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Thursday, January 23, 2025

LUIGI SPERANZA -- GRICE ITALO A-Z R RA

 

Luigi Speranza -- Grice e Raulica: all’isola -- la ragione conversazionale all’isola! l’implicatura del barone  -- l’origine dell’idee – il fondamento della certezza – filosofia siciliana – filosofia sicula – dello spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla terminare -- corso di filosofia: ossia, re-staurazione  della filosofia – filosofia siciliana -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Palermo). Filosofo italiano. Palermo, Sicilia. Essential Italian philosopher. Grice: “Italian philosophers can be fun: there’s ventura, and there’s Bonaventura, who was actually fidanza, i.e. fidence, as in confidence.” Noto per il suo sostegno alla causa della rivoluzione siciliana. Studia a Palermo. Insegna a Roma. Si distinse come apologeta, scrittore e predicatore, sopra-ttutto grazie alla sua "Orazione funebre di Pio VII.” La sua carriera da filosofo inizia come esponente della corrente contro-rivoluzionaria. Teatino. Intraprese l'attività di predicatore. La sua eloquenza, sebbene a volte esagerata e prolissa, e veemente e diretta ed ottenne grande fama. Con l'elezione di Pio IX al soglio pontificio, acquisì un ruolo politicamente prominente. Sostenne la legittimità storica e giuridica della rivoluzione siciliana. Auspica la ri-fondazione del regno della Sicilia indipendente all'interno di una con-federazione italiana di stati sovrani. Ministro pleni-potenziario e rappresentante del governo siciliano a Roma.  La sua posizione a Roma divenne delicata per via della proclamazione della repubblica romana  e dell'esilio di Pio IX. Rifiuta l'offerta di un seggio all'assemblea costituente, maoltre ad invocare la separazione tra potere temporale e spirituale riconosce la repubblica romana a nome del governo rivoluzionario di Palermo. Altri saggi: “La scuola de' miracoli: ovvero, Omilie sopra le principali opere della potenza e della grazia di Gesù Cristo, figliuolo del dividno e salvatore del mondo”; “Il tesoro nascosto: ovvero, omilie sopra la passione del nostro signor Gesù cristo”;  La madre del divino, madre degl’uomini: ovvero, spiegazione del mistero della SS. vergine a piè della croce”; “Le bellezze della fede ne' misteri dell’epifania: ovvero, La felicità di credere in Cristo e di appartenere alla vera chiesa”; “I disegni della divina misericordia sopra le Americhe: panegirico in onore di Martino de Porres, terziario professo dell'ordine de’ predicatori”; “Il potere politico”; “Saggio sul potere pubblico, o esposizione della legge naturali dell'ordine sociale”; “Dello spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla terminare”; “La ragione filosofica”; “La tradizione e i semi-pelagiani della filosofia: ossia, Il semi-razionalismo svelato”; “Saggio sull'origine delle idee e sul fondamento della certezza”; “Della falsa filosofia”; “Nuove omelie sulle donne del vangelo”; “Corso di filosofia: ossia, re-staurazione  della filosofia”; “Sopra una camera di pari nello STATO pontificio”; “La questione sicula sciolta nel vero interesse della Sicilia, Napoli e dell’Italia”; “Memoria pel riconoscimento della Sicilia come stato sovrano ed indipendente”; “Menzogne diplomatiche, ovvero esame dei pretesi diritti che s'invocano del gabinetto di Napoli nella questione sicula”; “Discorso funebre pei morti di Vienna la religione e la libertà”; “Raccolta di elogi funebri e lettere necrologiche; Il pensiero politico d'ispirazione cristiana. Atti del seminario Erice, Guccione, Firenze. Andreu R.: saggio biografico, "Regnum Dei", Bergamaschi, R.: fra tradizionalismo e neo-tomismo [AQUINO], Milano, Cremona Casoli, Un illustre siciliano”; "Rassegna Storica del Risorgimento", Cultrera, Generale dell'ordine dei Teatini, Palermo; Giurintano C., Aspetti del pensiero politico nel "De jure publico ecclesiastico"; Istituto per la Storia del Risorgimento, Palermo, Guccione, Democrazia. Murri, Sturzo e le critiche di Giobetti, Palermo, Ila-Palma, Guccione, Alle radici della democrazia” Palermo; Guccione, Un omaggio clandestine; in  "Nuova Antologia", Pastori, “La rivoluzione napoletana in "Rassegna siciliana di Storia e Cultura", Romano, La vita e il pensiero politico, Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Regione Siciliana. Martinucci, Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale. ELOGIO rCNEBRE   DI   DAIVIEllO O'COIVIVEIL   MEMBBO DEL PABUHENTO BRITANKICO DA R. Ex-Genkkalb bb'Chibrigi BseoLAM  Ctmtuttor» detta Saera Congregationt de' Riti  td Eiaminatore dei Veuoti e del Clero Romano. J^/. L'editore, proprietario di questo elogio, per g^enerosa cessione  fattagli dall' Autore, dichiara di Toleme godere il dritto di  proprietà a termini della Convenzione pubblicata con Notitrazione della Segreteria di Stato COI TIPI DI CIOTAimi BATTUTA ZAMPI. .\  Ili  Hisognosi di riposo per le incessanti fatiche^ durtyte negli ultimi otto mesi^ nell'esercizio dell' ecclesiasti"  co ministero, e risolulissimi perdo di non intrapren^  deme delle nuove, ci eravam da principio negati di  tesser VElogio funebre dell'immortale Ò'Connelh La  grandezza e le circostanze tutte eccezionali del Sog*  getto entrarono ancora per non piccola parte in quessto rifiuto. 0*Connell non è stato un uomo ordinario^  ma uno di quegli iwmini di cui non ne nascon mai due;  uno di quegli uomini che Iddio crea per compiere  grandi disegni, da prima noti a Lui solo, e che quin^  di i fatti rivelano al mondo. O'ConneU è stato un ge^  nio; ed il genio non è degnamente lodato che dal ge^  nio\ e perciò noi reputavamo un tale assunto molto  al disopra di noi e delle forze nostre.   La gloria poi di O'Connell è stata l'avere obbli*  goto la più grande Potenza della terra a rassegnar '  si con bel garbo alla legge che un privato le ha, in  certo modo, imposta. Poiché è stato ed è sempre proprio  della saggezza inglese di tener fermo finché si può; e  quando non si può piti, cedere a tempo^ anziché an^  dare incontro ad una di quelle orribili catastrofi in  cui poi si perde tutto, per la stolida ostinazione di voler tutto conservare. La gloria di O'Connell é stata     IV   di avere egli solo rivendicata la libertà religiosa e etvile della sua patria per mezzo di una rivoluzione pa^  cifica, una delle più grandi che rammenti la storicu  La gloria di O^Connell è stata l'aver fatto trionfare  la libertà per mezzo della Religione^ e la Religione per  mezzo della libertà. Or era egli possibile il rammentar queste glorie di O'Connell senza risvegliare i risentimenti e le antipatie di una politica onerosa, cui  la sola parola di libertà mette paura come uno spettrOf turba come un rimorso? Era egli possibile ti non  attirarsi la censura di uomini si impietriti nell'antico^  che non hanno ne intelligenza per distinguere, né cuor  per sentire il pocolino di bene, che in mezzo al molto di male, vi è nel moderno?   Ma tacersi^ o passar leggermente sopra il titolo  principale onde O'Connell è stato il piti straordinario  H piti ammirabile personaggio della età nostra, non  sarebbe stato lo stesso che ridurre a piccole dimensio^  ni uno dei più, grandi spiriti che siano mai apparsi a  consolazione e gloria dell'umanità?   Per tutte dunque insieme queste ragioni not noti tM>levamo sapere di fare l'elogio di che si tratta; e non  abbiam ceduto che in faccia a considerazioni^ ad inviti,  a desidera che san del comando, ed a cui non si può  resistere nemmeno con umiltà senza peccar di superbia.   Nel piegare però il capo a si scabroso e difficile  incarico, stabilimmo tra noi medesimi di disimpegnarlo con tutta la libertà di spirito che la Fede cattolica  lascia nelle cose dubbie', la dubìis libertas; con tutta la sincerità del cuore; col maggior disprezzo di  ogni personale pericolo, col più perfetto oblio di ogni  proprio interesse; e ciò per elevarci in alcun modo all'altezza del nostro Soggetto coUa generosità almeno  del sentimento: poiché sentivamo di doverne rimaner  molto al disotto per le qualità dell'ingegno. Nulla infatti ti ha arrestato dal lodare 0*ConneU  pel lato appunto onde piti meritava di esser lodato,  ed eziandio dal proclamare altamente^ senza am/i'oologie ragtri^ le verità le più dure ed incommode,  e per chi comanda e per chi ubbidisce; e che sono  frattanto le piti salutari e le più capaci di assicurare  i troni^ di fare t popoli felici, e di far trionfare la  Religione,   Imperciocché dapprima, due specie di ripugnanza  vi sono oggi contro la Religione: Vuna totale ed assoIuta, l'altra relativa e condizionata. La repugnanza  assoluta é quella onde si odia la Religione perché  Religione; e quindi la Chiesa, gli ecclesiastici, tutto ciò che alla Religione si appartiene* Questa n]ptignanza è l'orribile eco, che dura ancora, della parola infernale di Voltaire: Ecrasez l'infame, et la su*  perstition. L'antipatia relativa poi e condizionata è  quella onde si odia la Religione, non già però per se  stessa, ma in quanto stolidamente si crede rivale e nemica del processo e della libertà.   Ma vi è nella natura dell'Italiano un elemento cattolico, onde l'Italiano, tenti ciò che vuole, non può  senza pena e rammarico far di meno della Cattolica  Religione. E questa è una delle ragioni onde gli eresiarchi e le eresie non han potuto mai far fortuna in  questa bella e privilegiata parte del mondo. VAntipa^  tia assoluta dunque contro la Religione cattolica è ror  rissima: essa non trovasi che nel fondo del cuore di  qualche vecchio settario, impregnato sin dall' mfanzia dei pregiudizii e dei sentimenti anticristiani  deUa filosofia miscredente del secolo decimottavo; e che  morrà senza posterità! giacché l'odio é sterile, ed ha  complici, ma non già eredi', e non vi é che Pamore  che é fecondo, che genera e riproduce il medesitno essere, e perpetua la stessa verità.     VI   Non così è però della ripugnanza relativa o condizionata. Il ceto medio, cioè, il ceto che studia, il ceto  che ragiona, vuoisi o non vuoisi, è il ceto piti influente e che trasforma alla lunga in se stesso e compone,  e riduce a sua immagine i due altri ceti estremi deUa  società; con tutta la generazione che sorge, con tutto  ciò che intende, con lutto ciò che sente; poiché la società degli spiriti, o la concordia fra gli esseri intelligenti, non può mantenersi che per mezzo delCintélligenza;  ed è in questo senso che ha detto Paschal: ri, che chiunque si  dichiara contro di esse, non ispira che diffidenza, repugnanza, odio, disprezzo.   Or poiché, come lo abbiam dimostrato (Vedipag.l^  di questo Elogio) la Chiesa nella sua saviezza non ha  potuto finora parlar di libertà, ed ha dovuto anzi in  certo modo fulminarla per l'orribile abuso che si è fatto di questa sparola; i Volterriani si son serviti di questo silenzio e di questi anatemi della Chiesa, per persuadere alle masse che la Chiesa, nemica, non vi è  dubbio, della falsa libertà, sia nemica ancor della vera; che il Cristianesimo é oscurantismo; e che i preti  e i frati sono i veri nemici, gli avversarii implacabili  di ogni progresso e di ogni libertà.   Il sistema poi del così detto Dritto divino nella  materia politica, secondo che una scuola celebre di oltremonte si é ostinata a rappresentarlo, viene in fondo a sostenere che il Potere publico di ragione non  abbisogna, ove, secondo U celebre detto di Bossuet,  (( Iddio stesso ha bisogno di aver ragione. )> Ora il  Dritto divino così inteso mette VUomo-Potere al disopra di Dio stesso, e non é che V apoteosi della tiran   TU   ma e Vidolatria della sovranità. Poiché du/nque una  tale doUrma è contraria alla ragione insieme ed al  sentimento, all'istinto delVuomoy e perciò non è e non  può mai esser vera; così si è venuto a conchiudere che  nemmeno é vera la religione che la professa^ che la  insegna, e che ne fa la condizione necessaria inevite^  bile della sua seguela. Or siccome questa orribile dottrina, atta più a rendere odioso il Potere ed a distruggerlo, che a conservarlo ed a farlo amare^ certi pubblicisti ignoranti Vhan messa a carico della Chiesa  cattolica e del cattolico insegnamento ; cosi la ripugnanza^ che essa ispira, si è estesa anche in Italia all'insegnamento Cattolico ed alla Chiesa; e Dio e Ge-^  sii Cristo^ le dottrine cattoliche e le caUoliche istiluiionij la Chiesa e gli ecclesiastici sono staiti avvolti  nello stesso odio e nello stesso disprezzo. Oh se sapessero il gran male^ U male sommo che certi ecclesie^  élici^ piti zelanti che saggia han fatto ai popoli ed oZ-^  la Chiesa colVaver voluto fare un articolo di fede divina, di una opinione puramente umana^ e di un partito politico^ la vera adunanza dei fedeli o la vera  Chiesa! Essi hanno così allontanato dalle pratiche  della Religione enormi masse di cristiani, e le hanno  gittate fuori delia Cattolica unitd^ nelVahisso del deismo e deW indifferenza!   Imperciocché non é piti tempo di farsi illusione.  Finché dureranno i pregiudizii^ gli errori funesti che  un concorso di maieaugurate circostanze è giunto ad  accreditare intomo alla pretesa alleanza o complicità  della Chiesa coW eccesso o colVabuso della forza; intano noi ministri della vera Religione spereremo di attirare a noi le masse intelligenti; esse ci riguarderanno sempre con una specie di orrore; continueranno  a camminar senza di noi, e, se noi ci metteremo loro  innanzi, contro di noi e sopra di noi.     vili   Dirò anzi di più che^ se un trambusto accadesse in  Italia sotto l'impero di questi pregiudizii e di questi  errori^ esso sarebbe sommamente anticristiano ed an-tiecclesiastico.il grido: a A basso i preti; à basso i franti )) Starebbe tradotto in azione con una orribile fedeltà.  La Chiesa si troverebbe esposta a maggiori orrori di  quelli di cui al principiò di questo secolo è stata la  vittima. E poiché^ come l'abbiamo di già avvertito^  l'Italiano nel fondo del suo cuore ama la cattolica Re^  ligione; il suo odio contro di essa e i suoi ministri si  troverebbe fortificato ed accresciuto dal sentimento  della disperazione di pàtere essere d'accordo con una  religione di cui non può fare di meno; dal sentimento di rabbia di credersi respinto^ di vedere volta in  sua nemica quella Religione di cui ha un immenso bisogno e per cUi sente una indestruttibile simpatia; dal  sentimento in somma del furore in cui degenera ogni  amore deluso nei suoi più vivi trasporti; Frustrata cupiditas vertitur in furorem (Aug.). E non vi è nuUa  di più terribile^di più crudele quanto V amore furibondo ed il furore aìuoroso!   Mirate dunque di quale e quanta importanza si  è, per parte di noi ecclesiastici^ il parlare oggi al colto  pubblico dell'Italia un linguaggio capace di disingannarlo dei fatali pregiudizii di cui una Propaganda di  empietà e di disordine si è studiata d'imbeverarlo contro la Chiesa. Mirate di quale e quanta importanza  si è oggi per noi di mostrarci, senza finzione, senza  inganno^ colla sincerità, col candore^ col convincimenr  to proprio di ministri della Religione di verità, amici e fautori di un saggio e legittimo progresso, di una  saggia e legittima libertà! Mirate di quale e quanta  importanza si è oggi pel gran Ponte pcej che Dio ha  accordato miracolosamente alla sua Chiesa, che^ mettendosi al disopra di tutti i meschini calcoli della pò- Uiica uma/na^ parli esso pure il Ungttaggio dei popoli  per meglio far loro gustare le sue celesti dottrine;  prenda a cuore i loro temporali interessi, per ispirar  loro maggior zelo per gl'interessi spirituali ed etemi;  e faccia conoscere che egli sente e vuole disimpegnare  la nobile e sublime missione del Sommo Pontificalo: Di  essere non sólo il Pastore e il Maestro nell'ordine soprannaturale e divino; ma ancora, neW ordine civile e  politico, U Padre, U tutore, il vindice dato da Dìo a  tutti ipopoli cristiani.   Né meno comuni e meno radicati sono certi pregith  dizU in materia politica. A forza d'intrighi e d'inganr  ni, si t giunto a persuadere agl'incauti che i Sovrani  sono i nemici dei popoli; che le monarchie sono incon^  patibili colla Inerte politica; che questa libertà non si  domanda co'prieghi, ma si conquista colla forza; che  qtiesta pianta prospera colia scure, e germoglia nel  sangue; e che l'insurrezione è l'unico mezzo da sot"  trarsi dalla oppressione. Ai Sovrani poi si è vohUo  pure persuadere che i popoli sono nemici della loro  autorità e della loro esistenza; e che non si può aver  pace con essi, non si può mantenere l'ordine politioo  che coU'ajuto della forza; e che l'arte di ben governare oggi consister deve nell'arte di organizzare e di dirigere la forza pubblica per potere impunemente vessar le persone e vuotare le borse. E da questo sentii  mento di mutua gelosia, di mutua diffidenza che si è  giunto ad ispirare ai popoli contro i Sovrani ed ai Sovrani contro dei popoli, si è riuscito a metterli in istato di opposizione, di guerra permanente: donde fière tendenze da una parte al dispotismo, ed all'anarchia  dall'altra, che mettono ad ogni istante in pericolo l'ordine e resistenza della società.   Ora contro tutti questi pregiudizii, in materia di  Religione e di politica, ci siamo levati arditamente in     X   questo Elogio, Entrando nello spirito del grand' Uomo^  cui esso é consecratOj ed esponendo le gloriose sue gè-sta nelle loro intenzioni generali, nei loro successi, abìnam procurato di dimostrare che lungi dalVessere la  Religione la nemica della libertà, non vi è, non vdpuò  essere libertà vera senza la vera Religione.   Per calmare poi le inquietudini^, gli scrupoli delle  persone semplici e dabbene, abbiamo pure insistito sul  gran fatto dei tempi moderni:^ Che lungi dal dovere  la Religione temer nulla dalla politica libertà; alVom^  bra anzi e col favore della libertà politica può sola"  mente oggi trionfare e dilatarsi la Religione; ed abbia^  mo fatto conoscere non solo possibile ma ancor necessor  ria unciUeanza sincera tra la Religione e là libertà.   Al medesimo tempo però e colla medesima forza  abbiamo attaccato tutti i pregiudizii politici dei po^  poli contro i governi e dei governi contro dei po^  poli. Abbiamo esposta la dottrina Cattolica intomo  alla Resistenza passiva ed all'attiva Ubbidienza, con  cui solo può sussistere l'ordine pubblico e la dignità  umana. Abbiamo condannato con tutta l'energia della  ragione e della parola il partito disperato deU'inster*  rezioncj^ e l'uso brutale della forza contro gli abusi  del Potere; ed al Potere ci siamo studiati di fare mtendere che ha torto di diffidare della libertà, che è an-zi un principio di ordine e di forza, e l'unico mezzo,  il mezzo pvU efficace da disarmare la rivoluzione e  farla una volta per sempre terminare. E così abbiam  procurato di riconciliare ancora il Sovrano col popo^  lo^ il popolo col Sovrano, e l'ordine colla libertà.   Il nostro linguaggio ha scandalizzato alcuni, ha  sorpreso molti altri; ma in quanto alla moltitudine accorsa ad udirci, possiamo santamente gloriarci nel  Signore, che esso è stato capito nella verità dei suoi  principii, apprezzato nella purezza delle sue intenzioni, gustato ne^vantaggi delle sue conseguenze. Chi è  stato presente a questa predicazione, nuova nelle forame ma antica nelle dottrine^ ci farà giustizia che non  è una vana millanteria il dire che rare volte la sacra  eloquenza ha avuto un successo si magnifico si verace  e si universale. Mentre andavamo esponendo le nobUi  simpatie^ le relazioni scerete della vera Religione colla  vera libertà, un sentimento d'inesprimibile gioja hrillava sopra tutti gli occhi. Parca ognuno dir seco ste$^  so: « Non è dunque vero altrimenti che la Religione  cattolica e nemica della libertà! Possiamo noi amare  la libertà senza cessare di esser cattolici^ senza passare per miscredenti! » Cosi uno sposo^ irritato contro  una sposa^ che teneramente ama, e che gli è stata dipinta come infedele; prova un senso di compiacenza,  che non si può esprimere colla parola, allorquando  gli si dimostra da altri che la sua cara sposa è miiacente, e che non ha cessato di maritare il suo amore.  Gli stessi segni d'interno contento si son veduti  trasparire nei volti quando noi abbiamo parlato deU  V alleanza possibile tra l'ordine e la libertà^ tra le idee  di un sensato progresso e la fedeltà al proprio Sovra^  no: « Sta lodato Iddio^ pareano tutti voler dire, che  si può amare la libertà e il progresso senza passar  per ribelle. » E quando, nel terminare il nostro discorso, coli' accento del piin profondo convincimento e  del piti tenero affetto (giacché noi conosciamo ed amiamo il popolo romano) abbiam detto: « No, miei cari  » Romani, voi non siete quali qualcuno, calunniandovi,  » ama di farvi comparire. No, no, voi non siete i ne-*  » mici del Trono pontificio, degli Ecclesiastici e del"  » l'ordine. Se amate una onesta libertà, voi amate an» Cora la Sovranità del capo della Chiesa e la Religione; )) a queste parole l'Uditorio non fu piti padrone di se stesso: un mormorio vi si udi di una sincera     XII   lieta ed universale approvazione^ pronta a scoppiare  in manifestazioni le più clamorose j se noi stessi^ ricordando il rispetto al luogo santo dovuto^ non ci fossimo  affrettali di reprimerle. Ecco dunque scoperti al pubUico, nella maniera meno equivoca e piti solenne, i veri sentimenti, i sentimenti legittimi^ sinceri e comuni  del popolo romano!   Simili effetti ci auguriamo che produrrà nel resto  dello slato Pontificio, ed anche presso allo Straniero  la solenne manifestazione delle dottrine contenute m  questo discorso. Almeno perirne non avvezze ad adularci questo appunto ci hat^ esortato a sperare: as^  sicurandoci che questa predicazione 9 nelle presenti drcostanze, è stata un avvenimento che avrà un gran-d'eco in tutta Italia e fuori di essa.   Noi potremmo qui riportare le loro testimonianze e  le loro parole^ ma per non sembrare che, all'occasione dell'Elogio di O'Connell, vogliamo fare U nostro, ci  limitiamo a riferirne una sola; e ciò non tanto a glo»  ria nostra, quanto a nostra difesa, in faccia a chi ha  creduto di potere in buona coscienza accusare in pub"  blico come pericolose o fantastiche le nostre dottrine^ e  prave le nostre intenzioni; e poi crediamo di non dovere lasciar passare questa occasione da rendere qui  pubblicamente la dovuta giustizia alla moderazione e  alla saggezza della Censura Romana m materiadi stam^  pa. Omettendo adunque che il Censore Teologo di cui  il pubblico conosce ed ammira, ed il Sommo Pontefice ha teste compensata la vasta dottrina e il fervore  dello zeh, nell'esercizio dell'Ecclesiastico ministero^  omettendo, dico, che quest'uomo insigne, non meno pel  suo sapere che per la sua viriti, non ha trovato a cen^  surare, nel nostro Elogio, nemmeno una virgola; diremo solo che il dottissimo Preside della Censura, che  Ma profonda scienza dell'antico unisce una solida co*     XIII     gntzwne^ un senso squisito del moderno^ nell inviarci  V Elogio col suo Imprimatur, ci Aa scriito appunto co^  sì: « Come io mi compiacqui assai di approvare la Bene^  » dizione dell'ultima sua Predica recitata in S. Pietro:  » nulla curando le prevenzioni di alcuni o troppo semr  » plici^ o zelanti di uno zelo male inteso; cosìi e molto  » più mi compiaccio ora di approvare r Elogio fum^  » bre da lei fatto al celebre O'ConneU: perché reputo  » un tale Elogio non solo eloquentissimo, ma atto an» cara a raddrizzare molte idee ed a fare un gran  » bene. »   Solo il savissimo Preside ha richiamata la nostra  attenzione sopra una parola della pagina 104, che avrebbe potuto dar luogo ad equivoci; che noi ci sia-mo affrettati di prevenire con una noterella che vi abbiamo apposta. Possiamo adunque affermare^ a lode,  noi lo ripetiam volentieri, dei dotti Censori, che nel  presente Elogio stampato vi è tutto quello che ne ab*  biam detto in voce, senza una sola parola di meno;  ma al contrario con varii squarci di più^ che nella  recita abbiamo saltati per non istancar troppo Vudi"  torio e noi stessi spossati, nel solo primo giorno, da  una declamazione di circa due ore.   A maggior onore poi del sullodato Preside illustre^  ci crediamo anco in obbligo di aggiungere: che non  avendo voluto noi prenderci la libertà di pubblicare  il brano della lettera, che poco fa si è letto, senza il  di lui permesso; questo permesso ci è stato daW egregio Autore dato nei seguenti termini, che fanno ben  conoscere la sincerità e la generosità de'suoi senti-'  menti: «e Mi ha detto il suo Tipografo che o fare U nostro, ci  limitiamo a riferirne una sola; e ciò non tanto a glo»  ria nostra, quanto a nostra difesa, in faccia a chi ha  creduto di potere in buona coscienza accusare in pub"  blico come pericolose o fantastiche le nostre dottrine^ e  prave le nostre intenzioni; e poi crediamo di non dovere lasciar passare questa occasione da rendere qui  pubblicamente la dovuta giustizia alla moderazione e  alla saggezza della Censura Romana m materiadi stam^  pa. Omettendo adunque che il Censore Teologo di cui  il pubblico conosce ed ammira, ed il Sommo Pontefice ha teste compensata la vasta dottrina e il fervore  dello zeh, nell'esercizio dell'Ecclesiastico ministero^  omettendo, dico, che quest'uomo insigne, non meno pel  suo sapere che per la sua viriti, non ha trovato a cen^  surare, nel nostro Elogio, nemmeno una virgola; diremo solo che il dottissimo Preside della Censura, che  Ma profonda scienza dell'antico unisce una solida co*     XIII     gntzwne^ un senso squisito del moderno^ nell inviarci  V Elogio col suo Imprimatur, ci Aa scriito appunto co^  sì: « Come io mi compiacqui assai di approvare la Bene^  » dizione dell'ultima sua Predica recitata in S. Pietro:  » nulla curando le prevenzioni di alcuni o troppo semr  » plici^ o zelanti di uno zelo male inteso; cosìi e molto  » più mi compiaccio ora di approvare r Elogio fum^  » bre da lei fatto al celebre O'ConneU: perché reputo  » un tale Elogio non solo eloquentissimo, ma atto an» cara a raddrizzare molte idee ed a fare un gran  » bene. »   Solo il savissimo Preside ha richiamata la nostra  attenzione sopra una parola della pagina 104, che avrebbe potuto dar luogo ad equivoci; che noi ci sia-mo affrettati di prevenire con una noterella che vi abbiamo apposta. Possiamo adunque affermare^ a lode,  noi lo ripetiam volentieri, dei dotti Censori, che nel  presente Elogio stampato vi è tutto quello che ne ab*  biam detto in voce, senza una sola parola di meno;  ma al contrario con varii squarci di più^ che nella  recita abbiamo saltati per non istancar troppo Vudi"  torio e noi stessi spossati, nel solo primo giorno, da  una declamazione di circa due ore.   