proprio sulla base della retorica e della poetica aristoteliche, ripresentate come esemplari dopo secoli e secoli sulla laguna, poteva svilupparsi anche la filologia più nuova del Bembo, tutta fondata sul concetto di creazione artistica, non come furor o inventio platoniche, ma come imitatio naturae e su una considerazione critica nuova della lingua», Branca, La sapienza civile, c Bembo Pietro. De Aetna: il testo di Bembo presentato d’A., note di Carapezza e Sciascia (Palermo: Sellerio) concreta se posta a confronto con un altro testimone contemporaneo di Bembo, Giraldi. Questi infatti nella sua lettera introduttiva a Renata di Francia alla Historia Poetarum Latinorum, su uno sfondo tutto boccacciano -- l’occasione della peste e la conseguente riunione di una piccola brigada (Pico e Piso) --, così si esprime nel presentare la cornice diegetica del trattato. A., critico verso la cecità dell'eruditismo dei filologi che si affannano a congetturare e spostare, sminuzzare e riattaccare i luoghi del poema di LUCREZIO, sintetizza ancora. Il canto del sonno e dei sogni si riattacca a quei canti precedenti, ai canti delle illusioni, e apre la via ai versi contro la più terribile delle illusioni: contro l'amore. Ecco come viene il sonno: una parte dell'anima è dispersa fuori, una parte si è raccolta nel profondo della sua sede, e le membra si sciolgono, e manca il senso, perché il senso è opera dell'anima. Ma il senso non manca interamente, perché, se no, non si potrebbe riaccendere mai più e sarebbe la morte. La causa del sonno è la continua perdita di atomi da parte del corpo, perdita che avviene specialmente per le incessanti percosse degli atomi aerei; e questi versi sono bellissimi, nella narrazione dell'inavvertito conflitto, eppoi nella rappresentazione della sonnolenza, con versi rotti e con un verso finale di grande dolcezza.POPLITESQVE CVBANTI SÆPE TAMEN SVMMITTVNTVR VIRISQVE RESOLVUNT. E il sonno segue al cibo e alla stanchezza, perché allora è avvenuto un tanto più grave turbamento di atomi in noi. Qui passiamo all’illusioni. Ognuno si sogna quello che è la sua occupazione del giorno. Gl’avvocati sognano di trattar cause, il generale di guidare eserciti alla guerra, il marinaio di lottare coi venti, LUCREZIO d'essere sveglio a scrivere il 'De rerum natura'. Ed ecco quelli che si sognano i pubblici spettacoli, dopo essersene storditi per tanti giorni. I cavalli, che sognano le corse. Il cane, che sogna la caccia e fiuta in aria ve si agita; i merli si sognano di sfuggire ai falchi. Così gl’uomini: sanguinosi e paurosi sogni di re, sogni terrificanti di uomini che si credono alle prese con pantere e leoni, e gente che parla dormendo e svela tutti i propri segreti, e gente che immagina di morire o di precipitare da alti monti, e gente che ha sete e si sogna di essere presso un fiume e di bere infinitamente”. E' come se all'interno di un'argomentazione piana, di un'espressione variata, di un vocabolo già abusato, di un ritmo additivo irrompessero sistematicamente una rivendicazione terminologica, un elemento imprevisto, un segnale indecifrabile, un'interruzione del ritmo, un vestigio ad investigare. Non cessano infatti di stupire, per vistosità e normatività, un'accelerazione espressiva e un turbamento linguistico, i quali tuttavia, anziché disperdersi in una sorta di dadaismo originario o di impazzire nel gioco retorico, concorrono al prima e al poi della dimostrazione, alla proporzione del dettato, alla simmetria e regolarità del verso. Essi stessi riducibili a struttura, più simile ora ad un reticolo cristallino, ora ad una tavola aritmetica, ora ad un ordinamento geometrico. Questa compresenza dell'uno e del molteplice, del medesimo e del diverso, del codificato e del nuovo -- responsabilità morale di annunciare un nuovo mondo. Linguistica, che porta alla preoccupazione dell'iso-morfismo, al voler far combaciare vocabolo e oggetto segnato, segnante ordine linguistic, ordine cosmico. La eversibilità e convertibilità di ordine fisiologico o naturale, e di ordine filologico -- verbale. Anzi, la fisiologia irrelata e caotica sembra comporsi e prendere forma in un divenire “caosmico” proprio grazie alla filologia, la quale ordina sintammaticamente il molteplice -- il complesso nel semplice, nel semplicissimo (atomon, indivisum), domina il caos, resiste alla morte ed all'amore, e, anziché immaginare o assecondare l'esistente, lo ferma e se ne appropria. A VT NOSCAS REFERRE EARVM PRIMORDIA RERVM CVM QVIBVS ET QVALI POSITVRA CONTINEANTVR ET QVOS INTER SE DENT MOTVS ACCIPIANTQVE QVIN ETIAM REFERT NOSTRIS IN VERSIBUS IPSIS CVM QVIBVS ET QVALI SINT ORDINE QVÆQVE LOCATA NAMQVE EADEM CÆLVM MARE TERRAS FLVMINA SOLEM SIGNIFICANT EADEM FRVGES ARBVSTA ANIMANTIS SI NON OMNIA SVNT AT MVLTO MAXIMA PARS EST CONSIMILIS VERVM POSITVRA DISCREPITANT RES SIC IPSIS IN REBVS ITEM IAM MATERIAI INTERVALLA VIAS CONEXVS PONDERA PLAGAS CONCVRSVS MOTVS ORDO POSITVRA FIGVRÆ CVM PERMVTANTVR MVTARI RES QVOQVE DEBENT ATQVE EADEM MAGNI REFERT PRIMORDIA SÆPE CVM QVIBVS ET QVALI POSITVRA CONTINEANTVR ET QVOS INTER SE DENT MOTVS ACCIPIANTQVE NAMQVE EADEM CÆLVM MARE TERRAS FLVMINA SOLEM CONSTITVVNT EADEM FRVGES ARBVSTA ANIMANTIS VERVM ALIIS ALIOQVE MODO COMMIXTA MOVENTVR QVIN ETIAM PASSIM NOSTRIS IN VERSIBVS IPSIS MVLTA ELEMENTA VIDES MVLTIS COMMVNIA VERBIS CVM TAMEN INTER SE VERSVS AC VERBA NECESSEST CONFITEARE ET RE ET SONITV DISTARE SONANTI TANTVM ELEMENTA QUEVNT PERMUTATO ORDINE SOLO AT RERVM QVÆ SVNT PRIMORDIA PLVRA ADHIBERE POSSVNT VNDE QVEANT VARIÆ RES QVÆQVE CREARI. Analogia tra formazione di "verba" et versus e formazione res, espressa dagli eadem e dal parallelismo tra "significant" e “constituunt” resa esplicita nella spiegazione della paronomasia ignis/lignum iamne videas eadem paulo inter se mutata creare gnis et lignum?  Quo pacto verba quoque ipsa  inter se paulo mutatis sunt elementis, cum ligna atque ignis DISTINCTA VOCE NOTEMUS. Costituenti minimi semantica (parola, sillaba, articolazione, prima articolazione, seconda articolazione, terza articolazione), natura (radice, atomo, molecula). Reversibilità dei co-efficienti dei costituenti minimi -- “positura”, “motus”, “ordo” -- che già nella metafisica aristotelica -- dell'aristotele perduto -- sono indicati come le sole e tutte differenze che possono presentare tra loro le lettere. Circolarità tra realtà fisica e linguistica con successione intrecciata delle argomentazioni nei due passi elemento -- ELEMENTUM (gr. stoicheion) è costituente originario sia di alfabeto che natura, secondo Democrito e Leucippo, fonte Metafisica, Aristotele. IL PORTICO, nella sua lotta contro GL’ORTELANI, sostiene la legge finalistica del Logos come vera unica legge che indirizza la scrittura delle opere e la formazione delle cose. Platone sostene l'esperienza letteraria come micro-cosmo produttori del reale. Concursus motus ordo positura figurae. Sono documentati come 'produttori' del 'reale' (res, rerum) in Leucippo, Democrito (dalla Metafisica) ed Epicuro e sono gl’esatti sinonimi latini dei termini greci – “individuum”, atomon; “elementum”, stoicheion, simple, simplice, simplicissimum. Il verso è straordinario, dal punto di vista ritmico, tutto spondaico, e semantico, essendo costituito da soli sostantivi elencati a-sindeticamente, e culminante dal punto di vista fonico su “ordo”, quasi palindromo, appena bi-sillabo. Un verso icastico, che riprende i termini già esposti ma in ordine sparso e vi associa “figurae”, termine con una doppia valenza (ma monosemia) materiale e linguistica. Numerose testimonianze nei testi grammaticali latini fanno emergere la perfetta corrispondenza della terminologia atomistica e linguistica, in quanto tutti i termini "concurcus", "motus", "ordo" et "positura" sono specificamente grammaticali. motus concursus gramm: fenomeni fonetici: sinalefe (contrazione in un'unica sillaba di due vocali, solitamente dittonghi), sineresi (contrazione in un'unica sillaba della vocale terminante di una parola e di quella iniziale della successiva), iato (incontro di vocali forti successive). Il “distaccamento”, l'”accostamento”, il “mutamento” degl’atomi convertono la natura delle cose nello stesso modo in cui l'”omissione”, l'”aggiunta”, il “mutamento” delle lettere convertono l'identità delle parole. Il modello grammaticale sembra in ogni caso essere preminente e fungere da paragonante per scoprire e chiarificare i meccanismi del mondo atomico, “ex apertis in obscura”, per rendere più semplice il passaggio dall'esperienza sensibile della littera scritta all'invisibilità degl’infinitesimi atomi, elementa. Gramm: flessione (verbo) musica: ritmo retor: figura retorica  ut potius multis communia corpora rebus multa putes esse, ut verbis elementa videmus. L'assimilazione tra “verbum” e “res” fornisce una giustificazione e funzione della filosofia, nonché annulla il divario tra filosofia e poesia, aprendo la strada della ben più successiva divulgazione scientifica. È convinzione epicurea quella dell'iso-morfismo tra parole e cose, e tale risulta nella costituzione del poema intero, costruito come un cosmo vero e proprio. La valorizzazione di ogni singola parola, la sua attenta scelta si riflette in un innalzamento a materia poetabile delle realtà anche più umili, come “minerali, piante, fiumi, cielo, mare, terra, fiere, uomini”. Si crea così una democrazia linguistica ante litteram, lontana dal buonismo religioso, spesso degradato in ipocrisia, o dagl’esperimenti degl'atomismo logico di Russell, che demolendo la sintassi o creando l'enumerazione caotica volevano demolire la società borghese e capitalistica e criticare la massificazione elevando ogni singola parola, pur immersa nella sua massa uniformemente bianca e nera che è il testo. Vittorio Enzo Alfieri. Alfieri. Keywords: Lucrezio, l’implicatura di Lucrezio, la folla di Lucrezio, Croce, filosofia romana, la terminologia della grammatica filosofica di radice del portico: elemento, figura, individuo, concorso. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Alfieri” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice ed Alfonso: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – scuola di Santa Severina – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Santa Severina). Filosofo calabrese. Filosofo italiano. Santa Severina, Crotone, Calabria. Grice: “I like Alfonso – no, he ain’t a Spaniard; the surname was pretty popular in Southern Italy after the roaming of the Spaniards! And it’s ultimately barbaric, that is, Goth!” “Typically, for a philosopher, a professional one, I mean, he started with logic for teenagers (il ginnasio ed il liceo), but with a twist – he called his lectures (his ancestor may testify) ‘logica reale,’ or colloquenza reale – and he tried to criticse “il Vera,” who had written “Il problema dell’assoluto.” “Like me, he has an interest in S is P and S is not P (questo uomo no est sensibile). His first utterance is actually, NOT ‘the fat cat sat on the mat, and as he sat on the mat, he saw a rat” – but the rather naïf ‘il sole e luminoso.’ He gives two other examples, which are easy to detect, since he does not use quotes but ITALICS!: “questo corpo est rotondo” and “questa pianta fiorisce.” His idea, like mine, or Peacocke’s,, or Speranza, is that that is pretty much enough to deal with the most serious problems in philosophy: the judicatum, and its component Concetto 1 e Concetto 2 – “Questa pianta fiorisce’” -- Un temperamento di spirito positivo e di evoluzionismo idealistico, che attesta l’origine del suo metodo e la serietà dei suoi studi, ma che dimostra pure quanto egli si sia discostato dall’indirizzo del Vera e dello Spaventa per accostarsi a quella che fu chiamata la sinistra hegeliana»  (Luigi Ferri). Filosofo. Autore di pubblicazioni scientifiche e di numerosi articoli su riviste letterarie e quotidiani, alcuni dei quali sulla Calabria e sui personaggi delle tragedie di Shakespeare, che gli fanno guadagnare l’attenzione per l’approccio singolare alle opere del grande drammaturgo. Da una famiglia di proprietari terrieri, si dedica all'approfondimento delle Sacre Scritture, grazie ai due fratelli del padre, canonici del capitolo metropolitano della cattedrale. Questi studi -- parte dei quali pubblicati con il titolo “Le donne dei Vangeli” (Firenze, Successori Le Monnier) -- manifestano un approccio *positivista* sull'analisi del testo biblico. Terminati gli studi nel suo paese natale si trasfere a Catanzaro, dove è allievo del letterato e patriota rocchitano Gallo-Arcuri. Frequenta il liceo ginnasio Galluppi, conseguendo la licenza ginnasiale. Ottenne in seguito la licenza liceale con lode al liceo classico del convitto Vittorio Emanuele II di Napoli, che gli fa valere, su concessione del ministero della pubblica istruzione, la possibilità di iscriversi alla facoltà di filosofia presso la Regia Napoli. Alla facoltà di Filosofia, dove, allievo di SANCTIS, VERA, e SPAVENTA, ottenne vari riconoscimenti.  Consegue la lauree in filosofia. I lincei gli assegono il premio reale per la filosofia per il saggio dal titolo “Kant: i suoi antecessori e i suoi successori”. Su espressa volontà del padre fa ritorno a Santa Severina. Ma la passione per l'insegnamento prevalse e partecipa ai concorsi a cattedra per i licei, iniziando a insegnare Filosofia in Sicilia: Caltanissetta, Messina e Catania. Da questa esperienza di insegnamento cominciarono ad evidenziarsi sempre di più le sue qualità didattiche, tant'è che il ministro della Pubblica Istruzione Boselli lo convoca a Roma per affidargli la cattedra di filosofia nei licei, prima al liceo ginnasio Umberto I e poi al Liceo Visconti. Comincia a collaborare con le più importanti riviste, tra cui il Nuovo Convito, la Rivista d’Italia, la Rivista moderna politica e letteraria, la Rivista italiana di filosofia, la Nuova Antologia, L’Educazione, la Rivista italiana di Sociologia, la Rivista di filosofia e scienze affini e con diversi quotidiani, tra cui L'Osservatore Romano. Chiamato dal ministro della Pubblica Istruzione Boselli ad insegnare filosofia all'Istituto Superiore, dove, in seguito a concorso, divenne Professore. Ha come colleghi Pirandello e Capuana. Durante i trantaquattro anni di insegnamento all’istituto superiore, è relatore di oltre trecento tesi. Per il Dizionario illustrato di Pedagogia, curato da Credaro e Martinazzoli, redasse la voce Istituti Superiori femminili di Magistero. Anche libero docente di filosofia alla Regia Roma.  All'insegnamento affianca sempre una prolifica attività di saggista, pubblicando saggi che spaziano dai temi dell'educazione e della morale all'economia politica, dagli studi sull'ambiente e sulle foreste all'analisi criminologica dei personaggi shakespeariani. Il suo sommario delle lezioni di pedagogia generale (Loescher) è giudicato dalla Reale Accademia dei Lincei frutto d'amorosa meditazione e di mente abituata alla ricerca e alla costruzione filosofica, che esce dai confini degl’ordinari trattati di pedagogia per elevarsi ad una sintesi mentale superiore. Tenne la prolusione all'Universal Congress of Races di Londra, che è poi pubblicata col titolo “Speculative psychology and the unity of races” (Loesche). Membro del Congrès indu progrès religieux a Parigi. Consulente medico della Real Casa d'Italia durante il regno di Umberto I e del Palazzo Apostolico Vaticano sotto il pontificato di Benedetto XV.  Mai volle aderire ad alcuna corrente filosofica e politica, ed è fortemente avversato dal ministro della pubblica istruzione GENTILE (si veda), che decide di mandarlo anzitempo in pensione con un provvedimento ad personam. Si tratta del Regio Decreto all'interno della Riforma GENTILE, che anticipa, per i soli professori del Magistero, il collocamento a riposo al compimento del settantesimo anno anziché al settantacinquesimo, come per gl’altri docenti universitari. Il suo posto è immediatamente occupato da RADICE, amico di Gentile. Anche CROCE intervenne nella vicenda in favore di A., chiedendo a GENTILE una deroga a tale decreto, ottenendo però risposta negativa. La salma è portata sulla carrozza della Real Casa e seppellita nel Cimitero del Verano. Santa Severina, gli ha intitolato una via del centro storico e la Scuola elementare. Saggi: “Le donne dei Vangeli” (Firenze, Monnier); “Sonno e sogni” (Milano, Trevisini); “Principii di logica reale” (Roma, Paravia); “Lear” (Roma, Alighieri); “La dottrina dei temperamenti” (Roma, Alighieri); “Psicologia” (Torino, Boccai);  “Pregiudizi sull'eredità psicologica (genio, delinquenza, follia)” (Roma, Alighieri); “I limiti dell'esperimento in psicologia” (Roma, Loescher); “La filosofia come economia” (Roma, Loescher); “Lo spiritismo secondo Shakespeare” (Loescher); “Psicologia criminale. Critica delle dottrine criminali positiviste” (Roma, Loescher); “Il Cattolicismo e la filosofia” (Roma, Loescher); “Otello delinquente” (Loescher);  e “Pedagogia: l'educazione come economia” (Roma, Loescher); “Note psicologiche, estetiche e criminali ai drammi di Shakespeare: Macbeth, Amleto, Re Lear, Otello” (Milano, Società Editrice); “Principii economici dell’etica”; “Naturalismo economico”; “Principi naturali d’economia politica” (Roma, Athenaeum); “Gl’alberi e la Calabria dall'antichità a noi” (Roma, Signorelli); “La dis-occupazione: cause e rimedi” (Torino, Bocca). Nicolò d'Alfonso Il  del Sud  Furio Pesci, Pedagogia capitolina. L'insegnamento della pedagogia nel Magistero di Roma, Parma, Ricerche pedagogiche, Francesco d'Alfonso, Nicolò d'Alfonso. Ritratto di un intellettuale indipendente, Bisignano, Apollo edizioni, cit Gallo-Cristiani, In memoria del filosofo Nicolò d'Alfonso, Roma, A. Signorelli editore, La vicenda del pensionamento di Nicolò d'Alfonso è ricostruita e ampiamente documentata in Nicolò A.. Ritratto di un intellettuale indipendente, Francesco A., L'onesto solitario. Vita e opere del filosofo Nicolò A., Reggio Calabria, Città del Sole edizioni,  Francesco A., Nicolò A.. Ritratto di un intellettuale indipendente, Bisignano,  Francesco A., Amleto e Ofelia. La critica shakespeariana negli scritti di Nicolò A., Reggio Calabria, Città del Sole; Pesci, Pedagogia capitolina. L'insegnamento della pedagogia nel Magistero di Roma  Parma, Ricerche pedagogiche, Gallo Cristiani, In memoria del filosofo Nicolò A., Roma, A. Signorelli; Mariantonella, Marchesini e la «Rivista di filosofia e scienze affini», Angeli; Macris, Nicolò A.: uno studio introduttivo, in Quaderni Siberenensi, Catanzaro, Ursini, Luca, Santa Severina. L'antica Siberene, Pubblisfera; Testa, La critica letteraria calabrese, Pellegrini; Bernardo, Santa Severina dai tempi più remoti ai nostri giorni, Istituto editoriale del Mezzogiorno; Santa Severina Università La Sapienza di Roma Accademia dei Lincei Liceo classico Albertelli.   Il prof. Nicolò A. presenta Note psicologiche, estetiche e criminali ai grammi di Shakspeare Macbeth, Amleto, Re Lear, Otello. Una nuova fase dell'economia politica; Speculative psychology and the unity of races. Il cattolicismo e l'insegnamento della storia del cristianesimo nell'Università di Roma; La filosofia della storia nel nostro tempo; Morgagni e la biologia moderna; In Calabria». A., come già risulta dall'elenco dei sagg presentati, s'è occu pato di argomenti disparatissimi, senza che però, a giudizio unanime della Commissione, egli sia riuscito a trattarne alcuno con metodo scientifico. Per la più parte sono saggi occasionali e informativi, discorsi, prelezioni. Ma invano si cercherebbe un'indagine compiuta con intento scientifico. Le nole psicologiche sui drammi dello Shakspeare, che del resto sono una ristampa di articoli pubblicati già parecchi anni addietro, per molti rispetti sono pregevoli, contenendo osservazioni giuste, e in ogni modo attestano l'amoroso studio che l'A. ha fatto dei drammi dello Shakspeare; ma, a giudizio unanime della Commissione, non sono titolo sufficiente per l'assegno del premio a cui il A. aspira. E' un insegnante che ha una lunga e onorata carriera, e moltissime saggi. Ma queste che pur contengono molti pregi, riguardano la psicologia, la logica e la pedagogia La stessa opera che s'intitola Saggio di filosofia morale è un saggio di psicologia applicata alla critica dell'antropologia criminale. Il Sommario delle lezioni di filosofia generale – LA FILOSOFIA COME ECONOMIA -- in cui espone i concetti cardinali del suo approccio, non tratta propriamente problemi morali, al cui studio non arreca contributo notevole l'opuscolo Principi economici dell'Etica. Formulati in questo modo i giudizi riassuntivi intorno ai quattordici candidati, e vagliati comparativamente i titoli di ciascuno, e tenuto conto infine dell'esito della prova orale, la commissione procede alla votazione definitiva, secondo le norme. La terna risulta così concepita in ordine alfabetico: Calò con III voti favorevoli e due contrari; Ferrari, con III voti favorevoli e due contrari; Orestano, a voti unanimi. II voti riporta il candidato Zini. Essendosi quindi proceduto alla graduazione dei III candidati designati per la terna, in ordine di merito, si ha il seguente risultato: 1°Orestano con voti IV contro uno; Ferrari con voti III contro due; Calò con voti III contro due. Il candidato Calò ha un voto come primo nella terna. La Commissione pertanto propone a V. E. di nominare Orestano professore di filosofia a Palermo. Roma, Il Consiglio Superiore di Pubblica Istruzione, esaminati gl’atti del concorso,li riconobbe regolari e nell'adunanza delibera di restituirli al Ministero senza vazioni.  La Commissione Osser.  Quando un maggior numero di uomini si strinsero in rapporti fradi loro e furono animati dal *fine comune* (mutual goal) di *aiutarsi* (reciprocal helpfulness)  nel superare le difficoltà per la vita, onde si vide il grande vantaggio del lavoro collettivo, questo fatto ha una grande importanza per quegl’uomini e pei primordi dell'umanità in genere. È allora necessaria la dimora fissa in un luogo, ciò che dovea  LA STORIA DEL LINGUAGGIO.   