Grice e Campanella: la ragione conversazionale e
l’implicatura conversazionale del katùndi dialit -- utopia italiana – scuola di
Stilo – scuola di Rggio Calabria – filoofia calabrese -- filosofia italiana –
Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice (Stilo). Filosofo calabrese. Filosofo italiano. Stilo, Reggio
Calabria, Calabria. Grice: “One has to take Campanella seriously; admittedly,
an Oxonian will focus on More, but Campanella is closer to Plato! I especially
like that the walls of the city of “Sol” – it’s a proper name for the prince,
not the sun! – have all the semiotic elements of the semiotic systems by which
the ‘solari’ communicate – Campanella designs a very Griceian model based on
‘efficiency’ and LOVE! There’s ibenevolence everywhere – indeed, it is Campanella’s
Sol’s City that I was thinking when inventing the principle of conversational
benevolence to be spoken in the City of Eternal Truth!” -- one of the most
important of the Italian philosophers. H. P. Grice enjoyed his philosophical poems. Sulla
necessità di una lingua artificiale capace di una maggiore esattezza espressiva
rispetto alle lingue naturali scrisse brevemente anche Tommaso Campanella quasi
un secolo più tardi, nel 1638:38 Tommaso
Campanella nacque il 5 settembre 1568 a Stilo e morì il 22 maggio 1639 a
Parigi. Frate dell'ordine domenicano, si dedicò allo studio della filosofia e
delle scienze. Durante gli anni giovanili compose la Philosophia sensibus
demonstrata e il Del senso delle cose e della magia, opere di stampo
sensistico, animistico e mistico, in linea con gli scritti e i pensieri di
altri studiosi di quegli anni. Accusato più volte di eresia, fu prigioniero del
governo spagnolo nei Castelli di Napoli per 27 anni. In questi anni l'attività
scrittoria fu prolifica e portò a compimento alcune tra le sue opere
principali, tra cui la Philosophia rationalis. Egli è maggiormente conosciuto
per aver scritto La città del sole (1602).nell' «Appendix de philosophicae
linguae institutione», parte finale della terza sezione dedicata alla
grammatica filosofica del volume intitolato Philosophiae Rationalis partes
quinque.Videlicet: Grammatica, dialectica, retorica, poetica, historiographia,
iuxta propria principia egli recita le sue considerazioni in forma di
decalogo: 1 Siquis novam linguam
philosophice constituere vellet formare literas debet consimiles instrumentis:
et sufficientes absque variatione in copula vocalium cum consonantibus ut in I.
lib et in Poëtica docuimus. / 2 Imponere nomina ex rerum natura et
proprietatibus. / 3 Verba omnia ex nominibus derivare et unius coniugationis
omnia excepto substantivo: et omnia tempora omnibus tribuere, et ordinare ea ex
actibus essendi, existendi, operandi, agendi, et patiendi. / 4 Participia
praeteriti, et praesentis, et futuri tam activa quam passiva, tam actualia quam
potentialia. / 5 Pronomina omnia iuxta omnes species suas: et non dissidentia.
/ 6 Adverbia ex modis, locis, temporibus et circunstantiis actuum addere. / 7
Adnomia vero ex circunstantiis et respectibus. / 8 Coniunctiones temporales,
locales, sociales, dissociales, continuativas, conditionales, et alias, ut suo
in loco dictum est. / 9 Casus omnes distinctos in fine, et articulos ponet. /
10 AEquivoca, synonima, et metaphoras abolebit: cunctis rebus proprium dabit
vocabulum, ut tollat
confusionem.39TOMMASO CAMPANELLA, Philosophiae Rationalis partes
quinque. Videlicet: Grammatica, dialectica, rhetorica, poetica,
historiographia, iuxta propria principia, III, Parigi, presso luvannem Dubray,
1638, p. 152. Si noti che, rispetto al
testo originale, nel brano sopra riportato è stata sciolta l'abbreviazione
[&] in [et] e sono state distinte le [u] dalle [v]. La traduzione in italiano è: «1 Se qualcuno
vuole costruire filosoficamente una lingua nuova, deve concepire le parole del
tutto simili a degli strumenti: e valide al di là della differenza nella
composizione delle vocali con le consonanti come abbiamo insegnato nel libro I
e nella Poetica. / 2 Deve imporre i nomi conformemente alla natura e alle caratteristiche.
/ 3 Derivare tutti i verbi dai nomi e tutti di una coniugazione eccetto il
verbo essere. Assegnare tutti i tempi a tutti (i verbi) e ordinarli secondo le
azioni di essere, esistere, fare, agire, subire. / 4 I participi al passato,
presente e al futuro tanto alla forma attiva quanto passiva, tanto attuali
quanto potenziali. / 5 Tutti i pronomi in accordo con le loro specie: e non vi
siano opposizioni. / 6 Aggiungere gli avverbi secondo modi, luoghi, tempi e
circostanze delle azioni. / 7 Aggiungere gli aggettivi senza dubbio secondo le
circostanze e le considerazioni. / 8 Le congiunzioni temporali, locali,
sociali, dissociali, continuative, condizionali, e altre, come si dice
opportunamente. / 9 Porrà tutti i casi e
gli articoli distinti alla fine. / 10 Cancellerà le parole equivoche, i
sinonimi, e le metafore: darà un nome proprio a tutte le cose per eliminare il
disordine». Il lavoro di Campanella
appare una grammatica universale in germe che, pur non fornendo esempi pratici,
esemplifica chiaramente la forma che la potenziale lingua internazionale (si
suppone di base latina o di sua derivazione) dovrebbe avere. Thomas Frank
sintetizza così la proposta: «sopprimere le parole equivoche, i sinonimi, le
metafore; a tutte le cose darà un nome proprio per eliminare la confusione, che
sembra bella, mentre è una magagna che è andata crescendo; l...] assegnare i
nomi seconda la natura e la proprietà delle cose».*° 40 THOMAS FRANK, Segno e
significato. John Wilkins e la lingua filosofica, Napoli, Guida, 1979, p. 44.La
grammatica cosìcomposta diviene allora strumento della buona convivenza civile
e della corretta condivisione dei
saperi.Tommaso Campanella, al secolo chiamato Giovan Domenico C., noto
anche con lo pseudonimo di Settimontano Squilla (Stilo), filosofo, teologo,
poeta e frate domenicano italiano. Giovan Domenico Campanella nacque a
Stilo, un piccolo borgo della Calabria Ulteriore, al tempo parte del Regno di
Napoli (attualmente in provincia di Reggio Calabria) come egli stesso più volte
afferma nei suoi scritti e come dichiarò il 23 novembre del 1599 nel carcere di
Castel Nuovo a Napoli, al giudice Antonio Peri: «son di una terra chiamata
Stilo in Calabria Ultra, mio padre si domanda Geronimo C. e mia madre Caterina
Basile». Fino al 1806 si conservava anche l'atto di battesimo nella parrocchia
di San Biagio, borgo di Stilo, così redatto: «Battezzato Giovan Domenico C. figlio
di Geronimo e Catarinella Martello, nato il giorno da me D. Terentio Romano,
parroco di S. Biaggio nel Borgo». Il padre era un ciabattino povero e
analfabeta che non poteva permettersi di mandare i figli a scuola e Giovan
Domenico ascoltava dalla finestra le lezioni del maestro del paese, segno
precoce di quella voglia di conoscenza che non l'abbandonò per tutta la vita.
La famiglia si trasferì nella vicina Stignano e il padre pensò di mandare il
figlio presso un fratello, a Napoli, perché vi studiasse diritto, ma il giovane
Campanella, per il desiderio di seguire corsi regolari di studi e abbandonare
un destino di miseria, più che per una reale vocazione religiosa, decise di
entrare nell'Ordine domenicano. Novizio nel convento della vicina Placanica, vi
fece i primi studi e pronunciò i voti a quindici anni nel convento di San
Giorgio Morgeto, assumendo il nome di Tommaso (in onore di san Tommaso
d'Aquino), continuando gli studi superiori a Nicastro e poi, a vent'anni, a
Cosenza, dove affrontò lo studio della teologia. L'istruzione ricevuta
dai domenicani non lo soddisfaceva e non gli era sufficiente: «essendo inquieto,
perché mi sembrava una verità non sincera, o piuttosto falsità in luogo della
verità rimanere nel Peripato, esaminai tutti i commentatori d'Aristotele, i
greci, i latini e gli arabi; e cominciai a dubitare ancor più dei loro dogmi, e
perciò volli indagare se le cose ch'essi dicevano fossero nella natura, che io
avevo imparato dalle dottrine dei sapienti essere il vero codice di Dio. E
poiché i miei maestri non potevano rispondere alle miei obiezioni contro i loro
insegnamenti, decisi di leggere da me tutti i libri di Platone, di Plinio, di
Galeno, degli stoici, dei seguaci di Democrito e principalmente i Telesiani, e
metterli a confronto con il primo codice del mondo per sapere, attraverso
l'originale e autografo, quanto le copie contenessero di vero o di falso».
Fu in particolare il De rerum natura iuxta propria principia di Bernardino
Telesio una rivelazione e una liberazione insieme: scoprì che non esisteva
soltanto la filosofia scolastica e che la natura poteva essere osservata per
quello che è, e poteva e doveva essere indagata con i mezzi concreti posseduti
dall'uomo, con i sensi e con la ragione, prima osservando e poi ragionando,
senza schemi precostituiti e senza mandare a memoria quanto altri credevano di
aver già scoperto e di conoscere su di essa. Era il 1588 e Telesio, che da anni
era tornato a vivere nella nativa Cosenza, vi moriva ottantenne proprio in quei
giorni. Il neofita frate entusiasta non poté sottrarsi a deporre sulla bara,
nel duomo, versi latini di ringraziamento devoto. Quelle che dai suoi
superiori furono considerate intemperanze gli costarono il trasferimento nel
piccolo convento di Altomonte, dove tuttavia il C. non rimase inattivo: la
segnalazione di alcuni amici, che gli mostrarono il libro di un certo Jacopo
Antonio Marta, napoletano, scritto contro l'amato Telesio, lo spinse a
replicare e concluse quella che è la sua prima opera, la Philosophia sensibus
demonstrata, pubblicata a Napoli due anni dopo. In essa C. ribadì la sua
adesione al naturalismo di Telesio, inquadrato però in una cornice
neoplatonica, di derivazione ficiniana, per la quale le leggi della natura non
mantengono più la loro autonomia, come in Telesio, ma sono spiegate dall'azione
creatrice di Dio, dal quale deriva anche l'ordine provvidenziale che governa
l'universo: «chi regola la natura è quel glorioso Iddio, sapientissimo
artefice, che ha provveduto in modo da non reprimere le forze della natura,
nella quale tuttavia agisce con misura». C. non poteva rimanere a lungo
ad Altomonte: abbandona il convento calabrese e se ne andò a Napoli, ospite dei
marchesi del Tufo. Nella capitale del viceregno, pur non abbandonando l'abito
di frate, fu tutto inteso ad approfondire i suoi interessi neoplatonici e
scientifici, che allora erano connessi strettamente con gli studi alchemici e
magici: «scrissi due opere, l'una del senso, l'altra della investigazione delle
cose. A scrivere il libro De sensu rerum mi spinse una disputa avuta prima in
pubblico, poi in privato con Porta, lo stesso che scrisse la Fisiognomica, il
quale sosteneva che della simpatia e dell'antipatia non si può rendere ragione;
disputa con lui avuta appunto quando esaminavamo insieme il suo libro già
stampato. Scrissi poi il De investigatione rerum, perché mi pareva che i
peripatetici ed i platonici portassero i giovani per una via larga ma non
diritta alla ricerca della verità». Il De sensu rerum et magia, iniziato a
scrivere in latino, fu completato e dedicato al granduca di Toscana Ferdinando
I de' Medici; sequestratogli il manoscritto a Bologna dal Sant'Uffizio, fu
riscritto in italiano, tradotto in latino
e pubblicato finalmente a Francoforte. C. vi persegue una sintesi di
naturalismo telesiano e di platonismo: a Democrito e ai materialisti rimprovera
di voler far derivare l'ordine del mondo all'azione degli atomi, che non hanno
sensibilità, e agli aristotelici la mancata iniziativa di Dio nella
costituzione della natura. D'altra parte egli non intende nemmeno sacrificare
l'autonomia delle forze che agiscono nella natura, pur se la spiegazione ultima
delle cose va ricercata nella primitiva azione divina. Secondo C., i tre
principi, materia, caldo e freddo, di cui è composta la natura, sono frutto
della creazione divina: «Dio prima fece lo spazio, composto pure di Potenza,
Sapienza e Amore e dentro a quello pose la materia, che è la mole corporea. Nella
materia poi Dio seminò due principi maschi, cioè attivi, il caldo e il freddo,
perché la materia e lo spazio sono femmine, principi passivi. E questi maschi,
da codesta materia divisa, combattendo, formano due elementi, cielo e terra,
che combattendo tra loro, dalla loro virtù fatta languida nascono i secondi
enti, avendo per guida della generazione le tre influenze, la Necessità, il
Fato e l'Armonia, che portano l'Idea». Le tre primalità (primalitates)che
corrispondono alle tre nature divinecostituiscono il triplice carattere di ogni
essere: Dio «ha dato a tutte le cose potenza di vivere, sapienza e amore quanto
basti alla loro conservazione. Dunque il calore può, sente e ama essere, e così
ogni cosa, e desidera eternarsi come Dio e attraverso Dio nessuna cosa muore ma
si muta soltanto, anche se ogni cosa pare morta all'altra e in verità è morta,
così come il fuoco pare cattivo al freddo ed è veramente cattivo per lui, ma
per Dio ogni cosa è viva e buona». Se si considera ogni cosa nel tutto ci si
rende conto che nulla muore veramente: «muore il pane e si fa chilo, questo
muore e si fa sangue, poi il sangue muore e si fa carne, nervi, ossa, spirito,
seme e patisce varie morti e vite, dolori e piaceri». Dalla Potenza le
cose sono solo perché possono essere e hanno una determinata natura; Dio
attraverso questa potenza dona la Necessità alle cose, la Sapienza permette
alle cose di conoscere il Fato, ossia il saper vedere la successione di
causa-effetto nei processi naturali e infine l'Amore permette l'Armonia fra gli
esseri, perché questi amano essere così e non diversamente: «tutti gli enti si
compongono di Potenza, Sapienza e Amore e ognuno è perché può essere, sa essere
e ama essere, combatte contro il non essere e, quando gli manca il potere o il
sapere o l'amore dell'essere, muore e si trasmuta in chi ne ha di più».
Tutte le cose hanno sensibilità: «Tanta sciocchezza è negare il senso alle cose
perché non hanno occhi, né bocca, né orecchie, quanto è negare il moto al vento
perché non ha gambe, e il mangiare al fuoco perché non ha denti, e il vedere a
chi sta in campagna perché non ha finestre da cui affacciarsi e all'aquila
perché non ha occhiali. La medesima sciocchezza indusse altri a credere che Dio
abbia certo corpo e occhi e mani». Inoltre C. ci parla anche delle
primalità del non-essere, presenti inevitabilmente nel mondo finito, che sono
l’Impotenza, l’Insipienza e l’Odio: solo in Dio, che è infinito, le primalità
dell'essere non sono contrastate dalle primalità del non-essere. A queste tre
primalità si contrappongono le potenze negative, che possono variamente
combinarsi alle primalità nell'ambito delle varie forme della magia, che è
l'insieme delle regole che vanno osservate per intervenire nella natura. Il mago
è il sapiente che scopre le relazioni esistenti tra le cose: «beato chi legge
nel libro della natura, e impara quello che le cose sono, da esso e non dal
proprio capriccio, e impara così l'arte e il governo divino, facendosi di
conseguenza, con la magia naturale, simile e unanime a Dio». La magia si
manifesta attraverso le sensazioni, che possono essere negative o positive:
sensazioni che l'uomo coglie, e che gli fanno capire di essere parte integrante
di un ordine universale; tuttavia, nonostante sia parte di questo ordine, può
opporsi a tale ordine, e se si oppone all'ordine universale la magia è
negativa, se invece si armonizza, ovvero cerca di seguire l'ordine universale,
allora la magia è positiva. La pubblicazione della Philosophia sensibus
demonstrata provocò scandalo nel convento di San Domenico: un domenicano che
non frequenta il convento e che rifiuta Aristotele e San Tommaso per Telesio
non può essere un buon cattolico. Anche se nessuna affermazione eretica è
contenuta nel libro, C. fu arrestato dalle guardie del nunzio apostolico con
l'accusa di pratiche demoniache. Non si conoscono gli atti del processo ma è
conservato il testo della sentenza, emessa in San Domenico, contro «frater C.
de Stilo provinciae Calabriae» dal padre provinciale di Napoli, fra Erasmo
Tizzano e da altri giudici domenicani. L'accusa di praticare con il demonio e
di aver pronunciato una frase irriverente contro l'uso delle scomuniche vengono
a cadere, ma resta quella di essere un telesiano, di non tener conto dell'ortodossia
filosofica d’AQUINO (si veda) e di essere stato per mesi «in domibus
saecolarium extra religionem»: dopo quasi un anno di carcere già scontato, è
allora sufficiente che reciti dei salmi e torni, entro otto giorni, nel suo
convento di Altomonte. C. si guardò bene dall'ubbidire all'ordine del
tribunale, che lo avrebbe costretto a rinunciare, a soli 24 anni, a un mondo di
cultura nel quale egli era convinto di poter offrire un contributo
fondamentale. Così, munito di una lusinghiera lettera di presentazione al
granduca di Toscana, rilasciatagli dall'amico ed estimatore, il padre
provinciale di Calabria fra Polistena, C.
partì da Napoli alla volta di Firenze, con il suo carico di libri e
manoscritti, contando su di un posto di insegnante a Pisa o a Siena. La
prudente diffidenza di Ferdinando I, che non mancò di chiedere informazioni sul
suo conto al cardinale Del Monte, ottenendo una risposta negativa, spinse il 16
ottobre Campanella a lasciare Firenze per Bologna, dove l'Inquisizione, che lo
sorvegliava, per mezzo di due falsi frati gli rubò gli scritti che si portava
appresso, per poterli esaminare in cerca di prove a suo danno. Ai primi
del 1593 Campanella fu a Padova, ospite del convento di Sant'Agostino. Qui, tre
giorni dopo il suo arrivo, il Padre generale del convento venne nottetempo
sodomizzato da alcuni frati, senza che egli potesse identificarli, e perciò,
fra i tanti sospettati del grave abuso, anche il C. fu messo sotto inchiesta.
Non si sa se dall'inchiesta si passò a un processo che abbia visto imputato,
tra gli altri frati, anche C.: in ogni caso egli ne uscì innocente.
Rimase a Padova, probabilmente con la speranza di trovarvi lavoro; vi incontrò
Galileo e conobbe il medico e filosofo veneziano Andrea Chiocco. Ma il
Sant'Uffizio lo teneva ormai sotto osservazione: fu nuovamente arrestato. Fu
accusato di: aver scritto l'opuscolo De tribus impostoribusMosè, Gesù e
Maomettodiretto contro le tre religioni monoteiste, un libro della cui
esistenza allora si favoleggiava, ma che nessuno aveva mai letto; sostenere le
opinioni atee di Democrito, evidentemente un'accusa tratta dall'esame del suo
scritto De sensu rerum et magia, rubatogli a Bologna; essere oppositore della
dottrina e dell'istituzione della Chiesa; essere eretico; aver disputato su
questioni di fede con un giudaizzante, forse condividendone le tesi, e di non
averlo comunque denunciato; aver scritto un sonetto contro Cristo, il cui
autore sarebbe stato però, secondo Campanella, Pietro Aretino; possedere un
libro di geomanzia, che in effetti gli fu sequestrato al momento dell'arresto.
A Padova, in un primo tempo gli furono contestate solo le ultime tre accuse:
per estorcere le confessioni, Campanella e due imputati presunti
«giudaizzanti», Ottavio Longo, originario di Barletta, e Giovanni Battista
Clario, di Udine, medico dell'arciduca Carlo d'Asburgo, furono sottoposti a
tortura. Nel frattempo, dall'esame del suo De sensu rerum, fatto a Roma, dovettero
trarsi nuove imputazioni, che richiesero lo spostamento del processo da Padova
a Roma, dove infatti Campanella fu condotto e rinchiuso nel carcere
dell'Inquisizione, Per difendersi dalle nuove accuse di essere oppositore della
Chiesa, Campanella scrisse già nel carcere padovano un De monarchia
Christianorum, perduto, e il De regimine ecclesiae, ai quali fece seguito, nel
1595, per contestare l'accusa di intelligenza con i protestanti, il Dialogum
contra haereticos nostri temporis et cuisque saeculi e, a difesa
dell'ortodossia di Telesio e dei suoi seguaci, la Defensio Telesianorum ad
Sanctum Officium. La tortura cui fu sottoposto nell'aprile del 1595 segnò la
pratica conclusione del processo: il 16 maggio C. abiurava nella chiesa di
Santa Maria sopra Minerva e veniva confinato nel convento domenicano di Santa
Sabina, sul colle Aventino. Le disavventure giudiziarie di Campanella non
finirono però qui. Il 31 dicembre 1596 era stato liberato dal confino di Santa
Sabina e assegnato al convento di Santa Maria sopra Minerva; intanto, a Napoli,
un concittadino di C., condannato a morte per reati comuni, Scipione
Prestinace, prima di essere giustiziato, forse per ritardare l'esecuzione,
denunciava diversi suoi conterranei e il Campanella in particolare, accusandolo
di essere eretico: così, il 5 marzo, Campanella fu nuovamente
arrestato.[25] Non si conoscono i precisi contenuti della deposizione del
Prestinace né i dettagli del nuovo processo, che si concluse: nella sentenza,
Campanella fu assolto dalle imputazioni e, diffidato dallo scrivere, liberato
«sub cautione iuratoria de se representando toties quoties», finché, consegnato
ai suoi superiori, questi lo confinino in qualche convento «senza pericolo e
scandalo». In tutto questo periodo di tempo, il Campanella non era
certamente rimasto inoperoso nemmeno sotto l'aspetto della produzione
speculativa e letteraria: oltre agli scritti difensivi del De monarchia, del
Dialogo contro i Luterani e del De regimine, e ai Discorsi ai prìncipi
d'Italia, che è un tentativo di captatio benevolentiae all'indirizzo della
Spagna, giustificato dalla difficile situazione giudiziaria, scrisse l'Epilogo
magno, destinato a essere integrato nella successiva Philosophia realis, con il
Prodromus philosophiae instaurandae, l'Arte metrica, dedicata al compagno di
sventura Clario, la Poetica, dedicata al cardinale Cinzio Aldobrandini, e i
perduti Consultazione della repubblica Veneta, Syntagma de rei equestris
praestantia, De modo sciendi e Physiologia. Ai primi del 1598
Campanella prese la via di Napoli, dove si fermò diversi mesi, dando lezioni di
geografia, scrivendo le perdute Cosmographia e Encyclopaedia facilis e
terminando l'Epilogo Magno. In luglio s'imbarcò per la Calabria: sbarcato a
Piana di Sant'Eufemia, raggiunse Nicastro e di qui, il 15 agosto, Stilo, ospite
del convento domenicano di Santa Maria di Gesù. Per poco tempo il
Campanella rimase tranquillo in convento, dove scrisse il piccolo trattato De
predestinatione et reprobatione et auxiliis divinae gratiae, nel quale affermò
la dottrina cattolica del libero arbitrio. In un abbozzo dei suoi Articuli
prophetales, appare già l'attesa del nuovo secolo che gli sembra annunciato da
fenomeni straordinari: inondazioni del Po e del Tevere, allagamenti e terremoti
in Calabria, il passaggio di una cometa, profezie e coincidenze astrologiche.
Un nuovo mondo sembra alle porte, a sostituire il vecchio che in Calabria, ma
non solo, vedeva «i soprusi dei nobili, la depravazione del clero, le violenze
d'ogni specie la Santa Sede sanciva i soprusi e proteggeva i prepotenti. Il
clero minore, corrottissimo nei costumi, abusava ogni giorno più delle immunità
ecclesiastiche, e profanava in ogni modo il suo ufficio. Fazioni avverse
contendevano talvolta aspramente tra loro, e non poche lotte erano coronate da
omicidi e delitti d'ogni specie. Gruppi di frati si davano alla campagna, e,
forniti di comitive armate, agivano come banditi, senza che il governo
riuscisse a colpirli. I nobili e le famiglie private, dilaniate da inimicizie
ereditarie, tenevano agitato il paese con combattimenti incessanti tra fazioni l'estrema
severità delle leggi, che comminavano la pena di morte per moltissimi delitti
anche minimi la frequenza delle liti e delle contese, aumentavano in maniera
preoccupante il numero dei banditi». In tale situazione di degrado e
nell'illusione di un rivolgimento già scritto nelle stelle, Campanella
progettò, senza preoccuparsi di valutare realisticamente le possibilità di
realizzazione, la costituzione in Calabria di una repubblica ideale, comunistica
e insieme teocratica. Era necessario per questo cacciare gli Spagnoli,
ricorrendo anche all'aiuto dei Turchi: cominciò a predicare dai primi mesi del
1599 l'imminente ed epocale rivolgimento, intessendo nell'estate una fitta
trama di contatti con le poche decine di congiurati che aderirono a quella
fantastica impresa. Le autorità ebbero ben presto sentore del tentativo di
insurrezione e in agosto truppe spagnole intervennero a rafforzare i presidi.
Il 17 agosto Campanella fuggì dal convento di Stilo, nascondendosi prima a
Stignano, poi nel convento di Santa Maria di Titi; infine, nascosto in casa di
un amico, progettò di imbarcarsi da Roccella, ma venne tradito e consegnato il
6 settembre agli spagnoli. Incarcerato a Castelvetere, il 10 settembre firmò
una confessione nella quale faceva i nomi dei principali congiurati, negando
ogni sua partecipazione all'impresa. Ma le testimonianze dei suoi complici
erano concordi nell'indicarlo come capo della cospirazione. Trasferito a
Napoli insieme ai suoi compagni di avventura, Campanella fu rinchiuso in Castel
Nuovo. Avvenne il riconoscimento formale dell'accusato, descritto come «giovane
con barba nera, vestito di abiti civili, con cappello nero, casacca nera,
calzoni di cuoio e mantello di lana». Il Santo Uffizio non ottenne
dall'autorità spagnola che i religiosi imputatiCampanella e altri sette frati
domenicanifossero trasferiti a Roma e papa Clemente VIII, l'11 gennaio 1600,
nominò il nunzio a Napoli, Jacopo Aldobrandini e don Pedro de Vera, che fu
fatto ecclesiastico per l'occasione, giudici nel processo che si sarebbe tenuto
a Napoli. Ad essi venne aggiunto il 19 aprile il domenicano Alberto
Tragagliolo, vescovo di Termoli, già consultore nel primo processo, scelto dal
papa per trattare in modo favorevole Campanella, poiché Clemente VIII era,
anche se prudentemente, antispagnolo. C. era passato sotto la
giurisdizione del Sant'Uffizio, che nessun tribunale statale poteva violare,
nemmeno nei casi di lesa maestà. Ciò permise di ritardare la prevedibile
condanna a morte del frate. Durante il processo presieduto dal vescovo
Benedetto Mandina, Campanella, sotto tortura, riconobbe le proprie eresie e, in
quanto relapso, diventò passibile della pena capitale. La sua strategia di
difesa, disperata e rischiosissima, fu quella di fingersi pazzo, poiché un
eretico insano di mente non poteva essere messo a morte dal Sant'Uffizio.
I giudici, dubbiosi, lo sottoposero il 18 luglio, per un'ora, al supplizio
della corda per fargli confessare la simulazione, ma egli resistette,
rispondendo alle domande cantando o dicendo cose senza senso. L'accettazione da
parte dei giudici della pazzia avvenne il 4 e 5 giugno 1601, durante una
terribile seduta di tortura denominata "la veglia", che consistette
in 40 ore di corda alternata al cavalletto, con tre brevi interruzioni. La
resistenza morale e fisica di Campanella gli permise di superare la prova,
anche se rimase poi tra la vita e la morte per sei mesi.
Frontespizio della Metaphysica Trascorse 27 anni in prigione a Napoli.
Durante la prigionia scrisse le sue opere più importanti: La Monarchia di
Spagna, Aforismi Politici (1601), Atheismus triumphatus, Quod reminiscetur,
Metaphysica, Theologia, e la sua opera più famosa, La città del Sole, in cui
vagheggiava l'instaurazione di una felice e pacifica repubblica universale
retta su principi di giustizia naturale. Egli addirittura intervenne sul
cosiddetto “primo processo a Galileo Galilei” con la sua coraggiosa Apologia di
Galileo. Fu infine scarcerato nel 1626, grazie a Maffeo Barberini,
arcivescovo di Nazareth a Barletta, poi papa col nome di Urbano VIII, che
personalmente intercedette presso Filippo IV di Spagna. Campanella fu portato a
Roma e tenuto per qualche tempo presso il Sant'Uffizio; fu liberato
definitivamente. Visse per V anni a Roma, dove e il consigliere di Urbano VIII
per le questioni astrologiche, avendo con successo, secondo il Papa, impedito
il verificarsi di profezie che preannunciavano la sua morte imminente in
occasione di due eclissi. Però, una nuova cospirazione in Calabria,
portata avanti da uno dei suoi seguaci, gli procurò nuovi problemi. Con l'aiuto
del cardinale Barberini e dell'ambasciatore francese de Noailles, fuggì in
Francia, dove e benevolmente ricevuto alla corte di Luigi XIII. Protetto da Richelieu
e finanziato dal re, vive al convento parigino di Saint-Honoré. Il suo saggio e
un poema che celebrava la nascita del futuro Luigi XIV (Ecloga in portentosam
Delphini nativitatem). Gli è stato dedicato un asteroide, 4653
Tommaso. Il pensiero di C. prende le mosse, in età giovanile, dalle
conclusioni cui era giunto Bernardino Telesio; egli si riallaccia quindi al
naturalismo telesiano, sostenendo che la natura vada conosciuta nei suoi propri
principi, che sono tre: caldo, freddo e materia. Essendo tutti gli esseri
formati da questi tre elementi, allora gli esseri della natura sono tutti
dotati di sensibilità, in quanto la struttura della natura è comune a tutti gli
enti; quindi mentre Telesio aveva affermato che anche i sassi possono
conoscere, Campanella porta all'esasperazione questo naturalismo, e sostiene
che anche i sassi conoscono, perché nei sassi noi ritroviamo questi tre
principi, ovvero caldo, freddo e massa corporea (materia). Il problema
della conoscenza (e la rivalutazione dell'uomo) Il naturalismo di Campanella,
in conseguenza di ciò, comporta una teoria della conoscenza essenzialmente
sensistica: egli sosteneva infatti che tutta la conoscenza è possibile solo
grazie all'azione diretta o indiretta dei sensi, e che Colombo aveva potuto
scoprire l'America perché si era rifatto alla sensazione, non di certo alla
razionalità. La razionalità deriva dalla sensazione: non esiste una conoscenza
razionale intellettiva che non derivi da quella sensitiva. Tuttavia C., a
differenza di Telesio, cerca di rivalutare l'uomo e pertanto afferma
l'esistenza di due tipi di conoscenze: una innata, una sorta di coscienza
interiore, e una conoscenza esteriore, che si avvale dei sensi. La prima è
definita ‘sensus inditus', che è la conoscenza di sé, la seconda ‘sensus
additus' che è la conoscenza del mondo esterno. La conoscenza del mondo esterno
appartiene a tutti, anche agli animali; la conoscenza di sé, invece, appartiene
solo all'uomo, ed è la coscienza di essere un essere pensante. Campanella si
rifà ad Agostino d'Ippona, poiché afferma che noi possiamo dubitare della
conoscenza del mondo esterno, mentre non possiamo dubitare della conoscenza di
sé. Questo ‘sensus inditus' sarà poi il punto essenziale della filosofia
cartesiana, che si basa sul ‘cogito': io penso quindi esisto (cogito ergo
sum). La religione e la politica In base a queste premesse, Campanella si
sofferma sulla religione che egli distingue in due tipologie: una religione
naturale e religioni positive. La religione naturale è una religione che
rispetta l'ordine universale dell'universo stesso; le religioni positive sono
invece religioni che vengono imposte dallo stato. Campanella afferma però che
il cristianesimo è l'unica religione positiva, poiché è imposto dallo stato, ma
al contempo coincide con l'ordine naturale (cui però aggiunge il valore della
rivelazione). Tuttavia anche questa teoria della religione razionale
contrastava con i dogmi della Chiesa della Controriforma. Egli sostenne, del
resto, la superiorità del potere temporale su quello spirituale, individuando
poi il potere supremo, di volta in volta, nella Spagna e poi nella Francia, a
seconda di convenienze politiche e personali. La città del Sole
Magnifying glass icon mgx2.svg La città del Sole. Civitas Solis
Campanella fu autore anche di un'importante opera di carattere utopico, ovvero
La città del Sole. Nella Città del Sole egli descrive una città ideale,
utopica, governata dal Metafisico, un re-sacerdote volto al culto del Dio Sole,
un dio laico proprio di una religione naturale, di cui C. stesso è sostenitore,
pur presupponendo razionalmente che coincida con la religione cristiana. Questo
re-sacerdote si avvale di tre assistenti, rappresentanti le tre primalità su
cui si incentra la metafisica campanelliana: Potenza, Sapienza e Amore. In
questa città vige la comunione dei beni e la comunione delle donne. Nel
delineare la sua concezione collettivista della società, Campanella si rifà a
Platone (V secolo a.C.) e all'Utopia di Moro. Fra gli antecedenti dell'utopismo
campanelliano è da annoverare anche La nuova Atlantide di Francesco Bacone.
L'utopismo partiva dal presupposto che, poiché non si poteva realizzare un
modello di Stato che rispecchiasse la giustizia e l'uguaglianza, allora questo
Stato si ipotizzava, come aveva fatto a suo tempo Platone. È però importante
sottolineare che, mentre Campanella tratta una realtà utopistica, Niccolò
Machiavelli rappresenta la realtà concretamente, e la sua concezione dello
Stato non è affatto utopistica, ma assume una valenza di metodo di governo,
finalizzato ad ottenere e mantenere stabilmente il potere.
Interpretazioni storiografiche del pensiero politico L'incertezza è già
evidente nell'interpretazione della critica idealistica, che, nei limiti di una
conoscenza ancora incompleta dell'opera, coglie nel pensiero campanelliano un
deciso orientamento in direzione del moderno immanentismo, contaminato tuttavia
da residui del passato e della tradizione cristiana e medioevale. Per
Silvio Spaventa, Campanella è il "filosofo della restaurazione
cattolica", in quanto la stessa proposizione che la ragione domina il
mondo, è inficiata dalla convinzione che essa risieda unicamente nel papato.
Non molto dissimile la lettura di Francesco de Sanctis: "Il quadro è
vecchio, ma lo spirito è nuovo. Perché Campanella è un riformatore, vuole il
papa sovrano, ma vuole che il sovrano sia ragione non solo di nome ma di fatto,
perché la ragione governa il mondo". È la ragione che determina e
giustifica i mutamenti politici, e questi ultimi "sono vani se non hanno
per base l'istruzione e la felicità delle classi più numerose". Tutto ciò
conduce Campanella, secondo il pensiero idealista, alla concezione di un
moderno immanentismo. Opere Aforismi politici, A. Cesaro, Guida, Napoli An
monarchia Hispanorum sit in augmento, vel in statu, vel in decremento, L.
Amabile, Morano, Napoli Antiveneti, L. Firpo, Olschki, Firenze; Apologeticum ad
Bellarminum, G. Ernst, in «Rivista di storia della filosofia», Apologeticus ad
libellum ‘De siderali fato vitando’, L. Amabile, Morano, Napoli 1887
Apologeticus in controversia de concepitone beatae Virginis, A. Langella,
L'Epos, Palermo 2004 Apologia pro Galileo, Michel-Pierre Lerner. Pisa, Scuola
Normale Superiore, Apologia pro Scholis Piis, L. Volpicelli, Giuntine-Sansoni,
Firenze 1960 Articoli prophetales, G. Ernst, La Nuova Italia, Firenze; Astrologicorum
libri VII, Francofurti 1630 L'ateismo trionfato, ovvero riconoscimento
filosofico della religione universale contra l'antichristianesimo
macchiavellesco, G. Ernst, Edizioni della Normale, Pisa; De aulichorum technis,
G. Ernst, in «Bruniana e Campanelliana», II, 1996 Avvertimento al re di
Francia, al re di Spagna e al sommo pontefice, L. Amabile, Morano, Napoli 1887
Calculus nativitatis domini Philiberti Vernati, L. Firpo, in Atti della R.
Accademia delle Scienze di Torino, 74, 1938-1939 Censure sopra il libro del
Padre Mostro [Niccolò Riccardi]. Proemio e Tavola delle censure, L. Amabile,
Morano, Napoli; Censure sopra il libro del Padre Mostro: «Ragionamenti sopra le
litanie di nostra Signora», A. Terminelli, Edizioni Monfortane, Roma 1998
Chiroscopia, G. Ernst, in «Bruniana e Campanelliana», I, 1995 La città del
Sole, L. Firpo, Laterza, Roma-Bari Commentaria super poematibus Urbani VIII,
codd. Barb. Lat.; Biblioteca Vaticana Compendiolum physiologiae tyronibus
recitandum, cod. Barb. Lat. 217, Biblioteca Vaticana Compendium de rerum natura
o Prodromus philosophiae instaurandae, FrancofurtiCompendium veritatis
catholicae de praedestinatione, L. Firpo, Olschki, Firenze 1951 Consultationes
aphoristicae gerendae rei praesentis temporis cum Austriacis ac Italis, L.
Firpo, Olschki, Firenze 1951 Defensio libri sui 'De sensu rerum', apud L.
Boullanget, Parisiis 1636 Dialogo politico contro Luterani, Calvinisti e altri
eretici, D. Ciampoli, Carabba, Lanciano 1911 Dialogo politico tra un Veneziano,
Spagnolo e Francese, L. Amabile, Morano, Napoli 1887 Discorsi ai principi
d'Italia, L. Firpo, Chiantore, Torino 1945 Discorsi della libertà e della
felice soggezione allo Stato ecclesiastico, L. Firpo, s.e., Torino Discorsi
universali del governo ecclesiastico, L. Firpo, POMBA, Torino Disputatio contra
murmurantes in bullas ss. Pontificum adversus iudiciarios, apud T. Dubray,
Parisiis Disputatio in prologum instauratarum scientiarum, R. Amerio, SEI,
Torino 1953 Documenta ad Gallorum nationem, L. Firpo, Olschki, Firenze Epilogo
Magno, C. Ottaviano, R. Accademia d'Italia, Roma 1939 Expositio super cap. IX
epistulae sancti Pauli ad Romanos, apud T. Dubray, Parisiis 1636 Index
commentariorum Fr. T. Campanellae, L. Firpo, in «Rivista di storia della
filosofia», II, 1947 Lettere 1595-1638, G. Ernst, Istituti Editoriali e
Poligrafici Internazionali, Pisa-Roma; Lista dell'opere di C. distinte in tomi
nove, L. Firpo, in «Rivista di storia della filosofia», II, 1947 Medicinalium
libri VII, ex officina I. Phillehotte, sumptibus I. Caffinet F. Plaignard,
Lugduni 1635 Metafisica, Giovanni Di Napoli, (brani scelti del testo latino e
traduzione italiana, 3 volumi), Bologna, Zanichelli 1967 Metafisica.
Universalis philosophiae seu metaphysicarum rerum iuxta propria dogmata. Liber
1ºPonzio, Levante, Bari 1994 Metafisica. Universalis philosophiae seu
metaphysicarum rerum iuxta propria dogmata. Liber 14º, T. Rinaldi, Levante,
Bari 2000 Monarchia Messiae, L. Firpo, Bottega d'Erasmo, Torino 1960
Philosophia rationalis, apud I. Dubray, Parisiis 1638 (comprende Logicorum
libri tres) Philosophia realis, ex typographia D. Houssaye, Parisiis 1637
Philosophia sensibus demonstrata, L. De Franco, Vivarium, Napoli 1992 Le
poesie, F. Giancotti, Einaudi, Torino; Poetica, L. Firpo, Mondatori, Milano
1954 De praecedentia, presertim religiosorum, M. Miele, in «Archivum Fratrum
Praedicatorum», LII, 1982 De praedestinatione et reprobatione et auxiliis
divinae gratiae cento Thomisticus, apud I. Dubray, Parisiis 1636 Quod
reminiscentur et convertentur ad Dominum universi fines terrae, R. Amerio, MILANI,
Padova 1939 (L. I-II), Olschki, Firenze; Del senso delle cose e della magia,
Rubbettino, Soveria Mannelli 2003 De libris propriis et recta ratione. Studendi
syntagma, A. Brissoni, Rubbettino, Soveria Mannelli 1996 Theologia, L. I-XXX,
Libro Primo, Edizione Romano Amerio, Vita e Pensiero, Milano, 1936. Scelta di
alcune poesie filosoficheChoix de quelques poésies philosophiques, Edizione
Marco Albertazzi, Traduzione francese di Franc Ducros, La Finestra editrice,
Lavis Campanella nel cinema La città del
sole, regia di Gianni Ameliol A. Casadei, M. Santagati, Manuale di letteratura
italiana medievale e moderna, Laterza, Roma-Bari; Firpo, C. «Dizionario
biografico degli Italiani», Roma 1974: «Non hanno fondamento le asserzioni
ricorrenti, attizzate da un patetico campanilismo, che lo vorrebbero nato nel
vicino comune di Stignano». Nel Novecento nacque una disputa campanilistica tra
il comune di Stilo e quello di Stignano, che rivendica di aver dato i natali al
filosofo calabrese e indica nel proprio territorio la presunta casa natale di
Campanella In Luigi Firpo, I processi di
C., Roma; In Opere di Tommaso Campanella, Alessandro d'Ancona, Torino 185412.
Un decreto del 16 maggio 1968 ad opera del Ministero della Pubblica Istruzione
Caleffi fissa la casa natale di Tommaso Campanella nell'attuale Comune di
Stignano, al tempo casale del vastissimo territorio di Stilo, adducendo a prova
del fatto l'archivio provinciale di Napoli. La differente indicazione del
cognome della madre, Basile e Martello, fa ritenere che quest'ultimo sia un
soprannome Massimo Baldini,Nota
biobibliografica, in T. Campanella, La Città del Sole, Newton Compton, Roma; C.
Syntagma de libris propriis et recta ratione studendi, I Germana Ernst, Tommaso Campanella: The Book
and the Body of Nature; Springer Netherlands,.
Gli amici Giovanni Francesco Branca, medico di Castrovillari, e Rogliano
da Rogiano, entrambi telesiani, gli segnalarono il libro dell'aristotelico
Marta, il Propugnaculum Arìstotelis adversus principia B. Telesii, Roma; Philosophia
sensibus demonstrata, impressum Neapoli per Horativm Salvianum 1591 Il libro è andato perduto T. Campanella, Syntagma de libris
propris14 John M. Headley, Tommaso
Campanella and the Transformation of the World,
Princeton University Press, 1997.
T. Campanella, De sensu rerum et magia, II, 26 Pubblicata da Vincenzo Spampanato in Vita di
Giordano Bruno, Messina; Il cardinale rispose che l'inquisitore fra Vincenzo da
Montesanto gli aveva riferito che del Campanella «si rivedono molti libri pieni
[...] di leggerezza e vanitade, e [...] ancora non sono chiari se vi sia cosa
che appartenghi alla religione»; cfr: lettera del Del Monte a Ferdinando I del
25 settembre 1592 in Archivio di Stato di Firenze, Mediceo, f. 3759 La vicenda di questo sequestro, simulato con
il furto, è esaminata da Luigi Firpo, Appunti campanelliani, in «Giornale critico
della filosofia italiana», XXI, 1940 Non
vi sono documenti relativi a quell'episodio, essendone unica fonte lo stesso
Campanella in due sue tarde lettere, a papa Paolo V il 12 aprile 1607 e a
Kaspar Schoppe il 1º giugno dello stesso anno, nelle quali Campanella
sottolinea la sua innocenza senza entrare in dettagli. Campanella, lettera a Kaspar Schoppe del 1º
giugno 1607: «accusarunt me quod composuerim librum de tribus impostoribus, qui
tamen invenitur typis excusis annos triginta ante ortum meum ex utero
matri». Due libri di simile contenuto
furono scritti soltanto alla fine del Seicento e ai primi del Settecento. Campanella, ivi: «quod sentirem cum
Democrito, quando ego iam contra Democritum libros edideram». Ibidem: «quod de ecclesiae republica et
doctrina male sentirem». Ibidem: «quod
sim haereticus». Campanella, lettera al
papa del 12 aprile 1607: «Primo ex dicto unius judaizantis molestatus». Il
giudaizzante dovrebbe essere un certo Ottavio Longo da Barletta, anch'egli
arrestato a Padova e processato a Roma.
Ibidem: «secundo ob rythmum impium Aretini non meum». «Lecta depositione Scipionis Prestinacis de
Stylo, Squillacensis Diocesis, facta in Curia archiepiscopali Neapolitana,
Illustrissimi et Reverendissimi Domini Cardinales generales Inquisitionis
praefatae mandaverunt dictum fratrem Thomam reduci ad carceres dictae Sanctae
Inquisitionis», in L. Firpo, I processi di Tommaso Campanella88 C. Dentice di Accadia, Tommaso
Campanella, Opere Tommaso Campanella,
Apologia pro Galileo, Frankfurt am Main, Gottfried Tampach, 1622. Tommaso
Campanella, Metaphysica, 1, Paris, 1638.
