Luigi Speranza -- Grice e Padoa:
ragione conversazionale, sillogistica, ed implicatura conversazionale – la
scuola di Venezia – filosofia ebrea -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia). Filosofo veneziano. Filosofo italiano. Alessandro Padoa Alessandro Padoa (Venezia,
14 ottobre 1868 – Genova, 25 novembre 1937) è stato un matematico
italiano. Biografia Figlio di Pellegrino
Padoa e Pasqua Levi, entrambi di origine ebraica, iscritto nel 1885 alla
facoltà di scienze dell'Università di Padova, dovette interrompere gli studi
per ragioni familiari, riprendendoli più tardi presso l'Università di Torino,
dove subì l'influsso di Peano e dove si laureò nel 1895 in matematica. La scelta degli studi logici gli ostacolò
tuttavia la carriera universitaria ed insegnò pertanto nelle scuole secondarie;
dal 1908 al 1935 si stabilì a Genova. Soltanto nel 1932 ottenne la libera
docenza in logica matematica; nel 1934 gli fu assegnato il premio della
Accademia dei Lincei. Ha fatto parte,
con Burali-Forti, Pieri, Vailati ed altri, della scuola italiana di logica
matematica, sorta nell'ultimo decennio del secolo XIX attorno a Giuseppe Peano.
Fin dalla tesi di laurea (dal titolo Di alcuni postulati della geometria
euclidea dati con la maggiore indipendenza possibile dell'intuizione) egli
dimostrò la sua predilezione per gli studi logici. A causa di incomprensioni
con il maestro Peano, due suoi importanti articoli del 1897, che anticipavano
argomenti trattati in seguito da studiosi stranieri, non vennero accettati per
la pubblicazione e sono stati editi solo nel 1968 a cura di A.
Giannatasio. I suoi principali
contributi risalgono al 1900, anno del Congresso Internazionale di Matematica e
di quello di Filosofia, tenutisi entrambi a Parigi. È meritevole di nota la sua
formulazione del cosiddetto metodo di Padoa per verificare l'irriducibilità del
numero dei termini primitivi di un sistema assiomatico in rapporto ai postulati
adottati. Voci correlate Formulario mathematico
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Italiana. Modifica su Wikidata Padoa, in Enciclopedia della Matematica,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2013. Modifica su Wikidata Clara Silvia
Roero, PADOA, Alessandro, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 80,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2014. Modifica su Wikidata (EN) Alessandro
Padoa, su MacTutor, University of St Andrews, Scotland. Modifica su Wikidata
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di Alessandro Padoa, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata
Biografia su Torino Scienza, su torinoscienza.it. Erika Luciano e Clara Silvia
Roero, La scuola di Giuseppe Peano (PDF), pp. 64-75. (ampia biografia e
bibliografia) Alessandro Padoa, in Biografie di matematici italiani, PRISTEM
(Università Bocconi) (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2009).
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Matematici italiani del XX secoloNati nel 1868Morti nel 1937Nati il 14
ottobreMorti il 25 novembreNati a VeneziaMorti a GenovaEbrei italiani[altre]Citato
da Vailati in connesione colla definizione per astrazione di Peano e Grassman (Ausdehnungslehre)
usata da Grice nel nuo metodo di psicologia razionale per la definizione
implicita de termini come ‘credenza’ o ‘volizione’ alla Ramsey. Estratto Italia
“ «tròta di tllosolla Nao-Soolastioa ftnno 4,' N.‘ UH*, Min 19U _ ., Agmrhù ( }
pasc- PA-I- (£=>*=>' r (fà %\ TORINO £ • Professore di matematica nel r.
istituto tecnico di Genova. Insegna a Genova. Analisi della sillogistica. Il
frequente rifiorire, in questa ed in altre riviste FILOSOFICHE, di dubbi e
persino di polemiche a proposito di sillogismi è indizio della scarsa
diffusione che hanno avuto sinora i risultati cui è pervenuta in questo campo
la logica matematica; la quale scarsa diffusione deve probabilmente attribuirsi
al nome di tale dottrina, che forse la fa ritenere PARTE della logica o, PEGGIO
ancora, qualche cosa di intermedio fra la logica e la matematica, mentre invece
essa è una estensione perfezionata di tutta la logica deduttiva tradizionale,
ed alla diffidenza o allo sgomento inspirati, in chi non ha dimestichezza con
le formole dai simboli ideo-grafici cui abitualmente si ricorre in tali studi.
