Luigi Speranza -- Grice e Rossi: l’implicatura
di Lucrezio – la scuola di San Giorgio -- filosofia campanese -- filosofia
italiana -- Luigi Speranza (San
Giorgio). Filosofo campanese. Filosofo italiano. San Giorgio, Campania. Il più
grande e puro metafisico" nelle parole di VICO (si veda). Vive a Montefusco.
Studia a Napoli. Scrive diverse saggi tra cui il più importante rimane “Della
mente sovrana del mondo”. Altri aggi: Considerazioni
di alcuni misteri divini, raccolti in tre dialoghi, Dell'animo dell'uomo, Dizionario biografico
degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. DISPUTAZ10NE UNICA
DELL’ANIMO DELL’UOMO DEPUTAZIONE UNICA Nella quale fi fciolgono
principalmente gli Argomenti di LUCREZIO
(si veda) contro all’Immortalità. OPERA
DI R., abate Infoiato di S. Giorgio ec. -J> fi D All’ Illustrissimo Signor
Marchese D. LORENZO BRUNASSI VENEZIA. Con Licenza de' Superiori
w>5' ! •yr&Si fftm/rbr Nil tam
diffìcile eff, qtiiu qiuerendo
inveffigari poffìet. Ter. Heautontim, A3, 4. Se. r. % 1
ILLUSTRISSIMA % 9 SIGNORE
tv Ella dimora, che in questa nostra
città di Montefufcolo per alcun tempo fatta avete, tanti argomenti di virtù, e nel riguardevole uffizio di Regio Uditore,
e in_> tutti gli utti -cibila
vita^ avete dati; che in ogni parte di quella ben ampia Provincia, la lode,
e’1 nome vostro nelle bocche degli
Uomini rifuona da per tutto. Per la qual
cofa io non folamente ho dovuto
rivolgermi verfo di V oi ad ammirarvi,
ed amarvi con tutti gli altri; ma ancora ho potuto alla degniffima persona vostrà alcun particolare oflequio preftare : e fi il mio libro dell’immortalità dell’animo, che ora efee
alla., pubblica luce, dedicare, e confecrare. Concioffiachè la V irtù fola di per fe, fenza dover altro
cercare, fia potentiffima cagione,
perché riveriamo, ed onoriamo colorò, che adorni ne fieno: e più quelli, che nel più alto feggio di lei collocati veggiamo. Nel
che nondimeno, mentre l’af: ' • fe lezione dell’ animo rivelente, e divoto ho
fegui ta; nel tempo medefìmo all’
opinione del libro, e I9ia?r ip cr e do
a -baflanza a ver provveduto. Perciocché
io non dubito, che v quella mia Opericciuola,
(qualunque ella ha) oltre a’
confini dell’ Italia, ed • oltre al ter
mi ne d ella prefenteEtà,inRegioni rimote, ed a futuri tempi coll’autorità del
tifone volo, e chiaro nome voffro
nom> abbia a trapaliate. Grande
fermamente, e di gran laude degna è la
Virtù voftra, che fin dalla prima
giovanezza con perpetuo tenore,
belle, e laudevoli opere ed alle private, pe rione, ed alle pubbliche cofe profittevoli arrecando, fi è dimoftrata.
Nel ti lumi di Giurifprudenza, quanti ivi fono, ri luffe., ella con grande ammirazione di tutti : poiché
appena varcati tre luftri, a prò di
litiganti, e di rei, ' tifiti a dotte,
ed eleganti, e fpiritofeOrazioni vi udirono recitare. Per la qual cosa di dì in dì Tempre più crefcendo l’ opinione
del valor voftro, del pregevole
ornamento della Toga di Giudice
della Gran Corte maturamente fu il voftro merito onorato. E in * quel gra vidimo Miniftero con lucidezza di feienza, e con incredibile coftanza il dritto cammino
del V ero Tempre tenendo, e in ogni
affare la prudenza ufando; cosi bene avete adoperato, che l’approbazione, e
l’amore di ognuno, e in quefti vicini ben
avventu roti tempi il favore ancora della Maeftà del Gloriofiffimo Re noiìro avete meritato.
Quin‘ di l’ alta di lei Regai provvidenza, il -primo onore confervandovi intero, a moderare i Tribunali delle Provincie, ed a
tenerne gli errori, e le corruttele lontanila conofciuta V irtù voftra ha
prefcelta. E a 2 ben la Città noftra
innanzi ad ogni altra, e tutta la
Provincia, delle diritte, fagge,
e fcorte maniere-, voftre con comune
ripofo, e comun contento copioii frutti han ricolti. Ne folamente nella nobili^ ma fcienza delleLeggi,ma in altre parti ancora dell’ umano fapere Voi avete molte fatiche, e vigilie, collocate: le quali e la noja adergono di
quegli ftudj, e ne ajutano l’ intelligenza, e la cognizione dilatano, e
compiono dell’ Uomo. Ne
finalmente^, nelle pulitezze, e amenità
delle Lingue più belle non avete ancora
efercitato lo ’ngegno : poiché con
elette Poefie tofcane e latine, della nobile Academia Cofentina, e
della,, famofa Arcadiadi Roma, ove liete aferitto, avete fuperata l’ opinione. Ma la voftra loda più ricca, e adorna £ difeopre, e più chiara, e luminofa nelle dovizie, e negli fplendori del
delle magnifiche, e memorande laudi del Signor Duca di San Filippo voftro degniffimo Padre. Le quali fe non diftintamente narrare, ne
degnamente celebrare, che non è luogo,
ne io con niuno ingegno potrei; perchè fon
pur voihe, debbo almeno in alcun modo additare. E in particolare
alcuna parte del veramente maravigliofo
governo, che delle pubbliche cofe
egli ha fatto, nel confiderabile . .Ma
Digitizéd t Magiftrato di
Eletto del Popolo debbo rammentare in
ogni modo. A quella importantiffima ammiri ideazione in tempi difficili, e
pericolofì, con tutti i fuffragj più
volte chiamato il Signor Duca, con
mirabil fapienza, e con.»
incredibile iludio, e fatica i
pubblici affari ha condotr ti a
felice fine. Egli la pubblica falvezza fempre meditando, e a quella ogni penfiero, ed ogni operai rivolgendo, una cofa affai difficile ha
confeguita: che per tutto il tempo, che quell’ immenfo pefo ha_» foftenutó, giammai ne per colpa murray-rtc-per qualunque fortunofo
evento, ne di fterilità, ne di guerre,
ne di altro fimigliante, nella Città, e
nel Regno la fcarfità, e la fame
fiali potuto introdurre. Perciocché,
oltre ad ogni altro ingegno di fcorto provvedimento, in ogni tempo da lontane
Regioni per lunghi tratti di mare co-
t « piofe annone fonofì fatte approdare ne’noflxi Porti. Nel che con raro efempio di carità verfo la Patria, di o/Iequio verfo il Principe, delle fue
proprie fo~ ftanze molto oro ha profufo.
Sopra tutto di eterna memoria degno è quello, cheneiravvicinamentodelle
vittoriofe Infegne dell’invitto, pio,
felice^. Re noftro, in tempi pieni di timori, e di fofpetti, premendo ancora il nolfro Suolo le armi
nemit'àìf b che; s che; mercè de’fuoi alti
configli, nella Città, e contorni
ogni cofa videfi tranquilla, e quieta. Orche
le rapine, le occifioni, i tumulti, che i trifti, e iediziofi Cittadini in foIniglianti tempi
meditar fogliono, tenefiè dalla. Città
lontani; Egli follecitamente le cofe alla vita
neceflarie appreftando 5 e gli
animi feroci della plebe mitigati, e addolciti
co’ Signori conciliandola tranquillità, e la pace nella Città, e quindi
in tutto il Regno fuori di ogni opinione
ritenne. Onde potè dirti allora, che eglf il
Signor Duca la Città faiva, falve le vite, e foflanze de’ Cittadini al Gloiiofo Re noflro avefle ' conferva te. Caro pei - tan„ * to al Re,
alla Regai Cit„ tà, ed al Regno, a.fublinii. degnità fi è veduto meritevolmente afcefo. E
prima il pregevoliffimo onore ottenne già di dover b 2 Egli Mf
Egli colla fua Famiglia, in uno
qual più voleffe de’ nobiliffimi Seggi,
fra Patrizj effer annoverato, e
delcritto-. Pe^qticfte vie, e con
ifplendidiffime affinità la fua Cafa nel più alto luogo de’ Baroni, e Signori
del Regno ha follevata. Oltre al le nobili Famiglie Spina della Sardegna, e Poliaftri
della splendida nobiltà Cosentina, in donando a Voi in Isposa la Signora Marchefa D. Marianna
Orenghi, Dama di rare doti, tutti i pregi di quella nobiliffima Famiglia nella fua propria Cala ha trasferiti.Per chiù- '. quella chiariffima Fami-. glia ella è nobile in Ventimiglia,Città
principale pofla nel fuolo di Genova. Ella
è altresì nobile in Roma, rocca
dell’Eccleiiaftico Imperio. Ed ivi a
> | quella Repubblica faggi,>, Togati » e prodi Capitani; equi
Senatori in Cam- dere in brieve giro più cofe pidoglio, qual fu un Giovan Angelo Orenghi,
e_> degniffimi Prelati, e Car-,
dinali; tra quali il Cardinal Niccolò Orenghi di onorata memoria, alla-, Chiefa ha donati. In oltre alla Signoril Cafa
Maffa degli antichi Baroni del Vaglio
gli Orenghi Erettamente appartengono : '
della qual Cafa fu già l’Ava paterna della Signora Marchefa, che del lodatiffimo a memoria
noftra Cardinal Girolamo Maffacafanatte,
è degnifsima ma Pronipote. Quella
picciola parte delle voftre_>
amplissime lodi ho io qui potuto
ricordare, molte,' e grandi cofe
lafciate addietro. Dal che nondi. meno lì può vedere, che di fommo pregio è la mia fperanza, che ’l mio libro, che ora al volil
o merito inchinato vi prefento, dedico, e confacro j ficcome 1’ accefo delìderiadel di voto animo
mio contenta in parte; cosi fra molte genti, e pe r mol•. :. . " te.
/ . te età debba effe re .durevole memoria della
ferviti! mia; della quale fopra ogni
altra cofa del Mondo onorandomi--,
-volentieri mi confermo f'- 1 Di U. S.
Illuftriflima ma rno Divotifs ., eri Obbligatifs. Servitore - L' Abate Roflì di S. Giorgio. Oicbè può avvenire, che quefa mia Difputa capiti nelle mani di alcuni, che le vane fittilit'a, e,
pregiudizj feguono ancora della vo/gar
Ftlofofia; e' fa di me fieri, che io qui
alcuna cofa ne dica, che mi pare dover
dire per liberarla, fe è pnjjìbilc,
dalle coloro accufe. Imperocché eglino cerfh mente bia finteranno leu maniera di filofofare, che io ho prefo a feguire : e le dottrine, che vi arreco t tutte, o parte come nuove, e frane
rifiuteranno : e nelle ofeurità, nelle quali
forza è che alcuna volta fi abbattano, e
dove da' fienfi, e parlari loro i miei fi dipartono,come fogliono in sì fatte accu fe
di leggieri trascorrere \ fufpicberanno
ancora per avventura, che alcuna cofcu»
vi fi a fionda, che colle verità della' nofra Santa Religione non ben
confenftt, Or io innanzi ad ogni altra
cofa /* Alti fi fimo Dio chiamo in
tefliShnio, che con-, * c quefa + t
quejla tuia fatica altro non ho io intefo, che quelle verità, quanto più per me fi è potuto, nell ’ ordine naturale ancora co
* fumi della Filofofia avvalorare, e oi
di quel torrente d’Eloquenza divina, con la quae vi avete fatta una fpezie di
favellare tutta vo:lra propia ? perch è p ropia di co tal Jcienza ? Dela
bellezza, e’ leggiadra de’ traf porti, che ufate_» tutti opporti, dome debbono eflere, a quelli,
che ufa l'eloquenza Umana; perchè quefta
debbe fare dello fpirito corpo, e voi in
certo modo fate del corpo fpirito. Voi
liete degno, Signor D. Tomma- \ fo, non
già di Montefufcolo, ma della più famofa
Univerfità dell’ Europa. Laonde poiché la voilra modedia, eguale alla
voftra gran dottrina, e virtù ve ne fa
contento, almeno giovate il Mondo di coterta
fappfentiflìma Scritturai la quale l’aflìcuro, che recherà gloria, non
che a Napoli, all’ Italia tutta, con
merito grand irti rno inverfo della Pietà, che fi rifonda in utilità di tutte
le Repubbliche, e molto più Criftiane: e
vi fo divota riverenza. Uantunque negl* infelici tempi del Gentilefimo denfiflìme tenebre d’ ignoranza delle cofc
Divine, (alvo il Popolo Ebreo,
premettero tutta l’Umana
generazione; pure per lo Covrano magillero della Mondana fabbrica, e per
l’ordinato, e collante corfo de’ moti, e delle
generazioni da una parte, e per la virtù
dell’Umana intelligenza, c per 1’interna, e comun legge, e regola delle operazioni
della vita,dall’ altra; delle quali cofe,
quella è certa, ed illultre lignificazione, e quella è chiara, ed indubitata cognizione
di Dio; aggiuntevi ancora te reliquie
della tradizione de’ primi. Uomini; pec
tutte quelle cagioni, era nondimeno nelle menti degli Uomini altamente
infitta A Topi NI nz
T opinione dell’ autorità, e del principatoDivino, edinfieme dell’
Immortalità degfi Animi umani, e del t
fa patta inferno opinioni di' loro al
futuro Secolo. E tra’Filofofi,i più
gravi, e fublimi, purgata la Religione daldella Satura h ttolta
moltiplicazione delle Deità, e divinale
dei r dalFaltrc feoncezze, e fozzure della V olaumdeirvo- f U p Cr ttizione,
vennero a conofcere, on folo Autore
dover vi etterc, e un folo Arbitro di
tutte le cofe:c la Divina origine, e l’immortal condizione degli Animi noftri, e le pene degli fcellerati, e i
premji degl’innocenti ebbero per fermi,
e più minuti, ed ofeuri, febbene ne la
forma zionc dell’ Univerfo, per potere, ed ingegno di mente fovrana; ne
l’informazione del corpo umano, per condizione di mente inferiore informante, comprendere
potettero; tuttavia la più parte di loro,
ne provvidenza di Mente Eterna, r ne
realità di Animo Immortale in altro
modo negarono, che, nel Mondo la rea4* lità del Divino cflere, e nell’
Uomo, la. verità del dovere onefto
ritenendo. Il che i moderni Epicurei con tutta laco # pia de’ lumi de’ noftri avventurofi
tempi non fanno; come quelli, che per
eftrema malizia, ò cecità, non de l tut to convinti, per non potere concedere
in Dio realità di Edere fenza verità di legge, e nell* Uomo verità di legge fenza realità di natura
foffanziale; e per non volere l’una per
l’altra in Dio, e nell’ Uomo rirenerc;
fi gittan più tofto negli effremi dell'empietà del totale annullamento
di ogni realità, e di ogni verità
Divina, ed umana. Ora per forza di que’
naturai» lumi, e di quelle antiche
origini, e’ non è da maravigliare, che Lucrezio, il più fiero nemico del culto,
e dell' Immortalità, abbia nondimeno per
vere, ed affermi alquante cofe, che
l’infelicità de’fuoi tempi fol potè fare, che noi conduceflfero per
diritto cammino al conofcimento del Y r
cro. Le quali prima di ogni altra cofa
convien notare, con alcune altre
offervazioni, % che lafciate addietro,
più intrigata, e malagcvole fenza dubbio rederebbono l’ intraprefa
inveftigazione. E in prima quel
Filofofo, dopo avere argomentato, che f/To Lucrezio i tre Volgari Elementi, l’Acqua, l’Aria,
g^EicZnti e’I Fuoco doveflono l’Animo, e
1’Anima non vagliano dell’ Uomo poter
comporre; .«g p°' LE3Èi2 con apertiflime
parole, che quelle tre Na- gfUe. A 2 tu
Jflfc. m v lì .aÉ
Bt m S «fitti ftkjili
Jfr ! 4 il fr
4 t f V',,4 4 É 4. r>
j2^ W m Anìmofecon do LUCREZIO
fon di altro genere, dcu que' dm ve gnono agli occb\ e agli al tri
fenfi* chi; ma d’ altro genere più fublime, e
più vigorofo, e più mobile di gran lunga. Nunc age, moveanf animum res accise : tir
unde ^monl Qu >**'«» i > nilfimo,
dove fuole ella rifuggire per trarne
comuni (limi argomenti in tutte le '
piùofcure, e malagevoli quiftioni della
Natura. Qnefto tcgttt*tnfinito, nel quacureineU c le truovano eflì e
copia per ogni fuftanza, mafatuol 1 c d
ingegno per ogni lavoro, c virtù, e r
infinito. ' porere per ogni maniera di operazione. Sicché vergendo, non potere al
fortunofoconcorfo degli atomi lagrande, e maeftrevole opera dell’ Uni verfo
aflolutamentc affegnare;dicono f che per un tempo infinito, dopo infiniti varj
accozzamenti, fien finalmente gli aromi potuto
a quel termine pervenire, come nel. li‘ ' bro v: Nani certè neque confìtto primordi*
rerum Ordine quoque fuo, atque fataci
mente locar unt: Nec quo: quoque darent
motu: pepigere profetici. Sed quia
multa modi: multi: prìmordia rerum Ex
infinito )*m tempore peretta plagi:-,
Ponderi bufque fui : confuerunt concita ferri, Omnimditque coire, atque ormila ^er tentare, Qut rMa
«v Qutcumque inter fe pqffent
congrega crenrez Troptèrea Jìi, ufi
magnum vulgata fer piane, e Semplici
cogitazioni noflre. E, in fine è affai
malagevole a ritrovar cotal Uyr.. .r’iVero a forza di fillogiftici ragionamenti;
poiché l’una parte, e l’altra della
contradizione, contradicenti fillogifmi
quinci, e quindi fomminiflrano, e vie
« più inviluppano la difficoltà. Onde i più _ fenfati, e collanti fon coflretti a
fofpenderé i giudizj; ed i malavveduti, c leggieri fi rivolgono a difendere 1’
uno de’ due Conrradittorj, e fra loro di vili l’ un contro dell’ altro oftinatamente combattono. Il
Vero minuto, c fcompigliato della foflanza materiale ùmilmente e’ non può ne forma fantallica dipingere, ne intellettuale, o ragionevole efprimere, nc
conchiudere fillogifmo per una contraria
ragione. 11 noflro intendimento, poiché dalla parte dell’ Animo è unirà, che aduna, c contiene il numero, che è la vera diffinizione dell’Intelligenza,
ed è manifefla nel raccoglimento, che
ella fa del numero della materia nej. fenfo,
e de’ fenfi nella cognizione, e_,, ' delle varie cognizioni nell’
univerfale, cd 0 cd
in fe medcfima, per quella cagione», non
può raggiugnere, c diftinguere quello ccce/Iivo sminuzzamento, e dilfipamenro,
ne può accozzarlo, e cederlo a comporne
1’ eftcnfione. E poi una affai ardua imprefa di pervenirvi con argomenti :
perciocché la mente dell’Uomo nel fuo
intendere, che è il Tuo edere, non
avendo niuna abilità per quella maniera di Vero cotanto a lei dilfi migliaate,
fenza feorta, e fenza lume fi svia-,
qua, e là adirquctlo, o quello con mal
fondati ragionamenti; ficcome è manifedo nelle molte, e varie fentenze,
delle quali niuna ha niuno pofitivo argomento per fondare il proprio Vero; e tutte, e ciafcuna han molti, e forti argomenti
per abbattere il Vero contrario delle
contrarie. Quindi ficuramente, fe T amor
delle parti non in rutto gli acciecafie, porrebbon giungere finalmente a conofccre, che il Vero non può trovarli nel dil’cioglimenro degli enimmi in uno de contradittorj, ma dee ricercarli nel temperamento, e nell’ accordo delle
contradizioni, e nel viluppo degli enimmi,
e nelle maraviglie. Stando così le cofe, i filosof antichi del giardino preoccupati da quel
pregiudizio, e i Novelli fpaventati
dall’ apparente^, contradizione, o
affatto non han ricercato il vero maravigliofo, o leggiermente i ~ facendolo, tolto quelli alla preoccupa
zione, e quelli allo fpavento cedendo,, ' fonofi late iati fedurre dalle
vicende delle forme corporali ad aver
per cert3 la mortalità degli Animi noflri, con ifconvolgiroento, c rovina della
Naturale, e della, ' Morale feienza, e della Ci vile 3 e della Di vina
altrelì.E qui lien terminati gli avvertimenti, dopoi quali è ormii tempo di
fare quello, che gli Epicurei non han fatto, cioè di farci a confidcrare l’
inrendimentodeli’ Uomo, l’ effenza, la proprietà, e le operazioni lue : nc per
tanto tutta la felva degli argomenti,
che di là, o altronde trar fi poffono, penfiamo di allegare, che sì
trapaleremmo i limiti di uua Difpura,
eforfi alquanto ci difeofterem Sì arrecala mo dalla P ro P°H l foluzione, m t
tanti, e teiere timo- tali ne feerremo,
quanti, e quali credere ijlinzlonf mo P'ùf,ire al propolìto fenza
rincrefcedelle idee del- Vole proliffltà. JtiU* ‘Iute ^ in primo luogo conviene
allegare la ria, a,em diftinzione, e la
dilucidazione dell’Idce della Mente, c
della Materia, che ivi., altra guìfa
propofta, che da’ Volgari non fi è fatto
finora, e farà ella un gagliardiffìmo argomento dell’ immaterialità dell* Animo, ed agli altri argomenti maggior forza, e lume fomminillrcrà, che arrecheremo
dappoi. Per non tacer nulla di quelle co
fe, che lafciate addietro ofeurerebbono la dottrinajleldee dellaMateria, e della Mente, s’io non erro, elle in
noi, e con noi nafeono a quello modo. Nell* Uomo di corpo, e di anima comporto, (cheunquefia l’Animo ) per erta coftituzione
nafee certamente il fenfo del proprio corpo, il qual fenfo apprende la prima,
ed ampia, e comune azion Tonificante della lortanza corporale : Similmente da quella cortituzione mcdefima rifulta la cognizione, o cogitazione del proprio animo, e del proprio intendimento, Ia^. quale comprende, ed esprime la prima, ed
ampia, e comune significazione del1’Edere mentale. Quelle due Idee così
dirtinte, con dirtinte significazioni, ed espressioni, sono ad ogni uno per la
cofeienza della propria cognizione, e del proprio senso manifede jdccome è a
tutti parimente manifeda la contenenza, o
inclusone, e la lignificazione, o efpreffion loro. Cioè 1’Idea del corpo
chiaramente contiene, ed include, e significa,
ed efprime P eftenfionc; e 1’idea dell’
Animo, e dell’ Intendimento con pari
lucidezza la cogitazione efprime, e include, e contiene. Orio non poffo
acquetarmi a quello, che gli altri fanno,
che da quelle fole idee della mente, £«.
della materia, e da quelle fole contencnze, senza dir altro, traggon 1’
argomento della didinzione delle due Sudanze.
A mio giudizio con troppa fretta coniar mqftra ìl chiudono, che 1’e de n
za del corpo da F difetto dcll'ar-
Sdendone, c non già l’Intelligenza, o
de' cartellante Cogl fazione; e che 1 cuenza dell Aniin far quella mo la
Cogitazione, o Intelligenza, e non
fazione? 0 ' già 1’ Edenfionc. Ma credo in ogni modo doverd andare più oltra, e più a minuto olTervare lecofc, per poter su fondamentapiù
falde, e più ampie fondare quella
importantidìma confeguenza. Per modrar di padaggio il difetto, e la
debolezza di quel corto ragionamento; P edenfione, che il corpo di fe
apprefenta ad apprendere, certamente ella è quell'eder medefimo, che nella coftituzione dell’ Uomo, e per quella coftituzione può il corpo oggettare,e lignificare; e che
l’intendimento noftro dall’altra parte può
percepire, ed apprendere: ma non è già
egli certo, che quella lignificazione cosi fatta arrechi il primo, e principal
edere corporale, in cui è dovere che fi
riponga laSuftanza, o Edenza ;o almeno
none cofa delira, che il corpo con quel
foloeffere tutta la fua edenza, o Suftanza appresemi all’Animo a comprendere.