Tommaso Campanella, Metaphysica, 2,
Paris, 1638. Tommaso Campanella, Metaphysica,
3, Paris, 1638. Tommaso Campanella, Poesie, Bari, Laterza; C.,
Medicinalium libri, Lugduni, ex officina Ioannis Pillehotte: sumptibus Ioannis
Caffin, et Francisci Plaignard, 1635. Delle virtù e dei vizi in particolare,
testo critico e traduzione Romano Amerio, Ed. Centro internazionale di studi
umanistici, Roma, 1978 Studi Luigi Amabile, Fra Tommaso Campanella, la sua
congiura, i suoi processi e la sua pazzia, 3 voll., Morano, Napoli (ristampa anastatica, Franco Pancallo
Editore, Locri 2009). ID., L'andata di Fra Tommaso Campanella a Roma dopo la
lunga prigionia di Napoli, Memoria letta all'Accademia Reale di Scienze Morali
e Politiche, Tipografia della Regia Università, Napoli 1886 (ristampa
anastatica, Franco Pancallo Editore, Locri 2009). ID., Fra Tommaso Campanella
ne' castelli di Napoli, in Roma ed in Parigi, 2 voll., Morano, Napoli Giuliano
F. Commito, IUXTA PROPRIA PRINCIPIA Libertà e giustizia nell'assolutismo
moderno. Tra realismo e utopia, Aracne, Roma; Cunsolo, Tommaso Campanella nella
storia e nel pensiero moderno: la sua congiura giudicata dagli storici Pietro
Giannone e Carlo Botta, Officina F.lli Passerini e C., Prato 1906. Rodolfo De
Mattei, La politica di Campanella, ARE, Roma 1928. ID., Studi campanelliani,
Sansoni, Firenze Francisco Elías de Tejada, Napoli spagnola, IV, cap. II, Tommaso Campanella astrologo e
filosofo, Controcorrente, Napoli. Luigi Firpo, Ricerche campanelliane, Sansoni,
Firenze 1947. ID., I processi di Tommaso Campanella, Salerno, Roma Antonio
Corsano, Tommaso Campanella, Laterza, Bari 1961. Mario Squillace, Vita eroica
di Tommaso Campanella, Roma; Pizzarelli, Tommaso Campanella (1568-1639), Nuove
Edizioni Barbaro, Delianuova 1981. Donato Sperduto, L'imitazione dell'eterno.
Implicazioni etiche della concezione del tempo immagine dell'eternità da
Platone a Campanella, Schena, Fasano 1998. Nicola Badaloni, Germana Ernst,
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Garampi, Tommaso Campanella. Il progetto del sapere universale, Vivarium,
Napoli 1999. Germana Ernst, Tommaso Campanella, Laterza, Roma-Bari ID., Il
carcere, il politico, il profeta. Saggi su Tommaso Campanella, Istituti
Editoriali e Poligrafici, Pisa-Roma 2002. Antimo Cesaro, La politica come
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Franco Angeli, Milano 2003. Vincenzo Rizzuto, L'avventura di Tommaso campanella
tra vecchio e nuovo mondo, Brenner, Cosenza 2004. Arnaldo Di Benedetto, Notizie
campanelliane: sul luogo di stampa della «Scelta d'alcune Poesie filosofiche»,
in Poesia e comportamento. Da Lorenzo il Magnifico a Campanella, Alessandria,
Edizioni dell'Orso, 2005 (II edizione),
185–89. Germana Ernst e Caterina Fiorani, Laboratorio Campanella:
biografia, contesti, iniziative in corso, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2007.
Ylenia Fiorenza, Quel folle d'un saggio, Tommaso Campanella, l'impeto di un
filosofo poeta, Napoli, Città del Sole; Gatti, Il gran libro del mondo nella
filosofia di Tommaso Campanella, Roma, Gregoriana et Biblical Press,. Sharo
Gambino, Vita di Tommaso Campanella, Reggio Calabria, Città del Sole Edizioni,
Saverio Ricci, Campanella (Apocalisse e governo universale), Roma, Salerno
Editrice,. Luca Addante, Tommaso Campanella. Il filosofo immaginato,
interpretato, falsato, Roma-Bari, Laterza,.
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italiana di Tommaso Campanella, su Catalogo Vegetti della letteratura
fantastica, Fantascienza.com. Tommaso Campanella, in Catholic Encyclopedia,
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Tommaso Campanella, su iliesi.cnr. Le opere di Campanella, su
bivio.filosofia.sns. Historiographiae liber unus iuxta propria principia, su
imagohistoriae.filosofia.sns. testo tratto da Tutte le opere di Tommaso
Campanella, Milano; Germana Ernst, Tommaso Campanella, in Edward N. Zalta,
Stanford Encyclopedia of Philosophy, Center for the Study of Language and
Information (CSLI), Stanford. Filosofia Letteratura Letteratura Filosofo Teologi italiani Poeti
italiani Professore Stilo ParigiDomenicani italiani Letteratura utopica Accademia
cosentinaVallata dello Stilaro Ermetisti italianiAforisti italianiItaliani
emigrati in Francia. CAMPANELLA STYtL. ORD. PRED. PHILOSOPHI RATIONALIS PARTES
V Videlicct: GRAMMATICA DIALECTICA RHETORICA POETICA HISTORIOGRAPHIA iuxta
propria principia. S V ORVM OPERVM PARISIIS apud BRAY, via lacobHi, sub
Spicis Maturis. iZMtn Pmilfgh Rfgis. ILLVSTRISSIMO y /tAIOyB'
EXCELLENTISSIMO D FRANCISCO COMITI DE NOAILLES; vt nuf uc
Ordinis Rcgij £quici Torquato Rhutcnorum ac Supcrioris Anierhias trx^
fcdto, Regi/c]uc Chriftianifliuii, apud Summum Ponuticcm Oiatori. £
TI LLVSTRJSSJM0 C Ji EFERE2SSIMO V. CAR. DENOAILLES. EPISCOPO SANFLORENSI;
intcrioris Consilii Regii McflbrisFia^us. optinui, mci fcxuatorjbus» S.
P. £ natitudinif ita me liht dcmncit, Excellcnci|fimcComc, vr ntm
ftaihmeus, effi Jeieam 4tft€ velim, Et cum tumm era 'JidQtm
manitumm tiK ucQM€nfar€ necmejun uekm; hocmihireJldt (ptod pofpmt Muft yVtnuUis
temporibus teflimonium Vmutumac meritorum tuorum tdceatur-i fmllaque
obliuione dcleantur, Libertatem, honorem, vi- Mm tibideheo Cum enim
jynagd Potentium [non Deum neejuejusy nequefaSyVerentes yfed venantes
gratiam faljts ha- inisfatffijuevenabuHs a Catholico "Rege ypofquam
in pri^ maperfecutione mc innocentem perDf^cem Alb^t
declaraue- T/ttytanquam iterum :(elantes pro Regno ipfns, ijuo
poffcnt Regno ipfus longo tempore ad diuitias cjT* honores laruatos
comparandum ahuti ] perque Vim perque dolos, in partem frada inuidis falfs
etiam fratribus illeflis, dum moror in Ciuitatefan{}a y
conarentttrinnocentiftmumadnecem traherr Th (G cncf o(c Heros) mcy cjuem tota
fere Romayfum- mufq; Pontifex fcicnttjs et xirtuiibus cunitis nedum
iujhtid omatiffmusy innocentidCHftoSyfapieim amator diljif ejfent a
violentia infdijs pojfetueriy incolumem feruajli: ecum explorarenthoftes
me intuis edibus refugientemy tu illoruehi debas interea technaSjdum tuo
curru noflu fub altma veftc per 4tli} portam veilum y tuifji literls ad
Principes et Confules, obuios futuros commendatUy ad Chriftutnifiimii
\fqy Regem ifjnocentum Refugium, FILOSOFI ac piorum hominum
Tutelam,Mep:e Regis Regum brachium y nauis Pctri facra aochoram, me
tranfmitrerei. Mon fufticit Calamus animi. m robur,fagacitatem,
induftriam, c!T infignia in hoc euen eufaflay diaue describere. Jd illustrissimum
ac reverendissimum Eptfcopum Sanflorenfem ParifioSy te iubenteytan-
(femapplicui.Vtztctefttuus ideftfctizkct tUfuxta Gellij £thimologiam
natura legem, ideoprorfus \t tu mihi af- juit, J^m c ad te Jemomeus^magnamme
Carolejqui humani simere€fpifiimeperegririantm,refodH lajfum et ft
nedefunilwn ad vitam rtuocafh^ O* tandem inuiciifsim» Re^j
regijsfaumbuscwmldM&f meexhihmfiu Imem fAi ^iddefterate G allorum
hijlorici narrant ^ et Poetacanunt spes QhriJlianAreipuhlica
prafumitexfc[}atq\, Vmo ftutus a miftriss eSr fecurus a calumnijs, ratias Deo
ty lemenrifsimo Re^ ac Mmijlris heroicif, nempe fratribid nobuf imis
Noalhjs. Haud efude audco Antiptis fufsim DoBtfsmicmfofitosmof€sac Prafiamiamenarrare,
uam [drJkoma(Sr GdUiaadmrantur, et quos euulgauitlibros de I mpmo
iufli et de Triumpho Virtutts, eruditione ac fapicntia j?!enos, ')4?ijue
iffum lofige maps, ^i^mmtifarum pofftt Chtnms praJkcant. Cenerefi Comiiis
iam Mcerelaudes yereor^cumnecflylns Jicpar, ac perfein hijhrtis
commenden- tur; a fuperiortbusemmfecuiss prafulfere. Ncfie enimre'
censffigloria \/efiraJed ah,exarJio RegniFrancorif fflendebat. Jftabanno mmfimo
pofi Chriftum natum certa fcrie fofi guitrandum, qm primus cognommatus
efi de Noailles fijue ad nefira tenfora immmeri de Veftra frofapia cwh
4mnerantm htnes, fiorum alij cum Dom m j^uitania fr^dpue.tum forisin
ifiavna cum Ludouico Kege fan^o fugnando contra Saracenos fortiter
ohierunt i <Jr in Ita^ Md,in Anglia, Poloma^Thracia, totum queadeo
ftri Or. ftmtefTarnm^hononfieentifsimis legationtbus perui ati eaiu
JocistUis pro patria perfecere fuaicam ueRefflus (jollis 9Uh tmerunt opera
fidelem fed sdamjut, vr femfn' meruerint Ismdmahonii &akipfit^i^mmultisd
Jnterauoseminet magnus ille tuus jintonins fatuor Pegi^ ins acumAMli^M^
Cuitjs cor liurdcgfiLut 1 henefafla, tenet honorijicc: corpus
Noaillia, Omino que in bello TerraMartqy iidem pr^clara j^elJirut OmictoQatba
logum hcroum atque geflorum et dtgnitatum perpetua fcrie Jpendentium fwniamtna
modeflia alionim forjan inui. diamihimirificamnarr itionemahradere
iufsityc^uoniam for^ taJfenecUtidihtis augeri, nec ohtrcfldtlombns veflra
minui foteflgloria, renio ad te nohihfsime Comesxujus virtus helli'
caapud RHpcllamaduerfusJnglosenituit et in MonteaU bano dum oppugnatur
Virtute Regis, corufcauit; et qu4 apud Taurinos comtra Hispanos hofles
egerisy hifloria non tacet; trtres inclytifltj tui nuncimitantur.
Moxautem in legatione Romana tanta prudentia te gefsifli, Vf summo pontijici et
Romanis Principibus carus, ratufquc femper effes, ac ftmul Regi tuo
fidelifimus \?tihfsimufiji4e ; ^u^ duo Vix coife in Orator.bus cxteris
pojfe \ndtmt(f. Ex hoc jper prouidentiam Deifalusmeaaffulftt: et cum
feruator definls non defiturusy ConferuatorCarolus frater tuMme
Partfisrecepit. Ex hoc debitum perenniterlaudandi Voj, Praclarissimi
fratres, animi et corporis fuhHmitate antijuorum Oallorum
prdfluntiam redolentes, inmere fuhat: cumque non possim perenniter
cum fim/nortaitSy vos immortalitati erbi aterni committere flu-
deo, Sciefitiarii omnium reformatarum per meinergafluhsnu- tu Dei, qui est
FILOSOFIA RAZIONALE,J}>len- dor Rationis diuin^, tcfle Jugufl. \eflro
nomini confecro. Ef^ ' tn hoc volumine GRAMMATICA NON VULGARIS SED PHILOSOPHICA,
continens semina scientiarum et nationum sermocinia et modum grammaticandi
secundum naturam et artem. Hanc Jemanibus sophiflarum nugacium
liberatamytibi Liberatori t ue Orarm^r^flantifsimo^dedtco. jidiacetilh Lo^ic
non imehuntuYy dd dircSHonem cognoscima fictihans human£ inftdurata.
Hmc dddidi Rhetoricam j et Poeticamyjuas in
froftilfulofueatascm/fiecittiSyi Mufas duxi, Tandem apponitur
JF/tftorioffraphia, atf Adulatonhus Qfmhus Lofjuacihs denigratdj nunc infmm
reJHtutd pmtaictniytfuEgode vefbm nmim diccn nonMli ui
fejuenturimelligantl^oalUos meos hacmethodo effe dicen" das. Sufcif
ttecrgoeo quo exhihentMrammQ ( Pr^ftantifsimi JDofmnf ) non ingratumfortc
namm nmit^atiferuiveflri, edijue, qua foletit me hcnendentia htmmsre s
inquo C. mea per totum Orhem veftram teftiftcetur henefiden^ tiam, inque
\eftram refonet mam yaktc. Pari/iis : Jic i;. Mairttj X Commiflicne RcuerendiiEini Pacris
Fracfis Nicolii Roduifij S. A- Magiftri» et tocuu Ocdinisnoflffi
dicacoium Vicaril Gcncralis Apodoiici » vidi Tomum primum opcium R. P. M.
N E iti€, noftn Ordinis, Complcdcntem Grammaticam, Logicam, Rhetoricam,
rocfmi. t?c Hirtoriographiam, nihil
. iii co concra Cacholicam Fidem miicni > imo omnia luo Aucore
digna, ic quamplurinia ad Theofogiam capcrtcndam cllc iudicaui.
Qpapto- - ptcfojanupropria merubrcripri iuc dic 7. Nouciob. iV.
Am^ninui CtUiuJ^ S, The^Ugtd MCPhiUfcphid Ze^«r,» mm«t CtU^ij 5. ntmuti
S, M, fimdentium Alfli ifler* imfrimMiurJi videhiitur Reucrendt^tw
/» M.S^ F^lMiijj, Iybcnttf Rcuer. P. Nicolao Riccardo» fac, Pal.
Apoll. Magiftro 'pcimum volumcnopcium R. P. Mag. C. Ord. . Prard.
Granimatica, Logica, Rcthotici,Pbl:i!>& Hiftoriographia co«.
cextam,non minorc diligencia quam volaprateperlcgt : nintlc]ue quod 1
Catholicam Iqdac Fidcm, aot Chri(Hanosoncndac mores occui nc; qjiare
pubiicis dignum typis conftanter aflcacro, qub duicifonaB^ htlius
Campanulae minficus tinnitus r.homnium auribus lladioforum. i cxaudiacur.
In fidcm &'c. Datum Komx m Collcgioiandb Bon^:. ucncuixdic 10,
Augufti. frdTiciicHi Jlfitortiui n fanflc Seu. OrJ, A^in. Ccft, Celie^if
S^.Bonaneniurd in vrhe Regcm e^ l^elior. EG O Fr. Vinccntius
Bartolus et c» Thcolog. Magifter
Ord.Pr2d. Vifis fupradidlis atccftationibus,
conccdofacultatcmcvordine& commiflionc R^uercndiflimi P. F. Nicolai
RodiilHj nollri Ord. Gen. Magiftri, R.P. M- F. C., eiufdem Ordinis:
Vt librum atticulacuiii RAZIONALE FILOSOFIA partcscjuinque, typis mandare poflit. In
quorum fidem ins meo figillo munitls manum propciam apporm. Datum Romxin
Conucntu S. M. fupcr Mi^ n^am. Dic 14- Augufti i(»5o.' Locus
iigilli, fr. l^mimiBmtht^ ^mptfAmmn prepris^. 1 Ji^ R 1 M A T V Fr.
Ni^Uuu RitCArdins., facri. C. FILOSOFIA RAZIONALE GRAMMATICALIVM III PARIS
Apud BRAY, via lacobii; fub Spicis Maturis. M. DC. XXXVIII. Qm
Primlegio Regis. P^G.verp vltimo.tx iijtge.&c, Pdg.^o. verf. y
difbioncs diftin- giiitur, /<r^f> didbioiies noadiftmgauar. P4i.
91. vfr/l6.pcrci,/f^r, . pcc t», Pag. 6i.verf. 14.. ficu:. /f^^ lanc.
Va^. 5. ver/: 10. vccebimjc. P4. 51. w//: aires, /f; .ai rci. Z»-*. 89-
^'^f- vifi'»»"», amitiim /<x<r. amatu. P4g 60. pjlt t^^r/: u.
pm*tur. Noundum : quod potclUs impcrarijaeftquudoloa iicurnuior, qua
maioccm, vc fdc atltros /.1- fidejs. Sei eadem vox clt ieprccatiuaicum
minoc ad maio;cm, vc fal- fium me fac Dem. Cumad xqaalcm, est confulciua
auc hortatiua, vf fugecrMest:r -4t. Et maior cnim induic voccmx qualis,
et miuoiisA- c conuccfo pcr accidcns. Correftio erratorum in
Logica. F.ig.i. verf. 31. faOum, legf fradum. Pag.. verf, 14. voccJi^^*
TOCCt. f>4g. 8. verf 4. quid/^^*quod. p4g. 11. verf 2. vt lege aut.
f-i^- 14. vfr/: 8. intcricdliouc, mtcrcaronits.-A-ff-"»' -
cxprcfTa, /f^r cxpretr.Ti. /« e»Jem verf. i3. fy nchailiegoricus, /',^f
ryncacheeor«mati(;us. P^p-. i^, wr/: 17. dcno^iijiaius^^^ djm^A4 4. VfT/.
II. vfr/i#, ouAas, lege gutcas. CorreHio Erratorttm in Toetica. 4 F4r.h. t/^r/:io.rerum./f^*
vcrum. pag.^o.verf. ij fimplici vc nutije^e fimpUci iccuiu.i. vuum. In
e^dem verf. ic^. fic^u coucca, lejre ficuci e concra. tmiUem verf. ^6.
profundit,/ pcrfundic. pag.ou »t/:}o.dcuncioncm,/tfr <Jcuocioncm.
f^j;. 4?. wr/. 5. fomctco, /rg:*- folo mctro, fdg, ^s.verf: 10.
quanciimquc, legt (^uam^um^quc. C/r<rr4 difcrettom LcP.orm
commmmuf.Se Grammatica iii commttni. Definicio Grammadcx.
GrammatiC4 efi ars inSirHmentaUs T^oluU hu^ mana congtHiy
rationahilitet fir/jplickcr ^ •* dic£ndi,atqtic confcqucnter
fcnhcndi^ . legendi ^mdcfuid animo "^ua^ CHnquc noHtia
pcrc€f>imus.IciTVR Ars infnmentalh t\ Tuo gencre^ica &Hino'riogr3phu,
quaroninesluntarics \ki}^ yjf^nicchanicae,rcd fpcculatiusttai
inftrumcn. IX^-^. 4^^/ \{ taiej qiioniam non pcr fc, fcd proptcr
princi- palcs, et proprcraWud funt. Plato ir. Cratilo.dixit,
l^mtmeft infirmwtm mdi^ {uifioKti^ Xoucigo QranMika
1 ^rdmmitknUtiih in (lrumcntunicft, vt fuae partcs. l>ici\.\xx^politit
huHiani^zi, differentiani proedi£lariimartium: nam Logicac (ltn(lrumcn«
tum Mctaphyfici : Rhctorica et Poctica sunt instrumcn- ca Leginjtoris. Grammatica
vero totius communitatis him injr. Siqa idem naturale cClcunclis animantibus in
societate viuentibus ci, qui concipiuncanimo, SIGNIFICARE conui. ifennbus, per mutua officia
copulatis sive propter bonum proprium, fiucahcnum, sive commune proptcrei
fadazfunc voces et orationes, htcrarque vocum particula?, ad exprimendum orc
vel scripto qujc proferri opuscrunt. Grammatica ergo naturalis est hominis, quatenus poeticus est,
anificiahs insuper quatenus voces et orationes ad tcdum vium
confidcrar. Dicitur grammatica esse ars dicendi. Dicimu«
cnrm {'^ ./ quidquid animo concipimus. Etquia illud idctu fertbimTT5,-a<rcttrunf^ie5
qula legimus scriptum, ponendum est *ct Atquoniam potest cfl"c grammaticus,
qui ncfLit fcnbcrcncc legere, ut excus, videtur Grammatic; i est c instrumentum
dicendi per cflfentiam A fcibcndi&le gcndiconfcq Mcntcr&ad vfimi. Dicitur
congruf propter concordiam partium orationis t 6c ratiinahiliter ad differentia
sermonrs ac brutorum rautu A f colloquentium naturaliter, iicmadd: £fcrcntiampcritui.
Gramaticorum i vulgari forma. Additur simplicitert iterum ad differentiam rhetorica
et poetica, qaa: ad humanam etiam politiam pertincni sed addunt
figurationcs sii per simplicem sermonem, S\}bdit\ir yqrridcjuid animo
quacumque NOTITIA VEL SIGNUM percepimf, ad difterentiam Hulorio graphite,
qiiac iupponit GrammaticS loquentem dcomnibus et habet proobiedo solum a^ia
et di^a notabiliVx^c natura fjiucpohtia Grammatica
vctp omnem fcrraoncm, sive famih'arem, fiuc epistolarum, sive historicum
jfiuc scientificum, rc(f\ificatad congruitaicm naturalem et artificialem, vt insii
patebit. Pritr jc ergo notiones vocabulis et oratione grammaticali notificant ut
: fcicn* tiasvcr6 Loeicafi deindc fcrmonctra«^lamus.la grammaatica ergo
cominentur semina scientiarum. \ o ; cnim aliqi;id taciunt lcirc vulgari modo
dc Cim£lis rc- % et cx his^qua: voce significanius ad scicntias altiorcs
cri- Dur. Qu^ippc qua omnes ex p jecxiftenri fjunt cogniiic vocalnilorum
in do oratiorinis; Icd in inventionc ex inspconibus, et kniauombiis cognoscentis
per senso iia ani* s : et notamis et exptimcDtis per lucras vocales,
insonantcs, tanquaoi per clcincntafira, res prxnbtatas coqtie dtcitutikamnuiica
Gi «ecl^MM litcr^m cdLati^ idc6 in-oaiinalibus cx iiiiip toruih
vocabiilofuni : clarationecxof diaiur; in inucmiufa vcr^ tt imponendo
mfcrutationc. xv,: pupicx Grammatica alia civilis, alia philosophica J
^Iuilis, pctiiiacft, non scientia Constat enim cx fli^totira* C^tc «fuque
clarorum scriptoruni. Hjhc sequitur Sciop« ius Tutocbtis Lyf fiusjqui
tunclcdt sputant^cin: CICERONE am VIRGILIO calknt § et vocv bu^a U. ph rafcs,
ple« anqgc naturaii f arlotaducrla.cji ptincipum.& vutgi vfu pc» i cptir
i tete pjfcia vctii rati^e CfiaftAtjA iamolet. Eft cni M%icfiigan^ntc Hcausdcnotamisim icftigata,
copulanrifque et dri^htntis rcs»prout in natura cpcriunrur» mcthodu 5. Notatcniroc(rcntias,
aftufqlic,&:hjt» )itiidincs, vt if.fj^ viJcbimiif.
Hanc Grammatici vulgares damnarf ut, fi dixcris, vir# «ofus,
ridcanr, qi.oniam CICERONE dicit, ftudiofi) s:5c cnm vo* :abulacx
rcbi]s,non cx autoribus dcccrpimus, exribil.inr. Sco« iim^findtm Thomam,
aliosque, qui mngiscx rci natura oquuntur damnant ifli, profc£t6 damnati
jgnorantix, et Wodicitatiscrgaflulo.Vndi 5 Grcg. maicftattmvcibi Oci fc
rcgults DONATO inclodctcnti^n dcbcrcdcclarauir. Quid
noii obloqiiutiircttmiiouascesifiucnimus vocabulis CICERONE in* 4
(jr.min.itic^lium dicibllcst proptcrcaq ic nou is voccs
cxcoc;iramu$ \ NobismJ uearavocabdla IijBC,prifiialKas, eH\:ntu,cLlcntiarc,matcriarc,
2cc. huturtnodi CICERONE ncti^uc d Upliccrcnc,liccc ignoca olim. Itcmquc
et ip(c ait : Beatituio et beattta^, vtrunqut ^nm ifeivfu m jlUctuU funt
vitUtbmU : cik vbi 'nuUcr^fi* -xpfS «iixic, effcntU. At^Caoli opbis lcgcs
pr«(icrtbaac: cr- go^5c (cieatum coardAnc, ciuam Cmraipfeampliairct,
(i occaCio et ftieatia oon dcfutHeac : U Houcius licecc dixie
iempjer. HmttJmiMi Sipajpsm tmideor cum Ungua Catonls OEnti Sermnem
ftstriitm ditdmritjCP* nond rernm Momina proiuUrir, Lkuii fempenfue
Itcchit Signatum frafente nota odticere noniciL. rUto
p(iinu»-dittr,idca: 5c Aristoteles. Eatiielechia: att noiicg O£rimaIitas,
&qiiiddiiasivi4e primam partem Mec* libr. I. D/jfercmia inter
CimUm Philosophicam. Dlffort Gratiimaricaduilis a Philosophica, in
vocibusi phraH. In vocibus iila fe atur auioritatem vfiim} k quo
adc6 dircedere tjmet vt nec novarum
rerum vocabula oott^i admicjcac. Vndi polunt dicere, bombardam, fed
tdr* meotumljetticumj quod nomen commune est omoibus machinis: errant ergo
primo trahcntcs proprium ad commune J Sccunvio vniuocamad j Eqiiiuocum:
wum cnim brodium non habcn vocabilum in Latino, rcJ dicitur ius, quod 6c
lcgC significat rconfanduc ergo rcnliim. philosophus vcio vocabulum iniicnict
proprium in sua Graautica. Quoniam il!i vocabu^aaifcdiuanon trahunt a
fubllantiuo, (icut oporter: Vtrcascotmcffuudit virtiiofum, hoc
nonTtuntur|fed{\udJo- fii:0 iicunt i qtifi, vo« longe abcft 4 signiticatione
vera, dc )3 im cileoti^ notacc voluot, dicuot Quod cft
quo iud crat cffc, Iiidicro quidem modo: cum vocabulum
quidditas, et e^Tcntia, fint significantiora brcuiora. Bcnibus^ ic dicat
Rcx Turcarum, dicit RcxTiaci^e, tam ridtculosc, juim superstitiose.
philolophica ergo fcdatur commoditatcm, 3c rationcmj vocabula
significant ex natura rei et non confuudanc cn fum metaphora x qui uocatione
analogia. Ncctcmpusn; ni6cationis fruAra cxpcndant(qu6d niaximum cft
dctrincntum:) ficuti faciunt Grammatici, descriptione pro vorabulo utentes. Differunt
etiam in phrasi: ciutlis cnim vtiturphraH accepta in foro et curia apud magnates
et plcrumqucdicit aliud i proprio sensu sed vfusfacir, ut sensum alienum
vediat oratio. Sic dicunt idem e dio tollcrc, prooccidcrc et pcrdcre. Id autem
in philosophia significat de mediocentro m pcri» hcriam trudcrc. Similitcr
aiunt, rcdigcrc iiiordincm, pro >riuarc Magislratu. Atin Philosophia significat
ex confuso nordinato, in ordinem tranfirc j ficuti cum Chaos tolUtui
naliquoncgotio, vclinmatcria rerum. Quaproptcr aos grammaticos nil
vcrebimus. Eoum enim est confcruarc vocabula ac declararc (Imilitcr et DratiorKs:Phik) philosophorum vcr6&
Anificu cft inucnirc et ordinarc. Proptcrca temcritas Pacdagogorum miranda est,
cum T hcologos cm€ndant, proptcrca quod Ciceronis vocabuli 5c
phrafi non vtuntuitcum potius laudarc dcbcrcnr jqiioniAi omnis Artifcx
(ux Artis vocabula inucnirc dcbci jfic clara, kpropria imponerc. Hoc autem
palam est, qupniam ex auiusdcfcdu acciditjvr idem vocabuluiri aliud significat
in v- naartc, et aliud iu altera. Unde, apud rusticos, “liber” significat ‘arboris corticem’.
Apud litcraios, “liber” SIGNIFICANT PER METAPHORAM ‘codicem.’ Apud
Politl- :os, libcriatc ffucntcmr; apud oratores, “liber” significant, per
metaonymiam, ‘filium.’ Similiter, “verbum,” apud grammaticos, est orationis
pars significans solum. Apud theologos, “verbum” significat u test ‘conceptus
animi, delaratus aut voce apud physicosacrisvctbcraiioncm notat, apud vulgus
locutionem, 6c aliquando omne vocabulum. Proptcrca notaui tx Yarronc» et Nonio,
&Fcftononcxtarcvoc:» bulum apud latinos quod plurcs significationcs non
habcar, quoniani 6 grammaticalium. /ucccnio Principuni, et rei publicae
mutationcs, 5c f cmpora jpfairohunt voccsadnouas signirtcaiioacs. Philosophia
au-. fcm non (k*. ria?:crca, Grammntlca ciuilishabct ortatcm, in qua
vigcr: et illam amplcduntiir Grammaiici: dicunt enim sub Cicerone 6v
CcrUrcavlulram lingu^m: proprcrca non Plauti, ncc Ccci!ij»ca? tcrciumqiic
fcnprorum priscorum iermoncmac- ccprantjicurnccrcccntiorum quaiis
PliniuSj Ambrosius, Augunini; s, e AQUINO (si veda) At Philosophica
non agnorcit.rtarcm lingua:, sed raiionalitntcm: amplc^iturqiu:
vocabula bona omnium temporum. Proptcrca 3cnoiia fi£ta- quc vcrba
probcconucnicntia rebus diccndis compk^itur iuucnirquc: VI cnim Horat.
ait. Licuit /(mperqjuJic^I^ Signatnm prafente nota producere
nomenl Et f hrafim addcrc: pra:rcrtim cum impcrium rch^gfa,' et
artcs nou2 fucccdunt, et loqucndi modub.-voccs camt proptcrrcs,non rcs
proptcrvocc?. Vndc fon.m Eic;c(:.i« fticum vtitur vocabulishifcc,
canontzarc: {piriruali. ctlutura,6J: aliishuiiifmodi in sensu proprio non
L.itin( r»im pri- fcorum.idqucfi accufcs impcritus&rudis
cfiS.NwfwiCLSvnic authoriiaccm vocdbula fiiniunt. OVpCfftitiose colcns grammaticam
civilem, languct id j3pugna
fcrbpxumj crbacaptatjrcscfFugiunt quas praefcrtim ipfc fuis non infignit
notis, et notas alienoruin r con fatis notas colit &: vt Clemens
Alexandrinus i. Strom. 3. inquit . funt SophiOa: infcliccs, nugiscanoris
gariicntes,cum in nominum dcbita, et ccrta didionnm compositione et connexionc
tota vita laborent; cicadis apparcnt loquacioics: U allcgai coiuxa cos
rUtoncm, et alios Phi-£amj4ruIlA\ Lfherprmnf. r oibphos prleium
oloacm LcgiUtorcm, ita diccn« xm. Adlingtia afpicitis, dulcia verba
loquentes Quiltbet at vejirum vulpis veSligia Jigit. Cun^is efl
vobis petulans mens. 'ulpesquidem tnfimulatfone iapientja?»quamnonhabent»
Sr in latcocinio alienaf, (unt fyci^i vulpcs :cum enim de fno loo
habcanc^ nid vcftes, quicquiddixete philosophi mutata r^ene verboruni pro
fuo vcndunr. Mcns cnim pctulans vul- pium fui amorccmmfc
ipfamdccipit,putatquc fc plus fci- :c,quia fcit verba, quim qui ics
inucQigauit^nec nifi fua Grammaticavcftiantur,rc^la,&vcra, qu» dicit philosophus,
reputaf: hincaliena vcndit impudentcr profuis, \*r-' xsqiiia ornar fois.
Horum fcimo cfl calix Babylor.is (in-quit Oiigcncsj in qao errores ctiam pro
dodrina, nedum furra, tradunt bibcihia 5ophi(lar* Vakie caucodum eft
crgo Phtk>rophfs«oe tis Aia icriptacrcdanr, qui, (lcut
pcrdiX|io« jcne, qt^a^noapepeierunt. Honim iniidtasmillies expertui
:oquor. Cauendwineilctiam Philosopho, ncrpernat citti edl jQttinmat icam
>dum tameo rdHisconueniat rcitis.Con« remnitur enim d.tbtba petulaoti
quafi indoiElus: et pucfi fic^co equaceseorum quorumeft folum
grammattca ri»"ihc tjOtjcat», notanr fimplicitatcmfermonis: rcs
cnim noncurant, quilh|HS£ordctcnusmitcntur et optent pro
gnorantibuscoshabcnt,qui eorutii Grammaticam non (c* [^anrur.
«Sdpicnrespauci (unr, (\uItorum infinitusednumc* rus :hinc eucnit »vt
iiUablustaii^a, diMitiis ^dc do^ioa:ho« Qorc vacueniur* .De partibHs
Qrsmmatiea fSf ^^9^ m QVoniamGrammatica congruitatem
6t(ktonh (cri- prionis habct pio obj c^o di^io autcm iit cx vocabu* s ^
ram matic Aliurn lis : vocabula cx fyllabis-.fyiUbacx
liicrisiidcopartcs Gram- inaticx putantr.r 6c dc litiiis i. dicunt
Crammatici om« JiCS. Ittera
^rima parte Grammatica. Litera est elementum primum, idcoque minimum
orationis. Dicitur litcra alituro, quafi cxaro, quohiam cxararur m
orcp^imiItuw««tatuLdlij fcflptura per manuamia, Grammatica Graec; Jicitur quafi
literatura, quoniatn dfuis elementis habet etymologiam. Poniturclcmcntum
loco gcncris. JEfcmcntum cnim cll id, cx quo aliqiiid primitus componitur.
Ponitur primum, ad differentiam syllaba, cx qna secondo componitur oratio.
Ponitur sermonis ad differentiam corpusculonmi atomorum,
qu.rcxiftimanturclc. xncnta rcrum. Additurminimiim, ad ciuficmrci
dcdarajioncm:li cracnim iiidiuiiibilis clh T^e numero
Utcrarum. SVnt autcm litcra: viginii trcs apud latinos A B C D E ^Sj^,i,K,l>m,
n, o, p, q, r, f, r, u, x, y, 2, quarum Latinae non luntnifi dcccn)&
noucm,ctenim K,y,z,x,d Gratcisacccpcrunt : vtcbnniurcnim pro K, chjpro
y,vtcbamur,vjpro duplici s s i pro x,vubaniur,s c. * 'A;'Tandcm h, nonvidctur
cfTc iircra, fcd afpirarfonisnota, addensaliquid fupra vocalcs. Catulhis
cnim narrat Arrium foUrcpronuntiarc Hinlidiaccum h,pro lulidiae.
ANDO: LibeffrimHsl. POflunt inucniri et alix licer t, vt •, parauna
« et nia. gnumMtcm duplex g:in vulgan cnim sermone
aJiter pronunciamus, gli, in vocabulo agli U in vocabulo mgli gentia.
Item non datur g, qua: faciat (bnumx qualcm cmn omnibus vocalibus. Non
cnim ita conronat g,^, (icurg,;, vndc Arabcs triplcx g, habcnt, iuxta
tripliccm pronuM^. tioncmhuius literae. Pia^tcrca litcra r, alitcr fonat
cum a^ 5cciim ^, coniun£ta; proptcrtabcne fuitaddcrc k, &ad-
dcndacHec altcra litera, qi:a^aicdium fonum habct imer r> et K>vcin
vulgari fcrmonecxpcrimur. Pxxierci litctame- dia imcr dc;^, rcpcricndaei Tctia
litercnim pronuntiamus r, cumdicimiis^rtf/y, et cum dicimus gr^/i^ >
prxfertini in vulgari sermone. Nec fupplet ii;, pro /«nec 0
duplkem^^ji^, appoitas, vtia] ?pgti(ggi4eclarauimus: qua propter
dclinea. uimuschara^tcrem m€diumhac figura, Hi^ani vero fece. runt
cum cauda f Prarccrcsk indigemus dup'ici /, confi suntividcliccr» et
voca1i: quem ad modum Hirpani^&Heb.2c Arabcs vtuntur jproptcr cadiximus
;\longx figura? consonantem : qui Hcbra?is cft j/ vcrobrcuis vocalcrr. '^I
an- dcm duplici,vocali et consonanti indigemus, quemaJmo- dum
Hcbrj:is, et Arabibus rationabilitcr vfurpatur, alio- C]uin mu!ra
vocabula faiso pronunti.bnntL:r»vt vt^a. vbi nifi secundum altcra figura
sciibatui pionuniiaiio fallirni. Similircr et iuuenis^6i /V/;v//5cc. consonans
v, vocari dcbci vau^ et confonantcs ; Jcd^vcl /«^vt pra:fata lingua
admoncnt; Quaproptcr A Iphabctum nostrum erit quod sequitu|^n.
-^,^,f,k,rf^/,^,G,^^;V,/,w,»>^,f,r/,/ r,», v,sf, Lkerarum alU
^vocaUs^aliA confonantes. Vocales quiiiqiic a, e^i, o fU^Sc dicuntur vocales,
quoniam aiteda vocali sola, moUica vaticutc tnoduiationis, expiiiwuntur.
Cotsronaotcs ^uat yigititi i^d^fti^G^btj^mj^^f^rJ^ Dicumur consonantes
quofiiam cum vocalibus simul Ib* nant. Instrumenta enim vocis, que sunt
lingua, palatu noi» labia,^ gurguiio, vocem (quateit expirart aeris per arteriam
vocalem ibnus) configurant: 6c cum illo dicuntttCCon£6narc non autem
perlbnare vt vocales. ConfonaniiLim alia: dupliccsvt j^jtf,/-, alix simplices»
vt oniacs i^iiqtt^^ 51H3C cnim vilCD» pco duabus; noa autcni Sunt apud
Hebraeos dc Arabes duplices dmnesconrotian teSydum pun^o intermedio
notantur. Apud nos vcrb fol«ie x.^yt, ftfnt dupliccs abrque
pun&osquas autem vq« lumus duplicaie» duplici codemcharaaerc
noeannus. « m Solem contmgi vocales non eiufdeni generls] con^itmrs,
unam syllabam longam qHamms per se ejfent brenes. Harum comun flio
voci' SHr Difhthongus. Sunt autem apui Latinos veteres
Dipliihongl q inqne ^,<r, tu^eUiCiy(cd in v ulgai i Tcl- uionc add Ci
t u t to [ D li ilio gf^qiiot sunt
combinationes vocalium inter se, praetcr quam in fine carminis
po<^tici, vbi /ui, tolui, voi, mie &c. pronuntiaiitui dissyllaba, qu
alibi pronuntiantur aiOnofylUba IQirguuntur litec coafonances
iamutaS)&;fcmi-vo* D Mut^ funtnouem. C D F G
K P .ii. 7*. Etdicuntur mut( I qupniam mutum habcnt fonum, quafiGom nuUa
vo» cali^vel vocalitatisaffiatu proBuncjat. Semi-vocales sunt
VII. ^.ilf.iV. R,s, j,ViSc dicuntuc semi-vocalcs quoniam habent partem soni
vocalinm .£t quidcni S. apud-^ucretium caJit Inftar vocalis:ait cnim.
Sceftra ^tfku^tadem aliis fopitus quieu efim . I^ta diftin£lio fuit
vcraapud GrnscoSj Hcbrazos.Sc Arabcs: qui lircras pronuntianr quali
diclioncs: dicunt cnim pro J4.B.^lpba,Bita,S) CAkfh.Bct:h.i^Eliph,Bat.
Scd ia idiomatc Latioo pronuntiatui limplici sonodc truncatosi
nevocjlibus, idco omnes sunt routae: licet non pofllnc pronuntiati fine vocali
recunduninos: tamen secundum nar tvfam. omnes intelliguntur fine vocali
nobis qui et vocalest etiapi truncat): proferimua. D'cLiiKUr
liquidx L. H. M. N. quoriini liqucfcunt m mctrc-.ira, vt fvliabai-n
brcucni etiam producanr, accommodantur que brevitati et produ^iomi dur Tunt
qua: fcruant sonum et tempus. Syllaba est Uterarum vfurpatio ] ^nins fo^ ni,
"vniufque modulatioms partialis index. Quonia ex literis syllabx
qii possunt esse pars vocabuli propin c^iior:i moiiiatv^y 111 bi t n n nc
iikcnd um; di £t is iryliabano vcrbo Grx. Hoc est comprchcndo iqiionia Qi
plcrumqucplurcs literas comprchcndir. Profe^lb quo nos vti- niur literis,
id valcnt jqua propter usus fecit de litera syllabam, sed non absque
raiione; alioquin de quacumquc litera facerec syllabam. Facit autemdc sola vocali,
quoniam sonum habet, non de consonante, qua: non habcr. Aliquando
fic ex duabus vocalibus j vt diphihongum monosyllabam jali- qia Jo
cx vna vocali, &vna confonanrcjvr,^f,aliqi aJo cx vna vocali e duabus
consonantibus vt J?er. Aliquando cx vna vocali et tribijs conionantilnis,
vt, //r./,3c rizjjaliquanJo cx vna vocili 3 quaruor consonantibus, vt firum
jaliquando cx vna vocali q; iinquc consonantibus, vt j9/rp, Pluribus noa
viurur LATINII at Tcutonicis et Polonis vsurpatur. Vbi vidcs n6/oirc cx pluribus
vocalib. fi. rifyllaba, nifi abinuiccmabrorbcantur, Qcut in diphthongO i sed ex
una tanrum quoniam ipsa sonum pctfc<S^ um habcr. At ex pluribus consonantibus
.ficri unam syllabam vidimus, quoniam per se sonum noa liabent, nifi
vocalibus copulatx. Plurcs autcni ponuntur ai modifiationem illius
vocalis, tt quod purus lonus non SIGNIFICAT, (bni modulatfo SIGNIFICET vt in
Mctaph. doccmus, dc nominum impositione loquentes m Non reftfc Grammatici
dcfiniu DtSyUaba cft comprehensio literarom sub vna vpce& vno spiritu
indiftin* dbo prolaca. Nam syllaba qvando que constac ex una litter;: vc
prima Wmamo. Nec dicas, habct ordiocm ad comprehensionem subrcquentium. Etcnim
prscpofitio noti hjbct ordincm, ncc,vocatiuum, imo est aliquando litera, 5c
syllaba et DICTIO ET ORATIO. Igitur noa re£le dicirur syllaba comprehensio
literarum, sed potius diccnda crat particula vocabuli roni partcm pctfcctam facicns.
Et cnimiiulla cpnfonans potcft faccrc fyllabam, quoniam pcrfc sonum
(lonedic, niacum vocali. Vocalis autcm cdit. idc6 potcft; c(re syllaba.
DevocsMo] {.farte.^rammatks. Vecabulurne A fonm ort ani^alis frolatus
naturalfpus inflrumemis formam, d SIGNIFICANDVM aliquid fim^U^ mmie
conaftum. Ponitur /ijwif tanquam genus j Omnis cnira vox sonus est &noniconucrfo.
Dicitjar^/rv&rt/ w minutlr ad differentiam sonorttm, quQS ventus et
tuba, et rcmi, aliae. queres, cdunt 5 qujc pro pric vocabula non facicnt.
Pici- nii* natuntlihus inHrumentis fomtafut » ad diffcrcntiam fonorum,
quos anmul cdit AD SIGNIFICANDUM, scd per instrumcnta artificialia j qualiafunt
tympanum et tuba 6C campaia i quibus ab cxuinfcco im^onitur SIGNIFICATIO iattamcii Uit, conim
foni vocab-.ilanon funtiquoniam nec pcr natural/a inftrumcnra.ncc
naiuralitcr formantur j (cd pcr artificialia et anificialitcr. Additur,^^/ SIGNIFICANDUM dctcrmirutte
conceptum vjc?:tis, nd cxcludeJum voccs.qua; nihil dcicrminaii
ll5nificanr,aut cx naiura.ficuc intcricdioncsincq e ex im- pofi:ione,
ficui ncmina et vcrba. Scd irdcterminate v t^»/^ f.rf. Et prxtcrca ddhin
ial/.ptid fimjjlex mcnte conccpitm-^ quia i:-itcric£lioncs,pafl*ionc5,
&affc^ioncs, dcdarant coniplcxcpcr modum oraiionis, nonpcrmodum vocabuli.
Vc- .liim cnim vcro quidquid mcntc apprchendimus, pcrfonuin imiranteTJ
iHud in configurationc litcrarum cxprimendo, vocabulum facimu
Vocabuiumautcm vocatur TERMINVS apud Logicos, quia lonos confufos 6c indctcrminatc
SIGNIFICANTES ad aliquam ngnificationcm,qua ita hanc rcm, et noa
aliijscoiifusc fimul intcllic^amus, contrahit. Diciturdidio apwd
Grammarieornu TrrctttrTiiuClXiim di£lio. ctiamvoca* curoiatio,ne dum
parscius, Tfot fnnt genera vocahHlorumyquot funtpaytes orationis
immediate. Oratiocnimcx vocabuHs componitur immcdiate, cx
litcris vcro et fy llabis rcmoie, et rcmotifiirae. Quem admodum mundusimmcdiatcconftat
cxprimis corponbus, vocjtisclcmcntisjtanqiiamcx vocabulis: prima autcm
cor- poracx caufis matcrialibusadiuis, &idcaljbus, et formalibus
tanquam cx fyllabis. Caufa: autem mifta: cx propriis particulib tanquam ex
litcris. Vnde LUCREZIO corpuscula indiuidua literis comparar. Quapruprcr in
(cqucnti ariiculo tra- anntcs dc orationc,fimui omfiCS partcs
cius,acproindc voca- bula coDfidcrabinius, Liher primu^s,
J5 Gcncra eigo vocabulomtn feptctn sunt iquoniam partcs orationis per feasc
fum iioaiiiter reptem. etenim T)e ^HArta parfe Grammatiu, hoc i[l
dc oratione Caf. j. Axt. u Oratio vocabulorum compUxio, ordinata ad
mamfefiandum quidifuid animo comfUxe concifttur. QVomm vna
di&io fiu vocabiirum non (kch oratio^ lem^nifi rubauditis
pluribusdiSiombi Vt cum qnis •inttrrogantijV// fanmy retpondct . volo,
pcr vnicam diaio- Hcmiquxviriutc contipctpronon)cn,&
nomcn,^^;;m. Picptcrca diximus clTe orauonem complexionem vocatulo»
rum. Addimus fri//>7fi/<?raw : quoniam niii ordincntur vocabuIa, noii
fjciiintorationem. Vifidican :volo Pctrusfcrum,iguur,cun j&c.nihil SIGNIFICATVR
SIGNIFICATIO corationis. Dixi, ad manifefian dum quidquid concipitur
rnenti CQmplexc 5 quoniam^ prmsc Qncipimiis animp fimplices,4
dcinde vocabuiis manifeftanMisjQK^qnci tta vt,^tiQK nenn conceptusexprimant.