Ma I RISULTATI CUI ACCENAVO SI POSSONO ESPRIMERE E INTENDERE BENISSIMO
SERVENDOSI DEL LINGUAGGIO ORDINARIO, come risulteià dalla lettura di questo saggio,
nel quale non presuppongo alcuna conoscenza nè di sillogistica nè di ideo-grafia
logica. Ci occuperemo di asserzioni aventi una delle quattro forme. Ogni x è un
y – Grice/Peano (x). Nessun x è un y. Qualche x è un y. Grice/Peano: (Ex). Qalche
x non è un y. Nelle applicazioni, al posto di ciascuna delle lettere x ed y si
dovrà mettere una parola od una frase che designi compietamente un gruppo
determinato; ad es., ordinatamente: ogni mammifero è un vertebrato, nessun
angolo ottuso è un angolo acuto, QUALCHE ITALIANO È UNO SCULTORE. Qualche
francese non è un pittore. Nella logica tradizionale e neo-tradizionale (Grice,
neo-traditionalists, informalists) tali asserzioni chiamansi giudizi e, secondo
la loro varia forma, vengon detti ordinatamente UNIVERSALI affermativi, universali
negativi, PARTICOLARI affermativi e particolari negativi, ovvero sono
brevemente contraddistinti con le vocali “A,” E, “I,” O. Si dice inoltre che x
ed y sono i TERMINI (soggeto, mezzo, predicato) di ciascuno di tali giudizi e
precisamente che x ne è IL SOGGETO ed y (“shaggy”)
ne è il PREDICATO. Ma noi non annetteremo alcuna importanza alla distinzione
dei giudizi in affermativi e negativi, considerandola una semplice
accidentalità linguistica. Infatti, SE y è un gruppo determinato e se y' è
l’insieme degl’individui che *non* appartengono ad y, allora anche y' è un
gruppo determinato ed y è l’insieme degli individui che non appartengono ad y'.
E perciò, il fatto che si sia provvisto anzitutto a dare un nome a questo o a
quello dei gruppi y e yl, obbligando poi a designar l’altro quale NEGAZIONE
[cf. Grice, “Negation and privation,” “Lectures on negation”] del primo, può
avere importanza nello studio della formazione e dell’espressione dei concetti,
ma non ne ha alcuna per la filosofia. Comunque. Nessun x è un y sol quando ogni
x è y'. Qualche x non è un y sol quando qualche x è un y'. Reciprocamente ogni
x è un y sol quando nessun x è un y'. Osserviamo inoltre che, nella seconda e
nella terza forma di giudizio, LA DISTINZIONE FRA SOGGETO E PREDICATO È UNA
SEMPLICE ACCIDENTALITÀ GRAMMATICALE (sintattica). Infatti, nessun x è un y sol
quando nessun y è un x. Qualche x è un y sol quando qualche y è un x. Riassumendo.
“A” (x) = ogni x è un y — nessun x è un y'. E = nessun x è un y = nessun y è un x = ogni x
è un y', I (Ex) = qualche x è un y = qualche y è un x, 0 = qualche x non è un y
= qualche x è un y’. Chiamasi sillogismo una proposizione nella quale, dati TRE
termini -- che la logica tradizionale chiama minore, medio, maggiore -- e
designa con le lettere S, M, P -- dato un giudizio tra — S38 — 7 ^ et é~— della
sillogistica. P ovvero tra P ed M (chiamato “premessa maggiore”) e dato M e . .
