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Saturday, January 4, 2025

GRICE E CONSOLI

   I     At/n^^'^      l^arbarli College Eibrarg   FROM THE   CONSTANTIUS FUND     Established by Professor E. A. Sophoclbs of Harvard   University for " the purchase of Greek and Latin   books, (the andent classics) or of Arabie   books, or of books illustrating or ex-   plaining sudi Greek, Latin, or   Arabie books.»» (Will,   dated 1880.}      La " GERMANIA " comparata   CON LA ''^NATÌ^RAUGHfGTOmA ' DI RDIMIO   e con le opere di Tacito     Altre opere del Prof. Dott. Santi Consoli :   Italiensk Crammatik til brug for Norske og Dan-  ske. — Catania , 1884. L. 3. (in deposito presso E.  Hauffs boghandel, Kristiania in Norvegia).   Istituzioni di lingua latina esposte, secondo il me-  todo scientifico, agli alunni delle scuole seconda-  rie classiche. — Catania, F. Tropea, 1887. L. 3, 50  (esaurito).   Introduzione allo studio del D. N. — Torino, F.lli  Bocca, 1888. L. 6 (esaurito).   Fonologia latina. — 2* ediz. riveduta e migliorata.  —Milano, U. Hoepli, 1892. L. 1, 50.   Letteratura norvegiana, — Milano, U. Hoepli, 1894.  L. 1, 50.   De C. Piinii Caecllii Secundi rhetoricis studiis.   — Catinae, C. Galatola, 1897. L. 3 (esaurito).   Il neologismo negli scritti di Plinio il giovane.   Contributo agli studi sulla latinità argentea. — Pa-  lermo, A. Reber, 1900. L. 3.   Neologismi botanici nei carmi bucolici e geor-  glci di Virgilio. Contributo agli studi sulla latini-  tà dell'evo augusteo.— Palermo, A. Reber, 1901. L. 3.   L' autore del libro " De origine et situ Cerma-  norum " : ricerche critiche. — Roma, E. Loescher  & C.^ , 1902. L. 3.   $»*«$     LA « GERM/IHM "     COMPARATA CON LA     " NATVRALIS RISTORI A " di Plinio  e cosa le opere d.i rPaclto     RICERCHE LESSIGRAFIGHE E SINTATTICHE   DEL DOTTOR   SANTI CONSOLI   lib. doc. di letteratura e lingua latina nella R. Università di Catania     '^'^>^^^     Ermanno Loescher & C   {Bretaehneider e Regenberg)   Librai di S. M. la Regina d' Italia   1903     L-t l-l'iZ.i     l   \        \     /     - /     (.Ji'ù i U ta.t ^ tCu>u Y^^^^^^     Proprietà letteraria delVautore.   (Catai^a^ via MaddemfD. 160)     Ttpoffrafia editrice BARBACALLO & 8CUDERI, in Catania.     Alla memòria benedett^a  di mia madre   E  DI MIA MOGLIE   (1887 . 1897)     Osservazione preliminare     Il libro che sommettiamo alla benevola attenzione  dei lettori ha il solo obietto di dare evidenza ad alcune  osservazioni lessigrafiche e sintattiche , più degne di  nota, che risultano dal confronto della Germania con  la naturalis historia di Plinio e con le opere di Ta-  cito. Si om mettono , per tanto, tutte le particolarità,  concernenti la lessigrafla e la sintassi, che presentano  gli scritti comparati , in quanto che tali particolarità  o casi isolati sfuggono ad un'indagine comparativa.   Nelle ricerche sulla genesi e lo svolgimento delle  voci e locuzioni considerate, terremo presente l'uso che  ne fecero i più autorevoli scrittori latini anteriori a  Plinio Secondo ed a Cornelio Tacito , e quelli ad essi  contemporanei : eviteremo , per ciò , salvo in qualche  caso raro, di seguire le vicende di una data espressione  o di un dato costrutto sintattico nell'uso letterario dei  tempi seriori. Sarà ommessa altresì l' indagine di quei  significati delle voci esaminate , i quali , non essendo  stati accolti nelle opere che sono obietto delle nostre  ricerche, non sembrano di alcun vantaggio per la com-  parazione istituita. Al nostro compito è sufficiente inda-  gare per quale tramite la voce, la frase, il costrutto che  si esaminano , sì siano introdotti nelle opere messe in  comparazione. Qualche osservazione critica appare, tal-  volta, nelle note; che, trattandosi di indagini compa-  rative, è necessario, anzi tutto, essere certi dei termini  del confronto ed aver notizia delle vie percorse dalla  critica per fissarli.   Quanto al testo di Tacito, ci siamo attenuti all' edi-  zione curata dal Halm ; e, per il testo della naturalis  historia di Plinio, abbiamo seguito l'ediz. Jan-Mayhoff*.  Ci è parso opportuno seguire, quanto al testo della  Germania, la recente ediz. curata da Io. Mueller ( ' e-  ditio maior, II emendata, Vindobonae, Pragae, Lipsiae,  MDCCCC '). Nel citare i passi di un autore, abbiamo eoa-     — vili —   servato invariata l'ortografia del testo, quale è presen-  tata neir ed. di cui ci siamo serviti : e perciò occorre,  qualche volta, leggere nello stesso paragrafo o nello stes-  so rigo l'identica parola scritta in più modi; p. es. ' ad-  gnoscere ' e ' agnoscere ' , ' adgnatus ' e ' agnatus ' ,  ' caespes ' e ' cespes ', ' conlatio ' e ' coUatio ', ' inlaces-  situs ' e ' illacessitus ', ' inpatiens ' e ' impatiens ', ' in-  putare ' e ' imputare ', ' inrumpere ' e ' irrumpere ', etc.  —I passi di Tacito sono designati con la indicazione del  rigo , dopo il numero che rappresenta il cap. ; e per  maggiore chiarezza, a fin di agevolare le ricerche ed  i confronti, si è indicato , ogni volta che sia apparso  necessario, anche il num. del rigo nelle citazioni dei  passi di altri scrittori. Ad evitare, però, troppo curaolo  di numeri, si è ommessa, nel citare i luoghi di Plinio,  r indicazione dei numeri che rappresentano i capitoli  e le sezioni: il luogo che si cita è indit^ato soltanto col  numero d'ordine del libro e col numero del paragrafo.  Arrogi che , quante volte si è trascritto il testo di un  luogo della naturalis historia, il numero rappresentan-  te il libro è stato sempre espresso con segni romani ;  allorché, invece, si è citato un luogo della detta ope-  ra per semplice confronto o richiamo, senza la trascri-  zione del testo, si è indicato (da pag. 33 in poi) anche  il numero d' ordine del libro con sole cifre arabiche.  Non pare superfluo, in fine, avvertire (tuttoché, del  resto , si sia chiaramente detto e ripetuto nelle prefa-  zioni dei nostri libri sui neologismi pliniani e sui neo-  logismi botanici nei carmi bucolici e georgici di Vir-  gilio) che la nostra affermazione sulla novità di un  vocabolo o di un costrutto sintattico nelle opere messe  in confronto, o sul significato nuovo di voci anterior-  mente note, il quale si osserva nelle dette opere, va sem-  pre accolta in senso ristretto , cioè in relazione al ma-  teriale letterario latino pervenuto sino a noi. Certamente  né Plinio né Tacito si sarebbero serviti di voci non  note ai loro contemporanei , né a voci usate prima a-  vrebbero assegnato tali significati nuovi da non essere  compresi dai Tettori delle loro opere,     CAPITOLO PRIMO   Relazioni lessicail tra la Germania e la  naturalìa hlstoria di Plinio.   — A —   A fin di determinare con la maggiore chiarezza che  ci sia possibile le relazioni lessicali tra i due libri  considerati, pare opportuno trattare prima delle voci e  frasi più notevoli, che appariscono usate dagli scrittori  anteriori alTetà di Plinio Secondo, con lo stesso valore  lessicale che si nota nella Oerm. e nella nat. hist     I. — Sostantivi :   1/ * aduentus ' : Ge^^m. 2, 2 ^ aliarum gentium aduen-  tibus '. n. h. XVII 242 ' Xerxis aduentu ' : cf. XV 52,  XXIX 13. Plinio riferì ' aduentus ', oltreché a persone,  anche ad animali: n. h. X 30 ' ad hirundinum aduen-  tum '. XXV 90 * florent aduentu hirundinum ' ; — e a  cose diverse : v. n. h. II 142. XVIII 218. XXXII 59.   C0N30U, La aermania comparata. 1     — 2 ~   etc. : egli perciò si attenne all'uso della voce ' aduenfcus '  accolto nella latinità arcaica e nella classica. ^   2.° ' alea ' vale « giuoco di fortuna , di rischio 5> :  Germ. 24, 6 ' aleam.. sobrii inter seria exercent '. n. h.  XIV 140 ' quantum alea quaesierit tantum bibit '. Per  indicare, in senso traslato, 4; dubbio, incertezza » , la  V. 'alea' è accolta nella 7^. ft^ praef. 7 ' M. Tullius  extra omnem ingeni aleam positus '. Tanto nell' uno  quanto nell'altro significato, la v. considerata ha degli  esempi in tutti gli stadi della latinità. ^   3.° ' amplitudo ' : Germ. 26, 6 ' nec enim cum uber-  tate et amplitudine soli labore contendunt '. n. h. VI  119 ' stadiorum LXX amplitudine ': cf. X 52 ' in ma-  gnam amplitudinem crescit '. XIV 28 ' foliorum ampli-  tudo atque duritia ' : v. inoltre XII 7. XVI 248. XVIII  128. XX 222. XXI 28. XXVIII 112. XXXVII 110; 139;  172. etc. Nello stesso significato proprio di « ampiezza,  grandezza, estensione grande » era stata già la voce  ' amplitudo ' accolta nell' uso della latinità aurea. ^   4.*^ ' annales ' : Germ. 2, Il ' celebrant carminibus  antiquis, quod unum apud illos memoriae et annali um  genus est ' e. q. s. n. h. II 43 ' miraque humani ingeni  peste sanguinem et caedes condere annalibus iuuat '.  XXXIII 145 ' erubescant annales qui bellum ciuile illud     1 Vedi p. es. Pacvv. in Non. II p. 178 , 9 ed. Mere. ; p. 121 ,  a ed. Gerl.-Roth. Cic. de imp. Cn, Pomp, 5. 13. in Pis, 22, 51.  p. Mil 19, 49. ad Ait XII 50. Tuse. Ili 14, 29. de nat d. \ 38,  105. NtìP. XI (Iph.) 2, 5. Sall. lug. 97, 4. etc.   2 Vedi Forcellini-De Vit, lex t. I, p. 189. Georges, ausfùhrl  Handwb. I, e. 276.   3 Varr. r. r. II 4, 3. Cic in Verr. IV 49, 109. L'uso fu conti-  nuato anche da Tac. hisi. IV 22, 15. IdiaL de oraioribua 37,23}.     — 3 —   talibus uitiìs inputauere ' K Tale accezione di * anna-  les ', per significare una narrazione storica in generale,  rese possibile la confusione che Puso seriore fece di   * historia ' e * annales ', malgrado le distinzioni d' or-  dine diverso fatte da Gelilo e Servio. ^   ò."" ' appellatio': Germ. 2, 17 * pluresque gentis ap-  pellationes '. ^ n. h. VII 59 ' se patris appellatione sa-  lutarent': v. anche II 116. XV 138. XXI 50. etc. Con  lo stesso significato metonimico di « nome, denomina-  zione, appellativo », oltreché con altri significati, la v.   * appellatio ' appare prima in Cicerone. *   6." * argumentum ' : Germ. 25, 12 ' apud ceteros im-  pares libertini libertatis argumentum sunt. ' n, h. Il  111 ' haut dubio coniectatur argumento ': v. inoltre II  7; 8. III 86; 122. X 106; 107. XI 94 . XII 68. XV 12;  134. XXII 39. etc. Lo stesso significato di « argomento,  segno , prova di fatto > , e talvolta « indizio » ha la  V. ' argumentum ', oltre ad altri significati, presso gli  scrittori anteriori. '^     1 Cf. Tac. ann. II 88, 16.   « Gfll. n, A. V 18 , 1-9. Sbrv. comm, in Verg. Aen. I 373,  voi. I, fase. 1^, p. 125 sg. Th. Cf. Isid. orig. I 43, col. 856.   3 Non pare che sia degna di essere accolta la lezione con-  getturata da loh. Mueller : ^ plurisque gentes et appellationes '.  Abbiamo preferito attenerci alla lezione data dai codd., rifiutando  anche il * plurisque ' dato dal Ritter , Kritz , Haltn * , Zernial,  Ramorino, etc : i codd. presentano * pluresque '.   ^ Cic. de dom. s. 50, 129. ad AH, V 20, 4. Un altro es. leggesi  in un I. di Tito Ampio, riferito da Sveton. diu. lui. 77, 2. Vedi  anche Tag. ann. Ili 56, 5.   5 V. i numerosi ess. di Plauto, Lucrezio, Cicerone, Livio, etc  nel lex. Forcbllini-De Vit, 1. 1, p. 383 e néiVausfiXhrl Handeob,  del G^ORGKS, I, e. 528 sg.     ~ 4 ~   7.** ^ armentum ' : nella Germ. vale a significare in  generale « branco di animali grossi domestici » : 21, 3  ^ luitur enim etiam homicidium certo armentorum ac  pecorum numero '. Plinio l'adopera nella n. h. per de-  notare branco di cavalli (Vili 165) o di cinocefali (VII 31)  di certi buoi della Frigia (XI 125) o di animali in  generale (Vili 44. XI 263). Per i vari significati della  V. * armentum ' si erano dati anteriormente degli ess.  da Varrone, Cicerone, Virgilio, Orazio, Ovidio, etc. ^   8.** ' ars ' : Gemi. 24, 3 ' exercitatio artem parauit ,  ars decorem '. n. h. XVIII 197 ' artis quoque cuiusdam  est aequaliter spargere (semen) ' : v. XI 81. XVIII 32.  In Terenzio la v. * ars ' aveva di già assunto il signi-  ficato particolare di « abilità, destrezza ». ^   9.* ^ bigati ', antiche monete romane con l' impronta  della biga : Germ, 5, 17 ' pecuniam probant ueterem  et diu notam , serratos bigatosque '. n. h. XXXIII 46  ' notae argenti fuere bigae atque quadrigae , inde bi-  gati quadrigatique dicti '. Livio l'usò anche con lo stesso  significato. ^   10. ** ^ cassis ', t. ' cassid- ' : Germ. 6, 10 ^ uix uni al-     1 Varr. r. r. II 5, 7. Cic. Phil. Ili 12, 31. ad Att VII 7, 7. de  r. p, II 35, 60. Verg. bue. 2, 23. 4, 22. 6, 45 e 59. georg. I 355;  483. II 144; 195; 201; 329. III 71; 129; 150; 155; 162; 352. IV 223;  3P5. Aen, I 185. Ili 220; 540. VII 486; 539. Vili 214; 360. XI  494. XII 688; 719. Hor. carm. I 31, 6. Ili 3, 41. ep. 1 8, 6. Ovid.  mei. XV 84. fasi. II 277.   « Tbr. Andr. 31 (I 1, 4). adeìph^ 742 (IV 7, 24). Cf. Tag. Agr.  36, 2.   « Liv. XXIII 15, 15: ò adoperata col valore primitivo di ag-  gettivo in XXXllI 23, 7.     — 5 —   terìue cassis aut galea '. ^ Con lo stesso significato  (« elmo di metallo ») la v. ' cassis ' fu adoperata da-  gli scrittori anteriori. Nella n. h. si presenta col signi-  ficato metonimico di guerra : XIII 23 ^ ista patrocinia  quaerimus uitiis , ut per hoc ius sub casside unguenta  sumantur '.   11.° ^ ciuitas ': l'espressione * Hermundurorum ciuitas \  che leggasi nella Qerm. 41, 3, si riannoda direttamente  ad un* espressione consimile di Cesare. ^ A tale acce-  zione della V. * ciuitas ' si ravvicina il passo della n. h,  XXXI 12 ^ Tungri ciuitas Galliae ': cf. VII 200 ' regiam  ciuitatera Aegyptii, popularem Attici post Theseum (se.  inuenerunt) \   12.** * colla tio ' ; Germ. 29, 6 ' exempti oneribus et  collationibus '. n. h. XXXVII 10 ' Maecenatis rana per  conlationes pecuniarum in magno terrore erat '. La v.  ^ collatio ' vale per ciò « contributo, sussidio »; e con  significato analogo era stata precedentemente usata da  Livio. ^ Ma in un altro 1. della n. h. la v. considerata  conserva il significato di « confronto, paragone », con  cui era stata accolta da Cicerone e da altri: * XXXVII  126 * optimae sunt quae in conlatione aurum albicare  quadam argenti facie cogunt '.   13.** ' color ' : appare nel significato proprio tanto  nella Germ. 6, 9 * senta tantum lectissimis coloribus     1 La differenza tra * cassis ' e * galea ' è notata da Isid. orig.  XVIII 14, e. 1272.   « Gaes. 6. e. IV 3, 3 * Vbii, quorum fuit ciuitas ampia atque  florens *. Cf. Tac. hist. I 54, 1 * ciuitas Liiigonum *. Agr. 17, 3  ' Brigantium e. '   3 Liv. IV 60, 6. V 25, 5. etc.   4 CiG. Tuse \y 38, 83. de natd. ni 28,70. de diu. Il 17,38. etc.     — 6 —  distingiiiint ' ; quanto in più luoghi della n. h. : Viti  193. XI 148; 151; 225. XXXV 81; 82. etc. La v. ' color'  era stata prima accolta nello stesso senso da Cicerone,  Cesare e dai poeti dell' età augustea. ^   14.*^ ' conciliura ': Germ. 12, 1 ' licet apud concilium  accusare '. n. h. XXXV 59 ' Amphictyones , quod est  publicum Graeciae concilium '. Con lo stesso significato  dì « adunanza , concilio » , appare presso gli scrittori  anteriori : ' riappare negli scritti di Tacito. *   15.° ' condicio ': il significato tradizionale della voce  ' condicio ' è conservato tanto nella Germ. 24, 12 ^ ser-  uos condicionis huius per commercia tradunt ' ; quanto  nella n. h. Ili 91 ' Latinae condicionis '. IV 57 ' Aegina  liberae condicionis' etc; ^ salvo che nella n. h. si es-  tende anche a cose estranee alle condizioni civili de-  gli uomini : v. XVIII 187. XXIV 158.   16.'' ' conditor ': Germ. 2, 12 ' Tuistonem deum terra  editum et filium Mannum originem gentis conditores-  que '. n. h. XVI 237 ' Tiburno conditore eorum ( se.     1 V. gli ess. addotti nel lex. Forcellini-Db Vit, t. II, p. 283;  e UQÌV ausfùhrl. Handwb. dei Georges, I, e. 1199.   « Il lex. Forgellini-Dk Vit, t II, p. 347, e V ausfùhrl Handwb.  del Georges , I, e. 1301 sg. notano, per inesattezza , che Plinio  abbia indicato con la v. ' concilium ' il fiore bianco della pianta   * iasine '. Nel passo della n. h. XXII 82 il fiore della ' iasine '  è rappresentato (secondo i codd. Leid. Voss., Paris. Lat. 6796 e  Riccard. di Firenze) dalla v. * concylium ', che V Urlichs ( Vindie.  Plinian. , Erlangae 1866, v. II 484 ) emendò rettamente • con-  chylium ', quale è stata accolta nella recente ediz. Mayhoff :   * concilium * fu presentato dalla * uulg. * sino all*ed. del Detlefóen,  Beri. 1868, voi. III.   8 Tac. hi8t. IV 64, 2.   4 Cf. Tag. ann. I 16, 13. hist. II 72, 10.     tiburtum) ' : v. Vili 61. XXII 5. etc. Nella n. h. si es-  tende ancor più il significato di ^ conditor ' , riferen-  dosi , secondo esempi offerti da scrittori precedenti , a  città : V 86, VI 92 ; 113 ; 177. XVI 216. età ; ^ alle  arti : praef. 26. XXXIV 89. XXXV 199. etc. ; ^ alla  storia : V 9. VII 111. XXXVI 106. etc. ; '^ alle leggi t  XVI 13; a scuole filosofiche: XXVI 11. etc.  * concurrunt multae opiniones ' : cosi  secondo i codd. ; neir ed. Fleckeisen si accoglie la congettura  ' concurrunt multa eam opinionem *. Cic. p. Rose. Am. 15, 45.  etc.   5 Plavt. Men. 756 ( V 2, 4 ). Cic. Tasc. V 15, 45. Caes. b. e.  hi 84, 3. Liv. IX 16, 13. Se ne valse anche Tao. hist I 79, ^     — 15 •^   SS."" ^ propìnquìtas ' : Germ. 7, 10 ^ non casus nec for-  tuita conglobalo turmam aut cuneum facit, sed famì-  liae et propinquitates ' : in traslato, per indicare « pa-  rentela », la V. * propinquitas ' era stata prima usata  da Cicerone, Cesare, Livio, etc. » Nella n. h. conserva  il significato proprio : II 64 ' idemque motus alias  maior alias minor centri propinquitate sentitur ' : v.  II 74. Il significato proprio di * propinquitas ' osservasi  prima in Cicerone e Cesare. ^   34.*^ * quies ' : n. h. XVI 70 ' lenis quies materiae \ ^  XVIII 231 ^ uentorum quiete ' : nello stesso significato  di « calma, tranquillità » Cicerone e Virgilio avevano  accolto la v. ' quies '. * Ma nella Germ. 14, 10 ' ingrata  genti quies ', la v. considerata vale a indicare con     1 Cic. de fin. V 24, 69. Caes 6. G. II 4, 4. Liv. IV 4, 6. Cf.  Tao. ann. XI 1, 11. È usata al sing e con lo stesso eignificato  nei sgg. 11.: Cic. p. Quinci. 6, 26. p. Piane. 11, 27. Nep. X  (Dion) 1, ?. XVn (Ages.) 1, 3.   « Cic. de inu. rhei. I 26, 38. Phil III 6, 15. de off. Ili 11, 46.  Caes. 6. G. li 20, 4. VI 30, 3. b. e. Il 16, 3. etc.   3 Cosi leggiamo secondo i codd., tranne il Paris. 6795 (E del  Mayh.) e TÀrundel. del museo britannico di Londra, e secon-  do la ' lectio uulg. ' Neired. del Sillig. voi. Ili, Hamb. e Gotba  1853 , si afj^giunge ' est ' a ' quies '. Il Mayhoff , ed. Lps. 1892 ,  innova radicalmente la frase , e legge ' leuisque est ', che si  avvicina , nel suono della pronunzia , alla lez. * lenis qui est ',  presentata dai detti codd. E e Arundel. L* Urlichs ( Vindie.  Plin.y 264; Erlang. 1866) si allontana di più dai codd.,, ammet-  tendo la congettura * leui cuiu3 '.   4 Cic. de leg. agr. 11 2 , 5 in Caiil. IV 1,2; 4, 7. p, Cael. 17.  31>. p. r. Deiot 13, 38. ex libris aeadem. ineeriis tv. 4. de fin.  I 14, 46. V 20, 55. Tuse. I 41, 97. de r. p. I 4, 8. IV 1, 5. etc.  Vbrg. geory. II 344.     — 16 —  particolarità la « quiete dopo la guerra », come osser-  vasi in Sallustio. ^   35.° ' receptaculum ': appare, nel senso di « ricovero,  rifugio, ricetto », tanto nella Germ. 46, 20 ^ hoc senum  receptaculum (se. ramorum nexus) ' ; quanto nella n. h.  X 100 ^ perdices spina et frutice sic muniunt recepta-  culum ut centra feram abunde uallentur \^ E ciò è  conforme air uso fattone prima da Cicerone , Cesare ,  Livio '. 3 Ma nella Germ. assume anche il significato  di « deposito, magazzino » per viveri: 16, 11 ^ subter-   raneos specus sufTugium hiemi et receptaculum   frugibus ': tale significato osservasi prima in Cicerone. ^   36.** ' reuerentia ' : Germ. 29, 9 ' protulit enim ma-  gnitudo populi Romani ultra Rhenum ultraque ueteres  terminos imperii reuerentiam '. n. h. XXXVI 66 ^ hac  admiratione operis effectum est ut , cum oppidum id  expugnaret Cambyses rex uentumque esset incendiis ad     1 Sall. Cai. 31, 1: cf. Cic. de imp, Cn. Pomp. 14, 40. Tacito si  valse della v. 'quies* tanto ìq senso metonimico, per indicare  « sogno, visione » (ann. I 65, 6: cf. Cic. acad. pr. II 16, 51. de  diu. I 21, 43; 24, 48; 25, 53; 28, 58; 29, 61; 43, 96; 55, 126. II 60,  124; 61, 126; 66, 135; 70, 145; etc). quanto nel senso proprio di   , è adope-  ' rata nella Gemi. 36, 7 * tracti ruina Cheruscorum et   L Fosi, contermina gens '; e nella n. h. XVII 245 ' Ne-   |, ronis principis ruina '. Si noti, però, la differenza : nella   I Germ. , come in 11. consimili di Cicerone, Sallustio, Li-   S vio, Ovidio, etc. ^, la v. ' ruina' si riferisce alle con-   p dizioni di un popolo o di uno Stato; mentre nella n. h.   - concerne le condizioni di singole persone : di che si   i hanno ess. in Cicerone, Orazio, Ovidio, etc. ^ Plinio si   valse anche della v. ' ruina ' in senso metonimico : n. h.  ^ XXXIII 74 ' flumina ad lauandam hanc ruinam iugis   montium obiter duxere ' : ^ cf. XXXIII 66 ^ in ruina  ;; montium '.   40.* * saeculum ' : Germ, 19, 9 ' nec corrumpere et  corrumpi saeculum uocatur \ Di tal valore metonimico  di * saeculum ', per indicare i costumi dominanti in un   1 Cic p. SesL 2, 5. 51, 109. 57, 121. in Vatin. 8, 21. de proo,  eons. 18, 43. p. Balb. 26, 58. ep. (adfam.) V 17, 1. Sall. Cai.  31, 9. Liv. XLV 26, 6. Ovid. mei. VII! 498. Vbll. Paterg. h. R  II 91, 4. etc. li Gborges, ausfiXhrl Handiob.^ II, e. 2165 , attri-  buisce per inesattezza a Cicerone la frase sallustiana ' iocendium  meum ruina («e. rei publicae) restinguam * (^Cat 31 , 9). La  frase di Cicerone (p. Mur. 25, 51) é: * respondisset, si quod es-  set in suas fortunas Incendium excitatum, id se non aqua, sed  ruina restincturum '.   « Cic. in Catti I 6, 14. eum Sen. grat. egii 8, 18. de fin. I 6,  18: cf. de prou. eons, 0, 13. de dom. s. 36,96. Hor. earm. II 17,  9. Ovid. ex Pont I 4, 5.   '^ In simil modo , riferendola a città distrutte , usarono la v.  * ruina' Liv. IX 18, 7. XXI 14, 2. Vbll.Patbrc. h. R. II 19, 4;  ed altri.     — 19 —   dato tempo ( i Tedeschi ciò desigaano con la voce  « Zeitgeist ») si hanno ess. precedenti in Terenzio, Vir-  gilio, Orazio, etc. ^; ma il tramite per cui dovette pas-  sare, per aversi il significato metonimico su cennato,  notasi , senza dubbio » conservato neir uso fattone da  Plinio nel sg. 1. della n. h. XXXVII 29 ' haec fuit su-  prema ultio saeculum suum punientis ( se. Neronis ) ' :  V. XXXVII 19.   41.** ^ sagum ': è voce di origine celtica, usata nella  Germ. ad indicare il saio o vestito dei Germani : 17 ,  1 ^ tegumen omnibus sagum fibula aut, si desit, spina  consertum '.