diminuire loro idisagi e le incertezze del domani. Si preferi di dimorare presso le rive dei fiumi, dei laghi e del mare, che offrivano certi vantaggi. Risoluto il problema dell'esistenza nell'oggi, è reso possibile il tentativo di produrre pel domani, allora si principio ad allevare il bestiume ed a coltivare la terra, prendendo insegnamento, come potevano, dalla natura. Allora è reso maggiore il bisogno di *esprimersi* (express ourselves) e d'*intendersi* (comprehend ourselves) in un più largo ambito e nacque nell'uomo il desiderio di ben provvedere al suo avvenire, à quello della tribů o della piccola società ed a ricordare la vita passata per trarne insegnamento per l'avvenire. È reso ancora necessario il tradurre in segni materiali, e perció più memorabili, i rumori e le voci di *espressione*: prima origine della scrittura e della lettura. Ma, anche in questo caso, quando non si tratta di do vere riprodurre l'immagine sensibile delle cose, ma di usare SEGNI più o meno facili ad eseguire e da connettere alle parole, ciascuno dove significare da principio in modo affatto ARBITRARIO ed inintelligibile agli altri le proprie rappresentazioni. Solo posteriormente, per mezzo d’accordi, alcuni *segni* (segnante/segnato) sono ricunosciuti da parecchi siccome *esprimenti* alcune date *rappresentazioni*. Si *stabilisceno* (Grice – established procedure) cosi tanti segni (segnante, segnato) per quante sono le parole in uso. Però un cosiffatto costituirsi della società primitiva non avvenne per un aggruppamento solo, in un solo sito, di uomini e di famiglie. Dato invece il continuo dirimersi e disgregarsi degli uomini preistorici, bisogna ammettere che è dovuto avvenire, isolatamente, in vari punti della superficie della terra; e per ciascuna piccola società dovettero stabilirsi speciali segni di scrittura e di lettura. Questi movimenti d’emigrazione e d'immigrazione, di conquiste, raggiunte con la violenza o con la calma e l'astuzia, sono più frequenti nei primordi della storia, poichè in quei tempi non tutti i bisogni individuali e sociali dell'uomo potevano essere sollecitamente soddisfatti, quantunque fosse stato prepotente in lui il desiderio di soddisfarli. E poichè ogni gruppo sociale migrante, come ha un complesso di parole, cosi puo avere un complesso di *segni* a quelle corrispondenti, avvenendo lo stesso per la società che subiva l'immigrazione o il dominio, con la mescolanza degli uomini dove ancora avvenire una mescolanza di differenti linguaggi. In questo caso il gruppo sociale più potente dove esercitare il suo dominio sul popolo nuovo arrivato o sul debole. È necessario perciò che gl'imponesse anche la propria lingua, altrimenti non sarebbe stata possibile la comunicazione degl’animi, prima condizione al vivere. Queste società col vivere a lungo in un sito andarono incontro ad alcuni disagi per lo sfruttamento del terreno non ancora coltivato secondo la legge naturale o per la distruzione degl’animali boschivi o infine perchè il loro sviluppo sociale dove far loro avvertire NUOVI BISOGNI o per dar nuove esplicazioni alle loro energie. Nasce perciò in loro o in parecchi di essi il bisogno di avvicinarsi ad altre società, sia per offrire a queste i prodotti particolari del loro suolo e della loro industria e rice verne altri, sia per offrire loro le proprie energie organiche dalle quali volevano trarre un profitto. L'avvicinamento e poi la reciproca compenetrazione degl’animi avvenne per via pacifica o per la violenza e la forza, onde la società sopravvegnente sottomise a sè l'indigena. sociale. Ma si deve anche ammettere che il popolo vinto o il nuovo ha in parte contribuito a modificare la lingua dell'altro, non potendosi ammettere che esso si fosse potuto così facilmente e presto privare della sua lingua abituale e l'altro non ne ha subita alcuna modificazione. Cosi, come la parola (del greco parabola), anche altri segni dove subire molteplici metamorfosi in ragione del vario congregarsi e disgregarsi degl’uomini, in ragione dei vari influssi che quelle società esercitarono fra di loro. E quando in mezzo alla vita indeterminata delle società primitive sorge un popolo energico e forte che acquisto di sè una coscienza superiore a quella degl’altri popoli che si sforza di soggiogare e di dominare ed impose loro i suoi costumi, le sue credenze,  è quello il primo popolo veramente storico e allora la lingua di esso è imposta ai vinti ed ammesso riconosciuto da questi. Ma un popolo che sa esercitare il suo dominio è destinato a vivere e a perpetuarsi. È necessario allora che esso diventi qualche cosa di organico, che ha un ordinamento interno, che ha leggi ed istituzioni. Un popolo cosi costituito è costretto a conservare ed a coltivare la propria lingua, dando un valore determinato alle proprie parole; perchè solo cosi è possibile il governo che deve implicare la stabilità delle leggi e della istituzioni alle quali deve perció connettersi una lingua determinate e fissa, altrimenti quel popolo ricadrebbe, come, malgradociò, tende sempre a ricadere, allo stato primitivo di disgregamento. In un popolo che vive e dura la lingua deve non  solo fissarsi ma le parole di cui consta debbono moltiplicarsi. E ciò non può non ammettersi se si considera che una società che vive non può non compiere, per mezzo degl’individui che la costituiscono, un'attività psicologica scrutativa e conoscitiva sulla natura circostante. Questa che da principio apparisce come qualche cosa di molto semplice, come un tutto a sè, in ragione che più si esercita l'attività umana sopra di essa,apparisce distinta in una molteplicità di gradi o di oggetti i quali alla loro volta da prima appariscono indeterminati nelle molte proprietà di cui risultano e, progressivamente, appariscono sempre più determinati. Tale è stato il movimento della conoscenza dai primordi della storia sino ai nostri tempi e non si è peranco arrestato. Di nessun oggetto si può dire che esso sia stato cosi studiato ed analizzato in tutte le sue note, in tutti i suoi rapporti, che un ulteriore studio nulla di nuovo potrebbe darci. Quantunque questo processo di scrutazione e di conoscenza si sia eseguito sopra ogni cosa, pure non tutti i popoli hanno all'istesso modo fatte le loro conquiste in ogni ramo della realtà. Giacchè alcuni hanno scrutato un ramo ed hanno lasciato intatto un altro di essa e, conseguentemente, la lingua si è più arricchita in quella regione della natura che non in un'altra. Inoltre è avvenuto nella storia che, come gli uomini hanno fatto un progresso nel campo della conoscenza, si sono ingegnati di servirsi delle loro cognizioni per modificare la natura esteriore a loro profitto, producendo una molteplicità di beni e sovrapponendo cosi all'opera della natura una nuova creazione che è quella dell'arte. Tutte le istituzioni sociali sono creazioni dello spirito, Cosi quando un popolo emerge nell'arte della guerra e delle conquiste, come il popolo romano, deve anche creare una nomenclatura in cose militari e guerresche. Giacchè, anche in questo caso, ogni nuova veduta, ogni nuova invenzione, per quanto possa sembrare poco apprezzabile, pure deve essere contrassegnata dalla sua parola. Tale lingua non puo riscontrarsi nei popoli che, nel movimento storico, precedettero quelli. Ed allora la nuova lingua potrà inprosieguo divenire patrimonio di nuovi popoli; perchè le conquiste di una nazione nel campo della conoscenza e dell'attività pratica tendono a divenire patrimonio ed eredità delle altre nazioni, Una nazione che emerga nel mondo pel suo dominio sul mare, ciò che non può avvenire senza la costruzione di vascelli di meravigliosa complicazione, come il popolo ligure, deve creare una nomenclatura marinaresca, sia per le varie parti e di vari apparecchi di cui consta un vascello, come per la loro funzione e per gli uomini che vi si addicono, nomenclatura che *prima della formazione di quei vascelli non avea ragion d'essere* e che ora deve essere accettata dalle altre nazioni che vogliono costruire  nelle quali se la natura interviene, essa non vi è come puramente tale, ma rianimata da un nuovo soffio. La storia ci fa vedere che ogni società civile ha prodotto qualche cosa di particolare in un ramo delle istituzioni sociali; o nelle leggi o nell'industria, nel commercio, nell'arte militare, nelle belle arti, nella religione, nella scienza. Corrispondentemente a questo progresso nell'attività intellettuale e pratica, nuove forme particolari debbono sorgere che contribuiscono ad accrescere la somma delle parole di un popolo. -- navi di quei tipi o forme, onde quelle parole genovese o ligure debbono in massima parte essere accettate come tali dalle altre nazioni. Anche una nuova e grande religione, come il culto di Marte, il dio della guerra dai romani, dovette formarsi una nuova lingua relativamente alle antiche religioni, quantunque alcune parole di queste siano state conservate nella nuova religione, all'istesso modo che qualche cosa del contenuto delle prime religioni si perpetua nel contenuto delle altre. E, poichè la religione, sopra tutto la religione istituta dal primo principe, Ottaviano, compe netra ed informa tutti gli aspetti della vita individuale e sociale, esercita la sua azione modificatrice nella lingua di tutte le istituzioni sociali. Nel culto romano di Marte troviamo parole che hanno un contenuto differente da quello che avevano nei popoli precedenti o che non ancora hanno accettato il Cristianesimo, quantunque le stesse parole possano prima essere state usate.E, poichè il Cristianesimo è stato il punto di partenza di un grande e lungo svolgimento artistico, teologico e filosofico, informato ai suoi principii, si è dovuto ancora produrre una lingua atta a rendere in tutti i loro elementi le nuove e grandi concezioni. Cosi l'attività pratica sociale e le istituzioni contribuiscono a fare arricchire la lingua latina dei romani. Ma infondo a questo progresso linguistico sociale dobbiamo trovare come principale fattore l'attività individuale di un CICERONE, di un LUCREZIO, di un VARRONE, di un ROMOLO! Come avviene delle nazioni che non fanno un passo innanzi nel progresso dell'umanità se non per l'opera dei grandi uomini che esse nondimeno hanno creato eeducato, avvieneanche pel progredire della lingua dialettale – o soziale – altre l’idioletto. Giacchè gl'individui in quanto vedono aspetti nuovi della natura o della vita s o  Però da principio essi hanno ricevuto dalla società in seno alla quale sono nati e cresciuti un linguaggio che era patrimonio comune a molti; essi l'hanno solamente arricchito in quel ramo di attività nella quale hanno espli cato la loro energia e,se questa riguarda immediatamente la vita del popolo,potranno le nuove parole divenir popolari, altrimenti rimarranno sempre chiuse nella cerchia dei pensatori e degli studiosi. Così la lingua filosofica di CICERONE non è popolare o ordinario o volgare come non è popolare o ordinaria o volgare la filosofia, mentre il linguaggio della religione e dell'arte potrà più facilmente scendere sino al popolo e divenire suo patrimonio; perchè esse al popolo sopra tutto s'indirizzano ed in esso debbono trovare alimento. -- Pertanto se la lingua dell'arte, della filosofia, della storia differiscono in qualche modo fra di loro, differisce anche la lingua di un cultore di quella data branca di attività umana da quello di un altro. Così il idoletto o idioma di Platone differisce da quello di Aristotele e di Hegel. La lingua, l’idioletto, o l’idioma di Omero differisce da quello d’ALIGHIERI, di Shakespeare e di Goethe. La lingua, l’idioletto o l’idioma di Tucidide e di Erodoto differisce da quello di LIVIO, di TACITO, di MACHIAVELLI. E ciò perchè ciascuno scrittore impiega nella realtà che studia e perciò nella lingua che trova e contribuisce a creare, quella sua attività particolare che   ciale contribuiscono a formare la lingua ed imprimono parole nuove a nuovi fatti reali che si sono scoperti od escogitati. Ippocrate, che fu il fondatore della scienza medica nell'antichità, fu anche il creatore della lingua medica che si conserva in fondo alla compless lingua medica moderna. Cesare dette nuove determinazioni ed una più grande precisione alla lingua militare. lo spinge ad usare nuove parole o a dare un nuovo contenuto o segnato a vecchie parole o it nobilitarle o a degradarle. In questo modo la lingua di un popolo che, come ogni conquista dell'uomo e dell'umanità, tende a sminuire e a perdersi, è sostenuto dalla vita nazionale ed è migliorato dal progresso che essa fa in ogni ramo dell'atti vità umana. Il suo progresso va di pari passo col progresso dell'umanità,  all'istesso modo che il decadere di questa trae seco il decadere della lingua. Una nazione mantiene integralmente la sua lingua quando una sola vita ed un solo pensiero circolano in essa quando vi è, cioè, unità nazionale, onde tutti i cittadini hanno la stessa educazione, la stessa coltura, le stesse aspirazioni, volgono la loro attività allo stesso fine collettivo, partecipano intimamente agli avvenimenti nazionali, sono animati dello stesso spirito religioso, artistico. Quando lo spirito nazionale si affievolisce o cade, tendendo allora la lingua a degradarsi, la scuola apparisce come una sostituzione alla vita sociale, la quale può creare il culto della lingua nazionale, facendo interpretare e gustare i capilavori letterari, storici e politici che quella data nazione possiede. In questo caso la scuola può creare un movimento per un nuovo risorgimento nazionale e per mezzo di essa può la lingua durare e vivere anche quando le istituzioni che la formarono e la sostennero son decadute. Ma se in quei casi la scuola manca, tutto va in rovina.  Nella scuola va incluso anche il culto per l'arte, quando questa non rappresenti il puntosalientedella vita nazionale, come avvenne in Grecia la quale dovette la popolarità di quella meravigliosa lingua primieramente al  culto per Omero I cui canti, artistici e religiosi insieme, venivano imparati a memoria e ripetuti e cantati da tutto il popolo. La religione ha anche essa una grande potenza a mantenere in vita una lingua, quando ogni altra istituzione sia perita in una nazione; perchè essa, tendendo a difondere un complesso organico di principii e di massime a tutto un popolo, in modo che tutti gl'individui vengano illuminati e spinti all'azione da essa (e già la religione esercita la sua azione in tutti i fatti della vita, onde la lingua religiosa penetra in ogni cosa), deve tenere perciò vivo il culto per la lingua nazionale. Quando queste condizioni mancano la lingua si discioglie, soprat tutto se quella nazione continua ad essere il centro d'im migrazione di altri popoli, come avvenne dell' IMPERO ROMANO dopo la sua caduta, in cui, con la invasione dei barbari, quando la scuola mancava, nuovi linguaggi e nuovi costumi penetrarono che dovettero affrettare la disorganizzazione di quella lingua in tanti linguaggi particolari a varie provincie e luoghi, varianti fra di loro secondo che varie erano le nuove condizioni di ciascuno. Alcuni di questi particolari dialetti più tardi divennero ancheessi nuove lingue, quando apparvero i poeti, gl’oratori, gl’istorici, i legislatori, i religiosi, i quali, per adattarsi al popolo al qualedoveano volgerel'opera loro, dovettero bene conoscere il nuovo linguaggio ed,usan dolo, gli accrescevano prestigio e destavano il culto per esso. In questo modo una grande lingua si discioglie e gli altri linguaggi che vengon fuori da quella dissoluzione possono di nuovo nobilitarsi e divenire storici. La lingua tedesca non sarebbe divenuta una nobile e bella lingua se Lutero, col movimento religioso che egli. Risulta da quel che si è detto che non è stato un solo il popolo storico, ma vari,quantunque però si debba a m mettere che questi si sieno manifestati in una regione piuttosto che in un'altra del mondo e che vi sieno stati p o poli storici di cui non sono rimaste vestigia;perchè la parte che essi hanno rappresentato per la storia dell'u manità in genere non è stata di grande importanza, onde non sono divenuti centro di attrazione di altri popoli e non hanno avuto perciò l'energia di sottometterne e di dominarne altri. All'istesso modo che ogni popolo ha una storia parti colare e comparisce e sparisce dal teatro del mondo e ad un popolo si succedono altri popoli ed ognuno ha la ere dità degli altri ed ha insieme aspirazioni, tendenze ed uno spirito proprio,si foggia ancora in modo particolare la propria lingua. E come il suono o la voce è l'espres sione dello stato interiore psichico indeterminato dell'a  fondo ed inizio, in cui dovea avere gran parte la cultura del popolo, non avesse destato un culto per essa.I grandi poeti tedeschi, gli storici, i filosofi, gli scienziati,animati dallo spirito della riforma,contribuirono poi a rendere importante nel mondo e nella storia quella lingua. L'a vere la Grecia conservata, dopo la sua caduta, la sua antica lingua la quale, tenuto conto dei mutamenti necessari che in essa son dovuti avvenire pel progresso del pensiero umano, si è continuata nella lingua greca moderna, si deve all'essere essa, dopo la sua caduta, stata quasi tagliata fuori dal grande movimento del mondo, il cui centro divenne ROMA, e al non essere più essa stata fatta segno alle invasioni e alle immigrazioni di altri popoli. Quando, dopo la rovina dell'impero romano, il pen   animale o dell'uomo, anche la lingua, nel complesso si stematico delle sue parole, è l'indice dello stato intellettuale di un popolo, della sua storia, del grado della sua eticità, della sua energia, delle sue aspirazioni economi che, artistiche, sociali, religiose, scientifiche. Sicchè, conosciuta la lingua di un popolo, ci è dato conoscere la sua vita naturale e spirituale; perchè nulla è nella vita naturale e spirituale degli uomini che non sia in qualche modo nel suo linguaggio. Diciamo in qualche modo,per «chè la lingua non è l'espressione perfetta della vita e del movimento della psiche. Le parole di cui il linguaggio consta sono sempre vi 'brazioni tradizionali,empiriche o convenzionali per espri mere alcune rappresentazioni o azioni o energie delle cose; sono perciò involucri naturali ed estrinseci in cui si avvolge la coscienza e la mente per esprimere la realtà delle cose e degli avvenimenti; la cui ricchezza di par tivolari, d'intrecci e di energie è profonda ed inesauribile. Sono perciò una pallida immagine della realtà e della mente,quantunque siano però qualche cosa di superiore e di più perfetto relativamente al linguaggio indetermi nato. E quando vi è dissdio tra realtà e lingua, di modo che quella apparisce alla mente nel suo progresso di complicazione, mentre la lingua si pietrifica, questa diviene un impaccio alla espressione dellamente che di continuo si muove e si svolge; ed è solo rompendo questo in volucro sensibile e dandogli un valore più nuovo e più altochesi possono intendere e manifestare le più ascose pieghe del pensiero e della mente; giacchè per intendere il pensiero non vi vuole che il pensiero. Ad ogni modo la mente nella sua progressiva formazione si sforza di creare il suo linguaggio; perchè il linguaggio serve pel pensiero; e foggia nuove parole o nuove combinazioni di parole o dà un nuovo significato alle vecchie parole. E perció la storia ci fa vedere che quelle nazioni che sono state ricche di pensiero, co inella sfera di attività pubblica e sociale,come nella s'era artistica, religiosa, scientifica, hanno avuto una lingua ancora ricca di parole, di locuzioni,diflessioniper espri mere i più fuggevoli moti della realtà e dello spirito; ed in quella nazione in cui la vita del pensiero è stata poverit o nascente si è ancora avuta una lingua povera. di parole e di uso. Ciascuno di questi gradi dell'evoluzione del linguaggio è l'espressione dello stato psichico e cerebrale di quei dati popoli, stato in parte ereditato in parte acquisito; dello stato degli organi vocali e dell'ambiente cosi na turale come etico che gli uomini si sono creato ed in cui sono vissuti. Queste tre serie di fattori hanno la parte principale nella storiadel linguaggio e, secondo il grado. -- del loro accordo dello sviluppo di esso, costitu'scono la lingua peculiare di un dato popolo.  -siero cristiano che porto seco una nuova civiltà, più pro fonda e più complessa della romana, a poco a poco si sostituiva alle vecchie istituzioni, LA LINGUA DEL LAZIO non potè essere più adatta ad esprimere il nuovo pensiero, sopra tutto dopo le invasioni barbariche; e se fu colti vata dalla Chiesa e dai dotti,questi per entrare in re lazione col popolo e partecipare perciò alla vita nazionale, dovettero usare il vulgare. Qualche cosa di analogo avviene nella storia dell'in   è psicologicamente molto simile agli animali, emette an.che esso dei suoni indeterminati. Ma in ragione che ac. quistano maggior sviluppo i sistemi del suo organismo e gli organi vocali e le sensazioni acquistano maggior pre cisione funzionale, il bambino si assimila gli elementi delle voci o delle parole che ode intorno a sè,assimila zione che è resa facile da predisponenti condizioni ere ditarie, le riferisce alle cose con cui è in rapporto, le fissa nella memoria, si sforza di pronunciarle,riuscendovi male da principio;ma dopo unalunga esercitazione,ar riva a pronunziare bene ed a mano a mano non solo al cuni monosillabi, ma anche parole più o meno semplici. Nella storia del fanciullo si ha insomma come riepilogo quello che è avvenuto nella lunga storia dell'umanità; cosi il bambino da poco nato non ha altro modo per esprimere isuoi stati interni che ilgrido,ilpianto,che sono poco più che un moto riflesso, una forte sensazione che si estrinseca per le vie del respiro.  - dividuo. Come il grido indefinibile che l'animale emette •è l'espressione dello stato indeterminato dei sentimenti che lo agitano e dello stato informe delle rappresenta zionichelo muovono,come della povertà dei centridelsuo: sistema nervoso, cosi il bambino che nei suoi primi anni [Abbiamo usato promiscuamente la parola linguaggio e lingua; ma è bene dichiarare che la lingua implica maggiori determinazioni che non il linguaggio che è qualche cosa di più generale ed inderminato relativamente ad essa. La lingua è un linguaggio divenuto classico o storico, con nesso cioè ad una vita nazionale, per cui ogni parola ha una storia e le cui origini si possono seguire anche in altri linguaggi che sono presupposti della lingua che si   Dopo che le parole son divenute storiche, sono state cioè connesse ad un segno materiale,possono continuare, sopra tutto in tempi in cui le lingue si formano, ad a vere una storia circa alla loro struttura. Ed anzi tutto pare non si debba ammettere che, quando LA LINGUA PREISTORICA abbia principiato a divenire STORICA, si fossero tra dotte in segni materiali tutte le parole parlate. Invece si deve aminettere che queste dovettero essere moltissime neila loro gradazione di pronunzia da individuo ad iudividuo, da tribà a tribù, per la ragione detta precedentemente. E quando si volle tradurre in segni una parola la quale aveva immense gradazion,essi furono appunto quasi una. somma di una molteplicitii di parole parlate le quali se: poterono fissarsi in segni non poterono però definitivamente fissarsi in un tipo di vibrazione fonica ad esse corrispon denti,quantunque pero questo fosse stato il fine dell'in venzione dei segni materiali e della scrittur a e questo. fosse anch e il fine dell'inseegnamento della lettura. Da ció segue che le parole parlate furono moltissime relativamente alle impresse. Stabilitasi la forma della parola parlata e della i m pressa non si tenne più alcuna ricordanza della deriva-. zione primitiva di essa nè si pensó più a modellare le: parole sulle forme delle vibrazioni naturali. Dovette per  - studia. Si può dire ‘lingua’ della natura, ‘lingua’ degli animali, ‘lingua’ dei bambini, ma non lingua senza quotazioni. L'uomo che per morbi perde la facoltà di parlare che prima posse deva in modo perfetto, non *parla* più la lingua, *ha* però una lingua. La condotta dell'uomo si può chiamare una ‘lingua’ in quanto manifesta per mezzo di una. serie di atti tutto un concetto interiore della vita.] ció necessariamente ammettersi che i primi popoli storici dovetterò averə ciascuno una nomenclatura e corrispondenti forme d'impressione e di scrittura e,nel loro con tinuo movimento di espansione e di concentrazione, tutto dovette mutare fino a che un popolo non raggiunse la sua stabilità. Ma anche allora la stabilità della lingua non fu definitiva. Abbiamo detto che la parola è qualcosa di molto più complesso del semplice suono o della semplice voce o esclamazione o della semplice imitazione di suoni o rumori naturali, quantunque derivi da essi -- è già un suono o più suoni e rumori connessi che complessivamente e sprimono una rappresentazione formata od un'azione od un concetto.Vi sono perciò parole di pure voci o suoni, altre di puri rumori ed altre infine risultanti degli uni e degli altri. Studiando l'acquisizione della loquela nel l'individuo vedremo come egli dall'attività più semplice passa alla più complessa, cosa che,come avviene ora nel l'individuo, si veritica anche nella storia dell'umanità in genere. Dovettero perciò iprimi uomini da principio pronunziare parole risultanti di pure voci o di puri rumori. Anche allora, o più tardi poterono pronunziarsi monosillabi, che sono l'unità di un rumore edi una voce. Il mono-sillabo è perció la parola più conforme alla possibiliti tisiologica e psicologica di esecuzione fonica dei popoli primitivi e rappresenta la vibrazione primitiva della cosa, trasformata dall'attività fisiologica e psicologica degl’uomini. Le lingue dei primi popoli sono per cio monosillabiche. Ed a questo proposito possiamo noi indagare se le lingue primitive sono più o meno ricche di parole delle lingue moderne o in generale delle lingue più complesse. E bisogna dire di si se si pensa che, quantunquepei primi popoli storici il mondo esteriore fosse qualche cosa di molto semplice, pure, nel ri produrre gli oggetti essi teneano conto solo della vibra zione la quale era varia d'intensità nelle cose ed era ancora più variamente ripetuta od imitata dagli uomini di una popolazione e dalle varie popolazioni. Onde varie parole doveano primitivamente indicare la stessa cosa. Anche perché, potendo una stessa cosa dare vibrazioni differenti, essa veniva indicata con quella tale vibrazione della quale più s'interessava il soggetto. Cosi il cavallo poteva essere indicato pel suo nitrire, per lo scalpitare, pel m ovimento della criniera, pel rumore che fa nei masticare il cibo, per la velocità nella corsa, ecc. cosa assumeva. In tal caso la parola monozillabica primitiva si dice  -- Per questa ragione le parole dovettero molto più delle cose esse represe in considerazione. Ma in tempi più progrediti abbiamo una lingua più complessa, in cui cioè le parola o la maggior parte di esse sono risultanti di più sillabe; e in questo caso le parole monosillabiche non spariscono. E questa le lingue poli-sillabiche o la agglutinante o l’articolata. Perchè in esse la sillaba si collegano o si articolano con la sillaba. La parola poli-sillabica potè divenir tale o perchè mono-sillabi di una lingua si vide che corrispondevano alla stessa cosa, di modo che, pronunziandole insieme due o più esigenze venivano conciliate. O perchè una sola sillaba assume una voce nuova secondo che la nuovi movimenti; perchè le cose assumono ancora nuove energie se l'attività scrutatrice del soggetto si esercita.su di esse.   radice la quale non cessa di essere parola, perchè esprime una rappresentazione, per quanto indeterminata, ma è considerata come una parola elementare la quale è come il ceppo comune ed originario di altre parole. Essa, entrando in rapporto con altre parole più o meno semplici o pure assumendo varie flessioni, si complica in modo da esprimere una rappresentazione più complessa o un concetto. Se la lingua mono-sillabica, esprimendo rappresentazioni indeterminate, e la LINGUA PRIMITIVA, la lingua agglutinante o articolata segnano un *progresso* relativamente alle precedenti. Perchè in essa, una parola poli-sillabe e un complesso di al meno due parole mono-sillabe e perció si parlano da quei popoli nei quali è più sviluppata l'attivitàr appresentativa, onde un solo mono-sillabo non sempre è sufficiente ad esprimere una rappresentazione molto complessa. La lingua del Lazio, la maggior parte delle cui parole hanno flessioni, in cui la “radice” e il “tema” assumono varie forme e una lingua flettente. E quella che han raggiunto il maggior sviluppo possibile e puo costituire l'espressione di una tela organica di concetti e di un pensiero dalle più ricche gradazioni e di sfumature appena apprezzabili. In tale lingua, il nome sostantivo o aggetivo ed il verbo assumono flessioni (declinazione e congiugazione) e mediante tali forme si esprimono i vari rapporti delle cose e l'avvenimento dell'azione nei vari gradi di tempo e di condizione in rapporto con l'avvenimento di altre azioni. Una lingua flettente e perció *posteriore* anche alla lingua agglutinante, quantunque non bisogna credere che, quando esse appariscano, le parolea gglutinanti e monosiilabiche non esistano più. Esse sono le ultime apparse nella storia  - Con lo sviluppo della lingua del Lazio va di pari passo lo sviluppo del mondo logico. Giacchè sono due aspettidiuna stessa cosa.. Il pensiero e la sua manifestazione sensibile. Non si può ben comprendere l'importanza della lingua del Lazio senza vedere l'importanza dell'energia logica che è inclusa in esso, la quale sottratta, l'attività della loquela rimarrebbe un fenomeno puramente fisico e *fisiologico* ma non umano, o pure sa rebbe l'espressione di uno stato interno indeterminato.  