. trR g e( j m ovvero tra M ed S (chiamato “premessa “minore””) ™* si ASSERISCE
LEGITTIMAMENTE un giudizio tra S e P (chiamat °Si'badP quando il filosofo si
serve dei dati accennati per chiudere un sillogismo, non spetta a lui decidere
se ciascuno dei tre termini designi un gruppo determinato, nè se ciascuna delle
premesse sia vera; NÈ egli – il filosofo, qua profferente – ASSERISCE CHE la
conclusione è vera. Egli – il filosofo, qua profferente -- di ciò solo si rende
garante, CHE, SE le premesse sono entrambe vere (il che presuppone che i
termini siano determinati ALMENO QUANTO BASTA PERCHÈ HA SENSO IL DIR VERE LE
PREMESSE, la conclusione DEVE esser vera. E perciò, premesse e conclusione
formano un tutto inscindibile, cioè UNA SOLA PROPOSIZIONE -- in senso semantico
e non meramente grammaticale, o sintattico. La logica tradizionale distingue
quattro figure di secondo l’ufficio di M. M è soggetto rispetto a P e predicato rispetto
ad S; M è sempre predicato; M è sempre soggetto; e M è predicato rispetto a P e
soggetto rispetto ad S. In ciascuna figura distingue vari MODI, secondo la
forma dei tre giudizi. I modi contraddistingue con nomi mnemonici in ciascuno
dei quali entrano appunto tre delle vocali A, E, I, o O per designare ORDINATAMENTE
la FORMA della premessa maggiore, della premessa minore e della conclusione. I
modi della prima figura sono 4, della seconda 4, della terza 6, della quarta 5.
In tutto 19. Ma qui ci proponiamo di eliminare i modi illegittimi -- nei quali
cioè la conclusione non è conseguenza necessaria delle premesse -- e quelli che
sono vane ripetizioni di modi già considerati -- che cioè si possono ricavare
da modi già considerati ricorrendo soltanto alle trasformazioni di giudizi, le
quali sono sempre LECITE INDIPENDENTEMENTE DAL SIGNIFICATO DEI SINGOLI TERMINI
(“pirots karulise elatically; therefore, pirots karulise”) o cambiando l’ordine
delle premesse o cambiando il modo di designare i termini, mantenendoli però
fra loro distinti. Possiamo osservare che la distinzione delle figure è accidentale
nei casi in cui è accidentale quella fra soggetto e predicato di uno stesso
giudizio. Per rendere [Pietro Ispanico, pontifce a Roma sotto il nome di
Giovanni XXI sillogis:] questo più chiaro: ciascun modo è enunciato nella sua
figura, adottando, corrispondentemente a ciascuna vocale, la prima delle forme
di giudizio. Il sillogismo in BARBARA della FIGVRA I è. SE ogni M[ezzo] è un P[redicato]
ed ogni S[oggeto] è un M[ezzo], ogni S[oggeto] è un P[redicato. Cambiandovi P
in P', esso diviene. Se ogni M è un P' ed ogni S è un M, ogni S è un P'; ovvero, il CELARENT della FIGVRA I. SE nessun
M è un P ed ogni S è un M, nessun S è un P; ovvero, il CESARE della seconda. SE
nessun P è un M ed ogni S è un M, nessun S è un P. Dal Celarent, scambiandovi
le premesse ed in esse P ed S, senza farlo nella conclusione, si ottiene il
CAMESTRES della seconda. SE ogni P è un M e nessun S è un M, nessun S è P -- da
cui, trasformando la seconda premessa, il CAMENES della quarta. SE gni P è un M
e nessun M è un S, nessun S è un P. Il sillogismo in DARII della prima figura è.