A maggior onore poi del sullodato Preside illustre^  ci crediamo anco in obbligo di aggiungere: che non  avendo voluto noi prenderci la libertà di pubblicare  il brano della lettera, che poco fa si è letto, senza il  di lui permesso; questo permesso ci è stato daW egregio Autore dato nei seguenti termini, che fanno ben  conoscere la sincerità e la generosità de'suoi senti-'  menti: «e Mi ha detto il suo Tipografo che c da prima corno  Daniello O'Connell, vero cittadino, si è giovato  della Religione per rendere al suo popolo la Uber senza richiamare sopra di sé un'attenzione profonda, cosi mai non termina che lasciando l'assemblea nell'estasi di un'ammirazione silenziosa e di un  silenzio ammiratore. Nel foro è il oausidico espertis-*  Simo nella cognizione dell'immenso caos delle leggi inglesi, e che, con una meravigliosa precisione di     12  termÌDiy ne penetra lo spirito, le inlerpreta, le con*   cilia, le confronta, le applica, e ne trae le più felici  conclusioni in yantaggio della sna causa. Nelle po«  polari adunanze è un Oratore vivo, nervoso, incalzante, ardito senz'esser temerario, franco senza es*  sere insolente, grazioso insieme e terribile; che si  avvicina, discende al linguaggio, ai sentimenti delle masse, e le eleva sino a sé, e dietro a sé le strascina senza resistenza; che padrone di tutti i suoi  affetti, e, ricco di tutti gli artificii, di tutti i sussidii della parola, prende, quando e come gli aggrada^ il patetico della elegia^ Funzione del salmo,  la mordacità della satira, l'amenità della novella,  la luce del lampo, il terrore del tuono, l'aria impo*  nente del legislatore, e l' ispirazion del profeta.  Nessun uomo seppe meglio di lui eccitare le pas*  sioni popolari e contenerle; carezzare il popolo  e morigerarlo; ricordare le più dure verità, e farle gustare ed amare per la maniera di dirle. No^  la storia dell'Eloquenza non ci presenta esempio  di un oratore più completo, più vario, più originale, più facondo, più vivo, più impetuoso e più  potente.   10. Ora, a giudicarne dalle apparenze, pare che  0*Goonell a questa eloquenza, in cui non ebbe modelli né avrà mai imitatori, debba la gloria di sue  fortune e la forza del suo impero. Eppure no. La  saggia Antichità avea definito il vero Oratore: L'o**  nesf uomo eloquente; Yir bmm dicendi pertius. Per*     13  chd| come la probità senza l'eloquenza è impotente; cosi l'eloquenza senza la probità è funesta; essa  non serve che a metter sossopra gli stati, i popoli  in insurrezione. Che se l'eloquenza di O'Gonnell è  stata la felicità del popolo e la sicurezza dello stato,  FirmametUum gentis et stabilimentum populi (Eccli.  49y/;ciò è accaduto, perchè egli, cittadino cristiano»  alla forza, alla grazia del dire ha unito la virtù è la  santità del vivere; si è giovato pel trionfo della li*  berta dell'adempimento delle pratiche che la ReK*  gione impone.   ll.Qaal uomo di lui più attaccato a'differenti do*  veri di figlinolo, di sposo, di padre, di cittadino? Qual  cristiano di lui più fedele alle leggi di Dio e della  Chiesa? Ma so quello che volete oppormi. Voi vo«  lete oppormi che, in contraddizione alle leggi di Dio  e della Chiesa, O'ConnelI si è una volta battuto in  duello, ed ha avuta la disgrazia di uccidere il suo  avversario. Sì, è vero. Ma io potrei dire che questo  avversario non fu che un sicario^ onde la Munici*  ypAìik.orangista di Dublino, impaziente di disfarsi  del gran difensore della causa Cattolica, mandò provocando il nostro giovine eroe, sicura d'immolarlo: giacché D'Esterre, (che tale era di questo miserabile il nome) era nel tiro della pistola si destro  e si sicuro, che giungeva a spegnere colla palla una  lampada senza toccarla. Potrei ancora avvertire che  O'ConnelI a sangue freddo, e per lungo tempo^  per non violare appunto le leggi dell'uomo e del     14   tristianOy non rispose che col disprezzò alla crude^  le disfida, onde il fanatismo orangista augurossi di  estinguer coH'arnii il grand'uomo che non potea  Tincere colla ragione e col dritto. Potrei altresì  notare che il vile sicario, veniva appostandolo ad  ogni punta di strada; lo caricava di contumelie e  di affronti; lo minacciava sempre della vita: sic*  che il povero O'GonnelI era obbligato di cammi*  nar sempre armato e circondato di armati. Po-*  trei infine soggiungere che D*£sterre era il Go«  Ha dei nuovi Filistei) il più accanito e tremendo  nemipo della Fede di Roma, che si faceva un tristo- vanto d'insultare alla pretesa debolezza dd  vero Israello; e che O^Connell, in un islaute di una  religiosa illusione, potè credersi il nuovo Davidde  scelto per vendicare l'obbrobrio del popolo del Signore; e che solo in un momento d'impazienza,  d'ira, dì risentimento cavalleresco, eccitato da prò*  vocazioni sì ripetute e si vili, e che gli ecclissò  la ragione, cedette al principio di un falso ponto  di onore e di nno zelo malinteso, e disceì^e ad una  pugna in cni, cosi disponendolo Iddio, per conservare all'Irlanda e alla Chiesa // suo Vomo^ la vittima immolò il carnefice che volea immolarla. Io  potrei dir tutto ciò, se non per iscusare il mio  eroe> almen per attenuarne la colpa. Ma il ciel  mi guardi che, ministro dL una religione di pace,  in faccia alla Vittima Divina, che ha versato tutto  il suo sangue perchè il sangue dell'uomo sia rispanniato, io osi difendere un delitto cbe la legge dì natara e la legge evangeUea egaalmente coddannano. II eie! mi guardi dal patrocinare nn costo*  me egualmente insensato che barbaro, onde si vuol  provare colla finezza dell'occhio, e colla yalenzia  del braccio Tinnocenza del cuore. II ciel mi gnar*  di dallo scusare un pregiudizio inescusabìle, ondq  pretendesi di onorarsi coll'omicidio, e lavarsi d'una  efimera macchia col sangue^ e che la Chiesa giusta*  mente chiama diabolico} À diabolo ìnvectum (Con*  eU. Trtd.J. Dico dunque che O'ConnelI ebbe torio  e gran torto nel duellarsi. Ma dopo che ne avete  ndito il peccato, uditen l'emenda.   Poiché, al cadere dei parosismi della febbre del^  Fonore mondano, e di un falso zelo per la religione, la ragione e la fede ripresero nell'animo  di O'ConnelI il loro impero; fu egli si dolente  della sua trista vittoria, che non potè mai pensarvi  senza gemerne e tremarne da capo a piedi di orrore; die fece voto solenne a Dio di non mai accettare, molto men provocare l'insensato e truce giudìzio  delle armi; e che in fine quante volte (e ciò accadeva spessissimo ad un uomo che, per la gran causa  che difendeva, era obbligato ad irritar molte pas-^  stoni e crearsi molti nemici) quante volte, dico,  respingendo con orrore le provocazioni che gli  venivan fatte a duello, era trattato da infame,  da vile:  cui cedette sempre e da per tutto il  primo postO) avesse benedetta la mensa. Anzi in  queste pubbliche riunioni si faceva un vanto particolare di professare cogli atti e colle parole la  Fede romana. Deh che l'occultare i sentiménti della vera fede, il vergognarsi di adempirne in pubblico le pratiche non è che debolezza, e la maggiore  di tutte- le debolezze: che perciò più comunemente  ritrovasi nelle anime piccole, negli spiriti deboH,  nelle donne e ne'giavanì. Il vero genio fu veramente ed amò di comparir religioso; e mai non  conobbe la viltà del rispetta umano! Che dirò io poi dei sentimenti di q[uesto gran  Cristiano pel Clero della sua patria ? Re dì fatto  dell'Irlanda, arbitra del cuore e dell'azione di otto  milioni di uomini, che, come fanciulli, pendeano dai  suoi cenni, vera Campione e sostegno della Chiesa  Cattolica, che gli dovette la sua più gran gloria e  Ja sua libertà, non mai usci dai limiti dell'umile dipendenza dal suo vescovo o dal suo parroco. Alla  testa di tutti come personaggio politico, cornee uomo religioso però si tenea come l'ultimo di tutti;  e, nuovo Costantino, appena osava di prender per sé  rultimo posto nelle assemblee del Clero, quando vi  era chiamata a manifestarvi i suoi disegni, a d^rvi  i suoi consigli per la difesa della Religione e della     19  libertà. Pronto poi a scagliarsi come un lionc coQ' tro chiunqae avesse osato di dire a carico de'Sacerdoti una men clie rispettosa parola, dava egli  stesso prove del più grande rispetto per qaesto  yenerabìle corpo, si illustre pei suoi patimenti  non meno che per la sua dottrina e per le sue  virtù. Lo riguardava non come un ceto di uomini, ma come una riunione di santi e un collegio  di martiri. Ne parlava colla più gran riverenza, col  più tenero affetto {6).   Per motivo da fuggire le società scerete: Il nostro Clero, dicea egli al popolo, ce le ha proibite.  Ci sarà fra noi alcuno che osi di non ubbidire a  questo Clero si saggio, si buono, si generoso e  si edificante (7)?   15. In quanto poi agli Ordini religiosi, istituti si  preziosi per la Religione e per la vera civiltà, furono essi spesso il soggetto de* suoi publici discorsi^ de' suoi magnifici encomii, come lo erano  del suo più tenero amore. Faceva discìogliere in  lacrime il suo immenso uditorio, allorché ram^  mentaya i giorni felici in cui l'Irlanda era ricoperta di tanti monisteri, tempii della preghiera,  scuole della santità, asilo della dottrina, refugio  dei poveri, e che procacciarono all'Irlanda il merito, la gloria e il nome AeìVIsola dei Santi (8). La  sua eloquenza diveniva più energica, più anima^  ta, più patetica allora quando, ricordando lai  cose, facea egli confronto tra l' Irlanda che ora     20  moriva di fame sotto il giogo di nn protestantismo spietato, e l'Irlanda indipendente, forte, ricca e prosperosa, ajutata e seorta da*suoi monaci ne'sentieri della vera virtù e del vero sapere (9).  Cosi teneva egli sempre sveglio nel popolo il sentimento della nazionalità e dell'amore per una patria già si grande, si buona, si santa, ed ora si infelice, ed allo stesso tempo avvivava sempre di più  il sentimento di amorosa riconoscenza per la Fede cattolica, sorgente unica, per l'Irlanda, delle sue  passate glorie, e consolazione e rimedio unico dei  suoi mali presentì.   16. Ma ciò che è al disopra di ogni idea e di ogni  espressione si è lo zelo di O'Gonnell per questa  medesima Religione. Tutto lasciava, sacrificava tutto quando trattavasi di servirla e di adoperarsi  per lei. I poveri parrochi, i Comuni, i villaggi poyeri, bisognosi di chiese, ricorrevano a lui ; ed  egli colla sua attività e colla sua eloquenza trovava subito i mezzi da fame. loro costruire, come per incantesimo, delle più ampie e più belle.   Invano poi 1' anglicanismo, cambiando armi,  senza però mai cambiare i suoi sentimenti di odio profondo verso i cattolici, meditava di vincere -colle astuzie di una fina malizia coloro, che  non'potca più opprimere colla forza di martini  crudeli. O'Connell veglia sempre a discoprire, è  sempre pronto ed -intrepido a combattere le insidiose macchinazioni dell' eresia, che, per essere     21  divenuta ipocrita, non è perciò meno persecutri ce e nemica. Che non ha egli fatto; quanto non  ha egli e scritto e parlato; e quanto non ha combattuto, «ino all'ultimo della sua vita, contro i due  Bill tristamente famosi che abbandonan.o l'uno i  pii legati e le rendite della cattolica Chiesa, l'altro i collegi e l'educazione dei giovinetti cattolici (10) alla sorveglianza, alla direzione, o a meglio  dire alla dominazione dei protestanti? E sebbene la debolezza o l'inganno di alcuni membri del  cattolico Clero, essendo venuto disgraziatamente  in soccorso di queste leggi funeste, le abbia fatte  adottare; ciò nullostante, tale, si è il discredito in  cui l'eloquenza di O'Connell le ha poste; tali e si  vigorosi sono i colpi che loro ha lanciati, che  sono quasi morte sul nascere, o che morranno  intieramente colPesser trasformate in tutt'altre.  Se qualcuno, a voce bassa si avvisava, coll'antico tuono di sagrìlego insulto, di dirlo Papista,  rivolgendosi tosto contro di Ini, intrepido ripigliava: 0*ConDeHo innocente. Mentre però era 0*GonnelI prìgionieroy come S. Paolo, non parlava a* suoi concittadini, se non scongiurandoli a dimostrarsi suoi  degni amici e figliuoli, colf usare mansuetudine e  pazienza, col rispettare quella stessa autorità che  colla più manifesta ingiustizia Io avea privato della  sua libertà; Obseero vòs effo' tnncius in Dommo, ìtt  digne ambtsletù in mansuetudine ei pcUieniìafEph A),  Sicché tutta la condotta di quesf uomo straordinario è stata il modello, e come il codice delle leggi pe) tempo dell'oppressione, ad uso degli oppressi*  Perciò ancora, mentre combatteva da una parte le teoriche omicide dei turbolenti Cartisti» faceta dall'altra sentire tutto il peso della soggezione  servile ad una aristocrazia usurpatrice Mentre eoa  una mano arrestava il popolo dal precipitarsi nell'abisso della sedizione, gii additava coll'allra Tignominia di piegare in silenzio il collo al giogo di  un sistema oppressore e tirannico. Cosi feca egH  degli Irlandesi un popolo osservatore dei cristiani     35  doveri sino allo scrupolo, e geloso de^suoi drilli   civili sino al faDatismOr Gos^l lo mantenDe nei limiti  della subordinazione, e ne sviluppò la nobiltà del  carattere e la grandezza del cuore. Cosi elevò egli  aoclie le classi più rozze e più oscure sino al subii*  me del dovere, e rendette in esse comune la probità  cittadina e volgare Teroìsmo cristiano. Così formò  egli degl'Irlandesi no popolo modello, un popolo  degno deirammirazione e dell'amore di tutti i popoli, un popolo che ba sostenuta per quarant* anni  ona lotta grave, ostinata, implacabile, ma senza mai  violare alcun dritto, senza mai calpestare alcun do*  vere; e che, con un passo fermo e sicuro, si è avaìsk  zato alla conquista della sua libertà religiosa e civile: abborrendo egualmente e dalla servitù religiosa deirEresia, che sola può far sopportare la ser*  yitù politica, e dalle violenze sanguinarie dell'aoarchia, colle quali popoli ciechi troppo spesso, invece di giungere alla libertà^ ricaddero più miseri  e più avviliti di prima nelle braccia della tirannìaCosi ba fatta conoscere, ha messa in azione la dot*  trina, cattolica della Resistenza ptissiva e délV Ubhi»  dietua attiva^ e ne ba dimostrata, sopra un grande  teatro, con un magnifico esempio, la verità dei  principi!,, la importanza dell'applicazione/ la sìcch  rezza del successo; e si è reso benemerito del Sovrano e del popolo, della Religione e della politica,  della Chiesa e della società (15).     36   "Io. Finalmente gli ultimi mezzi onde pare cbc   O^Gonnell abbia trionfato delia ingiustizia deireresia  bono stati la sua profonda intelligenza degli uomini  delle cose, la sua fermezza prodigiosa, la sua instancabile attività.   Profonda intelligenza^ io dico, degli uomini e delU  cose. Non mai fallirono i suoi prognostici, non mai i  suoi disegni andarono a vuoto. Predice egli oggi ciò  che deve dopo dieci anni accadere; e Tevento yiene  a giustificare appuntino la verità dei suoi vaticinii.  Tutto ciò che ilice, lo legalizza; tutto ciò che prevede, accade; tutto ciò che consiglia, riesce; tutto  ciò che intraprende, lo compie. Dimodoché si era  acquistata la lode deiruomò dal colpo d'occhio più  sicuro, dal tatto più delicato, dalla penetrazion più  profonda, dagli espedienti più infallibili nel condurre a fine i più difficili affari.   26. Dissi ancora Prodigiosa fermezza. Siccome nes«  8un uomo gittossi mai in una più grande, più nobi*  le e più ardita intrapresa; cosi non ve n^ebbé mai alcuno che sia stato segno di attacchi più numerosi,  di una persecuzion più ostinata. Insulti e calunnie,  sarcasmi e bestemmie, satire e processi, promesse e  minacce, tradimenti e apostasie, multe'e prigioni,  tutto è stato adoperato per cinquantanni, con una orribile perseveranza, per abbattere un si grande coraggio. Ma invano. Come le lodi non lo inebriano,  così le opposizioni non lo sgomentano. Come i successi noi fanno insuperbire, cosi non lo abbattono     37  le sconfitte. Cornee largo, magniGco nel concepire   i suoi disegni; così è costante neirescguirli. Or do->  Ve mai nella storia, mi sì additi, mi si mostri nn  altro esempio di nomo che per mezzo secolo abbia  lottato contro la più grande potenza della terra, sen«  za lasciarsi intimidire o arrestare giammai, ma con  sempre maggior lena, con coraggio, con costanza  sempre maggiore?   27. Dico infine Imtancahih attività. Il sno riposo è  il non conoscer riposo. Lo avresti veduto sempre  in agitazione e sempre in moto onde incoraggiare i timidi e reprimer gli audaci j sostenere i de-*  boli e dirigere i forti, arrolare gli amici e sco*  prire i traditori, confermare i sinceri e smascherare gì* ipocriti. Moltiplicando in certo modo se  stesso, quasi allo stesso tempo è in Inghilterra  ed in Irlanda, nelle assemblee nazionali e noi  parlamento, tra le riunioni dei grandi e i mit^  iinghi del popolo, nelle municipalità .e nei tribunali. Dove non è presente colla persona, vi si ^rova  colla sua azione. Dove non giunge colla sua voce,  arriva co'suoi scrìtti. Tutti i punti delPIrlanda sentono la sua influenza. Tutte le classi dei cittadini  sono agitate dalla sua forza. Tutti gli spiriti sono n*  niti nei suoi disegni. Tutti i cuori son d'accordo noi  lasciarsi guidare dalla sua autorità. Come il gigante  della favola che co' suoi movimenti scuote e solleva una montagna; il solo O'Connell, formato avendo di otto milioni di uomini come un uom solo,     38  agita e muore a talento questo gran popolo, e Io   lancia contro deUlnghilterra, che sbigottita dk addietro per non essere schiacciata dal suo peso. Or tutto ciò è vero, Yiprissimo. Ma non è men  rero però che quello che aggiunse una fopza irresistibile a tanta intelligenzai a tanta fermezza, a  tanta attività si fu la carità che la Religione ispira, e da cui fu sempre penetrato il suo cuore.  Prendendo dal Vangelo Ie«ue.nonne, consoli ipocrifi non fece mai pace; questi soli mai non risparmiò:  fossero Lordi o ministri, nazionali o stranieri, ecclesiàstici o secolari^ questi soli, strappata loro dal   r   riso la maschera, additò al pubblico in tutta la loro turpitudine, in tutta la loro deformità. Contro di  costoro solamente versava a piene mani il fiele delle  sue invettive, laYiciava i fulmini della sua parola, e  li dava al ludibrio e alla esecrazione del mondo;  poiché di fatti gli scribi e i farisei sono stati mai  sempre la peggior genia degli uomini che ab»  hia mai macchiata la terra: una volta crocifisser  Gesù Cristo, ed or sono la mina del Cristianesimo.  Perciò nulla eguaglia l'amarezza e Io zelo ondo  perseguitava i Metodisti e gli Oraugisti, i più ipocriti e quindi i peggiori fra gli creiici: degni discendenti del più grande ipocrita de' tempi moderni  Cromwel, suoi truci ajulanti, suoi legittimi eredi  neir odio furibondo e crudele contro la cattolica  Chiesa. «O bravi cristiani, dicea loro, che, colla Bibbia in una mano e la spada e la fiaccola nelFaltra, non avete lasciato dietro di toì che tracce di ruine   e di sangae! Voi ammossate ora calunnie contro  dì noi, contro di cui prima facevate massacri. Ogni  vostra parola, ogni vostra azione dimostra che vi  manca il potere e non già il volere di far rivivere  i giorni di Gromwel, di Irclon, e di Ludlom! »   29.Ma in quanto ai protestantismo di buona fede,  alle anime sincere e generose che vi si trovano, ai  suoi nemici politici, O'Gonnell, fedele alla massima  cristiana di S. Agostino: Diligile homines; irUerficite  erroreSf mentre ne combatteva gli errori di cui  eran la vittima, non cessava di rispettarne e di amarne ancor le persone. Quindi, severo irreconciliabile e tremendo contro di loro sul campo della  discussione politica, in privato poi non faceva mai  molto contro di loro ; si faceva un dovere di scusarli, di difenderli e di render loro tutti i buoni  uflScii della carità cristiana. Perciò dicea egli stesso con ogni verità: « Come uomo publico ho un  mondo di nemici, ho nemici tutti i nemici della  libertà e della religion dell'Irlanda; ma non ho,  non conosco nemici come privato e come cristiano. » Gli stessi suoi avversarii politici furon più  volte uditi render giustizia alla generosità cristiana di questi suoi sentimenti. « O'Gonnell, diceano  essi, è un^ anima grande; bisogna volergli bene. per  forza. Nemico acerrimo delle nostre opinioni, è il  miglior amico de^nostri interessi e delle nostre persone (16). » £ perciò lo visitavan volentieri ; si onoravano della sua fatniliarltà e della soa confi'   denza* Ed era bello il rederli traUenersi la sera in  amichevole compagnia con quél medesimo O^Coii-*  Hell contro di cui la mattina, suIFarena parlamen*  taria, avevan combattuto con furor di lioni, e che  collo stesso furore avea combattuto contro di loro*  Deh che quanti conobbero dappiresso OXoanell fan*  ti lo amarono!   30. Se tale era egli co'nemicì, ìmaginerete facilmente qual sarà stato cogli amici della causa della  sua Irlanda. In quanto poi ai suoi miseri concittadini,  é impossibile il dire quanto li amasse. Rammentate  i primi anni di questo secolo, in cui l'odio degli  orangisti contro i cattolici, per la insurrezione del  179S dei cattolici contro gli orangisti, essendo ancora nella sua orribile vivacità; i magistrati protestanti sedcano nei tribunali come vili satelliti della  tirannia, e non come sacerdoti della giustizia, tutori deir innocenza e vendicatori del delitto. Perciò  il solo nome di cattolico era un .titolo bastante di  proscrizione e di condanna. Gratin questi giorni  nefasti, e pei cattolici di orribil memoria, il solo  O'Connell, ritrovossi cbe^ erede dello spirito delFantico Daniele, conu3 del nome, si fece l'intrepido difensore dcirinnoccnza oppressa. Incontra egli un  giorno Ira via una turba di cattolici che venivan  tratti al tribunale, diceasi, per esservi giudicati come rei di delitto di stato, in verità però per esservi  immolali come cattolici; giacché i giudici, tutti accanili Or angisti,.eran di quelli che la ScriUora chia*^  ma Iqpi togati, e non formavano un tribunale di 6ag  roso, quanto O'Gonnell lo fu pei suoi cari irlandesi.  Non amava che loro, non vivea, non respirava che  per loro; e tutto lor sagrificare, le sue sostanze, i  suoi avanzamenti, la sua opera, la sua vita, fa sempre la sua delizia e la sua felicità. Chi può però immaginare, non che esprimere il cordoglio, l'affanno  onde fu trafitto e lacerato il suo tenero caore alla  vista della sua povera Irlanda travagliata dalla fame, divorata dalla peste, ed intanto che non ismeotisce mai la sua pazienza, che non si scuote nella sua fedeltà! Deh che, pallido il volto, e tinto del  segno di una augusta tristezza, taciturno e spesso     43   piangente, anche in pubblico parlamento, ove si re*   caya a chiedere, in aria supplichevole, pane ainrìan*  da, ben dava a divedere la orribile tortura cui era  in preda il suo cuore! Ecco quindi incominciare a  venirgli meno, coll'antico brio e coraggio,- anco le  forze; cadere in una tetra malinconia, in un abbattimento profondo; e questa robusta natura, che  avea resistito a 50 anni di stenti e di fatiche, cadere sotto il peso della passione dell'animo e del  dolore. Sicché con ogni verità può dirsi, che, alla  carità vissuto, non è morto che per le mani della  carità: soia degno sacerdote di si nobile vittima!   32. Ma se nulla eguaglia la tenerezza, l'amore di  O'Connell per la sua Irlanda, nulla nemmeno egua*  glia l'amore, la tenerezza dell'Irlanda pel suo O'Connell« Otto milioni di nomini Io aman tutti come  lor padre, mentre gli ubbidiscono come a lor duce^  e lo venerano come loro sovrano.   Quale fiducia nei suoi consigli! quale docilità  ai suoi avvertimenti! quale ubbidienza a*suoi cenni ! È questa una massa di centomila uomini che  fremono contro un atto oppressivo e ingiusto delTaatorità; ed una sola parola di O'Gonnell li caima, li disperde e li rimanda pacifici alle loro abitazioni. È questa una contrada di più milioni di  nomini famelici; ed oh il pessimo consigliero che ò  la fame! Non vi è ragione che ascolti, non vi è diritto che rispetti, non vi è rischio che non corra, non vi é gasiigo obe payentt ! O^Conaeir grida:  (( Rispetto alla proprietà, che così comanda la Be-*  ligione: » e la saa voce sola ottiene ciò che tutte  h artiglierie dell* Inghilterra invano avrebbero  sperato di ottenere, cioè: la pazienza nella fame, la  rassegnazione, nella morte.   Deh che la storia non ci presenta altro escn>  pio di jina potenza morale sì grande, sì colossale, ed  insieme .si ubbidita e sì rispettata; io non so di alcun Sovrano di dritto che,. più di questo Sovrano  di fatto, sia stato fedelmente ubbidito, rispettosa^  mente yenerato, cordialmente amato!   33. Il suo viaggiare é un continuato trionfo. Trion^  fo di Otti sarebbe impossibile il formarsi Fidea, se  nei trionfi di PIO IX non ne avessimo sotto gli oc*  chi la realità. Appena la voce si sparge che yiene  il Liberatore, ecco intere provincie in moto; ecco i  rappresentanti delle Contee, delle città, ecco le Corporazioni intere dei cittadini, ecco popoli interi  daUuoghi più lontani venirgli incontro con bandiere spiegate in bell'ordin disposti. Vedendolo poi  spuntare da lungi il grand*Uomo, dalle forme atletiche, dall'aria sublime, dalla fronte maestosa, dallo  sguardo caritatevole, dalFamabil sorriso; ecco ripetuti lietissimi evviva, pronunziati con tutta l'energia del cuore, riempir l'aria intorno. Mentre egli,  a traverso gli archi trionfali e le vie tapezzale di  arazzi e di fiori, in mezzo alla siepe foltissima d'immense turbe, impazienti di mirarlo in viso, di udirne la' Toce, si ayyìa pria di tatto ad adorare Dio   nel suo tempio.   Alla sua vistala gioj a si dipingea in tutti i volti, il gaudio inondava tutti i cuori. In presenza di  O'ConnelI questo buon popolo sembrava obliare le  sue miserie e le secolari sue angoscie. Per quanto lo  veggano, non si saziano mai di vederlo. Per quanto  Io ascoltino, non si stancan mai di ascoltarlo. Mirate^  Io circondato da due, tre e fin seicento mila persone.  Oh come tutti pendono estatici dal suo labro! Ob  con qaale aria di tenerezza se lo Vagheggiano, eoa  quale avidità lo ascoltano,~con quale entusiasmo gli  applaudiscono! Oh plausi! oh grida! che, articolate da  tutte le lingue, nascon però da tutti i cuori! Oh come tutti prendono interesse alla sua sanità, alla sua  vita, alla sua gloria! È il nostro padre, dicòno, il  nostro amico vero, il nostro sostegno, il nostro li^  bcratore; e perciò, dopo Dio, egli è la nostra unica  speranza, la nostra gloria, la nostra delizia, il nostro amore.   