delle lingue, e sono state parlate e scritte da popoli ricchi di pensiero e di azione. Se dunque le lingue ultime dei popoli civili, che noi crediamo le più perfette, perchè ricche di flessioni (onde tra queste bisogna comprendere la latina o lingua del popolo del Lazio) ha avuto una così lunga e avventurosa istoria ed alla loro formazione hanno, piùo meno immediatamente, con corso tanti e cosi disparati elementi e lingue di minore perfezione e lingue anche complesse e ciascuna lingua, per quanto immediata sia, risulta di elementi molteplicissiini ed accidentalissimi (per quanto vi sia qualche cosa di costante),comparisce chiaro quanto debba essese difficile, fare una compiuta anatomia della lingua del Lazio ed assegnare a ciascuno elenento di essa, a ciascuna parola di cui essa risulta, il suo vero valore e la sua vera istoria. Bello stesso; Sonno e sogni. E. Trevisini, Milano-Roma scolastico. E. Trevisini,Milano-Roma. Il parlare, il leggere e lo scrivere nei bambini, saggio di 00 1 Saggi di pedagogia: (il problema dell'educazionemorale. Le donne dei Vangeli. Monnier, Firenze. La rappresentazione psicologica è l'immagine che l'oggetto della percezione lascia di sè nel campo co sciente quando è sottratto all'azione stimolante che esso può esercitare sugli organi dei serisi del soggetto. Questa rappresentazione è tanto più indeterminata ed imprecisa per quanto più l'oggetto che l'à prodotta risulta di un numero grande di qualità e di note,per quanto più breve è stato il tempo che essa ha agito da stimolo sul soggetto, per quanto meno sviluppata è l'attività percettiva cosciente del soggetto e per quanto meno questa si è esercitata su di esso. Non vi è oggetto del mondo esterioreilquale,dopo l'osservazione volgare e dopo lo studio scientifico, non risulti di una molteplicità di note e di qualità ed in cui queste qualità non abbiano un determinato grado d'intensità; ma queste note non appariscono determi nate e distinte fra di loro innanzi al soggetto quando l'oggetto gli si presenta d'innanzi per laprima volta o quando per la prima volta l'anima principia ad es sere attività cosciente;allora l'oggetto apparisce come un tutto indistinto,anzi apparisce come una nota sola. Cosi appariscono il mondo esteriore e gli oggetti di esso al bambino nel primo sbocciare della sua coscienza e cosi devono essere apparsi all'uopo primitivo che non ha avuto una potente attività scrutatrice; ed in questa stessa posizione è l'uomo moderno dirimpetto a quelle cose più o meno complicate che gli si parano d'innanzi per la prima volta e che non ha avuto il tempo di scrutare. In ragione che l'attività cosciente si esercita sempre più intensamente sul mondo este riore gli oggetti a mano a mano appariscono come distinti gli uni dagli altri ed in ciascuno oggetto la nota uniforme e primitiva che lo designava si pre senta progressivamente moltiplicata in più note dif ferenti.  a mano ad affievolirsi, a divenire sempre più imprecise, a perdere una parte delle note che le costituiscono e lentanente a sparire quando non vengano rianimate, mediante nuove percezioni degli stessi oggetti che le han prodotte, nella coscienza; 10 Se l'attività del soggetto si esercitasse sulla rap presentazione dell'oggetto già percepito piuttosto che sull'oggetto ripetutamente percepito, non vi sarebbe progresso nella scrutazione dell'oggetto, anzi vi sa rebbe regresso; perchè è legge psicologica infallibile che le rappresentazioni degl’oggetti già percepiti tendono a mano   mentre la ripetuta azione del soggetto sull'oggetto fa sempre scoprire di questo nuovi aspetti e nuove re lazioni;ed a questa condizione la rappresentazione dell'oggetto sempre più si arricchisce e si compie e risponde più precisamente all'oggetto reale. Si può fare a meno dal percepire più oltre l'og getto e considerare solo la rappresentazione in sè stessa quando esso è stato cosi studiato ed analizzato e scrutato che un ulteriore studio non aggiungerebbe nulla di nuovo allarappresentazione diesso,laquale però, perchè si mantenga integra, deve spesso ripro. dursi nel campo della coscienza.E ciò può sopra tutto avvenire quando l'oggetto che si studia risulta di poche qualità e determinazioni; ma quando l'oggetto è ricchissimo di struttura, di organi e di funzioni, quando presenta un vasto e ricco sistema di fatti e di fenomeni, riesce quasi impossibile rappresentarlo compintamente, senza che alcuni aspetti di esso non sfuggano alla coscienza o non spariscano da essa.In questo caso il soggetto, per quanti sforzi faccia ad apprendere e conservare la rappresentazione compiuta · dell'oggetto, non può fare a meno dal tornare a per cepire spesse volte l'oggetto del suo studio per sem pre meglio comprenderlo e conservarlo. Sicché, parlando qui della rappresentazione psiclogica, non s'intende dire che quella rappresentazione la quale rimane nel soggetto dopo la ripetuta azione di esso sull'oggetto: ciò che è la rappresentazione dell'oggetto percepitu. Ed è questa la condizione pilt importante perchè la rappresentazione psicologica possa divenire obbietto della logica, quantunque non sia primitivamente tale. La rappresentazione della sensazione pura o lo stimolo della sensazione non può mai divenire obbietto della logica; perchè la sensa zione non consta che di certi stati dell'anima, che sa distinguere e che anzi attribuisce a sė stessa, senza riferirli allo stimolo: e ciò per quegli animali che per tutta la loro vita rimangono nella cerchia della sensazione pura.Ma nell'animale e nel l'uomo che rimane solo temporaneamente nella cerchia della pura sensazione dove stimolo ed animo si con fondono e che oltrepassa questa cerchia per divenire percezione e coscienza che è dualità tra l'anima che ora diviene soggetto e lo stimolo che diviene oggetto, ciò che prima ha determinato la sensazione (lo stimolo) può divenire oggettodellapercezioneedellacoscienza e poi della logica; anzi non vi è oggetto della logica che non sia oggetto della coscienza. Onde segue che la materia prima del mondo logico è fornita dall'oggetto della percezione che è l'oggetto della coscienza, senza del quale non potrebbe darsi attività logica di sorta; perchè l'attività logica del soggetto si deve esercitare sempre sopra un oggetto, come il soggetto non diviene attività logica senza la sua relazione coll'oggetto. Il soggetto cosi diviene at tività logica, non nasce tale e la sua attività dere esercitarsi o sull'oggetto naturale esteriore o sulla rappresentazione interiore di esso,  essa non 12   In una zona logica cosi ampia non va compreso solamente l'uomo superiore con la sua potente ener gia logica, nè solamente l'uomo medio con la sua or pura Però il passaggio nel soggetto dalla pura sensa zione alla logica non è rappresentato da una linea cosi precisa che si possa dire: Di là dalla linea vi è tutto il mondo delle sensazioni, di qua vi è tutto il mondo logico compiutamente formato; giacchè, come avviene in ogni sfera che passa in un'altra sfera, quella che passa non è completamente esclusa come tale da quella in cui passa. E non bisogna credere che, superato una volta il confine, questo sia supe rato per sempre; perchè la vita della o delle rappresentazioni di sensazioni può tornare come puramente tale anche quando una volta si sia pene trati nel campo logico. Inoltre è difficile per lo stu dioso tracciare questa linea in cui l'anima cessa di essere meramente sensitiva e fa il primo ingresso nel campo logico. Come ogni grado dell'esistenza,la logica occupa una determinata zona, chiusa fra due determinati limiti, di cui l'uno rappresenta il minimo della logicità,tanto che dilàda questo limite nonvièattivitàlogicane obbietto logico e l'altro rappresenta l'entità logica nel suo più alto grado. Dal primo all'ultimo limite il mondo logico compie un processo che implica una progressiva perfezione,per cui, partendo dal fatto puramente sensitivo, si allontana sempre più da esso per divenire entità logica compiuta. sensazione   dinaria potenzialità logica; ma ancora l'uomo volgare, il fanciullo, gli animali superiori ed alcune specie degli animali inferiori che arrivano a percepire.Però se, come avviene in ogni sfera dell'esistenza che ha una serie di gradazioni, la sfera logica presenta un sistema cosi ricco di gradazioni le quali passano l'una nell'altra in modo appena apprezzabile, tanto che è quasi difficile distinguerle, pure si può dire che tutte queste gradazioni vanno comprese in tre grandi sot tozone le quali possono chiamarsi la logica meccanica o estrinseca, la logica chimica o intima e la logica organica. La prima zona,rappresentandoleformelogichepiù elementari, se può stare di per sè come pura logica meccanica, si ritrova però anche nelle due zone sus seguenti; e cosi la sfera chimica si ritrova ancora nella sfera organica che è la più compiuta. In generale si può dire che l'oggetto della perce zione ovvero la rappresentazione di esso principia a mostrare il primo movimento logico allorché cessa di apparire innanzi al soggetto come risultante di una sola qualità naturale,ma apparisce come distinto in due o più qualità connesse in qualsiasi modo fra di loro ed allora si ha la forma primitiva della rappresentazione logica. Una qualità sola ed incomunicabile ad altre qualità e zon trasformabile non fornisce al cuna materia logica. E se un fatto naturale,secondo che è più scrutato dal soggetto, comparisce sempre più ricco di qualità e si vede la ragione intima per cui le varie qualità convengono all'oggetto,è chiaro che esso diventa progressivamente obbietto di una entità logica superiore. Ma può avvenire ancora che,dopo uno studio più profondo e comprensivo fatto sull'oggetto, questo ap paia innanzi al soggetto come intimamente connesso ad altri fatti esteriori ad esso, tanto che senza di questi non potrebbe essere quello che è. E, se vi sono oggetti le cui note ed i cui rapporti sono immobili e fissi, ve ne sono altri in cui le qualità che li costi tuiscono ed i loro molteplici rapporti con enti fuori di essi si trasformano e cangiano. È chiaro allora che l'entità logica dell'oggetto si accresce e si complica. Può avvenire ancora che l'oggetto che ora è studiato comparisca come l'ultimo risultato di una storia spe ciale propria o di una storia di altri enti simili o dis simili da esso; onde l'importanza delle note attuali che lo costituiscono si accresce e mostra cosi una n a tura assai più elevata.La rappresentazione logica ha cosi una considerevole latitudine; perchè principia quando il soggetto vede almeno due note nell'oggetto e si conserva ancora quando si è scoperto in esso un numero grandissimo di qualità. Si è detto e ripetuto che è il linguaggio che segna nell'uomo il primo apparire delle attività logiche. Ma non si considera che la parola “LINGUA”, avendo un largo contenuto e significando qualsiasi manifestazione dei fatti interni psichici, siano sensitivi che rappresentativi ed emotivi, ha una larga applicazione cosi NEL CAMPO ANIMALE come nel campo umano; onde non si vede con determinazione la necessità del co-esistere solamente nell'uomo della LINGUA e della funzione logica, si deve però ammettere che la LINGUA che è un linguaggio formato e divenuto classico (onde vi è differenza tra LINGUA e lingua-GGIO), quando è bene usata dal soggetto uomo, può far vedere in questo le più grandi energie logiche, all'istesso modo che una LINGUA imperfetta o poveramente usata può manifestare nell'uomo rudimentali qualità logiche. Però non si può concedere che deve necessariamente intervenire LA LINGUA per potersi trovare nella sfera logica e per potere compiere funzioni logiche. Individui nati muti o sordo-muti possono compiere con grande coerenza logica i loro atti, all'istesso modo che LA LOQUELA non sempre rivela una perfetta energia logica, come avviene per disordini nervosi e mentali o per ritardato sviluppo di tutte le attività psichiche. Al l'incontro ciò che è indispensabile perchè il soggetto compia le più elementari funzioni logiche è l'oggetto della percezione e la rappresentazione molteplice del l'immagine di esso, come è manifestato dagl’atti e dalla condotta che gl’ANIMALI e l'uomo non ancora parlante hanno verso quegli oggetti sui quali si eser cita la loro attività e dal giovarsi che l'animale fa di alcune qualità degl’oggetti. E la rappresentazione molteplice dell'immagine degli oggetti è anzitutto necessaria ancora per l'uomo logico che parla, la rappresentazione e l'esecuzione della parola udita, parlata e scritta non essendo che un'altra specie di rappresentazioni speciali degli stessi oggetti sopraggiunta alla prima; per cui il lavoro psicologico e logico del l'uomo è assai PIÙ COMPLICATO DI QUELLO DELL’ANIMALE [cf. H. P. Grice, M-intending] anche perchè, per la sua grande energia psichica, l'uomo moltiplica le rappresentazioni relativamente semplici che delle cose hanno gl’animali, onde LA LINGUA diventa nell'uomo assai più intricata e complessa. Segue da ciò che la LINGUA umana è una NUOVA AGGIUNTA che si fa alla rappresentazione primitiva dell'immagine delle cose. Ma rimane sempre questa l'obbietto delle ATTIVITÀ LOGICHE COSI ANIMALI COME UMANE [Grice, “Method in philosophical psychology, on an eagle doubting whether p or q]. Questo è ancora dimostrato dalla patologia della LINGUA UMANA; poichè è stato constatato che, quando l'uomo perde la memoria della immagine percepita delle cose e conserva la ricordanza della PAROLA (PARABOLA) udita, parlata o scritta, che ad essa corrispondono, la sua LINGUA è divenuta un caos; perchè, essendo perduto il nesso tra la cosa e la sua PAROLA PARABOLA udita e parlata, l'attività logica non si può esercitare sulle PAROLE PARABOLE, perché non si può esercitare sulle cose, come allora è manifestato dalla sconnessione e dalla incoerenza della lingua.  Del giudizio e dei suoi elementi. Quando il soggetto distingue per la prima volta un dualismo nell'oggetto, cioè da una parte quello che, prima di questo atto psichico, costituiva tutto l'oggetto, indistinto nelle sue qualità, e dall'altra quello che scorge ora in esso mediante l'atto di distinzione e vede che questo è connesso con quello in modo che senza di esso non sarebbe, si fa quel che si dice un GIUDIZIO (Grice, JUDICATING that the a is b – the dog is shaggy -vs. VOLITING). Sicché per avere un giudizio occorrono due fatti distinti fra di loro ed un atto psicologico che li connetta. Però bisogna considerare questi tre elementi di cui consta il giudizio come dati tutti e tre insieme nello stesso atto. Dei due fatti che possono dirsi anche TERMINI (‘l’A, la B’), perchè SIGNIFICATI con parole PARABOLE, il primo, quello che prima del l'atto psicologico fa una sola cosa con la qualità che ora si distingue da esso e che meglio osservato e scrutato può mostrare altre qualità inerenti a sé, onde può divenire obbietto di altri giudizii, si chiama SOGGETTO – cf. Strawson, Subject and predicate in logic and grammar. La nota che gli si attribuisce si dice aggettivo od attributo – ‘SHAGGY”, predicato. L'atto psicologico col quale gli si attribuisce è il verbo – in sensu stricto, la copula. Bisogna bene intendersi sul significato della parola ‘soggetto’, che si usa nel giudizio. In generale soggetto significa ente attivo, ente operoso. Si chiama soggetto l'anima cosciente e distinguente sè dall'oggetto e nel l'istesso tempo l'anima che esercita la sua attività sul mondo esteriore che considera come suo oggetto. E poichè dall'animale inferiore all'uomo e dall'uomo eminente per pensiero e per azione questa attività conoscitiva ed operativa sempre più si afferma e cresce, è cosi che la parola “soggetto”, quantunque possa applicarsi indistintamente alla serie degl’enti animali, pure compete in sommo grado all'uomo ed all'uomo che abbia la più grande energia nel campo del pensiero e dell'azione – cf. Hampshire THOUGHT AND ACTION. Intesa cosi la soggettività, scendendo dall'animale alla pianta, sembra non essere più il caso di dovere applicare la parola soggetto. Ma, poichè la pianta è un organismo dutato di attività la quale consiste nel compiere una serie di funzioni interiori per le quali è continuamente messa in rapporto coll'ambiente esteriore ad esso (aria, luce, terreno) e manifesta, quantunque in modo assai più imperfetto di quel che si compia nell'animale, per mezzo di una serie di fenomeni esteriori, i suoi fatti interiori ed il suo organismo compie una storia, pure SI PUO CONCEDERE IL NOME DI “SOGGETO” alla pianta (“Someone is hearing a noise”), la quale cosi manifesta anche essa una certa energia. Ma i grammatici ed i logici hanno anche dato il nome di soggetto non solo ad ogni opera dell'uomo, che può considerarsi come un tutto armonico in sé, avente un determinato fine, ma ad ogni parte di essa, ad ogni ente della natura inferiore ed inorganica o ad un frammento di essa, ad ogni minerale, ad ogni fatto meccanico o chimico e financo hanno considerato come soggetto le qualità e gli attributi stessi delle cose. Però l'uso che in questo caso i grammatici hanno fatto della parola “soggetto” può essere giustificato, considerando che ciascuno degli enti inferiori agli enti organici e psichici è sempre un com plesso, anche quando sia semplice parte, di qualità o proprietà concentrate e connesse insieme; onde, rigorosamente parlando, non si può negare ad essi una certa energia senza la quale le proprietà non potreb bero esistere in essi. Possiamo chiamare questa energia, meccanica, fisica o chimica; ma è sempre una energia E non si può non concedere che le qualità stesse che si considerano come attributi delle cose possano essere considerate ancora esse come soggetti,quando si riconosce che ciascuna qualità,essendo inerente a molti soggetti i quali hanno altre proprietà differenti, contribuisce in modo differente all'energia di ciascuno di essi. Cosi quando si parla della gravità che è una proprietà dei corpi, si vede che essa si manifesta di versamente secondo che si tratta di an corpo gassoso o di una pietra o di un liquido o di un pendolo o del sistema planetario.  Quando il soggetto del giudizio è considerato o stu diato dal soggetto psichico allora può anche chiamarsi oggetto; perchè, quantunque attivo in sè, è sempre qualche cosa di passivo relativamente al soggetto psi chicoilqualeesercitalasua azionescrutatricesudiesso.  Il secondo termine del giudizio, cioè quella qualità o quella determinazione che, quantunque insita nel soggetto o estranea ma conveniente ad esso,per mezzo dell'atto psicologico gli si riconosce come connessa, è stata chiamata dai logici attributo o predicato.Rap presentando il soggetto un gruppo di proprietà dif ferenti, suscettivo di ulteriori giudizii,e l'attributo una sola qualità o determinazione, è chiaro che questo può essere applicabile a più soggetti, non essendo ciascun soggetto costituito di attributi assolutamente speciali a sé; ma in mezzo ai tanti attributi comuni a molti soggetti ha solo qualcuno che conviene esclu sivamente a lui. Dei molti attributi che costituiscono un soggetto una parte sono sensibili o percettibili per mezzo degli organi dei sensi. Ogni oggetto del mondo esteriore è fornito di peso,ha una grandezza variabile, una re sistenza, è situato ad una certa distanza dallo spet tatore, ha una forma fissa o cangiante,un colore,una composizione mineialogica, chimica o organica, può presentare una struttura determinata, uno stato ter mico, può vibrare in modo differente nella intimità clelle sue molecole, può esercitare un'azione più o meno irritante o elettrica o offensiva sull'organismo   del soggetto,può dare speciali odori,può essere gn. stato per mezzo della lingua. Ma vi sono altri attri buti i quali non sono percepiti per mezzo degli or gani dei sensi ma vengono compresi mediante un atto della mente, quantunque le attività percettive possano contribuire o avere contribuito alla comprensione di queste nuove specie di attributi. Sono tutte quelle qualità che riguardano la provenienza od il fine del soggetto,isuoirapporticon altrioggetti,lasuaazione favorevole o nociva su di essi o viceversa. Inoltre il soggetto acquista attributi non semplicemente sensi bili quando desta in noi stati interiori piacevoli o do lorosi,ricordanze,speranze etimori,ma qualche cosa di più che sensibile, poichè in quel caso viene scossa l'intimità della nostra vita interiore. Quantunque a primo aspetto sembri che ogni at tributo sia una qualità semplice e non suddivisibile in altre qualità,benchè una qualità possa averevari gradi d'intensità, ciò che non la fa considerare come qualche cosa di fisso, pure può una qualità essere il risultato di un sistema di altre condizioni o attributi. Quando diciamo che l'animale è sensibile, la nota della sensibilità pare che sia una qualità sola; ma, se si pensa che per essere sensibile l'animale deve im plicare una serie di organi e di funzioni e di condi zioni esteriori all'organismo, si è costretti ad ammet tere che quest'attributo è come la risultante di fatti molto complessi, non è dunque un attributo semplice. Se diciamo che Giulio ė ragionevole quest'attributo è  Il soggetto e l'attributo non potrebbero costituire il giudizio senza l'atto psicologico col quale l'uno ė connesso con l'altro; senza questo atto i due termini non avrebbero fra di loro altro legame fuori quello accidentale della coesistenza e della successione, che è un legame psicologico, non logico. Rigorosamente parlando,è quest'atto che costituisce ilverogiudizio; però senza i ter.nini esso non potrebbe essere, non sarebbe che una mera possibilità. Questo atto che è espresso dal verbo è quella scrutazione che l'anima attiva fa tra i due termini, per la quale si riconosce che l'uno è connesso indissolubilmente,intimamente e necessariamente con l'altro. Questo nesso intimo che lega i due termini è un fatto obbiettivo delle cose, non è una pura produzione dell'atóività psicologica, però non si pno pervenire ad esso senza l'attività picologica. È questa un'alta attività a cui l'anima umana per viene;perché per mezzo di essa può internarsi nella natura dell'obbietto, vederne il movimento, compren derlo ed assimilarselo. Sicché non si arriva al fatto logico senza l'attività psicologica e senza di questa l'energia logica rimarrebbe nella inconsapevolezza delle cose naturali, rimarrebbe per sempre muta ed inco municabile ad alcuno, Per questo ogni atto giudica  di una natura cosi complessa che deve presupporre un ricco sistema di condizioni perchè possa darsi. L'attributo ragionevole perciò non implica un fatto cosi semplice come l'attributo pesante.   