SE ogni M è un P e qualche S è un M, qualche S è un P. Trasformandovi la
seconda premessa, esso diviene il DATISI della terza. SE ogni M è un P e
qualche M è un S, qualche S è un P. Cambiando in entrambi P in P', se ne ricava
il FERIO della prima. SE nessun M è un P e qualche S è un M, qualche S non è un
P, ed il FERISON della terza. SE nessun M è un P e qualche M è un S, qualche S
non è un P. Dal Ferio, trasformando la prima premessa, si ottiene il FESTINO
della seconda. SE nessun P è un M e qualche S è un M, qualche S non è un P. Da
cui, trasformando la seconda premessa, il FRESINON della quarta. SE nessun P è
un M e qualche M è un S, qualche S non è un P. Dal Darii, scambiandovi le
premesse ed in esse P ed S, senza farlo nella conclusione, si ottiene il
DIMARIS della quarta. SE qualche P è un M ed ogni M è un S, qualche S è un P. Da
cui, trasformando la prima premessa, il DISAMIS della terza. SE qualche M è un
P ed ogni M è un S, qualche S è un P. Da cui, cambiando P in P' e trasformando,
si ottiene il BOCARDO della terza. SE qualche M non è un P ed ogni M è un S,
qualche S non è un P. Dal Festino, cambiando M in M' e trasformando, si ha il
BAROCO della seconda. SE ogni P è uu M e qualche S non è un M, qualche S non è
un P. Il sillogismo in DARAPTI della terza figura è. SE ogni M è un P ed ogni M
è uu S, qualche S è un P. Cambiandovi P in P' e trasformando, si ha il FELAPTON
della terza. SE nessun M è un P ed ogni M è un S, qualche S non e un P. Da cui,
trasformando la prima premessa, il FESAPO della quarta. SE nessun P è un M ed
ogni M è un S, qualche S non è un P. Infine, il BRAMANTIP della quarta figura è.
SE ogni P è un M ed ogni M è un S, qualche S è un P. Così i 19 MODI si riducono
a 4. Cioè, in Barbara e in Darii della prima figura, in Darapti della terza, e
in Bramantip della quarta. Ma i due ultimi sono ILLEGITIMI. Un termine [o
PREDICATO] può essere NULLO [Grice, the empty set], tale cioè che nessun
individuo appartenga ad esso, e ciò può accadere in due maniere. O perchè ad
esso vengono attribuite DUE proprietà formalmente INCOMPATIBILI --- ad es.
l’insieme dei numeri MAGGIORI E NON MAGGIORI di 5. O perchè ad esso vengono
attribuite due proprietà *realmente* INCOMPATIBILI; ad es.: l’insieme dei
numeri MAGGIORE E MINORI di 5. La prima incompatibilità (MAGGIORE E NON
MAGGIORE DI 5) può, anzi deve, essere rilevata dal filosofo -- perchè dipende
unicamente dalla proprietà delle parole: “e” ( p e q) e “non” (non e il caso che p), nota sotto il
nome di principio di contraddizione. Ma non cosi la seconda, la quale non può
essere rilevata da chi ignori, O FINGA D’IGNORARE, il significato delle parole “maggiore”
(MAGIS) “n>m”, e « “minore” (MINUS), “n<m.” Ora, poiché un gruppo nullo è
contenuto in ogni gruppo, le premesse del sillogismo potrebbero essere
verificate da un termine o predicato nullo M (di quelli che il filosofo NON HA
OBBLIGO DI SAPERE CHE SON TALI) e da due termini arbitrari P ed S, i quali
perciò possono non verificare la conclusione. Analogamente, SE P è un termine
nullo, mentre M ed S sono tali che ogni M sia un S, risultano verificate LE
PREMESSE del sillogismo, a non ne è verificata la conclusione. D’altronde, SE, oltre
alle premesse del Darapti, è dato che M *NON* è un gruppo nullo, da ciò e dalla
prima premessa, mediante il principio, si ricava che qualche M è un P. Da ciò e
dalla seconda premessa, mediante il Disamis, si trae la conclusione.
