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Wednesday, January 8, 2025

GRICE E CAMPANELLA

 

 

Grice e Campanella: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale del katùndi dialit -- utopia italiana – scuola di Stilo – scuola di Rggio Calabria – filoofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice (Stilo). Filosofo calabrese. Filosofo italiano. Stilo, Reggio Calabria, Calabria. Grice: “One has to take Campanella seriously; admittedly, an Oxonian will focus on More, but Campanella is closer to Plato! I especially like that the walls of the city of “Sol” – it’s a proper name for the prince, not the sun! – have all the semiotic elements of the semiotic systems by which the ‘solari’ communicate – Campanella designs a very Griceian model based on ‘efficiency’ and LOVE! There’s ibenevolence everywhere – indeed, it is Campanella’s Sol’s City that I was thinking when inventing the principle of conversational benevolence to be spoken in the City of Eternal Truth!” -- one of the most important of the Italian philosophers.  H. P. Grice enjoyed his philosophical poems. Sulla necessità di una lingua artificiale capace di una maggiore esattezza espressiva rispetto alle lingue naturali scrisse brevemente anche Tommaso Campanella quasi un secolo più tardi, nel  1638:38 Tommaso Campanella nacque il 5 settembre 1568 a Stilo e morì il 22 maggio 1639 a Parigi. Frate dell'ordine domenicano, si dedicò allo studio della filosofia e delle scienze. Durante gli anni giovanili compose la Philosophia sensibus demonstrata e il Del senso delle cose e della magia, opere di stampo sensistico, animistico e mistico, in linea con gli scritti e i pensieri di altri studiosi di quegli anni. Accusato più volte di eresia, fu prigioniero del governo spagnolo nei Castelli di Napoli per 27 anni. In questi anni l'attività scrittoria fu prolifica e portò a compimento alcune tra le sue opere principali, tra cui la Philosophia rationalis. Egli è maggiormente conosciuto per aver scritto La città del sole (1602).nell' «Appendix de philosophicae linguae institutione», parte finale della terza sezione dedicata alla grammatica filosofica del volume intitolato Philosophiae Rationalis partes quinque.Videlicet: Grammatica, dialectica, retorica, poetica, historiographia, iuxta propria principia egli recita le sue considerazioni in forma di decalogo:  1 Siquis novam linguam philosophice constituere vellet formare literas debet consimiles instrumentis: et sufficientes absque variatione in copula vocalium cum consonantibus ut in I. lib et in Poëtica docuimus. / 2 Imponere nomina ex rerum natura et proprietatibus. / 3 Verba omnia ex nominibus derivare et unius coniugationis omnia excepto substantivo: et omnia tempora omnibus tribuere, et ordinare ea ex actibus essendi, existendi, operandi, agendi, et patiendi. / 4 Participia praeteriti, et praesentis, et futuri tam activa quam passiva, tam actualia quam potentialia. / 5 Pronomina omnia iuxta omnes species suas: et non dissidentia. / 6 Adverbia ex modis, locis, temporibus et circunstantiis actuum addere. / 7 Adnomia vero ex circunstantiis et respectibus. / 8 Coniunctiones temporales, locales, sociales, dissociales, continuativas, conditionales, et alias, ut suo in loco dictum est. / 9 Casus omnes distinctos in fine, et articulos ponet. / 10 AEquivoca, synonima, et metaphoras abolebit: cunctis rebus proprium dabit vocabulum, ut tollat  confusionem.39TOMMASO CAMPANELLA, Philosophiae Rationalis partes quinque. Videlicet: Grammatica, dialectica, rhetorica, poetica, historiographia, iuxta propria principia, III, Parigi, presso luvannem Dubray, 1638, p. 152.  Si noti che, rispetto al testo originale, nel brano sopra riportato è stata sciolta l'abbreviazione [&] in [et] e sono state distinte le [u] dalle [v].  La traduzione in italiano è: «1 Se qualcuno vuole costruire filosoficamente una lingua nuova, deve concepire le parole del tutto simili a degli strumenti: e valide al di là della differenza nella composizione delle vocali con le consonanti come abbiamo insegnato nel libro I e nella Poetica. / 2 Deve imporre i nomi conformemente alla natura e alle caratteristiche. / 3 Derivare tutti i verbi dai nomi e tutti di una coniugazione eccetto il verbo essere. Assegnare tutti i tempi a tutti (i verbi) e ordinarli secondo le azioni di essere, esistere, fare, agire, subire. / 4 I participi al passato, presente e al futuro tanto alla forma attiva quanto passiva, tanto attuali quanto potenziali. / 5 Tutti i pronomi in accordo con le loro specie: e non vi siano opposizioni. / 6 Aggiungere gli avverbi secondo modi, luoghi, tempi e circostanze delle azioni. / 7 Aggiungere gli aggettivi senza dubbio secondo le circostanze e le considerazioni. / 8 Le congiunzioni temporali, locali, sociali, dissociali, continuative, condizionali, e altre, come si dice opportunamente. /  9 Porrà tutti i casi e gli articoli distinti alla fine. / 10 Cancellerà le parole equivoche, i sinonimi, e le metafore: darà un nome proprio a tutte le cose per eliminare il disordine».  Il lavoro di Campanella appare una grammatica universale in germe che, pur non fornendo esempi pratici, esemplifica chiaramente la forma che la potenziale lingua internazionale (si suppone di base latina o di sua derivazione) dovrebbe avere. Thomas Frank sintetizza così la proposta: «sopprimere le parole equivoche, i sinonimi, le metafore; a tutte le cose darà un nome proprio per eliminare la confusione, che sembra bella, mentre è una magagna che è andata crescendo; l...] assegnare i nomi seconda la natura e la proprietà delle cose».*° 40 THOMAS FRANK, Segno e significato. John Wilkins e la lingua filosofica, Napoli, Guida, 1979, p. 44.La grammatica cosìcomposta diviene allora strumento della buona convivenza civile e della corretta condivisione dei  saperi.Tommaso Campanella, al secolo chiamato Giovan Domenico C., noto anche con lo pseudonimo di Settimontano Squilla (Stilo), filosofo, teologo, poeta e frate domenicano italiano. Giovan Domenico Campanella nacque a Stilo, un piccolo borgo della Calabria Ulteriore, al tempo parte del Regno di Napoli (attualmente in provincia di Reggio Calabria) come egli stesso più volte afferma nei suoi scritti e come dichiarò il 23 novembre del 1599 nel carcere di Castel Nuovo a Napoli, al giudice Antonio Peri: «son di una terra chiamata Stilo in Calabria Ultra, mio padre si domanda Geronimo C. e mia madre Caterina Basile». Fino al 1806 si conservava anche l'atto di battesimo nella parrocchia di San Biagio, borgo di Stilo, così redatto: «Battezzato Giovan Domenico C. figlio di Geronimo e Catarinella Martello, nato il giorno da me D. Terentio Romano, parroco di S. Biaggio nel Borgo». Il padre era un ciabattino povero e analfabeta che non poteva permettersi di mandare i figli a scuola e Giovan Domenico ascoltava dalla finestra le lezioni del maestro del paese, segno precoce di quella voglia di conoscenza che non l'abbandonò per tutta la vita.  La famiglia si trasferì nella vicina Stignano e il padre pensò di mandare il figlio presso un fratello, a Napoli, perché vi studiasse diritto, ma il giovane Campanella, per il desiderio di seguire corsi regolari di studi e abbandonare un destino di miseria, più che per una reale vocazione religiosa, decise di entrare nell'Ordine domenicano. Novizio nel convento della vicina Placanica, vi fece i primi studi e pronunciò i voti a quindici anni nel convento di San Giorgio Morgeto, assumendo il nome di Tommaso (in onore di san Tommaso d'Aquino), continuando gli studi superiori a Nicastro e poi, a vent'anni, a Cosenza, dove affrontò lo studio della teologia.  L'istruzione ricevuta dai domenicani non lo soddisfaceva e non gli era sufficiente: «essendo inquieto, perché mi sembrava una verità non sincera, o piuttosto falsità in luogo della verità rimanere nel Peripato, esaminai tutti i commentatori d'Aristotele, i greci, i latini e gli arabi; e cominciai a dubitare ancor più dei loro dogmi, e perciò volli indagare se le cose ch'essi dicevano fossero nella natura, che io avevo imparato dalle dottrine dei sapienti essere il vero codice di Dio. E poiché i miei maestri non potevano rispondere alle miei obiezioni contro i loro insegnamenti, decisi di leggere da me tutti i libri di Platone, di Plinio, di Galeno, degli stoici, dei seguaci di Democrito e principalmente i Telesiani, e metterli a confronto con il primo codice del mondo per sapere, attraverso l'originale e autografo, quanto le copie contenessero di vero o di falso».  Fu in particolare il De rerum natura iuxta propria principia di Bernardino Telesio una rivelazione e una liberazione insieme: scoprì che non esisteva soltanto la filosofia scolastica e che la natura poteva essere osservata per quello che è, e poteva e doveva essere indagata con i mezzi concreti posseduti dall'uomo, con i sensi e con la ragione, prima osservando e poi ragionando, senza schemi precostituiti e senza mandare a memoria quanto altri credevano di aver già scoperto e di conoscere su di essa. Era il 1588 e Telesio, che da anni era tornato a vivere nella nativa Cosenza, vi moriva ottantenne proprio in quei giorni. Il neofita frate entusiasta non poté sottrarsi a deporre sulla bara, nel duomo, versi latini di ringraziamento devoto. Quelle che dai suoi superiori furono considerate intemperanze gli costarono il trasferimento nel piccolo convento di Altomonte, dove tuttavia il C. non rimase inattivo: la segnalazione di alcuni amici, che gli mostrarono il libro di un certo Jacopo Antonio Marta, napoletano, scritto contro l'amato Telesio, lo spinse a replicare e concluse quella che è la sua prima opera, la Philosophia sensibus demonstrata, pubblicata a Napoli due anni dopo.  In essa C. ribadì la sua adesione al naturalismo di Telesio, inquadrato però in una cornice neoplatonica, di derivazione ficiniana, per la quale le leggi della natura non mantengono più la loro autonomia, come in Telesio, ma sono spiegate dall'azione creatrice di Dio, dal quale deriva anche l'ordine provvidenziale che governa l'universo: «chi regola la natura è quel glorioso Iddio, sapientissimo artefice, che ha provveduto in modo da non reprimere le forze della natura, nella quale tuttavia agisce con misura».  C. non poteva rimanere a lungo ad Altomonte: abbandona il convento calabrese e se ne andò a Napoli, ospite dei marchesi del Tufo. Nella capitale del viceregno, pur non abbandonando l'abito di frate, fu tutto inteso ad approfondire i suoi interessi neoplatonici e scientifici, che allora erano connessi strettamente con gli studi alchemici e magici: «scrissi due opere, l'una del senso, l'altra della investigazione delle cose. A scrivere il libro De sensu rerum mi spinse una disputa avuta prima in pubblico, poi in privato con Porta, lo stesso che scrisse la Fisiognomica, il quale sosteneva che della simpatia e dell'antipatia non si può rendere ragione; disputa con lui avuta appunto quando esaminavamo insieme il suo libro già stampato. Scrissi poi il De investigatione rerum, perché mi pareva che i peripatetici ed i platonici portassero i giovani per una via larga ma non diritta alla ricerca della verità». Il De sensu rerum et magia, iniziato a scrivere in latino, fu completato e dedicato al granduca di Toscana Ferdinando I de' Medici; sequestratogli il manoscritto a Bologna dal Sant'Uffizio, fu riscritto in italiano, tradotto in latino  e pubblicato finalmente a Francoforte. C. vi persegue una sintesi di naturalismo telesiano e di platonismo: a Democrito e ai materialisti rimprovera di voler far derivare l'ordine del mondo all'azione degli atomi, che non hanno sensibilità, e agli aristotelici la mancata iniziativa di Dio nella costituzione della natura. D'altra parte egli non intende nemmeno sacrificare l'autonomia delle forze che agiscono nella natura, pur se la spiegazione ultima delle cose va ricercata nella primitiva azione divina.  Secondo C., i tre principi, materia, caldo e freddo, di cui è composta la natura, sono frutto della creazione divina: «Dio prima fece lo spazio, composto pure di Potenza, Sapienza e Amore e dentro a quello pose la materia, che è la mole corporea. Nella materia poi Dio seminò due principi maschi, cioè attivi, il caldo e il freddo, perché la materia e lo spazio sono femmine, principi passivi. E questi maschi, da codesta materia divisa, combattendo, formano due elementi, cielo e terra, che combattendo tra loro, dalla loro virtù fatta languida nascono i secondi enti, avendo per guida della generazione le tre influenze, la Necessità, il Fato e l'Armonia, che portano l'Idea».  Le tre primalità (primalitates)che corrispondono alle tre nature divinecostituiscono il triplice carattere di ogni essere: Dio «ha dato a tutte le cose potenza di vivere, sapienza e amore quanto basti alla loro conservazione. Dunque il calore può, sente e ama essere, e così ogni cosa, e desidera eternarsi come Dio e attraverso Dio nessuna cosa muore ma si muta soltanto, anche se ogni cosa pare morta all'altra e in verità è morta, così come il fuoco pare cattivo al freddo ed è veramente cattivo per lui, ma per Dio ogni cosa è viva e buona». Se si considera ogni cosa nel tutto ci si rende conto che nulla muore veramente: «muore il pane e si fa chilo, questo muore e si fa sangue, poi il sangue muore e si fa carne, nervi, ossa, spirito, seme e patisce varie morti e vite, dolori e piaceri».  Dalla Potenza le cose sono solo perché possono essere e hanno una determinata natura; Dio attraverso questa potenza dona la Necessità alle cose, la Sapienza permette alle cose di conoscere il Fato, ossia il saper vedere la successione di causa-effetto nei processi naturali e infine l'Amore permette l'Armonia fra gli esseri, perché questi amano essere così e non diversamente: «tutti gli enti si compongono di Potenza, Sapienza e Amore e ognuno è perché può essere, sa essere e ama essere, combatte contro il non essere e, quando gli manca il potere o il sapere o l'amore dell'essere, muore e si trasmuta in chi ne ha di più».  Tutte le cose hanno sensibilità: «Tanta sciocchezza è negare il senso alle cose perché non hanno occhi, né bocca, né orecchie, quanto è negare il moto al vento perché non ha gambe, e il mangiare al fuoco perché non ha denti, e il vedere a chi sta in campagna perché non ha finestre da cui affacciarsi e all'aquila perché non ha occhiali. La medesima sciocchezza indusse altri a credere che Dio abbia certo corpo e occhi e mani».  Inoltre C. ci parla anche delle primalità del non-essere, presenti inevitabilmente nel mondo finito, che sono l’Impotenza, l’Insipienza e l’Odio: solo in Dio, che è infinito, le primalità dell'essere non sono contrastate dalle primalità del non-essere. A queste tre primalità si contrappongono le potenze negative, che possono variamente combinarsi alle primalità nell'ambito delle varie forme della magia, che è l'insieme delle regole che vanno osservate per intervenire nella natura. Il mago è il sapiente che scopre le relazioni esistenti tra le cose: «beato chi legge nel libro della natura, e impara quello che le cose sono, da esso e non dal proprio capriccio, e impara così l'arte e il governo divino, facendosi di conseguenza, con la magia naturale, simile e unanime a Dio».  La magia si manifesta attraverso le sensazioni, che possono essere negative o positive: sensazioni che l'uomo coglie, e che gli fanno capire di essere parte integrante di un ordine universale; tuttavia, nonostante sia parte di questo ordine, può opporsi a tale ordine, e se si oppone all'ordine universale la magia è negativa, se invece si armonizza, ovvero cerca di seguire l'ordine universale, allora la magia è positiva.  La pubblicazione della Philosophia sensibus demonstrata provocò scandalo nel convento di San Domenico: un domenicano che non frequenta il convento e che rifiuta Aristotele e San Tommaso per Telesio non può essere un buon cattolico. Anche se nessuna affermazione eretica è contenuta nel libro, C. fu arrestato dalle guardie del nunzio apostolico con l'accusa di pratiche demoniache. Non si conoscono gli atti del processo ma è conservato il testo della sentenza, emessa in San Domenico, contro «frater C. de Stilo provinciae Calabriae» dal padre provinciale di Napoli, fra Erasmo Tizzano e da altri giudici domenicani. L'accusa di praticare con il demonio e di aver pronunciato una frase irriverente contro l'uso delle scomuniche vengono a cadere, ma resta quella di essere un telesiano, di non tener conto dell'ortodossia filosofica d’AQUINO (si veda) e di essere stato per mesi «in domibus saecolarium extra religionem»: dopo quasi un anno di carcere già scontato, è allora sufficiente che reciti dei salmi e torni, entro otto giorni, nel suo convento di Altomonte.  C. si guardò bene dall'ubbidire all'ordine del tribunale, che lo avrebbe costretto a rinunciare, a soli 24 anni, a un mondo di cultura nel quale egli era convinto di poter offrire un contributo fondamentale. Così, munito di una lusinghiera lettera di presentazione al granduca di Toscana, rilasciatagli dall'amico ed estimatore, il padre provinciale di Calabria fra Polistena,  C. partì da Napoli alla volta di Firenze, con il suo carico di libri e manoscritti, contando su di un posto di insegnante a Pisa o a Siena.  La prudente diffidenza di Ferdinando I, che non mancò di chiedere informazioni sul suo conto al cardinale Del Monte, ottenendo una risposta negativa, spinse il 16 ottobre Campanella a lasciare Firenze per Bologna, dove l'Inquisizione, che lo sorvegliava, per mezzo di due falsi frati gli rubò gli scritti che si portava appresso, per poterli esaminare in cerca di prove a suo danno. Ai primi del 1593 Campanella fu a Padova, ospite del convento di Sant'Agostino. Qui, tre giorni dopo il suo arrivo, il Padre generale del convento venne nottetempo sodomizzato da alcuni frati, senza che egli potesse identificarli, e perciò, fra i tanti sospettati del grave abuso, anche il C. fu messo sotto inchiesta. Non si sa se dall'inchiesta si passò a un processo che abbia visto imputato, tra gli altri frati, anche C.: in ogni caso egli ne uscì innocente.  Rimase a Padova, probabilmente con la speranza di trovarvi lavoro; vi incontrò Galileo e conobbe il medico e filosofo veneziano Andrea Chiocco. Ma il Sant'Uffizio lo teneva ormai sotto osservazione: fu nuovamente arrestato. Fu accusato di:  aver scritto l'opuscolo De tribus impostoribusMosè, Gesù e Maomettodiretto contro le tre religioni monoteiste, un libro della cui esistenza allora si favoleggiava, ma che nessuno aveva mai letto; sostenere le opinioni atee di Democrito, evidentemente un'accusa tratta dall'esame del suo scritto De sensu rerum et magia, rubatogli a Bologna; essere oppositore della dottrina e dell'istituzione della Chiesa; essere eretico; aver disputato su questioni di fede con un giudaizzante, forse condividendone le tesi, e di non averlo comunque denunciato; aver scritto un sonetto contro Cristo, il cui autore sarebbe stato però, secondo Campanella, Pietro Aretino; possedere un libro di geomanzia, che in effetti gli fu sequestrato al momento dell'arresto. A Padova, in un primo tempo gli furono contestate solo le ultime tre accuse: per estorcere le confessioni, Campanella e due imputati presunti «giudaizzanti», Ottavio Longo, originario di Barletta, e Giovanni Battista Clario, di Udine, medico dell'arciduca Carlo d'Asburgo, furono sottoposti a tortura. Nel frattempo, dall'esame del suo De sensu rerum, fatto a Roma, dovettero trarsi nuove imputazioni, che richiesero lo spostamento del processo da Padova a Roma, dove infatti Campanella fu condotto e rinchiuso nel carcere dell'Inquisizione, Per difendersi dalle nuove accuse di essere oppositore della Chiesa, Campanella scrisse già nel carcere padovano un De monarchia Christianorum, perduto, e il De regimine ecclesiae, ai quali fece seguito, nel 1595, per contestare l'accusa di intelligenza con i protestanti, il Dialogum contra haereticos nostri temporis et cuisque saeculi e, a difesa dell'ortodossia di Telesio e dei suoi seguaci, la Defensio Telesianorum ad Sanctum Officium. La tortura cui fu sottoposto nell'aprile del 1595 segnò la pratica conclusione del processo: il 16 maggio C. abiurava nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva e veniva confinato nel convento domenicano di Santa Sabina, sul colle Aventino. Le disavventure giudiziarie di Campanella non finirono però qui. Il 31 dicembre 1596 era stato liberato dal confino di Santa Sabina e assegnato al convento di Santa Maria sopra Minerva; intanto, a Napoli, un concittadino di C., condannato a morte per reati comuni, Scipione Prestinace, prima di essere giustiziato, forse per ritardare l'esecuzione, denunciava diversi suoi conterranei e il Campanella in particolare, accusandolo di essere eretico: così, il 5 marzo, Campanella fu nuovamente arrestato.[25]  Non si conoscono i precisi contenuti della deposizione del Prestinace né i dettagli del nuovo processo, che si concluse: nella sentenza, Campanella fu assolto dalle imputazioni e, diffidato dallo scrivere, liberato «sub cautione iuratoria de se representando toties quoties», finché, consegnato ai suoi superiori, questi lo confinino in qualche convento «senza pericolo e scandalo».  In tutto questo periodo di tempo, il Campanella non era certamente rimasto inoperoso nemmeno sotto l'aspetto della produzione speculativa e letteraria: oltre agli scritti difensivi del De monarchia, del Dialogo contro i Luterani e del De regimine, e ai Discorsi ai prìncipi d'Italia, che è un tentativo di captatio benevolentiae all'indirizzo della Spagna, giustificato dalla difficile situazione giudiziaria, scrisse l'Epilogo magno, destinato a essere integrato nella successiva Philosophia realis, con il Prodromus philosophiae instaurandae, l'Arte metrica, dedicata al compagno di sventura Clario, la Poetica, dedicata al cardinale Cinzio Aldobrandini, e i perduti Consultazione della repubblica Veneta, Syntagma de rei equestris praestantia, De modo sciendi e Physiologia.  Ai primi del 1598 Campanella prese la via di Napoli, dove si fermò diversi mesi, dando lezioni di geografia, scrivendo le perdute Cosmographia e Encyclopaedia facilis e terminando l'Epilogo Magno. In luglio s'imbarcò per la Calabria: sbarcato a Piana di Sant'Eufemia, raggiunse Nicastro e di qui, il 15 agosto, Stilo, ospite del convento domenicano di Santa Maria di Gesù.  Per poco tempo il Campanella rimase tranquillo in convento, dove scrisse il piccolo trattato De predestinatione et reprobatione et auxiliis divinae gratiae, nel quale affermò la dottrina cattolica del libero arbitrio. In un abbozzo dei suoi Articuli prophetales, appare già l'attesa del nuovo secolo che gli sembra annunciato da fenomeni straordinari: inondazioni del Po e del Tevere, allagamenti e terremoti in Calabria, il passaggio di una cometa, profezie e coincidenze astrologiche. Un nuovo mondo sembra alle porte, a sostituire il vecchio che in Calabria, ma non solo, vedeva «i soprusi dei nobili, la depravazione del clero, le violenze d'ogni specie la Santa Sede sanciva i soprusi e proteggeva i prepotenti. Il clero minore, corrottissimo nei costumi, abusava ogni giorno più delle immunità ecclesiastiche, e profanava in ogni modo il suo ufficio. Fazioni avverse contendevano talvolta aspramente tra loro, e non poche lotte erano coronate da omicidi e delitti d'ogni specie. Gruppi di frati si davano alla campagna, e, forniti di comitive armate, agivano come banditi, senza che il governo riuscisse a colpirli. I nobili e le famiglie private, dilaniate da inimicizie ereditarie, tenevano agitato il paese con combattimenti incessanti tra fazioni l'estrema severità delle leggi, che comminavano la pena di morte per moltissimi delitti anche minimi la frequenza delle liti e delle contese, aumentavano in maniera preoccupante il numero dei banditi». In tale situazione di degrado e nell'illusione di un rivolgimento già scritto nelle stelle, Campanella progettò, senza preoccuparsi di valutare realisticamente le possibilità di realizzazione, la costituzione in Calabria di una repubblica ideale, comunistica e insieme teocratica. Era necessario per questo cacciare gli Spagnoli, ricorrendo anche all'aiuto dei Turchi: cominciò a predicare dai primi mesi del 1599 l'imminente ed epocale rivolgimento, intessendo nell'estate una fitta trama di contatti con le poche decine di congiurati che aderirono a quella fantastica impresa. Le autorità ebbero ben presto sentore del tentativo di insurrezione e in agosto truppe spagnole intervennero a rafforzare i presidi. Il 17 agosto Campanella fuggì dal convento di Stilo, nascondendosi prima a Stignano, poi nel convento di Santa Maria di Titi; infine, nascosto in casa di un amico, progettò di imbarcarsi da Roccella, ma venne tradito e consegnato il 6 settembre agli spagnoli. Incarcerato a Castelvetere, il 10 settembre firmò una confessione nella quale faceva i nomi dei principali congiurati, negando ogni sua partecipazione all'impresa. Ma le testimonianze dei suoi complici erano concordi nell'indicarlo come capo della cospirazione.  Trasferito a Napoli insieme ai suoi compagni di avventura, Campanella fu rinchiuso in Castel Nuovo. Avvenne il riconoscimento formale dell'accusato, descritto come «giovane con barba nera, vestito di abiti civili, con cappello nero, casacca nera, calzoni di cuoio e mantello di lana». Il Santo Uffizio non ottenne dall'autorità spagnola che i religiosi imputatiCampanella e altri sette frati domenicanifossero trasferiti a Roma e papa Clemente VIII, l'11 gennaio 1600, nominò il nunzio a Napoli, Jacopo Aldobrandini e don Pedro de Vera, che fu fatto ecclesiastico per l'occasione, giudici nel processo che si sarebbe tenuto a Napoli. Ad essi venne aggiunto il 19 aprile il domenicano Alberto Tragagliolo, vescovo di Termoli, già consultore nel primo processo, scelto dal papa per trattare in modo favorevole Campanella, poiché Clemente VIII era, anche se prudentemente, antispagnolo.  C. era passato sotto la giurisdizione del Sant'Uffizio, che nessun tribunale statale poteva violare, nemmeno nei casi di lesa maestà. Ciò permise di ritardare la prevedibile condanna a morte del frate. Durante il processo presieduto dal vescovo Benedetto Mandina, Campanella, sotto tortura, riconobbe le proprie eresie e, in quanto relapso, diventò passibile della pena capitale. La sua strategia di difesa, disperata e rischiosissima, fu quella di fingersi pazzo, poiché un eretico insano di mente non poteva essere messo a morte dal Sant'Uffizio.  I giudici, dubbiosi, lo sottoposero il 18 luglio, per un'ora, al supplizio della corda per fargli confessare la simulazione, ma egli resistette, rispondendo alle domande cantando o dicendo cose senza senso. L'accettazione da parte dei giudici della pazzia avvenne il 4 e 5 giugno 1601, durante una terribile seduta di tortura denominata "la veglia", che consistette in 40 ore di corda alternata al cavalletto, con tre brevi interruzioni. La resistenza morale e fisica di Campanella gli permise di superare la prova, anche se rimase poi tra la vita e la morte per sei mesi.   Frontespizio della Metaphysica Trascorse 27 anni in prigione a Napoli. Durante la prigionia scrisse le sue opere più importanti: La Monarchia di Spagna, Aforismi Politici (1601), Atheismus triumphatus, Quod reminiscetur, Metaphysica, Theologia, e la sua opera più famosa, La città del Sole, in cui vagheggiava l'instaurazione di una felice e pacifica repubblica universale retta su principi di giustizia naturale. Egli addirittura intervenne sul cosiddetto “primo processo a Galileo Galilei” con la sua coraggiosa Apologia di Galileo.  Fu infine scarcerato nel 1626, grazie a Maffeo Barberini, arcivescovo di Nazareth a Barletta, poi papa col nome di Urbano VIII, che personalmente intercedette presso Filippo IV di Spagna. Campanella fu portato a Roma e tenuto per qualche tempo presso il Sant'Uffizio; fu liberato definitivamente. Visse per V anni a Roma, dove e il consigliere di Urbano VIII per le questioni astrologiche, avendo con successo, secondo il Papa, impedito il verificarsi di profezie che preannunciavano la sua morte imminente in occasione di due eclissi.  Però, una nuova cospirazione in Calabria, portata avanti da uno dei suoi seguaci, gli procurò nuovi problemi. Con l'aiuto del cardinale Barberini e dell'ambasciatore francese de Noailles, fuggì in Francia, dove e benevolmente ricevuto alla corte di Luigi XIII. Protetto da Richelieu e finanziato dal re, vive al convento parigino di Saint-Honoré. Il suo saggio e un poema che celebrava la nascita del futuro Luigi XIV (Ecloga in portentosam Delphini nativitatem).  Gli è stato dedicato un asteroide, 4653 Tommaso.  Il pensiero di C. prende le mosse, in età giovanile, dalle conclusioni cui era giunto Bernardino Telesio; egli si riallaccia quindi al naturalismo telesiano, sostenendo che la natura vada conosciuta nei suoi propri principi, che sono tre: caldo, freddo e materia. Essendo tutti gli esseri formati da questi tre elementi, allora gli esseri della natura sono tutti dotati di sensibilità, in quanto la struttura della natura è comune a tutti gli enti; quindi mentre Telesio aveva affermato che anche i sassi possono conoscere, Campanella porta all'esasperazione questo naturalismo, e sostiene che anche i sassi conoscono, perché nei sassi noi ritroviamo questi tre principi, ovvero caldo, freddo e massa corporea (materia).  Il problema della conoscenza (e la rivalutazione dell'uomo) Il naturalismo di Campanella, in conseguenza di ciò, comporta una teoria della conoscenza essenzialmente sensistica: egli sosteneva infatti che tutta la conoscenza è possibile solo grazie all'azione diretta o indiretta dei sensi, e che Colombo aveva potuto scoprire l'America perché si era rifatto alla sensazione, non di certo alla razionalità. La razionalità deriva dalla sensazione: non esiste una conoscenza razionale intellettiva che non derivi da quella sensitiva. Tuttavia C., a differenza di Telesio, cerca di rivalutare l'uomo e pertanto afferma l'esistenza di due tipi di conoscenze: una innata, una sorta di coscienza interiore, e una conoscenza esteriore, che si avvale dei sensi. La prima è definita ‘sensus inditus', che è la conoscenza di sé, la seconda ‘sensus additus' che è la conoscenza del mondo esterno. La conoscenza del mondo esterno appartiene a tutti, anche agli animali; la conoscenza di sé, invece, appartiene solo all'uomo, ed è la coscienza di essere un essere pensante. Campanella si rifà ad Agostino d'Ippona, poiché afferma che noi possiamo dubitare della conoscenza del mondo esterno, mentre non possiamo dubitare della conoscenza di sé. Questo ‘sensus inditus' sarà poi il punto essenziale della filosofia cartesiana, che si basa sul ‘cogito': io penso quindi esisto (cogito ergo sum).  La religione e la politica In base a queste premesse, Campanella si sofferma sulla religione che egli distingue in due tipologie: una religione naturale e religioni positive. La religione naturale è una religione che rispetta l'ordine universale dell'universo stesso; le religioni positive sono invece religioni che vengono imposte dallo stato. Campanella afferma però che il cristianesimo è l'unica religione positiva, poiché è imposto dallo stato, ma al contempo coincide con l'ordine naturale (cui però aggiunge il valore della rivelazione). Tuttavia anche questa teoria della religione razionale contrastava con i dogmi della Chiesa della Controriforma. Egli sostenne, del resto, la superiorità del potere temporale su quello spirituale, individuando poi il potere supremo, di volta in volta, nella Spagna e poi nella Francia, a seconda di convenienze politiche e personali.  La città del Sole Magnifying glass icon mgx2.svg La città del Sole.  Civitas Solis Campanella fu autore anche di un'importante opera di carattere utopico, ovvero La città del Sole. Nella Città del Sole egli descrive una città ideale, utopica, governata dal Metafisico, un re-sacerdote volto al culto del Dio Sole, un dio laico proprio di una religione naturale, di cui C. stesso è sostenitore, pur presupponendo razionalmente che coincida con la religione cristiana. Questo re-sacerdote si avvale di tre assistenti, rappresentanti le tre primalità su cui si incentra la metafisica campanelliana: Potenza, Sapienza e Amore. In questa città vige la comunione dei beni e la comunione delle donne. Nel delineare la sua concezione collettivista della società, Campanella si rifà a Platone (V secolo a.C.) e all'Utopia di Moro. Fra gli antecedenti dell'utopismo campanelliano è da annoverare anche La nuova Atlantide di Francesco Bacone. L'utopismo partiva dal presupposto che, poiché non si poteva realizzare un modello di Stato che rispecchiasse la giustizia e l'uguaglianza, allora questo Stato si ipotizzava, come aveva fatto a suo tempo Platone. È però importante sottolineare che, mentre Campanella tratta una realtà utopistica, Niccolò Machiavelli rappresenta la realtà concretamente, e la sua concezione dello Stato non è affatto utopistica, ma assume una valenza di metodo di governo, finalizzato ad ottenere e mantenere stabilmente il potere.  Interpretazioni storiografiche del pensiero politico L'incertezza è già evidente nell'interpretazione della critica idealistica, che, nei limiti di una conoscenza ancora incompleta dell'opera, coglie nel pensiero campanelliano un deciso orientamento in direzione del moderno immanentismo, contaminato tuttavia da residui del passato e della tradizione cristiana e medioevale.  