tivo non è un atto meramente psicologico,ma è anche obbiettivo, il suo contenuto cioè corrisponde al conte nuto delle cose;ed in quest'atto si uniscono e com penetrano l'energia psichica e l'energia delle cose. Con l'atto giudicativo, subbiettivo insieme ed ob biettivo, si entra nel vero campo logico e si può dire che è sul giudizio che poggia tutto l'organismo logico e che è il giudizio, considerato nel suo sistematico svolgimento,che costituisce la parte più importante della logica e che il primo prodursi della più rudi mentale attività giudicativa dell'uomo o dell'animale segna ilprimo apparire del mondo logico. In generale si può dire che sempre che ilsozgetto principia a giudicare l'oggetto della percezione o la  24- Però'seil giudizio come necessaria convenienza dell'attributo al soggetto è la forma più perfetta alla quale il soggetto pensante non arriva se non dopo una lunga educazione,vi sono molte forme di giudizio inferiori ad essa, che possono considerarsi come tanti tentativi che l'anima fa per penetrare nell'intimità delle cose ed impadronirsene. Ciò conferma il fatto che non vi è un limite netto tra la psicologia e la logica e che se vi è una parte della psicologia quella inferiore, in cui non vi è nulla di logico,e che se vi è un'altra parte della psicologia, quella ultima e più raffinata, in cui ogni energia o la più parte delle energie sono logiche, vi è una larga zona psicologica in cui si manifestano le prime tendenze logiche ed in cui il lavoro logico è eseguito allo stato bruto.   rappresentazione di esso,allora questa cessadiessere rappresentazione psicologica e diviene rappresenta zione logica; e non vi è alcuna rappresentazione logica la quale non sia insieme, implicitamente od esplicitamente, giudizio. E, se l'infimo gra lo della rappresentazione logica deve implicare un solo giudizio almeno nella sua forma primitiva e bruta,un'alta rap presentazione logica si ha quando essa implica un gran numero di giudizii. Delle tre parti in cui si può considerare divisa la logica (la meccanica, la chimica e l'organica), la rappresentazione logica cosi intesa esaurisce le due prime parti. Se l'anima non può principiare ad eseguire funzioni logiche dall'infimo al massimo grado se non quando è divenuta percettiva,perchè allora solamente distingue fra di loro i fatti del mondo esteriore e distingue al cune proprietà di ciascun fatto,giacchè senza la mol teplicità dell'obbietto non può eseguirsi funzione lo gica di sorta, nondimeno non in tutto quello che per cepisce od in tutto quello che si rappresenta nella coscienza interiore vi è energia logica o, quando vi è, non vi è all'istesso grado in tutto. L'anima vivente o va incontro ad una varietà di fatti e steriorioquestilesipresentano a caso ovvero a s siste ad un inovimento di rappresentazioni o fa l'una cosa e l'altra insieme ed intercorrentemente. Questi fatti si succedono o coesistono fra di loro e sono per cepiti dal soggetto nella loro successione o nella loro coesistenza. Ogni fatto deve perciò connettersi ad un altro fatto; e questa connessione può essere di due specie,o casuale estrinseca,ovvero intima,vera,con veniente. Bisogna però distinguere la casualità e la estrin- sechezza,tra ifatti psichici,che rimane sempre tale pel soggetto, per quanto questo possa elevarsi alla più alta attività psichica,dalla casualità e dalla estrin sechezza che apparisce tale al soggetto solo tempo raneamente nel primo periodo della sua storia,quando non ancora è giunto al grado di potere compiere un lavoro psicologico cosi intenso da sapere vedere una connessione intima tra due fatti; onde questa gli si presenta estrinseca senza esser davvero tale e, con un ulteriore sviluppo dell'attività soggettiva,sparisce la estrinsechezza e comparisce la intimità. no Non si può non ammettere però che questa estrin sechezza vera è in certo modo relativa al grado di sviluppo dell'attività del soggetto psichico;perchè,a vendo ciascun soggetto nel mondo es'errore un campo  Nel caso della estrinsechezza vera, per quanto in oggetto si succeda ad altri od apparisca al soggetto in concomitanza con altri oggetti, anche con un ac curato studio, non si saprà mai trovare una ragione del succedersi di un avvenimento ad un altro o della coesistenza di un fatto con un altro, di una qualità con un oggetto;giacchè ciascuno oggetto apparisce come assolutamente indipendente dirimpetto all'altro, perchè non lo modifica in alcun modo nė ne ė dificato.   speciale nel quale si esercita la sua attività, onde é messo frequentemeate in rapporto di coscienza solo con un determinato aggruppamento di oggetti, egli può vedere meno di estrinsechezza tra questi oggetti che non tra quelli estranei alla sua azione.In ragione che il soggetto allarga sempre più il suo campo og gettivo e lo scruta con maggiore intensità l'estrinse chezza si allontana sempre.E quando l'obbietto del l'attività soggettiva è tutto l'universo allora il filo sofo,guardando le cose dal più alto punto di vista che è quello dell'unità,non vede più estrinsechezza di sorta tra le cose;perchè ogni cosa vi apparisce come organo di un vasto sistema ed è necessariamente connessa a tutti i gradi di esso. La intimità, la verità e la convenienza tra due oggetti (e perciò tra due rappresentazioni) o tra un og getto ed una sua proprietà si ha allora quando l'uno non può essere in alcun modo indipendente dall'altro per cui sempre che è dato l'uno è dato l'altro o, se prima è dato l'uno, dopo verrà necessariamente dato l'altro. Ora questa intimità ha vari gradi che possiamo riepilogare in tre zone logiche principali,presentando ciascuna zona immense gradazioni. La prima zona, quella più elementare in cui si de signano le prime linee del mondo logico, di là dalla quale vi è il puro mondo degli oggetti delle percezioni e delle loro rappresentazioni scomposte e sconnesse, ha questo di particolare che in essa alcuni oggetti o rappresentazioni sono, è vero, legate, da nessi intimi, ma questa intimità è al suo minimo grado,rasenta quasi la estrinsechezza; perchè della loro intimità non si vede altro che il semplice succedersi costantemente diuna rappresentazione adun'altraodilsemplicecoe sistere di una rappresentazione con un'altra.E questa conquista il soggetto può avere fatto non solo per pro pria esperienza ma anche per tradizione o per quel che si è detto consenso degli uomini. Qui non si vede alcuna ragione della convenienza delle due rappre sentazioni,alla qualeilsoggettorimaneperfettamente estraneo; e tutta l'attività del soggetto si esaurisce nel vedere questo puro costante coesistere e succe dersi delle cose e perciò il giudizio che esso compie è semplicemente meccanico, non fa che constatare quanto avviene nel mondo naturale. Così l'attività del soggetto qui è meccanica e delle cose non afferra che il semplice meccanismo,l'energia più elementare della natura, il muoversi delle cose per la loro pura gravità o per la loro forza od il muoversi per forze estranee ad esse ma che agiscono su di esse. In questa zona logica va compresa anche quella elementare attività giudicatrice mediante la quale si scopre o constata qualche proprietà o qualità che in teressa gli organi sensibili e percettivi del soggetto, come il sole è luminoso; è un'attività giudicativa molto elementare.A questa zona logica possono per venire gli animali superiori e quegli animali inferiori i quali si elevano alla percezione, quantunque gli a nimal¡ non possono esprimere con paroletaligiudizii, poichè bastano certi atti o movimenti che l'animale esegue a dimostrare che esso hacompiutoungiudizio. Ma questa attività meccanica logica non solamente rappresenta la prima epoca dell'energia logica umana e l'energia dialcuni animali,ma anche quando l'uomo è atto ad elevarsi ad una attività logica superiore compie ordinariamente giudizii logici meccanici. È questa la posizione dell'uomo incolto. Di tutti gli a v venimenti naturali ed umani ai quali egli assiste non può vedere altra intimità che quella meccanica ed estrinseca; alla ragione intima dei fatti egli non perviene. La seconda zona che si dice chimica e che sta più in alto alla precedente ed alla quale non si perviene se non per mezzo della precedente rappresenta quel campo della logica in cui il soggetto può compiere un più complesso lavoro di penetrazione tra gli og getti, onde quei nessi intimi che prima vedeva in modo quasi estrinseco sono visti davvero nella loro intimità. La parola chimica sembra bene adoperata;perchè cor risponde a quello stato della energia della materia in cui gli elementi relativamente semplici si compe netrano ed uniscono insieme per formare un corpo di una più elevata natura ed in cui corpi di complessa natura si scindono nei loro elementi sem plici;ondelachimicadelcampo logico corrisponde a quel grado delle attività psicologiche per le quali il soggetto afferra la convenienza vera di un oggetto. e delle sue proprietà e vede le intime ragioni per le  29 nuovo   La zona chimica logica si evolve cosi dalla mec canica non solo, ma questa coesiste nella chimica; perchè, anche quando vediamo il rapporto chimico di duerappresentazioni,vièsempreillato meccanico, l'incontro cioè di due oggetti o di un oggetto ed una qualità, quantunque questo meccanismo sia assorbito e trasformato dal chimismo. Avviene nel campo lo gico quel che avviene nel campo naturale in cui il chimismo implica ilmeccanismo,quantunque non sia semplicemente tale, essendo ilmeccanismotrasformato ed elevato ad un più alto grado di esistenza nel chi mismo il quale senza di esso non potrebbe darsi. Però non bisogna credere che, quando l'uomo è ar rivato alla zona chimica della logica tutti i suoi atti logici siano giudizii chimici;perchè questi,implicando una grande difficoltà acompiersi, nonpossonofarsida ciascun uomo che in un campo speciale che ha scelto come materia del suo studio e delle sue ricerche; il resto della sua attività logica è rappresentato sempre dal meccanismo e questo può intercorrere nel chimi smo logico od alternarsi ad esso.  quali il soggetto non può fare a meno di quellapro prietà e questa deve sempre necessariamente andare congiuntaalsoggettoinquellecondizioni.É questo, si può dire, il campo della conoscenza vera e della scienza dove il soggetto compie le più elevate forme di giudizio,risultato di una lunga scrutazione psico logica nei rapporti delle cose. Il giudizio nella sua for.na più elevata, implicando quell'atto del soggetto cosciente mediante il quale si riconosce che ad un oggetto del mondo naturale o ad un ente spirituale che qui diviene soggetto logico con viene intimamente e necessariamente un dato at tributo, esprime un rapporto tra i due termini che nelle stesse condizioni,deve essere tale costantemente, sempre vero, oggi e sempre, qui ed ovunque. Per questa ragione il giudizio non va soggetto a mutazioni per tempo e perciò si esprime sempre com'è,in tempo presente.Ogni dubbio,'ogni incertezza circa alla concordanza perfetta dell'attributo col soggetto nondarebbeilverogiudizio;seperòilsoggetto ri conosce l'incertezza nel suo atto giudicativo e cerca di uscirne per addurre la verità, sforzandosi di eser. citare tutto il suo potere percettivo nella scrutazione dei termini e nel loro rapporto, allora l'incertezza è unbene,perchèciconducealverogiudizio.Per la stessa ragione, quando in un giudizio interviene il desiderio o la speranza od iltimore,non siavrà ilvero giudizio. I logici classici si sono molto occupati della nega zione nei giudizii e li hanno perciò distinti in affer mativi o positivi e negativi: affermativi sono stati detti quei giudizii in cui si riconosce che l'attributo conviene al soggetto, negativi quelli in cui questa convenienza non si ha.Ma evidentemente ilogicinon hanno ammesso che è sull'oggetto della percezione o della sua rappresentazione che primitivamente deve volgere ogni giudizio e che bisogna guardarsi bene dal giudicare prima di avere studiato e scrutato bene l'oggetto.Se questo sifacesse, si vedrebbe la inutilità e la vacuità di una gran parte di qnesti giudizii ne gativi,come è dimostrato anche dal fatto che alcuni giudizii negativi possono tradursi in positivi.Quando si ammette che un dato corpo non è solido, implici tamente si ammette che è liquido o gassoso.Per que sta ragione i veri giudizii devono essere tutti positivi; perchè, rigorosamente parlando, lo scienziato deve conoscere quello che una cosa è non già quello che non è. Quando si tratta che il soggetto può avere uno di due attributi che sono fra di loro contrari e che se gli convieneuno di essi gli sconviene neces sariamente l'altro, si dice che allora si possono for mulare due giudizii, l'uno negativo e l'altro positivo. Ma è facile osservare che, fatto il giudizio positivo, è perfettamente inutile formulare il negativo ilquale con parole diverse,per mezzo della negazione,ripete la positività del primo giudizio. Vi sono però dei casi in cui pare che il giudizio negativo dovrebbe aver luogo. Cosi noi sappiamo che una data pianta deve fiorire; se la guardiamo in un'e poca in cui il fiore non è apparso,dobbiamo dire che la pianta non è fiorita; ma d'altra parte è in es.a la possibilità di dovere fiorire; poichè in tutti i fatti che implicano uno svolgimento od una storia non tutte le qualità che devono costituirli possono essere date belle e compiute dal bel principio; perchè ciò escluderebbe la storia; a ciò pensando, la pura nega. tività di questo giudizio è spuntato. Che se poi guar diamo la pianta non fiorita come ci si presenta per cettivamente, allora non si ha alcuna ragione a par lare di negazione. Sappiamo inoltre che la sensibilità deve essere un attributo necessario all'uomo; ma permalattiedelsi stema nervoso questa funzione può perdersi, onde il direalloraquest'uomonon sensibile, potrebbepa iere un giudizio negativo incontestabile; ma si tra scura di considerare che quani'o l'uomo è divenuto insensibile non è pixi l'uomo compiuto, ma l'uomo che è nel declivio della dissoluzione e della morte e che, dicendo che non è sensibile, si riconosce che la sua  Molti, parlando e scrivendo, anche di cose scienti fiche, fanno grande uso di questi giudizii negativi; ma è questa una consuetudine di linguaggio chequalche volta fa anche vedere la poca sicurezza e la povertà delle nostre cognizioni; perchè il difficilc non sta nel dire quel che una cosa non è,ma qnelche è davvero. attribuzione sarebbe la sensibilità e che questa si è perduta solo per condizioni morbose. Nondimeno se il giudizio negativo è possibile esso può solo avere la ragione di essere in questi casididissoluzione edi sfacelo degli organismi e delleistituzioni,quantunque anche allora,stando alla semplice percezione, si po trebbe semplicemente giudicare quel che l'oggetto pre senta di positivo; m a allora il soggetto che pensa non può fare a meno dal paragonare la primitiva gran dezza o la perfezione tipica di una data cosa con la dissoluzione e la rovina presente, onde quel che è ora è la negazione di quel che era prima. Può avvenire lo stesso quando si tratta di paragonare varioggetti fra di loro. Il giudizio nella sua forma classica è rappresentato dal soggetto, dal presente del verbo essere e dall'at tributo. Ma il soggetto per tenere avvinto a sè l'attributo deve esercitare una certa energia che indica il vero nesso tra il soggetto ed il suo attributo; ora il giudizio formulato in quel modo non fa vedere tutta questa attività del soggetto,ne fa vedere,si può dire, la minima parte. All'incontro sono i verbi attributivi i quali possono risolversi nel verbo essere e nell'at tributo, che manifestano la vera energia, la vera at tualità del soggetto, che costituisce il giudizio nella sua realtà vivente; perchè fanno vedere il soggetto che si manifesta nel suo attributo e fanno vedere l'at tributo vivificato dal soggetto.Per questa ragione il giudizio espresso nella sua forma classica trova più ragione di essere applicato nelle sfere inferiori mec. caniche della natura,quelle che manifestano una energia più povera, relativamente alla energia animale ed umana erelativamente all'altaenergiadella vita dello spirito. Qui tutte le attività, tutte le funzioni che si esercitano e che si esprimono con verbo sono gin dizii viventi. Se diciamo questo corpo é rotondo l'a' tributo, quantunque inerente al soggetto, pure è con siderato come qualche cosa d'indifferente ad esso. Qui si tratta del giudizio nella sua primitiva forma. Ma se diciamo questa pianta fiorisce facciamo un giudizio della seconda forma, perchè qui vediamo il soggetto che crea il suo attributo e vive in esso Ammesso il concetto del giudizio qui dato, risulta evidente che ogni giudizio implica una sintesi ed una analisi insieme e nello stesso atto. L'analisi vi dà la dualità dei termini, siano nello stesso soggetto che tra due oggetti; e l'analisi è un morrento necessario al giudizio; poichè senza il dualismo giudizio non vi sarebbe; m a d'altra parte cesserebbe l'atto stesso del  e per esso. Più elevata e spirituale è la natura del soggetto e più è ricco di attività speciali e più verbi glisipos sono attribuire e più giudizii compie, svolgendosi e vivendo.Più ilsoggetto appartiene alle sfere della materia bruta e meno verbi gli si possono attribuire più le sue qualità possono essere espresse con la forma classica del giudizio; ma ciò non toglie che anche giudizii di questa fatta possano eseguirsi sopra alcuni soggetti di elevata natura.   giudizio se questo non fosse insieme sintetico; cés sando la sintesi cesserebbe anche l'analisi e viceversa. Non vi sono perciò giudiziipuramente analiticinè pu ramente sintetici;per conseguenzailsoggettovivente compie continuamente un'analisi ed una sintesi delle sue qualità e lo scomparire dell'una o dell'altra ap porta la morte di esso. Quando diciamo giudizio diciamo ancora ragione, pensiero. Però come il giudizio consiste più nell'atto psicologico,corrispondente al nesso intimo che vi è tra due rappresentazioni, che nella distinzione dei ter miui, quantunque i termini siano necessari al giudizio e senza di essi giudizio non vi sarebbe,lo stesso deve dirsi del pensiero e della ragione. Se non che queste due parole, considerate come semplice giudizio,dicono molto meno di quel che dicono quando sono adoperate nel senso assoluto del loro contenuto. Quando diciamo il pensiero, la ragione si vuole intendere il sistema di tutti i nessi possibili di tutte le rappresentazioni delle cose della natura e dello spirito insieme, sog gettivamente ed oggettivamente considerate. Quando poi sono applicate come semplice giudizio equivalgono ad un pensiero,una ragione. Per alcuni logici la parola proposizione esprime la stessa cosa chela parola giudizio eperòsiadoperano promiscuamente queste due parole. Ma se vi sono verbi attributivi che possono ridursi a giudizio,ve ne sono però altri i quali non vi si possono ridurre, perchè non corrispondono pienamente a quel che siè detto dovere essere un giudizio. Quando conosciamo  Si comprende però che gli avvenimenti storici pos sono essere guardati dal punto di vista estrinseco e quasi accidentale come fanno gli storici che riprodu cono i fatti semplicemente nel modo come sono successi; ma questi stessi fatti possono anche essere studiati scientificamente e filosoficamente, considerati cioè in quel che essi hanno di intimo,di necessario e di co stante; allora, entrando quei fatti nel dominio della scienza,possono divenire obbietto di giudizii, le proprietà e le speciali energie dei fatti naturali o psichiciosociali, ecc.allora possiamo faregiudizii; perchè si hanno avvenimenti e fatti che sono sempre gli stessi nelle stesse condizioni e si manifestano co stantemente ad un modo; ma se narriamo le gesta di Annibale o di Alessandro, ciascun verbo che siamo costretti ad operare non può essere il verbo di un giudizio; perchè esprime un avvenimento singolo che non è stato prodotto che da quel tale individuo in quelle sue particolari condizioni ed in quelle condi zioni di tempo,di luogo,in quello stato speciale di un popolo,avvenimento che non può più riprodursi e perciò il giudizio non si ha quando si deve espri mere uii fenomeno che non può ripetersi frequente mente,che è avvenuto una volta e non piùequando non si vede alcuna necessità del suo ritorno. In questo caso,più cheillinguaggioscientificoelogico,abbiamo illinguaggio storico,ed allora,più che ilgiudiziosi ha la proposizione:cosi è spiccata la differenza tra il giudizio e la proposizione:questo esprime gli avve nimenti storici, quello i nessi logici. Il soggetto che giudica é determinato dall'atto stesso del giudizio alla vitapratica.Ogni essere vivente, dal l'animale infimo all'uomo, si sforza, come è noto, una condotta assai elevata, presupponendo ciascun suo atto una molteplicità di giudizii;onde si vede l'intimo rapporto che passa tra una grande intellettualità e la vita pratica. ancora sottomettere ai suoi bisogni la natura esteriore, ed ogni atto,ogni movimento che l'animale esegue,cer cando di fuggire il malessere e di addurre a sè il benessere, presuppone una distinzione negli oggetti concuièinrapporto.La formicachevaincercadel frumento, riconoscendo in questo la proprietà di n u trire, non solo compie un lavorogiudcativo ma anche un atto col quale manifesta tale lavoro psichico. In tutti i pericoli che gl’animali schivano come in tutti i movimenti che fanno per prepararsi il nido o per andare in cerca del cibo e per conservarsi, si possono riconoscere gl'atti che presuppongono il giudizio, per quanto questo possa essere classificato tra i giudizii meccanici. I psicologi in questo caso parlano d'istinto. Ma è sempre l'istinto nel giudizio. In questo senso gli atti degli animali equivalgono ad un linguaggio che esprime alcuni nessi logici, quantunque sia il lin guaggioin una forma bruta e monca. Intuttigliatti che gli uomini fanno per raggiungere i loro fini e la loro felicità si può riconoscere la conseguenza di un giudizio.E si comprende come l'uomo eminente che ha una perfetta conoscenza delle cose possa avere di Il soggetto può compiere sull'oggetto un numero grande di giudizii secondo che pixi educato e svilup pato è ilsuo potere di scrutazione e secondo che più complicata è la natura dell'oggetto. Cosi, vivendo e studiando, la rappresentazione psicologica primitiva che il soggetto ha delle cose si arricchisce di attributi e di qualità ovvero sirisolvein attributiiquali erano primitivamente confusi in quel che dicevamo oggetto e che costituivano tutto l'oggetto. Nondimeno durante e dopo questo processo di scrutazione l'oggetto rimane sempre come qualche cosa in cui alcune qualità sono distinte ed altre indistinte, potendo le qualità indi stinte ricomparire subito distinte secondo che l'attività giudicatrice si rivolge su di esse ed allora le distinte ritornano indistinte. Si verifica anche qui un'applicazione speciale di quella legge psicologica secondo la quale in una data unità di tempo il soggetto non può compiere che un lavoro limitato e,come non può scrutare che succes.  