Analogamente, SE, oltre alle premesse del Bramantip, è dato che P *NON* è un
gruppo nullo, da ciò e dalla prima premessa si ricava che qualche P è un M. Da
ciò e dalla seconda premessa, mediante il Dimaris, si trae la conclusione.
Riassumendo. Il Darapti e il Bramantip, come sono enunciati, sono FALSI. Mentre,
corretti, sono SUPERFLUI. Cosicché rimangono soltanto il Barbara e il Darii; ed
entrambi sono LEGITTIMI senza possibilità di eccezioni. Uno dei primi e più
notevoli risultati dell’adozione di un’ ideo-grafia logica e appunto quello di
rendere manifesta la FALSITÀ dei modi tradizionali di sillogismo, mediante i
quali da due giudizi universali si vorrebbe dedurre un giudizio particolare.
Tale falsità venne riconosciuta separatamente da Ladd, Schroder, Nagy, PEANO
(si veda), ecc. Il Darii può decomporsi nei seguenti due principi. SE ogni x è
un y, qualunque sia il gruppo z, ogni individuo comune a z ed x è un individuo
comune a z e y; SE ogni x è un y e se vi è qualche x, vi è qualche y. Infatti, dalla
prima premessa del Darii e dal principio si ricava: qualunque sia S, che ogni
individuo comune ad S ed M è un individuo comune ad S[oggeto] e P[redicato]. Alla
seconda premessa si può dare la forma. Vi è qualche individuo comune ad S ed M.
(P) da (a), (p) e dal principio si ricava. Vi è qualche individuo comune ad S e
P; cioè, la conclusione del Darii. I principi non hanno carattere sillogistico,
ma sono più fecondi di applicazioni del Darii che ne deriva. Ecco perchè la
logica matematica considera un solo modo di sillogismo, e cioè il sillogismo in
Barbara, il quale, scambiandovi le premesse e sostituendo “a,” “b,” “c” – o F,
G, H (Grice – Sistema G) ad “S[oggeto], M[edio], e P[redicato], diviene: SE ogni
a/F è un b/G ed ogni b/G è un c/H, allora a/F S[oggeto] è un c/H P[redicato] –
“shaggy”; il che si esprime anche dicendo che l’INCLUSIONE è una relazione TRANSITIVA
– cf. Grice IZZING and HAZZING. In particolare, SE al gruppo a [soggeto S,
proprieta F] appartiene UN SOLO individuo x, allora ogni a [soggeto – il
presente re di Francia] è un b G [bald] SOL QUANDO x è un b. In questo caso, trasformando in tal
modo la prima premessa, si ottiene: SE x è un b ed ogni b è un c, x è un c.
[PEANO, introduzione di “=”]. Si possono distinguere gli schemi chiamando uno sillogismo
in forma collettiva e l’altro sillogismo in forma individuale. Ecco a che si
riduce tutta la sillogistica, non però la logica deduttiva; che mercè l’ideografia
logica, si è arricchita di molte e notevolissime forme di ragionamento alcune
delle quali, pur essendo feconde di applicazioni, mal SI PRESTANO AD ESSERE
TRADOTTE IN LINGUAGGIO ORDINARIO. Chi desidera conoscerle, deve affrontare la
fatica, più lieve che forse non tema, di imparare l’ideo-grafia logica. A taf
fine vedasi il Formulario matematico edito per PEANO, Torino, Fratelli Bocca,
ed.ovvero “La logique déductive dans sa dertière phase de dévelopement, Revue
de Métaphysique et de Morale, Paris, Colin, in volume con prefazione di PEANO, Gauthier-Villars.