DemH^Nm^^imus res coiC ceptas,vti funt in natura,&
facimusorationcm.VbcabuIaer* ' go (ignificant restoratio complexiones
rerum conceptarun9.i., pendix, diutfioqne orationls in
confufam\ ^ diHm Ham. VpIcxquidcmc(loratiCi aIia confura, aliadi(\in£la. Confi^ia
fitabfquQ vocabulis, lcd folum ligQisclIca tantibus animi pjflioncs,
notioncs et afFedioncs. Vnde i Grammaticis vocaturparsorationis 6c
intcric^lic: quoniam aliis partibus orationxs intcriicitur.
Scdnonrcftc. iccnimctiam fola profertur intcricdio vocata: et fignificac
totum quod oratio, fcd confiise;vt ciira ridcns cxprimir, ^h, ah.ah, Et
admirans, P^tpe : 6c imprccans veh\^ plorans ehu, Quaproptcr non rcde pars orationis
ponitur, cum fic oratio, ficut cumdico idcm valcf,ac, cgo pioro
&c. Oratio autcmpcrfcdacft, quardillindc (ignificat et pcr
partes qiiiJqiiid mcnsapcrirc vult. De partibm oratioms
dtllin£ia.Sunt partes.JlTMioms Jl^e99^nomerf /verburril fartictfmm, fro nomen,
ad nomen, adverbium, conimctio. Probatlo et fufficientia. OMnis
cnim pars orationis aut SIGNIFICAT ciTcntiam rerum ficcHnomcn, didumquali
notamcnencnti^, vt homo. Aiit fignificat aclum clTcntia?, 5c hoc facit verbum,
vt: “amo” : didlum a vcrbcrjtoaere, quoniama£lus prc- ccdir abcficntia
foras, icwx vox in aercm. Aut fignificac a(flum fimiil cum cflcntia j et fic
cft participium, vt amans, quoni.mi partimaiflum dcnoiar. Aut fignificat
pcrfonam cllcnticr,& ficcft pronomcn, pofiium loco nominis.vt
cgo, et vos &c. Aut fignificat rcfpcdus intcr c(fcntias, et circun-
ftantiam,& modum^& fic cft adnomcn, fcu pia? nomcn, vt contra,
propicr, cbm et c.qiioniam nomini prarponitur SIGNIFICANTI ESSENTIAM. Aut SIGNIFICAT
moditicationcm et circumstaniiam adus. Sc ficponituraducrbium;fic
diftum,qi)oniam ftat iijxta verbum sigmificativum adus cuiulquc :vr bcrc,
foniicj^: intcridic: :dno Qicdc.: et SIGNIFICAT :xpriniit|ii
itur^cimilit > plofo &c. cntiam rf-
cftcitvW' afius prc f bcrci. Liierprimus.
mj forticer» heri.bis dec. Auc coniuagit effentias inter/e
aut adus incer fe auc efiencias cum
aftibus, auc ipforum complexiones: et fic vocatur ^oni un£tio,
pars fept ima s vr, &tenini, igicor. De quibus figillatim dicere
opor. tebic. PArriumorationisapud Latinos,alia:funt declinab
les, vt, nonnen, verbum, participium, &: pronomen AJia: indeclinabiles,vt
pra:pofitio, aduerbi.um,8c con uindio. Apudquafdamnaciones alicer. Declinari
dicnntur, qua: in fine variant fyllabam att irariaciottenr MODI
SIGNIFICANDI. Qua; non varianr modum, nec fiineiio vocis,dicuncur {nondedinari}
apco' VQcabulp, ex corporalibus fumpco. NOMEN est vocabulum,
pars Orationis declinabiiis vel particulal>ilis, significans ej OR*hciam.
cuiufcun« quereieximpofitiqiiie,. Quoniam de nomine, vi Oracionem
in^redimr, cia^ ^Aac Grammaticus: propterei definttor per hoc, quod
eft- vocahuhtm,! tanquam per genos : fed ad ^xpli- candum vfum
dicitur, quodeft pars orationis. Qupd ponitur loco declarati generis.
Deinde dicitur decli- mbjUs^^d diiFerentiamprasnoniiniSi6c
Aduerbij,6cCo£^ i $ Grammatlcalium Qtmpanellx]
ittndrlonis, qu^ non declinancur : qttoniam dicunt vnam modo
circun(bantiamvautre(pedum, aut modificatio. nem e0renciarttm, et adttumeoram.
Nttlium vero dicit essentiam quac plures refpe&us 8c circttnftantias
habet} vndeoportcat ipfum declinart IN LINGUA LATINA, et CASUS
admiteere in fine. In ahis aatem lingttisrhabet pro decH- natione articulosjhorum
cafuum notas, quod nuUibi Kabent Aduerbia, Adnomina» 5c Coniundiones^vt
mox aperinius. Propterea non eft de efientta vocabulorum
efledeclinabilevfed vel declinari,vt apud Latinos j vel arciciilari, vc
apud vt tlgarcb, et Hebrxosj vel vcrumque, vtarud Grxcos.
Dixi ^gni^canr. difFv^renciam confignificantium. Aduerbium cnim et prononien
et prienomen, &: Coniuncliio confignificant aliqua circa e{Ientiam.&
adus: nonautem fignihVanrnliquidrarum. Dixi (ffemUm. f\ A
diflPerctTtiam verl3i,5c participij quae SIGNIFICANDUM, 2c efTcntiam cum
a<flu Itemque pronominis, quod mdiuiduaiitates& particuiaritateseircn-
tiae (ignificat j et non efsendam immediace »nifi vc perfo.
nacanu Dixi tandem, '/iif^« >/fei>9 Quoniani Nomina CC ^erbaab
intellec1:u imponnntttr AD SIGNIFICANDUM, et non ab animi affecflione; quemadmodiim
interiediones, qu£ nulia incellefttts confiderattqne expe^kata»
foras promontttr« Vrimum (orolUnum correSfmtim dejini
QYiipropcer fallttntar Giainmatici, dicentes nun ej/e fJrtem 9Mtom$
dedlnaiitm ft^nijUdtuem fubfianiidm, autifnsUMBm pofrism vel eewimnMtm
emtt cafu. Non enim folam fabfbmtiam,aut qualitatem, SIGNIFICAT Nomen,
fed omnemefsennam jkilicct et quan- ucaceiu^ fotm.am;)&aAunij^
adionem,6c paiTiQuem, .,j,.i^'.d rimilitudinem A
difnmilitudiuem, Sc Relationem, et >^on-ens. Et enim ScNon.entis datur
crscntia ^faltcm •^iQt^llccflUj quamhocnomen, «//'i/KW^ fignificac. SIGNIFICARE
SUBSTANTIAM et quantitatem et qualitatem 6cinruperomnia alia pixdicamenra, est
essentiale nominis: sed QUOD SIGNIFICAT propriam. vel communem, eft accidcntalc-,
nec ponendum erat Grammaticis in fua definitione j cum nuUi fit vfm, ncque ad
noicendum nec ad diftincruendum. Simihteretiam SIGNIFICARE cum cafu, accidic
Nomim in aliqua lingua qualis est latina ScGrxca. In Hebrcxa enim, ITALICA
VULGARIS, 6t Hispanica 6c Gallica non dantur casus nommumi
fcdarticuliipforum cafuumloco ponuntur. Sicucetiam '&: Noinina Latina indecIinabilia,
et finccnfibus, vtceUe U coTnu\ \r\ fingubri. Ergo falluntur Grammaticnn
definitione et efscntia Nominis. uotrnodisl> JomenfignifimeJfentiam.
Orrb Nomina fignifican tomnia prjcdicamenta^qua- tenusfunt
cfsentia:,nonautcm vc a(^lus. Siquidem albefaaio cfsentiam a^ionis
dicirj& albatio paflionis; non autcm aftum,qui eft albcfncere,
albefcere Hoc cnim verborum eft Praeterea Nominum aVuid efsentiam
puramdicit, vt Amor, 6c Homo aliud vr ad iunaamal- teriefsenti<j; vchumanum:aliud
vt conccrnit aclum in omni genere. Quod vel e fsentiam aa:ionis, fcu
a^lus, vc li^io ^amatio, au3itio, wc\ efsenciam patienci5-,f »r^,
treatura, amatura:vc\ essentiam instrumenti aausjvc amAtorium, anditoTinm
Jenforium, potef^atorium, qonu-o- tant. Aliud efscntiam, cum
poffibilirace aauiarvc y//- lefa Biuum: aliud cum pofiibilitace
poffibilicace paf- iiua:vt caJefafHhile : Mud fignificat efientiam
ordu natam ad a^am, exiftcntiamquc vel PRAESENS, vc C ii
p “amans”, vcl prxteriram,
\iamattis, vel futuram : \Z'amX iur:4S,6c amandus. Aliud totum negotium
circa adus, ut nego aamenttintyteri Umentum arfvamentumyVvAgo Paf*
lamento: aliud totaai ncirotiationis 'aut entitatis com-
prelienfionem,vtfl«//<«/^*^», notamen examin ^ Yulg^> effame^
canamey gentame » et canaglia, rifri/agliaisMvid .xem cuni efficientia
istnetificum dolorifiatniyfrelificum.fic quxcunqueexfacio, &re,qux
fir,coponuntur; aliud cu plenirudine, roecanditate viamofofiKm vinofum vm» iro/ttmtilmd
Nomen eflentix comparationem infoper confignlficat}Vt vinofins^^ fottior\
aiiud fuperlatfonem vtviniflsfimus ^fortifiimnu Concernunt etlam
Nomina <](uanritatem cxprefsain )fedajMid Latinoi foliim dimi-
nutiontmwt i)»munculuty mMsufcuks, Atin vulgari lin- gua etiara
amplificant: dicimos entm “signore” “signorella,” “signora”; {X,o,Stgnorotte “signorino”
USggnorotu, Primum Itfnpl^v^.H^^jpTi^imimiii i 11 irllfiiTimpllfi
C4tj. quartum fiiblimati quintum mihuit ex parte abC
queaoie^lione. Patet autem > quod differcntia flexionis, et finitionii
vocabulorum indicant refpedlus addicos cfscnciis j vti mox. deriuando
confid Qrabinius. . Diuifionem fortiuntur Nomina ab cficotia
aquan- titate, anuniero, ab ordin e, a fexu, i formatione.
Diuifio /. ab efentia, feu eJI^MiaU^:Ominum Aibft^ff Pumin >
aliud^j^il^* dinum. Lihr ^ritaus NOMEN SUBSTANTIVUM est, quod per modum subsiftcntislper
se, significa c j ut, “homo”. Nomen adiectivum est, quod per modum adiacentis
jilceri significa c* vcalbus,d: ut “humanus”, et rifibilis.
ERgo duplexeft Adied^iuuiHyalcerumrubflantiale folaquevoce
adiediuum, vc i^ir/i^iM/f, et hBhta num animse idiacens j cum dico » Amma
raihnalis, vel humana. Aliud accidencale9 Voce2c re Adie£liuum.vc
maUgnum^ 8c d^flmn adiacent anima: vt cum dico» Ani- msi cfl maltgna vel
dofla i homo albm. DTuifioprimafumiturredcab efrenriaNomjnis^quas ;
est SIGNIFICATIO. Et quoniam res omnis aurefl: substantia,
(cueffentia,ricucAtf«ip2c rr/^w^if/a/jaucaccidens ;, fubAantix- feu efsencix.
vc albuSyhCli^eu$\ cum dico,' / homp eA albus : crianguluscft Ligncus*'-
propterea omne. Nomen auteftfubftanciuum, aucadiediuum £c !y Aib- ; ;
ftantiuum, idem qiipd eflentiale in hoc loco. Vnde al-*?h. ^ htdo eft
fubftantiinim, duoniam gnificac pcr modum fubfiftentis,
licccalbedil^^ift^c.res fubfiftcns in fc, fed ^ in fubiedo corpore.
GrammaBt!ti^innen refpicic modum fignificaiiai,nonrenifignificacam:ficut
Metaphy/!^ Aibusvero dicitnradie Aiuumsauiaper jfenon figniii. cat
fiibfiftens,fcd inhacrensacciaenfbue^Iten. £c;pro« ptereaetiamly
sationalc hpinini eftfftdicAiuum :n$m licet fitfubftantklcicciindumrem :
tamcn (ecundum 8e fignificandi modum videcur adicdiuum, vt accidensr. GRammatici
dixcrnnt, Nomen rubflantiuum efTe illud^quoddeclinaturpervnam vocem,
&; vnum articulum, vc/^/i:/>orV^«: vcl per duos articulos, 6:
vnam vocem,vc ^/r^c^/j^r^i^mo. Adiedliuum ver6, auodper tres
articulos, 6c vnam vocem : vc hic, hac^ hoc fsliK' vel per tres arc.&
tres voces : vr hacacerjjaeacris, et hoc <rfrtf •velpertresarc. et duas
voces : vc/&i^, tatU^ n^Us^Schoc rationalei vcl pcr tre$ voces
:vc^pfl0;, jtf»^, bonum. Sed quoniam lingua latina non recipit articulos ficuc
Qfxca, deciaracio ipforum eftnulla. Vnde multiGrammatici non vtuntur
articulis indeclinandoi Vuigaris etiam Lingaa nonhabec-nifiduas voces^ vt
plu« nmum in adie(fbiuis : vc kidiUB ^tiL kUntai^in pluralii
hianchi hianc^iej^^saj^xxtx &: I lifpa ri i^ i^rab^s^fe Hebraci.
-PfxtereaHeclaraiio ipforum non d^i nacttca No«- imnam^feda (Igno
adiacence)& vftt; Vimjio 11. Nominum ex qtiantiMt. Arck
IXL. Nbminnnalittd commune) aliud propriom. NOMEN COMMUNE est, quoJ
plura Itmilin fimul significat, ut “homo”. NOMEN PROPRIUM est quod significat unum,
ut, “Roma”,5c /'<r/r«ij& giQptereaciiam vocatur particttlare, &pcrloiiaic.-
Hi£c<Uoifibdici Cttriqoanthate, qaoniam commo. 4idcttr
de. multis. N^m “Petrus ed “homo” “Paulus” c^hnmd Vrancifcns efi homo,
Propriu vnifoliconuenit vc “Roma”. Non cniin dicicur Roma nifi ciuitas
illa, in qua Papa regnat.F.t qua- uis alia; ciuiraces polTint vocari Roma
ificut&ali, ho- mines eciam vocancur Pecrus; camcn incellcdus
luiius Nominis, X<>w^,& “Petrus”, refpicitvnum »cuiusefl: proprium.
Sed profe(fl6 grammaticalicer omnia propna pofTunc ficri communia secundLim.
vocem, feupera: qui vocationcm fcciis
tucem fecundum rem ; vc in Logica docebimus. Reclc camen hanc diuifionem
quancitaci adfcripfimus } quoniam magnirudo et mulcitudo in (1- significacionc
ad quancicacem spedare videcur Nomina eciam a pronominibu fiunc communia,
&: parcicularia, et singularia i vcjw^w /;<»OT« altquii homo\^ hk
homo'S\' cutfuo inlocodocebimus. Tslominum,
am?ncro. Ominum aliud fingularc, vt homo : aliud plurale, vt
bomines* . T T^cdiuifionon refpiciccolleAionem,&vnitatem^
XjLficutiam di^la ifedfolum prolationem. Nam A#- m9, cft Nomen commune,& gens, et populus
; plurae- nim significac, sed pcrmodum vnius colleftiu. Et propter ealicctfit
nomen communejnon tamcn est plurale, icd singulare: hominei autemnumeri est
pluralis, quiaplu» raiicer profertur. £ t hoc in omni lingua similiter. Nominum, ix ordine. Nominum
aliud primitivum, aliud derivativum. i4 ^ramm Atlcalium
PRimiciuumell, quodanulIoefi: gramaticaIicer,vt;55-- moy et mdns.
Derivativum, quoclab altero deriuajturivt “humanus” ^h^^oxrnnt : sic “montanus”
a “monte”. Semper autem deriuativum est adie(3:iuum,auc verbale: primitivum xionitenv.
REclediflindlionem hanc ab ordine fumpfimus. Oi'- do enim est, vbi datur
primum et secundum, 6c tertium feriatim a primo^ercro quia aliqua nomina sunt
primitus impofitaadaliquid significandum substantive: dicunturrc£kc pr
iiiii ordinis : qu x vero ab eis, dicuntur deriuaTT, ficutriuus a fonce.
Ecquidem datura deriuatione etiam deriuatio. Nam a Marco deriuatur
Marcel- lu5 ra MARCELLO MARCELLINUS Ec a lufto luftinas .drufli-.
no luflmianus. EtquidemJy luflus/umirurfubfiiantiu, quarcnusab eodenuaturluftinus
&Iuflimanu. Non tamen inuenies derivatiuum, quod non fic adiecliuum,
vel. verbale "i patreenimdehuacur paternus
Scpatrizarc. DAnturNominapofitiuajVt iu^us-H. conaparatmai vc
iufii6r-H fuperlatiua, vtjuffifiimtts SIGNIFICANTIA magis iustum et maximtiufi:
um, et hoc apud Latinos, non incundis linguis. Et quidem compararivum
derivatur a primo cafu. definenTeini.fi.n.itf/ fiaddmius ar, fit
iufiioribifort} Jortior. Ar superlativum regularirer deriuatur a pnmo
cafudefinente ini/, autinr,^. vtkiufiif; et fdftis 'iufiiJHmuf,
ftrtifsimus - et a miftr., miferrimus. EXCEPTIONES LATINORVM. Excipiuncur
hnitt,malus paraas ;;.v;^nflj: ex quibus noii deruiarur bomor bom^\mus^
5c walic) ^f.^ruior^ ma(^nior ^rnaUfr-nus ^faf^ifitmui ^waf^nipimu, lcd a
bona meitjr^ optimui ' a malo pcjor^fcfamui \ i paruo nntior^
mir,i- mus : aaiagno, major^ maKimu!.F.xcipiuntur noniina desinentia
in ificus y ytmaj^ Tiifiius ^fiiakfcns hcncfccntue beneficus^ fimJia : 5c
quibusderiuanturw<i^«//ffr77//(;r, w^- gnt^cenn^imus :*nalif(€ntUr^
malcfcentifiimus : benefcen- tijlimes, et similiter in similibus.
Prsctereo excipiuntur qu^edamnominain desinentia vtfadliSyhL
humilts quselicec producant faciUof^ humlior it^n^en non ad-
iungunt^icem fafiltfiims kamiiifitmusikd fadUimus U humslUmus .^radiUmns.
Dicimas camen ab vtili vtiltfii'- iffffi.^pudPliiiium. In vulga naucem
lingaaperadiier bia gtadaadcur, vt fi^ Bonp i l piu h no : ntb
pnrfidiu ^o9i;/^m^i>9r^/jfim^ Gailic^ vetbYm 609*
qaoDiamtercio gradu dift^tfuperlat. apofic, ' Grammatici b an
c difti n^lionem vocant /peciei,vndc dicunc prnniciuam speciem, et deriuaciuamrfed
c^nn fpecies fitid quodfub fignato genere ponicurraut rei
apparentia : cum hanc diuifionem non ponant fub gene- reafHgnato vllo,non
rede fpecificam vocant. PofTenc cnim limilicerdiccrcipeciem fingularem
&cpluralem: 5C et deplinaCLoncs eciam fpecies nunciipare. Philofofhifma
Grammatkdtiqnis ad diriuationes. F DEriuare'6ft rluum de foncc ducere. Fonscficntii
rcrumeft, vndidacicarexiftentia et adasexiftcn di, adtuaodii agetidi.,
fic natioulL Idcirc6 ex nomine, quod efrcnciam
fignificat^cleriuatur verbum. Nec potefl:inueniri verbum, quotInon fit a
nominervt cnima nominederiuatur« (?w/«<«r^,itaacaIore caltre^
caUface^ y^rafrigore rw/r/V/^^ i
ab amore amo :Avita viuo^ abho- mine homifico erenim vbi non extat verbum,oportec
illud fingere in GRAMMATICA FILOSOFICA; vt a remo-igare : a capite capitalare -
a manu manej^pare dicimus in vulgari idiomate, vt a patre fatri\\ars
icc.fpaU leiiare campegparey fefleggiate. Veruntamen vbi prius reruma
<flus, quameflentiain- notuit deriuauimus nomenA verbo non secundum
naturam sed secundum neceffic a^ex c/^; Theos i, vidco dici- tur5^£;5
Dr«;:&a lego dicitur lcFfor-i &:adiligegere dileUio. Essentia enim
diligcntis qua diligens est, nomen non haber, ficuti multa, quorumeire
eft adic- ctiuumnon fubfiftens. Quandp veux^ilVnm ctTmftro~a
e- xiflendijVel operandi,vel agendi,vel parrendi fimulfignu
ficatur,tunc ad vtrumque fignificandum fex nomina par-
ticipaliaderiuanrur. Duodicunt pocentiam adjndlum, \l\amafjilc Sc
ajnatiuum : fuFiihile et faBiunm, idefi: quod poteflifieri 6c quod potefb
facere : 5c duo significare frentiam cum adlu prxfenti, vt amam et amatum,
portans et porcatum : duo vero cum aclu futuro, vt amatnrum et amjmltirK ifiiFlurum Sc faaendnm, ideft quod
facier 6c quodfiec. Duovero praeteritum concemere aclu cuni cllcntia
debcrcnr,qux tamen IN LATINA LINGUA non reperi u n tu r -fed lY^wrf///'w
ampliaturad prxfens &prxterr- tum sicut et ly amans. PofTet autcm dlci Amatutam. et Amarans,
lcclntum et ledatans :porcatutum et porcatans. Qui ergo linguam perficere vult
confideret. Diciturtamen inaliquibuscacnatum,ideftquod cx- n:\uit,8c quod
cxnacum efl : fed confufa aclione cum paf. lioTie per inertiam vfus,cyranni fermonum : non
auteni rationis,qux Rex efl sermonum. Quando essentia non cum aAu, sed
cum virtute ad aclum dicirur, dexiuamus nomcnaliud in torvt Ai^ator, tr
«dificatoivideftqui arcem5c yim ardificaudi babct vci profefnoiicm. Rurrusqtiandoinftrcimen^m
vel a!iquid 4nftrtimen taleadillum adum, enunciacur deriuamus nomen aliud inoriam
tfinemy Viam dipnvm JotttMium exetutc^ fium^fcnforiumy potiftatorium appetiterittm.
Deriuamns in Mum &a^iuum, quando qiiod de gVr nere maceriali alicuius
eft prohunciamus, vcfa^itium, nouititium, commendaticium, {litlaticium&Tulg6
niOr uitizzo, compariccio, acquariccio, 7 Q^ndo mocium efTentia:
cum adu: in«r<<deriuamus, V t /^.r, genitura, creatura. Quando congeriem
elTenriaram et aAuum eiufdem generisin entum dcriuamus vocabulum, ut “firmamentum”,
documentum, et monumenium vulgo par» lamento facimenro, magiamento,fentimento. Item
cum pcrtineraliquid adefTedicimus, in ile &ale, deriuamus : vt/6m/^
ab hero, feruileaferuoiliumilcab humo, ouikab ouibus :
b(aciiiaIeabraciiio : exiciale ab exicio. Quando ipsu adu, vt
cfTentia &q m'ddita5.eft,Tel in ufl vel in ia vel aliter deriuamus vt
Amorjlanguorjdoldr, fa- pi£cia» do<?l rina, led io,amacio,iu fti tia, focutip,
difFcritas. . Quando efrentiam plenam adu, in entia, vt mdQlen^ tia
patientia, conniaencia) fomnolencia, pracfentia, clifw ferenti A^abrentia. Qua:dam
dicnnt eflenttam 6e curam uBlva^ in aHmm deiinatasTC Armencarius,
Cbriarius,Commiflarius,de« pdfitariasjlonuius^ 6c vulgo ftafiiero Caaaliero,
fi)mie« ro&c«^ Qusedam dicunt cflenti et a<ftusfimulmunus,
£c iii ifl»«deriuantur,vt “lanihcium”, “opificium”, “di/ridiuni”, puer.n.
perium, “pontificium”, “sacrificium”, “presbyterium”. Quxdam comparationem
dicuncadie< fliuorum, quiedaniiu perlationem m /«r, 6cinij7itai dehuaca,
vcio* ftior, iufl:ifTimus, aiufl:o, &c, . ii][u^dam
dimiautionfim. ia mkm et vxiUm lum, vtwi^z/i^^a/ai^ peclurculumj corculumj &mollicel- lum, marceilum
rcribillo, refocillo&c. Qu^c aucem iiKlinationem,cum adus
deleflarione in cfurn deri uauc ^st,amor9fu>Si fragoftis J carnorus,
vinofuj,, faftidiofus. Ac in lingua Lacina non reperitur
verbum &nomeft has omnes derijuationesiiabens. Picimusenim,
Amol\ aman s, amatum^ amaturum amandum amati^um, “amabile”, amacanumtamatop,
amaciflimuus, amantior, sed deen: amacio, amamencufn^ amaficium, Amatura,
Amanitia, Amorofus. amaticium jamaeile :qdxtamen aliisnon de
funtvbcabuiis» ^ In vuigari linguadefimt dqriuationesiiiiiltx^fed
alix Mifupcr adduntur. Nam alfignpre dicinius signorone-,: signorazzo«figQoreito,
signorino, signonizzb, fignorclrr lo, “Pietro” “Petrone”, “Petrazzo”, “Pecrocco”,
“Petrino”, “Petrillo”, “Pietrazzo”. ^r^iriTfff iHdirmd^nii iiilinpni al ti
tudi- WMrfiprifaz^^o'^\^t\t\xA\n^modtcam dimi^. nutionem
(finorinj^fXus minuic 5c fegregat. Stqrjore/' h,zd ceoericudiiieiii
imbecillam traliic. St^oruz^yO ad minimura, Suinta nominum dimfio a
S^xUr^ Art. Nominum aiiud mafculinum /aliud farmininum, a* iiud
n^ucrum, alittd cc>mmunr,aliud omne y aiiad promifcudm
^aiiudincertumi; 'Otwenniafbulinumcft qwod mafculum in fexdi^- rum
fignificat: t4>jagta,& dbu*.. Et dcdiDatiir per arti culumbic. Latifiis,
vuigopeiri/. e"'Fxmininum.d[lquod ramiioam fignificar, vtfi: et alba
&mtt Uecd£. defignaaturper articalmiH i&^A Vulga per/tf.
Ncucrum,<iuod'^ecau^ f«minam fignifioar, iFtcleclinaturper
ai^iculuno vc ftudiuiti^^calbam» ][acionale. 4^eftiVi vulgarifennone
arcicttlusneurri. Commane quodfimutma fcuIumdC&rminani
figoifi-cat:¬atur perarticttlumJ^i^ et hai homo^ti adue*
ni;&'ratidnalis» » Omne eft quod fignificat mafCttlum,
f^niinam, neucrum: 6c declinatur pertres artijculos, vc i^ic &:
/;/r<: Promircuum, quod fub vna fcxus (ij^niflcacione
Hgnificacvtriufquefcxusanimal, vc hicPaffer,ha:caquila secundum vfum
loquendi. Incercum quod nunc mafculinc, nunc fxmininc pro-
nunciacur Wi&4r^£uiis^.tamlacinc, quam vulgariter, Qunnmisresomnc'in omni
rpecie.iubeant-aliqua' indiuidua fortia, vta<3fiaa in generatione aliqua
imbedlla dcpaffiua in generatipne^pr^fertimanimalitim Larinitamen
vfumrermotitsprsd scientes jionragnofcunt fexumn Lfiioanimalibur. Etex his
cradiaxerAmcad plaiv ; icas. Pydiagorici aucem (exum-ip x^undlis a g n ofcttnc
r^r bu$ : ira vt agens fit mas, patiens £emina, materiaque.: ammatici
raiiien in omnfveliocoonagnofcences, dti-/; fftpbj^run^ fettti1i>gc i^omen
maribusr &mininutnffim alias tranftute; nittt.
Qiiaproprer Z)^»/ ^?te4ttt4iiafcul^, terri^ fx^ mininc: Sci^vis
mafculinc, fa:mininc, quoniain bis adioin ifli^.pa/Iiorelucrbat. At in rnultis
(^enus non ponunt,ncque.'enim ftudium eft mafculu.s aut fxmina,
&rcdc. Sed rebus fxmintisaliquando danc vtrumque nomen:Aqua enim
dicitur />wy^ flrminine, lateK mafculinc : et quidem aclus voluncatis
vocatur-appetitus mafculinc, auiditas fxminin^ : et defiderium neutrali
ter., Scamnura etiaponjcurneutraliter.cum potius Avminine idebeac
ponii qttoniam ittbfiac^vc faemina fedencibuSft Di^itizecJ by
Go Quapropcerdiftinguendficftde feJtoPhyfico &c Grammaticali.
Pliyficcenim non daturfexus nifi mafculinus et fxmininuSjVt in viro 6c
muliere:^ promifcuus, in hermaphrodito, 6c in lymacibus, communis :nam
motus vehemenriscft mafculeus, debilis fxmineus. Neu- trum autc nil
videmur dicere : non enim proptcrca quod noncftmas nec fxmma eH: aliquod
genus. Sed porius eftnullum g;enusphyficum. Sed grammaticalirer dantur fexusplurimiiam
di<fti;mafculeus, fa!mineus,neutcr, communis,oranis, promifcuus, &inccrtus,
fecundulo- queadi vfum, qttinon semper nacurac correrpondenr/ed plerumque,in
Grammatica humana Grammacica aute Angelorum melias exprimic&per
cercasvoces cetcos fexus &veracicen Sexum Grammacici
vocanc genus, nbnredevi^on enim funcduogeneramasft &minat V^in
logicapate bic. Nomtniim ajbrmatione
Nominum apud est formxfimplids: aIiudcompo(i« cx : aliud de compolics. Nomen
simplex est unius vocis, compositi pnis ex- pers, ut “animus”. Compositum
nomen est quod ex pluribus nominibus, componitur j Vt “magnanimus” ex
magnus 6C animus. Decompofitum vcro eft quod ex compofito
deriuatur, non additainterdum compontioneaUa^vc Magnammi-
exmagnaninio. Onab re hanc distinctionem ex formatione voca-
accipimus. Cumenimres alix conllent ex NOni simplici forma,
llcut aqua. cuius oinnis pars est aqua ob ^lDriginalem homogeneam
formationem. Aljx conflcnc "{^tyi
comj)ofitaforma,ficuti pirum ex circulo Scangulo. Alix ex pluribus compositis,
Ilcut facies hominis ex forma oculi et nasi et genarum et mandibulx, 6>:
auris, et ceterarum partiumjita euenir coportet
vocabulis in fui formationious. Forma enim totius ex formis
partiuni; formx partium ex vnitatibus resultant simplicium formationum
ificuciin logicis declarabimus. Vocatur
ctiam figura a Grammaticis simplex composira iquos non fu- nius
imirari '/quoniam formatio propnus quam figura remhanc elucidac. '
Considerandum quod compositio alia fit cx nomme &nominevr
“magnanimus” ex “magno” ^canimo ta- ' •r^-La ex nomine et verbo, vc “magnificas”
ex “magno” et “facio”, j aliaex nomine& propositione, vt conferuus ex
cum fic seruo, 6ctranrpofirioextrans& pofitione: Aliaex aduerbio et verbo,
vcraaleficu5& male&:ficio :alia ex aduerbio 6: nomine vt beneficium. Accidentia
communia omnWus Nominihm. ACcidunc
nominibus declinatio6( cafuSjinllatina- Grammacica.;
C G Casus est mutatio noixiinis in fine Teu cadentia di."
dionis in eodemnumer 6,vc Pecxus Peai Pefro. DISTINCTIO CASVVM.
CAfaum aliuseft reftus, qui nomina dnu$'vbcatun quoniamonmis rei nominatio
primainipfo est. Alius obliquu^quianon adres fblam nominationem, sed
enn m ad aliquid circa rcm fpcdat, &: cfl quincuplex, videl
Gcniriuusdaciuus accuIaciuus, vocaciuus. 6v ablativus Quibus debet addi
aduatiuui, vocatuja GrammacLcis feptimus ca(ufi. Nominativus dicirurcaftis non quiacaclit
ab alicjuo, sed quia in finc aliam cadentiam habet quamahj et rcclus dicicur, quoniam
reda nominacio cfTencix per ipsum est. Alij dicuncur casus, quoniam a nommacivo
U, ledicudine sijgnificatiomscaduntj &nraulinfine mutant
cadentiam. Dicitur gcnitiuus a gignendo, vel quia primus gignitura redo vt
quidam volunt, et hoc minime. Nam poctac non magis ingcnitiuo quam in datiuo
dicimus, dc- Patri <i4i/i««i, vicmior eft pzter ^cminjtiuo, qu.im
patris. Gettitiim Si quiadditvnamlitteram fupervtrumque. Sed
dicicur genitiuus A gignendo.quoniam pactcmjip geni- stiuum poiumus cum
nominamus fihum morenij fibrum, 'Vt Pl^tfUsIoannis filius. Sed non solum patrem,)[fdpofr
u. ' fe(rorem,& fubieaum^^^ 5c aha?^luto|poDfe/ fxpe
in^enitiifo^v <}uon1am luri^ijf|if^jpfBkm i|« }$tn cum patfe
faJtem Grammw^em^" » nefcierunc vocabulum explicans omnia.
- ad adhunc cafum pcrtinentia et declararunt eum amaicri
Dici cur dativus a dpiiando, quoniam ille', ciH quid datur,
poniturintali.carttplerttmque»ticel i^itcrdum&tui aufertur
&, cuLtimetur56cc. Accufariuus dicitur abaccufando, cjuoniam patiens.
caufa quafi femper in ipfo ponitur ; accuiatiautem cft pa. ti.
Accufareaucemciletiam adnotare&fugillarc. Vocatiuus dicitur h
vocando; quoniani ciim quem. piam vocamus, in iioc ca(u oblnjuamusjnomen,
vt 6 Petre*' Ablatiuusabaufcrcndo,quoniamcum abaliquo quid auferimus,ponnnusillumin
tali cafu.led etiam caulaa- genspaiTiuaibi ponitur,6c inihumenta omnia,
quibus, operamur, vtquibusimplcmus &:vacuamus,vt.loquentes deverbisJ declarabimus.
A(fbuatiuus ab acluando^quan- do forma.inftrumentum et pars indTnmcncalis
adum concexnuncimmanencem,vtini. lib. docebuuus. Non fuiRciuncpracfacrcafus,
qubniam Poc Hiaeftno. minatiui, vocatiui/& ablatiui. Poeriveif6 geniciiii,
datiui in fmorulariter et iterura nomin.i& VocaCiio plural.
ergo alij aidendi crant in cun^s declinationibus, vel ftandiitTt
in.articulis, vel addendi. Nam cum vulgb dicimus j//>^i/fi/o^/-non habetur
in latino mCifMfi^ fhtts, qui n on exprimic quod3ir^idnuit,pr«fertim
inan- tlionomafia. Declinatio est - variacio cafuum nomin.um gene^
jracimt Quando nominain
finccadunc, feu definunt aliter, cum dicunt efientiRs, 8c alitercum circa
elTentias aliquid de illis dicitur in lina;ua Latina et Grxca : in
no- flraenim vulgari noneft differenriacafuum,fi?dnumeri
tantum:loco aurem differentiarum pooimus articulos, quibuscarent Latmi et
abundant Graccij et in hifce cafi- basnonomnia eandem
normamferuanc^leddeclinaoc abeavariando pluribus modis apud Latinos jin
vulgari enimnomiifi duo funtmodi,6canomiQadaisagnofcun. tur non i
genitiais, vc in latina » Giammacici cradide runc declinationes
nominum. DE NVMERO DECLINATIONVM. Sunt^titem Vfeclinaciones nominum fex: prima
caiaa i. genitiuus (ingularisdefinitin, diphth6gum, vt Mufa^ Mufa^.
Secundacuiusgcnifiuus fingularisdefinirinijon- gum vt “dominus”, “domini”.
Terria cuiusgenitiuus fingu-, Jaris definit in is, correptum, vt pater
patris . Quartn, cuius gcnitiuus finguiaris definitm i^; producluni, vt
vi(u5, - vifus. Qmnra,cuius genitiuus fingularis definit V/, vtfi- des fidei et fpcciesfpeciei.
Sexra^ cuiu.sgenititt^ifingulaxis de fiuit m ^, vt cornu cornu,: J,cfuS)
lefu. Nominacioos non indicac declinationes cafuum»]
quoniamconcingic ipfittti tpl«i^bus moJis accipi i N omina imponencib us,
cum prxfercimd lingpa peTe" mBain kuinam accesfianciur, fed in
geniciuo ccncor4^ danc, Bc io^cieceristpropterea a genitiuo babenC;
diftinonem -fingular em, vc Poeta poecas » Anchifes Anchi/se» Eneas
Eneae, Adam Adae, Aminchas Amintb«. H^ep cfmnia n6mjaa fpe&ant ad
primam decIiaaciQneni, U tiberprimHs. coniieniunt in genitiuo 6i opponuntur nominativo,
Seci profedo Calliqpe est prima: dec]inationis, &: concordat cum aliisin genitivo,(}uifacit
CaI!iope5,propterea. dicendum quodnomina purtlatina
conueninnt,externa vero variant in eadcm^declinatione: idcm
videbi&in^»^ 5.&^uai' cai declinatione«&x|uinta&rcxta. In
prima Latinorum declinatione n omi hati uus definit in a, breoe, ablatiQus
(imiliter in, a, longumVocatiuus in a;breue : genitious 8c datiuus in
ar.diphthongum inxe videturvuIgQS latinofumeriraire iomnis
(snim ^e^bet ab omni et /ineulo difbingui, quKndo praefef^fhi
non adeftarticulu5diuingues,nequeprontxciatio.Tgitur non tt6th
dati0us,6c Genitiuusin ^ddtniSt. Loco Quorii vulgares
ponuntartlcuIos^W&«i/, vt,del poeta&jal poe. tas,
icrrbirur.tiecre^ amnormft renuerutponentes poeta in nominativo, vocatiuo,
et ablativo. Nam necvariatur quantitas in pronunciando nominatiuum et vocatiuurhi
necfi variaturin ablatiuoagnofcitur j cum folum penultimarum in latino agnoscatur
quantitas. Prasterea in plurali latinorum numero prmiac declinationis
nominativus vocativus qacdermunt in a:, dipbth6gum, genirivus
in4r«wdatiuus, 6c ablatiuusin, longum, aut inabus^ cumA masculino separamus
fa^mineum fexDm : sed profedo nonrecflt, quoniam confunduntorarione similitudinis
cafus : idcirco diftinguendi erant faltem per arti- ' culps. Feliciores
in hoc ^nt Grxci vulgares vtuntur . articulis:vt nominatiuo /i peeti -
Genitiuo delli poeti: accufatiuo&/«^/i ^vocatiuo k ppni^ ablatiuo
daUipoe- ii. Sed non refticonfiindantartiailum nominadui 8c
acca&tiui. Secunda declinatio
telatitiisrationdlite Rdicuntenim Nominatkio Dominas^ genititio
Domini,djiduo Domi. . no»acca&tiao Dominiim, vocattuo ADomiiie»
ablati«. finiiDmMQo: Yariantnominatiuum iDus^Dciminas: in ' VE
ij i€^rdmmAticalium C^mpanelU, cfjVcmagiller : fcamnum in hoc
genere neutro con- fundunt nominatiuum cum accufariuo, vocatiuo in
«m:- et in plurali fcribitur in ^,hi tres earusdermunt.
Incertiadeclinatione nominatiuus multiplicircrvaria- turin r/>f
ponitur,in iz.vtfiElix.mo7j,vt Artneon,in f«,vc nomen,inrff,vtlaciin es,
vt Aucrroes - in,^,vc omntf : ia ^ y vt epigrammii : in, is, vt nauis :
quas in gcni tiuis- coniieniunrin,,ff»datiui^ ivis\m accufatiuis in,
>fed neutraomnia, vt innominatiuo r vel in, /w, vt nauim :m
ablatiuo in^/,v«liii«^cumcon£uiu>nedaiiuiy&aliqUan'- donominatiui.
/ Quartacieclittattbin^ irihaber nomtoatiuiinr, &genr.
tiu^m &vocatjiiuftinngulares, quoseonfandit cunnno*
ininatiulsvocattuis ficaccuiatiiiis p tttraKbus.dact.ttU5lia^ ' bet
in, ui, accuCifr iifff,.aBlar.hiv«r. Quint»concordatinr»ominatijuis
in,«^deGnentibus fcmpcr Sc geniriuis in cuncbs.io.t ^ fiid t.<i«i
£tfhdit genr- tiuoscimrdatiuisin fingulari. Aceuf. in,>w, ablat.
in, #, fedvocatiuu5ftnguIaris6c nominatiuus&accur. 5c vo- cat.
pluralrs confunditurcum nominat fingulari. Genitivi rcdc fc haben* in corum
pluralicer ^fcd datiui cum ablativis in- confunduntur>- Sexta
declinatio non ponirura Grammariciriponcnc fa- quidem: NihH .n. commune
haber Nominanu{^Ar«y,. cum cxteris prxfertim cum quinrn,in quaab
eisponitur. Nominat. genir^^iccuf. vocat. ablat. faciunt, a,
fcmpor- in fine. At inpJurali nominatiuo vocariuo et accuf in ^ vt
cornua»^nua, vcrua» Prxeereii. feli datiui con- fufi cuip
ablatiuirpluialis» nu^eri ii^ iini copucniua«c
i2ttin.<]uae/untcjuinteti ^'. A ' ' ^ N. Hogua^ Qrxca St
cafus {^iif^ScuIi c^^ tiaruo» nominatarfiadualitiaiiei^*ln tatina' foii
tSLfkp vuljgari^ IlaIa,Franci^ «Hirpana, H^breaAi Af abica, hl
ai;tiajii Droptcrfast <ji*mil5 acciientia > i^Juna exa^ Liberprimus] v
declinadcmemeileVfiomi Qibus* Igtcur nec^cnr^c.cJ'!- iMttiocUndis quoque^Laiinis.
PRononi^ ncdvocabuIiim declinabile confignjficiia^ perfonas,
velperfonalia eifentiarum. »r . . r; ^ E E
T id circ a d i citur prononcien ^yjoniaiia ponicurloc
proprijnomuii. Rgo femper repwrfJntat efl&ti^run? exilfeiai^s:,
Yelexidentiamprimq, dt Inredorefieiitiimiii^ b]iquo> (ecnndarick
Dlcitur pranotnen vficalttlam jfars orationis drdU nahilis,
ficut& nomen ex fuo genere, qui conuenit 'Cumkliisdiaionibus,&ex
difFer^tiaabindeclinabilibus. Non additur vel art)culahilis, quoniam /
articuiorum 'iiobeftarriculus, pronomina autem varticulifunt. Dicitur
cofippiifjcat ferfmas vtl pcrfonalU effentiam ad differentiamNomfnis&
verbi: quor^im. iliud %nificante£. fentias,iftuda6i:us. Eft
aute pcribna quod perreaIiquodparticuIari2itu&' diftincl uab
aliis>& indiuifuminfe,fonatWPf/f«/ UfiU»S' frimui Martini, Omnis
eQimres in-iiiis caiifis habercC» ientiampuram^iicuc i&«j^oite
meaynoneiirmiftaniai.^ tcrisc nequ e qua n t i tati,neque qiialitacibus ^erum
coext^ ficndum^ NMcftin cera^M^iie inUgho, iiequemmias E ig.
3& CjrammMicdmn CampandUl longa, eqa.e curta, nequealba,
nequenigra,ncque graiT cilis, nec craiTa. Sed cum Tentc d^ mence
meaxdein&n. tia^ ided ad eiTendum extra cunc noneft am]>litts
pura/ed liabet fiiarri p.erfoiialtcaijem mixm asm,aUisidDus,non .
ei^Hmdicttur .A.Sed hxc.A.curta,nigra, gracilis, &c. Sic homo in
mente Dei, vel in natura,Tion eft hic Jiomo, nifi cum perfeeftextra
cauias,^propriamhabet perfo- mm 3c,dicicurhic homo, 6c
petrus,&ille^j5c;ille, et ego,<£c
meiis nofl:er& aliqnis. Pronomen ergo n<jrj fignificatefTcntiam
fed perfonam, vc ^•(^o ^/«vef perfo- naliavc mcustuvs. Et quoniam porsona
eft c^frentict subsistentia, anr singulariras, propcerea rcnipcr pronomen signjficat
cirenciara, fed personatam, vei perfonam elTeh- tic-c Aliquando 5c perdonalia,
Cume^itp dicoyf/««j jdf- fentiam significo, fed cum dico, fjliusmeus, significoeC.
fenciam iiltj perronacafmidell hanc&dam £t propcerea» vc dicicur in
jiij ii nn rtii wlUi i i i ^ [ in mm i Tn i ftu loco no- minis;iq|j^pniam
perfona^nonjeft perfona nificflentix ad extflrentiiip ^eciufl^. £t in
fecundoc Qrollariodiximus, qttO(f sigmfica*c exiftencias efrentiarum;
quidauidenim In rerum mtterfitate eft, existentiam haber, feanon
fiib* itftentiam, aut, perr<Miacn^nin fic substantia: vcAibum
habec exiftencidfii \ ttd non fubfiftenciam, qooisianmon exiftit per fe,
Ted in perfpnaal^cuiusiyvel in indittjdae a^- qiiocorpore. Perfena
c|ttidem proprii diciturdeiatip nabilibus creatiiris ^ indtttidiium, et nypoftafis
de cttisms creaturisad exifteritiam dedu(^is. In rcdo igitur
ponicur existentia, in obliquo faltem implicito,e{r^ntia:'cum
dicojille “homo” id est illa perfona hominis etc. Ego Petrus: homoenim fic Petrus
fccun Jano ponuntur j &aliquando exprefse in obliquo cafu vt aliquis
hominum, v.elquippiam falis. Dicitur quoniam prohdmcn non significat de se,
nisi una cum nominee ex prefib vel implicito : vc cgQ. Petrus qrahicperronaii
Ucem ^ fc; QVatnui* ncMnina fingill^'^,^V^(fift"rus
et Fafckisdi^ cant efFentiam perfonitjim, h jid tiinienrantpno-
nomma : quoniam in re£lo cfTcntiam dicAnt vt finguraris &non
ponuntur locoalicuius nominis fignificantis essentiam, fed de fe ipram significar.