Per Silvio Spaventa, Campanella è il "filosofo della restaurazione cattolica", in quanto la stessa proposizione che la ragione domina il mondo, è inficiata dalla convinzione che essa risieda unicamente nel papato. Non molto dissimile la lettura di Francesco de Sanctis: "Il quadro è vecchio, ma lo spirito è nuovo. Perché Campanella è un riformatore, vuole il papa sovrano, ma vuole che il sovrano sia ragione non solo di nome ma di fatto, perché la ragione governa il mondo". È la ragione che determina e giustifica i mutamenti politici, e questi ultimi "sono vani se non hanno per base l'istruzione e la felicità delle classi più numerose". Tutto ciò conduce Campanella, secondo il pensiero idealista, alla concezione di un moderno immanentismo. Opere Aforismi politici, A. Cesaro, Guida, Napoli An monarchia Hispanorum sit in augmento, vel in statu, vel in decremento, L. Amabile, Morano, Napoli Antiveneti, L. Firpo, Olschki, Firenze; Apologeticum ad Bellarminum, G. Ernst, in «Rivista di storia della filosofia», Apologeticus ad libellum ‘De siderali fato vitando’, L. Amabile, Morano, Napoli 1887 Apologeticus in controversia de concepitone beatae Virginis, A. Langella, L'Epos, Palermo 2004 Apologia pro Galileo, Michel-Pierre Lerner. Pisa, Scuola Normale Superiore, Apologia pro Scholis Piis, L. Volpicelli, Giuntine-Sansoni, Firenze 1960 Articoli prophetales, G. Ernst, La Nuova Italia, Firenze; Astrologicorum libri VII, Francofurti 1630 L'ateismo trionfato, ovvero riconoscimento filosofico della religione universale contra l'antichristianesimo macchiavellesco, G. Ernst, Edizioni della Normale, Pisa; De aulichorum technis, G. Ernst, in «Bruniana e Campanelliana», II, 1996 Avvertimento al re di Francia, al re di Spagna e al sommo pontefice, L. Amabile, Morano, Napoli 1887 Calculus nativitatis domini Philiberti Vernati, L. Firpo, in Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino, 74, 1938-1939 Censure sopra il libro del Padre Mostro [Niccolò Riccardi]. Proemio e Tavola delle censure, L. Amabile, Morano, Napoli; Censure sopra il libro del Padre Mostro: «Ragionamenti sopra le litanie di nostra Signora», A. Terminelli, Edizioni Monfortane, Roma 1998 Chiroscopia, G. Ernst, in «Bruniana e Campanelliana», I, 1995 La città del Sole, L. Firpo, Laterza, Roma-Bari Commentaria super poematibus Urbani VIII, codd. Barb. Lat.; Biblioteca Vaticana Compendiolum physiologiae tyronibus recitandum, cod. Barb. Lat. 217, Biblioteca Vaticana Compendium de rerum natura o Prodromus philosophiae instaurandae, FrancofurtiCompendium veritatis catholicae de praedestinatione, L. Firpo, Olschki, Firenze 1951 Consultationes aphoristicae gerendae rei praesentis temporis cum Austriacis ac Italis, L. Firpo, Olschki, Firenze 1951 Defensio libri sui 'De sensu rerum', apud L. Boullanget, Parisiis 1636 Dialogo politico contro Luterani, Calvinisti e altri eretici, D. Ciampoli, Carabba, Lanciano 1911 Dialogo politico tra un Veneziano, Spagnolo e Francese, L. Amabile, Morano, Napoli 1887 Discorsi ai principi d'Italia, L. Firpo, Chiantore, Torino 1945 Discorsi della libertà e della felice soggezione allo Stato ecclesiastico, L. Firpo, s.e., Torino Discorsi universali del governo ecclesiastico, L. Firpo, POMBA, Torino Disputatio contra murmurantes in bullas ss. Pontificum adversus iudiciarios, apud T. Dubray, Parisiis Disputatio in prologum instauratarum scientiarum, R. Amerio, SEI, Torino 1953 Documenta ad Gallorum nationem, L. Firpo, Olschki, Firenze Epilogo Magno, C. Ottaviano, R. Accademia d'Italia, Roma 1939 Expositio super cap. IX epistulae sancti Pauli ad Romanos, apud T. Dubray, Parisiis 1636 Index commentariorum Fr. T. Campanellae, L. Firpo, in «Rivista di storia della filosofia», II, 1947 Lettere 1595-1638, G. Ernst, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa-Roma; Lista dell'opere di C. distinte in tomi nove, L. Firpo, in «Rivista di storia della filosofia», II, 1947 Medicinalium libri VII, ex officina I. Phillehotte, sumptibus I. Caffinet F. Plaignard, Lugduni 1635 Metafisica, Giovanni Di Napoli, (brani scelti del testo latino e traduzione italiana, 3 volumi), Bologna, Zanichelli 1967 Metafisica. Universalis philosophiae seu metaphysicarum rerum iuxta propria dogmata. Liber 1ºPonzio, Levante, Bari 1994 Metafisica. Universalis philosophiae seu metaphysicarum rerum iuxta propria dogmata. Liber 14º, T. Rinaldi, Levante, Bari 2000 Monarchia Messiae, L. Firpo, Bottega d'Erasmo, Torino 1960 Philosophia rationalis, apud I. Dubray, Parisiis 1638 (comprende Logicorum libri tres) Philosophia realis, ex typographia D. Houssaye, Parisiis 1637 Philosophia sensibus demonstrata, L. De Franco, Vivarium, Napoli 1992 Le poesie, F. Giancotti, Einaudi, Torino; Poetica, L. Firpo, Mondatori, Milano 1954 De praecedentia, presertim religiosorum, M. Miele, in «Archivum Fratrum Praedicatorum», LII, 1982 De praedestinatione et reprobatione et auxiliis divinae gratiae cento Thomisticus, apud I. Dubray, Parisiis 1636 Quod reminiscentur et convertentur ad Dominum universi fines terrae, R. Amerio, MILANI, Padova 1939 (L. I-II), Olschki, Firenze; Del senso delle cose e della magia, Rubbettino, Soveria Mannelli 2003 De libris propriis et recta ratione. Studendi syntagma, A. Brissoni, Rubbettino, Soveria Mannelli 1996 Theologia, L. I-XXX, Libro Primo, Edizione Romano Amerio, Vita e Pensiero, Milano, 1936. Scelta di alcune poesie filosoficheChoix de quelques poésies philosophiques, Edizione Marco Albertazzi, Traduzione francese di Franc Ducros, La Finestra editrice, Lavis  Campanella nel cinema La città del sole, regia di Gianni Ameliol A. Casadei, M. Santagati, Manuale di letteratura italiana medievale e moderna, Laterza, Roma-Bari; Firpo, C. «Dizionario biografico degli Italiani», Roma 1974: «Non hanno fondamento le asserzioni ricorrenti, attizzate da un patetico campanilismo, che lo vorrebbero nato nel vicino comune di Stignano». Nel Novecento nacque una disputa campanilistica tra il comune di Stilo e quello di Stignano, che rivendica di aver dato i natali al filosofo calabrese e indica nel proprio territorio la presunta casa natale di Campanella  In Luigi Firpo, I processi di C., Roma; In Opere di Tommaso Campanella, Alessandro d'Ancona, Torino 185412. Un decreto del 16 maggio 1968 ad opera del Ministero della Pubblica Istruzione Caleffi fissa la casa natale di Tommaso Campanella nell'attuale Comune di Stignano, al tempo casale del vastissimo territorio di Stilo, adducendo a prova del fatto l'archivio provinciale di Napoli. La differente indicazione del cognome della madre, Basile e Martello, fa ritenere che quest'ultimo sia un soprannome  Massimo Baldini,Nota biobibliografica, in T. Campanella, La Città del Sole, Newton Compton, Roma; C. Syntagma de libris propriis et recta ratione studendi, I  Germana Ernst, Tommaso Campanella: The Book and the Body of Nature; Springer Netherlands,.  Gli amici Giovanni Francesco Branca, medico di Castrovillari, e Rogliano da Rogiano, entrambi telesiani, gli segnalarono il libro dell'aristotelico Marta, il Propugnaculum Arìstotelis adversus principia B. Telesii, Roma; Philosophia sensibus demonstrata, impressum Neapoli per Horativm Salvianum 1591  Il libro è andato perduto  T. Campanella, Syntagma de libris propris14  John M. Headley, Tommaso Campanella and the Transformation of the World,  Princeton University Press, 1997.  T. Campanella, De sensu rerum et magia, II, 26  Pubblicata da Vincenzo Spampanato in Vita di Giordano Bruno, Messina; Il cardinale rispose che l'inquisitore fra Vincenzo da Montesanto gli aveva riferito che del Campanella «si rivedono molti libri pieni [...] di leggerezza e vanitade, e [...] ancora non sono chiari se vi sia cosa che appartenghi alla religione»; cfr: lettera del Del Monte a Ferdinando I del 25 settembre 1592 in Archivio di Stato di Firenze, Mediceo, f. 3759  La vicenda di questo sequestro, simulato con il furto, è esaminata da Luigi Firpo, Appunti campanelliani, in «Giornale critico della filosofia italiana», XXI, 1940  Non vi sono documenti relativi a quell'episodio, essendone unica fonte lo stesso Campanella in due sue tarde lettere, a papa Paolo V il 12 aprile 1607 e a Kaspar Schoppe il 1º giugno dello stesso anno, nelle quali Campanella sottolinea la sua innocenza senza entrare in dettagli.  Campanella, lettera a Kaspar Schoppe del 1º giugno 1607: «accusarunt me quod composuerim librum de tribus impostoribus, qui tamen invenitur typis excusis annos triginta ante ortum meum ex utero matri».  Due libri di simile contenuto furono scritti soltanto alla fine del Seicento e ai primi del Settecento.  Campanella, ivi: «quod sentirem cum Democrito, quando ego iam contra Democritum libros edideram».  Ibidem: «quod de ecclesiae republica et doctrina male sentirem».  Ibidem: «quod sim haereticus».  Campanella, lettera al papa del 12 aprile 1607: «Primo ex dicto unius judaizantis molestatus». Il giudaizzante dovrebbe essere un certo Ottavio Longo da Barletta, anch'egli arrestato a Padova e processato a Roma.  Ibidem: «secundo ob rythmum impium Aretini non meum».  «Lecta depositione Scipionis Prestinacis de Stylo, Squillacensis Diocesis, facta in Curia archiepiscopali Neapolitana, Illustrissimi et Reverendissimi Domini Cardinales generales Inquisitionis praefatae mandaverunt dictum fratrem Thomam reduci ad carceres dictae Sanctae Inquisitionis», in L. Firpo, I processi di Tommaso Campanella88  C. Dentice di Accadia, Tommaso Campanella,  Opere Tommaso Campanella, Apologia pro Galileo, Frankfurt am Main, Gottfried Tampach, 1622. Tommaso Campanella, Metaphysica,  1, Paris, 1638. Tommaso Campanella, Metaphysica,  2, Paris, 1638. Tommaso Campanella, Metaphysica,  3, Paris, 1638. Tommaso Campanella, Poesie, Bari, Laterza; C., Medicinalium libri, Lugduni, ex officina Ioannis Pillehotte: sumptibus Ioannis Caffin, et Francisci Plaignard, 1635. Delle virtù e dei vizi in particolare, testo critico e traduzione Romano Amerio, Ed. Centro internazionale di studi umanistici, Roma, 1978 Studi Luigi Amabile, Fra Tommaso Campanella, la sua congiura, i suoi processi e la sua pazzia, 3 voll., Morano, Napoli  (ristampa anastatica, Franco Pancallo Editore, Locri 2009). ID., L'andata di Fra Tommaso Campanella a Roma dopo la lunga prigionia di Napoli, Memoria letta all'Accademia Reale di Scienze Morali e Politiche, Tipografia della Regia Università, Napoli 1886 (ristampa anastatica, Franco Pancallo Editore, Locri 2009). ID., Fra Tommaso Campanella ne' castelli di Napoli, in Roma ed in Parigi, 2 voll., Morano, Napoli Giuliano F. Commito, IUXTA PROPRIA PRINCIPIA Libertà e giustizia nell'assolutismo moderno. Tra realismo e utopia, Aracne, Roma; Cunsolo, Tommaso Campanella nella storia e nel pensiero moderno: la sua congiura giudicata dagli storici Pietro Giannone e Carlo Botta, Officina F.lli Passerini e C., Prato 1906. Rodolfo De Mattei, La politica di Campanella, ARE, Roma 1928. ID., Studi campanelliani, Sansoni, Firenze Francisco Elías de Tejada, Napoli spagnola,  IV, cap. II, Tommaso Campanella astrologo e filosofo, Controcorrente, Napoli. Luigi Firpo, Ricerche campanelliane, Sansoni, Firenze 1947. ID., I processi di Tommaso Campanella, Salerno, Roma Antonio Corsano, Tommaso Campanella, Laterza, Bari 1961. Mario Squillace, Vita eroica di Tommaso Campanella, Roma; Pizzarelli, Tommaso Campanella (1568-1639), Nuove Edizioni Barbaro, Delianuova 1981. Donato Sperduto, L'imitazione dell'eterno. Implicazioni etiche della concezione del tempo immagine dell'eternità da Platone a Campanella, Schena, Fasano 1998. Nicola Badaloni, Germana Ernst, Tommaso Campanella, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1999. Silvia Zoppi Garampi, Tommaso Campanella. Il progetto del sapere universale, Vivarium, Napoli 1999. Germana Ernst, Tommaso Campanella, Laterza, Roma-Bari ID., Il carcere, il politico, il profeta. 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Sharo Gambino, Vita di Tommaso Campanella, Reggio Calabria, Città del Sole Edizioni, Saverio Ricci, Campanella (Apocalisse e governo universale), Roma, Salerno Editrice,. Luca Addante, Tommaso Campanella. Il filosofo immaginato, interpretato, falsato, Roma-Bari, Laterza,.  Metafisica (Tommaso Campanella) Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Tommaso Campanella Collabora a Wikiquote Citazionio su Tommaso Campanella Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tommaso Campanella  Tommaso Campanella, su TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Tommaso Campanella, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tommaso Campanella, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Tommaso Campanella, su The Encyclopedia of Science Fiction.  Tommaso Campanella, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Opere di Tommaso Campanella, su Liber Liber.  Opere di Tommaso Campanella, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di Tommaso Campanella,. Opere di Tommaso Campanella, su Progetto Gutenberg. Audiolibri di C., su LibriVox.  di Tommaso Campanella, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.   italiana di Tommaso Campanella, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. Tommaso Campanella, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.  Archivio Tommaso Campanella, su iliesi.cnr. Le opere di Campanella, su bivio.filosofia.sns. Historiographiae liber unus iuxta propria principia, su imagohistoriae.filosofia.sns. testo tratto da Tutte le opere di Tommaso Campanella, Milano; Germana Ernst, Tommaso Campanella, in Edward N. Zalta, Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and Information (CSLI), Stanford. Filosofia Letteratura  Letteratura Filosofo Teologi italiani Poeti italiani Professore Stilo ParigiDomenicani italiani Letteratura utopica Accademia cosentinaVallata dello Stilaro Ermetisti italianiAforisti italianiItaliani emigrati in Francia. CAMPANELLA STYtL. ORD. PRED. PHILOSOPHI RATIONALIS PARTES V Videlicct: GRAMMATICA DIALECTICA RHETORICA POETICA HISTORIOGRAPHIA iuxta propria principia. S V ORVM OPERVM PARISIIS apud BRAY, via lacobHi, sub Spicis Maturis. iZMtn Pmilfgh Rfgis. ILLVSTRISSIMO y /tAIOyB' EXCELLENTISSIMO D FRANCISCO COMITI DE NOAILLES;  vt nuf uc Ordinis Rcgij £quici Torquato Rhutcnorum ac Supcrioris Anierhias trx^   fcdto, Regi/c]uc Chriftianifliuii, apud Summum Ponuticcm Oiatori. £ TI LLVSTRJSSJM0  C Ji EFERE2SSIMO V. CAR. DENOAILLES. EPISCOPO SANFLORENSI;  intcrioris Consilii Regii McflbrisFia^us. optinui, mci fcxuatorjbus» S. P.   £ natitudinif ita me liht dcmncit, Excellcnci|fimcComc, vr ntm ftaihmeus,  effi Jeieam 4tft€ velim, Et cum tumm era  'JidQtm manitumm tiK ucQM€nfar€ necmejun uekm; hocmihireJldt (ptod pofpmt Muft yVtnuUis temporibus teflimonium Vmutumac meritorum tuorum tdceatur-i  fmllaque obliuione dcleantur, Libertatem, honorem, vi-  Mm tibideheo Cum enim jynagd Potentium [non Deum  neejuejusy nequefaSyVerentes yfed venantes gratiam faljts ha-  inisfatffijuevenabuHs a Catholico "Rege ypofquam in pri^  maperfecutione mc innocentem perDf^cem Alb^t declaraue- T/ttytanquam iterum :(elantes pro Regno ipfns, ijuo poffcnt  Regno ipfus longo tempore ad diuitias cjT* honores laruatos  comparandum ahuti ] perque Vim perque dolos, in partem frada inuidis falfs etiam fratribus illeflis, dum moror in  Ciuitatefan{}a y conarentttrinnocentiftmumadnecem traherr Th (G cncf o(c Heros) mcy cjuem tota fere Romayfum- mufq; Pontifex fcicnttjs et xirtuiibus cunitis nedum iujhtid  omatiffmusy innocentidCHftoSyfapieim amator diljif ejfent  a violentia infdijs pojfetueriy incolumem feruajli: ecum  explorarenthoftes me intuis edibus refugientemy tu illoruehi  debas interea technaSjdum tuo curru noflu fub altma veftc per  4tli} portam veilum y tuifji literls ad Principes et Confules,  obuios futuros commendatUy ad Chriftutnifiimii \fqy Regem  ifjnocentum Refugium, FILOSOFI ac piorum hominum  Tutelam,Mep:e Regis Regum brachium y nauis Pctri facra  aochoram, me tranfmitrerei. Mon fufticit Calamus animi.  m robur,fagacitatem, induftriam, c!T infignia in hoc euen  eufaflay diaue describere. Jd illustrissimum ac reverendissimum Eptfcopum Sanflorenfem ParifioSy te iubenteytan-  (femapplicui.Vtztctefttuus ideftfctizkct tUfuxta Gellij  £thimologiam natura legem, ideoprorfus \t tu mihi af- juit, J^m c ad te Jemomeus^magnamme Carolejqui humani simere€fpifiimeperegririantm,refodH lajfum et ft  nedefunilwn ad vitam rtuocafh^ O* tandem inuiciifsim»  Re^j regijsfaumbuscwmldM&f meexhihmfiu Imem fAi  ^iddefterate G allorum hijlorici narrant ^ et Poetacanunt spes QhriJlianAreipuhlica prafumitexfc[}atq\, Vmo ftutus a miftriss eSr fecurus a calumnijs, ratias Deo ty lemenrifsimo Re^ ac Mmijlris heroicif, nempe fratribid  nobuf imis Noalhjs. Haud efude audco Antiptis fufsim DoBtfsmicmfofitosmof€sac Prafiamiamenarrare, uam [drJkoma(Sr GdUiaadmrantur, et quos euulgauitlibros de  I mpmo iufli et de Triumpho Virtutts, eruditione ac fapicntia  j?!enos, ')4?ijue iffum lofige maps, ^i^mmtifarum pofftt  Chtnms praJkcant. Cenerefi Comiiis iam Mcerelaudes  yereor^cumnecflylns Jicpar, ac perfein hijhrtis commenden-  tur; a fuperiortbusemmfecuiss prafulfere. Ncfie enimre'  censffigloria \/efiraJed ah,exarJio RegniFrancorif fflendebat. Jftabanno mmfimo pofi Chriftum natum certa fcrie  fofi guitrandum, qm primus cognommatus efi de Noailles fijue ad nefira tenfora immmeri de Veftra frofapia cwh  4mnerantm htnes, fiorum alij cum Dom m j^uitania  fr^dpue.tum forisin ifiavna cum Ludouico Kege fan^o  fugnando contra Saracenos fortiter ohierunt i <Jr in Ita^  Md,in Anglia, Poloma^Thracia, totum queadeo ftri Or. ftmtefTarnm^hononfieentifsimis legationtbus perui ati eaiu  JocistUis pro patria perfecere fuaicam ueRefflus (jollis 9Uh tmerunt opera fidelem fed sdamjut, vr femfn' meruerint Ismdmahonii &akipfit^i^mmultisd  Jnterauoseminet magnus ille tuus jintonins fatuor Pegi^  ins acumAMli^M^ Cuitjs cor liurdcgfiLut 1 henefafla, tenet honorijicc: corpus Noaillia, Omino que in  bello TerraMartqy iidem pr^clara j^elJirut OmictoQatba logum hcroum atque geflorum et dtgnitatum perpetua fcrie  Jpendentium fwniamtna modeflia alionim forjan inui.  diamihimirificamnarr itionemahradere iufsityc^uoniam for^  taJfenecUtidihtis augeri, nec ohtrcfldtlombns veflra minui  foteflgloria, renio ad te nohihfsime Comesxujus virtus helli'  caapud RHpcllamaduerfusJnglosenituit et in MonteaU  bano dum oppugnatur Virtute Regis, corufcauit; et qu4  apud Taurinos comtra Hispanos hofles egerisy hifloria non tacet;  trtres inclytifltj tui nuncimitantur. Moxautem in legatione Romana tanta prudentia te gefsifli, Vf summo pontijici et  Romanis Principibus carus, ratufquc femper effes, ac ftmul  Regi tuo fidelifimus \?tihfsimufiji4e ; ^u^ duo Vix coife in  Orator.bus cxteris pojfe \ndtmt(f. Ex hoc jper prouidentiam  Deifalusmeaaffulftt: et cum feruator definls non defiturusy  ConferuatorCarolus frater tuMme Partfisrecepit. Ex hoc  debitum perenniterlaudandi Voj, Praclarissimi fratres, animi  et corporis fuhHmitate antijuorum Oallorum prdfluntiam  redolentes, inmere fuhat: cumque non possim perenniter cum  fim/nortaitSy vos immortalitati erbi aterni committere flu-  deo, Sciefitiarii omnium reformatarum per meinergafluhsnu-  tu Dei, qui est FILOSOFIA RAZIONALE,J}>len-  dor Rationis diuin^, tcfle Jugufl. \eflro nomini confecro. Ef^  ' tn hoc volumine GRAMMATICA NON VULGARIS SED PHILOSOPHICA,  continens semina scientiarum et nationum sermocinia et modum grammaticandi secundum naturam et artem. Hanc  Jemanibus sophiflarum nugacium liberatamytibi Liberatori t ue Orarm^r^flantifsimo^dedtco. jidiacetilh Lo^ic non imehuntuYy dd dircSHonem cognoscima fictihans human£  inftdurata. Hmc dddidi Rhetoricam j et Poeticamyjuas in  froftilfulofueatascm/fiecittiSyi Mufas  duxi, Tandem apponitur JF/tftorioffraphia, atf Adulatonhus Qfmhus Lofjuacihs denigratdj nunc infmm reJHtutd  pmtaictniytfuEgode vefbm nmim diccn nonMli ui fejuenturimelligantl^oalUos meos hacmethodo effe dicen"  das. Sufcif ttecrgoeo quo exhihentMrammQ ( Pr^ftantifsimi  JDofmnf ) non ingratumfortc namm nmit^atiferuiveflri,  edijue, qua foletit me hcnendentia htmmsre s inquo C. mea per totum Orhem veftram teftiftcetur henefiden^  tiam, inque \eftram refonet mam yaktc. Pari/iis   : Jic i;. Mairttj    X Commiflicne RcuerendiiEini Pacris Fracfis Nicolii  Roduifij S. A- Magiftri» et tocuu Ocdinisnoflffi  dicacoium Vicaril Gcncralis Apodoiici » vidi Tomum  primum opcium R. P. M.    N E iti€, noftn Ordinis, Complcdcntem Grammaticam, Logicam, Rhetoricam, rocfmi. t?c Hirtoriographiam,  nihil .  iii co concra Cacholicam Fidem miicni > imo omnia luo Aucore digna,  ic quamplurinia ad Theofogiam capcrtcndam cllc iudicaui. Qpapto-  - ptcfojanupropria merubrcripri iuc dic 7. Nouciob.  iV. Am^ninui CtUiuJ^ S, The^Ugtd MCPhiUfcphid Ze^«r,»  mm«t CtU^ij 5. ntmuti S, M, fimdentium Alfli ifler*   imfrimMiurJi videhiitur Reucrendt^tw /» M.S^ F^lMiijj,   Iybcnttf Rcuer. P. Nicolao Riccardo» fac, Pal. Apoll. Magiftro  'pcimum volumcnopcium R. P. Mag. C. Ord. .  Prard. Granimatica, Logica, Rcthotici,Pbl:i!>& Hiftoriographia co«.  cextam,non minorc diligencia quam volaprateperlcgt : nintlc]ue quod 1  Catholicam Iqdac Fidcm, aot Chri(Hanosoncndac mores occui nc;  qjiare pubiicis dignum typis conftanter aflcacro, qub duicifonaB^  htlius Campanulae minficus tinnitus r.homnium auribus lladioforum. i  cxaudiacur. In fidcm &'c. Datum Komx m Collcgioiandb Bon^:.  ucncuixdic 10, Augufti. frdTiciicHi Jlfitortiui n fanflc Seu. OrJ, A^in. Ccft, Celie^if   S^.Bonaneniurd in vrhe Regcm e^ l^elior.   EG O Fr. Vinccntius Bartolus  et c» Thcolog. Magifter Ord.Pr2d.  Vifis fupradidlis atccftationibus, conccdofacultatcmcvordine&  commiflionc R^uercndiflimi P. F. Nicolai RodiilHj nollri Ord.  Gen. Magiftri, R.P. M- F. C., eiufdem Ordinis:  Vt librum atticulacuiii RAZIONALE FILOSOFIA  partcscjuinque, typis  mandare poflit. In quorum fidem ins meo figillo munitls manum  propciam apporm. Datum Romxin Conucntu S. M. fupcr Mi^  n^am. Dic 14- Augufti i(»5o.'   Locus iigilli, fr. l^mimiBmtht^ ^mptfAmmn prepris^.  1 Ji^ R 1 M A T V Fr. Ni^Uuu RitCArdins., facri. C. FILOSOFIA RAZIONALE GRAMMATICALIVM  III PARIS Apud BRAY, via lacobii; fub Spicis Maturis.  M. DC. XXXVIII. Qm Primlegio Regis.  P^G.verp vltimo.tx iijtge.&c, Pdg.^o. verf. y difbioncs diftin-  giiitur, /<r^f> didbioiies noadiftmgauar. P4i. 91. vfr/l6.pcrci,/f^r, .  pcc t», Pag. 6i.verf. 14.. ficu:. /f^^ lanc. Va^. 5. ver/: 10. vccebimjc.  P4. 51. w//: aires, /f; .ai rci. Z»-*. 89- ^'^f- vifi'»»"», amitiim /<x<r.  amatu. P4g 60. pjlt t^^r/: u. pm*tur. Noundum : quod potclUs  impcrarijaeftquudoloa iicurnuior, qua maioccm, vc fdc atltros /.1-  fidejs. Sei eadem vox clt ieprccatiuaicum minoc ad maio;cm, vc fal-  fium me fac Dem. Cumad xqaalcm, est confulciua auc hortatiua, vf  fugecrMest:r -4t. Et maior cnim induic voccmx qualis, et miuoiisA-  c conuccfo pcr accidcns.   Correftio erratorum in Logica.  F.ig.i. verf. 31. faOum, legf fradum. Pag.. verf, 14. voccJi^^*   TOCCt. f>4g. 8. verf 4. quid/^^*quod. p4g. 11. verf 2. vt lege aut. f-i^-  14. vfr/: 8. intcricdliouc, mtcrcaronits.-A-ff-"»' -  cxprcfTa, /f^r cxpretr.Ti. /« e»Jem verf. i3. fy nchailiegoricus, /',^f  ryncacheeor«mati(;us. P^p-. i^, wr/: 17. dcno^iijiaius^^^ djm^A4 4. VfT/. II. vfr/i#, ouAas, lege gutcas. CorreHio Erratorttm in Toetica.  4   F4r.h. t/^r/:io.rerum./f^* vcrum. pag.^o.verf. ij fimplici vc  nutije^e fimpUci iccuiu.i. vuum. In e^dem verf. ic^. fic^u coucca, lejre ficuci e concra. tmiUem verf. ^6. profundit,/ pcrfundic. pag.ou  »t/:}o.dcuncioncm,/tfr <Jcuocioncm. f^j;. 4?. wr/. 5. fomctco, /rg:*-  folo mctro, fdg, ^s.verf: 10. quanciimquc, legt (^uam^um^quc.   C/r<rr4 difcrettom LcP.orm commmmuf.Se Grammatica iii commttni. Definicio Grammadcx.   GrammatiC4 efi ars inSirHmentaUs T^oluU hu^  mana congtHiy rationahilitet fir/jplickcr ^  •* dic£ndi,atqtic confcqucnter fcnhcndi^  . legendi ^mdcfuid animo "^ua^  CHnquc noHtia pcrc€f>imus.IciTVR Ars infnmentalh t\ Tuo gencre^ica &Hino'riogr3phu, quaroninesluntarics  \ki}^ yjf^nicchanicae,rcd fpcculatiusttai inftrumcn.  IX^-^. 4^^/ \{ taiej qiioniam non pcr fc, fcd proptcr princi-  palcs, et proprcraWud funt. Plato ir. Cratilo.dixit, l^mtmeft   infirmwtm mdi^ {uifioKti^ Xoucigo QranMika     1 ^rdmmitknUtiih in (lrumcntunicft, vt fuae partcs. l>ici\.\xx^politit huHiani^zi,  differentiani proedi£lariimartium: nam Logicac (ltn(lrumcn«  tum Mctaphyfici : Rhctorica et Poctica sunt instrumcn- ca Leginjtoris. Grammatica vero totius communitatis him injr. Siqa idem naturale cClcunclis animantibus in societate viuentibus ci, qui concipiuncanimo, SIGNIFICARE  conui.  ifennbus, per mutua officia copulatis sive propter bonum  proprium, fiucahcnum, sive commune proptcrei fadazfunc voces et orationes, htcrarque vocum particula?, ad exprimendum orc vel scripto qujc proferri opuscrunt. Grammatica ergo naturalis est hominis, quatenus poeticus est, anificiahs insuper quatenus voces et orationes ad tcdum vium  confidcrar. Dicitur grammatica esse ars dicendi. Dicimu« cnrm {'^ ./ quidquid animo concipimus. Etquia illud idctu fertbimTT5,-a<rcttrunf^ie5  qula legimus scriptum, ponendum est *ct Atquoniam potest cfl"c grammaticus, qui ncfLit fcnbcrcncc legere, ut excus, videtur Grammatic; i est c instrumentum dicendi  per cflfentiam A fcibcndi&le gcndiconfcq Mcntcr&ad vfimi. Dicitur congruf propter concordiam partium orationis t  6c ratiinahiliter ad differentia sermonrs ac brutorum rautu A  f colloquentium naturaliter, iicmadd: £fcrcntiampcritui. Gramaticorum i vulgari forma. Additur simplicitert iterum ad differentiam rhetorica et  poetica, qaa: ad humanam etiam politiam pertincni sed  addunt figurationcs sii per simplicem sermonem, S\}bdit\ir yqrridcjuid animo quacumque NOTITIA VEL SIGNUM percepimf,  ad difterentiam Hulorio graphite, qiiac iupponit GrammaticS loquentem dcomnibus et habet proobiedo solum a^ia et  di^a notabiliVx^c natura fjiucpohtia Grammatica vctp omnem fcrraoncm, sive famih'arem, fiuc epistolarum, sive  historicum jfiuc scientificum, rc(f\ificatad congruitaicm naturalem et artificialem, vt insii patebit. Pritr jc ergo notiones vocabulis et oratione grammaticali notificant ut : fcicn*  tiasvcr6 Loeicafi deindc fcrmonctra«^lamus.la grammaatica ergo cominentur semina scientiarum. \ o ; cnim aliqi;id taciunt lcirc vulgari modo dc Cim£lis rc-  % et cx his^qua: voce significanius ad scicntias altiorcs cri-  Dur. Qu^ippc qua omnes ex p jecxiftenri fjunt cogniiic vocalnilorum in do oratiorinis; Icd in inventionc ex inspconibus, et kniauombiis cognoscentis per senso iia ani*  s : et notamis et exptimcDtis per lucras vocales,  insonantcs, tanquaoi per clcincntafira, res prxnbtatas coqtie dtcitutikamnuiica Gi «ecl^MM litcr^m cdLati^  idc6 in-oaiinalibus cx iiiiip toruih vocabiilofuni : clarationecxof diaiur; in inucmiufa vcr^ tt imponendo  mfcrutationc. xv,: pupicx Grammatica alia civilis, alia philosophica J  ^Iuilis, pctiiiacft, non scientia Constat enim cx fli^totira*  C^tc «fuque clarorum scriptoruni. Hjhc sequitur Sciop«  ius Tutocbtis Lyf fiusjqui tunclcdt sputant^cin: CICERONE am VIRGILIO calknt § et vocv bu^a U. ph rafcs, ple«  anqgc naturaii f arlotaducrla.cji ptincipum.& vutgi vfu pc» i cptir i tete pjfcia vctii rati^e CfiaftAtjA iamolet. Eft cni M%icfiigan^ntc Hcausdcnotamisim icftigata, copulanrifque et dri^htntis rcs»prout in natura  cpcriunrur» mcthodu 5. Notatcniroc(rcntias, aftufqlic,&:hjt»   )itiidincs, vt if.fj^ viJcbimiif.   Hanc Grammatici vulgares damnarf ut, fi dixcris, vir#  «ofus, ridcanr, qi.oniam CICERONE dicit, ftudiofi) s:5c cnm vo*  :abulacx rcbi]s,non cx autoribus dcccrpimus, exribil.inr. Sco«  iim^findtm Thomam, aliosque, qui mngiscx rci natura  oquuntur damnant ifli, profc£t6 damnati jgnorantix, et Wodicitatiscrgaflulo.Vndi 5 Grcg. maicftattmvcibi Oci fc  rcgults DONATO inclodctcnti^n dcbcrcdcclarauir. Quid noii obloqiiutiircttmiiouascesifiucnimus vocabulis CICERONE in* 4 (jr.min.itic^lium   dicibllcst proptcrcaq ic nou is voccs cxcoc;iramu$ \ NobismJ  uearavocabdla IijBC,prifiialKas, eH\:ntu,cLlcntiarc,matcriarc,  2cc. huturtnodi CICERONE ncti^uc d Upliccrcnc,liccc ignoca  olim. Itcmquc et ip(c ait : Beatituio et beattta^, vtrunqut  ^nm ifeivfu m jlUctuU funt vitUtbmU : cik vbi 'nuUcr^fi*  -xpfS «iixic, effcntU. At^Caoli opbis lcgcs pr«(icrtbaac: cr-  go^5c (cieatum coardAnc, ciuam Cmraipfeampliairct, (i  occaCio et ftieatia oon dcfutHeac : U Houcius licecc dixie  iempjer. HmttJmiMi Sipajpsm tmideor cum Ungua Catonls OEnti  Sermnem ftstriitm ditdmritjCP* nond rernm   Momina proiuUrir, Lkuii fempenfue Itcchit  Signatum frafente nota odticere noniciL.   rUto p(iinu»-dittr,idca: 5c Aristoteles. Eatiielechia: att  noiicg O£rimaIitas, &qiiiddiiasivi4e primam partem Mec*   libr. I. D/jfercmia inter CimUm Philosophicam. Dlffort Gratiimaricaduilis a Philosophica, in vocibusi  phraH. In vocibus iila fe atur auioritatem vfiim}  k quo adc6 dircedere tjmet  vt nec novarum rerum vocabula  oott^i admicjcac. Vndi polunt dicere, bombardam, fed tdr*  meotumljetticumj quod nomen commune est omoibus machinis: errant ergo primo trahcntcs proprium ad commune J  Sccunvio vniuocamad j Eqiiiuocum: wum cnim brodium non  habcn vocabilum in Latino, rcJ dicitur ius, quod 6c lcgC significat rconfanduc ergo rcnliim. philosophus vcio vocabulum iniicnict proprium in sua Graautica. Quoniam il!i  vocabu^aaifcdiuanon trahunt a fubllantiuo, (icut oporter:  Vtrcascotmcffuudit virtiiofum, hoc nonTtuntur|fed{\udJo-  fii:0 iicunt i qtifi, vo« longe abcft 4 signiticatione vera, dc  )3 im cileoti^ notacc voluot, dicuot  Quod cft  quo     iud crat cffc, Iiidicro quidem modo: cum vocabulum quidditas, et e^Tcntia, fint significantiora brcuiora. Bcnibus^  ic dicat Rcx Turcarum, dicit RcxTiaci^e, tam ridtculosc,  juim superstitiose.   philolophica ergo fcdatur commoditatcm, 3c rationcmj   vocabula significant ex natura rei et non confuudanc  cn fum metaphora x qui uocatione analogia. Ncctcmpusn; ni6cationis fruAra cxpcndant(qu6d niaximum cft dctrincntum:) ficuti faciunt Grammatici, descriptione pro vorabulo utentes. Differunt etiam in phrasi: ciutlis cnim vtiturphraH accepta in foro et curia apud magnates et plcrumqucdicit aliud  i proprio sensu sed vfusfacir, ut sensum alienum vediat oratio. Sic dicunt idem e dio tollcrc, prooccidcrc et pcrdcre. Id autem in philosophia significat de mediocentro m pcri» hcriam trudcrc. Similitcr aiunt, rcdigcrc iiiordincm, pro  >riuarc Magislratu. Atin Philosophia significat ex confuso nordinato, in ordinem tranfirc j ficuti cum Chaos tolUtui  naliquoncgotio, vclinmatcria rerum. Quaproptcr aos grammaticos nil vcrebimus. Eoum enim est confcruarc vocabula ac declararc (Imilitcr et  DratiorKs:Phik) philosophorum vcr6& Anificu cft inucnirc et ordinarc. Proptcrca temcritas Pacdagogorum miranda est, cum  T hcologos cm€ndant, proptcrca quod Ciceronis vocabuli  5c phrafi non vtuntuitcum potius laudarc dcbcrcnr jqiioniAi  omnis Artifcx (ux Artis vocabula inucnirc dcbci jfic clara,  kpropria imponerc. Hoc autem palam est, qupniam ex auiusdcfcdu acciditjvr idem vocabuluiri aliud significat in v-  naartc, et aliud iu altera. Unde, apud rusticos, “liber” significat ‘arboris corticem’. Apud litcraios, “liber” SIGNIFICANT PER METAPHORAM ‘codicem.’ Apud Politl-  :os, libcriatc ffucntcmr; apud oratores, “liber” significant, per metaonymiam, ‘filium.’ Similiter, “verbum,” apud grammaticos, est orationis pars significans solum. Apud theologos, “verbum” significat u test ‘conceptus animi, delaratus aut voce apud physicosacrisvctbcraiioncm notat, apud vulgus locutionem, 6c aliquando omne vocabulum. Proptcrca notaui  tx Yarronc» et Nonio, &Fcftononcxtarcvoc:» bulum apud latinos quod plurcs significationcs non habcar, quoniani  6 grammaticalium. /ucccnio Principuni, et rei publicae mutationcs, 5c f cmpora  jpfairohunt voccsadnouas signirtcaiioacs. Philosophia au-.  fcm non (k*. ria?:crca, Grammntlca ciuilishabct ortatcm, in qua vigcr:  et illam amplcduntiir Grammaiici: dicunt enim sub Cicerone 6v CcrUrcavlulram lingu^m: proprcrca non Plauti, ncc  Ccci!ij»ca? tcrciumqiic fcnprorum priscorum iermoncmac-  ccprantjicurnccrcccntiorum quaiis PliniuSj Ambrosius,  Augunini; s, e AQUINO (si veda) At Philosophica non  agnorcit.rtarcm lingua:, sed raiionalitntcm: amplc^iturqiu:  vocabula bona omnium temporum. Proptcrca 3cnoiia fi£ta-  quc vcrba probcconucnicntia rebus diccndis compk^itur  iuucnirquc: VI cnim Horat. ait. Licuit /(mperqjuJic^I^ Signatnm prafente nota producere nomenl Et f hrafim addcrc: pra:rcrtim cum impcrium rch^gfa,'  et artcs nou2 fucccdunt, et loqucndi modub.-voccs camt  proptcrrcs,non rcs proptcrvocc?. Vndc fon.m Eic;c(:.i«  fticum vtitur vocabulishifcc, canontzarc: {piriruali. ctlutura,6J: aliishuiiifmodi in sensu proprio non L.itin( r»im pri-  fcorum.idqucfi accufcs impcritus&rudis cfiS.NwfwiCLSvnic  authoriiaccm vocdbula fiiniunt. OVpCfftitiose colcns grammaticam civilem, languct id   j3pugna fcrbpxumj crbacaptatjrcscfFugiunt quas  praefcrtim ipfc fuis non infignit notis, et notas alienoruin   r con fatis notas colit &: vt Clemens Alexandrinus i.  Strom. 3. inquit . funt SophiOa: infcliccs, nugiscanoris gariicntes,cum in nominum dcbita, et ccrta didionnm compositione et connexionc tota vita laborent; cicadis apparcnt  loquacioics: U allcgai coiuxa cos rUtoncm, et alios Phi-£amj4ruIlA\ Lfherprmnf. r   oibphos prleium oloacm LcgiUtorcm, ita diccn«  xm. Adlingtia afpicitis, dulcia verba loquentes  Quiltbet at vejirum vulpis veSligia Jigit.  Cun^is efl vobis petulans mens. 'ulpesquidem tnfimulatfone iapientja?»quamnonhabent»  Sr in latcocinio alienaf, (unt fyci^i vulpcs :cum enim de fno  loo habcanc^ nid vcftes, quicquiddixete philosophi mutata r^ene verboruni pro fuo vcndunr. Mcns cnim pctulans vul-  pium fui amorccmmfc ipfamdccipit,putatquc fc plus fci-  :c,quia fcit verba, quim qui ics inucQigauit^nec nifi fua  Grammaticavcftiantur,rc^la,&vcra, qu» dicit philosophus, reputaf: hincaliena vcndit impudentcr profuis, \*r-'  xsqiiia ornar fois. Horum fcimo cfl calix Babylor.is (in-quit Oiigcncsj in qao errores ctiam pro dodrina, nedum  furra, tradunt bibcihia 5ophi(lar* Vakie caucodum eft crgo  Phtk>rophfs«oe tis Aia icriptacrcdanr, qui, (lcut pcrdiX|io«  jcne, qt^a^noapepeierunt. Honim iniidtasmillies expertui  :oquor. Cauendwineilctiam Philosopho, ncrpernat citti  edl jQttinmat icam >dum tameo rdHisconueniat rcitis.Con«  remnitur enim d.tbtba petulaoti quafi indoiElus: et pucfi  fic^co equaceseorum quorumeft folum grammattca  ri»"ihc tjOtjcat», notanr fimplicitatcmfermonis: rcs cnim  noncurant, quilh|HS£ordctcnusmitcntur et optent pro  gnorantibuscoshabcnt,qui eorutii Grammaticam non (c*  [^anrur. «Sdpicnrespauci (unr, (\uItorum infinitusednumc*  rus :hinc eucnit »vt iiUablustaii^a, diMitiis ^dc do^ioa:ho«  Qorc vacueniur* .De partibHs Qrsmmatiea fSf ^^9^  m   QVoniamGrammatica congruitatem 6t(ktonh (cri-  prionis habct pio obj c^o di^io autcm iit cx vocabu* s ^ ram matic Aliurn   lis : vocabula cx fyllabis-.fyiUbacx liicrisiidcopartcs Gram- inaticx putantr.r 6c dc litiiis i. dicunt Crammatici om«  JiCS. Ittera ^rima parte Grammatica. Litera est elementum primum, idcoque minimum orationis. Dicitur litcra alituro, quafi cxaro, quohiam cxararur  m orcp^imiItuw««tatuLdlij fcflptura per manuamia, Grammatica Graec; Jicitur quafi literatura, quoniatn  dfuis elementis habet etymologiam. Poniturclcmcntum loco gcncris. JEfcmcntum cnim cll id, cx quo aliqiiid primitus componitur. Ponitur primum, ad differentiam syllaba, cx  qna secondo componitur oratio. Ponitur sermonis ad differentiam corpusculonmi atomorum, qu.rcxiftimanturclc.  xncnta rcrum. Additurminimiim, ad ciuficmrci dcdarajioncm:li cracnim iiidiuiiibilis clh   T^e numero Utcrarum.   SVnt autcm litcra: viginii trcs apud latinos A B C D E ^Sj^,i,K,l>m, n, o, p, q, r, f, r, u, x, y, 2, quarum Latinae non  luntnifi dcccn)& noucm,ctenim K,y,z,x,d Gratcisacccpcrunt : vtcbnniurcnim pro K, chjpro y,vtcbamur,vjpro  duplici s s i pro x,vubaniur,s c. * 'A;'Tandcm h, nonvidctur cfTc iircra, fcd afpirarfonisnota,  addensaliquid fupra vocalcs. Catulhis cnim narrat Arrium foUrcpronuntiarc Hinlidiaccum h,pro lulidiae.  ANDO:  LibeffrimHsl. POflunt inucniri et alix licer t, vt •, parauna « et nia. gnumMtcm duplex g:in vulgan cnim sermone aJiter pronunciamus, gli, in vocabulo agli U in vocabulo mgli gentia. Item non datur g, qua: faciat (bnumx qualcm cmn  omnibus vocalibus. Non cnim ita conronat g,^, (icurg,;,  vndc Arabcs triplcx g, habcnt, iuxta tripliccm pronuM^.  tioncmhuius literae. Pia^tcrca litcra r, alitcr fonat cum a^  5cciim ^, coniun£ta; proptcrtabcne fuitaddcrc k, &ad-  dcndacHec altcra litera, qi:a^aicdium fonum habct imer r>  et K>vcin vulgari fcrmonecxpcrimur. Pxxierci litctame-  dia imcr dc;^, rcpcricndaei Tctia litercnim pronuntiamus  r, cumdicimiis^rtf/y, et cum dicimus gr^/i^ > prxfertini in  vulgari sermone. Nec fupplet ii;, pro /«nec 0 duplkem^^ji^,  appoitas, vtia] ?pgti(ggi4eclarauimus: qua propter dclinea.  uimuschara^tcrem m€diumhac figura, Hi^ani vero fece.  runt cum cauda f Prarccrcsk indigemus dup'ici /, confi  suntividcliccr» et voca1i: quem ad modum Hirpani^&Heb.2c  Arabcs vtuntur jproptcr cadiximus ;\longx figura? consonantem : qui Hcbra?is cft j/ vcrobrcuis vocalcrr. '^I an-  dcm duplici,vocali et consonanti indigemus, quemaJmo-  dum Hcbrj:is, et Arabibus rationabilitcr vfurpatur, alio-  C]uin mu!ra vocabula faiso pronunti.bnntL:r»vt vt^a. vbi nifi  secundum altcra figura sciibatui pionuniiaiio fallirni. Similircr et iuuenis^6i /V/;v//5cc. consonans v, vocari dcbci vau^  et confonantcs ; Jcd^vcl /«^vt pra:fata lingua admoncnt;  Quaproptcr A Iphabctum nostrum erit quod sequitu|^n.  -^,^,f,k,rf^/,^,G,^^;V,/,w,»>^,f,r/,/ r,», v,sf, Lkerarum alU ^vocaUs^aliA confonantes. Vocales quiiiqiic a, e^i, o fU^Sc dicuntur vocales, quoniam aiteda vocali sola, moUica vaticutc tnoduiationis, expiiiwuntur.   Cotsronaotcs ^uat yigititi i^d^fti^G^btj^mj^^f^rJ^ Dicumur consonantes quofiiam cum vocalibus simul Ib*  nant. Instrumenta enim vocis, que sunt lingua, palatu noi»  labia,^ gurguiio, vocem (quateit expirart aeris per arteriam  vocalem ibnus) configurant: 6c cum illo dicuntttCCon£6narc  non autem perlbnare vt vocales. ConfonaniiLim alia: dupliccsvt j^jtf,/-, alix simplices» vt  oniacs i^iiqtt^^ 51H3C cnim vilCD» pco duabus; noa autcni  Sunt apud Hebraeos dc Arabes duplices dmnesconrotian  teSydum pun^o intermedio notantur. Apud nos vcrb  fol«ie x.^yt, ftfnt dupliccs abrque pun&osquas autem vq«  lumus duplicaie» duplici codemcharaaerc noeannus. « m Solem contmgi vocales non eiufdeni generls]  con^itmrs, unam syllabam longam   qHamms per se ejfent brenes.  Harum comun flio voci'  SHr Difhthongus.   Sunt autem apui Latinos veteres Dipliihongl q inqne  ^,<r, tu^eUiCiy(cd in v ulgai i Tcl- uionc add Ci t u t to [ D li ilio   gf^qiiot sunt combinationes vocalium inter se, praetcr quam  in fine carminis po<^tici, vbi /ui, tolui, voi, mie &c. pronuntiaiitui dissyllaba, qu alibi pronuntiantur aiOnofylUba  IQirguuntur litec coafonances iamutaS)&;fcmi-vo*     D   Mut^ funtnouem. C D F G K P .ii. 7*. Etdicuntur  mut( I qupniam mutum habcnt fonum, quafiGom nuUa vo»  cali^vel vocalitatisaffiatu proBuncjat.   Semi-vocales sunt VII. ^.ilf.iV. R,s, j,ViSc dicuntuc  semi-vocalcs quoniam habent partem soni vocalinm .£t  quidcni S. apud-^ucretium caJit Inftar vocalis:ait cnim. Sceftra ^tfku^tadem aliis fopitus quieu efim . I^ta diftin£lio fuit vcraapud GrnscoSj Hcbrazos.Sc Arabcs:  qui lircras pronuntianr quali diclioncs: dicunt cnim pro  J4.B.^lpba,Bita,S) CAkfh.Bct:h.i^Eliph,Bat. Scd ia  idiomatc Latioo pronuntiatui limplici sonodc truncatosi  nevocjlibus, idco omnes sunt routae: licet non pofllnc  pronuntiati fine vocali recunduninos: tamen secundum nar  tvfam. omnes intelliguntur fine vocali nobis qui et vocalest  etiapi truncat): proferimua.   D'cLiiKUr liquidx L. H. M. N. quoriini liqucfcunt m  mctrc-.ira, vt fvliabai-n brcucni etiam producanr, accommodantur que brevitati et produ^iomi dur Tunt qua:  fcruant sonum et tempus. Syllaba est Uterarum vfurpatio ] ^nins fo^  ni, "vniufque modulatioms partialis index.   Quonia ex literis syllabx qii possunt esse pars vocabuli  propin c^iior:i moiiiatv^y 111 bi t n n nc iikcnd um; di £t is  iryliabano vcrbo Grx. Hoc est comprchcndo iqiionia Qi plcrumqucplurcs literas comprchcndir. Profe^lb quo nos vti-  niur literis, id valcnt jqua propter usus fecit de litera syllabam,  sed non absque raiione; alioquin de quacumquc litera facerec syllabam. Facit autemdc sola vocali, quoniam sonum  habet, non de consonante, qua: non habcr. Aliquando fic  ex duabus vocalibus j vt diphihongum monosyllabam jali-  qia Jo cx vna vocali, &vna confonanrcjvr,^f,aliqi aJo cx vna  vocali e duabus consonantibus vt J?er. Aliquando cx vna  vocali et tribijs conionantilnis, vt, //r./,3c rizjjaliquanJo cx  vna vocili 3 quaruor consonantibus, vt firum jaliquando cx  vna vocali q; iinquc consonantibus, vt j9/rp, Pluribus noa  viurur LATINII at Tcutonicis et Polonis vsurpatur. Vbi vidcs  n6/oirc cx pluribus vocalib. fi. rifyllaba, nifi abinuiccmabrorbcantur, Qcut in diphthongO i sed ex una tanrum quoniam  ipsa sonum pctfc<S^ um habcr. At ex pluribus consonantibus  .ficri unam syllabam vidimus, quoniam per se sonum noa  liabent, nifi vocalibus copulatx. Plurcs autcni ponuntur ai  modifiationem illius vocalis, tt quod purus lonus non SIGNIFICAT, (bni modulatfo SIGNIFICET vt in Mctaph. doccmus, dc  nominum impositione loquentes m Non reftfc Grammatici dcfiniu DtSyUaba cft comprehensio literarom sub vna vpce& vno spiritu indiftin*  dbo prolaca. Nam syllaba qvando que constac ex una litter;: vc  prima Wmamo. Nec dicas, habct ordiocm ad comprehensionem subrcquentium. Etcnim prscpofitio noti hjbct  ordincm, ncc,vocatiuum, imo est aliquando litera, 5c  syllaba et DICTIO ET ORATIO. Igitur noa re£le dicirur syllaba  comprehensio literarum, sed potius diccnda crat particula vocabuli roni partcm pctfcctam facicns. Et cnimiiulla cpnfonans potcft faccrc fyllabam, quoniam pcrfc sonum  (lonedic, niacum vocali. Vocalis autcm cdit. idc6 potcft;  c(re syllaba.   DevocsMo] {.farte.^rammatks. Vecabulurne A fonm ort ani^alis frolatus naturalfpus inflrumemis formam, d SIGNIFICANDVM aliquid fim^U^ mmie conaftum. Ponitur /ijwif tanquam genus j Omnis cnira vox sonus  est &noniconucrfo. Dicitjar^/rv&rt/ w minutlr  ad differentiam sonorttm, quQS ventus et tuba, et rcmi, aliae.  queres, cdunt 5 qujc pro pric vocabula non facicnt. Pici-  nii* natuntlihus inHrumentis fomtafut » ad diffcrcntiam fonorum, quos anmul cdit AD SIGNIFICANDUM, scd per instrumcnta artificialia j qualiafunt tympanum et tuba 6C campaia i quibus ab cxuinfcco im^onitur SIGNIFICATIO iattamcii Uit,  conim foni vocab-.ilanon funtiquoniam nec pcr natural/a inftrumcnra.ncc naiuralitcr formantur j (cd pcr artificialia et  anificialitcr. Additur,^^/ SIGNIFICANDUM dctcrmirutte conceptum vjc?:tis, nd cxcludeJum voccs.qua; nihil dcicrminaii  ll5nificanr,aut cx naiura.ficuc intcricdioncsincq e ex im-  pofi:ione, ficui ncmina et vcrba. Scd irdcterminate v t^»/^  f.rf. Et prxtcrca ddhin ial/.ptid fimjjlex mcnte conccpitm-^  quia i:-itcric£lioncs,pafl*ionc5, &affc^ioncs, dcdarant coniplcxcpcr modum oraiionis, nonpcrmodum vocabuli. Vc-  .liim cnim vcro quidquid mcntc apprchendimus, pcrfonuin imiranteTJ iHud in configurationc litcrarum cxprimendo,  vocabulum facimu Vocabuiumautcm vocatur TERMINVS apud Logicos, quia lonos confufos 6c indctcrminatc SIGNIFICANTES ad aliquam ngnificationcm,qua ita hanc rcm, et noa  aliijscoiifusc fimul intcllic^amus, contrahit. Diciturdidio  apwd Grammarieornu TrrctttrTiiuClXiim di£lio. ctiamvoca*  curoiatio,ne dum parscius, Tfot fnnt genera vocahHlorumyquot funtpaytes orationis immediate.   Oratiocnimcx vocabuHs componitur immcdiate, cx  litcris vcro et fy llabis rcmoie, et rcmotifiirae. Quem  admodum mundusimmcdiatcconftat cxprimis corponbus,  vocjtisclcmcntisjtanqiiamcx vocabulis: prima autcm cor-  poracx caufis matcrialibusadiuis, &idcaljbus, et formalibus tanquam cx fyllabis. Caufa: autem mifta: cx propriis particulib tanquam ex litcris. Vnde LUCREZIO corpuscula indiuidua literis comparar. Quapruprcr in (cqucnti ariiculo tra-  anntcs dc orationc,fimui omfiCS partcs cius,acproindc voca-  bula coDfidcrabinius, Liher primu^s, J5 Gcncra eigo vocabulomtn feptctn sunt iquoniam partcs orationis per feasc fum iioaiiiter reptem. etenim   T)e ^HArta parfe Grammatiu, hoc i[l dc oratione Caf. j. Axt. u  Oratio vocabulorum compUxio, ordinata  ad mamfefiandum quidifuid animo  comfUxe concifttur.  QVomm vna di&io fiu vocabiirum non (kch oratio^  lem^nifi rubauditis pluribusdiSiombi Vt cum qnis  •inttrrogantijV// fanmy retpondct . volo, pcr vnicam diaio-  Hcmiquxviriutc contipctpronon)cn,& nomcn,^^;;m.  Picptcrca diximus clTe orauonem complexionem vocatulo»  rum. Addimus fri//>7fi/<?raw : quoniam niii ordincntur vocabuIa, noii fjciiintorationem. Vifidican :volo Pctrusfcrum,iguur,cun j&c.nihil SIGNIFICATVR SIGNIFICATIO corationis. Dixi, ad manifefian dum quidquid concipitur rnenti  CQmplexc 5 quoniam^ prmsc Qncipimiis animp fimplices,4  dcinde vocabuiis manifeftanMisjQK^qnci tta vt,^tiQK nenn conceptusexprimant. DemH^Nm^^imus res coiC ceptas,vti funt in natura,& facimusorationcm.VbcabuIaer* '  go (ignificant restoratio complexiones rerum conceptarun9.i.,   pendix, diutfioqne orationls in confufam\  ^ diHm Ham. VpIcxquidcmc(loratiCi aIia confura, aliadi(\in£la. Confi^ia fitabfquQ vocabulis, lcd folum ligQisclIca  tantibus animi pjflioncs, notioncs et afFedioncs. Vnde i Grammaticis vocaturparsorationis 6c intcric^lic:  quoniam aliis partibus orationxs intcriicitur. Scdnonrcftc.  iccnimctiam fola profertur intcricdio vocata: et fignificac  totum quod oratio, fcd confiise;vt ciira ridcns cxprimir, ^h,  ah.ah, Et admirans, P^tpe : 6c imprccans veh\^ plorans ehu, Quaproptcr non rcde pars orationis ponitur, cum fic  oratio, ficut cumdico idcm valcf,ac, cgo pioro &c.   Oratio autcmpcrfcdacft, quardillindc (ignificat et pcr  partes qiiiJqiiid mcnsapcrirc vult.   De partibm oratioms dtllin£ia.Sunt partes.JlTMioms Jl^e99^nomerf /verburril  fartictfmm, fro nomen, ad nomen, adverbium, conimctio.   Probatlo et fufficientia. OMnis cnim pars orationis aut SIGNIFICAT ciTcntiam rerum ficcHnomcn, didumquali notamcnencnti^,  vt homo. Aiit fignificat aclum clTcntia?, 5c hoc facit verbum, vt: “amo” : didlum a vcrbcrjtoaere, quoniama£lus prc-  ccdir abcficntia foras, icwx vox in aercm. Aut fignificac  a(flum fimiil cum cflcntia j et fic cft participium, vt amans,  quoni.mi partimaiflum dcnoiar. Aut fignificat pcrfonam  cllcnticr,& ficcft pronomcn, pofiium loco nominis.vt cgo,  et vos &c. Aut fignificat rcfpcdus intcr c(fcntias, et circun-  ftantiam,& modum^& fic cft adnomcn, fcu pia? nomcn, vt  contra, propicr, cbm et c.qiioniam nomini prarponitur SIGNIFICANTI ESSENTIAM. Aut SIGNIFICAT moditicationcm et circumstaniiam adus. Sc ficponituraducrbium;fic diftum,qi)oniam  ftat iijxta verbum sigmificativum adus cuiulquc :vr bcrc,   foniicj^: intcridic:  :dno Qicdc.: et SIGNIFICAT :xpriniit|ii   itur^cimilit  > plofo &c.  cntiam rf-   cftcitvW'  afius prc   f bcrci.   Liierprimus. mj   forticer» heri.bis dec. Auc coniuagit effentias inter/e aut  adus incer fe auc efiencias cum  aftibus, auc ipforum  complexiones: et fic vocatur ^oni un£tio, pars fept ima s  vr, &tenini, igicor. De quibus figillatim dicere opor.  tebic.  PArriumorationisapud Latinos,alia:funt declinab  les, vt, nonnen, verbum, participium, &: pronomen  AJia: indeclinabiles,vt pra:pofitio, aduerbi.um,8c con  uindio. Apudquafdamnaciones alicer.   Declinari dicnntur, qua: in fine variant fyllabam att  irariaciottenr MODI SIGNIFICANDI. Qua; non varianr  modum, nec fiineiio vocis,dicuncur {nondedinari} apco'  VQcabulp, ex corporalibus fumpco.  NOMEN est vocabulum, pars Orationis declinabiiis vel particulal>ilis, significans ej OR*hciam. cuiufcun«    quereieximpofitiqiiie,. Quoniam de nomine, vi Oracionem in^redimr, cia^  ^Aac Grammaticus: propterei definttor per hoc,  quod eft- vocahuhtm,! tanquam per genos : fed ad ^xpli-   candum vfum dicitur, quodeft pars orationis. Qupd  ponitur loco declarati generis. Deinde dicitur decli-  mbjUs^^d diiFerentiamprasnoniiniSi6c Aduerbij,6cCo£^  i $ Grammatlcalium Qtmpanellx]   ittndrlonis, qu^ non declinancur : qttoniam dicunt vnam  modo circun(bantiamvautre(pedum, aut modificatio.  nem e0renciarttm, et adttumeoram. Nttlium vero dicit essentiam quac plures refpe&us 8c circttnftantias habet}  vndeoportcat ipfum declinart IN LINGUA LATINA, et CASUS   admiteere in fine. In ahis aatem lingttisrhabet pro decH-  natione articulosjhorum cafuum notas, quod nuUibi  Kabent Aduerbia, Adnomina» 5c Coniundiones^vt mox  aperinius. Propterea non eft de efientta vocabulorum  efledeclinabilevfed vel declinari,vt apud Latinos j vel  arciciilari, vc apud vt tlgarcb, et Hebrxosj vel vcrumque,  vtarud Grxcos.   Dixi ^gni^canr. difFv^renciam confignificantium.  Aduerbium cnim et prononien et prienomen, &: Coniuncliio confignificant aliqua circa e{Ientiam.& adus:  nonautem fignihVanrnliquidrarum.   Dixi (ffemUm. f\ A diflPerctTtiam verl3i,5c participij quae  SIGNIFICANDUM, 2c efTcntiam cum a<flu Itemque pronominis, quod mdiuiduaiitates& particuiaritateseircn-  tiae (ignificat j et non efsendam immediace »nifi vc perfo.  nacanu Dixi tandem, '/iif^« >/fei>9 Quoniani Nomina CC  ^erbaab intellec1:u imponnntttr AD SIGNIFICANDUM, et non  ab animi affecflione; quemadmodiim interiediones,  qu£ nulia incellefttts confiderattqne expe^kata» foras  promontttr«   Vrimum (orolUnum correSfmtim dejini   QYiipropcer fallttntar Giainmatici, dicentes  nun ej/e fJrtem 9Mtom$ dedlnaiitm ft^nijUdtuem  fubfianiidm, autifnsUMBm pofrism vel eewimnMtm emtt   cafu. Non enim folam fabfbmtiam,aut qualitatem, SIGNIFICAT Nomen, fed omnemefsennam jkilicct et quan-  ucaceiu^ fotm.am;)&aAunij^ adionem,6c paiTiQuem,  .,j,.i^'.d   rimilitudinem A difnmilitudiuem, Sc Relationem, et  >^on-ens. Et enim ScNon.entis datur crscntia ^faltcm  •^iQt^llccflUj quamhocnomen, «//'i/KW^ fignificac. SIGNIFICARE SUBSTANTIAM et quantitatem et qualitatem 6cinruperomnia alia pixdicamenra, est essentiale nominis: sed QUOD SIGNIFICAT propriam. vel communem, eft accidcntalc-, nec ponendum erat Grammaticis in fua definitione j cum nuUi fit vfm, ncque ad noicendum nec ad diftincruendum. Simihteretiam SIGNIFICARE cum cafu, accidic Nomim in aliqua lingua qualis  est latina ScGrxca. In Hebrcxa enim, ITALICA VULGARIS,  6t Hispanica 6c Gallica non dantur casus nommumi  fcdarticuliipforum cafuumloco ponuntur. Sicucetiam '&: Noinina Latina indecIinabilia, et finccnfibus, vtceUe  U coTnu\ \r\ fingubri. Ergo falluntur Grammaticnn definitione et efscntia Nominis. uotrnodisl> JomenfignifimeJfentiam.   Orrb Nomina fignifican tomnia prjcdicamenta^qua-  tenusfunt cfsentia:,nonautcm vc a(^lus. Siquidem  albefaaio cfsentiam a^ionis dicirj& albatio paflionis;  non autcm aftum,qui eft albcfncere, albefcere Hoc  cnim verborum eft Praeterea Nominum aVuid efsentiam  puramdicit, vt Amor, 6c Homo aliud vr ad iunaamal-  teriefsenti<j; vchumanum:aliud vt conccrnit aclum in  omni genere. Quod vel e fsentiam aa:ionis, fcu a^lus, vc  li^io ^amatio, au3itio, wc\ efsenciam patienci5-,f »r^,  treatura, amatura:vc\ essentiam instrumenti aausjvc  amAtorium, anditoTinm Jenforium, potef^atorium, qonu-o-  tant. Aliud efscntiam, cum poffibilirace aauiarvc y//-  lefa Biuum: aliud cum pofiibilitace poffibilicace paf-  iiua:vt caJefafHhile : Mud fignificat efientiam ordu  natam ad a^am, exiftcntiamquc vel PRAESENS, vc C ii  p   “amans”, vcl prxteriram, \iamattis, vel futuram : \Z'amX  iur:4S,6c amandus. Aliud totum negotium circa adus, ut nego aamenttintyteri Umentum arfvamentumyVvAgo Paf*  lamento: aliud totaai ncirotiationis 'aut entitatis com-  prelienfionem,vtfl«//<«/^*^», notamen examin ^ Yulg^>  effame^ canamey gentame » et canaglia, rifri/agliaisMvid  .xem cuni efficientia istnetificum dolorifiatniyfrelificum.fic  quxcunqueexfacio, &re,qux fir,coponuntur; aliud cu  plenirudine, roecanditate  viamofofiKm vinofum vm»  iro/ttmtilmd Nomen eflentix comparationem infoper  confignlficat}Vt vinofins^^ fottior\ aiiud fuperlatfonem  vtviniflsfimus ^fortifiimnu Concernunt etlam Nomina <](uanritatem cxprefsain )fedajMid Latinoi foliim dimi-  nutiontmwt i)»munculuty mMsufcuks, Atin vulgari lin-  gua etiara amplificant: dicimos entm “signore” “signorella,” “signora”; {X,o,Stgnorotte “signorino” USggnorotu, Primum  Itfnpl^v^.H^^jpTi^imimiii i 11 irllfiiTimpllfi  C4tj. quartum fiiblimati quintum mihuit ex parte abC  queaoie^lione.   Patet autem > quod differcntia flexionis, et finitionii  vocabulorum indicant refpedlus addicos cfscnciis j vti  mox. deriuando confid Qrabinius.  . Diuifionem fortiuntur Nomina ab cficotia aquan-  titate, anuniero, ab ordin e, a fexu, i formatione.     Diuifio /. ab efentia, feu eJI^MiaU^:Ominum Aibft^ff Pumin > aliud^j^il^*  dinum. Lihr ^ritaus NOMEN SUBSTANTIVUM est, quod per modum subsiftcntislper se, significa c j ut, “homo”. Nomen adiectivum est, quod per modum adiacentis jilceri significa c*  vcalbus,d: ut “humanus”, et rifibilis.   ERgo duplexeft Adied^iuuiHyalcerumrubflantiale  folaquevoce adiediuum, vc i^ir/i^iM/f, et hBhta num animse idiacens j cum dico » Amma raihnalis, vel  humana. Aliud accidencale9 Voce2c re Adie£liuum.vc  maUgnum^ 8c d^flmn adiacent anima: vt cum dico» Ani-  msi cfl maltgna vel dofla i homo albm. DTuifioprimafumiturredcab efrenriaNomjnis^quas ;  est SIGNIFICATIO. Et quoniam res omnis aurefl: substantia, (cueffentia,ricucAtf«ip2c rr/^w^if/a/jaucaccidens ;, fubAantix- feu efsencix. vc albuSyhCli^eu$\ cum dico,' /  homp eA albus : crianguluscft Ligncus*'- propterea omne. Nomen auteftfubftanciuum, aucadiediuum £c !y Aib- ; ;  ftantiuum, idem qiipd eflentiale in hoc loco. Vnde al-*?h. ^  htdo eft fubftantiinim, duoniam gnificac pcr modum  fubfiftentis, licccalbedil^^ift^c.res fubfiftcns in fc, fed ^  in fubiedo corpore. GrammaBt!ti^innen refpicic modum fignificaiiai,nonrenifignificacam:ficut Metaphy/!^  Aibusvero dicitnradie Aiuumsauiaper jfenon figniii.  cat fiibfiftens,fcd inhacrensacciaenfbue^Iten. £c;pro«  ptereaetiamly sationalc hpinini eftfftdicAiuum :n$m  licet fitfubftantklcicciindumrem : tamcn (ecundum 8e  fignificandi modum videcur adicdiuum, vt accidensr. GRammatici dixcrnnt, Nomen rubflantiuum efTe  illud^quoddeclinaturpervnam vocem, &; vnum  articulum, vc/^/i:/>orV^«: vcl per duos articulos, 6: vnam  vocem,vc ^/r^c^/j^r^i^mo. Adiedliuum ver6, auodper  tres articulos, 6c vnam vocem : vc hic, hac^ hoc fsliK'  vel per tres arc.& tres voces : vr hacacerjjaeacris, et hoc  <rfrtf •velpertresarc. et duas voces : vc/&i^, tatU^  n^Us^Schoc rationalei vcl pcr tre$ voces :vc^pfl0;, jtf»^,  bonum. Sed quoniam lingua latina non recipit articulos ficuc Qfxca, deciaracio ipforum eftnulla. Vnde  multiGrammatici non vtuntur articulis indeclinandoi  Vuigaris etiam Lingaa nonhabec-nifiduas voces^ vt plu«  nmum in adie(fbiuis : vc kidiUB ^tiL kUntai^in pluralii  hianchi hianc^iej^^saj^xxtx &: I lifpa ri i^ i^rab^s^fe Hebraci. -PfxtereaHeclaraiio ipforum non d^i nacttca No«-  imnam^feda (Igno adiacence)& vftt;   Vimjio 11. Nominum ex qtiantiMt.  Arck IXL.   Nbminnnalittd commune) aliud propriom. NOMEN COMMUNE est, quoJ plura Itmilin fimul significat, ut “homo”. NOMEN PROPRIUM est quod significat unum, ut, “Roma”,5c /'<r/r«ij& giQptereaciiam vocatur particttlare, &pcrloiiaic.-   Hi£c<Uoifibdici Cttriqoanthate, qaoniam commo. 4idcttr de. multis. N^m “Petrus ed “homo” “Paulus” c^hnmd Vrancifcns  efi homo, Propriu vnifoliconuenit vc “Roma”. Non cniin  dicicur Roma nifi ciuitas illa, in qua Papa regnat.F.t qua-  uis alia; ciuiraces polTint vocari Roma ificut&ali, ho-  mines eciam vocancur Pecrus; camcn incellcdus luiius  Nominis, X<>w^,& “Petrus”, refpicitvnum »cuiusefl: proprium. Sed profe(fl6 grammaticalicer omnia propna  pofTunc ficri communia secundLim. vocem, feupera: qui vocationcm  fcciis tucem fecundum rem ; vc in Logica  docebimus. Reclc camen hanc diuifionem quancitaci  adfcripfimus } quoniam magnirudo et mulcitudo in (1-  significacionc ad quancicacem spedare videcur Nomina  eciam a pronominibu fiunc communia, &: parcicularia,  et singularia i vcjw^w /;<»OT« altquii homo\^ hk homo'S\'  cutfuo inlocodocebimus.   Tslominum, am?ncro. Ominum aliud fingularc, vt homo : aliud plurale, vt  bomines* . T T^cdiuifionon refpiciccolleAionem,&vnitatem^  XjLficutiam di^la ifedfolum prolationem. Nam A#-  m9, cft Nomen commune,& gens, et populus ; plurae-  nim significac, sed pcrmodum vnius colleftiu. Et propter ealicctfit nomen communejnon tamcn est plurale,  icd singulare: hominei autemnumeri est pluralis, quiaplu»  raiicer profertur. £ t hoc in omni lingua similiter. Nominum, ix ordine. Nominum aliud primitivum, aliud derivativum.  i4 ^ramm Atlcalium  PRimiciuumell, quodanulIoefi: gramaticaIicer,vt;55--  moy et mdns. Derivativum, quoclab altero deriuajturivt “humanus” ^h^^oxrnnt : sic “montanus” a “monte”. Semper autem deriuativum est adie(3:iuum,auc verbale: primitivum xionitenv. REclediflindlionem hanc ab ordine fumpfimus. Oi'-  do enim est, vbi datur primum et secundum, 6c  tertium feriatim a primo^ercro quia aliqua nomina sunt  primitus impofitaadaliquid significandum substantive:  dicunturrc£kc pr iiiii ordinis : qu x vero ab eis, dicuntur  deriuaTT, ficutriuus a fonce. Ecquidem datura deriuatione etiam deriuatio. Nam a Marco deriuatur Marcel-  lu5 ra MARCELLO MARCELLINUS Ec a lufto luftinas .drufli-.  no luflmianus. EtquidemJy luflus/umirurfubfiiantiu,  quarcnusab eodenuaturluftinus &Iuflimanu. Non tamen inuenies derivatiuum, quod non fic adiecliuum, vel.  verbale "i patreenimdehuacur paternus Scpatrizarc. DAnturNominapofitiuajVt iu^us-H. conaparatmai  vc iufii6r-H fuperlatiua, vtjuffifiimtts SIGNIFICANTIA magis iustum et maximtiufi: um, et hoc apud Latinos,  non incundis linguis. Et quidem compararivum derivatur a primo cafu. definenTeini.fi.n.itf/ fiaddmius ar, fit  iufiioribifort} Jortior. Ar superlativum regularirer deriuatur a pnmo cafudefinente ini/, autinr,^. vtkiufiif;  et fdftis 'iufiiJHmuf, ftrtifsimus - et a miftr., miferrimus.  EXCEPTIONES LATINORVM. Excipiuncur hnitt,malus paraas ;;.v;^nflj: ex quibus  noii deruiarur bomor bom^\mus^ 5c walic) ^f.^ruior^  ma(^nior ^rnaUfr-nus ^faf^ifitmui ^waf^nipimu, lcd a bona  meitjr^ optimui ' a malo pcjor^fcfamui \ i paruo nntior^ mir,i-  mus : aaiagno, major^ maKimu!.F.xcipiuntur noniina desinentia in ificus y ytmaj^ Tiifiius ^fiiakfcns hcncfccntue  beneficus^ fimJia : 5c quibusderiuanturw<i^«//ffr77//(;r, w^-  gnt^cenn^imus :*nalif(€ntUr^ malcfcentifiimus : benefcen-  tijlimes, et similiter in similibus. Prsctereo excipiuntur  qu^edamnominain desinentia vtfadliSyhL humilts  quselicec producant faciUof^ humlior it^n^en non ad-  iungunt^icem fafiltfiims kamiiifitmusikd fadUimus U  humslUmus .^radiUmns. Dicimas camen ab vtili vtiltfii'-  iffffi.^pudPliiiium. In vulga naucem lingaaperadiier  bia gtadaadcur, vt fi^ Bonp i l piu h no : ntb pnrfidiu  ^o9i;/^m^i>9r^/jfim^ Gailic^ vetbYm 609*   qaoDiamtercio gradu dift^tfuperlat. apofic, '   Grammatici b an c difti n^lionem vocant /peciei,vndc  dicunc prnniciuam speciem, et deriuaciuamrfed c^nn  fpecies fitid quodfub fignato genere ponicurraut rei  apparentia : cum hanc diuifionem non ponant fub gene-  reafHgnato vllo,non rede fpecificam vocant. PofTenc  cnim limilicerdiccrcipeciem fingularem &cpluralem: 5C  et deplinaCLoncs eciam fpecies nunciipare. Philofofhifma Grammatkdtiqnis ad diriuationes. F DEriuare'6ft rluum de foncc ducere. Fonscficntii  rcrumeft, vndidacicarexiftentia et adasexiftcn  di, adtuaodii agetidi., fic natioulL Idcirc6 ex nomine,   quod efrcnciam fignificat^cleriuatur verbum. Nec potefl:inueniri verbum, quotInon fit a nominervt cnima  nominederiuatur« (?w/«<«r^,itaacaIore caltre^ caUface^  y^rafrigore  rw/r/V/^^ i ab amore amo :Avita viuo^ abho-  mine homifico erenim vbi non extat verbum,oportec  illud fingere in GRAMMATICA FILOSOFICA; vt a remo-igare : a capite capitalare - a manu manej^pare dicimus in vulgari idiomate, vt a patre fatri\\ars icc.fpaU  leiiare campegparey fefleggiate. Veruntamen vbi prius reruma <flus, quameflentiain-  notuit deriuauimus nomenA verbo non secundum naturam sed secundum neceffic a^ex c/^; Theos i, vidco dici-  tur5^£;5 Dr«;:&a lego dicitur lcFfor-i &:adiligegere dileUio. Essentia enim diligcntis qua diligens est,  nomen non haber, ficuti multa, quorumeire eft adic-  ctiuumnon fubfiftens.  Quandp veux^ilVnm ctTmftro~a e- xiflendijVel operandi,vel agendi,vel parrendi fimulfignu  ficatur,tunc ad vtrumque fignificandum fex nomina par-  ticipaliaderiuanrur. Duodicunt pocentiam adjndlum,  \l\amafjilc Sc ajnatiuum : fuFiihile et faBiunm, idefi: quod  poteflifieri 6c quod potefb facere : 5c duo significare frentiam cum adlu prxfenti, vt amam et amatum, portans et porcatum : duo vero cum aclu futuro, vt amatnrum et  amjmltirK ifiiFlurum Sc faaendnm, ideft quod facier 6c quodfiec. Duovero praeteritum concemere aclu cuni  cllcntia debcrcnr,qux tamen IN LATINA LINGUA non reperi u n tu r -fed lY^wrf///'w ampliaturad prxfens &prxterr- tum sicut et ly amans. PofTet autcm dlci Amatutam. et Amarans, lcclntum et ledatans :porcatutum et  porcatans. Qui ergo linguam perficere vult confideret. Diciturtamen inaliquibuscacnatum,ideftquod cx-  n:\uit,8c quod cxnacum efl : fed confufa aclione cum paf.  lioTie per inertiam vfus,cyranni fermonum : non auteni  rationis,qux Rex efl sermonum. Quando essentia non cum aAu, sed cum virtute ad  aclum dicirur, dexiuamus nomcnaliud in torvt Ai^ator, tr   «dificatoivideftqui arcem5c yim ardificaudi babct vci profefnoiicm. Rurrusqtiandoinftrcimen^m vel a!iquid 4nftrtimen taleadillum adum, enunciacur deriuamus nomen aliud inoriam tfinemy Viam dipnvm JotttMium exetutc^  fium^fcnforiumy potiftatorium appetiterittm.  Deriuamns in Mum &a^iuum, quando qiiod de gVr  nere maceriali alicuius eft prohunciamus, vcfa^itium,  nouititium, commendaticium, {litlaticium&Tulg6 niOr  uitizzo, compariccio, acquariccio,  7 Q^ndo mocium efTentia: cum adu: in«r<<deriuamus, V t /^.r, genitura, creatura. Quando congeriem elTenriaram et aAuum eiufdem  generisin entum dcriuamus vocabulum, ut “firmamentum”, documentum, et monumenium vulgo par»  lamento facimenro, magiamento,fentimento.  Item cum pcrtineraliquid adefTedicimus, in ile &ale,  deriuamus : vt/6m/^ ab hero, feruileaferuoiliumilcab  humo, ouikab ouibus : b(aciiiaIeabraciiio : exiciale ab  exicio. Quando ipsu adu, vt cfTentia &q m'ddita5.eft,Tel in ufl vel in ia vel aliter deriuamus vt Amorjlanguorjdoldr, fa-  pi£cia» do<?l rina, led io,amacio,iu fti tia, focutip, difFcritas.  . Quando efrentiam plenam adu, in entia, vt mdQlen^  tia patientia, conniaencia) fomnolencia, pracfentia, clifw  ferenti A^abrentia. Qua:dam dicnnt eflenttam 6e curam uBlva^ in aHmm  deiinatasTC Armencarius, Cbriarius,Commiflarius,de«  pdfitariasjlonuius^ 6c vulgo ftafiiero Caaaliero, fi)mie«  ro&c«^   Qusedam dicunt cflenti et a<ftusfimulmunus, £c iii   ifl»«deriuantur,vt “lanihcium”, “opificium”, “di/ridiuni”, puer.n.  perium, “pontificium”, “sacrificium”, “presbyterium”. Quxdam comparationem dicuncadie< fliuorum, quiedaniiu perlationem m /«r, 6cinij7itai dehuaca, vcio*  ftior, iufl:ifTimus, aiufl:o, &c,   . ii][u^dam dimiautionfim. ia mkm et vxiUm  lum, vtwi^z/i^^a/ai^ peclurculumj corculumj  &mollicel-  lum, marceilum rcribillo, refocillo&c.   Qu^c aucem iiKlinationem,cum adus deleflarione in  cfurn deri uauc ^st,amor9fu>Si fragoftis J carnorus, vinofuj,,  faftidiofus.   Ac in lingua Lacina non reperitur verbum &nomeft  has omnes derijuationesiiabens. Picimusenim, Amol\  aman s, amatum^ amaturum amandum amati^um, “amabile”, amacanumtamatop, amaciflimuus, amantior, sed  deen: amacio, amamencufn^ amaficium, Amatura, Amanitia, Amorofus. amaticium jamaeile :qdxtamen aliisnon  de funtvbcabuiis»   ^ In vuigari linguadefimt dqriuationesiiiiiltx^fed alix  Mifupcr adduntur. Nam alfignpre dicinius signorone-,: signorazzo«figQoreito, signorino, signonizzb, fignorclrr  lo, “Pietro” “Petrone”, “Petrazzo”, “Pecrocco”, “Petrino”, “Petrillo”, “Pietrazzo”. ^r^iriTfff iHdirmd^nii iiilinpni al ti tudi- WMrfiprifaz^^o'^\^t\t\xA\n^modtcam dimi^. nutionem (finorinj^fXus minuic 5c fegregat. Stqrjore/'  h,zd ceoericudiiieiii imbecillam traliic. St^oruz^yO ad  minimura, Suinta nominum dimfio a S^xUr^ Art. Nominum aiiud mafculinum /aliud farmininum, a*  iiud n^ucrum, alittd cc>mmunr,aliud omne y aiiad  promifcudm ^aiiudincertumi; 'Otwenniafbulinumcft qwod mafculum in fexdi^-  rum fignificat: t4>jagta,& dbu*.. Et dcdiDatiir per  arti culumbic. Latifiis, vuigopeiri/. e"'Fxmininum.d[lquod ramiioam fignificar, vtfi: et alba &mtt Uecd£. defignaaturper articalmiH i&^A Vulga  per/tf.   Ncucrum,<iuod'^ecau^ f«minam fignifioar,  iFtcleclinaturper ai^iculuno vc ftudiuiti^^calbam»  ][acionale. 4^eftiVi vulgarifennone arcicttlusneurri. Commane quodfimutma fcuIumdC&rminani figoifi-cat:&notatur perarticttlumJ^i^ et hai homo^ti adue*  ni;&'ratidnalis» »   Omne eft quod fignificat mafCttlum, f^niinam,  neucrum: 6c declinatur pertres artijculos, vc i^ic &: /;/r<:   Promircuum, quod fub vna fcxus (ij^niflcacione Hgnificacvtriufquefcxusanimal, vc hicPaffer,ha:caquila secundum vfum loquendi.   Incercum quod nunc mafculinc, nunc fxmininc pro-  nunciacur Wi&4r^£uiis^.tamlacinc, quam vulgariter, Qunnmisresomnc'in omni rpecie.iubeant-aliqua'  indiuidua fortia, vta<3fiaa in generatione aliqua  imbedlla dcpaffiua in generatipne^pr^fertimanimalitim Larinitamen vfumrermotitsprsd scientes jionragnofcunt fexumn Lfiioanimalibur. Etex his cradiaxerAmcad plaiv ; icas. Pydiagorici aucem (exum-ip x^undlis a g n ofcttnc r^r  bu$ : ira vt agens fit mas, patiens £emina, materiaque.: ammatici raiiien in omnfveliocoonagnofcences, dti-/; fftpbj^run^ fettti1i>gc i^omen maribusr   &mininutnffim alias tranftute;   nittt. Qiiaproprer Z)^»/ ^?te4ttt4iiafcul^, terri^ fx^  mininc: Sci^vis mafculinc, fa:mininc, quoniain bis adioin ifli^.pa/Iiorelucrbat. At in rnultis (^enus non ponunt,ncque.'enim ftudium eft mafculu.s aut fxmina,  &rcdc. Sed rebus fxmintisaliquando danc vtrumque  nomen:Aqua enim dicitur />wy^ flrminine, lateK  mafculinc : et quidem aclus voluncatis vocatur-appetitus  mafculinc, auiditas fxminin^ : et defiderium neutrali ter.,  Scamnura etiaponjcurneutraliter.cum potius Avminine  idebeac ponii qttoniam ittbfiac^vc faemina fedencibuSft  Di^itizecJ by Go Quapropcerdiftinguendficftde feJtoPhyfico &c Grammaticali. Pliyficcenim non daturfexus nifi mafculinus  et fxmininuSjVt in viro 6c muliere:^ promifcuus, in  hermaphrodito, 6c in lymacibus, communis :nam motus vehemenriscft mafculeus, debilis fxmineus. Neu-  trum autc nil videmur dicere : non enim proptcrca quod  noncftmas nec fxmma eH: aliquod genus. Sed porius  eftnullum g;enusphyficum. Sed grammaticalirer dantur fexusplurimiiam di<fti;mafculeus, fa!mineus,neutcr, communis,oranis, promifcuus, &inccrtus, fecundulo-  queadi vfum, qttinon semper nacurac correrpondenr/ed plerumque,in Grammatica humana Grammacica aute  Angelorum melias exprimic&per cercasvoces cetcos  fexus &veracicen   Sexum Grammacici vocanc genus, nbnredevi^on  enim funcduogeneramasft &minat V^in logicapate bic. Nomtniim ajbrmatione   Nominum apud est formxfimplids: aIiudcompo(i«  cx : aliud de compolics. Nomen simplex est unius vocis, compositi pnis ex-  pers, ut “animus”. Compositum nomen est quod ex pluribus nominibus,  componitur j Vt “magnanimus” ex magnus 6C animus.  Decompofitum vcro eft quod ex compofito deriuatur,  non additainterdum compontioneaUa^vc Magnammi-  exmagnaninio.  Onab re hanc distinctionem ex formatione voca-  accipimus. Cumenimres alix conllent ex  NOni   simplici forma, llcut aqua. cuius oinnis pars est aqua ob  ^lDriginalem homogeneam formationem. Aljx conflcnc  "{^tyi comj)ofitaforma,ficuti pirum ex circulo Scangulo. Alix ex pluribus compositis, Ilcut facies hominis ex forma oculi et nasi et genarum et mandibulx, 6>: auris, et  ceterarum partiumjita euenir coportet vocabulis in fui  formationious. Forma enim totius ex formis partiuni;  formx partium ex vnitatibus resultant simplicium formationum ificuciin logicis declarabimus. Vocatur ctiam  figura a Grammaticis simplex composira iquos non fu-  nius imirari '/quoniam formatio propnus quam figura  remhanc elucidac. '   Considerandum quod compositio alia fit cx nomme  &nominevr “magnanimus” ex “magno” ^canimo ta- '  •r^-La ex nomine et verbo, vc “magnificas” ex “magno” et “facio”, j  aliaex nomine& propositione, vt conferuus ex cum fic  seruo, 6ctranrpofirioextrans& pofitione: Aliaex aduerbio et verbo, vcraaleficu5& male&:ficio :alia ex aduerbio 6: nomine vt beneficium. Accidentia communia omnWus Nominihm.  ACcidunc  nominibus declinatio6( cafuSjinllatina-  Grammacica.;    C G  Casus est mutatio noixiinis in fine Teu cadentia di."  dionis in eodemnumer 6,vc Pecxus Peai Pefro. DISTINCTIO CASVVM.   CAfaum aliuseft reftus, qui nomina dnu$'vbcatun  quoniamonmis rei nominatio primainipfo est.   Alius obliquu^quianon adres fblam nominationem, sed enn m ad aliquid circa rcm fpcdat, &: cfl quincuplex, videl Gcniriuusdaciuus accuIaciuus, vocaciuus. 6v ablativus Quibus debet addi aduatiuui, vocatuja GrammacLcis feptimus ca(ufi. Nominativus dicirurcaftis non quiacaclit ab alicjuo, sed quia in finc aliam cadentiam habet quamahj et rcclus dicicur, quoniam reda nominacio cfTencix per ipsum est. Alij dicuncur casus, quoniam a nommacivo U,  ledicudine sijgnificatiomscaduntj &nraulinfine mutant cadentiam. Dicitur gcnitiuus a gignendo, vel quia primus gignitura redo vt quidam volunt, et hoc minime. Nam poctac non magis ingcnitiuo quam in datiuo dicimus, dc-  Patri <i4i/i««i, vicmior eft pzter ^cminjtiuo, qu.im patris.  Gettitiim Si quiadditvnamlitteram fupervtrumque. Sed  dicicur genitiuus A gignendo.quoniam pactcmjip geni-  stiuum poiumus cum nominamus fihum morenij fibrum,  'Vt Pl^tfUsIoannis filius. Sed non solum patrem,)[fdpofr u. '  fe(rorem,& fubieaum^^^ 5c aha?^luto|poDfe/   fxpe in^enitiifo^v <}uon1am luri^ijf|if^jpfBkm i|«   }$tn cum patfe faJtem Grammw^em^"  » nefcierunc vocabulum explicans omnia.   - ad  adhunc cafum pcrtinentia et declararunt eum amaicri   Dici cur dativus a dpiiando, quoniam ille', ciH quid datur, poniturintali.carttplerttmque»ticel i^itcrdum&tui   aufertur &, cuLtimetur56cc. Accufariuus dicitur abaccufando, cjuoniam patiens.  caufa quafi femper in ipfo ponitur ; accuiatiautem cft pa.  ti. Accufareaucemciletiam adnotare&fugillarc.   Vocatiuus dicitur h vocando; quoniani ciim quem.  piam vocamus, in iioc ca(u oblnjuamusjnomen, vt 6 Petre*'   Ablatiuusabaufcrcndo,quoniamcum abaliquo quid auferimus,ponnnusillumin tali cafu.led etiam caulaa-  genspaiTiuaibi ponitur,6c inihumenta omnia, quibus, operamur, vtquibusimplcmus &:vacuamus,vt.loquentes  deverbisJ declarabimus. A(fbuatiuus ab acluando^quan-  do forma.inftrumentum et pars indTnmcncalis adum   concexnuncimmanencem,vtini. lib. docebuuus. Non fuiRciuncpracfacrcafus, qubniam Poc Hiaeftno.  minatiui, vocatiui/& ablatiui. Poeriveif6 geniciiii,  datiui in fmorulariter et iterura nomin.i& VocaCiio plural.   ergo alij aidendi crant in cun^s declinationibus, vel  ftandiitTt in.articulis, vel addendi. Nam cum vulgb  dicimus j//>^i/fi/o^/-non habetur in latino mCifMfi^  fhtts, qui n on exprimic quod3ir^idnuit,pr«fertim inan-  tlionomafia. Declinatio est - variacio cafuum nomin.um gene^  jracimt   Quando nominain finccadunc, feu definunt aliter,  cum dicunt efientiRs, 8c alitercum circa elTentias  aliquid de illis dicitur in lina;ua Latina et Grxca : in no-  flraenim vulgari noneft differenriacafuum,fi?dnumeri  tantum:loco aurem differentiarum pooimus articulos,  quibuscarent Latmi et abundant Graccij et in hifce cafi-  basnonomnia eandem normamferuanc^leddeclinaoc  abeavariando pluribus modis apud Latinos jin vulgari  enimnomiifi duo funtmodi,6canomiQadaisagnofcun.  tur non i genitiais, vc in latina » Giammacici cradide  runc declinationes nominum. DE NVMERO DECLINATIONVM. Sunt^titem Vfeclinaciones nominum fex: prima caiaa i.  genitiuus (ingularisdefinitin, diphth6gum, vt Mufa^  Mufa^. Secundacuiusgcnifiuus fingularisdefinirinijon-  gum vt “dominus”, “domini”. Terria cuiusgenitiuus fingu-,  Jaris definit in is, correptum, vt pater patris . Quartn, cuius gcnitiuus finguiaris definitm i^; producluni, vt vi(u5,  - vifus. Qmnra,cuius genitiuus fingularis definit V/, vtfi-  des fidei et fpcciesfpeciei. Sexra^ cuiu.sgenititt^ifingulaxis de fiuit m ^, vt cornu cornu,: J,cfuS) lefu.  