^ Nella n. h. fu riferita al saio dei pasto-  ri : VIII 54 * pastoris Gaetulìae sago ' ; e ad un indu-  mento dei Druidi: XVI 251. XXIX 52 : e ciò per ana-  logia dell'uso fattone da Columella, che con la v. ^ sa-  gum ' aveva indicato la veste dei contadini.^ Neil' uso  classico * sagum ' si restrinse a dinotare il mantello dei  soldati. ^   42*'' ^ sata ' : in diretta provenienza dall' uso fattone  da Virgilio, ^ in sostituzione della voce ' segetes ', os-   1 Tbr. eun. 246 (Il 2, 15). Verg. georg. I 468. Aen. I 291. Hor.  carm. III 6, 17.   , che osser-  vasi in Cicerone, ^ per il tramite dell' uso particolare  fattone da Bruto. ^   51.** * superstitio *: Germ. 39, 10 ^ eoque omnis su-  perstitio respicit '. n. h. XXXI 95 ' superstitioni etiam  sacrìsque ludaeis dicatum ' : v. inoltre VII 5. XXI 182.  XXII 118. XXX 7. XXXVII 160. Si valsero prima della  v. '^ superstitio ' Cicerone, Virgilio , Livio, Seneca , Co-  lumella, etc. ^   52.** * temperantia ': Gerrn. 23, 5 ' aduersus sitira non  eadem temperantia '. n. h. XXVIII 56 * multo utilissi-  ma est temperantia in cibis \ Col medesimo significato     1 CiG. de /Ia. I U, 37 *doIoris amo tic successlonem efficit  udluptatis '. Ma in un fr. dell' esordio del libro Hortensius^ ri*  ferito da Avqvstin. de uit ò. 26, io opp, t. I p. 308, Bened. , la  V. 3.  Tuse. Ili 29, 72. de nat. d. I 17, 45; 20, 55; 27, 77; 42, 117. II  24, 63; 28, 70 e 71. Ili 20, 52. de diu. I 4, 7. II 7, 19; 39, 83; 41,  85; 60, 126; 63, 129; 67, 136; 72, 148 e 149. de legihm I 11,32.  II 16, 40; 18, 45. [Il fr. del 1. de legibus cit. da Serv. eomm. in  Verg, Aen. VI 611, voi. II, p;ig. 85, in cui notasi la frase * au-  get superstitionem ', ò riferito dal Thilo al 1. cit. II 16, 40. Il  Nobbe, pag. 1222, lo ascrive, invece, terzo tra i frammenti ' in-  certorum lib-orum de legibus']. Vedi inoltre Vero Aen. XII  817. Liv. XXVI 19, 4. SBN. ep. XX 5 (122), 16 (al quale I. si pa-  ragoni XV 3 (95J, 35). Colvm. de r. r. I 8 , p 326, 22. Cf. Tac.  Agt. li. 11. hist. 11 4, 13. V 13, 2. ann. W 85, 13. XII 59, 6. XV  44, 14.      — 24 -^   dì «teiiiperahza, continenza, moderazione» la v. Uern-  perantia ' era stata accolta nell' uso degli scrittori an-  teriori. ^   |.. 53.** ' transfuga ': nel significato proprio , secondo   f: l'uso accolto prima da Cicerone, Sallustio, Livio, etc. ^',   si osserva nella Germ. 12, 3 ' proditores et transfu-  gas arboribus suspendunt \ Attenendosi, invece, alla  tradizione avente in prevalenza carattere poetico ^,  Plinio si valse della v. * transfuga ' nel senso traslato:  n. h. XXIX 17 ' solam hanc artium Graecarum (se.  medicinam ).... Quiritium paucissimi attigere et ipsi  statim ad Graecos transfugae '.   54.** ^ tributum ': nel significato proprio appare e-  gualmente nella Germ. 43, 4 * Osos Pannonica lingua  coarguit non esse Germanos, et quod tributa patiua-  tur '; e nella n. h. XXI 77 ' ceram ir\ tributa Romanis  praestet': v. altresì VI 119. XII 112. etc. Del resto, la v.  * tributum ', indicando cosa che ha tormentato i popo-  li in tutti i tempi, fu assai nota agli scrittori ante-  riori. ^  55.° ' uilitas ■: Plinio se ne avvalse tanto nel senso  r£ proprio di «poco prezzo, buon mercato», secondo gli     r.     1 CiG. de or. II 60, 247. pari. or. 22, 76. ep. (ad fam.) I 9, 22.   Tuae. Ili 8, 16. V 20, 57. de off. Ili 25,96; 33. 116. etc. Cf. Tac.   ann. I 14, 4.  8 CiG. de dia. I 44, 100. Sall. lug. 54, 2. Liv. XXIV 30, 6.   XXVII 17, 11. etc: cf. epit Z. LI.  f 3 HoR. earm. III 16, 23. Lvgan. de b. e. Vili 335.   l: •* Cic. m Verr. Il 53, 131; 55, 138. Ili 42, 100. p, Flaee. 9, 20.   19, 44. 32, 80. ep. (ad fam.) HI 7, 3. XV 4, 2. de off. W 21, 74;   22, 76. etc. Cabs. b. G. VI 13, 2. 6. e. HI 32, 2. Liv. IV 60, 4.   XXIU 31, 1. etc.     èss. presentati prima da Cicerone •: n. h. XVIII IS  ' annonae uilitas incredibilis erat ': v. anche Vili 7.  XIV 35; 50. XVIII 273. XXXIII 50. XXXV 47;— quan-  to nel senso traslato di « poco valore, poca importan-  za »: fi. h. XX i ' nominum uilitate deceptus \ XXXVI  119 * quae uilitas animarum ista ': dello stesso modo  II 26. XI 39. XIX 59. XXVI 43. XXXIV 2. A questo  secondo significato, che si osserva in Plauto e in al-  tri scrittori, ^ si avvicina 1' uso fattone nella Germ. 5,  11 * est uidere apud illos argentea uasa.... non in alia  uilitate " quam quae humo flnguntur '.     1 Cic. in Verr. Ili 92, 215; 93, 216; 98, 227. de imp, Cn, Ponip.  15, 44. eum pop. graL egii 8, 18. de dom, s. 6, U e 15. 7, 16  de off. Ili 12, 52.   « Plavt. eapt 230 (II 1, 37). Pbtron. sat. 118 Qvintil i. o.V  7, 23. etc. Cf, ' uilitatem uerbi * in Non. 12, p. 531, 2 ed. Mere;  p. 363 a ed. Gerì, e Roth.   3 * Vllìtas ', nel 1. e. della Germ , non significa « vilipendio,  spregio » ( « Geriogschaetzung », come commenta U. Zernial,  o. e., p. 24), ma «poco valore, poco pregio»; sicché l'intera  frase ' non in alia uilitate ' vale, secondo la giusta osserva-  zione del Grbverus, Bemerkungen zu Taeiius' Germania, 01-  denb'urg 1850, p. 21, lo stesso che * eodem uili pretio*. La var.  * utilitate *, presentata dai codd. Vatic. VRB. 655,- Rom. Àug.  bìbl., Florent. Laurent. 73, 20, Viodobon., e sostenuta si viva-  mente dal Kritz, P. C. Tae. Germania, Beri. 1864, p. 42 sg,  che accusa di * sententìa prorsus absurda ' la lez. ' uilitate ',  probabilmente si deve a quella stessa inavvertenza dei copisti,  per la quale nel 1. della n. h. XX 1 si legge nei codd. ' utili-  tate \ invece di 'uilitate ' che è lez. data dal solo cod. Paris.  6795, accolta dalla ' uulgata ', e ripetuta nella recente ed. del  Mayhoff, voi. Ili, pag. 302, 14.     ^ 26 -   II. — Aggettivi :   1.^ * arcanus ': Germ. 40, 20 ^ arcanus bine terror ';  n. h. XXIX 21 ' arcana praecepta ': cosi notasi usato  da Cicerone, Virgilio, Ovidio, etc. ^ Ma nella n. h. è  riferito anche, secondo V accezione di Plauto, ^ a per-  sona : VII 178 ' petiit uti Pompeius a4 se ueniret aut  aliquem ex arcanis mitteret ' ; per lo più è usato in  funzione di sostantivo : n. h. Il 65. VII 150. XXV 7.  XXVIII 129. XXX 9.   La frase * arcana sacra ' osservasi in Orazio e Ovi-  dio ^ prima che nella Germ. 18, 7 ^ hoc maximum uin-  culum, haec arcana sacra, hos coniugales deos arbi-  trantur '.   2.^ ^ argenteus ' : nel significato comune di « argenteo,  fatto d' argento » * notasi nella Gerrn. 5, 12 ^ est ui-  dere apud illos argentea uasa ' ; e nella n. h. XXXIIf  142 ' missa ab iis uasa argentea ^ non accepis$e ' : v. in-     1 Cic. de fin. II 26, 85. Vl^rg Aen. IV 422. VI 72. Ovid mei.  IX 516. etc. Cf. Tac. ann. II 54, 13.   s Plavt. irin, 556 (li 4, 155): si può aggiungere il v. 518 (II  4. 117) in cui, secondo il commeuto del Cocchia, Torino 1886,  p. 65, la V. * arcano ' ò agg. di cas>o dat., che concorda con  ' tibi': ma nei lessici Forgbllini-De Vit., t. l, p. 361,é6B0R-  OES, I, e. 505, ò considerato come avverbio.   3 HoR. epocL 5, 52. Ovid meL X 436. Cf. ' fatorum sacra ' in  Vero Aen. I 266. VII 123.   * Tale significato osservasi in Liv. Andr. Odi9.tv. 5, in PLM  ed Baehrens, voi. VI, p. 38. Varr. de l L. IX 40, 66, p. 216 Sp.  Cic. in Verr, II 19, 47; 47, 115. IV 43, 93. V 54, 142. in Catil.  I 9. 24. II 6, 13: cf. de nat d. III 12, 30; 34 84. etc.   ^ Gli ' argentea uasa * sono prima menzionati da Cic. in Verr,  IV 1, 1. Phil. II 29, 73. HoR. sai. II 7, 72 sg. etc. Plinio li dis-  se anche ' uasa ex argento ' : n. h. XXXIII 139.     oltre Vili 12. XXII 99. XXVIII 82; 126. XXIX 125.  XXXIII 52; 53; 56; 151 ; 152. XXXIV 160. XXXV 4.  XXXVII 105. etc. Nella n. h. valse apcbe a significare  € ornato o ricoperto d'argento, inargentato » ' : XXXIII  53 ^ G. Àntonius ludos scaena argentea fecit ' : v. altresì  XXXIII 144; 151. etc.— ^ « argentino, del colore d'ar-  gento » : MI 90 ^ flt et candidus cometes argenteo cri-  ne ' : V. inoltre IV 31. XVI 76. XXIV 172. XXXVI 137.  XXXVII 146; 147. etc. Ma nel passo della Oenn. 5,  20 ^ numerus argenteorum facilior usui est ' , assunse  valore di sostantivo, come prima in Livio e poi in Vo-  pisco, 3 per indicare certe monete d' argento , per le  quali Plinio adopera le espressioni ' argenteus dena-  rius ' (n. h. XIX 38. XXI 185) o ^ nummus argenteus '  (n. h. XXXIII 47).   3.* * ater ' : Germ. 43, 22 * atras ad proelia nootes  legunt '. ^ n. h. II 79 * atram in obscuritatem ' . Nella  n. h. osservasi inoltre r agg. ^ ater ' attribuito al co-  lore: VI 190. XI 171 (cf. XVIII 4). XIII 98. XXX 16.  XXXV 127; al sangue: Vili 49; alle nubi: XVIII 355;  alle erbe: XVII 33 S; alla bile: XXI 176; alle ulcere:     1 Significato analogo si osserva io Cic. p. Mar. 19, 40. Liv.  X 39, 13. etc.   2 Cosi in Cic. in Verr. IV 20, 42. Vbrg. Aen. Vili 655. Ovid.  mei. Ili 407. eie.   3 Liv. XXX Vili 11, 8. Vopisc. Prob. 4, 5. Bonosus 15, 8 : v.  seripit hist Aug. XXVIII e XXIX, voi. II, ed. Peter.   4 Cf. HoR. epod. 10, 9 ' atra nocte '.   5 Neired. Mayhoff deUa n. A., voi. Ili, p. 283, 6, leggesi per il  passo XIX )26, secondo la congettura del Salmasio (PUnianae  exereiiaiiones in Solini polghisiora^ Traiecti ad Rheo. 1689;,  ' albae (ac. lactucaQ) ' , meotre ì codd. , eccetto il Paris. 10318  (Q del Mayh.), e la ' uulgata ' danno ' atrae '.     XXtl 154; ad una qualità dì marmo: XXXVl 49. tn  accezioni consimili notasi la v. ^ ater ' in Cicerone, 0-  razio, Ovidio, Seneca, etc. *   4.*" ^ caeruleus ' : Tespressione ' caerulei oculi ' si legge  nella Germ. 4, 6 e nella n, h. Vili 74: in entrambe si  scorge r imitazione della frase ciceroniana * caeruleos  esse Neptuni {se. oculos) '. ^ Nella n. h. V epiteto * cae-  ruleus ' è riferito , inoltre , a certi animali : Vili 141.  IX 46. XXIX 86; a vegetali: XV 128. XXII 57. XXVII  105; a minerali: XXXVI 128. XXXVII 134; alle acque  del Boristene nella stagione estiva: XXXI 56. I lessici  abbondano di ess. sull'uso dell' agg. 'caeruleus' nel-  l'età anteriore a quella pliniana.   5.** * equester ' : riferito a cavalleria, gente a cavallo,  combattimento equestre , notasi , secondo gli ess. di  scrittori precedenti, ^ nella Germ. 32 , 3 ' Tencteri....  equestris disciplinae arte praecellunt '; e nella n. ^. Vili  162' in libro de iaculatione equestri condito ': v. XXXIV  66. XXXV 129. XXXVII 111. etc; e per ' statua eque-  stris ' V. XXXIV 19; 23; 28. etc.   Notasi anche nella n. h. riferito all' ordine civile dei  cavalieri, come in 11. simili di Cicerone, Nepote, Orazio,  Livio, etc: * v. n. h. V 12. VI 181. VII 88; 177. IX     1 CiG. Phii II 16, 41. Tuse. V 39, 114. Hor. earm. II 16, 2.  OviD. am. I 14, 9. met XV 41. Sen. ep. IV 2 (31), 5 Cf. Tac.  hisL V 6, 19..   « Cic. de fiat d. I 30, 83.   3 Vedi Cic. in Verr, li 61, 150. PhiL IX 6, 13. de fin. II 34,  112. Caes. b, G. Ili 20, 3. Liv. Vili 7, 13. XXVII 1, 11 ; 42, 2. etc.   4 Cic. p. Piane. 35, 87. ad Q. />. I 2, 2, 6. de r. p. I 6, 10. Nep.  XXV (Att.) 1, 1. HoR. sai. II 7, 53. Liv. V 7, 5. etc     X     — so-  lo. X 71; 141. XII 13. XVII 245. XIX 110. XXXIII 32;  34; 112. etc. dub, seì^m. XV p. 55, 2 ed. Beck.   6.** * feralis ' : Germ. 43, 22 * ipsaque formidine atque  umbra feralis exercitus terrorem inferunt '. ^ n. h. XX  113 ^ defunctorum epulis feralibus ' : v. XVI 40. L'agg.  * feralis', in senso traslato, è adoperato, come in Ovi-  dio, Lucano, etc. 2, anche nella n. h. XVIII 237 ' Caesar  et idus Mart. ferales sibi notauit scorpionis occasu ' :  V. X 35.   7.^ ' ferax ' : Ge^'^m. 5,4' satìs ferax ( se. terra ). '  n. h. XV 100 ' minime feraces musti (se. acini) ' : v.  XVII 105 ; 124. L' uso di ' ferax ' nel significato pro-  prio , or con r ablativo or col genitivo , osservasi nei  poeti deir età augustea, ^   8.^ ' infamis ' : Germ. 12, 4 ' corpore infames caeno  ac palude... mergunt ' : v. anche 14, 3. n. h. XXXIII  48 ' nec iam Quiritiu.m aliquis sed uniuerso nomine Ro-  mano infami rex Mithridates Aquilio duci capto aurum  in OS infudit ' : v. IX 79. In Cicerone si notano nume-  rosi esempi. ^   9.^ ' infernus ' : usato nel significato generale di     1 Con significato simile osservasi V agg. * feralis * in Verg  Aen, IV 462. VI 216. Ovid. irisL III 3, 81 ; 13, 21. etc. Cf. Tac.  hisL I 37, 10. ann. II 31, 7.   2 Ovid. met IX 213. Lycan de b. e. II 260. Cf. Tac. hisi V  25, 15. ann. IV 64, 2.   3 Con Fablat : Verg. georg. II 222. Col genit. : Hor. epod. 5,  22. Ovid. met VII 470. Col genit. e con T ablat. : Ovid. am. U  16, 7.   * Cic. p. Rose. Am. 35, 100. diu. in Caeeil 7, 24. in Verr. IV  9, 20. p. Font. Il, 34 /,. Cluent 47, 130. in Caiil. Il 4, 7. p.  Cael 22, 55. in Pis. 22, 53. />. Seaur. 2, 8. FhiL XI 3, 7. de fin.  U 4, 12. Cf. Tac, hist. II 56, 9. ann. I 73,7. VI 7, 6. XV 49, li.     y     — 30 —   « inferiore, di èotto, basso » , osservasi nella n. h. II  128 * ille infernus (s(7. auster) ex imo mari spirat ' ; ^  e prima in Cicerone, Livio, Seneca, Lucano.^ Nella Germ.  43, 23 ^ nullo hostium sustinente nouum ac uelut in-  fernum adspectùm ', è adoperato nel significato parti-  colare di « infernale, d'averno », secondo gli ess. che  ci è dato osservare precipuamente negli scritti poetici  del tempo d' Augusto. ^   10.^ * lineus ' : Qerm. 17, 10 ^ feminae saepius lineis  amictibus uelantur \ n, h. XII 25 ^ uestes lineas faciunt  folife \ XXIX 114 ' lineo panno ' : , 236.  ara am. I 205. ^   7 Cic. p. SesL 20, 46. de nat d. Il' 39, 100. Liv. I 4, 6. Cvrt.  hist. A. M. IV 9 (38), J9.     — 35 —   * multitudine pìscium fluitante ' : v. 15, 63. 16, 168. 37,  37. Nella Gemi, 17, 3 ' locupletìssimi ueste distinguua-  tur non fluitante ', è adoperato in traslato, secondo ess.  consimili presentati da Catullo, Ovidio, etc. ^   2.** ^ labans ' : 6r^r/n. 8, 1 * quasdam acies inclinatas  iam et labantes a feminis restitutas '. n. h. XXXV 117  ' sunt in eius exemplaribus nobiles palustri accessu  uillae, succoUatis sponsione mulieribus labantes, trepi-  dis quae feruntur '. Conformi sono gli ess. che prima  ne avevano dato Cicerone, Virgilio , Orazio , etc. ^ Pel  significato proprio dell' agg. ' labans ', v. n. h, XXIV  119 * labantes dentesflrmant '. XXIX 37 ^ dentibus mire  prosunt, etiam labantibus '. *   3.** ^ marcens ' : Germ. 36 , 1 ^ Cherusci nimiam ac  marcentem diu pacem inlacessiti nutrierunt '. n. h. IX  147 ' alias marcenti similis et iactari se passa fluctu  algae uice ', e. q. s. Ess. anteriori si notano in Orazio,  Valerio Massimo, Seneca. ^   4.** * auspicatus ' : Germ. 11, 5 ' agendis rebus hoc  auspicatissimum initium credunt '. n. h. XIII 118 ^ nec  auspicatior in Lesbo insula arbor '. XVI 75 ' comitantur  et spina, nuptiarum facibus auspicatissima '. Nello stesso  significato di « prospero, di buono augurio, iniziato sotto     1 Catvll. 64, 68. OviD. mei. XI 470. ars am. II 433 sg. Cf.  Tac. hist III 27, 12. V 18, 3.   « Cic. p. Mil 25, 68. Verg. Aen. IV 22. XII 223. Hor. carm.  III 5, 45. etc. Cf. Tac. hist II 86, 8. ann. XIV 12, 21.   8 Vero. Aen, lì 463.   4 Hor. sat II 4, 58. Val. Max. f. et d. m, II 6, 3. Sen. ep. XIV  l (89), 18. Cf. IvsTXN. epii. XXXIV 2, 7.     — 36 —   auspici favorevoli » , era stato prima adoperato da  Catullo , Velleio Patercolo, etc. '   Per la forma comparativa ' auspicatius ' con valore  avverbiale, v. n. h. 3, 105. 7, 47.   5.'' ' contactus ': Gemi. 10, 13 ^ (equi) publico alun-  tur isdem nemoribus ac lucis, candidi et nullo mor-  tali opere contacti '. Tale uso di ^ contactus ' in senso  t'raslato osservasi prima in Livio, Properzio, Ovidio,  Seneca. ^ In più luoghi della n, h. è accolto in senso  proprio: v. 7, 17. 8, 78; 85. 9, 147; 183. 11, 193; 277.  18, 152. 28, 80. 29, 51. 34, 146. 36, 58. etc.   6.° ' effusus ': Germ. 30, 2 ' non ita effusis ac palu-  stribus locis, ut ceterae ciuitates '. Dello stesso modo,  per indicare luoghi estesi, vasti, fu usato da Orazio e  Velleio Patercolo. ^ Nella n. h., oltre al conservare il  significato proprio di « versato, sparso, etc. »: v. 4, 101.  6, 71. 8, 14; 161. 9, 102. 16, 2. 20, 90. 22, 145. 29, 50.  etc, il quale significato osservasi prima in Cicerone,  Virgilio, Livio ed altri ', passa in traslato ad indica-  re profusione, eccesso, esagerazione: III 42 ' Grai, ge-  nus in gloriam suam effusissimum ': v. 7, 94; eciòse-     J Catvll. 45,- 26. Vell. Paterc. h. R. II 79, 2. Cf. Qvintil.  i. 0, X 1, 85. Col significato più generico di « inaugurato dopo  presi gli auspici » apparo in Cic. p. Rab. perd. 4, II. Hor.  carm. Ili 6, 10.   2 Liv. II 5, 2. IV 15, 8. VI 28, 6. XXI 48, 3. etc. Prof. I J, 2.  OviD. epist ( her, ) 4 , 50. Irist III 4, 78. Sen. Phaedr. 714. Cf  dial, de oraioribus 12, 8.   3 Hor. €p, I 11, 26. Vell. Paterc. A. R. Il 43, 1.   4 Cic. de diu. I 32, 69. Vero, georg. IV 288; 312; 337. Aen, VI  339; 686. X 893. Liv. I 4, 4. XXX 12, 1. etc.     — 37 —   condo gli ess. che ne avevano dato Cicerone, Nepole,  etc. «   7.** ^ excìsus ': Germ. 33, 3 ^ pulsis Bructeris ac pe-  nitus excisis uicinarum consensu nationum '. Prima la  V. * excisus '.era stata riferita non solo a popoli ed c-  serciti, ma anche a città, campi, regioni, etc. : ^ nella  n. h. si attiene più strettamente al significato proprio  e assume, talora, un significato pregnante: XXXIII 48   * caput eius {se. C. Gracchi) excisum '. ^ XXXIII 139   * anaglypta asperìtatemque exciso circa liniarum pic-  turas quaerimus '. XXXVI 125 ' uias per montes ex-  cisas '. Ess. di tale accezione si osservano in Cicerone,  Virgilio, Ovidio, etc. ^   8.° ' infectus ': Germ. 4, 1 ' Germaniae populos nul-  lis [aliis] aliarum nationum conubiis infectos '. n. h.  XXX 8 ' infecto, quacumque commeauerant, mundo '. Lo  stesso significato in traslato osservasi in Cicerone, Vir-  gilio, Livio, Lucano, etc. ^ Nella n. h. appare anche u-  sato nel significato proprio: VI 70 ' tinguntur sole po-     1 Cic. p. Rose. Am. 24, 68. p. Cael. 6, 13. de nat. d. I 16 . 42.  Nep. I (Milt.) 6, 2. Cf. Tac. hisL li 45, 11. ann. I 54, 8.   « Cic. p. Sesi. 15, 35. in Pis. 40, 96. Cai m. 6, 18. Hor. carm.  Ili 3, 67. Vell. Patbrc. h. R. Il 115, 2; 122, 2: aggiungiamo  II 120, 3 Jelto secondo l'ed. prìnc. del 1520, che nell' apogp. A-  merb. si legge ' occìsi exercitus ', invece di ' excisl exercitus '.  Cf. Tac. hist II 38, 4. ann. XII 39, 9   3 Cosi nei codd. e nella * iiulgata', ma nel solo cod. Bamberg.  e nelle edd Sillig., Jan e Mayhoff si legge * abscisum *.   4 Cic in Verr. Ili 50. 119 V 27, 68. Vero. Aen II 481. VI 42.  OviD ex Pont. Ili 1, 96. V. inoltre Plin. n. h. 35, 94; 154.   5 Cic. ad A ti. I 13, 3. Vero. Aen. VI 742. Liv. XL 11,3. Lvcan.  de b. e IV 736. Cf Tac. hi8t I 74, 1. ann. II 2, 7 ; 85, 13.     — 38 —   puli, ìam quidem infecti ': i v. inoltre 8, 197. 9, 18.  11, 31; 32; 154. 15, 87. 20, 25. 21, 26. 28, 83; 110. 32,  77. 35, 41. 37, 118. etc. Ess. precedenti di tale uso si  notano in Virgilio, Properzio, Mela, etc. ^   9.'' ^ ligatus ': Germ. 39, 7 ^ nemo nisi u inculo liga-  tus ingreditur '. n. h. IX 103 * breui nodo ligatis ': v.  altresì 11, 255. 17, 115. 18, 261. Nello stesso significa-  to proprio osservasi ' ligatus ' in Catullo, Ovidio, Se-  neca, Columella, Lucano. ^   10.^ * monstratus ': Germ. 31, 11 ' iamque canent in-  signes et hostibus simul suisque monstrati '. n. h. XXII  44 ' hacherba dicitur sanatus, monstrata Perieli somnio  a Minerua ' : v. 8, 182. Lo stesso uso di ^ monstratus '  notasi prima in Virgilio, Ovidio, Lucano ed altri. ^   11.^ * nauigatus ': Germ. 34, 5 ^ ambìuntque immen-  sos insuper lacus et Romanis classibus nauigatos '. n.  h. XXXVI 104 ' urbe pensili subterque nauigata ': v.  6, 72. Un es. consimile si osserva in Mela: ' non naui-  gata maria transgressus est '; ^ es. fondato sull'uso del  verbo ^ nauigare ' nelle forme passive, ^ in conseguen-     i Un concetto consimile, espresso anche col verbo * inflcere ',  si nota in Sen. Oed. 122 sg. e Here. [OeQ 337.   « Vero. Aen. V 413. VII 341. Prop. TU 11 ( 18 b ), i (23) Muell.  PoMP. Mel. chor. III 6, 51 (cf. Cabs. b. G. V 14, 2). Vedi Tac.  hi8t III 11, 1.   3 Catvll. 2, 13. OviD. mei. Ili 575 (cf. Liv. V 27, 9). Sen. Med.  742. CoLVM. de r. r. XI 2, p. 591, 23. Lvcan. de b, e. Vili 61.   4 Vbrg. georg. IV 549. Aen. IV 636 : cf. Aen, IV 483. Ovid.  trést III 11, 53. Lvcan. de b. e. Vili 822. Cf. Tac. Agr. 13, 15.  hi8i. I 88, 3. Ili 73, 14.   5 Pompon. Mei*, ehor. II 2, 26.   6 Vedi SBN. n. q. l\ 2, 22. Pun. n. h. 2, 167. 6, 175.     -.89 «.   5Mi deiruso transitivo fattone prima da Cicerone, Vir-  gilio, Ovidio, etc. »   12.** * publicatus ': Germ. 19, 7 * publicatae enim pu-  diciUae nulla uenia ': tale accezione in senso cattivo  del part. * publicatus ' dipende dal significato con cui  fu adoperato da Plauto il verbo * publicare '; - ma nel-  la n. h. * publicatus ' assume il significato proprio di  «pubblicato, reso pubblico »: XXXIII 17 ^ publicatis  diebus fastis ' : » v. anche 29, 26. 35, 24.   13/ Si noti, in ultimo, ^ impatiens ', che è forma par-  ticipiale con la negativa * in- ' premessa. È riferito, in  traslato, a cose prive di vita tanto nella Germ. 5, 4  ' satis ferax (se. terra), frugiferarum arborum impa-  tiens '- quanto nella n. h. XXXVI 199 ' est autem ca-  loris inpatiens (se. uitrum) ' : v. 33, 162. 37, 26. Nella  n. h. è riferito pure ad animali: v. 8, 28; 167. 10, 170.  23, 67. etc.; ed a piante: v. 14, 28. 16, 219. 18, 123.  19, 166. 21, 97. etc.   Dell' estensione in traslato del significato di ^ impa-  tiens ' si asservatto ess. anteriori in Ovidio, Curzio, etc.^  Quanto al reggimento di ' impatiens ', v. il cap. Ili, C,  II, 3% *.   IV. — VerU :   1.° ^ absumere ' : Germ. il, 10 ^ sed et alter et ter-  tius dies cunctatione coéuntium absumitur '. n. h. VI  103 * quia maior pars itineris conficitur noctibus propter     » Ctó. de M' '1 34, use. Vbro. Aen. I 67. Ovid. mei, XV 50.   « Plavt. Baeeh. S%3 (IV 8, 22).   » Cf Vkl. Patbrc. h. R. Il 114, 2.   * Ovid. ara am. II 60. C^rt. hiéi. A. M. ì\ 4 kìò), U.     — 40 —   aestuus et statiuis dies absumuntur ' : cf. 5 , 58. 22 ,  98. Nello stesso significato , riferito al concetto di  tempo, era apparso prima in Cicerone, Livio, Ovidio,  etc. ^ Nella n. h. , secondo gli ess. presentati dagli scrit-  tori anteriori,^ appare anche ristretto al significato pro-  prio : II 45 ^ quem (se. umorem) solis radii absumant ':  V. inoltre 9, 119 ; 121. 28, 267. etc. ; e quanto alla for-  ma passiva 'absumi ', v. 2, 184. 6, 91. 9, 153. 11, 128.  14, 33. 25, 57. 36, 131. etc. cf. 5, 56.   2.