Licet
connoratiuc pronominent, cum nominant. Petrus enim est hic homo filius
lonx et existentiam crc^o clicar in obliquo : 6c significat essentiamin
rcdo. Vei existentiam, vt quacdam non efrentia est, ac fub raiionc
exiftcntix. Quoniam proprium eflentiale est prpnominisfignificare personasyprima
di/lin(%io prbnbminum erit. a personis., Pronominutnafiud fignificic. personam
primam, vc egQ& nos, :41iucl secunda.m, vt ru, &: vos:aliud
tertiaqi, vthjp, et ille ; i^liud vmnei personas vc qui, qua;, Recbcpomturel
Tentialis divisio pronominum a significatione perfonali, quoniamliic eft vfqs
&eilctotia prononiinij^.Tresiiimcpn{onzcancuin apud Gianu mancos« quontamperionarepradr
(rntat exiftentiam cum |irofeitur:qfii ergo proferCy Vel repra^fentar fe,
ficdi;'' cit. E^i iiKl.atiurhvquo^.cwnbquiturjdclkididC'?'»: it
iAtb oiiine vocatiuum sdiiien efl; ethim^fl^cm- dae qaoniam fubaudicu^i»,
et Velatitfmici^imi dc quo eR&imokficdico,ltfr. Nos «ddimw personam
quar cam, ideft omnem, quoniam pronomen referconinespcrfonas, 5ciiiiif5eiVperrona:
quam rcfcrt, vtegoquijCu qui. illequi :
vbi^«ieftprinui»&fecttnda, et ccrna. 'Myftfrinfii/Tlieolpgicum eH;,
cur non vkt^ ten^am perfonafn (ertno prodiicicur. Neque enim ix^
eternicace func plur es p r i malitaces, " Secunda
dliiifiQ^abeJfenna. Pronbminum aliud fubftanriuum, vt egoj, tu,
nos, vos^fut liic ifte,ille,ipfe. Aliud adie<5liuum, vt meus,
tuus, fuus, nofter, vefter, quis, aliquis^quis^quidem quif- piam^omnis. Dicitur pronomen substantiuum, qaod
fjgnificatexi stentiani seu personam, quasi per feexiftentem. Ec
itieo n on fo lum f 2;o, tu, nos, vos, et fui, ponuntur fub-
ftanciu«,quscper vocc^ pluresnon declinantunfedetiam
hic,tfl:e',illejpre,qu.x per vocestre5i& articulos pronunciantur, quoniam
dire£bc fH!;nificant perfonamjVt pcrfeexiftentem: et hic non valecregula
grammatico- rum,ex vocibus, &arciculis fubftantiam accidenta» liratem
vocabulornni decbrans, Sed in fpiciendum eft ad inodumv lignincandi.
Poluimus adiecliua pronomina, mcus, tuus,Yuus, nofter, et vefter, quomam non
fignifiqantperf^iiamdire^cnpcr feexiftentem, sed adiacen. terii, dicitur
enini equusmeus jquafir^Wf/:^w,feu«frA utt adiaccat equo. Scd curn dico,'ego,
&ille » demon- ftfandoadiacenciam 6c accidensperfonalenon
dico.Sefl^ perfooam ojPteplit^^ dicit perfonamiper, .
/^i^iij:^ ali^U f^idam dicec perlbnam la : U mnis dicet perfonas.
Sed ircitH adiacet* Eceoinifdi Mexpomcur^^iil* M.fis,
expooitur #wiKi iiW» ^nsnlaris 9C perfonjitns. Qnod fi ira non est, Ii^e
diftinccio non Aabeaclocum ifi protxoitii Deiicuthabqc in noauioc.
DiSmcJio tertia cx quantitate. ' PronbminufD aliud 7niuerfale, vc
quilibec^ 8( omni U qui€umque ^aliud paiticulare^TC aliauis
&qut« ilain, quifpiani;aiiudfingulare»vcego,ta,iue,iple,l ic;
iftc., Pronomen universale est
quod significat on^.ncsperfonas fiinul : vc omnis homo. Particuiare quod
fi- f^nificat aliquas perronas rancum: vt quidam homo,& aliqui
&homines,&: ahus homo: fingulare cfl quod significac vnicam
fingulareniperronam vc bic Jiomo,iiVe, 3le,aicer,ac vnus.,
G;R4[mmacicl nonlrede poAierunt intevnomina, dm nis et aiiquis, 6c
quidam :hacc enim nullanf effen* ttam 6gntficaac npbis : nec illis
fubftantiam aticqua- liratpm: vndeiogicinon vocant eot terminos
fignifto catinos, edconfignificatittos fyncache goregipacicos;
quoniam per fe non fignificani^fed habent tnoratione offieium defignandi
perfonas omncsaucquardam,qux in illiafiibinteUiguntur. Cum enimdjco,
omnishomo, non incelligicurcflenciabominis,fed omnis perfona
hnmana: veluticum dico,quidam lapis non inceliigicur efiencia
Iapidis,ied aliquod corpus indiuiduum lapideii, feu lapis dedudus ad
exjfietiam aliqnam.Etcum dico, hic homo, r.on fignifico fubiKTntiam
hominis,nifiiecundari6, icd perronam quam demonftrabomim$«
i. ETideo pronomtn non ftat loconominis coinmumri . fed
proprij:cum eninvdico^omnis bomo : ly §mni$' significac Pecrum Joannem^Fnincircttm
et alias personas humanas, CcWiott^hU km9 ngnificat Betrum (^uemi oilcndo.. ' ^ifiin£2io
(jiuartaexordme^ • Art. Vi. PRonominualiaprimitiua, vtEgo.tu^
nej^vcs ^fui^ille^. hii^ ijleyipfe^^ts^ ^uis, alius. Aliaderiuatiua, YtiWf«i><««MVlca
pronomina primitiaa habenr fiium deriotf»- .dunma genitiuo didum, vt ego,
mei, facic meus» mea,meum^tu,tui,taus,tua^uum. Sai,/uus,rua,/uum, . nos
producic>nofter^no{tras: vos >vefter et veAias. /I producitY/^i^iii
«liifi faocfit compofitum ear ^ dmftfp, jitipfe^illeM<,^hSmtiffmk\^
produounc| de- riuatiuunn tf/HH t^tni^LcixjilunBifLeiUfr^^lufdHiS*
Ip&L: <juQ€)ue facic i///;iwf X iipud Blautam*.
Dti^fio uinta ex numeroi. ' PRonomcn aliud fihgulaic,[vtcgp
:aliud|difc5ale,j Vtc- E|Rima,reciitida& cereiaperibniKAmt
nua^rij^luralis 'rraiaciii i . Hoc camefi norafiifum qood in
Jin«::iiaLatina et vulgari leahcanoncorrerpondenr C\h'i pluraiis nin-ne-
ru«caa<i fiQ|fbtari^iQ prinil5 6c (ecunclisper^ooif- 'Ntim fcumdicb
^^^innngulan, deber£dicere7^09^>ibpluraii: et ex /fr nngulari, /«ff/i
in plifrali nos AffiKEtprweSk^ iingaaTurcica'^lt<*f!^ habet
-condicionem, qnoruam proego, 6Cfi%l%\oihetlsM^t^'-- niy pro cu et vos,fundr
fani^pato eciam aliay lipguas yfoii- Iher fe habere. In rcrtiis perfonis rcdcfe haue^c^ iin-
gularceniincl\///f,i/rf,//i»<i:plurale//i/,A//<f,i^^^%)i^n£iio
fextaexJexH. Pronoininum aIiud mafcuhnum vc i7ii: aliud fa:mi' uinum,vc///i^}aliudneucrum,
vc//i«i/:aliud omnc, EA<Iem rationedeciaracur fexus pronominum
acquc nominum Sedpi onomina carentcommnui 8cpro- mifcuo,&:incerco.
Quoniam cum fignificanc perfonaj appoficas cflenciis^clarcfignificanc
rexumabfcjue com- municace «promififuii^ce 6c incerticudine.
V 1Diflm3ioJeptmAaFormatione. An. yilU 1 PRonominumaliud
simpIex,'vc//- et /y^^ralius com- pofitum vc idem U ifihic | conipomcur
is U dc^' Grammalicalium Qim^aneSie, NOn diflfert dedaratio figurar
fimplicts U cdmjK>- Cnx nominuin et pronon-Hnuni. VerumapudLad-
nosnon uiueniniuspronomcn dccompofitum. T^rofoftio de declmmonihm
fronommum. Declinationes pronominum fiinc quinque. Primac4i-
iusiingulans gcnitiuusdefimciai vcd^gtfginfi, tUytmii
/v/,carccenim/arinoiiiif)aciuo. Sccunda cuius gcriiciuus deflnit
\nius,vt iUfiUius^fCej iffi^s j i/icy ifim$^. aUus^alms : aUeralitrius,
^ Tertia cuiQS geni tiuus deHnit in i, vtmeas^me^f^ml^^
hcitmei^me^ymeijl^cJiSgwi, tui,tmf0iHi4 i^fintfyftti/a^^ ftiix, k vrfrv^
ve^n\ veftm^ vefirs : ipofier, 4w^em, nefiri^ ntffir^e nefff* Quarta
eft cuius geniciuus fingulans definicin//, vt ^nifiras nofiraiisivefiras
vefrasis. Ad^ nancreducunrur.pa- ' cronihiica mafcnlina, et ficminina,
qux rcperiuntur in prima 6c tercia declinat. nominunl : fed ron riim
nciid/ra vtputant Grammatici, fci] pronomini gciuilirui.
Qaintacuius genitiuus lingiilaris dciinitin h^ivzfre b^e^tOQC,
Facit ^«/«f/ : //, ect, iiljactt cius, Q^ i\ vcl,ju\ oi^ ifuod ifacii
cuius, et codcm modo fe habcnr compofirjv,. - ^ f w ^ '/*^^»
eiufdtm - ^ ab aliflftis a lii^ius, m Quoniam pronoiina
flc<^ u n tur in finc cum cadi t dU dio «haberc dicuntiSr pafas : 6c
ex ipforum variar^ ' CiOQe^vairialaittif declinaciones» et plerumqucagenidlio:
uaihqaam in pluriboi cafibus reperiacur vanccas cam in plurali) quim ip
fiegulari. Id quod:fiatcemiaa&'das XaXi^^s;c plures dedihatrones. Nihil
cnim commune hahct W,hxc.hoc,&iflhic, iftha: cjftoc, cuinis, ea,jd,&.quis
vei qiii,qUcT,q"od. Prxteroa dantur componta pronomina quorumalia
. fcruant pristinam declinationem in cafilnis, prxfertini genitiuo,
vt/f^d7Wf/,</>/^/?Jr/,/7/^Wif/ /«;7i^'/fcribirur, //1
demi^hicce^h/ccc(^hocce,huiufce hc\t. A Iia non fcruanr,.Oam cx ecce et eccon^^\\c\nmseccum^
eccam^ eccum, non ra- men eccihMtus : 5c ellum,eiia m, ellum, non cameii
eJlius, prbecceilliiis iquoniamlylfrrcfolum acctiratiitum ref-, picic.
Sicuti fnoimi& tafipt^ fol um abjbMii|Ql^ueniiiMli»
O^inta pronomina naiiieraK^ bitbent incercas. de-
ciinaiFiones-* nain vffar/, tny^^,, f^it «^«1»/« Sed reliqui nameri
fqnt indeclinahiles. Scribiiur e cericra pronbmina gentil icia, vtAquinas
feruancanalogiarh^d!'- cimus enim^f»i>^///,«9|fi'rf//i,cumponuntur non
vt no- mina, fed loco nominis. • •. ^nim^dtierfio de fatrQnimicis.
^ PAtronimica funt in prima declinatione nominum : vt Eacidas
Eacidx;& in v vtPriamides Priamidis-.fic Priamis Priam idis fxminin^
d!cicur,quaequoniam ponu- tur loco nominum funt pjronomina, 8c non
nornira,vt Grasci puranr. Nam nefaoquis fitPriamides nifi fubaa-
diatur Paris: iicutnefcio qaisiitillenilifubaudiafur Pa- ris,ve4
Pernis,verfaomo:pra*cerea palam fpedant ad personalitatem : vt nuUi diibipi fit
qi^in fint £rt>niDr. iniiVi. I)iHin£lio pronominum ex ftgnatura\
Aliui demonjiratiuum. Aliud pojfcfsimm: aliudgentilium, altud
relativum. Pronominum alia demonstrativa vt ego;tu.liic, ille ipfe,
iflejis et Iy, quoniam quaridigico perfonamde- monftranr.
Alia (unc l^odcCCwiay Vtmcttstuus /uus^ noffef^ve^^raiifnai, quomam
poHidentcm circumfcribunt perfonam. Alia gencilia vtnofiras ^
veflras yEneades cuias ^c [UO' niam pacriam, Scjgentem, connotant.
Prxtcreaexpraediftiyferrqtixdam retatiua, quiarcm antelatam fiue
ante didam refcrunt, vt ille^ ife ^hic^^jr is^ iiltwY' ^ quisqufCy quod.
Dennr Dnflraciuaprononriina reruiuntrenfacisdemon- ftrationibus
perfonarum, vel cfTenciarum pcrfona- tarum. Naminfenfu oflendi non
pocefl: eHencia, ni-- fi deducla ad exifl:enciam,feu perronaca. Sed
relaciua non oflendunt ad fenfum, fcd quafiad memoriam.Nam dici-
musiPetrus eft dodus, ille qui j vel ifte/qui legitin fcholis. Scd ly
ille, ipfe, ifte » is, refert antecedens de- monftrando, quamuisnon adfenfumfempcr
exteriorem Sed ly quselrefert memorando et particularizando.
Addimus nocam demonftratiuam ly ex Arabibu» quoniam logici
acceptarunt eam ad dcmonflrandum du- plicitcr.-valet enim vtecce 8c hoc
fimul. Notandumcactera pronominaabfoluca vc pofiefiiua <3c gentilitia per fe
..patenc!,quid oonfigniHcant in vfii:ac relatiua declara- 'tione
adhucindigenr. Definitiorelatiuorumptpnommuin^ V plcx eft rciaciuum ^
aliud eilen tiac i aliu^ j ccideo- Definiiio reUtim iJfcntiA.-
£latiauine(rennaseft,>quoclnatu|am reirefcrt,de monftratque, fiue>y
tencem ^ {Tue^^r&exiftefit;^ 1 vt. homo^quieft. GB.ammarici ^iuidont
relatiuum» infubftantiar £daccidentis ^ 5c dicrnitrel^duum Aibftanrix,quod
re. fert nomen fubftantiunm:vt labor, quemfofcipis, eft . durusjvbi
ly queni rcferthocfubftantjuumi abpr.Scd rc-
iatiuumaccidentisreferradie^biuum. Nam etfialiquan- doadiediuum
eftfubftantialevtanimatus, et rationalis;. nihilominas {;rammaticaliter
fe habervraccidcns. Scd prote(flbnon femperitarebabct. Nam si dico Petrus
et nomoqualisestu, idem vaiec acquc Petrus cftrationalis qualisestU:&
ly homo est: substantivum et rationalis. adiecliuum, Qn.ipropter m
comparationibus rclatiuis non vtuncur logici relariuo accidcntis, fed
potius ad- uerbiofimilitudinis,ficut, &velut :vttu
e^liomo^/icuc- ego tquamuis ly Hcut omnes nocas compararionis fup.
j>leat in referendo. Propterea nos diximus relatiuum efTcntia! n^,nominibas
^gfammaticabbu5 potiU2»quaBi i xebius confuleremus
libtanttd: ile Utiwjamfubftaati» eftduplcxXidcnutis, 6wdiuer/I*^
Cti^mmaticalnm Cam^and Ut Relativum identitatis
refertidemomnino quodan- qtiien: aniniai fcntic, 6c.hdmo eft animal
dc idemfentiti vbi ly qui ^ ly idcM'^ referunt bominem omnino etin*
dem, ELitiuum diuerfuatis fubflantix rcferr diuei fr.m X V
anteccdenti : vtalius ^ vce^o vidco ''otrum 6c alios ^ o m i nes : vbi ly
aiios refcaiiomiues, vcdiucr lilicaiuur a -rrET^rx; QVid
Ocdiuerfic^tis^identitatisin Jogicis&metlia- pliyiicis
declamitrdiicautem Gimiturpro quacum* quc fimilitudine,
&x>ppofitipne« DE RELATIVO ACCIDENTIS. Relatiuum
accidentiscfl^qiiodrefertaliquid pcrci- neiis adeiTentiam, vcperfonatam
accidencibus. NVMERATIO Relauua accidentis funt (eptem,
quallsiquantu^^ quot^quotuStquoceQiyCuius» cuia(, cuium 5 cuias«
GR.ammatici<!ieunt retatiuum accidentis referre anteced^ns a
diediuum,vc cu esnjger, qualis coruus: ' vbi Tbily qualis
refert ly niger, et non ly tu,diximusquod non omneadiecliuum cft accidens
in: iiilofoplna, (cd in grammacica, quxrcfpicit modum lignificanditantuni. Sufficiencia
rclatiuorum accidentis fumitur ex hoc, quodomniseflentia vcniensad
exiftentiaii\, re|^i6iicec- ad^entia,ideoqueveAitur&perronatur
qnalii^tie^guaii* ' titate,numero,orjine numerati, coUe^ione
ordl^a^- . tum s in loco et t,empore et in numero "i^ogterea dd
tur <qpaHs t.qtUU3Ciis.qQOt,quocu5, quotenus'}^quibq$ de&ec
aiidi nuhc, tunc, qaando,iliic»vbi,0 ex his po^Ten c apud ^ '
l^ifenosderiUaritiomina&pronoiniria.! v V j-- ' .V
£fta»cemquah'tasmodusreifiueaccid«^^ fldLiitiaIiS)pTopcerea refer^ ly
qualis omnes exiftendi ^ndi moaos. jDicimus enim Petms ^ft atbus^
fprcisX manus, cationalis, dioes, Rex, velox ; red:tis,'$c. Qu] '
Iisestu:vbi lyqualis, et efTehtia:, et perfona!, 8£ fori na:, et operatiui,
&: pafliui, &voIiriui,<^- animi,6c corpo- ris, qualitates
refcrrepoteft: quoniam in '^mm pra:diQa- niento datur qualitas, vtin
logica probauimus. Quantitaseft menfura fubftanna:
perfonata::&pro- pterea dicimusPetrus eft alcus, magnus, crafllis,
longus, quancus cstu:vbi ly quantusrefert omnes dimenfiones
iundas,&fcorfum, fed non qualitates quantitatis:noa cnim dico, 5^
rectus figura quancus ego, fed qualis ego. vc milices Quot refertomnem
numerum fimpliciter funtduo, tres» quacaorsdecem^cettcnmimilie^&c.
quoc funtciues. Quociisomnls'ordinis nuAienisjVt tu es primus,{fe«
cunaiis, certius, decimus, centefim'ttS96cc.iD ichola,quo*-
tusfumegoinfenacu; . QuocenicoIle^bionemnDmefatonim fcriattild svtmo
fmcbi nmbuiant biol, terni, quini| deni, mi)leni, cencciii, quoceniambulantmilites;
Aliquando iungicurquotoscttmquifque,quandoC« gntficat ttttm de
ordinatis, vc deeimut quijqut ^fecimiBS £x his dedacuncttf
aditterbia> vc qneties,Jecief^m$lliis. jo Item
transferuntaradtetnpora aetates, vt qiiotennis» bienms,tnenms quoniahi
tewpuisadVxiftenriamrpe- ^t:item,adnocum,vt primasfecundas &c. 5c
fedct pri- inoveireennd6 : et prius, ac pofteriu':, vltimus,6cc.
lol cusenimadexiftentiam fpeclac, vt in locrica.
Prxccreaquoniamindiuidua. idefl perfonnta: e/Tentix, non folum referuntur
pcr prorfara^; cxiftenti.ilirares» fcd etiam expatria et gence, 6c
profeOione 6cfiidione: pro- prerea dantar^Ai^i rcIaciuahorum,vid.
Cuiuscuia,cuiij» tccm^s:vt ego fum Romanuscuias cs tu, vbi ly
cuiasrcfctt' ]y Romanus expacria. Icem Ciceronianus: Dominicanus;
cuiustu : Piatonicus cujas tu &c. At\^ cutas refertpoC. fe/Tioncm/vt
ttiiim^pntrum hU^ff^fuifi idebetetinin
-Jycujasreferrcpatronimicuihpronomen: vt Parjs eft Priamjdes,cajas eft
Hc^aoti quod Grammatici non cori- fideraruiu:, NGt^ndum quod omnia
praedkaaiet\ta, vt perfo- nancuradinnicem, fiuntpronom^na>
vtvero(unt^ Velexidunt.Ainnomina. i)erho. VErbum efl vocalnilum
declinabilr, fignificaps cx impoficione, rerum aclum^Hue eilendi,fiue
exi- ftendi/iue operandi,iiue agendi^ Hue patiendi EA rationequaindefinitionenominis
ponitur vHiU bulum orationis pars tanquamgenui gramatlcafe. A
dditar ieclinabiU, ad differentiani prxp o fitionis,ad:- iierbij,
coniuoaipnis 9 dicitur)%ii^^ Dber pritntii • jr gorematicorum.
L)icicur cum imfo^ttone y difFerentiam intcriedio- nis/' ' " '
Diciturrf5? aw,tanquamvItimadifFereniiacon(litucns verbum in elTe
verbali.fcperanrque a cscteris orationis partibus. Dicitur eff^rtci, vel
quoniam omne vcrbum /ignificateflentiar ac1umnone(rentiam:&: guia
a<flusvel 'cftlubflantialis vclaccidenraliSjvel medius .idcirco
di- ciiwraFiu if^^dlyvzbomoefiammdl^vhi lyr/J^fignificat ipfam
elFentiam vt erte{rcntia&: c6iungitnotiones,n6 res-.pro-
perea.-^tfmvocatur vcrbum fubflantiuii rede d Grammatici-i. Sed
perperam,dixerunt, verbum fignificare adio- nem vel palFioncm. Hfi enim
non significatac\ionem neque paflionem litemnequedifco fignificatadionem, sed
adumadionis rtf/^/jjaucem fignificataclionem, vteflen- tiamaliquam :
docere vero vt ndum. Quid auttmfitA- clusin Jogica declaramus& mctaph
Additur vel cxilhn- di : Nam cum jico : Peirus e/?^vd eflin platea : vel
exifiit^ non fignii-ico Petriaclum cflentialem, fcd cxiflentialem,
quod ./.eflextracaufaifuas: vel quiacA in alio 6c ad a- JiudiT >
-'< v- Additur/?.^<?^^r^W/, quoniamopcratio non tranfit in ixMwd
^homo amluUt :ZcS.iovQX<i tranfir,vt fjomo '^eriferat filium.
Dicitur etiam ao^cn^i vtPetrusdocec:&paticndivtP e tru s
docetur. Seddchisadlibusin Metaphyf. dicemuSjneqvi^'
QuimQtami^atUiefinegoti/, ' Hlnc vides quantopere falluntur
Grammatici,dicences", verbumcfje farterjt ofationn declinabilem Ec
deinde.non loquuntur amphusde decJinationc, fedde coniugatione. Item
dicunt, verbum efle /?^«//fr<r/iafiiw aUioms et pafiionis : cum verba
fubftantialia &neutrai ctiam ipforum ceftimonio, non dicanc aclionem
neque paflionem. fyncathe ^rdfMmMkAlmmCafnpanelU] Quod
auteni addunc Qrm\\\u\c\^verlumefipaTSord thnii decltnahiliiy quo Unm
modi^foryyns terfiporibusagen^ divelpatiendi fi^nificaUuumff} . non
perriner ad definitionem, ficucin logica decIararur.Non enim ex hoceft
ve,r-bum,quodhabeti'nodos& tempora. Sed exJioc quod adum fiuentem
abeffcntia et qui4ein verbamrubftan- tialcnon habetneque
fignificattempus:& multa verba. heterocUta :& tempow <?cicliteise»hoc,
quodaauiriott- fubieo fitvtalibi docemus. Pmerca in linguar Chhienfittm
&CocoocKinenfitiin verba non declinantur perfonis-, nec temporibus
«a* riantttr» fed^otuhs, vtAioihiocoapeiiemusiergoaccti.
dunthxcverboinoa^ei&ntiantvefbttm. Di^in^tio "verhomm
ejfemialis. Verborumaliud AibftantialejVt /Iwjraliud cxinren- thls,vt
rfuneo^exijlfi ahud opcratiuum /lueaclin- cum, vt Vfflffy
ambttltf.^audec. Ahud aihuum,\t ca^igo^ac- cufoyfacio : aliud paiTiuum,vtca/?igor,verSerc}
: Ahud ad. it Grammatici cbmmune, vc cnmmr-^iid^
dcponcns,vtv/<;f,/wn - QVoniamfignificarea(flum rerum eft v^erbo e/Fen-
cialcexhuiufmodiacluum dyiin(flionc Ai mcdafuic vcrhiorucfrentialis
diftiyii!aiO.:-6c quoniaibcfientiaprocedit exifl^Qaab exi{];^i;|aoperatib4 aboperatipneaak>»
abadioae pa (Tio: proptcrea verbum reftc diftin g u itt)r in, euentiale
exiftenttale ^ operatiuum, a^iuum, &c jpafi» fiutun. '
£tMcdiftin^ioeft]l4^undttn)]»mVnask)fecmiduinVo:* cem fequif vtdetur
paffittum, quod tamcn eft fecundttm oremAdittttni.: &propterea
vocator deponens, 6c vafulo Liber priHim. 53
ridetur adiuum, quod tamen eft pa/TiUum. Aliudfbcun*. dum
vocemeftpafIiuum,fedfecundum remeft a^liuum &pariuum jVt avipIcUor :
et propterea a Grammaticis dicitur commune. Hoc apud latinos, noiilinguisaliis:
et recundum|r? aturamnondantiir veiborum genera,Jijfi cx
quinquc|a4ii>us. ACtiua&pafliua funt verba inoijmiilingua, Atki
Latina ex fmitionein o in or, diflinguuntur, quodvemmeftin pinmbiis
temporibus verbonim,prae^ terquam^ in prxtentis. perfeAis et plufquam
perfedisi o u^Tefoluunturin partxcipium €c verbum fubftantiuuro:
aicimus ekiim amdtns fumyel fui\ iccScsmanuir^miyel fnerdm
&c«inIi^naveroItalica, nondatur ylliilks tem-^ poris pa/Iiuum,,£drdfqlttituriniiibftantiut]m
vt fro ego 'amar^dicimmU/hnM^tPy tu feiamat^^queU^iamatQ. Ki -in
tertiis^perfbnis fupplec ly ftama^&fieamato &c. In adiuis
verofunt temporaomnia,exccpris prarreritisperfeciis, et plufquam perf cclis :
etenim pro amaui d^ama* utram^ dicimxLs h^amato ha vevo amaio,
Do c vment^v.m; ISta.duo veiba fam et h^leo funtbafes verbomm
om- niummam copulanrfubftantiuc, &: ndiccliuc. fiueac-
cidencalixci, flue iQtrinfecciiiae extiniecc res omnes. r Verbaqi WBGramati«i«
vocanturneutra^jflonfunt a< dina nec paffiua propter &dc>quod
fignificanta^lu. e^ifteadi vt>?^: aut a<Ed^i,ve- ^wrMifiue
operandiyt ^orr»^ aut pot^di ^ic non potendi vt almhdu et iofi^*
Gommuniftautem 8ft<leponeniia pminent dd a^iua^ pafliua; deponenia
eiiaib neuti^ fuiit fec«n«l|iBi. Tem,vtut3r^^radi9ri Ccuti auxRior
^ nudicor^wi^t^^ duuafecundum rem. NOvttig6xtQLi neqtie
fecttn^fi* mn,neqae leciiin& '
vocem^Grammaticidiftinguttntverbainadiuumj,: pafliugm, ncucrum, commune
6c dcponcns : etenimin adiuis funt qiurdam neutra, vt amifyrtdeojnteldgo:
qux aduMnceriores ScafFcdus notiones iminancntes fignificanc In
neutris vero ponuntpalliua inulca.vty^^ff ^exulo^ nia verba
pertinentia ad agriculruram faLso pofita in quarto ordine neutrorum.
Similitcr qux fpedant ad diuinas ac^iones natur^ aucons vc nmy,t^tonj\^uce(ctt'
Jndeponcntibus vero ponuntneutra fccundum rem, li- cet voce pa (fi ua, v
1 1 ^cton ^r<f ^^|jf f r, jja f^^'^ fi»ma(hor,\ Miiior. Secun^um vocem autem omnia verba ex hoc .
quoddefinuncino, velinor : 5«wenim& fua compofita. ' folummodo neutra
poni poiTent bc tunc faHa eflct ver^ ab eis cradica » quod X, fiq^ipcat
aUmm vef Dijlmilio verborum ex ferfonts. Art. lU.
Verborum aliud peribnale^atiud imperfonale,
aliud fcniilc.' descriptio: Verbum personaletrcs habct personas,
primam, secunda, lertiam pronominibus ck'leruicntes, vtr^p
amoyfuam^s^jlleamat, Impcrfonale nullas habctpcrfo-' nas^ucnumerpsfedfub
tcrtip^quafi ojxint^iytdmg amaiur Liher ^rimtii, te amatar, ai
illoamatur. Vulg^, fidnia^ Jau et ama-ddnoiiama. DeferJo^almmmmeroptimdumLatms,
Granmaticos . Perfonaliaverbaalia funt adiua,qu« definuftt inb,
&^ormant pa/fiuumin or: vtjamo, vnde fic anior per additionemr, alia
pa/Euaquac deiinuminor Klia bentadiuumio «,vtnmorexamo.
iAlianciitra, qiMedefinuntin'o, et non formant paC. v^iuuiinin or,
vt gaudco, careo : al ia communia, quie defi-» nunt in or, et non
fprmantur ab adiuo in 6, et aftiue ac pa(fiuc in orracione
conftruuotur^vt ego chmifiorfe,^ egochminor abste. iAlia deponentia,
quxdefinunt in or,& non formanrurper aftimlm o,necpofibnt
pafiiuc .conftrni > fed folom a^ui, ncgc feqnorvirintem V
. e imperfonalium numero. Impersonalia alia acfliua fecundum
soQ^vc\,yx.tcdct,ie^ cet^ intertf j alia pafiiuic vocis^ vt atnatur
curruur, kSi^ neutra. vUeaeftMahff. DcfiruUtbus.
SErnilia verba funr : qu» iiilycjiSonalihUvad.Uta, funt ! m
perfonalia, vt ti de^et p^tere i petfonalilaus verd Vf^tcioaaii Aiy%tMMeSjf0nite»t
i4magere., Rofc& oimperfonaliralia exadiuis funt, vt deleflat,
. ^qua cum in finitiuo vcrbo funt imperfonaiia i fine ero,adiua. Alia
runt neurra ^ vr inttrcfi, f^? conaenit\ pateiautquomamablatoiufimtiuo
funt perfonaiia, vt (jraiimiticalium CdmpMelU) medicorum
interfiint curationes. EtPecro conueniuttt TircureS' Sed qux ncucro
paffiua vocari pollcnc secundum Gramaticos^nuquamtiunt perfonaliajVC/^i^i-/,
wi. fcrit^plzet^ penitet^ racioaucem eft quoniam ad afFeclio- » ncs
refcruncur, quxopus adextranon rCifpiciunt^nec perindeacboneoi. DifiinSio
numero ferjonis. Numeri verborum funtduo,fingularis vc drw<y, &pla
ralis vcrf/7frfw»5.fimiliter perlonas func tresm omni numero, in ilngulah
ego amo, cu am4s\^ ilUamai; inplu« ^i^samam9S^ wsamati$<tilkamanii
V M g T iy N n V . 1N omnibos rcbus re^eriun tur ift^ rre s
per/biiac,& diio Qumeri ex nacurarei>licec aiiquaadoincertisTerbis
. non fincin fu^) 6c in imperatiuis exnacorarei defiinc, 4c In
intiniciiiis qux ad imperfonalium cranfeuiic rationera.
OecaJibusi0decUnmonibusverb<rrui^ ACcidit verbis cafus.&i
declinacioitlmni&j persona variac fitiem didionis,'ycam0^ai^|)^amat :
ficut ^ nomiciibos accidere nommos. JPr^cy^ deciinaciones verborum
vafiancarficfic&nominunv.S^ cognofcuncur. cx &cun(|a pei£>na|
ficut nom^mifecundo cafivite.nu' jijueinfirtitioo. Prima erg^o dccKnalii S^habec Tecunda inperfonamin^
4]icatiuimocii in ^;, 6c infi Ditumin^rr, vt<iWiii,&^ff2^«
Secunda, in ^i, 6c in,Iongum| V t ^o^^r^. Tertia in/i,&in breuem,
vt Itgis. et /r^w- Quarta in /j, 6c irr, longum, vtaudts Uaudhe.
SEd hxc fecundum antiquorum dida funcrationeni, ctenim poteftprima
declmatio conflituicx fecunda perfonain es, &: infinito
cdc^vt/um^inicrfurK^ acffum^pr/c- fum nefumyfubfum^profum^abfum^polJum^
et cxteracompo- fitaexverborubftantiali6cpr.xpofitionibus.
Secunda habetpcrfonam fecundamin frj,& infini- lunim erre,
stferojers^ferrc : ^ compofica.vt7e/tff<^,<«i- /er»,
offiro^petferOydefcrQ^ infero nffero^^ catera. Tcrtia autem fit prima
antiquorum, \x,dmas^rMfe% CVjarta illorum (ecunda, vt ^(^rQuin ta il
iorunt tcrtia^ vt le^ii, le^ete^ Sexta illorum quarca, vt
4i«ri/i,^ir^i>t.. Deanomalii. Dantur irregularia a prima ^
vi\veto ^ huo et iuu^re, qncxmpr^etcriti.. funtanomala. Dantur irregularia
d ter tia, V c gattdeo gaudere, qu« in pncceritis non fcr- uant'normam
tertix- Etaqiiartavt vii,&9/A!r>qua: in prasteiitisdc
infiniti$ exerrant. Eta quinta vt eo^isjre : quxin tuturis
extra vagantQV) " vtii^fjU compofita yufsnJc^^Ndijo^fcri^^iiLc.AQertio
dt tm^n&itsverhMm, Art. V. PR.oprium efl
verborum in temporibus iigni£ca« re» ' )g Crammaticalium
QimfaneB^] QVoniam a<flus funt extenrionesfacultatum,necfi-
mul eflfe toti pofTnnr ^necefTc eft tempuseifdemin efle quod efl fucccfTio
rcrum, cx ente et noQ ente part&- cipancium > vc m Mecaphy Ldocuimus.
Detemforisdifferentiis^ TR.es funt temporum diflFerentix,
videlicetpracfens,. prxteritunV, et fututum. Etenim aut res eft
nunc tn a^flu, et facit prscfensjaut fuitin adu,& fic pra:tcri-
tum^uc eric et ilc eilfucura. TKiplextamen pra:teritum «aliud
imperfe£lum, vt ^nutSdm^^ivLd per&dum,' vtdmam, aiiud pl u fq
uam perfediini,ve MyrifiM^resenimaatedin ccanfictt,[attr
nan(iui^.aix nMiIto ante tianfiuit. NOn potefl: reperiri verbum, quod non
habeat prac- fens et pr.Trerirum et futurum» diftinda fecun- dum
rem,]icet fecundiMn vocem qusedam (intdcfe<ftiuai rtmemJni, odi^inquam,
6c cxtera, ex vfu fic pronunciaia apud LacinosnonaMCeminahisoacionum
linguis. ^etmfortm v^athne exfacuUatHHsl ET qnoniam
omni^ a&ns aot ind i ca tur per cognofci* thmm^auc tmperatur per
poteflatxoom^aiitoptft- ' tur per Yolitioam : propterea tempora
verboromad tres facoltates reducontor.f. ad|indicatio am imperatioam,
pc optatioafi^ PRacterea quoniamactus fubiungieiiradiui,vcl
deterniinatcveljndcierminatc, propterea addmnur tem- porum dtt^ ^lia:
radones .f. fubiun6ltaa et infinitiua, qux rcgantur ab aliis verbi
nononibtts. Est quidem practcritum, pr«rens,dcfuti!rum
tenipus, triplex,atquevt pars, autvtdifferentia fucceflionis rernm,
&quidcm contingit cxprimi secundum tres primilitates Metaphysicas, pcrimpeniriuum,indicatiuum,
6cappetitiauni 5 qui vocaniurmodi fecundumGramma- ticos, (ed nirois
comraunrter : modus enim eft cuiufque rciqualitas propterea nos rcduximus
cosad primalita- tes. Sed fubiunAiuum.&infinitiuam^qaoiiiam ad
conipofitionem potius modorum fpcaant dctcrminati vel indercrminatc
fecandumpcrfoBas&flheperfonis, oro-pterea hofce modostanquai hap^ndiccsvcrbisa
ddcnh. dos putauimus: 6c non
ficut principalcs, queiI MUlinodum Grammaticis vfurpatur.
temforum nwnero i» vnaquaque
rafiine. DE INDICATIVO. Indicativa ratio habet omnia tcmpora vz. praesens,
ut ^atf)prqteritura,vt4m4 «r,futurumvt^w^^o:&itcrum Criplez
practeritum vz. imperfedum, perfeaum, 6c plulquam perfeAttm. Indicare.n.
eftadus cognofcit miprin. cipij. Cognioiaauteinrcfci: turadoxn|ija tcmpora.
Imperativum vero non haber nisi praesens nec
futuruiTi, caretque preterito, quoniam non poteft: imperariqiiotl
tranfiuic, neque Deus pocefl; fa^ere vr non fu^rnt, qtiia fl. bi
contradicerec Itnperai^nus id [olum quod nuAc-,auc poftea exir in
a<f^um. Caretetiamlmpcrariuum perfonis primis in
fingul.ivi numcro ; quoniamfibiipfinemoimperare potefl:,fedai-
ten,nifi feipfum vtalcerumaccipiac,& tunc erit quali fecunda perfona
qui e(l prlma:(ic Peerus aic« quid agis Pecre>& /'<frr^«
Noncaretinplurali,quoniammu)n imperio rautuoafliciuntur. DE
OPTATIVO. 0?c.uiuum habet prxfcns,prxtertum, et futurum :
Jefidcrium .n- ad omnia fertur tcmpora ; dprainus cccnim aliquidfaifTe,
6c elE%&: fore, habccque notas IIjo^ Subiunctivum habet fimiliteromnia
tempora, quoniiC poced/ ubtungiadquodcunquc verbuin aliornm mo-
d.orum,vt/?r ames^vel ver9mi/i^qu6 d amanerim^ itcm eim'
4irHdremfufpifabMm .bccumamauero (ufpira Notandum quod SubiunAiuu
habcc pro noraly cnm- qu^orationem fufpendicdonecaliud verbum fibi
adiun- garpoftfe^velabfque ly nMirubittdgicuralceri Terbo»yt %mwmefvtfatias^^
ti^\i<\vi^mnoX^xsk dor^m ia Logica. Lihcrpmmis. 6i
Deinjimuuo Iniinidi sumeidamcria cem|idrahabec, fed^ineperfb-
nis, ciepcndent enim fcmpcrexfioico vcrbo : quod po^ teft multiplex efle
et ad omnia teaipora r&Ferri', et quo Qiain
bxcrelacioeftindecerminatarum pcrronarumjOm- nibus enim peifonis
copulacur, propcerea infinidainio* di carenc diftindione perfooarum
:-di|riti)us enim tui^ te gtmofi \n$sama»ifit*ic iommmamttfifum ejjcibc
quxli- betpeifoDa cuiliberaddi poceft,veiAu%mulaniia
f^mperiniiniciaaniexporcunc poftfe^vtftiom (oco pacebic. De Gernndiis,
parfia^iis, ^ fupims. GErundia,participia et rupina non funt
verborum modij/ed nominuin [imul vcrborum 'participa- riones
propcerea decis alia pars orationiseft coniicien- da ^ necvexbis addcnda^
vcfececepriores- r »
PRa:cerirapracfeAa,imperfe<fla,& plofqnam perf^^a' nonfuntin
6peracims«f(ed'idem dmtria temporare-
prxfcntac, quoniam fubratione voliti nbn inul tiplicacur
prxtericioviicutfub toionie in(ttpat4« V .Subiundiuum
veir^^fatbetomnki pra^ilta; quoniam cuhi cfmni verbo alrerius
modrftibiundiondm^c&re po- teft. .
V Grftfttmatici4)on tntellbfiere
quodde/iderariuo,porius autem fubiun<Jliuodeeftpars pracfenris
cemporis, dici-' musenim vulgo/o amadiat aynaretfctucaminafii^
\ovcr^ r^i r^fo: quxnon re(flcconfundunrur apud Latinos, Sc
vulgares etiam peccant quoniam ly <i/w;rf^/, nonad defi,
deratiuum,1fed ad fubiuncl:iuum verc fpedar^on enim^
pronunciatur,abfqucfubiun(n:oantc vrl poft:,(]qiiisergo> iceromgrammacicarecur
iioccoaiideraredeberec. H iij. QVa:rituf
aucem, cur pr^teritum multiplicatur, et non Fucuram &pra:rens ? refponcieo, quia
practc- ricum poreft non totaliterprartenfTe, et icerum tot.ili-
tcr6: tandemmultoante,potefl:diuidi Sed prxlcns ell nunc indiuifibiIe, quapropter
non potefi: diuuii. Sed quod imperte^fVinn cH: prxfens pertinec ad
ancecedens, veladfubfequenstempusugiturvnius tft tempons.Sed de
futuro non fic : aliud cnim eftmoxfttCuroni,aliud poft, aliud
longeporc.-SedGramadcinon acceperunc hanc^t- (tindionem : qoooiam vfas
loquendi apud vetereseioC- modiexpreifioncsnon habuir, (icocde
prxtericis^verun^ camenfociirum fubiundiui videcorefTe de fecuro
praec^ titorficgfo enim idem eftlaciniqob^vulgariter hav^ fatH^
ApudHaebreostemporai^ cmag LSCQQfafa» ; Jiii^ifif^irjforum ex
ordine. Erborum aliud primiciuum, vcDo:aliud deriua^
tiuum^vcdono. D M Iftin^io a]b ordiiie. eft fimilisei »
qose licnomi. num. DeriHatiuorum mulfiplidtas verhrum ex
verbis. Apud latinos verboru deriuatiuoru aliudeft inchoa-
tiuum,vticaleofitr-<if/S:tf jquafiincipio calefcere. Aiiud
medicacHium^vc acoei^o tmamU aenu^cur^qttai* (I
meditorcoenare. Aliud£reqoen€aci Qom)'VtalegoJi0i/^,ideft6eqttencec
lcgo :1 rogo rogito. . 6% paukrim diminutifcribo&c.
Deeft Launisinigiii. ficatitium^ dicimas enim vuigo da beuo
ibeoacciliare: da fiiro ftiraccfalare ftancbeggiare* Dermafia
njerborumtxnommbus. D£riuatio verborum ex nominibus iterimi
mulri- piexjalia a fimilitudine: vt a patre oritur/5*^r/y/i
fiuc/^iimXtfj^^liaabadurei fiueexiftenris^fiue mutacionc fubeuntis.vca
(londcftcndfftff > a lapide iapiderG<>, a calorecakfco^ Quoniam
verbum fignifrcat a^um : coiarcumqae autem rei eA adus : igicur a
quocamque nomine semiignificanrepoce/lderiuariverbum. HMc
regttla valet apud Grxcos et italos QlgareSj fedLatininon
vfqueadeoipravfirunc. Lulliusta- meneUciceamexquocumque nomine
:namqueaitJio- mo, homificare homificc^tio^ homificahiie. Sed hdc ex
com- pofitione fit non ex deriuationc pertinct ad aclum agendj. Sed
detioatiopura e^ft ex formnli, vt lapiJef^
COy?fjetalIcficJiq^nefco/enefc» ^ifr'tre/(Oyfioreo^t< f!ofefro a flo.
re..Sedabhominenon dicitur^iwfo.ncca lupo lupefco,. 6<:tamenrecundum
naturam fieri dcbet:vnde vul^niiter a campo dicicur compeci^ijre^ a fen
^O^rz.fefje^r^f^Jarjr-Jei- ladonnain donnar/i ^Cicut L^tin t diciCOx
mafiMlifie/e ir^irf»m<f ri,4 mafcuio, et £emena. Qi^ autem
nooas.artes^cudir, ppt^faceredj^riaario«> nes verbales ex quocumque
nomipe, ejr oiTini enim re . «l^reditur a^us exiftendi, veloperandi, vel
imi^di Accu. Quid juid Grammaticiio boc minusiapiant; DsdcrmatlQnc
tanpomm extempoabus erhorum Derivanturetiam cempora verborum fuc^edentia
ex pra: cedentibuseiu(dem fpecif i, vt omria praeterita ex primo
practetito profcftp » ex amaui enim cafcitur VF.rc dcriuanrur ex
prseterita ex pnrteriro pcrfc- non auceni cx imperfedo, quoj ennn
iiiiper- fecluni cll, gencraie non porefl: fibi fmiile, irem
fucuruni luhmnctiui deriuaturex prxtcrico, quoniani dicit futuru.n fub
rarione prxteriti, idem enim iti^a%er§ DermanoexfraJenU:
DEriuanturomnia ptacftntia tcmpora exprjerenrifn. dicaciuo^vcab amp,
amaiamare^tf.amem^UamarfJSc -ab amot^amareiOmafirf^ffiir^amarijVtilego,
''%^J<fg^ rem^ Derluatioex futuro., EX fiituro auccm
invlicatiui . non videnturoriri alia fucura. Non enim ex amabo dcnuatur
amato, &c amem, 6camauero, &:. amacurum elTe, fecundum
voccm licccderiuantur fecundum rem,quapropter in Iiiscon- fulendus
eft; vfus: ac forfan 6c quancicas /^llabarum primjirum.