Nominacioos non indicac declinationes cafuum»]  quoniamconcingic ipfittti tpl«i^bus moJis accipi  i N omina imponencib us, cum prxfercimd lingpa peTe"  mBain kuinam accesfianciur, fed in geniciuo ccncor4^  danc, Bc io^cieceristpropterea a genitiuo babenC; diftinonem -fingular em, vc Poeta poecas » Anchifes Anchi/se»  Eneas Eneae, Adam Adae, Aminchas Amintb«. H^ep  cfmnia n6mjaa fpe&ant ad primam decIiaaciQneni, U  tiberprimHs.  coniieniunt in genitiuo 6i opponuntur nominativo,  Seci profedo Calliqpe est prima: dec]inationis, &: concordat cum aliisin genitivo,(}uifacit CaI!iope5,propterea.  dicendum quodnomina purtlatina conueninnt,externa  vero variant in eadcm^declinatione: idcm videbi&in^»^  5.&^uai' cai declinatione«&x|uinta&rcxta. In prima Latinorum declinatione n omi hati uus definit  in a, breoe, ablatiQus (imiliter in, a, longumVocatiuus  in a;breue : genitious 8c datiuus in ar.diphthongum   inxe videturvuIgQS latinofumeriraire iomnis (snim  ^e^bet ab omni et /ineulo difbingui, quKndo praefef^fhi   non adeftarticulu5diuingues,nequeprontxciatio.Tgitur  non tt6th dati0us,6c Genitiuusin ^ddtniSt. Loco Quorii  vulgares ponuntartlcuIos^W&«i/, vt,del poeta&jal poe.  tas, icrrbirur.tiecre^ amnormft renuerutponentes poeta  in nominativo, vocatiuo, et ablativo. Nam necvariatur  quantitas in pronunciando nominatiuum et vocatiuurhi  necfi variaturin ablatiuoagnofcitur j cum folum penultimarum in latino agnoscatur quantitas. Prasterea in  plurali latinorum numero prmiac declinationis nominativus vocativus qacdermunt in a:, dipbth6gum, genirivus   in4r«wdatiuus, 6c ablatiuusin, longum, aut inabus^  cumA masculino separamus fa^mineum fexDm : sed profedo nonrecflt, quoniam confunduntorarione similitudinis cafus : idcirco diftinguendi erant faltem per arti- '  culps. Feliciores in hoc ^nt Grxci vulgares vtuntur .  articulis:vt nominatiuo /i peeti - Genitiuo delli poeti:  accufatiuo&/«^/i ^vocatiuo k ppni^ ablatiuo daUipoe-  ii. Sed non refticonfiindantartiailum nominadui 8c  acca&tiui.  Secunda declinatio telatitiisrationdlite Rdicuntenim  Nominatkio Dominas^ genititio Domini,djiduo Domi. .   no»acca&tiao Dominiim, vocattuo ADomiiie» ablati«. finiiDmMQo: Yariantnominatiuum iDus^Dciminas: in  ' VE ij i€^rdmmAticalium C^mpanelU,   cfjVcmagiller : fcamnum in hoc genere neutro con-  fundunt nominatiuum cum accufariuo, vocatiuo in «m:-  et in plurali fcribitur in ^,hi tres earusdermunt.   Incertiadeclinatione nominatiuus multiplicircrvaria-  turin r/>f ponitur,in iz.vtfiElix.mo7j,vt Artneon,in f«,vc  nomen,inrff,vtlaciin es, vt Aucrroes - in,^,vc omntf :  ia ^ y vt epigrammii : in, is, vt nauis : quas in gcni tiuis-  coniieniunrin,,ff»datiui^ ivis\m accufatiuis in, >fed  neutraomnia, vt innominatiuo r vel in, /w, vt nauim :m  ablatiuo in^/,v«liii«^cumcon£uiu>nedaiiuiy&aliqUan'-  donominatiui. /   Quartacieclittattbin^ irihaber nomtoatiuiinr, &genr.  tiu^m &vocatjiiuftinngulares, quoseonfandit   cunnno*  ininatiulsvocattuis ficaccuiatiiiis p tttraKbus.dact.ttU5lia^ '  bet in, ui, accuCifr iifff,.aBlar.hiv«r.   Quint»concordatinr»ominatijuis in,«^deGnentibus  fcmpcr Sc geniriuis in cuncbs.io.t ^ fiid t.<i«i £tfhdit genr-  tiuoscimrdatiuisin fingulari. Aceuf. in,>w, ablat. in,  #, fedvocatiuu5ftnguIaris6c nominatiuus&accur. 5c vo-  cat. pluralrs confunditurcum nominat fingulari. Genitivi rcdc fc haben* in corum pluralicer ^fcd datiui cum ablativis in- confunduntur>-   Sexta declinatio non ponirura Grammariciriponcnc fa-  quidem: NihH .n. commune haber Nominanu{^Ar«y,.  cum cxteris prxfertim cum quinrn,in quaab eisponitur.  Nominat. genir^^iccuf. vocat. ablat. faciunt, a, fcmpor-  in fine. At inpJurali nominatiuo vocariuo et accuf in ^  vt cornua»^nua, vcrua» Prxeereii. feli datiui con-  fufi cuip ablatiuirpluialis» nu^eri ii^ iini copucniua«c  i2ttin.<]uae/untcjuinteti ^'.  A ' ' ^   N. Hogua^ Qrxca St cafus {^iif^ScuIi c^^  tiaruo» nominatarfiadualitiaiiei^*ln tatina' foii tSLfkp  vuljgari^ IlaIa,Franci^ «Hirpana, H^breaAi Af abica,  hl ai;tiajii Droptcrfast <ji*mil5 acciientia > i^Juna exa^ Liberprimus] v   declinadcmemeileVfiomi Qibus* Igtcur nec^cnr^c.cJ'!-  iMttiocUndis quoque^Laiinis. PRononi^ ncdvocabuIiim declinabile confignjficiia^  perfonas, velperfonalia eifentiarum. »r . . r;   ^  E  E     T id circ a d i citur prononcien ^yjoniaiia ponicurloc  proprijnomuii. Rgo femper repwrfJntat efl&ti^run? exilfeiai^s:,  Yelexidentiamprimq, dt Inredorefieiitiimiii^  b]iquo> (ecnndarick   Dlcitur pranotnen vficalttlam jfars orationis drdU  nahilis, ficut& nomen ex fuo genere, qui conuenit  'Cumkliisdiaionibus,&ex difFer^tiaabindeclinabilibus.  Non additur vel art)culahilis, quoniam / articuiorum  'iiobeftarriculus, pronomina autem varticulifunt. Dicitur  cofippiifjcat ferfmas vtl pcrfonalU effentiam ad differentiamNomfnis& verbi: quor^im. iliud %nificante£.  fentias,iftuda6i:us.   Eft aute pcribna quod perreaIiquodparticuIari2itu&'  diftincl uab aliis>& indiuifuminfe,fonatWPf/f«/ UfiU»S'  frimui Martini, Omnis eQimres in-iiiis caiifis habercC» ientiampuram^iicuc i&«j^oite meaynoneiirmiftaniai.^  tcrisc nequ e qua n t i tati,neque qiialitacibus ^erum coext^  ficndum^ NMcftin cera^M^iie inUgho, iiequemmias   E ig. 3& CjrammMicdmn CampandUl   longa, eqa.e curta, nequealba, nequenigra,ncque graiT  cilis, nec craiTa. Sed cum Tentc d^ mence meaxdein&n.  tia^ ided ad eiTendum extra cunc noneft am]>litts pura/ed  liabet fiiarri p.erfoiialtcaijem mixm asm,aUisidDus,non  . ei^Hmdicttur .A.Sed hxc.A.curta,nigra, gracilis, &c.  Sic homo in mente Dei, vel in natura,Tion eft hic Jiomo,  nifi cum perfeeftextra cauias,^propriamhabet perfo-  mm 3c,dicicurhic homo, 6c petrus,&ille^j5c;ille, et  ego,<£c meiis nofl:er& aliqnis. Pronomen ergo n<jrj  fignificatefTcntiam fed perfonam, vc ^•(^o ^/«vef perfo-  naliavc mcustuvs. Et quoniam porsona eft c^frentict subsistentia, anr singulariras, propcerea rcnipcr pronomen signjficat cirenciara, fed personatam, vei perfonam elTeh-  tic-c Aliquando 5c perdonalia, Cume^itp dicoyf/««j jdf-  fentiam significo, fed cum dico, fjliusmeus, significoeC.  fenciam iiltj perronacafmidell hanc&dam £t propcerea»  vc dicicur in jiij ii nn rtii wlUi i i i ^ [ in mm i Tn i ftu loco no-  minis;iq|j^pniam perfona^nonjeft perfona nificflentix ad  extflrentiiip ^eciufl^. £t in fecundoc Qrollariodiximus,  qttO(f sigmfica*c exiftencias efrentiarum; quidauidenim  In rerum mtterfitate eft, existentiam haber, feanon fiib*  itftentiam, aut, perr<Miacn^nin fic substantia: vcAibum  habec exiftencidfii \ ttd non fubfiftenciam, qooisianmon  exiftit per fe, Ted in perfpnaal^cuiusiyvel in indittjdae a^-  qiiocorpore. Perfena c|ttidem proprii diciturdeiatip  nabilibus creatiiris ^ indtttidiium, et nypoftafis de cttisms  creaturisad exifteritiam dedu(^is. In rcdo igitur ponicur  existentia, in obliquo faltem implicito,e{r^ntia:'cum  dicojille “homo” id est illa perfona hominis etc. Ego Petrus: homoenim fic Petrus fccun Jano ponuntur j &aliquando exprefse in obliquo cafu vt aliquis hominum, v.elquippiam falis. Dicitur quoniam prohdmcn non significat de se, nisi una cum nominee ex prefib  vel implicito : vc cgQ. Petrus qrahicperronaii Ucem ^  fc;     QVatnui* ncMnina fingill^'^,^V^(fift"rus et Fafckisdi^  cant efFentiam perfonitjim, h jid tiinienrantpno-   nomma : quoniam in re£lo cfTcntiam dicAnt vt finguraris  &non ponuntur locoalicuius nominis fignificantis essentiam, fed de fe ipram significar. Licet connoratiuc  pronominent, cum nominant. Petrus enim est hic homo filius lonx et existentiam crc^o clicar in obliquo : 6c  significat essentiamin rcdo. Vei existentiam, vt quacdam non efrentia est, ac fub raiionc exiftcntix. Quoniam proprium eflentiale est prpnominisfignificare personasyprima di/lin(%io prbnbminum erit. a  personis., Pronominutnafiud fignificic. personam primam, vc  egQ& nos, :41iucl secunda.m, vt ru, &: vos:aliud tertiaqi, vthjp, et ille ; i^liud vmnei personas vc qui, qua;,    Recbcpomturel Tentialis divisio pronominum a significatione perfonali, quoniamliic eft vfqs &eilctotia prononiinij^.Tresiiimcpn{onzcancuin apud Gianu  mancos« quontamperionarepradr (rntat exiftentiam cum  |irofeitur:qfii ergo proferCy Vel repra^fentar fe, ficdi;''  cit. E^i iiKl.atiurhvquo^.cwnbquiturjdclkididC'?'»:  it iAtb oiiine vocatiuum sdiiien efl; ethim^fl^cm-  dae qaoniam fubaudicu^i», et Velatitfmici^imi  dc quo eR&imokficdico,ltfr. Nos «ddimw personam quar cam, ideft omnem, quoniam pronomen referconinespcrfonas, 5ciiiiif5eiVperrona: quam rcfcrt,  vtegoquijCu qui. illequi : vbi^«ieftprinui»&fecttnda,  et ccrna. 'Myftfrinfii/Tlieolpgicum eH;, cur non vkt^  ten^am perfonafn (ertno prodiicicur. Neque enim ix^  eternicace func plur es p r i malitaces,   " Secunda dliiifiQ^abeJfenna.  Pronbminum aliud fubftanriuum, vt egoj, tu, nos,  vos^fut liic ifte,ille,ipfe. Aliud adie<5liuum, vt meus,  tuus, fuus, nofter, vefter, quis, aliquis^quis^quidem quif-  piam^omnis. Dicitur pronomen substantiuum, qaod fjgnificatexi  stentiani seu personam, quasi per feexiftentem. Ec   itieo n on fo lum f 2;o, tu, nos, vos, et fui, ponuntur fub-  ftanciu«,quscper vocc^ pluresnon declinantunfedetiam  hic,tfl:e',illejpre,qu.x per vocestre5i& articulos pronunciantur, quoniam dire£bc fH!;nificant perfonamjVt  pcrfeexiftentem: et hic non valecregula grammatico-  rum,ex vocibus, &arciculis fubftantiam accidenta» liratem vocabulornni decbrans, Sed in fpiciendum eft  ad inodumv lignincandi. Poluimus adiecliua pronomina, mcus, tuus,Yuus, nofter, et vefter, quomam non fignifiqantperf^iiamdire^cnpcr feexiftentem, sed adiacen.  terii, dicitur enini equusmeus jquafir^Wf/:^w,feu«frA  utt adiaccat equo. Scd curn dico,'ego, &ille » demon-  ftfandoadiacenciam 6c accidensperfonalenon dico.Sefl^  perfooam ojPteplit^^ dicit perfonamiper,   . /^i^iij:^ ali^U f^idam dicec perlbnam   la : U mnis dicet perfonas. Sed   ircitH adiacet* Eceoinifdi Mexpomcur^^iil*  M.fis, expooitur #wiKi iiW» ^nsnlaris 9C  perfonjitns. Qnod fi ira non est, Ii^e diftinccio non  Aabeaclocum ifi protxoitii Deiicuthabqc in noauioc.   DiSmcJio tertia cx quantitate. ' PronbminufD aliud 7niuerfale, vc quilibec^ 8( omni  U qui€umque ^aliud paiticulare^TC aliauis &qut«  ilain, quifpiani;aiiudfingulare»vcego,ta,iue,iple,l ic;  iftc.,   Pronomen universale est quod significat on^.ncsperfonas fiinul : vc omnis homo. Particuiare quod fi-  f^nificat aliquas perronas rancum: vt quidam homo,&  aliqui &homines,&: ahus homo: fingulare cfl quod significac vnicam fingulareniperronam vc bic Jiomo,iiVe,  3le,aicer,ac vnus.,  G;R4[mmacicl nonlrede poAierunt intevnomina, dm  nis et aiiquis, 6c quidam :hacc enim nullanf effen*  ttam 6gntficaac npbis : nec illis fubftantiam aticqua-  liratpm: vndeiogicinon vocant eot terminos fignifto  catinos, edconfignificatittos fyncache goregipacicos;  quoniam per fe non fignificani^fed habent tnoratione  offieium defignandi perfonas omncsaucquardam,qux in  illiafiibinteUiguntur. Cum enimdjco, omnishomo, non  incelligicurcflenciabominis,fed omnis perfona hnmana:  veluticum dico,quidam lapis non inceliigicur efiencia  Iapidis,ied aliquod corpus indiuiduum lapideii, feu lapis  dedudus ad exjfietiam aliqnam.Etcum dico, hic homo,  r.on fignifico fubiKTntiam hominis,nifiiecundari6, icd  perronam quam demonftrabomim$«   i.   ETideo pronomtn non ftat loconominis coinmumri .  fed proprij:cum eninvdico^omnis bomo : ly §mni$' significac Pecrum Joannem^Fnincircttm et alias personas  humanas, CcWiott^hU km9 ngnificat Betrum  (^uemi   oilcndo.. ' ^ifiin£2io (jiuartaexordme^ •  Art. Vi.   PRonominualiaprimitiua, vtEgo.tu^ nej^vcs ^fui^ille^.  hii^ ijleyipfe^^ts^ ^uis, alius. Aliaderiuatiua, YtiWf«i><««MVlca pronomina primitiaa habenr fiium deriotf»-  .dunma genitiuo didum, vt ego, mei, facic meus» mea,meum^tu,tui,taus,tua^uum. Sai,/uus,rua,/uum, . nos producic>nofter^no{tras: vos >vefter et veAias.  /I producitY/^i^iii «liifi faocfit compofitum ear ^ dmftfp,  jitipfe^illeM<,^hSmtiffmk\^ produounc| de-  riuatiuunn tf/HH t^tni^LcixjilunBifLeiUfr^^lufdHiS* Ip&L:  <juQ€)ue facic i///;iwf X iipud Blautam*.   Dti^fio uinta ex numeroi. '   PRonomcn aliud fihgulaic,[vtcgp :aliud|difc5ale,j Vtc- E|Rima,reciitida& cereiaperibniKAmt nua^rij^luralis   'rraiaciii i . Hoc camefi norafiifum qood in Jin«::iiaLatina et vulgari leahcanoncorrerpondenr C\h'i pluraiis nin-ne-  ru«caa<i fiQ|fbtari^iQ prinil5 6c (ecunclisper^ooif- 'Ntim  fcumdicb ^^^innngulan, deber£dicere7^09^>ibpluraii:  et ex /fr nngulari, /«ff/i in plifrali nos AffiKEtprweSk^ iingaaTurcica'^lt<*f!^ habet  -condicionem, qnoruam proego, 6Cfi%l%\oihetlsM^t^'--  niy pro cu et vos,fundr fani^pato eciam aliay lipguas yfoii-  Iher fe habere. In rcrtiis perfonis rcdcfe haue^c^ iin-  gularceniincl\///f,i/rf,//i»<i:plurale//i/,A//<f,i^^^%)i^n£iio fextaexJexH. Pronoininum aIiud mafcuhnum vc i7ii: aliud fa:mi'  uinum,vc///i^}aliudneucrum, vc//i«i/:aliud omnc,   EA<Iem rationedeciaracur fexus pronominum acquc  nominum Sedpi onomina carentcommnui 8cpro-  mifcuo,&:incerco. Quoniam cum fignificanc perfonaj  appoficas cflenciis^clarcfignificanc rexumabfcjue com-  municace «promififuii^ce 6c incerticudine.   V 1Diflm3ioJeptmAaFormatione. An. yilU 1   PRonominumaliud simpIex,'vc//- et /y^^ralius com-  pofitum vc idem U ifihic | conipomcur is U dc^' Grammalicalium Qim^aneSie,  NOn diflfert dedaratio figurar fimplicts U cdmjK>-  Cnx nominuin et pronon-Hnuni. VerumapudLad-  nosnon uiueniniuspronomcn dccompofitum. T^rofoftio de declmmonihm fronommum.  Declinationes pronominum fiinc quinque. Primac4i-  iusiingulans gcnitiuusdefimciai vcd^gtfginfi, tUytmii  /v/,carccenim/arinoiiiif)aciuo.   Sccunda cuius gcriiciuus deflnit \nius,vt iUfiUius^fCej  iffi^s j i/icy ifim$^. aUus^alms : aUeralitrius, ^   Tertia cuiQS geni tiuus deHnit in i, vtmeas^me^f^ml^^  hcitmei^me^ymeijl^cJiSgwi, tui,tmf0iHi4 i^fintfyftti/a^^ ftiix,  k vrfrv^ ve^n\ veftm^ vefirs : ipofier, 4w^em, nefiri^ ntffir^e  nefff*  Quarta eft cuius geniciuus fingulans definicin//, vt  ^nifiras nofiraiisivefiras vefrasis. Ad^ nancreducunrur.pa- '  cronihiica mafcnlina, et ficminina, qux rcperiuntur in  prima 6c tercia declinat. nominunl : fed ron riim nciid/ra  vtputant Grammatici, fci] pronomini gciuilirui.   Qaintacuius genitiuus lingiilaris dciinitin h^ivzfre  b^e^tOQC, Facit ^«/«f/ : //, ect, iiljactt cius, Q^ i\ vcl,ju\ oi^  ifuod ifacii cuius, et codcm modo fe habcnr compofirjv,.   - ^ f w ^ '/*^^» eiufdtm - ^ ab aliflftis a lii^ius,    m Quoniam pronoiina flc<^ u n tur in finc cum cadi t dU  dio «haberc dicuntiSr pafas : 6c ex ipforum variar^  ' CiOQe^vairialaittif declinaciones» et plerumqucagenidlio:  uaihqaam in pluriboi cafibus reperiacur vanccas cam in  plurali) quim ip fiegulari. Id quod:fiatcemiaa&'das XaXi^^s;c plures dedihatrones. Nihil cnim commune hahct   W,hxc.hoc,&iflhic, iftha: cjftoc, cuinis, ea,jd,&.quis   vei qiii,qUcT,q"od.   Prxteroa dantur componta pronomina quorumalia  . fcruant pristinam declinationem in cafilnis, prxfertini genitiuo, vt/f^d7Wf/,</>/^/?Jr/,/7/^Wif/ /«;7i^'/fcribirur, //1  demi^hicce^h/ccc(^hocce,huiufce hc\t. A Iia non fcruanr,.Oam cx ecce et eccon^^\\c\nmseccum^ eccam^ eccum, non ra-  men eccihMtus : 5c ellum,eiia m, ellum, non cameii eJlius,  prbecceilliiis iquoniamlylfrrcfolum acctiratiitum ref-, picic. Sicuti fnoimi& tafipt^ fol um abjbMii|Ql^ueniiiMli»    O^inta pronomina naiiieraK^ bitbent incercas. de-  ciinaiFiones-* nain vffar/, tny^^,, f^it «^«1»/« Sed   reliqui nameri fqnt indeclinahiles. Scribiiur e cericra  pronbmina gentil icia, vtAquinas feruancanalogiarh^d!'-  cimus enim^f»i>^///,«9|fi'rf//i,cumponuntur non vt no-  mina, fed loco nominis. • •. ^nim^dtierfio de fatrQnimicis. ^   PAtronimica funt in prima declinatione nominum :  vt Eacidas Eacidx;& in v vtPriamides Priamidis-.fic  Priamis Priam idis fxminin^ d!cicur,quaequoniam ponu-  tur loco nominum funt pjronomina, 8c non nornira,vt  Grasci puranr. Nam nefaoquis fitPriamides nifi fubaa-  diatur Paris: iicutnefcio qaisiitillenilifubaudiafur Pa-  ris,ve4 Pernis,verfaomo:pra*cerea palam fpedant ad personalitatem : vt nuUi diibipi fit qi^in fint £rt>niDr.  iniiVi.  I)iHin£lio pronominum ex ftgnatura\ Aliui   demonjiratiuum. Aliud pojfcfsimm:  aliudgentilium, altud relativum. Pronominum alia demonstrativa vt ego;tu.liic, ille  ipfe, iflejis et Iy, quoniam quaridigico perfonamde-  monftranr.   Alia (unc l^odcCCwiay Vtmcttstuus /uus^ noffef^ve^^raiifnai,  quomam poHidentcm circumfcribunt perfonam.   Alia gencilia vtnofiras ^ veflras yEneades cuias ^c [UO'  niam pacriam, Scjgentem, connotant.   Prxtcreaexpraediftiyferrqtixdam retatiua, quiarcm  antelatam fiue ante didam refcrunt, vt ille^ ife ^hic^^jr is^  iiltwY' ^ quisqufCy quod. Dennr Dnflraciuaprononriina reruiuntrenfacisdemon-  ftrationibus perfonarum, vel cfTenciarum pcrfona-  tarum. Naminfenfu oflendi non pocefl: eHencia, ni--  fi deducla ad exifl:enciam,feu perronaca. Sed relaciua non  oflendunt ad fenfum, fcd quafiad memoriam.Nam dici-  musiPetrus eft dodus, ille qui j vel ifte/qui legitin  fcholis. Scd ly ille, ipfe, ifte » is, refert antecedens de-  monftrando, quamuisnon adfenfumfempcr exteriorem  Sed ly quselrefert memorando et particularizando.   Addimus nocam demonftratiuam ly ex Arabibu»  quoniam logici acceptarunt eam ad dcmonflrandum du-  plicitcr.-valet enim vtecce 8c hoc fimul. Notandumcactera pronominaabfoluca vc pofiefiiua <3c gentilitia per fe  ..patenc!,quid oonfigniHcant in vfii:ac relatiua declara-  'tione adhucindigenr. Definitiorelatiuorumptpnommuin^ V plcx eft rciaciuum ^ aliud eilen tiac i aliu^ j ccideo-  Definiiio reUtim iJfcntiA.-   £latiauine(rennaseft,>quoclnatu|am reirefcrt,de monftratque, fiue>y tencem ^ {Tue^^r&exiftefit;^ 1 vt.  homo^quieft. GB.ammarici ^iuidont relatiuum» infubftantiar £daccidentis ^ 5c dicrnitrel^duum Aibftanrix,quod re.  fert nomen fubftantiunm:vt labor, quemfofcipis, eft .  durusjvbi ly queni rcferthocfubftantjuumi abpr.Scd rc-  iatiuumaccidentisreferradie^biuum. Nam etfialiquan-  doadiediuum eftfubftantialevtanimatus, et rationalis;.  nihilominas {;rammaticaliter fe habervraccidcns. Scd  prote(flbnon femperitarebabct. Nam si dico Petrus et nomoqualisestu, idem vaiec acquc Petrus cftrationalis  qualisestU:& ly homo est: substantivum et rationalis.  adiecliuum, Qn.ipropter m comparationibus rclatiuis  non vtuncur logici relariuo accidcntis, fed potius ad-  uerbiofimilitudinis,ficut, &velut :vttu e^liomo^/icuc-  ego tquamuis ly Hcut omnes nocas compararionis fup.  j>leat in referendo. Propterea nos diximus relatiuum efTcntia! n^,nominibas ^gfammaticabbu5 potiU2»quaBi i  xebius confuleremus  libtanttd: ile Utiwjamfubftaati» eftduplcxXidcnutis, 6wdiuer/I*^   Cti^mmaticalnm Cam^and Ut   Relativum identitatis refertidemomnino quodan-   qtiien: aniniai fcntic, 6c.hdmo eft animal dc idemfentiti  vbi ly qui ^ ly idcM'^ referunt bominem omnino etin*  dem,  ELitiuum diuerfuatis fubflantix rcferr diuei fr.m  X V anteccdenti : vtalius ^ vce^o vidco ''otrum 6c alios  ^ o m i nes : vbi ly aiios refcaiiomiues, vcdiucr lilicaiuur a  -rrET^rx;   QVid Ocdiuerfic^tis^identitatisin Jogicis&metlia-   pliyiicis declamitrdiicautem Gimiturpro quacum* quc fimilitudine, &x>ppofitipne«  DE RELATIVO ACCIDENTIS. Relatiuum accidentiscfl^qiiodrefertaliquid pcrci-  neiis adeiTentiam, vcperfonatam accidencibus.  NVMERATIO Relauua accidentis funt (eptem, quallsiquantu^^  quot^quotuStquoceQiyCuius» cuia(, cuium 5 cuias«   GR.ammatici<!ieunt retatiuum accidentis referre anteced^ns a diediuum,vc cu esnjger, qualis coruus:    ' vbi  Tbily qualis refert ly niger, et non ly tu,diximusquod  non omneadiecliuum cft accidens in: iiilofoplna, (cd in  grammacica, quxrcfpicit modum lignificanditantuni. Sufficiencia rclatiuorum accidentis fumitur ex hoc,  quodomniseflentia vcniensad exiftentiaii\, re|^i6iicec-  ad^entia,ideoqueveAitur&perronatur qnalii^tie^guaii*  ' titate,numero,orjine numerati, coUe^ione ordl^a^-  . tum s in loco et t,empore et in numero "i^ogterea dd tur  <qpaHs t.qtUU3Ciis.qQOt,quocu5, quotenus'}^quibq$ de&ec  aiidi nuhc, tunc, qaando,iliic»vbi,0 ex his po^Ten c apud ^  ' l^ifenosderiUaritiomina&pronoiniria.! v V j-- '  .V £fta»cemquah'tasmodusreifiueaccid«^^  fldLiitiaIiS)pTopcerea refer^ ly qualis omnes exiftendi  ^ndi moaos. jDicimus enim Petms ^ft atbus^ fprcisX  manus, cationalis, dioes, Rex, velox ; red:tis,'$c. Qu]  ' Iisestu:vbi lyqualis, et efTehtia:, et perfona!, 8£ fori  na:, et operatiui, &: pafliui, &voIiriui,<^- animi,6c corpo-  ris, qualitates refcrrepoteft: quoniam in '^mm pra:diQa-  niento datur qualitas, vtin logica probauimus.   Quantitaseft menfura fubftanna: perfonata::&pro-  pterea dicimusPetrus eft alcus, magnus, crafllis, longus,  quancus cstu:vbi ly quantusrefert omnes dimenfiones  iundas,&fcorfum, fed non qualitates quantitatis:noa  cnim dico, 5^ rectus figura quancus ego, fed qualis ego. vc milices Quot refertomnem numerum fimpliciter  funtduo, tres» quacaorsdecem^cettcnmimilie^&c. quoc  funtciues. Quociisomnls'ordinis nuAienisjVt tu es primus,{fe«  cunaiis, certius, decimus, centefim'ttS96cc.iD ichola,quo*-  tusfumegoinfenacu; . QuocenicoIle^bionemnDmefatonim fcriattild svtmo  fmcbi nmbuiant biol, terni, quini| deni, mi)leni, cencciii,  quoceniambulantmilites;   Aliquando iungicurquotoscttmquifque,quandoC«  gntficat ttttm de ordinatis, vc deeimut quijqut ^fecimiBS  £x his dedacuncttf aditterbia> vc qneties,Jecief^m$lliis.    jo Item transferuntaradtetnpora aetates, vt qiiotennis»  bienms,tnenms quoniahi tewpuisadVxiftenriamrpe-  ^t:item,adnocum,vt primasfecundas &c. 5c fedct pri-  inoveireennd6 : et prius, ac pofteriu':, vltimus,6cc. lol  cusenimadexiftentiam fpeclac, vt in locrica. Prxccreaquoniamindiuidua. idefl perfonnta: e/Tentix,  non folum referuntur pcr prorfara^; cxiftenti.ilirares» fcd  etiam expatria et gence, 6c profeOione 6cfiidione: pro-  prerea dantar^Ai^i rcIaciuahorum,vid. Cuiuscuia,cuiij»  tccm^s:vt ego fum Romanuscuias cs tu, vbi ly cuiasrcfctt'  ]y Romanus expacria. Icem Ciceronianus: Dominicanus;  cuiustu : Piatonicus cujas tu &c. At\^ cutas refertpoC.  fe/Tioncm/vt ttiiim^pntrum hU^ff^fuifi idebetetinin  -Jycujasreferrcpatronimicuihpronomen: vt Parjs eft  Priamjdes,cajas eft Hc^aoti quod Grammatici non cori-  fideraruiu:, NGt^ndum quod omnia praedkaaiet\ta, vt perfo-  nancuradinnicem, fiuntpronom^na> vtvero(unt^  Velexidunt.Ainnomina. i)erho. VErbum efl vocalnilum declinabilr, fignificaps cx  impoficione, rerum aclum^Hue eilendi,fiue exi-  ftendi/iue operandi,iiue agendi^ Hue patiendi  EA rationequaindefinitionenominis ponitur vHiU  bulum orationis pars tanquamgenui gramatlcafe.  A dditar ieclinabiU, ad differentiani prxp o fitionis,ad:-  iierbij, coniuoaipnis 9 dicitur)%ii^^ Dber pritntii • jr   gorematicorum. L)icicur cum imfo^ttone y difFerentiam intcriedio-  nis/' ' " ' Diciturrf5? aw,tanquamvItimadifFereniiacon(litucns  verbum in elTe verbali.fcperanrque a cscteris orationis  partibus. Dicitur eff^rtci, vel quoniam omne vcrbum  /ignificateflentiar ac1umnone(rentiam:&: guia a<flusvel  'cftlubflantialis vclaccidenraliSjvel medius .idcirco di-  ciiwraFiu if^^dlyvzbomoefiammdl^vhi lyr/J^fignificat ipfam  elFentiam vt erte{rcntia&: c6iungitnotiones,n6 res-.pro-  perea.-^tfmvocatur vcrbum fubflantiuii rede d Grammatici-i. Sed perperam,dixerunt, verbum fignificare adio-  nem vel palFioncm. Hfi enim non significatac\ionem neque paflionem litemnequedifco fignificatadionem, sed  adumadionis rtf/^/jjaucem fignificataclionem, vteflen-  tiamaliquam : docere vero vt ndum. Quid auttmfitA-  clusin Jogica declaramus& mctaph Additur vel cxilhn-  di : Nam cum jico : Peirus e/?^vd eflin platea : vel exifiit^  non fignii-ico Petriaclum cflentialem, fcd cxiflentialem,  quod ./.eflextracaufaifuas: vel quiacA in alio 6c ad a-  JiudiT > -'< v- Additur/?.^<?^^r^W/, quoniamopcratio non tranfit in  ixMwd ^homo amluUt :ZcS.iovQX<i tranfir,vt fjomo '^eriferat  filium.  Dicitur etiam ao^cn^i vtPetrusdocec:&paticndivtP e tru s  docetur. Seddchisadlibusin Metaphyf. dicemuSjneqvi^'  QuimQtami^atUiefinegoti/, ' Hlnc vides quantopere falluntur Grammatici,dicences", verbumcfje farterjt ofationn declinabilem Ec  deinde.non loquuntur amphusde decJinationc, fedde  coniugatione. Item dicunt, verbum efle /?^«//fr<r/iafiiw  aUioms et pafiionis : cum verba fubftantialia &neutrai ctiam ipforum ceftimonio, non dicanc aclionem neque  paflionem. fyncathe  ^rdfMmMkAlmmCafnpanelU]   Quod auteni addunc Qrm\\\u\c\^verlumefipaTSord thnii decltnahiliiy quo Unm modi^foryyns terfiporibusagen^  divelpatiendi fi^nificaUuumff} . non perriner ad definitionem, ficucin logica decIararur.Non enim ex hoceft ve,r-bum,quodhabeti'nodos& tempora. Sed exJioc quod  adum fiuentem abeffcntia et qui4ein verbamrubftan-  tialcnon habetneque fignificattempus:& multa verba.  heterocUta :& tempow <?cicliteise»hoc, quodaauiriott-  fubieo fitvtalibi docemus. Pmerca in linguar Chhienfittm &CocoocKinenfitiin  verba non declinantur perfonis-, nec temporibus «a*  riantttr» fed^otuhs, vtAioihiocoapeiiemusiergoaccti.  dunthxcverboinoa^ei&ntiantvefbttm. Di^in^tio "verhomm ejfemialis. Verborumaliud AibftantialejVt /Iwjraliud cxinren-  thls,vt rfuneo^exijlfi ahud opcratiuum /lueaclin-  cum, vt Vfflffy ambttltf.^audec. Ahud aihuum,\t ca^igo^ac-  cufoyfacio : aliud paiTiuum,vtca/?igor,verSerc} :   Ahud ad. it Grammatici cbmmune, vc cnmmr-^iid^  dcponcns,vtv/<;f,/wn - QVoniamfignificarea(flum rerum eft v^erbo e/Fen-  cialcexhuiufmodiacluum dyiin(flionc Ai mcdafuic  vcrhiorucfrentialis diftiyii!aiO.:-6c quoniaibcfientiaprocedit exifl^Qaab exi{];^i;|aoperatib4 aboperatipneaak>»  abadioae pa (Tio: proptcrea verbum reftc diftin g u itt)r in, euentiale exiftenttale ^ operatiuum, a^iuum, &c jpafi»  fiutun. '  £tMcdiftin^ioeft]l4^undttn)]»mVnask)fecmiduinVo:*  cem fequif vtdetur paffittum, quod tamcn eft fecundttm  oremAdittttni.: &propterea vocator deponens, 6c vafulo     Liber priHim. 53   ridetur adiuum, quod tamen eft pa/TiUum. Aliudfbcun*.   dum vocemeftpafIiuum,fedfecundum remeft a^liuum  &pariuum jVt avipIcUor : et propterea a Grammaticis  dicitur commune. Hoc apud latinos, noiilinguisaliis:  et recundum|r? aturamnondantiir veiborum genera,Jijfi  cx quinquc|a4ii>us. ACtiua&pafliua funt verba inoijmiilingua, Atki  Latina ex fmitionein o in or, diflinguuntur,  quodvemmeftin pinmbiis temporibus verbonim,prae^  terquam^ in prxtentis. perfeAis et plufquam perfedisi  o u^Tefoluunturin partxcipium €c verbum fubftantiuuro:  aicimus ekiim amdtns fumyel fui\ iccScsmanuir^miyel  fnerdm &c«inIi^naveroItalica, nondatur ylliilks tem-^  poris pa/Iiuum,,£drdfqlttituriniiibftantiut]m vt fro ego  'amar^dicimmU/hnM^tPy tu feiamat^^queU^iamatQ. Ki -in tertiis^perfbnis fupplec ly ftama^&fieamato &c. In  adiuis verofunt temporaomnia,exccpris prarreritisperfeciis, et plufquam perf cclis : etenim pro amaui d^ama*  utram^ dicimxLs h^amato ha vevo amaio,   Do c vment^v.m;   ISta.duo veiba fam et h^leo funtbafes verbomm om-  niummam copulanrfubftantiuc, &: ndiccliuc. fiueac-  cidencalixci, flue iQtrinfecciiiae extiniecc res omnes. r   Verbaqi WBGramati«i« vocanturneutra^jflonfunt a< dina nec paffiua propter &dc>quod fignificanta^lu.  e^ifteadi vt>?^: aut a<Ed^i,ve- ^wrMifiue operandiyt  ^orr»^ aut pot^di ^ic non potendi vt almhdu et iofi^*  Gommuniftautem 8ft<leponeniia pminent dd a^iua^  pafliua; deponenia eiiaib neuti^ fuiit fec«n«l|iBi.   Tem,vtut3r^^radi9ri Ccuti auxRior ^ nudicor^wi^t^^  duuafecundum rem.   NOvttig6xtQLi neqtie fecttn^fi* mn,neqae leciiin& '  vocem^Grammaticidiftinguttntverbainadiuumj,:  pafliugm, ncucrum, commune 6c dcponcns : etenimin  adiuis funt qiurdam neutra, vt amifyrtdeojnteldgo: qux   aduMnceriores ScafFcdus notiones iminancntes fignificanc In neutris vero ponuntpalliua inulca.vty^^ff ^exulo^   nia verba pertinentia ad agriculruram faLso pofita in  quarto ordine neutrorum. Similitcr qux fpedant ad diuinas ac^iones natur^ aucons vc nmy,t^tonj\^uce(ctt'  Jndeponcntibus vero ponuntneutra fccundum rem, li-  cet voce pa (fi ua, v 1 1 ^cton ^r<f ^^|jf f r, jja f^^'^ fi»ma(hor,\   Miiior. Secun^um vocem autem omnia verba ex hoc .  quoddefinuncino, velinor : 5«wenim& fua compofita. '  folummodo neutra poni poiTent bc tunc faHa eflct ver^  ab eis cradica » quod X, fiq^ipcat aUmm vef   Dijlmilio verborum ex ferfonts.   Art. lU.   Verborum aliud peribnale^atiud imperfonale, aliud fcniilc.' descriptio: Verbum personaletrcs habct personas, primam, secunda, lertiam pronominibus ck'leruicntes, vtr^p  amoyfuam^s^jlleamat, Impcrfonale nullas habctpcrfo-'  nas^ucnumerpsfedfub tcrtip^quafi ojxint^iytdmg amaiur  Liher ^rimtii, te amatar, ai illoamatur. Vulg^, fidnia^ Jau et  ama-ddnoiiama. DeferJo^almmmmeroptimdumLatms, Granmaticos . Perfonaliaverbaalia funt adiua,qu« definuftt inb,  &^ormant pa/fiuumin or: vtjamo, vnde fic anior per additionemr, alia pa/Euaquac deiinuminor Klia   bentadiuumio «,vtnmorexamo.   iAlianciitra, qiMedefinuntin'o, et non formant paC.  v^iuuiinin or, vt gaudco, careo : al ia communia, quie defi-»  nunt in or, et non fprmantur ab adiuo in 6, et aftiue ac  pa(fiuc in orracione conftruuotur^vt ego chmifiorfe,^  egochminor abste. iAlia deponentia, quxdefinunt in  or,& non formanrurper aftimlm o,necpofibnt pafiiuc  .conftrni > fed folom a^ui, ncgc feqnorvirintem   V . e imperfonalium numero. Impersonalia alia acfliua fecundum soQ^vc\,yx.tcdct,ie^  cet^ intertf j alia pafiiuic vocis^ vt atnatur curruur, kSi^ neutra. vUeaeftMahff.   DcfiruUtbus.   SErnilia verba funr : qu» iiilycjiSonalihUvad.Uta, funt  ! m perfonalia, vt ti de^et p^tere i petfonalilaus verd  Vf^tcioaaii Aiy%tMMeSjf0nite»t i4magere.,  Rofc& oimperfonaliralia exadiuis funt, vt deleflat,  . ^qua cum in finitiuo vcrbo funt imperfonaiia i fine  ero,adiua. Alia runt neurra ^ vr inttrcfi, f^? conaenit\  pateiautquomamablatoiufimtiuo funt perfonaiia, vt    (jraiimiticalium CdmpMelU)   medicorum interfiint curationes. EtPecro conueniuttt  TircureS' Sed qux ncucro paffiua vocari pollcnc secundum Gramaticos^nuquamtiunt perfonaliajVC/^i^i-/, wi.  fcrit^plzet^ penitet^ racioaucem eft quoniam ad afFeclio-  » ncs refcruncur, quxopus adextranon rCifpiciunt^nec  perindeacboneoi. DifiinSio numero ferjonis. Numeri verborum funtduo,fingularis vc drw<y, &pla  ralis vcrf/7frfw»5.fimiliter perlonas func tresm omni  numero, in ilngulah ego amo, cu am4s\^ ilUamai; inplu«  ^i^samam9S^ wsamati$<tilkamanii  V M g T iy N n V . 1N omnibos rcbus re^eriun tur ift^ rre s per/biiac,& diio  Qumeri ex nacurarei>licec aiiquaadoincertisTerbis .  non fincin fu^) 6c in imperatiuis exnacorarei defiinc, 4c  In intiniciiiis qux ad imperfonalium cranfeuiic rationera.  OecaJibusi0decUnmonibusverb<rrui^ ACcidit verbis cafus.&i declinacioitlmni&j persona  variac fitiem didionis,'ycam0^ai^|)^amat : ficut ^  nomiciibos accidere nommos. JPr^cy^ deciinaciones verborum vafiancarficfic&nominunv.S^ cognofcuncur.  cx &cun(|a pei£>na| ficut nom^mifecundo cafivite.nu'  jijueinfirtitioo.  Prima erg^o dccKnalii S^habec Tecunda inperfonamin^  4]icatiuimocii in ^;, 6c infi Ditumin^rr, vt<iWiii,&^ff2^«   Secunda, in ^i, 6c in,Iongum| V t ^o^^r^. Tertia in/i,&in breuem, vt Itgis. et /r^w-  Quarta in /j, 6c irr, longum, vtaudts Uaudhe.   SEd hxc fecundum antiquorum dida funcrationeni,  ctenim poteftprima declmatio conflituicx fecunda  perfonain es, &: infinito cdc^vt/um^inicrfurK^ acffum^pr/c-  fum nefumyfubfum^profum^abfum^polJum^ et cxteracompo-  fitaexverborubftantiali6cpr.xpofitionibus.   Secunda habetpcrfonam fecundamin frj,& infini-  lunim erre, stferojers^ferrc : ^ compofica.vt7e/tff<^,<«i-  /er», offiro^petferOydefcrQ^ infero nffero^^ catera. Tcrtia autem fit prima antiquorum, \x,dmas^rMfe%  CVjarta illorum (ecunda, vt ^(^rQuin ta il iorunt tcrtia^ vt le^ii, le^ete^  Sexta illorum quarca, vt 4i«ri/i,^ir^i>t.. Deanomalii.   Dantur irregularia a prima ^ vi\veto ^ huo et iuu^re,  qncxmpr^etcriti.. funtanomala. Dantur irregularia  d ter tia, V c gattdeo gaudere, qu« in pncceritis non fcr-  uant'normam tertix-   Etaqiiartavt vii,&9/A!r>qua: in prasteiitisdc infiniti$  exerrant.   Eta quinta vt eo^isjre : quxin tuturis extra vagantQV) "  vtii^fjU compofita yufsnJc^^Ndijo^fcri^^iiLc.AQertio dt tm^n&itsverhMm,   Art. V.     PR.oprium efl verborum in temporibus iigni£ca«  re» '  )g Crammaticalium QimfaneB^]   QVoniam a<flus funt extenrionesfacultatum,necfi-  mul eflfe toti pofTnnr ^necefTc eft tempuseifdemin efle quod efl fucccfTio rcrum, cx ente et noQ ente part&-  cipancium > vc m Mecaphy Ldocuimus.   Detemforisdifferentiis^   TR.es funt temporum diflFerentix, videlicetpracfens,.  prxteritunV, et fututum. Etenim aut res eft nunc  tn a^flu, et facit prscfensjaut fuitin adu,& fic pra:tcri-  tum^uc eric et ilc eilfucura.   TKiplextamen pra:teritum «aliud imperfe£lum, vt  ^nutSdm^^ivLd per&dum,' vtdmam, aiiud pl u fq uam  perfediini,ve MyrifiM^resenimaatedin ccanfictt,[attr  nan(iui^.aix nMiIto ante tianfiuit.  NOn potefl: reperiri verbum, quod non habeat prac-  fens et pr.Trerirum et futurum» diftinda fecun-  dum rem,]icet fecundiMn vocem qusedam (intdcfe<ftiuai  rtmemJni, odi^inquam, 6c cxtera, ex vfu fic pronunciaia  apud LacinosnonaMCeminahisoacionum linguis.   ^etmfortm v^athne exfacuUatHHsl   ET qnoniam omni^ a&ns aot ind i ca tur per cognofci*  thmm^auc tmperatur per poteflatxoom^aiitoptft-  ' tur per Yolitioam : propterea tempora verboromad tres  facoltates reducontor.f. ad|indicatio am imperatioam,  pc optatioafi^     PRacterea quoniamactus fubiungieiiradiui,vcl deterniinatcveljndcierminatc, propterea addmnur tem-  porum dtt^ ^lia: radones .f. fubiun6ltaa et infinitiua,  qux rcgantur ab aliis verbi nononibtts.   Est quidem practcritum, pr«rens,dcfuti!rum tenipus,  triplex,atquevt pars, autvtdifferentia fucceflionis  rernm, &quidcm contingit cxprimi secundum tres primilitates Metaphysicas, pcrimpeniriuum,indicatiuum,  6cappetitiauni 5 qui vocaniurmodi fecundumGramma-  ticos, (ed nirois comraunrter : modus enim eft cuiufque  rciqualitas propterea nos rcduximus cosad primalita-  tes. Sed fubiunAiuum.&infinitiuam^qaoiiiam ad conipofitionem potius modorum fpcaant dctcrminati vel indercrminatc fecandumpcrfoBas&flheperfonis, oro-pterea hofce modostanquai hap^ndiccsvcrbisa ddcnh.  dos putauimus: 6c non ficut principalcs, queiI MUlinodum Grammaticis vfurpatur.   temforum  nwnero i» vnaquaque  rafiine. DE INDICATIVO. Indicativa ratio habet omnia tcmpora vz. praesens, ut  ^atf)prqteritura,vt4m4 «r,futurumvt^w^^o:&itcrum  Criplez practeritum vz. imperfedum, perfeaum, 6c plulquam perfeAttm. Indicare.n. eftadus cognofcit miprin.  cipij. Cognioiaauteinrcfci: turadoxn|ija tcmpora.  Imperativum vero non haber nisi praesens nec futuruiTi,  caretque preterito, quoniam non poteft: imperariqiiotl  tranfiuic, neque Deus pocefl; fa^ere vr non fu^rnt, qtiia fl.  bi contradicerec Itnperai^nus id [olum quod nuAc-,auc  poftea exir in a<f^um.   Caretetiamlmpcrariuum perfonis primis in fingul.ivi  numcro ; quoniamfibiipfinemoimperare potefl:,fedai-  ten,nifi feipfum vtalcerumaccipiac,& tunc erit quali  fecunda perfona qui e(l prlma:(ic Peerus aic« quid agis  Pecre>& /'<frr^« Noncaretinplurali,quoniammu)n  imperio rautuoafliciuntur. DE OPTATIVO.   0?c.uiuum habet prxfcns,prxtertum, et futurum :  Jefidcrium .n- ad omnia fertur tcmpora ; dprainus  cccnim aliquidfaifTe, 6c elE%&: fore, habccque notas IIjo^  Subiunctivum habet fimiliteromnia tempora, quoniiC  poced/ ubtungiadquodcunquc verbuin aliornm mo-  d.orum,vt/?r ames^vel ver9mi/i^qu6 d amanerim^ itcm eim'  4irHdremfufpifabMm .bccumamauero (ufpira   Notandum quod SubiunAiuu habcc pro noraly cnm-  qu^orationem fufpendicdonecaliud verbum fibi adiun-  garpoftfe^velabfque ly nMirubittdgicuralceri Terbo»yt  %mwmefvtfatias^^ ti^\i<\vi^mnoX^xsk  dor^m ia Logica. Lihcrpmmis. 