34. Chi può però farsi idea della costernazione,  della pena, del dolore di tutto questo buon popolo, allorquando vide il grand'Uomo a lui si caro messo in prigione per lui? Come ad una calamità pubblica, il lutto si sparse per tutta Irlanda, la mestizia era dipinta in tutti i volti, Tamarezza era in tutti i cuori. In tutte le famiglie  si recìtavan preci, in tutte le chiese si facevano  voti per la libertà di O'Connell DaMuoghi più     46  distanti venivano in processione, coi sacerdoti e coi   vescovi alia lor testa, popolazioni intere a visitare il  gran prigioniero della Fede e della libertà dell'Irlanda, e deporre ai suoi piedi l'omaggio del loro amore e del loro dolore. Questa prigione perciò cambiossi in regìa. 0*Gonnell, più che da sovrano, vi teneva ogni mattina ricevimento solenne.  Più che da sovrano, io dico, giacché nessun sovrano ha ricevuto mai tanti onori sul suo trono, quanti il nuovo Paolo prigioniero nel suo carcere!   Qual fu poi la contentezza, la gioja dell'Irlanda  allorquando, l'ultimo giorno appunto della Novena  che, per la sua liberazione, O'Gonnell avea insinuato dì farsi alla gran Madre di Dio, l'Alta Camera del parlamento d'Inghilterra, questa volta  più alia per la nobiltà dei suoi sentimenti che  non lo era per l' elevazione del rango, con un  atto di ammìrabii giustizia, rendette libero il suo  campione all'Irlanda, il padre al suo popolo? All'uscire di O'Gonnell dalla prigione un magnifico  carro trionfale ed un popolo immenso Io ricevette fra gli evviva e i segni di un entusiasmo, di  un'ebrezza, di un contento più facile a idearsi  che a descriversi. Questo giorno fu per O'Connell un vero trionfo: al cui confronto tanto più  pallidi e meschini sarebber parsi i trionfi dei romani imperadorì, quanto che questi furono i triglifi della forza, quel dell'amore!   35. Ciò che ò singolare ancora si è l'entusiasmo,     49  la fiducia, l'amore che il suo disinteresse, Id^>««egQ0   rifa» il suo zelo per la patria e per la fieligionv  era giunto ad ispirare alle donne. Quest'entusiasmo  muliebre formò una parte non piccola del l'immensa  forza morale ond'egli regnò costantemente sul pò*  polo. Giacché, lo ìntendan bene gli uomini dalle corte vedute, dalla cieca mente come dal cuor di maGÌgno> che si credono i soli buoni a gorernar. Tuo*  mo che non conoscono, il popolo che non. intendono: Quando una idea, sia politica sia religiosa, dalla  UKente degli uomini discende nel cuor delle donno  e divien sentimento, la sua forza centuplica, a tutto resiste e trionfa di tutto. Or la donna irlandeiM  era per O'Gonnell, ohe essa riguardava ^come runico e rero sostegno^il vindice della patria e delb  Religione; ed era essa che, nell'animo del padre»  dello sposo, del figliuolo, ne teneva sempre vìvo  l'amore, ed ispirava loro il coraggio dei più grandi  sagrifieii pel liberatore comune.   Mirate colui che, col passo vacillante, col rossore- in volto, colla tremola mano si avvicina all'urna elettorale. Egli è un povero affittuario, padre di  famiglia, che^ già carcerato per debito, ha veduto aprirsi le porte della sua prigione dalla mano crudelmeate. benefica del Lord suo creditore, a condiztoi>  ne che voti contro di O^GonnelI. E già Famore delb  tua desolata famiglia vincendola sull'amore pel Lir  beralor della patria, sta egli per votare contro di  lui. Quand*ec€0 udirsi voce di donna: XiseraM$ €h^     46  iìsìAììtìàordatt della tua anima e della libertà (Ht^ member your soul and liberty), O voce! O donaa!  Essa è la spo^a di questo irlandese infelice, è la  •posa, che preferisce la vittoria di O'Gonnell alla li*  berta dello sposo, al sostentamento de'figli! A questa Yoce, richiamato il misero a se stesso^ oblia esso  pare che è sposo, che è padre per ricordarsi di essere cittadino. Vota invece pel Liberatore; e, novello  Regolo, tranquillamente alla sua prigione ritorna.  Ben presto la sublime parola della sposa magnanima dall'una all'altra estremità si ripete dell'Isola  dei Santi. S'imprime nel bronzo (19), si scrive sulle  bandiere dell'Associazione cattolica. Poiché in questa gran parola si trova tutta compendiata la storia  di questo popolo eroico, tutti espressi i sentimenti  di un cuore veramente irlandese, che da tre secoli tutto sagrificaaDio e alla patria, alla Religione e olla libertà.   36.1magìnate perciò se questo popolo possa consentire che il suo Liberatore e padre, il quale tutti i suoi  beni, i suoi lucri (20), il suo riposo, la sua esistenza  ha sagrificato all'Irlanda, dell'Irlanda non viva^ Ma  deh che il più cattolico, il più morale, il più coraggioso^ il più nobile dei popoli della terra è altresì il più miserabile. Arrivare coi più duri suoi  stenti a riempirsi di patate il ventre, ò il colmo  della sua agiatezza* e della sua felicità. Eppure,  c^h popolo generoso! Oh come volentieri egli anche  dèlia sua patata si priva per dare il suo obolo pel suo Liberatore! sino a formargli l'annuale assegno   dì presso a cento mila scudi!   L'insolenza protestante ha dato perciò ad O'Gon^  nell il titolo di Be mendicante. Ma insensata! men^  tre cosi intende schernirlo, lo onora. E qual più  bella regalia di questa che vive non di tributi  estorti colla forza^ma di offerte yolontarie ispirate  dairamore? Qual più bella regalia di questa che  non faa altra spada che la penna, altra artiglieria  che la parola, altro corteggio che i poveri, altra  guardia del corpo che Taffezion del suo popolo?  Qaal più bella regalia di questa che non fa scor*  rer le lacrime, ma le rasciuga; non fa versare il  sangue, ma lo arresta; non immola le vite, ma le  conserva; non domina il popolo, ma lo migliora ;  non foggia catene, ma le spezza; che mantiene Tordine, l'armonia, la pace, senza pregiudizio della  libertà! Deh qual sovrano non si stimerebbe felice  di regnare cosi! Sicché di questa regalia pacifica  può dirsi in certo modo ciò che di quella di Salomone fu detto: che nulla eguaglia la sua grandezza, la sua gloria e la sua magnificenza; Rex  pacificus magnificcUus est super omnes reges terrae  (IH, Reg.lOJ!   37. Poiché dunque, con tai mezzi, che il suo spirito religioso avea santificati ed elevati ad una al*  tezza meravigliosa, ebbe disposta la pubblica opinione in Irlanda e in Inghilterra, nella regia e nel   5     50  parlamento, nel santuario e nel popolo ia favore   della liberazione della patria; eccolo presentarsi a  reclamare i suffragi de'suoi concittadini per essere  eletto uno dei Ilappresenlanti d' Irlanda al parlamento Britannico. Invano il governo, a render vana una siffatta pretensione^ per parte di un cattolico  si nuova e si inaspettata, gli oppone per competitore un illustre personaggio (21) nominato di già al  ministero, e benemerito della causa d'Irlanda. Invano ne'cinque giorni che durò questa memorabile  lotta elettorale tutti furon messi in opera i mezzi,"  di cui un gran Potere potea disporre, per fare escludere un uomo, il cui solo nome era divenuto lo  spauracchio dell'Inghilterra. Questa volta il merito  prevalse alla ricchezza, lo zelo della patria a' turpi  istinti di adulare il Potere, l'uomo del popolo all'uomo del ministero, il cattolico al protestante; ed  O'Connell fu eletto tra' plausi de'veri fedeli e il fremere degli orangisti.   La grande difficoltà però non era altrimenti che  un Cattolico fosse eletto, ma che fosse poi accettato come Membro del Parlamento, dal quale per leg*  gè ogni cattolico era stato da tre secoli formalmente escluso. Non importa. Il genio di O'Connell, con  quella sicurezza di previsione che non gli venne  mai manco, pien di fiducia nella giustizia della sua  causa, e molto più nella protezione della Regina  del cielo, dopo ottenuta questa prima vittoria» si  tenne per sicura ancor la seconda; e come se^ pei     51  solo fatto di questa elezione, fosse divenata già libera l'Irlanda, tra le rfsa di scherno degli uni e i  segni d'incredulità degli altri, intonò l'inno della liberazione, dicendo a*suoi Elettori: « Uomini di dare, voi sapete che la sola base della libertà si è la  Religione. Voi avete trionfato, perchè la vostra voce,  che si è elevata per la patria, avea precedentemente esalata al Signore la preghiera. Ora canti di libertà si fanno sentire nelle nostre campagne; questi suoni percorrono le valli, riempiono le colline,  mormorano nelle acque dei nostri fiumi; e i nostri  torrenti, colla lor voce di tuono, gridano agli echi  delle nostre montagne: É liberata l'Ialanoa! »   38. Or, come lo predice, cosi avviene. Si presenta  alla camera dei Comuni; un usciere gliene contrasta l'ingresso. Siete cattolico, gli dice, non vi è luogo pe' cattolici in una assemblea protestante. E poi,  giurate voi i trentanove articoli della religione  Anglicana? « Io giuro, ripiglia O'Gonnell, fedeltà al  mio Re ed a tutte le leggi giuste del Parlamento;  ma non giuro l'eresia e la bestemmia. Chieggo alla  Camera di essere ammesso a provare il mio dritto. » Questa dimanda si inusitata è accordata, più  per istinto di curiosità che per principio di giustizia. Il grand'uomo è introdotto. Angiolo tutelar  dell'Irlanda, venite deh in soccorso del suo generoso avvocato! Non mai causa più grande fu messa in  deliberazione al tribunale degli uomini. Non mai  più gravi interessi dipendettero dalla parola di uà     52  uomo! Trattasi della libertà o della servitù civile e   religiosa di un gran popolo; trattasi della stabilità o  della ruina di un grande impero! Non temiamo però.  Queste circostanze hanno di già elevato O'Conneli  sopra se stesso. Egli sente tutta l'importanza della  missione di cui è incaricato. L'assemblea prende  Tattitadine della più gran serietà. Nessuno 6ata; tutti gli occhi sono rivolti sopra di lui, e tutti i cuori  palpitano dove di speranza, dove per paura. O'Conneli parla, ma con tuono si maestoso, con voce sì  ferma, con tale elevazione di sentimenti, forza di  ragioni, magnificenza di stile, vivezza di espressione, calore di affetti; che scuote e fa tremar tutti  da prima, e quindi convince i più difficili, doma  i più ribelli, commuove i più duri; ed in fine fa rimaner tutti come estatici e fuori di sé per Io stupore: sicché rimirandosi l'un l'altro parean dirsi  con un eloquente silenzio: « Non mai uomo ha parlato cosi. Chi avrebbe coraggio di dar torto a un  tal uomo? » I pregiudizii adunque cedono, gli odii  religiosi taciono, le vecchie usanze non si attendono, l'eresia si arrende, la giustizia trionfa; ed ecco,  in persona di 0*ConneII, il Cattolicismo prender polito nel Parlamento britannico, dopo tre secoli dacché ne era stato sbandito!   39. Ma l'Emancipazione? Non temete. La breccia  é fatta. Il nemico è dentro. La cittadella è impossibile che non cada. Non passa infatti che un anno; e  soggiogato dalla parola possente di O'Conneli, e     53  dalla forza àeìV opinione e delle simpatie de' popoli (22) che O^Gonnell era giunto ad interessare nella  soa causa, lo stesso ministero torys, che era stato  costitoito per aggravare la servile condizion dell'Irlanda, è obbligato a proporre il Bill della sua  libertà.   Una parte notabile dei Comuni si oppone; l'Aristocrazia minaccia; l'Anglicanismo protesta; lo  stesso re Giorgio IV, le cui ottime qualità d'inglese  e di cristiano erano oscurate dal fanatismo di un  settario, ne freme ; nella rabbia dell'orgoglio reale, umiliato di dover cedere ad un privato, battendo i piedi, gittando la penna, e prorompendo nella  imprecazion plateale : « O'Gohnell sia dannato da  Dio (6od damne O'Gonnell) : » ricusa di sottoscrivere. Tutto però è inutile. Bisogna cedere, bisogna  arrendersi; e la gran le^ge, che tanto onora la benché tarda giustizia, la generosità e il buon senso  inglese, è firmata; e la libertà civile e religiosa  dell'Irlanda, come un trattato di pace che si è obbligato a sottoscrivere in seguito di una sconfitta,  è stipolata tra la gioja degli uomini liberi ed il  plauso del mondo!   O vittoria! Dopo la vittoria, onde il Cristianesimo primitivo ottenne i suoi dritti civili e la sua  libertà religiosa da quegli stessi Imperadori che lo  avean per tre secoli trattato da schiavo, non vi è  stata mai vittoria di questa più nobile, più magnifica e più sorprendente!     54   Da UDa parte erano interessi politici e rivalità di fortuna, privilegi di casta e pregiadizii di educazione, antipatie nazionali ed odii religiosi, Pop*  posizione del re e la repugnanza del popolo, ed infine una eresia radicata da trecent'anni nel suolo,  intelligente, interessata, padrona delle terre, dei  capitali, della marina, dell' armata, del parlamento; cioè a dire: che combatteron da un lato tutte le passioni, tutti gli errori, tutti i talenti, tutte le  ricchezze) tutte le forze; e dall'altra lato ha pugnato un privato, povero, inerme, appartenente ad  una nazione serva, ad una razza proscritta; un  privato che chi chiama temerario e chi forsennato;  chi lo taccia d'ambizione e chi di fanatismo; chi Io  insulta e chi lo deride, chi lo disprezza e chi Io minaccia, chi ne sogghigna e chi ne freme. Eppure  quest'uomo solo, questo privato, si combattuto, si  attraversato, forte soltanto della sua eloquenza sostenuta dalla sua Religione, vince tanti e si poderosi nemici; ed a quella colossale Potenza, che  dispone a suo grado de' destini del mondo e della  sorte dell'umanità, a cui nulla resiste e che trionfa di tutto, O^GonnelI ha resistito, l' ha vinta,  ne ha trionfato! avvenimento, grande, unico, stupendo, che cambia la faccia del mondo e onora un  secolo! e che, compiutosi sotto degli occhi nostri, e  tramandato alla storia, troverà incredula la posterità meravigliata; e di cui perciò può dirsi: Opus factum est in dt'ebus nostris, quod nemo credet cum narrahitur (Habac.J!     55'  40. Ma le leggi municipali d'Irlanda erano stafìe   combinate in modo daireresia, cbe i cattolici non  polean nel Goninne ottenere alcun posto, esercita-*  re alcun dritto, nemmen di piantare un negorìo»  nemmen di aprire una bottega: dipendendo tatto ciò  dairarbitrio e dal capriccio dei protestanti. L'Emancipazione politica de'Gattolici adunque, in dritto,  era senza dubbio moltissimo, ma non era nulla in  fatto senza l'Emancipazione civile. Ora O'Gonnell  anche questa vittoria ottiene; e per essa ba messo  in mano ai cattolici tutte le municipalità dell'Irlanda. Poicbé, uso ad entrar sempre in Parlamento con  in bocca il grido compassionevole insieme e terribile « Giustizia per rirlanda » onde fa rabbrividar chi  lo ascolta; alla forza di questo grido, sostenuto da  una agitazion sempre viva, da una eloquenza sempre possente, da milioni di petizioni (23); non vi è  nulla che tenga, non vi é nulla che regga, non vi  è nulla cbe resista.   Cosi ottiene egli pure che fossero per metà diminuiti i vescovati ed in gran numero soppresse le  parrocchie dell'eresia: piante parasite che si alimentavano dei sudore della cattolica Irlanda! Cosi le ottiene ancora l'esenzione daU pagare decime odiose  pel mantenimento del culto protestante da cui era  oppressa. Così ottiene che la sua patria, già serva  dell'Inghilterra ne sia divenuta rivale, già schiava  sia divenuta libera; già aggregato d'individui poveri, umiliati, infelici, sia sorta in una nazione proprietaria, compatta, maestosa, terribile.     56   41. Che se la morte gli ba impedito di veder compiuto il trionfo dell'Irlanda, per la Revoca delPaito  iniquo che riunisce i due popoli sotto uno stesso regime; questo trionfo però O'Gonnell, colla sua agitazione, co'suoi disegni, colle sue norme, co'suoi sagrificii, lo ha così ben preparato, che è impossibile che  non si ottenga. £ poi non ha egli lasciata i suoi figli,  credi del suo spirito, delle sue virtù e della sua gloria, come del suo sangue? £ poi il suo secondogenito  non é stato di già chiamato ad occupare Io stesso  rango politico del Padre dalle onorevoli simpatie e  dalla libera scelta del Clero e del popolo? E poi non  ha preso egli a seguire i principii, i piani del genitore, a battere le medesime vie ?   Ah sì, Giovanni compirà 1' opera di Daniello! Il nuovo Giosuè introdurrà il nuovo popolo  eletto nella vera terra promessa di una completa indipendenza, che il nuovo Mese non potè che  salutare da lungi. La stessa Inghilterra sarà costretta a lasciare andar libere le sante tribù. Essa incomincia a comprendere, che due popoli, di  indole, di costumi, di linguaggio e molto più di religione diversi, non possono stare insieme uniti sotto  un regime medesimo; che Tlrlanda, priva del suo  particolar parlamento, non è un appoggio per Fin*  ghilterra, ma un imbarazzo, un peso; e che non può  essere salvata dalla fame e dalla peste, che minaccian  di distruggerla, se non per un regime suo proprio.  Sì^ o generosa nazione, da quest'ultimo travaglio     57  che ti desola e.ti affanna, risorgerai più libera, più   gloriosa e più forte. Inghilterra e Irlanda non sa*  rete più due popoli 1' uno all'altro soggetto per  odiarvi e indebolirvi l'un l'altro ; ma, secondo le  intenzioni sublimi, ì generosi sentimenti del gran*  d'aomo che tanto onorate e che tanto vi onora,  sarete due giojelli della stessa corona, due appoggi  dello stesso tronoj due nobili sorelle della stessa  famìglia, che, amandovi, sostenendovi l'nna e l'ai*  tra y camminerete sicure nelle vie della vera li*  berta, della vera grandezza, al compimento dei su*  blimi disegni cui la Providenza vi ha destinate-,  per la diffusione del Vangelo, per la emancipa*  zione degli uomini, per la salute del mondo!   .42. Ecco dunque un piccolo saggio di ciò che è  stato O'Gonnell come cittadino. Oh quanto perciò la  sua gloria è più splendida di quella di un Napoleone! Ah che nel paragonare questi due uomini, i  più straordinarii de'tempi moderni, e che hanno  riempita la prima metà del nostro secolo della  grandezza del loro nome, O'Gonnell e Bonaparte,  la storia imparziale dirà: che l'uno è stato il genio  della pace, l'altro della guerra. L'uno ha assicurati i figli alle madri, i mariti alle spose, i padri  ai pupilli; l'altro li ha tolti. L'uno ha salvato milioni di vite, l' altro le ha sagrificate. L' uno ha  predicata la fedeltà, l'altro la ribellione a -tutti i  governi stabiliti. Il nome dell'uno non ricorda che  grande disinteresse, grande amore della giustizia. della legalità e dell'ordine; il nome dell'altro non   rammenta che grandi scompigli, grandi ingiastizie,  grandi spogli e grandi usurpazioni. L'uno ha fatto  rivivere i principii di civile indipendenza deposti  nelle antiche costitazioni delle monarchie cristiane;  Taltro li ha distrutti. L'ano ha per quarant'anni lavorato alla vera libertà di tutti i popoli; l'altro, sotto  il nome di Centralizzazione, ha creata una servitù  universale. E ciò, perchè mai? Perchè Napoleone si è  ispirato dell'ambizione, O'Gonnell della carità. Quello ha disprezzata laBeligìone, imprigionando l'augusto suo Capo; questi l'ha onorata, Tha amata, mandando a questo Capo in omaggio il suo cuore; quello, cittadino mondano, si è servito di una filosofia  miscredente per creare la servitù; questi, cittadino  cristiano, si è giovato delle pratiche che la Religione impone, delle dottrine che la Religione insegna, della carità che la Religione ispira, per far regnare la libertà. E quindi l'uno ha ottenute solide conquiste; l'altro ba visto, pria di morire, dileguarsi le sue. L'uno ha lasciato dietro di sé un  solco di luce, V altro una striscia di sangue; ed  ove la memoria di Napoleone ispira un non so che  di lugubre e di orrendo (24), e non desta che una  sterile ammirazione mescolata col pianto; al contrario la memoria di 0*ConnelI fa tripudiare di  gioja e, sempre benedetta, sarà l'amore e la delizia del mondo! Imperciocché il Liberatore d'Irlanda non bft   distretti all^Irlanda i benefici! della libertà, ma li  ba estesi ancora a tutta FEuropa, a tutto il mondo.  Deh che Iddio non crea i grandi uomini per l'utili*  tà di un sol tempo e di un sol popolo, ma per rutilila di tutti i popoli e di tutti i tempi; e l'uomo di  genio perciò appartiene a tutta l'Umanità. Qui però,  per farvi intendere il mio pensiero^ bo bisogno di  indicarvi almeno una importante dottrina, cbe sola può darci T intelligenza delle due principali epoche della storia moderna.   La storia del nostro secolo è scritta in quella  del secolo decimosesto. Uomini di tutti i talenti,  ma insieme di tutte le infamie e di tutti i delitti,  con in bocca la parola Riforma posero allora sossopra il mondo cristiano; ed uomini di simil tempra a'di nostri, con sulle labbra la parola Libertà^  hanno sconvolto tutto il mondo politico. Ma come  mai ? £ egli dunque dato al genio del male, personificato in un qualche uomo, di agitare, di sconvolgere a suo grado il mondo, e trarlo negli abissi  della ribellione o dell'eresia? No, no, non è altrimenti cosi. Gli eresiarchi del secolo decimosesto  amavan si poco la Riforma^ quanto poco i rivoluzionarii dei tempi nostri amano la Libertà. Come nella  bocca di quelli la parola Riforma, cosi la parola Liberia nella bocca di questi non è che un pretesto,  nna menzogna, una impostura. Con queste magiche parole quelli vollero distrugger la Chiesa,     60  questi la società. Tutto ciò è vero, tutto ciò è provato dall'esperienza. Gli uni e gli altri non hanno  sul lor passaggio ammassato clie ruine; e, padroni  del campo, gli uni si sono mostrati cristiani i più  empii e i più corrotti (25); gli altri i più despoti e i  più crudeli fra gli uomini di stato.   Come dunque, e donde hanno essi mai attinto sì  gran potere, da strascinare la metà dell'Eurqpa ne^  loro disegni di disordine e di errore? Yel dirò io.   Simile ad un fiume che in certi punti del suo  corso ammassa immondezze, il tempo riunisce in  alcune epoche disordini e abusi. Questo fenomeno  è comune a tutte le umane società le meglio costituite; e la stessa Chiesa, nella parte che essa ha di  umano, non ne va esente. Allora un malessere^ una  atonia, una perturbazione secreta s'impadronisce  del corpo sociale, che chiama, che cerca un rimedio pronto ed efficace; e chiunque, colla raccomandazione dell'ardire, della scienza e del genio,  si offre ad apprestarlo, è sicuro di essere ascoltato.   Pertanto, come gli scandali e gli abusi degli ecclesiastici, accumulatisi dai secoli precedenti nel  secolo decimosesto, fecero della Riforma un bisogno universale nella Chiesa; così le ingiustizie e  gli arbitrii dei politici, dai precedenti secoli derivati nel nostro, bau fatto nello stato un bisogno universale della Libertà.   Non è dunque per avere insognate false dottrine  che gli eresiarchi e i rivoltosi hanno ottenuto si     61  grandi e si funesti successi; ma perchè hanno indovinato, sono iti incontro ad un bisogno vero,  universale della Chiesa e dello stato; e si sono offerti di appagarlo: promettendo, predicando colla  lingua quello che certamente non avean nel cuore,  cioè: questi Libertà^ e quelli Riforma.   44. Ma in questo rapido colpo d'occhio sopra le  indicate due epoche, e sulle cause delie orribili perturbazioni che yì sodo insorte, è indicata non solo  la Glosofia della loro storia, ma ancora la natura  del loro rimedio.   Come mai l'eresia fu nel secolo decimosesto arrestata nel tremendo suo corso, che minacciava di  avvolgere nelle immonde sue acque l'intera Europa? Coll'avere la Chiesa adottata la parola medesima dell'eresia, e gridato essa pure: Riforma. Deh  che appena la Chiesa, pria per la bocca del gran  Pontefice Paolo III, e poi nel gran Concilio di Trento, articolò questa gran parola, Reformatio (26);  questa promessa, questa speranza di una riforma  vera, data dalla Chiesa, rese vana la falsa riforma  proclamata e offerta dall'eresia; le spezzò in viso il  talismano tremendo della magica parola, con cui  avea fatto a tanti popoli illusione; e Teresia luterana e calvinista, che stava già per invàder la Francia e l'Italia, restata come dottrina politica degli  stati che vi piantaron sopra le loro costituzioni e  le loro dinastie, come dottrina teologica però cessò  di fare nuove stragi e nuove conquiste.     62   Or al medesimo modo, la rivoluzione, che minaccia di fare il giro del globo, non potrà essere  arrestata nella sua marcia devastatrice dei troni e  degli stati, se non allora quando gli stessi governi,  adottandone la medesima parola, grideranno essi  ancora Libertà. Questa parola, io lo ripeto, è senza dubbio cotanto bugiarda nella bocca dei demagoghi, quanto già la parola Riforma Io fu nella  bocca degli eretici. Ma se, prendendo esempio da  ciò che ha fatto la Chiesa rispetto alla Riforma, i  governi adottano la stessa gran politica larga e  generosa riguardo alla libertà; se faranno una verità di questa parola, che in bocca alla sedizione è  lina menzogna; se si affretteranno essi di compiere ciò che la rivoluzione può promettere, senza  poter mai mantenere; se, accorrendo così a tempo  a sodisfare a ciò che è oggi un bisogno reale, sensibile, evidente dei popoli cristiani, li liberano  dalle seduzioni della demagogia; se faran di buon  grado e dentro certi limiti, ciò che potrebbero essere più tardi costretti a fare smodatamente da  una inesorabile necessità; essi toglieranno ai nemici dell'ordine il favore dei popoli; e siccome una  saggia riforma, eseguita dalla Chiesa, disarmò l'eresia, cosi una saggia libertà conceduta dai governi  disarmerà la rivoluzione; e questo si è, s'intenda  bene, il mezzo unico, il mezzo sicuro, infallibile  da farla terminare.   45. Ora questa grande dottrina si semplice, ma insieme sì profonda^ iaiesa da pochi, e non professala da ninno ai principio di questo secolo, 0*Gonnel! è stato il primo a proclamarla, ad inaagnrarla,  a metterla in pratica col più grande successo.  . Quando qaest*nomo singolare incominciò a mostrarsi sulla scena politica del Regno-Unito, cioè  nel plii gran teatro del mondo, i migliori spiriti  erano, intorno alla libertà, dominati da pregiudizii funesti, ma disgraziatamente troppo giustificati  dalla vista di tanti troni vacillanti o caduti, di tante dinastie spente o proscritte^ di tante espoiiazioni, di tante stragi, di tante mine eseguite a nome  e sotto il vessillo della libertà. Qjuesta parola, indice di tanti eccessi, facea palpitar di paura. Questo vessillo, lordo di tanto sangue, non destava che  orrore. Tutte le idee di ordine si erano immedesimate perciò colle idee di un insensato assolutismo;  e tutte le idee di libertà in quelle di un giacobinismo crudele. Libertà era sinonimo di ribellione;  liberale, di regicida. Ogni tentativo di politica riforma era riputato un attentato contro la stabilità  dei troni e la tranquillità degli stati.Un dispotismo  illaminato era riguardato come l'unico rifugio dell'ordine, runico tutore della società.   