° ^ adfectare ' ; Germ. 37, 24 ' occasione discordiae  nostrae et ciuilium armorum expugnatis legionum hi-  bernis etiam Gallias adfectauere '. n. h. XXXIV 30 * Sp.  Cassius, qui regnum adfectauerat ' : cf. 34, 15. Con lo  stesso significato concernente l' ordine politico, appare  in Sallustio, Velleio Patercolo, etc. ^ Nella n. h. si at-  tiene anche, come osservasi negli scrittori precedenti, *  ad un significato più generale : XVII 9 ^ diligentiam  superuacuis adfectare ': v. 7, 8. 17, 84. 22, 69. 25, 73. etc.     1 Cic. p. Quinci. 10, 34. Liv. XXII 49, 9. Ovid. irist IV 10, 114.  Cf. Tac. Agr. 21, 1. ann, II 8, 9.   « Plavt. Cure. 600 (V 2, 2). most 235 (I 3, 78). Ter. haut  458 (III 1, 49. Phorm. 834 (V 5, 6). Varr. r. r. IH 17, 6. Ca-  TVLL. 64, 242. Vero. Aen. Ili 257. Hor. earm. II 14, 25. ep. I 15,  27. Liv. XXIV 47, 16. XXX! V 7, 4. Sen. de ben. VII 31, 5.   3 Sall. lug. 66y 1. />. hiat. I in Avgvstin. ciu. Dei III 17, p.  122, 19 ed. Dombart, v. I. Vell. Patbrg. h. R 1139,1. Cf. Tac.  Agr. 7, 6. hiat I 23, 2. IV 17, 5 ; 66, 2.   4 Plavt. Baech. 377 (III 1, 10). Cic. p. Rose. Am. 48. 140.  Seript. rhet. ad Her, IV 22, 30. Nep. XXV ( Att. ) 13, 5. Vero.  georg. IV 562. Liv. I 46, 2. XXIV 22, 11. Ovid. am. Ili 8/51 (1.  sospetto per R. Ehwald, praef., p. XII) ars am. Il 39. ex Pont  IV 8, 59. Val. Max./, et d. m. Vili 7, ext. 1. Cvrt. hisL A.M.  IV 7 (32), 31. Cf. QviNTiL. i. o. Ili 8, 61.     -. 41 —   3.^ * adiigare * : Oerm, 24, 10 ^ quamuis ìiiuenìor, quam-  uis robustior adligari se ac uenire patitur \ n. h.  XVI 239 * Argis elea etiaranum durare dicitur, ad quam  Io in tauram mutatam Argus alligauerit' : v. altresì  12, 45. 16, 176. 17,211. 18, 241; 262; 267. 21, 166. 27,  101. 28, 93; 98. 31, 98. 32, 7; 113. etc. In tale signifi-  cato era stato accolto da Catone, Cicerone, Virgilio,  Seneca, etc. ^ Nella n. h. vale eziandio ad indicare, co-  me osservasi in generale negli scritti di Seneca e Lu-  cano, ^ un effetto di azione chimica concernente i co-  lori : IX 134 ^ (bucinura) pelagio admodum alligatur ' .  XXXII 66 ^ ita colorem alligans, ut elui postea non  possit '.   i."" ^ adsignare' : Germ. 13, 7 * insignis nobilitas aut  magna patrum merita principis dignationem etiam adu-  lescentulis adsignant '. n. /i. X 141 ^ quibus {se. aui-  bus) rerum natura caelum adsignauerat '. Con lo stes-  so significato proprio di « assegnare » era stato usato  da Cicerone , Orazio , Livio , Celso , Columella , etc, ^'  Anche nel senso traslato di « attribuire , ascrivere »  notasi nella Oerm. 14, 5 ^ sua quoque fortia facta glo-  riae eius adsignare praecipuum sacramentum est ' ; e  nella n. h. VII 197 ' cui (se. Soli Oceani filio) Gellius  medicinae quoque inuentionem ex metallis assignat '.     i Cat. de a. e. 39, 1. Cic. in Verr. IV 42, 90. V28, 71. Tuse.  Il 17, 39. Verg. Aen. I 169; cf. georg. IV 480; Aen. VI 439. Sen.  dial. K 13, 6. Cf. dial. de oratoribus 13, 15.   « Sen. ep. VI 3 (55), 2. Lvcan. de b. e. IX 527.   3 Cic. Phil II 17, 43. ad AH. III 19, 3. de r,p. II 20, 36. Hor  ep. II 1, 8. Liv. V 7, 12; 22, 4. XXI 25, 3. XXXIX 19, 4. XLII  33, 6. Cbls. de med. Ili 18, p. 92. 3. Colvm. de r. r. XII 2, p.  622, 26. Cf. Tag. hist l 30, 19.     XXV 26 ' iauentionem eius ( se. berbae ) Mercurio  adsignat ' : di tale uso si hanno ess. anteriori. *   5.** ' adsimulare ' : Germ. 9, 7 ^ neque in uUam hu-  mani oris speciem adsimulare (se. deos) ex magnitudine  caelestium arbitrantur \ Si notano in Cicerone, Lucre-  zio , Virgilio , etc. ^ ess. consimili , nei quali il verbo  ' adsimulare ' è adoperato nel significato proprio di  « assomigliare, fare qualcosa simile ad un'altra ». Nella  n. h. appare particolarmente usato, come in molti ess.  di scrittori anteriori, ^ nel senso di « simulare, fingere,  prender sembianza » : Vili 106 ^ sermonera bumanum  Inter pastorum stabula adsimulari {se. ab hyaenis) ' :  V. inoltre 3, 43. 9, 10; 34; 113. 37, 179. etc.   6.° ^ ambiri ' : Germ. 17 , 17 ' qui non libidine , sed  ob nobilitatem pluribus nuptiis ambiuntur '. n. h. XVII  266 ^ eontra urucas ambiri arbores singulas a muliere  incitati mensis ' e. q. s.: v., oltre 1' es. cit. , 2, 80. 14,  11. 19, 60. 37, 203. L' espressione che notasi nel 1. e.     « CiG. Bruì. 19, 74. in Verr. V 50 , 131. p. Rab. P09L 10 , 21.  ad Q. fr. 14, 1. de fin. V 16, 44. de r. p. VI 15, 15: cf. ep.  (adfam.) X 18, 2. Vbll. Patbrc. A. R. II 38, 6. Vedi pjr altri  ess. sull'uso del v. * adsignare ' : n. h. 2, 23; 104. 15,65. 18, 64.  19, 50. 25, 60. 28, 33. 29, 2. etc. quanto alle forme dell'attivo; e  per le forme del passivo: 18, 18. 22, 44. 24, 2. 25, 34 ; 87. etc.   « Cxc. de inu. rhet I 28, 42. in Verr. II 77, 189. Lvgr. de r.  n. II 914. Vbrg. Aen. XII 224. Cf. Tac. Agr. 10, 11.   3 Plavt. eiBt 96 ( I 1, 98 ). Epid. 195 (\\2, 11 ). mil. gì 792  (HI 1, 197). Poen. 599-600 (IH 2, 22 sg.). Stick. 84 (I 2, 27 J. Ter.  Andr. 168 ( I 1, 141). haut. 888 (V 1, 15). eim. 461 (III 2, 8 ).  Phorm. 128 (I 2, 78) ; 210 (I 4, 32^. Trag. ine. fr. 0. 3, io Cic.  de off. Ili 26, 98. Cig. p. Cluent. 13, 36. p. CaeL 6, 14. de r.  p. I 21, 34. Vbrg. Aen. X 639. Ovid. mei. XIV 656. etc.     ^ 48 «   della Germ. pigliò, probabilmente, le mosse dalla frase  virgiliana ^ conubiis ambire Latinum \ '   7.° * animaduertere ' : Germ. 7, 4 * neque animaduer*  tere neque uincire, ne uerberare quidem nisì sacerdo*  ti bus permìssum '. n. h. Vili 145 ^ cum animaduerteretur  ex causa Neronis Germanici fili in Titium Sabinum et  seruitia eius '. Lo stesso significato di « dannare a  morte » presenta per eufemismo il verbo ^ animaduer-  tere ' in Cicerone e Livio. ^   8.** ' animare ' : Germ. 29, 13 ^ ipso adbuc terrae suae  solo et caelo acrius animantur '. Uguale significato del  verbo * animare ' (=« dotare d'un temperamento, pre-  parare l'animo»), derivato dal tema della v. ^animus',  appare prima in Plauto e Cicerone. ^ Nella n. h, * ani-  mare ' presenta il significato che si fonda sul tema  della V. * anima ', cioè € dar la vita , vivificare , far  vivo » : ^ VII 66 * tempore ipso animatur {se. semen) ':  V. anche 10, 184 ; e per le forme del participio : 2, 155.  5, 44. 7, 1. 11, 77. 18, 4. 23, 83. etc.   9.^ * ascendere ' : Germ. 25 , 11 Mbi enim et super  ingenuos et super nobiles ascendunt '. Con lo stesso si-  gnificato e del medesimo modo costruito con ' super '  e Tace, il v. ^ ascendere ' era stato adoperato prima da     1 Verg. Aen. VII 333: v. Drabger, ueber Synt a. S*. d. Tae. «,  p. 128. Cf. Tac. hi8t. IV 51, 6.   2 CiG. p. Cluent, 46, 128 : cf. p. Rose. Am. 47, 137. in Verr. I  33, 83. m Caiil. I 12, 30. p. Mil 26, 71. V. inoUre Liv. XXIV  14, 7; e et Tac. hisL I 46, 26; 68, 16; 85 , 3. IV 49, 26. Svbtqn.  Aug. 15, 1.   3 Plavt. Men. 203 (I 3, 20). Cic. de diu. II 42, 89.   ^ Tale significato si osserva ifi più 11. degli scrittori anteriori:  Enn. ann. I fr. 59, ia PLM. voi. VI, p. 69, ed. Baehrens. Pagvv.  irag. 91 (citato da Cic. de diu, I 57, 131). Cic. top. 18, 69. de     -- 44 —   Velleìo Patercolo. ^ La forma del passivo, secondo gli  ess. precedenti di Cesare , Vitruvio, Properzio, Velleio  Patercolo,- è pneferita nella n. h, XXXVI 88 ' portìcusque  ascenduntur nonagenis gradibus ' ; ^ ma non è esclusa  la forma attiva: IX 10 ^ ascendere eum nauigia nocturnis  temporibus ' ; cf. 35, 59.   10.° ^ augurari ': Germ. 3, 4 ' futuraeque pugnae  fortunam ipso cantu augurantur '. n, h. XVIII 225 ' ex  occasu eius ( se. sideris ) de hieme augurantur quibus  est cura insidiandi, negotiatores auari • : v. inoltre 6,  192. 10, 154. Accolto similmente in traslato e col si-  gnificato generico di « profetizzare, predire », osservasi  in Cicerone, Ovidio ed altri. *   11.° ' canore ' (con la penult. lunga) : Germ. 31, 11  ^ iamque canent insignes et hostibus simul suisque mon-  strati \^ Con un significato più ampio, a dinotare « es-     nat d, I 39, 110. de r. p. VI 15, 15. Lvcr. de r. n. V 145. Ovid.  mei. IV 619. XIV 566. Colvm. de r. r. VI 36, p. 492, 17. Vili 5,  p. 527, 20 e p. 528, JO. Scribon. Larg. conpos. 70, p. 29, 32; 95,  p. 40, 26 ed. Helmreich.   J Vell. Patbrc. a. R. II 53, 3. Nei deal, de oraioribus 7, 9 é  preferito ' supra ' con 1* acc. Cicerone lascia V acc. semplice :  p. Font. 1, 4. p, Cluent. 55, 150. p, Mur. 27, 55. de diu. I 28, 58.  de off, li 18 , 62 ; ovvero T accompagna con la prep. * in ' : p.  Cluent 40, HO. p. Sulla 2, 5. de dom. 8. 28 , 75. p. Mèi 35, 97.  PhiL III 8, 20. de fin. Il 22, 74. Tusc. I 46, IH. Cai. m. 10, 34.  Lael 23, 88.   « Caes. b. e. I 79, 2. ViTRvv. de areh. Ili 4 (3) Pkop. V 3,  63. Vell. Paterc. h. R. il 53, 3.   8 Neil' ed. Jan 1. e, voi. V, p. 121, 15, e nell'ed. Maylnff, voi.  V, p. 339, 6 si legge * descenduntur ', invece di * ascenduntur *.  Si noti la frase * gradibus ascen Jere ' in Cic de fin. V 14, 40.   4 Cic. Tuse. I 40, 96. Ovid. mei. III 519. Cf. Tao. hisL I 50, 20.   5 Un che di simile notasi in Vero. Aen. V 416.     — 45 —   sere di color chiaro, biancheggiare », notasi nella n. h.  XVIII 65 ' fortunalara Italiam frumento canere candi-  do ' : ' ess. poetici di tale uso erano stati presentati  da Virgilio, Ovidio, Silio Italico. ^   12.*' ' cedere ' : Germ. 36, 7 ' Chattis uictoribus for-  tuna in sapientiam cessit'. n. h. XXIII 41 ' in prouerbium  cessit sapientiam uino obumbrari '. XVIII 110 * in bo-  nura cedit '. XXXV 91 ' cessit in gloriam artiflcis '. A-  naloghi ess. si notano in Virgilio , Livio , Curzio ,  etc. '^ Per altri usi del v. * cedere ', notati nella Germ.  e nella n. h.y si osservano ess. negli scrittori prece-  denti. *   IS.'' ^ eludere ' : Germ. 45, 22 ' terrena quaedam at-  que etiam uolucria animalia plerumque interlucent ,  quae implicata umóre mox durescente materia cludun-  tur '. w. h. XXXIII 76 ' latera cluduntur tabulis ' : v.  inoltre 18, 330. 33, 25. Il verbo ^ eludere ' per ' clau-     1 Cosi leggiamo secoDdo 1* ed. di Gelenio e il cod. Paris. 6795.   II Detlefsen ed il Mayhoff sostitui?cono a * canere ' il v. * se-  rere *, poggiandosi sur un* emendazioQe di seconda mano fatta  nel cod. Vatic. 3861 ; ma in d^ cod. , come nei due codd. Pa-  riss. 67U6, 6797 e nel Leid. si legge * carere *. Si potrebbe an-  che addurre per es. il 1. 17, 34, letto secondo Ted. Jan.   2 Vero, georg. II 13; 120. llf 325. etc. Ovid. met I \\0: fast,   III 880. SiL. 1t. Pan. I 205. XIV 362. Cic. preferi la formi in-  coativa 'canescere*: Brut 2, 8 (òf. Qvintil. L o XI 1, 31).  de legibus I 1, 1; la quale forma incoativa fu anche gradita a  Plin. n. h. 7, 23. 17, 34 (letto secondo la * uulg.' e V ed. May-  hoff). 20, 262. 30, 134. 31, 106. 35, 186.   3 Vero. Aen. VII 636, Liv. VI 34, 2. Cvrt. hisi. A. M. Ili 6  (16), 18. Cf. Germ, 14, 15.   4 Cosi per Germ. 6, 20 * cedere loco *: cf. Nep. XI I (Chabr.) 1.  2. Liv. II 47, 3. Ili 63, 1; per n. h. 33, 59 e 35, 80; cf. Cic. de nai.  d. II 61, 153. Cabs. 6. e. Il 6, 3. Ovip. met VI 207.     — 46 —   dere ' * è proprio della lingua popolare ; osservasi an-  che in alcuni scrittori anteriori all' età di Plinio. ^   14.° ' cohibere ' : 6r^rm. 9, 7 ' nec cohibere parietibus   deos ex magnitudine caelestium arbitrantur '. Lo   stesso significato proprio presenta il v. ' cohibere ' nella  ». h. 24, 6. 27, 93. 28, 61; 62. 29, 39; 49. 36, 29. etc;  quale prima era stato usato da Plauto, Cicerone, Ora-  zio, Ovidio, Celso, Curzio, etc. ^   15.° ' commìgrare ' : Germ. 27, 11 ^ quae nationes e  Germania in Gallias commigrauerint '. n. h. XXXV  135 ' captoque Perseo rege Athenas commigrauit ( se.  Heraclides Macedo pictor) '. Lo stesso significato del v.  ^ commigrare ' si osserva in Plauto, Cicerone, Livio, etc. ^     1 Nei framm. cho ci restano degli otto libri c^uò. serm, di Pli-  nio , si conserva costante la forma * claudere * : II e, p. 15, 7.  II A, p. 19, 15, XV p. 55, 22 ed. Beck.   8 Varr. r. r. HI 3, 5. Scribon. Laro, eonpoa. 42 , secondo la  ' ed. princ. Ruellii * (neired. Helmreìch p. 21, 8, Lps. 1887, sì leg-  ge ' ducenda ', invece di * cludeada ', conforme al cod; Laudan.  eoncordato col testo di Marcello, edito dal Cornario). Lvcan.  de h, e. Vili 59 (ma si legge * clausit * nei codd. Vossian. XIX  e Bruxell. 5330). Sil. It. Pun. XV 652. Cf. Tac. hist. I 33, 7.  [dial. de omioribus 30, 28]. In uni. di Cic. de nat d. II 39, 100  il Baiter legge ' cludit ' la v. * eludit ' data dai codd., che altri,  p. es. Heind., Schoem., C. F. W. Mueller, leggono * alludit '.   8 Plavt. mil gì 596 (III 1, 1). Cic. p. Casi 5, 11. de nat, d.  II 13, 35. de fai 9, 19. Qat m. 15, 51. Script h. Afr^ 98, 2. Hor.  earm. I 28, 2. Ili 4, 80; 14, 22. IV 6, 34. 8at II 4, 14. ep. II 1,  255. OviD. mei. XIV 224. Cels. de med. VIII 4, p. 314,7. Cvrt.  hist. A. M. VI 2 (5), 11. X 3 (12), 6.   4 Plavt. eisi 177 (I 3, 29;, irin. 1084 (IV 3, 77>. Cic. ad Q.  fr. II 3, 7. Liv. I 34, 1. XLI 8, 7. Ommettiamodi citare Ter. a-  delph. 649 ( IV 5, 15 ;, perché nel cod. Bemb. ( Vatic. 3226 ) si  legge * migrarant' : negli altri codd, ' co mmlgrarunt '*     ^ 47 —   16."* ' continuare ' ; con significato indicante spazio e  in forma passiva mediale, si nota nella Germ. 44, 20  ' Suiontbus Sìtonum gentes continuantur ' : così in Ci-  cerone. * Nella n. h. presentasi anche nella forma passiva  e riferito al tempo: VI 220 * dies conti uuaren tur...  noctesque per uices '. XVII 13 ' si plures ita conti-  nuentiir anni ' : cf. 10, 94. 11, 103; ma talora presen-  tasi nelle forme delPattivo: XIV 145 * biduo duabusque  noeti bus perpotationem continuasset '. XVII 233 ^ si  post brumam continuauere XL diebus ' : ^ ef. 3, 101. 16,  100. 18, 362. 20, 35. 30, 60.   17.* ' emergere ' : Germ. 45 , 4 ' sonum insuper e-  mergentis (se. solis ) audiri.... persuasio adicit '. n. h.  II 58 ' amplior errantium stellarum quam lunae ma-  gnitudo colligitur, quando illae et a septenis interdum  partibus emergant ' : v. 2, 100; 179. Del v. ' emergere *  riferito al levar degli astri si notano altri ess. in Ci-  cerone e Livio. ^ Nella n. h. appare, inoltre, nel signi-  ficato proprio di « venir su, venire a galla >: XIII 109  ^- ad exorlus solis emergere extra aquam ac florem     V Cic. de nut. d. I 20, 54 II 45, 117.   * CdQsitnile accezione notasi ia Gic. Ta9e. II 17, 39. Hoa 9at.  II 6, 108. OviD ex Pont I 2, 26. Cf. Tag. a/i/i. XVI 5, 10.   3 É mesatta V effefoiazione del Gboroes, ausfuhrL Hnndwb,^  If, e. 2240, rrpeiuta nel Z>«fio/i. Gborgbs-Calonghf, Torino 1896,  e. 924, che a Plinio e Tacito si debba Festensione del significato  del V. ' emergere * • vom Aufgang der Sonne und der Gestir-  ne » ; poiché tale estensione si osserva prima in Cic de nat di.  Il 44, 113 "^ut sese ostendens emorgit Scorpios alte* (ò trad.  d* UQ' passo del carme di A^ato) ; e in Liv. XLIV 37 9 , 6 ; 3 (12), 12.   3 CiG. in Verr. IV 41, 88. Ovid. mei. IH 448.   4 CiG. de leg. agr. II 32, 87. de fln, IV 15, 40. Liv. XLII 55,  10, secondo Ted. Weissenborn, Lps. 1887: nell'ed. Weissenborn,  Beri. "Weidmann 1876, si legge * speratus *, iavece di ' separa-  lus erat*.   5 V. per gli ess. di autori anteriori i 11. citati nel Lex. For-  cbllini-Db ViT, t. V, p. 453, e neWausfùhrl i/anrfeo6. del Geor-  ges, II, e. 2338. Cf. Tac. Agr. 31, 21. In Tacito inoltre il v. * se-   pcDere* appare usato nel senso di « aljontaoare, relegare,     — 6g —   48.** * spargere ' : Oerm. 17, 7 * eligunt feras et de-  tracia uelamina spargunt maculis pellibusque belua-  rum ' : in senso traslato consimile era stato adoperato  da Virgilio ; ^ e, riferito ad irradiazioni luminose, si  nota, oltreché in Virgilio e Ovidio, ^ e nei contempo-  ranei di Plinio,'^ anche nella n. h. XXXVII 181 * so-  lis gemma candida est , ad speciem sideris in orbem  fulgentis spargens radios '. Appare eziandio nella n. h.  in senso traslato, per significare « aspergere , inumi-  dire », secondo gli ess. anteriori di Virgilio e Orazio : *  XIII 132 ' si semine, madidum aut , si desint imbres,  satum spargitur ' ; ma nello stesso tempo vi è accolto  col significato proprio : ^ IV 101 ' ( Rhenus ) ab occi-  dente in amnem Mosam se spargit.' : v. 11, 123. 12,  42. 16, 141. 24, 178. etc. ; ovvero in senso pregn.: XXI  45 ' genera enim tractamus in species multas sese spar-  gentia '.   49.° ' superesse ' : Germ, 6, 1 ^ ne ferrum quidem  superest '. 26, 5 ' arua per annos mutant, et superest  ager '. n. h. XVI 224 ' pinus, piceae, alni ad aquarum   ductus in tubos cauantur ;, mirum in modum for-   tiores, si umor extra quoque supersit ' : cf. 25, 14. 34,  36. Terenzio e Cicerone avevano prima usato il v. * su-     liandire »: hisL I 10, 5 (secondo i'emend. dell' Acidalio) ; 13, 17;  46, U] 88, 1. II 33, 9. ann. Ili 12, 8.   1 Vbrg. bue. 2, 41. Aen. VII 191.   « Verg. Aen. IV 584. XII 113. Ovid. met. XI 309.   8 SBN. Med. 74. Petron. sai. 22, p. 74, l. Sil. It. Pan. V 56.   * Vero, georg. IV 229. Hor. earm. II 6, 23.   5 Dello stesso modo in Vjprg. Aen. II 98. Hor. mì II 5, 103.  LvcAj?. de b. e. Ili 64. etc. Cf. Tao. hisL II 58, 13.     — 63 —   peresse ' nello stesso significato di « abbondare, ridon-  dare ». ^   50.** * triumpbare ' : Germ. 37, 26 * rursus inde pulsi  proximis temporibus triumpbati magis quam uicti sunt'.  ». /i. V 36 * omnia armis Romanis superata et a Cor-  nelio Balbo triumphata \ V uso del v. ' triumpbare '  nelle forme personali del passivo appare per la prima  volta nella poesia dell' età augustea : ^ Cicerone aveva  soltanto adoperato come v. impersonale il passivo  dell' intrans. * triumpbare '. ^   V. — Avverbi :   1.° * aliquanto ', forma ablativale in funzione di av-  verbio: Germ. 5, 1 * terra etsi aliquanto * specie differt '.   1 Ter. Phorm. 69 (I 2, 19> 162 (I 3, 10;: nel l* ed. Fleckeìsen  ò accolta la grafia ' super erat, super est *. Cic de or, II 25,  108. in Verr. a. pr. 4, 13. ep. (ad fam.) XIII 63, 2 de dia. I 52,  118. II 15, 35. Cf. Tag. Agr, 44, 5. 45, 23. hist I 51, 9; 83, 10.  an/i. I 67, 7. XIV 54, 12.   « Vbrg. georg. III 33. Aen. VI 836. Hor. earm. Ili 3, 43. Ovid.  am. I 15, 26. fast. Ili 732. Cf. Tac. ann. XII 19, 10.   5 Cic. de off. II 8, 28. Dopo Cicerone, se ne valse Liv. III 63,  ll.XLV 38,2.   •* Ad * aliquanto ', dato nel 1. e della Germ. dai codd. ', tran-  ne il Bamberg. (B del Massmann) che presenta ' aliquando ',  TErnesti sostituisce 'aliquantum '; e il Halm, che nella 2.*  ed. delle opp. di Tac. (Lps. 1871, voi. II, p. 194) aveva accolto  senza alcuna esitazione * aliquanto ', nella 4.» (Lps. 1883, voi.  II, p. 222) dubitò che si dovesse sostituire con 'aliquantutn \  e confortò il dubbio con la frase dell' Agr. 24, 9 ' haud m u 1-  turo a Britannia differunt*. Il Ramorino (Cora. Taciti opera  quae supersunt, Milano 1893, voi. Il, p. 210) contrappone, in  sostegno di 'aliquanto*, il 1. di Plin. n. h. XXXV 80 'quanto  quid a quoque distare deberef: e Tosservazione di lui ò ripe-  tuta da Io. Mueller, ed, e. , p. 6.     — 64 —   n. h. XXXV 56 ^ eosque, qui monochromatis pinxerint....  aliquanto ante fuisse '.^ Nella n. h, la v. ' alìquaato ' si  accompagna anche coi comparativi : V 3 * e uicino  tractii aliquanto excelsiore '. XXI 27 * folio aliquanto  altiore ' : se ne notano ess. precedenti in Plauto, Cice-  rone, Nepote, Sallustio e Livio. *  2.° * ceterum ' : è assunto in più funzioni :  a) per riprendere il discorso interrotto da una di-  gressione : Germ. 3, 9 ' ceterum et Vlixen quidam o-  pinantur ' e. q. s. n. h. V 149 ' ceterum intus in Bithynia  colonia Apamena ' e. q. s. : cf. 2, 30. ^   h) per significare quasi la stessa opposizione indicata  da ' sed ', in principio di una frase: Germ. 2, 19 * ce-     1 Un altro es. da addarsi sarebbe presentato dal 1. della n.  h, XXXV 134 * et aliquanto praefertur Athenion ' ; cosi letto se-  condo i codd. Riccard., Paris. 6797 e Paris. 6801: il Jan, voi. V,  p. 91, 26 ed il Mayhoff, voi. V, p. 278, 6, vi sostituiscono * ali-  quando '. — Analoga costruzione della v. ^ aliquanto ' coi verbi  osservasi in Cic. de inu. rhet II 51, 154. p. Quinci, 12 , 40. p.  Rose. Ara. 45, 130. in Verr. Ili 17, 44. IV 39, 85; 63, 141. p. Caeein.  4, 11. in Cam. Ili 5, 11. p. Sull. 20 , 56. de dom. s. 23 , 59. 38,  102. p. Sest. 35, 75. in Vatin. 10, 25. ep. (ad fam.) IX 26, 4 de  r. p. VI 9 (1), 9. de legibus II 26, 64. de off. I 23, 81. etc.   « Plavt. aul 539 (III 6, 3). Epid. 380 (III 2, 44). Cic. p. Rose.  Am. 2, 7. 9, 26. diu. in Caecil. 5, 18. 15, 48. in Verr. I 1, 2; 27,  70; 54, 140. II 1, 1. Ili 38, 87; 43, 102; 47, 113; 63, 148; 64, 150;  57, 131 ; 92, 214. IV 34, 76. de leg. agr. II 2, 3. p. Rabir. perd.  3, 8. de har. resp. 22, 47. p. Cael. 3, 7. aead. pr. II 29, 93. de  fin. IV 3, 7 V 2, 4. Tuse. II 27, 6,  e poi qualsiasi segno divinatorio o presagio in gene-  rale, passò a significare la ^ consecratio \ come nel 1.  e. della Germ.   S."" ^ intumescere ' : notasi in più 11. delle poesie di  Ovidio, accolto in senso proprio ed in traslato; ^ di  preferenza fu usato neir età postaugustea : Oerm. 3,  8 ' obiectis ad os scutis , quo plenior et grauior uox  reperoussu intumescat'. n. Ti. II 196 'sine flatu intu-  mescente fluetu subito': v. inoltre 2, 198; 217; 232.  6, 128. 18, 359. etc. ^ Quanto all' uso del v. ' intume-  scere' in senso proprio, v. n. h. 2,233. 8,85. 11, 179.  13, 124 14, 82. 17, 145. 20, 51. 21, 151. 22, 136. 23,  163. 28, 218; 242. 30, 38. etc.     1 Cia in Fallii. 10, 24 ' indicem in rostris , in ilio, io^uam  augurato tempio ac loco conlocaris ' ed. C. F. W. Mu^ller.   « Ovio. fast l 215. II 607. VI 700. ex Pont IV 14, 34. etc.   9 Id senso trasl. l'usarono pure Colvm. de r. r. 14, p. 318,  29. Tac. ann. I 38,5: cf. hist IV 19, 3.     — 72 —   — C —   Considerianoo ora quelle espressioni che , sebbene  usate dagli scrittori anteriori, presentano nella Germ.  e nella n. h.y come in altri scritti del primo secolo d.  Cr., un significato nuovo.   I. — Sostantivi:   1.** ' blandimentum ' : fu adoperato al plur., secondo  r accezione classica , nelle sgg. frasi pliniane : n. h.  VII 71 ^ fortunae blandimenta poUicentur '. XXVI 14  * alia quoque blandimenta excogitabat '. Significò « cura  assidua » in un 1. della n. h. XVII 98 * hoc blandi-  mento inpetratis radicibus Inter poma ipsa et cacumi-  na ' ; d' altro canto, valse, per estensione, ad indicare  « leccornie, ghiottornie », facendosi sinonimo di ' con-  dimentum ' : v. Germ. 23, 4 ' sine blandimentis expel-  lunt famem '. Questo ultimo significato notasi in un 1.  del sat. di Petronio. *   2.** ' meatus ' : Germ. 1, 10 ' donec in Ponticum mare  sex meati bus erumpat '. n. h. IV 75 * angusto meatu  inrumpit in terras ' : v. 5, 3. 