Va formsttone verhriim\ VErboruni aliudfimplex vt Ugo: aiiud
compoficiiinV vc iramtego : aUud decompofinim > yt
nmtth" EAderarationedec Iaraturcompofitiorimphcitafqae verb Grumacnominum.
Decompofitumautem non ex compofitis, fed cx «ompofito et dcriuatiuo,
^Utanfr «ri^i/i^ ex trans et fchbo : ex quo erat (chbiUo., COmpoficio
verborum aliacft exduobusfeuplaribus verbis vtaii^tf^#»ex caleo et facio,alia
eft ex verbo et aduerbio vtmabfMio,fatisfati9^ alia ex yerbo U
prarpofiwoiie^vt f/j^r/^ f*«jfiRf^,qua6extta iacio^vtcum alio facio: alia
ex verbo et mminefrtfmSififo^maffttfgf,
idejifaaofru^umt&f^idomagna. OMniscompofitio ex
nominc&: verbofignificat a- dionem alicuius rci, vcl padionem, vt
fractifico& confru^cor^arefaciOy^careno^Sclxcifico. Omnis composition
ex verbo et aduerbio fignificac qualtficacione m aaioDis,reuaduS|fiUe
aftiai|fiac ^ fti^mtVtfatiifdd Ot^Jdiu^^Omms compofieio et verbo 6r verbo
fignificit adiis; edmonem,vt/r/^<f/r<7,(^uomam&adl;tts
frigQris,fita*. i mefldacah F ADditam^ftinhacregalaj?/^^ datur ^
quoniam non videcur ex duobus vcrbis fieri compofirio^ quoniam duo
adus coirenon poflunt,fedfialcerabaU terofir,habebirurvnus
vteflTentiaai^us, alcervcailujfcu. ackio ficpaHjo eius Jicucpatec
mftiic^fi ^ cd^P.^ Omniic ompofitio ex verbo
&pr^pofirione,lfgoifrcat adum cum relaciooe et refpe^ ad aliquaro
efien- tiam,adi}uam,veldeqna, vel cum qua » velinqua» vel' proptet
quanr,j vel per.aoam., vcl fuper qoam, vdi
&bqj;ii^3ieleirca<|ittm,m eiuQs giatia»)edittir|!^An9W QuorfiintpracpoYiriones
rocrunt verbonim expraii- pofitionibus conipofiriones fecundum
naturani,. 'Scd (ocundum vocemadcertastantum reftfinguntur. £xemplade verbifubftantiuicompofitjonibu$'.
Verbum fubftantiuum babet compofiriones odo;^. Diciturenim dyifw,adfum^
ideftad aliud fum^quafi prac- fens. Et;^^/iw»ideftabaiioiom, quafidiftanSs&dirgi^
ibs abeo..Ixmdefum quafideorrom&m^&reparatum; Infum, Quafi in
alip fumi ve) jficas fum ^pricpofifiaeiiifni fep^umynria jfine qoando
yenit in co mirrjftHirquali incra aliquod iutn, vt procfeDs, vel
can* «qttamtuuans aifcnecefnirium. lcem 9ifim^ quafi ob aliud
rum,6caduerrumJScconixai fignificac euim ly eh oppofitionem quamcShque,
et qoamuis ngnificec cflecaufalc
finaleincerdum,tamenia compofictoneponitur vc cau&opponicar effeAui
falcem relanui. Pr^fam, quafi pro alio fum, vel pf
opceraliudjidcft illud iuvan£:/>f4r/»/»,ideft fuprafum jvnde
prseefledicicur,qui imperac, 8cqui anteic. Suhfuyn qiiafi lub
alio fum. Poffum quafi poHieirc fum. Qujenim poteft, poft eft, potcntia
.n. ex cilentia manac, vcdeclaratum efl: in Metaphyf. Sclioc dico
exvicompo- fitionis.Datur &y»;'^r/«iii. comjfofimnihus
verborum non /ubflanr tialmmcumfrdpoftiombus. In verbisaliislongeplures
funcconipontioneszdicimus enime^eje^r/ff, abticio,& adiiciosqubnim
piimum Heni^ iScac f^aracionem per iadUm, lecundiim ver6 addi
tipnem Sicex ml/i«amicco,£cadmitco, quamuis^i/in ad- .4!^cco referacur ad
perfonam miccencem : in adiiclo v|r&
fti^eamyadquamficia^us^ficuc&appono. . Coniicio Sceoinniicco : Hmul
iacio.& firaul mi tco. Sed perdifcurfionemly coniicioctiam idem eft
atque con- lidero jquia qui multa fimul iacit intelledu, fyllogizac:
et committo quafi aken crado, quo cum mitto quid faciendum,&
fimilitercommicco fignificatfaciojfimulcum, inftrumentisvel
aliisrebusaliquid. Dacureciam circum- iicio,& circumpono, qu^i^do
(^rcjat^mljij^uiii xei quid ponimus,veI operamur, Demitco&c dmiirfo,deiicio»&
dffiiciohabcmus^ demiccereepim est quafi deorfum miccefevVeLdealiomic-
*cerc,fimiliter& deiicere&deponere. Dimitccrcveroeft quafidiuifim
miccerej et pocios ad ^verbalem facic cdpo^ poIitionem,vnde dicimu?
dimitcere quafi libcrare &: par- cere,quoniam a vinculo
&:obli2;a;ione dillbciamus miccendo. Dicmiusdifponere quafidiuifimponere, sed
cuni ordine, difiicere quafi diuilim iadare, et fincordine j6c .
hoceftdeftruerejquafi deflruclurafeparare. Emicto, eiicio,expono,CAiello,
dicuntur quafi extra. micto, extra iacio, 6cexcra pono. Vn Je
diciniusexponc- re &quafideclarare quid cxcrarci niiplicatiooem
&contexcaai, vbi res eft confuHLf poaimus eius renrum. Prtereainiici Oyiminicto,
impono; dicimusqaafiintus iacio, intromitto, incus pono velinponitur
qunfi Contraimmicco Xinaliummicco^iniicio in aliud iacio.
Dicimusetiamintermicco, incerponO) incerficio» incerii. cio$quoniam incra
aliquid miccimil$ aliquid,, quodfiil' Ittd aliquideftcempus vel adio,
cunc incermicco, eft paufo»fimilicerincerpono, quafinitranegocium pono
diT' feparans iHttd.Sediat £rfin'n rft i nmpumre i Hiquod in ter
aliad;vnde 'qiian3o eft homo vel anjmal fignificat id» quod
occido&macto, quienim ponic ferrium aut nlmd diuidens,intraanimal,reparat
ipfumac proindeoccidic dicimusetiam intcrmitto &: mtrofpicio, quando
non vi- dentur quippiam incroducimus ; nuc faltem intclleclun^^
licdidum,qaiaintus legic, incrofpicit. Diciturimpofens quafi valde potens
quoniam impccuofe potefb, dicitur iillicgatiui,,qnoniam ly tion fiKflum
eft o;7, tSc de inde in ficut oUi tranfi in ////. Sedraro aut nunqunm
fiicit cum verboficcompofitionem, fed cum participio
verbi,dicitttreniminnocensid cftnonnocens. non tamcninnoceo: iuauditus,
8c cranficaCttSynon tamenin audio necinucoc: infedus/ed non inficio,nifi
fubalcero fignificacu. Icem didmns obiicio,oppoao,ofFero :
quafi^concra ia^ cio, concrapobo,coocrafero » ecenim ly conna dicic
op- poficionem contrariam; &: dioeriam et priuaciuam) et To^.
calem, ^ed oim dicimas Qmitto, idem eft qua£re* linquo^quoniani^qttt
concra nii dionem eft non mttcic,fed definit mitteife : ^'dqai coiitiiiji
|)6mcaliqa&l &ciCCOD»^ trsmcflf dnmp riaatia)&.
Trem proiicio procul iacio (ignificar. SeJ propono pro aIiopono:5c
non procul dicinnis fccundum vfum.Pro- micco autc dicitur quafi pro alio
mitco,»S: pro re facienda mitco vcrbum pollicitans,vel procul mitto,
vndedicimus promifTam barbam ideft prolixam, dicitur etiam
permitcoideftperaliudmitto vt fiarjyenim pcr caula- licatemdenunciar,
percipioperaliudcapio, vcl valdc ca- pio,quoniam caufalitasnotitiam
inluflrat.Dicimus pra:- micco,ideft ance mitto, 6c pr^pono
ideftantepono pofl:pono,8c poftlial^oinon tamcn poftmitco^quoniam
non eft iii.vlu,& non quia non poceft fieri fecundunx nacuram.
Icemreiicio,repono remitto jquafi iacio,rctropono ideftpoft pnmam vicem,
et rcmitto, 6c refcnbo, et hoc verum, quandoly,re, breuis efl: fyllaba
^fed quando eft longa,dicitur,arcs, vc referc, ideft res fert : &:
vtilitAs fert. Amplius dicimu.s fnbiicio ^fubmitto j quafi
fubjacio, pono rub,mitto fub. B. enim fit.p.ecf, exfono (equen-
tiSjVCfuppono,& fufFero. 5"ed bonus Grammaricuso-J riginem
retmebir. 1 icimus etiam fepono, femoueoj' quafifeorfumpono,8cfcorfum
moueo,fimiliccr feparo,. jk. fegrego, feorfum paro et feo-^um a grege.
Itcm fuf-- vpicio, q ua fi fuffum afpicio. Jcem fuperpono,&
fuper-^ >Jedeo, 5c fupcr, quorum erhymologiapatct. «Amplius
traduco,traiicio,tranrpono,tranfmitto,tranC' lego, cxtrans
&:ducoi& iacio&c.H^catculimusexempla,vcinaliisidem ^cx:^^
fncere" et dtclamare, dicimusenim exdo das, abdo, addo,, condo,
dedo,edo, indo, obdo, prodo,fubdo, reddo, tra.do. Similiterexeo,is,habes,adeo,
comeo,ineo, obea, pro eo,prareo, tranfeo. Quprum fii^nificata
ccfiabori- pnaliclongcncur, camenalToriginalihabent VIM SIGNIFICATIVAM ftrto
cnim fignificacperaIiudeo, ficucfumus5 Imperativum vero non habet nin
praessens et futdriim, caretque pr^tcriio,quoninm non poteft imperari
qiiod tran(M]it, Deqae Deuspoteft fa^ere vt non Fucrit, quia fi- bi
contradiceret Imperafnus id folum quod nuhc^auc ' poftei exitinadum;
Caretetiaralmperatiuum perfonis primis in fingutari numero ;quoniam fibi
ipfi nemo imperare poteft, fed al- teri,nifi ieipfiim vtalterumaccipiat,
et tuiic erit quafi fectinda perfonaqui eft prima?fic Petrus air, quKl
agi^ Petre>& fjc Peire, Non caretin plarali, quoniam muici
imperio mutuoaiiiciuntur.. m Optativum h.abet prxfcns^prxrer
tcm, .S: furiiruni : Jefi Jerium .n-ad omnia fcrtur rcmjiora i
npt.Tinus ecenim ali quidfuiire, 6c eir.', 6c fore, habctque nocas
fua^ Subiunctivum liabct fimiiiteromnia tempora^qaoniiC' poceft
fubiungi ad quodcunqae verbum alibram moi- d|or um, V t// c ames^vil
xffnm #if,qu6d amatferim, i tem nini'4imaremfit?piraidm^tCei^ mamdU€ro
fuffirah* NotandumquodS^ubiani^niu habetpro noraly e&m^ qu^orationem farpcndicdonecairud
veiTDum fibi adian« gacpoftfe,vei^fque ly «Mfiibiudgituralteri
verbo^vt iMtmefivtfaeias^ petaliqoam notam co£ujatioonim di^ ^r^m
taliogicai. Liherpri/fUis. 6i
Dcinjkmtiuo* INiinitiQum etiiani
tria tempdra habec, fed fine perfo- nis, dependentenim fcmpcrexfinito
verbo: quod poced mulciplex efTe et ad omnia tempor;! r&Ferri, quo»
piam bxcrclatioeftindeterminararum pcrfonarumjom- nibus enim pedbnis
copulatur, progcsrea infinitiui modi Garent diuindione perfonarum rHijc^us enim
tred^ te Mmdtt iwsamatiiJU • et h^nnmaii^Mum^ effcibL quxli- betperfbna
cuilibetaddt pote(t,veff«fFamulantia fem' pcrinfioiciuum expofcunc
poftfe^tiuiftn locopatebit. t)e Cermdiis, parna^iis,
^fupims. Gerundia, participia et supina non sunt verborum modij sed
nominuin simul 5c verborum 'participa- tiones ^ proprerea de cis alia
nars oracionis eft conlicien- da ; nec verbi$ addcnda, vc tecece
priore^. PIlxccritaprsefie£b,imperfe<f):a,& pluTqpam
perf^Aa' non funtin dperatittis^ fed idem omtfifl tempora re«
praeientac quoniam fubxatione V6]iti
nonmultiplicacur' prxteritio; ucut fub Aftibiv indicati, Subiuni^iuuni
veirdhftbetpmnia pr^i^td^^ qubniimi cuhi dmtii
verboalceriusmodifiibittndioh^ fikcere po- Granmiacicioon inteltexei!^
qiioddeftderattuo^potius «utetn (ubiuo^liuodeeftpars prsefentis rempori,
did mus enim vulgo/o amafli .h amaret fftti caminafii, iovcr^
r^ir^fo : quxnon re^lecuiUundunnir apud latinos et vulgares etiam peccant
quoniam \) amafei non ad uc<u deraciuum, fred ad (ubiundiuum verc
/pedar.non enim pronunciatur, abrqaerubiun<5toanre vel
pofl^nquiscrgO' iterumgramn^acicare^ur boc coQilderare
debere{:. QVxrituf autem, cur pweritum multiplicamr, et non fucurum 5cprrerens ? refpondeo, quia
praccc- ricum porefb non cotalicerprxteriflre, et iterum totaliter et tandem
mulcoance,poteftcliuidi Sed prarfens ell nunc indiuifibiIe,quapropter non
potefl diuidi. Sed quod
imperfedum eft prxfens pertinet ad antecedens, vel ad fubfequens tempusi
igitur vnius tft temporis . Sed de futuro non ficraliud enim
eflmoxfuturum,aliud poft, aliud longc poft SedGramaticinon acceperunt
hanc di- ftinclionem : quoniam vfus loquendi apud vetereseiuf^ modi
expreffioncs non habuit, ficut de prxteritis,verun-
tamenfuturumfubiundiui videturefTe defuturo prxte- Tito-fecero enim idcm
eftlatincquod vulgariter haver\ fatt9. Apud Hxbreos tempora ficut magis confufa
l^ikttfiovefborum ex ordine. Efborum aliud primitiuum, vtDo. -aliud
deriua- tiuum, vcdono. Dlftinclio ab ordine eft fimilisci, qujc fit
nominum. Deri Hamorum muUipUcitas verborum ex verbis. APUD
LATINOS verboru deriuatiuoru aliud est inchoativum, vt a caleo ^xtcalefco,
quafi inci ijio calefcere. Aliud meditatiuum,vt acocno canaturio
dcriuatur, qua- fimeditorcocnare. Aliud £requentatiuum, vt alego
lemp, ideft frequenter lcgo :i rogo rogito.
AUuddiminutiuum^Yt ajiri/^,/tfrW/*,a fcriip/criiilU 6$
pauktim, &diminutcfcribo&:c. Deefl: Latinis ma?!;ni. ficatiuujn,dicimusenim vulgoda beuofbeuacciiiare:
da Aico (bracchiare francheggiare. . Deriu^ia wrborum^x
nominibus. DEriuatio verborum ex nomiaibus irerum mulci- plex
jalia a similitudine: vc i pacre onwpmiftff^ fiue pMtfix^YMizkhtjQi^ rei
fioe exi(lenns,fiue mui^cioD^ fubeopcis » vt ifronde fhnltfco,a lapide
lapidefco, i ca^ lonecalefco.. regvlA.
QVoniam'verbum fignificat a<?lum ; cuiufcumque autem rei efl
adus : igitur a quocumque nominc rem iignifican tepocejd dcnuari rerb
um. HJ£c rcgula valecapiid Grxcos, et Italos vuIgaTCSi
TedLaiininon vf^oeadebipraviirunc. Lulliusta men eliciceam exquocumque
nomine : namqueaic,ho- TCio ^hQmificauhdmlficaHo^homificabile. Sedlidcex
compositione fir non ex deriuatione,di: pertinetad adum agendj. Sed
detioatioptoi ^flr ex.forman, stUpUef: t^^metallefio^U^nefco^fenefco^pt.
treJc4tj^W9jbcfloreUo a flo. re.f Sed ab homine non dicicur hoimeo^ntc d
I-upo lupefco,. et caroen ft cundum nacnf ficri deBcc : vnde vu I gaiiter
\ icampo ^^Cit^t9mpe(i<jiare^'2ihvit^xi^f U dmnaii^ lioiuutff ^
ficoc Latini dicitur mafculeftire &: «jlf^WfMri. dfnafculo, &:
fa;mena. Qoiatitem nouasartescudir potcftf.iccre deriuatio-
Hes verbales ex quocumquc nomine, ex omni enimre egreditur aclus
exiftendi, vcl operandi, vel imicandi Ucu. X^uid^uid Ciraminaciciinhoc
minusfapianc. T)i dcritiatione temporum ex temporibus
^erharum, DEriuanturetiam temparaverborum fucceclentia
ex prxcedentibuseiufdcm fpcciei^vt omniapfscterita ex primo
prxtetito profeAo, ex amaui enim oafcitur affMuc/jw^ amauiJ^e^i^mduerim^'^
Mmatierc^ amautje': VErc dcriuanrur ex prxtcrita cx prxtcrito perfc-
non autem cx imperf-edo, quod enim iniper- feLlium eil, gencrarc non
potcll: fibi fimile, irem fufurum lubiundiui deriuaturcx prxtc.rKo,
quoniam Micit futurum fub r.uione pr.vrerici, idem emm^^,/*^/*
dc iii m ^ m m h a h x^^' DerMatio ex pujintii
DEriuantaromnia ptasfentia tempora exprxfenti Iti. dicaciuo,vt ab
amo ^amaytmanm^mim^hLamaniSc ab amoryamare^ amafeffiimeriamarifVt Silc^o, Deriuatioexfuturo.
Ex futuro aurem indicatiui, non videnturoriri alia futura. Non enim ex
amabo deriuatur amato,6C amem,&amauero,& amaturum cfTe, fecundum
vocem licetderiuantur fecundum rem,quaproprer in Iiiscon- fulendus
efl: vfus • ac for(an et quanpus iyllabaibm primjarum. ! formatione
virloriym$ Arc VU. . V Verboruinaliudfiniplex YcAs#:aiittd
compofiniinV t iramligf : ^nd decompofitimi > yc ttmttU^
'EAdem ratione dcclaratur compoficio simplicitasque verborum ac nominum.
Decompofitumautem non ex comporitisjed cxcompofitoacdcnuatiuo,
vClfrfK/- erMU ex crans et rcribo : ex quo erac fcribilio. Compositio
vcrborum alia est ex duobusfeuplun- bos erbxs vtmUfaw^cx caleo
acfaciQ,alia eftez verbo et aduerbio vtmakfatth/aOsfiiekj alia ex verbo
U prxpofitione, vt</^i^^ «»jB<^,qi> afiexira fado »ncum
alio facio : alia ex wbo et nomine, iftfa»iitj!(o^magnif €0,
OMniscompofitio ex nominee et verbofignificat a- (^ionem alicuius
rei, vel paflionem,vt fruajiico &- con^dificor > arefacio^Sc
areno, £c Ixcifico. Omnis compoficio ex verbo et aduerbio fignificat
qualificationem adioni$,reuadus»fiUe aditti|fiue "fzS baxiftfaiiifst UjtcJail^p
fiLWk Afi^. OMoMCompoficio eif yerbo 6t verbo figotficdtft Afi» editionem,
vt/r/^<f><7,(juoniam ficadus fhgoriSift ta^ menda tHh
ADditum-edin hac reg^ala f tamen datuf j quonianv non videtur e"x duobus
verbis fiefi compoficio^ quoniam duo adus coirenon poflunt, fed, fi alcer
ab al- tero fitjiabebitur vnus vteficntiaaiaus, alcer vcadujfeu-
ftibo& paffio eiusjicutpatec mfiigefipt^ntltfit.^ Omnis compofitio ex
verbo &pr^poficionc;( fgDifrcatradum cam relatione et refpeduad
aliquamefieo^ tiam,^qiiaib, vel deqna, vel cnm qua, velin qna, ver
Sptft qnamr.,j'vel per.qttam, vel fpper quam ^^veU
q)!lt>meircaqi]am» v«l enins gcatui^ jeditiirs^&it^^
QVotruntprxpoilnone.srotrunt vcrbornm exprjc;- pofitionibiis
conipofitiones fecundnm naturam.. Sed focundum vocemad
cern^jjipi^iiR-reftringun^ur.''': Exemplade verbirubftannur compofitionibusi Verbum rubftanriuum babet compoCriones
o£tb^ Dicitnr enim i/«w,adrum, id^^daliud fum^quafi prx- fens.
£r^4/to,ideflabaii^^.quafidi fiis abicHH^ v;,^,. ^i^-',r:v:
ixcmdtfim, quafideorfiim fum- et feparatntiH^ ; Infim^ qttafiitt altp
fum; Wl incns fttni .pcazpQfittaefiltfii. %|4|^u§u^^ quaodo venit in
com£ofitionf m« iinir/im
> quafi intra aliquod fum, vt praefens j vtl tan . tjuamiuu.ins
.nirnccefrnrium. Item oSfim^ quafi ob aliud
rum,&ftdtterruo).8cconcm iignificac enim ly eh oppofitionem
quamictfnque, Sc qaamuis ngnificec eflc caufale finaleinccrdum^ tamenia
compoficioneponitur vccaufaopponitureffeftai iaitem relatiue.
/^r^?/»»!, quafi pro alio fum, vel propteraKudjideft illud
iuvans:/?r^/«^,!defl: fuprafum jvnde praeefledicicur,qui imperat,
&qui aLiceic. Sul^frvn ciuSiCifwb a\\o Cmvi. /'f^wz quafi
pofteflefum. Qaj enim poteft, port: cft, potentia .n. exeflencia
manat, vt declaratum efl in Metaphyf. ^hocdico ex vicpmpo-
iitionis. Datur Sc/^/^^r/ni». De compofinontln^s verborum non
jubSlofh ttaliHmcHm^rdfofitiomhm. IN verbisaliis longe
pluresfunc compofitiones:dicimas enimexjr^«:i0,
abucioy&adiicio^quorum primum fignir ficac feparationem
peria^um,-fecundam ver6 addi* tionem Sic ex ffiil#/^amitto,6c admiccp,
quamuis ^dva ad- miccoreferacur ad peribnam miccencem ; in adiido
v^& ftd ean^/^JmiamfiK iaftus ^ ficut 8c appono. ConitoolwefKKiM^^
iacio,& fiiu perdifcurfionemly c^mcioetiam idem est arque
con- fidero ;quia quimulta /imui lacic intelledu, ryliogizat: ^
commicto quafi alteri trado, quo cum mitco quid fa- ciendum,6c fimiliter
committo fignificatfa/ ciojfimulcum. inftrumentisvelaliisrebusaiiquid.
Daturcciam circqnv iicio, et circumpono, quando <j4rca;amljii|um rd
qqid poiiimusyvcloperamur, ' Vf,. Demicco6c dimitto,deiicio,&
df6jdQhaBcm.us*,<ie- mictereepifn qft quafi deorfum
micce^revVeLdealiomit- *cere,fimilitcr6c deiicere et deponere.Dimitterevero
eft quafidiuifiin mittere. et potins ad .Terbalein.fikcit
c6po. Ttemproiicio prociiliacio {igniticir. ^cJ proponopio
aIiopono:5c non proculdicinnis rccuiuiuin vruni.Pro-
mitcoauccdicirurquafiproalio mitco,iS: pro re facicnd.i mitto verbuai
pollicitans.vel procul mitco,vndedici- mas prpmiflam barham id^ prohxam,
dicitur etiam jpermitt6ideftperaiiudmiitb'^Vc fiat,lyenrmf pcr
caufa- fitatemdenunciatjpercipioperaliuclcapio, vclvaldc ca^
piOyquoniam cauraiicasnociciaminludrat.Dicipnis prx* mitto,ideft ante
micco pr^pdno ideftantepono poftpono,6c Doft lial^oinon tamcn
poftmitto^cjuoniam non eft in.viu,^ npn quia non potcft^eii
fecundan^ naturam. Icemreiicio,repono remitto ^quaff
latio.rctropono ideftpoft primam vicem, 5c remicto, 6c refcnbo,
iScboc verum, quandoly,rc, brcuis cfl lyllaba : fcLl quando cd
longa, dicitur,arcs, vc rcferc, ideft res krt v ^ vciiicAs fert.
\ Amplius dicmui5 fubiicio, /ubmirro j quafi fubjacia, pono fub,
mitto fub. B. enim fic.p.etf, exfono fequen- tis,vt fuppono fufFero. ^Vcd
bonus Grammacicus originem recmebic. . r icimus etiam fepono, femoueo^
quari feorfumponb^&reorrum moaeo,fimiiitcr /eparo^,4^f«(gfflgo, feorrum
paro-^ &feo-njm.a grcge. Iiem fiiH picio, q uafi ru#fiEin| afpicio.
Item fu per pono et fuper- iedeo,
rupcr,quorumcthymo!ogiapatet^\>5^^-:^ lego, ex
traris-I^Bfii^ti&i^^^^,5&S^^^ ' H/£cattuIimusexempIa, vtin
aliisidem k\:\s facere- et dtclamare, di c mms en im ex do das, a b d o,
add d,, condo, dedo, f do, indo, obdo, prodo, fubdo, reddo, trado.
Smiditercxeo,i5,liabes,adeo, comco,ineo, obeo,, pro eo,prxeo, tranfeo.
Quorum fii^nificata etfiabori- ginaliciongcntur,caiiienaboriginaiihabent
vim figni- ficatiaam ^fn^ Cfutn.fijgpificatpcr aUudeo,(icucfttmu8i
\ ' I «i per adrem', 6c aqua perbinum, compenecrando j
quod nim per ic, didbciatur ab eo, p er quod it, vnde e tiam cUar
incerlre :quomam difToIurio atomarum euncium in .
atiasreSyCompoficamdeftruic. Vnde perire& interireeft •proprium
compoficorum diffipabiiium £c friabilium, sdem concipe deperdo,
8cc, "DeTarMif to. PARTICIPIUM est vocabulum, pars
orationis declinabilisj fignificans effenriam fimul cum fuo adu, veladum cum eflentia^
cuius eilactus^ D E-Gi-A A T ra IN hac definitidne ponitur
^fcaMam fdfs oratiotjis detUnaiilis eadccum declaratione, quain
nominis,fic yerbiy&pronominis tradatione vfi fumus. Dicit
urfizni^ fe4m4ffeiu^tmmfi^a9u\ VfdtBmmmeffmiafimuttZd differencia
pro Qominis» qaod perfonam^ non efleiM^m dicict&nominisquod
fignificaceflentiam/en remabr> queadafuo i6cverbi,qaod
fignificata^lum.fednoncam eflentiafen re. Quapropter cum dico
;2df/l:m,figrtifico rem, qux nafcicur,yet aclum nafcendi cum re, aduara
ta- li aclu. Et ideo quot funcaclus,totidem funt participia .f. substantialia,
cxiftenrialia » operatiua, adiua, pafliua, Deutraiu,communia,&:
deponencia. Dlcicuf propcerea oarticipium, qoia capi t parcem fi-
gnificationis verDi, et partemnominis, vel pronominis, id eftadas 6crei.
Vndedicicur eciamnomen verbaie vel verbum nominale propter idem.
JUberfrimitsl 7/ Grammatici dicunt, quia pdriem eapit a
nomine^ p.tr- tremkverbo partem ab vtroque: a nominc .f. genera &;
carus -,averbo tempora&figmficA4ione!i«ab vcro» ^ue namecam £c
figurani- Pere^Mr^iiitelligiint kxnmrfet'ea/um vahecatem^ indidionts
fine. Sed bsecvarietas eriam eflin verbo» fednonitaatqueinnomine.
Ibi enimtTe. scafusfingula- riter funt, in nomine fex et pluralirer etiam
fex, ncc mu- ' tant prefonam ficuc in veroo. Vet tempora
intelligunt pra?fens,prieceritum &futurumjqua: aclumconcernunr. Sed
nomen figmficat tempus, vt ens eft, fcd non cum temporevt verbum, Per
fignififationem incelligic adio* nem vcl pafiionem,&:inhocfaIIuntur
Grammatici:non enim afoloveibo habet partictpium fignificationem,
alioquin (igniHcaret folummodo adum Sed quia figni« > ficat efientiam
cum adu.nonhenedixerujDr, quod aver* bo (0lohabet6gnificQtionem:tquod
autemaddunt n$>^ .m^rnm ^l%«r4fiil*idefl: formationem fhnplicem
com* poncamab vtroquehabere non mal^ addant. Sed non*
efthsBcnarticipkmifn rario propria^fedinmodo fignifc . candiftbi vtrumque
parcicipar, fbrfan etiam pronomenr ^veirbiiniparricipat, omnisenim
eflTentia indota fuun». didum eft perfbnara,^ adu^ eftperfohahs,
proprere^ dicendam efl^quod pirticipatpronomen &verbam,ver
forfan quia nomcn efilnrinm fignificans habetaclnm
^flrcndifiibflanculiter.poceft concedi quod parrcm capit a nomine,'cum
reueraplusd pronomme capiac-' adu?; e* nim exiften
Ji,agendi,operandi,pr^tiendi fnnr potius per. fonarumqu.im effenuaium,
ijifi, vc pcrfouaurum. Sicdi liocinMetafii,. 72 gratnmaticAltutn
CampaaelU, P Articipt» oriuntur ex verbis, 6c terminantur inmo^ '
mina, vc ^Xitmabmm&tamam, mucata verbaliin rfii/ noiiunalem.
Confimilitcrm vulgari lingua.
DeriHaihfarticiftorum. DEfmuntparticipia in am et ia rus,
vc^hians&ama^ curus : et in tas 5c in ^«/,vt^inatusdc amandus
Addemus, in ^i/ii,&iirffi^vtainabiUs et ainatittiiS) Vtt
iat*Ukrovidebimus. Participium ui
a4iii/oiiiuj:u4^aprimaperronapra:ceri ti iiupcrfedi .murata <fwin, v;,
vcamabam, amanb facir, in w, in /1»^,formacur a fupino pafliuo.vtamatu
fa- cic amatns, prout addic, r#/, auc in,formacur a ge- ninuo
parcicipij in am^ mucatO|fi/^a ^/t/yVt amantu facic anundus.
INiingua^atina itarehabentderluationes paucisex^ cepcionibus
additis. Sednon in otniaiidiomatedan-- tur participia nifi vbi breuitas
Srfiicus attcodiior. Poccx tamen noftratesvti
ceperuntjdicuiltlHiim/Siitoi^ faH9, faBihili fucJiaoyfaBufo et facignd^.quod
poftremum cft mumsvfitatum. Atquidcm deriuationesomnespoC
funrfiericx imperatiuo per adiedionem,& ex fecunda perfonaindicatiui,
fi enim<*«i^,accipiat,»j facitamans, f\ tus^ amacus, fi, ndas araandus,
fi tums, amaturus. Tut vertitur intns eftin xa/,vcvifus amplexus, proutfupin^i
jEjjrunr. Etideo redc (^ranuuirici funina refpuunc. <'Duo func
parcicipuex parce edcntisai^umkhabentia» .Camaoa Ly Gc Ltberfrimtis,
7i amans et amaturus, alterum prxrentis, alcerum fucuri
temporis.' Duo funcerinmex pj:rterecipientis aclum .f. amatus
et amandu5,pertincntiaad prxtentum 6c fucurum. Duofuncex partepocenria:,vt
amatinns <5c amabite, cfpa^poiruiH: muLtiplicari adkiue 5^pa(riuc per
omnia cem. pbra, vc dixitnufi de oomine
loquences. Tfofofihodetemfortyus^ TRia enind
runttemporaparcicipiorum, pricfens,pr3p- tencum &futurum, quar
multiplicancurinadliua^ pafliua .f faciencia et recipicntia: excepto
prxterito» quod non poteft elTe adiuum.nifiin verbis communibus, ic
deponcntibus, vt (equens /equutus, fecuturus, lar- giens,Iarc;itus,5c
largicurus,atque infuper quibufdam vocariN neutns paHlnis, vc gaudens,
gauifu.s, et gauifurus, tido ctiam, ca:no,prandco, iuro,placeo, foleo,
audeo* af- 'fuefGO, quieko,titubo,lnuboi fierienim pa/fiua
triplicf- teifdeberencyciiens fadtts&fiendus,iedndn eft auistfi
Vlb. ' Etquiaqubd eft in potenria eft fucumm.fittnrilma-
tittum et amdbile^adiuttm tcpaffiuttmin potencia&pof?* ieat
triplicari. ' : . QViECumque carent fupino verba,carcnt etiam par-
ticipio,in cus&in rus, vc<iircO| ftudeo yCompefco apudLacl
cafus exigentia. PArticipia exigurlt cafus {ttbrum verbonmi, ficot
fiio in lotodocebtmlis, quando non fiimuntur penitus nominditer.
J)oH»i enim p^t^ft.efle nomen, ver^i De fextu. Prasterea participia
habent sexum masculinum,vc foemeninum,vt^» 7<i^/,8camanda,
neucram vt amatum j commune, ^tamantcm,omne^VC<iwww>tiici-
tur eaim Jiic» 6c hazc^ £^ hoc amans^ >
OMniaparticipia iai«ffi& vsihtk futittertixrieclinatioms nominam, in
ntSt ia /«r in ifti et inijiffj funcftcundas&primaSf ficutboaus.bona,
bonttm,icaa- maturusjomacura, amaturum dcc. '^- lyejorma.
c DAntur'fimpIicia,&comporita&'decompofira, vc-
iegenSy perlegens, &per leduriens, flcuc m ver- bis.
£t babent compoficionemilmihcer cu m nomine,cum; terbo^cum aduer
bio,cum propoficione^iicuc declarauL-mus loquendo de yerbis«. De
frttpojltione feu adn omine. PKxpontio eft V ocabulum indicb*nabile,
confignifi'. cans rerum feu elTeniiarum cum iuisadibusrcfpe-
aus&circunftantias. Ideoque nominf adhasrec figoificanci
efl!enciara. Uberfrmuil 7/ Dictc Qr
1^4«&tff^f»!/) ficoc decaeteris. DimviViniitlHiatlbi ad differentkun
decliii&biliam ooniinuiTi,verborurn, participiocunr8cp Fon6niiattm.
Dicitur conf$gntficans nfpecfui ^ circnnfiantias epentKt"
ruminfatsafitbrts : quoniamperfe non fignificat, nifi ad^ datur
nominibus: et non nifiper adum eflendi 6icxi- ftendi 6: ag;endi 6c
patiendi U. operandi pofliint res ad inuicem rcferri.
jDicicur cfseniiaram^ ad differentiam aduerbiorum qu« adtum
refpcAus et circunftantias dicunt, non rerum, 6c idcirco aduerbium
coniungitur verbo j pra^pofitio vcro tiomini,vnde re^ns vocaretur
Adnomium» quam prs- ponno:pnepomenimeftornnium rerum, qux antcce*.
dilnr iiue in nacttra /lue ia ^vocabuiis : fed^omini . praepioni eft
proprium huius partis orationis } quam ex %oz pra^fitionem vocamus Meliorem
ergo adaer* biuni nomenclaturam«Praeponicttreciam pronominiiSc
^rticipio, quatenus aiiquo pado fuht nomina etia»' ipfi.
jijfirno comfaratiM. Slcutiaduerbium fehabetad
verbom^itaprxpofitio ad nomen:hoc vno demptO|qubd non fimiliter
qualificac,necquantificat. Dlcitaduerbiumcircniiftantias &refpe< fbu$a<fluum;
&infttperqualitates, et guantitates, teroporalitates, iocaiitates«&aUamttiia
pracdicai Aentaha* Adno- miumautemreu prxpofitio ^olum rc^pecbus dicit
eiTcn- tiarum et circunftantias. Qvi:\lirate$ enim qunntiratef. que,
ciEteraque pric^V-mentalia indicanturabadiedi- uis nominibuj circa frJ
»flantiua, rii;nificantia efTentias, verba autem adiccHiuia non vniuntur
fubftantiuis nifi, participiaiiterfumpra. Dicimus enim igo
fnmiuryem^vsk esanuQSyVoseftis icribentes^&c. Omnis entmadusre-
foluirarin eiTeatiftni, et idei^ ner effeotiale yerbum expri-
muntorinnomine participiaU,6cciini<licimus cufnrie^ tftoMefiy
fttmitucl/carrere^motteri nominaliter iqu^ tencis,
ad\useflqoaRkmres,&aoii vt egreffiortjfe, De numero
prApo/itionHm certos cafu$ exigentium. Prepositionum
an« trahunjLDxmifitt Ai^afomaccu- fatmtmi,vt aiJ, “apud”, “ante”, “aduefros”,
“cis”, “citra” jCir- ca^ circitcr, “contra”,erga,extra, “inte”^, “intra”,
“infra”,iuxra, “ob”,'pone, penes, “pcr”, prope,propter, “pofl”:,pra:ter;,
fecun- dum,fupra, verfus, vltra. AIix vcro adablariuum, vra^ ab,
abs,abl'que,cum, coram, clam, dec,ex,pro pra;^ palam.-fine. Alia:
adnccufatiuum &ablatiuum, vrjn,. fiib, fuper^fubter. Alixa^ geniriuam,vt
inftar gratia. Aiia: genitiuo, &abIatiuo, vttenus, quodpoftpof]tum.
" nomim(ingulahferiHcabIatiuovt capuiotenus^ pluralii
veri,g;eniciua, vccrunim cenus« Ratia honun exiogica) et ex ^idisin
capJde nomine confbit DiJlinSfio frApopionum exJ^nijicatiQne.
hiu in. PHarppfitionumalias flguificant refpe^um,alije
cumltaaciaiiio ALke sigmficanc r^rpedttm principijac! termlfium» qua
prioci[>i; xyt i^ex : principij jid termimim S ALiae fignificar refpedun^ caufae a.d
effe(^um,&c ' contra,<)uarum
ALix (ignificantrerpedum cauialem caufx agentis
vcab>a,ab5> fecttficlum ; vti peo fadum eftfe* eulum.&ib.
Anxcatt& materialis^vt i&^^,-nde Juto ^dus eft .
homot&exelementtselementacum* 'Alise.caii&idealh^vtinftaf..
U >; A liz caufaefindis 6c perfedionalis^ vc propcery
Ugra- Alix omnium caufarum,vcp€r,pra:jcipue aucem ui>
ftrumeiiulis. Slgnificantium circunftanrias,alix
rignificantcircniiu. itantias
\oc^\^s\stsfnd^c\s^citra^vlsra,cnmm^tlnf^ fropK imxta^hiira^)^tfa^veffus,
fnpra^infra, in. Alix ctrcunflantias ordini s fetf difpofitionis,
&ficil3f yrtante^f^fypra M^fupr^ fifher^ tenmr yfn^iitter»
lias ojppofitronem vt « Aliapcmunftantkm fccimtis '«IBnmta&'v«tsegac&
^tit^^pUiabfgue^fratcrrCoratn^{dUnt^afiU^ Dijiin&io ex fomatione. . Arc.
IV- PRxporinonum aliae fiinplicesvt^^jaliieconipofiia:,
vtaduirfit$. Diiiin&io ex Qtdine. ITem alias primitiua:
siprofe, et i-//r.z'-, alix deriuatiux vc propui&cUiriut, formancur
enim comparatiua, 6c faperlaciua nominaex prxpo{icionibus »dc
umuladuer* v; Proprium est pr^pofitionum
compbfitionem fiicere cum verbis: non camcn omnium ^ vc^ipitraft^tli
dc verbiJi compercumtuiL IDe ad$ieriiio. Adverbium eft
vocabulnm ii^dec Unabile configni' ficanscircc inftantias pr^dicamenbjes,
&affedEi<^ nes,,modificad Qne/quea6lus. Ideui^ue lernjiqjr verbo adbicret, significanciadunL,D^dume(lpiili9^q,U9d
aduerbium dicitur quia flac
tttU3fc.mb»int|:cemnam9difiGationesadt]s,fignifi- ^ ti^verb j(»,dfcl4ratK7.
» DiciCMr^oyv &par5ordinis icKieclinabilis, ex rop gene* .
yg re,i&: clifferentiadcclinabiliiim. T)\c\z\xr
confiniificdns circun(hiLttat (sr Tnotlificittkne^ fi^ IhS'^
qaoniamomne prxdicamentiim denominansa^ flmn percinecadadus circunftantiam.qualificans
veroad mo- dunir . . . .DecircurjjlantthHs actum. Circumstantatium:
tempus, locus, eventus, magnitudo, numerus, ordo, similitudo, ficanimi
excen-. fiones. Dlcitur circunAare
quidauid non pertinct ad tC fentiam re, fed pertinetad eius exiftentiam ;
omnes enim res diuerfbrum prxdicamencorum circunftanr, quac Ain t
eiufdem prxdicamenri, non circunftan t/ed ef. fentiant, vt in Metaph.
probatum eft. Et quoniam alia funt eflfentiaiia,alia exiftentialia rquar
pertinent ad exi- ftentiammagisdicuntur circunftare,vtfunrrempus,lo«
cus, correlatiua,5c cocxiftencia. De adHerbtorHmyfpecfantiumad
circmflan' • tias^varietate. PRopterea aliafunt
aduerbiatempprjs vt quande:, ho~ die heri^ cras^pidUyfoQridie^
quandiu,mod9,\olim^quen-:^ darn^ nupefynunquam^ mox^fdttUfper^pereniie^c*
Aiia funtaduerbia localiafignificantjaa^flum in loco vt ybi 5
hic^iHic^ iftif^ intusJorit Mfqttd,nttlMii vtro^ique^ fUutr^biqtte. A lia
ad localem ly^oxione^^vtqno^httC^ilkCyi^ttCi intro^ fora ^ttoieis^quocttnque
vtro^ue^nentrpqttu_, ^ /o Aiia moto de loco, vc
vndeJjinc^ilUiu^i^inc: vndijue^/i^ ferni^infcrne indtdcm.vtrinque,
A\i3Lipetlocum ^\t^ttaJ?ac, ttIac^ifiac^ qttaoisqUa!iie^e4''
demvtraque. Dancur vcrfus locum, viquoffiim, iUorfum^
dextrsr- fim inextrorfuni, Daacur 6c vr<|ue ^d locttin, Jtt^^nc^ffm, iUft^^
vfpi^ qu^ufqu9^hdcienii$. Alia fuDt euennis, vc/i^r/^ tf^nuna
J^nmtu, cmingen*, terSniceffario, Aiia sunt ad.ttCFbia
niagniradini$» vt/^ir/ki»,^ir«riiA»»»t faruum^ minianm % fherimum,
fumwmm^ atis^nimii^ntul- eumyaii ^uanfuium:m:tgiSyampli MSymintts.
Aliarunt aduerbianumeralia fignificantiavicesaduum, vt quoties,
totuiy ((mei^bts^ ter, quater^ dectes^ eenfes ^mtilies^ &c. ex
pronominibus numeralibus deduda. Alia func aduerbiaordinis, v^^rrw»
yfecand^^^ytertio ^c» deinceps^dehi h\pofiremo^dentqtte
tandemydemum, Alia ordmis,&dirpofitionisfimul,
quoniama<ftusauc 'congregancaucreparanc. Congregandifunr, (imul^ fotrim^ ceniunHe,
generatimyturmaeim^ vnluersh Separan. di faqt ^fiurfum^ ei^em Uimt friuatim,
ffeciatim^ figulatim^ ' hfariamytr^ar Um>,fitatri/h^ ymultifariamidtt^ltiteF^
triflieiter. SpeOanciaadlimilitttdinem funt, tanquam ^feu ^pcuti^
puktignitvt qitomedu^ iimaim ^Jkmm De fpcHanfibHS ad anim^ etctenfioms^ Aekierbiapercinentia
ad animsc circunftantiamrunc multiplicia. Nam vei anmia alfirmat vei
negac eilefeu adum, vel dubitat, vel incerrogac,ve! vocat,vel
rdpondec: vel optat,vellK>reacur, vei eligit vel proliibec,
^exoftintbuslitrceanima: extcnfibnifcusad obie(fla,naf. canrur adnerbia»
(icirca verbumftaat: v^l fide re-|faQt inlceric^ionis, qu^ eqtrin^entoraf
ibni. Affimandiadilerbia 9m^fo,mi, etiami{rofc0i qtappc^
umfu Negandi aduerbia func, nov>haudimimm^ne^Hac[iianif
j^a^d^uaijuam neutiquan), Dubitandi funt, fGrs.forfan>forfitan
^fortafsii I fortajfr ', Interrogandi (un r, r, quayt^quam^h im,^muU
npnm^ vtfnm^nunquifit^ quidnam, qutdne^ ^i/idita, . lurandifanc,
p^l, edeftil» eea^erthercU^ meierclf»nuintt^ .Vocandi fanc
«i^fir/t^cea einquefiinc rerponde jidiin. tecduinadtterbia. ^
D^monftrandi ((int, eccc^ tn^ eccnmjMleet^viddieet. Interrogandi vcf
Wandiendi,vt/tfJ^ji Optandi func, 0,Z'//»*Jw/V/,%*<^*w. "Hortandifunc,w^,rfgf,</^//^.