Oltre a ciò l’ eftenfìone, come è un
edere uniforme, e univcrfale; così è il più tenue, e leggiero, ed è come nel frontifpizio della
propria codituzione dell’ Edenza corporale locato; il quale perciò la
proprietà, cioè la propria differenza, che è l’atto e la forma, onde fi termina, e compie V edenza, Secreto, e ripodo,non può discoprire,
ed efporre al primo SenSo, ed alla prima
percezione dell’Uomo. E quella^,
uniformità, e comunità, di più per quella fteda ragione di edere
uniforme, e», comune, è neceffariamente
confuSa, e indiftinta: che pe r tanto
certezza, e chiarezza niuna in niuna guifa può infondere nell’ idea.La qual cofa tanto più è da
credere, che nella fofianza delCorpo del rutto di vifìbile è uopo, che una
moltitudine di particularità infieme
adunandofi, vegna a confonderfi in una uniforme, e comune percezione in quella
prima Idea, eh c ancor effa dal fuo lato
fottile, leggiera, cftrema, cojnune, uniforme, indiftmta. Or chi potrà dire,
che in quella indiftinzione, e confufione, ed in quella leggerezza,ed eftremità di cofe, d’
idee, c di fignificazioni, ripor fi
polla l’eftenza? Per dir tutto in poche
parole, quella fignificazione elfendo come una produzzionc della foftanza
corporale, che di là ft propaga nel
fenfo dell’ (Jomojegli è fenza dubbio un manifcfto errore,il riporvi il primo, e principale, e ftante, e profondo
e fiere, qual’ è, e qual efter dee l’effenziale delle cofe. Finalmente fe 1»
Idea contiene, e comprende, ed efprime
1* efìenfione, fermamente ella 1* adegua
ancora, e fi combacia con lei, che altrimenti come polla comprenderla, e
contenerla, non fi può dire. Adunque l’idea, e 1’Animo, diciam così, ideante, fi vede per quella via, che coll* ellenfione
che apprende, ed efprime, pofla eftenderfi ancor elfo, e sì P Animo nell’
idea dell’ ellenfione dal lato della
potenza, e* pareeftenfo, quantunque
nell’ideadella cognizione, dalla parte
dell’ obbictto, tale non fi ravvili. Ed
allo ’ncontro, perche l’idea della cogitazione non è dell’Animo solo; li perchè
animo folitario non è nell’ Uomo, onde
il corpo ancora nelle produzioni mentali
dee in alcun.» modo concorrere; fi
perchè nella cognizione de’ materiali obbietti, ne impreffione, uè efpreflione
fenza corporale eftenfionefi può .concepire; per quella cagione il corpo dalla
fu3 parre fi fa vedere in alcuna guifa
cogitante dal lato della potenza;
avvegnaché dalla parte dell’ obbietto,
come tale non fi ravvili nell* idea
deli’ ellenfione. Or come in quella
ultima oppofizione si è fatto, così in tutte le altre, quanto fi è detto
del corpo, per far vedere
l’insufficienza dell’idea dell’
ellenfione a dimolìrare 1’ Eflenza
corporale, tanto con altrettante parole
fi può dir dell’ Animo, per fare intendere, che l’Idea della cogitazione
none fufficiente a poter diffinire l’
effienza, o lultanza mentale, In fine
non debbo falciar di dire, che il volere colle prime, c (empiici, c comuni idee dell’ Animo il voler noftro diffinire l’ c (lenze delle
cole, è per lenze deill_> Dio cola
tanto pericolola, quanto e per' refe eolie fri- verfa maniera di filofofare. Alle
quali ra"cìidee^è'co- g on quando
io pongo mente, inrendo fei pericolofa,
bene perchè quella celebre dimoftrazionc Cartefiana in quel modo
propoda,fia (lata, e fia ancora da moiri
con ogni argomento fieramente combattuta. Adunque per quelle due prime (empiici
idee.., della Mente, e della Materia, e
per quelle indiftinte, e comuni loro lignificazioni, non può giuftamente venirli a quella
graviffima conchiufione;ma è neceffiario riguardare per tutta 1’ effienza
corporale, e in tutte le fu e forme, e
modi, e moti, ed operazioni;ed oltre ciò
offiervare tutta Ledendone del fenfo, quanto egli c nel proprio corpo congiunto, o quanto da circolanti corporali obbietti riceve. Ed ancora in tutta l’ effienza mentale,
ed in tutte le fue forme, e modi per
tutta la capacità della coscienza, e
della Scienza, quanto in fe medefima vede, o dall’altre cofe raccoglie, e ciò
fatto, fe_ troverai!!, che nell’ Elfcnza
del Corpo la fola Eftenfione fifeerne da
per tutto fenza niun eflerc, o potere di
cogitazione, o intelligenza; e nell’ £lfenza_,
mentale, fé feorgeraflì folo intelligenza, o cogitazione in ogni ricetto
fenza niun edere, o modo di ettenfione;
allora, e non prima fi potrà conchiudere, che quefte fieno certamente
due™. Elfenze, o foftanze, l’ una dall’
altra™, realmente didime. La ragione del
dover negare alle fempliei idee quel che
fi crede dover concedere all’intera, e
compiuta cognizione della feienza, ella è, a chi ben v> attende,
chiariflima. La significazione, ed espreflion particolare, e manchevole, qual’è
quella delle fempliei idee, già ella molro, o poco laici il in tenebre una
parte dell’ effenza, che non è in niun modo lignificata, ed efprelTa : onde
volcndofi a_> quella elfenza donar
qualche attributo, non fi può fare lenza gran temerità: conciottiachè ragionevolmente debbafi dubitare, fe nella parte non lignificata vi rimanga afeofa alcuna ragione efcludente
quello attributo, che le fi vorrebbe concedere, e volendofi negare, non può niuno, falvo fe non è fconftgliato, e temerario, rifolverfiafarlo: perciocché fi
dee poter fufpicare, che nella^ parte
non lignificata alcuna ragion fi
rimanga, che includa quel cotale attributo, che le rivorrebbe negare. Adunque
l’ Idea del corpo, che contie nc l’cftenfione ( qualunque ella fia )
cfTcndo pur nondimeno particolare, forza
è che ne lafci in dubbio, fe altro vi
fia nell’ effenza corporale, che includa
la cogitazione, o intelligenza; e fimilmcnte_,
qualunque ella fia 1’ idea della cogitazione dell’ Animo, e quantunque
didi nta, e chiara fi voglia, giacché ella è. particolare, ne fa per quella cagion
fofpicare,che altro pofla efTervi nell’ Animo, che includa Fedendone. E
pertanto per fi fatte idee non può giammai giugnerfi a tale, che quelle due
Eflenze fi veggano in tanta luce, che
chiaramente apparifea l* Animo efTer foftanza_»
cogitante, o intelligente. Ma nel
fatto di una intera, e perfetta lignificazione le cofe danno altrimenti;
imperocché ogni elTenza col fuo mcdefimo
edere lignificando, per modo che l’effere medefimo fia lignificare, e’1
lignificare altroché federe non fia,cdel tutto imponibile, che la
lignificazione cotanto dall* efifere fi difcofti,e quello da quella cotanto fi diparta, che tutta intera
una lignificazione niente affatto lignifichi, di un ampio elfere che fi c; e
che un ampio intero elfere non fia nulla
affatto di una perfetta lignificazione,
che fi ha. Ora egli è, o agevolmente
può elfere ad v ognuno manifefto, che
in quanto colla., zioneficon Icorta’del fenfo, e col cammino della_,
^caadejbefeienza li olferva, o fi argomenta nella materia, di foftanze, forme, lavori,; •
% movimenti, generazioni, e
qualunque operazione, per tutta cotaf
ampia, ed intera lignificazione niente
affatto fi feorge, ne pur leggiermente adombrato, ne di effenza, ne di modi di effer della mente :
ed è parimente, o può di leggieri efferc
a tutti manifefto, che per tutta la
fignificazione, ed efpreffion mentale,
che ci viene o dalla feienza, o dalla
cofcienza, nulla affatto di materia, ne
cffenziale, ne modale, nc edere, ne operare vi fi (cerne. Adunque egli è
imponibile, che la materia fia, o che abbia, o produca tutto il magnifico edere
mentale, e che niente di quell’ edere dimoftri in niuna parte dell’ ampia,
ed intera Tua lignificazione; e che la
Mente fia, o che abbia tutto l* edere materiale, e niente di quello dimoftri
in_» niuna parte dell’ ampia, ed intiera
lignificazione Tua. Tanto era da fard,
che non fi è fatto, per condurre quel; v Vi*’ la dimoftrazione ad una
chiaridi ma chiarezza La ragione, che
dalli materia dritdelP immorta- tamente efclude la cogitazione, per la mo
Umano* 11 * ^ ^iare °S n ‘ circuizion di parole, ella 11 ° non è altro, che quella reai
diftinzione, che per tutta la foftanza materiale per ogni parte s’interna, per
modo che niuna parte c della materia,
che o in altre parti da fe contenute
ella non fia da dividere; o che niente
contenendo, non fi debba ad una ftrema minutezza di ogni contenenza vuota
ridurre. Per cotal ruinofa diftinzione, la foftanza della materia, o nell’un
modo, * o nell’ altro, ella è tutta
diftinta, e tutta divifibilc: tutte le Tue parti fon Fune fuori dell’ altre, foni’ une all’ altre
avveniticcie,ed eftranee; non fi potendo
a niun patto ritrovare parte della materia per nello di reale identità
nell’ altra implicata. Anzi di vantaggio
il tutto medcfimo fi può dire in certo
modo, che e’ non fia, c non infida nelle»,
fue parti: inquanto che il tutto non è
tale unità, che intera, ed indivifa nel
numero delle parti fi eftenda. E le_*
•parti allo ’ncontro in certa guifa pur
puoffi affermare, che non fieno nel
tutto, inquanto che elle non fono di
quel numero, che fenza confufione_,
benché indiflinte, nel tutto fi adunino.
In sì fatta maniera di efTere, più fiate in più luoghi altrove efplicata, è cofa^ manifefta, che le parti non poffono infra di
loro in guifa alcuna comunicare; ne 1*
une nell’ altre per niuna via penetrare; ne può avvenire giammai, che elle in niun modofcambievolmente fi contengano, o comprendano, o inchiudano : Ne
finalmente comunicazione, o penetrazione,
o contenenza, comprendone,o inclufione alcuna può ef fere I
L'imfenetrabVita della Materia,
ovejh da ri fOì’re. «fere ne pur fra ’I tutto, e le parti ^ Or tutto quello novero di ragioni, che
vicendevolmente l’une 1’altre implicando, fono ccrtiffime produzioni della reai diftinzionc, che noi fotto una ap. pellazion comprendiamo d’impenetrabilità,
come le contrarie con un fol nome di penetrabilità nominiamo; quelle ragioni, dico, fon la (lefliilima
cecità, O amenzia della materia. Siccome
quella profonda, e difcorrevole diftinzion
reale difperde ogni penetrazione, e comunicazione di elTenza, cosi fa
ancora di ogni penetrazione, e
comunicazione di fcienza. Conciofliachè
la Scienza, o intelligenza, ed ogni
cognizione, e cogitazione, altro che comunicazione, e penetrazione non fia: ficcome la
fcomunicazione, e l’ impenetrabilità, altro non
fono che cecità, o fconofcenza. Per
Dio la facilità fola, e’1 chiarore di quella luminofa dimoftrazione
potrebbe per avventura per un fol
momento farne travvedere la fermezza, e
la ficurezza. Imperocché come può la
materia intendere quello, che non contiene ? E
come contenere quello, che elTa non è ? Per qual via, e con qual potere
fi effonderà la materia ad includere colla conofeenza quello, che efclude coll’
effenza?Come diftinta effondo dall’ altre
cofe, ‘comunicherà con quelle medefìme
per apprenderle ? Come dentro di fé,
e quali da fé (leda diftinta, ed efclufa, potrà o a fé ri volger fi, o in fe il
fuo edere raccòrrò, per intender fe, e
le cofe fue ? In qual modo pofta fuori
delle cofe, che ella non è, e fuori di fe
niedelìma, che non contiene, potria
1* altrui, o’I fuo proprio edere dentro
di fe conchiudere coll’ intelligenza ?
Qual farà il fentimento di quel tanto
deuro, quanto celebrato principio, che
l’operare fiegue all’ edere, fe non quello; che federe è regola, e norma
dell* operare : che quale, e quanta è
Cedenza, tale, e tanta eder dee 1’ operazione:
che l’operazione non può fuori eftenderd dell’edenza: che in dnc l*
operare è una produzione dell’cderc,
dechè l’effonzada operante; d’operare mededmo,el’ operazione da edftente, e da edo edere a rincontro. Per le quali certi (lime
regole fedi maggior lume abbifognade,
vie più lì dichiarerebbe ciò, che diciamo; che non fi può contenere, ne includer quello, che non fi è; come quello che non fi
contiene, ne include, non fi può intendere.
Adunque certifiimo argomento, e chiarifiìmo di cecità, ed infenfatezza,
è ladiftinzion reale coll’ impenetrabilità,
fcomunicazione, ed efclufion materiale.
La diltinzione, che per varj divarie cofe, e diflacca 1’ eflenze, e
proibifce le coriofcenze; nella
coftituzione dcll’intutto divifibile material fotlanza giugneall’ ecceflo di diftinguere; per modo che affatto
ogni comunione tronca di eden za, ed
ogni via chiude d’ intelligenza. Laonde e’ non è da maravigliare, fe in tutte le Lingue più belici’ intelligenza colla penetrazione, comprenfione, contenenza,
ed inclufione è lignificata; e con
contrarie appellazioni è lignificata la
fconofcenza. Ed è da ammirar molto, che
i novelli Filofofi fien così ciechi, che
la cecità della Materia per quella via
non abbiano ravvifata, che fi prefenta nel primo afpetto delle cofe, non che nel procefio dell* invelligazione. Con dimoftrare la cecità della materia, abbiamo
inficme dimoftrata 1’ immaterialità della mente; Imperocché fe la materia è cieca, perchè ella è di
vilibile, la mente dee eflere indi vilibiie,
perchè è intelligente. Pur nondimeno
c uopo in efla intelligenza oflervar la
di lei immaterialità, come in efla natura diviflbilc la cecità, c l’amenzia
abbiam’ oflervata. Adunque fe la Mente
cono- °V e f,a fce le fue cognizioni,
come per la pri- trabiitàdeima, e più interna, più lucida notizia I*
Mente. della colcienza è certiflimo,
ella certamente le Tue cognizioni, e 1’ eflere di quelle, e ’i fuo medefimo dee in fc contenere
: e con quelle Tue operazioni, e con
tutto il fuo eflere, per pcnetrevole comunione, e per indiflolubil neflo d’ identità, efler dee una cofa medelima
realmente indiflinta, ed indivifa. E
poiché per mezzo delle cognizioni
apprende tante cofe, quante ve n’ ha,
in tutte l’Iflorie, e in tutte le Scienze, ed Arti; la Mente quell’ immenfa ampiezza, e
quel novero infinito di forme memorabili,
fcibili, ed agevoli conterrà tutte nel fuo intendere, e nel fuo eflere penetrando, e includendo : F con reai neffo tutte le cofe comprendendo,
cd unificando nella Tua intelligenza; e la Tua intelligenza in tutte le cofe eftendendo, indiftinta, ed indi vita da
quelle così, come è dal fuo efte-[ re
medcfimo,e dalle fue medeGmc cogni.
zioni.Dal che chiaramente fi feerne, cfter l’intelligenza, e per confequcnte 1’Eflcnza
mentale con tutta quell’ ampiezza, e 4; con
tutta quella dovizia, che accennata abbiamo efier, dico, nondimeno indiftinta,
femplice, ed indivifibile.Concioflìachc
comunione, penetrazione, e inclufione,
Veneu-abi- fono co ip indiftinzione, o identità una hta, e rden- r ... tiù fono um cola, c per poco una ragione, o
notizia c»fa medejì. medefima. Siccome
la reai diftinzione fminuzzaper tutto la
foftanza della ma* teriajondel’eflere
materiale è impenetrabile^ incomunichevole; così la penetra-» zione, la comunione, e l’ inclufione per tutto realmente conduce, e connette
l’in. telligenza; onde l’ intendere, e
1’ eflerementale efter dee indiftinto, femplice
ed indivisibile, immateriale, e immortale. Certamente la fola eftre ma
chiarezza di quefta dimoftrazione a non
fani intelletti può per avventura far dubitare
della fermezza per un momento. Imperocché come potrebbe la Mente, o non contenere quel, eh’ intende, o non eflerc quel, che contiene, o edere da. ciò che contiene realmente diftinta ? Come mai potrà efcludere, e (terminare
coll’eft’enza quel, che include coll’intelligenza ? Come fopra di fe ritornando,
o in fe il fuo effere raccogliendo A ) 0 ad intender fe, e le fu e cognizioni; trebbe poi cfler tutta in fe, e quafi fe realmente diftinta, ed efclufa ? E in fine il proprio, e 1* altrui edere,
nell* intelligenza accogliendo, come può
avvenire, eh’ ella fia pofta fuori delle cofe,che intende, e che efler dee, e
fuori di ' fe medefima ancora, qual
certamente larcbbe, fe fuflc divifibile,
e materiale ? Non ci ha
dcll’indivifibi!ità,c dell’immaterialità argomento più ficuro di quello, che
eia penetrabilità, e della comunione, che è l’intelligenza. L’Identità, che per
varj gradi di varie cofe fomminiftra 1*
intelligenza, c connette l’edenza; nella
coftituzion della mente giugnendo fino
alla penetrabilità, ed infelfionc, che
adduce ogni comunio : Fa ne di eflere, ed ogni lume d’intendere, viene in tanta chiarezza, che egli è una maraviglia, che alcun de* Filofofi abbia difperato di poter trovare (ufficiente
ragione deli’ Immortalità dell* Animo
dell* Uomo, la quale fenza fatica d’inveftigazione nel primo afpctto delle cofe ci fi apprefenta. Con quello
argomento fenza fallo ^ffHré P, °mate-
fino il fondo è fiato difcopcrto dell’
riale quale efienza materiale, che è la reai diftindeU^mmte 2 j one ^ e
j a di vifibilità, onde la cecità, e 1’
infenfatezza immediatamente dipende. E infiemcmente il principio, e 1* origine dell’ efienza mentale abbiam
ritrovato, che è la reale indiftinzione, e 1’ indivifibilità; onde l’immaterialità,
e immortalità neccflariamente difcendono. Ora da quel primo fondamento del, -
materiale eflere, molte altre proprietà
procedon della materia: ciò fono mutabilità, e mobilita; novità, e
contingenza; impotenza, ed inerzia; e in fine fug ^gezione, c dipendenza, che
tutta l* effenza della materia adempiono per avventura. Come altresì da quel
principi» ^ pio dell' Efler mentale molte proprietà provengono della mente : quali fono, coflanza, ed immobilità; neceffità, ed antichità; potenza, ed arte; e finalmente
libertà, e independenza, che tutto 1 ’
effer mentale fi può credere, che adeguino. Le quali cofe fono altrettanti
fermiflìmi argomenti, 1 * une della cecità della Materia, e l’ altre dell’
Immortalità della Mente. Ma alla difputa di
fi fatte ragioni e’ fa di meftieri premettere una confiderazione, con
utilità de novelli Epicurei, per fargli fin da ora argomentare la debolezza degli argomenti
Lucrcziani : e di tutti gli altri, per
agevolargli l’ inrelligerfza di quanto imprendiamo a dire di quelle
ducEffenze.Io prefuppongo, che quelli
novelli abbian già fatto quel, che gli
antichi non penfarono di fare, o fecero leggiermente, e trafeuratamenre : cioè che abbiano afTai filofofato fopra la Natura immateriale;
che nondimeno per la cagione, che dirò, fi fian rimafi nell’errore. Prendendo eglino la corpulenza, e la forza
fenfibile della materia per falda, e chiara verità, e realità; e per la
finezza, e fotti 4 tutto corporeo, e dirtolubile, e mortale
apparifee; e dall’ altra, per gli altri
argomenti fi feerne incorporeo, ed Immortale : non può niuno ne a quello, ne a quello, ne alla mortalità,
ne all’ immortalità, non prima avendola
va nità de’ contrari argomenti dimoftrata, fe non per temerità, e per capriccio attenerfi. E trovandoli per avventura amenduele parti inaceslibili,
cd inoperabili, c dovere allora, che fi
temperi, e fi mitighi la forza degli
uni, e degli altri argomenti, affinchè o un qualche comune effetto infieme lor forza
comunicando, arrechino; o lor forza
dividendo, in diverfe foftanze, o modi,
divedi effetti producano. Nel qual tem- pcramento,e mitigamento egli è
fenza,e fallo riporto il Vero maravigliofo : come del Vero della Mente abbiamo
già detto doverfi fare: e come a fuo
luogo in quefta medefima Difputa, col
favor di Dio, noi faremo in effetto. Frattanto
fe lo feopo degli argomenti Lucrcziani è, che la Ragione, e l’Animo dell’ Uomo fia del tutto diffolubile, e mortale; che egli prende da diffipamenti,
fucccffioni, vicende, e mutamenti, •che
vi fi veggono : e per contrario i
contrarj argomenti vanno a dimoftrare,
che la fortanzial ragione, e I’ Animo
egli è in fe medefimo indiffolubile, ed
immortale; non c egli un giurto, e ragionevole temperamento, e
mitigamen-to del contrarto degli argomenti, il dire, che l* Animo debba effere
in fe, e verfo di fe immortale per forza
de’ fe-tèéà condi argomenti; e che la forza de’ primi più oltra non vaglia a
conchiudere, fe non che l’Animo lia
dall’ Uomo diffolubile, e in quello fentimento, e in quello rifguardo mortale ancora? La fola Compofizione, che è nell’ Uomo, ella è fufficientiflima cagione
di ogni variazione, la qual perciò a
quella compolìzione fola puoflì attribuire :
onde necelfità di dover dedurre, che-,
elTd Natura ragionevole immediaramente patifca que’fvariamenti, ed ella
debba clTer caduca e mortale, non vi li,
fcorge niuna affatto. Gli fcadimenti,
gli avanzi, i eominciamenti,e i lini fono varie guifc, evarj modidieffa
compolizione.La compofizione è principio, ' ». 41 c radice di ogni variazione. La natura
^luziongeL ragionevole, quantunque ella
in le da ti gli argomutamenti corporali immune, e libera; nienti ima* tuttavia congiunta colla variabile mareria,
dee neceffariarnentfc non in altra guifa,
che variando, difpiegar le fue«
ragionevoli operazioni. Sarà quella Tempre una generai foluzione affai
fondata, c forte di tutti gli argomenti
di Lucrezio, che può offufear eziandio quella apparente evidenza, con che ha
prefi i materiali intelletti de’ Cuoi
feguaci: e’1 farà ella Tempre, finché
eglino non auran dimoftrata 1’
impofiibilità della., natura immateriale,
o 1* impoflibilità del concorfo, ed
unione della medefima colla materia, e che a natura immateriale fia ripugnante,
il potere con quelle variazioni, che
nell’ Uomo veggiamo, in niuna guifa operare. Il che ficcome finora non han fatto, così non éda credere, che fian per fare in avvenire. Ora
ritorniamo al propofico, per dimofirare
in oltre per la mutabilità, o mobilità
cieca la Natura materiale; e per l*
immutabilità, o immobilità, immortale l’intelligente: come già prima . nbbiam
fatto, per la reale difiinzione, ed
efclufione dell’ una, e per la reale_
indifiinzione, ed inclufione dell’ altra. Nell’ eftenfione, o efirapofizione, che - firZlonc' 1 ^- ne ^ a materia è manifcfta,
noi feorgendo Ucecita della allora
quella difiinzione, ed efclufione, de
tornir* ne argomentammo la cecità, ed amenzia:
e nell’ intelligenza, che è in noi, e nell* e (Ter noftro evidente,
veggendol’indiftinzione,e P inclufione; quindi raccogliemmo, •*» • • tal ila de Hi Mente. . 51
mo dover la mente edere indivifibile, ed
immortale. Ora nell’ eftrapofizione me- - 4 -v dcfima, di più la mutabilità, la
mobilità, e’1 moto oflcrvando; e nell’
intelligen- r za, di più la immutabilità,e
l’immobilità, e la quiete ritrovando; di nuovo
1* una, e l’altra conchiufione dell’ una, e dell’altra natura verremo a provare. V -.
L’ Eftrapofizione, per cominciar dalla
prima, c la radice di ogni variazione,. 1 mutazione, e moto; perciocché mancando alla
materia unità reale, che_,. aduni,0
unifichi le parti, e 1’ edere dell’une
nell’ altre implichi, e le Aringa, e fermi indillolubilmente; per necelfltà
deonfi poter le parti 1* un e dall’ \
altre feparare, e fcambiarft infra di loro, e variare, c mutare, e
muovere. Il reai numero delle parti,
l’une dall’ altre in realtà diftinte, e
1’ une fuori dell’altre eftftenti, è il medcfimo etter mobile, e variabile della materia: c
Ia_, fletta mutabilità, e mobilità: è il
principio di ogni attuai variazione, c mutazione, e moto. Il difetto di quella
reale unità, che contenga il numero a quel ^ Materia, modo, é il verace vuoto, col quale, e. . G 2
nel quale dee poter muoverli la materia: che gli Epicurei ad altra maniera di
fallo vuoto trafportano; e i novelli Peripatetici, e i traviati de’ Cartcfiani
n:egano a torto, quello vero vuoto con quel falfo degli Epicurei confondendo. V
Annone delle parti, Fune all altre in
ordine al luogo fuccedcnti, è come un fluflo, c una fuga delle medelime per Io fpazio: la quale di fua natura domanda I’ attuai variazione, c mutazione, e ’I moto attuale. Il moto allo ’ncontro egli è l’atto dell’ eflenfione,
o efirapofizionc : ed è prefcnte,ed
attuai efienfione, e fuccelfione. Nel moto di per fc conlìderato non
folamenre e lubricità, e flufTo, e
fuccelfione di parti in ordine al luogo;
onde le parti fieno 1’ une fuori dell’
altre allogate : ma e altresì fluflo f e
fuccelfione in ordine a tempo; onde le
parti fieno I’ unc_, dopo dell’ altre
nel tempo efifienti : dimodo che ognuna delle parti del moto • allora ella è, quando 1’ altre fue compagne o
fono già preterite, o fono per efiere in
futuro: che o più non fono, o ad elTere
non fono ancora pervenute. II che vero
cdendo, come infallantemente è; qual maggiore (Minzione può avervi dell’ edere, e del non edere ? qual più certa efclufione di quella, che Pelle r fa del nulla, ed il nulla fa del Ee
Aere all* incontro ? come ciò, che c, può
mai procedere egli a contenere, ed includere quello che non è,
quantunque o fia dato da prima, o debba
edere dappoi ? ficcome non vi ha maggior diftin* zione dell’ edere, e del nulla, ne più chiara efclufione; perciocché il nulla, che non è a niun patto, c ogni efclufione di
ogni realità; e l’ edere che realmente è, è ogni efclufione di ogni nullità del
non edere: così non ci ha modo più potente a diftinguere, ed cfcludere,cpcr
confegucnte più certo, e più chiaro modo
di efcluderc, ed eftingucre ogni intelligenza di quello, che è il moto, che perchè fia, 1’ edere, c’1 non edere congiunge inficine : le cui parti
deono edere tali, che una edendo, T
altre afFarto non fono, dovendo e(Fcre o preterite, o future. Non eie, ne può eflervi più chiaro argomento dice o nio
cita, ed infenfatezza, della mutabilità,
J' 30é-' UHP nn. 1 a \ "W" 2 •* Wa
* >• ' le le parti non
poflbn Pune dalPaltre fcevcrarfi, ne (cambiarli infra di loro, ne murarli, o muoverli in niuna guifa. J L’identità delle parti, l’unc nelP elTere
" dell’ altre infiflenri, P unc
nell’ altre penetranti^ deflfo elTere invariabile, ed immobile dell’ intelligenza, è elTa in va-
#• riabilita, ed immobilità, e
coftanza, e virtuofa quiete della mente.