Però anche in sillogistica, ad evitare equivoci, meglio delle famose regole,
giova la conoscenza dell’ideo-grafia logica: la quale, tra gli altri vantaggi,
offre quello non lieve di rendere impossibile lo scrivere asserzioni ambigue,
quali ad es. quelle usate nella minore (seconda premessa) dei sillogismi
analizzati in Osservazioni sulla regola sillogistica Peiorem setnper.... etc. di Gentile. I sillogismi cui accenno sono, trascritti
esattamente anche con le loro parentesi. Gl’animali sono mortali; alcuni
animali sono (tutti gli) uomini; Dunque, tutti gli uomini sono mortali. O: Gl’
uomini non sono immortali; Alcuni uomini sono (tutti gli) ITALIANI italiani; Dunque,
TUTTI GL’ITALIANI NON SONO IMMORTALI. O: Nessun angelo è mortale; Qualche mortale
è (ogni) uomo; Dunque, l’uomo non è un angelo. L’A. li considera quali
sillogismi in Datisi, Ferison e Fresinon, eccezionali in quanto le conclusioni
universali sono VERE. Ma, per considerare tali sillogismi conformi ai modi
indicati, bisognava scriverli così. SE ogni animale è un mortale, e qualche
animale è un uomo, qualche uomo è un mortale. SE nessun uomo è un immortale e QUALCHE
UOMO È UN ITALIANO, QUALCHE ITALIANO non è un immortale. Se nessun angelo è un
mortale e qualche mortale è un uomo, qualche uomo non è un angelo. L’asserto
dell’autore che le conclusioni di sono VERE lascia indifferente il filosofo, il
quale si accontenta di dichiarare che esse NON SONO CONSEQUENZE DELLE PREMESSE
[cf. Gettier on knowing]. Volendo rendere legittime le conclusioni, i
sillogismi considerati andrebbero scritti cosi. SE ogni animale è un mortale ed
ogni uomo è un animale, ogni uomo è un mortale. SE nessun uomo è un immortale
ed OGNI ITALIANO È UN UOMO, nessun italiano è un immortale. SE nessun angelo è un
mortale ed ogni uomo è un mortale, nessun uomo è un angelo. Ma questi sono
sillogismi per nulla eccezionali in Barbara, Celarent e Cesare. La verità è che
la seconda premessa è volutamente SINTATTICAMENTE ambigua. Si tratta di un
giudizio universale espresso in veste particolare. Dicevo che, ÀRICORRENDO
ALL’IDEO-GRAFIA LOGICA, TALI AMBIGUITÀ NON SONO POSSIBILI – cf. Grice on Sluga,
“the king of France”]. Ad es., chi vuol tradurre in simboli l'asserzione ‘alcuni
animali sono (tutti gli) uomini’ bisogna che si decida a scrivere: i ^ (animale
« uomo); cioè, qualche animale è un uomo; O uomo o animale; cioè, ogni uomo è un animale, SI
TROVA CIOÈ COSTRETTO AD ABBANDONARE LO SCHEMA SINTATTICAMENTE AMGIGUO, per
attenersi ad uno dei ambedue schemi. Soggiungo, per dare un’applicazione, conoscendo
soltanto il sillogismo in Barbara [cited by Grice, Aspects of reason], le
premesse di si potranno riscrivere cosi: ogni uomo è un non-immortale ed ogni
italiano è un uomo, ricavandone la conclusione, in Barbara, ogni italiano è un
non-immortale cioè nessun italiano è un immortale. Si noti che espressamente
non ho scritto ‘mortale’ al posto di ‘non-immortale,’ perchè non dovevo
giovarmi di una conoscenza del termine ‘immortale’ estranea alle premesse.
Analogamente, le premesse si potranno riscrivere cosi. Ogni mortale è un
non-angelo, ed ogni uomo è un mortale -- ricavandone la conclusione, in Barbara:
ogni uomo è un non-angelo; cioè, nessun uomo è un angelo. Lascio al lettore
giudicare se sia più comodo e più utile conoscere tutti i modi e le regole
della sillogistica tradizionale ovvero, essendo date le premesse, saperle
trasformare in modo da accertare se ad esse possano applicarsi i sillogismi -- in
Barbara o in Darii. Si badi che ho analizzato gli esempi soltanto perchè da
essi si pretende trarre argomento per le asserzioni che ho cofutato. A proposito
d’esempi, è DEPLOREVOLE che quelli abitualmente addotti nei trattati e nelle
dispute da filosofi siano quasi sempre di cosi tenue consistenza – “Have you
stopped beating your wife?” “The king of France is bald” – stock examples,
Grice] da far apparire giusta la risibile, e tuttavia funesta, accusa di
sterilità che, da Sisto Empirico in poi, vien ripetuta contro ogni specie di
sillogismo. Perchè non attingere invece qualche buon esempio dalla matematica,
che pur ne offre a migliaia e che da millenni testimonia — contro gl’ignari,
gli scettici e i so- fìati — la inesauribile fecondità del metodo deduttivo? Genova.