16, 184. etc. ; e cf. 19 ,  85. 22, 117. 28, 197. Nello stesso significato metoni-  mico di « via, corso », la v. ' meatus ' fu accolta dagli  scrittori del tempo di Plinio. ^ Ma, per significare moto,  la V. ' meatus ' fu usata da scrittori anteriori ^ e da     1 Petron. bcU. 141, p. 665, 12 ' aliqua inueniemus blandimen-  ta, quibus saporem mutemiis '.   « Val. Flacg. Ar^on. Ili 403. Cf. Tag. ann. XIV 51, 4.   8 LvcR. de r. n. I 128. Verg. Aen. VI 849. Sil. It. Pan. XII  102. etc.     — 73 —   Plinio stesso: n. ft. X 1 1 1 * aues solae uario meatu fe-  runtur et in terra et in aere ' ; v. inoltre: 6, 83. 9, 95.  11, 264. etc.   II. — Verbi :   1." ' firmare ' : Germ. 39, 2 ' fides antiquitatis reli-  gione flrmatur '. Con lo stesso significato in traslato ,  riferito a cose religiose, appare prima in un carme  cit. da Cicerone e nei carmi di Virgilio. * Nella n. h.y  oltre al presentare in più 11. il significato di « fer-  mare, rassodare, rinforzare » : v. 10, 94. 17, 206; 212.  18, 47. 20, 212. 35, 182. etc, (il quale significato osser-  vasi prima in Cicerone, Virgilio, Livio , Curzio , Colu-  mella ^) , si attiene , come si ha es. da Celso in poi , =^  ad argomenti di medicina: v. n. h. 14, 117. 21, 180.  24, 119. etc.   2." ^ imputare ' : apparve nella latinità dell' evo au-  gusteo, col significato in traslato di « attribuire come  colpa, imputare »: * uso continuato poi da Valerio Mas-  simo , Seneca , Plinio Secondo , e indi da Quintiliano,     1 CiG. de dia, 1 47, 106 'sic aquilae clarum fìrmault luppiter  omen '. Verg. Aen, II 691. XII 188: cf. XI 330.   « Cic. Tuse. II 15, 36. Verg. geonj. Ili 209. Aen. HI 659. Liv.  XXVII 13, 13. CVRT. hisL A. M. IV 9 (38), 18. IX 10 (41), 18  CoLVM. de r. r. VI 27, p. 486, 38. Cf. Tag. ann, IV 73, 7.   3 Cels. de med. Vili 7, p. 320, 5.. La frase * f. aluum solutam *,  che il Georges, ausfiXhrL Handwb,^ I, e. 2572 , attribuisce a  Celso, appartiene invece a Plinio: v. n h, XIV 117 * est centra  Lycia (8C. uua) quae solutam ( se. aluum ) firmat *. La fra^^e  genuina di Cels. de med. I 3, p. 20, 3 è la sg. : * aluum fir-  mare is, cui fusa. *   * OviD. episL {her.) 6, 102. mei. II 400. XV 470. Vedi Krebs  -Sghmalz, aniib. I, p. 640.     — T4-  Tacito e altri. MI v. ' imputare ' fu aftche adoperato  oell' età postclassica in senso traslato , per significare  « ascrivere a merito, attribuire come merito »: Germ.  21, 15'gaudent muneribus, sed nec data imputant nec  acceptis obiigantur '. n. h. Vili 60 ' ut facile appareret  gratiam referre et nihil inuicem iuputare '. Lo stesso  significato notasi in Seneca padre, Fedro, Seneca figlio,  etc. ^ Assume anche nella n. h. il significato semplice  di « assegnare, indicare »: XXIV 5 ' ulcerique paruo  medicina a Rubro mari inputatur '.   3."* * prouocare ' : Oerm. 35, 9 * quieti secretique nulla  prouocant bella '. n. h. XXXIII 4 ' didicit homo natu-  ram prouocare': v. 6, 208. 19, 5. Con significato con-  simile si nota in Cicerone , Livio , Velleio Patercolo ,  Lucano, etc. ^ Plinio usò pure in traslato il v. ' prouo-  care ' : n. h. XVI 32 ^ omnes tamen has eiusf'sc. roboris)  dotes ilex solo prouocat cocco ' : v. 9, 66. 35, 94; e cf.  21, 4: tale uso fu continuato da Quintiliano, Tacito,  Plinio il giovane, Suetonio, etc. ^   4.'' ' submittere ': nel significato di : VII 112 ' fasces litterarum ianuae submisit is  cui se oriens occidensque submiserat ': v. 8, 3. 10, 132.  11, 260. etc. ; ^ quanto nel senso traslato : XXIX 21  ' neque enim pudor , sed aemuli pretia summittunt '. ^   III. — Avverbi.   1.** ^ adhuc ': Germ. 19, 10 ' melius quidem adhuc eae  ciuitates, in quibus tantum uirgines nubunt. ' n. h.  XVIII 24 * quandoquidem qui adhuc diligentius ea  tractauere ' e. q. s. L' avv. ' adhuc ', usato per parti-  cella rinforzativa col comparativo, invece della v. 'etiam'  preferita nel periodo aureo della lingua latina, appare  nella latinità argentea. ^ È anche postclassico l' uso di     i SBN. dial XI 17, 5. ep, XIX 5 (114), 21. Plin. episL VII 27,  14. SVBTON. din, lui. 67, 12.   2 Cosi in Liv. II 7, 7. XLV 7, 5. Ovid. fast. Ili 372.   5 Lteato in trasl., appare prima in Cic. diu. in Caeeil 15, 48.  p. Piane. 10, 24. Vbrg. Aen. IV 414. XII 832. Liv. VI 6, 7. Ovid.  epist (her) 4, 151. Sbn. de ben. V 3, 2. ep. VII 4 {66) y 6. XIV  4 (92), 2.   * SBN. ep. V 9 (49;, 3. Qvintil. e. o. I 5, 22. II 15, 28 e 29. X  1, 99. SvBTON. Tib. 17, 1. Vedi Goblzer, grammatieae in Sul--  pieium Seuerum obaeruaiionea. Par. 1883, pp. 92-93. L'es. ap-  parentemente simile, ma in realtà diverso* di uà 1. di Celio in  CiG. ep. (adfam.) Vili 7, 1 ' eo magia, quo adhuc feliciua rem  gessìsti *, è ben chiarito neir antib. Krbbs-Schmalz , I, p. 87.  et Hand, Turs. I» pp. 156-167.     — 76 —  ' adhuc ', invece di ' praeterea ', nei segg. 11. Germ. 10,  9 ^ sin permissum, auspiciorum adhuc fldes exigitur. '  n. h. XXXIII 37 ' sunt adhuc aliquae non omittendae  in auro diflferentiae '. ^ Notasi inoltre ' adhuc ' nella  n. h. col valore di ' hactenus ' : XXXVII 27 ' magni-  tudo amplissima adhuc uisa nobis erat ' e. q. s. ; ^ e  nella Germ. in sostituzione delle espressioni classiche  ' tum ', ' etiam tum ', ' tum etiam ', etc. : ^ 28 , 5 ^ oc-  cuparet permutaretque sedes promiscuas adhuc et nulla  regnorum potentia diuisas '. *   2.*" ' clementer ' : Germ. 1^ 8 * Danuuius molli et cle-  menter edito mentis Abnobae iugo effusus '. Prevalse  neir età argentea della lingua latina 1' uso di riferire  ' clementer ' a luoghi : ^ Plinio lo riferi ad animali,  e, trattando dell' addomesticamento degli elefanti , os-  servò: n. h. Vili 25 ' argumentum erat ramus homine  porrigente clementer acceptus (se. ab elephante) '. ^   3.° ' hodieque ' : Germ. 3, 12 ' quod (se. Asciburgium)  in ripa Rheni situm hodieque incolitur '. n. h. Ili 124  ' Nouaria ex Vertamacoris, Vocontiorum hodieque pa-     1 V. ess. consimili in Sbn. n. q. IV 8. Qvintil. i. o. 11 21, 6.   2 Per la differenza tra ' adhuc ' e * hactenus ' v. Ha.nd, Turs.  IH pp. 4-14. Krebs-Schmalz, antib. I, p. 587 sg. Cocghca, sint  lai. § 85, XII, p. 199.   3 Gandino, sint lai. I, es. 71, n. 3, p 120. II, es. 150, n. 4, p. 97.   4 Cf. Tao. Agr, 16, 24. 37, 1. hist I 10, 1 ; 47, 8. ann, I, 5 13;  48, 2; 59, 11. II 46, 8. IV 56, 8. XI 23, 9. etc: nei quali 11. la v.  ' adhuc ' ò riferita ad un* azione passata.   5 CoLVM. de r. r. II 2, p. 332, 19. Sen. Oed, 281. SiL. It. Pun.  I 274, Cf. Tac. hist III 52, 2. ann. XII 33, 8. XIII 38, 13.   fi Cf. Gell. n. A. V 14, 12: vi si menziona il racconto di A-  pion Plistonlces intorno al leone di Androclo.     — 77 —   go, (se. orla est) ' : v. inoltre 2, 150. 8, 176. 16, 10 ; 15.  18, 65. 30, 2; 13. 36, 189. etc. L'uso di ' hodieque '  nel significato delle espressioni classiche ' hodie quoque',  ' etiam hodie ', o semplicemente ' hodie ', ^ si comincia  ad osservare negli scritti della età postaugustea, alcu-  ni dei quali anteriori alla Germ. od alla n. h. ^   — D —   L' uso delle voci, delle quali si tratta nella presente  sezione, apparisce tanto nella Gerani, e nella n. h,^ quanto  negli scritti, a noi pervenuti, del V sec. d. Cr. : negli  scritti anteriori non si osserva traccia alcuna di tali voci,   I. — Sostantivi :   1.^ ' adfectatio ' : Germ. 28, 15 ' Treueri et Neruii  circa adfectationem Germanicae originis ultro ambitiosi  sunt '. 3 n. h. XI 154 ' tanta est decoris adfectatio ut tin-     1 Vedi Krebs-Schmalz, aniìb. I, p. 597. Gandino, sint lai. II,  es. 150, D. 4, p. 97. Cocchia, sint lai. § 137, rZ, p. 305.   « Vell. Paterc. h. R. I 4, e e 3. II 8, 3; 25, 4; 27, 5. Val. Max.  f. ei d. m. Vili 15, 1. Sen. consultum Claudianum de iure ho-  norum Gallis dando ( tav. di Lyon ) , col. Il, 12 : vedi Dessau,  insertpi. Lai., voi I, Beri. 1892, p. 53. Sen. de clem. 1 10, 2 (ma  nel cod Leid. suppl. 459 [Lips. 49] si accoglie la lez. * hodie ').  n. q. I proL, 3. ep. XIV 2 c90), 16 ; 25 ; 33. Cf. Qvintil. i. o. X  1, 94. dial. de oraioribus 34, 37, secondo i codd. Vatic. 1518 e  Farnes. : il Halm vi accolse la lez. * hodie quoque '.   3 II FiNCK ( Tao. Germ. erìàuleri, Gòttingeii 1857 , p. 227 ), il  Kritz (op. e, p. 43) ed altri, valendosi della lez. presentata dai  codd. Vatic. 1862 , Vatic. 2964, Leid. , Venet. , leggono * nulla  affectatione animi' nel I. della Germ. 5, 19, dove gli altri codd.   danno * offcciir De '. Quanto al I. sopra cih "della Germ 28,     — 78 —   giiantur oculi quoque '. XXXIV 6 * circa id multorum  adfectatio furit '. Appare con lo stesso significato in  Seneca, Tacito, Suetonio: ^ l'assumono in senso retorico  Quintiliano e Io stesso Suetonio. ^   2.** ^ boraicidium ' : Germ. 21, 3 ' luitur enira etiam  homicidium certo armentorura ac pecorura nunaero '.  n. h. XVIII 12 ' suspensumque Cereri necari iubebant  grauius quam in homicidio conuictum '. Della v. * ho-  micidium ', invece della v. classica ' caedes ', si valsero  anche Seneca padre, Petronio, Quintiliano. ^   3.° ' intellectus ' : Germ. 26, 10 ' hiems et uer et ae-  stas intellectum ac uocabula habent '. Con lo stesso  valore passivo, ad indicare « significato, senso, concetto »  di qualche cosà, appare la v. ^ intellectus ' in Quinti-  liano. ^ Nella n. h, presenta il significato, in generale,  di « sentimento, percezione, senso »: XI 174 ' intellectus  saporum ceteris in prima lingua, homini et in palato '.     15, i codd. Monac, Rom. ( Aug. bib.l. ), Hummelian., Stotgard.  presentano la lez. ' affectionem * : migliore ò la lez. ' adfectatio-  nem ', data dal cod. Leid. e da altri, poichò, come nota il Dilthey  {Tae, Germ. libellus vollstaendiy erlàuiert, Braunschweig 1823,  p. 176) « ' affectio ' ist jede die Seele aufregende Leidenscbaft,  * affectatio * hiogegen das oft ins Laecherliche getriebene Stre-  ben nach einer Sacho Letzteres steht also hier (Germ, 28, 15)  an seiner Stelle. »   1 Ben. ep. XIV 1 (89), 4. Tao hi8t I 80, 7. Svkton. TU. 9, 5.   2 QVINTIL. i. O. I 6, 40. SVBTON. Tiò. 70, 3. etc.   8 Sen. rhet. conirou. IV 7, p. 270 , l. Petron. sai. 137, p.  653, 16. QviNTiL. L o. III 10, 1.   4 QviNTiL. i. 0. I 1, 28. VII 9, 2. Vin 3, 44. eie. Il 1« es. e. dì  Quintiliano é a torto attribuito a Seneca nell'aus/ì^/ir^. Handwb,^  II, e. 291, del Georges, e nel dizion. lat-it. GsoRaEs-CALONOiii,  ed. oit, e. 1394*     — 79 —   XI 280 * neque enim est intellectus ullus in odore uel  sapore ' : v. 2, 149. 13, 35. 19, 171. 31, 87; 88. etc. : è  riferito talvolta ad animali : X 108 ' columbis inest  quidam et gloriae intellectus ' ; per altri ess. v. 8 , 1 ;  3; 48; 156; 159. 9, 148. 10, 33; 43; 51; 137. 28, 19. 29,  106. etc.   4.** * repercussus ' : Germ, 3, 8 ^ quo plenior et grauìor  uox repercussu intumescat '. n. h. XXXVI 99 ' turres  septem acceptas uoces numeroso repercussu multipli-  cant. ' In altri 11. della n. h. la v. ^ repercussus ' pre-  senta significati che si diramano dal concetto comune  del fenomeno di riflessione fisica : II 45 ^ in repercussu  aquae '. V 35 * solis repercussu '. V 55 ^ etesiarum eo  tempore ex aduerso flantium repercussum '. XII 86  * meridiani solis repercussus '. XVI 6 ^ occursantium  inter se radicum repercussu '. XXXVII 22 * colorum  repercussus ' : v. inoltre 10, 43. 11 , 148 ; 225. 31 , 45.  33, 128. 35, 97; 175. 37, 76; 104; 137; 165. etc. Altri  scrittori del periodo postclassico si valsero della v.  ^ repercussus '. ^   II. Verbi.   1.^ * excrescere ' : Germ. 20, 1 ' in omni domo nudi  ac sordidi in hos artus, in haec corpora, quae mira-  mur, excrescunt '. Lo stesso uso di ' excrescere ' si nota  in Seneca. ^ Niella n. h. è, come nel de r. r\ di Colu-     1 Vedi Plin. epist II 17, 17. Non è cit. eoa esattezza nel Lex,  Forcellini-De ViT, t. V, p. 176 , e neWaunfuhrl. Handiob. del  Georges, II, e. 2074, il passo di Flor. epit I 38 [III 3], 15, in  cui legges': * ex splendore galearum aere repercusso quasi ar-  dere caelom uideretur* (Halm).    L* imitò Macrob. sat. I 7, 25. Vedi per rargomento le phi-  lologisehe Ahhandlungen di M. Hertz, Beri. 1888, p. 41.  2 CiG. p. Ro^e. Am, 22, 63. de fin. Ili 19, 62. V 14, 39.  8 Cabs. b. e. II! 92, 2.   4 Cf. Tac. Agr. 20, 7.   5 Liv. XXII 12, 7. XXXII 4, 4. Cf. Cic. de nat d. II 57, 144.   6 Pompon. Mbl. ehor, II 3, 34. Ili 1, 8 e 9 e 10 ; 8, 81. Plin.  n. h IV 76.     — 84 —   etc. ,* anche nella Germ. 27, 6 ' lamenta ac lacrimas  cito, dolorem et tristitiam tarde poniint '. Plinio ado-  però la V. ' lamentum ' in traslato: n. h. X 155 ' la-  menta circa piscinae stagna mergentibus se puUis na-  tura duce '.   S.** ' lasciuia ' : Germ. 24, 5 ' quamuis audacis lasci-  uiae pretium est uoluptas spectantium '. Con significati  vicini a quello che si nota nel 1. e. della Germ. la v.  ' lasciuia ' era stata accolta da Pacuvio, Cicerone, Lu-  crezio, Seneca. ^ Plinio , oltre all' adoperarla secondo  l'uso comune (v. n. h. 5, 7. 9, 34. 18,364. etc), la ri-  volse, in traslato , a denotare quelli che a noi paiono  capricci della natura : n. h. XI 123 ^ nec alibi maior  naturae lasciuia '. XIV 15 ' est et illa naturae lasciuia ' :  V. 8, 52. 26, 2. 36, 12.   9.° ^ nodus ' : Germ. 38, 5 ^ insigne gentis obliquare  crinem nodoque substringere '. Ovidio aveva riferito  ' nodus ' all'acconciatura dei capelli. ^ Similmente nella  n. h. si adopera la v. ' nodus ' in senso proprio: XXVIII  63 ' uulnera nodo Herculis praeligare '; * ma vi è an-  che accolta in traslato, ora riferita ad argomenti zoo-     1 Cic. in Pi8, 36, 89. p. Mil. 32, 86. Tuse. II 21,48. de legihus  II 25, 64. Cai. m. 20, 73. Vero. Aen. IV G67.,Pergli ess. di Lu-  crezio e di Livio , V. i' ausfuhrl. Handwb . del Georges, II, e.  483. Cf. inoltre Tac. Agr, 29, 3. hist IV 45, 5.   8 Pacvv. in CiG. de diu. I 14, 24. Cic. de fin. II 20, 65. Lvcr.  de r. n. V 1398. Sen. dial. XII 18, 5. Cf. Tac. hist. Ili 33 , 13.  ann. XI 31, 14; 36, 12.   3 OviD. ars am. Ili 139. Lo ripetè, più tardi, Martial. epigr.  V 37, 8.   * Del * nodus Herculis ' o * Herculaneus * è fatta menzione da  Sen. ep. XIII 2 (87), 38. Cf. Pavli exc. ex Uh, Pomp. Fesii^ voce  • cingillo ', p. 44, 24 ed. Thewr. d. P.     — 85 —  logici: V. 11, 177; 217. 28, 99; » o botanici : v. 13, 52.  16, 158; 198, secondo ess. precedenti ; ^ ora ( e , come  pare, per la prima volta) a minerali: v. 34, 136. 37, 55;  150; ovvero ad indicare tumori o indurimenti del corpo  umano: v. 24, 21 ; 24. 30, 110: cf. 11, 216.   10.° ' potus ' : Gerani. 23, 1 * potui umor ex hordeo  aut frumento '. n. h. XXII 164 ^ ex iisdem (se. frugibus)  • fiunt et potus '. Altri ess. della v. ^ potus ' presenta la  n. /^., tanto nel significato di bevanda, quanto in quello  di « bere, tracannare », secondo l'accezione precedente  di Cicerone, Celso, Curzio, etc. : ^ v. n. h, 8, 122 ; 162;  209. 9, 46. 10, 201. 11, 176; 283. 13, 25; 51. 14, 137;  149; 150. 16, 4. 21, 12. 23, 37. 26, 17. 28, 53; 55; 84;  197. 29, 26. 31, 33. 32, 34 ; 54 ; 57. 34 , 151. 36, 156.  etc; * ma per la prima volta notasi nella n. h, nel si-  gnificato di « escremento umano » : v. 9, 138. 17, 51.   11.° ' pubertas ': n. h. VII 76 ' uidimus eadem ferme  omnia praeter pubertatem in Alio Corneli Taciti ' e. q. s.  cf. 21, 170. Con lo stesso significato metonimico , per  indicare il segno della pubertà, se ne valse Cicerone. ^  Ma la V. considerata assume il nuovo significato meto-  nimico di 4c forza virile, virilità, facoltà di generare »  nella Germ. 20, 6 * sera iuuenum uenus , coque inex-     ^ Cosi anche in Cabs. b. G. VI 27, 1. Vbrg. Aen. V 279. Lv-  CAN. de h. e. VI 672. etc.   * Ess. precedenti se ne osservano in Verg. bue, V 90. georg,  II 76. Aen. VII 507. Vili 220. IX 743. XI 553. Liv. I 18, 7. Sen.  de ben. VII 9, 2. Colvm. de arb. 3, p. 670, 5.   « Cic. de diu. I 29, 60. Cels. de med. II 13, p. 56, 28. Cvrt.  hi8i. A. M. VII 5 (21), 16. Cf. Tao. ann. XIII 16, 4.   4 Vedi Krbbs-Schmalz, antib., v. * polio und polus ', II, p. 308.   5 Cic. de naL d. II 33, 86.     hausta pubertas': appare nella n. h.^ riferita, in tras-  lato, alle piante : v. 23, 7. * Quanto a ^ pubertas ' in  senso proprio, v. 25, 154.   12.° * raptus': valse da prima a significare « ratto,  rapimento per amore » ; - nella n. h. fu usata anche  per indicare « strappo mediante uno strumento , pial-  lata »: XVI 225 ' pampinato semper orbe se uoluens ad  incitatos runcinae raptus '. Nella Germ. si assunse nel  significato della v. ^ rapina ', accolta dalla latinità clas-  sica, cioè « ladroneccio, rapina »: 35, 10 ^ nullis rapti-  bus aut latrociniis populantur '. ^   13.° ' sagitta ' : nel significato proprio di « freccia ,  dardo, strale, saetta », ^ osservasi nella Germ. 46, 15  ' solae in sagittis spes '; e nella n. h. VII 201 ^arcum  et sagittam Scythen louis filium , alii sagittas Persen  Persei filium inuenisse dicunt ': v. 11, 279. 16, 161. etc.  Ma nella n. h. vale eziandio non solamente a indicare, se-  condo gli ess. di scrittori precedenti, una specie di sorcolo  o magliuolo:^ v. 17, 156; e una costellazione : '^ v. 17,  131, 18, 309; 310; ma anche a designare (a quanto pare.     1 In un altro 1. della n. h. ò sostituita a ' pubertas ' la voce  propria : 12, 131 'in prima lanugine '.   2 CiG. in Verr. IV 48, 107. Tuse. IV 33, 71. Ovid. fasi. IV 417.  Sen. dial IV 9, 3. Plin. n. h. 34, 69. Cf. Tac. ann. VI 1, 15.   3 Lo stesso congiungimento di ' raptus * al plur. con * latro-  cinium ' o ' praeda ' si osserva in Tac. hi9t I 46, 13. ann, II 52, 4.   4 Vedi Cic. in Verr. IV 34, 74. Phil II 44, 112. aead. pr. II  28, 89. de fin, III 6, 22. Tuse. I 42, 101. II 7, 19. de nat d. I 36,  101. II 50, 126. etc.   5 CoLVM. de r. r. Ili 10, p. 384, 1-8 ; 17, p. 393, 9-10.   6 Cic. Arai phaen. cum Groti suppl. vers. 84 (325), pag. 369.  Gbrman. Arai, phaen. v. 315, in PLM. voi. I, p. 166, ed. Baehrens.  AviBN. Arat vv. 669, 689, 985, 1117, 1258 ed. Breysig.     per ia prima volta) la pianta detta comunemente € lin-  gua di serpente »: XXI 111 * idem (se. Mago) oiston  adici t a Graecis uocari, quàm inter uluas sagittam ap-  pellamus '. ^   14.** ' satisfactio ' : voce usata prima da Cicerone, Ce-  sare, Sallustio per significare « discolpa, scusa ». ^ Nella  Germ, conserva lo stesso significato, aggiuntovi il con-  cetto della pena: 21, 3 ^ luitur enim etiam homicidium  certo armentorum ac pecorum numero recipitque satis-  factionem uniuersa domus '. Plinio la riferì agli ani-  mali e, trattando delle colombe , scrisse : n. h. X 104  * tunc plenum querela guttur saeuique rostro ictus,- mox  in satisfactione exosculatio '.   15. "* ' sedes ' : in senso traslato, per indicare « sog-  giorno, stanza, dimora, paese, patria », secondo l'acce-  zione classica, ^ appare nella Germ. 2, 3 ' classibus  aduehebantur qui mutare sedes quaerebant ': v. 25 , 2.  30, 1. Plinio ne fece uso tanto in senso traslato, ana-  logo al precedente: v. n. h. 2, 102. 11 , 138 ; 157. 22,  14. 33, 74. 36, 102 ; ^ quanto in senso metonimico : v.  22, 61; 143. 23, 75; 83. 26, 90 32, 104 : in questa se-     1 * Oiston • legge nel 1. e. della n. h. Ose. Weise ; v. Jahrbb.  del Fleckeisen, 1881, p. 512. 1 codd. Paris. 6795, Riccard., Leid.  Voss. e Ted. Detlefsen (voL III, Beri. 1868) danno * pistana \   « CiG. ep. (ad fam.) VII 13, 1. Caes. 6. G. VI 9, 8. Salì.. Cat  35, 2. etc.   3 Cic. p. Cluent 61, 171. 66, 188. p. Mar, 39, 85. p. Sulla 6,  18. p. Areh, 4, 9. de proo, eons. 14, 34. p. Marcel. 9, 29. Caes.  b. G. IV 4, 4. Sall. Cat 6, 1. Verg. Aen, XI 112. Ovid. mei.  Ili 539. XV 22. etc.   4 Cf. Caes. 6. G. I 31, 14 ^ aliud domicilium , alias sedes...  petant '.     — 88 —   conda accezione non pare che altri V abbia preceduto,  le."* ' tristitia ' : nella Oerm. e nella n. h. è accolta  nel significato proprio di « mestizia, tristezza », secon-  do l'uso che se ne era fatto dagli scrittori precedenti; '  Germ. 27, 7 ^ dolorem et tristitiam tarde ponunt '. ^  n. h, XXIV 24 ' inuenio potu modico tristitiam animi  resolui': v. pure 21, 159. 23, 38. 25, 12. 35, 73. Plinio  usò, inoltre, la v. ' tristitia ' in senso traslato, riferen-  dola a cose inanimate : n. h, II 13 ' hic (se. sol) caeli  tristitiam discutit '. XVIII 184 ' sarculatio induratam  hiberno rigore soli tristitiam laxat temporibus uernis ':  e in ciò egli seguì gli ess. analoghi presentati da Ci-  cerone; 3 ma, probabilmente per il primo, appropriò la  V. considerata ad animali : n. h. IX 34 ^ delphinorum  similitudinem habent qui uocantur thursiones. distant  et tristitia quadam adspectus ' : v. 11, 63 (per le api).  32, 60 (per le ostriche).   IL — Aggettivi:   1.° ' asper ': appare, usato in traslato, in un 1, della  Germ, 2, 8 * Germaniam peteret , informem terris , a-  speram caelo ' : * nella n. h. è assunto , come in 11. di     1 CiG. de or. II 17, 72. eum sen. grai, egii 6, 13. Lvcgbivs, in  Cic. ep. {ad fam.) V 14, 2. Sall. Cat 31, 1. Hor. carm. I 7, 18.  OviD. mei. IX 397. Val. Max. / et d. m, 1 6, 12. II 6, 14. Sen.  dial IX 15, 1.   « Consimile frase * tristitiam poni ' si legge iti Ovid. ex Pont  II 1, 10.   3 Cic. ad Ait. XII 40, 3. de nat d II 40, 102. de off, I 12, 37.   * Vi ha analogia con Taso fattone da Ovid. me^. XI490. Vell.  Patbrc. h. R. II 113, 3.     — 89 —   autori precedenti, » nel significato proprio: v. 3, 53. 6,  167. 17, 43 ; ed è anche riferito al senso del gusto : *^  V. 2, 222. 12, 27. 19, 111. 20, 97. 25, 159; e, probabil-  mente per la prima volta, al senso dell'odorato: XXVII  64 ^ radice longa, aequaliter crassa, odoris asperi '. ^  2.** ' uoluntarius ' : adoperato in senso obiettivo, per  indicare ciò che si compie per libera volontà, appare,  come in Cicerone, Livio, Valerio Massimo, etc, ^ anche  nella Qerm. 24, 9 ' uictus uoluntariam seruitutem adit ';  e nella n. h. VI 66 ' uoluntaria semper morte uitam  accenso prius rogo flnit ': v. 37, 3; e cf. 28, 113. Ma  nella n. h. si estende alla designazione di fatti naturali:     1 Varr. r. r. II 5, 8. Cic. pari, or, 10, 36. Lvcr. de r. n. VI  1148. Vbrg. bue. X 49. georg. II 413. Liv. XXV 36, 5: cf XXXVH  16, 5. OviD. mei VI 76.   