L’ inclusone è la virtù maravigliofa, che Urigne,e aduna, e contiene,
econferma_.. -1 P clTcnza mentale ad
eder libera, e immune dalle mutazioni, e da moti della materia, e ad elTere in quello riguardo
invariabile, ed immobile, e quieta.
Quella identità, ed inclulione è ella il Ver 5 verace pieno della Mente, che ne i voi- Tra
magari Peripatetici, ne gli fciocchi de’ Car- ta!e ' tefiani, e tanto meno gli Epicurei intendere
non han potuto finora. L.’infi- - ^ > Y'
llenza, ed infeifione delle parti, che ne luoghi eftendono,ne difpergono tempi, è
quello che ogni corporale lubricità, e fltilTo, e fuccelfione allontana^. • **
ì dall’ elTere intelligente. Ma di
cotalin- fillenza,o penetrazione, o inclufione,
egli è da fapere, che altra cofa non è,
che (lane l’atro, che 1’ Idea, o percezione. L* intelligenza è
principale, radicai percezione, ed Idea:
e 1* Idea, o percezione, è prefente, ed
attuale intelligenza; nella quale 1*
immobilità, cd invariabilità del mentale
edere, e 1* indivilibilità, e
Immortalità in chiaridimo lume lì difeoprono. La prefente,cd attuai percezione
dell’ Idea, niuna parte della potenza intelligente, e niuna parte dell’ intendevole obbierto preterendo, o in futuro rifervando, cioè ogni parte della cofa, che intende,infieme
comprendendo tutto aduna in un atro, ed
in una prefenza di un femplice edere
indi vifibiìe. Poiché l’ intelligenza penetrando, ed includendo tende all’ influenza di ogni fuo clTere^ in una unità di eflenza: la percezione c, prefente, ed attuale inclusone, c penetrazione,
ed influenza. Ella è l’atto di quella
virtù, c la fermezza, c’1 ripofo, e la quiete della mente, nella.., pod'cdìone dell’ edere, c del fapere. Non vi ha maggiore indiftinzione, ed inclufione dell* ogni edere, cioè di quella
edenza, che tutto il fuo proprio esere poflìede, che di fé, e delle fue cofc
ogni nullità efcludendo, include ogni
fua realità: onde l’atto, e la prefenza,
cioè il prefente edere attuale, che ogni
realità a fe appartenente contiene, è
nel colmo dell’ indidinzione, e dell’ inelulione, che ogni nullità, e
vacuità, e lubricità, e fluflo, e
mutamento efclude. Tal fermamente è la percezione, o idea, le cui parti sì elleno fono a fe prefenti, che una parte eflendo, tutte l’ altre con quella, ed in quella eder deono fenza edenfione di luoghi, e fenza
fucccflìone di tempi; tutta prefente, ed in atto in fe, e con fcco tutto il fuo edere conchiudendo. Siccome il moto edende, e (minuzza, e difperge le parti della materia; ed è perciò eda variazione, e mutazione : così la percezione,
o idea, diciam così, intende, e conclude
tutto l’ edere della Mente : e per tanto
è la dedìdima invariabilità, o
immobilità, o permeglio dire, è edo
ftabilimcnto, ed eda quiete della Mente. Non è nella natura, ne in
Cielo, ne in Terra unione più dretta, ne
piu intima, ne più falda, e indidblubile
della percezione: non ci è della percezione più ficuro, ne più chiaro argomento
d’invariabilità, ed immobilità, e di. . quiete. La Mente che nell’ inclufione, ttjftmo arco - e penetrazione deir
intelligenza fi dimenio d' m- moftra femplice edere, ed indivifibile, faòlaìwia!' ^ cm P^ ce » penetrabile. La
Materia per la compofizione,
edeftenfione,o eftrapofizione è divifibilc, variabile, mobile : la Mente per la
penetrazione, ed inclufione è immobile, ed invariabile. La Materia ha il fuo
proprio atto della ;, propria edenza,
che è il moto: la Men te, ella ancora ha il fuo proprio dei proprio edere,che è F Idea. Nell’ eden* dono, efcludone, variazione, e moto la Materia dimoftra da fua cecità, ed amenzia: e la Mente ndia'penetrazio& ne, inclufione, invariabilità, ed, immoti lì
bilica biliti fi diicopre indiviiibiie,
ed immortale. Non ci ha cofc più tra fe diverfc, della Materia, e della Mente:
non re ci ha piu evidente contrarietà di
quel- / ra U M/ela, che è tra l’Idea della Mente, e ’1 rìsela Mammolo della
Materia. Ma affinchè niu no rivolgendoli alla materia, ed alla mente deli’ Uomo, ed a’ mori, ed alle idee del medefimo, non fi turbi, o eoa tacita oppofizionc non contratti quella nottra dimoftrazione; promettiamo in luogo più opportuno di quella Difputa far vedere, come nel congiungimento di quelle diverfe nature, e di que’ diverfi
modi-, vie più venga adilluttrarfi, e
confcrmarfi la prefente dottrina. Dall*
eflerc indiftinto, penetrevole, ed inclufivo dell’ intelligenza, e fegue Quarta
dìdi neceffirà, che l’ intelligenza eflcr deggià interminata, e univerfale :
come-, tdfà-Atuu dall’ eflerc dillinto,
impenetrabile, ed uc elclufivo della
materia, necefli riamente avviene, che la materia debba efler terminata, e
particolare. E benché la penetrazione,
ed inclufione chiaramente voglia aver con beco infiniti, eduniverfalitir e l’
efclufionc, ed impenetrabilità pur con pari chiarezza arrechi terminazione, e particolarità, anzi più torto la penetrazione, ed inclufione-, paja eflere non altro, che erta infinità, cd
univerfalità: e 1 * efclufione, ed
impenetrabilità colla particolarità, e-»
terminazione pajano edere una medelima ragione; contuttociò quelle
due ragioni fono due nuovi rilucenti
(Timi lumi, co* quali nuovamente per
nuove vie rinveniremo coll’ uno la cecità, ed infenfatezza delia materia, e coll’ altro l’ immaterialità, ed
immortalità della Mente. Le quali cofee’ perciò conviene, quanto più c podibile, fpiegare,e dichiarare paratamente. Per ^Aeco- cominciar quindi, Univerfale c
quello, che tutte le cofe, o quelle che
gli appartengono, cioè tutto il numero, e tutta la varietà delle differenze,
forme, e modi pienamente contiene, e sì
contien egli ciò che e’ contener dee,
che le forme,o le differenze per lungo ordine di cagioni l’ une dall’ altre procedenti, e tutte da una prima, e principale pendenti,
effo Univerfale dee produrre-,,
eziandio. Una principale unità per altri mezza. DELL’ UOMO. 6 1 mezzani principi inferiori, che indi provengono,
ed ordinatamente gli uni agli altri
fuccedono, con fucceffive produzioni fi eftende fino all* cflremiti degli ultimi particolari a contenergli, e
produrgli. Or quella cflenza, o nozione,
o ragion di univerfale, manifefta mente
ella efler dee indivifibile,ed immateriale. Conciofliachè eflere
immateriale, ed indivtfibile altro e*
non fia, che eflere in tutti, e con
tutti i particolari, e tutti comunicando, penetrando, includendo, adunare in
una fempliee, indi viabile unità di efienza, o foftanza. Senza quella principale unità contenente, e unificante, ficura mente le diftinzioni,
e le differenze de* particolari
fminuzzerebbono, e difperderebbono ogni comunicazione, e contenenza: e
fenza_» quel numero contenuto, fenza
fallo T uhità rimarrebbe ruota di ogni
pienezza, e ubertà. Or 1* intelligenza^
deir Uomo, che ella efprimendo, eraffojtiigliando, fi eftenda da per
tutto> a imprendere,e conchiuder
tutto il numero, e tutta la varietà dell’ Univerfo i* Iftorie, e le Scienze x eT Arti il roani
fe y
V.jt., nifdhno a chi che fia. Adunque l’Univerfale,chc non altro, che
una ragione, o nozione, o Idea parendo elTere
da fé nel primo afpetto non dimoftra
realità; li Icorge pofcia, ed è reale»,
nell’intelligenza; la cui realità il chiaro lume della cofcienza a tutti
dimoftra. E l’intelligenza, che è una realità, o reai natura, o foftanza; c
pertanto nel primo afpetto non arreca univerfalità; fcernefi pofcia aver vera
univerfalità nell’ idea,o nozione, o ragione dell’ Univerfalc; la cui
immaterialità a tutti innanzi appretta 1* evidenza», della ragione. Cotal ritorno, e fcambievole
fomminiftramento proprio dì qualunque
più invitta, e piu illultre dimoftrazione non intendongli Epicurei: onde nell’ LJniverfale, che di per fe i {blamente nell’ idea della Mente, turtocche
ben vi veggano indivifibilirà, ed
immaterialità; credon pur nondimeno
non più che ideale, e immaginario V ellere immateriale: e poi nell’
intelligenza, che è, e fi vede edere
folo in nature particolari, febben
ravvifano univerfalità; pur ii fanno a credere, che materiale, e divisibile
efler debba quella natura univerfale; dovendo per forza»* di sillogiftica dimollrativa
conneffione, all’ Univerfale, per l’
intelligenxi, conceder realità; cd all’ intelligenza, per l’ univerfale donare immaterialità. Ma egli è ben uopo quella univerfalità, che nell’Arte, nell’ litoria, e nella
Scienza fi manifefta, deferivere più
particolarmente : affinchè quello argomento non
paja anzi un lavoro di fantafìa, che
vero, e fermo, e fondato in Sicure, e
indubitabili realità. La nollra intelligenza, come ognun vede, mifura
tutti i modi dell’ eftenfionc, e
diftingue, e diffinifee tutte le forme
del numero; onde eHa è aritmetica, e
geometrica : ed al medefimo modo tutte
ancora le varie fpezie, e varie operazioni delle co* fe oflerva, e difeerne, ed eftima; onde
ilìorica, e fisiologica può divenire.
Non è adunque la Mente una particolar diterrainata dimenfione, ne c
un»* certo, e particolar numero
diterminato; ne finalmente è ella certa,e diterminata forma, o fpezie di
quelle, O quelle nature; ma efler dee,
ed è uni> 4 P» P verfal ftwrtl* I Univer fatiti deità Screma*
del P Arte, e della Storia. (Séif
4/. ^4
V V, St>\ °S n ‘ cofa efplicando, e
argomentando: che è Io tteflo che dire, che ella i numeri, e i peli, e le mifure, colla, univerfalità, dentro di.fc il molto nell’uno
accogliendo, e il molto dall’ uno
riproducendo, diftingue, ed efprime:
ficcome con più ragioni nel noftro Volumetto Metafilico abbiam provato
per ogni parte .Ora dalla univcrfalità,
della quale abbartanza fi è favellato,
trapaffiamo alla necertità, ed antichità per ricoglierne altri argomenti. Ma io non prendo ad ofiervare Peffere
necertario, per trar quindi drittamente
Immortalità nuovo, c contingente
per argomentarne cecità, ed infenfatezza nella materia. Perciocché agevol cola
è ad intendere, quanto nell’ indiftinzione la nec ertiti, ed antichità; tanto
nella neceffità, ed antichità 1’ertere indivisìbile, ed immateriale: ed al primo afpctto, come /iella dirtinzione della materia fi ravvifa torto novità, e contingenza j così
nella novità; c contingenza 1’efler
cieco, ed infenfato fenza molto (lento fi riconofce. Onde il far quegli
argomenti, farebbe più torto di ciò eh*
è (lato detto, una riftucchevole ripetizione, che di nuovo ingegno, una
dimoftrazione novella. Benché non porta
negarli # argomenti d’ immaterialità, ed 1 salirà nella Mente : ne 1’erter m . ss»
a negarti, che la ncccifità fopra la indicazione;
e la contingenza fopra la diftinxione aggiungono una, come dicono, nuova formalità. Adunque nella neceffita. fi
vuol notar folamenteil primato, .e’1
principato del proprio edere : che è*il
più forte de’ nobililfimi argomenti
Platonici, da più degli .Autori trattato
con poca dcgnità.E nella contingenza deefi moftrare fol la fuggezionc,
e la dipendenza, che meglio di ogni
altra cofa ne conduce a quel Vero, che
nella materia andiam ricercando. E
vuolfi per tanto dcfcrivcrc prima la
necclfirà, e_ poi la contingenza:
avvenendo per fimiglianti acribologie, che mirabilmente e l’ idee fi dichiarino, e li fortifichino
gli argomenti. Or la neceflità, che
altro è Jìù*cbeelia fc non identità, o
inclufione_ Jìa. dell’clferc in una
fempliee unità; onde l’efienza con ogni
fua parte, e con feco medefimaè infeparabilmente conneffa ? E poiché un cotal
nello non può conccpirfi che fia, fe non
infra più Ragioni, o elementi, o parti; 1’identità dell’uno col numero
inclufo;e del numero coll’ uno includente; c delle parti if.
tr del numero infra di loro in quell’uno» medefnno, e’ farà certamente il nello della uccelliti. E in fine non potendo» tutto ciò edere fenza intrinfeco producimento,
e fenza intrinfeco procedo dell’ uno
dall’ altro; nelj’ efienza necef» faria,
necelfiria mente eflèr dee principio, mezzo, e fine:, così che il principio
internamente produca il mezzo, c’I fine,
e a quelli comparta tutto il fuo edere,
e in tutto 1’eflere di quelli fi
diffonda •e ’l mezzo, e ’l fine vicendevolmente tutto il loro edere nel
principio rifondino, e in quello ritornino,,
e fi ripolino. La necelfita è edenza.,
avente unità, e numero,. principio,
mezzo, e fine per interne comunicazioni indivifibilmente congiunti. E
adunque la necelfita in fc, e con feco,,eLda fe medefima, ed avendo in fc mer.
ìzo, e fine prodotti da un principio,,
che è ella medefima; viene con ciò
avere il primato, e ’l principato del fua> proprio edere, da ogni altra edenza m? quello rifguardo libera, c indipendente.
Dichiarate così quelle nozioni, di-'
eiamo’ che la neceflirà, o non è ella_,
MI». a fiat “nitiVarl l.,T> rx uX
' T ..V Vk K T'
V • rV‘ te. -a -V ; u.
e procaccievolc la fcien onde pròve' za • Quello è dedò ficuramente
tutto il i ™. nerbo di quel famofo
argomento platonico, che T Anima dell’ Uomo muova fe medelima: e perciò da fe
dipartirli, ed abbandonare fe (leda a vcrun__»
patto non poifa giammai. E di queiraltro pur di Platone, che nel primo è
implicato, cioè che l’Anima dell’ Uomo,*'
fia eda vita, onde il corpo fia, e li di? t ca vivente : e per tanto finir di
vivere platonico del? per niuna
contraria forza di natura non
immortaliti. poflain niuna guifa. Perciocché qual’aitra cola è ella la
vita, fe e* non è un«, atto perenne, e
podcrofo nelP edere, e nell* operare? la
vita è edcnza attuola, ed atto
eflenziale, o foilanziale: è edere, ma perfetto, pieno, vigorofo operante : è
ella altresì operare, ma faldo, tobufto,
incettante. La qual cofa unicamente è polla nella generazione, comunicazione dell’ edere. Nella vita adunque è pofleflione dei proprio cfsere, e
del proprio operare, che fi diftingue, e fpecifica nella pollone del vero, e del retto, e della fcienza, e della legge, col potere ad apprenderlo, e confeguirlo : e nella pofseflione del proprio potere, colla fcienza ad intenderlo,
e a reggerlo colla regola. La vita perfetta è il fapere, volere, e potere della
mente. Ma fonovi nondimeno certi gradi d’ imperfetto vivere, per gli quali a quella fommità della vita mentale, dall’imo d’ impcrfcttiflìme vite fi
afccnde, che altrove forfè dilegueremo ., •divediamo ora della Novità, e
Contingenza della materia, e del fuo eflere^ f. fpregcvole, fuggetro, e dipendente. Il v che, per quel che dell’ intelligenza detto
abbiamo, come facile a comprendere, preftamente in pochi motti fpedireroo.
Siccome nell’inclufione dell’ intelligenza è il vincolo della neccffità ma-. '
i mfcfio ;cosi nella efclufione della
mate- \ • • 4 ria chiaramente feernefi
l’ infragnimen- to, e ’1 difcioglimento della contingen- ebetekj La contingenza ella è sì fatta, che Z£ s l™.
1 • parti, 1 ’ une all’ altre fono rtra
«• K 2 mere, ,la Materia fi fpopjia dì
ogni prin CÌpGtO « nierc,avveniticcie,e nuove; ed al tutto
ancora, che non in altra guifa, che l’une all’ altre avvenendo, e congregandoli
infierae, compongono; e 1’ une dall’
altre dipartendoli, c fegregando- fi, agevolmente depongono. Come rincontro per le ragioni medefime, il tutto alle parti Tue, onde ora è coftrutto,
ed ora diftrutto, egli è Uranio, nuovo,
e avveniticcio. E giacche l’ indiftinzione decedere è il nodo infolubiie della
necedità; ben egli è uopo, che nell’ogni diftinzione- tanta contingenza li
ritrovi, quanta non può edere altrove.
La Materia adunque per cotai difetti non
può in fe edere, ne confetf co, ne da
fe;ne può avere interni principi, mezzi, c fini per interne comunioni
infcparabilmente infieme avvinti. Il
perchè non potendo muovere, o reggere fe medefìma dentro di fe; ne_, fuori di fe altrove in altre cpfe penetrare a
muovere, o reggere foftanze da fe
diftinte; è forza che ella fi rimanga nuda d’ogni primato, e principato di
edere, c di operare, fenza lume di faperc, fenza nume di volere, ., ZT. ' efenza
fermezza di potere, di fcienza, di arte,
e di regola fprovveduta, eie- v ca,
infenfata, inerte, informe, ed im- a
potente del tutto. Quel capo di foggezione, e di dipendenza, fecondo
quella generai ragione del non edere, egli
è come radice di tre più proprie,
più fpeciali dipendenze: il primo di non
intendere alcun edere, o vero; l’altro
di non appetir retto, o bene niuno,c’l
terzo, ed ultimo di non avfcre niun_»
vigore verfo niun obbietto, di muovente fe medefima. E qui altresì è
cofa degna di maraviglia, che in quel generai
difetto, è manifefto lo fcioglimento,
e’1 fluita della contingenza, quafi dei
non edere; onde 1* edenza, o fuftanza ^
della materia è rifolubile, caduca,
temporale. La qual contingenza fi diriva, e comparte ne’ tre capi
fudeguenti: deche nel primo di quelli c la contingenza del non fapere; onde la
Materia è cieca, ed infenfata :c nel fecondo è la contingenza del non volere ;, onde la Maceria è difinchinevole, ed indifferente : e nel terzo è quella del non potere, onde la Materia è pigra, e feioperata. Quello egli c tutto il fà yf
reomento mofo argomento Ariftotelico di là preAnjtotelico rii r r • dciu Divini. *° » che qualunque corpo fi
muova, e ta debba da altro corpo efler moflfo : onde
per non procedere in infinito, abbia ad
efTcrvi un primario principio, da fe
movente il tutto. Conciofliachè, come il
potere della Mente ritorna nel Capere, e
nel volere, per gir colla cognizione verfo il vero, che fi conofce, e
coll’amore verfo il rètto, che fi
appetifee; così il non potere della
materia fi ellende al non Capere, e al
non volere il vero, che non s’ intende,
e ’l buono, che non fi vuole. Adunque
come nella coCcienn za dell’ Uomo,da que’ tre principi del»trìnci} j men - le
tre poteftk mentali fi perviene, a co*
**• noCcerel’ Immortalità della mente dclP Uomo; onde poi di più conoCcijmo la cecità, ed inCenCarezza della materia; così
nella conoCcenza, che abbiamo della
Materia, fimilmente da’ tre principi de vizj materiali, fi comprende la
cecità di quella Coftanza, e 1* inerzia,
e 1* indifferenza, ed impotenza:* onde poi vegniamo a conoCcere 1’infinito
Capere, volere, e potere della mente del
Mondo. Imperocché il primario generai capo viziofo, ci mette dinanzi agli occhi
Come da tre il difettofo lubrico edere
della Mare- ^{Tcomjce ria: onde
argomentali infinita efl'enza, l’impotenza^
che l’abbia dovuta trarre dal nulla. Il
primo fpczial vizio del non Capere, ne zadeltaMe * h fa intender chiaramente il difordinato, Um,c
turbolento, ed informe edere della_,
medefimajonde fi argomenta infinita
lapienza, che coftanza, ed ordine, e—; .forma le abbia donato. Il fecondo, e’I terzo del non volerete del non potè- *>-, re, fa veder l’ edere materiale del tutto
impotente, ed inetto: onde fi raccoglie dovervi edere Comma benevola po- vV
tteda, ed onnipotente Nume, che dritti, e fruttiferi inchinamenti, e moti
le abbia conceduti. L’ uno, e T altro è
egli un ben triplicato argomento dell r
Immortalità della Mente dell’ Uomo,e_
dell’ efidenza della Mente del Mondo •
c della fuggezione, e dipendenza della
Materia particolare dalla Mente particolare dell’Uomo; e della materia
univerfale mondana dalla mente univerfale del Mondo. Il quale Aridotelico
argomento nondimeno, menti tenebrofe, v
altri 4W4 ' i A
Vii T-' Cowf /* della Scienza,
mento, quel Filofofo riftretto dentro
de’ confini deli’ attività del fenfo dalle-, materiali origini, che in quelle ofeurttà, e
in quelle anguftie poflono parere e’
prende, e così efprime ne’ feguenti ve
rii. -m* j w* Tum cum gìgnimur, et viu
cum limen humus : i&wrf ftu
conveniebat, uti cum corfore, cìr «nà
Caw membris videatur in ipfo fanguine creJTe; velut in cavea per fe Jìbi vivere folam Conventi, ut fenju corpus tamen affluat
orane. Siccome contro all* efiftenza della».