Alessandro Padoa. Keywords: implicatura. Luigi Speranza, “Grice e Padoa.” Padoa
Luigi Speranza -- Grice e Padovani: la
ragione conversazionale e l’l’implicatura conversazionale nella filosofia
classica – la scuola d’Alcona -- filosofia marchese -- filosofia italiana -- Luigi
Speranza (Ancona).
Filosofo italian. Ancona, Marche. Grice: “I like
Padovani, especially his focus on what he calls ‘classical metaphysics’
(‘metafisica classica’) for what is philosophy if not footnotes to Plato?” -- essential
Italian philosopher. Figlio di Attilio Padovani, generale di artiglieria, e
di sua moglie, la ricca possidente veneta Elisabetta Rossati. Mentre, nelle
parole stesse di Padovani, il padre "educò i suoi figli ad una rigorosa
etica dell'onore e del dovere", ebbe un rapporto privilegiato con sua
madre che fu colei che per prima lo introdusse agli ambienti letterari di
Padova grazie alla vicinanza dei terreni della sua famiglia che erano posti a
Bottrighe, nel Polesine, dove tutta la famiglia si trasferiva durante il
periodo invernale. La solerte religiosità della madre, lo spinse a non
frequentare la scuola elementare pubblica (che ella riteneva troppo
"laicizzata" dopo l'unità d'Italia) ma a servirsi di un precettore,
un ex abate che per primo lo instradò alla filosofia. Si iscrisse quindi al
liceo di Milano dove ebbe i suoi primi contatti col positivismo che
procureranno in lui e nel suo pensiero una profonda crisi nel saper
controbilanciare il più correttamente possibile questa visione innovativa della
vita con la teologia cattolica. Il padre lo avrebbe voluto ingegnere, ma egli
terminati gli studi del liceo si iscrisse aa Milano dove seguì i corsi di Martinetti,
pur prendendo a frequentare Mattiussi (convinto tomista) e Olgiati, convinto
assertore della necessità di fondere insieme la metafisica classica con il
pensiero moderno. Olgiati (a sinistra) con Gemelli (al centro) e Necchi. I
primi due furono tra i principali ispiratori. Fu su consiglio di questi due
ultimi che il alla fine decise di intraprendere la carriera filosofica,
sviluppando una sua corrente di pensiero permeata di tutti gli spunti che nel
corso della sua carriera aveva saputo trarre dai pensieri dei suoi insegnanti e
ispiratori, basandosi molto anche sull'opera di Schopenhauer. Si laurea con una
tesi su Spinoza eproseguendo poi la sua carriera in ambito universitario
divenendo dapprima assistente e poi direttore della biblioteca. Divenne membro
della Società italiana per gli studi filosofici e psicologici e dell'Università
Cattolica del Sacro Cuore da poco fondata a Milano da Gemelli. Grazie all'influsso
di Gemelli, P. iniziò a collaborare anche con la "Rivista di filosofia
neoscolastica" di cui divenne ben presto uno dei principali
rappresentanti. Venne nominato
professore di filosofia della religione e anche supplente di Introduzione alla
storia delle religioni. In seguito alla riforma Vecchi, si trasferì a Padova
dove divenne professore di filosofia morale, avendo per college Olgiati col
quale dimostrò una particolare sintonia.