Cosi la fedeltà moderna non comprese più Tordiae senza il dispotismo: come l'antica filosofia non  comprese mai la società senza la servitù!   46. Ma da che un uomo, come O'Connell, di cui  non si potca mettere in dubbio, né la grandezza del     64  genio, né la purezza deHe intenzioni, ne la fedeltà   al suo principe, né l'amore pel suo popolo, né sopratuito rintelligenza della sua fede, né la sincerità della sua religione; dacché, in somma, si yide  questo gran cittadino e gran cristiano insieme, in«  Yocare, predicare la libertà e francamente dirsi e  protestarsi liberale egli stesso; queste parole*incominciarono da prima a suonar meno ingrate alle  orecchie delicate e schive del Cattolicismo e della  fedeltà irlandese. Poi divennero familiari in quel  popolo; poi vi si naturalizzarono, e con esse le  idee che rappresentano, i sentimenti che ispirano.  InGne l'Irlanda, alla scuola e sotto le ispirazioni del  suo O'Gonnell, divenne il popolo più liberale di  Europa e il più entusiasta per la libertà. Ma di  qual libertà! Deh che la nazione irlandese, che Te*  resia anglicana, orgogliosa e crudele come i Giudei, bestemmia e insulta, dopo di averla crocifissa,  è frattanto una nazione di eroi. Essa, formata delle  teorie cristianamente liberali di O'Gonnell, ha adottata la vera libertà figlia della Religione; si è  garantita dalla falsa, parto mostruoso della ribellione; ed ha presentato al mondo lo spettacolo unico di un popolo libero nel chiedere, e docile nell'ubbidire; geloso della sua indipendenza, e nemico  della sedizione; amante del suo paese, e fedele al  suo re; abbastanza fiero per non avvilirsi, e abbastanza saggio per non insolentire; sublime nella  rassegnazione, e moderato nella resistenza; zelante     65  dei proprìi diritti, e scrupaloso a rispettar quelli   di altrui; che si riunisce ma senza tumulti, che si  lagoa ma senza invettive, che grida contro la ingiustizia, e non S(»'passa mai i limiti della legalità.   Oh gloria dunque, o trionfo di O'Gonnell di avere cosi il primo riconciliata la libertà coH'ordine,  l'indipendenza colla fedeltà, e di aver trasformato  in principio di sicurezza a di felicità il principio  delia distruzione dei troni, della desolazione e  delia servitù del popolo!   Questa grande rivoluzione pacifica, nelle idee e  nei sentimenti, ben presto dall'Irlanda guadagnò  ringhilterra, e dall'Inghilterra cominciò a percorrere in tutti i sensi l'Europa. L'esempio di una nazione di otto milioni di uomini che, fedele alle dottrine del suo maestro e direi quasi profeta, è sempre agitata e sempre tranquilla, sempre intenta a  discutere i suoi diritti e sempre esatta a compire  i suoi doveri, sempre sdegnata delle ingiustizie che  soGTre e sempre fedele; quest'esempio, io dico, fece  aprire gli occhi a moltissimi, e sparse un gran lume sulla scienza di stato. I pregiudizi! si dissiparono. I grandi ingegni videro d' allora possibile  un'^allcanza tra la libertà e la ubbidienza, fra l'agitazione più vivace ed il rispetto alle leggi, fra i diritti della sudditanza e la sicurezza del principato,  tra la indipendenza del popolo e la stabilità degl'imperi. Là parola libertà si cominciò a pronunziare senza ripugnanza, ^i cominciò a conoscere   6     66  cbe si ^uò amare il popolo, senz'esser nemico dei   re} ed essere liberale, senza essere giacobino.   E gran cosa! Doye credete Toi che oggi si» ritrovino i proTOcatori audaci di leggi di eccezione,  gli adulatori vilissimi del Potere, i sostenitori della  dottrina degli antichi popoli pagani, deìVassoluta  supremazia dello Stato : dottrina che abbandona  tolto un popolo cristiano airarbitrio, al capriccio  di un pugno di uomini che si dicon lo Stato, e crea  una servitù universale? Dove credete voi che oggi  si ritrovino coloro che ricusano la libertà ai genitori di educare i proprii figliuoli; alla Comune, di  regolare le proprie spese; alla Provincia, di provedere alla sua prosperità; alla Chiesa, di predicare  e condurre i popoli nelle vie della verità e della  giustizia? Dove credete voi che oggi si ritrovino  coloro in cui Podio del popolo è eguale ali* insolente disprezzo con cui ne parlano? Dove credete  voi infine che si ritrovino i nemici di tutte le libertà, i fautori impudenti di tutte le servitù ? Si  trovano fra'più fanatici demagoghi, tra gli allievi  del giacobinismo e defla ribellione. Mentre al cootrario la libertà non trova amici più sinceri, seguaci più costanti, difensori più intrepidi, avvocati più generosi, che fra' più devoti partigiani  dell'ordin monarchico, fra gli eroi e i martiri della  fedeltà !   Ora un cambiamento sì strano e si inaspettalo  ha avuto il suo principio, la sua causa in Irlanda;  è nato sotta gli aùspicii e il magistero di 0*Con nell. É stato egli che, coll'esempio delia sua patri»,  ha dove modificate, dove cambiate affatto le idee  politiche di una gran parte di Europa. È stato egli  che ha screditata la falsa, libertà e raccomandata  la vera. É stato egli che ha smascherata Tipocrisia  dei demagoghi, e svergognata per sempre la sedizione (27).   £ vero che questa dottrina è quella degli antichi  Apostoli, degli antichi Cristiani, degli antichi Martiri che, mentre colla voce e cogli scritti, colle  loro proteste nei tribunali e colle loro apologie  presentate agrimperatori, reclamavano i proprii diritti e gridavano contro l'oppressione, non cessavan di esser fedeli. Ma la paura del peggio Tavea  ecclissata e presso che spenta questa nobile dottrina^ fra le persone fedelmente cristiane e cristianamente fedeli. Un pensiero, una parola di lagnanza  contro unMn giustizia, ài censura contro di un abisso del Potere, sarebbe loro parso un delitto. Ora  O'Gonnell l'ha risuscitata questa dottrina concili»trice, l'ha restaurata^ l'ha diffusa, l'ha insegnata  colla potenza della sua parola e col fatto de'suoi  successi, r ha renduta comune e popolare in  Europa.   47. Voi stessi, o Remani, che ciò ascoltate, voi  sì siete una prova che le influenze dell^ apostolato  politico di O'Gonnell han penetrato fino in questa  bella parte di Europa.     68   Imperciocché, è vero, lo dirò io con dolore, è   vero che vi è forse fra voi àncora un qualche  tardo allievo della filosofia rivoluzionaria dello  scorso secolo, un qualche pedante insensato che  agogna a realizzare in Roma cristiana le teoriche  republicane di Roma idolatra, e ad applicare le  sue idee di collegio alla società. È vero che  vi son di quelli pei quali, come già pei sangui*  narii Sanculotti del . 97 da cui discendono, la parola di libertà del popolo nasconde la trista idea  della distruzione e l'orribile sentimento delPodio della sovranità. Ma questi degeneri cittadini  (se cittadino può dirsi chi meditd la ruina della  sua patria ) sono pochissimi. Il popolo però, il  vero popolo romano, pel suo spirito di ordine,  ^i ubbidienza e di amore versa il suo principe,  divenuto Tammirazione dell'Europa e del mondo,  guarda con orrore ed obbliga a mascherarsi questi fabbri occulti di ribellione, e detesta le loro  dottrine di disordine e di sangue. Il suo squisito  buon senso non si -lascia prendere alle loro insidie, alla loro ipocrisia. Non comprende la libertà che coir ordine ; non divide il desiderio del  suo ben essere dalla fedeltà e dall'ubbidienza ai  suo sovrano. Che anzi questo popolo si buono e  sì intelligente ha perfezionata, direi quasi, la  dottrina che V apostolato di O'Gonnell ha accreditata in Europa. Roma alla più scrupolosa legalità ha aggiunto l'entusiasmo dell'amore. Chic   69  de per mezzo di una agitazione amorosa, come   Irlanda ha chiesto per mezzo di una agitazione  legale, la riforma degli abusi onde il tempo e  le passioni, come sempre e da per tutto accade,  hanno alterata la natura deirantìca Costituzione  degli stati della Chiesa, che conciliara si bene (28)  l'ordine e la libertà. E poiché il linguaggio di un  popol che ama è impossibile che non sìa inteso da  un Pontefice tutto amor pel suo popolo; poiché i  cuori che sinceramente si amano è impossibile che  alla fin non s'intendano ; oh il bel vanto che tu, o  Roma, ti prepari, se però t'intendono, se però non  ti arrestano, se però non t'ingannano, se però non  ti tradiscono! oh la bella pagina che aggiungerai  alla tua storia! quella in cui la posterità maravi- ^  gliata leggerà la conquista che tu avrai ottenuta  di una saggia, di una vera libertà, per le vie sol  delFamore!   48. Dico di una vera libertà: giacché, siccome vi  è il vero oro e Toro falso, cosi vi è la libertà vera e la falsa libertà. Oh come quella è vaga! Oh  quanto questa, è deforme! Oh come quella è maestosa! Oh quanto questa è terribile ! Oh come '  quella spira grazia e calma ! Oh quanto questa  tramanda spavento ed orrore! L'una ha ornato il  capo della splendida aureola dell'ordine, Fallra lo  ha ricoperto del berretto rosso dell'anarchia. L'una stringe in mano l'ulivo di pace, l'altra la fiaccola della discordia. L'una è vestita di un abito si     70  bianco come qaello deirinnoccnza; TaUra è ayrol^   la nel nero paludamento del delitto, macchiato di  sangue* L'una è il sostegno dei troni, 1* altra ne  è la mina. L'una è la gloria e la felicità dei popoli, Taltra ne è Tìgnominia e il flagello. Questa  sbuca dall'inferno come uno sbuffo avvelenato dallo  spirito del diavolo; quella, come un^aura soave  dello spirito di Dio, discende dal cielo; Ubi spiri'  tus Domini ibi libertas (7, Corinthi Z)!   49. Perciò, intendiamolo bene, miei cari fratelli,  questa vera libertà esce non già dalle orgie clandestine della ribellione, ma dal Santuario; germoglia  dalle dottrine non già della filosofia, ma della Religione. La libertà è la radiazione pacifica della verità,  come la servitù è il lampo funesto dell'errore. Non  può perciò ottenersi sincera e pura che dalla Chiesa in cui sola si ritrova sincera e pura la verità.  Come dunque è stata la Chiesa che ha sostenuta la  libertà metafisica dell' anima umana contro i filosofi e gli eretici che Thanno impugnata; come è stata la Chiesa che ha creata la libertà domestica, elevando la sposa, e consecrando i figliuoli; come è  stata la Chiesa che ha introdotta la libertà cn?f7e, abolendo fra'popoli cristiani la vendita dell'uomo e  la servitù; così solo la Chiesa potrà proclamare la  libertà politica, fissando i veri, i giusti limiti delTubbidienza e del comando, i veri e giusti dritti,  i veri e giusti doveri del popolo e del principato. Fedeltà dunque, ubbidienza, fiducia, amore alla     71  yera Religione: ad imitazione del grand'Uomo di   cui deploriamo la perdita, che non solo si è della  Religione giovato per ottenere la vera libertà, co»  me abbiamo vedato^ Liberavit gentem stuim a perdittane; ma, come qaesf altra volta vedremo, si è  servito della libertà per far trionfare la Religione; Corroboravi^ temphm.      73   ELOGIO FUrVEBRE   DI   PARTE SECONDA.   Simon magnusjqui liberava gentem suam a perditione;  et in dièbus suis corrobaravit templum (Eecli. ^J,   50. Siccome tì é una vera grandezza, figlia della  virtù e del merito; così ve ne è una falsa, figlia del  favore e del capriccio di chi la comparte, o del pregiudizio edeirioganno di chi la credevo inGne delTadolazione, dell'intrigo^ della viltà di chi se la  procura.   Come però la grandezza é diversa nel suo principio, cosi varia altresì nella sua darata. La falsa  grandezza non basta a raccomandare, ad elevare  nemmen la persona, che ne è rivestita come di un  abito che non le si assesta; e perisce con essa, e  spesso ancora prima di essa. La grandezza vera al  contrario nobilita, non che una persona, tatta una  famiglia; come una pura luce si riflette ancora so*  pra una lung^ discendenza; e gli emblemi più bril«  lanti ne trasmetton la gloria sino alla posterità più  rimota. Egli è perciò che nel magnifico stemma della   famiglia O'Gonnell si legge il bel motto «L'Occhio   di O'Gonnell è la salate d'Irlanda; SaUus Hibemiae   oculus O'Connell. »   51. Se non che questo splendido motto non solo é  la testimonianza delle glorie passate di questa illustre famiglia, ma ancora è stato come una profezia  delle sue glorie future, che in Daniello O'Gonnell  ha avuto il suo compimento. Giacché l'occhio vigile e penetrante di Daniello O'Gonnell ha salvata ai  giorni nostri l'Irlanda; Saìus Hihemiae oculus 0*Cannell; essendosi egli, cittadino cristiano, giovato della Religione per conquistare la libertà della sua  patria, siccome ve I' ho di già dimostrato; e, cristiano cittadino, essendosi della libertà servito per  far trionfare la Religione, come debbo dimostrartelo questa mattina: il perchè è stato grande della  grandezza verace, e a cui può perciò attribuirsi  l'elogio della Scrittura; Simun Magnus, qui Itbera^it gentem suam a perditùmcj et m JUeiui iuts carroboravit templum.   Io non vi chieggo più oggi, miei cari Romani,  la vostra attenzione, il favor vostro; nella vostra indulgenza voi me lo avete di già accordato nella  maniera la più lusinghiera per me; io ne sono in  possesso. Non mi resta dunque che cordialmente  ringraziaryene^ profittarne ed incominciare. Simile ad un Sovrano legittimo, la verità non ha  bisogno che di se stessa, non ha bisogno che di ri«  Telarsi per quella che è, per riscuotere Tadesione,  l'omaggio e regnare nel mondo delle intelligenze*  AI contrario, simile ad un tiranno usurpatore, Terrore non può imporsi alle menti degli uomini, non  può conservarne Fimpero che per mezzo della forza e dell'inganno.   Perciò, ovei'Eresia comincia sempre dalPattaccarsi ai Grandi, per quindi, col favore delle loro  passioni e colla forza del loro, potere, dominare il  popolo; la Dottrina cattolica al contrario comincia  sempre dalPannunziarsi da so sola al popolo, e poi  si degna di ammettere alla sua seguela anche i Grandi, a patto però che veiigan col popolo ad assidersi  alla mensa, a bere alla tazza dell'eguaglianza Cristiana, vestiti delle divise dell'umiltà. Ove l'Eresia  è sempre in ginocchio a pie dei troni,' implorandone uno straccio di porpora che la ricuopra, una  spada che la difenda; la Dottrina cattolica, santamente altèra della divina sua origine, non si presenta ritta in piedi innanzi a'troni che per predicar loro le più moleste verità, i più duri doveri.  Ove in fine le Chiese ereticali e scismatiche vaU  mendicando sempre dagli uomini protezione ; la  vera Chiesa non chiede a Dio se non libertà] Ut  Ecclesia tua secura Ubi serviat libertate.   Quindi, come l'ho altrove avvertito, la libertà di     76  coscienza che, nel senso assoluto^ è indifferenza, a*   teismo, empietà, giacché è la negazione di ogni rivelazione, di ogni religione positiva, di ogni regola  del credere e dell'operare; nel senso relaiivo però,  cioè, rispetto alla Potestà civile, che non ha avuto da  Dio la missione di predicare e d'interpretare il Vangelo, è un principio cattolico, che la Chiesa ha professato, ha insegnato, ha difeso; e cui non potrebbe  Finanziare senza abdicare alla sua divina missione,  senza distruggersi; è una condizione necessaria della sua esistenza e della sua propagazione.   53. Ma poiché, sulla fine dello scorso secolo, la  Chiesa cattolica avea veduto, a nome e dagli apostoli  della libertà, imprigionati i suoi Pontefici, dispersi i  suoi ministri, distrutti i suoi altari, profanati i suoi  tempii, violate le sue vergini, usurpate le sue sostanze, aboliti i suoi chiostri, screditate manomesse le sue dottrine, le sue leggi, il suo culto, le sue  istituzioni; poiché infine in quell'epoca funesta la  Libertà camminò sempre in compagnia della bestemmia e del sagrilegio; cosi cominciossi a rigiiardare  come la nemica necessaria, inconciliàbite della vera  Religione; ed i veri fedeli non poteano adir la pa-  rola libertà senza fremere, e non credeano poterla  pronunziare senza delitto.   Che anzi, poiché nell'epoca medesima l'Altare era  caduto sotto i colpi della stessa scure che avea  smantellato il Trono; invalse l'idea che solo insie-  me uniti potean risorgere. Quindi il Trono eVAUàrt ispirarono Io stesso interessaniento, si troiiaroDO   uniti nella mente) nel cuore e sulla lingua di tutti  ì buoni. E poiché una trista esperienza avea dimo-  strato clie il Trono non potea far di meno delF Alta-  re; cosi cominciossi anche a credere che neppur T Al-  tare potesse far di meno del Trono. E quindi altresì  il Trono fu considerato come l'appoggio necessa-  rio non solo dell'ordine politico ma ancora del-  l'ordine Beligioso.   Queste idee eran divenute comuni in Europa.  iTeri Fedeli tenean fiso lo sguardo non solo sui  troni* cattolici, ma ancora sui troni protestanti.  Gli stessi cattolici dell' Irlanda non aspettavano  che dalla liberalità della Corona protestante del-  l'Inghilterra l'emancipazione della loro coscienza é  della loro Beligione; e tutte le loro speranze avean  riposte in un trono costituzionalmente nemico della  lor Fede.   54. Ma questo era lo stesso che fare della divina  Religione una istituzione umana che non può far di-  meno dell'appoggio dell'uomo. Ma questo era lo  stesso che abbandonare la fede, la morale, il culto,  la Chiesa all'arbitrio del Potere civile, che, sotto pre-  testo di esserne protettore, non avrebbe mancato di  farsen Pontefice; ed è provato, che la Chiesa ha avu-  to più spesso a dolersi dei suoi protettori che dei  suoi persecutori. Questo era lo stesso che far dipen-  dere dal buono o reo volere del Principe la Fede  del popolo, consacrare come politicamente legìttimi     78  tutti i sistemi di errore, persia Tateisaio; e consen-  tire alla più'dura, alla più insopportabile, alla più  umiliante di tutte le servitù, la servitù della co-  scienza; e voler distratto fin l'ultimo vestigio del-  la dignità umana.   Quanto non era dunque importante^ necessario il  far sentire ai popoli che il Potere civile cbe stende  sulla Religione la mano, facendo sembiante di pro-  teggerla, la domina, e dominandola, Tannulla, la  degrada; e che la vera Religióne non può sussiste-  re e propagarsi che all' ombra e coll'ajuto delta  libertà?   Ma, grande Iddio ! distruggere un pregiudizio  che un complesso di orribili circostanze avea pian-  tato profondamente negli spiriti più sag^; che, cioè,  «La libertà fosse la nemica del laReligione:» calmare  le apprensioni, le paure, i terrori troppo legittimi  che la parola libertà destava ne'cuori più religio-  si e più pii; strascinare un popolo si cattolico, co-  me quel deirirlanda, a cercare nella libertà il trion-  fo di quel Gattolicismo, che nel resto dell'Europa  era o spento o malconcio sotto i colpi della libertà:  cbe lavoro! che impresa! Una intera generazione di  uomini apostolici' non parca potervi riuscire. Ep-  pure, un uomo solo, un solo secolare, il solo O'Con-  nell l'ha fatta. Il suo genio è bastato per concepirla,  il suo coraggio per intraprenderla, la sua costao-  za, la sua potenza per compierla!   55.Con quale prudenza, con quale discrezione^per  non intimidire pregiudizii troppo ragione?oH, sen-   timenti troppo delicati, si applicò da prima e nelle  pabbliche concioni e nei privati discorsi, a persua-  dere al popolo e al Clero: Gbe non vi era nulla a  sperare in vantaggio della Religione cattolica dalla  liberalità spontanea di un governo protestante; che  Pemancipazione religiosa non si potea ottenere che  pel mezzo e in compagnia deircmancipazione poli-  tica; che la indipendenza della Chiesa cattolica in  Irlanda dovea essere una conquista legale, pacìfica  del popolo, e non già una concessione gratuita del  Potere; e che la libertà era Punico mezzo che lor  rimanea per far trionfare la Religione! Solea egli  spesso ripetere: Che nulla gli era stato più diffì-  cile quanto il persuadere al Clero che la Religio*  ne non dovea, non potea vincere che col favore  della libertà.   Non mancarono al principio spiriti piamente de-  boli o ipocritamente maligni che, al sentire un lin-  guaggio si nuovo nella bocca del giovine O'Con-  nell, ne diffidarono essi stessi, e lo tradussero al  tribunale deiropinion publica, come uno spirito in-  temperante, falsificato dalla filosofia del secolo de-  cimo ottavo; o come un tristo emissario incaricato  di inoculare all'Irlanda le dottrine anarchiche della  rivoluzione di Francia; o, in una parola, come un  Si^ttario. Ma il suo orrore pel sangue, il suo amore  per la legalità, la forza del suo convincimento e  sopra tutto il suo zelo sincero per la Religione^     80  dissiparono ben presto questi sospetti e queste ca*   laonie. Le sue sante intenzioni furono conosciute,  le sue dottrine furono intese 5 furon gustati ap*  provati applauditi i suoi disegni.   Che anzi, tale si fu l'effetto magico deìla sua pa-  rola e della sua azione, che nel giro di un lustro,  riuaci a trasfondere nell'Irlanda tutto il suo spirito;  e a trasformare in se stesso l'Irlanda; attirò nelle  sue idee non solo i cattolici in massa, ma ancora  moltissimi protestanti (29); non solo i secolari, ma  ancora gli ecclesiastici; non solo gli uomini, ma ancora le donne; non solo in Irlanda, ma ancora in In-  ghilterra; e stabili V Associazione della libertà religio-  sa^ in cui tutti gli uomini di buona fede, tutti i cuo*  ri nobili, tutti i caratteri generosi del Regno-Unito,  di ogni chiesa e di ogni opinione, si trovaron con*  cordemente collegati nella stessa idea di reclamare  coi loro sforzi riuniti la libertà di coscienza dal Po-  tere civile, e di far trionfare la propria religione  col mezzo delia libertà.   56. Ma dove fece singolarmente conoscere la no-  biltà della sua anima cattolicamente libera e- libera-  mente cattolica si fu nel grande affare del Feto, os-  sia della pretensione del Governo protestante d'In-  ghilterra a partecipare alle nomine dei vescovi cat-  tolici d'Irlanda. Poiché qui sì che addimostrò la  scienza dì un dottore, lo zelo di un apostolo, il co-  raggio di un eroe, e, pel molto che ebbe a soffrirvi,  anche la pazienza di un martire.     81  la pretensione del governo parca discreta o in   insigniGcante. Dei tre candidati, che il Clero d'Ir-  landa solea, come ancor suole, presentare alla scelta della S.Sede per farne un tcscoyo, il Governo anglicano volea la facoltà di escluderne un solo. I vantaggi che sì promeUeano,per mercede di questa concessione, erano grandi, lusinghieri e capaci di abbagliare i più cauti e di sedurre anche i più pii, cioè:  rEmancipaziode o la libertà religiosa e politica dL  tutti ì cattolici del Regno-Unito, e la dotazione dell'Episcopato d'Irlanda. Il popolo già incominciava  a sorridere ad una proposizione che gli si presentava come il termine di tré secoli di orribili angoscia Una parte del Clero, nell'interesse della dignità della Beiigione, non parve lontana dall'accettare  una dotazione stabile che lo togliesse dalla dura  condizione di vivere poco men che di accatto. L'Episcopato stesso, che, riunito in sinodo, avea sul  principio, con un accordo unanime, respinto questo  dono oOerto da greca mano, come attentatorio alla  indipendenza ed alla disciplina della Chiesa; si trovò  poi scisso: giacché alcuni vescovi, ingannati da fallaci promesse, da adulazioni affettate, avean data al  Bill del governo una adesione, di cui ebbero vergogna e dolore e che rilrattaron più tardi. I cattolici  inglesi essi pure, non vedendo nel Bill insidioso se  non una concessione importante che faceva cessar^  la loro degradazione politica, il foro stato di cittadini senza città, ed apriva loro le porto del parlamento, si gittaropo dalla parie del governo, ed   entrarono con uno zelo sì deplorabile n^Ile sue yisle,  che tacciarono d'imprudente temerilà Topposizione  deirEpiscopato d'Irlanda, ecacciaron fuori e quasi  scomunicarono dal Gomitato cattolico il celebre Monsig. Milner, il solo membro del Clero cattolico d'Ingbilierra, che in una eloquente memoria al parlamento avea combattuto la misura goyemaliva collo  zelo, col coraggio e colla doltrioa di un Atanasio.  Boma stessa, in q,uesta gran lotta, parve inclinare  versoi nemici della Chiesa d'Irlanda; e, come i me*  desimi campagnuoli irlandesi, nella loro semplicità,  Io diccan piangendo: Sembrava essa pure divenuta  Orangtsta. Mons. Quarantotto,.Vice-Prefetto di Propaganda, durante la prigionia dell'Immorlal PioYll,  avea, con suo rescritto, a.ccon$entilo alle insidiose  proposte del gQverno inglese, che potean riuscire  funeste alla libertà della Chiesa. L'Orangismo, forte di questa pretesa concessione di Boma, insolentisce; ii paese, lacerato da divisioni intestine, abbandonato dai suoi fratelli d'Inghilterra e da*suoi tutori di Boma, non può così solo tener fermo contro  le compatte falangi dell'eresia anglicana. I più coraggiosi sono stanchi di una lotta ineguale e che non  offre alcun probabii successo. ]Lo scoraggiamento è  in tutti gli spiriti, la freddezza in lutti i cuori.   Oh infelice Chiesa d'Irlanda ! ecco a tante tue  calamità venire ad aggiungersi la maggiore e la  più umiliante di tutte: La perdita di quella religio   83  sa indipendenza òhe i tuoi generosi figlinoli aveàn   comperata con tre secoli di pàtinieriti e di sangue!.,.   Ma no, non temete: yì è un O^ConnelI) che la   ProTYÌdenza ha, come un nuovo Giuda Maccabeo,   suscitato per vegliare alla difesa di questa Chiesa»   OXonnell giustificherà ancor questa volta la veri-»   tà del motto del suo gentilizio stemma: tu Occhio   di O'Connèll salute d'Irlanda; Salus Hibtmiat ocu*   lus 0*ConnelL   57. anima grande! Tante difficoltà riunite, lungi  dair abbattere il suo coraggio, lo accendono. Nella  disperazione comune, egli sol non dispera. Nei co*  munì timori, per la condotta di Boma, egli solo è  pien di fiducia nella saggezza di Boma; e nella  mancanza di tutti i mezzi, di tutti gli ajuti da com*battere un potente nemico, egli solo osa di impegnare la pugna, come chi è certo della vittoria!   Eccolo perciò far proclami alla nazione sopra  le insidie che le si preparano; riunire ecclesiastici  e secolari in grandi assemblee, ed ivi dinto&trare,  colla scienza di un teologo e colla perizia di un  legista, come della concessione,    Ha; non oblia i preti cortigiani e li stimatizza.   