'E\\2,Gndi p/*tttts/utit4s,p0Hfiimumiimd^^ttin. ^
Pfolnben4i,«^,f<iar. K Duerbia aiianjim f^rcunftant verbo >tanmiam
tt> gni6Ccaotia, qaodaifi Miiiniicejepr^d ^ledqoaF
lifi^antaiEciancqueadaiil*<^alifici Mio,veleAexparrea^m ^deQtis, vel
f^fd^ pieort5jyel'«xparceinfiui?ni ecdus. Aduerbia .qualitans ex
parte agentis, funt puUre, doRe^ fortitif, ^.'ne.male,
Gr^c^^Latjue^CUeraniane- dcp\cTum* que ex omni nomine adifcliuo
qualificante cHentiam dcriuatur aduerbium quali4cansadujii;igitur
(juotad^ iecliuatot aduerbia. r- RE^e didum ePcex omniadieBiu^
firiadtieriim>iio* mina enim fubilantiua) tunc &mt aduerbia
cum, adiediuantuTj vccxCicerooefirCioeropianus a&exhoc n fammaticaJium
CampanelU] Ciceronianc liciit enim adiecliuuui qualificacrem,
ita aduerbium aclus rcj. Dantur aducrbia qiianticatis,
qualiracifque poficivia, vtdofl^^^ U comparatiuai vc doiiius, vc
fuperlaciuaj vc De aducrbits affeiiionis ipfius a^us\
ADuerbu qualicads ex parte a&ttvpertioentad a£. fe<2ionein eiufdem,feualteracionem» Alikfiint
inten/iud, vtnutp$,m»Mimh^lt Mm^4imdum^ ferqu4m,ma^nopefeyVehementer
^frorfuh fenUMf>mmuttb^ nmium/tnngCylate. imfens^. A I i a fu II t re mi fli ua, q ux min u u n t a^lram,
v : /2- nfinf.Pa Litim ^vix, agrh pene Jeri yferm^i : fedentm \ a foco
afoco fianfiatto. SiLcvnlgaiitcr. ;7a D Nax A T L a. Sciendufn»
quodadie(f); iuanomina pertinentad e/Ien ciam,quanticacem,formam,
fpeciemjvc humaniis, rongus^quacrangttlaris albu ideo
aduerbiort|maIiud quanttficat adttm^aiittdqualificac, aiiud
format;fl/jud fpecificat » ic hasc omma fttb racione affe^^ionis;
di^a funt!6c qualifcationis. Qualitasenim eft non foluns fub*
ftantiae, (cd etrani quantrcatis,'& formse, et adus,&^onnte^
.aiuro praedicamencorum,vtin iogicadeclaratumeft. Icem intenfio, reaiifiiQ
percinent. ad qualicacis3&. magoitudinis adus. De Qrdineaduerhiofum. liaaduerbiafttD€pfimiciuA>ytti^i-aiia
denvati- aa|Vtfi!^i^& Liberfrimusl ^ Sj iJtf
formanone Adu4%biorum Itcmaliafiinplic
UjVt Ja^^^alia cornpona-, vtfM«* y^^^ lalia de compofica, vc^tf^m
d^Hifiimh Confi Jerandum, quodalia adiuerbia com^onont cum aduerbio
; vcfxjfr>(^v/i,'fic ficaci:ali*cam npmine^ vc maUftcuiy^W^cmk
pronomine vrMf ^fr^/r^ltacttm verbo, sifMiifuciOf maUfaciOt malo- ideft
niagis volo. •GRammaticulicunt fex cfreprxpofitiones.qux 1.0«
nifiiacompoficionercperiuucur, videlicet ''ditdn^ re> fet itf«^r«»,
Veruncamen videncur ex parceerrare, nam ^ ai^eon^ fit prarpontio veniens
eum tnmen\'^dis ori- carexdifiundim t Scdi, exdiuifisaduerbiisi/^eic
feorfum^ r^exf#^« saduerbio ordinis.,veipra:gofidone ;aa forfiui
CXantefrapofiUue^ OMne aduerbiumaffedionem aclusintrinfecam, aut
circun (lanccm,figDihcat,tam m compoficionCjCum verbo quam cum nomLne«Noa
enim nominiiungicur ni« ii per fubaudicum ver^un. DtcwimShnefcjftimM
ar^aionisfsrte^ Comundio eft vocabulum indeclinabile con/igni- iicans
copoiam ellenciarani^inter ierciatarum ad Sdf Cj
rammaticaUum Ca mp.i ne lU, num aduni) aut rerum et ficnul .acluam
earumi»* terfe,6c propcereainorationecboii|ngic c^teras partes
orationis& fententias, vcPecru^&Ioannes fuiit noroi'neSy item
Petru»currit> et loannes» POoiturvocabuIum
fariapithnhittJeilin^i^&fex ge^ nere6e<)iflerentiacomii)ums, ficut
in^efioi^nonc ad. Uerbij &pra:pofitionis. Dichiir
con,^^nI(7cjn s coPf$ldm cfftntirram inffr fe reltt.f fumadvnum achim, a
J ditlcrcnciam prarporition 11111,- ».^ua- rum aliqua flgnilicant
coniunclioncm, vt cfl refpc(Jius nonvcadadum aliquem coniun^:^iintur j vt
Petrui ctnn Jodnnetji^ vbi ly cum^ folam relanonem Ibci^cacis indi-
cac. Scd 9etrui& loannet funt hornineSy]^ et coniungit Petrjimicum
loaiiiictll a2tUL enenJi,8c quidem lyorm gua. Cenusfiini adu coniungit
fpedac ad cohiundionemj^ua* tenuscafiimregit,adpra:()oficionem, Dicitur
vel tevMm fimi/l^ et afhm earttm\ quonfatp pbC fnnt coniungi invndaAfi,
Vel in duabus: vt Petm eurrit, ^ /pamtes Uge» vbi ly, t^Petrqm currentem
6clpad- nem legentem coputat, 6c propterea Grammatici lii* cunt, qupd
coniUngit parte^orationis et fententia*s,vti&a* mo ti* ajtnuf funt
animal ^ et bomo eft racjonaljs vjcar^ito ijrationalis. Et ideo non
poteftreperlri coniun^ioin oratione fimplici vnius pr^dicati*5c vfiius
fiibiei3:i fimpbciter ft* vt homo est animal,tnqua nulla coniuoAio
eft/Oifibo- nms. cimaisim$di» fed verb^Us». S\ econimclionis
f^ccJantibtis COniun^tionumaliacopuIatinD^aliadifluncliua nlia
aducrfatiua, alia conditionalis, alia comparatiua,
aIiarationalis,aliaillatiua, aliaoppx)ntiua, aliaexcepti- oa, aIiatemporaliS5
alialocalis. . DefinitiocopHlanti^, COpulatlua
coniuncliojeft quar prorfirs conlunDT res in vno aclu vel res
adufque.Sunt autem copula- tiuic, ^yat^ffe^ac, (juem^etiam^^uoque
^nccnon^ vt^cumi fubiun^fliuifque feruientes omncs. GOniungere
et copulare funt idem, et quoniam c&- pulatiuaprorfusconiungitjhaberpomen
fui gene- 'Tis, per antanomafiam. i. Sed alix particulic non corriungunt nifi cum
aliqua di- wiiiifione interpofita. Cttmy&ut ^qu&nia?» fubtunchuo
de- £cruiunt, funtcopulatiua:,y7w///7rf C^^oci/Definitio
difiun^lim^ Dlfiundiua efl qux copulat vocahula et non
rcs,vel copulatfecundum vocem, et di/Tbciat fccunduni rem.
Suntqueiftx.^a^VirAv/jfisrr /^tf,vt tuaur^chomo,
autbeftiarvelfcribis^vellegis. Et, velego rummaius; vcltues malus. Grmm^ticalmm
QimfamlU] Defimtiuo aducrfatiud^ numerus. Adversatiua eftj quijconiungic-rcsvelaaus/cd
cil di- M^rCKn^^^^itueihonus Sednonintmmhus Pctrtis effc cio AusfitIoanesiniiodus.
Sucaclueriatiuac, fcd,at^«aiwc, tamen,verum,autem, vero aQ:, cxterum, atquejverunca-
men, nihilominus,Iicet,5cIicet, ecri,quamquani .qudm. fiis^tameifi.
Quaccunque coniunguncado criando. la vuI^Ari lin^ua ly^nij roium
"aduerfatur, Kunc addunc ^crcJ, (lenliter. ' ' De
conditionali. COnditionalisexqua: eft fuppofitione Facitcomun Aionem,ex
fi fol efl: lUoer terrani dies eft, ^uac con-diaioaaleiS/^Atf jwij^j »
\x\i,mxi\,\A^, if/iUbK c De comparativa. I Oniun^io
comparacittaefl:cua:per aflimilacloiieim res fimpliciter,velcum
a^libus fim.ul interfecon-. iunaic .rquando,vel excedcndp, vt ficuc
Petruseftdi^- dus jta Francifcus eft ignarus,vel Pecrus cfi: doc1:us
ficut eftbonu?, cam dodus quim bonu5 : vei magis dodus quam
bonusjvcl quam Pccrus. Sunt comparaciu^ fi^ut, uj, veht, veht:,vtr,
vt^tan»^ Omparatib ^quans eft quarqualiracem fapic incet
V^rescomparatas > vc (icuc Pecrus eftalbus, ica loannes <eft niger:
vel vm tii es Piialorophtts quam Poifca, alia ponit io^qualicate«,vttU
esma^lM>nttsqttamef tPe* Ltbevfrimus.
Nominaomniacomparatiua &: fuperkuitia ^qitoniam .inclirdancly
magjs» £cly mdiiimk fttnc coqiuo^iua oractb- Biim^ didionum. *
rationalL * • RAtionalis coniunflio efl: qucX disflum cum
ratione didifeu caufa dicUconiuugip^vc/ff e$ dfUMS ^quia^ JluduifiiCiceroni,
SuQcradonales coniun(^ione$,f »^r^f «Af,
tmim^fu^w^mtUsUi^iJideo^Ttftefia^uotUami^iU^ dem^fyMidem.
DeiUafmaconiUn&kW. Illativa est, auq^contungic anfecedens cum
conre- qnfncididoaircrumexalteromferendo,vt Petrusefl- fendus, ergo
carusDco, runtillariu^ ^g^tur yergoy.ita" ^eexpofitimsi
EXpofiitiua quac rei non clarx coniungft clarifi* cationem, vt homo
.fKibilis^.idel^ pacens ridexe^ ^andtii Uber. Di
exceftiuis^,. EXceptiua eft,quae excipiendoaliquicTex
didaconi. iungirexpcetumei, vncfe excipitur^vt^?^?// homoed mtndax,
prater lejum Chi^Hm. Ec quadraguica accepi^, ynaminns, -Sunc
excepciu^niji^i juraec ef, xcepcoi^niii^ De tem^oralk
npEmporaliscouiundio cfl:,qi]arcomiingi'c resatqne A aAds per
cempons fimultateni, vc quando magi- ftec legic/ffiiif^difcipuliaudiiinCs&poflquamveneriSjda-.
. botibi libnim. Sunc temporales, aMond^yfoftquam^tunci QVamuis
temporales coniunctiones (inc nduerbia, quatenusafficiunc.adum
temporalitate: nihilomi- nus quatenus coniungunt parres ora[ionis 6c
oratiua- £uias,perciaeatadcomudionem. Idcm dic delpcaii. Dt buUb^l
' LOcalis eft, quie aut res fignificat, vt lUnftas loco, vel
iungiclocalitcT, vc v:n tt inuent<f^ihite ludico» Suntautem
locaIesf<^^ vnde,ijuo ^qua^^uor/utn^qu^* j<y^«^i6c aiix dum
comuugere poflunc, Vnt alix coniuncUones primiciuas
vc<2/ialixdenua. 0 s DipmHio ex diffofitiine^
' Itemaliacdir ponuncunn primolocooratioiiiSiVtifr,^Aliae so
AWx pon:ponuntur, voci»cuia cliunguntar,vt^tt;ti^;/4, Alix vtnijue
loco dL^unitir, igilur^equidcw ffahiw^ Ex formatione^
ITem quandam funt (implices*, n tamen^fttadani.ccm* fofitiC^atfamn,
C^u^flio dc nnmcYO ^aniHm orationis. QVxricuran fiiicplures oracionis
pnrces? no viucntur enim omnesfignifiaitinnrs per parces prarfacas
e- uacuari : fiqiudem articulusadliuc defidcratur, qui ap- pofitus
demonflrat non (oluni fexum, fcd criam quod perantonomafiam,autpercflrentiam,autper
proprieta- xm ed tale* 3ed hoc
verumeAinlinguaGrxca&vuU Sariltalica,cum enim dico P ietra ttno
^Qfnzh&co (iib. antiam Petri: cum dico P///r0//^0jr9,proprietatem
Pc- triper excelienriam declaro *. dc cum dicimus Chrifio ed^
gnelh^b ^giia di Dh : nihil excdiens dcimtis,tiec propriiL Sed dicendo
Cirifi^ k tAfftetto^ o ilfiglio di Dto^ prpf e- rimusquidfpeciale decantatum,aut
quod vere autper effentiam eik,6cnon per fimilitudinem (oiam
v.tChryf. adnotapic/edlatinicarent liac particula.
Videnid?tamiaicerii eflc in hoc, quod Gerundium et fi.ipinumitadiftinguuncura
nomine^Sc verbo, vc par- ticipium fpccialem habcncmodum figniiicandi ; idcirc4
inccr parces ordinis numerari debercnt. Scd forlan ad participia
reducuntur» veiex verbo &participio com- ponuntur. Amandoenim amandi,^amandum,
parti- cipiafunt in Dus. Sedtamcn verbalircr nia^^is fignificac
quam participia. Sed cafus luabent et formationema ' participiis.
Similicer amatum» 6l amatu participio paf^ uuo refpondent 'a&uique
prxterieiy vt cocnatami $c pranfum adliue fonanc j &:auxtliatuin
zamattts w6 paf- vndefitper decnincasioneni amaittm
M . De Oratme confufaM^^ de Imerieclionc. Oratio confusa
est indicatio quae in didiones diftfn- guitur, rediniperfedisvocibus,&
minusbenearn* cttlaci> I iignificacaniiiii paffiones, ootiones, et affiediones
« JN hac definitione
ponitur sndicatio, quoniam aliquid pftendic vcprxfens omnisconfufa
oratio. Quar (ubiunguntur, ponunturaddifFerentiam oratio iiisdiiU0L£ti£*
— Dicicur figmfitatpaf$Unc$^ n^$bms, et affeBionei \ quo- hia ift«
funt extenfioncs animx crga obie<Sla extcndcncis (e pcr
poteftatiuum,autper cognorcitiuum,aucpcrvo* iitiuum: et ciuidem omncf
cxtcnfionespcr hanc orationem, vocatam i Qrammaticis IntmeaionmyAthmnt
cxprimi,&defaclbcxprimuniur. Sed non inomirf^ Iingua habemusvoculas
itgnificantes carum^ncquceardcm;. fedinains ali.ismchufcul'e, autdeteriufcule.
LIcetpa<riones,noriones8c afFeclioncs fint exdemin- omni
hnci;ua,& exprcflioipfarqm in corporis commotioneeadem'^?non^amen
expreffiopervocujas^ledalibi Aliar, SVntqurdjEfm^animas
extenit0ne9eardcm, quoniamtb einfdem^ci^iaiiimabtts i>maia.hoinisiiua
corpora tiher primusl pt informantur,&
eirdemobiedis paricer mouentur.Sed .expreflio notionis animae
reprsefenracurincorpore 6c in exprefloaerejinillo fimiliter,in hoc
diflimilirer, vnde afre(5tusdeliderantislacinc exprimicur p:r
voculum, vtinam; Italiccper vde^ediQ, Hilpaniccpcr tfx^/J, Gra:cc perci. OMnis
vox de fe folam anirai cxccnfionem exprimen s dicicar compofica oracio :
qux aucem cuid alii^ par- tibus oracionis» nequaqMam* De
exfrefsionibHspafsifinum^ - In lingua latina
pa/noncspotefl-atiuifuntpauc^Etalir quidem hortantis, vc ^j./, age,
agitc, A Ji^e prohibentis/ necautfroh, Aiixirafcentis^vcto/ffit^iv.
Ahaztimentis, VC ha^ bei : Alfa: animaduertentis » vc apagefis.
Defunc fperantis vocula:, bc irruentis, et imperancis, 6c
impocentis,(clonganimicaiiS|&audencis>6c;Cimenci$&Qi
\ TDeexprepiombHsnotionunt. Notiones cognofcitiui iiTlingua Ladfia^aliac
fiincaf- ferencis,vc :alia:negancis jvc»#a,/&<fip</. Ali«
dttbicancis vtfifrfitnfcrfaan^ fprtafiU^oftaffe. A lix incer-
roeancis>vCAvr,f«i//8^ffli. AJisevocancis^vc^Mi, Aliac relpondencis,vc
«• Alias admirancis, vc pafe^ hem. hWx demonftrancis, vc en^tece-
Defunt auteminteriedioncs memorantis,difcurrenti$> imaginantis,
cogitantis, incclligentis, &: declarancis. M ij
rammMicalium CampamlU^. De exfrimentibus a^eHionum l
.. AFfeftionis fignificatur per tiotas confimiles, alix* enim
func defiderantis » vt vthuim^i, /T. Alia: gau- dentis, vtr//.'t%
h\\^\M^tm\svihau/heUy€h\. Alix dolentis, wzheujjti.ah. k\\xv'\dentis\tah
.,ah^eh. Alix
blandientisj.vt.^*;. Alix iniprccantis, irimalMm, ^ veh, c\\.\x etiam
enrexclamantis. Dcfunchisinteriediones aduerfantif ^qua: poceft
effe '^pagffif, &miferercentis-, quxapud Virgilium exprmii-
turperwi/I?/tfw, <S: xmukn:is5c muidentis,quas non in- uenimus apud
Latinos.Icem approbantis £cxeprobantis,haoc volgjaricer expnmimuspenfii^) qux
Latina non eft« t_,0..QVcimquam pofuerimus viiaam.ojjeus^^forfan.nwil-
tafque aliasextenfionum notioftrs inter aduerbiai hoc camen verum eft,
vbi verbo adharrcntad modificandum afluni. Sed vc folummodo animi
exprimuncafFe- ^iones,percinenc ad forationem confufam.Nihil iuceni
prohibet,vc idemficin dluerfis fii;noriim ordinibus, vbi i
jbueiiasiuibeciationes, vt pacecin Logica» QVJT> CONT INETVB^-
in lihro fecundo. Oftquam parres Grammatica! dixi-J rnus,6c
orationis enumcrauimus par— liculas,. tam perfe(fla:, quam confu-
fa: :reliquumeft defcribere conftru- (f^ionem orationis ex fuis partibus,
6c quomodo cohafrent declarare. Ec qooniam partes orationis
habentca. /bsjfexus, numeros, perfonafque,illa: quac declinantur,
qua rarionedifponendx funt fecundum diCtas ipfaruniJK
afFe<5liones,operaepretiumeft dicere fpeciarim :nam in- declinabiles
particula: folam difpo/itionem requirunt CiJ. Meiurmodieoncordantiis. De
concordantia innationHmlwguis]\^qu^ denuo inflitm pojfunt, Qucmadmodum
in lingua Hebraica Itala, Arabua, Hilpana, 6c Gallicana non dantur cafus
nommum, fed loco ipfarum ponuncur articuli^ficeciam mlingua Concmcinorum,
Scaliarumoriencalium non danturde- clinationes verborum aptanda:
perfonis, neque te/npo- rumvarietates,nequevarietatcsverborum
aptandxcem. poribus : &: ideo omne verbum eft inflar imperfonalis
vei infiniciui. Diftinclioaucc ficperaduerbia cemporalia, vc a
dicercm, nHc ^mo^tmpoftefum^^ tmo^ante amo Sicin perfo.
w\%^'\nnt\ez^oam9tuamo^Pietroamo^ '\l^c\v\od non dantur concordantio:
temporum nec perfonarum,nequc cafuum fed parciculx aducrbiales,
&agnominales totam orarip- nem conftruunc, 8c didinguunt mirifica
breuitate ac dicendi facilitate. Quapropterqui nouam linguaminue-
nireftudec.hxc notabit ^&quxdida funt, dumdepar-
cibusoracionisloquereipur. T>e
cancorda ntia partium in Latind orationis firuiiura.
Arc. I. XNoracione diftinda femper declaratur aliquis
acSlus de aliqua elTentia, fi ueadus ille fic elTendi^fiue exiften-
di, fiue operandij/iue quiuis alius. §luar€omnis res^ cuius efi
affus^ponitur in nominatiuo. F.sfme cflencia^dequa dicitur
ac1:us jetiamfi paf- fiuus,poniturin noininatmocafu,qucm vocamus
re£lum,quoniam cx ipfoflexionescafuum incipiunt,6c
a<n:usexipfoegreditur,veitanquam egredieas cxprimi-tur. Quareverbumcum
nominatiuo concordah SEmper concordat adus cnm co, cuius eft adlus
fe- cundum naturam > altoquin non|efiet c i ii s adus:pr6«
pterea nominatittus cum verbo dicente adum, concor* dari? debent ih
numero 6c perfona,' vtijr# am% i tu ama$, Petnis amat^nos
amamus^vosamatiSyiui amant:&c facie». in reli^is tempotibus verBortim
in omni lingua^ EXcipiuntur verba imperfonalia,& infinitiua,in
qui- bus non ponirurres, feu eius notamen in nominati- \\o, nec
concordat ergo verhum cum nomine fcm* per. Dicimus cniai me
f(Kniif^emrum;iAardf$i : et fao,tc cffedodum,. EX textu reclc
patet, quare verbum concorddtcunj: nomincin pcrlona
5cnumero:quoniamafhiS'eftrer, Sed in vcrbi.s imperfonahbns^vbi poftponitur
infinitiuii •vcTbr.mnon verbi loco, fed nominis,adiicitur,&
tcrti^ femper perfonx fingularis quoniam fi^^nificat aclum mo-
renommi.s quali rem, propterca vidctur quod verbum Bonconcordarcum
nomine, 5c ramcn orationeconcor- dat. Cum enim dico, mihi difplicct
viuere, bc me deie- datfcribcre,&Petri intereft legere ly viufte
fcrihre^z. le^retmt loco
nominis pofiri innommatiuo et ideni fitntac vitayfififth, lecho, et concordant
cum verbo. Patetenim <)uomam fidico,
petriinterefdeFiio.benedico, jaonaucem, CiptrimtirifikSims^^^ murfmjfic^
"iiS GrdmmdticalMm QnmpamlU] falluntur Grammatici purantes
efle imperfonalepro^ pterinfinitum \y irjtereftSc deUFfat. In
ralaergoimperronaIiumquintaaIiter/ebabet,cuiv; 6\co^petrumtedctviLt, !y
enim t^edee cum nullo concor- -datnomine. eftrque verc imperfonaie. Sed
ramen fcien- <ium,quoddeberet concordare cum iy vita, ficuci in
vtt!ganrerinone«&in dliis linguis accidit. Sed Latini appofuerunt
geDiciaum prononiinaciuo^velquiainteiU ligitur aliquid,
vtcumclico,aliquidbooi,6cnonboniiiny vel aclus, idefV^adus vitse.
Sedinfecundo imperfbnalium palBuorum ordineTes obfcurior
eft,dicimus cnim a mf/atisft titi. Sed fiquis confideret quod z&us
fatisfaciendi sl me egreditur, Sc qu6dcanfaadiuainablatiuoponitur quando
non vta- gens confideratur, redvcid, vadeegreduuracbio,ftatim
ceflabic dubitatio, In infiniriuisquoaiainC^iwpera
v^rbotiniriuo concor- dante cum fuo nomine regunrur, facile intellj{^imus,
quando non ponuntur, vt edens actum, fcd vt obicdum: proptereaque in
accufatiuo, vxCcio ego,teefse dofiBm^vbi lyte efse doiittm^tdobiediuin
fcientiarmea:, et propterea omniainfiniriuaaccufatiuaexigunc,&cum
dicimus,'ego fii9 fcri^ere^ly fcribere b^bet vc^ Domenindicans
obie* dnmadttsiaendi. Quapropterin concuflaeftreguk,qu6did,cniu$eft
aduspropric, veicui attribuiturvt proprium /|in nomi- natiuo ponendum
eft, concordandumque cam propdo a&u : ergo nomen cum verboconcordat
in numero et perfona^alioquin non eilet
adus illius, fed alterius,& cumdico,//^r^/<far0»f, refpicioplurale
inclufum in illo fingulari /«r^rf fecundum rcm, licet nonfecundum
vocc. De <^on€ordaMM sdieHm cnm Ju^fiantiuo*
NOn modo ac^iisconcordatcumeojCuiuscfladus, redeciam quaiicas, 6c
quancius.&^i^uidquid dbi .adluerec»yei inefty vel eftipfum.
Qu^rein omni lingua adkBiuum coneordat fuhfiantim. Quapi^opter
nomen adiediuuni cum fublUnriuo concordacin oninilingua^qaoniamaccidens ScprO'
/priecasei,cmuseft accidens proprietafqiie.» conuenit» cordacque,(i ems
eft. Jn quibus concordat adiediuum cum Mfiantiuo^
COncordacaiitem in fexu « numero, 6c csfuJUferh' na»
dlcimtts, ez,o vir&mtSytu malier bona, manci-:^ Aium bonnm, nobis
boms^ vosmulieres bon^e, mancipia 4>ona. X fe ratio
pacec h n i u s concordantiaB. Sed aduerceiK dum,quod. apttdG5ammaticos ttonponicurconcor«
dannainperrona,quoniamparantadie<fliuae/re perfbr naramterciantm.
Nosattcempu camttsnttiliusefTe perfbnac,fedeius, cttiadhxrentfubftattnuo
<»vel loco /ub- ftancitti.pronominis^perfbnam' fufcipere.
Q^apropcerin wi//»vf, ly bonus eft perlonjc primse, voi mali maU •
i-' eft,fecundaj, - PRa^erea etiam nomuuvidentur non habereperfo,
nam, fcd a pronominibus eam fortiri, trahique in ipforum ordinem. Quoniam
fecundum Mctaphyficam effentia non agit nifi quatcnus habetexiftentiam Sc
eil: pcrfonara:cr^o adum habet ex perfonalitarc . propterque a pronomme,
perfonam fignificantc,contrahuntur ad personam. Igitur Petrur eft prima»
/n i^^/rr eftfecunda, Pctmi autem abrolucceftcerda> qiioniamno fiiiiclui£
perfonam. Y) econcordiardai'mi ctm antccedcnte,quocl
ufert^ Qubniameandemrem contingit pluresliabereadin
qu6>,dum referc intelledus, non poceft eandem rem replicare,ne
fatietasfiat fedrefertipiam pernotamj, quamvocant Grammatici
relatiuum^nec aeeftvVtre'- latitfum concordet cum relato antecedenci^
quoniarar idemfunc. Concordant autem in fexu, numcro perfona,
non autem incafUjquoniamrelatum non (^r-iiales habct a- dus/ed
alium eUcndi^alium agendi, aliuni patiendi ^DH fexu numero eadem eft dedaratio.
Sed de^per^- Ibna filuerunc Grammatici»ficutin adiediuoiub-
ftantiQb-^verumtamen eadem rationeconfnrantur cum enimdico. tfo qui
fnmbMs^ Hmf Demn : ly qoi SclybHmi fiint perfona: primaf,quoniam aAus
funt perfonarum, vt dicluni.cft, Non concordancautera in cafu,
quoniaui. Hf, 99 111 vna pfBpofitipinp pnt-ffl- pflV
j»/>us enef?cli,&inaliapa«- tiendi: adus autem paneo^conpord.it cum
agcntc, qttan^o adiU£pronunciatiit^^l|H^ noD palliu^ve in
quo-Quapropter ciicimusci&«j^,^i^^^ ydo* fhs efiyvhi ly ^tiim cfk
pacien>^um eviiicationis» 6c hcma faabens eft a6tum exiftendi dck^q^,
vnde iloo poflunt in eodemcafuponiremper^nifi qiiiDdi^Bltfta^sftuj^
-conditionis, vt cum dico, Petrus qui eft Gramm«iicus, erit diucs, vel
quando fignificanturdealiquoadus, eo- ilem fii>nihLandimodoiVt: cum
dico.Pctrus aui eftGrammaticus,dicabitur, vcl doccbirdifcipulos, vbi ^l/^ir/di-
citaclum, vtinhqrenrcm Petro, ^^«ftfr^ acium^vc m Pc- tro operante :
idcirco quam.quar « alcer pafTiuus, iilter- adiuus,tamen concordantcum
actu exili?njii • 6cjGraji>»,niaticein modo fignificAndi.
OMnerelatiuamiacicontcioiiemdupIicem,'8ceftfi« ciic cbniandjo
nominalis oncionum, nec poceft reperiri oracio fimpleXi in quamxelaciuum
ingredicur* Dc conftrudlione orationis. Ba; reruM comuniiione
difiunQhnefier aHumoftameJfeconSiruSi^m oratifinis. Quoniameirentia Breriimperie
(ttntimpermi%: pe»-' mifcentur aacem per proprios a^fttts,
jlttmalieniin ^teram extendicur» £citenim ipfarttm finiplicitas^lM;
mulripIicirAs,ab intellcdu concipitur,per aclus inteU leclus permiicetur
£C vnitur,ill3 per mtclledium facia jnultiplicitas; propteica ad
declarandum res cumluis- adibus et per Adus coniundas 6c difiundas eft
oratio^, cuius miiidplicitas exaduum niuicipiicitate couftabic. mt
funt gmera aSuum tot $jfe regulas fit^ ordines CQn[lrmndan*m
oranonHm. CVmque fitalius aclus eiTendi,alias
cxiflcndi^aliuS' opcrandi, aliusagendi,aliuspatiendi,alius mixtusj
proptereafuntfepcem ve^rborum ordines : dequibus re-. gulae fepcem
laciend^ fanc iecundum redam philofO'^ phiam^qajimquam Girammacici alicer
reotianc. Deregula verbarii^eJfentxalium^imHmor^^dincmcomirHcliomsQrationum
duceme. Art 11. PRmi um ordinem con ru d 1 o n i
s o rarionum effici u n r - verba (ubllanciua : qua: exigunt ante fe et pofl
fc no- minatiuum proptcrea » quod prx-dicatum fubflantiale
nonlequituradadura eflcndi sed continctnrin illojvc
b&m9efi4mmaUvh'iK\\xoT\myi ly ammjl eftic^cm qnoJ ho- ma,aAus eiFendi
nqn facit differentiam mccr id quod:.' jnr«Lcedic& qaodfequicar ad
verbumr^/ eandemconBruffiortem verbumej fentialir,.
quandofrddicataUnm acadcnukm ' permod$meJfendL PR3rtejrea.quidquid
pr^dicacur, vtfubftantiale vel per- m^ttsR iuib{bDciali$» licec noa fii,
nifi feconduia roccm^pomtiiretianii innominatiuo, vt homoeftalbus,
lycnjiTi ^fi^af /hacret homioi accidentaliter.ec non cft idem quod homo.
Sedtamcn pracdicatnrquafi cnsidem: qaoniam eft idem in perfona,licetnonin
fubftantia, vc inMccaphy. declaracLii. Sandem conilruBimem facere "verba accidentalia
qHando aBus non e(fentiales per modum efsenhaiu connotant.
O-Mnia verba ctiam non fiibflantialiaquarenus irn- plicanc adVum
eiTcndi, quanmis pcrtineant per fe.prim6 ad exiftenciam, velaclrionem vel
pafTionem, etiamexii^unc ante&.poft nominatiuum,vtPetrusma- aet
martusjlcoincedit grauis, Mulicrextatp/ompia:; anti^uiladabattcur
nudi. Vnumefseverb Hmfub^MnHum] On vidcrur verba
fubflantiua feu efTentialia, i\c di- _<n:aquoniam adumefTcndi
rubHantialitcr aut ac- cidentaliterexprimunc^cflepiura vno,vz./' «^^^'SoV
declinationeshabecod Grattfknacjfcis^etcnim ly viuo^\^o
mamviuereeftefle,non {bmper fubftantial? eft.vtliic, tu viuisbom^^
Sedincerdum accidentale, vt in viaisfccUxy tuvithvitamUn^af^amy hoc cft
habcs^veledis vitam lon- gxuamutem quoniamdenominanturTesab his quac
ha- bcnt extra fc, et non mbdo ab his, qux funt, vt dicimusy Tetrus
eff NeaptUtamtt ^t^ pilcatus, eft fortanatus : propterea ly habeg^ dieic/flw,
et ly fiim hahu per commuta-tionemfignificationisi
ricucenjmooihabetarmadicitur armatus,ita qui eft homo dicitur
haberehumanicarcm habcreefrerationale, cum'vcrcfitranonalis6cnonba-
bcns ratiojaale i hinc Gxammaticj ponunc# loco haz,. here.vtmihi
funr pccani^: 6c tu cs mihifaflidio^cum vno^' et cumduobus daciuis,
&iioc cum pronunciacur eflec«- xtftemialicer. Qupd enim exiftic in
alcero efl,$c alcerHni*. h^recreu incn:: namcum proounciatureilenciaciuepo-
ntcurinrede ^viejfi fum ftamio/u^^^ic cuesmeumiaiti* diam«
Cur fHbBmtkium dicit ^opcfsionem^ ITemlyefldicicexhac radice
poflc/noncm, notatquej quoniam connotachabcre, vzlibethic ejl
Peiri^xqua.* ualecenim l.uic,Petrus hahcc hunc hbruni feu cpcur*
jnuni|6cPecrusc(tcocurnacu$« . Decompo/ttiuaftsm. CQ>m»o(itSLirfitm,
vcadAim^abfum » defiim . itiifam pra^ni, profum.fubfum, regunt cafus
prxpofitionis componentis com/«w,prxter adfum, quq datiuum .rei^it quomam
xquiualec accufauup cum ad,6cmutaac ^llecum exiflere . ^
Omnia "uerb^ redm ad ffihjlantimt^; OM n ia^erba
refoftuntar in fabftantiuam, fam,es,f/?^ quoniam qaidquid facic aut habet
mz patitur, ed: idipfum S, faciens,habens,autpatiens, idem crgo
valer, cgocurro, quodegofum currens,proptcr caufas dictsts; inMetapk.p.i.
GH.ammaci ciincipiuntfegalas.con{lru(H:ionis a pri« ma a^iupram, et falluncur,
Prias enim eft effe fe- condttmnacaram,6c deinde exiftere, 8c
deindeager^» iQoamobrem verbum eiTeaciale pr«cedit« . Yo^
ItemTecundum dodrfnam. Prius enim eft nomina- tiuus cafus quam
dccnfatiuus} et (impIiGior eft ontio, in qua nominatmus pr^cedit
&rubfequirur;quam in qua fequitQra6bus:a finiplicioribus autem et prioribu
sinci. piendumeft. Z)< regula verhorum exi^entialium
\fecmh Aimordinem conft^ru^ ignis ducente. Secundum ordinera
conflrudkionis efEcmnt*yerba(f^ g.uficantia ajftum exiftendi : quij ante
fe exigunt nominatiuum rei exiftentis.poft fe vero ablatiuum cum
prxpofitianein ^pmneenim «juod exiftit^jextrafe exilUt inalio.. Qut>t
modiexiftendi. D
Tcunturresexiflereinalioproprie,ficutinioccxex- cepnuo efTentia:
deduc^las ad exiftentiam extrn cau- "IjEtttfuam,vt munhse^ tnfpafio\
ex hocextenla eftcxi- "'^nti ia { in temporc, vt Perrvi e9 m
hocauno^ ad in.. . iubieao, vKalbedo %n parictc,ad in caufa,yf
fBntiW' lyeo^ et leui in lun^his Abr^.hac : ad/« cfeUu\ vtneuseft
in' mindo Ad m roro,vt inTn^hnro jr/r/''; ^#//aiawr^,auesinaere.
- /Mhes hi modi eflendi indicant principaliterairt 'connotatiui
exift^ndamyextepto^ effe in^caufa, 8c in effiedu, vbifaltem fecundum
loqaendi modom coiii- notant. o o4 (jrammancaUum
Camyanelu^ Dewrbigexi^entialibus fnncifaliter. VErba exiftentialia
funt exifto, exto, irifiim, priBl cipalitcr. Ac cunda verba conccrneiuia
aduivi -exiftendi dcducunturad ifthxc. Qiiapropterinanco,
fedeo, moror, dormio, iaceo,ca- ftra mecor,6c cxtera huiu/modi,exigunc poftre,abIa-<:
jCiuum cum pnepofiaoue Ux. Deconnotantihm exifienti^ m^ I^H^ceFeaomneverbunfi
figoificans dSendi aAiim agendi.Scpatiendi, quacenusdmul exiftenciam con-
cernunc,exigunceofclem cafuSjdicitur enim homo pati in
anipna,agercin foro,gAuderein ccckii i ; 2c intelligere in Deo, loqu: in
rapienda^^ira.q.uodiiuiluiii eft verbum, xjuod non poflTt poft fe babcrc
abUitiuum et in: quonum .omnis aclaseciamcxiftit et poceftrignificari,
vcens^dc Vjc .exiftefls. GrammatkaUter dumtaxat exiSicn- SVnt
verba qux foluin GrAmanricaliter connotanc exiftentiam . vthomo eft
rationaiis in anima, Seo eftiufticia&inanimaii renfitiuam. Secundum
rem jenim non eftiufticia io Deo, fed Dea^eftiufticiatneque
rationa|e in anima. 6^d ^niaia eftrationalis^prouc ixk Mecaphy^
docuimus. %^egula vcr borum a^uatiuorum, tcrtium
ordinem n Hru^ionis fercns. Ertiumordinem efficiunr verba
fignificaociaadunci operandi immanencem, qttt proprijbvecacnra^us» l
' roi "& verbaeiusa(fluatiun, ^
exi^untantefenominatiuum, et poft fc ablatum abique pri pofifione
fignificantc aftuationem eflenra: nominata;, vc ego aiuo aaiore^tu
moueris niotione arbor virec virore. Qyamqtiam operatio ex prima
impofitione indicee adumtranfeuntem in opus& operatum extcriusj
tamcn et aTbcologis et Metaphyficis folet lumiproa- Auimmanente: qui non
cMuiaexteriorisreiacquirL-n- vcl penicnda:, vcl quociiibec operam-ia: :
Iioc cnim pertinetadadionem. Sed proprin: enticacisconferuatio- ne
ac manifcflatione: 2c propcerca proprie vocarura- ^lus-.&eius verbum
efl acltiarc: iJcirco verbaha:c ccr- tii ordmis acluatiua dici poilunt,
etiaxnfi firammatici hoc voc^ibulocarcanr. uomodo omms diSio
figntficms auf conno^ tans a^lum^ aut.per modum adns fe ba^.
tens.ponitHrinahlarmo GAu(a!formaIis,quonianf eft a^tts.materlx,
&a£tus (brma:, eius imnuMiens opus eft, et inftru-
mentum,quonilm modtficat iaidlionem ficuti a(5lus, &: omneopus et res
fis^nificans modum et aduationem6c i)arcem,ponitur inatilatiuo i maxime
autcm fi exvcrbo cftjautverbum defe formar, vc i^/r^"/
^'//cr^. Ahlatiuum autem hoc vercnonefl fedvocaridebec
a<?\:uatiuus cafiis quem feptimum dicunt Grammatici lioc
olfa.cie.aces^ non enim aufcrc, fed dat forinalicer. Tcimus in
ablatiuo quidquidadum figDificac:quor iiiam a^snonrecipitiir 19
iU{9>iedeitis«ft yquod aduatur \ 6c ideo' nullam exigit
pr.-Epoficionem refcreii- tem ad aliud coexidens. Ncque vuit
nominaciuum, qttoniamnonefl:icl,quodaci:iiatur,red efl vel formavet
"perniodum formxeiusiidcuco ricutcaufa formalis po« niturin
ablatiuo feu porius acluatiuo dum fuam caiu fationem exprimimus,ita&
aclus. Similiter inftrumen tumin ablatiuopontCttr «quon^am modifTcac
a^ionem 5caftuacadcertum modum operandi ivtloquorlingtta, fodio
ligone,' Ecquoniam verbum fignificat a^um cum . ponicttira^^us
nominaIiter»ablatiuumcxigit»vt€um dicimus viret virore,agicaclione,gattdct
gaudio ^idcircc^ (X\\\m\is^^\c(l cxverbo. Diximus, auc ^ verhum de fe
fQtmat, vt nonien formac nomino i et amor amo. • Prxccrea omiiispars qux
aclum cdic,cum tribuitur ' adus coti,ponicLirin ahlariuo: vc homo
intellip^ic animo^ Chriftus pacicur carnc, cjaandofe habent ad
fimilicudi- nem formx.vei organi,cam coniuncli quam feparati.
OMne noihen fecundum natutam per MetaplivfT- cumformat de
feverbum^quoniam omnis effei>- tialiabetj)roprittm a&tim^licct
Grammaticaliter tion fit!nvf«,vtabhomine oritur hojnifico, &^
calorec:». leo,ec calefacio,&aausacforraa> vndeformatur.po..
rjicurin abLuiuo ;&principium,quo ngicur/ . RArio cu V ic
hocaflTertum^etemm homo-op^ran» fecundum qupd homp didcurA^ww in fe,
rn^carc, alcerum calor calctacere, &rcalerei 8ciudex iuw '
dicare^&Rexregcre^ ScUgonligonizare, &.ocuIusoeu- hzare : verunl
fi nomcn pure ciTentiam dicic, non vc ope- . rance, formatur exadu fme
efFcclu ad excenora,vt Petrus C^&pWp^^^ corpptf^Qum.autem ad
esLterioia pof- * icj^ rigicur adus, vel per moauni
tranfeuntis elicitur in obieduni, a idi tur verbum facio, quoniam princeps
adio* num significant bre(l^vthomifacio^caIefacio,!a:r!^cc\pe- .
trifico; AAioefgoquateRuseftadusagcntisvt ngenns, ctiamponiturln
acluaniio vtcalefa^n^ioncignis caicfacic formactiaraqna ap^it,
vtigniscalore calehicit, vcl cali- dirate, item piincipium agcndi vt
effentialitasi dicjtur cnin^annna iuielligeremtelicc1:u, et mtellcdione 2cm* '
" ' telIecbip.o,(S: intelligibili fpecie,qua: fe habet per
rno- u*arn informantis 6c inflrumenti, 6c comprincipijadiQ-
telligendum Hint LogicidiAinguuncagcntem, v/f»^i ' Verbafrimo aSuannia
efsetriflicis ordinis^ V£rborumaftttaQtium,quiedamrpe<£!btitad
potefta- tiuu, vrpoffiim,valeo,viuo, vigeo polleo, queo,ne- queo, caleofrigeo,
morior,pereo,intereo, areo,vjreo,la,
pidefco,horrefco,tremeo,ruOiCrefco,decrerco, cumeo, audeo, abundo,egeo.
Quardam ad cognofcitiuum, vtintelIigo,fcio,ncfcio, icrnoro» reminifcor,ratiocinor,imaginor,
nofco,intucor, Yidco,audio,odorory gudo^ fapio,deiipio, obiiui[cor,
jt^cordor Qu^edam advolitiuum»vtvolo, nolo, amo odi, cupio,
opto>lxtor»graculor 9m^reo>trifl:or, doleo, gaudeo,fruor,
vcor4iocor, iucundor» afBcior, cruci Qr, ri<Ieo,lacrymo/ur« piro»
inhio, et qjox ex his detiiu|ntttr,& componun* cnr, Qvoniama ftuseliciunrurexprineipiis^principiaau-
. tcm ex primalitatibus trious > idcirco func triplicis ordinis,
&cum pronunciantur per modumaclus, j ..adluaciuum poftulant,non foium
dengnantemacluum, sed^ obieilorura ^ vndc occafipaeni trabic aftus. ics
GrammaticaUum (ampanelld, citnus enimego gaudeo gaudiomagno
;5^egogaildeo dodriuis, Scarbor virefcitvirorey&virercic
aqua:6cin« telHgo iflCeiieauSc intdleAione,6c fpecie intelligibilij
videovifuvifione& visibili. Sedcum.ifl:iaausreferun- . tur ad obieda
non per modum adlus, fedper modum a- Aionistuncfiuntacliuaverba,de
quibusdicemusquod exiguntaccufatiunm, vfec^o video vifit-^ilcmrcm.
Sunt aucem vcrh.i neurropaiiuia dida Grammaticisquxpaf^ lioiics^ afFcclionci
iii;ivficant/edqua: notionesponun- tur interacliiia non rcctc, oiiinis
cnim ndus pcr moduUT aclusdebccdici ncutro paUuium in iproriim
dogmate: in noflro aurcmacluatiuum \non enim fola pafTioinccr-
nenir fcinpcr, fed cum notione, 6c afFedione fxpiiiim^, Prrrrerca Grammatici
refpiciunt liceraturam^vndenno- rior «6c Lxtor, et lacrymor,fiint iliis
deponcntia ; nobis autemacbuantia non fecus ac vocara neucropadiua,
fic adiua apud ilios ex a&u ;,gc non ex a/lionj;,, Principa-*
lia autem £wea{f9ffmn,Zftl9i ^ 'vqJo^cxict^ concerne Dtiov
ftntliorum. PR.xirrca omne vcrbum ouatcnus conflruitur cum forma aut
inflramento^aur acflu, cxijzir al^Uuuum, quaniuis Gcm
principaliri2;nifiGatu rubllannuum,autexi- fle ntiale,aut acliuum, aut
pafliuum: diciiv. v. s cn i m fcr^bo pennadc fcriptione : doceo libris,
doclrina : tacio manu, fac1ionc,cruce, Paciorpallione,
cordej,crucc^iteni. aiHciorgaudio&aiiicio Uc. Regfda de a£tims
qtiartum ordinem coniir$t-,£tipmse J^cienUtim. ACtiuaverba funt,quac
figmficantacflum caufx tran' feuiuemmexc^riora obiecl3,propcerca^ue
VQca^ ^og^ min at^lionffm, 5c idco exieic norninntiiium Cdura^
nc;en- tis, &acculktiuum reifacl^Icupatieutis, vc fol calciacit
lerram» Slcut a&useileadi edefreQCialitacumieii
pHmalirafu adiatra^exifteQdiveroe^rttmdem adextra: aduandi- aucem
priQcipiorum egrediencium ex primalicacibus per refpeftum ad propriam
conferuacionem i ica a£lus agen« di eft prindpioltmi > ve excenforum
ad obiefta, ac proiiw dein caufacionem. JFundamennm caufarHm.