Sempre affiancato da Gemelli, anche durante gli anni della Seconda
guerra mondiale riunì presso la propria casa di Milano diversi filosofi avversi
al FASCISMO (noti col nome di "Gruppo di Casa P.") come Dossetti e Fanfani.
Si avvicina durante questi stessi anni al pensiero filosofico e teologico di Gemelli
che puntava ad un rinnovamento attivo teorico e morale, affiancando personaggi
del calibro di Giacon, Stefanini, Guzzo e Battaglia, coi quali diede vita al
Centro di studi filosofici di Gallarate da cui poi scaturirà il cosiddetto
"Movimento di Gallarate" per il dialogo aperto tra i filosofi. Quando
Sciacca fonda il "Giornale di metafisica" egli ne fu il primo
redattore. Venne accolto come professore
di filosofia morale e filosofia teoretica a Padova. Morì ia Gaggiano. Volle per sua espressa volontà
che la notizia della sua morte fosse resa pubblica a sepoltura avvenuta come
estremo esempio della propria esistenza di stampo ascetico, come tale era stata
la sua scelta di non sposarsi. Il
pensiero filosofico La tomba di
Elisabetta Rossati, madre di Umberto Antonio P. e figura ispiratrice del suo
pensiero filosofico e teologico. È sepolta nel piccolo cimitero di San Vito di
Gaggiano (MI) Durante gli anni del suo insegnamento a Milano, l'attività
filosofica fu particolarmente prolifica: egli iniziò col pubblicare “Il
problema fondamentale della filosofia di Spinoza” (Milano), poi Vito Fornari.
Saggio sul pensiero religioso in Italia nel secolo XIX (Milano), “Gioberti e il
cattolicesimo” (Milano) e “Schopenhauer. L’ambiente, la vita, le opera”
(Milano). In questi scritti egli dimostrò di saper guardare attentamente non
solo alla storia della filosofia, ma anche alle suggestioni provenienti da
altri panorami filosofici e religiosi. Pubblica il testo più importante del suo
pensiero filosofico, “La filosofia della religione e il problema della vita”
(riedito “Il problema religioso nel pensiero occidentale”), dove per la prima
volta delineò chiaramente la matrice del suo pensiero, ovvero che la religione
era l'unica strada per risolvere il problema esistenziale della vita, ovvero il
male, elemento che limita le possibilità umane, rileggendo in questo la
struttura originale della storiografia filosofica e della metafisica
classica. Con la pubblicazione del suo
Filosofia della storia, egli si espresse anche riguardo allo studio della storia,
il quale s ci rivela quotidianamente il male, ovvero i limiti dell'uomo
rispetto al mondo che lo circonda, ma non è in grado (come del resto la
filosofia) di fornire soluzioni. Tali soluzioni possono pervenire unicamente
dalla teologia, magari nella sua declinazione di teologia della storia. Questo
pensiero si acuì particolarmente con una riflessione anche sulla morte negli
ultimi anni, in particolare dopo la morte della madre Elisabetta col quale egli
aveva sempre avuto un forte legame.
Altre opere: – Grice: “Cf.
Hampshire’s Spinoza”) Milano, Vito Fornari; “Saggio sul pensiero in
Italia,”Milano, “La storia della
filosofia con particolare riguardo ai problemi politici, morali e religiosi,”
Como, “Aquino nella storia della cultura” (Como); “Il fondamento e il contenuto
della morale” (Como); “Filosofia e teologia della storia” (Como); “Sommario di
storia della filosofia,” Roma, P. Faggiotto, Padova A. Cova, Storia
dell’Università cattolica del Sacro Cuore, Milano A. M. Moschetti, Cercatori
dell’assoluto: maestri nell'Ateneo padovano, Santarcangelo di Romagna Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia . And then there’s Pagani: essential Italian philosopher difficult to find. Antonio Padovani.
Keywords: implicatura, metafisica classica, logica classica. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Padovani,” The Swimming-Pool Library.
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