Che più? Vedesi qaasi al medesimo tempo confortare il Clero ed animare il popolo; risvegliare  Io zelo e la vigilanza dei vescovi, e sostenerne il  coraggio; far spedire dieci legati a Londra ad implorare il soccorso della società degli amici della  libertà religiosa^ e far volare due vescovi a Roma al  Sommo Pontefice, reduce dal glorioso suo esilio,  con una dotta memoria in cui, a nome dei cattolici  suoi concittadini, espone con una forza irresistibile di ragioni, i mali che Tammissione del Veto  attirerebbe sulla Chiesa d'Irlanda. E poi in tutti i  tempi e in tutte le occasioni, in pubblico ed in  privato non cessa mai di gridar, di ripeti^re:«Ora e  sempre noi rigetteremo ogni favore che ci bisognerà comprare col sagrificio della nostra Bcligione  e della nostra libertà. »   58. Or che ottiene egli mai con questi sforzi delia  sua eloquenza, della sua attività e del suo zelo?  Ottiene il successo il più completo, il più luminoso. Ottiene che Tepiscopato conciliarmente riunito dichiari:   la condizione di servo,, mal potea far valere la verità e la santità della sua religione schiava in fac-»  eia alla religione dominatrice de'saoi duri padroni;  Era duaqoe necessario, pei fine al quale la Nazió^  ne Irlandese parca essere stata da Dio destìnataf  ch'essa rompesse i ferri del suo politico servaggio,  e che per tal mezzo acquistasse la libertà e la ìa«  d^endenza religiosa della sua Fede.   61. Or ecco appunto ciò che intese, ciò che vide  il gienio penetrante di O'ConnelL Deh che, a diCEe*renza di certi uomini, che solo pregtwttzio e adpla*  zione fa grandi, e che appajono poi men grandi  di quello che sono, O'Goniieli è assai più grande di  quel che apparisce. Le sue intenzioni, i suoi fini^  sono più sublimi e più stupendi delle sue opere. Da  alcune sue espressiont fuggitive, dallo zelo inaudito     92  e dalla costanza, senza esempio nella storia del vero patriottismo, che egli ha dimostrata nel procurare la liherlà della sna patria, si è potuto solo  comprendere che egli riguardava il popol d'Irlanda come un popolo di predilezione, scelto da Dio  per la salute etema di molti popoli, come un popolo missionario. Si è potuto comprendere che O'Gonnell, nel lottare per la emancipazion dell'Irlanda,  non credeva di trattare una causa ordinaria di pò*  litica umana, ma di cooperare al gran lavoro di  Dio nel più grande dei disegni della sua misericordia; e che egK non si riputava, semplice Irlandese,  ma il servo, Io strumento di Dio nella sua Chiesa.   A misura perciò che le prove del nobii destino  dell'Irlanda, in vantaggio della Religione fuori d'Irlanda, si accrescono e più divengono al suo sguardo visibili; O'Gonnell sempre più si penetra del carattere religioso dell'incarico da Dio ricevuto di  affirancare, di elevare Tlrianda. La sna azione diviene più intrèpida, le sue intenzioni più pie. Riguarda egli V Isola de'Sami ctome santa, non solo  perchè ricoperta delle ossa, inznppota del sangue  di milioni di martiri; ma. ancora perchè occupata a  spargere ampiamente pel mondo la santità. La onora con sempre maggiore riverenza, l'ama, Taccarezza, vi si delizia con una tenerezza sempre maggior  re. Ah che non la chiama egli del suo suolo»   per l'ameaità delle sue pittoresche contrade^ per la  robustezza, per la bellezza, per la grandezza del euo^  re de'suoi abitanti; ma sibbene perchè vede in questa  nobile nazione, che si è voluta far passare per la pie  incolta e la più irrequieta della terra, una nazione de*  positaria della verità e della grazia di IKo, adorna  della maestà della missione di Dio, chiamata a dar  prova della' fedondità che, come la primitiva Cbie>sa di Roma, si è acquistata, con tre secoli di martim  e di sangue, e a generare molti figli di Dio in tutto il mondo. E quindi il disciplinarla con tanta par  zienza, il difenderla con tanto coraggio, il da#si,  rimmolarsi tutto per essa con tanta alacrità, il volerla libera a costo di tanti sforzi e di tanti sagrificii. Cosi «ina madre educa con maggior cura, veglia con maggior gelosia, ania, vezzeggia con maggior tenerezzai^misla al rispetto» un figliuoletto che  sa di essere destinato a regnare. >   Iddio ha benedetto questi nobili diaegni, questi  santi trasporti che la sua grazia avea fatti nascere  nel cuor del suo servo. 0*ConneIl ha veduto la libertà civile, che egli avea vaticinata e conquistata  alla sua patria, volta in mezzo di trionfo dèlia fiéligione.in diverse paHi del mondo.   62, Di fatti fu in grazia e per gli eroici sforzi delrirlanda, che, colla civile libertà, ancora la libertà  religiosa fueoneédnta a tutti i cattolici della corona  Britannica. Eòeo dunque dà quelFistante la cattolica     «4  Beligìone, riguardata fioo allora in Inghiltora con   un superbo disdegno, -come la religióne dei servi, e,  $otto nome di reZt^^ftòttfPapiWa, rilegata con dtsprez«  zo nella plebe e negli ergastoli, spiegarle una grande importanza, una gran forza, una gran dignità.  Eccola, santamente altera, salire i palagi dei grandi, penetrare nel parlamento, insinuarsi nella regia,  assidersi nei secreti consigli della regalia, obbligare Torgógliosa politica, che non la degnava già  nemmeo di uno sguardo, a trattare con essa da cguale, e poco meno che a rispettarla come padrona. Eccola questa Religione, ripotata sol propria degl'ignoranti e degli imbecilli, della plebe e delle  donnicciuole, invadere le Università più famose di  Oxford e di Cambridge, e recintarvi seguaci fra il  meglio cbe vi avean prodotto le cattolicbe tradizioni non potute dall'eresia intieramente distruggersi;  e contar fra'suoi umili discepoli i migliori ingegni,  gli uomini più eruditi e più profondi nella scienza  della Religione, le più nobili anime^ i caràtteri più  generosi*   Deb òhe non è più oggi il tempo d^insultare una  Religione che, senza alcun ajuto dei poteri umani e a loro disi»etto, e forte solo della sua libertà  e del suo incanto, attira, alFòdore dei suoi unguenti di vini, ànime grandi; le impegna a seguirla per le  vie più difficili, a sagrìBoare le posizioni più lucrose e più brillanti, ad abbracciare la povertà nell'unick ambizione di possedére la rérità! Gran cosa! La Religione cattòlica che, priva dei  suoi dritti civili, non appariva che serva, fatta liberai  dal Genio di 0*GonneIlj è apparsa regina. La libertà  ne ha fatto nc^Iio conoscere ed apprezzare la verità  e la bellezza. Il divenir Cattolico non è più oggi;  presso gli slessi protestanti inglesi, nn degradarsi^  ma è un salire, nn onorarsi nella pubblica .opinioae»>  Le sempre nuove conquiste, che la Fede cattoUcj^  fa ogni istante aelle classi più coispicue della società^ neiruscire dalia rete del protestantismo, sono accompagnate da un s^timento d'invidi« e non  di disprezzo. Quelli che vi restano, gittano sopra  se stessi uno sguardo di vergogna che li uniilia, e  più non vomitano ingiuriei non lanciano sguardi  d*ira sopra quelli che da lor si separano. Non biasi*  mano chi si £a cattolico; si dolgono di non avier,(^«  raggio d'imitarne Tesempio. Le ingiurie plateali,, i  sarcasmi, le invettive violente^ le contumelie contro  i cattolici. più non si trovano jche sulla bocca di fa-^  natici bigotti, cosi ignobili di sentimenti come di  nascita. L'alta aristocrazia, la vera scienza, la buona fede, il filosofo che riflette, Tuomo di stato che  si rispetta non ha per la Chiesa cattolica e per Taun  gusto, suo Capo, che espressioni di rispetto, di ami  mirazipue e di lo4e. Le volte di Westminster ogni  di risuonan di accenti generosi che rendono omag*  gio alla verità cattolica» e fan giustizia delle r^ncid^  iusolenze, ormai insopportabili, dei vecchi setta^  rii. Or continuftMo le coie su questo piedQ;. come dabitare della verità della profezia, che an bel genio italiano (Il Conte de Maistre) ha fatta al principio di questo secolo: « Che, pria che esso finisca 9 a San Paolo di Londra sarà celebrata la  Messa?» )f a una volta che la Messa si celebri in San  Paolo di Londra, chi può ridire in quante altre  chiese dei vasti dominii deiringhil terra sarà pur  celebrata nel medesimo giorno? Gran fatto ! la Corona Britannica domina sopra circa ottanta milioni  di sudditi in tutto il mondo* Ora egli é ad una sì enorme massa di uomini, di linguaggio e di religione  diversi, che O'Connell ha aperte le porte delia vera  Chiesa, ha assicurata per sempre la libertà di divenire cattolici, coiraverla rivendicata airirlmida! Chi  può però misurare l'estensione, Timportanra di un  tal successo! Deh che, se lo zelo di O^Connell non  avesse altro successo ottenuto, questo solo sarebbe  più che bastevole ad assicurargli un posto distinto,  una gloria affatto singolare negli annali del catto-  lico apostolato ! Mirate difattì gli effetti preziosi che la Fede  cattolica, emancipala nella Madre patria, -prodnce in  tutte le dipendenze di quel vastissimo impero. Do*  ve sventola il vessillo della Gran^Bretagna, la fede  delKIrlanda, all'ombra delia libertà, spiega una for-  za ed una maestà cdì nulla reaisie.ll soldato irlande-  se,' il sacerdote, il missionario irlandese sono l'og-  getto di un particolare rispedo per parto di coloro     97  che vi comandano (32). LaRelìgione cattolica non ha   ivi quasi altri nemici che i Metodisti,* la setta in cui  sono colati e si sono concentrati tutti i sentimenti  Tili, tutti gl'istinti crudeli dell'eresia. Le altre set-  te sentono la superiorità dell'azione cattolica nel  conyertire, nell'inciyilire i popoli, e le rendono o-  maggio; e la Chiesa, divenuta libera, in queste va-  ste contrade ogni di più si fortifica, si estende  e trionfa*   Or questa rivoluzione, la più grande dopo quella  che operò nel mondo il cristianesimo nascente, que-  sta rivoluzione si preziosa, pei suoi principii, pei  suoi mezzi, pei suoi resultati. Dio per mezzo di  un sol uomo l'ha operata! Daniello O'Gonnell è co-  lui cui, dopo Dio, ne risale la gloria.   65. Che dirò io mai degli effetti che l'emancipazio-  ne d'Irlanda ha prodotti sul protestantismo inglese?  Il vaticinio che, quando trattavasi questa gran cau-  sa dell'emancipazione, pronunziarono i più pro-  fondi politici della Gran-Brettagna, cioè:   tezzata, Tha santificata e Tha fatta servire al trion-  fo della yera Religione nella sua patria; ben pre-  sto questa dottrina, restata fino allora celata in  qualche angolo oscuro della Francia e dell' Alle-  magna, si è ripetuta con un eco sonoro in tutta  FEuropa; ha guadagnate le Università, è entrata  nei gabinetti, è penetrata nel Santuario; e, solo al-  l'eresia ed all'errore funesta, dove ha prodotto, do-  ve ha preparato i più brillanti trionfi alla verità.  68. Infatti, in faccia a questa dottrina della indi-  pendenza della coscienza dal Potere civile, e quin-  di della libera discussione in materia di religione»  ne'paesi in cui la vera Religione si trova circondata  dalle false; tutte le nuove sette religiose, nate dal-  l'orgoglio dalla voluttà, come vermini della corru-  zione, son morte quasi nel nascere; e mentre che la  miscredenza e l'eresia vede divenire ogni dì più rar  re le sue fila; la Verità cattolica, uscendo dalle sue  lotte più forte e più vivace, vede ogni dì più raddop-  piarsi il numero dc'suoi seguaci; ed essa sola profit-  ta della libertà^ sotto i cui colpi temeasi che potesse  soccombere! Deh che con più di ragione può dirsi  della libertà, quello che delia Scienza si è detto:  ff Che, cioè, Essa è un dissolvente che decompone  tutti i metalli, meno che l'oro. » Poiché veramente  la libertà tutte le religioni discioglie e annienta, ad  eccezion della Vera ! E se non fosse ciò certo» se     102  ìion fosse evidente; se la libertà, uno dei più grandi   attributi dì Dio, potesse mai non convenire alla  Religione di Dio; voi non mi udireste sicuramente  farne l'elogio da questo luogo, sacro soltanto a  tutto ciò che è vero, santo e divino.   Che più? Con quest'arma alla mano il Raziona-  lismo alemanno ricusa arditamente di sottometter-  si al culto ufficiale della Prussia; e, negando al Po-  tere ogni competenza d'imporre simboli e d'inter-  pretarli, distrugge gli ultimi avanzi dell'edificio di  Lutero, e lavora per la intera libertà dei cattolici.  Con quest'arma la democrazia di Ginevra, combat-  tendo le pretensioni intolleranti, la giurisdizione  dottrinale dei ministri dell'eresia, abbatte 1' em-  pietà di Calvino nella metropoli del suo impero, e  prepara al Cattolicismo la libertà. Con quest'arma la  Diplomazia europea batte in breccia Tintolleranza  musulmana in Costantinopoli, il paganesimo om-  broso della Cina; ed apre le porte alla libera pre-  dicazion del Vangelo. Di quest'arma infine si fan  forti oggi, ad essa sola han ricorso, essa maneggia-  no con confidenza, uguale alla paura che pria loro  ispirava, i fedeli, i sacerdoti, i vescovi della Chiesa  cattolica, in Ispagna, in Portogallo, in Francia (33),  nel Belgio, in Olanda, ed in molte contrade di  Alemagna, per ottenere l'indipendenza di cui la  Chiesa ha bisogno, e che un liberalismo ipocrita  si ostina a negarle; arrestano il potere civile tentato di foggiare nuove catene alla Chiesa, e l'obbli- f aaio a spezzare le anticlie. Deh che la causa della   yera Religione, trasportata^ una Tolta dal genio di  O'CoimelI isai largo terreno della libertà, agitata  alla gran luce della pubblicità, non può più perire;  i suoi diritti non possono essere più contrastati;  non possono più arrestarsi i suoi legittimi progressi e le sue conquiste!   69. Invano perciò certi goyerni s^'illudono di poter più dominare la Chiesa, o nella Chiesa. Poiché il  grande apostolato di O'Coùnell ha fatto del principio délV Indipendenza della Religione dal Potere civile  un domma universale; poiché lo ha persuaso a tutte  le menti, lo ha impresso in tutti i cuori, e lo ha  fatto adottare, gustare ai più zelanti, ai più pii fra  i Pastori della Chiesa; queste principio non può  più cadere in obblio. Acquisterà forza per la stessa resistenza che vi si vorrà opporre, trionferà  di tutti gli ostacoli, e farà trionfare la Religione.   E guai, guai ai governi che credessero ancora  di poter fare del dispotismo reli^oso nel secolo  decimonono, dopo la grande rivoluzione che vi si  é creata nelle idee! Gl'Imperatori che, col farsi  cristiani, non voller capire il cristianesimo, e pretesero di continuare ad esercitare il dispotismo  pagano sulla Chiesa cristiana, furono dalla Chiesa  abbandonati; caddero in tutte le bassezze che fecero dare ai loro regni il titolo di Storia del basso  impero; e scomparvero dalla scena politica del  mondo senza eredi e senza successori. La Chiesa, che non isdegna ma ricerca, non disprezza ma ao^   coglie, ma santifica tatto ciò che ha forza e vita, si  Tolse allora alla Barbarie, le cui mani avean fatta  ginstizia delle miserie e delle colpe dell'impero romano; le laro con un poco d'acqua il capo, la  unse di nn poco d'olio in fronte, e ne fece il miracolo della monarchia cristiana. Se mai dunque i loro  successori, lasciandosi penetrare dalPelemento pagano, essenzialmente dispotico, rinunziano all'eie*  mento cristiano essenzialmente libero perchè caritateyole, e non vorran sapere della dottrina della  libertà religiosa dei popoli, e della indipendenza  della Chiesa, che formò la sicurezza e la gloria dei  loro maggiori; la Chiesa saprà far di meno anche  di loro; si rivolgerà forse alla Democrazia; battezzerà questa Matrona selvaggia; la farà cristiana,  come già fece cristiana la Barbarie; riconoscerà  nn qualche suo figliuolo, che gli ayyenimonti avran*  no elevato al trono; gl'imprimerà in fronte il sigillo  della consecrazione divina; gli dirà: « Begna; » ed  esso regnerà: nonostante la sua origine plebeja. ^  Deh che i governi non hanno appoggio, non hanno scampo, non bau difesa, non hanno probabi*  lità di durata che nel dare la sua libertà alla Chiesa (34), e nel trattare e nel rispettare i popoli come figli di Dio !   * A scanso di equivoci, non intendiamo, in così parlando,  che la Chiesa disporrà a sno piacere delle corone e dei regni;  ma che, riconoscendo i diritti dei governi che vorranno rico'  noscere i suoi, presterà loro nooTa forza colla sua sanzione e  col suo appoggio. Qual fa pertanto la pura gioja che inondò ti   e acre di O'Gonnell al vedere co'proprii occhi questi segnalati vantaggi, questi splendidi trionfi, pe ift.  Gli stessi sentimenli area ancora pel Clero €a«tolico di tutto il mondo. Nel 1837 arendo saputo che i giornali del Continente lo accusavano di arer parlato con poco rispetto' del Clero Spagnnolo; O'Connell smentì snhilo, in un discorso fatto al  popolo, questa accusa; ed airamico, che gli area data di ciò  notiiia, rescrìsse cosi: « No, io non ho mai mancato di rispetto  al Clero Spagnuoio; io non mi son renduto reo di questo delitto .... Come si è potuto mai credere che io abbia così parlato dei ministri del Signore? Il linguaggio che mi si attribuisce rassomiglierebbe a quello dei pretesi liberali di Trancia che sono più nemici della Religione che amiei della  libertà. Io credo, che ri son pochi che, più di me, sian lontMii dairinginriare e dal calunniare i sacerdoti di Dio. Vi ho  sempre manifestato i miei secreti intorno ai sentimenti di tsnerazione che un sacerdote m'ispira. >   « Voi vi burlerete forse di me, se io vi dico che spingo questo  rispetto pei sacerdoti sino alla superstizione; ma il fallo è che  io non sono, in questo, padrone di me stesso. Io non bo mai conosciuta una sola persona che abbia trattato di una maniera inr  conveniente i Ministri dell'Altare e che abbia prosperato io  questo mondo. Vi è per questa gente una male^ione anche ni  questa teiTa. » A questa prova confidenziale, e perciò efficacissima, della profonda pietà e del rispetto del grand'uomo pei  llinistrì di Dio, aggiungiamo che, avendo avuto non poche volle ragione di essere poco contento della rìconoscenza di un  qualche membro dìel Clero, non ne fece con alcuno mai la |)iìi  piccola lagnane Ecco le sue precise parole sopra di ciò: t Queste società  sono dì più riproTate da tutte le persooe di educazione, di carattere e di rango. Sono riproTate specialmente dal rostro Clero si amabile, si intelligente, sì laborioso e si pio, e da Toi  tanto amato. Sarà possibile il non attendere alle Toci^ ai consigli di questo Clero? Non sapete forse cb'esso altro interesse  non ha che il rostro? e nessun fine ha fuorché il rostro rantaggio temporale ed eterno? » Così egli, secolare. Volesse perciò Iddio che certi ecclesiastici parlassero, come questo buon  secolare, del Clero ! Il Tenerabile Beda attesta che ai monisteri dell'Irlanda  concorrerà la giorenlù studiosa di tutta TEuropa. L'insigne  Scrittore Ware, sebbene inglese e protestante, dice pare: Constai  fuiise olim in Hibemia scholas insigniores, ubi Galli, Saxones ete. tamquam ad Bonarum Litterarum emporia, confluxerufU. Altri affermano ancora che nari cariche interamente  di giorani nobili dall'Inghilterra approdarano spesso in Irlanda: i quali renirano in quei celebri monisteri ad apprendervi la  letteratura e le scienze sacre e profane; Quos omne$s scrire il  citato Yen. Beda, Hibemi libentissime $u$cipientes, vietum  ei$ quoHdiànum sine pretio, librai quoque ad legendum» et  magiHerium graiuitum praebere curabant (Hi$tor. Eccles.  lib. III. cap. 23y. Non contenta però la generosa Irlanda di accogliere ne'snoi monisteri la gìorentù studiosa di tutta l'Europa, e di alimentarla ed istruirla gratuitamente; era ancora sollecita di mandare i suoi santi e dotti monaci non ad uno ad uno,  ma a torme, a spargere la luce della rera fede e della rera scienza in tutta l'Europa. Egli è uno scrittore, protestante pure ed  inglese il Camden che ciò ci attesta: Hibemi in univernm  Europam sanetimmorum virorum examina emiserunt Il protestante Gobbet, nelle ine famose lettere contro  del protestantismo inglese, dimostra che una delle cause dell'estrema miseria in cui vive il basso popolo in Inghilterra» stessa,  non che in Irlanda, è stata la soppressione dei monisteri, eseguita dall'Eresia in odio della -vera Religione. Quando i monisieri erano in piedi, quando ad ogni piccolo tratto di paese tì  era un'abazia, nessuno poterà proTare la fame. Giacché, oltre  Tospitalità rbe per tre giorni si accordare a tutti indistintamente i yiaggiatori; qualunque pOTero si presentaYa alla porta  di uno di questi pii stabilimenti della carità pubblica, ne ricerera tanto cibo da poterne portare anche a casa. Ora la massa  dei poTcri è tutta a carico del gOTemo e dei particolari, che sono obbligati a concorrere # loro sostentamento con enonni  tasse; e si sa con quale infelice successo ! Secondo questa legge si doTono erigere in Irlanda Collegi provinciali^ ore i gioTani di tutte le religioni devono an>  dare a studiare: ma sotto professori e con libri mediatamente o  immediatamente scelti dai goTemo protestante, costituzionalmente nemico della fede cattolica. Questa istituzione aTrebbe  qualche cosa àelVuniversiià di Francia, contro la quale i padri di famiglia, i reri cattolici e l'episcopato di quella gran na■ione reclamano da tanti anni, con tanto zelo e con tanta costanza. Questi Collegi provineiali sarebbero il mezzo più efficace da propagare rindifferenlismo e l'incredulità non solo  ftra'cattolici ma ancora fra gli stessi protestanti, e da distruggere ogni germe di Cristianesimo. Un protestante imparziale li ha perciò denunziati al pubblico, come un piano gigantesco di empia educazione. Di più non ci yoUe perchè  l'intrepido ed instancabile cami^one della yera Fede si lerasse ad attaccare questa oiribile legge, con tutta la forza della  sua eloquenza e della sua autorità ; sicché ri eccitò contro  Tesecrazione di (utU l'Irlanda. E sebbene, per la ragione indicala nel testo, questa \egge sia passata al Parlamento; pure non si è potuta eseguire: tale si è l'opposizione che troya;  e probabilmente non si eseguirà giammai : e se si arriva a  metterla in esecuzione, i yeri Irlandesi torneranno a fare  ciò che per trecent'anni han fatto: provvederanno, cioè, essi  stessi alla meglio alla istruzione dei loro figliuoli; ed a tutti  i conti, preferiranno sempre che i loro figli restino senza istruzione nelle umane scienze, anziché inviarli a queste sentine deirempìetà a perdervi la fede divina. Non contento però di combattere gli eretici colla voce, li  combattè ancora cogli scritti. Oltre il Trattato sopra l'Euearistia» di cui sopra si è detto (not.4), sono celebri due altri Trattati di Daniello O'Connell, in forma di lettere, contro i Metodisti.  Nel primo di essi O'Connell vendica Tautenticilà dell' Edizione  detta Volgata della Sacra Scrittura, con una erudizione sacra  egualmente ampia che solida e sicura; e colle ragioni più forti»  ed allo stesso tempo le più intelligibili, anche pel popolò, dimostra come è impossibile al protestante di Care un solo atto di fede  divina appoggiandosi solo alia Scrittura interpretata secondo i  principii del protestantismo. Contro poi le calunnie dei Metodisti: che la Chiesa romana non ama la diffusione del Codice*  divino, O'Connell prova che, nel corto intervallo passato tra  rinvenzione della stampa e la così detta riforma protestante,  i Cattolici pubblicarono, in diversi paesi, non men di ottocento edizioni diverse della Sacra Scrittura, delle quali duecento  sono nelle diverse lingue volgari di Europa. Nota ancora un  fatto della più alta importanza che, cioè, le indicate edizioni  in lingua volgare della Sacra Scrittura, sono state fatte nei  paesi chOv all'epoca della riformai rimasero attaccati alla fede  Cattolica; e che al contrario non si era pubblicata alcuna edizione della Scrittura in volgare in Inghilterra, in Iscozia, in  Danimarca ed in Isvezia prima che queste contrade avessero  abbracciato il protestantismo. Dal che vittoriosamente conchiuse, che i paesi, che l'eresia accasa di essere restati Cattolici, perchè ri era scarsa la cogniiione delle Sacre Scrilture, erano  infatti quelli in coi questo libro dÌTÌno era più dilTuso; e che  al contrario i paesi che si yantano di avere abbracciata la riforma, seguendo le dottrine della Scrittura, in rerità sono  quelli in cui questo Sacro Libro era meno conosciuto.   In quanto poi alle Tersioni protestanti della Scrittura in Inglese, che sono state in uso in Inghilterra sino al 1611, 0'Connell dimostra che più di mille ministri protestanti le dichiararono « Piene di assurdità in molti luoghi, ed in molti altri  colme di sensi che falsificano e pervertono la parola di Dio. >  Eppure queste eran le fonti, conchiude O'Connell, dalle quali  i vostri primi protestanti attinsero le loro nuove dottrine ! ! !   Nel secondo Trattato si applica particolarmente a far yedere  che razza di apostolo era Giovanni Wesley fondatore de'Metodisti. O'Connell cel dimostra prima fervente ministro della  chiesa anglicana, che recatosi per zelo nelle Indie, non giunge a convertire un solo uomo al cristianesimo; e termina il  suo apostolato collo scomunicare una donzella perchè ricusò  di sposarlo. Poi ce lo rappresenta successivamente Indifferentista, inclinato al papismo, della Setta dei Fratelli di Moravia 9 Calvinista antinomiano; ed infine, che rigetta tutte queste credenze come cattive, ed inventa una nuova religione  tutta di suo conio, il Metodifmo, Questi quadri sono dipinti  col pennello di un Bossuet. Wesley ed i suoi primi compagni  Ti sono rappresentati negli atteggiamenti proprii a destare  orrore non meno per le loro persone convinte della più fina  ipocrisia e di ogni sorta di delitti, che per le loro dottrine dimostrate assurde, mostruose e ridicole. O'Connell in tutti queatl Trattati dimostra che egli era tanto profondo teologo  quanto famoso giureconsulto; e che sapeva maneggiare con  eguale facilità e successo la scienza del dritto e la polemica  religiosa; e questi egregi Trattati sono stati degni però di essere citati con lode dal dottissimo P. Perrone gesuita nel suo  famoso corso di Teologia. Lo Siandard, giornale inglese, accanito proleslante, in  nn lungo articolo sopra O'GonneU, lo chiama il Tommaso Mo~.  