QVnproptcr fiunt fexcaurarum gcnern, vidclicet cu- clnjLim^
pa/fiiuim, qnx egrediunrurcx poceflati- uo : ideale &:Formale, quxex
cognofciciuo principio jfi^ Hale £c perfedionale,quflBexvonciQOr,
tioexigmdicafusexcmfarumr^, ET quoniamcaufa agens effi, qui
aljquid facic, a quaaliquidfit ipa{huaefl, quasaliqW* paticur, yeidc
quaaliquidfic:ideali^s eft inrkarcuius aliquidfic:forma« lis eft,.qtta
aIiq]Liid fic : iinalis eft propter quam aliquid ficr perfedionalis eft
fecundum quam aiiquld perficicur, vet benefic:inftrumencalis,*per quam
aliquid fibocca» fionalis, vndeincspicmoriuumcau &ad
cau&odum.. TtAterea raiio de ca p4 caufi, agentu.
PRoptereadicimus, qupd caufaagens femper efi: po' nenda in
nominatiuo& in re(!iO)Cum a(flus cius in ip- ia expriniitur: vc
(oi calefacit cerram s ci^m veio inpao i\o . ' ^ramr^^^iticai Hm CaffiparielUj tienceexprimitur,vcabageiue,poniturinablatiuo,cum
prxpoGcione vel rf^, vc a Sole calefic cellus. Secunda dc caufa ^aticnte.
^r^Mniscaufamaterialis&paniua, quando ex primiponicurm abhuiuo
cum pr.vpoHcione de, vc de ligno licianua 5c de argcnco phia- la '
quando vero exprimicur caufatio agentis in materiali &pa(rma, ponitur
hxc caufa patiens in noniinatiuo, v£ licTnumficianuaafabro^ &PetrusverberaruriFrancifco,
rargentum vertiturm aurum A nacura. Tertia de causa idcali, Mniscaufaidcalis.
quandoexprimicureiuscaufatio vc ipfa caufat jponicuxin &eniu.uo cum
pnvpoficio- ne inft?ir,vt LupHtn terraft injiaf dentis tn animal/^vel
cr.maclub eiiisiri/iccufaciuo cuin prcxpoficione ad,vc/;<?- mo faUus
eft adimaq^inmX'^'*' Aliquando eciam in accu- faciuo cum praipofitione
fecundum^vc/^^f omnia fecundum exemplar, quodtibi monfir atum\e fi ^quxwt
enim vt bina- rius ab vnicate, exemplatum ab cxcmplari primo : &:
hic ortusperly/?^«»<i«wexprimitur.
Quartadecaufaformali. Mnis caufaformalis', quandocxprimitur
in caufa-, ^ionc fuaponiturin aduatiuoabfque prsepoficione, vt
paries albedim fit /.Similitcr etiam id,quod eft cau- faformxdum
formalitcr exprimitur,ponituriin ablati- xio i vc pariei calce (it aUus :
5c Francifcus cibo repletur &aluus fcecu tumcfcicicuius fenfuseft,
repleturjrepie- tioneacibo,velcibi:8ccumefcic tumore a foctu;vt ho-
mo intelligit intelleaione intelleclus, et Chriftus pa-% titur
carne,ideft palTione carnisrquod in logica confide-
r^iredebebamus. Libcr primtis. iii ^Hinfa de canfa
Jinali. Omnis causa finalis in sua causatione poniturinnc- curatiuo
cumprcTpofuionepropterrxgcrambulat propterfanicatem,5cmedicus propter
pecuniam medi- . catur: vel in genitino ^ cum \s grcit^awz vidcndi
tuigra- tiaegohuc acccfii : 6c hxc verafuntdc caufa finalicon-
fummatiua A.tcaufi,cuius viui perfediuo autcorrup-i tiuo a(flos
deftinatur ;ponitur in datiuo: dicimus enim e- C^oferuio Regi :hxc res
placcrmihi :tu noces Fabio:au- xiharisPetro. Etquidem qnoniam omnisadus
ad al- teriusvfum potcftedi,idcirc6 omne vcrbum poteflha-
beredatiuum: vt tibi emo gladiiim :tibi amo vxorem; tibi doceo filium.
Pctro occidi filiam. Semper ergo da- tiuum aliquamfinahratem vfusindicat.
Alicjuando finis connotnrus ponitur cum prxpofitionc pro in
ablatiuoi. vt eo iVIc/Ianam pro li bris, et occidj
pro rc tauruin, ^c. Ssxtade cauja perftxliorjali' Causa
pcrfe<Shionaliscbncurritcum finali:5c propter-- ea poni foletin
gcnitiuo cum ly gr^itu : aliquando ?^cuformali, quoniamintroducla forma
in materiaacce- • tlit perfcclio • ?c proprcrca ponirur in abhitiuo, vc
'lorro perficiturdifcipiina, 6c caufadifciplina;, ^ augetur a:ta-
rc : fons fcatctaquis^ligo pohtui*v/u, aut rratia vfus, aut .'^Jvfum.
Septimadeinjirumentaii' OMneinftrumentum naturale &:arrificiale
ponirur inablatiuo fine prxpofitione, quando fumitur vc modificans
acflum a^entis caufx, cuius efl inflrumcntum vt cgo fcri bo manu vcl
penna. Sed quando fumitur etiam vt coagens : tunc ponitur in accufatiuo
cum prxpofirio- ne per ; vt Rex per mihus prxliatur. Nam 6i cauia
agens :GfdmmaticdiumCsmpAnelU; €tiam in accufj.ciL!o
cum ly perMct poni! maximeau- temfi non eft principalis.
ApudHcbi\tosautem poni- turin ablatiuo cum pra;po(jcione/;7,vc/«^<^fa/fl
mo$ian* fui Urdanm, quacenus m eo agcns agic. Ociaua de
Qccafwnali cauja^ CAuHi occafionalis; qaoniameft moriuum
aliarum caufarum ad caufandiim, poniturin ablaciuocum prxpolkionc f
V, vtf.v raptu Helenx conflacuin eft bei- lumTroianum:
ponitaraliquando^a^vc *ib ou<j ifcd vt in- xluic racionem a^^encis.
Principium quoque iuftaroc- cnfionis,aqua nicipic caulatio ioler nmihter
poni, vc cx nHhdici, cx inuinis rixa, cx Lipidc via, 6c hot m^.
talimhomm,^ 6cexfonteaqua«
^ppi^MJiMdi fHHiijjionSteUmento. PRincipiaergo
5celementaetiamin ablauuo ponuni. tur cum ly ex^ vr ex dominico die
feptimana : et ex li> terisoratio. ex terra^c fole lapis lignum>&acs&c.
Eie men tum enim eft id, ex quo aliquid fir : 6c mateda
aliquandoponiturvt elementum. Principium yerd ell
id^exquoaliquidefl:.QVoniampnmaiitateseminentcrcontincntin fc ipfis
cauias^l^incipia. &elementa^omnes didlos caius recipiuntiti
rutsadibusmirificeQtiflinAis^ficuc in Metap« 4cclaratum eft, De
primoordtnea BiuorufH. POrrb fia(5liuum 'verbum cxigit
nominatiiuiru rfia- {(eocis,^ accuraciuum pacicntis »
omaiafigniticantia ft^ionem f Liberfrimus. '
fu aftiooem tranreantem in patiens^ pertineb^uxvt ad ph-"
mamregulamaaiaorum, ^ iSedqaaedam dircAe funt in hac recTuIa quoniam
eram adionem dicunt, vc</^j,/</a<^,6c compofica
exeis,Ccc- (^uiuaicntia.De wrhs aSimis primiordinis. aclionem
pote^atiHiimportamibus. Sunt autem quidam adns dircdc poteftatiui et exe-
cuti ui : vt pra:rerd icla vi ii ; fico^occido/oluo, Iigo,incipio, finio
r,t:nero,pano,iuftcro, tcrreo, timeo,quero^ amitto capio,ceneo|iib£ro» reliQquO
(moueQ,|: ero,for.. mo, defVruo, iiipero, cogo iacio, pono, depono, collo^
planco,ptit(;^ro,remiao, inrero»pinro,& quidquid peni- netad rem
>u(licam, et arcificum: ecenim alif a^Uones- func
naruralef,«liaEartificiales .'iisaddefequori medicQr^ &criminor«
DVoniam aclio proprib efl: efFufio fimilicudinis a-
gentisin'patiens:fimilicudinum ver^ alianaturalis, vthomo
generatliominem, et calor calefacit ^aiia artifi- cialis vrhomo fcribit,
anc fodic,autd omi^'cat,facit n- do aliquid fimile fibifccundum ideam:
idcirco vtraque adtio fpedat ad primam regulam diredc, Vndeerranc
Grammatci ponentes in tfuarta peutror^m verba fignt-
ficantiaadiionesrafticanastcum verius fi!)ta<fiiua,qaam amo, et lego »
(c emo, &c. Simsliter indeponen tibus. Deadiuis primi
ordinis aCiionem. cognffcintU XX tv tmi r
ia verba pertinent ad adionem cognofc i ti ui,qux tunc
vere.eft adiocumad excenfiora progredicur Vc de c i r. r o . vi o c e o
/cnl) o j moneo ^ c «elo^re uelo^maoife Ao-, ligncreFero. QaaQdoauremnon progreditur
ad exteriora sed irn. manet, artamea)vcreiata exterius profertur tunc
fpe- Aancadadiuorum ordinem fecnndario I vtfcio .ignora»
memini}Video,audio, olfacio,gufto,intelligo,lego,caileo iapiOiCogito,
opinor,imaginor,credo, affirmo, nego, exi- fiimo, pendo,nofco, confiaero»
Addemeditor|recordor» €ontempIor,tmitor^&:€. ', Dlfferenria
eHinter aciionem tranreiinrem»& immn- ncntem Qii3cenimtranfit vercadioeft,
vcc{oceo,&: declaro:quaenon trannc componitur ex a^flu Sc
paXsione BC a(flione. Si qnidemhomoparicurivifibilidum vider, acfimula^lumedit,
exfpecie viriibliremobiedunofccs, &c quia ex. Anriii i>i i fprcfe
bPictgS ad obiedium exteriDs ferturiproptereavp caturaaio»^ verbum
adiuum,fefl nonDure,igiturfciQ^videOxexi(timo >&c. (untaftiua
fe-.- cun^ari3. 2>^ a^iuis ordims, aSlioncm voliiiui
imfortantibus^ ALia verbaadiurrpnmi orJmis
rpe^anr^advoiitittlS quardam prjiiuno a(flionem tranfeuntem
fignificantia,vcmanduco,nucrio,caco,futuo, mingo, appcco, ad
requor,declino, verfor^inrideo, quxdam (ecundario fignificanca Aionem.nam
perprius affec1ionem >vcamo, diiigo, fperno,voIo, cupioj(K{i.erurio, aueo,ambio>opco^,
<lieiUero>: Adde fiaoiilascorj triftoc, &c
Liberprlmut. EX praccecienti declararione rumiturhorum
vcrboru nocio : nquidem adus volitiui 5c cognofcitiui fpe-
clantpotiusadaduationcm quam ad adionem. 6ed quia referuticiH
adobie4!2a,iaduunc vlm a-diuoriun.ficquac pri- mo.rcferontuj, vt manduco,
bibo^fatuo,funtprimoa- ^Uiaprimi atfeclualis ordinii?: qiub flutseni
fecundo, fe- cundo^vtamo. Noaenim amor ttktmr adexcranifi ^uia
^rimo obie Aum mouecpoceftatiuum motio. neficmdiciumin
coenofdciuo^-Scl^^p^^e^userga ie^fcum in voliciuo j de quibus iri
Mccapffi^ DE SECVNDA S F,eci 0 a^HuorHmjictmdum Grdfnmktkos
reguU correHio. V£rba adi ua fecudi ordinis apttd Grjunmacicos
func qucx rpec1;ancadiudicium ancad commerciumope- iraciui
principij, et propcerea eziguncagencemperfonam mQominacitto» rem
paciencem in accuiacitto :addicur ^tte terdtts iafus ablathius, quando
nominanir prectum^ aur ciimen de quo ficittdicittmpauccominercium ; vc
ego accufote crimitie furri,&emo librum carolinp. Kun- quamatttem
pDnicurgenitiii9isnifi prae intelle&o abla^ ttaom|fe babencis
quafiinftrumencalicer. GRammatici faciuncTecundamadiiuorum fpeciem:
qua: exigarnominatiuum agentis rei, 6cacciirariuu
patientis,&genitiuumpro certio cafu^fignificante rem
quaficadio^pafljo ipforum. Sed reuerafaUuncur. Noa.
enimaccufo,reprchcndo'^tfifimulo, moneo,voluncee-- nitiunm. Nam
cttmdicO»accttfo€eiiirci;moneo tedo* Qrammaticalitim CampanelU]
loris intelligitur crimine fcu culpa furti, 6c paflionc
doloris:omnisenim adio edicain alteram habecinftru- mentum aut modum quo
fit. Dicebamus autem quod caufainflrumencalis
femperponicurinablnciuojfimilicer quidquid ad inflrumentationem aciionis
fpedac, et ideo dicimus.cmolibrijcaroleno, vendoprecio magnoprqciu-
enim nominacuSc inftrumentu,quoficempcio5c vendi- tio vulc abl. 6c cum
Grammatici ponunt non nomina- tum prctium m genitiuo^vt cmoma<iriiy
tarui,quanti^pIuTi\ . mmorii ^iuaritilibet^ &c. fubintelligitur ly
pretio^ inablati- uo,id efl: emo prctio tanti. vbi ly tanti ponitur
neutraliter 6c non adiec^liuc, alioquin diceremus tanto, vndc
Virgi- lius. Moc Jthjcttsvelit,^magno mercentur AtridiC, Ac quidcm
Grammatici dicunt magno hoceffc ptetio magrtl fonderiSjied w4<^«ocum
pro ly ^r///«:dicimusenim'mmori- pretio,maiori,paruo.magno^quanto,
quantocumque-vc peritis in lingua obviameflrSimilfW dicimus,magni
^fVi. ino,magni facio, floccifacio, floccipendo, pilipendo,
hoceftpretiomagni, pretioflocci&pili. Sed nondici- musx>/7/^a^^^,fed
Ti/ipendo; quoniam in neutrum non tranfit ly t/////j vt aliqua prctium
counotantia. P^crl^a iHdicialia, ^ commertium con-'
notantia.: VErba fignificantia iudicium^funt accufo .
pofiul^ accerfo, defendo,rcprehendo.incrcpo, admoneo, punio, damno, broluo^ca{iigo,inflmulo,
arguo,conuinGo, incufo, muldo. Commercium vero, cmo, vendc^, venundo,
veneo jmejcor, et deriuata, compofitaquc exhi.v,. r BE T EI^T SPECIE
cafiopem,rigula^ €orre£ijo.. Verba rertix fpecici 'adiuorum
pofl: nominatiuum agen(is5caccuratiuumpaticntis, exiguntda-
tiuumreiillius, cuiusvfui applicaturacflusifcmpcrcnim fehabct vtifinis
vfualisadionisfiuein bonum,flue in ma- lumquidqLiidponiturindatiuOjVtcmo
tibi librunvido Petro diploidenn fcribo tibi epiftolam; • -CAufa ob qua
dathium exigititrinhacregula prima- - rio» efl: qukt finis^cui
applicatur^ vfiis acflion is 6c adVaPi lei, da.niiain «xigit: vt
dicebamu» loqu^ndo de caufi^, ^propterea verba iftapofriincvockri applicantia. Dcverhorumterti^
JpMeimtdnplmtatL.. Verborum fini adionem applicantium, quacdam funt poteflatiui
operantis,vt do,promitro, prxfi- cio, impero, fubiicio . mitto, impartio,
admoueo 3 &: fua compofita deriuatiua, vt arquipollentia.
Quxdam fpedantad cognofciciuum.vr decIaro, oCkcnrdo, monn:ro,
fcribo,dico,fero,arfirmo,nego,fuadeo,& . fua xquipoUentia^c
compofuaScderiuatiua. Qtuedafn fpecfcanc ad volitiunm, vr commodo,
foluo,arrpgo,concilio,&ccnfimilia,apud auorcsnotanda.
Exiguntverbapixfataetiam ablatiuum cumpr^po*^ fitione pro, qoando
mofatooni fi n al i caufa; vfualis connoi»'" tatar^vtfi/i^»
tdipiMUtmfrpUif^t et pane^ pro cibo, s*Exigunt etiam accufatiaum cum
praepofirione*^ ouando applicario vfusadioniun longum trahituryvi y
oeftino> fcribo&mittcoUtcras<«/iP^,nedumi<iM .
irs- . QVamquaniiflafint verba apud Grammaticos da- duiim
exigenda \ nihilominus omnia verba pofTunc datiuumliabcre quandoactionem
et aclum, &, paffio- nemcum applicatione confignificamus, vt cibi
eftpe- cunia,emo'tibi folium, doceo tibi filium Grammati- cam.*
fpoliotibi aucm pennis: perfequor tibi inimicum. 'CVatulof tibi pro
magiflratu^&fimiliterly pro potefliii omni vcrboapponi cum motiuum
applicationis, vcl fi- militudinem circum loquimur ^vtmitto ad u p^o
lihis,6c habeodoJoremprQ voluptatef - DE Q^VJT^TA SPeciE a^iuorHm
JignifiuinhHmdufUcfter aSlioncm re^ula ^ correiiio, - • Verbaquartac
fpccieiadiuorum SIGNIFICATIONEM UNAM cumduplicipafllonepropterca exigunt
poft fe duos SLCCuiatinos-.wtego doceo fcGrammaticam. A<flio enimcaditin
te, &in Grammaticam :in te WmiiKUiuh in Grammaticam/flfAv»
H^cregula declaratione non indiget .fed animad- uerfione : quod proptcrea
accuiatiui duo fubfe- quuntur,quoniamad:ioin duo cxprimiturnn
receptiuum videUcet paflionis, et in id quod flui t in adione ab
agente inrccipientem. Hoc autem jn Metaph. meliusinlligi-- mus.
Adio cnim docentis fert Grammaticam,vt padens; et qui docetur accipit
eam, vt terminus huiufmoai lationis. V Ltherfrmkfl, VErba
ngnificanciahanc doplicemadiomsdifferca- ciara
Ajncdoceo,mon?o,poftriIo,orQ,confiilo c«'- lo,^c omnia compofita et «qui|?ollemia,&
diriuaciira iftormn, ^ vt4> lurimumad cognofcirioum
videntur^fpe- ae j fuDC etiam aliqutf/ qua5adl|ai>ir6m
exrcriorcm fpeaanr>vrye.ftia,: indo<S«uo f qu» volun t duos
accura tiuds. : Sedcum reii, qua v«ftfmus, fumicur inflrnmentalu
ter^ponirarinablariuo, 6c fpcaantad quin^amfpeciem- . ytvefthfiiexuo
tefannU, Etcum non ponituranimatus accaratnius, vtpatiert. -
tisrei/ ed vt cui applicatio fic ponitur in datiuo»Yt'w«- D JS ^JN
T A:S P E'€ Tb aSiuomm /ignificanttutn a£iionem, ^ •
falf^nem,^idquo fit a0m. /-\Viinx fpeciei vcrba aftiiia
fignificantaaionem itx,<WaIiquod..paxiens, et fimul id, quo excrcerur aftio
ic- pi^terea poniturablatiuum poftaccufatiuum fine nre-. po itionc,
vt ego Ippl^p tepannis 5.&,flnero JibriSi&jHvl jy
ETiara infiacrcgula (Jrahimaricorum pnTcorum a- peritur r^tio, cur
in ablariuo-ponitup iti, q u oci n on, eft agens. peque patiens :
quiaividelicec; inrfucit itti/^-,»ejnioftrumci?ti,&modi, &foxm«. .l
^'-^. OMnia verba, in quibuspoft'patieiHcmrem,adJunt i^o
(^rammaiicalium CampdnelU) velpa{nonis,pertinent ad quintam
fpecicm. QuapraT prer quxcumque pofita£uncinrecuiida fpecie^ ipedant
etiam ad qiiintam. Suntaucemyerba,!qviint«x principalicer^veftio et
fpo- \\Q,6tomnia acguipol^nria eorumiiccttiimpleo ^ceiia-
caocumruis arquipollencibus, ic-cm iuro,&i«do,6c ipsrorumiCqttipoIlencia.
S^miiiter augeo 6c minuo, cum fuis aireclis, purgo&inqaino «cttmruisconfimiiibtts.
Secundario aucem /pe^anc ftd banc reeutam pmnia verba cuiufcunquc
fpecieiScordinis^quando exprimunc modam vot fornfiam auttnllrunoencMm
actionts, vel paf- fionis, vt rcribolibrum penna iafficio te e;audio,planro
vincam palo : Munio et cxpugno vrbcm armis;.muigo ^ ir.riCQ te
verbis/ef^ionbigladioL,6cc» DE SEXTA SPECIE 4^iuorUfn ^rpgnijicannum
aSionem f- fionifque illanonem.mm p> ^napio^. ^ caHfa/unde
habetur^tanqHam j . inde habiiam.Erba fextaefpeciei ^gnifi<;ant
a^onem, et id^t|ao cau(a vel occafio» vel principium aftionis eft : et propcereapoftaccu(ariuum €xigitabla*im?m cum
pr«- pofitionei, vcl t/^,vei «"^vt ego audio ledionem '^ma^
Vbniam caufa ^rgens^excepro Dco, occafioncm, ^^velviTn fux
cadfationis ib*unde accipirtpropterea illud quod eft occafio(»'yel
principium» Vel caufa csu^a- tionis in a^i^ p^nietii' iin. abUtiuo
cum«ff^. Nota fan^ - pnnci'f»acioniSt vt dic^um
eftinregQlisi^ommunibp^cx MetajiliY ratibtt^ yt flifca QramfnacicSmi
rTiac'ftro;eft magiildF cauia il2dpii^<tblnan& f
fi&tedainenT«»/e(l: eiiimi Q - laberprimus.
$zr 'enimliindam^iuni principium :5c hatiiio dquamapii. tto
:^u«tenas eft cau& cootentiua aqiue» Sed vt etiam
4natem{t9,4iicimti«i^ ^iiPiUdfm^tri^ Sedvtetiam ele- mentariS)dtcimtis
etiain^ (Sc expuico, Sdneftoccafio- nalisdicimus Agnmemndn bellom
conHauir ex tiiftu • ; V^rba fextiH fpcckL AD hanc
fpeciemprincipftliter pertinenc omnia ver* bafigmficantiapi^tcraAioiiem
Ccpaffionem, id, a..qaQ habemttsoccafionem,veI caufanonem,veI
princi- piacionem ac^iioni^ \ vt audio, intelligo, 6CGonumilias
^vtoblacio, guftp, lego, icem liaurio, wd, moiieo, diui*
4o,pdlojrapii>vabdicO|faahpp,Hcapio,endo« Prxt^rea fecundarib fnnt
fauins regtflac omliiaverba,' in qtiibusadiiciturpoftaAionis
Sepamonisremaetiatiirea eau^tionem conferens » vndedicimus, nfft99 tthi
mahni A^Tjr^nno, H emo Iibrum|dccato^Jibrario, cupio^^/ h
emoiumencu. ELemo.ueo libruma^ienramanibus» Defiftima fpccie wrhrum
exigentwm tnji'- mifmumfr4>accufanuo^ SE ptimam regulam
addUnt eornm verborum >qua: lo- copaiientisliabetinfinitum verbum, vt fpero,
cupio, fcio, volojdebeo iieRomam » legereledionem : 6v hxc omnia
fignificantacVum animximmanentemaquo tran- fiensorituraliusacl:us; ?C
idcirco ponicurilleioco adus, iftelacoefie^us^^propterea omojeverbum
poteft ad hancregulam pertmere«qnoniara aAu5adumin%r|^«c Omnia
verbaadprimalitates Mctaphyf*cas {^e^bn- cia qux runtpocentia/apientia^
amor,iuntprima- riorpeccanciaaci hanc rcgulamjquoniatn ex
eisoriuntur a<flasincranei, &exhisextcnfiones ad obie<fla-qui
func cciam adus,vcvoloambuJare, vbi ly voU adum intcr- num amoris
dicic, dCdtmhfilare ^Aum cxternumcxillo. Prxterea omnia verba ad
obieda primalitatum spedantia,
fimilicerinfinitiuumhabcntproaccufatiuotfunt aurem ohxQckOiypafsihile
verun et l>pn»m^6L Aia ^quipollcn- tiaj vt polnbile eft, vcrum
eft,bonumeft ambulare, et fu* oppoCitSiyVt
tmpostfalfumifrulum. Cxtcraautem vcrba po(funthabere infrnitum, vt
fa- cio te currere. Sed quatenus fimul et agencem rem ha- bent loco
patientis, vt doceo te fcriberc. De papiuorumverhrumreguU.
Art. VI. OMnia verbahiibentia lireraturam et fenfum a^^iuu;
fiunt pa/fiux literaturac per additioncm r, cuin»
fuisdeclinationibus^&exigunt rem p.itientem innomi- natiuo ^quoniam
refcrturvthabens ac^umi et agentem m ablatiuo cum pr.xpofitione, canram
aftiuam, nQtante, qu^,eft A,ab,abs,quoniamagens non vt agcns,(ed vc
aquoemana! paflTo repra:fentatur. Dlc^um eft prius, quod caufa pofi^ca in
actuagendiV nominatiuumexigit&reclum: quoniim hic figni-
:^ficateditionemadionis,adautem quod patitur, accufa-
^^tiuumrquoniam inipfum fercura<f^us Nunc autem di- • -cimus,quod cum
patiens ponitur vt recipiens adum, *exigitredum,agensver6quoniam tunc
poniturvta quo eft adus, ponicjr in ablatiuo cum A.vA^h,
dcfipianti- buscaufalitacem. Etquidem dicin-rtis omnia verbaaAi. 7»!
ff cundu et vocem fieri pafiiua, vtamo, accufo, do, do- iceo, audio,
fpolio ; cxii s enim fit amor, tiUrprimitT doilor,siUili^/fpolior,fperor.
At qua: folum fcnfu funt ^aanon fiuntpaffiua, vtfcquor.auxilior. et deponcn.
tia TOcata latinis : tamcn in j^ng«M^
vernacula fiunt vti- . i)uepaffioa^ Similiterquxvofie ijyMU
adiua^fod vt gaudeo, vapulo,abundo, feruio,&alia neutra vocata
Giammatlcis, ooii fiant pi|^Ef|a: ^i^mtts enim qood lit- ' texatofam, U
jr^tatem ^ed^VKi^^m vectuntur in paffiuam. donfiderano de aliis
c^hs-pajsitioru??^, VErba a^fliua verfa in pafTiua prxter
nominatiuum patiencis rei, 6c ablatiuum agcncis^quofcumque casus
recipiunt^jaoQ mutanc, fedretinent, vti quando exant aAiua,
ALiquando v«fba pafsiua ponont agentem rem in datiuo: vt PUmi jboc
do|nia poHtumeft, ideft d pUutit* AliqUandoinaccufaBUoapporita
prarpofitio- ne p<T,vt res, agituc per eofdem creditores. Sed in his
da- tlOttsponitorfokis.cnmagenscaoraeft fimolilla) coint appHcatio.
Accufaciunmvcricom agensponitor iaii- qiiam mftrumenrum vtin prarfatis
patetexempli?. Ali« quandoponicurablaciuum fiiie ^fieporitionej
verbama- Ximcautempra:pu{Itio, verbo|adici(citur* De verbis
vocatis nemro pafssuss. SVQtqu.Tclim verba apud latinos vocata
neutro-paf- ua, quoniam habent literarurnm non paffiuam, vt
va- {>ulojexulo,Uceo,veneo, c]u« exigunt calus confiini- iom
pafsiuorom « ?t di/afitL v^tf$iani kmdg^^it.^it^ Secundum rert non fuftti
paffiaordm tHimeraexplo- dendayerbahacc,c|Bam vis pAf,iuam litmtoffam
noir habeant:nonenimvox facit pafsionem, fed fignificatio
Coniimiliaveneo&Iiceo, fuftcvendoF:rapulo v^r^ beror:
exttloyceleger.. FIo eciam dkitur neutropafsiuumapud
Grammatn" cos, qaoniam verc pafsiuum fccundum rem cfl,fi
minusjTecundum vocem. Adduncenam fido, confido, U nubo, au.lco . foleo
•qux potiusadionem vtaanmdefi» gnant : U exigunt cafus,applicationi, eo
refpcau reoui-. fKos. .-i Devtrbis^ voc4t$s mutrhi Arc. VI
11. Verba d jcu^turneutra^qu^ ^ec adionem ncc pafiicjw- nem
fignincantapudGrammatkos. Sednonprcb-' pcereaneucra dicendi erant,cum
&aaumcircndidcei- xillendi dicant,
&finonagcndinec-patiendi5Vt/*»i,^ (jorreSio Grammaticorum. Verborum
proprie neurra dici debent,qu.T aduni acluatiuum modo figmficant» 6c funt
pcrrinen- tiaadpoccfwriuum, ad confcitiuum.&ad voIitiuum,de
t^uibus diximus fupra. Quapropter pofTum,6cfcio*,& gaudeo cum
fuisafledis jfiintvere «auaciua feuneutEtL dequibusfupra.
Pxinu reguia Crammaticorumcleoemhsfpeaatafl
. verL)a,e{rendine^iim Hgnificanria^ exiftcndi. Secunda, (\\)x
cil, egeo.abundo.carco, perrinet ad a. ^uatiua prophc.
Tertiaqu(j eH:, reruio.profum. noceo.defum, &: alia,
qujeapplicacionem/lgnificJanraclusadalirjuid f^e<^anc adad ionem fine
paffione explicaram, fedcuni applica- tioneadilludin cuius gratiam fit j
vtferuio recrj^confido" tibi,noceofiliis,^c. qua^verbaaAionem
fi^^nTficanr Sc<.V nonfonnanr pafTinum^quoniam nondicunt Kcxfcrui-
turameifcd R:egiferuirur,quonfam taeeturpaiicns^ec-propterea,imperfonalirer
folum firpafsiuum. Quarcare^ulade. rebus peninentibus ad Agricuitu-
ramaclusexplicantia,func verc acfliua, quoniam eriam
patiexisexponunCj& propcerca fiuntpafsiua omnino vf aro,5caror. Quintaquai
tertiasperfonasIiaF>e'nt/ingularis, tantu propcerpa,quod foJus Dcuv
poteA illos edcre n(flus, po. tius ad Theologoj quam ad Grammaticos
fpedlansi non 'rite.deciaratur. Cum enim dico, Tonat, ningir, pluit
Iucefcic,grandinar,adverperafcir, non folum Deusin-' telhgicuri fed etiam
rempus, diluculac enim fole tem- pus : ad vcfperafcir rencbris rcmpus:
irem fubaudirur natura apud phiIofophos,irem necrec;ulaeft ccrra
pro- pterhanc rationcm. Nam efl creare/blius Dei : nihilcy- rnmus
creohabet omnesperfonas: itcm rorareefl flcut pluere:m fcnpturisautem
dicitm, Rorare cceU Aerupn,^ mbespluantiulium^.^v^o reguUipforum
cflfallax. Sed^ vfus, et id,quod /ubauditur confulendi
funt. SextaregnlavbiafFc<fbionesanimi& corpornmcele- brancur
habens verba, gaudeo, doleo, virco, albeo, caleo, frigeo, tumeo, areo, conualeo,
a:groto', et c.Ttera huiufmodi.pertinciiradaauantium,fpeciem:de
quibus fupra. Dc vtrhisfigntjicantihm motum. Verba fignificantia
motam cxig«fit nominatiuu^ rci edencismotum.&poftrenuTlumcarum^
quan- do non paflionem fedrefpecius locales adducunc,fcii
pra^pofitioncs exigencescatum. Qjiot fknt figmficdntia motum et eiufmodi. OMnis motus cft ex
cermino aquo ad terminum ad quem per medium, idcwco triplicis fpeciei
Cunc ver- mociua, vt difcedo deforg, tranieo fer viam^venio in
tempUmitixc enim^gnificant motumdcloco,&motum per locum,& n\otum
ad locum. Quxcumquc verba iis adiunguntur, iunt ciuldem fignificationis,
item idem verbum poccfl: tres iftosadus connotare, vt, de vinca per
viridarium eo inciuitatem. Verbadeponentia func:
eiufdemgenerismotiuiphiri- ma,quxadhanc regulam pminent, vt
gradiar,trans- •gredior, proficifcor, &c. Quomodo omnia verha
reducHntur ad^ra^ fcntem regulam. PKxtcrcl omnia vcrta
quatcnus fignincant motum, polTunt cfle luiius regula?, dicimus enim
fcnbo ad rontificem,6cde Pontifice,& pcrdifcipulum ^quatenus
enim fi<2;nificant terminum ad qucm, autmedium,aut id, Jequoficadus,
fiue illud ficvcterminus, fiuc vt materia, <iequaqiioniam cerminia quo
eft connotatiua fimilitct ^xic;unt cafus cum prarpofirionibus
confimilibus, vc de albopf ries verricur in nigrum pcr atramentum Qua-
propcer 6c acliua^pafnua,&:omniaverbaad hanc re--Liherprimusi ur
gukmtrahantur per refpeiflus confeqneotes aAiinisTe plunroiini aatem quae
oe fefignificaat muutioiiefn U - . motuni* ^cv€rbis,mcatiscommtmittis^
Art. IX. VOcatit Grammadci verba commaiiiisfc, quas
iitenr' toram habent paffiuam,& poflunrfieri a Aiui et pa£-
Sxti conftrofcum «afibt»» vt laij^rsampledor^Teneforl
cxperkWypmuotor,ofcttIoi^icriminor,,n^ Hxc ficapud btihos: n vfti
uiath m idiomacibusalii Honitem. Dedt^onenttl>us/verl)ii,
.' ' Aft. 3C,'" Dlcontur apuJ iWtinorum deponenria qnaK baBenr
liceraturampaniuam Scfignificationem adiuani^c proinde acliuc
coDftruuntux^nec ta.men omnialigmfi. cantadioneni, . I Sedc|uncdamaduationem,
5c propterea volunt poft feahlaciuum, vcvcorjraor, pptior, vercor, 6cconrimjlia.
z Cina:^-%niiicant aftum cum re non de qua/cd . cuiusel'ta<flus, egrediens
ab inrelle<?lu,vtrecordor,ob]i- uifcor. rer.iini^^co. qiia: propterea
exiguncgenitiuum< \,3 Qoaedain figniiicanc adum cumapplicanone, $cpro*
/pterea poft fedatiuum voiunt, viauxiljpryf».i^agQr:» me.
'diCOfjminorJrafcor. Quxdam fignificanr^i^ipipm, tc id q\iod patixur: «c
jwopterea exiguijt^)i?jndcacca6tiuw^ rw,c6ntiinifcor» loquor^
ptacftolor\ feteor, &cacteTam^ItP,qiK)rupiqij(E '
proptereaibUtiuttin exigQDr9'Vtlan:or«chltor, ftoma- chor»
vcreciindor, cxpergifcor^iiidignor^niorior: et silui, qu^e alios
carttsexigtinc. prottcadus r^fercttr > mxea regiu ia^ J it^s de
caiitesxMilMnr^6ttao(&^^ Qjrdaai quoniamfignlfiaantmotum ve!
pcrroodum IV. nus, exijunccafus cum.prcX^pddcionibiis connoranti-
ba^vl'.^ ioco ad locum per locum vel cum alio, vcl Con- .tra aliud, vcl
circaaliud^vtgriiiiv-YsP^^^^i^^^Jo^^^^i^Juc^or, apicor.nafcor,
philofophor, verfbr.ncgotior,hallucinor <auillor ^auguror, 2^ nmilia, qua:
apud Grammaticos, umcrantur :qux ex prxpoficigims.ftatMra.qups^earus
.exigunccoaii;noiiftran,c. ' 'iim^erJoriaUum^ * J^Mporfonah'um
acliuxvoci.*; primusbrdo confVrurc 'jLtntffe^^dr^^f^^fi^^^o^
infinitiuo,vc /V/r eCtvel .Jncereft,vel referticribere ad vos. Infininuum
vei^o re- 'gic cafumexpra^fcriptisre^ulisflbi debitum, Ratio
reg'ila; eft, c|uoniam verbafuncperfbnaliatfe fui ' >acara;; Sed cum
addicut Ibco perfon p',.patiehiis vel !ftg0n tis al i qu i s
adaspefv erbu m infinicittte facalcaci s, ideii, \t\it cermihatse
c^niiiQfticAns.eKpxeflus nec,effiiri&
iUcidaseftperG*n^ccerciac,&: propcereaotjnpia imperfo* ' nalt^
habere dicuiiair rc^orh tercias perfonas Idco omnium pcrfonarumv..M 1 n ifeflun
1 e<t: ert!rri'i|uod q uando pohTtor tfomifn 6c nonadiu p?r
verburtfitifiA}tum, fIunt personalia, dicimus eni^ Pctft tnfe^^f^tnflihrs
vcl nosPecn incerfumus: non ii*?^"^^ dicam, ^ef^rvnu^ ob aliam
cau.fam. «jC^uarea;jtentpo(luIeflc gemiiuttm, nonintelligic ni fi
' . quaii Digitized by GoogU Ltherprimus.
i fip xyii alium cafum rubintelligtc ex parte vei bi vcl
nominis. fiquidcm Refert idem ell ac Reifen: 6c proptereadicimus Pctri
rcfert fcribere, ideft, res Petri fert fchbere . iritere(f
veroidemfignificatac in rcen::& proptereadicimusPc- tri interefl:,
ideft» in re Peiri c(i fcnbere. Quj autern.lv ivter confiderant non in
fua originc, et accufatiuum ci adclunt,(ubinteiiigunc Petri inccrciyioc
cft iwerreiVe- Probatur aucem racio daraiquoniam cgo tu, fui,
nos» tc vos,6ccuiiis, non ponuntur in genitiuo.fed inablaciuo
fiBOiioinolingulari} vtmea,taa,(oa, noftra,veftra,& cuia refert >
feu iotereft, hoc eft i» fe meA cfi^ in tta eft^o^c, vel forfaA in nominatitto
cum Jff/ert\ vt me^ refert, ideft fef mafert xefmLJkn ^in accu&tiuQ
nentropluraii vt ' meaintereft, hoc^iff/^mf<f#)^w
Etproptereaeft vultnominatittom neutrale vtmeoai
eft»tuuraeftfcribere»cum pronomtnaprimitiuaponuii- turderiuadoi*,
.T>efecundo ordinc imferfqnalium. INfecundo ordinc ponuntur
pertinet, attinetJcfpc-. £l:at,cum accufatiuo et pr<Tpontione.c^i/&
infinitiuOf iqco nominatitti, vt ad meipedat fcribere : at fl
nomina» tittUmadeftfunt perfonalia,vtad mepertinentlibri-.vtin- tellig?ttexiirfBnitiU(i>;
quoniamindeterminatum fubiuit* £kittumeft,deponderc indetermlpationem
petfbn«t& proptereafieti imperfonalia Hase triaverbaadpoteftau
tiuum tedncuntnr. Nam attinetex</M compo- nitor : pertinet exper
acM^: quoniam pofleffiorei eft ad benim 8e perherum : ifpeAatvero a
fpicio, quando q uod alicuius eft ad ipfVim conoerfiooem babet.nuc /ir
per po. teftatiuum, vc poiTefrio, fiui per cognofGitiiium,vcad
ipeftus» iiue per Toiifiuum^ vtajndcum,^ QUiieficumc Ji 0 De
tertioordinemfcrfonaliHm. TErtuis ordo fimilicer fir imperfonalis
ex infinitiuo fubiequence.-quoniam continetverba quxfignifi-
cacapplicationemaftusjn determinatir&proprereavulc datiiium cum
infinito ) vt mihi plicctleq^tre 5 et concingit mjhigauderc ^fed
vbiadfunc nomina fiuncperfonalia, vc mthiplacenthhrt, d(3lentdences et omne
verbum fignifi- cans appiicacionem vlus^cfthuius ordims; vd
rcducicur adhunc. quarto ordine imperfonali$m. QVartUJordoimperfonaliumeft
de primaadiuorum,, r^xigit cnimaccufatiuum ciiminfiHicoioconomina-
iiui^ vc deleffat //«^ii-r^ dececfcribere, iuuatcurrere;- acfiapponas
nominaciuum func perfonalia, vtmedec. virtutts^iti cundis ergocumceademratio.
D^quintaorMneimperfonalium^ QVintps ordb con ftruicur cum
accuaciuo et infinico fimiliccr,vcpoenicet,puder, cxdec,miferec,oporcer:
ecenimfignificacpafiionem illaram ab obiec^lo^ quod /1 efta<^lus,nabet
fe loco noininarim, \tmettdct ftHderc-At ireft res, ponicur cum
genitiuo,vcw<f tadit fti^diiiSi qiudc - iiocgcniciuum regiturab aclu,
velabaliofub intelIc<n:o nomine,quando egodico,me
paertitctpeccciroru.rubau-. dicurajfluspecatlT&me rcdet
ftudiijubauditur exercitiu iludij,6cfnemiferer mfirmorum, fubaudicur officioinfir.
rnormii rJiVahqnam ennn ponitur genitiuus, p.i& qiij^prjp
intelligataripfius,vel vtfepfe probacum dl in rcgulis- prioribas : vt
videasomnia verba imperfonalia ciTeper* fonalia,&pertrneread
efTendum^vel aduandom,vela- g^juliinuf el gacicndum^touliil
vltra:Scquid^ad aftua^ Liherprtmus. n\ tionem affedionuin
rpcchanc verba quinti oYdiris .-'^ ca tranfeuQCin nacuram adiuorum|,dnm
obieda coniide- raacar, quaceniisaificiunt faculcaces mouencque.
De imferfinalihus Pafsiuh^ Arc. II. \ IM perfocfMiai^flioac Vdcis
exiguhlf^atibum agcntis caofac ficoc ^asterar paffiua :£c poft
fenoiiadduntnb-* m{natiaan[i,alioqfiiii nerenc perronaliiifcd quemcum-
qu^aliumcafum,ddmmodo paflionts non recepriuum, fed vfus, aut
applicationis,auc circunftantix, vc a me fer- ttitur i?^^i',icurin filuam
:6c propterea Hunt ex verbis a £tiuis,&: neutris appficatiuis et motiuis,
6c exiflcnriali . bus, vt n 0 cet ttfyamb uUt nr Jta tuf ^xxon^wtQm
dicimus^</Rf- detvr^ ^ux.mctalle[cittif qiioniam iftorum palTionon
transit: neceftplenc paflio : fedmimanec,&eft quafi adus aduansverba
deponentialicf t fecundumrem po/Hncef^ ieiimperfonaliapa(I]ua,vcpacec
intuenci omneslinguas, tamen apad Lacinos non nanc ob vocis 6c iiceracor^
im- pcdiiiiencom. Deimferfonal^ineutrisL ' BEnefit
malefic,racisfic.diciittn3riniperronaUa ne«- cra^quoniam nec cum adiuis
nec com pafliois viden* tnrnomerari apod Ladnos^fed com neucrit:&
tamen iecundam rem veri paflioa fonc, licet non fecundum
vocem,&quoniam applicacionem connotant,exigunc datiuu|ii,vc a
me benefit egenis, racio ex didis pacec: in alii$ omnia imperrouaVa fiunc
paifiua non aucem ne ucra. ij2 ^rammatUahHm QampanelUl
De wrBisfirmhbHs^ SEruiliaautcmverba non funt perfonalia nec
impef- fonalia, quoniara induunt naruramcorum ^quious-
addunturadinftniriuum : funt autem I acc, incipio,dcfi- uojfoleojpoflum,
debeo,dicimus eninv, tg^di^i^ psi^f^ tentiamdgeriili mt debetpanitert,
Ratioeft quoniam TCr- bxtfb non fignificaucadus pteaos, fed aUonim
aftttmn aliquid » videlicer principium, aut finem, auc mo^ rem ^ 6c
propcerea illorum aAwim nattvam fcquuiif. fur idicinKM enim : eeo incipia
legere, qnoniam adiu^ qui eft/p{m ati<|ttidefteios inceptio :6c
propfertaad oa». totametoatiahit ur. Seddeind e di^iT^y^^ jjP^/^f^*
ttwug» ^dcjtaJittnim a^om-fnotadus. Sedfi adosferuilis eft
plenos non>cran/ir in nnturam iaiini ti ; non en im dicimus, vuh
t^^ere, fed ez4 v^U me tadtrs^ diamus meporeftra^dere,'obimperfe6lioncma-
ftuspotendirfed non dicimus, me valett« dere,ob pleni^ tttdincmadtu^k
VakQCis^qaj nopaliejaacurdfci Dalium.i^- Deinfinitiuis.