Mente univerfale, 1* argomento, che
dalla fenfuale origine del Mondo traggo 1 più i novelli, che i prifehi
Epicurei, cioè che nell’Uomo, e nel Mondo, altro che *1 corfo de’ penlìeri
loro, ed altro che la mole, e i moti
della materia non veggendo; nell’ Uomo
alsfro che un fugace penfiero, e nel Mondo
altro che mobile materia non elTere argomentano; quell’ argomento,
dico, per quella fola dottrina delle due
fpc-t 2,c di foftanze, c di origini,
fenza far altro, rimane fviluppato,c
fpianatoper ogni parte. Perciocché, fe
niun di loro, non convinte prima di vanità le fpirituali follarne, e le
fpirituali origini, che con chiari, ed
invitti argomenti abbiam dimoflrate,
crede di premerci ancora coll 'apparenze
delle origini fendali; egli è Scuramente uno feempio. Con tutto ciò e’ fa di
meftieri, che quelle inviabili origini
in quello luogo in alcun modo almeno
deferivamo. Adunque poiché 1* eflfer
neceflario, e_ T efler eterno fono i
primi, e più certi, e più fplendidi lumi dell’ umana cognizione; e poiché 1'
infolubilc della.* neceflità, e 1’
antico dell’ eternità fon proprie doti
dell’elTenza indillinta, penetrevole, e comunicante; e* non altrove, che nelle
tre principali forme del fapere,del
volere, e del potere indiftinzione, penetrazione, e comunicazio* ne può rinvenirle d’altra parte e* non ci ha cofa più fparuta, e vana, e fuggevole
della contingenza, c della novità, le quali quanto dal vincolo della_* neceflità, e dal primato dell’ eternità
li dipartono, altrettanto dall’ edere, e
dal conofcere fi allontanano; e come la
novità, e la contingenza fono proprie.,
dell’ cflenza tutta divilìbile, e impenetrabile della materia, così alla
medeflma materia la neceflità, e antichità, o
eternità fono improprie, e repugnanti;
e finalmente poiché non altrove 1’ ogni
diftinzione, colla divifibilità,e impene
dell; uomo- sj trabilità
ritrovali, che nella cecità, indifferenza, e impotenza materiale; Poiché, dico
r tutte quelle cole per lucidilfime nozioni, e per certilTimi argomenti fon
vere, e manifelle, e conte : egli è in ogni modo da dire, che la neceflità, e V eternità non già nel vuoto^
nel nulla, ma nel pieno, e neH’cffererne nell* edere della materia difttnta,
divifibile, impenetrevoFe, e contingente, e nuovo; ma nell’ edere della mente,
fndiflinto, indi vifibile, penetrevole, necelfario, ed eterno, lì debbano
allogare. Anzi che la neceflità, ed
eternit* fiano Ta fteflìflima mental
natura primaria, e lovranare che FjLj
M ente prima altro ella non ITa, cheeffa neceflità, cd eternità, di
Capere, volere, e potere dotata. La quale per
Letìfere necelfario, ed eterno, da unico, fupremo, libero, e
indipendente principio' del fuo elfere,
che è l r ogni eflfere fpiritnafe; e
dell’ elfere della materia, che è l r ogni edere corporale, cut abbia ogni folhnza, ed ogni potere conceduto,
ed apprettata ogni forma. Por,
perchcogni particolare alfuouniverfale,
come a Fonte rivolo fi dee riportare; Umilmente è da tener per fermo, che-* come la materia dell’ Uomo dall’ immenfa
felva dell’ Univerfale materia ella è tratta; così la Mente particolare del medefimo,dall’ infinito potere della Mente univerfale è provenuta. Ma la Mente dell* Uomo, benché ella è in alcun modo
di neceflità,e di antichità partecipe, e
delle tre forme ornata; onde può
fignoreggiare la Materia, e di -vita,
moto, fenfo, c d’ideali forme fignificanti cogitative, e fenfitive fornirla; tuttavia
perchè ella è finita, e particolare, non può dominar la Materia, ne con produzioni di foftanze, ne con introduzioni di reali forme. Dal che li raccoglie efler dritto della Mente
univerfalc, che ella, come ha prodotta, e
moda, e moderata la Materia univerfale per la formazione di tutte le
fpezic delle cofe mondane, ad edere;
così parimente abbia prodotto, e moda, e figurata la materia particolare per 1*
in- * formazione, onde fieno l’idee, e
forme ■. fignificanti a fentire,e a
conolccre. Nel qual noftro diviiamento è
pure, a mio giudizio, memorevole un bel cambio
di libertà, e di dipendenza tra la Mente particolare, e la particolar
materia nella coftituzione dell’Uomo. Imperocché
la Mente, comechè per le tre forme mentali aver deggia primato, libertà, ed
indipendenza; con tutto ciò perchè è terminata, e particolare, non può ella da fé trarre la Materia al fuo consorzio,
ed alla compofizionc dell’ Uomo: onde per la particolarità, e terminazione,
ella è in quello ancora, e fuggett 3,e dipendente : e la materia, benché per le
tre forme viziofe materiali, di Tua
natura fia dipendente, e ferva; nulladimanco, perchè è ella con tan- ' to ingegno formata, che debba eflcrc informata al fenfo, ed alla cognizione; è libera, ed independente dalla materia univcrfale. Conciollìachè quella forma, che è magifterio di Sovrano Sapere, non Solamente la Sottragga alla debolezza, cd alla cecità della materia, ad ogni altra
formazione di per Se impotente; ma oltre
ciò la debba diftinguere, e Segregare dall* univerSal Seminario, e dalla
formazione universale dell’ altre co •M Se.
' ¥ ri. 1 » Vera orìgine dell' Uomo rintracciata
col lume della filofofia. Origini mafaiche eziandio all’ umano faPere chiare, efuminofe. Sicché per quelle vie vienfi a
conofccre eziandio, che dalla mente univcrfale, non già la fola mente
particolare per creazione; ma infieme la particolar materia deir Uomo, quanto
alla formazione, immediatamente è dovuta procedere. Quella è ella 1* origine
deir Uomo, che con quell’ altra del
Mondo giunte infieme, fono il vero
pieno, perfetto, armonico, e maravigliofo delle facre origini mofaiche,
con ogni ragione,c con ogni legge, c
regola concordi : quanto ofeure a’ baffi, e caliginofi intelletti, tanto a’
fublimi, e purgati eziandio dentro i
confini dell* umano faperc Iuminofe. Laddove
e», manchevoli, e difordinate, ed inette,e da ogni ragione, e regola difeordanti, le origini di Diodoro, e di LUCREZIO (vedasi),
e d’ altri fenfuali Filofofanti, anche
al lume del mondano fapere per falle fi riconofcono. Per fare come un Epilogo
delle cofe della natura dell’ Animo finora deputate; prima abbiam provato,
che*. 1* Animo è ineftenfo, e
penetrevole. Secondo, che elTo è
immobile, ed invariabile .Terzo, interminato, ed umverfale T abbiam dimoftrato;
inquanto Tinimobilità, e T infinità fi oppongono alla mobilità, e finizione materiale. Quarto, che
e’ debba avere dell’ edere neceffario, ed antico. Quinto, ed ultimo che egli
abbia libertà, cd indipendenza, e primato, e principato del proprio efTere, e dell’ alrrui. Da tutte, e
ciafcuna delle quali ragioni egli fi è
conchiufo, dover T Animo in__. ogni modo
edere immateriale, ed immortale. Di più colf ultimo argomento del primato,
abbiamo feoperta la vanità di uno de’ principali argomenti dell’Avverfario. Ma
quante ragioni abbiamo allegare, per
convincerne della diverfità delle due nature dell* Animo, e del Corpo; e per conofcere T edere fpirituale,ed
Immortale dell’ uno, e T eder cieco, ed
infenfato dell’ altro; altrettanti oftacoli pare che dinanzi ci fiamo opporti, per non intendere il concorfo, e la congiunzion loro a coftituire un_i principio di edere, e di operare nelT Uomo. Imperocché quanta fra quelle^ due nature è diderenza nella foftanz# Mto* M 2 dell’ ci *» DELL’ ANIMO .deir edere, e nella maniera dell’ operare;
altrettanta ripugnanza pare dovervi edere ad unirli infieme alla coftituzione
di una natura. La qual diflicultà ella è
tale, che come l’altra dell’unità dell’
edere, e dell’ operare dell’ Uomo, prima
ha fofpinti gli Epicurei a credere che
l’animo, e ’l corpo fiano una medefima natura; così la difficoltà del potere
edere due nature diverfe, gli ha», poi
nell’ errore vie più confermati. Gonciodiachè prima fi prefentò loro innanzi
quella unità, onde facilmente»,
ConcKiufero la dmiglianza delle due nature : e pofeia contro ad ogni più
forte argomento, che l’animo di altra
natura dover edere dimoftrade, han fatto
riparo con quella ripugnanza : che nature cotanto diverfe non potelfono
convenire infieme a comporre una medelima eflenza. Sicché tutti gli
argomenti della mortalità da quelli due
capi, che ora abbiamo additati,
difendono. Ed ancora quella immaginata
ripugnanza, cotanto ella ha potuto fopra
lo fpirito di alcuni moderni Filofofanti;
che per le loro vie, e giuda i loro
principi, non potendo eglino unire
infieme lanatura fpirituale, e la corporale a formar 1’Uomo, fonofi rivolti a
voler riftringere, e rinferrare la foftanza dell’Ani- irrori di mo chi ìh una parte, e chi in un* al-
t&StS. rra acl i^elabro,come già
argomentato tomo alta Se. avea Lucrezio,
che dovette farfi; T animo di fuori venitte a compor l’Uomo, e non gii col
corpo da fimiglianti principi nafcefle. Or
chi crederebbe che anzi quella diverfirà è ben ella la, cagione, onde la natura fpirituale, e la corporale fono inchinevoli, e prette a convenire infieme, o nel mondo alla formazione per lo produci mento di tutte le
fpezie materiali, o nell’ Uomo a produr
1* Uomo, e le forme fenfitive, e
lagionevoli all informazione? 1 cotanto egli è vero, che P inveftigazione, dal principio male avviata, per tutto il corfo, poi fino alla fine fa
traviargli Uomini dalle verità,
quantunque agevoli, e piane. E per difingannareognuno, noi dicemmo gii, che la
Mente 7 per 1 inclufionc, o penetrazione
è ella * i n S e et nj °fa f attuo fa y
operante; e per la raedefima cagione è
altresì invariabile w ^ «P f I, e per così dire,impallìbile, o impaziente: e
che la Materia, per l’ efclufione, o
impenetrabilità è infenfata, viziofa,
fcioperata; e per tanto è oltre ciò mutabile, e per così dire, paflibile,
o paziente: poiché immobilità, ed invariabilità, che della Mente c propria,
egli c il medeiimo, che impaflibilità, o
impazienza: e mobilità, o mutabilità, che
della Materia efler propria dimoftrammo, è lo flelTo che pazienza, o
paflibilità. In quella impaflibilità, per cui la Mente non può edere moda, mutata, o variata, e può parer vizio, o difetto, e
nondimeno è virtù: e propriamente ella c l’atto pieno, perfetto, vigorofo, onde
la Mente è, ed intende tutto ciò che eder dee, ed intendere: ed infieme produce ad edere, ed efprime a conofccre ogni foradiera edenza. E così la padibilità, o pazienza, per cui la materia non è immobile, e invariabile, può
parere virtù; e tuttavia è vizio: e propriamente ella è la potenza vacua, imperfetta, inferma, onde Ia_# materia non ha proprie forme di edere, ne d’
intendere; ne di produrre, ne di efprimere realità, o idee nell’ altre cofe. E ficcome V atto mentale, cheper 1’immobilità
fembra dover edere infertile, ed
informe, dalla fua unitali conduce alla
moltitudine, a produrre-, molte, e varie
forme di edere, e da intendere nella
variabil materia; così la potenza
materiale, che per la mobilità par dover edere fertile, e formofa,da fe
trafcorre ne’ difordini,e negli errori. Ma
ben ella dalla moltitudine all* uno,,
cioè ar conciglio, all* ordine, ed alla
forma eder può condotta per forza, ed
ingegno della Mente, LaMateria da fe non ha forma, ne atto ^nzTddl^L alcuno; ma per quello appunto ella è virtù
della tutta capace, ed abile a ricevere ogni ^detuM^ forma, ed ogni atto. La fodanza eden-
mia.. fa, rutta didinta, e di viflbile
della materia, che in dividendo o non mai ad
alcun termino perviene, o termina in
indivifibili edremità: quanto per quedo
ella apparifce mobile, e variabile; tanto s’ intende eder pieghevole, ed
arrendevole, ed odequiofa a prendere tutte
le forme, e i modi,, che *1 fapere, e
volere mentale può ritrovare. Se la materia non forte tale qual’ è,
eftenfa, impenetrabile, divifibile, e
variabile in ogni modo; non potrebbe
ella efler capace a ricevere forme, ne reali operanti nel Mondo, ne ideali
lignificanti nell’ Uomo. Se la Mente non
forte ineftenfa, indiftinta, immobile, ed invariabile; non avrebbe ella ne potere, ne ingegno di
forme; ne potrebbe aver virtù, ne modo
d’ informar la materia. La_. leggerezza,
ed incortinila, e variabilità, ella è della abilità della materia ad erter formata, o informata. La fermezza, e
cortanza, ed immobilità, ella è deffa virtù della Mente a formare, o informar
la materia. La Mente per la virtù, che è
il fuo atto, è principio delle cofe operante. La Materia per lo difetto, che è
il fuo edere potenziale, è principio
delle cofe, per così dire,paffivo. Quella è la più rimota attitudine, e capacità della materia per la produzione
del Mondo, e per la cortiruzione
dell’Uomo a concorrere, e a congiugnerfi colla Mente. Ma altro e* fa ben di meftieri, che polTa edere vicino
apparecchio a sì grandi opere maravigliofc. La Materia, fecondo l’ opinione di coloro, che nell’inizio delle cofe vogliono
il vuoto, dee edere fcompigliata, e fparfa in moti difordinati, e turbolenti :
e fecondo 1* altra degli altri, che noi
vogliono, dee darli immobile, e
fcioperata: nell’uno, e nell’altro fiftcma ad ogni formazione inetta, ivi
per lo fcompiglio,e difordine, che
proibire ogni fruttuofa compofizione, equi
per 1* immobilità, e fcioperaggine, che
toglie affatto ogni sforzo ad ogni intraprefa. Il perchè gli uni, e gli
altri per viediverfe s’ingegnan di
adempier quei difetti della materia, e
di apparecchiarla, e condurla alla formazione. Ma lafciato da parte dare il contrado di quelle rimotc origini, che qui non ha luogo; egli è certiflimo, che la materia
di per fe impotente, ed infruttuofa, con due condizioni può pervenire a comporfi, e variarli, e a comporre, e produrre i var j frutti delle varie
fpezie delle cofe. L’uno è il contatto,
che aduna le parti; l’ altro è il
confenfò, o concerto, che unifce infieme
i movimenti. La Materia quando ha le parti
N con Due condizioni necejpiriea
comporre, e Variar la Materia; congiunte in un lol corpo, e i moti cofpiranti in un fol moto; allora è ella nel colmo dell’ eflere variabile, e
pieghevole, e offequioSo. La Materia pria
Sminuzzata, e raffinata, colle parti inficine accolte, e co* moti tutti
in uno convegnenti, ha la maggiore
Squisitezza dell* eflere paffibile, o paziente, che è,o a raflomigliar l’ idee mentali modali, o
a congiugnersi con idea Softanziale, la più vicina, e più pronta diSpofizione.
Imperocché in quello fiato, con quelle
doti la materia in certa guiSa allora è con Seco, e da Se, ed in Se : ed ha il primato, e *1 principato del Suo proprio eflere, nel tutto le parti adunando;
e ’l tutto alle parti eftendendo; e le
parti fra loro, e col tutto infieme
giungendo : ficchè ne moto in una parte può SuScitarfi, che per tutte V
altre parti non diScorra, e per tutto in
ogni lato non fi diffonda; ne modo, o
forma può imprimerli in una parte, che»,
ad ogni altra infiememente da ogni banda non fi comunichi. Con che la
materia tanto all* eflere mentale fi avvicina, che ben può tutte le idee della mente
agevolmente cipri mere, e tutti i numi
prontamente efeguire, c la fuftanziale idea fecondare, e con quella Erettamente collcgarfi acoftituir
l’idea, e’1 nume dell’ Uomo. Colla copia,
e col contatto delle parti, e col
confcnfo, ed armonia de’ moti, la materia ha
tutta la felva, c tutto il potere, e tutta l’abilità per appreftare a
Mente fuperiore tutte le forme delle cofe, colla produzione di tutte le fpezie mondane^ c per appreftare fe medefima a Mente conforte, per la coftiruzione dell’ Uomo, col
producimento di tutte le forme ideali fenfirive, c ragionevoli. Ma per deferivere più particolarmente la
maravigiiofa unione delia Mente, e della
materia nell’Uomo, non già per hmfrabÙZ^,
confermarla, che di già abbiam fatto; è uopo affifarci ad oflervare le opera-
t^Materi zioni dell’ animo noftro : che
giufta il nell'Uomo veriflimo volgar
principio, quale 1’ effer delle cofe, tale ancora è l’operare: e vicendevolmente qual è quello, tale efter dee quello infallantemente. Quando
l’Uomo apprende le forme fcnfibili della
materia circoftante; e in appren. » N 2 dendo
Sì prende ad adombrare .t i» f:
Coro* Al-» . A lente apfrc r da
le formai ì • de' fenjtbili obbietti
li dendo quelle forme da*
piccioli indizj -, c rudimenti negli
organi de* fenfi introdotti, come altrove abbiam ricordato, le difpiega, e dilata; certamente allora la
mente nodra, e raccoglie in uno i numeri,
ed adegua le dimenfioni, ed efprime le
modificazioni della materia. In quelle
fcnfuali figurazioni la mente ha per fuo
oggetto la materia formata; e in quell’
edere della materia, diciatti così,
obbiettivo, la mente fi congiugne in
alcun modo colla materia ;ficchè ornandoli delle di lei forme, dentro di
fc nel fuo eflere eftende, fpiega, e
figura la material fodanza. Similmente
quando da’ geometrici elementi, e dalle-,
combinazioni, e da’fillogifmi, la Mente dell’ Uomo da fc giugne a
trovare forme artificiose, da
trasmettere nella materia; quelle forme
medefime, nel fuo medefimo edere
codruifce; molti particolari in uno,
cioè nell’ una* fua_. Semplice, e
indivifi&ile edema, edenStoni, figure, e numeri effigiando. Adunque nelle
mentali nodre operazioni, due cofe
quanto certe, tanto memorevole
intervengono* L’una è, che la Mente con Vf. V
M VÙk' i, % dimento. Per quello novello fiflema.» coflrutto fopra faldilfime fondamenta, S’intende bene quali fieno i principi . ;. LHj
dell* Uomo: e le maniere dell’ operare,
utilità del come colle più interne, e più fecrete nuovo fijiema guife dell* eflere mirabilmente
confentano : e la Mente dell’ Uomo, e dell’ Univerfore la materia dell’ uno, e
dell' altro: e TofTequio di quella, e di
quella materia :c la virtù di quella Mente,
e di quella; dell’ una a formare, e dell'altra ad informare, con mille
altre verità finora alla maggior parte degl’ ingegni nafcofte, vegnono a
conofcerfi chiaramente. Sopra tutto per
quefta_r> dottrina, 1’argomento di
Lucrezio, che dal confenfo dell’animo, e
del corpo, il contatto di quelle
foftanze; e dal contatto l’uniforme natura di amendue*. Vucrezio. vuol concludere ;'nel quale tanto confìdanoi
novelli Epicurei; fi difcopre-chc
Secondo argomento di | / l
'egli è ufeito dal più cupole più renebrofo fondo dell’umana ignoranza. L’ar gomento è efpreflo in que’ verfq : - hit. Uh
H, *tm e. L bt. enim propellere
membra, f I.v Corpoream docet effe. Ubi. enim Corripere exjomno corpus, mutar eque vultum, Atque hominem tqtum regere, ac ver far e
videturz {Quorum nil fieri fine ta8u
pqffe videinus^ '1 J«M! r i
t.*V.mentale, che è la penetrazione, e i’ in»
elulione. E che 1’ eftenfione, la fucceffione, e ’l moto con quel
contatto, e con quel contenta, fono il
più pronto, c predo inchinamento, ed
olTequiodella materia. E in fine, che P oflequio apprettato con quelle
condizioni, e’1 pòcere efaltato con quelle doti, fono la maniera più adattata, e più conface vole di
unire infìeme la Mente, c la Materia alla coftituiione dell’ Uomo. Ma fe
Lucrezio colla feorta de’ tanfi non potè penetrare in quelle profondità; almeno
dalla poteflà, e dall' imperio, che P Animo ha fopra il corpo, potea coll* efempio d* illullri Filotafi alcuna cofa argomentare di più pregevole, che
non ha fatto. Tanto più, che quella
prerogativa cosi bene efprirae in quelli
verta : 0 Citerà pars arùieé per totum
dljjìta corpus Paret, et ad numen
mentiti momenque movetur : a \dque Jìbi Jolutn per fi fipit, cSr fibi
goudeti Cum ncque res animami neque
corpus commove t ulta • Concioflìachè
lo fptendore di cotal prin ., tn«
» wn io8 folo, ma tutti in un colpo avrem ricili i nervi di tutta 1’ argomentazione Lucreziana.
E benché con dimoftrarc lo fcambievole
inchinamento, c combaciamento di quelle nature, fi è in parte-, (pianata la difficultà; tuttavia ci c
altro da dire ancora, per farne da
prcflo ad offervare quella maravigliofa
unità. Nel fenfo, e nella cognizione
dell’ Uomo, o per la percezione delle
efterne for-» me, o per la concezione
dell’ interne idee; egli è da por mente
ad una cola affai memorevole, che non fi
è finora nelle bocche udita, ne su i
libri letta delle novelle famiglie de’
Filofofanti : cioè, che quanto da noi, o
concependo fi penfa, o con percezioni fi
apprende, tutto dee effere in fé
raccolto, acconcio, ordinato, e comunicante: e niente, che o diflìpato fia, o
confufo, o difcordantc, può ne effere
efpreffo dagli edemi obbietti, ne per interne idee figurato. L’ obbietto del noftro fenfo, e della noftra cogitazione,
proporzionevolmente fecondo che più, o men-»
vive, e chiare fono le fenfazioni, e le
idee, egli de’ bene effere ordinarameu• j,. i * o te confetto, c
congegnato: licchè le parti ciafcuna al fuo luogo adattate, etra loro congiunte compongano ciò che_ deono comporre: e poi per lo moto, il tutto colle parti, e le parti col tutto, . ed infra di loro, comunichino infieme vicendevolmente. Imperocché, come altrove è flato detto, qual’ è nella Mcn-
OlfaV è la te la penetrazione, e 1’
inclufione; tal’ L///ES, è il moto nella
materia: onde la pene- limato trazione,
un moto della natura fpiri- ne ^ t,AaUr,a '
tuale fi può dire che fia; c ’l moto all’ incontro una penetrazione della corpo- ' ralc. Oltre a ciò la confettura, e’inumero, e
le dimenfioni con arte voglion ettere
difpofte: ed in numero, c mifura regolatamente vuole il moto per tutto da un
capo all’ altro trascorrere :e di quindi
nella fua origine ridondare: e-, tutto
ciò variamente, fecondo il vario ingegno,
c ’l vario modo delle cofe. Conci
oflìac he, come nell’ efprelfione dell’
efterne fignificazioni, o azioni, tutto l’ ingegrio, e tutto il movimento vien da fuori, e fi riproduce nel fenfo dell’Uomo; così nelle figurazioni interne, a
formar 1’opere dell’ arte, tutto r in V
/ I JT Luce, e lenebre che fiato
elle. I,no T ingegno, e ’l movimento dall* interno fenfo
dell* Uomo provenendo, nelle materie efteriori pofcia fi diffonde. Fermamente ove è diflipamento, tumulto,
difordine, e difeordanza, quivi ci ha egli un chaos tenebrofo al fenfo, ed all’
intendimento dell’ Uomo : ed ove è
adunamento, ordine, e concordia con vigore, ed attività; ivi èchiariflima luce.
Sicché le tenebre non fi può dire, che
altro elle fieno, fc noru» che difordine,
e dilpergimento, e difeordanza di parti, e di movimenti: e la luce all’ incontro ben fi può credere, che
altro ella non fia, che piena, vigorofa,
ed ordinata comunicazione di modi, e di
moti. Perchè la Mente dell’Uomo è ragione, ordine, regola, virtù, ed atto
penetrevoleje le operazioni mentali, fono elleno o elementi, o congiungmmenti, o fillogifmi di feienze, e di
arti; non può per tanto la». Mente
altrimenti operare, che fimiglianti modi ordinati, e ragionevoli, ed attuofi, e penetrevoli, o per le formazioni
producendo, o riproducendo per 1’efprelfioni.
Cioè adire,ficcome ali in in intendimento noftro fon naturali, e proprj
gli elementi, o generi, le combinazioni, e i fillogifmi dialettici, metafifici,
geometrici, ed altri d’ altre Facoltà, e Scienze, che tutti dal copiofofon-
** te della foftanziale, ed univerfal
ragione, eh’ è della Mente, produconfi; così
folamente le acconcie,ed ordinate, e
ragionevoli, e penetrevoli forme,
modi, ancora dell’efterne significazioni, ed azioni fono al medefimo
intendimento adattate, e proprie: e feonvenevoli, e fconcie, e difadatte, e
per confeguente infenfibili,
edifintendevoli fono le cofe difordinate,
e feompigliate, e difeordanti. La qual cofa, per quello tante tolte da noi ricordato principio, che qual è delle cofe Federe, taf
è l’operare, è affai chiara, e manifella. E come le Scienze, e 1* Arti fono ampliarne tele di ragioni, e di mo- ze
te e /^ m di, e lavori con penetrevole
comunio fino mfiìffine conteftej e le
fignificazioni efterne, che figurano, c
fiedono il fenfo, firnilmente con forme, e modi, e moti mifurati, e comunicanti
compongono di cofe fatte, o nate la
Storia; così è da tenere per fermo, che Cielo, Terra, Mare, e tutta la macchina mondana, di elementi, e di congiunzioni, e fillogifmi
aritmetici, geometrici, e fiatici coftrutta; e di copiofe,e vigorofc
forze, e moti fornita, da un principio
per tutte le linee fino all* ultime eftremità,
per continuata ferie gli uni dagli altri
procedenti, tutra confcco medefim.'L,
comunichi, e in fe medefima fotti Ita, e
da fe a fe, da’ principj a mezzi, c fini, virtù, c vita fommimftri. I quali modi, e mori j maeftrcvoli ingegni di fovrana fapienza, ne’l fenfo noflro, ne 1*
intendimento può diftinguere, e fccrnere a . V niun patto: e chi di proprio
ingegno a s ^ fuo modo di fingergli
ardifce, egli è \ certamente un infano.
E per li quali modi, perchè ordinati, e
ragionevoli, .la materia è, per così
dire, fcibile; e è non per fe fletta :
perchè d i fe flef f er onevor*' c ^ a ® inferma,ed informe, dal diviìntlol no
Platone per tal cagione condannata duce
la Men. a rimanerli in perpetue tenebre fe potrà. Ecco adunque del
conofcimento dell* informazione un aliai
notabile profitto. La Materia dell’ Uomo, per ordine, ed incatenamcnto de'
principi, mezZl, e fini, tanto nella fabbrica dell' organo .quanto nell’
influenza del moto, ella e comporta con
tale ingegno, che tutta m fe infittente,
ed in fe raccolta, e per tutto operante,
e rivolta ad apprendere le forme efterne degli obbietti elterni, e a produrre
l’ interne degl’ interni : e fecondo
querte, e quelle, che fanno un concerto
di lumi a profittar nella icienza, a
regolare la vita, c ad operare nell'arte.