per la prima volta sipresentino allo studio del soggetto; in questi casi è la legge generale che pre domina. Dopo che si è compiuto sopra un oggetto un n u mero considerevole di giudizii non si deve credere che allora l'oggetto sia conosciuto pienamente. Più chela conoscenza del soggetto, si ha allora la conoscenza di un mucchio di note coesistenti; perchè, se il giu dizio è un'alta funzione psicologica e lozica, non è però la più alta la quale si ha invece quando tutte le note di cui l'oggetto risulta appariscono in esso come organizzate, cioè si ha un organismo di giu sivamente un dato numero di oggetti e di rappresen tazioni, per la stessa ragione non può compiere in una unità di tempo e nello stesso atto psichico che un numero limitato di giudizii, quantunque succes sivamente possano essere compiuti sopra un oggetto tutti i giudizii di cui può essere suscettivo. Però non si può sconoscere che le abitudini della mente possono arrivare ad un'altezza cosi meravigliosa:da conside rare come compiuti una serie di giudizii che non si haavuto il tempo di compiere pacatamente o di compierli in un breve atto: è il meccanismo che penetra nelle più elevate regioni psichiche ed in cui si sem plifica, per mezzo della ripetizione, il processo giu dicativo primario che è più lungo e difficile. Ma in questi casi si deve trattare di compiere sempre giu dizii già compiuti altre volte o negli stessi oggetti od in oggetti differenti già percepiti, non in oggetti che   dizii. In generale con la parola conoscenza si vuol dire non solo l'apprensione e la ritenzione delle pro prietà dell'oggetto e degli oggetti in connessione fra diloro,ma ancorailoronessiconlealtreproprietà dello stesso oggetto e con le proprietà delle altre cose, a differenza del pensare e delragionareincuisitiene pii conto dei nessi delle cose. Quando l'oggetto è un mucchio di proprietà, queste aderiscono a quel centro comune che primitivamente costituiva tutto l'oggetto indistinto in sè stesso;e,se si ha qui il grande vantaggio che ciascuna nota e per mezzo dell'atto giudicativo connessa all'oggetto, non si vede la ragione del coesistere di tutte queste qualità nell'oggetto e non sivede alcuna ragione del l'incontro delle note fra di loro.La parola mescolanin che usano i naturalisti quando vogliono indicare il coesistereel'essere diparecchi corpi incontattol'uno dell'altro senza perdere la loro natura corrisponde a questa sfera dell'obbietto logico in cui si possono c o m piere molti giudizii sullo stesso obbietto, ma senza che l'uno eserciti una preponderanza sull'altro,senza che l'uno abbia un valore superiore all'altro,e perciò ciascun giudizio ha un valore per sè; e considerati tutti fra di loro costituiscono una mescolanza. Quando il soggetto cominciaa scorgerenella rapresentazione la proprietà più appariscente, quella sopra tutto per la quale l'oggetto ha costantemente un valore speciale ed un uso,ed intorno a questa nota costantemente si aggruppano, con nessi pi'i o meno 3. - +1   intimi, altre note si principia a scorgere nell'oggettu i primi rudimenti del sistema il quale può darsi non solamente tra le note dello stesso oggetto, ma anche tra più oggetti, secondo il campo su cui si esercita l'attività soggettiva. Intendere logicamente il sistema significa fissarlo nel suo minimum primitivo ed in una forma più com plicata e seguirlo a mano a mano sinoallaforma piiz completa in cui cessa di essere puro sistema e di venta sistema funzionante, sistema di sistemi ed ganismo vivo.  un si OL L'intendimento del sistema è stata una delle pii grandi conquiste che ha fatto il pensiero filosofico in generale ed il pensiero logico in particolare. Questa parola che primitivamente ha significato la molte plicità scomposta delle cose è stata ulteriormente usata ad indicare la molteplicità ordinata di esse. È la filosofia di HEGEL che ha compreso il sis'ema nella sua forma più alta e come non era mai stato fatto prima. Considerando Hegel l'universo come stema, si è molto addentrato nella comprensione delle cose. E, come il sistema occupa una gran parte cosi nel mondo della natura come in quello dello spirito, perchè interviene in ogni grado di essi e senza il si stema nessuna cosa potrebbe intendersi, cosi costi tuisce anche una sfera del mondo logico, tanto che senza di esso non potrebbe intendersi il concetto che rappresenta in sommo grado l'energia logica. Il sistema nella sua forma primitiva trova il suo   In questa forma primitiva il sistema apparisee, anche al soggetto superiore, nel regno minerale ed inorganico od anche in tutto ciò che l'uomo, serven dosi di materiali bruti ed amorfi, foggia pei suoi bi sogni; poichè qui si hanno sempre forme inferiori di sistema.Qui le qualità connesse al sistema sono co stanti finchè dura l'oggetto; non hanno una energia superiore a quella meccanica, fisica o del chimismo inferiore od inorganico. Il sistema solare presenta una forma più perfetta di sistema;perchè esso presenta una molteplicità,un centro ed una periferia e gli uni di cui risulta sono di visi fra di loro e dal centro per mezzo di grandi tratti di spazio e sono uniti al centro del sistema  riscontro nel regno minerale; il sistema della seconda forma trova il suo riscontro nel regno della vita; ma anche qui si riproduce, quantunque trasformato, il sistema della prima maniera. La forma più rudi mentale di sistema si ha quando ilsoggetto aggruppa intimamente intorno alla nota più importante dell'og getto altre note secondarie od intorno ad un oggetto principale altri oggetti di secondaria importanza fra i quali passino rapporti più o meno estrinseci. È questo il sistema quale apparisce alla soggettività volgare la quale non sa considerare l'oggetto diver samente anche quando ha dinanzi a sè un sistema nella sua più alta forma quale può apparire allo scien ziato. per legge di gravitazione. Per quanto si osservi qui in la   alto grado di sistema, perchè ciascuno degli elementi non è autonomo,ma connesso al centro, pure serva tra le parti di cui il sistema risulta una grande estrinsechezza. Per trovare una più elevata forma di sistema dob biamo entrare nel regno della vita e nei tessuti che co stituiscono l'organismo animale o vegetale;ma anche qui il sistema si presenta in una grande e meravi gliosa graduazione; perchè se in questa sfera gli ele menti che devono intervenire non sono,  si os non sono, come nelle formeprecedenti,esseriinorganici,ma entidotatidi vita e di una più o meno grande energia interiore e non sono divisi fra di loro per mezzo di distanzepiù o meno grandi,ma sono in qualche modo in contatto fradiloro, ilcentroperò che deve implicare ilsi stema non è sempre determinato, anzi non vi è nei sistemi dei tessuti vegetali o nei tessuti di un'impor tanza inferiore degli animali,comeperesempio iltes sutograssosoedil connetti vale. Per questa ragione ė più perfetto quel sistema in cui gli elementi istolo gici che sono dotati di vita sono non solamente con nessi od in contatto fra di loroma anche unitiinuna comunione funzionale e che vi sia un centro ove con vergano le attività degli elementi e che l'energia fun zionale dal centro s'irradii anche verso la periferia. E, come vi è una sola funzione, quantunque assai multiforme, che circola pel centro e per le parti che, per contrapporle al centro, possiamo chiamare peri feria, vi deve anche essere la stessa identità di co   stituzione chimica tra gli elementi istologici di cui risulta il sistema. I biologi distinguono il sistena dall'apparecchio il qnale consiste in un complesso di organi di varia struttura, ordinatiinmodo fra diloroda compiere'una: funzione di complessa natura.Cosisidice apparecchio respiratorio, uditivo, visivo, ecc. Inteso l'apparecchio in questo senso, ha una importanza logica intermedia tra l'organo ed il sisteina, superiore a quello, infe riore a questo. Ma un siste.na della vita non ha che una funzione speciale e non autonoma; perchè è connesso agli altri sisteini e non può compiere questa funzione senza l'in tervento e l'aiuto di altri sistemi. È qui che l'auto nomia del sistema principia a venir meno; perchè cia. scun sistema non fa che compiere una funzione spe ciale in un sisteina che conprende tutti i sistemi della vita, ciò che s'indica col no.ne di organismo. Anche dicendo sistema di sistemi si dice sempre meno di quel che dice la parola organismu, la quale include una grande intimità e reciprocità funzionale tra i singoli sistemi e tra gli elementi istologici di cui risulta il sistema. Da questo punto di vistasesideve riconoscere che il sistema circolatorio sanguigno sia un grande si stema si deve però ammettere che non vi è nell'orga nismo un sistema più compiuto del nervoso, sia per la elevatezza della funzione che per la meravigliosa struttura e per la ricchezza e bellezza delle forme che esso presenta. Nel sistema una parte può venire sottratta senza cheilrestodies30vadainrovina;maun organo qualunque dell'organismo non può essere tolto senza che l'organismo non perda una nota fondamentale della vita, la quale induce una diminuzione generale della perfezione organica e funzionale e se l'organo ha una importanza grande nell'organismo adduce la caduta o la morte di esso. La parola fisiologismo adoperata nel senso moderno (non nel senso antico e greco secondo il quale signi fica semplice attività naturale) contrassegna la nota più saliente dell'organismo che è la vita animale.Però il fisiologismo non è una sfera naturale autonoma ed indipendente dalle altre zone inferiori naturali; in esso  -46 Sipuò dire che solamente in questo secolo,pei grandi progressi che si sono fatti negli studi sulla vita in senso largo, si è potuta comprendere la grande importanza dell'organismo. Quando si dice che l'uni verso èun organismosivuole indicare un fattodiuna natura assai più complessa ed elevata che quando si dice che esso è un sistema. Quegli elementi che nel sistema diciamo parti nell'organismo diventano organi iqualisono, è vero, parti, manonconnessialresto più o meno estrinsecamente, come avviene nel sistema ordinario; e sono elementi attivi e funzionanti pel resto dell'organismo tanto che contribuiscono grandemente a tutta l'energia dell'organismo e viceversa, questo dà ad essi un alto significato che, fuori dell'organismo, non avrebbero.  Ilchimismo, quantunquerappresenti una seriedi fatti inferiori a ciò che costituisceilfisiologismo,pure costituisce parte integrante di questo, cosi nel senso scientifico come nelsenso logico,tanto che senzachi mismo non potrebbe darsi fisiologismo; poichè non vi è funzione fisiologica la quale non implichi una serie di complicazioni e riduzioni chimiche. E, poichè non vi è fatto chimico che non implichi nello stesso tempo fatti meccanici e fisici; il fisismo èparte integrale del chimismo,cosi scientificamente come logicamente,e per conseguenza anche dell'organismo. Ed il fisismo si trova nel fisiologismo non solo come assorbito dal chimismo, ma anche come indipendente da questo. Cosi nell'organismo, oltre ai fatti chimici si trovano fatti anche puramente fisici, quantunque questi si tro vino in complicazione coi fatti chimici e fisiologici; ma però il soggetto può fissarlied isolarli dagli aitri fatti e considerarli come puramente fisici. Avviene cosi nell'organismo logico quel che avviene nella natura in generale in cui le zone inferiori sono ciascuna autonoma e per sè e nell'istesso tempo in al troeper altro.La meccanica e la fisica rappresentano invece sono implicate il chimismo ed il meccanismo ofisismo (adoperando anche questa parola nel senso moderno non nel senso antico secondo il quale vorrebb e indicare semplicemente il fatto naturale. Si sa che la fisica moderna studia solamente alcuni fatti della n a tura, come la gravità, il calorico, la dinamica, l'elet tricità,la luce,la vibrazione dei corpi,ecc.).   alcuni gradi della natura dove si manifestano in tutto il loro potere.Ed anche la chimica è una zona per sé della natura,ma frattanto in questa devono ne cessariamente intervenire le sfere precedenti, mecca nica e fisica, altrimenti non potrebbe sussistere come chimica.E similmente i fatti più complessi della na tura quali sono la vita vegetale ed animale non po trebbero sussistere senza le due zone precedenti; giac chè non vi è fenomeno vegetale ed animale senza che v'intervengano fatti fisici e chimici. Ifisiologi,inquestiultimitempi,avendo riscon trato fatti meccanici nell'organismo ed una certa so miglianza dell'organismo al meccanismo, si sono stu diati a tracciare le differenze che passano tra l'orga nismo ed il meccanismo ed hanno conchiuso che l'organismo non è un meccanismo. Per quanto giuste sieno state le osservazioni fatte, pure avrebbero rag. giunta una più vera conoscenza dell'organismo se avessero detto che esso implica ilmeccanismo, quan tunque il meccanismo che si trova nell'organismo non sia come quello che si trova nei congegni meccanici, ma trasformato e complicato dai fatti della vita;ondeé sempre una sfera dell'organismo.  18 Nel campo psicologico si raggiunge la sfera della perfezione quando l'anima èdivenuta organismo degli stati suoi, di sè stessa e dell'oggetto, ciò che è la mente; e non si raggiunge questo punto senza essere passati pel meccanismo psichico prima e pel chimismo poi;enondimeno queste due formediattivitàpsichica   esistono sempre nella mente come due sfere subordi nateefondamentali per essa,tanto che quando l'or ganismo mentale comincia a decadere, permanentemente o temporaneamente, ricomparisce il chimismo prima e poi gradatamente il meccanismo come forme autonome psichiche,e,quandoperunaincompiuta educazione psicologica,l'uomo non raggiunge la mente, si arre sta al chimismo. Il meccanismo psichico pure contras segna la vita animale e l'ultimo stadio di decadimento della mente già compiuta. La parola organismo trova più propriamentelasua applicazione, che non la parola sistema, quando si vuole significare in modo saliente quel che sia la famiglia, la società o lo Stato.La molteplicitàdegliin dividui funzionanti di cui una società risulta,l'essere questi individui animati da un fine comune che è lo spiritonazionaleecheècomeilcentrodelle individua lità,la varietà di classi,di funzioni, di aspirazioni, di attività in cui si possono scorgere tanti fini secon dari o aspetti speciali e necessari del fine comune,onde non tutti gl'individui partecipano all'istesso modo al raggiungimento di questo fine, ilpermanere dello spi rito nazionale mentre gl'individui che vivono in esso e per esso muoiono erinascono, fa diuno stato un or ganismo assai più complesso e di un'assai più elevata natura che non l'organismo animale. E più lo stato ė organico in questo senso e più è perfetto. Si può dire anzi che,dal primo costituirsi dello stato sino allo stato come può essere ai giorni nostri, si nota una  tendenza a raggiungere la forma perfetta della orga nicità. Quando si parla di organismo, sia che si tratti del l'organismo vegetale od animale, che dell'organismo etico sihad'innanziunaltro fatto più complesso che ne rende più difficile la conoscenza ed è che l'organismo non può essere conosciuto in sè stesso se non è messo in relazione con tutto ciò che lo circonda. La pianta non può essere conosciuta se non si conoscono le sue relazioni con l'aria,col terreno,col calorico, ecc.La vita animale non sipuò conoscere pienamente se non si vedono irapporti che la legano al cibo che rappre senta il mondo esteriore, all'atmosfera, al clima, al luogo.Sisa che l'animaleassorbisce qualche cosadal mondo esteriore e lo rende ad esso per altri modi e per altre vie.Anche gli organismi etici non possono sussistere senza un ambiente non solo naturale, ma anche etico. Uno stato non può esistere senza il suo territorio,senza un determinatoclima,senzaiprodotti delsuolo,come non pno aver una vita spirituale propria senza assimilarsi il pensiero degli altri stati, senza essere in rapporto con essi e senza esercitare un'azione sugli altri stati. Il soggetto, passando dall'oggetto in cui questo è una mescolanza a quello in cui è un sistema ed a quello in cui è un organismo, compie un lavoro giu dicativo chimico progressivamente intenso.Conseguen temente larappresentazione dell'oggetto sidetermina sempre più e diventa anche essa sistematica ed or   Perchè si abbia il concetto logico le note di cui il concetto risulta devono essere comprese tutte nel loro organismo, di ognuna di esse deve vedersi la neces sità e l'importanza; poichè se di qualche nota non si sa vedere la necessità, cioè se non si vede diessa la connessione al tutto e dalle parti o agli altri organi od alle altre parti dell'oggetto, mediante un giu dizio intimo od una serie di giudizii, non si ha più ilconcettologico; siha allorala rappresentazione logica. Sicchè la rappresentazione logica si ha non solamente quando delle proprietà che costituiscono l'oggetto una o parecchie sono viste nella loro con nessione intima con esso e le altre sono viste acci dentalmente, ma anche se l'oggetto è compreso,nella maggioranza delle sue note, nel suo sistema e nel suo organismo e solamente una nota di esso non è vista nel sistema o nell'organismo, non si può dire che si abbia allora la conoscenza compiuta dell'og getto;sihasempre una conoscenza inferiore cheè  ganica non solo in sè stessa, ma anche in connes sione con altre rappresentazioni; cosi anche a mano à mano la rappresentazione bruta e puramente psico logica diventa rappresentazione logica. Ma quando l'oggetto o la rappresentazione di esso è un sistema od un organismo, allora siamo innanzi ad una nuova zona logica che è il concetto che vuol dire conoscenza sistematica ed organica delle cose. Cosi si può fare una distinzione precisa tra la rappresentazione logica ed il concetto logico. Poichè la conoscenza sistematica ed organica del l'oggetto è l'ultima a raggiungersi dal soggetto,s'in tende che prima di averlo pienamente raggiunto, un certo numero di note ha dovuto essere considerato come inesplicato od accidentale e non è stato espli cato se non dopo un ulteriore studio del soggetto. La perfetta conoscenza di un oggetto o di un fatto può non essere stata raggiunta dall'individuo che pensa;ma può possedersi dagli scienziati o conser varsi negli annali della scienza; può ancora non es sere stata raggiunta dagli scienziati. In tutti e due questi casi si è nella sfera della rappresentazione lo gica, non del concetto. Finora i logici non han fatto distinzione tra r'ap presentazione e concetto ed han contrassegnato l'una e l'altro insieme con la parola idea. Si sa che la pa rola idea è stata largamente usata dai filosofi greci, dai filosoa del Medio-Evo e del Rinascimento e dai filosofi moderni e contemporanei. Quantunque dallo studio delle opere di Platone e di Aristotele appari sca che questi due grandi filosofi abbiano bene di stinto quel che ora si dice conoscenza rappresenta tiva dalla conoscenza perfetta delle cose,la opinione dalla verità,pure essi,usando la parola idea, pare  32 la rappresentazione logica. In questo caso una o pa recchie note sono considerate come inesplicabili ed accidentali, mentre le altre sono considerate come ne cessarie ed esplicate (la nota esplicata è la nota con nessa all'oggetto mediante l'atto giudicativo).   che non abbiano tenuto conto di questa distinzione e l'abbiano invece adoperata per indicare indistinta mente l'una cosa e l'altra: ciò che, trattandosi di un fatto di tanta gravità per la scienza, non può non ingenerare confusione ed equivoci nella mente del lettore. Gli stessi equivoci hanno sostenuto, adoperando la parola idea i filosofi del Medio-Evo, del Rinascimento, i filosofi moderni e contemporanei. Non si deve però noverare tra questi HEGEL il quale frequen:emente nei suoi libri accenna alla differenza che deve pas sare tra la rappresentazione e la nozione od il col cetto. E se è vero che anche egli fa moltissimo uso della parola idea, l'adopera però per indicare il si stema od i vari gradi del sistema dell'universo; ed in questo caso è chiaro che la parola idea deve corri spondere al concetto. Ma, anche posteriormente all'Hegel,ilogici, ado perando la parola idea, non han creduto necessario dichiarare se essa deve corrispondere alla rappresen tazione od al concetto; però nel fatto l'hanno adope rata per indicare l'una cosa e l'altra indistintamente come si vede dai trattati di logica che circolano per le scuole di tutte le nazioni. E vi sono anche alcuni logici che adoperano promiscuamente le parole idea e concetto;ma non si può dire che la parola concetto che essi usano corrisponda a quel che si è detto do vere essere il concetto, anzi, stando a certe divisioni che essi ne fanno, si deve conchiudere che per concetto essi intendono la rappresentazione. Cosi essi, tra le altre divisioni dei concetti, ne fanno una in concetti chiari ed oscuri,distinti e confusi, completi ed incompleti; ma un concetto che sia oscuro o con fuso od incompleto deve essere una rappresentazione non un concetto. Per l'uso equivoco che della parola idea si è fatto per tanti secoli e perchè può ancora ingenerare con fusione nella mente, sembra necessario il non doverla più adoperare,tanto più che le parole rappresentazione e concetto,che sono anche esse due parole classiche, corrispondono benissimo a distinguere due gradi dif ferenti di quello che i logici hanno indicato con la parola idea. La parola concetto ha nella lingua latina ed ita liana un significato assai profondo e complesso;poiché esprime l'ultimo e più compiuto risultato di un pro cesso, di una serie di avvenimenti i quali hanno avuto il loro punto di partenza in un fatto che è il loro presupposto necessario e la loro possibilità.E questi avvenimenti devono essere legati fra di loro con legame tale di successione che ciascuno di essi non può rappresentare che un dato grado del processo, non può prodursi cioè prima che si sieno dati altri gradiod avvenimenti più o meno elementari che esso pre suppone e da esso devono prodursi altri gradi più c o m plessi i quali menano al pieno risultato del processo. Cosi si vede che la parola concetto include w a storia e che questo processo concettuale si riscontra non solo nella natura, nel suo insieme, ma anche in ogni grado di essa con questo diparticolare che più ci eleviamo nelle sfere alte della natura, quali sono la sfera della vita e dell'umanità,più questo processo. lin   si esegue compiutamente e, relativamente, in breve tratto di tempo ed ogni proprietà di ciascuno entedi queste importanti zone della natura compie insieme con le altre proprietà una storia. Quel processo che avviene nella vita dell'animale e della pianta risponde bene a quel che è un concetto. Si sa che la pianta ha il suo punto di partenza nel germe che può considerarsi come il grado infimo di essa,di là dal quale non vi è nulla della pianta. Partendo dal germe la pianta attraversa una serie di gradi,lo sviluppo delle foglie e la trasformazione di esse nel fusto, nei rami, nei fiori e nel frutto che racchiude il seme, ciò che segna il grado ed il limite ultimo dell'esistenza della pianta; onde essa parte dal germe e ritorna al germe. Si può dire che nel germe sono implicati tutti i gradi della pianta e che il grado che segue alla trasformazione del germe lo include come un presupposto necessario e cosi pos siamo dire del grado successivo relativamente ad es:a. È stato dimostrato che il fiore è una trasformazione della foglia ed il frutto è una trasformazione del fiore e perciò anche della foglia e che anche il seme sia una foglia trasformata; onde nel frutto sitrova come un grado ad un presupposto necessario il fiore e perciò anche la foglia, all'istesso modo che nel fiore sitrovalapossibilitàdelfrutto.Ora lastoria com piuta della pianta si ha quando essa attraversa tutti questi gradi e si considera uno di essi come quello a cui mirano i gradi precedenti, cioè il frutto ed allora  56   possiamo dire di avere il vero concetto della pianta. Cosi quando diciamo concetto diciamo anche sviluppo. Da ciò si vede che il processo del concetto che è il concetto stesso delle cose non deve essere inteso come una progressione aritmetica.Da un grado non sipassa all'altro mediante una aggiunzione di qualche cosa a  -- Ma gli avvenimenti di cui risulta il concetto non solo devono essere legati fradi loro pel nesso di suc cessione ma anche pel nesso di coesistenza; giacchè, quando il concetto è dato,esso rappresenta un com plesso di avvenimenti o di proprietà le quali ha con quistato e conservato nel suo processo,di cui ciascuna è necessaria, benchè non necessaria all'istesso modo chelealtre,perl'attualitàdelconcetto;enon po trebbe mancare senza che il concetto venisse sconvolto o degradato. Però bisogna bene intendere questo conservare che il concetto fa delle proprietà che acquista, nell'at traversare tutti i gradi necessari prima di attuarsi pienamente; giacchè le proprietà di un grado non sono conservate come precisamente tali nel grado seguente, ma sono conservate ed insieme trasformate e complicate. Cosi nel fiore non abbiamo la somma delle qualità della foglia insieme con quelle del fiore; ma le qualità della foglia si sono trasformateinquelle del fiore, di modo che vi si conservano ma non come puramente tali,son divenute cioè proprietà nuove.E questa trasformazione avviene in tutti i gradi che il concetto attraversa. qualchecosaltro il quale, dopo l'aggiunta,rimanga come puramente tale insieme con la cosa aggiunta, di modo che l'ultimo grado possa essere considerato comelasommadeigradiprecedentiedincuiigradi precedenti si conservino come puramente tali. In vero iprimi filosofi hanno compreso il mondo come una progressione quantitativa;peressilaveritàdelle cose non era che un risultato di una moltiplicazione o di una sottrazione dell'istesso principio naturale; e l'esplicazione dell'universo dal punto di vista m a t e matico e quantitativo è stato quasi sempre tenuto di mira dai pensatori e dagli scienziati. Anche aitempi nostri in cui le scienze particolari possono dare larghi contributi per arrivare ad una concezione organica delle cose e dell'universo, è sempre il punto di vista quantitativo che esercita le più grandi attrattive su gli scienziati, anche quando si tratti di argomenti i più complessi ed ipiù remoti dalla quantità pura,come la vita sociale o nazionale o la vita organica; si sa che anche ai giorni nostri ilcervello,come organo supremo dellavitaorganicaementale dell'uomo, sicrede non po tersi altrimenti intendere che considerandolo dal puuto divistaquantitativo.Ma ènotoche Platone ed Aristotele avevanointravistochelamatematicaedilnumero sono insufficienti per la comprensione piena delle cose e che l'Hegel e VERA, apiùriprese,hanno molto insi stito nel far vedere l'importanza limitata della mate matica nel sistema dell'Universo e nel far vedere che il sistema delle cose non può essere compreso che dal  punto di vista qualitativo e specifico il quale però presuppone come un elemento subordinato la mate matica, ciò che è ben diverso.  