2 Cosi in Plavt. capi. 188 (I 2, 85); 496 (III 1, 37). Ter. hauL  458 (III 1, 49). Verg. georg IV 277. etc.   3 II Georges nel suo ausfùhrl. Handwb, I, e. 581, in confer-  ma del riferimento deli'agg. * asper * ai sensi del gusto e del-  l' odorato, cita il 1. di Cic. de fin, II 12, 36 * quid iudicant sen-  sus ? dulce amarum, lene asperum ', e. q. s. ; e la citazione si  ripete nel dizion, laL-iL Georges-Calonghi, c. 250. Senza dub-  bio, r affermazione è esatta quanto al ' dulce amarum ' rife*  rito al gusto; ma ci pare inesatto riferire il * lene asperum '  air odorato, perchè nei citati vocabolari, in conferma del rife-  rimento di * asper * al senso dell' udito, si ripete , poco dopo ,  lo stesso 1. di Cic. ' lene asperum *, con V avvertenz% che ad  * asper ' si contrappone * lenis ' : osservazione giusta questa  ultima, in quanto che nel 1. e. di Cic. le antitesi sgg. * prope  longe, stare mouere, quadratum rotundum ' non escludono che  r antitesi * lene asperum * si possa riferire al senso dell' udito.   4 CiG. ep. iadfam.) VII 3, 3. Liv. XXVI -36, 8. XXVIII 7, 9.  Val. Max. /. et d. m. I 8, 3. Cf. Tac. hisL II 45 , 3. [ deal, de  oraiorihuB 41, 17].     — 90 —  XX 245 ' pinguius (se. serpyllum) uoluntarium et cail-  didioribus foliis ramisque '.   III. — Verbi:   1.° * adgnoscere ' : Germ. 5, 15 ' formasque quasdam  nostrae pecuniae adgnoscunt atque eligunt '. n. h. XXIX  19 ^ alienis oculis agnoscimus ' : v. 35, 89. Con tale signi-  ficato il V. ' adgnoscere ' era stato usato prima * ; ma  nella n. h. è riferito anche ad animali: IX 23* nomen  Simonis omnes (se. delphini) miro modo agnoscunt '.   2.° ' colligere : Germ. 37, 8 ' ex quo si ad alterum  imperatoris Traiani consulatum computemus , ducenti  ferme et decem anni colliguntur '. n. h. XIII 85 * ad  quos (se. consules) a regno Numae colliguntur anni  DXXXV ': 2 cf. 6, 59; e, per la forma attiva, 2j 186. ^  Nella n. h. è riferito pure, tanto nella forma passiva  quanto nella attiva, a misure di lunghezza: IV 87  ' ad OS Bospori CCLX M pass, longitudo coUigitur ' :     1 Cic. de fin. V 18, 49. Lael 27, 100. Caes. 6. e. H 6, 4. Vbrg.  Aen. I 406. HI 82; 351. IV 23. Vili 155. X 843. XII 260. Ovu).  fasi. V 590. Lycan, de h. e. II 193. Cf. Tag Agr. 32, 18.   8 II n.o DXXXV nel 1. e. della n. h, leggesi neir ed. Mayhoff,  voi. II, p. 332, 18 ; e, in proposito del d.^ aura., non è nolata al-  cuna variante presentata dai cod J. Tuttavia il Georges, auifàhrl.  Handùcb., J, e. 1185, e il Valmaggi, dmi. degli oratori eommenL  Torino 1890, p. 66, T hanno mutato in DXXXXV: non sappia-  mo spiegarcene la ragione.   3 Cf. deal de oraioribus 17, 16 * centuna et uiginti anni ab  interitu Ciceronis in hunc diem colliguntur*. È usato nella  forma attiva in 24, 14 * cum praesertim centum et uiginti an-  nos ab interitu Ciceronis in hunc diem [effici] ratio temporum  collegerit ' : espunto 1' ' effici ' secondo la proposta del RoenBch,  in Rev, de Vinsir. pubi, en Belg. 1865, p. 301.     — 91 —   V. 2, 245. 36 , 178. etc. — XII 23 ' sexaginta passns  pleraeque orbe colligant ' : v. 3, 132, 5, 136. 36, 77. etc.   3.° ^ eualescere ' : verbo usato da Virgilio , Orazio ,  Seneca, Lucano, etc. ^ fu da Plinio per la prima volta  riferito a vegetali: n. h. XV 121 * quae (se. myrtus  plebeia) postquam eualuit flauescente patricia ' : v. 16,  125. 17, 116. Nella Oerm. è usato tanto in senso pro-  prio: 28, 4 * ut quaeque gens eualuerat'; quanto in  traslato, per indicare la prevalenza di determinate voci  neir uso comune : 2, 22 ^ ita nationis nomen, non gen-  tis eualuisse paulatim '. ^   4.'' * lucrari ' : Germ. 24, 6 ^ aleam, quod mirere, so-  bri! inter seria exercent , tanta lucrandi perdendiue  temeritate, ut ' e. q. s. Con lo stesso significato proprio  il v. ^ lucrari ' fu adoperato da Cicerone e Orazio. ^  Nella n. h. acquista il significato particolare di « gua-  dagnare mediante il risparmio » e perciò « rispar-  miare » : XVIII 68 ' quod {se. marina aqua subigi pa-  nem) plerique in maritimis locis faciunt occasione lu-  crandi salis '. Nello stesso senso pare che si debba in-  tendere il V. ^ lucrari ' nel 1. della n. h. XXXIII 45  ^ ita res p. dìmidium lucrata est ', cioè lo Stato ri-  sparmiò la metà della spesa, accrescendo il valore di  alcune monete, al tempo della seconda guerra punica.   5.** * obtendere ' : con la forma mediale assume, per  la prima volta, nella Germ. e nella n. h. un signifl-     1 Vero. Aen. VII 757. Hor ep. II 1, 201. Sen. ep. XV 2 (94) ,  31. LvcAN. de b. e, I 505. IV 84. Cf. Qvintil. L o. II 8,5. X 2, 10.   « Cf. Qvintil. l o. IX 3, 13. Tac. hist I 80, 8. ann XIV 58, 17.   3 Cic. in Verr, V 24, 61 ; 25, 62. p. Flaee. 14, 33. de off. II 24,  84. parad. 3, 1 (21). Hor. ep. II 3, 238. Quanto al senso trasl.  del v. ' lucrari ', vedi Cic. in Verr. I 12, 33. Hor. earm. IV 8, 19.     — 92 —   cato locale d' uso geografico, ed ìndica « estendersi di-  nanzi » : Germ. 35, 3 ^ Chaucorura gens omnium   quas exposui gentium lateribus obtenditur , donec in  Chattos usque sinuetur '. n. h. Y 77 ^ buie (se. Libano)  par interueniente ualle mons aduersus Antilibaaus ob-  tenditur '. * Nella n. h. presenta inoltre il significato ,  che notasi in Virgilio, ^ di « stendere dinanzi , porre  dinanzi » : XI 153 ' omnibus membrana nitri modo  tralucida obtenditur ' : v. 37, 100.   e.*" ^occurrere': presentasi la prima volta con si-  gnificato geografico nella Gerrn. e nella n. h.-/^ Germ,  33, 1 ' iuxta Tencteros Bructeri olim occurrebant ' n,  h. Ili 95 ' quem locum occurrens Terinaeus stnus pan-  insulam efiìcit '. V 84 ' apud Elegeam occurrit ei {sc-  Euphrati) Taurus mons': v. inoltre 6, 114; 128. etc.  Presenta anche nella n. h, tanto il significato, in tras-  lato, di « rimediare, essere d'aiuto », secondo gli ess.  dati prima da Cicerone, Nepote, Valerio Massimo^ Per-  sio: "* XVIII 189 ' constatque fertilitati non occurrere  homines ' : v. 18, 332. 20, 225. 30, 107. 31, 118. 32, 1;  99. etc. ; quanto il significato di « presentarsi alla  mente o alla vista, sovvenirsi y> : XXIX 2 * quaesdonem  occurrere uerisimile est omnium , qui haec noscant ,  cogitationi ' : cf. 24, 156. Questo ultimo significato os-     1 Cf. Tao. Agr. 10, 7.   « Vero, georg. 1 248 : cf. Aen. X 82.   3 A tale sigoiflcato dovette certamente pervenire per il tra-  mite deir uso fattone da Liv. XXXVI 25 , 4 * in asperis locis  silex paene inpenetrabilis ferro occurrebat*. Cf. Pompon. Mel.  ehor. Ili 9, 89. Tag. Agr, 2, 9.   4 CiG. in Verr, IV 47, 105. p. CluenL 23, 63. Nep. XVI (Pel)  1, 1. Val. Max. f. et d. m. VIII 5, I. Pers. sai. 1, 62, 3, 64.     — 93 —   I servasi prima in Cicerone, Cesare, Orazio, Seneca, Cur-   ' zio, Columella, etc. *   7.° ^ periclitari ' : con valore intrans, pregn. di « ar-  rischiare, essere intraprendente », appare la prima  volta nella Gemi. 40, 1 ^ plurimis ac ualentissimis na-  tionibus cincti (se. Langobardi) non per obsequium, sed  proeliis ac periclitando tuti sunt ' ; cf. n. h. 18 , 302.  In Cicerone e Cesare ^ ha il significato generico di ¥. fare  esperimento, far prova ». In alcuni li. della n. h. con-  serva la qualità di v. intrans., ed è riferito , come in  Celso, ^ ai pericoli causati da certi morbi : XXX 114  ' utilissima sunt in iis ulceribus, quae uermibus peri-  clitentur '. XXXII 54 ^ cinis eorum ( se. cancrorum  fluuiatilium) seruatus prodest pauore potus periclitanti-  bus ex canis rabiosi morsu ': v. altresì 17, 217. 20, 165.  26, 112. etc.   8.** ^ praetexere ' : G^rm. 34, 4 ' utraeque nationes  usque ad Oceanum Rheno praetexuntur '. n. h. VI 112  ' semper fuit Parthyaea in radicibus montium saepius  dictorum qui omnes has gentes praetexunt '. Con signi-  ficato consimile era stato prima adoperato da Virgilio. ^  Nella n. h. assume altresì , in traslato , il significato  generico di « preporre, porre avanti »: XVIII 212 ' quos     J Cic. de or. Il 24. 104. Ili 49, 191. p. Mil. 9, 25. Tuse. I 22,  51. Caes. b. G. VII 85, 2. Hor. sat. I 4, 136. Sen. deal. I 6, 4.  CvRT. hisL A. M. Ili 8 t21), 21. Colvm. de r. r. Il 2, pag. 334,  34. Cf. Tac. ann. XIV 53, 22.   « Cic. de off. III 18, 73. Caes. b. G. II 8, 1.   3 Cels. de med. Il 1, p. 30, 14. V 26, 24, p. 178, 37. eie.   4 Verg. bue. 7. 12. Aen. VI 5. Cf. Colvm. de r r. X 296, p-  579, 37.     — 94 —   (se. auctores) praetexuimus uolumini huic ': v. praef. 21.  16, 4. »   9.** ' rarescere ' : eoa l'accezione in traslato, per si-  guijfìcare « diminuire , divenire raro » , notasi la pri-  ma volta nella Germ. 30, 3 ' durant siquidem col les, pau-  latim rarescunt'.2 Nel significato proprio fu adoperato,  dopo Lucrezio, Virgilio, Properzio, Columella,^^ da Plinio:  n. h, XI 231 ' quadripedibus senectute (pili) crassescunt  lanaeque rarescunt '.   10.° ' tolerare ' : Germ. 4, 8 ^ minimeque sitim ae-  stumque tolerare '. n. h. XXVI 3 ' foediore multorum ,  qui perpeti medicinam tolerauerant , cicatrice quam  morbo '. Lo stesso significato notasi in Terenzio, Cice-  rone, Sallustio, etc. ^ In un altro 1. la n. h. presenta il  V. ' tolerare ' per il concetto di « mantenere , sosten-  tare », secondo l'uso fattone da Cicerone, Cesare, Vir-  gilio, Columella , etc. : ^ VII 135 ' plurimi iuuentam  inopem in caliga militari tolerasse '. XXXIII 136  ^ (Ptolemaeum) octona milia equitum sua pecunia tole-     1 Fu continuato tale uso da Plin. pan. 52, 1.  s Si ripete , poi , nella stossa accezione da Amm. Marc. r. g.  XXII 15, 25. XXVI 3, 1.   3 LvcR. de r. n. VI 513. Vero. Aen. IH 411. Prof. IV 14 (15),  33. CoLVM. de r. r. Ili 16, p. 392, 38. Cf. Sil. It. Pun. XVII 422.   4 Ter. hee. 478 (IH 5, 28). Cic. in Verr. Ili 87, 201. in Caiil.  II 5, IC; 10, 23. ep. (ad fam.) VII 18, 1. ad Q. fr. I 1, 8, 25. de  fin. IV 19, 52. Tuse. II 7, 18; 13, 30. V 26, 74; 37, 107. de din.  II 1, 2. Caes. b. G. V 47, 2. Sall. Cai. 10,2. 20, 11. lug, 31, 11.  Cf. Tac. hist n 56, 12. ann. Ili 3, 9.   5 Cic. p. Foni. 2, 13. Caes. b. G. VII 71, 4 Ccitato per inesattezza  dal Georges, ausfiXhrl. Handwb. II, e. 2821, con le indicazioni  7, 41, 7). h. e. Ili 49, 2; 58, 4. Verg. Aen. Vili 409. Colvm. de  r. r. Vili 17, p. 547, 19. Cf. Tac ann. II 24, 7. IV 40, 8. XV 45, 18-     — 95 —   rauisse '. Ma vi si accoglie, per la prima volta , tanto  nel significato di  : Germ. 27, 9 ' haec in commune de  omnium Germanorum origine ac moribus accepimus '.  38, 4 ' quamquam in commune Suebi uocentur ' : cf.  40, 6; altrove (5, 1. 6, 14) si preferisce l'espressione  avverbiale equipollente ' in uniuersum '. n. h, XVII 9  ' quae ad cuncta arborum genera pertinent in commune  de caelo terraque dicemus '. XXIII 36 ' reliqua in com-  mune dicentur '. ^   — F —   Di una sola voce osserviamo essersi fatto uso, perla  prima volta, tanto nella Germ. quanto nella n.h.: è la v.  ' glaesum ', d'origine germanica, adoperata particolar-  mente dai soldati per significare l'ambra: " Germ, 45, 15  * soli omnium sucinum, quod ipsi glaesum uocant, inter  uada atque in ipso litore legunt '. n. h. XXXVII 42  ' certum estgigni in insulisseptentrionalis oceani et ab  Germanis appellari glaesum, itaque et ab nostris ob id  unam insularum Glaesariam appellatam '. Ma, come si  osserva nel 1. e, la Genn. accoglie anche la v. ' suci-  num ', che trovasi nella n. h. identificata con I' ' e-  lectron ' dei Greci : III 152 ' iuxta eas Electridas uo-  cauere in quibus proueniret sucinum quod illi electrum  appellant': v. 4,103.8,137. 37, 31; 33; 43-45; 204. e te. ^     J Tale uso deirespressione avv. * in commune * fu conlinuato  da QviNTiL. L o. VII 1, 49. Tag. ann, XV 12, 17.   « Plin. n. h. IV 97 * Glaesaria (se. insula) a sucino militiaa  appellata, a barbaris Austerauia *.   3 Vedi il nostro libro sui Neologismi botanici nei earmi bu"  coliei e georgiei di Virgilio, Palermo, 1901; n." 34, p, 67.     CAPITOLO SECONDO     Relazioni lessicali tra la Germania  e le opere di Tacito.   — A —   Ad un buon numero delle relazioni lessicali che do-  vrebbero essere obietto del presente capitolo, si è data,  di mano in mano, evidenza, mediante opportuni confron-  ti e richiami indicati in fine delia maggior parte delle  note che corredano le relazioni lessicali tra la Gemi.  e la n. h. di Plinio , trattate nel capitolo precedente.  Restringiamo, ora, il nostro compito a dare evidenza  ad alcune relazioni lessicali tra la Germ. e gli scritti  di Tacito, nelle quali non si scorge, salvo di rado e  in modo indiretto, l' intermedio della n. h,   I. — Sostantivi:   l.** * annus': Ge7^m. 14, 16 ' nec arare terram aut  exspectare annum tam facile persuaseris \ Agr. 31, 5  ' ager atque annus in frumentum — conteruntur '. Della  V. ' annus ', adoperata per significare « il raccolto o  provento, la produzione dell' annata », un primo accen-  no appare in Cicerone * : fu accolta da Properzio, e poi  dai poeti e prosatori dell' età postaugustea. ^ Nella n.     1 Cic. in Verr, a. pr. 14, 40.   « Prof. V 8, 14. Lvcan. de b. e. Ili 452. Stat. sii III 2, 22.  Plin. pan. 29, 3.  Consoli, La Germania comparala. T     — 98 —   h. la V. * annus ' conserva il significato temporale: v.  2, 13. 9, 162. 18, 211. 28,22. etc. ; e solo si può scor-  gere come un tramite per giungere al significato so-  pra notato nei sgg. 11. : XV 98 ^ fructus anno matu-  rescit \ XVI 95 ' sunt tristes quaedam ( se. arbores )  quaeque non sentiant gaudia annorum \   2.** * audentia': Germ. 31, 1 ' et aliis Germanorum  populis usurpatum raro et priuata cuiusque audentia  apud Chattos in consensum uertit ' e. q. s. 34, 10 ' nec  defuit audentia Druso Germanico', ann. XV 53, 9 * ut  quisque audentiae habuisset '. ' Audentia ' è voce della  l^tiqità argentea : altri ess. se ne osservano in Quinti-  liano e Plinio il giovane. ^ Nella n. h. si notano sol-  tanto le forme della flessione del participio ' audens ';  V. 17, 222. 32, 53. 35, 61. etc.   3.** ^ copiae ' : consideriamo soltanto la forma del  plur. : 6r^rm. 30, 13 ^ omne robur in pedi te, quem su-  per arma ferramentis quoque et copiis onerant '. his£.  Ili 15, 13 ' ut specie parandarum copiarum ciuili praeda  milites inbuerentur. IV 22, 5 ' parum prouisum ut co-  piae in castra conueberentur ': V. Agr. 22, 9. Prima  che nei 11. ce. la voce di forma plur. ^ copiae ', col si-  gnificato di € provvisioni, provvigioni, viveri, alimen-  ti », era apparsa in Cesare, Livio, Velleio Patercolo. ^   4.** ' fortuna ' : Germ. 21, 9 ' prò fortuna quisque ap-  paratis epulis excipit '. ann. II 33, 13 ' quaeque ad u-  sum parentur nimium aliquid aut modicum nisi ex for-  tuna possidentis ': v. IV 23, 11. XIV 54, 9. La forma     1 QviNTiL. I. o. XII prooera. , 4. Plin. episL Vili 4, 4.   « Vedi gli ess. citati dal Gboroes , ausfuhrl Handicb , I, e   1573: V. inoltre Plin. pan. 29, 5.     — 99 —  sing. ' fortuna ', usata invece della forma plur. per in-  dicare « ricchezze, beni di fortuna, averi, sostanze »,  osservasi accolta da Nepote, Orazio, Ovidio, poi da Quin-  tiliano, ^ probabilmente per il tramite della frase cice-  roniana : ^ cuius denique fortunae studia tum laudi et  gratulationi tuae se non obtulerunt ? ' " Valgano per  il confronto i sgg. 11. della n. h.i 11 118 ^ non erant  malora praemia in multos dispersa fortunae magnitu-  dine '. VII 130 * si uerum facere iudicium uolumus ac  repudiata omni fortunae ambitione decernere , nerao  mortalium est felix ' : ma è accolta la forma regolare  del plur. in XXXVII 81 ' ille proscriptus fugiens hunc  e fortunis omnibus anulum abstulit secum ',   S."* ' pignora ' : consideriamo la sola forma del plur.::  Germ. 7, 11 * et in proximo pignora, unde feminarum  ulula tus audiri, unde uagitus infantium ' : ann. XII 2,  3 ' baudquaquam nouercalibus odiis uisura Britannicum  e^Octauiam, proxima suis pignora ': v. XV 36, 14; 57,  14. Agr. 38, 6. La forma plur. ^ pignora ' era stata  accolta nella poesia dell'età augustea, '^ per significare  figli, madri, mogli, insomma persone legate con intimi  vincoli di parentela; donde la formola di ' obsecratio '  giudiziaria: ' per carissima pignora'; della quale fa  menzione Quintiliano.*   6..'' ' suffugium ': Germ. 16, 11 ' solent et subterra-     1 Nbp. XXV (Att.) 21, 1. HoR. ep, I 5, 12. Ovid. trist V 2, 57.   QVINTIL. /. 0. VI 1, 50.   « Cic. Phil. I le, 30.   3 Prof. V 11, 73. Ovid. meL III 134. XI 543. episL (her.) 6, 122.  12, 192. L'espressione * amoris pignora' di Liv. XXXIX 10, 1  ha un altro significato.   * QviNTiL. I. 0. VI 1, 33.     — 100 —   neos specus aperire suffugiura hiemi et receptacu-   lum frugibus \ 46, 17 * nec aliud infantibus ferarum  imbriumque suffugium '. ann. IV 47, 7 ' sanguine bar-  barorum modico ob propinqua suffugia ' : v. Ili 74, 5.  La V. ' suffugium ', propria della latinità argentea, * si  osserva prima in Seneca e Curzio. ' Tacito se ne valse  anche in genso traslato, ^ accostandosi all' es. che ne  aveva presentato Quintiliano.*   Aggiungiamo altri due aggettivi di forma neutra  plur., assunti col valore di sostantivi : ^ I   7,** ^ ancipitia ' : Gemi. 14, 10 ' facilius inter ancipitia |   clarescunt '. hisL III 40, 10 ' mox utrumque consilium  aspernatus, quod inter ancipitia deterrimum est '. ^ ann.  XI 26, 12 ' scelusque inter ancipitia probatum ueris  mox pretiis aestimaret '. Tacito adoperò anche al sing.  l'agg. ' anceps ' sostantivato: ann. I 36, 9 ' in ancipiti  res publica '. IV 73, 16 ' ille dubia suorum re in an-  ceps tractus '. Nella n. h. la v. ' anceps ' conserva la  ftinzione di aggettivo: IV 10 ' ancìpiti nauium ambitu '.  VII 149 ' ancipites morbi '. IX 152 ' periculum anceps \  XVII 191 ' anceps culpa '. XVIII 210 ' res anceps '.     J Si ha però un es. nel carme pseudo-ovidiano * nux ', v. 1 19  * quid, nisi suffugium nimbos uitantibus essem *.  8 SBN. dial IH 11, 3. CvRT. hUt A. M. VII! 4 (14}, 7.   3 Tac ann, IV »56, 11. XIV 58, 12.   4 QviNTiL. I. o. IX 2, 78.   5 V. la monografia di Th. Panhoff, de neuiriui generis ad-  ieeiiuor. subsianiiuo usu ap. Tao. 1883.   « F. RiTTBR, P. Corn. Tae. opp., Lps. 1864, p. 525, 20 espunge  dal testo tacitiano le parole ' quod - est \ chiudendole tra pa-  rentesi quadre.     — 101 —  XXIII 31 ' ancipiti euentu \ XXV 16 * ratio inuentio-  nis anceps ' : v. inoltre 10, 17. 22, 97. 23, 17 ; 20. 24,  75. 28, 21. 29, 1. etc.   8.** * missilia ' : Oerm. 6, 7 * pedites et missilia spar-  gunt, pluraque singuli '. hist. IV 71, 24 *paulum morae  in adscensu , dum missilia hostium praeuehuntur \ V  17, 14 ' saxis glandibusque et ceteris missilibus proe-  lium incipitur '. L' uso di dare il valore di sostantivo  all'agg. ' missilia ', per indicare, in generale, proiettili  di guerra , come saette , pietre , etc. , appare prima in  Virgilio e Livio ; ^ poi si usò con lo stesso significato  anche nella forma del sing. ' missile ': - ne abbiamo un  es. nel sg. 1. della n. h. XXVIII 33 ' ferunt difflciles  partus statim solui, cum quis tectum, in quo sit grauida,^  transmiserit lapide uel missili ex iis, qui tria animalia  singulis ictibus interfecerint '. Del resto , nella n. h. è  preferito V uso di ' missilis ' come aggettivo : v. 8, 85;  125. 34, 138. etc.   II. — Aggettivi. Annoveriamo, per la loro funzione,  tra gli aggettivi le sgg. forme participiali :   1.** ^ inlacessitus ' : Germ. 36, 1 * Cherusci nimiam ac  marcentem diu pacem ini acessiti nutrierunt'. Agr. 20,     1 Vero. Aen. X 716. Liv. II 65, 4. VI 12, 9. IX 35, 5. XXVI 51,  4 XXXTV 39, 2. L'espressione * missilia fortunae ', che osser-  vasi iu SBN. ep, IX 3 (74), 6, pare che abbia schiuso l'adito ad  un nuovo significato della v. ' missilia ' (= « doni largiti al  popolo »), che appare in Sveton. Aug. 98, 19. Ner. 11, 11.   « Vedi LvcAN. de b. e. VII 485. Vbget. epit r. m. (ed. C. Lang)  I 4, p. 9, 8; 14, p. 18, 6: in III 24, p. 117, 14 leggesi ' missibilia ',  ma nel cod. Perizon. F 17 si nota ' missilia ' ; e ' missilia ' os-  servasi anche nel cod. Palai. 909, corretto da ' missibilia '.     — 108 —   1-1 ' nulla ante Britanniae noua pars pari/&r illacessita  transìerit '. Il part. sempl. ^ lacessitus ' notasi nella n.  h. Vili 23 ' nec nisi lacessiti nocent '.   2.** ' intectus ', con la particella premessa Mn - ' di  valore negativo: Germ. 17, 2 ^ cetera intecti totos dies  iuxta focum atque ignem agunt '. hist Y 22, 12 ^ dux  semisomnus ac prope intectus errore hostiura seruatur \  ann. II 59, 5 ^ pedibus intectis ': e nel senso traslato,  per significare « aperto , schietto , fidente >, ann. IV  1, 12 * sibi uni incautum intectumque efflceret \ '  » 3.** ' promptus ' : Germ. 7, 2 ' duces exemplo potius  quam imperio, si prompti , si conspicui , si ante aciem  agant, admìratione praesunt '. ann, IV 17, 16 * neque  aliud gliscentis discordiae remedium quam si unus al-  terne maxime prompti subuerterentur ': v. II 81, 7. IV  51, 16, XIV 40, 8. Con lo stesso significato di « corag-  gioso, audace, valoroso », appare la v. ' promptus ', nel  grado superlativo, in hist. I 51, 24. II 25, 13. Ili 69, 13.  IV 14, 9. Agr. 3, 12. Quanto all'agg. 'promptus' rife-  rito a cose, V. n. h. 8, 129. 9, 112. 11, 24.   4.** ' reuerens ' : Germ. 34, 12 ' sanctiusque ac reue-  rentius uisum de actis deorum credere quam scir^ \  hist. I 17, 3. 'sermo erga patrem imperatoramque  reuerens '. Lo stesso significato presenta la v. * reuerens '  in Properzio. ^ Cicerone conservò T usq psi^rticipiale di  ' reuerens ' : * multa aduersa reuerens '. ^ Plinio vi a, an-  che nei sgg. 11. di Tacito: Agr. 34, 13 * transigite cum  expeditionibus '. hist III 46, 14 * quod Cremonae inte-  rim transegimus '. Il tramite, per giungere al signifi-  cato sopra notato, dovette essere il valore giuridico che  si attribuì in principio al v. * transigere \ cioè « venire  a patti , definire la pendenza con un amichevole ac-  cordo > , insomma concludere qualcosa di definitivo  per dirimere le questioni. *   5.** * uocare ' : Germ. 14, 16 * nec arare terram aut  exspectare annum tam facile persuaseris quam uocare  hostem et uulnera mereri \ hist IV 80, 10 ' ncque  ipse deerat adrogantia uocare offensas. ' ann. VI 34, 1  ' Oroden sociorum inopem auctus auxilio Pharasmanes  uocare ad pugnam \ U equipollenza di ' uocare ' e  * prouocare ' muove dalla frase virgiliana * uocare ho-  stem. ' 2   IV. — Avverbi :   1.*" * adductius ' : Germ. 44, 1 ' Gotones regnantur ,     1 Cf., per r uso deUe forme passive di * transigere ', Cic. p.  Quinci 5, 20. in Verr. a. pr. 10, 32. Tuse. IV 25, 55; e, quanto  alle forme attive: p. Rose. Am. 39, 114. p. Cluent. 13^ 39. Phil.  II 9, 21. etc.   « Vbrg. georg. IV 76 * magnisquo uocant clamoribus hostem '.  Sbrv. eomm. in Verg. georg. 1. L, voi. Ili, fase. 1*^, p. 326 Th.,  commenta: ' uocant hostem, prouocant '. Vedi 11 comm.del He-  raeus a Tao. hist. IV 80, 10.     — 105 —  paulo iam adductius quam ceterae Germanorum gen-  tes \ hist III 7, 4 ' Minucius lustus.... quia adductius  quam ciuili bello imperitabat, subtractus militum irae  ad Vespasianum missus est '. Nei due 11. citati il va-  lore lessicale della v. ' adductius ' = « con maggior  rigore, più severamente , con freno più stretto », si  deve fare risalire alla frase di Cicerone ^ adducere ha-  benas ', che è in contrapposto con V altra ' remittere  habenas. ' ^   2.*" L' espressione ^ haud perinde ', priva di valore  comparativo, adempie una funzione brachilogica: Germ,  5, 10 ' possessione et usu haud perinde adficiuntur '.  34,2 ' aliaeque gentes haud perinde memoratae. ' ann,  II 88, 16 ' Romanis haud perinde Celebris. ' IV 61 , 4  ' monimenta ingeni eius haud perinde retinentur. ' Alla  negativa * haud ' talvolta sono sostituite altre voci ne-  gative : ' non, ^ ne-quidem, ^ nec '. ^   Per r espressione comparativa ' haud perinde —  quam ', invece della classica * h. p. — atque ', v. hist.  II 27, 1. Ili 58, 14. IV 49, 26. ann. II 1, 8; 5, 9. XIV  48, 7. XV 44, 18. Osservasi anche ^ nec perinde — quam '  o ' neque p. — q. ' in hist. II 39, 12. IV 72, 16. ann.  XIII 21, 7.   3.** * longe ' può adempiere V ufficio di rinforzare il     1 Cic. Lael. 13, 45.   2 Tac. ann. II 63, 10. Cf. Plin. epéaé. I 8, 12. Sveton. Aug. 80,  6. Galb. 13, 1. deperdit librorum relL p. 294, 2, ed. Roth.   3 Tac. Agr. 10, 19 (secondo la congettura del Grozio: nei codd.  * proinde '). Cf Sveton. Tib. 52, 3 sg.   4 Liv. IV 37, 6.     - 106 -  comparativo, col significato di « molto » : * Germ. S,  3 ' quam (se. captiuitatem) longe impatientius femina-  rum suarum nomine timent'. ann, IV 40, 10 Monge  acri US arsuras '. XII 2, 6 ' longeque rectius Lolliam  induci '. Altri ess. ne erano apparsi in Virgilio, Fedro,  Velleio Patercolo. ^   — B —   È notevole che Tacito si valse in più luoghi de' suoi  scritti di alcune espressioni o frasi che si osservano  nella Germ. : daremo evidenza alle più importanti di  esse, disponendone i confronti secondo l'ordine crono-  logico delle opere di Tacito. ^   I. — Per il libro de uila et morihus lulii AgHcolae:  1.** Germ. 36, 4 ^ ubi m a n u a g i t u r '. Agr. 9, 6  * plura manu agens'.     1 L'uso classico deU'avv. Moage' si restringe a rinforzare il  superlativo o ad accompagnare » per renderne più efficace la  significazione, alcune voci particolari, quali * alius> aliter, diuer*  sus, dissimiiis ', etc. ; e i verbi: ^abesse*, v. Cic. ep. (ad fatn)  II 7, 1. ad AiL VI 3, 1 ;"* antecellere *, v. id. in Yert, IV 53,  118. p. Mxir, 13, 29; * anteponere *, v. id. de or. I 21, 98; * dis-  sentire ', v. id. Lael. 9, 32; • praestare ', v. id* Brut. 64, 230 ; e  simili. Quanto all'uso dell'avv. * longe ' col superlativo, v. inoltre  Plin. n. A. 3, 5. 4, 66. 5, 70. 9, 131. 19, 146. 23, 92. 24, 125. etc.   2 Vero. Aen, IX 556 * longe raelior \ Vell. Paterg. h. R» II  74, 1 * 1. tumultuosiorem *. Phaedr. /a6. Ili 7, 6 *L fortior'. Cf.  Pbtron, sat 9, p. 39, 1 ' 1. malore nisu '. 98, p. 465, 5 * 1. blaiidior '.   3 Nel confronto sarà incluso VAgr.^ tuttoché comunemente si  ammetta che questo sia stato scritto prima della Germi le ra^  gioni sono state esposte a lungo nel nostro libro sopra citato,  V autore del l * de origine et situ Germanorum ', Roma, 1902.     — 107 —   2.** Germ. 4, 4 ' unde habitus quoque corporum....  idem omnibus. Agr. \\^ 2 ' habitus corporum uarìi \ '   3/ Gemi. 6, 14Mn uniuersum aestimanti  plus penes peditem roboris '. Agr. 11,9 Mn uniuer-  sum tamen a e stimanti Gallos uicinam insulam  occupasse credibile est'. ^   4.** Germ. 30, 13 ' orane r o b u r in p e d i t-e ': cf.  6, 14 ' plus penes peditem roboris '. Agr, 12, 1 M n  pedite robur'. Livio preferi la frase ' lecta robora  uirorum '. ^   5.** Germ. 17, 6 ' ut quibus nuUus per commercia  cultus '. 24, 12 ' seruos condicionis huius per com-  mercia tradunt '. Agr. 28, 14^ per commercia  uenumdatos '. 39, 4 * emptis per commercia'.   6.** Geì^m. 21, 12 * notum ignotumque quantum  ad ius hospitis nemo disceruit '. Agr. 4:4^ 7 *quan-  t u m a d gloriara, longissimum aeuum peregit '. Vedi  inoltre hist V 10, 8. Della espressione * quantum ad ',  sostituita alla comune ^ quod attinet ad ', si osserva  prin^ft un es., non incensurabile, in Ovidio: lo agcolse,  poi, Seneca. ^ Ma un termine dì passaggio tra le due     1 L' espressione ' habitus corporis ' fu , poi, ripetuta da Pliii.  efii8t VI 16, 20 e da Svbton. deperdiL Ubrorum reli pagt ^9^  12, e4 Ralh. Plin. n. h, U, 224 menziona i ^siqgulos anitpi ha-  bitus '.   « Vedi il cap. Ili, C, III, 2^   3 Liv. VII 7, 4: cf. Vili 10, 6. XXX 2. 1.   4 OviD ars am. I 744 ' quantum ad Pirithoum \ Skn. ^^ XII  3 («5?, 14 ' quantum ad habitum mentis *. Un altro ea^ di Se-  neca è cit neWausfùhrl. Handwh. del GaoaeES, II, o. 19091. Vedi  G. Leopardi , penneri di Daria filoso^ e di belln leUenklura »  Firenze, suec. Le Mounier, 1898 ; voi. I, p. 256.     — 108 —   locuzioni notasi nelle frasi dì Seneca il retore: ^ quantum  ad meum stuporem attinet; quantum ad ius attinet '. '   II. — Per le historiae :   1.° Germ. 25, 6 * occidere solent, non disciplina  et seueritate, sed impetu et ira '. hist I 51 , 5  ' asper^fto militiam tolerauerant ingenio loci caelique  et seueritate disciplinae'. La stessa frase ,  espressa in forma di endiadi come nella Germ,, appare  prima in Cicerone e nel beli. Alex. ^   2.** Germ. 3, 18 'ex ingenio suo quisque  demat uel addat fldem '. hist. I 82 , 13 ' manipulatim   adlocutl sunt ex suo quisque ingenio mi-   tius aut horridius '. Vi sì accosta la frase plìniana ;  * uaria circa hoc opinio ex ingenio cuiusque'. "^   3.° Germ. 13, 20 ' ipsa plerumque fama bella pro-  fi igant '. hist. II 4, 11 ' pr fi igauer at beli u m  ludaeicum Vespasianus '. IV 73, 6 ' profligato bello '.  La frase * proflìgare bellum ' risale a Cicerone e Li-  vio: •* si rese d'estensione maggiore, sostituendosi a     i Sen. rhet. eonirou. VII 1 (16-, 1, p. 298, 18. X 5 (34), 16, p.  509, 8, ed. e. Nella n. h. 25, 12 sì nota * in quantum *.   s Cic. p. Cluent 46, 129 * magister ueleris disciplinae ac  soueri tatis ' : cf. m Catil. I 5, 12. Script b, Alex. 48, 3  * mìlitarem disciplinam seueritatemque minuebant '.  65, 1 ' quae dissoluendae disciplinae seuor i t a t i s q u e  essent ' (Kuebler). Cf. Liv. XXXIX 6, 5.   3 Plin. n. h. 8, 48: cf. 34, 57; e Liv. Ili 36, 1.   4 CiG. ep. dadfam.) Xll 30, 2. Liv. IX 29, 1 ; 37, 1. XXI 40,  11. XXXV 6, 3. XXXIX 38, 5. V. i commenti Orelli-Meiser,  Heraeus, Valmaggi a Tag. hist. II 4.     - 109 -   ' bellum ' gli aec. * aciem, classem, copias, hostem, iai-  micos, proelium ', etc. ^   4.° Germ. 3, 18 'ex ingenio suo quisque demat  uel addat fidem'. hist II 50, 7 ' ita uolgatis  traditisque demere fidem non ausim \ III 39, 3  ' a d d i d i t facinori fidem': v. ann. IV 9, 5. Si  notano ess. delle locuzioni ' demere fidem ' e ' addere  fidem ' in Livio e Ovidio : ^ in un 1. di Cicerone i due  verbi ' addere ' e ' demere ' sono disposti in antitesi ,  come nel 1. e. della Oerm. ^   5.*" Germ. 42, 8 ' sed u i s et p o t e n t i a regibus  ex auctoritate Romana'. hisL III 11, 15 ' uni Antonio  uisac potestas in utrumque exercitum fuit '. **  L' espressione * uis ac potestas ' del 1. e. delle hist si  connette con la frase di Cicerone: ' u i m omnem deorum  ac potestatem'. ^   6.'' Germ. 36, 7 ' tracti ruina Cheruscorum et Fosi '.  hist. III 29, 5 ' quae (se, ballista) ut ad praesens dis-  iecit obruitque quos inciderat , ita pinnas ac summa     i Plavt. mil. gL 230 (II 2, 75 . Cic. p. Rab. FosL 15, 42. Phil  XIV 14, 37. Cabs. b. e. II 32, 11. Nep. XIV vDat.) 6, 8. Liv. Vili  8, 9. X 20, 14. XXVIII 2, li. SiL. It. Pun. XI 398. Tac. ann.  XIV 36, 7.   « Liv. II 24, 6. OviD. rem. am. 290.   8 Cic. aead- pr. II 16, 49. Vedi per altri e?s. di posizione in  antitesi dei vv. * demere ' e ' addere * 1' ausfùhrl Handwb. del  Georges, I, e. 1903.   4 u! Zbrnial, op. e, p. 81, aggiunge al confronto un 1. del  dial. de oratoribus 19, 24 ' qui u i e t p o t e s t a t e , non iure  aut legibus cognoscunt '.   5 Cic de nat d. III 36, 88. Cf. seripL rhet ad Her. I 5, 8     — no —   ualli r u i n a sua t r a x: i t ' : ma nel 1. e. della Germ.  ' mina ' ha significato metaforico. *   7.° Germ. 44, 1 1 ^ m u t a b i 1 e... hincuel illinc  r e m i g i u m '. hist III 47, 18 ' pari utriraque prora  et mutabili remigio, quando bine u e 1 il-  linc appellere indiscretum et innoxium est ' : v. an-  che ann. II 6, 7. -   8.° Germ 24, 13 ' ut se quoque pudore uictoriae  exsoluant '. hist III 61, 15 * p u d o r e proditio-  nis cunctos exsoluerent'; arrogi ann, VI 44 ,  20 ^pudore proditionis oranes e x s o 1 u i t '. ^ In  simile accezione metaforica appare il v. ' exsoluere '  in Terenzio, Cicerone, Virgilio, Livio, etc.'*     1 Cf. la frase * tra bere ruinam' in Verg. Aen, II 465 ?g. ; 631.  Vili 192. IX 712 sg.   ^a  costruito ^ proditur ' nella Germ. 8, 1 ' meraoriae prò-  dilur quasdam acies inclinatas iam et labantes a Sfo-  rni nis restitutas '. ^   Consideriamo le leggi sintattiche aventi per obtóÉto  r uso dei casi.   I. — Accusativo :   l.*' L' acc. di relazione, in dipendenza da un aig^-  tivo da un participio, osservasi nella Gemi. 17, 12  ' nudae brachia ac lacertos '; e nella n. h, XIII 29 ' ui-  tilem sibi arborique indutis circulum '. Ess. consiirfli     1 Quanto alla costpuzione del v. * narratur ' con Tace, e Titifin.,  invece di * narra ntur * col nominativo e l'infin, per significare,  come scrive G. Helmrbigh, c b e s t i m ra t e Angaba und M'it-  teilung, auch durch Schriftsteller, im Gegensatz zu vagem Go-  rùcht »: V. la recensione del l'bro del Wormstall, uebèr aie  Chamaoer, Brukterer und Angrioarier ole, nel Jahreàbèrìcht  ueber die Fortschritie der class. Alteri humswissensehaftyXVll  (1889;, 2. Abtheilung, p. 255 (Jahresb. ueb. Tao.),   « In altri 11. della n. A. ò preferita la f rma attiva * narrkht *:  V. 2, 126 ; 236. 8, 35. 32, 75 etc.   3 OviD. mei. XV 311 sg. ' admotis Aihamanas aquis actiiàh-  dere Jignum | narratur *.   4 Un costrutto analogo osservasi in Liv. XXV 31,9 Val. Mix.  /. ei d. m. II 6, 10. Cf. Caes. b. G. V 12 1. Tac. ann. Ili 65 ,  9. [dial. de orato ribus 32, 27].     — 136 —  si notano in Virgilio ^ ed altri poeti delPetli augustea:  ne presenta anche la latinità argentea , i cui scrittori  predilessero i costrutti poetici e di fonte greca. ^   2.^ L'acc. ' cetera ' è assunto , talvolta , in funzione  avverbiale: Germ. 17, 2 ' cetera intecti totos dies iuxta  focum atque ignem agunt '. 29 , 12 ^ cetera similes  Batauis '. 44, 20 ' cetera similes uno differunt '. n. h.  Vili 40 ' tradunt in Paeonia feram quae bonasus uo-  cetur equina iuba , cetera tauro similem '. XXII 133  ' est etiamnum aliud sesamoides , Anticyrae nasqens ,  quod ideo antiqui Anticyricon uocant, cetera simile eri-  gerenti herbae '. La prosa latina aveva già accolto lo  acc. ' cetera ' in funzione avverbiale, ^ ed anche prima  r aveva accolto la poesia, che ne continuò V accezione  neir età augustea. *     1 Verg. Aen, IV 558 sg. Non ó es. sicuro quello dell' Aen, I  320 ' nuda genu ', in cui ^ genu ' può essere accettato per abla-  tivo. Per la stessa ragione il Draegkr, ueber Synt u. Si, d,  Tac^y § 39, p. 19, riconosce es. noi sicuro di acc. di relazione  il 1. degli ann. XVI 4, 11 * flexus genu '.   2 Vedi gli ess. in Màdvig, lai. Sprogl.'y § 203, a, Anm., p. 154.  Cocchia, sint. lai., § 55, p. 1 17 sg. Valmaggi, comm. hist Tae.  lib. 1, p. 134; lib. 11, p. 34. Cf. inoltre* Tag. hist IV 81, 9. ann.  VI 9, 13. XV 64, 15. e te.   3 Cic. orai, 25, 83 (letto secondo il cod. Viteberg., / del Frie-  drich). Sall. lug, 19, 7; cf. hisL IV 9 (Kritz). Liv. I 35,6. Vell.  Paterc. h. R,l\ 119, 4. Cf. Tac. Agr, 16, 10. ann, VI 15, 5; 42, 12.   * Enn. ann, 1 fr. 32, in PLM. , voi. VI, p. 64, ed. Baehrens.  Verg. Aen. Ili 594: IX 656: cf. Serv. eomm. in Aen. IX 653, p.  368, voi. 11, fase. 2.o Th. Hor. earm, IV 2, 60. ep, I 10, 2 e 50.  Vedi Madvig, lat Sprogly § 203, a, p. 154. Cocchia, sint lai, ,  § 60, b, p. 131.     — 137 —   IL — Genitivo : ^   1.^ Il genitivo parti ti vo trovasi in dipendenza dal re-  lativo neutro * quod ', posposto, che funziona da sog-  getto della proposizione sg. : Germ. 15, 8 * conferre  principibus uel a r m e n t o r u m uel f r u g u m quod  prò honore acceptum etiam necessitatibus subuenit '. n.  Ti. XXX 127 * feni Graeci quod III digitis ca-  piatur '. Ess. anteriori si notano in Cesare e Livio. ^  Vi ha, però, chi nel 1. e. della Gemi.y facendo prece-  dere al ' quod ' una virgola, trovi un costrutto ellitti-  co, che nella sua interezza somigli ad un altro 1. della  Germ. 18, 6 ' ipsa armo rum aliquid uiro ad-  fert ', 3 simile al 1. della n. h. XXVII 130 / additur pi-  peris aliquid et murrae '. Ma, se cosi fosse, avremmo  una costruzione ellittica isolata , priva di base , se ne  togli un ravvicinamento, del resto non improbabile, col  passo degli ann. di Tacito XV 53, 8 ' iacentem et im-  peditum tribuni et centuriones et ceterorum , ut quis-  que audentiae habuisset, adcurrerent trucidarent-  que '. ^   2.** Per l'uso del genitivo in dipendenza da un com-  parativo neutro plur., considerato come sostantivo, vi  è rispondenza tra la Germ. 41, 1 'in secretiora Ger-     1 Vedi U. Zernial, sei quaedam eap. ex genet usu Toc.,  Gòtt. 1864.  « Caes. 6. G. Ili 16, 2. Liv. XXVIII 8, 9. Cf. Tac. hisL II 44, 20   3 U. Zernial, Germ. erkl p. 41. Cf. il comm. del Heraeus  alle hisL di Tac. II 44.   4 Vedi CoNSTANs, étude s. L langue d. Tac, n.^ 81, p. 45. fi-  gli crede probabile che sì tratti di un costrutto ammesso dalla  lingua popolare: non ne adduce però le ragioni.     — 138 —  maniae porrìgìtur ', ^ elsin.h. XVI 187 ' et sabuci in-  teriora mire firma traduntur ' : cf. 6, 33. Se ne osser-  va qualche es. in Cicerone ^,   a** Tra gli aggettivi che, tanto nella Germ. quanto  nella n. h., hanno, talvolta, il loro complemento in una  forma nominale di caso genitivo, si debbono annove-  rare i sgg. :   a) ' fecundus ' : Germ. 5, 5 ' pecorum fecunda '. n. h.  XXXIII 78 ^ nulla fecundior metallorum quoque erat  tellus '. '^ Ma nella n. h, è ammessa anche la costruzio-  ne con r ablativo : XI 233 * numeroso fecunda parta '.*   b) * impatiens ' : Germ. 5, 4 ' frugiferarum arborum  impatiens '. ^ n. h.XXl 97 ' unum autem caulem rectum   habet uetustatis inpatieutem '. ^ Questa costruzione   appare la prima volta nella lingua poetica dell' età au-  gustea; poi si estese alla lingua della prosa. ^     J Vedi Valmaggi, il geniiioo ipoiaitieo in Tae.\ in Boll, di ^-  lol class., a. IV, n.» 6, pp. 130-135.   2 Cic. ad AH. IV 3, 3. Cf. Tac. hist. II 22, 3. V 16, 5: nel se-  condo de' due 11. ce. il cod. dà la lez. * propiora fluminis Trans-  rhenani tenuere ' ; il Nipperdey, il Halm, il Ritter e altri vi  sostituiscono * flumìni '.   3 La costruzione col genit. notasi prima in Hor. carm. IH 6,  17. CoLVM. de r. r, IX 4, p. 552, 5 Cf. Tac. hist. I 11, 3. ann.  VI 27, 16. XIV 13, 4   * V. ess. anteriori in Ovid. mei. Ili 31. X 220. Cf. Tac. hist.   I 51, 26. Il 92, 6. IV 50, 22. ann. XIII 57, 2.   5 L'espressione * patiens frugum ', in antitesi a quella u^ata  nella Germ. 1. e , osservasi in Tac. Agr. 12, 16.   6 V. altri ess. sopra, cap. I, A, 111, n.« 13, p. 39.   7 Vero. Aen. XI 639. Ovid. ars am. II 60. mei. VI 322. XIII  3. trist. V 2, 4. Vell. Paterc. /i. i? II 23, 1. Cvrt. hist. A. Ai.  Ili 2 (5j, 17. IX 4 (15). 11. Cf. SiL. IT. Pan. Vili 4. Tao. hist.   II 40, 11; 99, 7. ann. Il 64, 13. IV 3, 5; 72, 2. VI fó,8. XII 30, l.     — 139 —   e) * superstes ' : Germ. 6 , 24 * muHique «operdtites  bellorum infamiam laqueo flnierunt '. n. h, VII 156  ' M. Perpennaet nuper L. Volusius Saturninus omnium...  superstites fuere ' : v. 7, 134. Cicerone ne aveva dato  r es.* Nella Qerm. si accoglie anche la costruzione di  ' superstes ' col dativo, secondo gli ess. di scrittori pre-  cedenti : 2 14^ 3 * infame in omnem uitam ac probro-  sum superstitem principi suo ex acie recessisse '.   4.** Quanto al genitivo * moris ' col verbo * esse ' val-  gano i sgg. confronti: Germ. 13, 2 * arma sumere  non ante cuiquam moris, quam ' e. q. s. 21, 13 ' ab-  eunti, si quid poposcerit, concedere moris \ n. h. XIX  51 ' usque ad eum (se. Epicurum) moris non fuerat in  oppidis habitari rura ' : v. 17, 66 ; 214. La locuzione  * moris esse ' col soggiuntivo retto da * ut ' o con Tin-  flnito, era stata adoperata da Cicerone, Livio, Velleio  Patercolo, Valerio Massimo, Seneca, etc. ; ^ poi, per il  tramite di Tacito e di Plinio il giovane, * passò nell'uso     1 Cic. ad Q. fr. l 3, 1. Cf. Tac. Agr. 3, 13. ann. I 61, 14. Il  71, 11. Ili 4, 11.   8 Plavt. asin. 21 (I 1, 6). Ter. haut. 1030 (V 4, 7). Ovid. ara  am. Ili 128. mei. XI 552. etc. Cf. Tac ann. V 8, 12. Nei sgg.  11. : Plavt. irin. 57 (I 2, 19); Cic. ep. {ad fam.) VI 2, 3; HoR.  e. saee. 42, resta io dubbio se la v. ' superstes ' sia costruita  col genit. o col dat., essendo forme dell' uno e dell' altro caso  ì rispettivi complementi : ' uitae tuae, rei publicae, patriae '.   3 Cic. in Verr. I 26, 66. Liv. XXXVI 28, 4. Vell. Patbro. A.  K lì 37, 5 ; 40, 3 Val. Max. /. et d. m. II 8 , 6. Sbn. disi. X  13, 8.   4 Tac. Agr. 33, 1. 39, 2 (Ietto secondo il cod. Vatic. 342(), A  del Halm). 42, 19. hist I 15, 3. ann. I 56, 17 ; 80, 2. IV 39, 3.  Plin. epi%t II 19, 8. Ili 21, 3.     — 140 —   degli scrittori seriori, ^ invece della  est ', preferita dalla latinità classica. ^   III. — Dativo : ^   1.° Il dat. di attribuzione trovasi, talvolta, sostituito  al genitivo, in dipendenza da alcuni sostantivi: Germ,   16, 11 ' solent et subterraneos specus aperire , suf-   fugium hiemi ^ et receptaculum frugibus '. 44, 11 ' est  apud illos et opibus honos '. n. h. XXXVI 198 ' maxi-  mus tamen honos in candido tralucentibus {se. uitris).-^  Il dativo di attribuzione osservasi , sebbene di rado,  negli scritti anteriori al 1.'' secolo dell'impero : ^ dopo.     1 Cf. IvLiAN. ìq dig. HI 2, 1. Vlpian. in dig. XLVIII 19, 9.   2 Vedi Georges, ausfuhrl. Handwb. , II, e. 904. Nella n. h, si  accoglie anche la locuzione classica ' mos est*: v. 4 , 33. 11 ,  184. 19, 73. 25, 77. 28, 36. 29, 4. 33 , 11; 21. 34 , 16. Si nota * in  more est * in 16, 13.   3 Vedi, quanto ali* uso del dat. la monografia di W. Knoess,  de dat. fin. qui die. usa Tac. eornm., Vpsaliae 1878; e quella  di A. CzYGZKiEWiGz, de dat. usu Taeit.y BroJy 1896.   4 * Hiemi ' ò la lez. data dai codJ. Il Reifferscheid ed il Halm  congetturano * hiemis *; il Halra però dubita: * aa hieme? * Cer-  to è che la costruzione di * suffugium * col genitivo osservasi  in un altro 1. della Germ. 46, 18 * ferarum imbriumque suffu-  gium * ; ed ò preferita da Qvintil. L o. IX 2, 78 * suffugia in-  firmitatis*; e da Tac aan. IV 66 , 11 * urguentium malopum  suffugium •.   5 In Tac. Agr. 21, 9. hist. I 21, 6 * honor ' si accompagna col  genitivo. Anche col genitivo sono costruiti ' rector* e * subsidia *  nella n. h. 2, 12. 35, 102.   6 Caec. Stat. eom, rei. ll9(Ribbeck) * meae morti remedium *.  Cic. de or. I 60, 255 * subsidiura... senectuti * ( ma nello stesso  1. * subsid. senectulis '). in Catll. II 5, 11 * huic..bello..ducem *.  Catvll. 63, 15 * mihi comites *. Vero. Aen. V 111 * pretium  uictoribus '.     — 141 —   r uso si estese di più. *   2.° Nella Germ. e nella n, h. si accoglie T uso del  ^ datiuus absolutus' : - Germ. 6, 14 * ìq uniuersurn a e-  stimanti plus penes paditein roboris \ n. h. XVI  178 ' proxirneque aestimanti hoc uideantur esse,  quod in interiore parte mundi papyrum ' : v. inoltre  15, 72. 16, 200; e cf. 36, 120. Costrutti analoghi sì no-  tano in Cesare, Virgilio, Livio, Ovidio. '•   3.** Degli aggettivi che, tanto nella Germ. quanto nella     » Vedi Tac. hisL 1 22, 11 ; 67 , 4 ; 88 , 5 ( ma ' minister ' col  genit. in hisL II 99, 13: cf. Verg. Aen. XI 658). II 1 , 2. Ili 6,   I. IV 19, 6; 22, 17; 61, 15 ( ma • pignus * col geoil. in hisL III  72, 4 ; 76, 4. V 8, 2. ann. I 3, 1 ; 22, 1 ; 24, 9; 56, 16. II 21, 13;  43, 27; 46, 23; 60, 18; 64, 18; 67, 12. Ili 14, 18; 40, 5 e 13. IV  60, 8; 67, 8. VI 20, 2 ; 36, 12 e 14; 37, 14. XI 8 , 4. XII 22, 10.  XV 53, 5. etc.   * Il Cocchia, sinL lai., § 73, IH, p. 159, lo chiama 'd«t. iudi-  cantis '. Vedi Draeger, ueber Syni. u. Si, d. Tao. 3, § 50, p 24;  e Valmaggi, comm hisi. Tac, lib. II, p.' 96 II Constans, étude  8. l lanyued Tac-y n.^ 91, p 51, nega C come lo Sghmalz, lat.  Sf/ni. 426) che sia costruzione greca, e lo crede « un datif de  rinterèt atlénué »: tuttavia, mentre egli ammette che nell'A/yr.   II, 10 « le datif n'est pas douteux », per il 1. delUi Germ. 6, 14  dee « qu* il est trés probable »: n ^* 250, 2", p 114.   3 Caes b. e. Ili 80, 1. Verg. Aen. Vili 212. Liv. XXXVII 58,  8: cf. X 30, 4. Ovid. meL VI 656. VII 320. Cf. Tau Agr. 11, 10.  hist II 50, 12. Ili 8, 6. IV 17, 16. V 11, 18: aggiungiamo Agr,  10, 12, conservandovi lì lez. * transgressis ', data dal cod. Vatic.  3429 (A del Halm). B Renano, seguito dal Halm ( e, nella ed. to-  rinese deWAgr., 1886, p. 23, dal Decia) la mutò in * transgressa ':  il Ritter, accogliendo la congettura del Busch, Tespunse. L'os-  servazione sul dat. assoluto resta ferma, ancorché si voglia ac-  cettare l'emendazione del Doederlein, che fa rientrare ' trans-^   gressis ' nella proposizione seg., dopo * sed *.     — 142 —   n. /i., reggono il dativo, ci sembrano degni di nota :   aji> * diuersus ' : Germ, 46, 11 ' quae omnia diuersa  Sarmatis sunt, in plaustro equoque uiuentibus '. n. h.  XII 97 * pretia nulli diuersiora '. ^ Cicerone non evitò  il costrutto col dat., " ma si avvalse anche di quello  COR' r ablativo. ^   h).' auspicatissimus ' : Genn. 11, 5 ' agendis rebus  hoc auspicatissimum initium credunt '. * n. h. XVI 75  * spina nuptiarum faci bus auspicatissima '. ^   4.° Quanto ai verbi composti che sono usati col dat., ^  notiamo i sgg. :   a) ' accedere ' : Gey^m. 4, 1 ' ipse eorum opinioni bus ^  accedo '. n. h. IX 17 ' nec me protinas huic opinioni  eorum accedere haud dissimulo ' : v. inoltre 6, 213. 7,  146. 15, 14. 32, 143. 34, 8. 37, 101. etc. Ma ess., tutto-  ché non frequenti, ne avevano dato Ennio, Cicerone,  Nepote, Orazio, Livio, Velleio Patercolo, Columella, etc. ^     1 'Dtiiemus* è costruito col genit. in Tao. hist. IV 84,2. ann.  XIV 19, 5.   « Cic. de leg, agr. II 32, 87. Cf. Vbll. Paterg. h. R. II 75, 2.   3 Clc. Brut 90, 307.   •* Vedi Draeger, ueber Syntu. SL d. Tao, 3 , § 206, B, b, p. 83.  