L’altre naturali compolizionl, e l’univerfo medefimo della Matura, non fono in altro modo, che per e fiere efpreflTe da idea nel fenfo, c ^
: ne i a n.°f; ta210ne: ma Ia magnifica
opera dell umano comporto è tutta ordinata ad efprimere, ed apprenderle cole.
Il corpo organico è un arrificiofifli P/ r ef P rimere, e raflbmigltare tutte
le forme, e apprendere e fUn ca cor
t° bile Tfl,e – azi de fpeciofi, ed
attuofi obbietti circoflanti. La materia dell’ Uomo a quel modo coftrutta, e modificata è infine una mente materiale. Adunque la Men P te.
: r unità diir Uon w.
1 ar ri4« tc, modificata
fecondo quella ordina* fì fwV» ta » c
ragionevole modificazione del corpo organico, in primo luogo fente, o avverte quella fua modificazione : e per tal cagione, e in oltre per 1’intima unione,
avverte ancora, o fente la materia congiunta. Conciofliachè quanto quel modo V è apprettato dalla formai corporale; tanto ella da fe per naturai virtù lo produca : ficcome appunto avviene
nelle minute, e variabili, e lievi
informazioni de’ fenfi, e delle cogitazioni particolari. Comunque egli
ciò fia, la Mente fenza fallo i
universa» composizione delle parti, e V
univerfo confenfo de* moti, che tutte le
parti in uno, e tutti i moti in un fol
moto congiunge, por P influenza de’ principi ne* mezzi, e ne* fini, e per lo ritorno di quelli in quelli ;Ia compofizione, dico, e’1 confenfo univerfale, prima conclude nell’
unità della ifua univerfal cogitazione; e poi, in quanto è modificata ne’ principi, fente quivi il ritorno de’mezzi,
e de’ fini: ed in quelli allo’ncontro, fecondo i quali fimilmente è modificata,
fente 1’ influHo de’ principi : onde
viene a formarli un confenfo lucido, univerfale, con che più efpreflamente
avverte, e fenre la Tua unione) p’I
corpo organico congiunto, e tutte le
parti, e tutte le azioni fra loro Team
{fievolmente comunicanti. E in cotal
modo, della materia con ferma, e (U*
bile modificazion ragionevole, ordinata al fenfo,ed allo ’ntendimento; e
deN la Meme, che è erta lòftanzial
ragione, che per naturai producimento, e
per P unione del corpo, nel corpo
imprem de quella modificazione medefimaj
dell’uno, e dell’altro ftretri infieme, ed
uniti, in quello già deferitto intreccio
di (labili, e fondamentali percezioni,
•fa fic ne il fenfo ragionevole, e la cogi- dei fenfo tazion fenfuale, che è la Natura dell’ e
della cog?Uomo. Ne è da lafciare addietro, che uz,one • de’ due modi di operare, l’uno della», diftribuzione dell’ univerfale ue* molti ^particolari, e l’altro del raccoglimento de’
molti particolari nell’ univerfale, -da
Mente qui con quello fecondo mordo adopera; poiché di molte partile -di molti momenti, e movimenti forma un corpo folo,ed un folo movimento: ficcome
fa delle forme aritmetiche, e geometriche,
e dell* altre di lor natura eflenfe, e
divifibili, che aduna nell’ineftenfa, e indi visìbile fua cogitazione; così nelle concezioni, quando ella da fe le inventa; come nelle percezioni r quando ella in quelle già inventate, e fatte s’ incontra. Laddove per contrario
nelle percezioni degli obbietti eterni, nell’organo univerfale dell’ univerfal
fenfo,e ne’ particolari de’ fcnfi particolari, la fua unità, ed
univerfalità già piena, e feconda
comparte ne’ minuti indizj, o immagini, all’ impresone, che ne riceve; tutte
dall’intimo univerfal fenfo, e
cogitazione riproducendole. E ormai, a mio credere, ritrovata già 1’unità dell’
effenza, e della operazione dell’ Uomo. Poiché ogni unità, o metafilica, o fifica,o etica, di arte, od altra come che fia, fe vi ’ ha di altro genere, certamente ella fi compie per unione di atto, e di potenza; così
che, o per identità, o per naturai produzione, o per azion morale, o artificiofa, 1’ atto colla potenza, cquella
con quello fi avviluppino infame, © fievole
fi difeopre. Imperocché primamente il fenfo lucido ragionevole, che dalla
coftituzione delle due nature rifulta.è
quello, che nafce,e fi eltingue coll’Uomo
: e che propriamente per gli varj gradi dell’ età quelle variazioni, e quelle
vicende patifee: e non è già la pura, e
lineerà intelligenza della parte pura, e lineerà fpirituale. Quel fenfo, che è
univerfale, nella già cfplicata
univerfal modificazione della materia congiunta, al variare della materia
medefima, ne’ varj particolari modi, e
moti, che al moto, e modo univerfale
fopravvengono, o dentro dell’Uomo
fufcitati, o di fuori tra fm e Hi, ancor
elio dee elfcr variamente figurato, e mollò. E quando nel procedo dell’ età, al variare degli
anni, o ancora per morbo, o per
qualunque altra cagione i modi,e moti li
pervertono, e turbano, o illanguidifcono, o
celiano, o fi cancellano in parte, o in tutto; allora forza è che quel
fenfo, di che parliamo, più, o meno,
tutto, o parte pervertito, e
difordinato, ofparuto, o deformato ne vegna. Ne’ quali cangiamenti, nella parte
materiale, e non altrove, come
defcrivonfi i modi, c fi miniftrano i
moti; così i difordini, e » fopimenti, e
i vuoti, ed ogni altro vizio principalmente addivengono. E da quel lato, onde eflo fenfo è di conditoli
variabile, e mortale, a tutti quei
cangiamenti, ed accidenti è fortopofto,
falva, e intera, e illibata rimanendo la
parte pura dell’intelligenza, che a quelle varietà la fola univcrfal
cognizione, o cogitazione fomminiftra,
c’ tutte-, quelle varietà lènza
moltiplicazione, e fenza giunta
riproduce. E qualunque fa la (ecreta
guila della unione delle-, due nature, e
cheunque ne rifiliti,!! Mente, ficcome
nella reale, e (labile informazione del
corpo organico, che è come foftanzial
percezione, indiflinta, c indivifa, include, c penetra, ed adegua il vario lavoro di quella prima', e (labile modificazione; e come nelle percezioni, che fono ideali, e leggiere, e fugaci informazioni, fimilmente
indiftinra, indivifa, e invariata, penetra, c
include, ed efprime quei varj minuti
modi particolari; c sì quella prima fo-. ftanzial modificazione, come quelle fecondane
accidentali dall’ unità, e dall’
univerfalità della fua virtù, e natura»,
produce, o riproduce; così quando
quei modi, c moti fi turbano, o cedano, o fi cancellano tutti, o parte; la
v Mente allora, o in parte, o all’ intutto
fofpende le lue produzioni, c depone
quelle modificazioni fenza pervertimcn- gbi di 'modi to,e fenza detrimento della fua foftan-
corporali. za, falva,ed intera prima nel
fenfo univcrfale' raccogliendoli; e poi, fe elfo univerfal modo, e moto
organico coffa, o fi cancella; nella fua propria unità, ed univerfalità della
fua pura natura, e intelligenza raccolta, li rivolge ad altri obbietti, e di altre forme fi adorna, ad altro vivere, e ad altro fapere. ' 'f
Quella nofira foluzione non lafcia»,
luogo a dubitare della vanità, ed infcrmezza dell’argomento Lucreziano.
Imperocché nel noftro fillema tutti, dr cram J * vv rz8 ciani così, i fenomeni delle
fenfuali,e ragionevoli operazioni deli’
Uomo, con quei crefcimenti, e fallimenti
venendo pianamente efplicati: ficchè,dato
che— È intelligenza dell* Uomo fia
fodanziale, e la materia fia bruta, c cieca, come noi affermiamo, e niegano gli
Epicurei; le operazioni della ragione, e—
del fenfo pur nondimeno così darebbono elle, come ora danno; per
certo che quell* argomento il più
riputato, non vale a concluder nulla. Che
fe poi fi pon mente, che gli Epicurei,
con tut- « to l’ingegno loro, non han
finora potuto da niun modo, o moto argomentare della materia niuna diffidenza,
eabilità all’ opere fenfuali ragionevoli
dell’Uomo; tantoché l’imprefa di fpiegare quei fenomeni difperando,
hari— lafciata dare; allora certamente
la no-, dra foluzione farà ancora dell’ ederefpirituale,e immortale dell’Animo
una novella dimodrazione. E per
ìfcorgere la convegnenza, eia bellezza
della dottrina, tutto il penfamento è qui oratempo di rapportare. Noi adunque
prima poniamo due tra fe lontaniffime-f;:
cdre r av A
eftremità, 1’ una del più e ccelfo flato
di perfetta intelligenza, e l’ altra della più bada condizione della cecità della materia. Le quali Mente, e materia in quelle eftremità conflderiamo, che amendue per contrarie ragioni ugualmente da
fe sbandifcono ogni docilità. L’
intelligenza perfetta da un lato, per 1
°& n’includono, e penetrazione dovrebbe ella certamente ogni lubricità, e fluflo,e fucceflione efcludere di dottrina:
e si perfetta dottrina, e perfetta feienza in ogni tempo pofledere : e non mai in niun tempo docile poter effere; che
fenza il lubrico, e ’l vicendevole di variate, e fugaci percezioni, e ragioni non può ftare.La Materia dall* altro lato, nell’ eftremo deli’ impotenza, e
deformità, per la dimoftrata impenetrabilità, ed ogni efclufione, docile in
niuna guifa non può ella eflèr giammai :
fe la docilità con tutta la fua
incoftanza.e lubricità, pur tuttavia includono, e penetrazione
inftantemente domanda. Appreflo, quelle due nature da quell’eftremità
argomentiamo poter ricede 4 R re zza* '
4 *t X +W rM
re a quello modo: Cioè, che Ueflfere
mentale da quella fublimità, per varj
gradini di varie foftanze giù dechinando, giunga finalmente a poter
congiungerfi in uno colla materia, e a poter
cfprimere modi, c mori materiali : e
che T eifer della materia dall’ imo di
fila imperfezione, per varj gradi di variate forme, e lavori
innalzandoli fu pervenga al fine, fino a
collogarfi, e ftrignerfi. colla Mente, e
a poter railomigliare, e lignificare modi fpirituali, e mentali: e così nell’ Uomo, in cui,, in fine quell’ingegno medefimo,fe non altro,
ci (copre l’origine dell’ errore.
Perciocché la Mente piegando all’ imo
dell edere mentale, c la materia ergendoli al lammo dell’ edere
materiale a formar 1 Uomo; in quella
natura, e propriamente nel fenfo lucido,
la Mente per 1 edendoni, e variazioni materiali, e la materia per gl’ ingegni,
e lumi mentali li tengono afcole : onde la
Mente, materiale edere; e la materia
poter edere mentale gli Epicurei han_» Cagiont-* creduto, alle fole lignificazioni fenfua li rivolti. Ma eglino avrebbon potuto
w‘. penfare, che fe la Mente nella
propria fua altezza non potria mentir la
mate- r ria : e la materia nelle fue
natie badezzc non può fimigliare la Mente; perche i \ i la Mente in chiara luce
feernerebbefi immateriale; e qui la materia
chiaramente infenfata,c cieca fi ravviferebbe; nell’Uomo, ove 1 ’ una
fotto alle fembianze dell’ altra fi
tiene afeofa, è una neeelfità, che ne 1* effer cieco della materia, ne 1’ immaterialità della mente, per altra via, che per quella^ degli argomenti col cammino della ragione non
fi podano ritrovare. Quella è
certamente una nuova dimoftrazione, che abbiam tratta dalP intelligenza,
rifguardata nell’ idea di fovrana perfezione : laddove tutte le altre prima
allegate fono (late tolte dall*
intelligenza, confiderata nel fuo edere
generale, e comune : avvegnaché dalla
comunità de’ generi all’ idee perfette, e da quelle a quelle fiavi commerzio, e comunicazione vicendevole di cogni' zioni,e
di feienze, come nel primo capitolo della noftra Metafilica abbiamo dimollrato. Colla dottrina della univerfal percezione,
che fidamente 1* anima contri' buifee a* varj modi, e mori, che nella materia avvengono; e con quella dell’ univerfal fenfo dall* unione delle due.* nature rifultante, che c la proprietà dell* Uomo, e che propriamente per cagion
della parte materiale, dee con_> quei
moti, e modi efler modificato, e modo;
con quella dottrina, dico, tutC te le altre difficoltà vegnono ancora a
dillrigarfi degl’ impedimenti, e de’ turcibamenti, che cagiona l’ebbrezza; e de’
delirj, e de’fopimenri, edetarghi, che
certi morbi arrecano; e in particolare
il pericolofo diflipamcnto, che produce
la velenofa forza dell’ Epilelfia, ed ogni altro fìmigliante accidente. Che come tutte convegnono in quell* uno argomento
generale delle variazioni, che_ dalla
materia nelle operazioni dell’animo trapalano a turbare, o interrompere, o
abolire il fapcre; così tutte con quell’
una generai dottrina, ugualmente per ogni parte fviluppate rimangono. Cioè
dire, che quegli accidenti, che*l vino,
e’I veleno epilettico, come Lucrezio l’appella, e gli altri malori inducono
nell’ Uomo, fono eglino folamente
valevoli a difordinare, o interrompere, o affatto caffare le forme
fenfitive, e cogitative ne moti, e modi
corporali, e non altra cofa altrove. I quali
lafcia allora la Mente di più avvivare,
e illuftrare in tutto, o in parte, eoa-»
fofpendere, come fu detto abbiamole
fue produzioni, e con deporre le modificazioni: ed indi prima ne’
principali feggi corporali, e poi, fe
più oltra è (dipinta, nella fua propria
unità, ed univerfalità fi ritira da quello ffrazio. Ma è in alcun modo diftinto 1* argomento del
timore, e del lutto, che LUCREZIO amareggiando, ed affannando l’animo, foventi volte conducon l’Uomo a morire.
Imperocché in quel primiero capo di argomenti de’ varj gradi dell’età, e de’ varj accidenti de’ morbi, le variazioni
immediatamenre, c principalmente il corpo immutano, ed offendono: le quali
perchè nelle operazioni dell’animo ancora trasfondono i difetti, e i difordini; per quefto folo, fono a LUCREZIO
argomento di mortalità. Ma il timo re, c ’l lutto fono morbi dell’ animo,
e l’animo immediatamente, e propriamente
conturbano, e affliggono : e quando •
l’Uomo per quelle offefe viene a finire, nell’ animo è il principio, e V
origine del danno, e dall’ animo al corpo . trapaffa; fìccomc per contrario
ne’morbi corporali, dal corpo all’ animo Lucrezio argomenta, che debba la mor-,
• te trapaffa re. Così ugualmente per gli
morbi, che fono manifeffe cagioni della morte corporale, perchè varie
paffioni nell’ animo inducono; e dalle passioni, doni, che fono manifede offcfc dell’animo,
perchè c morbo, e morte al corpo arrecano; pare à Lucrezio dall’ima parte, e dall’ altri potere la mortalità dell’animo argomentare : c poi dclla, cu ragione dell’ uno, e dell’ altro propone
come un nuovo argomento, foggiugnendo.
Addere enimpartes, aut ordine trajicere &quume(l y Aut ali quid pr or funi de fummx detrabere
illuni, Commutare animum quicumque adori
tur, le cogitazioni, e tra le fen(azioni,e gli V affetti; così tra' le
cogitazioni, e gli affetti c più ffretta appartenenza, e con r • neflìonerper
modo che non mai, ne coa • gitazione fenza ogni fenfo di affetto, ne affetto fenza ogni lume di cogitazione fi
può trovare. Da cotcfte cole Quii fiati
(ì fa chiaro, che come il fapcre, cosi
'1 volere dell’ Uomo non è la pura, e
fincera parte dell’ animo; ma è quel vo- lece proprio dell’Uomo, di
fenfo inficine, e di ragione commifto, che dall’ unione delle due nature dee rifultarc. Laonde i varj moti, e modi delle va- ' i r ie
affezioni, o paffioni propriamente in •
- : quel volere, e non già nella parte pu ra dell’ animo le loro vicende
ingerif’ m cono: e le anzie, e gli affanni, e i tedj ' del timore, e del lutto quella parte-, conturbano, e corrompono fino a condur 1’Uomo
mi fero alla morte. E dell’ Animo avvien
folo, come nc’ modi del Capere, che
fofpenda le produzioni, e diponga le
modificazióni del volere; e . intatto, e purgato, e puro fi ritiri nel • la fua
univerfalità, per rivolgcrfi ad altri
obbietti con altri amori più puri, e più
e più finceri. Ma perchè noi nei prefente ragionamento del fa pere dell’uomo,
di altro genere di operazioni 4 che
delle fcnfuali,e fantastiche non abbiati! fatto menzione; non è per tanto, che dentro gli angufti confini del fenfo, e dell’ efpreilioni fensuali, debba efler
ristretta la cogni'zion noftra. Da quelli
univerfal cogitazione, o cognizione,
ficcome perchè dalla parte corporale è
ella fenfitiva, ne debbon nafeere Itu,
fenfazioni, e l* efpreilioni di fenfibili obbietti; così perchè dalla parte
immateriale, e ragionevole, ed intelligente,
le ragionevoli cognizioni provenire ne
debbono. Siccome nel fenfo univerfale, per fomma finezza,
pieghevolezza,, c mobilità, e per
uniformità di virtù, e di foftanza, onde
è come un genere generaliifimo del
fentire, fono i primi elementi, o
principi, onde rutte le par*» ticolari
fenfazioni, ed efpreilioni fenfibili formate ne vengono; così in efTa_, cogitazione, o cognizione, da ogni altra cofa fceverata, ed in fe r ccolta, fono tutti gli clementi, o principi delle
ragionevoli produzioni, e delie Scienze,
S a che cd elfa cognizione è infieme generale cflenza, e generai
conofcenza : e i fuoi elementi, onde è
coftituita, fono. inficmemente parti, o
principi di quella eflenza ad edere; e fono prime nozioni, o ragioni di
conofcere, o intendere alla Scienza. Cotefto è il bivio deh fapere dell’ Uomo, nel quale in oltre., è da notare, che TUomo nella via del fenfo è analitico, conducendofi da’
particolari a gli universali; e nella via. della Scienza è Sintetico, dagli
universali ai particolari avviandosi. Ma
gli elementi del SenSo, in quanto Sono minuti, imperfetti, informi, fon pure
come altrettanti generi: e le nature
fenfibili-y in quanto perfette, e compiute, fono anco in quel riguardo
particolari. E le eflenze perfette
ragionevoli, e intelligibili, perciocché quando vi fi perviene, illuminano
tutta la Scienza, fono come univerSali:
e i generi, perchè fono imperfetti, ed ofeuri, in quello riguardo fono come
particolari da riputare. Similmente come il fapere, così il volere, o dalla parte impura fenfuale
genera volontà, ed affetti foraiglian
Bìvìodel jà ^cre delP ti, dietro
a gl’incitamenti del fenfo; o dalla
parte pura fpirituale produce», voleri,
ed affezioni ragionevoli dietro alla
guida della Ragione. E quello è il bivio
della vita,in cui fcorgonli le origini delle due celebrate porzioni dell’Uomo, che
il volgo de’Filofofi, quanto con magnifici parlari decantavamo con ofcuri fenfi intriga, ed ofeura. Adunque la Mente noftra, per la virtù tante fiate ricordata, e in tanti modi provata di muovere, e reggere fe fteffa,
prima fopra le fenfazioni medefime. E ixti tiMnet certo : velut aurei, atque
oculi funi, Atq\ aliifenfus, qui vitam
cumque gubcriumt:. t Et Dilati mnust atque ‘ oculut t ntirefvs
féorjltttv Secreta a ‘nobis nequeunt
fentiret neque effe : Sed tamen in
parvo linquuntur fenipore tali i Sic animus per fe non quii fine corpore, dr
ip/ó ' Efse hominet illiut quafi quod
va; efse videtur : .'o'F 1 .' Qs, t #
Sive aliud quidvts potius coniunaius et
i • .«li» > yjp r i M Etagere quondoquidem e #*, corpus, adixret. V.v. -tftbv* "o >s Tutto il nerbo di quello argomento egli è r
a mio credere*!!) quella una sola cosa riporto; che 1* operare, fia^ del Tutto, di cui è ancora 1’edere : onde a niuna delle parti, che’1 compongono,
quell’edere, e quell’ operare medefimo debba edere attribuito Il fentire adunque, e’1 ragionare dell’Uomo,
che certamente è dell’ Uomo’, cioè del
comporto, e del tutto, all’amo mo
folitario non dee poter convenire : c
per confeguente 1* animo folo, fenza il
corpo, e fenza 1* Uomo, non può fentire,
ne ragionare, ne affatto edere : fcevero di fenfo,e di ragione, non potendo già avvenire, che l’animo da in niun modo. Si aggiunge a quefto, che P eder di Parte è fermamente effe- ^
t re di relazione, o di rapporto; onde», la parte al tutto appartenga, e col tutto da
congiunta infeparabilmente. Egli T-V* è
vero, che ci ha alcun genere di parte,
che verfo di fe condderata, ella ancora è un tutto : quali fono le parti
del .1 «à-J tutto cftenfo, e variabile,
e quali in», ogni altra accidentale
compodzione. Con tutto ciò cotali
parti, quando elle * fono fegregate dal
tutto, perdon quell’ eder di parte, con
ogni altra cofa, che in quel rifguardo lor conveniva. E che Lucrezio a quefto ancora abbia rifguardato,
dalla dottrina del medefimo intorno alla indivifibilità de’ primi corpi, è manifefto. Volendo egli indivifibilt quei primi elementi, e volendogli variamente
figurati; acconfente bene, che quelli
abbian parti, non già avveniticcie, ma natie; non quinci, e quindi raccolte a
compor P elemento, ma in quello nate: il
cui edere, tutto fia dell’ elemento, che
le contiene; ed abbiano a quello necefTario rapporto ;on. de Pune dalP altre, e
dal tutto non_, poffano per qualunque
potere effer feparate giammai. Il luogo di Lucrezio ciUd^Lucre- è alquanto malagevole ad
intendere j zio, non ’m - Picchè P
acutezze de* più nobili Spofitor ‘ P oturo falciar delufe. Il qual jj>ojì on % nQ j ^ er j a p ua importanza
abbiara voluto qui arrecare, ed mterpetrare ., I», Tum porri, quorum e/l exttmum quodque
cacumen Corforìs ìll\us % quei noftri
cerner* fenfitt Jam nequeunt : hi
nimhrutn fine fartibuy extat >, \ Et minima cwtfat naturai nec fuit umquam '
Uh. U JL Ver . Ter fe fecretum, neque pofìbac effe v debiti Alterius quoniam ejìrpfum : frinì* quoque, fluire a/ùe fìmiles ex ordine parte: gmine
condenfo naturavi eorforis explent. quoniam per fe nequeunt confi are ^neceffe
ejl H*rere, ««c/e ?«e Hatura nitritale Jì truova la vera ragione di ejfer un tutto. t.
domanda, che dentro di fe abbia a contenere tutte (e parti, onde è
coftituito: e la parte allo Scontro vuol’ efler
tale, che tutta quanta ella è, con ogni
fuo eflere, (la, diciam così, incorporata nel tutto. Di modo che l*
eflere del tutto in quello
principalmente confida, che contenga le
Tue parti in guifa,chc non pofla ne
eflere, ne intenderli, lenza che lia,e s’intenda con quella contenenza : e 1’
edere di parte in quello lia unicamente
riporto, che debba del tutto eflere, e
nel tutto abbia ad edere contenuta; licchè non eflere giammai, ne pofla
immaginarli lenza quel rapporto, e lenza quella, per così dire, partiva inclusone .Se quello è vero, come è
appreflo di erto Lucrezio ancora; egli è
da tenere per fermo, che la verace, e fincera, e perfetra condizione dell’ efler tutto, altrove, che nella natura
fpirituale, c mentale non pofla_,
rinvcnirfue che la natura corporale, e
bruta non più, che di una imperfetta
limiglianza di quell’ eflere lia capace ' Imperocché la natura mentale, per Io fenfo,e per l’ intelligenza di le, e
dell'altre cofe che fente,ed intende; chiaramente dimoftra dover ella
contener fé medefima, e 1’ altre eflcnze
con ogni identità, e comunicazione: e fé
medelima,e 1* altre eflenze dover penetrare
da per tutto. Con che quella inclufione, e quella contenenza, che *1
tutto ha delle Tue parti, e quel paflivo
incorporamento, con cui le parti fono nel
tutto, dimoftra dover fola perfettamente pofledere. Nella qual cofa è
principalmente riporto il reciproco rapporto,
e la neccflaria conneflione, onde il tutto dalle parti, e quelle da
quello, e», 1* unc dall* altre non
portano fepararrt. Per contrario la
natura corporale tutta per ogni vcrfo limitata, ed efclufa, c diftinta, di quella inclufione, e di quello incorporamento non è capevole:febbene,
come qui, ed altrove abbiam dichiarato, può la Materia per finezza, e per
fublimità, ed attività di foftanze, e
per conneflione di parti, e confenfo di
moti cotanto ingentilirli, che vegna
tanto, quanto a Materia è poflibile, un
tutto perfetto a raflomigliare. Oltre a ciò, contenenza, ed uni V vcrfalità
fono una cofa medefima : Teflere un
tutto, e l’ edere univerfale, fono una
medefima elfenza. Donde fi può intendere,
che alla perfezione del tutto, due cofe
vi fi richieggono necef fariamenrc; l*
una, chc’l tutto debba aver perfetta
pienezza in ampia indivi» fibile unità;
l’altra, che tutti i particolari, che gli appartengono, dentro quella pienezza fiano realmente comprefi. Benché
quelle due condizioni ad una fola
finalmente pofiono riferire :
concioflìachè, ne perfetta contenenza.,
fenza palfiva inclufione, ne pafliva inclufione fcnza perfetta
contenenza, poffa clfervi in alcun modo. Per cotclle_ leggi, primieramente ogni fpezie di tutto,
generalmente confiderato quell’ effere, dee con tutte le fue cofe efl'erc-, •
• in fe medefimo riftrcrto,e chìufo,e
da Goog[e •J t
gegno, colla noftra principal dottrina
potta fcioglierlo di leggieri; pure per
produrnoi il frutto delle noftre fpecu- ’ \ {azioni, ci rifolviamo a parte trattarlo.