ro del 8ec(0TA i3. Pag. 25,   (13) Furono perciò incredibili g^i sforzi che fece il goremo  per sopprimere   do, rinasceya sotto di un altro più minacciosa e più terribile,  prese il partito del lasciar correre; e si diede per vinto in faccia ai  rìtroyati inesaurìbili ed all'invincibile costanza di un uomo solo! QonU saivoiizioiie si Ai: Che OXonnell, nel caso che  il gOTerao non avesse fallo a suo modo, avreUie sollevala conr  Irò la Cmona lalta l'Irianda: so|ipoaizioiie di coi la condotta  che atea O'Connell per «piarant'annl tenuta, e le note sue  mottravano Tinsossislenia. Airepoca delle soounosse tentale dal RadiealUmo ingUte; se gl'Iilandesi si oniTano ai CarUsti, autori di qoeita rÌTolnzfone sociale, era finito per Tlnghiltem. GÌ* Irlandesi sono  si numerosi in Inghilterra, che in una sola città se ne contamo fino ad ottanta mila; e perciò i CartUU non lasciarono  alcun mezzo intentato per attirarli nelle loro idee e nel loro  partito* facendo valere principalmente le troppo giuste ragioni dell'Irianda per le ingiustizie di cui è slata la vitlima. Ma  le dottrine e gli ayTertimenti di O' Connell, sopi-a il dovov  di rispettar Tordine ed esser fedele al Sovrano, erano sempre presenti alla mente, risuonavan sempre all' orecchio dei  figli dell'Irlanda. Sicché tra le tante migliaja di quei settaiii  che furono tradotti ai Irihunali come rei di alto tradimento,  non si è trovato un solo Irlandese. La storia imparziale dirà  dunque che O'Connell, l'uomo il più benemerito dell'Irlanda,  ^ stato altresì l'uomo il più benemerito di tutto l'impero britannico e dell'intera Europa.   Se mai il fanatismo puritano, anglicano, pietista, oranglsta,  cosa non difllcile ad accadere, congiurerà contro il trono d'Inghilterra, è certo che la regina Vittoria non troverà volontà  più fedeli per sostenerla, Inraccia più forti per difenderìa, cuori più generosi neiramarla, di ifuelli dei poveri Irlandesi, che  la corona d'Inghilterra, con trecenf anni di persecuzione, ha  tentalo di avvilire e di distruggere. I stonali piolesUiiti é'Iiiglulterra e élriaida sodo pieni  delle confeiHOiii del profirieCarìl e dei ricchi de' due regni,  che dlchlanBO ora di rieonosceie: Che essi derono all'mineiiza ed alla asioBe di O'Connell l'arer eonsenrate le loro ricchezze, le loro proprieti e la loro Tifa. Tutti gli nomini di  senno vedono ora e conipssano che la morte dì O'Connell ha  lasciato nn Tooto immenso nell' economia gOTemalira, cho  nulla polla riempile. Manca da oggi innanzi ipiel braccio pp^  sente che, Interponendosi tra gli oppressori e gli oppressi,  persnadeTa a quelli la moderazione, a cosUMro la pazienza;  e mantenoTa l'M-dine dvile e politico in una grande nazione. Ndla milizia inglese tutti i milllari, di qualunque concessione fossero, erano costretti, le domeniche, di andare ali»  chiesa protestante. Ora un soldato cattolico irlandese, per nome Patrio Spence, una domenica ricusò di andanri, dicendu  che, essendo cattolico, non poteva assistere agli eserdzii di un  culto ereticale. Cacciato per ciò nel fondo di un sozzo cavcere, a solo poco pne ed acqua per alimento, dopo una settimana di questo patimento disse che acconsentiTa di InterTenire cogli altri al tempio protestante. Ha appena il min»»  stro anglicano Incominciò la sua oIBciatnra, Il braro cattolico,  cavando di tasca un libretto di divozione, si mise a leggere lo  sue preghiefe, voltando le spalle al ministro dell'eresia. Il pevchè, cancellato dal reggimento, fu condannato alla deportazione o airesillo perpetuo dalla sua patria. Come però O'Connell seppe un tal fatto, tanto si adoperò, tanto scrisse conilo  la ingiustizia crudele, la tirannica intolleranza di obbligare i  poveri cattolici ad intervenire al servizio protestante, che non  solo ottenne il ritorno di Spenee al suo reggimento; ma di più  costrìnse il governo a dare a'cattollcl soldati la libertà di andare le domeniche alla Messa nelle chiese cattoliche. L'Ani^icanismo intende bene che, fino a tanto ohe il  Clero cattolico dell'Irlanda fa cansa comune col popolo: questo popolo non uscirà mal dalle rie deirubbidienza e dell^ordine; e che, per mezzo di una agitazione sempre pacifica e  sempre legale, obbligherà l'Inghilterra a concedergli il parlamento suo proprio e tutte le sue libertà. E poiché l'Irlanda  Teramente ed intieramente libera la paura all' eresia ; cerca  essa, per tutti i mezzi, di dividere il Clero dal popolo, affinchè il popolo, privo della direzione del Clero, dando luogo a  tumulti, presenti al governo apparente ragione non solo da  negargli le libertà che reclama, ma ancora di spogliarlo di  •quelle che ha già ottenute. Come però ha reduto che il bravo Clero d' Irlanda è inaccessibfle alla seduzione deir oro,  l'Anglicanismo ha avuto ricorso airipocrisia; e profittando della stupidità e della debolezza di certi Cattolici inglesi ha fatto predicare all'Irlanda: « Che è uno scandalo il Tedere il Clero Cattolico di quell'Isola dimenticare le sue funzioni ecclesiastiche, e prender parte all'agitazione politica dell'Irlanda; *  e con mille rergognosi artificii ha sparso da per tutto questo  pregiudizio e questa calunnia contro il Clero più zelante della  Cristianità, ed ò giunto ad accreditarlo fino qui in Roma:  dove abbiam sentito noi stessi certi imbecilli ripetere la stessa lagnanza, senza accorgersi i porerlni che, così parlando,  erano il trastullo dell'eresia e faceano la sua causa, credendo  di zelare l'onore vero del sacerdozio e della Chiesa. Felicemente però per la Religione e per l'ordine pubblico, il Clero  d'Irlanda non ha dato retta a queste Omilie o ipocrite o insensate. Ho detto da prima felicemente per la Religione ;  perchè se il Clero si divide dal popolo e non prende a cuore tutti I SUOI Interessi corporei, civili, politici; non ha più  forza, non ha più autorità allorché gli parla de'suoi interes-  si spirituali e divini. Il sacerdote il quale non comincia dal-  l'esercitare la carità, non può persuadere con successo la verità. Perciò Gesù Cristo incominciava dal risanare, dal nutrire i corpi con un pane materiale, pria di nutrire le anime col  pane spirìtoale éeHìh soa celeste dottrìns. Il sacerdote che  non prende parte alla condiiione cÌTÌle e p. La riforma qui     128   non si arrestò. Essa rapi alia Cbiesa i suoi beni e ne fece la  proprietà de' laici. Tolse t loro dritti ai popoli, ed ai poveri  il loro patrimonio; e distrusse i capitali, da cui si traeira il sollievo dei miseri, il conforto degrinfcrmi, il vestito dell'indigente, il sostentamento dell'orfano e della vedova desolata ! Vedi la Bolla di Convocazione del Concilio di Trento;  od il Concilio di Trento medesimo nelle Sessioni De Reformatìone. Nella rìfoluzione suscitatasi nel Canada Tanno 1837, i  Cattolici Irlandesi, ivi emigrati, imbevuti delle massime di  OXonnell, non vollero prendervi alcuna parte, e rimasera  fermi ne'loro sentimenti di fedeltà alla Corona d'iAghilterra.  I demagoghi francesi, che aveano eccitato il trambusto, ne  furono arrabbiati, e concepirono il disegno di demolire la Chiesa Cattedrale e la residenza del Vescovo che con una sua lettera pastorale avea esortato il popolo al ristretto ed all'ubbidienza all'autorità. Come però i buoni Irlandesi ebbero di ciò contezza, si armaron tutti come poterono, di fucili, di spade, di  spranghe di feno, di vanghe o di altri strumenti di arti, e,  non potendo avere altro, di nodosi bastoni, e circondarono la  Chiesa e l'Episcopio, minacciando di morte chiuniiue avesse  osato di toccare la Casa di Dio o la residenza del loro Pastore. Questo contegno de'bravi Irlandesi sconcertò i sediziosi, li obbligò a rinunziare al loro disegno di distruzione e li  fece divenire mansueti siccome agnelli. Tutto ciò lo sappiamo dallo stesso Monsignor Bourget, vescovo di Monreale nei  Canada, che in quest'anno medesimo è stato qui in Roma,  ed ha predicato in questa venerabile chiesa di Sant'Andrea  della Valle nel triduo ordinato dal Sommo Pontefice ìm wo^  corvo deirirlai^a. Voltaire ha detto dei moderni Romani: Conquistatori pia  non SODO, ma son felici. L^osserrazione, ripeto, è di Voltaire.   NOTA 29. Pag. SO.   (29) Fra questi anche dne Memfirì della Famiglia Reale; olire ima gran quioitità di Lordi e di Deputati dei Comuni. Questo celeberrimo trattato fd fatto nell'anno 1691, in  Limerick, allorché l'Irlanda stava in armi per difendere Giaco*  mo II. re d'Inghilterra e d'Irlanda contro l'usurpatore Guglielmo III, principe d'Orange. Combattè allora sì valorosamente  l'armata Irlandese che, sebbene non riuscì a riìnettere Giacomo  sul trono, pure ottenne un trattato onorevolissimo in cui vennero ampiamente guarentiti agl'Irlandesi tutti i loro dritti religiosi e civili. Prima però che fosse firmato il trattalo, arrivò in  ajuto dell'Irlanda una flotta francese che facilmente Tavrebbe  messa in istato d'ottenere una compiuta vittoria. Ma U cattolica  Irlanda avendo impegnata la sua parola pel trattato suddetto,  non volle accettare gli offerti soccorsi, per non violare la fede  data. Non cosà però l'Inghilterra protestante. Non passarono  che pochi mesi, ed il trattato fu da essa annullato con una insi^e malafede. Poiché non solo furono tolti ai cattolici i dritti  che erano stati loro assicurati quando essi aveano le armi in  mano in una guerra giusta; ma ancora si cominciò ad opprimerli con leggi le più empie e più crudelL Questo celebre  trattato somministrava un argomento perenne ad O'Connell, per  provare l'innata perfidia dell' Eresia anglicana e del fanatismo  orangista, e la fedeltà e la onoratezza della cattolica Irlanda. L'immensa fiducia, il tenero amore degli Irlandesi pel  loro Clero, indipendentemente da ogni altra considerazione,  proviene da ciò che il Sacerdote Irlandese è l'aomo dell'Irlanda, è Taomo del popolo. Se mai fosse spesato, o, per un legame qualunque, fosse attinente al goyemo, perciò stesso diverrebbe Tuomo del goyemo, lo strumento senrile della corona; cesserebbe di essere Fuomo del popolo, e perderebbe la  fiducia e l'amore del popolo. Un Clero salariato da un governo nemico della sua religione è un Clero degradato; ed un  Clero degradato non può più parlare a nome di Dio al popolo né esseme ubbidito. Quindi il popolo si comincerebbe ad  allontanare dalla pratica della legge di Dio e della Religione,  ed a poco a poco cadrebbe nella dissolutezza e neir indifferentismo. Quanto meno si può sospettare che il sacerdote  parli nell'interesse del potere umano, tanto più ha forza nelrinculcare la legge divina. Quanto è più indipendente, tanto  è più rispettato ; quanto è più libero, tanto è più polente;  quanto è più disinteressato, tanto è più amato. L'occhio acuto  e zelante di O'Connell yedeya tutte queste conseguenze nell'offerta insidiosa del goyemo protestante di salariare il Clero  cattolico; e perciò attaccò sempre questa misura con una energia e con una perseveranza superiore ad ogni idea. Pochi anni sono il comandante Inglese di Gibilterra  si avvisò di intavolare una persecuzione in forma contro la  Chiesa Cattolica, sino ad incarcerare Monsignore Hugon Vicario Apostolico in quella stazione. Quei buoni cattolici non ebbero che a ricorrere ad O'Connell; e mediante il suo zelo^ la  sua influenza e la sua attivila onde gridò altamcnlc e presso la Regina e presso il ministero e presso il Parlamento; il Vicario Apostolico fu restituito alla sua residenza, il comandante  fu deposto; ed a quella Chiesa fu renduta la sua pace e la sua  libertà. Questo sistema, di giovarsi dei mezzi legdi che, in ogni  slato, si troTano più o meno efficaci ed a disposizione di latti,  affine di rivendicare dalla Podestà civile la libertà della Chiesa, ha ricevuto non ha guari la sanzione del Sommo Pontefice  Pio IX in queste parole da esso pronunziate nel Concistoro degli undici giugno p. p. a commendazione dell' Episcopato di  Francia, nobilissimo corpo di Pastori della vera Chiesa: Ecco il tenero e saggio proclama che VÀssodazione della  Revoca ha diretto al popolo dell'Irlanda nella circostanza della morte di O'Conell:   Compatriotti !   O'Connell non è più. Lo spirito animatore dell'Irlanda è  estinto. Il lume delle nazioni è scomparso.   Lamentatevi' e piangete pure, o figli dell' Irlanda; poiché la  tazza della vostra afflizione è piena; e i vostri patimenti sono  senza misura. Colui, che formava la gloria de'vostri cuori, è  stato percosso, lo splendore di Erin (dell'Irlanda) si è spento. Il liberatore dell' patria è morto. In unastagione di afflizione è piaciuto air Altissimo di colpirci fin alPestremo. La pestilenza e la fame opprimono il nostro popolo: mentre in un altro suolo, langi dalla amata sua patria, giace il veterano Campione dell'Irlanda. Sì, piangiamolo pure, perchè tutto il genere  umano piange la di lui perdita; ed il lutto che ci colma, per la  sua morte si estende a tutto 11 mondo.Sì per tutto il mondo  un granyuoto è sentito. Chi lo colmerà? Qual nazione^ qual  popolo non ha perduto in lui un benefattore? La nostra patriA  ha perduta la sua guida e il suo Capitano. Abbiamo però senv:  pre le massime della sua sapienza; e son queste le norme che  rirlanda deve seguire: per esser sempre sotto lo stendardo di  O'Connell. I suoi insegnamenti sono sparsi fra di toì, come per  tutto il mondo. Non vi è durata di tempo che potrà far cadere  in oblio la sua dottrina. I suoi sentieri erano quelli della pace«  Egli camminò per le yie della legge e dell'ordine. RammentateTi di quel suo detto « Colui che commette un delitto, dà forza  al nemico.   Ora per i suoi lunghi e fedeli serrigii, per Tesempio sì nobile  della sua yita, per la gloria del suo nome immortale yi preghi»*  mo. Ti scongiuriamo, o Compatriotti, di non abbandonare giammai i principii, e di non mai dimenticarTi degl' insegnamenti  di O'Connell. Fra mezzo a tante anime Teramente cristiane e generose, e perciò amanti della Tera Keligione e della Tera libertà,  che si troTano nel partito legittimista, molte Te ne sono degeneri e Tili che, sotto pretesto di difendere il principio della legittimità, non Ti è dispotismo cui non s'inchinino, non tì è despota che non adulino, non tì è interesse, per grande che sia,  che non sagrifichino: fosse anche la Keligione, fosse anche la  patrial Per costoro adunque Daniello O'Connell ha doTuto essere, ed è stato di fatti segno di contradizione e di disprezzo.  Non Ti è specie d'ingiurie che gli abbiano risparmiata; non Ti è  specie di accuse che non gli abbiano fatte nei loro giornali;  sicché, non solo in Francia ma in Italia ancora, e perfino qi^i  in Roma, sono giunti a creare le più sinistre preTenzionl aiH  che contro l'ortodossia di cui il grand*uomo avea date prove sì     13+   t   grandi e si luminose! Quindi è accaduto che ayendo egli dimandata la grazia, che il suo Confessore, che conduccTa sempre  in sua compagnia, potesse, in ogni diocesi, udirne la confessione, senz'essere obbligato a chiederne la facoltà al toscoyo del  luogo; questa grazia gli fu negata. L'amico, incaricato di ottenergliela usò però la delicatezza di nascondergli questa negatìTa: solo gli manifestò che, dietro le dicerie e gì' intrighi di  un partito, in Roma 'si era incerto intomo a'sentimenti delrO'Connell, rispetto alla S. Sede. Ora O'Connell, al sentire  che si metteyano in dubbio i suoi sentimenti di filiale attaccamento alla Sede Apostolica, ne pianse per dolore; e rescrisse  subito una lettera che termina con queste ammirabili e tenere  parole, degne di un S. Girolamo, e di un Sant'Agostino: «Io venero in ogni cosa Tautorità della S. Sede. Io spero bene ( poiché mi conosco) che non yi è una sola persona nella Chiesa che,  più sinceramente di me, faccia di tutto cuore alla S. Sede la  sommissione (nella più larga accettazione della parola) che la  Chiesa Cattolica dimanda a'suoi figli. Non ho mai detto, e non  dirò mai una sola parola che a lei non sommetta colla più profonda obbedienza. Sono attaccato di cuore al Centro dell'unità,  col più ardente desiderio di non mai separarmene, né in pensieri né in parole né in azioni; e se mai mi accadesse che io  m'ingannassi nelle opinioni che enuncio, spero che si avrà la  discrezione d'interpretarle a seconda de'miei sentimenti: giac-  ché LA MIA SOMMESSIONB ALL* AUTORITÀ* DELLA CHIESA t  COMPLETA, INTERA ED UNIVERSALE. > QuCStO bell'atto di fede,   questa bella professione dei sentimenti di un vero cattolico, di  un yero figlio della Chiesa, essendo stata posta sotto gli occhi  dipi Sommo Pontefice, lo intenerì sino alle lagrime. Le ingiuste  preyenzioni si dissiparono, e la grazia fu all'istante accordata. Gratior et pulchro veniens in eorpore viHus (Vfa-gil.  Aaeneid. lib. ix). E quell'invitta ss forza che ha virtù a beltà  mista f'Ttaduz. di jnnib, CaroJ, CENNI   SUI SOLENNI FUNERALI   Celebrati in Sant'Andrea della Vcdh di Roma  per V anima di Daniello o'connell. lìt A. quel sommo Irlandese di DanieHo O'Connell» trapassato  in Genova il 15 Maggio mentre a Roma dirigeasi, doTea Ro*  ma nna lacrima di dolore » una prece di etemo riposo, una  parola di lode. E fu pio dlTìsamento di alcuni ottimi Eccle-  siastici, e di altri distinti Romani, che per collette, solenni  esequie si celebrassero per V anima del gran Cristiano che  tanto aTea meritato della Religione, della patria, del mon-  do. Il Sommo Pontefice l'immortale Pio IX n'espresse il suo  pieno gradimento; e allo stimolo delle parole, perchè la pom*  pa funebre riuscisse degna di Roma, aggiunse l'opera di ge-  nerosa largizione; concesse, per ispecialissimo pririlegio, i ric-  chi paramenti sacri della Cappella Pontificia, e a maggior suf-  fragio di queir anima dichiarò priTilegiati tutti gli altari di  8. Andrea della Valle nei giorno in cui quest'esequie avreb-  bero avuto luogo.   I desiderii del Sommo Gerarca, e l'aspettativa del popolo  romano non verniero defraudati. Nulla fa ommesso, anzi con  ogni premura e diligenza si procurò che la sacra cerimo-  nia riuscisse decorosa e magnifica quanta altra mai di simile  natura.   Lo stemma gentilizio e apposita iscrizione locata sulla por-  ta maggiore della Chiesa annunziava al pubblico che il po-  polo romano rendeva f^i estremi uflBcii a Daniello O'Connell;  altra grande iscrizione sulla porta all' intemo enumerava le  principali sue gesta.   Quel vasto tempio ti presentava triste ed imponente aspet-  to. Il bruno di coi era tutto vestito dava maggiore risalto alle sue belle forme archiletioniche; né qaelle gramaglie ti ren-  deano usa tetra monotonìa, che la maestreyole disposizione  delle seterie e de'yelluti, e la ricchezza delle frange ad oro,  nulla togliendo all'effetto lugubre che ispirar dee il tetro co-  lor di morte, il rario e il gajo dispiegara agli occhi del ri-  guardante. Maestoso e svelto- insieme sorgeva fino a sessanta  palmi sotto la gran cupola il catafalco, nel cui basamento  leggeyansi delle iscrizioni dettale dal yaloroso latinista il Ca^  nonico D. Francesco Mauro. Nel secondo ripiano Tedevasi  un gran medaglione a basso rilievo rappresentante V effigie  di O'Connell morente, cui la statua della Religione che tut-  to sormontava il monumento, «ombrava dire  Il valente Scultore signor Binaldi avea Tubo  e l'altra modellato. Negli altri tre lati dello stesso ripiano e-  rano, a finto rilievo, espresii tre fatti memorandi della vita  del grand'uomo, oggetto di questa pia cerimonia; cioè: Nell'uno  rappresentavasi V atleta della emancipazione Irlandese pero-  rante per la prima volta nel parlamento inglese in difesa del  diritto de'CattoIici a sedervi. Neiraltro scorgevasi Lui segui'  to dal corteo e in abito di Lord maire di Dublino (abito che  O'Connell è stato il primo Cattolico ad indossare da dueceiF  t*annl) ricevuto dal Clero alla porta della Metropolitana di  quella città. II terzo accennava alla sua gloriosa liberazione  dal carcere» e lo si vedeva salito su di un cairo trionfale in-  dicando al popolo festeggiante la gran Madre di Dio, da cai  riconoscea il trionfo della sua innocenza. ADYBRSARIIS SYPBRATI8 G0NS0PITI8 FACTIONIBYS  CATBOLICA RBLIGIONS CYI SE TOTYM DBYOYBRAT IN LIBBRTATBM   YINDICATA   BX SABCYLI PR0CBLLI8 IN PORTYM ABTERNITATI8 SE RECEPIT INGBNTI STI DESIDERIO APYD CIYBS TYM APYD feXTBROS RBLKTO   OBIIT lANUAE ID. HAT AN. SAL. HDCCCXLYII   TIXIT ANNOS LXXI MENS. IX. DIBS TI   AD AETATBM BT RES GESTAS PER DIT AD POPTLORTH PRAB8IDITM AC SOLAMBN HBT PARTM DIT  In tumuli temporarii lateribus hincinde.  DANIEL O'CONNELLVS   TNYS POST HOMINTU MEMORIAH  QUI SCRIPTIS YOLYMINIBTS TANTA SAPIENTIA RBFBRTIS  IVRA FIDBI LIDERTATI9QTB QVAE SE ANTE A INYICEM AYBRSARl   YIDEBANTYR  AMICE COHPOSYIT  AC CETERIS GENTIBYS YTI HANC INIRBNT YIAM YNDB TAXTA  AD IMPERIA FIRMITAS AD RELIGIONBM MAGNYU INCREHENTVlf   REDYNDAT  QYASI SIGNYH EXTVLIT YNIYERSIS  KA FYIT GRATIA ET B^STIUATIONB YT PRIHVS CATHOLICORVM IN ANGLICIS COMITIIS ADYBRSARIIS FRY8TRA OBNITENTIBVS  IN SBCVNDO ORDINE SBDBRIT  IDEMQYB TOT ANNOS REU POPYLAREU DEXTBR BGtT ET PRINCIPBH   SEMPER LOCYM OBTINYIT  PER QYEM lYDKIIS SEYERITAS LEGIBYS ADSERTA EST DIGNITAS  FRENA INIECTA LICENTIAB PIETAS ET RELIGIO AMPLIFICATA MAGNIS AYCTIBYS  BIS ARTIBYS YIAU AFFBCTAYIT AD SYPEROS  IV. DANIEL O'CONNELLVS   PtO BA QVA FVIT STMMA ERGA 6EDEM APOSTOLICAH OBSERVANTIA   ET SANCTISS. PONTIFICEM PIYM OPT. MAX   CVIVS FAUA APVD OMNES GBNTES lAM PERCREBVERAT   ROMAB INFIRMA LICET VALETYDINE ITER SVSCEPIT   YERVM lANVAE QTTM MORB\'S MAGIS INGRAVESCERET   IN GERISTI SBRYATORIS PRO SE CRTCI ADFIXI COMPLBXV DIEM OBIIT SYPRBMYM   ALTER MOYSES TERRAM YIYENTIYM DB LONGB PROSPEXIT   CVIVS TAMEN COR IN QYO DYM YIVERET   CANDIDA RELIGIO PIETAS AMOR PATRIAB YNICE YALVIT DANIEL FILIVS AD PATERNA BXEMPLA C0NTBNDEN8   ROMAM SICYT MORIBNS IPSB CAYERAT   PERFERENDVM CYRAYIT In aversa tumuli temporarii facie.   V.   DANIEL O^CONNELLVS   BXIMIA FYIT IN DBYM PIBTATB m YIRGINBM DBIPARAM   IN CVIVS TYTELAM SE TOTYM TRADIDERAT   STVDIO SINGVLARI   lUSTITIA VERO INTEGRITATE ANIMI FORTITYDINE LI6ERALITATE   DILIGBNTIA FACILITATE QYA SE OMNIBYS BXAEQYAVIT   NVLLI OMNINO COMPARANDYS   QYAS ANIMI SVI YIRTYTBS IN QYATYOR LIBEROB   SEDYLITATB TANTA INSTILLAYIT  YT BOB NON TAM SIBI PROCREASSE QYAM DEO ET RBIPYBLICAE   MIABSBFBRRBT  BT LONGO POST SB IKTBRYALLO RBLINQUBRET  QUAE SEQUUNTUR EPIGRAPHAE IN INTERIORI  TEMPLO PILIS DISPOSITAE LEGEBANTUR»   1. Clamaverunt odDominum qui suscUavU eis Salvatorem.   (Jud. III. 15.)   2. Clamor filiùrum Israel venti ad me, vidique afflictionem  eorumj qui ab Àegyptiis opprimuntur Veni, et miWm  te, ut educai populum meum. Ego ero tecum,   (Exod.). Ab infamia mea mecum crevU miseraUo, et de utero matris  meae egressa est mecum. (Job.).   4. Dedit ei Deus sapientiam, et prudentiam multam ntmis, et  Mitudinem cordis, (Reg.).   6.Justitia indutus sum, et vestivi me sicut vestimento, et dia-  demate judicio meo. Oculus fui cocco, etpes claudo.   (Job). Gubemavit ad Dominum cor ipsius, et in diebus peccato-  rum corroboravit pietatem. (Eccli. xlix. 3, 4).   7. Princeps fratrum, fundamentum gentis, staòilimentumpo-  puh* (Eccli. 49. 17). Ubi non est gubemator, populus cor-  ruet (Prov.).   8. Custodiva illum ab inimids, et certamen forte dedit UH  ^t vinceret (Sap. x. 12). Descendit cum ilio in foveam et in vinculis non dereliquit  illum, et mendaces ostendit qui maculaverunt illum, et de-  dit UH claritatem aetemam. (Sap. x. 14).   iO. Loquebar de testimoniis tuis in conspectu regum, et non   confundebar, (Psal. ii8).   i I. Populumjustum liberava a nationibus, quae iUum depri-   mebant. (Sap.).   i2. Vos fila confortamini, et viriliter agite inlege, quia   in ea gloriosi eritis, (Macc.). Majorem hac dilectione nemo habet, ut animam suam ponat quis prò amicis suis. (Joan. xiii. 34).   14. Mortuus est pater, ... et quasi non est mortuus: simi-   lem enim sibi reliquit post se. In vita stia vidit, et laeta-     143   tus eit in ilio : in ohitu suo non est contristatus » nee  eonfu. ÀS est eoram inimicis. (Eccli.). Praecepit Josue principibus populi dicens: Mementoteser-  monis^ quem praecepit voÒis Moyses famulus Domini,  Et responderunt ad Josue. Omnia quaecumque praecepi-  sii nohis fademus» sicut ohedivimus in cunctis Moysi»  ita ohediemus tibi. (Josue i. 16).   i6. Decessiti non solum juvenibus, sed et universae genti  memoriam mortis sttae ad exemplum virtutis, et fortitu-  dinis derelinquens. (II. Mac. vi. 3).   17. Cum placuerint Domino viae hominis^ inimicos quo-  que ejus convertet ad pacem, (Proy.). Sapiens inpopulo haereditabit honorem^ et nomen illius  erit viveììs in aetemum, (Eccli.) NIHIL OBSTAT  Joscphus Maria Can. Graziosi Censor Theologus     IMPRIMATUR  F. Dom. Buttaoni O. P. S. P. A. M.     IMPRIMATUR   Joseph Canali Patr. Constantinop. Gioacchino Ventura dei baroni di Raulica, Gioacchino Ventura Da Raulica. Gioacchino Ventura di Raulica. Raulica. Keywords: l’origine dell’idee – il fondamento della certezza, la legge naturale dell’ordine sociale, la sicilia come stato sovrano ed independente. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Raulica” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.

 