6i  Deinjimuuo   Iniinidi sumeidamcria cem|idrahabec, fed^ineperfb-  nis, ciepcndent enim fcmpcrexfioico vcrbo : quod po^  teft multiplex efle et ad omnia teaipora r&Ferri', et quo  Qiain bxcrelacioeftindecerminatarum pcrronarumjOm-  nibus enim peifonis copulacur, propcerea infinidainio*  di carenc diftindione perfooarum :-di|riti)us enim tui^ te  gtmofi \n$sama»ifit*ic iommmamttfifum ejjcibc quxli-  betpeifoDa cuiliberaddi poceft,veiAu%mulaniia f^mperiniiniciaaniexporcunc poftfe^vtftiom (oco pacebic. De Gernndiis, parfia^iis, ^ fupims.   GErundia,participia et rupina non funt verborum  modij/ed nominuin [imul vcrborum 'participa-  riones propcerea decis alia pars orationiseft coniicien-  da ^ necvexbis addcnda^ vcfececepriores-    r   »   PRa:cerirapracfeAa,imperfe<fla,& plofqnam perf^^a'  nonfuntin 6peracims«f(ed'idem dmtria temporare-   prxfcntac, quoniam fubratione voliti nbn inul tiplicacur prxtericioviicutfub toionie in(ttpat4« V   .Subiundiuum veir^^fatbetomnki pra^ilta; quoniam  cuhi cfmni verbo alrerius modrftibiundiondm^c&re po-  teft. .  V   Grftfttmatici4)on tntellbfiere quodde/iderariuo,porius  autem fubiun<Jliuodeeftpars pracfenris cemporis, dici-'  musenim vulgo/o amadiat aynaretfctucaminafii^ \ovcr^  r^i r^fo: quxnon re(flcconfundunrur apud Latinos, Sc  vulgares etiam peccant quoniam ly <i/w;rf^/, nonad defi,  deratiuum,1fed ad fubiuncl:iuum verc fpedar^on enim^  pronunciatur,abfqucfubiun(n:oantc vrl poft:,(]qiiisergo>  iceromgrammacicarecur iioccoaiideraredeberec.  H iij. QVa:rituf aucem, cur pr^teritum multiplicatur, et  non Fucuram &pra:rens ? refponcieo, quia practc-  ricum poreft non totaliterprartenfTe, et icerum tot.ili-  tcr6: tandemmultoante,potefl:diuidi Sed prxlcns ell  nunc indiuifibiIe, quapropter non potefi: diuuii. Sed  quod imperte^fVinn cH: prxfens pertinec ad ancecedens,  veladfubfequenstempusugiturvnius tft tempons.Sed  de futuro non fic : aliud cnim eftmoxfttCuroni,aliud poft,  aliud longeporc.-SedGramadcinon acceperunc hanc^t-  (tindionem : qoooiam vfas loquendi apud vetereseioC-  modiexpreifioncsnon habuir, (icocde prxtericis^verun^  camenfociirum fubiundiui videcorefTe de fecuro praec^  titorficgfo enim idem eftlaciniqob^vulgariter hav^  fatH^ ApudHaebreostemporai^ cmag LSCQQfafa» ;   Jiii^ifif^irjforum ex ordine. Erborum aliud primiciuum, vcDo:aliud deriua^  tiuum^vcdono.  D M   Iftin^io a]b ordiiie. eft fimilisei » qose licnomi.  num. DeriHatiuorum mulfiplidtas verhrum   ex verbis. Apud latinos verboru deriuatiuoru aliudeft inchoa-  tiuum,vticaleofitr-<if/S:tf jquafiincipio calefcere.  Aiiud medicacHium^vc acoei^o tmamU aenu^cur^qttai*   (I meditorcoenare.  Aliud£reqoen€aci Qom)'VtalegoJi0i/^,ideft6eqttencec   lcgo :1 rogo rogito.  . 6%   paukrim diminutifcribo&c. Deeft Launisinigiii.  ficatitium^ dicimas enim vuigo da beuo ibeoacciliare: da  fiiro ftiraccfalare ftancbeggiare*   Dermafia njerborumtxnommbus.   D£riuatio verborum ex nominibus iterimi mulri-  piexjalia a fimilitudine: vt a patre oritur/5*^r/y/i  fiuc/^iimXtfj^^liaabadurei fiueexiftenris^fiue mutacionc fubeuntis.vca (londcftcndfftff > a lapide iapiderG<>, a calorecakfco^ Quoniam verbum fignifrcat a^um : coiarcumqae  autem rei eA adus : igicur a quocamque nomine semiignificanrepoce/lderiuariverbum.   HMc regttla valet apud Grxcos et italos QlgareSj  fedLatininon vfqueadeoipravfirunc. Lulliusta-  meneUciceamexquocumque nomine :namqueaitJio-  mo, homificare homificc^tio^ homificahiie. Sed hdc ex com-  pofitione fit non ex deriuationc pertinct ad aclum  agendj. Sed detioatiopura e^ft ex formnli, vt lapiJef^  COy?fjetalIcficJiq^nefco/enefc» ^ifr'tre/(Oyfioreo^t< f!ofefro a flo.  re..Sedabhominenon dicitur^iwfo.ncca lupo lupefco,.  6<:tamenrecundum naturam fieri dcbet:vnde vul^niiter  a campo dicicur compeci^ijre^ a fen ^O^rz.fefje^r^f^Jarjr-Jei-  ladonnain donnar/i ^Cicut L^tin t diciCOx mafiMlifie/e  ir^irf»m<f ri,4 mafcuio, et £emena.   Qi^ autem nooas.artes^cudir, ppt^faceredj^riaario«>  nes verbales ex quocumque nomipe, ejr oiTini enim re  . «l^reditur a^us exiftendi, veloperandi, vel imi^di Accu.  Quid juid Grammaticiio boc minusiapiant;  DsdcrmatlQnc tanpomm extempoabus  erhorum Derivanturetiam cempora verborum fuc^edentia ex  pra: cedentibuseiu(dem fpecif i, vt omria praeterita  ex primo practetito profcftp » ex amaui enim cafcitur   VF.rc dcriuanrur ex prseterita ex pnrteriro pcrfc-  non auceni cx imperfedo, quoj ennn iiiiper-  fecluni cll, gencraie non porefl: fibi fmiile, irem  fucuruni luhmnctiui deriuaturex prxtcrico, quoniani  dicit futuru.n fub rarione prxteriti, idem enim iti^a%er§   DermanoexfraJenU:   DEriuanturomnia ptacftntia tcmpora exprjerenrifn.  dicaciuo^vcab amp, amaiamare^tf.amem^UamarfJSc  -ab amot^amareiOmafirf^ffiir^amarijVtilego, ''%^J<fg^ rem^   Derluatioex futuro.,   EX fiituro auccm invlicatiui . non videnturoriri alia  fucura. Non enim ex amabo dcnuatur amato, &c  amem, 6camauero, &:. amacurum elTe, fecundum voccm  licccderiuantur fecundum rem,quapropter in Iiiscon-  fulendus eft; vfus: ac forfan 6c quancicas /^llabarum  primjirum. Va formsttone verhriim\  VErboruni aliudfimplex vt Ugo: aiiud compoficiiinV  vc iramtego : aUud decompofinim > yt nmtth" EAderarationedec Iaraturcompofitiorimphcitafqae  verb Grumacnominum. Decompofitumautem non  ex compofitis, fed cx «ompofito et dcriuatiuo, ^Utanfr  «ri^i/i^ ex trans et fchbo : ex quo erat (chbiUo., COmpoficio verborum aliacft exduobusfeuplaribus verbis vtaii^tf^#»ex caleo et facio,alia eft ex  verbo et aduerbio vtmabfMio,fatisfati9^ alia ex yerbo U  prarpofiwoiie^vt f/j^r/^ f*«jfiRf^,qua6extta iacio^vtcum  alio facio: alia ex verbo et mminefrtfmSififo^maffttfgf,  idejifaaofru^umt&f^idomagna.    OMniscompofitio ex nominc&: verbofignificat a-  dionem alicuius rci, vcl padionem, vt fractifico&  confru^cor^arefaciOy^careno^Sclxcifico. Omnis composition ex verbo et aduerbio fignificac  qualtficacione m aaioDis,reuaduS|fiUe aftiai|fiac  ^ fti^mtVtfatiifdd Ot^Jdiu^^Omms compofieio et verbo 6r verbo fignificit adiis; edmonem,vt/r/^<f/r<7,(^uomam&adl;tts frigQris,fita*. i  mefldacah F ADditam^ftinhacregalaj?/^^ datur ^ quoniam  non videcur ex duobus vcrbis fieri compofirio^  quoniam duo adus coirenon poflunt,fedfialcerabaU  terofir,habebirurvnus vteflTentiaai^us, alcervcailujfcu.  ackio ficpaHjo eius Jicucpatec mftiic^fi ^ cd^P.^ Omniic ompofitio ex verbo &pr^pofirione,lfgoifrcat  adum cum relaciooe et refpe^ ad aliquaro efien-  tiam,adi}uam,veldeqna, vel cum qua » velinqua» vel'  proptet quanr,j vel per.aoam., vcl fuper qoam, vdi  &bqj;ii^3ieleirca<|ittm,m eiuQs giatia»)edittir|!^An9W   QuorfiintpracpoYiriones rocrunt verbonim expraii-  pofitionibus conipofiriones fecundum naturani,.  'Scd (ocundum vocemadcertastantum reftfinguntur. £xemplade verbifubftantiuicompofitjonibu$'.  Verbum fubftantiuum babet compofiriones odo;^.  Diciturenim dyifw,adfum^ ideftad aliud fum^quafi prac-  fens. Et;^^/iw»ideftabaiioiom, quafidiftanSs&dirgi^  ibs abeo..Ixmdefum quafideorrom&m^&reparatum;  Infum, Quafi in alip fumi ve) jficas fum ^pricpofifiaeiiifni  fep^umynria jfine qoando yenit in co  mirrjftHirquali incra aliquod iutn, vt procfeDs, vel can*  «qttamtuuans aifcnecefnirium.   lcem 9ifim^ quafi ob aliud rum,6caduerrumJScconixai  fignificac euim ly eh oppofitionem quamcShque, et  qoamuis ngnificec cflecaufalc finaleincerdum,tamenia  compofictoneponitur vc cau&opponicar effeAui falcem  relanui.   Pr^fam, quafi pro alio fum, vel pf opceraliudjidcft illud   iuvan£:/>f4r/»/»,ideft fuprafum jvnde prseefledicicur,qui   imperac, 8cqui anteic. Suhfuyn qiiafi lub alio fum. Poffum quafi poHieirc fum.  Qujenim poteft, poft eft, potcntia .n. ex cilentia manac,  vcdeclaratum efl: in Metaphyf. Sclioc dico exvicompo-  fitionis.Datur &y»;'^r/«iii.   comjfofimnihus verborum non /ubflanr   tialmmcumfrdpoftiombus.  In verbisaliislongeplures funcconipontioneszdicimus  enime^eje^r/ff, abticio,& adiiciosqubnim piimum Heni^  iScac f^aracionem per iadUm, lecundiim ver6 addi  tipnem Sicex ml/i«amicco,£cadmitco, quamuis^i/in ad-  .4!^cco referacur ad perfonam miccencem : in adiiclo v|r&  fti^eamyadquamficia^us^ficuc&appono. . Coniicio Sceoinniicco : Hmul iacio.& firaul mi tco. Sed  perdifcurfionemly coniicioctiam idem eft atque con-  lidero jquia qui multa fimul iacit intelledu, fyllogizac:  et committo quafi aken crado, quo cum mitto quid faciendum,& fimilitercommicco fignificatfaciojfimulcum,  inftrumentisvel aliisrebusaliquid. Dacureciam circum-  iicio,& circumpono, qu^i^do (^rcjat^mljij^uiii xei quid  ponimus,veI operamur, Demitco&c dmiirfo,deiicio»& dffiiciohabcmus^ demiccereepim est quafi deorfum miccefevVeLdealiomic-  *cerc,fimiliter& deiicere&deponere. Dimitccrcveroeft  quafidiuifim miccerej et pocios ad ^verbalem facic cdpo^   poIitionem,vnde dicimu? dimitcere quafi libcrare &: par-  cere,quoniam a vinculo &:obli2;a;ione dillbciamus miccendo. Dicmiusdifponere quafidiuifimponere, sed cuni  ordine, difiicere quafi diuilim iadare, et fincordine j6c  . hoceftdeftruerejquafi deflruclurafeparare. Emicto, eiicio,expono,CAiello, dicuntur quafi extra.  micto, extra iacio, 6cexcra pono. Vn Je diciniusexponc-  re &quafideclarare quid cxcrarci niiplicatiooem &contexcaai, vbi res eft confuHLf poaimus eius renrum. Prtereainiici Oyiminicto, impono; dicimusqaafiintus iacio, intromitto, incus pono velinponitur qunfi Contraimmicco Xinaliummicco^iniicio in aliud iacio.  Dicimusetiamintermicco, incerponO) incerficio» incerii.  cio$quoniam incra aliquid miccimil$ aliquid,, quodfiil'  Ittd aliquideftcempus vel adio, cunc incermicco, eft  paufo»fimilicerincerpono, quafinitranegocium pono diT'  feparans iHttd.Sediat £rfin'n rft i nmpumre i Hiquod in ter  aliad;vnde 'qiian3o eft homo vel anjmal fignificat id»  quod occido&macto, quienim ponic ferrium aut nlmd  diuidens,intraanimal,reparat ipfumac proindeoccidic  dicimusetiam intcrmitto &: mtrofpicio, quando non vi-  dentur quippiam incroducimus ; nuc faltem intclleclun^^  licdidum,qaiaintus legic, incrofpicit. Diciturimpofens  quafi valde potens quoniam impccuofe potefb, dicitur  iillicgatiui,,qnoniam ly tion fiKflum eft o;7, tSc de inde in  ficut oUi tranfi in ////. Sedraro aut nunqunm fiicit cum  verboficcompofitionem, fed cum participio verbi,dicitttreniminnocensid cftnonnocens. non tamcninnoceo:  iuauditus, 8c cranficaCttSynon tamenin audio necinucoc:  infedus/ed non inficio,nifi fubalcero fignificacu.   Icem didmns obiicio,oppoao,ofFero : quafi^concra ia^  cio, concrapobo,coocrafero » ecenim ly conna dicic op-  poficionem contrariam; &: dioeriam et priuaciuam) et To^.  calem, ^ed oim dicimas Qmitto, idem eft qua£re*  linquo^quoniani^qttt concra nii dionem eft non mttcic,fed  definit mitteife : ^'dqai coiitiiiji |)6mcaliqa&l &ciCCOD»^  trsmcflf dnmp riaatia)&.   Trem proiicio procul iacio (ignificar. SeJ propono pro  aIiopono:5c non procul dicinnis fccundum vfum.Pro-  micco autc dicitur quafi pro alio mitco,»S: pro re facienda  mitco vcrbum pollicitans,vel procul mitto, vndedicimus promifTam barbam ideft prolixam, dicitur etiam  permitcoideftperaliudmitto vt fiarjyenim pcr caula-  licatemdenunciar, percipioperaliudcapio, vcl valdc ca-  pio,quoniam caufalitasnotitiam inluflrat.Dicimus pra:-  micco,ideft ance mitto, 6c pr^pono ideftantepono  pofl:pono,8c poftlial^oinon tamcn poftmitco^quoniam  non eft iii.vlu,& non quia non poceft fieri fecundunx  nacuram. Icemreiicio,repono remitto jquafi iacio,rctropono  ideftpoft pnmam vicem, et rcmitto, 6c refcnbo, et hoc  verum, quandoly,re, breuis efl: fyllaba ^fed quando eft  longa,dicitur,arcs, vc referc, ideft res fert : &: vtilitAs  fert. Amplius dicimu.s fnbiicio ^fubmitto j quafi fubjacio, pono rub,mitto fub. B. enim fit.p.ecf, exfono (equen-  tiSjVCfuppono,& fufFero. 5"ed bonus Grammaricuso-J  riginem retmebir. 1 icimus etiam fepono, femoueoj'  quafifeorfumpono,8cfcorfum moueo,fimiliccr feparo,.  jk. fegrego, feorfum paro et feo-^um a grege. Itcm fuf--  vpicio, q ua fi fuffum afpicio. Jcem fuperpono,& fuper-^  >Jedeo, 5c fupcr, quorum erhymologiapatct.  «Amplius traduco,traiicio,tranrpono,tranfmitto,tranC' lego, cxtrans &:ducoi& iacio&c.H^catculimusexempla,vcinaliisidem ^cx:^^ fncere"  et dtclamare, dicimusenim exdo das, abdo, addo,, condo, dedo,edo, indo, obdo, prodo,fubdo, reddo, tra.do. Similiterexeo,is,habes,adeo, comeo,ineo, obea,  pro eo,prareo, tranfeo. Quprum fii^nificata ccfiabori-  pnaliclongcncur, camenalToriginalihabent VIM SIGNIFICATIVAM ftrto cnim fignificacperaIiudeo, ficucfumus5  Imperativum vero non habet nin praessens et futdriim,  caretque pr^tcriio,quoninm non poteft imperari qiiod  tran(M]it, Deqae Deuspoteft fa^ere vt non Fucrit, quia fi-  bi contradiceret Imperafnus id folum quod nuhc^auc  ' poftei exitinadum; Caretetiaralmperatiuum perfonis primis in fingutari  numero ;quoniam fibi ipfi nemo imperare poteft, fed al-  teri,nifi ieipfiim vtalterumaccipiat, et tuiic erit quafi  fectinda perfonaqui eft prima?fic Petrus air, quKl agi^ Petre>& fjc Peire, Non caretin plarali, quoniam muici  imperio mutuoaiiiciuntur..   m  Optativum h.abet prxfcns^prxrer tcm, .S: furiiruni :  Jefi Jerium .n-ad omnia fcrtur rcmjiora i npt.Tinus  ecenim ali quidfuiire, 6c eir.', 6c fore, habctque nocas fua^ Subiunctivum liabct fimiiiteromnia tempora^qaoniiC'  poceft fubiungi ad quodcunqae verbum alibram moi-  d|or um, V t// c ames^vil xffnm #if,qu6d amatferim, i tem nini'4imaremfit?piraidm^tCei^ mamdU€ro fuffirah* NotandumquodS^ubiani^niu habetpro noraly e&m^  qu^orationem farpcndicdonecairud veiTDum fibi adian«  gacpoftfe,vei^fque ly «Mfiibiudgituralteri verbo^vt  iMtmefivtfaeias^ petaliqoam notam co£ujatioonim di^  ^r^m taliogicai.  Liherpri/fUis. 6i  Dcinjkmtiuo*   INiinitiQum etiiani tria tempdra habec, fed fine perfo-  nis, dependentenim fcmpcrexfinito verbo: quod poced mulciplex efTe et ad omnia tempor;! r&Ferri, quo»  piam bxcrclatioeftindeterminararum pcrfonarumjom-  nibus enim pedbnis copulatur, progcsrea infinitiui modi Garent diuindione perfonarum rHijc^us enim tred^ te  Mmdtt iwsamatiiJU • et h^nnmaii^Mum^ effcibL quxli- betperfbna cuilibetaddt pote(t,veff«fFamulantia fem'  pcrinfioiciuum expofcunc poftfe^tiuiftn locopatebit.   t)e Cermdiis, parna^iis, ^fupims. Gerundia, participia et supina non sunt verborum  modij sed nominuin simul 5c verborum 'participa-  tiones ^ proprerea de cis alia nars oracionis eft conlicien-  da ; nec verbi$ addcnda, vc tecece priore^.  PIlxccritaprsefie£b,imperfe<f):a,& pluTqpam perf^Aa'  non funtin dperatittis^ fed idem omtfifl tempora re«  praeientac  quoniam fubxatione V6]iti nonmultiplicacur'  prxteritio; ucut fub Aftibiv indicati, Subiuni^iuuni veirdhftbetpmnia pr^i^td^^ qubniimi  cuhi dmtii verboalceriusmodifiibittndioh^ fikcere po- Granmiacicioon inteltexei!^ qiioddeftderattuo^potius  «utetn (ubiuo^liuodeeftpars prsefentis rempori, did   mus enim vulgo/o amafli .h amaret fftti caminafii, iovcr^  r^ir^fo : quxnon re^lecuiUundunnir apud latinos et vulgares etiam peccant quoniam \) amafei non ad uc<u  deraciuum, fred ad (ubiundiuum verc /pedar.non enim pronunciatur, abrqaerubiun<5toanre vel pofl^nquiscrgO'  iterumgramn^acicare^ur boc coQilderare debere{:.  QVxrituf autem, cur pweritum multiplicamr, et  non fucurum 5cprrerens ? refpondeo, quia praccc-  ricum porefb non cotalicerprxteriflre, et iterum totaliter et tandem mulcoance,poteftcliuidi Sed prarfens ell  nunc indiuifibiIe,quapropter non potefl diuidi. Sed  quod imperfedum eft prxfens pertinet ad antecedens,  vel ad fubfequens tempusi igitur vnius tft temporis . Sed  de futuro non ficraliud enim eflmoxfuturum,aliud poft,  aliud longc poft SedGramaticinon acceperunt hanc di-  ftinclionem : quoniam vfus loquendi apud vetereseiuf^  modi expreffioncs non habuit, ficut de prxteritis,verun-  tamenfuturumfubiundiui videturefTe defuturo prxte-  Tito-fecero enim idcm eftlatincquod vulgariter haver\  fatt9. Apud Hxbreos tempora ficut magis confufa   l^ikttfiovefborum ex ordine.   Efborum aliud primitiuum, vtDo. -aliud deriua-  tiuum, vcdono.  Dlftinclio ab ordine eft fimilisci, qujc fit nominum. Deri Hamorum muUipUcitas verborum   ex verbis. APUD LATINOS verboru deriuatiuoru aliud est inchoativum, vt a caleo ^xtcalefco, quafi inci ijio calefcere.  Aliud meditatiuum,vt acocno canaturio dcriuatur, qua-   fimeditorcocnare. Aliud £requentatiuum, vt alego lemp, ideft frequenter   lcgo :i rogo rogito.   AUuddiminutiuum^Yt ajiri/^,/tfrW/*,a fcriip/criiilU 6$   pauktim, &diminutcfcribo&:c. Deefl: Latinis ma?!;ni.  ficatiuujn,dicimusenim vulgoda beuofbeuacciiiare: da  Aico (bracchiare francheggiare.   . Deriu^ia wrborum^x nominibus.   DEriuatio verborum ex nomiaibus irerum mulci-  plex jalia a similitudine: vc i pacre onwpmiftff^  fiue pMtfix^YMizkhtjQi^ rei fioe exi(lenns,fiue mui^cioD^  fubeopcis » vt ifronde fhnltfco,a lapide lapidefco, i ca^  lonecalefco..   regvlA.   QVoniam'verbum fignificat a<?lum ; cuiufcumque  autem rei efl adus : igitur a quocumque nominc  rem iignifican tepocejd dcnuari rerb um.   HJ£c rcgula valecapiid Grxcos, et Italos vuIgaTCSi  TedLaiininon vf^oeadebipraviirunc. Lulliusta  men eliciceam exquocumque nomine : namqueaic,ho-  TCio ^hQmificauhdmlficaHo^homificabile. Sedlidcex compositione fir non ex deriuatione,di: pertinetad adum  agendj. Sed detioatioptoi ^flr ex.forman, stUpUef:  t^^metallefio^U^nefco^fenefco^pt. treJc4tj^W9jbcfloreUo a flo.  re.f Sed ab homine non dicicur hoimeo^ntc d I-upo lupefco,.  et caroen ft cundum nacnf ficri deBcc : vnde vu I gaiiter \  icampo ^^Cit^t9mpe(i<jiare^'2ihvit^xi^f  U dmnaii^ lioiuutff ^ ficoc Latini dicitur mafculeftire &:  «jlf^WfMri. dfnafculo, &: fa;mena.   Qoiatitem nouasartescudir potcftf.iccre deriuatio-  Hes verbales ex quocumquc nomine, ex omni enimre  egreditur aclus exiftendi, vcl operandi, vel imicandi Ucu.  X^uid^uid Ciraminaciciinhoc minusfapianc.  T)i dcritiatione temporum ex temporibus   ^erharum,     DEriuanturetiam temparaverborum fucceclentia ex prxcedentibuseiufdcm fpcciei^vt omniapfscterita  ex primo prxtetito profeAo, ex amaui enim oafcitur  affMuc/jw^ amauiJ^e^i^mduerim^'^ Mmatierc^ amautje': VErc dcriuanrur ex prxtcrita cx prxtcrito perfc-  non autem cx imperf-edo, quod enim iniper-  feLlium eil, gencrarc non potcll: fibi fimile, irem  fufurum lubiundiui deriuaturcx prxtc.rKo, quoniam  Micit futurum fub r.uione pr.vrerici, idem emm^^,/*^/*   dc iii m ^ m m h a h x^^' DerMatio ex pujintii   DEriuantaromnia ptasfentia tempora exprxfenti Iti.  dicaciuo,vt ab amo ^amaytmanm^mim^hLamaniSc  ab amoryamare^ amafeffiimeriamarifVt Silc^o, Deriuatioexfuturo. Ex futuro aurem indicatiui, non videnturoriri alia  futura. Non enim ex amabo deriuatur amato,6C  amem,&amauero,& amaturum cfTe, fecundum vocem  licetderiuantur fecundum rem,quaproprer in Iiiscon-  fulendus efl: vfus • ac for(an et quanpus iyllabaibm  primjarum. ! formatione virloriym$  Arc VU. . V   Verboruinaliudfiniplex YcAs#:aiittd compofiniinV  t iramligf : ^nd decompofitimi > yc ttmttU^   'EAdem ratione dcclaratur compoficio simplicitasque  verborum ac nominum. Decompofitumautem non  ex comporitisjed cxcompofitoacdcnuatiuo, vClfrfK/-  erMU ex crans et rcribo : ex quo erac fcribilio.   Compositio vcrborum alia est ex duobusfeuplun-  bos erbxs vtmUfaw^cx caleo acfaciQ,alia eftez  verbo et aduerbio vtmakfatth/aOsfiiekj alia ex verbo U  prxpofitione, vt</^i^^ «»jB<^,qi> afiexira fado »ncum  alio facio : alia ex wbo et nomine, iftfa»iitj!(o^magnif €0,   OMniscompofitio ex nominee et verbofignificat a-  (^ionem alicuius rei, vel paflionem,vt fruajiico &-  con^dificor > arefacio^Sc areno, £c Ixcifico. Omnis compoficio ex verbo et aduerbio fignificat  qualificationem adioni$,reuadus»fiUe aditti|fiue "fzS baxiftfaiiifst UjtcJail^p fiLWk Afi^.    OMoMCompoficio eif yerbo 6t verbo figotficdtft Afi» editionem, vt/r/^<f><7,(juoniam ficadus fhgoriSift ta^  menda tHh  ADditum-edin hac reg^ala f tamen datuf j quonianv  non videtur e"x duobus verbis fiefi compoficio^  quoniam duo adus coirenon poflunt, fed, fi alcer ab al-  tero fitjiabebitur vnus vteficntiaaiaus, alcer vcadujfeu-  ftibo& paffio eiusjicutpatec mfiigefipt^ntltfit.^  Omnis compofitio ex verbo &pr^poficionc;( fgDifrcatradum cam relatione et refpeduad aliquamefieo^  tiam,^qiiaib, vel deqna, vel cnm qua, velin qna, ver   Sptft qnamr.,j'vel per.qttam, vel fpper quam ^^veU  q)!lt>meircaqi]am» v«l enins gcatui^ jeditiirs^&it^^    QVotruntprxpoilnone.srotrunt vcrbornm exprjc;-  pofitionibiis conipofitiones fecundnm naturam..  Sed focundum vocemad cern^jjipi^iiR-reftringun^ur.''':  Exemplade verbirubftannur compofitionibusi  Verbum rubftanriuum babet compoCriones o£tb^  Dicitnr enim i/«w,adrum, id^^daliud fum^quafi prx-  fens. £r^4/to,ideflabaii^^.quafidi   fiis abicHH^ v;,^,. ^i^-',r:v:   ixcmdtfim, quafideorfiim fum- et feparatntiH^ ; Infim^ qttafiitt altp fum; Wl incns fttni .pcazpQfittaefiltfii.  %|4|^u§u^^ quaodo venit in com£ofitionf m«    iinir/im > quafi intra aliquod fum, vt praefens j vtl tan .   tjuamiuu.ins .nirnccefrnrium.   Item oSfim^ quafi ob aliud rum,&ftdtterruo).8cconcm  iignificac enim ly eh oppofitionem quamictfnque, Sc  qaamuis ngnificec eflc caufale finaleinccrdum^ tamenia  compoficioneponitur vccaufaopponitureffeftai iaitem  relatiue.   /^r^?/»»!, quafi pro alio fum, vel propteraKudjideft illud   iuvans:/?r^/«^,!defl: fuprafum jvnde praeefledicicur,qui  imperat, &qui aLiceic.   Sul^frvn ciuSiCifwb a\\o Cmvi. /'f^wz quafi pofteflefum.  Qaj enim poteft, port: cft, potentia .n. exeflencia manat,  vt declaratum efl in Metaphyf. ^hocdico ex vicpmpo-  iitionis. Datur Sc/^/^^r/ni».   De compofinontln^s verborum non jubSlofh  ttaliHmcHm^rdfofitiomhm.   IN verbisaliis longe pluresfunc compofitiones:dicimas  enimexjr^«:i0, abucioy&adiicio^quorum primum fignir  ficac feparationem peria^um,-fecundam ver6 addi*  tionem Sic ex ffiil#/^amitto,6c admiccp, quamuis ^dva ad-  miccoreferacur ad peribnam miccencem ; in adiido v^&  ftd ean^/^JmiamfiK iaftus ^ ficut 8c appono.   ConitoolwefKKiM^^ iacio,& fiiu   perdifcurfionemly c^mcioetiam idem est arque con-  fidero ;quia quimulta /imui lacic intelledu, ryliogizat:  ^ commicto quafi alteri trado, quo cum mitco quid fa-  ciendum,6c fimiliter committo fignificatfa/ ciojfimulcum.  inftrumentisvelaliisrebusaiiquid. Daturcciam circqnv  iicio, et circumpono, quando <j4rca;amljii|um rd qqid  poiiimusyvcloperamur, ' Vf,. Demicco6c dimitto,deiicio,& df6jdQhaBcm.us*,<ie- mictereepifn qft quafi deorfum micce^revVeLdealiomit-  *cere,fimilitcr6c deiicere et deponere.Dimitterevero eft  quafidiuifiin mittere. et potins ad .Terbalein.fikcit c6po. Ttemproiicio prociiliacio {igniticir. ^cJ proponopio  aIiopono:5c non proculdicinnis rccuiuiuin vruni.Pro-  mitcoauccdicirurquafiproalio mitco,iS: pro re facicnd.i  mitto verbuai pollicitans.vel procul mitco,vndedici-  mas prpmiflam barham id^ prohxam, dicitur etiam  jpermitt6ideftperaiiudmiitb'^Vc fiat,lyenrmf pcr caufa-  fitatemdenunciatjpercipioperaliuclcapio, vclvaldc ca^  piOyquoniam cauraiicasnociciaminludrat.Dicipnis prx*  mitto,ideft ante micco pr^pdno ideftantepono  poftpono,6c Doft lial^oinon tamcn poftmitto^cjuoniam  non eft in.viu,^ npn quia non potcft^eii fecundan^  naturam.   Icemreiicio,repono remitto ^quaff latio.rctropono  ideftpoft primam vicem, 5c remicto, 6c refcnbo, iScboc  verum, quandoly,rc, brcuis cfl lyllaba : fcLl quando cd  longa, dicitur,arcs, vc rcferc, ideft res krt v ^ vciiicAs  fert.   \ Amplius dicmui5 fubiicio, /ubmirro j quafi fubjacia,  pono fub, mitto fub. B. enim fic.p.etf, exfono fequen-  tis,vt fuppono fufFero. ^Vcd bonus Grammacicus originem recmebic. . r icimus etiam fepono, femoueo^  quari feorfumponb^&reorrum moaeo,fimiiitcr /eparo^,4^f«(gfflgo, feorrum paro-^ &feo-njm.a grcge. Iiem fiiH  picio, q uafi ru#fiEin| afpicio. Item fu per pono et fuper-  iedeo, rupcr,quorumcthymo!ogiapatet^\>5^^-:^  lego, ex traris-I^Bfii^ti&i^^^^,5&S^^^ '  H/£cattuIimusexempIa, vtin aliisidem k\:\s facere-  et dtclamare, di c mms en im ex do das, a b d o, add d,,  condo, dedo, f do, indo, obdo, prodo, fubdo, reddo, trado. Smiditercxeo,i5,liabes,adeo, comco,ineo, obeo,,  pro eo,prxeo, tranfeo. Quorum fii^nificata etfiabori-  ginaliciongcntur,caiiienaboriginaiihabent vim figni-  ficatiaam ^fn^ Cfutn.fijgpificatpcr aUudeo,(icucfttmu8i   \ ' I «i     per adrem', 6c aqua perbinum, compenecrando j quod  nim per ic, didbciatur ab eo, p er quod it, vnde e tiam  cUar incerlre :quomam difToIurio atomarum euncium in .  atiasreSyCompoficamdeftruic. Vnde perire& interireeft  •proprium compoficorum diffipabiiium £c friabilium,  sdem concipe deperdo, 8cc,   "DeTarMif to.  PARTICIPIUM est vocabulum, pars orationis declinabilisj fignificans effenriam fimul cum fuo adu, veladum cum eflentia^ cuius eilactus^   D E-Gi-A A T ra  IN hac definitidne ponitur ^fcaMam fdfs oratiotjis  detUnaiilis eadccum declaratione, quain nominis,fic  yerbiy&pronominis tradatione vfi fumus. Dicit urfizni^  fe4m4ffeiu^tmmfi^a9u\ VfdtBmmmeffmiafimuttZd  differencia pro Qominis» qaod perfonam^ non efleiM^m  dicict&nominisquod fignificaceflentiam/en remabr>  queadafuo i6cverbi,qaod fignificata^lum.fednoncam  eflentiafen re. Quapropter cum dico ;2df/l:m,figrtifico  rem, qux nafcicur,yet aclum nafcendi cum re, aduara ta-  li aclu. Et ideo quot funcaclus,totidem funt participia .f.  substantialia, cxiftenrialia » operatiua, adiua, pafliua,  Deutraiu,communia,&: deponencia.  Dlcicuf propcerea oarticipium, qoia capi t parcem fi-  gnificationis verDi, et partemnominis, vel pronominis, id eftadas 6crei. Vndedicicur eciamnomen verbaie vel verbum nominale propter idem.   JUberfrimitsl 7/   Grammatici dicunt, quia pdriem eapit a nomine^ p.tr-  tremkverbo partem ab vtroque: a nominc .f. genera &; carus -,averbo tempora&figmficA4ione!i«ab vcro»  ^ue namecam £c figurani- Pere^Mr^iiitelligiint kxnmrfet'ea/um vahecatem^  indidionts fine. Sed bsecvarietas eriam eflin verbo»   fednonitaatqueinnomine. Ibi enimtTe. scafusfingula-  riter funt, in nomine fex et pluralirer etiam fex, ncc mu- '  tant prefonam ficuc in veroo. Vet tempora intelligunt  pra?fens,prieceritum &futurumjqua: aclumconcernunr. Sed nomen figmficat tempus, vt ens eft, fcd non cum  temporevt verbum, Per fignififationem incelligic adio*  nem vcl pafiionem,&:inhocfaIIuntur Grammatici:non  enim afoloveibo habet partictpium fignificationem,  alioquin (igniHcaret folummodo adum Sed quia figni«  > ficat efientiam cum adu.nonhenedixerujDr, quod aver*  bo (0lohabet6gnificQtionem:tquod autemaddunt n$>^  .m^rnm ^l%«r4fiil*idefl: formationem fhnplicem com*  poncamab vtroquehabere non mal^ addant. Sed non*  efthsBcnarticipkmifn rario propria^fedinmodo fignifc .  candiftbi vtrumque parcicipar, fbrfan etiam pronomenr  ^veirbiiniparricipat, omnisenim eflTentia indota fuun».  didum eft perfbnara,^ adu^ eftperfohahs, proprere^  dicendam efl^quod pirticipatpronomen &verbam,ver  forfan quia nomcn efilnrinm fignificans habetaclnm  ^flrcndifiibflanculiter.poceft concedi quod parrcm capit  a nomine,'cum reueraplusd pronomme capiac-' adu?; e*  nim exiften Ji,agendi,operandi,pr^tiendi fnnr potius per.  fonarumqu.im effenuaium, ijifi, vc pcrfouaurum. Sicdi  liocinMetafii,. 72 gratnmaticAltutn CampaaelU,   P Articipt» oriuntur ex verbis, 6c terminantur inmo^ '  mina, vc ^Xitmabmm&tamam, mucata verbaliin  rfii/ noiiunalem. Confimilitcrm vulgari lingua.  DeriHaihfarticiftorum.   DEfmuntparticipia in am et ia rus, vc^hians&ama^  curus : et in tas 5c in ^«/,vt^inatusdc amandus  Addemus, in ^i/ii,&iirffi^vtainabiUs et ainatittiiS) Vtt  iat*Ukrovidebimus. Participium ui a4iii/oiiiuj:u4^aprimaperronapra:ceri  ti iiupcrfedi .murata <fwin, v;, vcamabam, amanb facir, in w, in /1»^,formacur a fupino pafliuo.vtamatu fa-  cic amatns, prout addic, r#/, auc in,formacur a ge-  ninuo parcicipij in am^ mucatO|fi/^a ^/t/yVt amantu facic  anundus.  INiingua^atina itarehabentderluationes paucisex^  cepcionibus additis. Sednon in otniaiidiomatedan--  tur participia nifi vbi breuitas Srfiicus attcodiior.   Poccx tamen noftratesvti ceperuntjdicuiltlHiim/Siitoi^  faH9, faBihili fucJiaoyfaBufo et facignd^.quod poftremum  cft mumsvfitatum. Atquidcm deriuationesomnespoC  funrfiericx imperatiuo per adiedionem,& ex fecunda  perfonaindicatiui, fi enim<*«i^,accipiat,»j facitamans,  f\ tus^ amacus, fi, ndas araandus, fi tums, amaturus. Tut  vertitur intns eftin xa/,vcvifus amplexus, proutfupin^i  jEjjrunr. Etideo redc (^ranuuirici funina refpuunc.  <'Duo func parcicipuex parce edcntisai^umkhabentia»  .Camaoa  Ly Gc  Ltberfrimtis, 7i   amans et amaturus, alterum prxrentis, alcerum fucuri  temporis.'   Duo funcerinmex pj:rterecipientis aclum .f. amatus  et amandu5,pertincntiaad prxtentum 6c fucurum. Duofuncex partepocenria:,vt amatinns <5c amabite,  cfpa^poiruiH: muLtiplicari adkiue 5^pa(riuc per omnia cem.  pbra, vc dixitnufi de oomine loquences. Tfofofihodetemfortyus^   TRia enind runttemporaparcicipiorum, pricfens,pr3p-  tencum &futurum, quar multiplicancurinadliua^  pafliua .f faciencia et recipicntia: excepto prxterito»  quod non poteft elTe adiuum.nifiin verbis communibus,  ic deponcntibus, vt (equens /equutus, fecuturus, lar-  giens,Iarc;itus,5c largicurus,atque infuper quibufdam  vocariN neutns paHlnis, vc gaudens, gauifu.s, et gauifurus,  tido ctiam, ca:no,prandco, iuro,placeo, foleo, audeo* af-  'fuefGO, quieko,titubo,lnuboi fierienim pa/fiua triplicf-  teifdeberencyciiens fadtts&fiendus,iedndn eft auistfi  Vlb.   ' Etquiaqubd eft in potenria eft fucumm.fittnrilma-  tittum et amdbile^adiuttm tcpaffiuttmin potencia&pof?*  ieat triplicari. ' : .  QViECumque carent fupino verba,carcnt etiam par-  ticipio,in cus&in rus, vc<iircO| ftudeo yCompefco  apudLacl   cafus exigentia. PArticipia exigurlt cafus {ttbrum verbonmi, ficot fiio  in lotodocebtmlis, quando non fiimuntur penitus  nominditer. J)oH»i enim p^t^ft.efle nomen, ver^i  De fextu. Prasterea participia habent sexum masculinum,vc  foemeninum,vt^» 7<i^/,8camanda, neucram  vt amatum j commune, ^tamantcm,omne^VC<iwww>tiici-  tur eaim Jiic» 6c hazc^ £^ hoc amans^   >   OMniaparticipia iai«ffi& vsihtk futittertixrieclinatioms nominam, in ntSt ia /«r in ifti et inijiffj  funcftcundas&primaSf ficutboaus.bona, bonttm,icaa-  maturusjomacura, amaturum dcc.   '^- lyejorma. c   DAntur'fimpIicia,&comporita&'decompofira, vc-  iegenSy perlegens, &per leduriens, flcuc m ver-   bis.   £t babent compoficionemilmihcer cu m nomine,cum;  terbo^cum aduer bio,cum propoficione^iicuc declarauL-mus loquendo de yerbis«.   De frttpojltione feu adn omine.  PKxpontio eft V ocabulum indicb*nabile, confignifi'.  cans rerum feu elTeniiarum cum iuisadibusrcfpe-  aus&circunftantias.  Ideoque nominf adhasrec figoificanci efl!enciara.  Uberfrmuil 7/ Dictc Qr 1^4«&tff^f»!/) ficoc decaeteris.  DimviViniitlHiatlbi ad differentkun decliii&biliam  ooniinuiTi,verborurn, participiocunr8cp Fon6niiattm.   Dicitur conf$gntficans nfpecfui ^ circnnfiantias epentKt"  ruminfatsafitbrts : quoniamperfe non fignificat, nifi ad^  datur nominibus: et non nifiper adum eflendi 6icxi-  ftendi 6: ag;endi 6c patiendi U. operandi pofliint res ad  inuicem rcferri.   jDicicur cfseniiaram^ ad differentiam aduerbiorum qu«  adtum refpcAus et circunftantias dicunt, non rerum, 6c  idcirco aduerbium coniungitur verbo j pra^pofitio vcro  tiomini,vnde re^ns vocaretur Adnomium» quam prs-  ponno:pnepomenimeftornnium rerum, qux antcce*.  dilnr iiue in nacttra /lue ia ^vocabuiis : fed^omini  . praepioni eft proprium huius partis orationis } quam ex  %oz pra^fitionem vocamus Meliorem ergo adaer*  biuni nomenclaturam«Praeponicttreciam pronominiiSc  ^rticipio, quatenus aiiquo pado fuht nomina etia»'  ipfi.   jijfirno comfaratiM.   Slcutiaduerbium fehabetad verbom^itaprxpofitio  ad nomen:hoc vno demptO|qubd non fimiliter qualificac,necquantificat. Dlcitaduerbiumcircniiftantias &refpe< fbu$a<fluum;  &infttperqualitates, et guantitates, teroporalitates, iocaiitates«&aUamttiia pracdicai Aentaha* Adno- miumautemreu prxpofitio ^olum rc^pecbus dicit eiTcn-  tiarum et circunftantias. Qvi:\lirate$ enim qunntiratef.  que, ciEteraque pric^V-mentalia indicanturabadiedi-  uis nominibuj circa frJ »flantiua, rii;nificantia efTentias,  verba autem adiccHiuia non vniuntur fubftantiuis nifi,  participiaiiterfumpra. Dicimus enim igo fnmiuryem^vsk  esanuQSyVoseftis icribentes^&c. Omnis entmadusre-  foluirarin eiTeatiftni, et idei^ ner effeotiale yerbum expri-  muntorinnomine participiaU,6cciini<licimus cufnrie^  tftoMefiy fttmitucl/carrere^motteri nominaliter iqu^  tencis, ad\useflqoaRkmres,&aoii vt egreffiortjfe,   De numero prApo/itionHm certos cafu$   exigentium.   Prepositionum an« trahunjLDxmifitt Ai^afomaccu-  fatmtmi,vt aiJ, “apud”, “ante”, “aduefros”, “cis”, “citra” jCir-  ca^ circitcr, “contra”,erga,extra, “inte”^, “intra”, “infra”,iuxra,  “ob”,'pone, penes, “pcr”, prope,propter, “pofl”:,pra:ter;, fecun-  dum,fupra, verfus, vltra. AIix vcro adablariuum, vra^  ab, abs,abl'que,cum, coram, clam, dec,ex,pro pra;^  palam.-fine. Alia: adnccufatiuum &ablatiuum, vrjn,.  fiib, fuper^fubter. Alixa^ geniriuam,vt inftar gratia.  Aiia: genitiuo, &abIatiuo, vttenus, quodpoftpof]tum.  " nomim(ingulahferiHcabIatiuovt capuiotenus^ pluralii  veri,g;eniciua, vccrunim cenus« Ratia honun exiogica)  et ex ^idisin capJde nomine confbit   DiJlinSfio frApopionum exJ^nijicatiQne.   hiu in.   PHarppfitionumalias flguificant refpe^um,alije  cumltaaciaiiio ALke sigmficanc r^rpedttm principijac! termlfium»  qua prioci[>i; xyt i^ex : principij jid termimim     S   ALiae fignificar refpedun^ caufae a.d effe(^um,&c '  contra,<)uarum   ALix (ignificantrerpedum cauialem caufx agentis  vcab>a,ab5> fecttficlum ; vti peo fadum eftfe*  eulum.&ib.   Anxcatt& materialis^vt i&^^,-nde Juto ^dus eft  . homot&exelementtselementacum*   'Alise.caii&idealh^vtinftaf.. U >;   A liz caufaefindis 6c perfedionalis^ vc propcery Ugra-   Alix omnium caufarum,vcp€r,pra:jcipue aucem ui>  ftrumeiiulis.  Slgnificantium circunftanrias,alix rignificantcircniiu.  itantias \oc^\^s\stsfnd^c\s^citra^vlsra,cnmm^tlnf^  fropK imxta^hiira^)^tfa^veffus, fnpra^infra, in.   Alix ctrcunflantias ordini s fetf difpofitionis, &ficil3f  yrtante^f^fypra M^fupr^ fifher^ tenmr yfn^iitter»   lias ojppofitronem vt  « Aliapcmunftantkm fccimtis '«IBnmta&'v«tsegac&  ^tit^^pUiabfgue^fratcrrCoratn^{dUnt^afiU^   Dijiin&io ex fomatione.  . Arc. IV-   PRxporinonum aliae fiinplicesvt^^jaliieconipofiia:,  vtaduirfit$.   Diiiin&io ex Qtdine. ITem alias primitiua: siprofe, et i-//r.z'-, alix deriuatiux  vc propui&cUiriut, formancur enim comparatiua, 6c  faperlaciua nominaex prxpo{icionibus »dc umuladuer*     v;     Proprium est pr^pofitionum compbfitionem fiicere  cum verbis: non camcn omnium ^ vc^ipitraft^tli dc   verbiJi compercumtuiL  IDe ad$ieriiio. Adverbium eft vocabulnm ii^dec Unabile configni'  ficanscircc inftantias pr^dicamenbjes, &affedEi<^   nes,,modificad Qne/quea6lus.  Ideui^ue lernjiqjr verbo adbicret, significanciadunL,D^dume(lpiili9^q,U9d aduerbium dicitur quia flac  tttU3fc.mb»int|:cemnam9difiGationesadt]s,fignifi- ^ ti^verb j(»,dfcl4ratK7. »  DiciCMr^oyv &par5ordinis icKieclinabilis, ex rop gene* . yg   re,i&: clifferentiadcclinabiliiim.   T)\c\z\xr confiniificdns circun(hiLttat (sr Tnotlificittkne^ fi^   IhS'^ qaoniamomne prxdicamentiim denominansa^ flmn   percinecadadus circunftantiam.qualificans veroad mo-  dunir . .   . .DecircurjjlantthHs actum. Circumstantatium: tempus, locus, eventus, magnitudo, numerus, ordo, similitudo, ficanimi excen-.  fiones.  Dlcitur circunAare quidauid non pertinct ad tC  fentiam re, fed pertinetad eius exiftentiam ; omnes  enim res diuerfbrum prxdicamencorum circunftanr,  quac Ain t eiufdem prxdicamenri, non circunftan t/ed ef.  fentiant, vt in Metaph. probatum eft. Et quoniam alia  funt eflfentiaiia,alia exiftentialia rquar pertinent ad exi-  ftentiammagisdicuntur circunftare,vtfunrrempus,lo«  cus, correlatiua,5c cocxiftencia.   De adHerbtorHmyfpecfantiumad circmflan'  • tias^varietate.   PRopterea aliafunt aduerbiatempprjs vt quande:, ho~  die heri^ cras^pidUyfoQridie^ quandiu,mod9,\olim^quen-:^  darn^ nupefynunquam^ mox^fdttUfper^pereniie^c*   Aiia funtaduerbia localiafignificantjaa^flum in loco  vt ybi 5 hic^iHic^ iftif^ intusJorit Mfqttd,nttlMii vtro^ique^  fUutr^biqtte. A lia ad localem ly^oxione^^vtqno^httC^ilkCyi^ttCi intro^  fora ^ttoieis^quocttnque vtro^ue^nentrpqttu_, ^     /o Aiia moto de loco, vc vndeJjinc^ilUiu^i^inc: vndijue^/i^  ferni^infcrne indtdcm.vtrinque,   A\i3Lipetlocum ^\t^ttaJ?ac, ttIac^ifiac^ qttaoisqUa!iie^e4''   demvtraque.  Dancur vcrfus locum, viquoffiim, iUorfum^ dextrsr-   fim inextrorfuni, Daacur  6c vr<|ue ^d locttin, Jtt^^nc^ffm, iUft^^ vfpi^  qu^ufqu9^hdcienii$.  Alia fuDt euennis, vc/i^r/^ tf^nuna J^nmtu, cmingen*,  terSniceffario,  Aiia sunt ad.ttCFbia niagniradini$» vt/^ir/ki»,^ir«riiA»»»t  faruum^ minianm % fherimum, fumwmm^ atis^nimii^ntul-  eumyaii ^uanfuium:m:tgiSyampli MSymintts.   Aliarunt aduerbianumeralia fignificantiavicesaduum,  vt quoties, totuiy ((mei^bts^ ter, quater^ dectes^ eenfes ^mtilies^  &c. ex pronominibus numeralibus deduda.   Alia func aduerbiaordinis, v^^rrw» yfecand^^^ytertio ^c»  deinceps^dehi h\pofiremo^dentqtte tandemydemum,   Alia ordmis,&dirpofitionisfimul, quoniama<ftusauc 'congregancaucreparanc.  Congregandifunr, (imul^  fotrim^ ceniunHe, generatimyturmaeim^ vnluersh Separan. di faqt ^fiurfum^ ei^em Uimt friuatim, ffeciatim^ figulatim^  ' hfariamytr^ar Um>,fitatri/h^ ymultifariamidtt^ltiteF^  triflieiter. SpeOanciaadlimilitttdinem funt, tanquam ^feu ^pcuti^  puktignitvt qitomedu^ iimaim ^Jkmm De fpcHanfibHS ad anim^ etctenfioms^ Aekierbiapercinentia ad animsc circunftantiamrunc  multiplicia. Nam vei anmia alfirmat vei negac  eilefeu adum, vel dubitat, vel incerrogac,ve! vocat,vel  rdpondec: vel optat,vellK>reacur, vei eligit vel proliibec,  ^exoftintbuslitrceanima: extcnfibnifcusad obie(fla,naf. canrur adnerbia» (icirca verbumftaat: v^l fide re-|faQt  inlceric^ionis, qu^ eqtrin^entoraf ibni. Affimandiadilerbia 9m^fo,mi, etiami{rofc0i qtappc^   umfu Negandi aduerbia func, nov>haudimimm^ne^Hac[iianif   j^a^d^uaijuam neutiquan),   Dubitandi funt, fGrs.forfan>forfitan ^fortafsii I fortajfr ',  Interrogandi (un r, r, quayt^quam^h im,^muU npnm^ vtfnm^nunquifit^ quidnam, qutdne^ ^i/idita,  . lurandifanc, p^l, edeftil» eea^erthercU^ meierclf»nuintt^   .Vocandi fanc «i^fir/t^cea einquefiinc rerponde jidiin.  tecduinadtterbia. ^  D^monftrandi ((int, eccc^ tn^ eccnmjMleet^viddieet. Interrogandi vcf Wandiendi,vt/tfJ^ji  Optandi func, 0,Z'//»*Jw/V/,%*<^*w. "Hortandifunc,w^,rfgf,</^//^.   'E\\2,Gndi p/*tttts/utit4s,p0Hfiimumiimd^^ttin. ^ Pfolnben4i,«^,f<iar.  K Duerbia aiianjim f^rcunftant verbo >tanmiam tt>  gni6Ccaotia, qaodaifi Miiiniicejepr^d ^ledqoaF   lifi^antaiEciancqueadaiil*<^alifici Mio,veleAexparrea^m ^deQtis, vel f^fd^  pieort5jyel'«xparceinfiui?ni ecdus.  Aduerbia .qualitans ex parte agentis, funt puUre, doRe^  fortitif, ^.'ne.male, Gr^c^^Latjue^CUeraniane- dcp\cTum*  que ex omni nomine adifcliuo qualificante cHentiam  dcriuatur aduerbium quali4cansadujii;igitur (juotad^  iecliuatot aduerbia. r-  RE^e didum ePcex omniadieBiu^ firiadtieriim>iio*  mina enim fubilantiua) tunc &mt aduerbia cum,  adiediuantuTj vccxCicerooefirCioeropianus a&exhoc n fammaticaJium CampanelU]   Ciceronianc liciit enim adiecliuuui qualificacrem, ita  aduerbium aclus rcj.   Dantur aducrbia qiianticatis, qualiracifque poficivia,  vtdofl^^^ U comparatiuai vc doiiius, vc fuperlaciuaj vc   De aducrbits affeiiionis ipfius a^us\   ADuerbu qualicads ex parte a&ttvpertioentad a£. fe<2ionein eiufdem,feualteracionem» Alikfiint inten/iud, vtnutp$,m»Mimh^lt Mm^4imdum^  ferqu4m,ma^nopefeyVehementer ^frorfuh fenUMf>mmuttb^   nmium/tnngCylate. imfens^.   A I i a fu II t re mi fli ua, q ux min u u n t a^lram, v : /2- nfinf.Pa  Litim ^vix, agrh pene Jeri yferm^i : fedentm \ a foco afoco  fianfiatto. SiLcvnlgaiitcr. ;7a D Nax A T L a.   Sciendufn» quodadie(f); iuanomina pertinentad e/Ien  ciam,quanticacem,formam, fpeciemjvc humaniis,  rongus^quacrangttlaris albu ideo aduerbiort|maIiud  quanttficat adttm^aiittdqualificac, aiiud format;fl/jud  fpecificat » ic hasc omma fttb racione affe^^ionis; di^a  funt!6c qualifcationis. Qualitasenim eft non foluns fub*  ftantiae, (cd etrani quantrcatis,'& formse, et adus,&^onnte^  .aiuro praedicamencorum,vtin iogicadeclaratumeft.   Icem intenfio, reaiifiiQ percinent. ad qualicacis3&.  magoitudinis adus.   De Qrdineaduerhiofum.  liaaduerbiafttD€pfimiciuA>ytti^i-aiia denvati- aa|Vtfi!^i^&   Liberfrimusl ^ Sj  iJtf formanone Adu4%biorum   Itcmaliafiinplic UjVt Ja^^^alia cornpona-, vtfM«*  y^^^ lalia de compofica, vc^tf^m d^Hifiimh  Confi Jerandum, quodalia adiuerbia com^onont cum  aduerbio ; vcfxjfr>(^v/i,'fic ficaci:ali*cam npmine^ vc  maUftcuiy^W^cmk pronomine vrMf ^fr^/r^ltacttm verbo,  sifMiifuciOf maUfaciOt malo- ideft niagis volo.   •GRammaticulicunt fex cfreprxpofitiones.qux 1.0«  nifiiacompoficionercperiuucur, videlicet ''ditdn^  re> fet itf«^r«», Veruncamen videncur ex parceerrare, nam ^  ai^eon^ fit prarpontio veniens eum tnmen\'^dis ori- carexdifiundim t Scdi, exdiuifisaduerbiisi/^eic feorfum^ r^exf#^« saduerbio ordinis.,veipra:gofidone ;aa forfiui  CXantefrapofiUue^  OMne aduerbiumaffedionem aclusintrinfecam, aut  circun (lanccm,figDihcat,tam m compoficionCjCum  verbo quam cum nomLne«Noa enim nominiiungicur ni«  ii per fubaudicum ver^un. DtcwimShnefcjftimM ar^aionisfsrte^ Comundio eft vocabulum indeclinabile con/igni-  iicans copoiam ellenciarani^inter ierciatarum ad     Sdf Cj rammaticaUum Ca mp.i ne lU, num aduni) aut rerum et ficnul .acluam earumi»*  terfe,6c propcereainorationecboii|ngic c^teras partes  orationis& fententias, vcPecru^&Ioannes fuiit noroi'neSy item Petru»currit> et loannes»   POoiturvocabuIum fariapithnhittJeilin^i^&fex ge^  nere6e<)iflerentiacomii)ums, ficut in^efioi^nonc ad.   Uerbij &pra:pofitionis.   Dichiir con,^^nI(7cjn s coPf$ldm cfftntirram inffr fe reltt.f   fumadvnum achim, a J ditlcrcnciam prarporition 11111,- ».^ua-  rum aliqua flgnilicant coniunclioncm, vt cfl refpc(Jius  nonvcadadum aliquem coniun^:^iintur j vt Petrui ctnn  Jodnnetji^ vbi ly cum^ folam relanonem Ibci^cacis indi-  cac. Scd 9etrui& loannet funt hornineSy]^ et coniungit  Petrjimicum loaiiiictll a2tUL enenJi,8c quidem lyorm gua.  Cenusfiini adu coniungit fpedac ad cohiundionemj^ua*  tenuscafiimregit,adpra:()oficionem, Dicitur vel tevMm fimi/l^ et afhm earttm\ quonfatp pbC  fnnt coniungi invndaAfi, Vel in duabus: vt Petm eurrit,  ^ /pamtes Uge» vbi ly, t^Petrqm currentem 6clpad-  nem legentem coputat, 6c propterea Grammatici lii*  cunt, qupd coniUngit parte^orationis et fententia*s,vti&a*  mo ti* ajtnuf funt animal ^ et bomo eft racjonaljs vjcar^ito  ijrationalis. Et ideo non poteftreperlri coniun^ioin oratione  fimplici vnius pr^dicati*5c vfiius fiibiei3:i fimpbciter ft*  vt homo est animal,tnqua nulla coniuoAio eft/Oifibo-  nms. cimaisim$di» fed verb^Us».  S\ econimclionis f^ccJantibtis COniun^tionumaliacopuIatinD^aliadifluncliua nlia  aducrfatiua, alia conditionalis, alia comparatiua,   aIiarationalis,aliaillatiua, aliaoppx)ntiua, aliaexcepti-  oa, aIiatemporaliS5 alialocalis. .   DefinitiocopHlanti^,   COpulatlua coniuncliojeft quar prorfirs conlunDT  res in vno aclu vel res adufque.Sunt autem copula-  tiuic, ^yat^ffe^ac, (juem^etiam^^uoque ^nccnon^ vt^cumi  fubiun^fliuifque feruientes omncs.   GOniungere et copulare funt idem, et quoniam c&- pulatiuaprorfusconiungitjhaberpomen fui gene-  'Tis, per antanomafiam.   i. Sed alix particulic non corriungunt nifi cum aliqua di-  wiiiifione interpofita. Cttmy&ut ^qu&nia?» fubtunchuo de-  £cruiunt, funtcopulatiua:,y7w///7rf C^^oci/Definitio difiun^lim^     Dlfiundiua efl qux copulat vocahula et non rcs,vel  copulatfecundum vocem, et di/Tbciat fccunduni  rem. Suntqueiftx.^a^VirAv/jfisrr /^tf,vt tuaur^chomo,  autbeftiarvelfcribis^vellegis. Et, velego rummaius;  vcltues malus. Grmm^ticalmm QimfamlU] Defimtiuo aducrfatiud^ numerus. Adversatiua eftj quijconiungic-rcsvelaaus/cd cil di-  M^rCKn^^^^itueihonus Sednonintmmhus Pctrtis effc  cio AusfitIoanesiniiodus. Sucaclueriatiuac, fcd,at^«aiwc,  tamen,verum,autem, vero aQ:, cxterum, atquejverunca-  men, nihilominus,Iicet,5cIicet, ecri,quamquani .qudm.  fiis^tameifi. Quaccunque coniunguncado criando. la  vuI^Ari lin^ua ly^nij roium "aduerfatur, Kunc addunc  ^crcJ, (lenliter. ' ' De conditionali.   COnditionalisexqua: eft fuppofitione Facitcomun Aionem,ex fi fol efl: lUoer terrani dies eft, ^uac con-diaioaaleiS/^Atf jwij^j » \x\i,mxi\,\A^, if/iUbK  c   De comparativa. I Oniun^io comparacittaefl:cua:per aflimilacloiieim   res fimpliciter,velcum a^libus fim.ul interfecon-. iunaic .rquando,vel excedcndp, vt ficuc Petruseftdi^-  dus jta Francifcus eft ignarus,vel Pecrus cfi: doc1:us ficut  eftbonu?, cam dodus quim bonu5 : vei magis dodus  quam bonusjvcl quam Pccrus.   Sunt comparaciu^ fi^ut, uj, veht, veht:,vtr, vt^tan»^   Omparatib ^quans eft quarqualiracem fapic incet  V^rescomparatas > vc (icuc Pecrus eftalbus, ica loannes  <eft niger: vel vm tii es Piialorophtts quam Poifca, alia  ponit io^qualicate«,vttU esma^lM>nttsqttamef tPe*  Ltbevfrimus.   Nominaomniacomparatiua &: fuperkuitia ^qitoniam  .inclirdancly magjs» £cly mdiiimk fttnc coqiuo^iua oractb-  Biim^ didionum. *     rationalL * •  RAtionalis coniunflio efl: qucX disflum cum ratione  didifeu caufa dicUconiuugip^vc/ff e$ dfUMS ^quia^  JluduifiiCiceroni,   SuQcradonales coniun(^ione$,f »^r^f  «Af, tmim^fu^w^mtUsUi^iJideo^Ttftefia^uotUami^iU^  dem^fyMidem. DeiUafmaconiUn&kW.   Illativa est, auq^contungic anfecedens cum conre-  qnfncididoaircrumexalteromferendo,vt Petrusefl-  fendus, ergo carusDco, runtillariu^ ^g^tur yergoy.ita"  ^eexpofitimsi   EXpofiitiua quac rei non clarx coniungft clarifi*  cationem, vt homo .fKibilis^.idel^ pacens ridexe^  ^andtii Uber.   Di exceftiuis^,.   EXceptiua eft,quae excipiendoaliquicTex didaconi.  iungirexpcetumei, vncfe excipitur^vt^?^?// homoed  mtndax, prater lejum Chi^Hm. Ec quadraguica accepi^,  ynaminns, -Sunc excepciu^niji^i juraec ef, xcepcoi^niii^  De tem^oralk   npEmporaliscouiundio cfl:,qi]arcomiingi'c resatqne  A aAds per cempons fimultateni, vc quando magi-  ftec legic/ffiiif^difcipuliaudiiinCs&poflquamveneriSjda-.  . botibi libnim. Sunc temporales, aMond^yfoftquam^tunci  QVamuis temporales coniunctiones (inc nduerbia,  quatenusafficiunc.adum temporalitate: nihilomi-  nus quatenus coniungunt parres ora[ionis 6c oratiua-  £uias,perciaeatadcomudionem. Idcm dic delpcaii.  Dt buUb^l '   LOcalis eft, quie aut res fignificat, vt lUnftas loco, vel  iungiclocalitcT, vc v:n tt inuent<f^ihite ludico»  Suntautem locaIesf<^^ vnde,ijuo ^qua^^uor/utn^qu^*  j<y^«^i6c aiix dum comuugere poflunc,  Vnt alix coniuncUones primiciuas vc<2/ialixdenua.   0 s   DipmHio ex diffofitiine^ '   Itemaliacdir ponuncunn primolocooratioiiiSiVtifr,^Aliae so   AWx pon:ponuntur, voci»cuia cliunguntar,vt^tt;ti^;/4,  Alix vtnijue loco dL^unitir, igilur^equidcw ffahiw^   Ex formatione^   ITem quandam funt (implices*, n tamen^fttadani.ccm* fofitiC^atfamn,   C^u^flio dc nnmcYO ^aniHm orationis. QVxricuran fiiicplures oracionis pnrces? no viucntur  enim omnesfignifiaitinnrs per parces prarfacas e-  uacuari : fiqiudem articulusadliuc defidcratur, qui ap-  pofitus demonflrat non (oluni fexum, fcd criam quod  perantonomafiam,autpercflrentiam,autper proprieta-  xm ed tale* 3ed hoc verumeAinlinguaGrxca&vuU Sariltalica,cum enim dico P ietra ttno ^Qfnzh&co (iib.  antiam Petri: cum dico P///r0//^0jr9,proprietatem Pc-  triper excelienriam declaro *. dc cum dicimus Chrifio ed^  gnelh^b ^giia di Dh : nihil excdiens dcimtis,tiec propriiL  Sed dicendo Cirifi^ k tAfftetto^ o ilfiglio di Dto^ prpf e-  rimusquidfpeciale decantatum,aut quod vere autper  effentiam eik,6cnon per fimilitudinem (oiam v.tChryf.  adnotapic/edlatinicarent liac particula.   Videnid?tamiaicerii eflc in hoc, quod Gerundium  et fi.ipinumitadiftinguuncura nomine^Sc verbo, vc par-  ticipium fpccialem habcncmodum figniiicandi ; idcirc4  inccr parces ordinis numerari debercnt. Scd forlan ad  participia reducuntur» veiex verbo &participio com-  ponuntur. Amandoenim amandi,^amandum, parti-  cipiafunt in Dus. Sedtamcn verbalircr nia^^is fignificac  quam participia. Sed cafus luabent et formationema  ' participiis. Similicer amatum» 6l amatu participio paf^  uuo refpondent 'a&uique prxterieiy vt cocnatami $c  pranfum adliue fonanc j &:auxtliatuin zamattts w6 paf-   vndefitper decnincasioneni amaittm  M  . De Oratme confufaM^^ de Imerieclionc.   Oratio confusa est indicatio quae in didiones diftfn-  guitur, rediniperfedisvocibus,& minusbenearn*  cttlaci> I iignificacaniiiii paffiones, ootiones, et affiediones   «    JN hac definitione ponitur sndicatio, quoniam aliquid  pftendic vcprxfens omnisconfufa oratio.  Quar (ubiunguntur, ponunturaddifFerentiam oratio iiisdiiU0L£ti£* — Dicicur figmfitatpaf$Unc$^ n^$bms, et affeBionei \ quo-  hia ift« funt extenfioncs animx crga obie<Sla extcndcncis  (e pcr poteftatiuum,autper cognorcitiuum,aucpcrvo*  iitiuum: et ciuidem omncf cxtcnfionespcr hanc orationem, vocatam i Qrammaticis IntmeaionmyAthmnt  cxprimi,&defaclbcxprimuniur. Sed non inomirf^ Iingua habemusvoculas itgnificantes carum^ncquceardcm;.  fedinains ali.ismchufcul'e, autdeteriufcule.   LIcetpa<riones,noriones8c afFeclioncs fint exdemin-  omni hnci;ua,& exprcflioipfarqm in corporis commotioneeadem'^?non^amen expreffiopervocujas^ledalibi  Aliar,   SVntqurdjEfm^animas extenit0ne9eardcm, quoniamtb  einfdem^ci^iaiiimabtts i>maia.hoinisiiua corpora   tiher primusl pt   informantur,& eirdemobiedis paricer mouentur.Sed  .expreflio notionis animae reprsefenracurincorpore 6c in   exprefloaerejinillo fimiliter,in hoc diflimilirer, vnde   afre(5tusdeliderantislacinc exprimicur p:r voculum, vtinam; Italiccper vde^ediQ, Hilpaniccpcr tfx^/J, Gra:cc  perci. OMnis vox de fe folam anirai cxccnfionem exprimen s  dicicar compofica oracio : qux aucem cuid alii^ par-  tibus oracionis» nequaqMam*  De exfrefsionibHspafsifinum^ - In lingua latina pa/noncspotefl-atiuifuntpauc^Etalir  quidem hortantis, vc ^j./, age, agitc, A Ji^e prohibentis/  necautfroh, Aiixirafcentis^vcto/ffit^iv. Ahaztimentis,  VC ha^ bei : Alfa: animaduertentis » vc apagefis. Defunc  fperantis vocula:, bc irruentis, et imperancis, 6c impocentis,(clonganimicaiiS|&audencis>6c;Cimenci$&Qi \ TDeexprepiombHsnotionunt. Notiones cognofcitiui iiTlingua Ladfia^aliac fiincaf-  ferencis,vc :alia:negancis jvc»#a,/&<fip</. Ali«  dttbicancis vtfifrfitnfcrfaan^ fprtafiU^oftaffe. A lix incer-  roeancis>vCAvr,f«i//8^ffli. AJisevocancis^vc^Mi, Aliac  relpondencis,vc «• Alias admirancis, vc pafe^ hem. hWx  demonftrancis, vc en^tece-   Defunt auteminteriedioncs memorantis,difcurrenti$>  imaginantis, cogitantis, incclligentis, &: declarancis.     M ij  rammMicalium CampamlU^.   De exfrimentibus a^eHionum l ..  AFfeftionis fignificatur per tiotas confimiles, alix*  enim func defiderantis » vt vthuim^i, /T. Alia: gau-  dentis, vtr//.'t% h\\^\M^tm\svihau/heUy€h\. Alix  dolentis, wzheujjti.ah. k\\xv'\dentis\tah .,ah^eh. Alix  blandientisj.vt.^*;. Alix iniprccantis, irimalMm,  ^ veh, c\\.\x etiam enrexclamantis.   Dcfunchisinteriediones aduerfantif ^qua: poceft effe  '^pagffif, &miferercentis-, quxapud Virgilium exprmii-  turperwi/I?/tfw, <S: xmukn:is5c muidentis,quas non in-  uenimus apud Latinos.Icem approbantis £cxeprobantis,haoc volgjaricer expnmimuspenfii^) qux Latina non eft« t_,0..QVcimquam pofuerimus viiaam.ojjeus^^forfan.nwil-  tafque aliasextenfionum notioftrs inter aduerbiai  hoc camen verum eft, vbi verbo adharrcntad modificandum afluni. Sed vc folummodo animi exprimuncafFe-  ^iones,percinenc ad forationem confufam.Nihil iuceni prohibet,vc idemficin dluerfis fii;noriim ordinibus, vbi i  jbueiiasiuibeciationes, vt pacecin Logica» QVJT> CONT INETVB^-   in lihro fecundo.  Oftquam parres Grammatica! dixi-J   rnus,6c orationis enumcrauimus par—  liculas,. tam perfe(fla:, quam confu-  fa: :reliquumeft defcribere conftru-  (f^ionem orationis ex fuis partibus, 6c  quomodo cohafrent declarare. Ec  qooniam partes orationis habentca.  /bsjfexus, numeros, perfonafque,illa: quac declinantur,  qua rarionedifponendx funt fecundum diCtas ipfaruniJK  afFe<5liones,operaepretiumeft dicere fpeciarim :nam in-  declinabiles particula: folam difpo/itionem requirunt CiJ.  Meiurmodieoncordantiis. De concordantia innationHmlwguis]\^qu^  denuo inflitm pojfunt,   Qucmadmodum in lingua Hebraica Itala, Arabua,  Hilpana, 6c Gallicana non dantur cafus nommum,  fed loco ipfarum ponuncur articuli^ficeciam mlingua  Concmcinorum, Scaliarumoriencalium non danturde-  clinationes verborum aptanda: perfonis, neque te/npo-  rumvarietates,nequevarietatcsverborum aptandxcem.  poribus : &: ideo omne verbum eft inflar imperfonalis vei  infiniciui. Diftinclioaucc ficperaduerbia cemporalia, vc  a dicercm, nHc ^mo^tmpoftefum^^ tmo^ante amo Sicin perfo.  w\%^'\nnt\ez^oam9tuamo^Pietroamo^ '\l^c\v\od non dantur  concordantio: temporum nec perfonarum,nequc cafuum  fed parciculx aducrbiales, &agnominales totam orarip-  nem conftruunc, 8c didinguunt mirifica breuitate ac dicendi facilitate. Quapropterqui nouam linguaminue-  nireftudec.hxc notabit ^&quxdida funt, dumdepar-  cibusoracionisloquereipur.  T>e cancorda ntia partium in Latind orationis   firuiiura.   Arc. I.   XNoracione diftinda femper declaratur aliquis acSlus  de aliqua elTentia, fi ueadus ille fic elTendi^fiue exiften-  di, fiue operandij/iue quiuis alius.   §luar€omnis res^ cuius efi affus^ponitur  in nominatiuo.   F.sfme cflencia^dequa dicitur ac1:us jetiamfi paf-  fiuus,poniturin noininatmocafu,qucm vocamus     re£lum,quoniam cx ipfoflexionescafuum incipiunt,6c  a<n:usexipfoegreditur,veitanquam egredieas cxprimi-tur. Quareverbumcum nominatiuo concordah   SEmper concordat adus cnm co, cuius eft adlus fe-  cundum naturam > altoquin non|efiet c i ii s adus:pr6«  pterea nominatittus cum verbo dicente adum, concor*  dari? debent ih numero 6c perfona,' vtijr# am% i tu ama$,  Petnis amat^nos amamus^vosamatiSyiui amant:&c facie».  in reli^is tempotibus verBortim in omni lingua^   EXcipiuntur verba imperfonalia,& infinitiua,in qui-  bus non ponirurres, feu eius notamen in nominati-  \\o, nec concordat ergo verhum cum nomine fcm*  per.   Dicimus cniai me f(Kniif^emrum;iAardf$i : et fao,tc  cffedodum,.   EX textu reclc patet, quare verbum concorddtcunj:  nomincin pcrlona 5cnumero:quoniamafhiS'eftrer, Sed in vcrbi.s imperfonahbns^vbi poftponitur infinitiuii  •vcTbr.mnon verbi loco, fed nominis,adiicitur,& tcrti^  femper perfonx fingularis quoniam fi^^nificat aclum mo-  renommi.s quali rem, propterca vidctur quod verbum  Bonconcordarcum nomine, 5c ramcn orationeconcor-  dat. Cum enim dico, mihi difplicct viuere, bc me deie-  datfcribcre,&Petri intereft legere ly viufte fcrihre^z.  le^retmt loco nominis pofiri innommatiuo et ideni  fitntac vitayfififth, lecho, et concordant cum verbo.  Patetenim <)uomam fidico, petriinterefdeFiio.benedico,   jaonaucem, CiptrimtirifikSims^^^ murfmjfic^  "iiS GrdmmdticalMm QnmpamlU]   falluntur Grammatici purantes efle imperfonalepro^  pterinfinitum \y irjtereftSc deUFfat.   In ralaergoimperronaIiumquintaaIiter/ebabet,cuiv;  6\co^petrumtedctviLt, !y enim t^edee cum nullo concor-  -datnomine. eftrque verc imperfonaie. Sed ramen fcien-  <ium,quoddeberet concordare cum iy vita, ficuci in  vtt!ganrerinone«&in dliis linguis accidit. Sed Latini  appofuerunt geDiciaum prononiinaciuo^velquiainteiU  ligitur aliquid, vtcumclico,aliquidbooi,6cnonboniiiny  vel aclus, idefV^adus vitse.   Sedinfecundo imperfbnalium palBuorum ordineTes  obfcurior eft,dicimus cnim a mf/atisft titi. Sed fiquis  confideret quod z&us fatisfaciendi sl me egreditur, Sc  qu6dcanfaadiuainablatiuoponitur quando non vta-   gens confideratur, redvcid, vadeegreduuracbio,ftatim   ceflabic dubitatio,   In infiniriuisquoaiainC^iwpera v^rbotiniriuo concor-  dante cum fuo nomine regunrur, facile intellj{^imus,  quando non ponuntur, vt edens actum, fcd vt obicdum:  proptereaque in accufatiuo, vxCcio ego,teefse dofiBm^vbi  lyte efse doiittm^tdobiediuin fcientiarmea:, et propterea  omniainfiniriuaaccufatiuaexigunc,&cum dicimus,'ego  fii9 fcri^ere^ly fcribere b^bet vc^ Domenindicans obie*  dnmadttsiaendi.   Quapropterin concuflaeftreguk,qu6did,cniu$eft  aduspropric, veicui attribuiturvt proprium /|in nomi-  natiuo ponendum eft, concordandumque cam propdo  a&u : ergo nomen cum verboconcordat in numero et  perfona^alioquin non eilet adus illius, fed alterius,&  cumdico,//^r^/<far0»f, refpicioplurale inclufum in illo  fingulari /«r^rf fecundum rcm, licet nonfecundum vocc.     De <^on€ordaMM sdieHm cnm Ju^fiantiuo*   NOn modo ac^iisconcordatcumeojCuiuscfladus,  redeciam quaiicas, 6c quancius.&^i^uidquid dbi  .adluerec»yei inefty vel eftipfum.   Qu^rein omni lingua adkBiuum coneordat   fuhfiantim. Quapi^opter nomen adiediuuni cum fublUnriuo  concordacin oninilingua^qaoniamaccidens ScprO'  /priecasei,cmuseft accidens proprietafqiie.» conuenit» cordacque,(i ems eft.   Jn quibus concordat adiediuum cum   Mfiantiuo^      COncordacaiitem in fexu « numero, 6c csfuJUferh'  na» dlcimtts, ez,o vir&mtSytu malier bona, manci-:^  Aium bonnm, nobis boms^ vosmulieres bon^e, mancipia  4>ona.    X fe ratio pacec h n i u s concordantiaB. Sed aduerceiK dum,quod. apttdG5ammaticos ttonponicurconcor«  dannainperrona,quoniamparantadie<fliuae/re perfbr naramterciantm. Nosattcempu camttsnttiliusefTe perfbnac,fedeius, cttiadhxrentfubftattnuo <»vel loco /ub-  ftancitti.pronominis^perfbnam' fufcipere. Q^apropcerin  wi//»vf, ly bonus eft perlonjc primse, voi mali maU •  i-' eft,fecundaj, -   PRa^erea etiam nomuuvidentur non habereperfo,  nam, fcd a pronominibus eam fortiri, trahique in  ipforum ordinem. Quoniam fecundum Mctaphyficam  effentia non agit nifi quatcnus habetexiftentiam Sc eil:  pcrfonara:cr^o adum habet ex perfonalitarc . propterque a pronomme, perfonam fignificantc,contrahuntur ad personam. Igitur Petrur eft prima» /n i^^/rr eftfecunda, Pctmi autem abrolucceftcerda> qiioniamno fiiiiclui£  perfonam.   Y) econcordiardai'mi ctm antccedcnte,quocl   ufert^  Qubniameandemrem contingit pluresliabereadin  qu6>,dum referc intelledus, non poceft eandem  rem replicare,ne fatietasfiat fedrefertipiam pernotamj,  quamvocant Grammatici relatiuum^nec aeeftvVtre'-  latitfum concordet cum relato antecedenci^ quoniarar  idemfunc.   Concordant autem in fexu, numcro perfona, non  autem incafUjquoniamrelatum non (^r-iiales habct a-  dus/ed alium eUcndi^alium agendi, aliuni patiendi ^DH fexu numero eadem eft dedaratio. Sed de^per^-  Ibna filuerunc Grammatici»ficutin adiediuoiub-  ftantiQb-^verumtamen eadem rationeconfnrantur cum  enimdico. tfo qui fnmbMs^ Hmf Demn : ly qoi SclybHmi  fiint perfona: primaf,quoniam aAus funt perfonarum, vt  dicluni.cft, Non concordancautera in cafu, quoniaui.   Hf, 99   111 vna pfBpofitipinp pnt-ffl- pflV j»/>us enef?cli,&inaliapa«- tiendi: adus autem paneo^conpord.it cum agcntc,  qttan^o adiU£pronunciatiit^^l|H^ noD palliu^ve  in quo-Quapropter ciicimusci&«j^,^i^^^ ydo*  fhs efiyvhi ly ^tiim cfk pacien>^um eviiicationis» 6c hcma  faabens eft a6tum exiftendi dck^q^, vnde iloo poflunt in  eodemcafuponiremper^nifi qiiiDdi^Bltfta^sftuj^  -conditionis, vt cum dico, Petrus qui eft Gramm«iicus,  erit diucs, vel quando fignificanturdealiquoadus, eo-  ilem fii>nihLandimodoiVt: cum dico.Pctrus aui eftGrammaticus,dicabitur, vcl doccbirdifcipulos, vbi ^l/^ir/di-  citaclum, vtinhqrenrcm Petro, ^^«ftfr^ acium^vc m Pc-  tro operante : idcirco quam.quar « alcer pafTiuus, iilter-  adiuus,tamen concordantcum actu exili?njii • 6cjGraji>»,niaticein modo fignificAndi.   OMnerelatiuamiacicontcioiiemdupIicem,'8ceftfi«  ciic cbniandjo nominalis oncionum, nec poceft  reperiri oracio fimpleXi in quamxelaciuum ingredicur*  Dc conftrudlione orationis. Ba; reruM comuniiione difiunQhnefier aHumoftameJfeconSiruSi^m  oratifinis. Quoniameirentia Breriimperie (ttntimpermi%: pe»-'  mifcentur aacem per proprios a^fttts, jlttmalieniin  ^teram extendicur» £citenim ipfarttm finiplicitas^lM;  mulripIicirAs,ab intellcdu concipitur,per aclus inteU  leclus permiicetur £C vnitur,ill3 per mtclledium facia  jnultiplicitas; propteica ad declarandum res cumluis-  adibus et per Adus coniundas 6c difiundas eft oratio^,  cuius miiidplicitas exaduum niuicipiicitate couftabic. mt funt gmera aSuum tot $jfe regulas fit^  ordines CQn[lrmndan*m oranonHm.   CVmque fitalius aclus eiTendi,alias cxiflcndi^aliuS'  opcrandi, aliusagendi,aliuspatiendi,alius mixtusj  proptereafuntfepcem ve^rborum ordines : dequibus re-.  gulae fepcem laciend^ fanc iecundum redam philofO'^  phiam^qajimquam Girammacici alicer reotianc.   Deregula verbarii^eJfentxalium^imHmor^^dincmcomirHcliomsQrationum   duceme.   Art 11.   PRmi um ordinem con ru d 1 o n i s o rarionum effici u n r -  verba (ubllanciua : qua: exigunt ante fe et pofl fc no-  minatiuum proptcrea » quod prx-dicatum fubflantiale  nonlequituradadura eflcndi sed continctnrin illojvc  b&m9efi4mmaUvh'iK\\xoT\myi ly ammjl eftic^cm qnoJ ho-  ma,aAus eiFendi nqn facit differentiam mccr id quod:.'  jnr«Lcedic& qaodfequicar ad verbumr^/ eandemconBruffiortem verbumej fentialir,.  quandofrddicataUnm acadcnukm  ' permod$meJfendL   PR3rtejrea.quidquid pr^dicacur, vtfubftantiale vel per-  m^ttsR iuib{bDciali$» licec noa fii, nifi feconduia roccm^pomtiiretianii innominatiuo, vt homoeftalbus,  lycnjiTi ^fi^af /hacret homioi accidentaliter.ec non cft  idem quod homo. Sedtamcn pracdicatnrquafi cnsidem:  qaoniam eft idem in perfona,licetnonin fubftantia, vc  inMccaphy. declaracLii.   Sandem conilruBimem facere "verba accidentalia qHando aBus non e(fentiales  per modum efsenhaiu  connotant.   O-Mnia verba ctiam non fiibflantialiaquarenus irn-  plicanc adVum eiTcndi, quanmis pcrtineant per  fe.prim6 ad exiftenciam, velaclrionem vel pafTionem,  etiamexii^unc ante&.poft nominatiuum,vtPetrusma-  aet martusjlcoincedit grauis, Mulicrextatp/ompia:;  anti^uiladabattcur nudi.   Vnumefseverb Hmfub^MnHum]   On vidcrur verba fubflantiua feu efTentialia, i\c di-  _<n:aquoniam adumefTcndi rubHantialitcr aut ac-  cidentaliterexprimunc^cflepiura vno,vz./' «^^^'SoV declinationeshabecod Grattfknacjfcis^etcnim ly viuo^\^o  mamviuereeftefle,non {bmper fubftantial? eft.vtliic,  tu viuisbom^^ Sedincerdum accidentale, vt in viaisfccUxy  tuvithvitamUn^af^amy hoc cft habcs^veledis vitam lon-  gxuamutem quoniamdenominanturTesab his quac ha-  bcnt extra fc, et non mbdo ab his, qux funt, vt dicimusy  Tetrus eff NeaptUtamtt ^t^ pilcatus, eft fortanatus : propterea ly habeg^ dieic/flw, et ly fiim hahu per commuta-tionemfignificationisi ricucenjmooihabetarmadicitur armatus,ita qui eft homo dicitur haberehumanicarcm habcreefrerationale, cum'vcrcfitranonalis6cnonba-   bcns ratiojaale i hinc Gxammaticj ponunc# loco haz,. here.vtmihi funr pccani^: 6c tu cs mihifaflidio^cum vno^'  et cumduobus daciuis, &iioc cum pronunciacur eflec«-  xtftemialicer. Qupd enim exiftic in alcero efl,$c alcerHni*.  h^recreu incn:: namcum proounciatureilenciaciuepo-  ntcurinrede ^viejfi fum ftamio/u^^^ic cuesmeumiaiti*  diam«   Cur fHbBmtkium dicit ^opcfsionem^   ITemlyefldicicexhac radice poflc/noncm, notatquej  quoniam connotachabcre, vzlibethic ejl Peiri^xqua.*  ualecenim l.uic,Petrus hahcc hunc hbruni feu cpcur*  jnuni|6cPecrusc(tcocurnacu$« . Decompo/ttiuaftsm.  CQ>m»o(itSLirfitm, vcadAim^abfum » defiim . itiifam  pra^ni, profum.fubfum, regunt cafus prxpofitionis componentis com/«w,prxter adfum, quq datiuum  .rei^it quomam xquiualec accufauup cum ad,6cmutaac  ^llecum exiflere . ^   Omnia "uerb^ redm ad ffihjlantimt^;   OM n ia^erba refoftuntar in fabftantiuam, fam,es,f/?^  quoniam qaidquid facic aut habet mz patitur, ed:  idipfum S, faciens,habens,autpatiens, idem crgo valer,  cgocurro, quodegofum currens,proptcr caufas dictsts; inMetapk.p.i. GH.ammaci ciincipiuntfegalas.con{lru(H:ionis a pri«  ma a^iupram, et falluncur, Prias enim eft effe fe-  condttmnacaram,6c deinde exiftere, 8c deindeager^»  iQoamobrem verbum eiTeaciale pr«cedit«  . Yo^   ItemTecundum dodrfnam. Prius enim eft nomina-  tiuus cafus quam dccnfatiuus} et (impIiGior eft ontio,  in qua nominatmus pr^cedit &rubfequirur;quam in qua  fequitQra6bus:a finiplicioribus autem et prioribu sinci.  piendumeft.  Z)< regula verhorum exi^entialium \fecmh  Aimordinem conft^ru^ ignis  ducente. Secundum ordinera conflrudkionis efEcmnt*yerba(f^  g.uficantia ajftum exiftendi : quij ante fe exigunt nominatiuum rei exiftentis.poft fe vero ablatiuum cum   prxpofitianein ^pmneenim «juod exiftit^jextrafe exilUt  inalio.. Qut>t modiexiftendi. D     Tcunturresexiflereinalioproprie,ficutinioccxex-  cepnuo efTentia: deduc^las ad exiftentiam extrn cau-  "IjEtttfuam,vt munhse^ tnfpafio\ ex hocextenla eftcxi-  "'^nti ia { in temporc, vt Perrvi e9 m hocauno^ ad in.. .  iubieao, vKalbedo %n parictc,ad in caufa,yf fBntiW'  lyeo^ et leui in lun^his Abr^.hac : ad/« cfeUu\ vtneuseft in'  mindo Ad m roro,vt inTn^hnro jr/r/''; ^#//aiawr^,auesinaere. - /Mhes hi modi eflendi indicant principaliterairt  'connotatiui exift^ndamyextepto^ effe in^caufa, 8c  in effiedu, vbifaltem fecundum loqaendi modom coiii-  notant.    o  o4 (jrammancaUum Camyanelu^ Dewrbigexi^entialibus fnncifaliter.   VErba exiftentialia funt exifto, exto, irifiim, priBl  cipalitcr. Ac cunda verba conccrneiuia aduivi  -exiftendi dcducunturad ifthxc.   Qiiapropterinanco, fedeo, moror, dormio, iaceo,ca-  ftra mecor,6c cxtera huiu/modi,exigunc poftre,abIa-<: jCiuum cum pnepofiaoue Ux.  Deconnotantihm exifienti^ m^  I^H^ceFeaomneverbunfi figoificans dSendi aAiim agendi.Scpatiendi, quacenusdmul exiftenciam con-  cernunc,exigunceofclem cafuSjdicitur enim homo pati   in anipna,agercin foro,gAuderein ccckii i ; 2c intelligere  in Deo, loqu: in rapienda^^ira.q.uodiiuiluiii eft verbum,  xjuod non poflTt poft fe babcrc abUitiuum et in: quonum  .omnis aclaseciamcxiftit et poceftrignificari, vcens^dc Vjc  .exiftefls. GrammatkaUter dumtaxat exiSicn-   SVnt verba qux foluin GrAmanricaliter connotanc  exiftentiam . vthomo eft rationaiis in anima,  Seo eftiufticia&inanimaii renfitiuam. Secundum rem  jenim non eftiufticia io Deo, fed Dea^eftiufticiatneque  rationa|e in anima. 6^d ^niaia eftrationalis^prouc ixk  Mecaphy^ docuimus.   %^egula vcr borum a^uatiuorum, tcrtium   ordinem n Hru^ionis fercns. Ertiumordinem efficiunr verba fignificaociaadunci  operandi immanencem, qttt proprijbvecacnra^us» l ' roi   "& verbaeiusa(fluatiun, ^ exi^untantefenominatiuum,  et poft fc ablatum abique pri pofifione fignificantc aftuationem eflenra: nominata;, vc ego aiuo aaiore^tu  moueris niotione arbor virec virore.  Qyamqtiam operatio ex prima impofitione indicee  adumtranfeuntem in opus& operatum extcriusj  tamcn et aTbcologis et Metaphyficis folet lumiproa- Auimmanente: qui non cMuiaexteriorisreiacquirL-n-  vcl penicnda:, vcl quociiibec operam-ia: : Iioc cnim  pertinetadadionem. Sed proprin: enticacisconferuatio-  ne ac manifcflatione: 2c propcerca proprie vocarura-  ^lus-.&eius verbum efl acltiarc: iJcirco verbaha:c ccr-  tii ordmis acluatiua dici poilunt, etiaxnfi firammatici   hoc voc^ibulocarcanr. uomodo omms diSio figntficms auf conno^  tans a^lum^ aut.per modum adns fe ba^.  tens.ponitHrinahlarmo   GAu(a!formaIis,quonianf eft a^tts.materlx, &a£tus  (brma:, eius imnuMiens opus eft, et inftru-  mentum,quonilm modtficat iaidlionem ficuti a(5lus, &:  omneopus et res fis^nificans modum et aduationem6c  i)arcem,ponitur inatilatiuo i maxime autcm fi exvcrbo  cftjautverbum defe formar, vc i^/r^"/ ^'//cr^.   Ahlatiuum autem hoc vercnonefl fedvocaridebec  a<?\:uatiuus cafiis quem feptimum dicunt Grammatici  lioc olfa.cie.aces^ non enim aufcrc, fed dat forinalicer.   Tcimus in ablatiuo quidquidadum figDificac:quor  iiiam a^snonrecipitiir 19 iU{9>iedeitis«ft yquod    aduatur \ 6c ideo' nullam exigit pr.-Epoficionem refcreii-  tem ad aliud coexidens. Ncque vuit nominaciuum,  qttoniamnonefl:icl,quodaci:iiatur,red efl vel formavet   "perniodum formxeiusiidcuco ricutcaufa formalis po«  niturin ablatiuo feu porius acluatiuo dum fuam caiu  fationem exprimimus,ita& aclus. Similiter inftrumen tumin ablatiuopontCttr «quon^am modifTcac a^ionem  5caftuacadcertum modum operandi ivtloquorlingtta,  fodio ligone,' Ecquoniam verbum fignificat a^um cum  . ponicttira^^us nominaIiter»ablatiuumcxigit»vt€um dicimus viret virore,agicaclione,gattdct gaudio ^idcircc^  (X\\\m\is^^\c(l cxverbo. Diximus, auc ^ verhum de fe fQtmat, vt nonien formac  nomino i et amor amo. • Prxccrea omiiispars qux aclum cdic,cum tribuitur   ' adus coti,ponicLirin ahlariuo: vc homo intellip^ic animo^  Chriftus pacicur carnc, cjaandofe habent ad fimilicudi-  nem formx.vei organi,cam coniuncli quam feparati.   OMne noihen fecundum natutam per MetaplivfT-  cumformat de feverbum^quoniam omnis effei>-  tialiabetj)roprittm a&tim^licct Grammaticaliter tion  fit!nvf«,vtabhomine oritur hojnifico, &^ calorec:».  leo,ec calefacio,&aausacforraa> vndeformatur.po..  rjicurin abLuiuo ;&principium,quo ngicur/ .   RArio cu V ic hocaflTertum^etemm homo-op^ran»  fecundum qupd homp didcurA^ww in fe,  rn^carc, alcerum calor calctacere, &rcalerei 8ciudex iuw  ' dicare^&Rexregcre^ ScUgonligonizare, &.ocuIusoeu-  hzare : verunl fi nomcn pure ciTentiam dicic, non vc ope-  . rance, formatur exadu fme efFcclu ad excenora,vt Petrus  C^&pWp^^^ corpptf^Qum.autem ad esLterioia pof-  * icj^   rigicur adus, vel per moauni tranfeuntis elicitur in obieduni, a idi tur verbum facio, quoniam princeps adio*  num significant bre(l^vthomifacio^caIefacio,!a:r!^cc\pe-  . trifico; AAioefgoquateRuseftadusagcntisvt ngenns,  ctiamponiturln acluaniio vtcalefa^n^ioncignis caicfacic  formactiaraqna ap^it, vtigniscalore calehicit, vcl cali-  dirate, item piincipium agcndi vt effentialitasi dicjtur cnin^annna iuielligeremtelicc1:u, et mtellcdione 2cm* ' " '  telIecbip.o,(S: intelligibili fpecie,qua: fe habet per rno-  u*arn informantis 6c inflrumenti, 6c comprincipijadiQ-  telligendum Hint LogicidiAinguuncagcntem, v/f»^i ' Verbafrimo aSuannia efsetriflicis ordinis^   V£rborumaftttaQtium,quiedamrpe<£!btitad potefta-  tiuu, vrpoffiim,valeo,viuo, vigeo polleo, queo,ne-  queo, caleofrigeo, morior,pereo,intereo, areo,vjreo,la, pidefco,horrefco,tremeo,ruOiCrefco,decrerco, cumeo,  audeo, abundo,egeo.   Quardam ad cognofcitiuum, vtintelIigo,fcio,ncfcio, icrnoro» reminifcor,ratiocinor,imaginor, nofco,intucor,  Yidco,audio,odorory gudo^ fapio,deiipio, obiiui[cor,  jt^cordor  Qu^edam advolitiuum»vtvolo, nolo, amo odi, cupio,  opto>lxtor»graculor 9m^reo>trifl:or, doleo, gaudeo,fruor,  vcor4iocor, iucundor» afBcior, cruci Qr, ri<Ieo,lacrymo/ur«  piro» inhio, et qjox ex his detiiu|ntttr,& componun*  cnr,  Qvoniama ftuseliciunrurexprineipiis^principiaau- .  