Adunque quel che di tutti gli altri
argomenti abbiam fatto, e faremo apprettò; di quello argomento ancora
facciamo al prefcntc; ingegnandoci a più
potere fortificarlo da ogni parte. La_.
neceflità del dover 1* Anima fcparata effcr fornita de’ cinque fenfi, che
Lucrezio fcmbra voler confermare colle immagini de’ Pittori, e de’ Poeti, che
attedino l'antico comun fcntimento, ella
è in fatti da quel Fiiofofo data appoggiata fopra quel fermidìmo
principio; che ogni edenza, o natura
comune», dee con alcuna delle fue
differenze, o proprietà elfer
diterminata neceffariamente : e che fenza ogni fua differenza, o proprietà non
può ella dare in_» niuna guifa. Siccome
allo’ncontro, proprietà,o differenza niuna e! può avervi mai fenza il fondamento, diciam così, della Natura, o edenza comune. Perciocché 1 *
Anima con generai fenfo, e percezione
delie cofe, per ogni modo dover edere;
anzi altro, che quel fenfo, e quella generai percezione non effere, egli è ad
ognun che vi ponga»» mente, manifedo
.Dal che fegue bene, che il fenfo, e la
percezione generale, come con alcuna
delle fue proprietà e particolari forme
eder dee compiuto, e perfetto; così quelle proprietà, e particolarità medelime di necedità egli implica nell’Anima. Fermamente non può capirfi a niun patto, come l* Anima
feparata poffa aver niun fenfo, o
percezione, che nel tempo medefimo
X ella m: m ^ Sottilità dì
Lucrezio non inteja da gli Sfojìtori,
ella nc veda, ne oda,nc per niuno degli altri fenfi particolari, niuna
percezione abbia degli obbietti. Dall’altra parte, 1’ impoflibilità di avergli
in quello flato, egli è per certo una
gran fottilità, con che Lucrezio la compruova,
che niuno degli Spofitori ha potuto penetrare finora .Onde, e nel variar
Iniezioni, che ftanno bene, e nel fupplirvi i fcnfi,che non vi mancano,
eglino fonofi affaticati in vano. Prende
egli a conliderare i fenfl in idea,
fecondo le loro, per così dire,
formalità metafificamente,c gli rapporta all’Anima : e infieme gli confiderà nelle loro realità, e corpulenze filicamente, e gli riferifce al
corpo: e poi argomenta, che come i fenfì, ne effere, ne operare pofTono feparatamente dall’ Anima; così allo fteffo modo non deono potere, ne edere, ne
operare feparati dal corpo, e dall* Uomo.
Concioffiachè 1* anima ila l’uno Ideale,
o formale, o metafilico, onde le
proprietà, o differenze de’particolari fenfi debbano procedere; e 1’Uomo, e’I corpo fia V uno Reale, o materiale, o tìfico, nel quale quelle— proprietà, e differenze medcfime debbano
eflere incorporate diverfamente, fecondo
quei diverfi rifguardi, di diversi principi, e procefTi.Con ciò viene egli a
conchiudere, che poiché l’Anima da una parte non può edere sforni- 7 ta de’ fenfije dall’ altra non può in niuna
guifa efferne provveduta • che ella non
può ne fentire, ne in altro qualunque modo operare, ne effere affatto dal corpo, e dail’Uomo feparata. Udiamo le
parole fue proprie, e poi vegniamo alla Soluzione. Vr eterea fi immortali t natura animai efi, Et fentire poiefi fecreta a corpore nqfiro
: QuinqueiMt opinor)eam/aciendum
efifenfibus auHantt Ntc ratione alia
nofmet proponet e nobis " i t
Tofiumus infermi animai Acheronte vocari.
riHores itaque, et f criptorum Stola priora Sic animai introduxerunt fenfibut cucì ai
r L * At ne 1° natura ragionevole, ed
intelligente, e’I Tuo operare efplichiarao, e
la fenfibile non lafciamo addietro, deono difdire che nel più alto, e
puro dell* intelligenza medcfima, quanto
a Uomo è conceduto, poggiando, a quelle
fublimità non afccndtamo ? Ma nulladimanco in cotali cofe, affai probabili
ragioni, e dove di farlo ci è permelfo, giufte dimoftrazioni allegando, V
affare condurremo a tale, che anzi da
defiderio di più oltra conofcere accefi, che
da difperazione di potervi altro edere,
confufi rimanghiamo. Per rifecare ogni
rincrefcevolc lunghezza, io dico fulla
e lucidezza. Sicché il fenfo
dell’ Uomo, ove egli è più virtuofo, e
più lucido j quivi è in quefle, e quelle
parti diflinto, c diviio : ed ove è unito, ed uno; ivi è torbido, confufo, ed
ofuro. Ma nello fla r è
w l’Anima, fepnrntn dee
potere operare con piìi
francbezza, e virtù. to della
Separazione, fenza far violenza nc a
ragione, ne a cofa alcuna, e’ ci convien
credere, che l'Anima fottratta a quelle
gro(Tezze,e da quelle angurie
Sprigionata, a voler riguardare la natura di lei, e la fua virtù
naturale, quel potere medefimo, che ella
ha fopra la; materia penetrcvole, con
più Sovranità^ più vigore efcrcitar polla; e maggior copia di maggior finezza,
ed attività di quella materia dominare. E per
confcguente non riftretta fra quei cancelli, ne in quelle nnnurczze
fpartita; ma dilatata, e in fc raccolta,
con uilfolo ampliamo fenfo universale, polla
e più diftinramcntc (cernere, e più altamente penetrare, e più
chiaramente apprendere tutte le forme,e
tutte le«, azioni delle cofe materiali. Se
l’Uomo per virtù dell’ Anima ha imperio,
e poreftà Sopra la materia pcnetrevole in»
terna; e dona a quella, e nc riceve a
rincontro le modificazioni; e col minifierio della medefima produce il
fenfo, e la cogitazione univerfale; e
fecondo la divilata varietà in tante
maniere il difiignuc, quante in noi le
ne veggono;. i 1 pri,? cip > primi,
e’1 temperamento loro, c l vaftarata. g j 0 ingegno de’lavori, e tutte le
generazioni, e le fufianae, e gli ordinati
procedimenti » e k virtuofe influenze v de* ikir
de’ Celefti corpi, e tutto il concerto r
e ’1 fiftema del Mondo, e la cottruzione dell* Uomo può meglio efplorare
r e penetrare, ciascuna fecondo la
propria capacità r e virtù. Perciocché è
da credere, che le menti finite emendo, abbiano le proprie fpirituali
tnodi-i ficazioni; onde fieno dall’
infinito circoferitte, ed infra di loro diftinte.Ein particolare, che la menre dell’ Uomo, per una cotal proprietà di più fra ella
propriamente inchinata, ed adattata a
congiugnerfi colla materia per la cortituzione deli’ Uomo. Per quefti
nottri divifamenti s’intende ciò, che
dir vollero quei Filofofi,che di certi veli corporali, gli Spiriti puri diceano
dover effere provveduti; e alcuni Padri, che
le Anime e gli Angeli corporee foftanze riputarono. Cioè non altro
eglino a-ver voluto infirmare da quello
r che noi della maniera di operare
dell’Animo feparara abbiam conchiufo, fi dee:
tenere per fermo. Cosi fimilmente è da
interpetrare quella Sentenza, che la_.
Mente d’ un’ altra mezzana natura abbisogni, per potere attemperai alla
materia * Finalmente, che la villa Tifacela non per inrromilfionc della luce».
'. 1 efterna nell’occhio, ma per
eftramillione della interna verfó gli obbietti; è fenza dubbio nata dalla cognizione dell* imperio, e potere della Mente fopra la materia penetrevole, e dal minifterio, ed oflequio di quella verfo di quella : onde è il vigore della virtù mentale alla
produzione, o alla percezione delle cofe.E
qui poffumo dire aver terminata la Dilpnra colla foluzione degli argomenti più
principali, e più forti. Perchè dopo avere ben fondata la reai difìinzionc
dell’ intelligenza : e dopo avere altri punti ftabiliri, così come fatto abbiamo delle più rilevanti verità; gli argomenti, che ci rimangono, così leggieri, e
piani 1} difcoprono; che più per non
parere, che nftuf aulente gli tralandiamo, che per necdfiti, che abbiano di particolar foluzione, gli dobbiam
ricordare, a ciafcuno argomento adattando quelle generali dottrine : il che
farem brevemente. E prima veggiamo di
quello, che c in quei verfi efpreflo: Denìque cum corpus ncque at per
far e mimai Dìjjìdium, quirt in tetro
tabefcat odore r Quid dubitar quin ex
imo y penitufque coorta Emanar iti uti
fumus y diffufa anima vis 1 Atque ideo
tanta mutatum fu tre ruina Conciderit
corpus pcnitus I quia mota loco funt
Fundamenta forar anima r manantque per artus, Terque viarum omnes fiexus y in corpore qui
funt r Atque / or amina : multi modi s
ut nofcere pojjìs Difpertitam anima
naturavi exijje per artus 5 Et prius effe /ibi diflraclam corpore in ipfo, Quitm prolapfa forar enaret in aCris aurar 1
' Dalla. dillofuzione, c putrefazione
del corpo umano r che al dipartimento 1
dell’Anima fegue immantinente, vuol
Lucrezio inferire r che L’ Anima debba
eflere fparfa per tutto il corpo: che i
di lei principj componenti fieno con_*
quelli del corpo talmente intralciati T c intrigati; che quella eflcr 'debba la cagione,
onde al dipartirti- dell’ Anima, una
totale fovverfione al corpo ne avvenga : ficchè tutto fi cangi, e impu• m tridifca., c tramandi fuora 1’intollcrabil fetore - E poi ne’ feguenti verfi foggi tigne,
che il folo deliquio, avvegnaché allora
1 ’ Anima non vada via, ma foi difiratta,
o opprefla languifca; tanti cangiamenti
nel volto, e negli occhi, e in tutto il
corpo produce; quanti le grida, e le
lagrime badino a rifvcgli3re
^riterfetri ^ e ’ circoftanti. De’più migliori Interno» ban capì- pcrri
di Lucrezio, non bene han capila la forza ù t;1 la forza dell’ argomento. Eglino
moMntO'. arS ° firan di credere, che quel Filofofo teglia, che F Animo, e l*
Anima flano una medefuna cofa; e quanto
qui dice dei doverfi in morte difperderc
i componimenti dell’Anima, onde il corpo
imputridifca; che tanto intenda di dire
dell’ Animo, e dell’ Anima infieme,
E una natura coll’ altra confondendo crvvéro prendendo efli 1* Anima per
la fola parte incorporale; e quella idea
t * e quell’ appellazione alla mafia
degli umori, e degli fpiriti non
concedendo, fecondo quefto lor proprio
fentimcnto. prendono l’argomento
Lucrcziano: fon contenti di rifponder
folamentc, che la putrefazione, e ’l
fetore del corpo morto, non è effetto
della divifione, e del dilfipamento dell’ Anima; ma di altra cagione tutto diverfa. La qual. rifpofta, fe vuolfi comprendere la par- ..., te fenfuale, è certamente falfa : c fe, meffa da banda la fenfuale, come quella, cui
V appellazione, e 1* idea d’anima non convegna, della sola parte incorporale si
vuole intendere; e senza dubbio fcempia,
ed inetta: perciocché corre a far difcfa,
dove non bifogna e quella parte, ove è indrizzata 1’ oppofizione, fcoperta
lafcia, e fenza diFefa. Si aggiugne a quello, che quando LUCREZIO (vedasi) dice,
dover efTere dal profon- '• t *' do
fcolfi i fondamenti dell’ Anima, e fuora
difTipati, e difperfi; dicono eflì, che
con ciò s’intenda elfer 1’ animo il,
fondamento del corpo; il che è ancora
vero: ma eglino non intendon già per
fondamenti i primi componenti, il
cui dilTipamenro cagioni quello effetto. :. ne’ corpi morti: che è per certo un non # - affatto intendere 1 * argomento. Ad un-
cye f e “ c e re *j } 0 e que Lucrezio
tratto dalla forza del ve- PAAimi^L* ro,
tenne per fermo, che 1’Anima, c 1’Animo,
cioè il principio intelligen- Mmrumt. Hmìz O'
te tc, c la parte corporale
miniera del fenfo, foflono due nature
didinte : per modo che contro a quella
opinione, che l’Animo altro e’ non fotte,
che un* armonia, o concerto, o
temperamento, con lunga fchiera d’
argomenti fieramente combatte; e vuole in ogni modo, che T Animo fia una
fpezie,ed una fodanza. Con che viene a
dire, che r Animo fia una fpezie, ed una
fodanza didima dalla mafia, e modi, e moti
animali. Poiché certo dell’ eflere dell’
Anima; dell* Animo folo, come di una
cofa aflai ofcura, va ricercando che e*
fia: e in quella ricerca dice,che e’ non
fia già un’ armonia, o qualunque altro
modo, ma una certa particolar foftanza. Appretto, comechè per l’Anima
e’ dica efiere baftevole il calore, e
l’aria e l’aurc; tuttavia a produr 1’
Animo, niuna di quelle cofe crede poter
badare: ne altro e’rirrova nella felva delle
corporali fpezie, cui pofla attribuire
quella maravigliofa produzione. Onde
conclude, che cotal natura producitrice dell’ Animo, fia del tutto
nafcoda, ed ignota, e innominata: di che
fin dal principio della Difputa nc abbiamo allegate le teftimonianzc di più
luoghi .Finalmente c’diftingue bene gli utfizj dell' Animo, e dell’ Anima; e ’1 fupremo dell’ intelligenza, e del reggimento del corpo all’ Animo aflegnando; le parti dell’ ubbidire, e dell’ efeguire all’ Anima
accomanda. Ed efpreflamente,che l’Animo,
e l’Anima fono due foftanze tra loro
diftinte, febbene {grettamente infieme
congiunte: e per la {{retta congiunzione, quanto argomenta della natura dell’
Anima, vuol che dell’Animo ancora s’intenda.
Sopra il qual fondamento buona parte degli argomenti di lui fono appoggiati. LUCREZIO (vedasi)
adunque da quel fubito cangiamento de’
corpi morti, o languenti, non può, ne
vuole egli inferire il difperdimento, ed
annullamento dell’Animo; ma sì bene
il difperdimento, e l’ annullamento dell’Anima; cioè della parte bruta,
e fenfuale : e quindi per la {{retta unione*,
delle due nature, vuole che lo lìruggimento dell’ Animo infieme fc ne
argomenti. La qual cofa, comechè e’ ben
vedelTe non efler neceflaria conchiu Z 2 fione di neceflfario fillogifmo;
perciocché di cofe diftinte, comunque infieme congiunte, mancando 1*
identità dell’ edere, dall’ una all*
altra cofani non può con certezza
condurli l’argomento a conchiuder nulla; con tutto ciò, tra perchè l’Animo una fottiliflìma, e
le vidima foftanza cder e* li avvifava; e perchè la robuftezza, e’1 potere dell’Animo
nell’intendimento di lui, e degli altri
Tuoi pari, fparuta, e debile cofa appariva; per quelle cagioni pensò egli, che come il totale disfacimento
del corpo, non altronde, che da quello
dell’ Anima proviene; cosi il
diflìpamento dell’Anima fenza 1* ellinzion dell’ Animo, non potede
avvenir*. Ed ecco come noi in efplicando
il fenfodi Lucrezio, abbiamo infieme difciolto il fuo argomento. Imperocché
abbiam fatto vedere, come edendol* Anima, e l’Animo, cioè la parte corporale
minilira dclfenfo,e l’incorporale
principio dell’ intelligenza, due nature
dillinte, quali ad elfo LUCREZIO (vedasi) pajon d* edere, 1* argomento in buona Loica dal didìparaento dell’ Anima, quello :i dell’Animo non può conchiudere a ni. un patto. Ne dalla (fretta congiunzio- •v-W,
del fcnfo fono ftromenti,il cui confenfo, e cofpiramento, anima egli
appella, ciò intefe di affermare; quantunque,
che 1 ’ animo ancora fia divifibile, vuol che da quella si fatta divifione fi argomenti.
E dell' infermezza di tal conchiufione per la diftinzionc di quelle», due nature, che Lucrezio appruova,e noi abbiam provata, con tutto quello, che al precedente argomento fi è fatto, non riman luogo a dubitare : e così tutti gli altri a quello finiiglianri,
che dal confondere in uno il principio
intelligente, c la parte fenfualc, tutta_,
lor forza ritraggono. I quali tutti, non
già col folo ribattere, o fchifare i colpi negando, come ufano di fare i
Vol gari; ma la foftanza indi vifìbil e
dell’Animo, e le fue maravigliofe operazioni, ed ogni altro dimoftrato
pregio v^per tutto opponendo; e quindi
da cer' ti, cd indubitati principj argomentando; fi fa chiaramente vedere,
che’l varino e’ percuotono dell’ ària. Più larga '-via ne apre il feguente argomento a derivarvi i fonti della principal noftra dottrina, il quale con chiarezza è ne* .r : fe-. iSs fegucnti verfi efplicato :. Dtnifue cur animi numquam mens, confili
umqu Gignitur in capite, aut fedi bus,
manibufve ? fed unii . v Sedibus, «ir
certi s regionibui omnibus bar et ? Si
non certa loca ad nafcendum reddita cuique
Sunti «ir ubi quicquam fojjit durare creai um; Atque ita multimodis prò totis artubus effe
y Membrorum ut numquam exijlat
prxpojìerus orda. Vfque adeo f equi tur
ret rem : neque fiamma creavi Lib.
tll. Nono argomento. Fluminibus /olita
e/ly neque in igni gignier algor. Circa 1’origine dell’Anima, in prima e* ci oppolc Lucrezio, che ella nafeer debba infieme col corpo; perchè fi vegga col
corpo, e con tutte le membra crcfcere
inficine. E poi del feggio, dove l’Anima fia allogata, ftabilifce che certo, diflinto, particolare, e proprio e debba clfere. Finalmente, amendue quelle cofe giunte infieme, dal nafeere, c
dall’ cficre 1’ Anima in certo, e
ditcrminato luogo, egli argomenta, che
fuori del corpo, e fuori del fuo proprio
luogo non polfa folTiftere. Noi allo ’ncontro con bello intreccio di
metafifi. A a che per altre opportunità;
delle cogitazioni: c nel fecondo per la finezza, c vivacità del fenfo, e per lo
fervore, e_. Copia de’ fluori più (pi ri
rosi; degli affetti; ma ben ella è in tutti i luoghi, e ini. tutte le parti del corpo organico colla fortanz'a > come è in tutti per 1’ opera-.
zione del fenfo, e della cogitazione. Or
due foli argomenti di quelli, che wnfaìm
!r- Cì ^ am proporti, rimangono a trattare:
Sfotefuo^ de’ quali il primo più al platonico dogma della preefiltcnza
dell’ Anime va a ' '.T colpire
dirittamente, che nel punto ..
f,"*; .- dell* immortalità : che per diletto de’ * plausibili divifi di quella (cuoia,
non_* abbiam voluto lafciare addietro,
coti-, gli altri che contro a quella
medefima opinione,o alla pitagorica Metemficosi, o ad altro, che alla principal
noftra quiflione fono indirizzati: c’1
fecondo, il tedio, c 1 a /Fan no di
coloro, che.,, muojono, ci oppone contra,
di faciliffìma foluzione. Col quale, efpugnati prima di grado in grado i più
robufti argomenti, convien conchiudere la prclentc difpurazione. Il primo
adunque que’ vcrfi, che con leggiadria,
ed acutezza è da LUCREZIO (vedasi) spiegato.
Tr eterea fi Immortali s natura animai,
L'I . - Conflati et in corpus
najeentìbus infinuatur; Cuì Juper cnteaElam atatem j neminijjf nequimus f Interi iffe, c ir qut nunc ejl, nane effe
creatam. Nec vejìigia gejlarum rerum
ulla tenemus l .-*• fi t-'Mope™ e Jl
animi mutata potejlas, Omnrs ut aBarum
exciderit retinentia rerum: No» ( ut
opinor ) id ab Uto jam longius errai. Quapropter fateare neceffe ' eff, qu « fift
ante, interìiffe,. co col dire, che fenza giufta cagione, la pura
luce deli’ Anime da Cielo inTerra/i traeflono, a congiugnerti co’ tenebrofi corpi terreni. Per quelle medefimp
ragioni Lucrezio e’ fi avvisò, che 1 *
anticipata produzione dell’ Anime, e’I comun loro nafcimcnto co’corpi, bollono
due ellremità, delle quali una vera, e
1’ altra falla ncccllariamente eflcr dovefie. Onde mcllolì a convincere di
fallita il primo efiremo dell’
anticipato nafcimcnto, per quello che
1’ Anime congiunte, di andare cofe niuna memoria (eco arrechino al
mondo; conchiufe,che’i fecondo diremo
del comune, e promifeuo nalcimento dovefie
cfler vero: e per confeguente, che l’Animc corporee doveflono edere; e
come i corpi, elle ancora corruttibili, e
mortali. Tutravia gli antichi Platonici
co* loro profondi fenfi, c magnifici parlari, le minutezze, e le arguzie
degli Epicurei, picciola allora nazione
de’ Filofofanri, aveano per nulla: e col temperamento della reminifeenza-, che
ne -viva, ed cfprclla memoria, nc c
tota- 5 -' le oblivione; e col
dimollrarc come-, l v ' l’antiche
notizie, col conjugio de’ corpi porefiono effcrc ofcuratc; il prefente
argomento deludevano di leggieri. Ma noi
tra quelle eftremità il vero mezzo abbiamo apprefo, che 1’Anime non già co’ corpi, ne da’ corpi, ne per tanto
innanzi a loro, ma bene in eflì nel
punto medelimo da principio ideale, a
mentale debbano effer create : e tutto
ciò dalla natura dell’Animo, c da quella del corpo, e da una mirabile
armo, nia di natura, e di legge, e da
ogni parte del ragionevole umverfo
comprovando; c’I vero del mirteto platonico
difcoperro,e la difficoltà di quello argomento abbiamo fpianata Al
fecondo argomento, che è l* ultimo di tutti; dato, e non conceduto, che ogni Uomo in morte fi dolga di morire; il
che de’ vizioii Uomini, cui i vifibili obbietti, e l’idee ofeurare, e gli affetti rapir fuo!c r è egli vero, e
non_» già de’ virtuofi, che colla
meditazion della Morte ogni fpecie, ed
ogni amore del prefente fecolo deporto, vivaci
idee, e acccrt affetti nudrifeono dell’
invirtbile Mondo; dato dico, c noiu conceduto, che così dea la cofa,
come canta Lucrezio; giuda i noftri
principi rifpondiamo brevemente, che
quel do* lore e* non è della pura
intelligenza, ne dell’ Anima fola; ma
bene è del fcnfo impuro dalla unione
delle due nature rifultante: ed è dell’
Uomo per quella unione medefima
codituito. Il qual fenfo, coll’ Uomo., eder mortale, fol viene a concludere 1’argomento.