a numero, quantità a quantità, mentre la chimica va dall'identico al non identico, che è il vero processo delle cose. Il processo chimico non esclude il processo matematico;perchè non può esservi processo chimico senza il processo matematico; si sa che la chimica procede aggiungendo atomi ad atomi, molecole a molecole, ciò che è processo quantitativo e, mentre nella sfera della quantità, aggiungendo quantità a quantità, questa è semplicemente aggiunta o sovrapposta a quella la quale,dopo questa nuova aggiunzione, nulla acquista enulla perde della sua natura qualitativa primitiva; aggiungendo all'in contro chimicamente atomi o molecole specifiche ad atomi ed a molecole specifiche, viene come risultato un corpo avente proprietà nuove, tutte diverse dalle proprietà che avevano gli elementi di cui si compone il nuovo corpo. Si sa che l'idrogeno e l'ossigeno di cui sicompone chimicamente l'acqua hanno proprietà diverse dalle proprietà che ha l'acqua. E ciò si può dire di tutti i corpi composti relativamente ai corpi semplici di cui risultano.È questo illato importante e meraviglioso del processo chimico. Noi crediamo che il principio chimico, la cui importanza è sfuggita agl’antichi e si è vista solo ai tempi moderni, possa, più del principio matematico, esprimere bene il vero svolgimento delle cose; giacchè la matematica procede dall'identico all'identico, aggiungendo numero a numero, Sembra ora assodato dalla scienza chimica che l'immensa varietà dei corpi composti inorganici ed organici si possano tutti scomporre in quei pochi e determinati corpi semplici ora conosciuti. Ebbene, in qual modo con cosi pochi corpi semplici si possono ottenere corpi innumerevoli con proprietà differentissime gli uni dagli altri? Semplicemente mutando le disposizioni chimiche o molecolari; od aggiungendo semplicemente una molecola di un nuovo corpo a molecole costituenti prima un altro corpo o moltiplicando una molecola specifica di un corpo composto di determinate molecoleo sottraendone alcune ad alcune. È questo processo che ci dà corpi di natura tanto differenti e diversi. Ma se la chimica occupa un largo campo nella natura, dalla materia prima alla materia cher aggiunge la più alta forma complicativa, alla sostanza nervosa, dappertutto nella natura essendo vi più o meno lente e continue complicazioni o semplificazioni chimiche, il principio però chimico, quello secondo il quale di due o più cose od elementi che si uniscono si forma un nuovo grado il quale ha proprietà nuove e differenti da quelli dai quali risulta, rimane non solamente nella natura ma anche nella storia delle cose naturali ed in quelle dello spirito. L'ANIMALE non s'intende aggiungendo alle note che costituiscono LA PIANTA, la sensibilità ed il movimento; e se è vero che ALCUNE QUALITÀ DELLA PIANTA SI TROVANO NELL’ANIMALE, queste hanno assunto una natura tutta nuova nell'ANIMALE, tanto che, rigorosamente parlando, ciò che costituisce LA VITA DELLA PIANTA non si rinviene punto COME TALE nell'ANIMALE; perchè quelle note che costituiscono la pianta sono nell'animale elevate ad una nuova zona e vivificate e complicate e moltiplicate da una nuova vita. La nutrizione dell'animale è tutta differente dalla nutrizione della pianta, all'istesso modo che la struttura organica della pianta differisce dalla struttura animale. Ciò porta necessariamente una differenza notevole nella storia della pianta ed in quella dell'animale. Sicchè tutto è nuovo nell'animale relativamente alla pianta e si ha nell'animale una nuova e complessa serie di proprietà tutte differenti dalle proprietà vegetali. Cosi una proprietà che si aggiunga modifica tutte le altre proprietà, come fa la sottrazione di una data proprietà o funzione nell'animale.  Nella storia organica e psicologica del REGNO ANIMALE troviamo dominare lo stesso principio. Giacche, se vi è una vasta scala di specie animali, in ciascuna specie la modificazione di una data proprietà organica e psichica, relativamente ad altre specie, adduce con sė una corrispondente trasformazione di tutte le altre proprietà organiche, funzionali e psichiche. Cosi la forma esteriore degl’animali non è indifferente al loro grado di energia funzionale e di energia psichica. La sensibilità è varia secondo le varie forme organiche, secondo le varie forme di sistema nervoso. I movimenti sono vari secondo che è varia la sensibilità ed è vario il sistema schelettico ed il sistema muscolare. Una Inoltre l'individuo come tale ha attribuzioni che non  -varietà organica dunque non si ha senza avere unà varietà di tutte le altre proprietà e funzioni dell'animale; cosi di ogni proprietà animale. Si sa inoltre che alla VITA di uno stato devono con correretante condizioni, tanti fattori. Ma c'inganniamo se crediamo che ciascuna condizione non eserciti secondo il suo grado alcuna azione determinante su tutte le altre condizioni e perciò su tutta la vita nazionale. La ricchezza non è nè il solo fine né il solo fattore di una nazione. Ma uno stato ricco può avere un gran mezzo per creare condizioni necessarie ad elevare lo spirito di una nazione in tutti i suoi aspetti, a far felice la fa miglia e gl'individui; e d'altra parte uno spirito nazionale elevato trova molte vie aperte all'acquisto della ricchezza. I grandi individui contribuiscono a far grande una nazione e d'altra parte sono le grandi nazioni che fanno le grandi individualità. Un'alta vita reli giosa non può intendersi e compiersi che nelle grandi nazioni e d'altra parte lo spirito religioso dà un ele vato contenuto all'arte,allaletteratura, spingegliuo mini alle investigazioni scientifiche e filosofiche, può dare indirizzi nuovi alla vita politica, commerciale, economica dei popoli, può dare un'impronta speciale a quel che sidice spirito nazionale. Ciascun fattore della vita sociale dunque, mentre è modificato dagli altri fattori, dal loro grado di energia o di decadimento, contribuisce a modificare,svolgendosi,quale che sia il suo grado, gli altri fattori.  ha come faciente parte della famiglia in cui acquista nuove e più alte qualità,onde,senza il sacrifizio e senza l'abnegazione dell'individuo,lafamiglianon può vivere una vita rigogliosa. Cosi le attribuzioni della famiglia sono differenti da quelle dello stato, quan tunque senza la famiglia lo stato non potrebbe essere, essendo questo costituito di una moltitudine di fa miglie e perciò d'individui, i quali nello stato acqui stano nuove e più alte qualità; onde nello stato le famiglie e gl'individui non sono come sono fuori dello stato, Il principio chimico domina cosi la vita della n a tura e dello spirito,non ilprincipio matematico, quan tunque la chimica implichi e presupponga lamatema tica senza la quale né il chimismo, nè la natura, nè lo spirito stesso potrebbero essere.Onde,sepuò dirsi che il chimismo è lo schema dell'organismo delle cose, la matematica può dare lo schema quantitativo del chimismo e per conseguenza dellecose; ma perquesto è più lontana che non la chimica dalla realtà che non può intendere e che è sopra tutto qualitativa; ed è la chimica che fa intendere il concetto e che costi tuisce la seconda zona logica e che è parte integrante della vita del concetto più che la quantità la quale può corrispondere alla prima zona logica. S'intende che qui si parla del chimismo logico, non della chi mica come sfera della natura, la quale ha anche essa il suo concetto, come qui si parla della matematica come principio logico;non della matematica come sfera    speciale del pensiero e delle cose; poichè come tale ha anche essa il suo concetto. Sicché non si nega che la matematica possa dare un certo schema della realtà e che perciò non sia una certa logica; si afferma solamente che essa ci dà uno schema assai povero della realtà, che non ce la fa intendere. In vero la logica classica non è stata che la logica matematica e se vi sono oggi dei logici i quali, coltivando la logica intesa matematicamente, credono di coltivare una nuova logica, essi s'ingannano, quantunque però diano nuovi svolgimenti alla vec chialogicalaquale,se nonpuòesserelalogicadella vita e dello spirito,può essere però la logica delle sfere inferiori della natura, della meccanica, in tutti i suoi gradi, e della fisica intesa come grado della natura in generale. Si sa che tutti i fatti meccanici e fisici possono ridursi a formole matematiche, quan tunque allora non saranno la meccanica e la fisica che ci guadagneranno, le quali sono sfere molto più con crete e ricche che le matematiche pure; onde,ridotti i fenomeni meccanici e fisici a schemi matematici, essi perdono la loro concretezza, perchè sono semplificati (le cose non potendo essere intesa che dal punto di vista semplificativo ecomplicativoinsieme;onde,s'in tende la meccanica e la fisica non solamente quando sono intese matematicamente, ma quando sono intese matematicamente ed insieme meccanicamente e fisica mente; in quel caso guadagna però la matematica la quale estende i suoi confini). I fatti però meccanici e fisici dell'organismo non sono cosi facilmente riducibili a schemi matematici; non avendosi allora il meccanismo ed il fisismo puro od inferiore, ma ilmeccanismo ed ilfisismo come gradi dell'organismo,onde quei fatti sono allora determi nati da cause chimiche ed insieme fisiologiche e per ciò sono di una provenienza oscurissima e complica tissima; perchè il fatto meccanico o fisico può essere effetto di moltissime e svariate condizioni organiche e sono nello stesso tempo effetto e causa di altri fe nomeniorganici.Cosisipuòdiredei fenomeni psi chici e sociali; onde, per quanti sforzi la matematica faccia per entrare in questo regno, essa non potrà impadronirsene mai, potrà però calcolare matematica mente i fenomeni estrinseci di essi.Ciò conferma sem pre più il principio che non può essere la matema tica lo schema della realtà; ma è il chimismo. Aristotele, il primo grande logico dell'antichità e quasi il fondatore della logica, le cui dottrine per secoli hanno doininato e dominano ancora nelle scuole, perché non si possedeva ai suoi tempi una conoscenza profonda della natura e dello spirito come si possiede ora, non poteva darci che la logica quantitativa che si può considerare come il grado primitivo e più ele  È lo studio profondo dei fenomeni biologici come in gran parte è stato compiuto ai nostri tempi, che può farci vedere la grande importanza del processo logico chimico per raggiungere il vero concetto delle cose;e ciò non era possibile prima dei nostri tempi.   mentare della logica. Hegel poi può dirsi il fonda tore della nuova logica più per avere fatto vedere l'insufficienza della logica classica ad intendere la realtà anzichè per averci dato compiuta la nuova lo gica;e ciò perchè anche ai suoi tempi gli studi na turali e biologici non avevano raggiunto quell'alto grado cheraggiunsero posteriormente. Nondimeno l'ap parire della logica di Hegel segna nella storia un'e poca grandiosa;poichè,per mezzo di essa sono state poste le basi e si sono fatti i primi passi della lo. gica reale come può aversi e svolgersi ai nostri tempi. Inteso il concetto come l'ultimo risultato del pro cesso storico e chimico delle cose non ha più quel l'importanza che ha nella logica classica il capitolo della comprensione e della estensione dei concetti, in cui il concetto è inteso solo quantitativamente. Bisogna distinguere il concetto che sta per co.n piersi dal concetto compiuto; quello può essere chia mato concezione o concepimento che indica appunto l'atto del compiersi del concetto. Ora nell'atto che il concetto si forma attraversa vari gradi di cui cia scuno, se è considerato come arrestato nel suo c a m mino,può essereconsiderato come unconcettopersė; e si considera come grado di un altro concetto se as sume qualità e forme nuove di esistenza tanto che puòcorrispondere adun concettopiù compiutodiesso; ed in questo caso esso fa parte della concezione o del concepimento del nuovo concetto; e ciò può dirsi di ogni concetto. Considerando da questo punto di vista l'universo, si scorge facilmente che ogni sfera,ogni grado di esso è insieme concepimento e concetto, cioè è assorbito e complicato chimicamente in un concetto più alto e nello stesso tempo può essere considerato come un con cetto in sè. Questo duplice fatto forma dell'universo un vasto sistema e nell'istesso tempo un grandioso organismo;perchè ciascun concetto è in sè e per sè ed insieme in altro e per altro. conce  Questo principio si osserva con evidenza in tutte le zone delle mondo della natura. I minerali ed i feno meni fisici sono insieme in sè e per sè in una deter minata zona della natura (concetti); ma essi sono per la chimica relativamente alla quale sono pimento.Cosi la chimica rappresenta anche una de terminata zona del mondo naturale;ma, mentre è in sè, e perciò è un concetto, è anche concezione;perchè la chimica è per la vita della pianta e dell'animale e perciò, mediatamente,anche ilminerale è per lavita. Nel regno della vita questo processo diconcepimento continua; perchè, quando è data la forma infima della vita vegetale, si passa da forme vegetali semplici a forme gradatamente e successivamente più complesse sino all'ultima forma vegetale che potrà dirsi la più compiuta.In questo processo quei gradi che inatura listi dicono specie rappresentano appunto la conce zione della pianta;per cui ciascuna specie èinsieme concetto e grado del concetto superiore.Lo stesso può dirsi della pianta relativamente all'animale e del mondo della vita animale in generale. Quando si considera l'uomo nell'ordine della natura sembra che in lui si abbia l'ultimo risultatodellastoria e del processo naturale; ma d'altra parte l'uomo non è per sè solamente; perchè egli è quel che è per la famiglia e per lo spirito nazionale che egli contribuisce a formare ed in cui vive e si muove,all'istesso modo che lo spirito nazionale è per Dio che è il puro per fetto spirito in cui perciò si ha il vero concetto ed a cui tutta la concezione dell'universo aspira; perchè Dio non è più per altro ma per sè ovvero ė inaltro per sè; e tutta la vita ed il movimento della natura e dello spirito terreno non sono che un processo di ele vazione a lui e fuori di lui non sarebbero e non po trebbero esplicarsi. Cosi vi è un solo concetto e l'universo è una serie di concepimenti che sono relativamente concetti.E questi concetti costituiscono un processo di compli cazione che è chiuso tra due limiti estremi, il massimo ed il minimo. Il limite minimo si ha nell'elemento primo della naturaeperciò del pensiero,diqna dal quale vi è il sistema e l'organismo dei concetti, di là dal quale vi è il nulla della natura e del pen siero. Come tale questo limite minimo dei concetti può essere concepimento od elemento del concetto che segue ma non concetto.Il limite massimo ècostituito dal concetto assoluto, di là dal quale vi ha del pari il nulla e di quà dal quale vi è tutto ilsistema e l'or ganismo dei concetti. Ciò posto i concetti sono nella natura e nello spi  Le cose sono cosi in se stesse, obbiettivamente, con cezione e concetti; ed il soggetto, volendo conoscerle, deve seguire lo sviluppo di ciascuna di esse, dal suo primo ed infimo grado sino alla sua più compiuta realtà;deve seguire il processo del formarsi e del trasformarsi delle proprietà costituenti l'oggetto che siconcepiscesinoalsuoultimostato,come avviene degli enti morti o sino al massimo grado della sua energia, come avviene degli esseri viventi o degli or ganismi etici.Quandoilsoggettoavràcompiutoquesto lavoro psicologico insieme elogico di concezione in modo che questo processo corrisponda alprocesso obbiettivo  rito, e perciò nel pensiero,dispostiinmodo seriale; onde ciascun concetto che è tra i limiti ha un prima ed un dopo ed è concetto del concepimento 'precedente e concepimento del concetto seguente.Non sipuò dire però che il concetto che precede sia compreso come tale e nel senso della logica classica e con tutti i concetti precedenti dal concetto seguente; poichè il chimismo che domina il processo dei concetti non a m mette la comprensione nel senso classico, che è conside ratain senso puramente quantitativo. Del pari non si può dire che ciascun concetto si estenda in altri concetti; perchè esso è chimicamente assorbito e trasformato dal concetto che segue immediatamente e non si può tro vare come semplicemente tale in altri concetti'; onde la estensione secondo la logica dei secoli non risponde al vero; perchè in questa i concetti sono estrinseci gliuniagli altri, per cui non vi è organismo di concetti. della cosa, egli allora avrà raggiunto il concetto di essa: ciò che può dirsi cosi dei singoli concetti o di un si stema di concetti che del concetto assoluto.  L’economia nella vita dell’animale e dell’uomo. L’attività economica è una nota propria e fondamentale  della vita animale ed umana. Essa è rappresentata prima dalla  fisiologia, cioè dalle funzioni dell’organismo. Ogni funzione organica, studiata analiticamente, dimostra una dualità, cioè due  termini: l’organismo vivente che rappresenta l’unità degli organi funzionanti; e il mondo a lui esteriore con cui è in continuo rapporto (alimento, ossigeno dell’aria, acqua, calore, luce, ecc.). L’uno dei due termini scisso dall’ altro annullerebbe insieme con la vita l’attività economica; e l’organismo dovrebbe  disfarsi.   La vita, sostenuta da organi di elevata struttura e costituzione chimica, implica l’ unità degli elementi istologici, dei  tessuti, dei sistemi e degli organi che la rappresentano. Ma la  funzione di ciascun organo e sistema, mentre ha un fine che si  esercita o dentro l’organismo, in aiuto ad altre funzioni, o fuori  dell’organismo, contro il mondo esteriore per dominarlo e farlo  servire ai suoi bisogni, deve implicare una continua perdita  materiale degli organi funzionanti, che si riduce contemporaneamente in una degradazione chimica di sostanze componenti  i tessuti e gli organi, dallo stato di elevata natura a quello di  più elementare costituzione molecolare. Nello stesso tempo deve  associarsi ad uno sviluppo di forze fisiche (forza meccanica,  vibrazioni molecolari, calorico, elettricità).   In tal modo i due termini debbono entrare in un rapporto  molto intimo e continuo fra di loro; giacché il termine esterno  naturale, rappresentato dall’alimento, dall’ossigeno dell’aria, dall’acqua, deve diventare interno. Infatti l’alimento da sostanza  esterna e morta, quantunque di elevata costituzione chimica. I  giacché è stata vivente, come la carne, le uova, il latte, le erbe,  frutta e semi di varie piante, modificati esternamente e poi ingeriti dall’animale e dall’uomo, vengono ancora modificati, ridotti in sostanze relativamente semplici. Passate poi nel circolo  sanguigno vengono ancora modificate dalla presenza dell’ ossigeno che i globuli rossi del sangue hanno fissato per nutrire i  tessuti in contatto dei quali sono messi e dai quali si compie  l’assimilazione. In tal modo il cibo raggiunge la sua massima  elevcizione; da termine esterno e morto diventa interno e vivo.  Ma qui comincia la scissura interiore, onde il termine interno  diventa per mezzo della funzione anche esso morto in alcuni  suoi elementi e le sostanze che lo costituiscono, decadute e semplificate, vengono così restituite al mondo esterno, per mezzo  dei reni, della cute, del polmone e ancora modificate dalle glandolo di speciale segrezione; all’ istesso modo che l’energia che  costituiva il termine interiore si risolve in forze meccaniche e  fisiche le quali si spengono entro l’organismo stesso e nel mondo  esteriore, anche per mezzo del lavoro.   