tcm ex primalitatibus trious > idcirco func triplicis ordinis, &cum pronunciantur per modumaclus, j  ..adluaciuum poftulant,non foium dengnantemacluum, sed^ obieilorura ^ vndc occafipaeni trabic aftus. ics GrammaticaUum (ampanelld,   citnus enimego gaudeo gaudiomagno ;5^egogaildeo  dodriuis, Scarbor virefcitvirorey&virercic aqua:6cin«  telHgo iflCeiieauSc intdleAione,6c fpecie intelligibilij  videovifuvifione& visibili. Sedcum.ifl:iaausreferun- .  tur ad obieda non per modum adlus, fedper modum a-  Aionistuncfiuntacliuaverba,de quibusdicemusquod  exiguntaccufatiunm, vfec^o video vifit-^ilcmrcm. Sunt  aucem vcrh.i neurropaiiuia dida Grammaticisquxpaf^  lioiics^ afFcclionci iii;ivficant/edqua: notionesponun-  tur interacliiia non rcctc, oiiinis cnim ndus pcr moduUT  aclusdebccdici ncutro paUuium in iproriim dogmate:  in noflro aurcmacluatiuum \non enim fola pafTioinccr-  nenir fcinpcr, fed cum notione, 6c afFedione fxpiiiim^,  Prrrrerca Grammatici refpiciunt liceraturam^vndenno-  rior «6c Lxtor, et lacrymor,fiint iliis deponcntia ; nobis  autemacbuantia non fecus ac vocara neucropadiua, fic  adiua apud ilios ex a&u ;,gc non ex a/lionj;,, Principa-*  lia autem £wea{f9ffmn,Zftl9i ^ 'vqJo^cxict^ concerne Dtiov  ftntliorum. PR.xirrca omne vcrbum ouatcnus conflruitur cum  forma aut inflramento^aur acflu, cxijzir al^Uuuum,  quaniuis Gcm principaliri2;nifiGatu rubllannuum,autexi-  fle ntiale,aut acliuum, aut pafliuum: diciiv. v. s cn i m fcr^bo  pennadc fcriptione : doceo libris, doclrina : tacio  manu, fac1ionc,cruce, Paciorpallione, cordej,crucc^iteni.  aiHciorgaudio&aiiicio Uc.  Regfda de a£tims qtiartum ordinem coniir$t-,£tipmse J^cienUtim.   ACtiuaverba funt,quac figmficantacflum caufx tran'  feuiuemmexc^riora obiecl3,propcerca^ue VQca^ ^og^   min at^lionffm, 5c idco exieic norninntiiium Cdura^ nc;en-  tis, &acculktiuum reifacl^Icupatieutis, vc fol calciacit  lerram»     Slcut a&useileadi edefreQCialitacumieii pHmalirafu  adiatra^exifteQdiveroe^rttmdem adextra: aduandi-  aucem priQcipiorum egrediencium ex primalicacibus per  refpeftum ad propriam conferuacionem i ica a£lus agen«  di eft prindpioltmi > ve excenforum ad obiefta, ac proiiw  dein caufacionem.   JFundamennm caufarHm.   QVnproptcr fiunt fexcaurarum gcnern, vidclicet cu-  clnjLim^ pa/fiiuim, qnx egrediunrurcx poceflati-  uo : ideale &:Formale, quxex cognofciciuo principio jfi^  Hale £c perfedionale,quflBexvonciQOr,  tioexigmdicafusexcmfarumr^,   ET quoniamcaufa agens effi, qui aljquid facic, a  quaaliquidfit ipa{huaefl, quasaliqW* paticur, yeidc  quaaliquidfic:ideali^s eft inrkarcuius aliquidfic:forma«  lis eft,.qtta aIiq]Liid fic : iinalis eft propter quam aliquid ficr  perfedionalis eft fecundum quam aiiquld perficicur,  vet benefic:inftrumencalis,*per quam aliquid fibocca»  fionalis, vndeincspicmoriuumcau &ad cau&odum..   TtAterea raiio de ca p4 caufi, agentu.   PRoptereadicimus, qupd caufaagens femper efi: po'  nenda in nominatiuo& in re(!iO)Cum a(flus cius in ip-   ia expriniitur: vc (oi calefacit cerram s ci^m veio inpao i\o . ' ^ramr^^^iticai Hm CaffiparielUj  tienceexprimitur,vcabageiue,poniturinablatiuo,cum  prxpoGcione vel rf^, vc a Sole calefic cellus. Secunda dc caufa ^aticnte.   ^r^Mniscaufamaterialis&paniua, quando ex primiponicurm abhuiuo cum  pr.vpoHcione de, vc de ligno licianua 5c de argcnco phia-  la ' quando vero exprimicur caufatio agentis in materiali  &pa(rma, ponitur hxc caufa patiens in noniinatiuo, v£  licTnumficianuaafabro^ &PetrusverberaruriFrancifco,  rargentum vertiturm aurum A nacura. Tertia de causa idcali, Mniscaufaidcalis. quandoexprimicureiuscaufatio  vc ipfa caufat jponicuxin &eniu.uo cum pnvpoficio-  ne inft?ir,vt LupHtn terraft injiaf dentis tn animal/^vel  cr.maclub eiiisiri/iccufaciuo cuin prcxpoficione ad,vc/;<?-  mo faUus eft adimaq^inmX'^'*' Aliquando eciam in accu-  faciuo cum praipofitione fecundum^vc/^^f omnia fecundum  exemplar, quodtibi monfir atum\e fi ^quxwt enim vt bina-  rius ab vnicate, exemplatum ab cxcmplari primo : &: hic  ortusperly/?^«»<i«wexprimitur.   Quartadecaufaformali.   Mnis caufaformalis', quandocxprimitur in caufa-, ^ionc fuaponiturin aduatiuoabfque prsepoficione,  vt paries albedim fit /.Similitcr etiam id,quod eft cau-  faformxdum formalitcr exprimitur,ponituriin ablati-  xio i vc pariei calce (it aUus : 5c Francifcus cibo repletur  &aluus fcecu tumcfcicicuius fenfuseft, repleturjrepie-  tioneacibo,velcibi:8ccumefcic tumore a foctu;vt ho-  mo intelligit intelleaione intelleclus, et Chriftus pa-%  titur carne,ideft palTione carnisrquod in logica confide-  r^iredebebamus.  Libcr primtis. iii  ^Hinfa de canfa Jinali.  Omnis causa finalis in sua causatione poniturinnc-  curatiuo cumprcTpofuionepropterrxgcrambulat  propterfanicatem,5cmedicus propter pecuniam medi-  . catur: vel in genitino ^ cum \s grcit^awz vidcndi tuigra-  tiaegohuc acccfii : 6c hxc verafuntdc caufa finalicon-  fummatiua A.tcaufi,cuius viui perfediuo autcorrup-i  tiuo a(flos deftinatur ;ponitur in datiuo: dicimus enim e-  C^oferuio Regi :hxc res placcrmihi :tu noces Fabio:au-  xiharisPetro. Etquidem qnoniam omnisadus ad al-  teriusvfum potcftedi,idcirc6 omne vcrbum poteflha-  beredatiuum: vt tibi emo gladiiim :tibi amo vxorem;  tibi doceo filium. Pctro occidi filiam. Semper ergo da-  tiuum aliquamfinahratem vfusindicat. Alicjuando finis  connotnrus ponitur cum prxpofitionc pro in ablatiuoi.  vt eo iVIc/Ianam pro li bris, et occidj pro rc tauruin, ^c.   Ssxtade cauja perftxliorjali'   Causa pcrfe<Shionaliscbncurritcum finali:5c propter--  ea poni foletin gcnitiuo cum ly gr^itu : aliquando  ?^cuformali, quoniamintroducla forma in materiaacce- •  tlit perfcclio • ?c proprcrca ponirur in abhitiuo, vc 'lorro  perficiturdifcipiina, 6c caufadifciplina;, ^ augetur a:ta-  rc : fons fcatctaquis^ligo pohtui*v/u, aut rratia vfus, aut  .'^Jvfum. Septimadeinjirumentaii'   OMneinftrumentum naturale &:arrificiale ponirur  inablatiuo fine prxpofitione, quando fumitur vc  modificans acflum a^entis caufx, cuius efl inflrumcntum  vt cgo fcri bo manu vcl penna. Sed quando fumitur etiam  vt coagens : tunc ponitur in accufatiuo cum prxpofirio-  ne per ; vt Rex per mihus prxliatur. Nam 6i cauia agens   :GfdmmaticdiumCsmpAnelU;   €tiam in accufj.ciL!o cum ly perMct poni! maximeau-  temfi non eft principalis. ApudHcbi\tosautem poni-  turin ablatiuo cum pra;po(jcione/;7,vc/«^<^fa/fl mo$ian*  fui Urdanm, quacenus m eo agcns agic.   Ociaua de Qccafwnali cauja^   CAuHi occafionalis; qaoniameft moriuum aliarum  caufarum ad caufandiim, poniturin ablaciuocum  prxpolkionc f V, vtf.v raptu Helenx conflacuin eft bei-  lumTroianum: ponitaraliquando^a^vc *ib ou<j ifcd vt in-  xluic racionem a^^encis. Principium quoque iuftaroc-  cnfionis,aqua nicipic caulatio ioler nmihter poni, vc  cx nHhdici, cx inuinis rixa, cx Lipidc via, 6c hot m^.  talimhomm,^ 6cexfonteaqua«   ^ppi^MJiMdi fHHiijjionSteUmento.  PRincipiaergo 5celementaetiamin ablauuo ponuni.  tur cum ly ex^ vr ex dominico die feptimana : et ex li>  terisoratio. ex terra^c fole lapis lignum>&acs&c.   Eie men tum enim eft id, ex quo aliquid fir : 6c mateda  aliquandoponiturvt elementum. Principium yerd ell  id^exquoaliquidefl:.QVoniampnmaiitateseminentcrcontincntin fc ipfis  cauias^l^incipia. &elementa^omnes didlos caius  recipiuntiti rutsadibusmirificeQtiflinAis^ficuc in Metap«  4cclaratum eft, De primoordtnea BiuorufH.   POrrb fia(5liuum 'verbum cxigit nominatiiuiru rfia-  {(eocis,^ accuraciuum pacicntis » omaiafigniticantia   ft^ionem     f Liberfrimus. ' fu   aftiooem tranreantem in patiens^ pertineb^uxvt ad ph-" mamregulamaaiaorum, ^  iSedqaaedam dircAe funt in hac recTuIa quoniam eram   adionem dicunt, vc</^j,/</a<^,6c compofica exeis,Ccc-   (^uiuaicntia.De wrhs aSimis primiordinis. aclionem  pote^atiHiimportamibus. Sunt autem quidam adns dircdc poteftatiui et exe-  cuti ui : vt pra:rerd icla vi ii ; fico^occido/oluo, Iigo,incipio, finio r,t:nero,pano,iuftcro, tcrreo, timeo,quero^  amitto capio,ceneo|iib£ro» reliQquO (moueQ,|: ero,for..  mo, defVruo, iiipero, cogo iacio, pono, depono, collo^  planco,ptit(;^ro,remiao, inrero»pinro,& quidquid peni-  netad rem >u(licam, et arcificum: ecenim alif a^Uones-  func naruralef,«liaEartificiales .'iisaddefequori medicQr^ &criminor«    DVoniam aclio proprib efl: efFufio fimilicudinis a-  gentisin'patiens:fimilicudinum ver^ alianaturalis,  vthomo generatliominem, et calor calefacit ^aiia artifi-  cialis vrhomo fcribit, anc fodic,autd omi^'cat,facit n-  do aliquid fimile fibifccundum ideam: idcirco vtraque  adtio fpedat ad primam regulam diredc, Vndeerranc  Grammatci ponentes in tfuarta peutror^m verba fignt-  ficantiaadiionesrafticanastcum verius fi!)ta<fiiua,qaam  amo, et lego » (c emo, &c. Simsliter indeponen tibus.     Deadiuis primi ordinis aCiionem. cognffcintU  XX tv  tmi   r    ia verba pertinent ad adionem cognofc i ti ui,qux   tunc vere.eft adiocumad excenfiora progredicur  Vc de c i r. r o . vi o c e o /cnl) o j moneo ^ c «elo^re uelo^maoife Ao-,  ligncreFero. QaaQdoauremnon progreditur ad exteriora sed irn.  manet, artamea)vcreiata exterius profertur tunc fpe-  Aancadadiuorum ordinem fecnndario I vtfcio .ignora»  memini}Video,audio, olfacio,gufto,intelligo,lego,caileo  iapiOiCogito, opinor,imaginor,credo, affirmo, nego, exi-  fiimo, pendo,nofco, confiaero» Addemeditor|recordor»  €ontempIor,tmitor^&:€. ',  Dlfferenria eHinter aciionem tranreiinrem»& immn-  ncntem Qii3cenimtranfit vercadioeft, vcc{oceo,&:  declaro:quaenon trannc componitur ex a^flu Sc paXsione  BC a(flione. Si qnidemhomoparicurivifibilidum vider,  acfimula^lumedit, exfpecie viriibliremobiedunofccs,  &c quia ex. Anriii i>i i fprcfe bPictgS ad obiedium exteriDs  ferturiproptereavp caturaaio»^ verbum adiuum,fefl  nonDure,igiturfciQ^videOxexi(timo >&c. (untaftiua fe-.-  cun^ari3.   2>^ a^iuis ordims, aSlioncm voliiiui imfortantibus^   ALia verbaadiurrpnmi orJmis rpe^anr^advoiitittlS  quardam prjiiuno a(flionem tranfeuntem fignificantia,vcmanduco,nucrio,caco,futuo, mingo, appcco,  ad requor,declino, verfor^inrideo, quxdam (ecundario  fignificanca Aionem.nam perprius affec1ionem >vcamo,  diiigo, fperno,voIo, cupioj(K{i.erurio, aueo,ambio>opco^,  <lieiUero>: Adde fiaoiilascorj triftoc, &c     Liberprlmut.  EX praccecienti declararione rumiturhorum vcrboru  nocio : nquidem adus volitiui 5c cognofcitiui fpe-  clantpotiusadaduationcm quam ad adionem. 6ed quia  referuticiH adobie4!2a,iaduunc vlm a-diuoriun.ficquac pri-  mo.rcferontuj, vt manduco, bibo^fatuo,funtprimoa-  ^Uiaprimi atfeclualis ordinii?: qiub flutseni fecundo, fe-  cundo^vtamo. Noaenim amor ttktmr adexcranifi  ^uia ^rimo obie Aum mouecpoceftatiuum motio.  neficmdiciumin coenofdciuo^-Scl^^p^^e^userga  ie^fcum in voliciuo j de quibus iri Mccapffi^ DE SECVNDA S F,eci 0   a^HuorHmjictmdum Grdfnmktkos   reguU correHio.  V£rba adi ua fecudi ordinis apttd Grjunmacicos func  qucx rpec1;ancadiudicium ancad commerciumope-  iraciui principij, et propcerea eziguncagencemperfonam  mQominacitto» rem paciencem in accuiacitto :addicur  ^tte terdtts iafus ablathius, quando nominanir prectum^  aur ciimen de quo ficittdicittmpauccominercium ; vc ego  accufote crimitie furri,&emo librum carolinp. Kun- quamatttem pDnicurgenitiii9isnifi prae intelle&o abla^  ttaom|fe babencis quafiinftrumencalicer. GRammatici faciuncTecundamadiiuorum fpeciem:  qua: exigarnominatiuum agentis rei, 6cacciirariuu  patientis,&genitiuumpro certio cafu^fignificante rem  quaficadio^pafljo ipforum. Sed reuerafaUuncur. Noa.  enimaccufo,reprchcndo'^tfifimulo, moneo,voluncee--  nitiunm. Nam cttmdicO»accttfo€eiiirci;moneo tedo* Qrammaticalitim CampanelU]   loris intelligitur crimine fcu culpa furti, 6c paflionc  doloris:omnisenim adio edicain alteram habecinftru-  mentum aut modum quo fit. Dicebamus autem quod  caufainflrumencalis femperponicurinablnciuojfimilicer  quidquid ad inflrumentationem aciionis fpedac, et ideo  dicimus.cmolibrijcaroleno, vendoprecio magnoprqciu-  enim nominacuSc inftrumentu,quoficempcio5c vendi-  tio vulc abl. 6c cum Grammatici ponunt non nomina-  tum prctium m genitiuo^vt cmoma<iriiy tarui,quanti^pIuTi\ .  mmorii ^iuaritilibet^ &c. fubintelligitur ly pretio^ inablati-  uo,id efl: emo prctio tanti. vbi ly tanti ponitur neutraliter  6c non adiec^liuc, alioquin diceremus tanto, vndc Virgi-  lius. Moc Jthjcttsvelit,^magno mercentur AtridiC, Ac  quidcm Grammatici dicunt magno hoceffc ptetio magrtl  fonderiSjied w4<^«ocum pro ly ^r///«:dicimusenim'mmori-  pretio,maiori,paruo.magno^quanto, quantocumque-vc  peritis in lingua obviameflrSimilfW dicimus,magni ^fVi.  ino,magni facio, floccifacio, floccipendo, pilipendo,  hoceftpretiomagni, pretioflocci&pili. Sed nondici-  musx>/7/^a^^^,fed Ti/ipendo; quoniam in neutrum non  tranfit ly t/////j vt aliqua prctium counotantia.   P^crl^a iHdicialia, ^ commertium con-'   notantia.:   VErba fignificantia iudicium^funt accufo . pofiul^  accerfo, defendo,rcprehendo.incrcpo, admoneo, punio, damno, broluo^ca{iigo,inflmulo, arguo,conuinGo, incufo, muldo. Commercium vero, cmo, vendc^,  venundo, veneo jmejcor, et deriuata, compofitaquc  exhi.v,. r  BE T EI^T SPECIE   cafiopem,rigula^ €orre£ijo..   Verba rertix fpecici 'adiuorum pofl: nominatiuum agen(is5caccuratiuumpaticntis, exiguntda-  tiuumreiillius, cuiusvfui applicaturacflusifcmpcrcnim  fehabct vtifinis vfualisadionisfiuein bonum,flue in ma-  lumquidqLiidponiturindatiuOjVtcmo tibi librunvido  Petro diploidenn fcribo tibi epiftolam; • -CAufa ob qua dathium exigititrinhacregula prima- -  rio» efl: qukt finis^cui applicatur^ vfiis acflion is 6c adVaPi  lei, da.niiain «xigit: vt dicebamu» loqu^ndo de caufi^,  ^propterea verba iftapofriincvockri applicantia. Dcverhorumterti^ JpMeimtdnplmtatL.. Verborum fini adionem applicantium, quacdam funt poteflatiui operantis,vt do,promitro, prxfi-  cio, impero, fubiicio . mitto, impartio, admoueo 3 &: fua  compofita deriuatiua, vt arquipollentia.   Quxdam fpedantad cognofciciuum.vr decIaro, oCkcnrdo, monn:ro, fcribo,dico,fero,arfirmo,nego,fuadeo,&  . fua xquipoUentia^c compofuaScderiuatiua.   Qtuedafn fpecfcanc ad volitiunm, vr commodo, foluo,arrpgo,concilio,&ccnfimilia,apud auorcsnotanda. Exiguntverbapixfataetiam ablatiuum cumpr^po*^  fitione pro, qoando mofatooni fi n al i caufa; vfualis connoi»'"   tatar^vtfi/i^» tdipiMUtmfrpUif^t et pane^ pro  cibo, s*Exigunt etiam accufatiaum cum praepofirione*^  ouando applicario vfusadioniun longum trahituryvi y   oeftino> fcribo&mittcoUtcras<«/iP^,nedumi<iM .    irs- .  QVamquaniiflafint verba apud Grammaticos da-  duiim exigenda \ nihilominus omnia verba pofTunc  datiuumliabcre quandoactionem et aclum, &, paffio-  nemcum applicatione confignificamus, vt cibi eftpe-  cunia,emo'tibi folium, doceo tibi filium Grammati-  cam.* fpoliotibi aucm pennis: perfequor tibi inimicum. 'CVatulof tibi pro magiflratu^&fimiliterly pro potefliii  omni vcrboapponi cum motiuum applicationis, vcl fi-  militudinem circum loquimur ^vtmitto ad u p^o lihis,6c  habeodoJoremprQ voluptatef - DE Q^VJT^TA SPeciE  a^iuorHm JignifiuinhHmdufUcfter aSlioncm re^ula ^ correiiio, - • Verbaquartac fpccieiadiuorum SIGNIFICATIONEM UNAM cumduplicipafllonepropterca exigunt poft  fe duos SLCCuiatinos-.wtego doceo fcGrammaticam. A<flio enimcaditin te, &in Grammaticam :in te WmiiKUiuh  in Grammaticam/flfAv»  H^cregula declaratione non indiget .fed animad-  uerfione : quod proptcrea accuiatiui duo fubfe-  quuntur,quoniamad:ioin duo cxprimiturnn receptiuum  videUcet paflionis, et in id quod flui t in adione ab agente  inrccipientem. Hoc autem jn Metaph. meliusinlligi--  mus. Adio cnim docentis fert Grammaticam,vt padens;  et qui docetur accipit eam, vt terminus huiufmoai lationis. V Ltherfrmkfl,   VErba ngnificanciahanc doplicemadiomsdifferca-  ciara Ajncdoceo,mon?o,poftriIo,orQ,confiilo c«'-  lo,^c omnia compofita et «qui|?ollemia,& diriuaciira  iftormn, ^ vt4> lurimumad cognofcirioum videntur^fpe-  ae j fuDC etiam aliqutf/ qua5adl|ai>ir6m exrcriorcm  fpeaanr>vrye.ftia,: indo<S«uo f qu» volun t duos accura  tiuds. : Sedcum reii, qua v«ftfmus, fumicur inflrnmentalu  ter^ponirarinablariuo, 6c fpcaantad quin^amfpeciem- .  ytvefthfiiexuo tefannU,  Etcum non ponituranimatus accaratnius, vtpatiert.  - tisrei/ ed vt cui applicatio fic ponitur in datiuo»Yt'w«-   D JS ^JN T A:S P E'€ Tb  aSiuomm /ignificanttutn a£iionem, ^  • falf^nem,^idquo fit a0m.   /-\Viinx fpeciei vcrba aftiiia fignificantaaionem itx,<WaIiquod..paxiens, et fimul id, quo excrcerur aftio ic-  pi^terea poniturablatiuum poftaccufatiuum fine nre-.  po itionc, vt ego Ippl^p tepannis 5.&,flnero JibriSi&jHvl   jy  ETiara infiacrcgula (Jrahimaricorum pnTcorum a-  peritur r^tio, cur in ablariuo-ponitup iti, q u oci n on, eft agens. peque patiens : quiaividelicec; inrfucit itti/^-,»ejnioftrumci?ti,&modi, &foxm«. .l ^'-^.   OMnia verba, in quibuspoft'patieiHcmrem,adJunt i^o (^rammaiicalium CampdnelU)   velpa{nonis,pertinent ad quintam fpecicm. QuapraT  prer quxcumque pofita£uncinrecuiida fpecie^ ipedant  etiam ad qiiintam.   Suntaucemyerba,!qviint«x principalicer^veftio et fpo-  \\Q,6tomnia acguipol^nria eorumiiccttiimpleo ^ceiia-  caocumruis arquipollencibus, ic-cm iuro,&i«do,6c ipsrorumiCqttipoIlencia. S^miiiter augeo 6c minuo, cum fuis  aireclis, purgo&inqaino «cttmruisconfimiiibtts. Secundario aucem /pe^anc ftd banc reeutam pmnia  verba cuiufcunquc fpecieiScordinis^quando exprimunc  modam vot fornfiam auttnllrunoencMm actionts, vel paf-  fionis, vt rcribolibrum penna iafficio te e;audio,planro  vincam palo : Munio et cxpugno vrbcm armis;.muigo ^  ir.riCQ te verbis/ef^ionbigladioL,6cc» DE SEXTA SPECIE  4^iuorUfn ^rpgnijicannum aSionem f-  fionifque illanonem.mm p> ^napio^. ^  caHfa/unde habetur^tanqHam   j . inde habiiam.Erba fextaefpeciei ^gnifi<;ant a^onem, et id^t|ao  cau(a vel occafio» vel principium aftionis eft : et  propcereapoftaccu(ariuum €xigitabla*im?m cum pr«-  pofitionei, vcl t/^,vei «"^vt ego audio ledionem '^ma^   Vbniam caufa ^rgens^excepro Dco, occafioncm,  ^^velviTn fux cadfationis ib*unde accipirtpropterea  illud quod eft occafio(»'yel principium» Vel caufa csu^a-  tionis in a^i^ p^nietii' iin. abUtiuo cum«ff^. Nota fan^ -  pnnci'f»acioniSt vt dic^um eftinregQlisi^ommunibp^cx  MetajiliY ratibtt^ yt flifca QramfnacicSmi rTiac'ftro;eft  magiildF cauia il2dpii^<tblnan& f fi&tedainenT«»/e(l:   eiiimi  Q  - laberprimus. $zr   'enimliindam^iuni principium :5c hatiiio dquamapii.  tto :^u«tenas eft cau& cootentiua aqiue» Sed vt etiam  4natem{t9,4iicimti«i^ ^iiPiUdfm^tri^ Sedvtetiam ele-  mentariS)dtcimtis etiain^ (Sc expuico, Sdneftoccafio-  nalisdicimus Agnmemndn bellom conHauir ex tiiftu   • ; V^rba fextiH fpcckL   AD hanc fpeciemprincipftliter pertinenc omnia ver*  bafigmficantiapi^tcraAioiiem Ccpaffionem, id,  a..qaQ habemttsoccafionem,veI caufanonem,veI princi-  piacionem ac^iioni^ \ vt audio, intelligo, 6CGonumilias  ^vtoblacio, guftp, lego, icem liaurio, wd, moiieo, diui*  4o,pdlojrapii>vabdicO|faahpp,Hcapio,endo« Prxt^rea fecundarib fnnt fauins regtflac omliiaverba,'  in qtiibusadiiciturpoftaAionis Sepamonisremaetiatiirea  eau^tionem conferens » vndedicimus, nfft99 tthi mahni  A^Tjr^nno, H emo Iibrum|dccato^Jibrario, cupio^^/ h  emoiumencu. ELemo.ueo libruma^ienramanibus»   Defiftima fpccie wrhrum exigentwm tnji'-  mifmumfr4>accufanuo^   SE ptimam regulam addUnt eornm verborum >qua: lo-  copaiientisliabetinfinitum verbum, vt fpero, cupio,  fcio, volojdebeo iieRomam » legereledionem : 6v hxc  omnia fignificantacVum animximmanentemaquo tran-  fiensorituraliusacl:us; ?C idcirco ponicurilleioco adus,  iftelacoefie^us^^propterea omojeverbum poteft ad  hancregulam pertmere«qnoniara aAu5adumin%r|^«c   Omnia verbaadprimalitates Mctaphyf*cas {^e^bn-  cia qux runtpocentia/apientia^ amor,iuntprima-   riorpeccanciaaci hanc rcgulamjquoniatn ex eisoriuntur  a<flasincranei, &exhisextcnfiones ad obie<fla-qui func  cciam adus,vcvoloambuJare, vbi ly voU adum intcr-  num amoris dicic, dCdtmhfilare ^Aum cxternumcxillo.   Prxterea omnia verba ad obieda primalitatum spedantia, fimilicerinfinitiuumhabcntproaccufatiuotfunt  aurem ohxQckOiypafsihile verun et l>pn»m^6L Aia ^quipollcn-  tiaj vt polnbile eft, vcrum eft,bonumeft ambulare,  et fu*  oppoCitSiyVt tmpostfalfumifrulum.   Cxtcraautem vcrba po(funthabere infrnitum, vt fa-  cio te currere. Sed quatenus fimul et agencem rem ha-  bent loco patientis, vt doceo te fcriberc.   De papiuorumverhrumreguU.  Art. VI.   OMnia verbahiibentia lireraturam et fenfum a^^iuu;  fiunt pa/fiux literaturac per additioncm r, cuin»  fuisdeclinationibus^&exigunt rem p.itientem innomi-  natiuo ^quoniam refcrturvthabens ac^umi et agentem  m ablatiuo cum pr.xpofitione, canram aftiuam, nQtante,  qu^,eft A,ab,abs,quoniamagens non vt agcns,(ed vc  aquoemana! paflTo repra:fentatur.  Dlc^um eft prius, quod caufa pofi^ca in actuagendiV  nominatiuumexigit&reclum: quoniim hic figni-   :^ficateditionemadionis,adautem quod patitur, accufa-  ^^tiuumrquoniam inipfum fercura<f^us Nunc autem di-  • -cimus,quod cum patiens ponitur vt recipiens adum,  *exigitredum,agensver6quoniam tunc poniturvta quo  eft adus, ponicjr in ablatiuo cum A.vA^h, dcfipianti- buscaufalitacem. Etquidem dicin-rtis omnia verbaaAi.  7»! ff cundu et vocem fieri pafiiua, vtamo, accufo, do, do-  iceo, audio, fpolio ; cxii s enim fit amor,    tiUrprimitT doilor,siUili^/fpolior,fperor. At qua: folum fcnfu funt  ^aanon fiuntpaffiua, vtfcquor.auxilior. et deponcn.  tia TOcata latinis : tamcn in j^ng«M^ vernacula fiunt vti- .  i)uepaffioa^ Similiterquxvofie ijyMU adiua^fod  vt gaudeo, vapulo,abundo, feruio,&alia neutra vocata  Giammatlcis, ooii fiant pi|^Ef|a: ^i^mtts enim qood lit-  ' texatofam, U jr^tatem ^ed^VKi^^m vectuntur  in paffiuam.  donfiderano de aliis c^hs-pajsitioru??^,   VErba a^fliua verfa in pafTiua prxter nominatiuum  patiencis rei, 6c ablatiuum agcncis^quofcumque casus recipiunt^jaoQ mutanc, fedretinent, vti quando exant  aAiua,   ALiquando v«fba pafsiua ponont agentem rem in  datiuo: vt PUmi jboc do|nia poHtumeft, ideft d  pUutit* AliqUandoinaccufaBUoapporita prarpofitio-  ne p<T,vt res, agituc per eofdem creditores. Sed in his da-  tlOttsponitorfokis.cnmagenscaoraeft fimolilla) coint  appHcatio. Accufaciunmvcricom agensponitor iaii-  qiiam mftrumenrum vtin prarfatis patetexempli?. Ali«  quandoponicurablaciuum fiiie ^fieporitionej verbama- Ximcautempra:pu{Itio, verbo|adici(citur*   De verbis vocatis nemro pafssuss.  SVQtqu.Tclim verba apud latinos vocata neutro-paf-  ua, quoniam habent literarurnm non paffiuam, vt va- {>ulojexulo,Uceo,veneo, c]u« exigunt calus confiini-  iom pafsiuorom « ?t di/afitL v^tf$iani kmdg^^it.^it^  Secundum rert non fuftti paffiaordm tHimeraexplo-  dendayerbahacc,c|Bam vis pAf,iuam litmtoffam noir  habeant:nonenimvox facit pafsionem, fed fignificatio Coniimiliaveneo&Iiceo, fuftcvendoF:rapulo v^r^  beror: exttloyceleger..    FIo eciam dkitur neutropafsiuumapud Grammatn"  cos, qaoniam verc pafsiuum fccundum rem cfl,fi minusjTecundum vocem. Adduncenam fido, confido, U  nubo, au.lco . foleo •qux potiusadionem vtaanmdefi»  gnant : U exigunt cafus,applicationi, eo refpcau reoui-.  fKos. .-i  Devtrbis^ voc4t$s mutrhi  Arc. VI 11. Verba d jcu^turneutra^qu^ ^ec adionem ncc pafiicjw-  nem fignincantapudGrammatkos. Sednonprcb-'  pcereaneucra dicendi erant,cum &aaumcircndidcei-  xillendi dicant, &finonagcndinec-patiendi5Vt/*»i,^  (jorreSio Grammaticorum.  Verborum proprie neurra dici debent,qu.T aduni  acluatiuum modo figmficant» 6c funt pcrrinen-  tiaadpoccfwriuum, ad confcitiuum.&ad voIitiuum,de  t^uibus diximus fupra. Quapropter pofTum,6cfcio*,&   gaudeo cum fuisafledis jfiintvere «auaciua feuneutEtL   dequibusfupra.   Pxinu reguia Crammaticorumcleoemhsfpeaatafl  . verL)a,e{rendine^iim Hgnificanria^ exiftcndi.   Secunda, (\\)x cil, egeo.abundo.carco, perrinet ad a.  ^uatiua prophc.    Tertiaqu(j eH:, reruio.profum. noceo.defum, &: alia,  qujeapplicacionem/lgnificJanraclusadalirjuid f^e<^anc  adad ionem fine paffione explicaram, fedcuni applica-  tioneadilludin cuius gratiam fit j vtferuio recrj^confido"  tibi,noceofiliis,^c. qua^verbaaAionem fi^^nTficanr Sc<.V  nonfonnanr pafTinum^quoniam nondicunt Kcxfcrui-  turameifcd R:egiferuirur,quonfam taeeturpaiicns^ec-propterea,imperfonalirer folum firpafsiuum. Quarcare^ulade. rebus peninentibus ad Agricuitu-  ramaclusexplicantia,func verc acfliua, quoniam eriam  patiexisexponunCj& propcerca fiuntpafsiua omnino vf  aro,5caror. Quintaquai tertiasperfonasIiaF>e'nt/ingularis, tantu  propcerpa,quod foJus Dcuv poteA illos edcre n(flus, po.  tius ad Theologoj quam ad Grammaticos fpedlansi non  'rite.deciaratur. Cum enim dico, Tonat, ningir, pluit  Iucefcic,grandinar,adverperafcir, non folum Deusin-'  telhgicuri fed etiam rempus, diluculac enim fole tem-  pus : ad vcfperafcir rencbris rcmpus: irem fubaudirur  natura apud phiIofophos,irem necrec;ulaeft ccrra pro-  pterhanc rationcm. Nam efl creare/blius Dei : nihilcy-  rnmus creohabet omnesperfonas: itcm rorareefl flcut  pluere:m fcnpturisautem dicitm, Rorare cceU Aerupn,^  mbespluantiulium^.^v^o reguUipforum cflfallax. Sed^  vfus, et id,quod /ubauditur confulendi funt. SextaregnlavbiafFc<fbionesanimi& corpornmcele-  brancur habens verba, gaudeo, doleo, virco, albeo, caleo, frigeo, tumeo, areo, conualeo, a:groto', et c.Ttera   huiufmodi.pertinciiradaauantium,fpeciem:de quibus  fupra. Dc vtrhisfigntjicantihm motum. Verba fignificantia motam cxig«fit nominatiuu^  rci edencismotum.&poftrenuTlumcarum^ quan-  do non paflionem fedrefpecius locales adducunc,fcii  pra^pofitioncs exigencescatum.   Qjiot fknt figmficdntia motum et   eiufmodi.   OMnis motus cft ex cermino aquo ad terminum ad  quem per medium, idcwco triplicis fpeciei Cunc ver-  mociua, vt difcedo deforg, tranieo fer viam^venio in  tempUmitixc enim^gnificant motumdcloco,&motum  per locum,& n\otum ad locum. Quxcumquc verba iis  adiunguntur, iunt ciuldem fignificationis, item idem  verbum poccfl: tres iftosadus connotare, vt, de vinca per  viridarium eo inciuitatem.   Verbadeponentia func: eiufdemgenerismotiuiphiri-  ma,quxadhanc regulam pminent, vt gradiar,trans-  •gredior, proficifcor, &c. Quomodo omnia verha reducHntur ad^ra^  fcntem regulam.   PKxtcrcl omnia vcrta quatcnus fignincant motum,  polTunt cfle luiius regula?, dicimus enim fcnbo ad  rontificem,6cde Pontifice,& pcrdifcipulum ^quatenus  enim fi<2;nificant terminum ad qucm, autmedium,aut id,  Jequoficadus, fiue illud ficvcterminus, fiuc vt materia,  <iequaqiioniam cerminia quo eft connotatiua fimilitct  ^xic;unt cafus cum prarpofirionibus confimilibus, vc de  albopf ries verricur in nigrum pcr atramentum Qua-  propcer 6c acliua^pafnua,&:omniaverbaad hanc re--Liherprimusi ur  gukmtrahantur per refpeiflus confeqneotes aAiinisTe  plunroiini aatem quae oe fefignificaat muutioiiefn U  - . motuni*   ^cv€rbis,mcatiscommtmittis^   Art. IX.   VOcatit Grammadci verba commaiiiisfc, quas iitenr'  toram habent paffiuam,& poflunrfieri a Aiui et pa£-  Sxti conftrofcum «afibt»» vt laij^rsampledor^Teneforl  cxperkWypmuotor,ofcttIoi^icriminor,,n^   Hxc ficapud btihos: n vfti uiath m idiomacibusalii  Honitem.   Dedt^onenttl>us/verl)ii, .'  ' Aft. 3C,'" Dlcontur apuJ iWtinorum deponenria qnaK baBenr  liceraturampaniuam Scfignificationem adiuani^c  proinde acliuc coDftruuntux^nec ta.men omnialigmfi.  cantadioneni, . I Sedc|uncdamaduationem, 5c propterea volunt poft  feahlaciuum, vcvcorjraor, pptior, vercor, 6cconrimjlia.  z Cina:^-%niiicant aftum cum re non de qua/cd  . cuiusel'ta<flus, egrediens ab inrelle<?lu,vtrecordor,ob]i-  uifcor. rer.iini^^co. qiia: propterea exiguncgenitiuum< \,3 Qoaedain figniiicanc adum cumapplicanone, $cpro*  /pterea poft fedatiuum voiunt, viauxiljpryf».i^agQr:» me.  'diCOfjminorJrafcor. Quxdam fignificanr^i^ipipm, tc id q\iod patixur: «c  jwopterea exiguijt^)i?jndcacca6tiuw^  rw,c6ntiinifcor» loquor^   ptacftolor\ feteor, &cacteTam^ItP,qiK)rupiqij(E '  proptereaibUtiuttin exigQDr9'Vtlan:or«chltor, ftoma-  chor» vcreciindor, cxpergifcor^iiidignor^niorior: et silui,  qu^e alios carttsexigtinc. prottcadus r^fercttr > mxea regiu  ia^ J it^s de caiitesxMilMnr^6ttao(&^^   Qjrdaai quoniamfignlfiaantmotum ve! pcrroodum  IV. nus, exijunccafus cum.prcX^pddcionibiis connoranti-  ba^vl'.^ ioco ad locum per locum vel cum alio, vcl Con-  .tra aliud, vcl circaaliud^vtgriiiiv-YsP^^^^i^^^Jo^^^^i^Juc^or,  apicor.nafcor, philofophor, verfbr.ncgotior,hallucinor  <auillor ^auguror, 2^ nmilia, qua: apud Grammaticos, umcrantur :qux ex prxpoficigims.ftatMra.qups^earus  .exigunccoaii;noiiftran,c. ' 'iim^erJoriaUum^ * J^Mporfonah'um acliuxvoci.*; primusbrdo confVrurc   'jLtntffe^^dr^^f^^fi^^^o^ infinitiuo,vc /V/r eCtvel  .Jncereft,vel referticribere ad vos. Infininuum vei^o re-   'gic cafumexpra^fcriptisre^ulisflbi debitum, Ratio reg'ila; eft, c|uoniam verbafuncperfbnaliatfe fui  ' >acara;; Sed cum addicut Ibco perfon p',.patiehiis vel   !ftg0n tis al i qu i s adaspefv erbu m infinicittte facalcaci s, ideii, \t\it cermihatse c^niiiQfticAns.eKpxeflus nec,effiiri&  iUcidaseftperG*n^ccerciac,&: propcereaotjnpia imperfo*   ' nalt^ habere dicuiiair rc^orh tercias perfonas Idco omnium pcrfonarumv..M 1 n ifeflun 1 e<t: ert!rri'i|uod q uando pohTtor tfomifn 6c   nonadiu p?r verburtfitifiA}tum, fIunt personalia, dicimus eni^ Pctft tnfe^^f^tnflihrs vcl nosPecn incerfumus: non   ii*?^"^^ dicam, ^ef^rvnu^ ob aliam cau.fam.  «jC^uarea;jtentpo(luIeflc gemiiuttm, nonintelligic ni fi   ' . quaii   Digitized by GoogU     Ltherprimus. i fip   xyii alium cafum rubintelligtc ex parte vei bi vcl nominis.  fiquidcm Refert idem ell ac Reifen: 6c proptereadicimus  Pctri rcfert fcribere, ideft, res Petri fert fchbere . iritere(f  veroidemfignificatac in rcen::& proptereadicimusPc-  tri interefl:, ideft» in re Peiri c(i fcnbere. Quj autern.lv  ivter confiderant non in fua originc, et accufatiuum ci  adclunt,(ubinteiiigunc Petri inccrciyioc cft iwerreiVe-   Probatur aucem racio daraiquoniam cgo tu, fui, nos»  tc vos,6ccuiiis, non ponuntur in genitiuo.fed inablaciuo  fiBOiioinolingulari} vtmea,taa,(oa, noftra,veftra,& cuia  refert > feu iotereft, hoc eft i» fe meA cfi^ in tta eft^o^c, vel  forfaA in nominatitto cum Jff/ert\ vt me^ refert, ideft  fef mafert xefmLJkn ^in accu&tiuQ nentropluraii vt  ' meaintereft, hoc^iff/^mf<f#)^w   Etproptereaeft vultnominatittom neutrale vtmeoai  eft»tuuraeftfcribere»cum pronomtnaprimitiuaponuii-  turderiuadoi*, .T>efecundo ordinc imferfqnalium.   INfecundo ordinc ponuntur pertinet, attinetJcfpc-.  £l:at,cum accufatiuo et pr<Tpontione.c^i/& infinitiuOf  iqco nominatitti, vt ad meipedat fcribere : at fl nomina»  tittUmadeftfunt perfonalia,vtad mepertinentlibri-.vtin-  tellig?ttexiirfBnitiU(i>; quoniamindeterminatum fubiuit*  £kittumeft,deponderc indetermlpationem petfbn«t&  proptereafieti imperfonalia Hase triaverbaadpoteftau  tiuum tedncuntnr. Nam attinetex</M compo-   nitor : pertinet exper acM^: quoniam pofleffiorei eft ad  benim 8e perherum : ifpeAatvero a fpicio, quando q uod  alicuius eft ad ipfVim conoerfiooem babet.nuc /ir per po.  teftatiuum, vc poiTefrio, fiui per cognofGitiiium,vcad  ipeftus» iiue per Toiifiuum^ vtajndcum,^ QUiieficumc Ji 0 De tertioordinemfcrfonaliHm.   TErtuis ordo fimilicer fir imperfonalis ex infinitiuo  fubiequence.-quoniam continetverba quxfignifi-   cacapplicationemaftusjn determinatir&proprereavulc  datiiium cum infinito ) vt mihi plicctleq^tre 5 et concingit  mjhigauderc ^fed vbiadfunc nomina fiuncperfonalia, vc  mthiplacenthhrt, d(3lentdences et omne verbum fignifi-  cans appiicacionem vlus^cfthuius ordims; vd rcducicur  adhunc. quarto ordine imperfonali$m. QVartUJordoimperfonaliumeft de primaadiuorum,,  r^xigit cnimaccufatiuum ciiminfiHicoioconomina-  iiui^ vc deleffat //«^ii-r^ dececfcribere, iuuatcurrere;-  acfiapponas nominaciuum func perfonalia, vtmedec.  virtutts^iti cundis ergocumceademratio.   D^quintaorMneimperfonalium^   QVintps ordb con ftruicur cum accuaciuo et infinico fimiliccr,vcpoenicet,puder, cxdec,miferec,oporcer:  ecenimfignificacpafiionem illaram ab obiec^lo^ quod /1  efta<^lus,nabet fe loco noininarim, \tmettdct ftHderc-At  ireft res, ponicur cum genitiuo,vcw<f tadit fti^diiiSi qiudc -  iiocgcniciuum regiturab aclu, velabaliofub intelIc<n:o  nomine,quando egodico,me paertitctpeccciroru.rubau-.  dicurajfluspecatlT&me rcdet ftudiijubauditur exercitiu iludij,6cfnemiferer mfirmorum, fubaudicur officioinfir.  rnormii rJiVahqnam ennn ponitur genitiuus, p.i& qiij^prjp  intelligataripfius,vel vtfepfe probacum dl in rcgulis-  prioribas : vt videasomnia verba imperfonalia ciTeper*  fonalia,&pertrneread efTendum^vel aduandom,vela-  g^juliinuf el gacicndum^touliil vltra:Scquid^ad aftua^  Liherprtmus. n\   tionem affedionuin rpcchanc verba quinti oYdiris .-'^ ca  tranfeuQCin nacuram adiuorum|,dnm obieda coniide-  raacar, quaceniisaificiunt faculcaces mouencque.   De imferfinalihus Pafsiuh^  Arc. II. \ IM perfocfMiai^flioac Vdcis exiguhlf^atibum agcntis  caofac ficoc ^asterar paffiua :£c poft fenoiiadduntnb-* m{natiaan[i,alioqfiiii nerenc perronaliiifcd quemcum-  qu^aliumcafum,ddmmodo paflionts non recepriuum,   fed vfus, aut applicationis,auc circunftantix, vc a me fer-  ttitur i?^^i',icurin filuam :6c propterea Hunt ex verbis a  £tiuis,&: neutris appficatiuis et motiuis, 6c exiflcnriali .  bus, vt n 0 cet ttfyamb uUt nr Jta tuf ^xxon^wtQm dicimus^</Rf-  detvr^ ^ux.mctalle[cittif qiioniam iftorum palTionon transit: neceftplenc paflio : fedmimanec,&eft quafi adus  aduansverba deponentialicf t fecundumrem po/Hncef^  ieiimperfonaliapa(I]ua,vcpacec intuenci omneslinguas,  tamen apad Lacinos non nanc ob vocis 6c iiceracor^ im-  pcdiiiiencom.  Deimferfonal^ineutrisL '  BEnefit malefic,racisfic.diciittn3riniperronaUa ne«-  cra^quoniam nec cum adiuis nec com pafliois viden*  tnrnomerari apod Ladnos^fed com neucrit:& tamen  iecundam rem veri paflioa fonc, licet non fecundum   vocem,&quoniam applicacionem connotant,exigunc  datiuu|ii,vc a me benefit egenis, racio ex didis pacec: in alii$  omnia imperrouaVa fiunc paifiua non aucem ne ucra.  ij2 ^rammatUahHm QampanelUl     De wrBisfirmhbHs^   SEruiliaautcmverba non funt perfonalia nec impef-  fonalia, quoniara induunt naruramcorum ^quious-  addunturadinftniriuum : funt autem I acc, incipio,dcfi-  uojfoleojpoflum, debeo,dicimus eninv, tg^di^i^ psi^f^  tentiamdgeriili mt debetpanitert, Ratioeft quoniam TCr-  bxtfb non fignificaucadus pteaos, fed aUonim aftttmn  aliquid » videlicer principium, aut finem, auc mo^  rem ^ 6c propcerea illorum aAwim nattvam fcquuiif.  fur idicinKM enim : eeo incipia legere, qnoniam adiu^  qui eft/p{m ati<|ttidefteios inceptio :6c propfertaad oa».  totametoatiahit ur. Seddeind e di^iT^y^^ jjP^/^f^* ttwug»   ^dcjtaJittnim a^om-fnotadus.  Sedfi adosferuilis eft plenos non>cran/ir in nnturam  iaiini ti ; non en im dicimus, vuh t^^ere, fed ez4 v^U me  tadtrs^ diamus meporeftra^dere,'obimperfe6lioncma-  ftuspotendirfed non dicimus, me valett« dere,ob pleni^  tttdincmadtu^k VakQCis^qaj nopaliejaacurdfci Dalium.i^-   Deinfinitiuis.  PR.opeereat QfinitioftTo!unt anteft'areiiif3ttfiium,quoi  niam regunturabalio verbo: cuiusadum excipiunt tanquam cadentemin fe,vtin perfonam patientem,ct-  iam fi non fit p^ticns-yVt certumellmeanuire >vbiadusccr-  Cirudinis^cadit fupcrmeamancem; ^*'   Quando verbum aliquod carcr pra^terito vel futuro in^  fimco» refoluiturper lyt;/,aut^flc?