Al che Soluzione possiamo accomodare l’acutezza di Lattanzio col dire, che
finche 1’ Uomo vi mrgonunto. ve, quando
l’Anima è ancora nel corpo congiunta, c’ non è tempo di dover ella fentirc la fua liberazione; anzi
più tolto i languori, e le corruzioni
corporali di quegli ultimi momenti le convien fofFerirc: e quando I’Uomo è già,
morto, e’ non è tempo allora di poter
fignilicare il fuo fenlò. Sicché Lucrezio da ogni parte ingannato fi mife a dire: Db. Uh quod fi immortali nofira fcret mens,
* Non lavi f e morlens dijjolvi
conquereretur : Sed mogis ire f mas,
vcfiemque relinquere, ut anguis,
Gaudenti frtlonga fenrx aut ccrma cervus. fi 7 " : W Con quella ftiedefima
riTpofta, la vanità deirargomenro, che a’recitati ver- Dtmde c ! mo. li immediatamente va innanzi, li dimo-
fuafoivzione. {Ira ancora. Dove dice, che 1’Uomo in morendo, non lo fceveramento dell’Anima, ma
il diftruggimento (ente, ed avverte :1*
Anima non da un luogo all* altro del
corpo intera trapalare, ma_, nel Tuo
proprio luogo, come ogni altra parte
infievolire, e mancar lente appoco, appoco. Perciocché è da dire, che ** l’Uomo è quello che muore; e di quel- '' la vita, e di quei fenfo, che dalle due nature rilulta, e’puo efifer vero quel
che e’ dice fentirfi, ed avvertirli in
quel punto; donde il patimento, c ’l
mancamento, c la mortalità dell’anima pura, e
del fenfo, o intelligenza pura, che niente di quello foflFrono, e niente fentono,o avvertono, non dcefi a niun patto
argomentare. Finché 1’ Uomo vive, e finche l’Anima è col corpo congiunta,
il fenfo proprio dell’ Uomo, e la vita
propria dell’ Uomo per legge di unione è
fol operante. E quivi lono i mancamenti, e i profitti : e in quella parte, di quella fono i fenfi, e l’ avvertenze, -«4 C c che fi fentono, o avvertono. Se
più rodo coll’ allegata acutezza di
Lattanzio, che propriamente contro a quello argomento ritrovò quel nobile
autore, non fi vuol far difefa; che ben_
può Ilare. Sciolti a quello modo
tutti gli argomenti Lucreziani, perocché alcuni piti minuti, e leggieri, che o fono eftcnfioni,o
particolareggiamenti de* più prinf en f° cipali; o in qualunque maniera a
quelli JSf/. I* 1 rapportano; ed altri,che
ad altro fc-, gno mirano, che al punto dell* Immortalità, inutile, e nojofa
opera farebbe a volergli perseguire
partita mente; fciolti, dico, gli argomenti, e fatte le dimollrazioni dell’
immortai natura dell’Anima dell* Uomo, niente rimane, perchè non Ita terminata la prò polla Di Sputa. Ma tuttavia del fenfo degli Animali bruti conviene foggiugnervi un brieve ragionamento, per placare ogni Sollecitudine,
ed affanno degl* ingegni vacillanti, edubitoli. Imperocché dalla comune, c
volgare openione nafeene-, pure un
molefto argomento, o fofpicamento in contrario. Concioflìachè la cognizione,
che nella via del hlofohco
inveftigamento fola ne fa lume nel ricercare l’immaterialità, e 1*
immortalità dell’ Anima umana; comunque, e
qualunque a gli animali bruti li conceda; non pare, che in quel cammino
poffa edere così ficura,e così fida feorta,
come ella è in effetti. E adunque con
ogni fludio da dimoftrare la fallita di
quella ftolta openione:'il che altra via
tenendo da quella, che finora han tenuta i moderni Fifiologi, con altri
argomenti, *col favor di Dio, faremo
fpeditamente. E’pare, che i
difenfori dell’Immortalità dell’Anima
ragionevole, ogni cognizione debbano
difdire a’ Bruti; ovvero colla
cognizione conceder loro i’immarerialità, e l’ immortalità parimente.
Perciocché dal dover 1’Anima ragionevole»,
effere immateriale, ed immortale, perche
è di cognizione dotata, tanto può conchiuderfi, che i bruti, perchè e’
non», fieno immateriali, debbano edere
di cognizione privi; quanto che i bruti eziandio abbiano ad edere immateriali,
perchè abbiano cognizione. Siccome gli
C c 2 EpiL’ opinion volgare dit/
avori /’ Immortaliti dell" Anima-» delf Uomo
Epicurei, i quali tcgnono,che l’Animo
umano fi a materiale, non poflono, a mio giudizio, a’ bruti non donare
alcuna Torta di cognizione: ne’ quali da una
parte veggono ordinate operazioni; ed
a* quali dall’ altra non fi può negare—
qualunque più pregevole condizione, o
fpezie di materia. Ma con tutto ciò, come potrebbe agli Epicurei venir
voglia di negare ogni cognizione a’
bruti, con dividere dal fenfo cieco la
cognizione -, c l’uno ad una fpezie di
materia, e l’altro ad altra fpezie aflegnare; e lafciata l’inferior materia fenfuale a’ bruti, la miglior parte all’ Animo dell’ Uomo riferbarejcosì
de’partiggiani dell’Immortalità, una parte fi fon voluti lafciar condurre a
concedere a’bruti cognizione, con
diftinguere più maniere di cognizioni: e
quelle così diftinte, come loro è paruto,tra l’ immateriale, e la
material natura, tra gli Uomini, e le beftie compartire. Onde non c da reftarfi
in quel -folo argomento, il quale
nondimeno noi tratteremo a fuo tempo; ma
fa di meftieri di una intera deputazione. In così fconcia openione, e come
farem vedere dcre dappoi, a gli Uomini,
ed al fommo Dio ingiuriofa, più per
forza di pregiudizi 1 che per niun valevole argomento fono eglino caduti. Nella qual preoccupazione
nondimeno, c dalla quale», pofcia e’ fon
giri raccogliendo degli argomenti : o più torto le preoccupazioni, o i
pregiudizi mcdefimi han fatto contro al
vero, arme di argomenti. Or per
cominciare, ognun fa che 1* ingan-. no
de Volgari e non e altro, che que- de'isolg*
fto.Le operazioni animalefche fono elleno certamente diritte, e regolate
cotanto, che il naturai diritto monaftico,
quanto loro conviene, adempiono interamente: ed al focicvole
domeftico,ed infino al politico ancora
in alcune fpezie pervengono: lafciando ftarc mille», varj particolari ingegni di operazioni in quelli, e quelli animali, che fanno le
maraviglie del volgo. Adunque per quel
veriflimo principio, che ogni
ragionevole azione dee da ragionevole principio provenire; tantofto
fenza», niuna difamina, a quelle cotali
operazioni interno principio di cognizione»,
hanno eglino attribuito. E ficcome que-fio lo pregiudizio è di fuori venuto dalle cofej così dall’altra banda, da eflo Uomo, e
dalla di lui natura, e fua maniera di operare un’ altro n’ è Torto nientemeno
del primiero faftidiofo. Giacché il
fenfo a’ bruti in ogni modo fi deeconcedere, e’1 fenfo proprio dell’ Uomo nella
cofcienza di ognuno fi dimoflra edere di cognizione illudrato jquin. di eglino,
che’l fenfo altresì degli ani• mali di alcuna cognizione fornito etter debba, han creduto. Per parlar prima di quello fecondo pregiudizio, che hanno i
Volgari in conto di gagliardo argomento, e che del primo può di leggieri più
prettamente fpedirfi; batta ricordare, che alla coftituzione dell’Uomo due
diverfe nature concorrono. Per la qual
cagione, come delle due foftanze un folo ettere, che è 1 etter proprio
dell’Uomo rifulta ;così parimente de’
due generi di operazioni, che a quei
diverfi principi rifpondono, un folo
operare, che è il proprio operar dell’
Uomo di amendue quelle proprietà dotato, dee provenire : ciò che in
più luoghi di quella Difputa, e nella soluzione
degli ultimi argomenti abbiamdimoflrato. Donde, che ’l fcnfo dell’uomo e’ non
Ha Tempi ice, e puro Tento; e che la
cognizion del medctìmo non pura, e Tcmplice cognizione ella ila; ma che quello con alcuna luce di cognizione, e
quella con alcuno adombrameli-. to di
TenTo, efler debbano, argomentammo .Giuda quel noftro veriflimo diviTamento,
Ticcomc chi dalla cognizio- B contórni
ne dell’ Uomo inTcrir voletTe, che le jenfaiTf^fo cognizioni degli Tpiriti puri, Toflon elle
furo jènzj^ altresì commifte di TenTo,
per non po- f^orìtroije ter capire, che
cognizione Tenia ogni TenTo Ti poffa ritrovare, egli in grande errore fi abbaglierebbe r così parimente va
errato colui, che dal TenTo dell’uomo argomentando, il TenTo ancora delle bedie
voglia credere, che fia con cognizione congiunto, per non potere intendere,
come TenTo Tcevro di ogni cognizione
rinvenire fi potTi. Se nell’ Uomo Tolo
le due nature convcgnono infieme ad edere, ed operare: e ", fuori dell’ Uomo e’ non è altrove in altra
Tpezie sì fatto mefcolamento :e per
cotal cagione è nell’ Uomo il TeuTo mi do fio di cognizione, e la cognizione a_# rincontro è comporta di fenfo; e’ pare per
Dio una chiariflima evidenza, che fuori
dell’uomo, come cognizione non può
efferc fe non pura, fenza niuna nebbia fenfuale; così fenfo non pof• fa avervi
non del tutto cicco, fcnza ogni lucidezza di pognizione .Da tutto ciò chiaramente fi comprende, che.» quanto il fenfo limano agl’ inconfiderati c
occafion di errare, e di credere-, che il fenfo de’ bruti è a quello dell’uomo
fimigliante; tanto è chiaro argomento a’ più fenfati di tenere per fermo, che come la cognizione del genere puro
fpirituale, perchè non è cognizion di Uomo, non dee erter fenfuale : così il
fenfo del puro material genere, perchè
non è fenfo d’Uomo, non può erter
luminofo. Intorno a che egli è affai da
maravigliare,che i Volgari Peripatetici, ed i Cartefiani, fono i g iriejìa- eglino da una medertma cagione
ftari fofpinti in diverfe eftremità di erroiia vmcÀgton ri eftremamente
contrarj. Imperocché medejìtna fi - gjj
un j jC gjj a |tri fedotti dal fenfo urna trarfinorT. no, credendo non mai
poterli fenfo da cognizion feparareji primi per non torre il fenfo a’bruti, la
cognizione ancora 1’han conceduta : e i
fecondi per non donare a’ bruti
cognizione, il fenfo ancora P han tolto. Le quali eftremc openioni noi
ugualmente falfe riputando, liam venuti
a quello, di dover feparare quelle due facoltà, per lafciare a’bruti il fenfo
folo, ed alle pure immateriali Portanze la fola cognizione. E tanto balli aver detto di quello fecondo
pregiudizio, per torgli ogni forza, non folo di argomento per convincere,
ma_. ancora ogn’ illulìone di
pregiudizio per preoccupare. Ma quel
primo ha egli per le menti degl’uomini
fparfe tenebre più denfe, e più univerfali :che dicemmo già eflcr nato dal
vedere gli Animali bruti, diritte, e
regolate, ragionevoli operazioni
produrre ogni ora. E intorno a quello,
onde, come fopra abbiam notato, falli
ancora il principale argomento loro, dee
rutta la feguente Difputa aggirarli, in
dimoftrando,che altra cagione vi lia del diritto, e ragionevole operare de’
bruti, che quella delP interna
cognizione. B . D d pri no Epicurei Jo- bachè la Mente, e la Materia
colle iomigliante. ft anzc>c co’modi loro nell’Uomo convenendo abbian gli
Epicurei medi in confusone; per modo che eglino la_> Natura immateriale, che è il principio intelligente, annullando, han l’anima dell’uomo tra le pure materiali fpczie annoverata: e i modi mentali, e i modi, e
foftanze della materia, negli animali bruti avvenendo, abbian confufi i Volgari; (ìcchè fpiritualizzata, diciam così, la materia, V Anima delle beftie nel ruolo han meflfa delle foltanze
cognofeitive. Perchè nell’Uomo, da una
parte la fola materia è al fenfo riguardevole; c dall’ altra le mentali
operazioni,che ficemorrfi n'dta' cofciùiiza,Co’
modi, e moti materiali, e loro vicende, e variazioni procedono; i
fenfuah Epicurei -han creduto, che la
Materia a tanta finezza, e attività,e
ingegno pervenga, che poffa ella efler principio dell’ umane cognizioni. B i Volgari, negli
animali bruti, perchè la materia de’modi 4 prima è bello il vedere, che 1’inganno L 1 instino j c ’ volgari Peripatetici è a
quello dede luefloVeJi gh Epicurei aliai fimigliante. Conciof 2ii modi dell’arte, e della feienza mentale
ornata, cd ordinata, veggon produrre ragionevoli opere da una parte: e, dall’ altra al Colo uomo, come è dovere,
concedono immatcrial principio intelligente: fono eglino perfuafi,che la materia porta in alcun modo e/Tcre principio
di alcuna cognizione. Nella qual cofai
Volgari per certo più bruttamente errano di coloro. Imperocché gli Epicurci,
negata una volta la natura^ immateriale,
che è tutto il loro errore, concordan
poi con feco rteflì, e giuda i proprj
principi da prima preferitti, profeguono
a dire, quanto poi affermano appreso dell’Anima dell’Uomo. Ma i Volgari da’ loro principi ben lungi fi dipartono, c apertamente fi contradicono:
quando, concedo che. vi fia natura immateriale, c nell’ crter principio di cognizione la colei eflTenza riporta; pure ne’bruti alcuna cognizione poi donano
alla materiale per colorir Tinca danza,
e mitigar la contradizione; nuove fpezie di nature immateriali, e nuove fpezie
di cognizione a capriccio poi fingono. Dalla
qual cola il comune aiv D d 2 gogomcnro
è tratto di coloro, che niega-, no a’ bruti ogni qualunque cognizione: il quale argomento allegheremo noi pofcia, fé
avremo tempo, e luogo opportuno di farlo. Ora alcune più rimote, e più geneil fenfo i
ra jj confiderazioni ci deono condurre
uniforme, a quelle f che piu vicine tono, e pra proprie del propofito noftro E in ogni modo in primo luogo fi dee efplicare, come il fenfo, o natura fenfuale è una, ed uniforme, che tutte le maniere, e, forme delie fenfazioni in quella unità, ed uniformità comprende : che medesimamente è
il fuo edere ampio, ed universale, qual’ è, ed efler dee ogni altra natura comunella qual verità bene intefa, non
fi può dire quanta luce fia per arrecare
a quella ofcuriflima quiftione. •Adunque
fiocone la cognizione, o ragione, o natura ragionevole tutte guife, e tutte le forme di ragionare 'in una uniforme unita, ed univerfalità contiene,
infino a perfetta luminofa Scienza, arte, e legge ragionevole; così al termine di perfetta material feienzà, irte, e legge fenfuale*, da fimigliante • w « v principio uno, uniforme, e univerfaie
il ienfo eziandio fi conduce. Alle quali
due nature giacché con Peripatetici, e non già con L’ORTO ora deputiamo,
dobbiamo aggiugnere la natura
intelligente; quelle tre nature a quello modo ordinando. Che la pura
Intelligente nella fua immobile uniforme s!
unirà, tutte le intellezioni di tutti gl’uè intelligibili accolga fenza
vicende, e Nature, /«lenza variazioni: c che l’impuro Senfo ^onroole^e tutte le fue proprie varietà di fentire,
Scnfualt. in una mobile, e divifibile
unità con moti, e modi con perpetuo flufio varianti, debba contenere : E la
natura ragionevole polla in mezzo al
fenfo, ed alla intelligenza, moti
fenfibili, e lumi intelligenti inficmc
congiugnendo tutte le fue particolarità Umilmente in fe aduni, fino al fine di perfetta feienza, legge, ed arte ragionevole. Sicché 1*
Intelligenza fia ciò che ella è, fenza millura di fenfo ^ il Senfo fia il fuo
proprio edere, fenza ogni luce d’ intelligenza : e la Ragione così abbia le
fue proprietà, che mefcoli infieme col
torbido fenfua le, il chiaro dell’ intelligenza. Due fonimi
generi, P uno dell ’ effere terilene feltro dell' ejjer
immagine reale, che non è propriamenove fi ritruo- f c quella, o quella
fpezie particolare. v ’-> ed mela
Così flando elleno quelle cofc, ad in- '
ìarila >. aiUC0 ' tcllerti metafifici cotanto chiare, quanto più non
fi può dire, P Intelligenza ( la
Ragione, e ’l Senfo fono ciafcuna una
unità uniforme, efprelfiva, e raflomi• gliativa di quell’ elfere, ed a
quel modo, eh’ è a fe convenevole. L’ Intelligenza è un Siiiogifmo già perfetto,che con totale penetrazione, e con cccelfiva
chiarezza comprende Puniverfo effere intelligente lenza ombre, e lenza vicende. La Ragione, o cognizione umana non è
ella altro, che un argomcnto: cioè una poterti, o facilità, per co- * sì dire, di rtllogizzare, che tutto
l’ertere ragionevole va a conchiudere
con vicende, ed ombre. Secondo che noi nella noftra metafilica abbiamo
rtabilito, la ragione dell* Uomo, ella
non in altro modo giugne a conofcere gli
obbietti, che argomentando dalle minute,
e rozze loro fimilitudini; ed indi le intere,
e più perfette immagini riproducendo,
ed efplicando. Ella adunque ertendo coterto Colo crtere di argomento,
che è erte-. Cfme r/tm re ideale, ed
efprertivo, uno, unifor- e£?mto“ emme, penetrevole, uni verfale: viene con ten
£ a tutt^ ciò a potere efprimer tutte le
differenze, e forme ragionevoli, una rimanendo, ind irti nra, indivifa, con
quell’ una unità efprefliva,
argomentativa. La Ragione, tutto ciò che le rt apprefenta con argomento in fc
raccogliendo, e fe medefima, c ’l fuo
fenCo, e le fue percezioni, e
cogitazioni penetrando, c includendo,
tutto il novero apprende. delle forme,
che T appartengono. Così il fcnfo,col
contatto, e col conciglio, Comelffene confenfo della più fin 3,e più
valente E e porzione della materia in
quel modo r che noi già dichiarammo,
divenuta penetrevole, le azioni, e le significazioni de’ fcnfibili obbietti, ed eziandio
degl’ interni appetiti con incredibile
agevolezza, e virtù raflbmiglia : ed iniicme
per adattati canali, con abili dromenti
produce operazioni ad ogn’ interna-, r
ed edema lignificazione corrifpondenti. il Senfo è Egli è il fenfo come un materiale
argoargomento* mento; cioè una elprelhone, e riproduzione, con che la più
virtuofa parte del1* •. la materia raccoglie in fé tutte le particolari,
minute, ed imperfette lignificazioni, ed azioni materiali .. A llmiglianza della natura intelligente, e della
ragionevole alTai più, il lenfo ancor efìfo è una efprefliva ideale unità materiale, uniforme,
ed universale: e cotale ella effetido, le varie maniere dell* edere Tenibile
dee tutte produrre, fino a poter
pervenire a perfetta faenza, legge, ed
arte fenfuale. L’intelligenza ella è purgata da ogni grettezza, e
impurità^, ed c libera da ogni mutamento,
di pure t e lucide notizie conteda in
una amplif^ ->•*«* •; • - ima *
S*V-'VT et ♦ {ima faenza deli’ ogni effere intelligibile. Il fenfo è
impuro, variabile, tcnebrofoj e nondimeno con cieche idee, e combinazioni, e fillogifmi conchiude Tumverfa materiale erprclfione, e produzione
d’ ogni fenfibile obbietto. La
cognizione, o ragione di fenfo commifta, e di lume d’ intelligenza,
per convenienti idee, e componimenti,
e per fillogifmi fi raccoglie in una
ben ampia fcienza lucida argomentativa. Siccome la fcienza ragionevole è penetrabile,
e inclufiva per interne comunicazioni, e produzioni; così il fenfo egli è a fuo modo pur penetrevole, e inclufivo per finezza, ed agevolezza di materie, e moti. La fcienza ella è un* ampia forma univerlale del vero ragionevole,
piena, e feconda delle ragionevoli forme, fino alle più particolari, ed eftreme : c’1 fenfo è umvcrfal forma del
vero fcnfibile, con ferie di limili forme fubordinate, potente a produrre tutte
le guife delle fenfibili ope- H && è
razioni. Il femo e della corporal natu- cieca-. ra come una fcienza cieca : come la_-
•frtowdcofcienza è della natura incorporale, per fumìmfo. E c 2 Così dire, un fenfo luminofo.
Poflfono adunque i Volgari Filofofanti
fé non-, credere, fofpicare almeno,
chele infinite combinazioni, e fillogifmi ciechi de’ principi, o elementi, onde il fenfo è coftituito, vaglion di per fe foli, fenza
niun lume di cognizione a produrre tutte
le ordinate azioni fignificati ve, ed
operative degli Animali. Cotefte-, '; r
v tre Nature, ciafcuna di per fe feparatamentc nel fuo proprio regno,
hanno elleno perfetti principi operanti.
Ne all* intelligenza e* fa uopo ne de’
procedi della ragione, ne delle macchinazioni del fenfo. Ne il fenfo, o
degli {labili comprendimenti dell*
intelligenza, o delle lucide argomentazioni della ragione abbifogna. Ma nell* Uomo, nel qual folo due nature convengono, fenfo, cd intelligenza e*fi mefcolano infteme
: e come le turbolenze fcnfuali
^rToffufeano la luce della cognizione; cofienìt la cali- sì i chiarori
ragionevoli illuflrano la«. frJIAZ
caligine del fenfo. dell' intelii- Cosi
dette quelle cofe, più per afteret enza • ger loro il malnato pregiudizio,
che per convincergli del tutto j
rivolgiamo ' ‘ ormai il fermone a
quelle, che maggior forza di argomento
ne pare che debbano avere. Benché ne il pregiudizio e* v ’. V * •. fi è potuto combatterete non in alcun ' modo argomentando; ne argomento niuno fi potrebbe adoperare, fé non in qualche maniera contro al pregiudizio combattendo; ne altronde parmi po % ter meglio cominciar quella parte, che dalla famofa definizione Ariftotelica^ della Natura, la quale i Volgari di lui 'feguaci malamente interpetrando,
difcreditano; e i meno feorti moderni
affatto non intendendo, deridono. Perciocché il fecrcto di quella
mifleriofa_, definizione difeoperto,
tutta affatto diffiderà la nebbia del Volgare abbacinamento. Lafciata Ilare
ogni altra cofa, che dir fi potrebbe,
per efplicar quel-, la definizione, che
qui non è uopo; io \ à d'^nìziow porto
ferma openione,che quel Filofo- Arìj tot elicne
fo, quando e’ diffe, la natura effier prin- u 1 A cipio di moto, e di quiete; che egli, * allora intefe infinuarne di più la comu-
— nicazione, e la diftinzionc, che
infic- ^ mementc la Natura ha colla
Scienza, e coir arte. Sono certamente
Natura, Scierà Scienza, ed Arre tre primarj principi, natura - j c h e ogni genere di forme
compiono Jnejcnò t, e 1* univerlità
delle cofe. La Natura mol?' n yù.i timi vendo, o producendo : che
produzioL-nivirjo c moto £ C omc più giù dimoftrere mo)fonó una medefima cofa.
L’Arte componendo, e formando; e la
Scienza penetrando, e intendendo. La Scienza generalmente confiderata, altro
non è ella che principio di cognizione:
ficcorae 1’ Arre pur prefa in generale, e*
non è che principio di formazione. La
Natura, ne di formazione come l’ Arte, ne di cognizione come la
Scienza; y mafoldi moto, e di quiete e
principio. Quella diftinzione di quelli
tre principj additar volle il Filofofo in quella fua diffinizione con ifceverar l’Idea, e ‘ l’elTenza della Natura dall’ idee, ed
ef viV'X fenze della fcienza,c dell’
Arte; e con rillringerla alla lua
determinata proprietà. Ma fono nulladimanco quei princiComunìone di pj tra loro
inficme comunicanti, cofueì trefrìn* mG dalla defìnizion medefima è facile c ' iJ ' argomentare. Perciocché, nc l’Arte
e’ può di niuna formazione elTer
principio; nc la Scienza di cognizione senza virrìi di produrre, che e la
Naturar e Icambicvolmente nella Natura è
inficine Ja feienza, e 1* Arre; perchè a_,
niun patto c’ porrebbe la Natura cfler principia di produzione senza
idea, e regola, e modo di produrre; il
che è cfler Scienza, ed Arte. Quanto è
imponibile, che v’abbia alcun producimene di cognizioni foie n tifi che r e
di forme artificiose senza potere di
produrre: altrettanto potere, o virtù ninna e’ non può eflervi senza modo,
o regola di produzione. La scienza, l’arte
senza virtù di produzione farebbono (lenii r ed infruttuose per impotenza, e si
rimarrebbono in una ofeura, e tenue generalità di sapere. E la Natura senza via, e regola, farebbe, per tumulto, e difordine di parti, e di moti ancor ella infeconda, e rollerebbe in
una fparuta, e informe comunità d’edere.
Tanto la scienza, e 1’arte; quanto la
Natura, come è ben uopo t hann’elleno
potenza, ed atto, de’quali come di due necessarj principj si compiono. La
potenza dell’arte, e della scienza è la virtù producente; 1’idea T o for
V i*. o forma, o regola è il di
loro atto. Per contrario la forma, o regola, o idea è la potenza della natura; e’1 suo atto è la virtù produttiva, L’atto proprio 'QuùIJùl^ d e i| a scienza è la potenza della
Natu f unita della K Natura qua- ra : e 1 atto proprio della natura e la le de
! i,i s I icn potenza della scienza, e dell’arte». ili /f | • r • con bel
reciproco lovvenimcnto j soccorso. La regola, o idea ella è l’unità della natura;
la qual fottratra, difturbafi l’adunamento,
e’l consenso delle parti, e de’moti; onde la Natura in molte, e varie parti, e
in molti, e difeordanti mori fi frange fi difperde, che nulla producono. L’unità
della Scienza, e dell’Arte è egli il potere di Natura: il qual tolto, la
comunicazione, o inclusone s’interrompe: dal che 1’Arte, e la Scienza in molte,
e varie idee ^.cogitazioni fi fmhiuzza,
che nulla conoscono, ne formano. Ma
tuttavia. è da notare, che 1’edere, c’1 potere della Scienza,e
dell’Arte, quantunque egli è foftanzievole, e naturale, cfler dee nondimeno
inclusivo, penetrevole, e luminoso: che altrimcnte la scienza e l’arte con
edere, e con po vi 'l 1 za. ‘:\v j
xfcr ui, r*v.'