CoNSTANS, étude s l langue d, Tae. , n.** 95, 3, p. 54.   5 Vedi 60pra, cap. I, A, III, 4.", pag. 35.   6 Vedi Av Lehmann, de tteròf'8 compos. apud Sali, Caes., Tae.  cum dat siruet, Breslau 1863.   7 II Meìser e il Halm sostituiscono * opinioni * ad *opinionibus'  che ò lez. data dai codd.: ò una sostituzione che non fa venir  meno 'a nostra osservazione: v. la nota 3, pag. 14.   8 Enn. ann. XIV fr 260, in PLM., voi. VI, p 95, ed. Baehrens  (cf. Magrob $at VI 5, 10) Cic. ad Q. fr. I I, 1. ad Ait V 20,  3. Nbp I (Milt.) 4, 5. HoR. sai II 5, 71 sg. Liv. XXVI 50, 12.   VEJ.L Patebc. h i?. I 8, 5 C0J.VM de r r III 21, p. 398, 8. Cf.     -- 143 -   b) ' eximere ' : Oey*m. 29, 6 ' exerapti oneribus et col-  lationibus '. n, h. XXX 51 ' canìnus (se. lien) si uiuenti  exinaatur et in cibo sumatiir ', e. q. s. La costruzione  col dat. era stata prima accolta da Plauto, Virgilio, Li-  vio, Seneca, Curzio, etc. '   e) ' interuenire ': Germ. 40 , 7 ' interuenire rebus  hominum '. n. h. XXI 68 * in Italia uiolis succedi t rosa,  buie interuenit liliura ' : v. 18, 342. 33, 127. È costru-  zione classica, confermata dagli ess. di Cicerone. ^   5.*" Il dat. appare usato per complemento di un verbo  passivo air infinito o in un tempo finito semplice : ^  Germ. 16, 1 ' nuUas Germanorum populis urbes habita-  ri satis notum est'. 39, 13 * centum pagi iis habitan-  tur '. ^ n. h. II 247 ' quem (se. Eratosthenen) cunctis     QviNTiL. L 0. IX 4, 2. Tac. hist. I 34, 2 ; 57, 7 ; 59, 8 ; 70, 4. II  33, 1 ; 58, I. etc.   1 Plavt. mere, 127 (l 2, 17). Vero. Aen. IX 447. Liv. Vili 35,  5. Sen. de ben. VI 9, 1. Cvrt. hist A. M. VII l (l), 6. È dub-  bio se si tratti di dativo o di ablativo nei ?gg. 11. : Hor. carm.  II 2, 18. ep. I 5, 18. Liv. V 15, 3. VI 41, 2. XXVIII 39, 18. XLV  31. 12. CvRT. hist A. M. VI 3 (7», 3; 11 (43., 24. Quanto alla  costiuzione col dat., cf. Qvintil. i. o. X 1, 74. Tao. ann. I 48 ,  7; 64, 9. IV 35, 4. XII 56, 17. XIV 48, 9; 64. 2 (ma con Tablai.  retto da * e ' in Agr. 3, 14}: vedi ilcomm. del Nipperdey ad ann.  XiV 64. Per la condizione postclassica del v. 'eximere' col dat.  nella prosa latina, v. Krebs-Schmalz, antib. I, p. 497.   2 Cic. de or. II 3, 14. ad Q. fr. l 2, 1,2. de fin. I 19, 63. Cf. Liv.  I 6, 4 ; 48, 1. XXIII 18, 6. Ovid. met XI 708. Tac. hist IV 85, li.   3 II dat. usato col part. perf. e coi tempi composti di un ver-  bo passivo è un costrutto più frequente, anche nei tempi della  latinità aurea. Vedi Cocchia, sint lat , § 73, V, p 160.   ^ Nei codd. si legge ' pagis habitantur*: noi ci atteniamo al-  l' enoendazione del Brolier, * pagi iis habitaniur ' , accolta dal  Ma^sroenn, dal Riiler,d8l Halm, dal Kritz, dal Finck, etc La.     — 144 —   probari uideo * : v. 3, 9; 54. 16, 249. 36, 12. etc. Cice-  rone se n' era avvalso, sebbene di rado, massime con  r intendimento di significare un'azione vantaggiosa al-  l' autore di essa. ^   IV. — Ablativo:   1.** All'accusativo predicativo trovasi sostituito l'ab-  lativo ' loco ' col genitivo : Ge?^m. 8, 9 * Velaedam diu  apud plerosque numinis loco habitam '. n. h. Vili 173  ' est in annalibus nostris peperisse saepe (se. mulas),  uerum prodigii loco habitum '. La sostituzione è rife-  rita anche al nominativo : n. h. XXXIII 46 ' hic num-  mus {se. uictoriatus) ex lUyrico aduectus mercis loco  habebatur': cf. 11, 191. Cicerone, Cesare e Bruto a-  vevano dato i primi ess. di tale uso sintattico. ^'   2.° L'ablativo di luogo appare privo della prep. ' in '  nei sgg. 11. della Germ.: 10, 13 Msdem nemoribus.ac  lucis'. 37, 3 * utraque ripa'. 40, 18 ^ secreto làcu ab-  luitur '. etc. Lo stesso osservasi nella n. h. II 168 ' si-  ue ea {se. palus Maeotica) illius oceani sinus est...., siue     congettura deir Ernest!, ^ pagis habitaot ' , fu seguita dal Dilthey,  dallo Zernial, da Io. Mueller, etc. Il Kiessiing riproduce la lez.  dei codd ,* quamquam nibil', egli soggiunge, op. e, p. 143,  ' adhuc ex scriptoribus Latinis afferri potuit, quod hunc huius  uerbì usum confirmaret*.   1 Cic. pari. or. 5, 15 m Verr. V 45, 118. ad AH. 1 19, 4. Tuse.  V 24, 68. de off. Ili 9, 38. Cai. m. 11, 38. Cf. Tag. Agr. 10, 7.  hi9i. I 11, 9; 27, 9; 35, 8. II 80, 21 ann I 11, 11; 17, 23. II 57,  18. XII 1, 9; 9, 8 etc.   « Cic. de inu. rhei. II 49, 144. de dom. s 14, 36. ep. (ad fam.)  VII 3, 6. Caes. ò. G. vi 13, 1. Brvt. in Cic. ep. ad Brut I 17,  5. Cf Tac. hisi. II 91, 2. IV 26, 7. ann. XIII 58, 4. Vedi Coc-  chia, ami. laL, § 12, V, e, p. 18.     — 145 —   angusto discreti situ restagnatio \ Vili 99 ' hiberno si-  tu membrana corporis obducta ' : y. 6, 74. 10, 62. 19,  48. 25 , 63. etc. * Nella Germ. si accoglie anche 1' uso  della prep. ' in ', quando con 1' ablat. di luogo si ac-  compagni il pron. * idem ', p. e. 12, 10 * in isdem con-  ciliis ', che sintatticamente risponde al 1. e. sopra, 10,  13 ' isdem nemoribus '. Similmente nella n. h, 2, 205;  219 osservasi 1' espressione ' in eodena loco '. ^ Così  nella Germ. 36, 1 si legge ' in latere Chaucorum ' :  costrutto accolto nella n. h. 3, 22. 9, 50. 35, 22. etc. ,  ma rifiutato in 2, 73; 168. 4, 40; 110. 5, 72; 74. 6,  191. 24, 160. etc. ^   3.** Gli aggettivi ' ferax ' e ' ingens ' sono usati nella  Germ. con un complemento di relazione in ablativo :   a) Germ. 5, 4 ' satis ferax ' : al contrario n. h. XV  100 ' qui {se. acini) minime feraces musti '. Il costrutto     1 Potremmo aggiungere n. h. XXXVII 19 * exposìta occupa-  rent iheatrum peculiare trans Tiberim h o r t ì s ' secoado la lez.  data dai codd. e dalla * uulgata ', accolla neir ed. Harduin, II,  p. 767, 9, ma rifiutata dal cod. Banberg. e dalle edd. Jan (vo^  V, p. 145, 38) e Mayhoff (voi. V, p. 388, 10}, che ammettono ' in  hortis •. Cf. Tao. hisL I 64, 17. II 1, 13; 43, I ; 50, 9 ; 62, 2; 66,  4. III 22, 15; 38, 3; 61, 5. V 5, 21. ann. I 61, 12; 65, 20. Ili 38,  10. IV 43, 9. XlV 61, 3. etc.   2 Negli scritti di Tac. si preferisce, in tal caso, respingere la  prep. * in •; valgano d'es. hisL I 55, 10. II 45, 12. Ili 13, 16; 72,  17. IV 53, 4. ann. I 31, 12. II 24, 11. XIV 44, 12. etc. Vedi la  monografia di F. Schneider, quaesL de obi. usu Tao., I, Lìgni-  ciae 1882.   3 Tac. accolse tale costrutto in ann. III 74, 10; lo rifiutò in  ann. XV 38, 17. Per V uso classico dell* ablat. di luogo senza  la prep. * in ', v. Cocchia, sinL lai., § 78, I, p. 178 sgg.   Consoli, La Germania comparata. 10     — 146 —   col complemento in ablat. è dato da Virgilio; ^ m&. il  costrutto col genitivo è presentato da Orazio , Livio ,  Ovidio , e seguito da Valerio Fiacco , Tacito , etc. ^ :  d' onde quella incertezza d' uso, che si osserva in Pli-  nio il giovane, ^ salvo che si voglia attribuire quella  che può parere incertezza, a difTerenza di significazio-  ne, secondo che propria o in traslato, della v. ' ferax '.  b) Genn. 37, 2 * parua nunc ciuitas, sed gloria in-  geas ' : cf. n. h. 23, 75. Il costrutto di ' ingens ' con  r ablat. era stato adoperato da Virgilio : * Sallustio  preferì, invece, il costrutto col genitivo. ^   — D —   Le osservazioni che seguono si restringono a deter-  minare le relazioni sintattiche concernenti 1' uso dei  modi: quello che e' è da dire in rapporto all' uso dei  tempi, sarà trattato in dipendenza dall' uso dei modi  del verbo.     1 Vero, georg. II 222 * illa ferax oleosi ' (Ribb.) , o maglio  ' oleo est \ secondo la lez. preseatata dai codd. Palat. e Rom.,  confermata da Nonio Marcello (p. 500, 23 ed. Mere; p. 341, 6  ed. Gerlach-Roth) e da Arusiano (VII 473 K).   « HoR. e. aaee. 19. epod. 5, 22. Liv. IX 16, 19. Ovid. mei. VII  470: cf. am. II 16, 7. Val. Flagg. Argon. VI 102. Tac. ann.  IV 72, 9. etc.   3 Plin. episi. IV 15, 8 * ferax... bonis artibus *. II 17, 15 * ar-  borum .. ferax *. Vedi Draegbr, hist Synt, § 206, 3, p. 441 sg.  ueber Synt u. Si. d. Tac. 3, § 71, a, p. 33.   4 Vero. Aen. XI 124; 041. Cf. Stat. sii. I 4, 71 sg. Tac. hisL  I 53, 2; 61, 1. II 81, 3. ann. XI 10, 12. XV 53, 7.   5 Sall. hisi. III 10, ed. Kritz. Cf. Tac. hist IV 66, 17. ann. I  6% 4.     — 147 —   I. — Indicatwo:   1.** L' indicativo retto da * dum ' conservasi anche  nelle proposizioni subordinate che si trovino in dipen-  dènza da altre subordinate: Oerm. 12, 5 ' diuersitas  supplicii illuc respicit, tamquam scolerà estendi opor-  teat , dum puniuntur, flagitia abscondi '. Lo  stesso si osserva nella n. h. XXVII 42 * uolneribus sa-  nandis tanta praestantia est, ut carnes quoque, dum  cocuntur, conglutinet addita '. ^ Cicerone ne a-  veva dato qualche raro es., seguito poi da Livio e da  altri scrittori. ^   2."* Risponde all' uso sintattico più corretto * prout '  con r indicativo : Germ. 3, 6 ^ prout sonuit [acies '. n.  h. XII 121 ' prout quaeque res fuìt \ XXXI 58 * prout  res exiget ': v. 10, 180. ^ Ma in Plinio si amplia l'uso  di ' prout ', talché questo occorre anche col soggiun-  tivo: V. n. h. 2, 152. 5, 51. 28, 17. 29, 30. 33, 164. ^   1 Si accompagna anche col soggiuntivo nella n. h. XXVIII  1 70 * carnesque uesci eas et, dum coquantur, oculos  uaporari iis praecipiunt '.   « Cic. p. Cluent 32, 89. de fin. V 19 , 50. Liv. XXIV 19, 3.  CvRT. hi8i. A, M. VII 1 (3), 18; 8 (34), 14. etc. Cf. Tao. héat.  I 33, 6. Ili 38, 22; 70, 12. V 17, 6. ann. II 81 , 9. XIII 15 , 24.  XIV 58, 15. XV 45, 16; 59, 13. Idial de oraioribus 32, 34J. Ve-  di Draeger, ueher Synt a. SL d. Tao. », § 168, p. 68. Cocchia,  8int lai, § 173, IH, a, p. 417. Frigell, epileg. ad T, Liuii lib,  XXI, p. 29.   8 Cosi Cic. in Verr. II 34, 83. ad AH. XI 6, 7. Caes. 6. e. Ili  61, 3. Liv. XXXVIII 40, 14; 50, 5. Cf. Qvintil. i. o. I 7, 2. VII  2, 57. Tac. hisL I 51, 17. Il 10, 9. ann. XII 58, 9. idial de ora-  iorihm 31, 20].   4 Vedi SBN. ep. XII 3 (85), 11. Tac. hist I 48, 20; 59, 5 ; 62,  15. ann. XII 6, 15. XIII 8, 12. Vedi inoltre Valmaggi , eomm.  hist Tae. I, p. 22.     — 148 —   3.** La cong. causale ^ quaQdo ' è ordinata con l'indi-  cativo: Germ. 33, 8 ' duretque gentibus, si non amor  nostri, at certe odium sui , quando... nihii iam prae-  stare fortuna maius potest quam hostium discordiam '.  n. h. XVIII 126 ^quando alius usus praestantior ab iis  non est': v. 17, 13; 16. 21, 1. 34, 57. etc. Numerosi  sono gli ess, di tale costrutto presso gli scrittori an-  teriori. ^ Nella n. h, trovasi anche la cong. ' quando '  ordinata col soggiuntivo : XVII 27 ' neque fluminìbus  adgesta semper laudabilis, quando senescant ^ sata  quaedam aqua ' : v. 10, 58. dub. semi. XIII, p. 44, 14  sg., ed. Beck. Lo stesso costrutto col soggiuntivo si os-  serva in Livio e, poi, in Tacito. ^   4.** L'espressione ' ut qui ' con l' indicativo si nota  nella Qerm. 22, 2 * lauantur saepius calida, ut apud  quos plurimum hiems occupat': cf. n. h, 30, 10. Nella  n. h. si accoglie ' ut qui ' col soggiuntivo : XXXI 83  ^ quercus optima, ut quae per se ci nere sincero uim sa-  lis reddat ' : v. 18, 134. 36, 120. ^ Certo è che nel mi-     1 Plavt. cist 116 (I 1, 118). Ter. adelph. 287 (II 4, 23;. Cic  top. 5, 26. de fin. V 23, 67. Tuse, IV 15, 34. Sall. lug. 102, 9.  Vero. Aen. X 366. Hor. sai. II 5, 9; 7, 5. Liv. XXXIX 51, 9.  Cf. SiL. IT. Pun. XIII 768. Tag. hi$i. I 87, 1 ; 90, 10. ann. I 44,  12. Vedi Cocchia, Bini, lai., § 169, VI, avv. 2, 6, p. 407.   * La lez. * senescant ' nel 1. e. della n. /i. ò presentata dai  codd. e confermata dal Mayhoff, voi. Ili, p. 72 , 14 : nella ed.  Sillig. (v. Ili, Hamb. e Gotha, 1853) si legge 'senescunt'.   3 Liv. Ili 52, 10. Tac. hisi li 34, 4. IH 8, 13. ann. IV 64, 10.  XII 6, 2.   4 Agli ess. dedotti dalla n. A. si può aggiungere 31, 31, ove  si voglia accogliere la lez. * ut quae *, che ò presentata dai  codd. Paris. 6795 e Riccard.», e accettata dalla ' uulg. * e dalle  edd. Harduin. II, p. 551, 6; Mayhoff, voi. V, p. 12, 9: il Jan,  voi IV, p. 266, 2 la rifiuta.     — 149 -^   giior tempo della lingua latina si diede la preferenza  al soggiuntivo; ^ e qualche es. contrario che osserva-  vasi in Cicerone, è stato convenientemente emendato  dagli editori moderni. ^ Negli scritti di Tacito appare  costantemente la costruzione col soggiuntivo. ^   II. — Soggiuntivo :   1.** Osservasi, talvolta, il presente del soggiuntivo  retto da ' donec ', per indicare una circostanza reale o  un'azione che si suole ripetere per abito: Germ. a) 1,  10 ' donec in Ponticum mare sex meatibus erumpat '.  35, 5 * donec in Chattos usque sinuetur '. h) 20, 5 ' donec  aetas separet ingenuos, uirtus adgnoscat '. 31, 10 * do-  nec se caede hostis absoluat ': v. inoltre 31, 16. 40, 16.  Ai 11. ce. della Germ. si possono confrontare i sgg.     > Cic. Phil XI 12, 30. Caes. 6. G. IV 23, 5. Livio accoglie tan-  to la costruzione con 1* indicativo : V 25, 9 ; quanto quella col  soggiuntivo: XXIII 49, 12. Vedi Riemann, op. e , § 115, n. 3, p.  291. Cocchia sint lai, § 160, III, ò, p. 372 sg.   s Cosi, p. es, in Cic. ad. AH. IV 16, 6 leggevasi prima • ut  qui iam intellegebamus * (v. ed. Nobbe, p. 847) ; ora si legge  * quod iam i. * (v. ed. Alb. Sad. Wesenberg, par. Ili, voi. II, p.  148, 10, in cui il 1. e. ò trasportato in IV 17 (18), 3). Parimente  ad Ali. Il 24, 4, nel passo ' utpote qui nihil contemnere sole-  inus, (V. ed. Nobbe, p. 834), si ò sostituito 'soleamus' nella cit.  ed. Wesenberg, voi. cit., p. 85, 20.   3 Tac. hist III 25, 4. ann. II 10, 12. IV 62, 6. etc. : perciò il  Prammer sostituisce nel testo della Germ. 22, 3 ad ^ occupat '  la forma del soggiuntivo ^ occupet *. Il Halm , al contrario, es-  tende r accezione dell* indicativo dal 1. e. anche al 1. della  Germ, 17, 6, supplendo il v. «eat* nella frase ellittica * ut qui-  bus nullus per commercia cultus ' : v. Germ ed. Halm, Lps  1883, p. 231, nota.     -150-   della n. h.: IX 133 * donec spei satis fiat, uritur liquor \  XVIII 103 ' postea operiuntur in uasis, doaec acescant ':  e similmente 30, 86. 34, 122. etc. Se ne erano dati de-  gli ess. prima da Orazio, Livio, Curzio ed altri. ^ Ma  nella Germ. 37, 24. 45, 19 la v. ' donec ' si accompa-  gna, secondo l'uso sintattico comune, con V indicativo.   2.** La deviazione sintattica di ' quamquam ' col sog-  giuntivo appare prevalènte nella Germ.j poiché per otto  volte che tale voce è adoperata, in due (5, 13. 17, 14)  si nota al principio di una proposizione principale, in  funzione , come osserva il Draeger, ^ di avverbio ; ^ in  un 1. (4, 5) non è seguita da un verbo di modo finito;  in quattro 11. (28, 20. 29, 15. 35, 3. 38, 4) regge il pre-  sente il perfetto del soggiuntivo : in un 1. (46, 3) si  accompagna col presente indicativo. Dello stesso modo  osservasi nella n. h. la v. ' quamquam ' col verbo al-  l' indicativo (16, 161 ; 204 ; 206. etc.) o al soggiuntivo  (18, 125 : cf. dub. serm. II i, p. 20, 13 , ed. Beck ) : si  osserva anche ' quamquam ' coi participi: v. 15, 52. 18,  265. 19, 50. 25, 87. 26, 21. 30, 13. etc. ; e con gli ag-  gettivi: V. 15, 52. 29, 1. 30, 13. etc; talvolta si riferi-  sce ad un verbo sottinteso : v. 3, 55. 8, 120. 16, 151.  34, 62: cf. dub. serm. II e^ p. 14, 27, ed. Beck.   Or, la deviazione sintattica di ' quamquam ' col sog-  giuntivo, la quale è notata di preferenza nell'età impe-     1 HoR. ep, I 18, 63 sg. II 3, 155. Liv. XXI 10, 3. XL 8, 18.  CvRT. hisL A M IV 7 (31), 22. Cf Qvintil. L a XI 3,53. Tac.  hist II 1, 8. Ili 47, 17. V 6, 21. anr^, II 6, 16. etc. Vedi RiBìfAKK,  op. e, p. 297, n. 1.   2 Drabgbr, ueber Synt u. Si. d. Tacs, § 201, p. 81.   3 C£ Tac. ann. XII 65, 12. Idial de oratoribua 2B, 9^ 33^ Ili.     riale , appunto perchè allora , per etócàcia dèi ^rlafé  del volgo, sì cominciò a far confusione tra le funzióni  del modo indicativo e quelle del soggiuntivOj mostrasi  anche nell' età aurea della prosa latina , ma solo nel  caso che il pensiero che s' intende esprimere richieda,  indipendentemente dalla presenza di ' quamquam ', ra-  so del soggiuntivo nella proposizione; come, p. es., per  indicare possibilità o condizione : * talvolta, e ciò bófte  avverte il Rieraann, 2 pare che la deviazione si debba  attribuire ad errore di copisti.   3.** Il soggiuntivo nelle proposizioni relative , tanto  consecutive quanto finali, è d'uso ordinario nel latino:  Gef^m. 29, 4 ' in eas sedes transgressus, in quibus pars  Romani imperii flerent '. 32, 2 * quique terminus esse  sufflciat '. 35, 8 ^ quique magnitudi nem suam malit iu-  stitia tueri \ n, h. XXXIII 84 ' remedium abluere idlatum  et spargere eos, quibus mederi uelis ': v. 34, 122; 134.  etc. ^   4.** Per il tramite della frase pliniana, n. h. XXXVI  113 ' cuius nescio an aedilitas maxime prostrauerit  mores \ modellata sulla frase di Cicerone, de fin. V 3,  7 ^ quem... haud scio an recte dixerim principénl ', dò-     1 Varr. in Gbll. n. A. XIV 8, 2. Cic. de or. II 1, 1. Ili 7, 27;  26, 101. p. Piane. 22, 53. de fin. Ili 21, 70 (v. comm. Madvig).  Tuse. I 45, 109. V 30, 85 (v. comm. Kuehner). de legibus IH 8,  18. Nep. XXV (Att) 13, 6. Sall lug. 3, 2. 83, 1. Cf. Verg. Aen.  VI 394. Liv. XXXVI 34, 6. Tao. Agr. 3, 1. 13, 5. hist. I 9, U.  II 20, 5. Idial de oraioribus 34, 14].   « RlEMANN, op. e, § 126, p. 300 sg. V. iaoltre Cocchia, slni. lai,  § 181, III, p. 444. Georges, ausfuhrl. Handwb., II, e. 1906.   8 Per la conferma con ess. di Cic. v. Cocchia, séni, lai, § 160,  I e II, p. 366 sgg. Cf. Tag. Agr. 34, 12. hf'ai. I 15, 18. IV 8Ì^ 3.  ann. I U, 9; XV 47, 6. etc.     — 152 —   vette, probabilmeQte, penetrare nella elocuzione della  Germ. e di altri scritti dell' età argentea ^ V uso del  perfetto soggiuntivo potenziale nelle proposizioni subor-  dinate: Germ. 2, 5 ' immensus ultra utque sic d i x e-  r i m aduersus Oceanus raris ab orbe nostro nani bus  adi tur '.   III. — Infinito :   1.° Dell' infinito descrittivo si hanno ess. nella n. h. :  V. 14, 6. 28, 146. etc. ^ Nella Germ. V infinito descrit-  tivo giunge a penetrare nelle proposizioni relative im-  proprie. 7, 11 ' et in proximo pignora, unde feminarum  ululatus a u d i r i , unde uagitus infantium '. ^ Sallu-  stio aveva ammesso l' infinito descrittivo nelle proposi-  zioni comincianti col pronome relativo; * e l' es. di lui  fu in più luoghi continuato da Tacito. ^     1 Vedi QviNTiL. i. o. V 13, 2. Tao. Agr. 3, 13. ann, XIV 53,  13. Idial. de oraioribus 34, 8. 40, 19J. Plin. episL II 5, 6. pan  42, 3.   2 Si notino gli ess. analoghi di Vbrg. georg. I 200 (cf. Aen,  II 169). Aen. IV 422. VII 15.   3 Cf. Tag hist. IV 80, 13. ann. VI 19, 12. Alcuni annotatori e  editori della Germ. non hanno accolto la forma ' audiri ' nel  1. e, perché, come scrive il Kritz, op. e, p. 47, * infinitiuus hi-  storicus ut iam per se h. 1. ferri nequit, ita multo minus  ex relatiua particula aptus esse potest ' ; ed hanno mutato  * audiri * in * auditur ' ( Kritz ), ' audiunt ' (Madvig), * audias '  (Woelfflin), * audiant ' (Hirschfelder), * est audire * (Schuetz e  Maehly): il Heraeus ha aggiunto * possit ' dopo * infantium *; il  Ritter ha espunto * audiri '.   4 Sall. lug. 70, 5 * litteras mittit, in quis mollitiam socor-   diamque uiri accusare, testari deos ' e. q. s.   5 Tac. hist I 52, 16; 81, 4. Ili 63, 13. IV 84, 3. Vedi P.     — 153 —   2.** Tra i verbi che nella Germ. si accompagnano con  r infinito, invece di reggere, secondo l'uso più comune  per alcuni di essi, il soggiuntivo con * ut ' o * ne ', no-  tiamo i sgg. : ' coarguere, consentire, obsistere, persua-  dere , quaerere, suflìcere '. Ommettiamo di trattare dei  vv. ' coarguere, ' obsistere, *• sufflcere ', ^ perchè non ci  è dato trovarne adatto riscontro né nella n. h. né negli  scritti di Tacito : è probabile, però, V analogia di co-  strutto tra ' obsistere ' con l' infinito e ^prohibere ', che  Plinio usò pure con V infinito. *     Crbusny, de U8U inf. hiat ap. Tao. ; in Méaeel philol. liòellus,  Bresiau 1863.   * Il V. 'coarguere' costruito con TinfiiL appare, oltre che  nella Germ, 43, 4, anche in Qvintil. L o. IV 2, 4 e in un 1.  del 6. Alex, 68, 1, che sia letto, però^ come è presentato dai  codd., cioè col v. ' coarguisset * dopo T infinito * recipere *, e non  come leggesi ora neir ed. B. Kuebler. Lps. 1896, p. 43, 26, col  V. * coarguisset * mutato di posto.   * Il V. * obsistere * con l' infìn. si nota nella Germ. 34, 11 * ob-  stitit Oceanus in se simul atque in Herculem ìnquiri '. Presso  gli altri scrittori si accompagna col soggiuntivo retto da ' ne '  o * quo minus ' ; p. es. Plavt. miì. gì 333 ( II 3, 62 ). Cic. in  Verr. V 2, 5. ad AH, VII 2, 3. de nai, d, II 13, 35. Nbp. I (MilL)   3, 5. etc.   •* * Suflìcere * con V infin. è costrutto poetico , dato da Vero.  Aen. V 21 sg. , e ripetuto nella Germ, 32, 2 * quique terminus  esse suflìciat *. Plinio Secondo preferi accompagnarlo col ge-  rundio dativo: v. n. A. 13, 79. 18, 249. 36» 57; o col gerundio  accusativo retto da 'ad *: v. n. h, 24, 147. Plinio il giovane lo  associò con * ut* o 'ne* e il soggiuntivo: v. epist IX 21, 3;  33, 11.   4 Plin. n. h, XXII 90 * Cleemporus nigro prohibet uesci ut  morbos facìente '. Cf. Tag. hist, I 62, 13. ann,\ 69, 3. Vedi Mad-  vio, lai, SprogU § 344 e § 350 Anm. 3, pp. 239, 244. Cocchia,  9ini, lai, , § 168, I, avv. 6, p. 391.     -184-   a) La oastruzione del v. ^ consentire ' con V infinito  sì nota nella Oerm. 34, 9 * in claritatem eius referre  consensimus \ Nella n. h. si ha tanto la costruzione  con r infinito : XVII 80 ^ Graeci auctores consentiunt  non altìores quìno semipede esse debere': v. 18, 312;  quanto la costruzione con * ut ' e il soggiuntivo : XIV  64 * Tiberius Caesar dicebat consensisse medicos ut no-  bilitatem Surrentino (se. nino) darent \ La costruzione  con r infinito non fu estranea a Cicerone e Quintilia-  no ; ^ ma nemmeno fu trascurata quella con * ut ' e il  soggiuntivo. 2   h) Il V. ' persuadere ' è usato con V infinito nella  Germ. 14, 16 * nec arare terram aut exspectare annum  tam facile persuaseris '. La n. h. presenta * persuade-  re ' tanto con l' infinito : XXIII 40 ^ at nos e diuerso  fumi amaritudine uetustatem indui persuasum habe-  mus ' ; quanto con * ut ' e il soggiuntivo : XXXVII 88  * persuasimus deinde Indis, ut ipsì quoque iis gaude-  rent '. '   e) La costruzione del v. * quaerere ' con l' infinito,  nel senso di « ad oprarsi , cercare , tendere », appare  gradita ai poeti: * osservasi nella Oerm. 2, 3 * classi-     i Cia de leg. agr. I 5, 15. Phil. II 7, 17. IV 3, 7. Qvintil. L e.  Ili 7, 28. IX 1, 17. etc. Cf. Tao. ann. VI 28, 7.   « Vedi Liv. XXX 24, II.   ' Per la dìffereuza neiriuK) classico tra ' persuadere ' eoi ^g-  gìuotivo cetto da * ut ' o senza, vedi Cocchia, sint tei, g 163,  X, avv. 1, a ed e, p. 380.   * LvcR. de r. n. I 103, Vbrg. Aen, IV 6Sl. Hor. eai^m. ì 16,  26. OviD. am. I 8, 51. episi, (her.) 12, 176. irèst V 4, 7. Phabdr.  fab^. m proL 25. IV 9, 2. ete.     ^ 166 -  bus aduebebantur qui mutare secles qui^rebant * ^ * e  nella n. h. Y 54 ^ Inter occursantis scopulos noB floere  inmenso fragore quaerit sed ruere '. Vili 214 * potia»  simum e monte aliquo in alium transilire quaerens*.  Non è certo cbe un costrutto consimile sia stato fpi^  ma adoperato da Cicerone. ^   IV. — ^ Participio:   1." ^ Velut ' è usato con un participio, iaveoedi ìmm  proposizione retta da * uelut si ' : Oerm, 7, 7 * uelut  deo imperante', n. h. X 47 ' uelut ideo tela iigiiAta  cruribus suis intellegentes '. In Livio tal^ uso notasi più  di frequente. ^   Z."" Participio perfetto aoristico : Germ. 40, 11 * is  adesse penetrali deam intellegit uectamque bubus  feminis multa cum ueneratione prosequitur '. n. h.  XXXVII 54 * nunc gemmarurn confessa gea^ra dice-  mus ab laudatissimis orsi': v. inoltre Zy 44, 5, 54.     1 U. Zernial, commentando il 1. e. della Germ. p. 19, %vv^.r-  te: « quaerebant e. inf. bei Tao. nur hier >.   t In un 1. di Cic. de inu. rhet II 26, 77 s? legge : ^ quaerat  tamen aliquam defensionem, et facti inutilitatem aut turpitu-  dinem cum indignatione ppoferre '. Ma i codd. Herbipolit. {H)  il Paris. 7774 A (P) e il Sangall. (5) ommettoùo T infln. * profer-  re', che il Friedrich (Lps. 1893, par. I, voi. J,p. 201, 16-17) chiu-  de tra parentesi quadre. Ammessa, per tanto, V Interpolazione  del V. ' proferre*, si avverte nell'an^eò. Krbbs-Sghmalz, II, p.  395, che il costrutto di cui ò discorso « ist nicht nachzuah-  men » ; e il Georges, ausjuhrl Handtob. , lì, e. 1896 , citando  in proposito la hisi Synt III 301 der Draeger, nota che in que-  sta è da cancellarsi Tes. di Cic. de ina. rhet , 1. e.   3 Liv. I 14, 8; 29, 4; 31, 3; 53, 5. Il 12, 13. XXV 39, 4. etc.  Cf. Tao. hi8t. IV 70, 5; 71, 7.     — 156 —   11, 22; 187; 217. 16, 163. 30, 1. 34, 63. 36, 54. etc.  L'uso del participio perfetto aoristico si nota prima in  Cicerone, Cesare ed altri. ^   3.** Participio futuro attivo nelle funzioni di una pro-  posizione subordinata : Germ. 3,1* Herculem memo-  rant, primumque omnium uirorum fortium i t u r i in  proelia canunt '. n. h. XXXV 92 ' Apelles inchoauerat  et aliam Venerem Coi, superaturus etiara illam  suam priorem ' : v. inoltre 7, 143. 16, 10. 17, 9; 173.  25, 22. 26, 117. 29, 19; 29. 34, 36. 36, 119. 37, 20. etc.  L' uso sintattico di cui si è fatta menzione, fu evitato  nella latinità aurea, ^ e, come è noto, cominciò a pre-  valere da Livio in poi. ^     1 CiG. p. Mur. 30, 63. Gaes. ò. G. II 7, 1. V 7, 3. VII 32, 1.  etc. Quanto ai confronti con 11. di Tac, v. Draeger , ueber,  Synt u. St d. Tac. 3 , § 209 , p. 84. Vedi anche Madvig , lai.  Sprogl, § 382, 6, p. 263. Cocchia, aint lai. , § 128, 6, IV, avv. 1.%  p. 282. Ramorino, i eomm, de b. G. ili. pp. 68, 156.   2 Vedi Madvig, lai. Sprogl, § 377, Anm. 5, p. 260 sg. Gandi-  NO, 8ini. laty I, es. 4, n. 3, p. 6 sg.   3 Cf. Tac Agr. 31, 2. hist. I 27, 17. II 53, 7. ann. 128, 1; 31,  4; 36, 5; 45, 8; 46, 7. II 17, 4. etc. Quanto ai numerosi ess. che  presenta Tito Livio, v. Guethling, de T. Liuii orai, diì^puiatio^  LiegQitz 1872, cap. II, p.5 sgg. Kuehnast, die Hauptpunkte d.  lioianischen Synt, Beri. 1872, p. 267 sgg. Vedi anche la mo-  nografìa di F. Helm, quaesL synt. de pariie. usa Tac. Veli.  Sali , Lps. 1879 ; e la monografia di S, Lichotinsky , suir uso  del participio in Tac, Kiew 1891.     CAPITOLO QUARTO     Relazioni sintattiche tra la Qermania  e le opere di Tacito.   Le più notevoli relazioni sintattiche tra la Germ, e  gli scritti di Tacito sono state rese evidenti, mediante  appositi confronti segnati nelle note, nel cap. prece-  dente, in cui si sono trattate le relazioni sintattiche  tra la Germ. e la n. h, di Plinio : nel presente capi-  tolo ci restringiamo, per evitare inutili ripetizioni , a  notare quelle poche relazioni sintattiche tra la Germ.  e le opere di Tacito, per le quali non siamo riusciti  a trovare nella n. h. dei termini sicuri di confronto.   L — Quanto agli usi particolari di alcune parti del  discorso, notiamo :   1.** iPpron. Mpse ', in funzione appositiva al sog-  getto, trovasi unito con un part. perf. passivo costrutto  assolutamente, par supplire alla mancanza del part.  perf. attivo : Germ, 37 , 15 ' quid enira aliud nobis  quam caedem Crassi , amisso et ipse Pacoro,  infra Ventidium deiectus Oriens obiecerit? '. Agr. 25,  21*diuiso et ipse in tris partes e x e r e i t u  incessit': cf ann. XIV 26, 2. Analoghi costrutti pre-  senta Livio nelle frasi : ' causa ipse prò se dieta,   quindecim milibus aeris damnatur '. ' dimissis et ipse  * adticis nauibus .... nauigare Aegyptum pergit '. ' È     1 Liv. IV 44, 10. XLV JO, 2: cf. XXX VIU 47, 7. Vedi Naegels-  3ACH, lai. Siy § 97, 2, 6, p. 262 sg.     — 158 —   possibile che tale uso del pron. * ipse ' sia stato intro-  dotto dopo l'uso analogo fatto da Sallustio del prono-  me * quisque \ *   2.** La particella comparativa ' quam ' è adoperata,  talvolta, con V ellissi dell'avverbio corrispondente * po-  tius ' ; Germ. 6, 20 * cedere loco, dummodo rursus in-  stes, consilii quam formidinis arbitrantur'. hist. Ili 70,   '6 * ctir enim e rostris fratris domura quam Auen-   Untim et penates uxoris petisset ? ' : v. inoltre hist IV  5B, 6; 83, 20. ann. I 58, 6. IH 17, 16; 32, 9. V 6, 10.  Xin &y 16. XIV 61, 22. etc. L'ellissi di ' potius ' no-  t»sA pure in Plauto, Nepote, etc. ^   3.*^ Quo modo ' è usato ad esprimere paragone, co-  alpe *ut*: Germ. 41,2 *quo modo paulo ante Rhenura,  aie ttunc Danuuium sequar '. Agr. 34 , 6 ' quo modo  eiiutts saltusque penetrantibus fortissimum quodque a-  nimal centra mere, pauida et inertia ipso agrainis sono  p^Ilebantur, sic acerrimi Britannorum ìam pridem ce-  ciderunt '. ann. IV 70, 14 ' quo modo delubra^et alta-  fìa, sic carcerem recludant ' : v. ann. IV 35, 7. XVI  31, 8; 32, 14. [dial. de oratoripus 36, 35]. Quanto  alla rispondenza * quo modo - ita ', \*. hist. IV 8, 19;     1 SAll. lug, 18, 3 ' multis sibi quisque itnperium petentibus \  Pel Bignificato di ' et ipse ' in casi aualoghi, v. la monografia  di J. Prammer , ' et ipse ' bei Tae. ; iù Zisehrf. f. d, oesierr.  Gymn, 1881, 500; e il comm. del Valmaggi a Tae. hist I 42,  J, p. 69 ; Il 33, 17, p. 62.   * Plavt. rud. 1114 (IV 4, 70). Afe/i. 726 (V 1, 26). Nep. XIV  (|)at.) 8, 1 ' statuii congredi quam ' cet. , secondo 1* ed. Halm ;  ina accolta la congettura del Fleckeisen ' statim maluit con»-  gnodi^V si rendei non adatta la nostra citaxióne^ Cf. Val. Flagg.  Argon. VII 428.     — 169 —   64, 18; 74, 9. ann. XIV 54, 5. XV 21,5. XVI 16, 11.»  Anche in Cicerone, oltre al significare domanda o am-  mirazione, osservasi V espressione ' quo modo ' adope-  rata in correlazione con ' sic ', di rado * ita '. '^   4.'' La prep. ' ex ' talvolta è usata con significato  modale : Germ. 7, 1 * reges ex nobilitate, duces ex uir-  tute sumunt ' : v. 3, 18. Agr. 40, 10 ' siue uerum istud,  giue ex ingenio principis fictum ac compositum est '.  hist. I 27, 16 * animum ex eaentu sumpturi ' : v. inol-  tre hist. 1 82, 14. II 85, 18. ann. 1 58, 4. Ili 69, 7. IV  64, 5. VI 11, 16. XllI 9, 4; 46, 19. XV 72, 3. etc. Di  tale uso della prep. ^ ex ' si notano numerosi ess« pres-  so gli scrittori precedenti. ^   5.** La prep. * per ' ha valore modale neir espressio-  ne ' per otiura ': Germ. 15, 1 ' non multum uenatibus,  plus per otium transigunt \ ann. I 31, 12 ' isdem ae^  stiuis in finibus Vbiorum habebantur per otium aufc  leuia munia*: v. XV 6, 5. ■* Notevoli ess. ne avevano     1 V. il comm. del Heraeus a Tao. hist III 77.   * Cic. de leg. agr. II 1, 3. aead. pr. II 12, 38 ; 47, 146. de fin.  Ili 20, 67. Tùse. I 38, 91. Ili 17, 37. IV 13, 28. V 7, 18. de legi-  bua I 12,33. de off. I 38, 136. É inesatta, per ciò, raffermazioue  delio Zernial , op. e. , p. 80 , che è « * quo modo ' =: ' ut ' im  VergleìchuDgssatze wie Agr. 34, 6; bei Cic. nur in dar  Frage ».   3 Tbr. haut 203 a 2, 29;. Varr. de l. L. VI 7, 64, p. 96, 12  Sp. CiG. de ina. rhei. II 45, 132. p. Quinci. S, 30 e 31. dia. in,  Caeeil. r», 19. ep. (ad fam.) II 7, 3 ; 13, 4. XII 4, 2. XIII 56, 3.  de fin. II 11, 34. etc. Liv. I 23, 7; 40, 6. V 14,2. XLII 23, 6; 25»  11; 30, 6, Vedi Drabgèr , hist Sini, § 287 , 2 e 6, p. 592 sgg. ;  u^er Synt u. St d. Tae. 3, § 96, p. 41.   ^ et A. G^RBBR, nonn» de usu praepQ8.ap. ITac, Glueckstadt  1871.        — 160 —   dato prima Cicerone e Livio. *   6.^ La rispondenza' siue -seii ', che si osserva nella  Germ. 34, 8 ' siue adiit Hercules, seu quidquid ubique  magnificum est, in claritatem eius referre consensi-  mus ' ; e negli ann. XIV 59 , 1 ' siue nullam opem  prouidebat inermis atque exul , seu taedio ambiguae  spei ' : V. XII 8, 1 ; 26, 8 ; fu prima applicata da Vir-  gilio: ^ e dal modo di applicazione il Woelfflin ne de-  dusse che € dieso Variation flndet sich nur bei un-  gleich gebauten Saetzen oder Satzteilen, » ^   II. — Due osservazioni si debbono aggiungere quanto  all'uso dei casi. *   l.'' Il V. * inuidere ' costruito con l'ablativo di cosa:  Germ. 33, 5 * ne spectaculo quidera proelii inuidere  (se. nobis) '. ^ ann. I 22, 9 * ne hostes quidem sepultura     1 Cic. de inu. rhet I 3, 4. Liv. Il 39, 11. IV 58, 12. VI 27 , 7.  XXI 28, 4; 33, 10; 55, 1. XXVII 2. 9; 46, 10. XLIV 38, 10. etc  V. la monografia di F. G. Hensell, de praepos. * per ' usu Tao,  Maìb. 1876.   « Vbrg. Aen, IX 680. Vedi Manil. asiron. I 132-135. Caes b.  G, I 23, 3 ed aJtH presentano la relazione invertita * seu— siue ',  che osservasi anche in Tac. ann. I 11, 9 * seu natura siue ad-  suetudine '. Nella n. h. di Piiaio notasi la rispondenza ' siue  — uel ': XVII 223 ' siue fungum placet dici uel patellam '.   8 Woelfflin, 1. cit. dallo Zbrnial, op. e, p. 67.   4 Vedi la monografia di R. Seelisgh, de easuum obi ap. Val.  Max. usu Liu. et Taeiiei gen. rat. hab., Monasterii 1872.   5 Alcuni commentatori della Germ. dichiarano che * specta-  culo ' nel 1. e. è dativo, come in Tac. ann. XIII 53, 12 ; e XV  63, 10 : V. Zbrnial, op. e, p. 66. Pais, op, e, p. 53. Ma anche  nel 1. degli ann. XV 63, 10 la frase * non inuidebo exemplo *  presenta, secondo afferma il Draeqer, ueber Synt. u. St. d,  Tae.^, § 64, p. 29, l'ablativo * exemplo \ •     — 161 —   inuìdent '. Quintiliano avverte in proposito : ^ si anti-  quum sermonem nostro comparemus, paene iarn quidquid  loquimur figura est : ut « hac re inuidere » non , ut  ueteres et Cicero praecipue, « hanc rem »'. ^ Il costrutto  considerato ha la conferma in alcuni 11. di Livio e  di Lucano. ^   2.° L'agg. * ferox ' con un complemento dì relazione  in ablativo: Germ. 32, 9 ' prout ferox bello et melior *.  Agr. 27, 1 ^ cuius conscienlia ac fama ferox exercìtus '.  hisL I 51, 2 ' ferox praeda gloriaque exercitus': vedi  inoltre hisL III 77, 21. IV 28, 12. V 15, 13. ann. 1 3,  20. Conformi sono gli ess. presentati da Cicerone, Sal-  lustio, Orazio, etc. ^ Ma in altri 11. di Tacito V agg.  ' ferox ' si accompagna col genitivo, * come in Ovidio; ^  oppure con la prep. ' aduersus ' e l'accusativo. ^   III. — Per quanto concerne V uso dei modi e dei  tempi del verbo, si deve osservare :   I.v la costruzione del v. ' merere ' con V infinito :  Germ. 28, 20 * (Vbii) quamquam Romana colonia esse     » QviNTiL. i. o. IX 3, 1. Vedi Cic rase. Ili 9, 20. Hor. sai. 1  6, 49 sg,   « Liv. Il 40, 11. LvcAN. de b. e, VII 798. Ct Plin. n, h. 35, 92.  Cicerone accompagna ' inuìdeo * con V ablativo di cosa retto  dalla prep. 'in * ; v. de or. II 56, 228. p. Flacc. 29, 70. Vedi  Madvig, lai. Sprogl, § 223, 6, p. 168 ; e il coram. del Cocchia  a Liv. II 40, 11; Torino 1888, p. 130 sg.   3 Cia in Vatin. 2, 4. Sall Cai, 43, 4. Hor. earm. I 32, 6.   4 Tao. hist I 35. 6. ann, I 32, 11. IV 12, 7.   5 OviD. mei, VIII 613.   6 Tac. hisL III 69, 26. Notisi il costrutto col dativo in Liv.  VII 40, 8.   Consoli, La Germania comparata. U .     — 162 —   mèruerint '. ann. XV 67, 7 * diim amari meruiisti ': v.  *XIV 48, 14: tale costrutto fu accolto da Ovidio, Fedro,  ètc; ^ mentre Cicerone ed altri, attenendosi all'uso plau-  tiriOj'diedero la preferenza al costrutto con ' ut ' o ^ ne '  e il soggiuntivo. ^   2.** il participio perfetto neutro usato al singolare  come sostantivo, in funzione di soggetto della proposi-  zione : Germ. 31, 1 ^ et aliis Gèrmanorum populis  usurpatum raro et priuata cuiusque audenlia àpiid  Chattos in consensum uertit , ut primura adoléuerint ,  ìc'rihem barbamque submittere'. hist I 51,23 'accessit  catlide u o 1 g a t u ni , temere e r e d i t u m , decumari  iegiones et promptissimum quemque centurionum di-  mitti '. ann. Ili 22, 3 ' adiciebantur adulteria, ùerieiia  q u a e s i t u m q u e per Chaldaeós in doirium Caeàa-  ris ' : à V. ann. Ili 9, 12. XV 58, 7. ** Tale sostantiva-     1 OviD. in'sL V 11, 10. ex Pont IH 2, 20. Phaedr /dò. ìli 11,  7. Val. Flacc. Argon. I 519. V 223. Cf. Qvintil. /. o. X 1, 72   2 Plavt. Baceh. 1184 (V 2, 65). capt. 422 (II 3. 62; secondo  V ed. comm. dal Cocchia, II 2, 172). Epfd. 712 (V 2, 47). Men.  217 (I 3, 34). Sdcfì. 24-26 il 1, 21-26;. Teii. Andr. 281 (I 5, 46).  hee. 760 (V l, 34). Cic de or, I 54. 232. ep.' (ad farà.) XÌV 6.  de fin. li 22, 74. de net. d. I 24, 67. (cf. in Ver\ IV 60, 135).  Ckiss.'b. G. VII 17, 5. Liv. VII 21, 6. Plin. /i. /i. 35, 8. Vedi  KuEBS-ScHMALz, antìb., II, p. 70.   3 II CoNSTANS ammétte da prima che nel 1. e. degli ann IH  22, 3 ci" sia Tuso del participio perf. passivo neutro comò sog-  getto della proposizione {éiude s l. languì d. Tac. , n.° 246, p.  112); poi riconosce nello stesso pariìcipio perfetto una propo-  sizione infinitiva e non più una sostantivaz-one do! participio  (op. e, n.o 282, 12.^ p. 136): è una inesattézza dovuta a distra-  zione.   4 Nel citare l'es. ann. XV 58, 7 ci siamo attenuti alla * 1. ù'ulg. ':  'Taelatum erga coniuratos *. Nel cod. Med. &i legge •latatum'»     — 163 —  isione del participio perf. neutro, che manca di ess. in  Cesare e Sallustio, presentasi come un costrutto spora-  dico in Cicerone; frequente, invece, in Livio. '   Avvertenza, Nella Germ. non osservasi alcuno esem-  pio del perfetto soggiuntivo di conseguenza, dipendente  ^a un tempo storico: tale costrutto notasi, al contrario,  più volte negli scritti di Tacito. -     -che per il Haase diviene * non celatus tantum *, per il Halm  * clam actum *, e per il Ritter ' laeta tum nerba '. Il Ramorino  sospetta * iactatum erga coniuratos osculum *.   1 Cic. parL or. 33, 114. Liv. I 53, 1. IV 16, 4; 59, 7. VII 8, 5 ;  13, 4; 22, 1. XXVII 37, 5. XXVIII 26, 7. (cf. XXVII 45, 4). etc.  Vedi DRA.EGER, ueber Synl. u. Si. d. Tae, 3, § 211, p. 86. Rie-  MANN, op. e, § 22, p. 104 sgg.   « Vedi Madvig, lat Sprogl, § 337, Anm. 2, p. 235. DRAEGEa,  hi8t. Synt,, § 133, p. 241 sgg.; ueber Synt u. SL d, Tae, 3, § 182,  p. 74. CoNSTANs, étude s. l langue de Tac, n.^ 226, p. 104.     Fine     INDICE DEI CAPITOLI     Osseì*vazione preliminare pag. VII   Capitolo I. — Relazioni lessicali tra la Germania   e la natUralis historia di Plinio . . » 1   Capitolo IL — Relazioni lessicali tra la Germa-  nia e le opere di Tacito . . . . » 97   Capitolo IH. — Relazioni sintattiche tra la Ger-   mania e la naturalvi historia di Plinio . » 114   Capitolo IV. — Relazioni sintattiche tra la Ger-   mania e le opere di Tacito ...» 157     INDICE DELLE MATERIE     N. B. ì\ num. indica la ^agiDa.   A) ablativo di luogo 144, absiimére ^9. ac comparativa  125. accedere 142. accipere' 121. accusativo di y^élàzio-  ne Ì35. acer 113. acies 111. addere fldem 'l'Ò9. ''kd-  ductius 104. adfectafe 40. adfectatìo 77. àdfedUo-'Sl.  adgnatusSl; ili. adgnòscere 90. àdg'régàrilOS/'à.dhuc  75. adligare 41. adsignare 41. adsimulàte'42.]adu'ehtus  1. aeqiio (ex) 68. aestimare In ùhiuersiim *lÒ7."agere  mànu V. maiiu. aggettivo in fiXnz, predièatìva* Usato  per avverbio 115. aggettivo in funz. di un^soòfdktivo  di caso dat. 115. agitare 112. alea '2. kliqitànto 63.  aliquis Ì17.àmbiri 42. araplitudò2. andpitia"*fMdbl-  maduertere 43. animare 43: annates 2.' krihùs 97. itp-  petlatio 3. àpud 118: àrcanus 26.'àrgènfèus"26.'àfgu-   "méritum 3. armenlum 4. ars 4. accendere 43. àsp'ér  88. asperitas 70. ater 27; 111. a^^ms-ioné 133.' kilden-  lia 98. augurar! 44. auguriiim 70. 'atis^icàfissimus  142. auspica tus 35. dixxt enumerativa 125.   B) bigati 4. blandimentum 72.   C) caeruleus 28. caespes 112. cariere 44. ca^sis' 4.' ce-  dere 45; 121. cetiera 136. còierute 64. circa Ì19.'cilra  119. ciuilas'5. clarescere Ì03. cle'm'èhter 76. eludere  45. cohi'bere 46. collatio5. colUg'ere 90. cbròr '&.''cttm-   ' merci'ilm 107. conitóigràre' 46.* cótcètìtus 82. ' 'èti'iici-  lium 6. concordanza del predidatd ?;^r&.^ 134. 'co'Àdi-  ' ciò 6. contìitbr 6. consentire' 154. 'coritactus -36. 6òn-     — 168 —   temptor 7. continuare 47. copiae 98. corpus 7. cune-  tatio 8. cuneus 8.   D) dativo assoluto 141. dativo attributivo 140. dativo  coi verbi passivi 143. demere fldem 109. disciplina  108. discrimen 9. diuersus 142. domus 113. donec  149. dum 147.   E) e, ex 120; 159. educatio 82. effusus 36. emergere 47.  eoque 117. equester 28. erigere 48; 112. esse 48. esse  moris V. moris. — et (-que) in posiz. asindetica 125.  et (-que) per sed 127. et (-que) esplicativa 126. eua-  lescere 91.euoluere 48. ex aequo 68. exceptio 9. ex-  cipere 49. excisus 37. excrescere 79. excursus 83. ex-  ercere 49. exìgere 50. eximere 143. expedire 51. ex-  primere 51. exsol nere 110. extrahere 52. exundare 80.   F) faenus 112. fecundus 138. feralis 29. ferax 29; 145.  ferox 161. flgere 113. Armare 73. flexus 83. fluitans  34. foedare 53. fortuna 98.   G) genitivo 137. gens 10. glaesum 96. gyrus 11.   H) habitus 11; 107. hactenus 65. haud perinde 105.  haurire 53. hodieque 76. homicidium 78. hostia 12.   I) impatiens 39; 138. imperare 54. impotentia 12. im-  putare 73. in 120. in commune 95. infamis 29. ia-  fectus 37. infernus 29. infinito descrittivo 152. inge-  nium 108. ingens 113; 146. inlacessitus 101. insci tia  12. insuper 69. intectus 102. intellectus 78. interue-  Hire 143. intra 122. intumescere 71. inuicem 69. in-  uidere 160. ipse 157. iuxta 113; 123.   L) labans 35. laborare 54. lamentum 83. lasciuia 84.  lenocinari 55. lentescere 55. libertas 113. liburna 13.  ligatus 38. lineus 30. locare 55. loco col gen. 144.  longe 105. lucrari 91.   M) panica 13. manu agere 106. marcens 35, meatus     — 169 —  72. merere 161. imsceri 112. missilia lOi. monstra-  tus 38. moris eese 139.   N) nam 127. narratur con V infin. 134. luauigatus 38.  ne-quidem 127. nee (nequ€) 128. aecare lll.nisi quod  128. nisi si 129. nodus 84. nomi di popoli IH. no-  mi in -tor 115. noscere 56. oox 111. nullus 116.   0) obliquare 56. obtendereOl. occurrere 92. opiaio 14.  origo : V. le giunte ed emendazioni.   P) pagus 111. part. fut. attivo 156. part.pf. aoristico  155. paì^t.pf. neutro 162. passim 66.pates€ere 56. per  124; 159. periclitari 93. pernicitas 14. persuadere .154.  piger 30. pignora 99. plur. per il sing. 114. popula-  ri 111. potentia 109. potus 85. praetexere 93. pro-  bare 57. profligare 108. promiscuus 31. promptus 102.  propinquitas 15. propior 31 ; 113. prosequi 57. pro-  tinus 66. prouocare 74. prout 147. pubertas 85. pu-  blicatus 39. pudor 110.   Q) quaerere 154. quam 158. quamquam 150. quando  148. quantulus 32. quantum ad 107. -que (et) espli-  cativa 126. -que — non 126. quies 15. quo modo 158.  quoque non 130.   R) raptiis 86. rarescere 94. receptaculura 16. reconci-  liare 58. redire 58. referre 59. regnare 59. relinque-  re 122. remigium 110. repercussus 79. retro 67. re-  uerens 102. reuerentia 16. ridere 60. rigare 60. rixa  17. robur 107. rubor 17. ruina 18; 109.   S) saeculum 18. sagitta 86. sagum 19. sata 19. satis-  factio 87. scrutari 60. scutum 20. secretum 20. sed  et 130. sed quoque 131. sedes 87. separare 61. sepo-  nere 61. seueritas 108. similis 117. similitudo 20.  simplex 32. sincerus 32. sinus 21. siue seu 160. sog-  giuntivo nelle proposizioni relative 151. soggiuntivo     — 170 —   potenziale 151. sonare IH. spargere 62. spatìum 21;   112. squalor 22. strues 22. submittere 74. successio   22. suflfugium 99. sumere 103. super 124. superesse   62. superstes 112; 139. superstitio 23.  T) tamquam 131. temperantia 23. tolerare 94. trahere   109. transfuga 24. transigere 104. tributum 24. tri-   stitia 88. triumphare 63.  U) ualidus 33. uallare 95. uelut col part 155. uicus   111. uilitas 24. uis 109. ulterior 34. nitro 68. noca-   re 104. uoluntarius 89. uotiuus 34. ut 132. ut qui 148.   «terque 133.     Giunte ed emendazioni     Pag. 2, 24 aDnales qui Jan = a., q. Mayhoff-^ p. 4, 18 qua-  drigae, inde /. = q. ; i. M.— p. 5, IG conlationes, 22 conlatione  J. = collat M, — p. 8, 9 preti J. = pretli A/. — p. 11 , 1 na-  tiones quae s. e. Pompeium f. J, = 11., q. s. e. P., f. M, — p.  12, 27 Aggiungi alla n. 3 : La sostituzione è stata confermata  dal Mayhoff, voi V, p 166, 15 con V autorità dei codd : * im-  potentia ' leggesi nelFed. Gelen., Basii. 1554 — p.^ 13, 32 Sil. It.  leggi Cf. Sil. It. — p 14, 14 Aggiungi: n.^ 31.® bis. * origo ' :  . Germ. 2, 12 * Tuistonem deum terra editum et fìlium Mannum  originem gentis conditoresque \ n. h. VI 158 ' et horum («e.  Rhadamaeorum)origoRhadamanthus putatur *: v. 6, 157. 7,43.  15, 49. L'uso metonimico del sost. astratto ' origo *, per indicare  in concreto « progenitori, antenati », si osserva anche in Vir-  gilio (Aen. XII 166) e Ovidio {met I 79. XI 755); cf Cic. de r. p.  II 1, 3. Tao. hist IV 55, 5. ann. IV 9, 8. - p. 16. 16 est ut J.  = e., ut M. — p. 17, 1 exstingui J. =z extingui M. — p. 19, 5  fuit suprema uliio J. =z fuit ultio M. — p, 22, 4 uitis J, = uites  A/. - p. 24, 11 Q. p. attigere et J. = p Q. a., et M. — p. 27,  2 Òmmeiii il n 151 — p. 29, 2 n.^ 1 12 leggi 152 — p. 29, 17  aliquis sed J. = a., s. M. — p. 30, 16 P'ger qui /. = p , q. M.  — p. 31, 3 stegnantis /. =; stagnantes M. — p. 32, 3 Agrippa  uir J. = A., u. M. — p. 46, 34 co mmìgrarunt leggi commi-  grarunt — p. 72, 27 Sil. It. leggi Cf. Sil. It. — p. 75, 11 Ao-  verbi, em. Avverbi: — p. 79, 21 Verbi, em. Verbi: — p. 79, 29  legges em, leggesi — p. 156, 15 ueber. em. ueber — p. 158, 25  Zisehfr. em. Zisehrf, — p. 159, 30 Sint em. Synt     I