Luigi Speranza -- Grice e Ravelli: la ragione conversazionale, la memoria, e l’implicatura conversazionale – la scuola di Milano -- filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza (Milano). Filosofo italiano.  Milano. Lombardia. HACTENVS ab EIVS PRIMO AVTORE, HVIVSCE  iecundo qmde m mcognitd, ita obfcureliudio tradita, vtiegerehedum ffi lN.lN INCLYTA Academia HeidelbergenfiltaKcs &Gallic liflguaeinforniatorcm. TRANCOFViri  Hoffmanni, fum titfc  bus Ioann TheodoncidcBry,  i»»#>f.DC. XKl/o LLC. AMPLISSJMIS VIrisquecIari(fimis, Dominis  Profcflbribus, ac Heidelbergenfis Aeademia: Mc-   i coenatibus &Patronis fuisobferuaa-  di/fimis, Vrn admeperuene-  rit arsmemoru arttficialisperltalum  Mthi tradita^uitantum ei  tnbuk, vt quodmagnt mu-  neris loco mthiofferret, hac  ipfaarte mhilpotius aut an-  Uquius haberet( cmufrcifi*  dem mihi alti cmoque Ittera^   2 rum Epistola.   rum ftudtofifecerunt,quili-  belli huius c&pia fibi fatta, ed  maximee refitafore iudica-  runt.) conicfluraaffqutpo-  tuifitentiani baric fitn publicum prodirei, iuueniuti, iri  cuius tnjlituiione iotius rei-  publics. cardineverfaripru-  dentes (emper fenfirunt singulart   munufeulu offerre fed vt  aliqua expartegratterganjos  antmi ftgnumextaretycjua fi-  ducia fretns vos idipjumfe*  rena fronte accepturosnuU  Ihs debito: Deum rogans, vt  vos omncs et ftngulos diu   4 3 (ojjn*  £ Ep I S T* DeDIC«.  fofbites^ tncolumescanfer-  uet> quo @f meafotiHSfy hu-  tus Academufalus ac pra- Jperitas humerunec iniuria macremfapi-  entiaea philofophis appellatajquo nomineetiam Themiftocles, muIciquealiiobinfigne memorias acumen commcndati leguntur. Ecfi  aucemnacuravnicuiqueiat virium ad hoc conceflerit, tamcnnonoh-  ftat, quominusartequadam nature^  iaftin&us augeri, et ad rnaiore perfectionem reduci poffit, ad quam  artemcum proximc viam fternere  prejens libellus videatur,vifum f uit  eum publici iuris facere tuoque iudicio ac ccnfurae, candide lc&or,  fubiicere-, in quo fi nve operaepre-  cium fcciiTe iudicaueris,er i t de quo  mihi gratulcr,ac ad eius generis alia  aliorum commodo,fi res ita tuleritj  inlucem emittendamedc-  uin&um agnofcam,  Valc. Vicunqs artem aliquam  cupit addiicere,debcc  adferre amorem et de-  fiderium,finequibusin  nullo ftudio proficitur, Ncmo quoque debetoffendi exilitate fundamentorum huius artis.NamTheo-  logia, lurisprudentia, Medicina et septem artes liberales, aliarqj /cien-  t;$ omncs,viginti fex literis confcruantur et ad pofteritate tranfmit-  tuntur, nihil aurem fimplicius illij  yiginti fex figurarum aJphabetica-  rumnotisXonfiderandum quoq;,  Japides in terra inueniri, arbores cx  ipfaexfnrpere, fed tamenexiisni-  hilpoiTe effici, nifi arte accedente  certiffimumeft, cx quibufdaenim  fitcalx, mftrumentis alijcoaptan-   A 5 tur ro tur ad ftcuauram, hx fedione pr«-  parantur ad ftruendu focunx idem  dc Musicae fundamentis eft, m quibus trcs fignantur claues, fitfex no-  %x > in his fundamentum confiftit  acus tam excelientis. Idemquoque  4e alus fentiendunh Si igicut oipniufcicnciarum, et rerum etiam  'naruraimm parua cognofcarareffe  fundamenta, nemo mirari debet  fauius actiseciam talia effcqua? funt  quacuor, locus,imago,ordo, loco-  yumacimaginumpraxis, fiueipfum  exercitium. Eftautemiocusimagi-  pum fedes, feu receptaculum, in  quo imago vna vel plures poffunt ollocari. Vtimur autem in hac arcedomibus in quibus oblecuanturcubicu  la &in nsparietes hocordine: lnstantes apponimus tecgumoftio&  qui a finiitra manu eft, eric primus,  quemalij ordine fequuntur, men-  fam feu pauimentum ponimus pro  ouiato paricce, et in vnoquoque pariete vna licera M vtinfra, NB.  prxcedendum figurarum ordoin-  uertipoteft&debet,vbi quiseisv-  titur inconcionibus, & argumentationibus applicandis, vel aliis  themahabentibus. Quodquidem  thema inmedio collocatur &tum  procedendumeft hoc ordine, De reliquis figuris idem efto : qua: figu-  rx ita funt diuerfificata: vt quis gradatim poflit proficere, et Mis vti  pro variis occurrentiis, Imago eft  figura cuiufcunqu%rei. Imagines  rerum fub afpe^um cadentium  valde faciles funf, earum vero, qu^   noa     n Ars Memom^  non cadunc fub afpeftiim, vidcntur  quidem difficiiiores, induftriata-  men humana modum inuenit, quo  omn umrerumimagines inprom-  tuhabeantur. Qu >\xm mulcasfo-  lcnt dareregulas ad imagines inucniendas, fed nos generalcm vnicam  tantum dabimus, qua modis aliis  nonindigentes,paratasfineftudio,  &labprefempcrhabeamus: vcfuo   locodicctur»   Hqc au tem diuiditur in propria,  quae refcrt illam vnicam tancum  rem,cuius eft imago, vcfiponatur  imagoChr.fti vt reprcjencet ipfum  metChnftum, sed fi vtar jmaginc  Chrifti, vt legam vir vel homo, est  impropria &c. Dialecticus hoc ita  cxprimic paucis: Quando imago  indiuidui ponitur pro ipfo indiui-  duocftpropria, fi vero pro fpeciei  vel generis repra?fentationc, aut fu-  pcrioris ponacur, crit impropria.  Adducitur hxc diuifio vt declare-  turliccrc intcrdum vti imaginibus impropriis,quiaA ffit iutitadcxcitandam memoria vt exemplis declarabitur, Altcrad.u (ioneimago   tftpcrfeaa, vt rcrumimpcifcaajcdua den- fevc  14 Aks lAtU6*tM*   fevt omnesviciinundent, necfic-  cis pedibus tranfire liceat, iam per-fe et aeft: foloritur, imperfe&a, (ed  inaximafiguracolore rubrovel viridi, nunc perfe&a eft, atq-, ita nunquam haerebimus, quin hoc!quod  petimus confequamur   Tertiaparseftordo, dcquople-  raquc di&a funt, fed duo tantum  rcftant adiicienda, vidclicet decorum in eo observandum Si  quis enim velit Chriftum in cru-  cependentemita repraefentare, vt  mater fupradcxtrampedibuscon-  fiftat, San&us Ioannes lupra sinistram, Maria vero Magdalena fu-  pra caput, valde a decoro deflexerimus: fed oportet fic facerevtvfus  et decorum postulant* ltem, fit  fupplicatio > non erit episcopus qui crucem fequatur, fcd pueri  fymphoniaci, iuniores facerdo-  tcs, deinde feniores, canohici, t£ridem fequitur Episcopus. Itemda Rege intrantc ciuitatem cogican-  dum. b   Quarta eft praxis fiue exerci-  tium, de quo poftquintam pr*le-  tfionem abfolutam, qu*dam ne-  cdiaria dicemus : oclaua vero lc-  jftione Jatum mare praxi s nauiea-  bimus, declarantesquomodo Gramatic*, Rhetoric*, Dialcftic^re-  Iiquifque artibusliberalibus appli-   J«ur,Thcologi*,Iurisprudciiti f  Medicinx,quomodoaduocati,c6-.  uiianj, pr*fides,Legariad prtncn  pes, et cuiufque fun&ionis homi-  nes, eadem vti poffinr* Nunc vc-  ro manum operi admouentes in-  cipiamus aliquid ad praxin reduce-  re, a minimis paulatim ad maiora  progredientes. Regula vocabulorum intelle&o*  rum harc eft, (nam non intelle&a in  quartam reiicimuslecl:ionem, tunc  exprofeffo de iis aduri) dequibus  ii iam traftare vcllcmus, nihil  pr*ter ieiunam tna&acionem au-   dire- Ars   ditetis.idcoconf«lti U sv,dctut..$   ernims. Vobis monfttate modum edendifpcciminis, quod nemof.nc  Siniculoattispotcft,ct.amf.v.  er.concinuisannis ia utplunbu S memotiamcxetc Uiflct. Vocabulaita^intcUcaamcmo-, ia tctinentut, imagimbus eotum  inlocispof.tis, atctibutamfign.ah.  quaaamnc. quscxvctcnautno-  Sofumctutteftamcnto: Ex hifto.  Sfactisvclptofanis cxtabuhs   «oetatum, velcx v.cacommum.h  Uton.h. lcxiftisd.cuttat.l.ccc   fingcte ad vohincacem noftram.  tfullum auccm pocctit dic. vocabulum. cuinon ftatim poffimus et-  fineerca&ioncm.   Platoquodam tempote docens  dcldcis intstahosauditotcshabuit Atiftotclcm adolefccntcm ad-  ioc nori ca opinionc doftnns,  quapoftcafuit et DiogcncmCy-  ^cumicumqucfubtilitctdcmcn-  Scc U cyWc loq«ct«ur,  S  jf   heutermentemaflecutus cft, Ari-  ftoteles clamfecumridebat: Dio-  genes exclamauit diccns : Men-  iamquide &c cyathum vidco,men-  fcitatem et cyathitatem non videoS  Refpondit Plato, nonmiror;ocu-  los enim quibus menfam et cya-  thum vidt as habes; mcntem qua  menfeitatem et cyathitatem vi-  dias, nonhabes; haxmolocoEra-  fmus in apophthegmatibus:ex qui-  bus conftatPlatonernaliquarrico-  gnitiottem artis habuifle, multo 1  tamcn clarius id patet ex diaiogo  in quo introducit Hyppiam tan-  quam de magno bono gloriantem,  quod 50. vocabula fcmel audita,  quolibet ordine repctere poflet.  Hocautcm nerao mortalium (au-  da&erdico) fine fubfidio artis po-  teft; colligitur ergo aliqua fuiflc  illum adiutum arte* Idipfum au-  ditores noftri aflequuhtur ex pri-  ma le&ione, eodem, quo incepe-  runt audire, die; &fivna,duabus  B ttih     iS  tribus, aut quatuor feptimanis, pcf  lernihoram bis quotidie quis velic  ex hac fe exercere regula, ioo. 200.  ^oo*aut plura repetere poterit*   Contiderandumpr$tereahiceft,  artem tam cfle natura? congruentem, vtnuUusfithominum,quin  illa rudi modo, licet nihil vnquam .  audierit, vtatur. Si quis enim velic  cogitare, vbi natus fum l in qua vrbe, vico, domo, cubiculo:nonnefta-  tim ad locum confugiec ? Si vero  quo patre,macre, qui fratres, foro-  res,(erui, ancilla? ? nonne ad imagi-  nes confngiet? &c. fieri enimnon  poteft, vt alicuius reirecordemur,  ne minimae quidem, nifi auxilio lo-  ci aut imaginis. Quemadmodurft  enim D t vs principia omniii scientiarum et artium infudit homini-  bus, quibusfivtivelimus, et inali-  quo nos debito modo excrcercex-  cellemusjfic&inhacfitarte. Aliquandoaliquis indocTus,agric#la,  enthymenaa vel lyllogiimum con-£cit  m  ojiiii ficit, folonaturzdu&u, fiillearti  DialedicaEropcradcdinct noneex-   celluiiTetihca^ideiudiciudec^te»  risartibus liberalibus et mechanicis Patet igitur hancartem memo na conuehifrecuipfanatura,quarri  perficit, ideoqj mirtime ncgligen-  dam.Sed longms a propofito denV  ximus, ad fpecimen redcamus.  Quamuis enim regula fit clareex-  pofita, tamen nifi exemplisdecla-  i ctur,arbitror non fatis eam a vobis  poflecomprchendi. Exemplavero  hic poncnda non putarcm, mfi ani  rnusmihief Tetartisamatores iuua-  du Diximus fupra vtcndum efle cu -   biculisCinprinGipio)& applicanda  vocabulaintelle&a, vt eo facilius, et  maiori affcftione, tyrones apprehendere artcmqueguftarepoffint.  fcmngat igitur fibi aliquis cubicu-  lumcuiusparietes quinq; habeant  Jocainpnmafigura (licet etiam v-  naquaq; aliarurh vti poffet,fcd hci-  Iitatis gratia hac cohtenci crirhus)   B 2, quz funt quinque,| et in fingulo pa-  rietetotapponendo 25«erunt,qui-  buspoteruntapplicarii^. vocabu-  la diuerfa non voce, fed mente,  vtlinteum, culter, calceus,hber,  templum|pileus, sapientia, meretrix, panis, tecl:um |campana,virgo,  bos,futor,diligens| fluuius, cuftos,  caro,bombarda,ftabulum| cande-  la,feneftra,fponda,auis, inimicus|  En habetis excmplum, iam exer-  ceatis vosin hac prima lectione vt  poftmodum ad alia pergamus   SEntentia fiue textus continuus  memori^commendaturacrcti-  netur,principalium vocabulorum  imaginibus in locispofitis, minus  principalibus ita eft accommodan-  da memoria naturalis, vt adiuta  imaginibus principalium, etia minus principalia repetat.ad quod re-  «ftius faciendum oportet quatuof  diligenter confiderare. u prxci-   puam R s Memori^e, licfl I puam imaginem tocius fencenciar,  nec refert an ilJa reuera prsecipua  iic,annon> modo quiseamprotali  iudicec. 2. diligencer aduertendum  adprimam cuiufq; fenceci di6cio-  nem, nam fi redeun tes ad locum a-  ciementis velprecipuaimaginem  videamus, vel primamcuiuiqjfententi diclionem, facile memoria  naturaHs reliqua fuggerit,perinde  atqi in fcholis pueri, fi noexafte re-  neac penfum leftionis.quod tamen  aliquotieslegerunt; fi cuiufqjvcr-  fus primum vocabulum,reliquis te-  &is,liceret videre, facile ornnia recitarent, ita quoquehicfierifoJec  iCauendumeftne fynonvmu pro  fynonymo fubfticuacur,nam hic fa-  cilis folece/Te lapfus: fi dico mulier,  enfis.complccUon cibi dicendum,  roemina, gladius, repleci, &c. Curandum prascerea vc fingul* didio-   neseodemrepccancur ordme, quo  vel leclra- vel didaca?fuerunc.  Sedcurnos vrges (aliquisinrer-   B 3 rogabi OnciynonymUjp fynonymo  fubfticuacur, vel ne ahquando ordo  nonnihil inuercacutf quorum alce-  ruvel vcrunq; fi mihipermiccacur,  ordo cric melior et elegancior: illi  enim qui primum fencencias pro-  tulerunc no cam de propriecace vocum &collocatione, qua de fcnfu  expeditofueruntfoliciti. Refpon-  deoduabus decaufis idvrgeri, pri-  ma, vt declaretur per artem id fieri  poffe:fecunda, magnam affert di-  centi autoritatem, fi auditores do-  mum reuerfi (ententias iifdem o-  mnino verbis eodemque ordincin  citatis au&orum bbris inuenianc: fi  enimter, quatcr, autfaepiusidde-  prchenderint,eolliget orpnesfem-  pcr fentencias ica ab illo in medium   produci. Sed aliquis rogabic forfan mo-  dum, quo duq (uperiora conlequi  quispoffic. Refpondeo,forcimen-  tis applicacione ad fingula vocabu-  la, & adcollQcacione:&exercicatio-   nci 2S  ne, quibus folis illud aftequemur,  ita vt nos ipfos admiremur*   Pranereaab orficio quodinora-  tionehabet,(i enim videamnsima-  ginem nominis fubftannui m ac-  cufatiuo vel ablatiuo politam, nec-  efleeft alicundeclependerc* ficon-  iun£tio,iam fuofimgiturofficio: in-  terie6): io facile obfcruatur. In adverbiis opus eft maiorementis applicatione: &ha?comniafunr, qn^  deregulaomnium difficillima dicerefole musiquadicctficenuclea-  tafit; exiftimo tamen ptax;m vobis  videridifficilcm, nili exempiisva-  riisilluftretur.   Sit itaq; prima fententia ha?c.   Princeps fine 1iteris, quasi nau is   cftfineremigc, &volucnvfinepcn-  nis:qua? fic eft applicanda: ponitur  nauis in qua ftat princeps, cum virocuiustunica talaris plenaeftau-  reislitcris, in vefte veroprincipis  nulla eft, et fi c ex oppofito legarn  primam partem : deinde confide-   B 4 randa     14 Ans Memorijs.  jranda nauis.in iifq> locis in quibus;  remiges federe foient, nemo appa-  ret.ac fertur tardo ac obliquocur-  fu, quod confidero non fine caufa  fieri, cum alioqui re&o et celeriore  procedere deberet, &: fic legam fe -  cundampartem: ex clauoin malo  pendebit grus vel anfer depluma-  tus: ac indevltimam partemcolli-  go,& fic fcntentiam» 61. literis ocu-  lis exterioribus cxhibitam fextan-  tum imaginum adminiculo, acic  mentis iegam : atque hoc exemplo  fufficiat, cu quilibet ad placitu fex-  centa fibi exemplainuenirepomr,  Quemadmodum ambu4antium  in fole vmbra corpus feqUitu r,  fic in hac regula imagines comi-  tanturres ipfas. Deinde nonopus  eft,vos obligare adipfamet verba,  qusE duo magnam afFerunt facilita-  te:regula vero hxc eft:res memorie.  jommendantur, cum fummatim   ipfq«f i$   jpforu negotoriuordoin lociscoj-  locatur, In hac tria nobis insinuantur [HOLDCROFT ON GRICEO ON IMPLICATURE AND INSINUATION, to mean, to suggest, to imply] ; primum, omniaquaxunq; vo-  lumus applicarc,redigcndacfre in  epitomen, non enim cam longela-  teque ficuci a concion -itoribus, vel  declamacoribus ornandi; captan-  da?quebeneuolenti£gracia, propo*  nuncur,nobis excipienda func; fed  faciseric, fiipfas cancumres necef-  farias, feu nudas appliccmus ; ac  cum poftea opus eric, ex nobis ipfis  ornabimusapplicando, Secundu.  epicome llla eric cam magna,vc vno  loco comprehendi non potfic, nam  fingamus biblia incpicomenreda-  6ta,camen erunc libri Genefis, Ex-   odus, Leuicicus, Numeri, Deucero  nomiom &c.&infinguliseruncca-  pica, fed vnumquodq; capuc, quod  quinquaginca auc centum lineas  feu verfus concinebic, nunc cantumfex, o&o vcl decem contine-  bir; et tamen tam paucis verbis, o-  mnia erunc comprehenfa, qua? toro   B s bibliorum corpore. tdemindiciurn  deciteris* Neeeflarioitaq; diuifio  inpartesmaiores et minores fein-  gerit,& qui ex praecedentib. ftudiis  affert promptitudine redigendi ali-  quid in cpitomen et diierte diuide-  di in partes maiores 6c minores, ille  valdeidoneus eftad hancregulam  in praxim reducendatrnqui vero id  nondum funt adepti, vt icholaftici  primae et fecundx claffis &c. de-  bentfeexercere vt promptitudine  VtriusqjConfequantur.Diicretaaut  diuifio in eo confiftit, vt quae coniugenda funt non feparencur: qu* ve-  yofeparanda funcnoconiugancur.  Tertium accipiende, funt imagines  minorumpartiu&: mlocis ponen-  dar. Quartumadiungimus,videli-  cet repetici one,de qua fupra locuti  fumus et poftea bis terve eiufdem  faciemus mencionem.   Pofluntautcmin comprobatio-  nem rcgute fumi exempla 4. ex ve»  terijtotidemcxaouo Tefta* exhiftehis     Ars Memohi^ zj   ftoriis,itemfacris&cx fabulispoc-  tarum,& ex vita communi ; dcindc   proponercexempladuodecim,ni-  hil mter fc coha?rentia et ignota, vc   oftendatur reg ula a?que cpm mod&:c*  da,de,di J  Interponitur vocalis duab. con-   {bab, bac, bad*j  beb, bec,bed >&c*  cob, coc, cod  4. Vocalis poftponitur duab.con-  fonantibus,vtbra,bre&c.5. Dua-  bus vei tribus confonantibus fub-   iun«   J|   iungitur vocalis, aut diphtongus.   alysduabus\eltribus confonanti-   bus fequennbus; vtplcbs, ftirps,  ftre.dts.deftprirlij.inlingua Germanica fupcriorc et inferiore. Sed  hu.ufmodimonftrofefuntfyllaba'  et m rarovm. Exomn.bus itaque   lyllab.sre l icienda;funtinufitat a  et  remanebunt,ooo. a ut je oo. ttun  ex D.ft.onario quzrcnda nomina  fubftant.ua, ab iis iyllabis incipicn-  t.a, et tam familiar.a reddenda.atq.  nunc funt liter*alphabeti, accum   v/uspoftulabit(fiplacethicmodus)  vtemur. proutdemonftratum eft.  Quartus eft vtimago pti mx U terx  ponatur m loco ; et pro duabus aut   tr.busreftantibus,attribuatura£rio  tah .nftrumento, quod in initio fui   .llasexh.bcantivtfiexprimendum  efict vocabulum oma imago prima:   tund.tvelfran gI t ; ca pi turprima  matula.coniungiti.rimagin.primc  hterc et cfficit oma:Si vero ponatur  Antonhis quimolam vcrtit, capi-  tut mo a mola&coiungitur imag.m  prim* hteta: Antonii,& fic habe-  m us,amo,quodvetbumhcetfit.n-  telleaum, tamendeelarationiser-   «jopofitumeft, hicmodus tantutrt  fetuit diai, unculis,duaruro> tt.utn  autquatuo.t htetatum.Quintus ve-  to roodus, meo iudicio, aliis omhi-  bus prxferendus, vtmagmshtenS   infieni colore fcribantur in loc.s  vocabulanonintelleaa.&ment.s   acie f edeuntcs pet fingulos locoS  videamusaclegamus, quod non  tantumnonintellcais.ledomn.b,  non figut atis:vt funt voces quatuot  pattiumindcclinabilium figut* A-  rithmetics acc potcft appl.can,ac  inteidumetiam intelleais.vtcum  nominaptoptia. viforum. fem.na-   rum.cm.tatum &c. f et.nenda funt.  Poffunt pre,teteahiomnes mod.ad  libitnro mUceti.vt vna pars per pn-  mum. alia per fecundum.tett.a. aue  quatta.velalia pet qu.ntum, ptout CUlUS- m    cuiufqueiudicio commodiffimum  videbitur,efFerantur.   Huic ledtioni adiungi folet, dc  perfonarum collocatione &nume-   risarithmeticis, quarfubferuientfc-  quentibuslc&ionibus.Perfona: tri-  bus modisexprimuntur, i. per pro-  prium, hoccft, quando perfona a  hobis vifa collocatur ex imagine  nobis ex afpedu imprefla. ^fper  imagine et hic Iatiflime patet.Nam   fic Patriarch ?,Propherar,Chriftus,  Apoftoli, omne/q; fanfti repra?fen-   tantur, et omnesquinoftro(ecuIo  viuunt,feiundianobis. Sicpluri-  mos fanftos, Pontifices, Imperato-  res, Reges, illuftriores homines  poflumus cognofcere, infpe&is i-  pforum imaginibus 3 &ex figno ipfis  attributo. Sic Petrusclauem,Pau-  lusgladium, lohannescaiicemha-  bet,&c. 3. modovtimur, vtroque  praxedenti dcftituti, videlicet per   fimile : vtpote perfonam nunquam  vidi,imagoeiusnonextat, confu-   C gien- wsam giendum igitur ad fimile,vt fi vetim  exprimere Clementem Papam,po-  nam hominem mihi notum, cui  nomen eft Clemens, quod ex facic  nota eolligo, cum ipfum indu&um  concipio veftibuspontificiis atque  itafaciesnomen,habitus dignitatemrepraefentat, ldem de caeteris  eft ludiciutmMalim ego hxc ctiam  per quintum modu vocabulorum  nonintelte&orumcxprimere. Nu-  menarithmeticipereundem quo-  quepoiTuntexpnmi: fedfi quisha-  bere malit non ipfasmet figuras a-  rithmeticas,fed quod cas reprefen-  tare poffit, ita eft accipiendum vt  pro i. candelam, vel vlnam pona-  mus: pro z. anferem, cygnum fe-  dentem: pro 3. anguillam tortam  vel (erpentem, aut triangularem:  pro 4. figuram quadrangulare vel  pileum facerdotakm: pro * . ma-  num: pro^. ftellam: 7. normam  murarij,feulignarij: pro 8.calicem,  horologium arenarium, perfpicil-   lum:     rffl  2 Aks Me Jum: pro^.cornuvenatoriumrpro  io mctamiaculantium,annuJu mj  vcl fcrpentcm mordehte catidam,  efteremus. Exhisdecem fimplici-   busomnescomponuntunperinde  ac ih notis arithmeticis fieri viJe  mus. QVando nobis ipfis habendae-  ntconcio.vei oratio : duo iici-  musefle: Pnmo pra-fupponimus,  pnmamillam cfie fcripcam vcl im-  preflam, aut faltcm animoconcc-  ptam. Secundo nos haberc locos  paratosadillam collocandam, his  auobus przfuppofitis, prima crit  tegula, vt ipfarii a principio ad fi-  hem tarde et attente legamus: v C  rereconfideremus qnid fit materic  intotaconcione : lecundaerit, v C  dtuidaturin partes maiores. Thc-  rna,primamath6matcpartem, fL  cundam et (quod raro fit) tertiam.  I hema m medio ptimi parietis; prima pars in mcdio fecudi, fecutv»  dainmedio tertij, terti* in medio  tertij cfollocabitur. Subdiuidentur  maiores partes in minores, prout  materia le patitur fecari. Tertia  imaginespartium minorum, quae  femper adfunt, erunt collocanda;  in circumftantibus quatuor locis,  quifin6fufficiant,interpofitisqua-  tuor aliis, fecundam locorum figu-  ram habebimus, eaque variabitur  tribus modis. Tertia pars continet  per diuifionem vigintiquinquelocos in vno parietc, qui fufficiunt  long flimx concioni collocandae: I  In medio collocabitur ipfum the-  ma&quzcunq; de thematehabe- '  bimus in viginti circumftantibus  locis ponemus: item iniecundofc  tertio, ac (fi fuerit) quarto pariete  fiucetiam quinto, qusecunquede  vnaquaque parte erunt difponen-  da,probeneplacito euiufqj.quem-  admodum exemplo latius ad ocu-  lumdemonftrabitur.   Et eftvaIdefacilisIabor,cumno-  frshabendaeft: nam fi nonfufficic  femellegifle,biscervc, percempo-  ns inccrualla legam, manc,meridie  et vefperi. fi collocacio imaginum  non tam celericer procedir, diucius  immorabor,non opus eft feftinaco.  Sed plus difficulcacis fubefle vide-  tur, cum alcerius concionem cupi-  musexcipere, nefcimuscnimquid  didurus fic, tum vnum cancum efle  fingimusvidelicec, nos habere lo-  cosvaldebeneformacos, vtdeiis  cumnon debeamus efle folicici, fi  poft inuocacam S.Spiricus graciam  dicic chema,fuo loco ponecur,fi fta-  tim, antequam ad explicationem  eiusprogrediatur, diuidat induas  vel tres partcs, ill* fuis quoq, locis  difponentur,fi non diuidit,fed the-  ma profequitur, omnia compendiofeperimagines excipiemus.per  regulam rorum. Abfoluto thematc  diuidit>prima pars fuo loco ponen-  da, &itemfecunda, rcditadexplicationem primae parcis ia viginti  v jecis excipientur,prout di&um eft>  Excmpli gratia. Tempus eft nos  jamdefomnofurgere, Kom.Jj. fta-  timcoliocabitur homo tenens de/  xtra manu horologium arenarium,  finiftra falcem . et alaria habet vel  ad pedcs, veladhumerps, iamha-  bcs4imidiumthema, in vnaparte.  cft leftica et altera ex oppofito, ex  quibus morc quotidiano profiliunt  c}uo (efe vcftientes, in altera parte  duo homines qui ha£t,enus male vi-  xerunt, emendantvitam, virtutes  excrccnt, et femper intemplore-  t>us diuinis in terefle videntut » iarri  altera pars expreiTa. eft* Si dicat tri-  plex in facris literis innuittir fqm-  pus,corporis,pcccati &mortis,hoc  autem thema de fecundo genere  iptelligitur : pona in vna parte dor-  mjentes, in alia peccantes, in alia  Joculos.quibus csidauera imponun-  ^un&fic vlterius progrediar,donec  primam pattem> fecundarn, £ foi-   fan tertiam eciam abfoluerim, in  quibus cota eoncio vel oracio ver-  fatur. Scd qu#ret hic quifpiam,  quomodo fieri poceft.vc canra celericace excipiamus acqueillc Joqui-  tur,etiamfi dedita opera velit verba  celerrimeproferre,   Quacuor id adminiculis futuru  eft* Primum,oportetconfiderare  hanc artem excipiendi per imagi-  nesefle compendiofifiimam, itavc  quodconcionator/oo.ita vtmulto cclerius excipiam,quamille loquatur,  etiamficoneturmaximeverba mira celeritate profundere. Nam ii   exemplum memorabile, vel hifto-  riam mihi cognitam incipit propo-  nere,antequamioij.aut ^o.proru-  lit di&iones, ego paucis imaginib*  exprimo, et expedo quando ali-  qmd iubiunget, mihi non notum,  aut illud etiam efFeram : quod ali-  quoties in vna concione, vel oratione, fieripoflet: cxempli gratia,  Incipit dicere inter alia, vt autem  luculento monftrernus exemplo,  hominibus ecclefiafticis magnum  deferendum honorem eciarn a viris  lummis, Rcx quidafuo nosdocuic  exemplo.qui obuiamhabensduos  monachos 5 ha?c tantum protulit, e-  gopono Regemhonorantemmo-  nachos, fratremr«prehendentem,  tubicinem antea?des fratrisexcur-  rere ad regem et cum illo loqui pal-  lidovultw, membrisque trementi-  bus, deindeabire, abfolui, ille vix  20. cxpreflit di&iones et ego totum  exemplumnotaui&c.   Sed quid faciendum, illo mihi   C $ nota diccntc > inftituenda ne erit a-  liqua repetitio di6torum,id aliqui  xnihi fuadere voluerunt, icd mahm  attente et patienter audirc, licct fat  jnihicognita. Namfi inftitueretur  repetitio, forte atitequam illaeflet  abfoluta.cocionator aliuddiccret,  atque ita illam abrumpere cogerer:  quodconrufioniscaufaeffe poflet*  Quartum eft ipla cxcrcitatio, vt  poftqua hxc itapercepta, incipia-  rous concionem fimplicem . ac non  nimis copiofamapplicare, omiflis  in principio citationibus, doncc  confequuti fimus concionem fatis  fceliciter exprimere, fine citationi-  bus:deinde ide tentabimus et quin-  que tantum eitaxiones excellentio-  res locabimus, quo comparato 8.  retincbimus : quod fatis eft. Nam fi  ex vnaquaque concione quinq; aut  o&o ietincrenturcitationes, anno  abfoluto vnoduoUaut tribus pr«-  cipua vtriusque Teftamcnti mc-  m item fi mi-  nordonec inter argumentumpro-  feratur ac tum ilJa fuis quoquelocis  difponetur ; vt modo di&um efi  Quod fi fit indu£tio,tum tres enun-  tia tiones ponentur, et tertiae adde-  tur fignum, quod fignificat, et fi c  de casterisj& in quarto ponetur co-   clufio     48 Ars MemorijE*  clufio: namcumpomntpluraeiTe  membraininduftionc, longumef-  fet omnia collocare» vtdmnis ho*  mo cft mottalis, omnis bcftia eft "  mortalis&c.ergo omncanimaleft  mortale, Ex his facilc colligituri  quomodoSorite», Dilcmroa,vcl a r  li$ argumcntandi formae fint dif po-   nendje. .   Reftat, vt rormam nunc aliquam  praxis, iuxta promiftum, oftenda^  mus,nihil n. obftat quin iam nos in  haftenus diftis cxerccrc incipia-  inusin fequenti le&ione. Romifunus leftione prima, la-  ~ tius fextadehis traftaturos, fic  jgiturnuncaccipite: quinquc for-  mis fupra didis fextam addipolle,  vt duftis /i. lineis reftis totidemque  transuerfis in vnopariete fmtccn-  tum loca et in toto cubicuio 500.  hocmodo   qux p 49 I  1 3 4 5 6 7 8 \r    10 T T A 1    T 1    *t    ii    J 5 16    '7    18  19  20  1 I zz 2 5 26"*7 28 19 30 1 T 3 2 u E 35 3 plus illc quidem proficiet, fed rriaior rcquiritur  ctiamlabor&diligentia,& deiftis  diftindiuis haftenus nihil dixeramus. qux (uam fecum fueruntvti-  litatem. Nam aliudagentes,vtilia  memoriff retinenda commenda-tera-  rum humaniorum,aiterum Theo-  logiz.tertium lurifprudenti^ qua*-  tumMedicin$,quintumI^iuil hp-  me fextum hiftoriarura facrarum,  ftptimum hiftoriarum piraphanarum,oaauurn EKcni^a, fiempra-   bihurn     Ars Memori^, h  bilium facrorum, nonum propha-  norum, dccimum comicorum, vn-  decimum controuerfiarum, duo-  dccimumcafuum coQfcicpqx &cc.  acper fubdiuifionem per domos,  cubicula, parietes de qxia odaua leclioneinfpecielatius. JT\E collocationclibrorum et citatione au&orum dediclatio-  ne& celeri fcnptione nunc agendum eft nobis. Quod ad primum  attinet,cumcoliocandinobis func  libri, neccflceftimagineseoruha-  bereparatas, vt autem rediushoc   fucccdat,qu^dam(untobferuada,  /♦ kribendiomnes libri quos iudi-   camusnobisexprimendos, 2.quer primus Regum, Saul primus  rcx ifraelitaru tenet manulibrum.  fecundum Dauid tcnet, tertium  manu tenet Salomon y quartum lc-  hu, LibcrprimusEfdrx,tenethic  librum, in cuius rrontenotaprimt  numeriarithmetici. Secundus,ide  tenetlibrum cum nota numen,  idcm iudicium dc 3, et * Tofeias   cun^     cufti angclo, luditha cum Holofc&-  no, Heftera cum Afluero, Ionas in  ore Balena?, Ezechias cum ferra,lc-  remiasinlacu, Danielinfpelunca  leonu, &c t Matthscus cum angelo»  Lucas cum boue, Marcus cum Ico-  nciohannescumaquila exprimi-  tur, et fi idem diuerios fcripfit li-  bros.diftinguendiiunt aliquomo-  dp. Marcus fcripfit Euangelium,   poniturcum Chrifto:ScripfitA6ra  Apoftolorum, pro quibuscum A-  poftolis collocabttur. loannes fcri-  pfit Euangclium, proquo expri-  mendo, poneturin iuggeftovncie  denuntiari folet: Idem icnpfit Epi-  ftolas, hoccxprimcturfimcnf^affi-  dcns fcribat: Apocalypiim,pro qua  cxprimenda ftabit oculis in ccelum  defixis, tanquam res nouas&admi-  rabiles videns. idem, vel ilmile iul-  dicium eft de reliquis*   Iuftinianus* pro primolibro inftitutionum, ftabit luftinianus te-  nensparuulibellum manu, in quo   D $ «dc     Ars Memoriae»   crit nota arithmetica primum ex-  primensnumerum,profecundo  protertio i. proquarto 4. ldemfi  roagnum teneat librum, in quo ut  figuraprimum, fccundum, &e.ad  50. v(queexprimens,legam libro  Digeft. / 2. 