V 1 ,jr * tv*gj NpJ V S •'i *#•
La Scienti 'una N aura Aquella
fcientifiche, c quella artificiofe, con
edere, e con potere penetrevole, lucido,
inclufivo.E la Scienza coll’Arte, non vuota, vana, fpoflata, fantaftica; ma è
reale, vera, piena, collante, poderola,
per edere, c per potere di reale
follanzievole natura: nel che l’Eternità della Scienza, dell’ Arte, e della
Legge è locata : la qual cola, dopo
"lunghi contraili, e’ non han potuto nettamente difpiegare i
Volgari. E la Natura non è ella informe, irregolare^* difordinata; ma è formofa, ordinata, diritta, per idee, e regole di verace, e falda Scienza, ed Arte : nel che la
fempiternit'a dell’Universo è ripolla, che i filosofi del GIARDINO intendere
giammai non-, han voluto. Quel che al
prefente rileva è, che con quanto ho detto della.» • Natura, e degli àTtrf due principi,
io fon venuto a dimollrare, che le
ordinate, e ragionevoli operazioni della^
Natura particolare degli animali bruti,
come quelle della Natura univerfale,
deono poter provenire da principio interno di Scienza, ed Arte cicca. E
perchè il maravigliofo potere delle idee cieche, che alla Natura abbiamo
attribuite, finalmente tutti ricono- P!ìt fpezie lcano; egli è da notare, che oltre alle ^^
orme forme reali delle cofe, che già
fono in eletto, e fono a’fenfi nortri
manifefte, e vi ha altresì delle forme
ideali, checosì appelliamo, divife in tre diftinte • Jpezie, o più torto in tre ufficj
diverfi. Il primo egli è dell» ideali,
come lor dicefi plaftiche, dalle quali generalmente a formarli, ed efplicarfi
vegnono le reali. Quello genere è egli
principalmente riporto, e chiufo nel feno degli
elementi; onde nella prima origin loro, Erbe, e Piante, e Animali
ufeiron « fuori alla lucè : ed al
prefente ancora non di rado ne avvengono
novelle produzioni. E in fecondo luogo le medelime ideali, nelle fortanze delle
cofeper tutte le fpezie elle ferbanfi involte : donde ogni cofa può produrre il
lìmile, e propaginar la fua fpezie. Il fe.
condo genere è dell’ ideali, cui noi diciamo lignificati ve, che
fpiccanfi dagli r&jt obbietti, e a
rapprefentar vegnono a’ V Mainiiioltri lenii tante varietà di colori e di
rettrici f ono forme, quanti già ne
veggiamo. Il ter- tt Pi • Ffa zo, che fa
al propofito, è dell’ ideali direttrici fopra tutte 1’altre di fommo valore, e pregio, che il fovrano uffizio hanno elle di reggere i moti, e le operazioni.
La Natura di tutti e tre quei . ! generi d’ Idee eflfer dee fornita: del primo,
e fovrano delle direttrici; affinchè i
movimenti fieno regolati, profittevoli, e fruttuufi: del fecondo genere delle
plaftiche; affinchè le forme, o fpezie delle cole fieno durevoli, utili,
egradite : e in fine del terzo delle fignificative; per fomminiftrare al fenfo
acconce lignificazioni, ed efpreflìo ni, onde fi promuovano le operazioni, e
le comunicazioni delle particolari
nature infra di loro fi compiano. E
ritornando alle direttrici, è affai
ragionevole penfamento,che cotali Idee ne’ corpi Celcfti, e ne’ loro fiti, ed
afpetti, c movimenti fien ripofte. E non per altro, che per quelle tre Idee moderatrici è da credere, che il Mondo, magnimi-, KtlU Kd Animai fu da Platone appellato.
Nella tuv sensuale particolar Natura del
fenfo e’ ci ha ètuualapcr fut t; a perfezion della Natura Univer si 0 * natU
" fale *. Oltre al fommo potere, ed al perfetta fetro concilio de’ principi coll’ idec_, plaftiche, e fignificative, avvi ancora la
fovrana regola delle idee direttrici per Io governo della vira. La Natura
fenfuale ella è (opra tutte le corporali nature perfetta, e Copra tutte lì avanza ad imitare la Natura Univerfale:
ficcome l’uomo,’ nel quale tutto il
filloma del fenfo, fornito d’ ogni maniera dMdee, egli è oltre ciò
governato dall’ Idee lucide ragionevoli, Copra
tutte le terreftri foftanze rafTomiglia, 1’Univerfo me de fimo illudrato
dall’ intelligenza della Mente Unìverfale. Or
poiché è neccflario, che negli Animali
bruti vi fin (ufficiente provigione d’idee direttrici ben ordinate; per qual cagione e’
vi richieggono di vantaggio il
reggimento delle cognizioni ? Non fono forfè l’ Idee cieche direttrici
badevoli a moderare 1’ arruolo moto del feafo ; e fecondo i movimenti interni,
o fecondo l’eftcrne lignificazioni, non fono
elleno valevoli a produrre quelle, e
quelle ditcrminate operazioni ? Come potranno- le plaftiche idee diftribuixc il
chaos della Materia fcminale,, e-, reggerne i moti per generar erbe, ed alberi, ed artificiofiilìme forme di Animali
; e non varranno le direttrici a.
moderar l’azioni, e i moti fcnfuali per
confervare la vita^E egli per avvenrura il fatto della confervazione
della vimerzio tra ta P*u ingcgnofo, e piu artihciolo deljiicbe ? 7 e f° rrnaz
' one medefima ? Egli non ci
ideejìlnifi- ba tra quelle due fpezie d’ idee dieative. rettrici, e
plaftiche, somiglianza, e comunicazione,
e commerzio si fatto, che l’impreflìoni
talora delle plaftiche ' pervengon fino al fovrano feggio delle lignificazioni, e direzioni, e quivi figni’•
ficative, e direttive divegnono ; ed al lo ’ncontro le figure delle direttrici,
e lignificati ve difcendono giù al luogo
delle generazioni, e per così dire, plaftico
- w ingegno, e potere acquila no ? Siccome la mafia dellgk^a*e*i*,dà*i»m così,
genetliaca, è egli un indigefto, e confufo
chaos, e in certo modo indifferente, e
indeterminato, che'' nondimeno l’idea
plaftica diftingue, dirermina, e forma
fino a perfetta generazione; così il moto fenluale è propriamente
indeterminato, e indifferente, e come confufo, e indigesto chaos,che tuttavia l’idea
direttrice dee poter diftinguere, e formare
fino all* intero governo del vivere animalefco . Egli è fopra ogni altra
cofa da por mente, che il moto del fenfo
è della più preziofa.,e più agevole
materia; ed c il più vigorofo, ed efficace tra
tutti gli altri, Tempre pronto, e fpedito, ed operante: e che 1’ idee
direttrici del medefimo fenfo fono vivaci, ed
efprefle, e ben ordinate, e compiute ;
cioè per diftinta, e lunga ferie fono in
sì fatto modo compartite, che da certe più ampie, e generali, che in
una, prima, e principale, ampliffima, ed
unrverfaliffima idea fono accolte, tutte l’altre minori procedono; e quefte
medcfime infra di loro 1’une dall’altre, da
quella prima comuniffima idea fino all*
eftreme, e particolari ordinatamente dipendono . Òr egli efleiido nell’animale,
da una parte quel virruofo, e perpetuo, e univerfal movimento; e dall’altra
quel ben fornito, ed ordinato reggimento di efficaci idee ; qual’ altra 'cofa
fia uopo, perchè l’animale poffa^
agi’inrerni incitamenti del fuo corpo,
w ed agli efterni de’ corpi circoftanti regolare le operazioni, di che
la vita abbifogna ? Siccome fciocchiflìmo penfamento c* farebbe di chi alla
virtù feniuale, altra forza d’ altra potenza aggiugner volctfe, per muovere
l’animale ; cosi ugualmente, a mio giudizio,
vaneggiano coloro, che all* intera,
perfetta regola fcnfuale, altra regola
d’ altro ingegno vogliono fopra porre-.
JtJèZjòT* P er governarlo . Il fenfo è vigorofa virtù motrice, per idee
cieche direttrici, valevole a produrre
ordinate, e profittevoli operazioni . Quindi raccogliefi bene effer dovere, che 1’animai bruto, che è indocile, nafea addottrinato di quanto ha a fare per fua difefa : e per contrario l’nimai ragionevole, che è docile, imperito, ed indotto de’ Tuoi f affari e’ convien chfc nafea al mondo, Poiché ridec del Bruto e’ sono corpoTer qual
co- rali, e cieche ; deono elle con tutto
rottone- 1’ apparecchio della materia, c con tutvnie rufea in- to il
lavoro delle forme infiemementeT dotto,
effer trafmefTe per via di generazione:, Siccome l’ idee genetliache, di fimil
fat ta, tanto nell’Uomo quanto negli altri animali, non per difciplina fi
apprendono, ma bene per naturale operazione fi fommimftrano . E poiché
tutte.» ridee dell’ Uomo fono lucide,
elle di neceflìtà colia luce delia
cognizione, l’una dietro all’ altra, e dall’ altra l’una efplicandofi, crefcer deono a formare la feienza . Per rimontare ali’
altezza.» de’ primi principj, di che
largamente nella fuperior Difputa fi è
favellato, la. Mente è ella in fe, e con
fe medefima, ed è in fe, e con feco operante :
il perchè 1 ’ Uomo di Mente dotato,
a quella guifa operando,- fe medefimo
infegna o nella Mente univeraale, o
nella universal materia, da’particolari a gli universali, e da quelli a
quelli discorrendo; e in cotal modo arti
inventando, ed esplicando scienze, ed
iftorie teflendo . Ma il SenSo cicco materiale, da ogni altra coSa e in
Se, e per poco da Se fieflo diviSo, e
non può fermamente in Se, e con Se
operando come fa la ragione dell’uomo, insegnare Se medefimo : e perciò con
tutte 1’altre forme, ed operazioni, e
lavori materiali, unicamente per
gencrazio G gne efler dee formato, ed
idrutto . Erme derano b cn dj m olto i Volgari, che voogc,u ' gliono l’animale
addottrinato per quaErroredìal - lunque cognizione . Errano eziandio fan
mcdefima debbono immediatamente
procedere . Ed in ciò egli è ben latto
éeU’Vom* avvcrtire » che la Mente deli’ Uomo la Materia da una parte; e la Materia
univerfale- jeZnoUtrfn- ^ a ^ l{ d rr3
> cileno amenduc affettano il creato
. primato, e’1 principato dclfc cofe . La
Mente dell’ Uomo per 1’ indifiolubil
m ncflTo della penetrevole, e comuniche vole identità, per la quale in
alcun modo ella da fé procede, c in fé ritorna,
e in fé ripofa; avendo principio, mezzo, e fine infeparabilmente
connetti in una indivifibile, reale
unità; e per l a . quale è ancora a Tuo
modo proporzionevolmenro ampia, ed univcrfalc: e la materia per la fua ampiezza, ed univerfaliti,
onde ogni efifere del fuo genere abbraccia, c contiene ; cd onde in alcuna
gnifa, una, penetrevole, e comunicante f! fa vedere . Perciocché a fondare il fourano primato, e principi-
t to dell’ efifere, due cofe infieme
concorrono ; Luna è I* identità, che invincibilmente unifee tutta l’ettenza, o
foflanza, e tutta in ogni parte rendela a
-fé medefima infittente, e prefente: l’altra c l’ ampiezza, e
contenenzjuwrit'er fale, che ogni eflerc dentro di le di ogni genere largamente
comprendevi anzi primato, ed
univerfalità e’ paioli di eflerc una
medefima eflenza ; l’ univerfalità per
efler prima, e (buratta, ella è uopo, che all* ampiezza aggiunga r identità de’
principi ; che il tutto alle parti, e quello a quello infeparabilmente
connettendo, arrechi verace contenenza -
E così eziandio identità, c primato
pajono flmigliantemente una fola cola ;
ma e fa di meftieri, che l’identità, col neflo infolubile dell’essenza abbia
infleme la contenenza. ili ogni effere, per efler perfetta, prima, e poderofa,
e con perfezione, pienezza, e potenza
efler prima, e fourana . Orla Mente
deli’ Uomo per I* identità de* principi,
che feco adduce alcuna università : e la materia mondana per l’univerfalità,
che pare aver fe.co alcuna comunicazione, elle ambiscono il principato delle
cofe appreflo degli Uomini ftolti . Dal
che begli nella fisiologia Torta l’opinione dell’ eternità del mondo, e
quella dell’ autorità, e del potere
della Fortuna, ed ogni altra Scempiaggine, che fa produzione delle forme ideali, e reali, umane, e mondane fottragge all’ Idea divina : ed indi altrefi nell’Etica c egli
derivato il pregio del fallo, dell’ utilità,
e del piacere, che colle frodi, e colle
violenze introducono nelle Civili focietà la peftilenziofa Tirannide .
Ma l’una, e l’altra nell* intelligenza
de’ dotti da quelle alture nel più
infimo luogo, ciafcuna del fuo genere fono fiate ritrai te ; conciolfiachc la Mente dell* Uomo fenza la vera, e piena univerfal contenenza c
ella rifirctta, e circol’critta da ogni
lato, minuta, angufta, povera,ed
impotente, c di minute, c varianti, e
caliginose cogitazioni, e idee fol preveduta : Sebbene ella per forza
della r penetrevole identità, e lumi, e
Segni della Mente uTTiVeffale, e dalla
uni- . verfal materia ricevendo, può b.Z
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ft BMv *“v ji. ! 2 •” Sfe: .
yin. /S
' Ev* *> L^J
80KT9i fi.:- t- if ^ % Vi V,.
ingegno Mentale può ella,
forma, ed ordine, e bellezza, e forza
acquifere Così la Mente dell’ Uomo, 1*
uni verfai eflere e fapere, che è 1»
ogni eirere, c ogni fapere, fuori di fe
avendo ; e di la fatta accorra di edcr
ella piccioni porzione, e fottil produzione di
quell ampia umverfalità ; e la Materia
avendo fuori di fe ogn’ idea, che è ogni
ingegno, e forma, ed arte ; ben ella lì dimoia e/Tere una partecipazione,
ed un limuiacro delia verace prima
univerfal torma. Con che elleno, non già
il va- Doppio». no lantafima del loro
fa4fo pnncimrn «omento del che creano
nel fenfo degli ftolT; maj del vero
principato della fovrana Mente divina, doppio, rubufto,e luminofo argomento fom mi ni Arano; quella colla cognizione, e quella colla significazione :
quella col conokere, indiritta verso 1 ogni fapere, ed ogni elTere, onde procede; e quella col lignificare, additando
il medelimo ogni elTere, ed o",w,r, a. flf-ft V K Ve :
vacuità» e difordine e tumulto c deformità» e infermezza, cd ogni
inutilità, e danno sbandifee » bontà » pienezza, potere, Capere, e con erti
ogni frutto, ed ornamento Ceco arrecando da»#
una parte ; e dall* altra fe nell’ erbe, e nelle piante, negli animali » ed in ogni altra corporale fpezie, cogli occhi della
fronte e* fi. vede cotal perfetta cofpirazione, e comunione con tutte quelle
virtù, e bellezze: e nell’ Uomo particolarmente tutto il corpo organico
con ogni fila parte feorgefi ordinato
all* inveftigazionc, ed al profeguimcnto del
vero, c del bello» £ nell’ Univerfo altresì nel corfo regolato, e
collante » negli fplendor» della luce »
nel potere della formazione, c in quello
della firnificazione, nell* infinità delle forme reali, che opefàn ò*7'c felle ideali,
che lignificano, egli è apertiflima » e
lucididima cofpirazione, e comunione con
ogni bontà, e belleza,e utilità, e ubertà, e dilettamento; fe, dico,
tutto ciò è vero, come fermamente è ;
ficcome vedefi per quello dalle cofe
difcacciata ogni vacuità di edere, che è
il nulla; ed ogni difetto di configlio,
che è il cafojcosì con indicibil
chiarezza l’ogni comunione perfetta
della mente fcer-nefi ancor chiaramente significata. Di cotali comunicazioni, e significazioni, onde
è l’iomo d’ogn’ intorno cinto, e delle
interne comunioni, e significazioni del
proprio edere, e del proprio fapere,
egli è ccrtiflima produzione V Idea di
Dio,che il divagamento, e divi/ione de’
penfieri, e ’l tumulto, e lubricità degli affetti ofcurano, e cancellano fino all* infano Ateifmo, che come più fiate è per noi flato detto, è dpiù cupo.abbiL fo dell’umana ignoranza, Ora per rimetterci
in cammino, quello danno ancora inferifcono alla fcienza quei, che per 1 * ordinate operazioni degli Ani-
•' mali bruti, non contenti delle forme,
fue cegni o idee materiali direttrici,
di vantaggio ӣ> pjcurala vi
richieggono la cognizione : quella fffi^, az '° ne illuflre fignificazione divina della divina
autorità ofeurando non poco ; come fa altresì chiunque T idee direttrici dell* Univcrfo non riconofce . Perciocché le
forme direttrici, con più fretto, e più certo xommercio elleno fon ni H h 2 coll’• 4 * RJ *m._ l*E3
>, ^ « vP, sr &» l\r iSPIEjS
&, feAfl ». vv. .^•’MI j»4 V
>» . ”-fc> v : \
I ¥ ' j fi Si- „•
Sè?L"; i'r*:r'- fe V,*.
.•Q©:ii"e'1 ri*»' • ® ! «r* 51anino
a fvegliarvi le ufo, o cognizione ; ma
più tolto, che da un capo all’altro, non
in altra maniera qualunque modificazione fi diffonda, che per virtù della
penetrevole materia, fuccelfivamente d’ una in un’ altra parte di fpiriti, onde tutto il corpo abbondi, moltiplicata, e
propagata. Imperocché ficcome è il cielo
di aere, e d* etere ripieno, e di luce,
che da per tutto è in perpetuo atto, e moto ; così il corpo dell’animale della spiritosa
sostanza è tutto in ogni fua parte irraggiato, e con perenne vigorofo atto-, e
mo vimento operante. Il qual penfamento,(ee più acconcio a Spiegare la
maravigliofa comunicazione delle cognizioni de’ lenii, e degli affetti; e in
particolare il subito momentaneo contentò, con che l’imperio della volontà
fecondano i movimenti de* membri; ed all
1 incontro jfilg» incoi a’ sensi nelle membra fufeitati rifpon-
rjffondenzcu, dano i penfieri, e gli
affetti: e fe è egli più atto a fpiegare
la mirabil propagazione delle figure, de’ colori, e de’ tuoni in tante parti, e
in tanta diftanzaje iu ifpczieltà 1’
incredibile velocità del- mfe le illuminazioni,
e figurazioni della luce, che non fa la comun volgare ope- nione ; e* non dee già niuno offendere la novità delle cofe. A quella guifaor dimoslrata 1’origine, e la virtù, e le~, varie guise dell’operazioni ideali, noi fermamente abbiamo refa più accette- vole la fentenza, che per le fole idee direttrici, fenza niuna cognizione, si governi la vita degli animali bruti. Pure,
come per l’ ingegno, e lume delle idee
direttrici abbiam moflrato, poter la
materia avvicinar^ al fapere della
mente: così d T altra parte, alla potestà della mente medesima poter ella farfi
dapprefTo col vigore del moto, conviene
che dimoflriamo. E adunque uopo, che
ritorniamo all* definizione lizia del moto: la quale interamente fpianancknp'
vcrrenTo a conoscere da una parte 1’atto della mente, che c la cognizione; e dall’altro l’atto
della materia, che è il moto: e ’l potere deli’ una natura, e dell’altra; dell’uno, e dell’altro atto, che dirittamente
va a toccare il nodo di que* fla
difficile Quifiione. II moto, dice-u jquel FILOSOFO, egli è atro di ente
iiu. potenza, in quanto in potenza:
diffìnizione dcrifa c da moderni Filici, ma che in più, e diverse maniere
interpetrata, alti spro- fondi fenfi
difeopre, che la coloro leggerenza, o feempiaggine ravvi farvi non ha potuto. Noi l’ altre cofe, che potremmo
addurre, ad altro uoporiferva- te, due
fole ne feerremo, che a fu pe- rare la
malagevolezza, che abbiamo innanzi, crediamo
più opportune . Pri- Prima /*. 1^3, il
moto non è una particolare e r P e,raz 'mn*
diterminata mutazione a produrre- #£!%£.
quella, o quella diterminata cofa, che nizione * qualificando il subbietto, il termini, e ’l compia in alcun modo ; ma così ?gl.' £ ? tto » e c °sì ( diciam così)
attua il subbietto; che altro movendo
non li faccia, ed altro non fi polTa
dire, fe^ non che quello fi muova, e fi
muti ge- neralmente. Il moto e già non è
di quella fatta di modi, o qualità,
chc^ con qualificare, o modificare f
compia in elTere il corpo movente ; ma
egli avviene all’ente già perfetto, e
com- piuto, ed attuato con ogni atto, e
per- £ I i selezione, e compimento del
Tuo eflerè': il qual eflere perciò e*
non è in poten- za, che al moto foloy
cioè a mutazio- ne, e variazion
generale, che altroché mutazione, e
variazione e* non fia.On- de avviene
eziandio, che in qualunque modo, e
quantunque muovali il corpo, Tempre e’
rimanga libero, e fpedito, e in potenza
a muoverli più oltra in in- finito. La
mobilità adunque ella non è certa, e
diterminata potenza a quello, o quel
certo, e diterminato atto . Il di lei
atto non è tale, che così ne di- termini
Tinfinità, c T indifferenza ; che in
oltre altro atto, ed altra dttermina-
zione, e perfezione e’ non li abbia a»,
ricevere . La mobilità non h potenza à
produrre, o operare; non è a ricevere
nulla, o patire ; non è ne attuofa, ne
paziente mmi*— * tì iiffr» tua' bene ella è ima potenza generale, ordinata ad un generai atto, che attuandola; tuttavia nella fua capacità, o poffibilità ancor la (èrbf. Quello è egli effe re in
potèn- za, in quanto potenza; onde
Arinotele con profondo acume potè dire ciò
che dille del moto in quella dWfinizio-'
ne A* otete^tffa-cggn^ ìzrònKéT
Bà r » l tW l IH 1 ! g medefima
maravigliofe forze a conofce? re.
Imperocché fa Mente puo^lla a fd
medefima rivolta, fopra di fé ogni fu a
azione adoperare : ficco me fopra noi còti 1 altrettanti argom enti abbia m dimostra.’
> coniQqj^iioMjfrt( l pf73^5TPa Ja yacjjj.'
tà*#Plffipotenza della materia . Siccome
la cognizione, non come il moto della'
materia è atto di ente in potenzi, in
guanto potenza . La cognizione non è*
eftrinfcca, ma intrinfeca alla foftanza
mentale, e intrinfecamente la termina,
e compie ; eflfere, e forma, e perfezionò * in lei rifondendo. Da qucikTnfigne 4
differenza della mente, c della materia, della cognizione, e del moto e si viene con somma chiarezza a conoscere da una parte il sovrano edere della men-
cognizione te pura; e dall’altro,
l’infimo edere della Ù pura materia. Imperocché nella totale acuità, e
impotenza della materia e’ben li ravvifa la suggezione, la dipendenza, e lestremo bisogno, che ella ha di ede- re moda, variata, e figurata: e per conseguente
la Cua natura vuota di ogni potere, e d’ogni atto, e luce mentale. E nella virtù della mente, che ella ha di muovere, e for ma n e c ornare Ce fteC- fa, e’bene si riconosce la sovranltà, e l’indipcndcnza,
e la pienezza, e’1 potere di defima differenza s’intende ancora, che è il
proposto nostro, la natura del senso ragionevole dell’uomo, e la natura del senso
cieco animalesco: quella nella congiunzione di mente sostanziale, colla materia
formata; e quella nella comunicazione dell’ atto mentale alla materia ii forme. Ed ecco la natura sensuale, tutta con tutte le operazioni ragionevoli, espressa,
ed effigiata nella sola materia. Quando per virtù della mente pura e paffa nella materia 1’atto mentale dell’ogni
comunicazione arimmetica, geometrica, statica;-c-+ l arrcr tfelt ogni potere
del moto nella materia più fina, agevole, ed attuosa con perpetue circolazioni,
ed ordinate diftribuzioni,jcon principi,
progressi, e ritorni; e quello in fine dell’ogni formazione coll’ideali plastiche,
e della direzione, e jigiuficasioiie coll’ideali
direttrici significative. Ecco allora un
principio movente, ampio, pieno, perfetto, poderoso e fruttifero: onde
nella materia mondana è la direzione, e
significazione ne’ corpi celesti di giorni, mesi, e d’anni, e di ordinate stagioni,
e di altri più ampii, e più perfetti
periodi, ed è 1’ogni formazione, o
produzioo^di er- 1 f - ff dell’uomo, be, di piante, e d’animali, e di ogni
altra possibile spezie corporale . 11
qual principio è egli la natura universale. E nelle- u^'- matene particolari coslrutte, ed ordì- vt
rjÀlc. nate con quegl’ingegni, e fornita
di quelle virtù, e forme reali, ed ideali e’proviene, e la produzione, o
formazione de simili, e la significazione e direzione di tutte le ordinate
operazioni necessarie alla vita. 11 qual principio a suo modo capa- -^ rt
* ce, e potente, ed ordinato, c egli
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Rossi. Rossi. Keywords: implicature moderna, argumenti contro LUCREZIO (si
veda), Lucrezio, De rerum natura, animi degl’uomini, anime degl’uomini,
animo/anima, corpi degl’uomini, corpi degl’animali, degl’affetti degl’uomini,
il senso, il moto, i corpuscoli, ossessione con Lucrezio come filosofo romano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rossi” – The
Swimming-Pool Library.
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