^i,in fubiudiuum.quo-^   fiiaQi^vccrqu^ alL modtts comua&iis ciibos£umis in   porttiHMtionibushic detcrminate,iniinitus vero inde-  tciminatc,vidiaumeftpriu$. . 'GErundia reguntur anomine fubftantiuo, et fic funt  gemtitii caftistauia prarpofirione ^c/, ^ihicaccu-  fatiui :aoti«,vel^r# v«iil#,^ficabiatiui, per (eautcm nu  htl fttfitiiifiparticipium verbi nomimrque,& aliquando  famttotBra(beaaQ^iii|iiando robftantiuc exiguntr^ue  dtfasfiipfum vcfbonwit&com.fe» pr a e ytf ti^  mus], Mib4/Mif#ir/i#&i; pomn«r   IfsnwiterinalibtiniaL   SVpina edam funt participiorum rcs, fed indetermi--  natoruni,niore infinitiui, et propterea reguutf t ab a«-  lio nomine et verbo ram adiuai Vt ##^jiu/w» }jqiiam   • Departtctpns.. SEit funt partfcipiaiecondtmi rem, tria paAiia.vra^  mabiiej amatQm^Sc a.maDduni, et tria adiua vtanu^  tioQmamans 6c amatlirus. 'jtriuiSiU enim eft q uod poteftt  Jim^ri refertur a d ai|iariQonl e qubd pdteft amare. ^*.  ffU/«» eft quod ado amator, 8c refcrtur ad amans l^a. *4iM<raA^eft qQod^mabiror^aot debct ama £c refert'  :tQradaimaforQmgd eA;^de)imqM (i^cumqttealiterTeffrrtvfiifflrQi*.' Grammatici non a^nofcunt amabile &amatiuum,  xdificabile& aodificariuum inter|^rticipia:& fal»-  lunrurrh^c eoimparrem^apiunt a nomme^ partem^l*  verbo : et res;u^nt cafus fuorunl verBorum : dicimos eofte^  knif^misiUe ^ te Sedam^nttnm non dicitor con^accofi-   lus fapi t qiikile verbo.namtt*     ly dmam cum fumitur nominalicer exigi c genitivum, non  accusativum i vt Petruseft^j?;??^!!! tui^ fed etiam aliis par-  'tictpiisaccidit. Participium autem fucuri pafMui tranfir,  ingerundiumex pncporicionibus 6i fubftantiuo Aibfc-   quenre nomine. Hmcvidemusquod quaniam a reegreditur adusid-  circo A nominc e^^redicur verbum jOrtab^^JiM^-rjfcui^rJ^d  pacre pacrizo, deindeakvcrifquc participiwm, quaii.  do res cum fuo adu concipitusfimul, et a partkipiis ee^  runjia ^rupiiw^.infiaiiapiMBiiti et fucuri'; quidquia; G/aj^wwWiJswaniimaduerteni)esiiliterdocedf Ji: QTArM E-N. CVnt verbaneutropaffiuatriplifli aAkoparticipio in- ^\ip^it^ytetmmis^ci^t0Hii^C9nat^rw$i et duobiis pafsiuis,  vtftrwl«jSc«e»if»i«/,v Ddeapparetqu6d aaiuum prarte-!  ntnmdeeftplnnmisverbis/icutpafsiuum pr^^fens aliis  multis. „ Qja^auchornm paffiua Aoufiunt, pnm is cribus  jRint QQtiten^^pladens,pncims, dr^UcUurMf, folens, folU  trtf,& fclitarus.qiiomodo autem agnofcuntur ex nacurj*  adus paf ionis,& adionis, &^dqatfonis,& exifteniic no-  iUerimus,vtfupra.Utiuorum. Comparadua propijereaeKiguntabI^tj9iinj,^Hodk4  ad quod comparatqr^i^^Jb^xi^fl^^  forma, &iBenfani: vt tf^l^iilfgSift^^mySi aoiemp^o.  natur ly quam cttm no^i^tiuoiijftcs ^minam Pe^  truf, fubintelligitur verbuihfubfliandale.viij^/rr^Ai^ SVpcrlaciua vero exigunc genidunm pluralis numo-'  ri^velreipluralicarem includentis, vc taescUa^ims   ' jjj   rcfertur nifiad numenim. Sed ii dical, forti/simut fuptr  i2^«u;;«7j,tunc fuperlacionis adus bene ex^rcetur bfer  prxpoficionem CKcunilaneialera, vt diiaUin*'eft.Vcum  depraspQlicionibusageremus. ;   DerationeparH^ tpiorumin/nmerfah  QuidquidGrammatici dicunt de nominibus parti--  ciuis et vniuerfalibus, pertinet ad dddrinarh de  pronommibus: omnia enim hxc fiint*pronomina ioco  propriorum nominum pofira. Smiilicer &parronimicaj  vcdi^bum cll: ihi/unc pronomina gentilitia, vc prLtmieies^  cefartanns, dommicanus, quncaliquaDdo abfque substantiuo incclledol nominum racionem habenc adiecliuo-  rum.ficucfuoin locodiamneft. Ratio denominationis  iftorum ex Granimadcoroni vfu agnofcenda eft.   Ratio, qiia gemciuum aucablatiuum cum pf jef ofitio ne exiguht, patet cfr rfegults coratmunibus : dicimus cnim *  fmsye/fmm» tc^idsill T^ii/, quoniam de numero vnuili  vnDsfubaudimns.     Flgurarum alia ConftfUifkionis,alia verboram^alia fen-centiarum. ' De Figuris verbo funi Jc!rencenf1arum diximusinpoa-  tica.Rhecoricajad hasenim artespcrtinenc.   Fi^ura conftrucflionis propria GrammaciCorum eft   cum A commudicdnfui^tudine ioqp^ndi iratiohabfliter'  difcedunc; -  ^iiv^Sdj-i^ ^^r^P^ vods^fifrvt/ifrli^ww/^ic  ^ffmMhiitQ MUrmt %ens aWa : vt nefiU ^suimfenke  tnhisniHatmnimlldmt In Iii)guavuf{;ari pforiinacftli^c '  fiigiva,nam pro poiiitui v^fsc v^Proicpfi; cttmtotuminpartibttspracfainicar,n^i7?i^  pulifiudinr. aliasphiiofephU^aliui Grammaiifm.C ftudet.  5 Aotipcofis ponic ca.iuni pro cafu clegancer vc  chtm ^quemdeiifiinokit qitauurbai dcdit. Elegancius aut  prxponirur relatiuu vc, quem dedtfii eunucham^ quas tnrbas  dedtt, Ecquidem dumaduspafllonisrejpicicurplufquam  adlionis ponitur in acctifatiuo cocum nomen cum pro-  n o m 1 n e . S\m\ zcr^uorum eqei Ith ro rum^ ^i^t^ndkUi eoim  egeadiplusad fe craliic quam dandi.   4 SUabifauis eft,quidam Gr/^coFu loquendi modas:(e4  cameaapud nos fpaifieati^ dici poiTec et fic cum adie-  itiuum prxdicaciVopalaturftbiedo fubftantialiter^Cc   / pr^dicati fubilaatiuum ponitnr in abkdoo vel acCofiu Uuo.JtiBfsaligsdeniiti ViliiniiiMs «lioc eft bahes dinies  ^tf«ia<Ujiiivel, ifff^«ijtffiytanquamin(bomentaIi, .ant forraali prsedicato,fpecificat enim id qoo tu es tahs fi.  liejormaliterfiuein ftrurnencalicer.iiiue parcialicer : dici«  mus enim acdrtffks enfem\decorattts Uteris^ drc.  Evocatio ert cum pronomen cacetur, et eiuslocum  /upplec nomen, vc trots reytmuSyifxo nos iroes. Zeugma est cum vnumverbumveladie<fbiuumrcruit   i)Iuribus,vc P*em d^Hamni^alcrudelisefl' vbi ly^-z^eciam  y funt vicem gerit. Similicer et patet fltj /stntdi^wk  vbi ly digni tii^m ly ^igfliri,Iocum habei^   7 Syllepfis eft» qoaiido fin^larisnumerus comprekesft-  ditor iipiurali tanquam k dignioh» vt Vux et miutetfr^  bdsitnr. veirexusmafculinus comprehenditfacmininomy  vt Ren et Regbsdinfiifinn. AltqaandQ etiam nettcram,ve  ienss et memeipiumfimetenli. Sed in Inanimatis neutmm  concipit maibalinttm, et fcminimim, vt ficus ficulnea, ic  fyrumjuni iena «^cimos et Uhr, ^ velnftds funt cerf^  riviilia/ide(ivtiles.  Appositio fic quando fubftantiuo vni aliud apponicur,  vceius dcclaratiuum in eodemcafu, \i yEffodiuntur opes^  irriumentamalorum, Quandoaucem noneddeclaratiaui  Xokcppmio g.eui€iuo,vc fuo in loco dcdarauvnus.    «SSgH^SS?» -sg^^^it _^!8g^j^2»  iag0 Oftquam dclocutioneTocutifumuSideScri.  pcione,CC Leflione fermo debecur. Siquu  dem Grammacica eft Ars red^ Ioquendi,5c  fcribendi, et legendi. Triplex ergo illius  a£kus,videhcet,dicere»rcribere,&: legere: iic^t primum f\t folum per fc adus : fcribere enim 5c lc-  o-cre eiufdem accidcntia propria. Vefimtio fcnptionis^  Vldeturquidem /5:r/W,e(Ielprum ///r^rr permanens:  Jicere ^uiehi/in^ee tranfiens',Hoc autcm ex rece-  ptiuoinftrumentaH^nanautcmprincipali.accidit. Ani-  ma recipit principalicer orationcm,tenetque : fed per a<5-   rcm,6c cartam, vtpcrinftrumentaldicenris^ AcJt autcm^  cumfic tenuis, figirrarque nonbabeac proprias, recipiaC'^  qae facilealienas, non retinec ob fui inftabiliraceni, pro -  prerearertnoineoeftfcriptio cranfiens. Nec nifi feniel  audiensanimapercipere poteft. Vtautem pluries,cercuf-  que,& obliuioni non obnoxiusfermo fieretjperlapidem,  autlignum, autaliam quancunquefolidam,conflantcrn«  que molemjdeoquepotencem feruarefermoncm^qui in  acrecuanefcit',loqm ^gyptiusTheutli, fi Platonis Philebo credimus,adinuenit : licct ruccenfeant lilijquod  negligentixcaufam ftudiofis dederit. Lucanus autem  Phocnicibusidadfcribit. Philo £cIofeph ancediluuittn» Enoch excogicafle induabus cohimniS| memocant.    Llcerxergo infolsdo auc inTimc^ vc charaAeresRo^  imnnrnrn inrrfa r mir iininr TrTypn^jnphnmm  notula^ferreir^saacranLnhacin pagina excolonscetri»  velrubrileneatx fucco. ' .   Jiiimitatione rernm in di^ionibHs (f  fcriftiombus^  Art, IL   ^^Esinnatutapofitac imitando idcas Diuini inteir, Jfe<fbusrunt venu: ctenim,ait e§ fuiffkl^^   j^j fimtlitttdo, Inteliedushumanus iniicandares,qoa9^  (ferciDit, ac proinde intcUigendo eas, ficuti func, ve-  ^xuseft. Concej^cus enim obie<aavvndcrconcipicur, eft  £millimtts«S^mo yocaiisimitacur canceptiones,feu no>  l4onesmeiici$ii|9a£^ inJPc^cicalacijlsd«^  jhonftramiis.. ^j^i^ caodem fism voQjencK^  propcere aqvie^ramn4o,eas figuras imii^ri conuenitf  quasocg^Mndo menci^ oociones perinftnimenca vo^  ~ t;gucgtf «l^ngaam^ palac um^ab   Libertmius.    in ittt fpirAto figuramus. Hinc Alphabetum elcmentA  vocis explanans inuentum eft. A t varium, atoue multi-  plex apud nationes mulcas ^ qupniam imiuri iaem variis  jnoduusinuenere.   Jmitstio per cbaroBeres.  ALij quidem vno charadere fcribant vocabulum v-  num i 6chocduphcitercontingit,vel delmcatione  imitando, ica'vc ver. gr. O, fignificet panem . et t^, vmum.  Sicut Chinenfibus vlurpatur jexquibus iliedodior.qui  plures charaderes fcic : quoniam plura vocabula 5c  res* Afcenduntftutem charaderesquailadodies mille.  AUj verivtunturfigura confimili,vti€gypcij,vel rym*  bolicaiqueinadmodum Chaldaci Planecas, &iZodiact  /ignaiisnorancanimalium guris, qua in eircuii parti»  builocantur^aatillorumaliquid pingunt,TtproTauro  corjiuaTauri» caudam l^eonispro Leone»j6f<b. Sicut  Aftronomi spfbrum haeredes adhuc Ytuncur; queroad*^  modum i£gy pci j myflicelaibunt pro Deo^diaraAeiem  •^lis.qui Dei ftatua eft i pro vbertace comucopiam, Sce.   parti^um vocis indiuiduastvc^ebrxi,  C£idti^||amv Gneci^vemntamen charci^eresfcn.  pferutitf enim,qux fola arteria   profeninta^Thltpii^Hiififcfa^^ quod camen   inO,& /jfoliim oUrct^Stliif^, redi^s pro   vociilibuspundis, vtunturj corifonantes autem figuris,  quacfimiles funt inftrumentis,quibusformantur; vtAf^  quoniamlabiis compreflisfbrmatur, pingendum efTetfi-  gurareferentelabiaduo,C, ver6, quoniam sumiratelin-  gua: tangenre dcntes fiiperiores formatur,charadereid  fingente delineandum : ficut in Poetica docuimus:.  vbi quomodo cxreri charaderes formaBdieiTent a lin  gttaruminftitttt9iibu»9<C^ui fignificaiiopt deferuirear,  cpi]ifidei^uimi»^ ij^ Ut   cum fic cenuis, figurafque non babeac proprias.recipiat-  que facilcalienas, non retinet ob fui inftabilitaiem, pro-  ptereafermoineoeftfcriptio tranfiens. Nec nifi feniel  audiensanimapercipcre poteft.Vtautem pluriei,certaf.  qae|6c obliuioni non obnoxiusfermo ficretjper lapidem,  aut lignum, autaliam quancttnquefoiidam,conftantemI  qttemolem,idcoque potentem fcniarcfcrmonem, qui in  aereeuancfcit», loatti^gyptiusTheuth, fi Platonis Philebo credimus. adinucnit: lic^t fuccenfeant illi,qu(>d  uegli^enriacattfaro ftudiofis dederit. Lucanus autem  Phderiicibusidadfirribit. Philo &Iofeph anrediluuiuiiv  Enoch excogicafle in duabus columnis, memorant LJcerxergo infolido aut infunt, vt charadcresRoI -  /manorum in cera^ a wt a wKmg ^-nrTypographorum  liotulx ferreas jaut funt, vtfaacin pagina cxcoloristctri»  ycl rubri leneatacfucco.   Peimitatme rerum in di^tionihs   fcriftionibus   Resionana apofitaeimirando ideas Diuini intelle-  Ausfuttt vene: v/ri/^i etenim,ait Aug fuifffin-  iipij fimtlitnd0: Intclle<fiushumanus imitandores,qua»  percioit, acproinde intcUigendo eas, ficuri funt, veruseft. Conccptus enim obicao,vnde concipitur, eft   fimillimus. Sermo vocalis imitator conceptioncs, feuno-.  lionesmentisivtinprimo libro, et in Poetica Jatiiisde*  monftramus. Scripturi tandem fcrmoncin vocalem,  proptercaquc fcri bendo, eas figuras imii«iri conucnici  quascxprjraendo raenttf notioncs pcr inftrumenta voim   Lihertmius.  inicre fpirAto figuramus. Hinc Alphabetumelcmentt  vociscxplanans inuentumeft. Acvarium, atciuemulti-  plex apud nationes multas j quoniam imitajri iaem vanis  modufisinuenere.   Imitatio per characleres.  ALij quidem vnocharacflerefcribunt vocabulumr-  num i et hoc dupliciter concingic, vel delineatione  imitando,*ita'^cver. gr. 0,fignificetpanem. et f^,vinum.  SicutChinenfibusvuirpatur jexquious illedodior, qui  plures charaAeres fcic : quoniam plura vocabula 2c  res. AfcenduntAUtem charaderesquafiadodies mille.  AUj verovcunturfigura confimiIi,vt ./£gypcij,vel fyin*  bolicajquemadmodum Chaldxi Planecas, &iZodiaci  flgnaiis norantanimalium figuris, qua in circuli parti»  buslocancur,autiIlorumaIiquidpingunt,vtproTauro cornuaTaurii caudam Leonis pro Leone, &c. Sicur  Aftronomi ipforum ha:redes adhuc vtuntur; quemad^  modum y£gyptij myfticc fcribuncpro Dco,charaftcrem  Solis,qui Dei ftatua eft j pro vbertate cornucopiam, &c. Alij ijTiitantur particulas vocis indiuiduas: vc Hebrasi,  Chaldi, Latini, Grxci, veruncamcn charecflercs fcripferunc parum imicances. Vocales enim,quar fola arceria  proferuncur,fimplici lincafcribendaefiTent: quodcamen  inO,& /^foliim obfcruatur. Hebrarivero rediiis pro.  vociilibuspunclis, vtuntur jconfonantes autem figuris,  quxfimiles func inrt:rumencis,quibusformancur:vcAf,  quoniamlabiis compreflis fbrmatur, pingendum elTet fi-  gura refercnce labia duo> C, ver6, quoniam sumicate lin-  gua: tangencc denccs fuperiores formacur, charadereid  lingence delincandum : ficuc in Poecica' docuimus:  vbi quomodo cscreri cbaraderes formandieficnt a lin-  guanimin{licucoribus,5c^ui fignificationi deferuirent,  confidcrauimus.  Dcnfimerofii Hramm,  I^expreffionem Jdeoque lid vi^ti oclo in primo Libro illosreduximas:quorum viginri duocon fbnantes,  ficdiAxJqaon.iam inftrumenrom verberancium aercin  concurrurormmcur. Iiein quoniam coniunc^! non pod  (unr,ni(i perv )cales- vc Pbco m Sophifla^uiur. Anibesetiam vifTinci oda h.ibcnt omnes conlonanccs pro  corundcmronorum diffLTentiis exprmendis; inquoa-   . bund.inr/Trcs auccni vocales . quibu5 ramen vtuntur  vcqninque, ficu, orJincqLie vanantibus. Hvbrrt vigioci duas conronantes,fiquidem pro vocalibas, punckis.  vrn n ni r j Vjixh i Xj q i i i i Vf mmm 111h ' i 1 1 f i r m fimplicibus, '  vtipfi purant^-tt^Spic-fl^d cOftmA^^rfi^  in^lar. Nobtsaureminlcaiica fingtiahac ratione torefl  fcntdiphchonc^i,ouot vocalittmcopulstjVtplanum eft,  Galii prunbiifdipnrhongisvtuntur. Grxci vieintiqua*  ea6r habenfftedras • qnarum fepcem funr vocales, quoi.  niam {),& Jf, ftrifti &amplc;apud eo$, ncar& in aortra  Vulgarilingua, prbferancur/ Natfones excedenres hunc  numerum viginci o£bo, ftorfvidi, nifi Iaponenfes,qui  quadraginta ocko Htteras habent i quod cquidem inde  eucnircpiito .'quoniam cotifonaTitesduas conflanc in vn.im, qiicm adinoJum nos X, pro 5, 6c.C, vtimur. Sic   . poirjmLU hccerasifias duplicf*s (-acere: vr pro, Z, .fic  character vniisraiiiis pro i?, r^^\m:\s proP, ff, ^cSicwii   . vci'niir^?^. (Sc rr/Ti. 9. pro cnbiis fircensiacque i pro da.ibusi^c. obuia iunc /vlla^:vrnm varietatcni   peroeiidenci •• fiquidem, vtdiclum eltin primo libro.aliae  lyllabxcondituunrur ex vocah vna . vr ahaeaddunr  irocaliconronafitm^TC^^^ali^ dmr^v^ Ba\9i\\x trcs^  vt(^'SaIisquaruor;vc ^/«^aliacquinque>vc /f4n/,aha:fex,  yc//r/^/.NaIfibiatttepltts vcucvocaUiQtfiindiphtbongis,  Lther tenias, /^t   G ^riii-inoram verS Sc Polonorui-ii lingn.i feptcni 5c oclo  coiiloiiaQCevvnivoci^ .lih^Uiu Caius ranon^^in in Phy-  fioio^ia ^iximus. iNfonreitU camen AriftoteJes fyllabas  poHe exfoliscon^bnancibusfieri docet}nulIumenim fo-  nani habene, aiCiexvocali «caiadiUncconfonanclo.   Poflontenam literqper pun<fH miilciplican.-vr Ara^  bes 6c Hebraei faciunt, vt P^c^m pundko icruiat pro du-  pltct P ^CivaAxttt et vocales : ynicuiqee ergo regula eflr  vfus: Philorophisautem ratio.  vt   B.egiila{igurandarnmlU?rarumi   DRhentin fe lirc^T appiri^ntamhabcrc elegantcm,  claram,diftin(flioncinab inuiccm pcrfpicuam. lcem  occLiparc mo hciini Ipanum, nec fe inuiccm impedire.  Proptercn vocaIc^punLlis,& ficu vtiliorcs,quam iiguris.   Formodcharaderes-A^abici, mirhieUpr.ptenn fpa-  tium niiilrum oc4?upant. Occurruncpun(fla htiic defe^  dui. Hebraici graucs fd non adcodiftincl i,nec figu-  racu faciles; Lirini diflincki,clan : arnonfatis elegan-  tes : Gr«ci,clari ^ forjiiofi> exigui, niodicuni pccupantes  .fedexpa.rte^coihplicati-. . Aliarumnationum Alphabefa  conrulancnr.   T IcercTLacinrc pro liceri^ tancum valcnt^Grarc.T pro  ^liceris et numeris i y^lpha enimdicic A, et vnum : Hc-  braica:proliceris,& numeris,6c vocabulis: Aleph enim  figmiicat /t ^^vnmHyU princiffem, Bech n ^(^uo.dcd^mm &c.Propterea ex JitehsSLabbiniphilofophantu*aoi^ivi^AQagrammata eliciunt, : '(jrdmmdticalium Cdmpdmlld]D^ra Mnefcribendiper vfiratasHteras. Quoniam careinus Alphabeto mionali imitanw  prorfusinftrumenca 5 nec rperamtts illud nifi a nou^  lingua ccondicore^qui vocibus res^& voces chara^leri-  bttsadamuflimmncecur. Ynde facilferebusinrpedis ip^  fisdifcerenrfiomines ducefimilicudine^ l^gere, fcribe.  reque!donecergo^liiigttam,& charafteres proprios  Plulofopbisedereiipndacur, vteodum conTuecis in fcri*  bendo. Proquofcqucnccsdanturcanones.  I Literasclarasa propnafigura non defcifcenres deli- '  neabis, vna continuaca dimcnfione •, ou{eiiU^pier> vndc  fjcilius duci.poce(VprrroTaTft calamus. ^^-^  X Literasmaiufcufas Scminufculas obferuabis in omni  ' lingua, qu.imuisHcbrxis id non vfurpetur. Maiufcuiis  vteris in pnncipiis orationis, 5c in omnis perio Ji princi-  pio,&nominum propriorum cxorjiis. Dicimub propria  Jndiuiduorum, prxfcrcimhumanorum, rcrum nomen  .^curam fortiencinm indiuidualem • vt Perrus honio ytc  Bi^ttneUns ^aais. Icera earum rerum, de quibus fcrmo  teexitur, quaccunque fint> eric maiufcula exordiens  Bgura. Cum enim trado de SoIe,autdc Aqua,attt d«  tnde in'Phyfioiogia > dico Sol, Aqua, Iris, in toto rra^  : &atu. Nomen aucem D ]g I tjRtiii|^^ pie^f^^^  ^bendumdbcec.  Omneslicerae vnam diAionem (romponentes, nmnl  ponantur ; nec incer eas pond:umtnec fpatium interttcni»-  relicebic, ad retinendam signo rei vnitacem. Onwaee-  nim cns necefTaric) vnum eft. Dantur in vulgan linj^ua  apudnos, et Arabeslicerarum copulaceiufdem vocabu-  liiatextrcmxfigurccprxc edentisextenfioadprincipiuni  ponfef^uencis,non inepu» (iperfpicuicacem iedionis uon i /4! intercurbat: alioquin fuc;ienfln. RedeTypographiim-  ittfmodicomplcxus omncs fuflulere. Si]uandoin fine verfus non poceft rerminaridic^io  Arabcspriccedencem excendunt. Si poceft finalis rcci-  pere excenfiones : (in mioLts>amplian(medias. Alixve-  r 6 nacionesapponuDcnoeulas, quibus abfoiucain non eC-  ie di^onem, fignanc, vc in noftra fbriptione apparec.  Vbipraccerea nocabis, qaod vna licera^qu^ eftin finj? ver- rusfpacittm non habec>in quo fc ribatur, noti eft pohen  do vck principio fequencis: fed vel coarftanda cxcecis»  vel incegra fyllaba, ficamen non eft vnias cliafa^eris,  afportandaad fcaitends verficali exordium, Francisca*  jnen concrariaseftvfus. Omnesdicliones^&fingulscreorfum abaiiis,non per  punfta incerpofica, fed perfpaciola diftinguantur.necon-  Fufiofenfuumfiac. SpaCioIa vcro incer liceras ciuidem  didionis finc n:q ualia : ne videancur didioncs dua:. Caufa breuiracis folent,vbi duplicanda efi: eadem  licera,apponerepundum Hebn-ci medium in omnicon-  fonanti> nos titulum fuperponimus :fed foliimin N-^tC  Ji/,dapIicacionem exigente,6c folu fuper vocalem, aut  Ciaefiiram confonanti caufa breuitatis. ScdaUceralijipia  Vtuocar. Confulenduseftvfus. Nam,f>fr, fcribimusfic  9^fr^%^pf9 Similicer etiam vfus eft in dickioni.  bus feruandus. Nampro didione liceram ^liqaando  faibimus. Siquidempro enim, fcribimus.«. pToautem, 4. vcrique pundacam ; pro verA jv. confimiliter ali-  qoando paacis liceris^pro mulctSy vt pro vniaerfidicer J&lr>  pro,^0tf8lM,qm. £ft|eciamTfus Arabam,vtalifereamdemritera[fi>rm^t  in principio aliterinmedio, aliterinfine.Noftrate 5fblum  JW,infinedefledunr:nam pro w. vtunturi.  sxlnquaz,-  % Obrcru<\ndum eftjneeadem abbreuiatio alicer alibi  fignificec: fienim confufionem paritr vnde rudicer qui.  dam, locopfr,&/>r4',vcuncur/: et fiquis nouamabbre-  «iaturam intrudit, perpctuo ea^Ttarur^femel ramen ita  fcribat clar^ ; vtin allis di&ionibusi Uaptimaicrijua  fitlumen» aneUnf. Ponende eciam fuoc noculx tonorum, qui dicun tor  ftccencas, vrpronunciadononaberrec. Suncaucemcres,   actttus y qui acuit, eleuacque ryllabam.:grrf«/i, qui depri-  iTiit: f/w;/?fxrt/,quicomponiturexacuto, et graui. Pki-  ribusabudanc Cocincinenlcs, quoniam hiis iuonofylla-  ba, funtomniavocabula.&plura iiguihcaiic,pro pluraii  vanetaceaccencuum. Teflc P. Borro.  fo PonicuracccncusTuper vocalibus: quoniam vocales  func lyllabarum lubflantia, &: anima j conlonanrcs ma-  teriaiicer fe habent^^ acadeatalicer quodammodo yei  tanquam corpus.   T I Cum aliqua vocalis in fine didionis -caditper (yna<'>  ]a:pham«vtimurin lingualtalicaaccencu furfum retorro« Graecisquoque v(iirpatur,l.at Lnisrar6»nifivbicadit  femiuocalisapud Lucretium) qui dixitp/^//7ii'; ^uhte:frj9  A^2^ndix ach. Art. da^' X.  CHalda:i> Arabcs, Hebrc-ei a dexcra parte fcriptionem  exarantad fi niflram Grxci, Lacini, 6cali) ccontra.  Contenditur vtrum redius. Antiquicas, auchoricafque  facra: Iingu« fauet illis : iftis vero Phyfis. Magis cnim  fecundiim natttcam eftab iniperfc<5lo Scfiniftro adperfe-  ftum dexcrumque ire. Metaphyiis e contra. PxaEcedic  enim femper op timum perfeftiffimum | trahens materia^  lia deimperfedoadpecfeftum.   Slmundi poficionem fpeAesPytha^oricoricu,qnem  nos ^diim fcribimus,noftra pofirione imitari debemus:  Scriptio enim qiiidam mocus, coclimotum imitans : dex-  trum efl: polus Borcus : finiflrum Auftrinu?;. Etficnos,  ad Occiaentem vultu (pe^Slantefcriberc oporter. Ergo  inciperemusahniflroaddcxtrumjimitancesmocum latitudinis, tanquam fiex Auftraliplaga cocpiiTet huiufiiiodimocus-ficuii iuPiiyficisf ucabamus. iQ^auccnipu-   cac  tat^ncepifle folumyerfusauftrum moueri ab ini^o^vci .  nunc viciffim mouetur 5 vtique a dexcro inciperefcriptio-  nem putat. Ac fi, quod Mofes in caftraraetatione ob-  ferua c, obfeniemus idextrum eric Occidens: Ariftoceli  vero Oriens. Ecexhisimitacioaptamagls. Scriptor enim loiv^itudinismotumvelocera potiufquclatiaidinis  obferuac^niam Lunaris. Propterea ficfcribeodo, et qoi  vultumhabetad Auarumjcribicadextro nd finiftrum,  ideftaborcuino ccarum, inricuGraEco et Latino. Ete  contra in ntu Chaldaico. Qui ad Boream fpedac, ab oc-  cartt in Latino, abortumChald<jo. Aliiconfideranc commoditacem lcribendi &facilita-  tcm. Qu«meliorconftac a fmiftroad dcxcrum : quoniam  matlusa centro circunforentiam fcrtur,vbi muenit fi-  nem, Actamen poteftaddi tertius et quartus modus: vc  fifcribasabalto-acimumpagin^, vtin rolo 5. lohan. La-  ter. Romaefaftamvidinuis. Ecin verfibusfybillinisfic C  contw. Hinc noua qu^ftio, et confimilisrefolotip.   Defarmione ^ 'ferfficuitateperfun^4,lk   neajkue ojienpi,   Art. IL   IN ftrudttraorationisinteraeniuntpunda:6c pun<fium  cum iineola adunca ; et lineola illa fol t taria, Hoc autc  ia<tefic,qiloniaojracio criplex : alia fimplex,vt ego fcribo:  aliacompofita,vtcgofcrLbo : dum cu diaas : aha decom-^  pofita vt Epigrammt»& liias Homeri, oratio Ciceronis  pro lege ManUia. Quammali» trlbus,ali«m!ilti$>a  pluribus «cplorlmis conftant periodis. Oiatibfiropllci  nullum patitur punaiJm, necdiftinaidncm, nifiyocabu-  lorumperintercapedincspania $:hacvtuntnrLogici,vt,  €mnh homo eflanimai tationdle, Omtio Compofita diuidir  turin duas coniundas per copulatiuam riotam*.vt £j#  i^riwtfjd^^^w&^velperdi^^ vt^h^di^vel/gr^'*  iMUVflmngit\vt\ per cowdk\ov\:i\Qm:vtJtvenerisadm( daboiibiltbrumxwx^QT\ocAcvc\^vt,vbithef^turus, ibi  cof : aac per tcmporalem, vc,f maqtf.er le^tt.ciifcipv^  Uatidinnt aut pcr comparnniium . vt, y^a//fl/ wrfr/,  /rff/ 2^^;7// //2 - ; aiic pcr caufaleii-i : vc, qMniamn^n fkit^,  JhrtUfcttntcampi ;auc per rclatiuam i vc, mercaiores lucrati sunt muhtimquitamenUborauerum., Erhofumficdifttn-  dio perlineascommaravocatas.   Omio decompoifcA conftat cxperiodis plurimisipe-  nodusemm fir, cum ex finali Dunao. velexordioinfinem;  oracionis perfedxabfqiie ruipenfioneaudientis peruenimus. Ibi pttndum &cimus: omnesergo periodi pund^is  adftringuntur,vtinprima CICERONE Epiftola. Egoemni  •ffici9^ep4iih piefdte ergdte^Cdtefis fatisfacio emmbus i mihiipftnunqnam fatisfacio ^ &c. Ac pcriodus diftinguitur  percola&commataapud Ciceroncm.Cola funcparteg.  periodi maiorcs : quarum quxlibetquafi perficitoracio-  nem,&in dido exemplo terminatur in ly omnibttt, Et horum diftmcflionobisfic per punda duo,auc perlineo-  lam cum puncflo. Commaca vero func parces mmores,  cx quibils cola conficiuntur Ucetnon omnia femper, vt  i iodiAo exemplo.   Vbi poftquam dixttammofffcioySiddityacpoiiufpietdtey  quod diAinguicur a prioriparte periinea. Confideranda  eftetiamiquod vbi diffidium maius eflincer commaca,ap--   Sonendum efl pundum cnm lineoia: vbiminus, lineoia':  iie putido. Similiter in diui fionek compofitorum^ ali^.  quandopun&ocum linea^vt«^ ntdgWerlegit ^dtfcipvU^»Jiffis/:aliqnando duobus punAis :yt^Rexcafiigauitml^  Iite$'qttifugeriimdepr4i0, Hinc eft, guod antea^uer&ri- uamponuntur pun6i:adtto,(i nonett completa periodus>  in vno: Quando maximcaduer/acur, vt.Pctrus rfido^ui:  fedfilius eius ignoranS' Aliquando lincola, vc, Petrus c$  doHus quidemjednonvalde, Similicerancc relaciuamcft  lineola in modicOjVCj/^f/rflJ, qtticurrit^moaetur. In mulco,.  iuncpunda.vcfupra. Similiccrponicurlineola anteno-  tas cogalaciuaA^quaado copuUs i^.u^gitivVtt^^/Wfiffrir Mmi«^quado non mulcumy poofta,vt,/rr/r0ir eMrru :  fii propeM 9(eafum, AliquatiHo nihil, ii Yalidifsimc  copulac, vc, Petrus evnditus darui nohilis^ fed et Scc.  idqiie magis,vSi deeft copula,abefto 5c lincola.   Ponitur eti.irn puntflum^vbi didioeftnota; et ngnifi-  cacpcrvnam literam ^vcM-T. CicerotiSc D. Francefco:  &vbi per plurcs vc Cic. pro Cicero : 6c Franc. pro Fran -  cifco. £ciahisv^lecconrenfusrcj:ibenciuxu,§crauo bre«  uiecacis.   Ait. I. LEgereauccm,eftocuIis,qu fc npra.-crunt-^colligcreiit  mentc,ac mox per linguam colleda icerum pronun-  " ciare. kaque eft circulus, ex dicere, pcr (crthere^^le^en  ad tpfum dtcere, Ocuins fen(us lcdionis ziauduus didio-  flis.   1 Qui ergo iegic,prius difcaccharaderum iignificationes  et pronunciacionem. Quasdacninicum gutturc,vcvoca-  lia quxdam lingua, et paiaco, vt confonantes,fic femi-  oocalcs ;& quacdam labiis, vc mutx, pronunciancur. Si-  militerquid valeanc punda,&afDiraciones;doceadifunr,  qui legeredifcuntfiuxta phmi iiori pr^cepca.   2 Moxquemfonum, quacvocaIis,cumquaconfonan«  ce, faciat* Vinculum enini confonantiuin vocalis efl.  Faciliatttemaddifcttnt, ficonlbnanseundem fonum fer.  uet cum omni vbcalf. Hincfic,vc, quoniam carcmus  altero, C «non poffint facili noftram nationis aiien^  linguam,addifcere. Alicerenimpronuncio, C,cumA,  et alicer C, cum E, fimiliccr,G, vt norum efl:. Vnde deri-  uationcs verborum,&cafusnommum fallunr.Cum au-  differRegis itcluopi; filius,//g4^, pronunciabac,/r^Aw,  i (^rammaticalium £ampanelU]   dcriuationem falfam exofus. Ec pro C(£Co, ctUo diccbar^  vc C, fecundum eflet primo fimilc.   Nos aucem ha:c non cogitamus, vfu dudi: 6c quia;  pueri noftri nefciunt dubitare/ed authoricate trahuncur.  5 Prius quidem fimpHcibus ryllabis,vc^<^,deinde com-  pofiiis.vc j^r./, airuefcanr.   4 Tandem vc didiones cocas pronuncient didindas,  iK)n n>ixcascumalii$,proucin copuiando dicere, aiTue-  faciendi func. Mox enim vfus, vc celeriterlegant, pre-  ftabit : veluti Cithara:di, vbi primiim elemenca, et difcri- niinafonorum,&confonantias calluerinc, in eifqueaf-  fueucrinr.  Item quomodo pronuncianda interrogatio j quomo».  (io admiracio, &quomodo lcuisoratio.   6' Item inpcriodi finc paufindum. 7 Item diftmguant legendo cola commata, illa ma-  gis,ifl:a minus.vcfen fum aonco Qfundant, necdifTocicnt:-  Verumque enim ti 6'fu m . Quiautem carminalegunt, carmincis pedibusqua/f  incedant,nec fenfum obfcurent mctriamore : qui pro fa5,,numeris,qui Philofophica grauiter. Item quar abbreuiationesfinrin vfu, et quomodo ci  notandar. Alia: enim aliisnationjhus. Item quibus acccntibus lint pronunciandicr yllabap.  vltimc,& penultiniii: : 6c monofvllaba in vocalem deii--  nentia : et hoc ad quautitacem fy llabarum fpedac, ex Ar.:,  temecrica, - Quxvoces quibus verbis defcribendis func apcx^ ior;  Saecicaiuuenies. CVmirouamlinguam difcere legendo cupis :pone  feriacim vocabula noca cu^ linguj^, cor,quoc funt Ju  terxeiin^quamaddifcisiicavtprimxlicer^vocabuiorana Lihertertius.    laceant fecuhdum fcriem Alphabeti difcendi. Diclio-  nesautemtux lingux iiceris propriis priLis,dcindeaIie-  nisalternadm exurabis. Tuncenimmirafacilitacein vno  dic.quibufquclegereaddifcet. Gognitaemmfttntiumi-  aaignoratorum. De eHfjtic^ iane ferfnonum Granmaticali*  TOn modo GrammtticiTidetnr offidum,tradere'  1 A| rcLtionem rcAi loqucndi et fcribcHdi et Icgepdii  fed infnper declarandi fcrmoQCTO.fiUC di^kumfiucfcri:-   ' ptum a quocunque autorc. 2 Hoc quidem verum, quoniam omnis- Autor Gram-  niaticus primo eft,& mox Philofophus Ivhetor,L ogicus, Poeta, Mathemacicus, Hirt:oricu5,Mcraphyficu\ Thcologus, 5<c. nemoenim fcribicin quacumquercientia^nifi  Grvimmatico 5c congruo fermone. At plujr^ pr^Iumit  Grammatica, Philpfophica^quam ciuihsi 3 A t cum omnis fcientia-popriis quibufdam vtaiur vo«  cabulis,quxapud vuigusaliumfaciuntfcnfuni, res quoquede quibus.traclaniigDOtacfUDrvu)go^inTheolo^; ^  et Aftron. patet. PfopjCf rca non puto Graciunatici efte  .ciuilis.omnes fenitoncs enucleare,fcd tahnnn vulgires  familiarcs .quiin cpilloliti^l^Q^c^jbntineDtur. Adde  eciamin Po^tis et Oratoribus^^To|i(1Ck.i.deot^^ Ij  em^ propius ad vulgi inftrudionem adcedtmr. Nihil oniinus dicendum, quod exponere poetas 6d  oratorcsnonfitisvalent^nifiquiarcem poeticam &: 01 a-  toriam etiam didieere ; ergo noii pun Granamacici eil  oratio ipfbrum.  PlaroetiJin cracilodocet impofitiones vocabulorum jTon efle Grammatici, fedfapientjflimi Dialedici, idjjft   Mecaphyficireriiinuentoris&fcicntiarum ordinaroris-,   6. Pxiuseniaioportecicj^ Ctfeta&deiadc notpinarebut^  i$o U,   f ci t i s i ni p oncte : Gramma tic us ^tgo co n ferua c enu cl ea t  hon|inuenic ncc imponic. Inueutor bombardse dcdic  hombardx nomen, 6c noui hemirphenj Amcncus Anie-  ncam dixic.&jlouispedifrequosplanetasvocac Galileus "  Mediceos : non quidem ex reinacura ifedpkcUo hum^  ino/xpeque cafu.  Nominaquidemdcbentabipfisrebus nooninatts ex«  primii vt bombarda a bombo ardente huius inftruroend»  &lapisd ia:dendo pedem,&fol quia roloslucecSed quo-  niam rerum eflenciae latent, et proprietacesfcfnt inn Qmi-  natae»8cconfu&: &c philorophifenim inueftigtitoresco*  gunturvuIgariTCt fermone. &Principesad libitumfine  arteimponuntnomina>& iie, dcab euentu,ra:p&:noa  potcflcercafcientiafieride iproruimpofitione nccfa<fta  leruari quamuisinhoc Hcbrari fint cxtens ccnaciores*Icem quoniam quotidie voces corquencur,mucilancur,  breuiantur^producuncurj^cransferuncur.vt iy, loannes  in Hcbraro, aicicur Ican Gallicc;, Ans Germanice, Gro.  uanni in Ecruria : lanniin Calabriai CianniParcenopeis:  crefcitdifficulcas.  Grammaticus ergo non declarabicquiddicaces rcrum  pervocabttlafignacarum^haccenim pertinenc ad fcien*  'tiasillarum renim:fedtantummodo vocom fignificationes, et ftrudttram orationis. Vnde Plato, profanosvo catjGrammattcos, qmTOcabulaTheologorum declai»-  repraefumunt, magisaatem fificirridere.Idem S. Greg.   f Propriaautem Gtammaticomm declaratio eft ety*   inologia,qua*nonrefpicit quidditates « ad quas nomina  imponuncur^fed vnde imponuncur.Cicer.i. Acad •& qua  decaufa, «Sca quibus&quando, fipocis eft.  10 Ecquoniam vocabula apud alios Aucores aliarum  fcienciarum et apud vulgus aliis tempoiibus aliter SIGNIFICANDUM apud PLAUTUM aU erat jrcuU Sc quafi ollay  APUD VIRGILIO eih naxima xdm regiarum. Item lusapudlu-  rifpcritose(l/ifjtf,apud Oeconomos eWhoJiH ^wndc vulgo  feruis distributio quocidianadicitur/ii rim.Qujt Phy ficis eft r7ifw>i.f,Lo£;icis/tr^f/mW;^//^, Soloni/rjc, itcm  hypo^.t/jsMedico c fl: fedimenf^m v rinq: G rcXci s e fl h(Iantia indiuidua Thcologis perfona perronn auten:i Comicis  e^laruabLC, Propterca Grammaticus iflharc onmia scire et declarare deber, 5cquarealijalitervtunturi^confu-  ffonem/ermonis tollere qaantum poteft.  n ItemfigttrasGrammadcales, etfi poteftedan^ Rhe^  thohcas&pocricas dicec«&cbnfl:ni^onem orationis. 6cvaTiof diceodi modos rem eandemi et eiiocleandi de  linguain Ungixam :id quod dicitorinr^rpr^cacio;  la Vcitor enim grammaticos etymologia: interpretatione, dercriptione, 6cdefinitioneali (^ando, fioecircom' Locutione, quando vocabulum ceriumnon habet vel  res vocara, eftignota. Etymologia docet;vnde vox imponiturV& quaratione. Addetquc! quas pafTa eft mutationesapudmul-  tos. Interpreratio de lingua in linguamfert notitias, bL  de proprietate ad metaphoras et ceconiierfo. Defcripno REM SIGNIFICATAM PER VOCABULUM MONSTRAT ex effedibus et similitudine aliarum et quiburcumque potefl adminicolis. Definitio per similitudinem, ic dissimilitudinem  proprias, est entialeiqnevr per genos et differentiam et  circomlocutio pertni|Ica vocabula unum deciarat.  1% 'Jteni notabit Grammatieos synonima, vnioo<sa, jtk  qoioocai;^ 6c denomination^s. Ad qoas redocitor dertnatto vocabi^bt»i»i$[ Vul^ et cafoom ex noroinaCt;  cioo.6c temporom.ex priHnf^teritis et fotorit,vtnotar jGcIliosnon femei» Icem'compofttione$,& parcico]as; emimqtievfQSyVtin i.lib. notacom est. Item qua pars orationis eft quje libetdidio, qUem Iocum habet inuruura: 8cqucm cafum exigit, &c. Dccarminis et accentus notitia dicemus in poetica, quienccefTaria eft Grammatico ad docendum pronunciationes. Item de figurisorationis in Rhetorica esl: fermor quac necessaria rTunt ad fermones eorundem enucleandos. De figuris vocabuloxam &, ftrudura et liocin; Ibco cJttac syntagOtta,;  j4ffendix dc phi UJophka lingua infiitutione.  Slquis novam linguam philosophica constituere vellet  formare literas debec consimiles instrumentis et sufficiences abfque variatione in copula vocalijum cum consonancibus, vcm r. lib et in Poccica docuimus.  Imponere nomma ex reram nacura et propriecacibu Verba omnia ex nominibus deriuare et vnius cbniugationis omnia excepco substantivo et omnia cempora  onmibus cribuere et ordinare ea ex adibus essendi, existendi, operandi, agendi, et patiendi. Parcicipia pra:cerici, et pnefencis, se fucuri cam adiua quam paf Hua. caniaiSlu aliaqiuun pocencialia. Pronomina omnia iuxca omnes species suas et non a  dissidentia. Adverbia exmodi$, locis, temporibus et circumstantiis a (3: cum addere. Adnomia vero ex circunstantiis et re spedibus. Coniunctiones temporales,  locales, sociales, difrocxale$, continuativas, conditionales et  alias ut suo in loco  dictum est.  Casus omnes distindos in fine, et articulos ponec æquivoca, synonima, et metaphoras ab olebic: cunitis rebus proprium dabic vocabulum, ut tollat confussionem, quas videtur pulcracum sic vitium in oIitum: hac omnia in libris hiscecribus liquido constanc, et ex Mc- altius constant. Ars mensurandi versus in poetica posita est syllabarum quantitate sufficic quod Grammatici feribu QC rationes autem a poetica pecancur. Tommaso Campanella, al secolo chiamato Giovan Domenico Campanella, noto anche con lo pseudonimo di Settimontano Squilla. Tommaso Campanella. Settimoontano Squilla. Giovan Domenico Campanella. Campanella. Keywords: utopia italiana, lingua artificiale, lingua perfetta, la lingua d’utopia, lingua utopica, l’utopia di Campanella, il problema del linguaggio nella utopia di Campanella, grammatica la prima parte della sua filosofia rationale, citato da Vivan Salmon (Keble, Oxford) per il linguaggio inventato per megliorar il linguaggio volgare. Grammaticalium libri tres, Parigi, vietnamita, armeno. Deuteron-esperanto—Highway Code -- Italia. Campanelliana  civitas solis CIVITAS SOLIS – Taprobane – Sri Lanka -- -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice e Campanella," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

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