PR.opeereat QfinitioftTo!unt anteft'areiiif3ttfiium,quoi niam
regunturabalio verbo: cuiusadum excipiunt tanquam cadentemin fe,vtin
perfonam patientem,ct- iam fi non fit p^ticns-yVt certumellmeanuire
>vbiadusccr- Cirudinis^cadit fupcrmeamancem; ^*' Quando
verbum aliquod carcr pra^terito vel futuro in^ fimco» refoluiturper
lyt;/,aut^flc?^i,in fubiudiuum.quo-^ fiiaQi^vccrqu^ alL modtts
comua&iis ciibos£umis in porttiHMtionibushic
detcrminate,iniinitus vero inde- tciminatc,vidiaumeftpriu$. . 'GErundia
reguntur anomine fubftantiuo, et fic funt gemtitii caftistauia
prarpofirione ^c/, ^ihicaccu- fatiui :aoti«,vel^r# v«iil#,^ficabiatiui,
per (eautcm nu htl fttfitiiifiparticipium verbi nomimrque,&
aliquando famttotBra(beaaQ^iii|iiando robftantiuc exiguntr^ue
dtfasfiipfum vcfbonwit&com.fe» pr a e ytf ti^ mus], Mib4/Mif#ir/i#&i;
pomn«r IfsnwiterinalibtiniaL SVpina edam funt participiorum rcs, fed
indetermi-- natoruni,niore infinitiui, et propterea reguutf t ab
a«- lio nomine et verbo ram adiuai Vt ##^jiu/w» }jqiiam •
Departtctpns.. SEit funt partfcipiaiecondtmi rem, tria paAiia.vra^
mabiiej amatQm^Sc a.maDduni, et tria adiua vtanu^ tioQmamans 6c
amatlirus. 'jtriuiSiU enim eft q uod poteftt Jim^ri refertur a d
ai|iariQonl e qubd pdteft amare. ^*. ffU/«» eft quod ado amator, 8c
refcrtur ad amans l^a. *4iM<raA^eft qQod^mabiror^aot debct ama £c
refert' :tQradaimaforQmgd
eA;^de)imqM (i^cumqttealiterTeffrrtvfiifflrQi*.' Grammatici non
a^nofcunt amabile &amatiuum, xdificabile& aodificariuum
inter|^rticipia:& fal»- lunrurrh^c eoimparrem^apiunt a nomme^
partem^l* verbo : et res;u^nt cafus fuorunl verBorum : dicimos
eofte^ knif^misiUe ^ te Sedam^nttnm non dicitor con^accofi-
lus fapi t qiikile verbo.namtt* ly dmam cum fumitur
nominalicer exigi c genitivum, non accusativum i vt Petruseft^j?;??^!!!
tui^ fed etiam aliis par- 'tictpiisaccidit. Participium autem fucuri
pafMui tranfir, ingerundiumex pncporicionibus 6i fubftantiuo Aibfc-
quenre nomine. Hmcvidemusquod quaniam a reegreditur adusid- circo A
nominc e^^redicur verbum jOrtab^^JiM^-rjfcui^rJ^d pacre pacrizo,
deindeakvcrifquc participiwm, quaii. do res cum fuo adu concipitusfimul,
et a partkipiis ee^ runjia ^rupiiw^.infiaiiapiMBiiti et fucuri'; quidquia;
G/aj^wwWiJswaniimaduerteni)esiiliterdocedf Ji: QTArM E-N. CVnt
verbaneutropaffiuatriplifli aAkoparticipio in- ^\ip^it^ytetmmis^ci^t0Hii^C9nat^rw$i
et duobiis pafsiuis, vtftrwl«jSc«e»if»i«/,v Ddeapparetqu6d aaiuum
prarte-! ntnmdeeftplnnmisverbis/icutpafsiuum pr^^fens aliis multis.
„ Qja^auchornm paffiua Aoufiunt, pnm is cribus jRint
QQtiten^^pladens,pncims, dr^UcUurMf, folens, folU trtf,&
fclitarus.qiiomodo autem agnofcuntur ex nacurj* adus paf ionis,&
adionis, &^dqatfonis,& exifteniic no- iUerimus,vtfupra.Utiuorum.
Comparadua propijereaeKiguntabI^tj9iinj,^Hodk4 ad quod
comparatqr^i^^Jb^xi^fl^^ forma, &iBenfani: vt tf^l^iilfgSift^^mySi
aoiemp^o. natur ly quam cttm no^i^tiuoiijftcs ^minam Pe^ truf,
fubintelligitur verbuihfubfliandale.viij^/rr^Ai^ SVpcrlaciua vero exigunc
genidunm pluralis numo-' ri^velreipluralicarem includentis, vc
taescUa^ims ' jjj
rcfertur nifiad numenim. Sed ii dical, forti/simut fuptr
i2^«u;;«7j,tunc fuperlacionis adus bene ex^rcetur bfer prxpoficionem
CKcunilaneialera, vt diiaUin*'eft.Vcum depraspQlicionibusageremus.
; DerationeparH^ tpiorumin/nmerfah QuidquidGrammatici dicunt
de nominibus parti-- ciuis et vniuerfalibus, pertinet ad dddrinarh
de pronommibus: omnia enim hxc fiint*pronomina ioco propriorum
nominum pofira. Smiilicer &parronimicaj vcdi^bum cll: ihi/unc
pronomina gentilitia, vc prLtmieies^ cefartanns, dommicanus,
quncaliquaDdo abfque substantiuo incclledol nominum racionem habenc
adiecliuo- rum.ficucfuoin locodiamneft. Ratio denominationis
iftorum ex Granimadcoroni vfu agnofcenda eft. Ratio, qiia gemciuum
aucablatiuum cum pf jef ofitio ne exiguht, patet cfr rfegults coratmunibus :
dicimus cnim * fmsye/fmm» tc^idsill T^ii/, quoniam de numero vnuili
vnDsfubaudimns. Flgurarum alia ConftfUifkionis,alia
verboram^alia fen-centiarum. ' De Figuris verbo funi Jc!rencenf1arum
diximusinpoa- tica.Rhecoricajad hasenim artespcrtinenc.
Fi^ura conftrucflionis propria GrammaciCorum eft cum A
commudicdnfui^tudine ioqp^ndi iratiohabfliter' difcedunc; -
^iiv^Sdj-i^ ^^r^P^ vods^fifrvt/ifrli^ww/^ic ^ffmMhiitQ MUrmt %ens
aWa : vt nefiU ^suimfenke tnhisniHatmnimlldmt In Iii)guavuf{;ari
pforiinacftli^c ' fiigiva,nam pro poiiitui v^fsc v^Proicpfi;
cttmtotuminpartibttspracfainicar,n^i7?i^ pulifiudinr. aliasphiiofephU^aliui
Grammaiifm.C ftudet. 5 Aotipcofis ponic ca.iuni pro cafu clegancer
vc chtm ^quemdeiifiinokit qitauurbai dcdit. Elegancius aut
prxponirur relatiuu vc, quem dedtfii eunucham^ quas tnrbas dedtt,
Ecquidem dumaduspafllonisrejpicicurplufquam adlionis ponitur in
acctifatiuo cocum nomen cum pro- n o m 1 n e . S\m\ zcr^uorum eqei Ith ro
rum^ ^i^t^ndkUi eoim egeadiplusad fe craliic quam dandi. 4
SUabifauis eft,quidam Gr/^coFu loquendi modas:(e4 cameaapud nos
fpaifieati^ dici poiTec et fic cum adie- itiuum prxdicaciVopalaturftbiedo
fubftantialiter^Cc / pr^dicati fubilaatiuum ponitnr in abkdoo vel
acCofiu Uuo.JtiBfsaligsdeniiti ViliiniiiMs «lioc eft bahes dinies
^tf«ia<Ujiiivel, ifff^«ijtffiytanquamin(bomentaIi, .ant forraali
prsedicato,fpecificat enim id qoo tu es tahs fi. liejormaliterfiuein ftrurnencalicer.iiiue
parcialicer : dici« mus enim acdrtffks enfem\decorattts Uteris^
drc. Evocatio ert cum pronomen cacetur, et eiuslocum /upplec nomen,
vc trots reytmuSyifxo nos iroes. Zeugma est cum
vnumverbumveladie<fbiuumrcruit i)Iuribus,vc P*em
d^Hamni^alcrudelisefl' vbi ly^-z^eciam y funt vicem gerit. Similicer et patet
fltj /stntdi^wk vbi ly digni tii^m ly ^igfliri,Iocum habei^ 7
Syllepfis eft» qoaiido fin^larisnumerus comprekesft- ditor iipiurali
tanquam k dignioh» vt Vux et miutetfr^ bdsitnr. veirexusmafculinus
comprehenditfacmininomy vt Ren et Regbsdinfiifinn. AltqaandQ etiam
nettcram,ve ienss et memeipiumfimetenli. Sed in Inanimatis neutmm
concipit maibalinttm, et fcminimim, vt ficus ficulnea, ic fyrumjuni iena
«^cimos et Uhr, ^ velnftds funt cerf^ riviilia/ide(ivtiles. Appositio
fic quando fubftantiuo vni aliud apponicur, vceius dcclaratiuum in
eodemcafu, \i yEffodiuntur opes^ irriumentamalorum, Quandoaucem
noneddeclaratiaui Xokcppmio g.eui€iuo,vc fuo in loco dcdarauvnus. «SSgH^SS?» -sg^^^it
_^!8g^j^2» iag0 Oftquam dclocutioneTocutifumuSideScri. pcione,CC
Leflione fermo debecur. Siquu dem Grammacica eft Ars red^
Ioquendi,5c fcribendi, et legendi. Triplex ergo illius a£kus,videhcet,dicere»rcribere,&:
legere: iic^t primum f\t folum per fc adus : fcribere enim 5c lc-
o-cre eiufdem accidcntia propria. Vefimtio fcnptionis^ Vldeturquidem
/5:r/W,e(Ielprum ///r^rr permanens: Jicere ^uiehi/in^ee tranfiens',Hoc
autcm ex rece- ptiuoinftrumentaH^nanautcmprincipali.accidit. Ani-
ma recipit principalicer orationcm,tenetque : fed per a<5-
rcm,6c cartam, vtpcrinftrumentaldicenris^ AcJt autcm^ cumfic
tenuis, figirrarque nonbabeac proprias, recipiaC'^ qae facilealienas, non
retinec ob fui inftabiliraceni, pro - prerearertnoineoeftfcriptio
cranfiens. Nec nifi feniel audiensanimapercipere poteft. Vtautem
pluries,cercuf- que,& obliuioni non obnoxiusfermo
fieretjperlapidem, autlignum, autaliam
quancunquefolidam,conflantcrn« que molemjdeoquepotencem feruarefermoncm^qui
in acrecuanefcit',loqm ^gyptiusTheutli, fi Platonis Philebo
credimus,adinuenit : licct ruccenfeant lilijquod negligentixcaufam
ftudiofis dederit. Lucanus autem Phocnicibusidadfcribit. Philo £cIofeph
ancediluuittn» Enoch excogicafle induabus cohimniS| memocant.
Llcerxergo infolsdo auc inTimc^ vc charaAeresRo^ imnnrnrn
inrrfa r mir iininr TrTypn^jnphnmm notula^ferreir^saacranLnhacin pagina
excolonscetri» velrubrileneatx fucco. ' . Jiiimitatione rernm
in di^ionibHs (f fcriftiombus^ Art, IL
^^Esinnatutapofitac imitando idcas Diuini inteir, Jfe<fbusrunt
venu: ctenim,ait e§ fuiffkl^^ j^j fimtlitttdo, Inteliedushumanus
iniicandares,qoa9^ (ferciDit, ac proinde intcUigendo eas, ficuti func,
ve- ^xuseft. Concej^cus enim obie<aavvndcrconcipicur, eft
£millimtts«S^mo yocaiisimitacur canceptiones,feu no>
l4onesmeiici$ii|9a£^ inJPc^cicalacijlsd«^ jhonftramiis.. ^j^i^ caodem
fism voQjencK^ propcere aqvie^ramn4o,eas figuras imii^ri conuenitf
quasocg^Mndo menci^ oociones perinftnimenca vo^ ~ t;gucgtf «l^ngaam^ palac
um^ab Libertmius. in ittt fpirAto figuramus. Hinc Alphabetum
elcmentA vocis explanans inuentum eft. A t varium, atoue multi-
plex apud nationes mulcas ^ qupniam imiuri iaem variis
jnoduusinuenere. Jmitstio per cbaroBeres. ALij quidem vno
charadere fcribant vocabulum v- num i 6chocduphcitercontingit,vel
delmcatione imitando, ica'vc ver. gr. O, fignificet panem . et t^,
vmum. Sicut Chinenfibus vlurpatur jexquibus iliedodior.qui plures
charaderes fcic : quoniam plura vocabula 5c res* Afcenduntftutem
charaderesquailadodies mille. AUj verivtunturfigura confimili,vti€gypcij,vel
rym* bolicaiqueinadmodum Chaldaci Planecas, &iZodiact
/ignaiisnorancanimalium guris, qua in eircuii parti» builocantur^aatillorumaliquid
pingunt,TtproTauro corjiuaTauri» caudam l^eonispro Leone»j6f<b.
Sicut Aftronomi spfbrum haeredes adhuc Ytuncur; queroad*^ modum
i£gy pci j myflicelaibunt pro Deo^diaraAeiem •^lis.qui Dei ftatua eft i
pro vbertace comucopiam, Sce. parti^um vocis
indiuiduastvc^ebrxi, C£idti^||amv Gneci^vemntamen charci^eresfcn.
pferutitf enim,qux fola arteria profeninta^Thltpii^Hiififcfa^^ quod
camen inO,& /jfoliim oUrct^Stliif^, redi^s pro
vociilibuspundis, vtunturj corifonantes autem figuris, quacfimiles
funt inftrumentis,quibusformantur; vtAf^ quoniamlabiis
compreflisfbrmatur, pingendum efTetfi- gurareferentelabiaduo,C, ver6,
quoniam sumiratelin- gua: tangenre dcntes fiiperiores formatur,charadereid
fingente delineandum : ficut in Poetica docuimus:. vbi quomodo cxreri
charaderes formaBdieiTent a lin gttaruminftitttt9iibu»9<C^ui
fignificaiiopt deferuirear, cpi]ifidei^uimi»^ ij^ Ut cum
fic cenuis, figurafque non babeac proprias.recipiat- que facilcalienas,
non retinet ob fui inftabilitaiem, pro- ptereafermoineoeftfcriptio
tranfiens. Nec nifi feniel audiensanimapercipcre poteft.Vtautem
pluriei,certaf. qae|6c obliuioni non obnoxiusfermo ficretjper
lapidem, aut lignum, autaliam quancttnquefoiidam,conftantemI
qttemolem,idcoque potentem fcniarcfcrmonem, qui in aereeuancfcit», loatti^gyptiusTheuth,
fi Platonis Philebo credimus. adinucnit: lic^t fuccenfeant illi,qu(>d
uegli^enriacattfaro ftudiofis dederit. Lucanus autem
Phderiicibusidadfirribit. Philo &Iofeph anrediluuiuiiv Enoch
excogicafle in duabus columnis, memorant LJcerxergo infolido aut infunt, vt
charadcresRoI - /manorum in cera^ a wt a wKmg ^-nrTypographorum
liotulx ferreas jaut funt, vtfaacin pagina cxcoloristctri» ycl rubri
leneatacfucco. Peimitatme rerum in di^tionihs fcriftionibus
Resionana apofitaeimirando ideas Diuini intelle- Ausfuttt vene:
v/ri/^i etenim,ait Aug fuifffin- iipij fimtlitnd0: Intclle<fiushumanus
imitandores,qua» percioit, acproinde intcUigendo eas, ficuri funt,
veruseft. Conccptus enim obicao,vnde concipitur, eft fimillimus. Sermo
vocalis imitator conceptioncs, feuno-. lionesmentisivtinprimo libro, et in
Poetica Jatiiisde* monftramus. Scripturi tandem fcrmoncin vocalem,
proptercaquc fcri bendo, eas figuras imii«iri conucnici quascxprjraendo
raenttf notioncs pcr inftrumenta voim Lihertmius. inicre
fpirAto figuramus. Hinc Alphabetumelcmentt vociscxplanans inuentumeft.
Acvarium, atciuemulti- plex apud nationes multas j quoniam imitajri iaem
vanis modufisinuenere. Imitatio per
characleres. ALij quidem vnocharacflerefcribunt vocabulumr-
num i et hoc dupliciter concingic, vel delineatione imitando,*ita'^cver.
gr. 0,fignificetpanem. et f^,vinum. SicutChinenfibusvuirpatur jexquious
illedodior, qui plures charaAeres fcic : quoniam plura vocabula 2c
res. AfcenduntAUtem charaderesquafiadodies mille. AUj verovcunturfigura
confimiIi,vt ./£gypcij,vel fyin* bolicajquemadmodum Chaldxi Planecas,
&iZodiaci flgnaiis norantanimalium figuris, qua in circuli
parti» buslocancur,autiIlorumaIiquidpingunt,vtproTauro cornuaTaurii
caudam Leonis pro Leone, &c. Sicur Aftronomi ipforum ha:redes adhuc
vtuntur; quemad^ modum y£gyptij myfticc fcribuncpro Dco,charaftcrem
Solis,qui Dei ftatua eft j pro vbertate cornucopiam, &c. Alij
ijTiitantur particulas vocis indiuiduas: vc Hebrasi, Chaldi, Latini,
Grxci, veruncamcn charecflercs fcripferunc parum imicances. Vocales enim,quar
fola arceria proferuncur,fimplici lincafcribendaefiTent: quodcamen
inO,& /^foliim obfcruatur. Hebrarivero rediiis pro.
vociilibuspunclis, vtuntur jconfonantes autem figuris, quxfimiles func
inrt:rumencis,quibusformancur:vcAf, quoniamlabiis compreflis fbrmatur,
pingendum elTet fi- gura refercnce labia duo> C, ver6, quoniam
sumicate lin- gua: tangencc denccs fuperiores formacur, charadereid
lingence delincandum : ficuc in Poecica' docuimus: vbi quomodo cscreri
cbaraderes formandieficnt a lin- guanimin{licucoribus,5c^ui
fignificationi deferuirent, confidcrauimus. Dcnfimerofii Hramm,
I^expreffionem Jdeoque lid vi^ti oclo in primo Libro illosreduximas:quorum
viginri duocon fbnantes, ficdiAxJqaon.iam inftrumenrom verberancium
aercin concurrurormmcur. Iiein quoniam coniunc^! non pod (unr,ni(i
perv )cales- vc Pbco m Sophifla^uiur. Anibesetiam vifTinci oda h.ibcnt omnes
conlonanccs pro corundcmronorum diffLTentiis exprmendis; inquoa-
. bund.inr/Trcs auccni vocales . quibu5 ramen vtuntur vcqninque,
ficu, orJincqLie vanantibus. Hvbrrt vigioci duas conronantes,fiquidem pro
vocalibas, punckis. vrn n ni r j Vjixh i Xj q i i i i Vf mmm 111h ' i 1 1
f i r m fimplicibus, ' vtipfi purant^-tt^Spic-fl^d cOftmA^^rfi^
in^lar. Nobtsaureminlcaiica fingtiahac ratione torefl fcntdiphchonc^i,ouot
vocalittmcopulstjVtplanum eft, Galii prunbiifdipnrhongisvtuntur. Grxci
vieintiqua* ea6r habenfftedras • qnarum fepcem funr vocales, quoi.
niam {),& Jf, ftrifti &lc;apud eo$, ncar& in aortra
Vulgarilingua, prbferancur/ Natfones excedenres hunc numerum viginci
o£bo, ftorfvidi, nifi Iaponenfes,qui quadraginta ocko Htteras habent i
quod cquidem inde eucnircpiito .'quoniam cotifonaTitesduas conflanc in
vn.im, qiicm adinoJum nos X, pro 5, 6c.C, vtimur. Sic . poirjmLU
hccerasifias duplicf*s (-acere: vr pro, Z, .fic character vniisraiiiis
pro i?, r^^\m:\s proP, ff, ^cSicwii . vci'niir^?^. (Sc rr/Ti. 9.
pro cnbiis fircensiacque i pro da.ibusi^c. obuia iunc /vlla^:vrnm
varietatcni peroeiidenci •• fiquidem, vtdiclum eltin primo libro.aliae
lyllabxcondituunrur ex vocah vna . vr ahaeaddunr
irocaliconronafitm^TC^^^ali^ dmr^v^ Ba\9i\\x trcs^ vt(^'SaIisquaruor;vc
^/«^aliacquinque>vc /f4n/,aha:fex, yc//r/^/.NaIfibiatttepltts
vcucvocaUiQtfiindiphtbongis, Lther tenias, /^t G ^riii-inoram
verS Sc Polonorui-ii lingn.i feptcni 5c oclo coiiloiiaQCevvnivoci^
.lih^Uiu Caius ranon^^in in Phy- fioio^ia ^iximus. iNfonreitU camen
AriftoteJes fyllabas poHe exfoliscon^bnancibusfieri docet}nulIumenim
fo- nani habene, aiCiexvocali «caiadiUncconfonanclo.
Poflontenam literqper pun<fH miilciplican.-vr Ara^ bes 6c
Hebraei faciunt, vt P^c^m pundko icruiat pro du- pltct P ^CivaAxttt et vocales
: ynicuiqee ergo regula eflr vfus: Philorophisautem ratio. vt
B.egiila{igurandarnmlU?rarumi DRhentin fe lirc^T
appiri^ntamhabcrc elegantcm, claram,diftin(flioncinab inuiccm pcrfpicuam.
lcem occLiparc mo hciini Ipanum, nec fe inuiccm impedire. Proptercn
vocaIc^punLlis,& ficu vtiliorcs,quam iiguris.
Formodcharaderes-A^abici, mirhieUpr.ptenn fpa- tium niiilrum
oc4?upant. Occurruncpun(fla htiic defe^ dui. Hebraici graucs fd non
adcodiftincl i,nec figu- racu faciles; Lirini diflincki,clan : arnonfatis
elegan- tes : Gr«ci,clari ^ forjiiofi> exigui, niodicuni
pccupantes .fedexpa.rte^coihplicati-. . Aliarumnationum Alphabefa
conrulancnr. T IcercTLacinrc pro liceri^ tancum valcnt^Grarc.T
pro ^liceris et numeris i y^lpha enimdicic A, et vnum : Hc-
braica:proliceris,& numeris,6c vocabulis: Aleph enim figmiicat /t
^^vnmHyU princiffem, Bech n ^(^uo.dcd^mm &c.Propterea ex
JitehsSLabbiniphilofophantu*aoi^ivi^AQagrammata eliciunt, : '(jrdmmdticalium
Cdmpdmlld]D^ra Mnefcribendiper vfiratasHteras. Quoniam careinus Alphabeto
mionali imitanw prorfusinftrumenca 5 nec rperamtts illud nifi a
nou^ lingua ccondicore^qui vocibus res^& voces chara^leri-
bttsadamuflimmncecur. Ynde facilferebusinrpedis ip^ fisdifcerenrfiomines
ducefimilicudine^ l^gere, fcribe. reque!donecergo^liiigttam,&
charafteres proprios Plulofopbisedereiipndacur, vteodum conTuecis in
fcri* bendo. Proquofcqucnccsdanturcanones. I Literasclarasa
propnafigura non defcifcenres deli- ' neabis, vna continuaca dimcnfione
•, ou{eiiU^pier> vndc fjcilius duci.poce(VprrroTaTft calamus.
^^-^ X Literasmaiufcufas Scminufculas obferuabis in omni ' lingua,
qu.imuisHcbrxis id non vfurpetur. Maiufcuiis
vteris in pnncipiis orationis, 5c in omnis perio Ji princi- pio,&nominum
propriorum cxorjiis. Dicimub propria Jndiuiduorum, prxfcrcimhumanorum,
rcrum nomen .^curam fortiencinm indiuidualem • vt Perrus honio ytc
Bi^ttneUns ^aais. Icera earum rerum, de quibus fcrmo teexitur, quaccunque
fint> eric maiufcula exordiens Bgura. Cum enim trado de SoIe,autdc
Aqua,attt d« tnde in'Phyfioiogia > dico Sol, Aqua, Iris, in toto
rra^ : &atu. Nomen aucem D ]g I tjRtiii|^^ pie^f^^^
^bendumdbcec. Omneslicerae vnam diAionem
(romponentes, nmnl ponantur ; nec incer eas pond:umtnec fpatium
interttcni»- relicebic, ad retinendam signo rei vnitacem. Onwaee-
nim cns necefTaric) vnum eft. Dantur in vulgan linj^ua apudnos, et Arabeslicerarum
copulaceiufdem vocabu- liiatextrcmxfigurccprxc edentisextenfioadprincipiuni
ponfef^uencis,non inepu» (iperfpicuicacem iedionis uon i
/4! intercurbat: alioquin fuc;ienfln. RedeTypographiim-
ittfmodicomplcxus omncs fuflulere. Si]uandoin fine verfus non poceft
rerminaridic^io Arabcspriccedencem excendunt. Si poceft finalis
rcci- pere excenfiones : (in mioLts>amplian(medias. Alixve- r 6
nacionesapponuDcnoeulas, quibus abfoiucain non eC- ie di^onem, fignanc,
vc in noftra fbriptione apparec. Vbipraccerea nocabis, qaod vna
licera^qu^ eftin finj? ver- rusfpacittm non habec>in quo fc ribatur, noti
eft pohen do vck principio fequencis: fed vel coarftanda cxcecis»
vel incegra fyllaba, ficamen non eft vnias cliafa^eris, afportandaad
fcaitends verficali exordium, Francisca* jnen concrariaseftvfus. Omnesdicliones^&fingulscreorfum
abaiiis,non per punfta incerpofica, fed perfpaciola
diftinguantur.necon- Fufiofenfuumfiac. SpaCioIa vcro incer liceras
ciuidem didionis finc n:q ualia : ne videancur didioncs dua:. Caufa
breuiracis folent,vbi duplicanda efi: eadem licera,apponerepundum Hebn-ci
medium in omnicon- fonanti> nos titulum fuperponimus :fed foliimin
N-^tC Ji/,dapIicacionem exigente,6c folu fuper vocalem, aut
Ciaefiiram confonanti caufa breuitatis. ScdaUceralijipia Vtuocar.
Confulenduseftvfus. Nam,f>fr, fcribimusfic 9^fr^%^pf9 Similicer etiam
vfus eft in dickioni. bus feruandus. Nampro didione liceram
^liqaando faibimus. Siquidempro enim, fcribimus.«. pToautem, 4. vcrique
pundacam ; pro verA jv. confimiliter ali- qoando paacis liceris^pro
mulctSy vt pro vniaerfidicer J&lr> pro,^0tf8lM,qm. £ft|eciamTfus Arabam,vtalifereamdemritera[fi>rm^t
in principio aliterinmedio, aliterinfine.Noftrate 5fblum
JW,infinedefledunr:nam pro w. vtunturi. sxlnquaz,-
% Obrcru<\ndum eftjneeadem abbreuiatio alicer alibi fignificec: fienim
confufionem paritr vnde rudicer qui. dam, locopfr,&/>r4',vcuncur/:
et fiquis nouamabbre- «iaturam intrudit, perpctuo ea^Ttarur^femel ramen
ita fcribat clar^ ; vtin allis di&ionibusi Uaptimaicrijua
fitlumen» aneUnf. Ponende eciam fuoc noculx tonorum, qui dicun tor
ftccencas, vrpronunciadononaberrec. Suncaucemcres, actttus y qui
acuit, eleuacque ryllabam.:grrf«/i, qui depri- iTiit:
f/w;/?fxrt/,quicomponiturexacuto, et graui. Pki- ribusabudanc
Cocincinenlcs, quoniam hiis iuonofylla- ba, funtomniavocabula.&plura
iiguihcaiic,pro pluraii vanetaceaccencuum. Teflc P. Borro. fo
PonicuracccncusTuper vocalibus: quoniam vocales func lyllabarum lubflantia,
&: anima j conlonanrcs ma- teriaiicer fe habent^^ acadeatalicer
quodammodo yei tanquam corpus. T I Cum aliqua vocalis in fine
didionis -caditper (yna<'> ]a:pham«vtimurin lingualtalicaaccencu
furfum retorro« Graecisquoque v(iirpatur,l.at Lnisrar6»nifivbicadit
femiuocalisapud Lucretium) qui dixitp/^//7ii'; ^uhte:frj9 A^2^ndix ach.
Art. da^' X. CHalda:i> Arabcs, Hebrc-ei a dexcra parte
fcriptionem exarantad fi niflram Grxci, Lacini, 6cali) ccontra.
Contenditur vtrum redius. Antiquicas, auchoricafque facra: Iingu« fauet
illis : iftis vero Phyfis. Magis cnim fecundiim natttcam eftab
iniperfc<5lo Scfiniftro adperfe- ftum dexcrumque ire. Metaphyiis e
contra. PxaEcedic enim femper op timum perfeftiffimum | trahens
materia^ lia deimperfedoadpecfeftum. Slmundi poficionem
fpeAesPytha^oricoricu,qnem nos ^diim fcribimus,noftra pofirione imitari
debemus: Scriptio enim qiiidam mocus, coclimotum imitans : dex-
trum efl: polus Borcus : finiflrum Auftrinu?;. Etficnos, ad Occiaentem
vultu (pe^Slantefcriberc oporter. Ergo inciperemusahniflroaddcxtrumjimitancesmocum
latitudinis, tanquam fiex Auftraliplaga cocpiiTet huiufiiiodimocus-ficuii
iuPiiyficisf ucabamus. iQ^auccnipu- cac tat^ncepifle folumyerfusauftrum
moueri ab ini^o^vci . nunc viciffim mouetur 5 vtique a dexcro
inciperefcriptio- nem putat. Ac fi, quod Mofes in caftraraetatione
ob- ferua c, obfeniemus idextrum eric Occidens: Ariftoceli vero
Oriens. Ecexhisimitacioaptamagls. Scriptor enim loiv^itudinismotumvelocera potiufquclatiaidinis
obferuac^niam Lunaris. Propterea ficfcribeodo, et qoi vultumhabetad
Auarumjcribicadextro nd finiftrum, ideftaborcuino ccarum, inricuGraEco et
Latino. Ete contra in ntu Chaldaico. Qui ad Boream fpedac, ab oc-
cartt in Latino, abortumChald<jo. Aliiconfideranc commoditacem lcribendi
&facilita- tcm. Qu«meliorconftac a fmiftroad dcxcrum : quoniam
matlusa centro circunforentiam fcrtur,vbi muenit fi- nem, Actamen
poteftaddi tertius et quartus modus: vc fifcribasabalto-acimumpagin^,
vtin rolo 5. lohan. La- ter. Romaefaftamvidinuis. Ecin
verfibusfybillinisfic C contw. Hinc noua qu^ftio, et confimilisrefolotip.
Defarmione ^ 'ferfficuitateperfun^4,lk neajkue ojienpi,
Art. IL IN ftrudttraorationisinteraeniuntpunda:6c
pun<fium cum iineola adunca ; et lineola illa fol t taria, Hoc
autc ia<tefic,qiloniaojracio criplex : alia fimplex,vt ego
fcribo: aliacompofita,vtcgofcrLbo : dum cu diaas : aha decom-^
pofita vt Epigrammt»& liias Homeri, oratio Ciceronis pro lege ManUia.
Quammali» trlbus,ali«m!ilti$>a pluribus «cplorlmis conftant periodis.
Oiatibfiropllci nullum patitur punaiJm, necdiftinaidncm, nifiyocabu-
lorumperintercapedincspania $:hacvtuntnrLogici,vt, €mnh homo eflanimai
tationdle, Omtio Compofita diuidir turin duas coniundas per copulatiuam
riotam*.vt £j# i^riwtfjd^^^w&^velperdi^^
vt^h^di^vel/gr^'* iMUVflmngit\vt\ per cowdk\ov\:i\Qm:vtJtvenerisadm(
daboiibiltbrumxwx^QT\ocAcvc\^vt,vbithef^turus, ibi cof : aac per
tcmporalem, vc,f maqtf.er le^tt.ciifcipv^ Uatidinnt aut pcr comparnniium
. vt, y^a//fl/ wrfr/, /rff/ 2^^;7// //2 - ; aiic pcr caufaleii-i : vc,
qMniamn^n fkit^, JhrtUfcttntcampi ;auc per rclatiuam i vc, mercaiores
lucrati sunt muhtimquitamenUborauerum., Erhofumficdifttn- dio
perlineascommaravocatas. Omio decompoifcA conftat cxperiodis plurimisipe-
nodusemm fir, cum ex finali Dunao. velexordioinfinem; oracionis
perfedxabfqiie ruipenfioneaudientis peruenimus. Ibi pttndum &cimus: omnesergo
periodi pund^is adftringuntur,vtinprima CICERONE Epiftola. Egoemni
•ffici9^ep4iih piefdte ergdte^Cdtefis fatisfacio emmbus i mihiipftnunqnam
fatisfacio ^ &c. Ac pcriodus diftinguitur percola&commataapud
Ciceroncm.Cola funcparteg. periodi maiorcs : quarum quxlibetquafi perficitoracio-
nem,&in dido exemplo terminatur in ly omnibttt, Et horum diftmcflionobisfic
per punda duo,auc perlineo- lam cum puncflo. Commaca vero func parces
mmores, cx quibils cola conficiuntur Ucetnon omnia femper, vt i
iodiAo exemplo. Vbi poftquam
dixttammofffcioySiddityacpoiiufpietdtey quod diAinguicur a prioriparte
periinea. Confideranda eftetiamiquod vbi diffidium maius eflincer
commaca,ap-- Sonendum efl pundum cnm lineoia: vbiminus,
lineoia': iie putido. Similiter in diui fionek compofitorum^ ali^.
quandopun&ocum linea^vt«^ ntdgWerlegit ^dtfcipvU^»Jiffis/:aliqnando duobus
punAis :yt^Rexcafiigauitml^ Iite$'qttifugeriimdepr4i0, Hinc eft, guod
antea^uer&ri- uamponuntur pun6i:adtto,(i nonett completa
periodus> in vno: Quando maximcaduer/acur, vt.Pctrus rfido^ui:
fedfilius eius ignoranS' Aliquando lincola, vc, Petrus c$ doHus
quidemjednonvalde, Similicerancc relaciuamcft lineola in
modicOjVCj/^f/rflJ, qtticurrit^moaetur. In mulco,. iuncpunda.vcfupra.
Similiccrponicurlineola anteno- tas cogalaciuaA^quaado copuUs
i^.u^gitivVtt^^/Wfiffrir Mmi«^quado non mulcumy poofta,vt,/rr/r0ir eMrru
: fii propeM 9(eafum, AliquatiHo nihil, ii Yalidifsimc copulac, vc,
Petrus evnditus darui nohilis^ fed et Scc. idqiie magis,vSi deeft
copula,abefto 5c lincola. Ponitur eti.irn puntflum^vbi
didioeftnota; et ngnifi- cacpcrvnam literam ^vcM-T. CicerotiSc D. Francefco:
&vbi per plurcs vc Cic. pro Cicero : 6c Franc. pro Fran - cifco.
£ciahisv^lecconrenfusrcj:ibenciuxu,§crauo bre« uiecacis. Ait.
I. LEgereauccm,eftocuIis,qu fc npra.-crunt-^colligcreiit mentc,ac
mox per linguam colleda icerum pronun- " ciare. kaque eft circulus,
ex dicere, pcr (crthere^^le^en ad tpfum dtcere, Ocuins fen(us lcdionis
ziauduus didio- flis. 1 Qui ergo iegic,prius difcaccharaderum
iignificationes et pronunciacionem. Quasdacninicum gutturc,vcvoca-
lia quxdam lingua, et paiaco, vt confonantes,fic femi- oocalcs ;&
quacdam labiis, vc mutx, pronunciancur. Si- militerquid valeanc
punda,&afDiraciones;doceadifunr, qui legeredifcuntfiuxta phmi iiori
pr^cepca. 2 Moxquemfonum, quacvocaIis,cumquaconfonan« ce,
faciat* Vinculum enini confonantiuin vocalis efl. Faciliatttemaddifcttnt,
ficonlbnanseundem fonum fer. uet cum omni vbcalf. Hincfic,vc, quoniam
carcmus altero, C «non poffint facili noftram nationis aiien^
linguam,addifcere. Alicerenimpronuncio, C,cumA, et alicer C, cum E,
fimiliccr,G, vt norum efl:. Vnde deri- uationcs verborum,&cafusnommum
fallunr.Cum au- differRegis itcluopi; filius,//g4^,
pronunciabac,/r^Aw, i (^rammaticalium £ampanelU]
dcriuationem falfam exofus. Ec pro C(£Co, ctUo diccbar^ vc C,
fecundum eflet primo fimilc. Nos aucem ha:c non cogitamus, vfu
dudi: 6c quia; pueri noftri nefciunt dubitare/ed authoricate
trahuncur. 5 Prius quidem fimpHcibus ryllabis,vc^<^,deinde com-
pofiiis.vc j^r./, airuefcanr. 4 Tandem vc didiones cocas
pronuncient didindas, iK)n n>ixcascumalii$,proucin copuiando dicere,
aiTue- faciendi func. Mox enim vfus, vc celeriterlegant, pre-
ftabit : veluti Cithara:di, vbi primiim elemenca, et difcri- niinafonorum,&confonantias
calluerinc, in eifqueaf- fueucrinr. Item quomodo pronuncianda
interrogatio j quomo». (io admiracio, &quomodo lcuisoratio.
6' Item inpcriodi finc paufindum. 7 Item diftmguant legendo cola
commata, illa ma- gis,ifl:a minus.vcfen fum aonco Qfundant,
necdifTocicnt:- Verumque enim ti 6'fu m . Quiautem carminalegunt,
carmincis pedibusqua/f incedant,nec fenfum obfcurent mctriamore : qui pro
fa5,,numeris,qui Philofophica grauiter. Item quar abbreuiationesfinrin vfu, et quomodo
ci notandar. Alia: enim aliisnationjhus. Item quibus acccntibus lint
pronunciandicr yllabap. vltimc,& penultiniii: : 6c monofvllaba in
vocalem deii-- nentia : et hoc ad quautitacem fy llabarum fpedac, ex
Ar.:, temecrica, - Quxvoces quibus verbis defcribendis func apcx^ ior;
Saecicaiuuenies. CVmirouamlinguam difcere legendo cupis :pone
feriacim vocabula noca cu^ linguj^, cor,quoc funt Ju
terxeiin^quamaddifcisiicavtprimxlicer^vocabuiorana Lihertertius.
laceant fecuhdum fcriem Alphabeti difcendi. Diclio- nesautemtux
lingux iiceris propriis priLis,dcindeaIie- nisalternadm exurabis. Tuncenimmirafacilitacein
vno dic.quibufquclegereaddifcet. Gognitaemmfttntiumi-
aaignoratorum. De eHfjtic^ iane ferfnonum Granmaticali* TOn modo GrammtticiTidetnr offidum,tradere'
1 A| rcLtionem rcAi loqucndi et fcribcHdi et Icgepdii fed infnper
declarandi fcrmoQCTO.fiUC di^kumfiucfcri:- ' ptum a quocunque
autorc. 2 Hoc quidem verum, quoniam omnis- Autor Gram- niaticus primo
eft,& mox Philofophus Ivhetor,L ogicus, Poeta, Mathemacicus, Hirt:oricu5,Mcraphyficu\
Thcologus, 5<c. nemoenim fcribicin quacumquercientia^nifi Grvimmatico
5c congruo fermone. At plujr^ pr^Iumit Grammatica, Philpfophica^quam
ciuihsi 3 A t cum omnis fcientia-popriis quibufdam vtaiur vo« cabulis,quxapud
vuigusaliumfaciuntfcnfuni, res quoquede
quibus.traclaniigDOtacfUDrvu)go^inTheolo^; ^ et Aftron. patet. PfopjCf
rca non puto Graciunatici efte .ciuilis.omnes fenitoncs enucleare,fcd
tahnnn vulgires familiarcs .quiin cpilloliti^l^Q^c^jbntineDtur.
Adde eciamin Po^tis et Oratoribus^^To|i(1Ck.i.deot^^ Ij em^ propius
ad vulgi inftrudionem adcedtmr. Nihil oniinus dicendum, quod exponere poetas
6d oratorcsnonfitisvalent^nifiquiarcem poeticam &: 01 a- toriam
etiam didieere ; ergo noii pun Granamacici eil oratio ipfbrum. PlaroetiJin cracilodocet impofitiones vocabulorum
jTon efle Grammatici, fedfapientjflimi Dialedici, idjjft
Mecaphyficireriiinuentoris&fcicntiarum ordinaroris-, 6.
Pxiuseniaioportecicj^ Ctfeta&deiadc notpinarebut^ i$o U,
f ci t i s i ni p oncte : Gramma tic us ^tgo co n ferua c enu cl ea
t hon|inuenic ncc imponic. Inueutor bombardse dcdic hombardx nomen,
6c noui hemirphenj Amcncus Anie- ncam
dixic.&jlouispedifrequosplanetasvocac Galileus " Mediceos : non
quidem ex reinacura ifedpkcUo hum^ ino/xpeque cafu.
Nominaquidemdcbentabipfisrebus nooninatts ex« primii vt bombarda a bombo
ardente huius inftruroend» &lapisd ia:dendo pedem,&fol quia
roloslucecSed quo- niam rerum eflenciae latent, et proprietacesfcfnt inn Qmi-
natae»8cconfu&: &c philorophifenim inueftigtitoresco*
gunturvuIgariTCt fermone. &Principesad libitumfine
arteimponuntnomina>& iie, dcab euentu,ra:p&:noa
potcflcercafcientiafieride iproruimpofitione nccfa<fta leruari
quamuisinhoc Hcbrari fint cxtens ccnaciores*Icem quoniam quotidie voces
corquencur,mucilancur, breuiantur^producuncurj^cransferuncur.vt iy,
loannes in Hcbraro, aicicur Ican Gallicc;, Ans Germanice, Gro.
uanni in Ecruria : lanniin Calabriai CianniParcenopeis:
crefcitdifficulcas. Grammaticus ergo non declarabicquiddicaces
rcrum pervocabttlafignacarum^haccenim pertinenc ad fcien*
'tiasillarum renim:fedtantummodo vocom fignificationes, et ftrudttram
orationis. Vnde Plato, profanosvo catjGrammattcos, qmTOcabulaTheologorum
declai»- repraefumunt, magisaatem fificirridere.Idem S. Greg.
f Propriaautem Gtammaticomm declaratio eft ety*
inologia,qua*nonrefpicit quidditates « ad quas nomina
imponuncur^fed vnde imponuncur.Cicer.i. Acad •& qua decaufa, «Sca quibus&quando, fipocis
eft. 10 Ecquoniam vocabula apud alios Aucores aliarum fcienciarum
et apud vulgus aliis tempoiibus aliter SIGNIFICANDUM apud PLAUTUM aU erat jrcuU
Sc quafi ollay APUD VIRGILIO eih naxima xdm regiarum. Item
lusapudlu- rifpcritose(l/ifjtf,apud Oeconomos eWhoJiH ^wndc vulgo
feruis distributio quocidianadicitur/ii rim.Qujt Phy ficis eft
r7ifw>i.f,Lo£;icis/tr^f/mW;^//^, Soloni/rjc, itcm hypo^.t/jsMedico c
fl: fedimenf^m v rinq: G rcXci s e fl h(Iantia indiuidua Thcologis perfona
perronn auten:i Comicis e^laruabLC, Propterca Grammaticus iflharc onmia scire et
declarare deber, 5cquarealijalitervtunturi^confu- ffonem/ermonis tollere
qaantum poteft. n ItemfigttrasGrammadcales, etfi poteftedan^ Rhe^
thohcas&pocricas dicec«&cbnfl:ni^onem orationis. 6cvaTiof diceodi modos
rem eandemi et eiiocleandi de linguain Ungixam :id quod
dicitorinr^rpr^cacio; la Vcitor enim grammaticos etymologia:
interpretatione, dercriptione, 6cdefinitioneali (^ando, fioecircom' Locutione, quando
vocabulum ceriumnon habet vel res vocara, eftignota. Etymologia
docet;vnde vox imponiturV& quaratione. Addetquc! quas pafTa eft
mutationesapudmul- tos. Interpreratio de lingua in linguamfert notitias,
bL de proprietate ad metaphoras et ceconiierfo. Defcripno REM
SIGNIFICATAM PER VOCABULUM MONSTRAT ex effedibus et similitudine aliarum et quiburcumque
potefl adminicolis. Definitio per similitudinem, ic dissimilitudinem
proprias, est entialeiqnevr per genos et differentiam et circomlocutio pertni|Ica vocabula unum
deciarat. 1% 'Jteni notabit Grammatieos synonima, vnioo<sa, jtk
qoioocai;^ 6c denomination^s. Ad qoas redocitor dertnatto vocabi^bt»i»i$[ Vul^
et cafoom ex noroinaCt; cioo.6c temporom.ex priHnf^teritis et fotorit,vtnotar
jGcIliosnon femei» Icem'compofttione$,& parcico]as; emimqtievfQSyVtin i.lib.
notacom est. Item qua pars orationis eft quje libetdidio, qUem Iocum habet inuruura:
8cqucm cafum exigit, &c. Dccarminis et accentus notitia dicemus in poetica, quienccefTaria
eft Grammatico ad docendum pronunciationes. Item de figurisorationis in
Rhetorica esl: fermor quac necessaria rTunt ad fermones eorundem enucleandos.
De figuris vocabuloxam &, ftrudura et liocin; Ibco cJttac syntagOtta,;
j4ffendix dc phi UJophka lingua infiitutione. Slquis novam linguam philosophica
constituere vellet formare literas debec consimiles instrumentis et sufficiences
abfque variatione in copula vocalijum cum consonancibus, vcm r. lib et in
Poccica docuimus. Imponere nomma ex reram nacura et propriecacibu Verba omnia
ex nominibus deriuare et vnius cbniugationis omnia excepco substantivo et omnia
cempora onmibus cribuere et ordinare ea ex adibus essendi, existendi, operandi,
agendi, et patiendi. Parcicipia pra:cerici, et pnefencis, se fucuri cam
adiua quam paf Hua. caniaiSlu aliaqiuun pocencialia. Pronomina omnia iuxca omnes
species suas et non a dissidentia. Adverbia exmodi$, locis, temporibus
et circumstantiis a (3: cum addere. Adnomia vero ex circunstantiis et re spedibus. Coniunctiones
temporales, locales, sociales, difrocxale$,
continuativas, conditionales et alias ut
suo in loco dictum est. Casus omnes distindos in fine, et articulos
ponec æquivoca, synonima, et metaphoras ab olebic: cunitis rebus proprium dabic
vocabulum, ut tollat confussionem, quas videtur pulcracum sic vitium in oIitum:
hac omnia in libris hiscecribus liquido constanc, et ex Mc- altius
constant. Ars mensurandi versus in poetica posita est
syllabarum quantitate sufficic quod Grammatici feribu QC rationes autem a poetica
pecancur. Tommaso Campanella, al secolo chiamato Giovan Domenico Campanella,
noto anche con lo pseudonimo di Settimontano Squilla. Tommaso Campanella.
Settimoontano Squilla. Giovan Domenico Campanella. Campanella. Keywords: utopia
italiana, lingua artificiale, lingua perfetta, la lingua d’utopia, lingua
utopica, l’utopia di Campanella, il problema del linguaggio nella utopia di
Campanella, grammatica la prima parte della sua filosofia rationale, citato da
Vivan Salmon (Keble, Oxford) per il linguaggio inventato per megliorar il linguaggio
volgare. Grammaticalium libri tres, Parigi, vietnamita, armeno.
Deuteron-esperanto—Highway Code -- Italia. Campanelliana civitas solis CIVITAS SOLIS – Taprobane – Sri
Lanka -- -- Refs.: Luigi Speranza, "Grice e
Campanella," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia.
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