Il termine interiore che da prima è un organismo vivente   di elevata struttura, perchè è e sussiste, si può chiamare bene, secondo lo scrittore del j)rimo capitolo della Genesi, per cui è   bene tutto ciò che è creato da Dio; ed il termine esteriore,   perchè anche esso è e sussiste, si deve anche esso chiamare   bene; ma, poiché deve essere degradato come tale, e trasfor %   maio e ridotto nei suoi elementi; diviene male. E male il decadere, lo scomporsi, il menomarsi degli enti. Ma, poiché dai suoi  elementi di nuovo si ricompone, si organizza ed alimenta la  vita, diviene di nuovo bene; ma bene interno, come il bene interno si trasforma in male interno airorganismo da prima, poi  in male esterno; perchè nei suoi elementi primi si trasforma in  male esterno, cioè in elementi inorganici senza una finalità superiore. Ma di nuovo può divenire bene esterno, perchè per  mezzo di essi si possono ricostituire i beni esterni più elevati  (piante, animali, ecc. Il bene cosi si trasforma in male e questo  in bene. L'antico detto corruptio unius gene ratio alterius esprime un principio che domina il regno della vita vegetale ed  animale, giacché anche la pianta si trova in una posizione dualistica tra sè e il mondo a lei esteriore (il terreno, Tarla, la luce) ed è perciò in lotta con esso che tende a conquistare,   come questo è in lotta con la pianta. L'animale è in una lotta   più intensa col suo termine esteriore, la natura, come questa   %   è in lotta contro l’animale. E questo lo schema più semplice  della vita vegetale ed animale. Distinta cosi l’attività economica in due termini e fatta l’analisi di questi, apparisce più chiaro il concetto generico di  economia. Quantunque questa parola sia stata adoperata la prima  volta in Grecia ed intesa come legge, amministrazione della  casa, implica anche il concetto di soddisfazione, di godimento,  che gli animali e noi abbiamo di qualche cosa che dalTesterno  penetri nel nostro organismo. Coinvolge anche il concetto d'integramento, conservazione, elevazione di qualche cosa di materiale per mezzo del lavoro delTuomo o per opera della natura stessa, ma che rimane sempre nel mondo esterno alTuomo  e di cui questi può cercare di godere. Importa notare la differenza tra Teconomia della vita animale e quella delTuomo, che implica insieme con la vita organica o animale, qualche cosa di superiore o mentale. Benché  una grande differenza vi sia anche nel regno stesso delTanimalità, nelle sue varie specie, dall’aniraale infimo a quello della  più complessa organizzazione, giacché dalla prima alla seconda  specie il processo della vita si va sempre più complicando e  specificando, alT istesso modo che si complica ed aumenta di  volume Torganisrao nei suoi tessuti e nei suoi organi; onde si  ha un'organizzazione più vasta e complessa, pure in quest'arapia graduazione di animali lo schema dell* economia della vita  è identico in tutti; benché varia sia la quantità dell' alimento  ingerito ed assimilato e poi consumato e ridotto ad elementi  semplici, come corrispondentemente varia sia la somma delle  forze fisiche esplicate. L'animale infatti, a qualunque genere o specie appartenga,  non vive che monotonamente, sempre nel presente, benché varia sia la sua attività esplicata per vivere, secondo la natura  della specie a cui appartiene, e vario sia l'ambiente naturale e  climatico in cui vive. Esso non ha cura che per conservarsi e  per fuggire i pericoli che lo minacciano; cerca la tana, il cibo,  e l’acqua per dissetarsi; alleva con molta cura i suoi nati e provvede per il loro alimento; li protegge contro le insidie degli  altri animali sino a che essi non possano vivere da sè. Non  provvede pel suo avvenire e, durante la vita, non è suscettivo, a causa delle limitate sue condizioni psicologiche, a migliorare  la sua posizione economica, come è avvenuto pel suo passato  in cui si è riprodotto sempre identicamente lo stesso tipo e  la forma del suo organismo. Dall’animale all’uomo si fa un passo gigantesco; giacché  questi, a causa della superiorità della struttura del suo organismo e della sua intelligenza, si volge a studiare continuamente  sè e il mondo esteriore. Avendo il suo organismo molteplici bisogni, egli si sforza di soddisfarli per mezzo delle sostanze che  trova nel mondo esterno; e, a differenza dell’animale, prevede  i suoi bisogni avvenire e provvede come può affinchè nulla  abbia a mancargli pel futuro. E, se tende da prima a sfruttare  la natura, come fa l’ animale, di poi, apprendendo da essa stessa  i suoi metodi, si sforza di produrre ciò di cui ha bisogno per  vivere (piante ed animali speciali). Si apn; cosi all’ uomo il   campo della produzione dei beni naturali di cui ha bisogno, e %  che può ottenere per mezzo deir ingegno e del lavoro. E una  lotta che egli deve sostenere contro la natura, che ha avuto  principio col suo primo apparire sulla terra, che è andata sempre crescendo ed intensificandosi lungo il processo della storia  e con lo sviluppo della civiltà; e che non avrà mai fine, finché  dura la vita umana. La materia economica non può perciò essere intesa fuori  della sua storia, anzi essa fa una sola cosa con la storia delr umanità; giacché questa ha la sua base nell' economia e  senza di questa non potrebbe essere; all' istesso modo che nessun aspetto 0 grado del mondo naturale ed umano sfugge alla  storia e fuori di questa non potrebbe comprendersi. La scienza  economica dunque deve trattarsi storicamente. È questo un tentativo che può farsi solo oggi, in tempo di un grande sviluppo  dell'esperienza e della rifiessione umana, in cui il pensatore acquista coscienza di sé, dei propri bisogni fisiologici e mentali e del  mondo esterno naturale, in ciò che può soddisfare i detti bisogni. Questa materia cosi deve essere studiata nei suoi due termini, il soggetto e l'oggetto, economici, ciascuno nella sua storia  e nel suo rapporto con l'altro, senza del quale nessuno dei due  termini potrebbe sussistere sotto l'aspetto economico; e questo  rapporto é tutto tra i due termini, per lo quale questi si uniscono e dividono continuamente. È la storia dell’umanità e della  natura insieme nel loro aspetto drammatico. Nel trattare i principii naturali di economia bisogna trarre  insegnamento prima dello studio della storia del’umanità. Ma  nella storia fatta dagli storici più valorosi e rinomati l'aspetto  economico non è messo gran fatto in evidenza; come se per loro non avesse avuto che un' importanza trascurabile; non veniva   perciò compreso e considerato nella sua obbiettività e non si  sognava che un giorno i posteri sarebbero stati curiosi di conoscere, nei suoi particolari, il metodo e la materia dell' attività  economica dei popoli di cui si narrava la storia. Si credeva  che il cibo e gli altri beni di cui l'umanità ha bisogno sarebbero  stati sempre abbondanti e perciò non meritava che gli uomini se ne preoccupassero. Del resto anche gli storici più recenti  si sono cosi condotti verso l’aspetto economico della popolazione. Pure in ogni scrittore non possiamo non trovare qualche  accenno alla vita economica delle nazioni di cui si narra la storia  0, se non alla economia normale, aireconomia patologica, come la carestia, la pestilenza, i risultati della guerra, le emigrazioni e le  immigrazioni, i perturbamenti della natura fatti per opera della  mano deiruomo, che, facendo vedere la deviazione del processo  economico normale e naturale nella storia, fanno meglio vedere  le necessità di questo. Avviene così nel campo economico quel  che avviene nel regno della vita, per cui le malattie che sono la  deviazione funzionale degli organi dal processo tipico normale  della vita, che apportano anche una corrispondente alterazione  chimica, istologica ed anatomica degli organi, hanno dato non  pochi contributi alla conoscenza delle funzioni normali della vita. Vi sono poi le grandi crisi economiche nazionali o universali, come quella che ora si attraversa sull’ incarimento del  costo della vita, un fenomeno nuovo e gigantesco che non ha  avuto l’eguale nella storia, la cui origine oscura ci obbliga a  riflettere e a meditare per risolvere l’enigma. Vi sono inoltre  gli errori della storia che il popolo stesso compie per suo proprio istinto o che compiono gli uomini di governo, errori di cui  è piena la storia e che, con le loro conseguenze patologiche,  fanno meglio comprendere il processo logico e progressivo della  storia come avrebbe dovuto essere. Cosi è stato disastroso per  la vita dei popoli il non avere compreso la natura propria della  moneta che si è voluta sempre di metallo prezioso, per cui  alla scarsezza di questa si debbono alcune rivoluzioni ed un  arresto nello sviluppo del lavoro e della produzione dei beni e  r arricchirsi di alcune nazioni che ne hanno molta a danno di  altre che ne hanno poca. Ma il presente stato economico del  mondo in cui l’ industrialismo ha raggiunto un grado di vitalità •   esuberante da per tutto ed attira l’energia e V operosità del  maggior numero degli uomini i quali affluiscono nelle industrie  e nelle città disertando i campi e i villaggi, ci spinge a studiare il presente fenomeno e, mettendolo in relazione col passato economico, ci apre la via ad intendere la storia economica deir umanità.  Ma la storia economica che fa una sola cosa con la storia politica, artistica ed intellettuale delle nazioni, nell’ aggregarsi  o disgregarsi continuo di queste, è certo un grande e cospicuo  periodo del processo logico della storia del mondo ed è anche  quello più memorabile: quello cioè che, per essere stato esperimentato primitivamente da alcuni uomini, riconosciuto e provato da altri, aggruppati da prima in piccole tribù o società, e  poi esteso, ad altri, è trasmesso a mano a mano ai posteri col  contatto degli uomini, attraverso il loro nascere, crescere e  morire. E l’attività economica che è stata sempre viva nella storia, quantunque abbia operato in modo inconscio agli uomini,  negli ultimi due secoli ha raggiunto uno sviluppo considerevole  insieme con lo sviluppo industriale e con l’estendersi del commercio nel mondo. Questa da prima si è sviluppata istintivamente ed impulsivamente per mezzo dell' ingegno dell’uomo  che ha saputo trovare ed aprire le vie; poi è venuta la scienza  dell' economia industriale e commerciale, che ha riconosciuto i  fatti compiuti e ne ha formulato e cercato di spiegare le leggi.   Sicché non è stata la scienza economica che ha destato l’attività economica, bensì questa ha dato origine a quella.   Si può rintracciare dunque, attraverso la storia intellettuale,  politica e pratica dell’umanità, una storia economica. Ma la storia politica rappresenta il processo degli avvenimenti umani di  cui si conserva memoria; si è perciò innanzi ad un’epoca molto  avanzata dalla storia, quella in cui l’uomo ha cominciato ad acquistare consapevolezza della sua superiorità sulla natura e  della possibilità del suo dominio sugli uomini inferiori per ingegno ed attività pratica. Ma la storia memorabile e memorata  presuppone la preistoria, che è di là dalla memoria degli uomini e che nondimeno ha dovuto preesistere alla storia. Come  nessun aspetto della civiltà e delle istituzioni umane sfugge alla  preistoria, quale il linguaggio, la politica, l’arte, la religione, ecc.,  così avviene dell’economia e della scienza economica. E la storia d’altra parte si connette alla preistoria di cui è continuazione e complicazione, onde si può dire che nella preistoria si  trovano i principii economici più semplici ed elementari che  nella storia progressivamente si sono andati complicando; ma  che sono sempre vivi ed attivi nella storia ulteriore: ed appariscono nella loro semplicità nelle grandi crisi di economia sociale, quando si sente il bisogno di tornare alla vita naturale  e primitiva. Non bisogna però ammettere una barriera tra la  preistoria e la storia. Ciò che fu il principio è la base odierna  deir edificio economico.   Quantunque la preistoria pura e primitiva sfugga alla nostra osservazione, pure, come è avvenuto pel linguaggio, strumento fondamentale deirintelligenza e deir attività pratica umana  e del progresso scientifico, si può rintracciarla prendendo le  mosse daireconomia naturale che può avere rappresentato essa  sola neirepoca preistorica tutta T umanità, che di poi divenne  storica, economia che anche oggi deve essere considerata come  il sostegno deireconomia storica, industriale odierna, e senza la  quale questa è destinata a fallire. In questo senso, guidati dalla  logica della realtà delle cose e dalla psicologia speculativa, si  può rintracciare il processo preistorico dell’ economia. Il punto  di partenza è qui Teconomia fisiologica, comune da prima all’animale e airuomo, giacché ambidue sono soggetti economici  che hanno la natura come termine a loro opposto. Ma, mentre,  come si è detto, la soggettività animale ha un arresto nel suo  sviluppo, la soggettività umana all’ incontro prosegue senza limiti, cercando di conoscere la natura ed adattarla alla soddistazione dei suoi bisogni, che con la sua intelligenza sa scoprire  in sé, nel suo organismo e nella sua mente, nuove lacune da  colmare. A differenza però deiranimale in cui Torganismo si sviluppa rapidamente, onde breve è per esso il periodo in cui ha  bisogno delle cure dei genitori, perchè ben presto può fare uso  delle sue forze e rendersi indipendente, onde vive guidato dai  suoi istinti, l'uomo all’ incontro ha bisogno di un certo numero  di anni per potere da sé provvedersi del cibo e colmare tutti  i suoi bisogni. Ben presto morrebbe se, appena nato, non avesse  le cure materne, ed anche se venisse abbandonato a sé stesso  neH'infanzia e neiradolescenza. Molte altre cure poi richiede,  ed anche un certo numero d’anni, se egli vuole educarsi, esercitare un facile mestiere od una difficile professione; e volesse  elevarsi nella sfera dell’ alta cultura, dell’arte o della scienza.  In questo lungo periodo della sua vita il giovanetto è allevato  e educato dalla famiglia, o dalle istituzioni di beneficenza, dall’iinsegnamento pubblico e dalla religione. In tutto questo periodo dell’infanzia e della fanciullezza  il dualismo è rappresentato dal fanciullo, ente passivo nella sua  attività, e dalle istituzioni familiari e sociali, che sono il termine  veramente attivo, il quale, servendosi di elementi c vie naturali,  eleva e conduce il bambino all’attività pratica, affinchè possa  col tempo provvedere ai suoi bisogni. Il giovanetto, diventato  adulto, deve da sè solo risolvere il problema dell’esistenza, per  quanto possa essere agevolato dalle istituzioni; allora egli si  trova d’innanzi alla natura alla quale domanda i mezzi di vita  0 di conservazione. Questi sono rappresentati dal ricovero e  dall’alimento che è fornito dagli animali e dai frutti e semi di  piante; e vegetali di una elevata costituzione chimica. Qui comincia la lotta tra 1’ uomo e la natura. Questa è da prima provvida madre per lui, onde gli concede facilmente ciò di cui ha  bisogno, ma non senza che egli taccia qualche sforzo, qualche  fatica, andando in cerca deU’alimento, sottomettendosi anche a  gravi pericoli e spesso rimanendo vittima delle intemperie o  degli animali che egli ha cercato di abbattere e conquistare.   E questa la condizione dell’ uomo primitivo che non ha avuto dal passato insegnamenti e tradizioni; per cui l’esperienza  e l’osservazione debbono cominciare da lui che è fornito di un  organismo che si presta ad una grande varietà di lavori; e di  intelligenza che gli è guida all’ attività pratica, allo studio ed  alla conoscenza della natura della quale cosi può meglio servirsi; e conserva memoria delle sue conquiste, passate e presenti. Ma la natura, dà all’ uomo i mezzi di vita, purché li cerchi, non glieli assicura per sempre. Comincia cosi l’attività per  la ricerca del cibo e comincia ancora un’epoca di disgregamento per la ricerca dei luoghi dove la natura fosso più ferace di veg'etabili e di animali, atti a far vivere l’uomo. In quest’ epoca,  certamente non breve, si ha un grande disgregamento del genere umano, in tutta la superficie della terra, per quei luoghi  dove la vita fosse possibile; giacché in quest’epoca in cui il lavoro collettivo non era ancora principiato, l’uomo voleva essere  solo con la sua famiglia a conquistare e a godersi la preda. D altra parte 1’ uomo in lotta con la natura primitiva, che  si slanciava ad imprese difficili ed audaci, in tempi in cui l’aria  sulla superficie della terra era buona ed in cui ralimentazione  era prevalentemente carnea, dovea dare al suo organismo uno  sviluppo ed una resistenza ammirevole, che lo rendeva atto a  trionfare dei più grandi ostacoli che nel suo cammino potesse  incontrare. Grande era anche la potenza generativa, per cui gli  uomini si moltiplicavano facilmente. Quel genere di vita tutto  naturale dava un’educazione anche naturale all’ uomo, che gli  dava la massima resistenza all’ impresa e lo rendeva refrattario  agli stimoli morbosi sino alla vecchiezza, se fosse riuscito a superare il periodo della fanciullezza, flrano i tempi di Ercole.  In tutto questo lungo periodo egli cerca, con l’ingegno che la  vita nomade e mal sicura dell’ avvenire rendono più acuto, a  modificare minerali e legna per costruire strumenti che rendessero più facile il conseguimento del fine di vivere; a rendere  alcuni animali adatti ad essere guidati, a viaggiare, a portare  masserizie ed a ottenere la prole di essi, anche per potersene  alimentare.   Finché si é in questo stato di vita nomade ed incerta in  cui non si può essere sicuri della vita avvenire ed in cui gli  uomini tendono continuamente a dividersi, le conquiste iiella  conoscenza dei metodi per servirsi della natura vanno perdute  e non é necessario il linguaggio che é possibile quando é data  una certa associazione di uomini i quali, a intendersi scambievolmente, conservino la tradizione delle precedenti attività limane che agevolano la vita. Tutto questo lungo periodo della  vita umana sulla terra, di una larga estensione sulla medesima,  può essere indicato col nome di 'preistoria dell’ umanità. La  quale bisogna intendere non come ristretta in un solo angolo  della superfìcie della terra, ma come diffusa da per tutto, e dove la vita dell’ uomo fosse possibile, e rappresenta la famiglia da per tutto disgregata in famiglie, di cui ciascuna aspirerà  più tardi ad entrare nella storia e da nomade diventare fìssa. In tutta questa lunga epoca i due termini dell’attività economica sono r uomo e la natura; 1’ uomo il quale é uscito da  quello stato di felicità del periodo della sua fanciullezza in cui  vive a spese della sua famiglia o della carità altrui; ma l’uomo  che deve fare uno sforzo per andare in cerca dei mezzi di sussistenza; deve cioè andare incontro ad una perdita di forza muscolare e psichica, che, aggiunta alla perdita che apporta la vita   in sé stessa, apporta una perdita maggiore o un male interiore  maggiore. La natura, dando da viv^ere all’uomo, ha una perdita in sé 0 una degradazione, quantunque parziale e limitata; ma  questa perdita apporta all’uomo un bene interiore. La mancanza di sicurezza dell’alimento pel domani in questo periodo della preistoria in cui non ancora si erano conosciuti  i metodi e non si possedevano i mezzi per ottenere gli animali  di cui avrebbero potuto servirsi e nutrirsi e né anco si sapevano conservare le carni degli animali di cui si era andati in  caccia, é la nota preminente di questo cosi largo periodo dell’umanità. La storia della civiltà ha per fondamento la storia  dell alimentazione. Il passaggio dalla preistoria alla storia, dalla  vita naturate allo stato di civiltà, si ebbe quando si potè provedere ad un alimento che potesse conservarsi per qualche anno,  assicurando così il prolungarsi della vita umana ed il fissarsi  di alcune popolazioni in dati siti della superficie della terra dove la produzione di date sostanze alimentari potesse avvenire. Scambio e stimoli economici    Si eiiira cosi in un altra c più elevata sfera deH’attività  economica che è quella dello scambio (e questo avviene cosi  nella zona industriale propriamente detta che in quella naturale  ed agricola). Si cominciano così a formare dei piccoli mercati  in cui r uomo vende e compra. Jla s’ intende che, prima che  nella storia si stabilissero dei veri mercati, queste operazioni  di scambio avvenivano egualmente, quantunque in modo più vago, appetiii ai)parve la libertà e l’ elezione nel lavoro dell’uomo. Nella sfera dello scambio si ha una maggiore facoltà di  acquisto ed un risparmio di tempo e di forza (ciò che è propriamente r attività economica); perchè il soggetto economico vende  ciò che ha prodotto facilmente e bene per acquistare ciò che da  sè stesso non avrebbe i)otuto produrre che male e con molta perdita di tempo. E ciò in generale; perchè l’ ingegno umano poti ebbe in ciò darci una smentita, non essendo molto rari quegli  uomini che hanno saputo tanto bene educare il loro ingegno e  1.1 loio attività pratica da diventare valenti produttori di una  varietà di beni e in modo perfetto. E questo avviene cosi per  la produzione dei beni inferiori e materiali che dei beni superiori ed artistici. Importa notare che lo scambio può avvenire tra questi e  quelli, come con le attività intellettuali dell’uomo. Cosi il letterato, r uomo istruito e dotto, l’ insegnante, il medico, l’ ingegniere, l’ avvocato, scambiano il loro sapere, la loro dottrina  e l’arte, con beni materiali. Anche nella sfera dello scambio,  l’acquisto implica una perdita, quantunque la perdita sia ridotta  al minimo; perchè quello che il produttore perde gli è costato relativamente poco lavoro, mentre quello che acquista è per lui  un guadagno, perchè ha un prodotto che si suppone buono, che  egli non avrebbe potuto eseguire, anche perdendo molto tempo. Per mezzo del lavoro artistico dunque la produzione dei  beni si specializza, mentre questi si possono moltiplicare senza  limiti, perchè ognuno può trovare nell’uomo una sorgente di  bisogni da colmare e nuove comodità che si desiderano, nuovi  beni che riescono a quel fine. E poiché in tutti gli uomini si ha  r istesso metodo e perciò gli stessi bisogni che si tende a soddisfare, i nuovi beni prodotti sono ambiti da tutti. Ma qui deve  intervenire l’opera dell’istruzione che sveglia e fa riconoscere  aU’uomo i propri bisogni e fa sviluppare in lui il desiderio di  soddisfarli.   Moltiplicandosi i beni che l’uomo ambisce, egli può acquistarli tutti col suo prodotto particolare che alla sua volta viene  ambito dai produttori dello merci altrui, con le quali egli scambia la sua. Il principio economico qui non solo si conserva, ma  si eleva ad una più alta potenza di acquisto. Ma più tardi 1’uomo ha avuto un istrumento d’acquisto non  solo nel suo ingegno e nelle sue forze muscolari, ma anche nella  macchina che egli, aiutato dalla conoscenza delle leggi meccaniche ha prodotto ed applica ancora alla produzione di una  grande varietà di beni.   E necessario qui promettere che la macchina come invenzione umana è stata preceduta dalla macchina che è insieme  nell’organismo animale ed umano. L’ organismo infatti è insieme  meccanismo; e se come organismo è qualche cosa di più elevato  del meccanismo che implica, come meccanismo non cessa di  essere macchina; macchina organica si, ma sempre macchina. Lo schema della macchina si ha infatti in tutti gli organi e i  sistemi più importanti deH’organismo; nel cuore col sistema vasaio annesso; neU’apparecchio digestivo con le sue glandolo, come in ciascuna glandola; nell’apparecchio respiratorio; nei reni  e nella vescica; nel sistema osseo-muscolare-nervoso. L’occhio è  una macchina, come l’orecchio. Anche nel cervello si trovano  gli elementi più complicati della macchina; all’istesso modo che  le funzioni di tali organi sono insieme funzione e meccanismo. È  proprio della macchina costruita dall’ ingegno umano il venir "•uw'mo''  Hìacchina die è ormo Ne oiganismo, anche essa per mezzo di questo.nuove   l.i macchina esteriore, sia immediatamente che mediatamente  per mezzo delle forze fisiche.uiawmente, L’apparire della macchina è stato accolto con grande entusiasmo da tutto il mondo, perchè ha portato una fraudo rivo  uz.one nel campo della produzione, poiché l’A accresciuta co.isierc^olmcnte; ma ha anche contribuito ad una maggiore speCK hzzaz.one d. produzione. E poiché la macchina è stata applic a anche al trasporto dei beni in tutto il mondo, per mare e  PCI terra, ha anche contribuito ad accrescere in modo come  non era possibile prima, il commercio mondiale. Sicché ol!  e solamente possibile a pochi uomini godere di una grande   J-h nomi I che sono nel mondo. Si ha cioè il grandioso fenomeno de la umversalizzazione del godimento dei beni. È questo  nsuUato di una lunga storia nell'attivirà degli scambi che  pimcipiata in modo limitato, tra individuo e individuo, per una’ lunpo tra vari aggruppamenti umani, tra varie popolazioni e  mi/ioiii, e tra tutte le parti del mondo. È questa veramente la   pffffcernza.' dell’industrialismo   S’intende che se prima lo scambio comincia cedendo merce  per merce, e in certe condizioni questo può sempre avvenire  lo scambio e.1 commercio che rendono accessibili le merci da  |.cr t„„o, h„„ dovuti avvenire con la moneta che é,m mé.t  tei mine, inventato da governi, tra due merci o più merci; per cui  «1 lavora, cioè si danno le proprie forze, il proprio ingegno e   a propria produzione, per guadagnare danaro e si ambisce questo per provvedersi di tutti i beni di cui si ha bisogno. Segue  ancora che, in ragione che la produzione, gli scambi e il cL-moneta ìr^nmiido; È qui necessario far notare che, se la parola stimolo interlene a ogni passo nella trattazione dei fenomeni fisiologici e  pa ologici, come nei fenomeni psicologici, intendendo la psicoogia in tutta la sua ampiezza, in tutte le sue forme e in tutti i  suoi gradi, apparisce chiara la necessità dell’ intervento frequente  di questa stessa parola anche nello studio dei fenomeni economici, giacché anche questi hanno un fondamento fisiologico e  psicologico, senza il quale non potrebbero essere. Così nella produzione si ha uno stimolo interiore a produrre, il bisogno interiore organico e psicologico, immediato o prossimo, che deve  sparire, facendo col lavoro esistente il bene che si desidera: l’immagine interiore cioè deve tradursi in atto col lavoro produttivo  e che diventa anche stimolo esteriore, la materia esteriore ottenuta col lavoro, per mezzo della coltura (sostanze vegetali) o con  rallevamento del bestiame (sostanze organiche). Queste debbono  alimentare e far vivere 1’ uomo, trasformando la materia morta  e bruta che deve dargli alcune comodità o godimenti dell’ animo. Si ]Hiò dire che sono gli stimoli e gli stati interiori a spingere 1 uomo all attivila; e più questi sono numerosi ed elevati  più muovono l’individuo al raggiungimento dei suoi materiali od  alti filli che egli vorrebbe vedere tradotti nel mondo reale. Ma  alla sua volta gli stimoli interiori sono il riflesso di stimoli esteriori, di oggetti già percepiti o immaginati. È questo ciò che si  esprime con la parola ambizione umana la quale, se è la nota  preminente dei grandi uomini è anche una nota importante degli  uomini mediocri e d’ infimo ordine, giacché ogni uomo, secondo  il grado della sua costituzione mentale e della conoscenza del  mondo esteriore, naturale ed umano, vorrebbe far suoi tutti i  beni che conosce, sia di basso che di elevato ordine. Il cibo è uno  stimolo per l’alimentazione e la fame è uno stimolo per provvedersi del cibo. Cosi il gusto letterario e le conoscenze scientifiche  possono essere uno stimolo interiore per ajiprofondirsi nel campo  dell’arte e delle.scienze.   Non solo sono stimoli i due termini economici, oggetto e  soggetto, 1 uno per 1 altro: nia è anche stimolo il mezzo termine  fra le due merci o tra il soggetto e l’oggetto, cioè la moneta.  L come è nota della natura umana l’insaziabilità dei beni materiali e spirituali, quando questi siano conosciuti; ciò che è difficile, come 1 illimitatezza nell’acquisto, cosi avv^iene per la moneta. Di questa anche 1 uomo non è mai sazio di possederne;  perchè riconosce in essa una possibilità ed uno stimolo per acquistare altri beni. Ed il possesso è di vari gradi. Vi è il possesso limitato della moneta, per quanto questa possa essere grande,  e di essa l’uomo si contenta e che vuole o conservare o spendeie, 0 di questa egli si serve come stimolo per la produzione  di nuove ricchezze. Proprio quando la vita economica, industriale, commerciale,  è molto complessa ed estesa, e tutto il mondo umano sembra  un grande mercato come è ora, per cui grandi sono i bisogni c  le richieste dei beni da per tutto; e l’ambizione umana si estende  ed intensifica ovunque, allora la ricchezza può essere adoperata  come strumento (stimolo) per acquistare nuove ricchezze. Cosi  viene stimolata la sete deH’uorno per l’acquisto indefinito della  ricchezza; perchè vi è richiesta di tutti i beni che egli conosce  e di cui vuole godere, come da per tutto viene apprezzato e  richiesto il lavoro dell’uomo..Si comprende in tal modo come  piu sovrabbonda il danaro in una società, più gli uomini.sono  spinti all attività pratica e cresce la loro ambizione per guadagnare e godere. Uomini che hanno quest’aspirazione e non hanno  danaro, ma riconoscono di avere ingegno, forza muscolare e  tempo per arricchirsi, ricorrono al prestito del danaro. Ma cosi  si entra in una categoria economica più elevati, quale è appunto  il presfito, il cui polo opposto è il capitale. Il semplice possesso  della ricchezza, sia questa rappresentata dalla moneta o da altre  specie di beni immobili e mobili o da prodotti industriali od  artistici, se è come semplice servizio personale o della famiglia,  non merita il nome di capitale. Si richiede invece che essa si.a  data in prestito. ll capitale-prestito cosi rappresenta un più alto grado dello  scambio; e, come in questo, ciascuno dei due termini o soggetti  economici acquista e perde, cosi avviene nel capitale-prestito;  ma anche qui la categoria di acquisto e perdita implica una più  elevata economicità. Cosi colui che prende in prestito acquista la  ricchezza ma la perdita e rimandata aH’avvenire; si ha cioè il  bene presente; ma la perdita che dovrà aversi nell’ avvenire  consisterà non solo nella restituzione del capitale, ma anche  nell’ interesse convenuto. Frattanto l’uso provvido ed economico  del capitale avrà dovuto fargli acquistare nuove ricchezze. Anche nuove ricchezze acquista il capitalista, cedendo temporaneamente la sua ricchezza ad altri; ma va incontro anche ad  una perdita temporanea della sua ricchezza durante il periodo  della sua cessione; perchè non se ne può servire.   Col capitale e col prestito l’attività economica da una sfera  limitata e quasi individuale, quale è quella dello scambio, da  prima in una ristretta cerchia, s’ingigantisce ed estende da prima in ciascuna nazione e più tardi gradatamente in tutto il  mondo; con la fondazione o moltiplicazione delle banche che  dànno una grande diffusione al capitale e al credito, stimolando  l’attività economica produttiva e portando la diffusione delle  merci da per tutto. E ciò con l’aiuto della macchina che ha  moltiplicato e specializzato la produzione dei beni industriali e  li fa penetrare, come vi fa penetrare anche i beni naturali, in  tutto il mondo umano. Ma per quest’attività si richiede l’ ingegno;  all’istesso modo che l’esercizio di essa fa sviluppare l’ingegno. La produzione dunque della ricchezza capitalizzata e capitalizzante, per cui si tende sempre a ridurre al minimo la   perdita, nello stesso tempo che si tende a jiortare al massimo  l’acquisto, deve essere sempre l’obbietto dell’attività del soggetto  economico. Me questa che già fece esistente il capitale si affievolisce, l’oggetto per mancanza di governo e di direzione tende  ad arrestarsi nel suo processo e, per le mutate condizioni esteriori, tende a deviare, a perdere la sua potenzialità di acquistare ed a venire cosi scemato come semplice ricchezza. Sicché, se dalla produzione diretta primitiva alla produzione  capitalistica si ha una progressione per cui pare che la ricchezza  si produca da sé, indipendentemente dal soggetto, pure l’attività  di questo deve intervenire, cercando di farla progredire ed accrescere. Deve prevedere il cammino che si può e si deve fare e provvedere alla conservazione della ricchezza ed alla sua diflusione proficua; ciò che è il lavoro di critica e di speculazione  che il soggetto deve tare. Ad ogni modo questo lavoro, se implica una piccola perdita di tempo e di forza organica e psichica,  pure riduce con l’esercizio al minimo questa perdita; onde si  può dire che se il lavoro di produzione che da prima è grande,  secondo la quantità e la specificità d’impiego del capitale, esso  è di poi menomato e perciò agevolato; anzi deve al meccanismo, guidato dall’ intelligenza, il suo grande sviluppo.  All’incontro nella produzione naturale il soggetto deve sostenere una lotta intensa contro il suo oggetto, la natura indomita e ribelle, che può essere vinta temporaneamente ma non  definitivamente; giacché essa offre sempre nuove difficoltà al  soggetto produttore, anzi si può dire che dai primi tempi della vita umana sulla terra, queste difficoltà si sono andate sempre  accentuando. E ciò perchè, se la natura da prima, dopo uscita  dal suo stato selvaggio, dava facilmente all’ uomo i suoi prodotti, col progresso del tempo gliene ha dato sempre meno, anche essendosi moltiplicato l’ ingegno e il lavoro dell’ uomo volto  contro di essa. E ciò mentre gli uomini si moltiplicavano ed accrescevano con la loro associazione i loro sforzi per la produzione agricola. Sembra che d’ oggi innanzi il lavoro dell’ uomo contro la  natura per obbligarla a produrre ciò di cui ha bisogno diverrà  sempre più intenso ed i mezzi più necessari alla vita diverranno sempre più difficili a conquistare. In altri termini la lotta tra l’uomo e la natura diverrà sempre più intensa; perchè la finalità di questa è in opposizione alla finalità di quello; ed una conciliazione solamente è possibile alla condizione che ciascuno dei  due termini conceda all’ altro qualche cosa di sé, senza annullarsi, anzi sostenendosi l’ uno con l’altro. Questo fa vedere che  r uomo deve essere limitato nelle sue pretese verso la natura e  che, se questa deve dare qualche parte di sé all’ uomo, non  può e non deve dare tutta sé stessa se non a costo di annullarsi;  perchè allora anche la natura, dominata dall’ uomo ed alla quale  questi domanda i mozzi di vita, dovrà venir meno alle sue promesse, producendo in lui le più grandi delusioni.   Frattanto, mentre i prodotti dell’industria si moltiplicano  indefinitamente e progressivamente da per tutto, in quantità e  qualità, richiedendo questa un esiguo lavoro muscolare e meno  tempo, ciò che incoraggia l’ irregimentazione dei lavoratori, tanto  più perchè questi vi hanno la promessa di una vita agiata e  comoda, quasi sempre in città, senza sospettare che un giorno  avessero a scarseggiare gli alimenti necessari alla vita, i lavoratori delta terra, all’ incontro debbono sostenere una lotta lunga  faticosa ed intensa per procacciarsi di che vivere. Del valore e delle sue forme inferiori   Le attività economiche, come quelle fisiologiche, sono cosi  connesse ecl intralciate fra di loro che l'esposizione logica e sistematica ne riesce oltremodo difficile, Non si può trattare un aspetto, una categoria economica se in essa non intervengano,  sottintese o manifeste, altre categorie. Sicché da prima si può  avere una conoscenza parziale o sconnessa di alcune funzioni;  e solamente dopo che si è raggiunta la piena conoscenza di  tutte, si può principiare a vederle ordinatamente. È que.sta la  ragione della difficoltà nello spiegarsi i fenomeni economici. E  l’ordine consiste nell’universalizzazione dei vari principii e nel1’ unificazione di que.sti in tutte le loro gradazioni, in tutti i loro  movimenti, nei loro reciproci rapporti, tanto da apparire come  lo svolgimento di un principio solo. Sotto quest’aspetto molto  importante è il principio del valore in economia politica, cosi  in quella naturale come in quella industriale; e in tutte le istituzioni umane nelle quali questo concetto interviene. Ma solo una  esposizione storica e sistematica, in che consiste la vera trattazione logica della dottrina, può farcela intendere in tutti i suoi  gradi ed aspetti. Negli ultimi tempi si è parlato di valore in materia di arte  di scienza, di filosofia, di religione; ma poiché in tali rami di  attività umana, cosi come sono stati trattati, la dottrina del valore non é dedotta da un principio più universale che comprenda  e questi e tutti gli altri rami del mondo naturale ed umano,  quella trattazione riesce incomprensibile e vana. E, benché si  possa dire che la filosofia e la religione implichino la più alta  sfera del valore, pure, se esse vengono considerate come per sé, senza alcuna comunicazione col resto del mondo, non come   il risultato di uno svolgimento e di una storia, il concetto del  valore che da esse si può trarre non deve essere soddisfacente.  E se il valore è una categoria universale che interviene in tutti  i gradi deiressere, nel mondo metafisico, come nel fisico e nello  spirituale, in ciascun grado ha un aspetto particolare, ha qualche  cosa d'identico e di differente con la stessa categoria di valore  degli altri gradi del mondo reale. Far distinguere perciò le differenze dall’ identità del valore in ciascun grado della realtà è  il dovere di colui che tratta questa materia. Da prima potrebbe sembrare che la teoria del valore si  identificasse con quella del bene; ed in vero vi è molta identità  fra le due categorie. Però del bene i filosofi e i moralisti hanno  dato più un concetto comprensivo che analitico e storico; ed  alcuni Tànno identificato con Dio stesso, il sommo bene. Essi  hanno anche fatto notare la varietà dei beni che sono nel  mondo e l'ànno anche sistematizzati; hanno messo il bene e tutti  i gradi di esso in correlazione col male e con tutti i mali possibili. Ma la dottrina del valore include quella del bene e del  male insieme, però le compie, mettendole in una posizione dualistica ed unitaria insieme, quasi drammatica; scinde cioè la materia in due termini in lotta fra di loro, rorganismo e il mondo  esterno che ha valore per quello, può cioè tornargli a bene;  vede una dualità tra l'anima, la mente e il mondo esterno. E se  nella prima zona l’organismo vivente deve accettare e subire il  mondo esterno quale è, pure reagendo contro di esso; nella seconda zona r anima e la mente possono modificare per sè il  mondo esterno, elevandolo; o produrre addirittura qualità nuove neiroggetto. E questo l’aspetto nuovo ed originale della dottrina del valore, il cui regno in verità é quello della vita organica, vegetale  ed animale, le zone cioè superiori della natura; ed anche quello  deH’aniraa umana, nelle sue attività inferiori e nelle superiori,  intellettive, pratiche ed anche creative, che sono i gradi più  eminenti del mondo umano. L’attività umana perciò diventa essa  stessa una forma altissima di bene, il bene attivo, limitrofo a Dio  stesso: non il bene immobile che può anche menomare se stesso  e il suo termine opposto che presuppone e per cui è; può produrre cioè il male, dal quale può, è vero, di nuovo nascere il  bene che rientra nella sua ricostituzione storica e progressiva.  Ma, se r organismo e la mente rappresentano il regno e la  vitalità del valore, essi non esauriscono tutta la natura; vi è  in questa qualche cosa che essi presuppongono, senza di che  non potrebbero essere e muoversi; e che si può dire il loro  presupposto. E se si va a fondo nello studio della natura questo  che noi chiamiamo presupposto si risolve in una serie di presupposti, una serie di gradi di cui ciascuno è presupposto e  presuppone altri. E questa è pure un’ ampia zona del valore  che si può dire puramente naturale, la quale, studiata, apparisce  come l’unità e la sistematizzazione di altre sottozone. Si ha cosi  la zona fisica la quale comprende e quella della materia e quella  delle forze. Sembra a prima vista che questa sia come chiusa  in sè ed isolata dal regno della vita e perciò fuori il mondo  del valore. Forme superiori del valore  Il processo ascensivo e discensivo, chimico, minerale, il quale,  non bisogna dimenticarlo, è sempre un processo di elevazione  e di menomazione insieme del valore, diventa più intenso in  quella sfera più elevata della chimica che è 1’ organica in cui  entra in composizione il carbonio. Pure quest’ attività è relativamente qualche cosa di semplice se si studia in sostanze singole  che sono fuori dell’ organismo vegetale ed animale o estratte  da questi. Ma se si.studia entro di questi, l’ intensità trasformatrice del movimento chimico e di valore organico diventa straordinariamente complessa, quantunque questa complessità sia  minore nella pianta e maggiore nell’animale. In quella è considerato il lavorio complicati vo mentre è vivente; e con la morto  si ha il lavorio analitico. Nella vita interna dell’animale albi  contro intensissimo è il lavorio di scomposizione, come è quello di composizione e di reintegramento, in tutti gli atti della vita,  sia considerata in ciascuna cellula e in ciascuna fibra che in  ciascun organo o sistema e nell’ unità funzionale di questi. Qui  il concetto del valore, cosi in ciascuno elemento della vita,  come in ciascun organo e tessuto e nell’ insieme dell’organismo  vivente, diviene di tanta molteplicità, complessità e varietà, che  la mente umana non può seguirlo in tutti i suoi elementi e in  tutti i suoi intimi processi.   Vi è una più alta regione della natura, rappresentata dalla  vita animale e vegetale nel loro insieme, come si svolge nel  mare dove vivono insieme piante ed animali in lotta fra loro;  e sulla superficie della terra che è rappresentata dal bosco nel  cui mezzo gli animali vivono e prosperano, come è avvenuto  nelle epoche primitive della natura vegetale ed animale. Qui ciascun animale, ciascuna pianta, è un elemento della vita natumle, animale e vegetale, nel suo insieme e nella sua universalità, nella quale si può riscontrare, in proporzioni ancora vaste  ed universali, il processo di elevazione e di riduzione, che si ha  in ciascuno organismo vivente, onde piante e generazioni di  piante muoiono ed altre nascono, come animali e generazioni di  ammali muoiono ed altri nascono; ed alcuni servono di cibo  (hanno un valore) per altri: la corruzione degli uni è la venerazione degli altri. Ma per la vita vegetale ed animale hanno  un valore ancora il clima, le condizioni atmosferiche, le condizioni del suolo ed anche le condizioni storiche di questo; giacche la vita vegetale ed animale nella loro lunga storia, come  elidono a modificare lo stato del terreno, contribuiscono ancora  a modificare la vita vegetale ed animale, onde animali si nutrono m modo più o meno rigoglioso di piante e di altri animali; e la dissoluzione delle piante e degli animali rende più  energica la vitalità delle piante.   hin qui vi ò un processo puramente inconscio di movimenti  naturali e di elementi, di cui gli uni hanno valore per gli altri,  -la, benché l’animale distingua ciò che può avere un valore  Ku- lui (positivo o negativo), come l’alimento, l’acqua, la tana,  .1 c ura pei figli, la ricerca del clima a lui propizio, la fuga dai  leiicoli, alcune di queste cose sono un prodotto puramente naurale, che l’animale trova d’ innanzi a sé; solo alcuni animali  ivendo il potere limitato di costruirsi il nido e la tana altre  i Olio tenomeni istintivi. Apparso l’uomo con l’intelligenza di cui è dotato, che egl’esercita e sul mondo circostante e su sé stes.so, il suo organismo  I sua anima, e tutto ciò che ha fiuto suo, nel mondo esterno  Ultra la natura e gli elementi che la costituiscono, acquistano  I 11 pili alto valore. Studiando sé stesso, egli non può non avvcrtire e scoprire i bisogni, le lacune che si generano conti1 uamento nel suo organismo e nel campo della sua mente; e  con la sua intelligenza prevede i bisogni avvenire. Nello stesso  t ‘inpo, essendo messo in rapporto col mondo esterno, egli studia  questo negli elementi, nelle qualità e proprietà, che lo costituis-ono, nei suoi movimenti; cerca di adattarlo a sé; e non solo  d colmare i suoi bi.sogni per mezzo di qualche cosa, di qualche   elemento di esso; ma anche di elevare il proprio benessere, di  assicurarlo per sè ed i suoi per l’avvenire. Tutto questo processo  è avvenuto dal principio della storia dell’ uomo sulla terra e si  è andato progressivamente affermando, intensificando e svolgendo, sino a noi. E non solo non si è arrestato; ma con lo studio  progressivo della natura, nella sua materia e nelle sue forze, .sembra voglia assumere proporzioni più vaste anche nel nostro  tempo in cui non si lascia nulla di tentare e di studiare per  applicarlo al miglioramento ed al progresso umano. Questo lavoro l’uomo ha compiuto empiricamente ed inconsapevolmente dai primi tempi; e più tardi in modo più o meno  scientifico, organico e progressivo. Cosi deve essere inteso il  progresso che l’umanità ha fatto nel campo del sapere. A questo  progresso nel regno della conoscenza si è andato sempre associando un progresso nell’ attività pratica la quale è divenuta  anche materia di studio per l’ uomo; questi due ordini di  attività essendo 1’ uno indivisibile dal’ altro e l’uno stimolando  1 altro nel suo sviluppo. A questo processo coiioscitivm e pratico,  che implica un lavoro distintivo delle cose si è associato un  progresso nel linguaggio. Ad ogni atto distintivo o cosa distinta  applicandosi una nuovni parola, ciò ha contribuito al lavoro di  associazione e di conservazione delle conoscenze e delle attività umane.   Sarebbe un lavoro importante ma lungo seguire questo  fenomeno nella storia, per cui si è riconosciuto un valore ad un  dato minerale, ad una data pianta o animale, che hanno contribuito alla soddisfazione di un bisogno organico o al mantelli  mento della vita o a dare certe comodità. Si è riconosciuto nelle  parti di alcune piante e nelle sostanze animali un valore nutritivo e conservativo. E il primo valore che l’uomo ha cercato  nelle cose è stato quello che ha potuto contribuire a mantenerlo  in vita, come ha tatto 1 animale. Sono state cioè le cose necessarie che egli ha cercato. Fatto sicuro del vivere, egli ha cercato  a ben vivere; quindi la ricerca e l’uso delle cose utili. Ma, accanto a questa attività, si è sviluppata quella inventiva, per cui  egli, aiutato sia dal suo ingegno che dalle scoperte scientifiche,  ha cercato di costruire istrumenti, congegni, apparecchi e più  tardi, macchine, che contribuissero a modificare le inatGrie che dovessero essergli utili. Sicché da una parte ha impiegato le  sue attività intellettive a scoprire, nei regni delia natura, elementi, sostanze, energie, che potessero giovargli, dall’altra ha  cercato di trovare i mezzi per servirsene. Queste attività dal loro più primitivo inizio nella storia  sino a noi, attraverso i millenni, si sono andate svolgendo ed estendendo con l’estendersi delle comunicazioni e delle associazioni  umane. Sarebbe una ricerca importante seguire nella storia il  processo per cui 1’ uomo, singolo da prima, ha trovato un’utilità  in un dato animale, in una pianta o in un minerale. Si può rintracciare questo cammino nelle letterature antiche, medioevali e  moderne di tutte le nazioni; giacché in varie epoche si vedono  nominati speciali metalli, piante ed animali, ai (]uali o alle parti  dei quali 1 uomo ha attribuito un valore e di cui si é servito. Così  l’uomo mano a mano ha aggiunto al valore delle cose, latente ed  inconscio, un nuovo valore. E, se da prima questo era qualche  cosa di limitato, più tardi al primitivo valore si sono aggiunti  nuovi valori, nuovi usi della cosa; nuovi congegni si sono inventati, nuovi metodi si sono adoperati per poter estrarre la  cosa, modificarla, farla servire ai vari usi della vita; metterla  in commercio affinché tutti gli uomini ne godano. Tanti metalli  e metalloidi che dalle epoche primitive della natura erano sepolti nelle viscere della terra, aventi una semplice potenzialità  di valore chimico, vengono disseiipelliti dall’uomo ed ai quali la civiltà moderna dà alte attribuzioni economiche, come l’oro, 1 argento, il ferro, il rame, il solfo, il carbonio, ecc. Hi sa che se presentemente ipiesta sola unica sostanza, il carbonio, venisse  a mancare, tutto il ritmo della vita contemporanea verrebbe  arrestato. Giacché é un istrumento di moltiplicissime attività  tisiche, meccaniche, chimiche e perciò, si può dire, rende possibile la vita economica del nostro tempo. Ma questi bisogni acciescono l’attività umana la quale si volge a rintracciare le sostanze di cui ha bisogno, da per tutto, cosi sulla superficie  ionie nelle viscere della terra. Anche le forze fìsiche le quali prima erano in balla della natura, come le forze meccaniche,  il calorico, la elettricità, sono state non solo conquistate e dominate dall’uomo ma ancora dirette e specializzate per la produzione  di certi dati movimenti, beni o comodità della vita. La forza meccanica e l’elettricità hanno dato un impulso straordinario  alla civiltà odierna. Più tardi l’uomo crea e dà certe attribuzioni di valore alle cose, come fa con la moneta, tanto necessaria  al mondo economico. Inoltre il valore acquista un nuovo e più  alto contenuto ed un significato nuovo nel mondo psicologico  ed artistico, come nella sfera religiosa. Ma in queste ultime e  così alte sfere dell’attività umana tale dottrina merita una trattazione a parte. Nicolò Raffaele Angelo D’Alfonso. N. R. D’Alfonso. Nicolò d'Alfonso. Keywords: principii economici dell’etica, valore superiore, valore inferiore, economia, principio di economia di sforzo razionale – scambio, exchange – worth, assiologia, valore economico, l’economia di Platone, l’economia di Aristotele, linceo, dissertazione su Kant ai lincei – naturalismo economico – no positivista – critica a la psicologia criminologica positivista, Amleto, lo spettro di Amleto, Macbeth. Linguaggio e mente, il sole luminoso, l’oggetto rotondo, la pianta fiorisce – logica reale – psicologia del linguaggio, la storia del linguaggio, storia e prestoria. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Alfonso” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza. Alfonso.

 

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