3. &c. Si Cod. addita n-  gura.legam luftinianusCodicislib.  j^.i.&c. Sic Nouel. et Virgilius  libroi£neidis,ur^ &c. ftabitVir-  giU cum^neatenenslibrum, in-  fcripto numero arithmetico, Vir-  gil.lib. Buc«licorum, ftabit Virg.te-  nensmanulibrum,incuiusfuperfi-  «icmultapecora.Virg.libro Georgicorumin fuperficic erunt imagi-  nes multorum laborantium ter-   ram,&c.   Ouidiuslibrotriftium,Ouidius   librum habet m manu vultu admo-  dum trifti: De ponto,cum iibro fta-  bit in ponte, metamorphofis, in fu-  perficie libri. Daphne mutabitur in  laurum Adeon in ceruuro, et fic de  cacteris. Nemovnquam fuit auditorum,quihicaliquaminuenit difficultatem,qu#maiorvideturinci-  tationc, quam vulgo quotationem   voce barbaraappellant,qu£varia-  tur pro diuerntate profeflionurru  Theologus dicit:Qua:ft.Rcip.arti-  Culo,membro,parte,&c\ iuriscon-  fuitus, inft. Dig.Cod. NoueL tit. leges paragrapho,&c. Medicus,Fen.  trad.cap.aphor. fe£t &c. Philofo-  phus, Tex.comment.reducituraM-  tem omnis citatio ad tria capita, vi-   delicetadIibrum,adnomelibri, et adiun&alibri, &nominilibri\Deli-  bris exprimendis modo didum eft,  cni illud adiungi pofle videtur,  ipfos pofle cxprimi per imaginesli-  brorum, quos poflidemusjquofquc  inbibliothecahabcmus, ex adfpe-  ftu vnum ab aliis /ecernentes: vtfi  velimexprimere, luftus Lipfius li-  bro?. polit.ponamimaginem Iufti  Lipfij,^ dabo illj in manum meum  librum,queinteraliosnoui, inqijo  f olitica eius funt: Vult aliquis «ita- rchoc modo: AuguftJib. i.de ciuie,  Dei, cap. $+ ponitur Auguft. tenet  manu librum,digiti duo cre&i indi •  cant fecundo . retro cum in parietc  eftciuitas, incuiusfupremitateeft  turris> eftftatua Dei,alteramma-  liumiuxtacaputhabet extenfis di-  gitis, qu* reprefentat quinto,fi ma-  ior fucrit quinario>vt libri,vel capi-  tis numerus non poffit digitis quin-  qucoftcndi, tum oportet vel ipfis  notis arithmeticis maioribus, in fu-  perficie libri pofitis,vel figuris ipfas  repcaefcntantibus indicare : altcra  manu tcnentes inftrumenta iuxta  caput, fimplicia vel compofita, te-  prxfcntantia quem volumus nu-  merum* Si autem idem audor Ix-  pius citetur, vcl diucrforum libri et  capita, vt a lurisconlultis fit, qui (c-  mifaciem vel totam continuis di-  ucrforum au&orum citationibus  rcplcnt.tumvaldedifficiliscavidc-  tur tra&atio : ncq; vllus dc artc mc-  morix fcribens, mihi hacinparte  fatisfacit. Et licet multos modos tradidc  tintalijdehacartcagcntcs. tamca  cgo poft longam reidifcuffioncm,  exiftimo illas citationes maiufculis   literis,aut%nisiuxtalocum cuiad-  hibcnturfcribendas, acfortimen-  tisapphcatione, frequcntiq; repe-  titione, oculis extcrioribus ficimprimendas, vt dcinde a cfaarta ad  fuum locum translata-, acicmcntis  videanturacrepetatur. Quodmi-  hivaldeprobatur,acad praxim re-  duci non ita difficultcr vidctur,  Quod fi id non placet via commu-  Jii memoria: mandcntur, frcqucnti  Jcaioncforti mcntis applicationc,  &rcpetitionc. Nihil enim eft tam  difhcilc, quin paulatim obtineri  poffit. Nuncaddidrationcm admirabilem, omniumque nefcienrium  captumcxccdcntcm, tranfeamus.  Qua-cunq; altcri cupimusdi£rare,  UU pnrnum ipfi exafte memoria  fenercdebcmus, noncomunimo-  do,fcdger rcgulas artjs, atqueitaa-   pad,]  pud nos conftituamus > vt primd  fcribe^rimum, fecudofecundum,  tertiotertium,quarto quartumpa-  tietem.quinto menfam aflignemus  velpauimentum.ac deinde ex fuis  cuique locis acie mentis legentes  di&emusvocabula, fententiasaut  resfme epiftolas, quemadmodum  exemplis racilime demonftrare li-  ccbit. tn vocabulis tam certo pede  firmiterque proceditur, vtfiquisi  principio, medio, fine, re&o vel re-  trogr ado iubeat ordine procedere,  finehsfitationc&errorefuccedat.   Intententiis et textu continuo eft  maiordifficultas, fedquaedemort-  ftratione vnius hor* ita fuperetur*  vt ante illam pret eritam duodeeint  repetantur verbotenus eodcm or-  dine. In epiftolis et textu continuoi  codemnoshoc modo dirigere de-  bemus : diuidenda erit epiftola vel  profa in partes maiores vnius lineqj  fefqui,duarumveltrium: Deinde"  fingula; partes iuxta regulam ien*tentiarumdirigend*, provnaqua-  qucepiftola opu$ cftcubiculo-dif-  pofitis igiturofto, dcccm. viginti,  trigmta, quinquaginta, centum,  (nam co artificium pcttingit) ex  luiscuiq; locis et cubiculit diftabi-  mus. Si vnaepiftola quindecim,  aliaoftodecim, aliavigintihabeac   patticuias.icdeuntespretcribimus  Ulosfcribas, quiabfolucrunttin o-  &o, dccem, vel duodccimnonita  dimcilecft, fed quinquaginta, o.  auaginta, vel centum diftafcma-   gnamtequifitptxparatione.-vidc-  Jicet quatuor, quinq;, ve I fex men-  Iium. ln qua.quod nos maxime mo-  leltat.eft- meminifle quidcuiqj vl-  timodixctimus.- ptocuiusleuami-  nemultafuerunta nobis excogita-  ta,& ab aliis fuggefta, quariam reii-  cimus, vtpotc melioribus inuentis:  icihcet, opot tet vbi tettia forma et  invnoquoquenec plus nec mmus  co locare, quam in fingulis vicibus  volumusdi&arc. nunquamautcm   dubi- fed etiarri /ooV  epiftolarummateriam femel audi-  tam ficartiapplicaturum, vtreuer-  fus in Mu^um cas in ordinem ac  debitam redigat formam, ex quo   patctomniaafcretineripoflc,qu«  coram irriperatore aut rege dicc-  rentur: qUorumaliquaparsrionra-  ro effluit,ndn fine iricommodo Im-  peratoris, Regis,aut Reipub, qu*  confideratamoucrcpoflunt, vta-  liis omriibus prarferatun Vcl eft,qui     6,6 Ars^Memori*' 1  ftudiis diligcnfcct incumbit, peta >  cultates, ofFcrc libellum fuppltcem  principi Ecclefiaftico vel ciuib.dc •  «detiumacmcntemindicat, pctit  tecipi in mifnetum atamnorum. ne  tepuliam patiatur.offett fpccimen,  admittitut.admiratione et fpe con-  reptade oblcquio et fetuit.o Rei-  pob Chriftianxabillo pra:ftando,  Tccipitutintet alumnos.continuat   iudium, cutfum abfolu.t, acam  cenatimaddiuctfaoffieia foticita-   tur, faftus-neti 6bi tantum, ied ia-  ihiIisbacutas,&ofnamet.tum. A-  Tius iniecit mentionem, fe ^o. aot  t? diftatut um: al-j fupra fidem efte  iudicant, ceftantdepofitop.gnote,   illeexanim. fententiafegefta,p.-  gnus ioo.aut eotum aufett. Poftte-  mo cupit quis admitationi eflc a-  ; Uis,ac ^«ramnltonwn **«JJ2, 6j   coetu i idoneo proponit animi gra  na.fiftciat. Devs bonequantatnc  adrmratio, qualis deeb opinib, q U3 }  tama! Sedh* cn imisoperofa, et *  communi praxi remota.cupitis fcP  re modum in vfu quotidianopofi-  tum, vcfcilicec, accepto Jiterarunl  ™«culo, leftifq. ordine cpiftolis,   ftatimd.6temus, 4 . y .   fic. lntelhgenti pauca. Facile efl:  autern eum numeruro excogitare  velab aliis accipcre : vocabula fcri-  bentur ordine, deinde fcindentu.r  forficulafipgula,, mifcebunturagi-   tationeinpileo ycloUa, nc quxab  qadem litera incipiunt coniungatv  tur.deinde prout vnumquodque   in  inmanum veneritafcribeturfigno,  Quod hoc modo fcripcum eft,a ne-  minemortalium, imo nc qui. eab  ommbus fimul huic rci operam n&-  uantibus, naturaliterpoteftdctegi,  etiamfi totam vitam infumerenc. Si  veroquis velit conuenirc in inter-  pretationefignoru cum aliis, tum  vnus altcrius legeret fcripturam, fi  vero hodie cum nouiiullis conue-  nero, cras velim alio ordinecom-  ponerefigna, iteru erunt tam igna-  ri le&ura?,atque alij, variatio poteft  multisfierimodis*   Hos tres modos licet mifcere,vt  vnumvelduoperprimum, deinde  per (ccundum vel cercium,cum rur-  (us per quemlibct trium ad Jubi-  tumcuiufque.   £ft autem obferuandum in fcri-  ptioneceleri, nonomniavocabu-  la effe ponenda, fed tantum necef-  faria, ad rem nobis fuggerendam;  ornatus gratia m publico loquen-  tes, et capcanda? bencuolentia»,   E 4 pluribus quam opus eft, vtuntur,  QVomodo fcptcm artibus libe-  ralibus,grauionb. dilciplinis,  Theologiae, lurifprudentiae, Medt-  cinae applicctur;quomodoProcu-  ratores, Aduocati, C6filiani,Prxfi-  des, Lcgatiad Principcs,& alii ea rn  fuoquiiqueofficio vtipoflit, nunc  eft dcclarandutru Grantmaticar,  Rhetoric*, et Diale&icae.omnium  difficilime accommodaripoteft.A-  rithmctica CiMuficaj. Geomecria:,^  Aftronomi^, facilius, quod h$ ido-  neas habeantimagincs,quasinillis  inucnire difficilimumeft. Capicn-  daeftitaque Grammatica dilcrece  compofna, in quonihilrcrum ne-  ceflariarft defic,6c cui nihil etiam fit  fuperflui, bono ordine et prarcepti-  pnum vcritate infignis, diuidedo in  quatuor partes, Rudimenta, Syn-  taxim,profodiam,& annotationcs,  Rudimenta ponentur inprimo la-   tcrc:  7j   tereprima? domus caftri iiteraruru  humaniorum,fyntaxis in fecundo.  Profodia in tertjo, Annotationes in  quartolaterc. Inprimocubiculoa-  liaque nonnulla, litera? earumquc  diuifio, quidexipfisfiat,&o6to o-  rationis partes vfque ad Nomen.In  o&o fequcntibus cubicuhs omnia  que. denomine habentur, In deci-  mo cubiculo Pronomen,in oclo (e-  qucntibus omniade verbp, Jn dcci-   mononocubiculo departicipiojn  vigefimode Aduerbiojn vigefimo   primodeconiunaione, Invigefimo  fecundode Pra-pofitione et Inter-  iedione: Vacant tria cubicula. Ia  fecundi lateris primo cubiculo De-  finitio, piuifio,Propo(itum leufi-  nis,& in quar to pariete quinque re-  guI* concordantice,in fequentib.  duobus cubiculis, Regimen Nomi-  natiui, inalijs duobusgenitiui, Sic   Ablatiui, Accufatiui& Datiui.ltem  lnfinitiui.Participii, Aduerbii, Cd-  lundionis, Prspofitionis, lnterie-   E 5 clio  aionis.lnaliisdaobosde6guris.Ia  rcrrioUtetcProfodia.qu^valde  paacscubUuHscomprehendtpo-  feft:fednonrefertfivacental.quot  ln quarto latere A nnotationes ; fc.ta  nwcflariss. Eodcmmodo Rheto  rica, Dialcaica& ceter* in quatuor  cqualcs dmidantut partes, et appl*-  l^turvtdiaumcft.ingcnercqu..   dem . fed in fpecie mahtis fcire.  Quinqimodis cxprimiomn.a pol-  &,quorum aliqucm ehgemus no-  ftr 0 ca P tui,&ingenioconuen.en-   pore- Pnmus cft omniumdimcm-  mus.vt videlicct per imagmes qua-  lcfcunq ; figarc«ar. Sccundusrni-   hi pr* cstetis placet; qui magn.s h-  teris repraifentat inf.gn.colore: K  fic in vnoquoquc loco, dehn.t.o-  nem,diuifionem,autaliudpono, q>   lineam vnam, duas vel tres conu-  net, et hoclocum habet inomm-  puS non habcntibus in promptu i-  • maeines.Tertiustransfe«fexo£to.   vel deccm lineas impreffas a l.bro   84     hfl     et difponi t m fuo loco parietis, et fie  multain vno cubieulo collocantur,  Quartus librum fcindit in partes 6f  eas materiali ter affigit,ita v t in cen-  tumlocis totam videat Grammati-  cam,in totidem Rhetoricam,Dia-  Jeaicam,^Biblia,Diuu Thomam,  Inftitutipnes Juris, Dig. Cod. No-  uel, inft. Med.Hippo, Galenum,&  alios,Hiftorias, et quicquid pme-  rea voluent,etiamfi omnes fcien-  nas cupiatvnoconcludere cubiciv  lo, cum placet oculis leget cor-  poralibus. Quintuscftvtdnndatur  Grammatica a velqualibet ahafci-  entia in partes minores et in vnor-   quoqjloco,fineimaginibusautlittranfponendo poteri-  mus cor rigere,& arti perfe&ius ap-  plicare. N mautemfufficit habere  Bibliacxpreffapcr iroagines, fed o-  portet habere intcrpretationetex-  tus,vtcmur ergo cubiculis triplica-  tis, et in primo loco ponetur: In  principio creauit De v s ccelum et  tcrram,in oppofito explicatio,qux  quoniam folct effeiongior,interio-  rem habebo locum, ita vt textu duo  loci icfpoadeant t Thcologus cupit     Ars MbmorijE.   preterea rctinere eonciones.qua*  applicatasin caftro Theologia! di-  fponet fecundum regulas, dcrcti*  nenda concione oftenfas,accedcn-  tc repctitioncomnes in fpecie reti-  ncbit&cum illicxtcmporedcrea-  liqualoqucndum.tantum dequali-  bctrepropofita affcretfc materi*,  vt futurum fitdifficilius exitum,  quam introitum inuenire.   Dcinde quatuor Dodorcs Ec-  cleba: vei alios quofcunquc contro-  ucrfiam quamlibctcum vcra inter-  pretationc ac fi bonuseft Philoio-  phus, quod rcquiritur in illo qui  controuerfias vult attingere. ado-  mnesobieaiones ab aduerfariisal-  latas.racile refpondebit.deteget vi-  tium argumcntationis . videbitue  etiamquomodo cafibus Confcien-  ttxhscarsappiicetur.atqucex his  Tneologuro, vcl Theologi* ftudio- lum.coiligerepoiTeexiftimo, auo-  modo cuicunqueparti Theologiaf  applicari poffit, qj, od ad ftud %^   iuin  fum Iurifprudentiae, confuluerim  quafi per przludium omncs titulos  per artem difponere.regulas iuris&  paragraphos, vt refto, et retrogra-  du,& intercalari ordine promte re-  petat : deinde in eodem lutilpru-  denti^ caftro,in vna domo ad quatn  peruentumerit, quatuor libriinfti-  tutionurn, in vno latcre primuflUri  altero fecundum, in tertio tertium,  in quarto quartum.ln fequenti qua-  tuor libri digeftorum: totidem irl  fequenti,donec orhnes coliocati.  Deinde ad CodiC. tranfitur,ac mo-  dodi&oix* libri difponuntur : po^  ftremo ad Nouel. vcniendum,& co-  metationesinC.orpusiurisMynfin-  geri, Gailii, Wefembccii, Cuiatii,  et aliorum fed quomodo id fiat iri  fpecie debetis intelligere, dilobufc  jmodisid fiet,primo,vtprimustitu-  lus ponatur in medio primi parietis  primi cubiculi, &: in lociscirctfrri-  ftantibus,quicquid de eo notatu di-  gnumcft,de eotitulo. Infecundo   prima     Ars Memoria,   primalexprimitituli Sc in circum-  ftantibus ofto vel viginti locis. Iri  medio tertij primus paragraphus,  inmedio quarti fecundus paragra^  phus: in fequenti cubiculo quatuor  paragraphi fequentes et fi c de ca%  teris.donec omnes paragraphi f uc .  rint colJocati, tum /ecunda lex et  paragraphi, deindetertia et para-  graphi.donec omnes tituli, Icges et   paragraphifintdifpofiti, cum iis in  circumftantibuslocis, quznotatu  maxime digna vibebuntur ; Alter  moduseft, vttotfumantur domus  quotfunttituIi, &invnaquaqueti'  tuluscum legibus, et paragraphis,  itavt non opus fitvnaquaq; domo  egrcdi,nifiomnibus Iegibus, &pa-  ragraphisinueniatur, quicquid de  eis (citu dignum eft et necefle,   Sed lurifconfultus fit Aduoca-  tus, Confiliariusvelpra?fes. Aduo-  catus quod fibi dicendum difpo-   net, fcehterproferet,quicquidviH»  voce ab aduerfa parte dicitur, exci-   picntur,     pientur,&quicquidad vnuquem-  quearticulu pofteaafeeritrefpon-  dcndum- Habebitcubiculaoppoii-  ta } in primo ponet ca quann caula  egerit ; in oppofito collocabitur  quicquidab aduerfarijscotrafuurrt   clientem aftumeft-. atque ita per-  multaactcmentistranfiens.videbic   quid a fe in caufa f uerit aftum, et m  oppofico quid abaduerfarijs : occurrentibus itaque in via publica  clientibus, et de caufis f uis confulo  ordine interrogantibus, confidera-   bit in quoto harc vcl illa cubiculo et  acic roentis percurreris, vnicuique  rcfpondebit,quafi omniainmani-  bushaberctdefcripta. Simodobc-  nc fuum fecerit officium, et repcti-  tiononfuitnegleda, Siveroconfiliarius,caufas de quib. ad corifilium  referendu.difponet,accertius fuo  fungetur officiojnfuffragijsitapro   ccdet,vthabeat locos paratos, fin-  gulaabalijsproiatadiiponet, per regulam verum ex quibus fuum faciec     ARS UEMdRlj,   ruffragium.deindealioruttipoft fe  etiarn locabit, et oihnibiis latis, fi  quidfuo adiungendum putabit,vc  perfedtius fit proferct. Si auterrt  X nefes fuetit,tot a m caufam vtrinq;   agitatam. fubitoexcipiet.difponet  deindefufrragia fingulorum exqtif.   busperFeaiore.npronuhtiabitleri-  tcnol, qua: quidem iam fiunt hatii-  rahs memoria: bohirate, et I 0 ncere a rbicror,quo. "«ommodetftu-  dns, et funa 1 oni. Trahfeamus ad  Medicmam, ftudiofus Medicin*  per prsludium difpohat ih caflro  omn,afuafimpIic, a& a ph„ ri f m ^  H.pprocatis, Deindeinfritufone-   IenfK,P ° fteaCOni P endlfi G4.  lenr, H.pp OC tatis& aliorO : Cauf as   * dt? '"'"^ morbi *'*  «ed. 1 s,Prefcn pt i 0nct p tovnotlll . i .que morbo, quas deinde pro intcn-  f:one,vel rcmiffione, qualitate per-  fonx,£tatis, (exus,temporis,& loci,  angere, vcl minuere potcrit, vt illa  omnia femper habeat,mediante re-  petitioneinpromptu.Confiftitautem Mcdicinainduob. potiffimum  i 4 Inconferuanda valetudine 2. ln  moibis depellendis, Conferuantur  fobrietate,non folu in vi£tu et potu,  ied in omni pr^terea a£tione,&mo-  derata corporis exercitatione, faU  tus, dcambulationis &c. Omniu  difficilimumvidetur rede poflc co-  gnofccremorbum, quod fit infpe-  «ftione oculorum, linguej, vrin* cx  pulfu,&:maxime ex relponlione pa-  tientis,quemtamdiurogabit, do-  nec aliquid eliciat,ex quo tanquam  vates colligens omnia.dicet caufas,  dolores,tempora,intefioncs,inter-   ualla et fi morbus aliquis eft fim-  plcx, facile adhibentur remedia,  et nunquam fere ex fimplici morbo  homo moritur, fed fi plures intrica-   tifint,    m     Dflinii-   i i   0'     Ars Memom^  ti fint,tumdifficilior eftcura, &hi  tales folent nos e medio tolIere, qui-  bus curandis nobiliore opus efle  puto medicina: Chemica fcilicet  (quamquidam Paracelfifticamvo-   cat) qua?extraaisoIeis &aquispra?.  ftantiflimis, aliifcjue fingulari mo-  do prarparatis, effeftus eduntadmi-  rabilcs: ac vbi communis abftinet  Medicus, de falute argri defperans  (pace veftra qua?fo hoc didum fit  Galenici&Hippocratici) illi pra %  itantiorib. medicinisa-grofaluterh  quaficertam,Deofauente,promit-  tent, acreftituent, nuliaftipulata  mercede,nififanitatereftituta No  qUodhis verbisaliquid derogatum  velimGalenicsarti, fedquod par-  tem vtramq; coniungendam, narri  Chemica, direfta ratiohibus dc ex-  crcitiis quar paflim fieri iri fcholis   iolent, aliquid fingulare, neclaudo  illos.quifine ftudio et exercitatio-  ne, folo vfu, riobiliorem partem il-  lotisquafi pedib. voiunt accedereV   F * f ct j  fed hicverum quod de Poefi ait Horatius : Altenus fic altera pofcic  opem res : et coniurat amicc.   Lcgatosad Principes velimcfle  in Khetonca et Dialeaica versatos,  ac pnterea multarum rerum ha-  bere expenentiam: quibus nifior-  natus ruerit, non fatis idoneum pu-  to tanto muneri. Habebit cubicula  triphcata, in primo loco primum  difponet per regula rerum, articu*  lum&quodtuilli occurrit refpon-  dendum, in loco oppofito, ita in  cx tens progredietur, vlquc ad io*  30,40.50. abloluta nomine Regis  vclPnncipis narratione conuertet  fe ad primum locum, et ex duabus  autpauciflimisimaginibuslegetac   repetet articulum:ex oppofito rc-  fponfum,nuilo prauermiflo,q> qur  de quotidie ficri videmus a multis  indece.viginti, viginti quinq; aut  ttitfinta.exercitatione&longovfu,  fcd arns adminiculo, et certius id  ipium, et in plurib. fiet.Procuratorcs quemadmodum fe dirigere de-  beancexiis,quaede Aduocaus dicla  iunt,pocerunc3nimaduercerc,ideo  ne longiores fimus, vel fepius ea-  dcmdicamus, inde petenda relin-  qiiio.   Mercatorum a&iones omnes  funt figurata?,&imagines habent in   prompcuideoq ; ficuciiibrisfingula  infcribere folenc, ica facianc in iocis  pcrimagines, velper liceras maio-  res inflgni colore, &: breui exercuio confequencur promptitudinemle-  gendiaciemencis,   Nuncii &ahi, ex fupradi&is ec-  iam fua? poterunc fticcurrere me  morie^ quamuis mihi ars nobilior   videatur.quamvcalijsquf.mftudjjs  exculcis demonllrecur: non enim   exquouislignofic Merainus.ideo-  quecwmiudicioarces funuhisaa  denda%   Ex ijs qua fexca,fepcima, et oftaua, ledionibusdi&a funcanimad-  uerti poteft bibl Eftantvc z8. rcguias in me-  xv dium adducamus, quibus ob-  /eruatis, maiore cum gracia. memo-  iix ars exercecur, qu* tam faciles  func, vcle&asexfuperioribusincel-  ligantur.-ideoque aliquas tantum  exemplisilluftrabimus, vceaocca-  fione dicamus de arte memoriar,  nequclocisnequeimagloibuscon.  fhnce, i J ropnmarcguiaigiturharc  erunc obferuanda, quod oporteat  lmaginibtis dare adiones ipfarum  aftioni conqeniences : non enirn  re&eaftiofabri lignanjconciona-  tori, auccontraattnbuatui:Secun-  da. QuandoaliquisconcionemjO-  rationem,autcaufa:acl:ionem,artis  regulis applicuit, in dicendo cauc-   redebetagcftibusindccorisabarte  pronunciandi,vtiiimmobihs,dcfi-   F 4 xis in parietem vel in cecram o c ul is  ftarct, feu relpicere t \n huqc vpl il-  lumlocum,&c. Nam ex prascipuis  eft poflfe celare artem, dcxtcritatc  U libertategeftuu obfcruata* Tcr •  tia,fi forteoccutrat io.vel iu voca-  bula, quae quis videtur retenturus  iineapplicatione>turonon opus cft  fubire labore irnaginum collocan?  darum x fed fufficit notare praeci*  puum, quod nobis alia reducat in,  rocmoria. Ex his dubito an ex rn.en-  te illius, qui di£ram icgulam poftc-.  ris rchquit^ alius quis ehcuerit arr  J temilbm,quxneclocis,neq;ima*   ginibus vtitur. quxque prima fron-  tcparuividetur momonti fi tamen,  debito modoappliceturincredibi-  lesproducitef Fedus^eaficfehabct,  Excogitantur vocabula qusedam  artis, inquihus vnaquaeqihcerare-  Lij prajfentatprimam fencecia; di&io-   nem, feu primariam cxemplimc?  morabilis vel hiftoria? : qua habita,  tacilc excicatur mcinoria ad tepc-   tcn-  U e, t 9  tendum quod iam a.ntea imp re {.   lumhabcbat.-c.g.Putonim:P.l>ri n -  ceps, V.vtin marc-.T.tyrannorum,   0. obedientia, N.nulla. S. fctuire,   1. m t ebus, N. nobilis; initia lunt o-  fto ientcnttarum. Sic fequens:aua-  magalerap: refcrt duodec.m excm-  plorumvocabulaprimaria, quibus  lolet rcgula rcrum illuftrari.Sed vi-  detui mciior cir e modus,fi vocabu la lmt ex fyllabis compofita: vt.ant-  uefpal,Antiochus,Vefp a fianus,AI-  exandet: plus cnim memoriajfuc-  current. Non poteft ca cxcrccri ex  tcmporc, fedoporrctpefotiuharc  vocabula excogitare, dcmde ex  mu it istacereah>ot catmina. vel  nexamctra, vel elegiaca, vel faphi,  ca.&adminiculovnius elegiaci ic  aut plunum lencentiarum, ex-  emplorum memorabiiium, velhi-   ftor.arummeminiflcpoftumusrfcd  aiiashic fubiungamusrcgulas. Oportct imaginibus tribucre  rootum, fi vcro rcs fuerit immobilis, ponenda cft perfona, qux de*   cenci a&ione n? oueac .   Nonconuen;cimaginesefleo-  ciofas, alioqui non fatis excitarec  mcmoriam.E,G. ficquusponacur,  dcbec pcde terra puliare: fi lupus o-  ues deuorare,& he. dux reguls facis  pacenc ex regula vocabulorum in-  tellefcorum, vbi diftum eft, atcri-  buendascxcellcnccs a&ioncs,   Sireseftanimaca,fedparua,vc  acarus, culex auc fimilis, cribuenda;  erunc lmagines maiores,feruaca ca  menipfamecfigura: vcficulexma-  gicudine columbx ponacur, acarus  oui,&c t   7. lmagines habeant proporcio-  nemadlocum, &nonexcedanc.vt  a pi&oribus fieri confueuic, qui ia  exiguacabellaexercitum.velregio-  nem magna ad oculum monftrant.   8. Requiricur prauerea vc perfo-  • nxinlocis coliocaca: fincgrandes,   viuse, et efficaces, quoad fieri pocc-  rit:quoniam plus excitanc memoriam, qua? cciam fatis cftexplicata  in regula vooum intellectarunu   Nefintfolita? efleinloco, in  quo collocand* erunt, non enim  fatis efficaciter cxcitarent memo-  riam; vt,fl iedes confueuit efle in lo.  co,&tameibi proimagineponen-  da,inucrfa vel pendens conftituatur ; quoiignoconftabit, nonrem  ordmariam, led formatam efle pcr  imaginem.   tx improurfo collocantibus  fufficit vnam in loco ponere imaginem ed perotium &Icnte fifiat,  noneft mconurltum plurcs vnoin  Joco conftj cuere, bcnc diftinctas SC  comrnode ic oculis mencis offerentes Imagines habeant a&iones  deformes.fufdasvehidicuias, uia  plusmouebunt, fiactamen imein-  honesta, et indecora repracfentatione.    Do&e CICERONE monetdcvigo-  re fcu vitaimaginum, quoniam rcs,   quas experientia cognofcimus in-  tenfe facere ad fuicognitionem et  contemplationem, idone (unt ad  efficaciter excitadam memoriam,  quales iunt res noua? > rarar, admira-  biles,deteftabiles, ridicute, defor-  mes,horribiles, monftrofk,velex-   ceilentes pulchritudine* Item res  cxcellentes in dignitate.velin con-  trario, vt Papa, Imperator, Rex,  pauperlacerisveftibus, fcabie ple-   JIUS, &c.   /3. Repetitione quadam vten-  dum in collocatione imaginum,  pofitis quinque vocabulis, quatuor  vel quinquc fententiis,vel pcriodo,  repetendapriufquamvlterius pro-  grediamur: illa et diligens coniide-  ratio valdc ftabiliuntmemoriam.   i 4t Sihocdie res aliqua pofitafit  pro imagine.eadcm proalia re non  eft ponenda fequenti die, vt fi ho-  die imagincm agni proagnopofu-  erimus, eras eadem nonentvten-  dum pro innocctia; quoniairrcon-  fufioncmpofletinducerc, pnefer-  timfiprioris non fimus oblici, auc  non benefueritperfigna variata,   autbenefirmatadiftinaionc men-  tis,&repetitione*   Cum oratio vel Periodus mc«  mons commendanda cft ad ver-  bum,prim M m bis tervelegenda eft  tarde&attente,deinde diuidenda  inpartesmaiores,&minores, qua-  rum imagmcs collocantur in locis 9  vtlupradi£tumeft.   incollocationc voeabulorum  h^cgcnus per lexum indicant, vt G  diuiti* exprimendar, fceminam di-  uitem ponam, fi hber virum exer-  centema &ioncmlibro. Figura? et imagines habeanc  propartionatam altitudinem, nc  oculus fe nirnium debeat elcuare,  vt videatj aut nimium fe dimittere*   deindecauendumneimagovnaal"   tcnfuperponatur.-namprior deleretur. Informationeimaginumnon   opor* Ars Memori^.   oportct nimium feftinare, nifi vr •  g£at ncccffitas, nam occurrentc  poflcaimagincmagisidonca,ditti.  cilc crit eam collocare, aha pnus  fublata, et moleftum omitterc me-  Horcmiconfiderandaigituromnia   diligentcr,antequam imagines colloccntur., Antcomniavidctidu,vtima-.   eines fint rerum notiffimarum, 82  abftincndumififtis& incognicisi   cumhabcripoffunt verx &c cogni-  ta>, &aminus cognitiscauendum,  occurrcntibus plusmanifeftis. 2 o Quemadmodum fimilituao  locorum multum obeft in iis for-  mandis. itaetiam imaginum inca-  rum formatione: ideoq; danda cit  opera, vt fint diuer fe, ne a! loqui er-  rorfuboriatur: qux diuerfitas faci-  le habctur, vcl per figna,resattn-  butas, adioncs, vel alia accidentia:  Vt tres Papai.vnus claiem, alius an-  chora,tertius cornumanutcneat:  tres viri, vnus faltacaliuspugnat,  tertiusluditalca,&c. *«H*-   9 a   iu Habenda quoque rario efta:-   quiuocorum,&f y nonymorum,ne  procanecceleftidicatur terreftris;  pro petra faxum ; pro enfe gladius*   profeminamulicr.&cnecumres  diuerfis exprimantur nominibus,  vnum pro altero ponatur, qux me-  tisattentione diftingui poflunt, in   collocando et repetendo, vel alio  figno.   *2. Sipluresimagines exprimen-  C ! at vn ° in l°co,perfone varian-   djen 1 nt ) vtvnavelduemagna:,cum  puribus paruis,netammultiim-   ipiafintefficaciores.   Jh Cumverba&conceptusca-  piunturcharta, &inlococollocan-  tut.noneft applicandamemom  chatta.vellocis, fed hisfolum,q uia   diftraaioparitconfufionem. &va*  cillationem.   «mn ^ C non eft vtcnn " n » i a  omn.buspaffimrebus.fedtantum  •nretcntudifficilioribus. vtincau!   farum     $6   farum a&ionibus, difputationibus  concionibus, &c. Potefttamenali-  quis, fucceflu temporis rebusqui-  buslibetgrauioribus, magifquefe-  riisappUcare: vtlatiflime patet ex  o&aua Le&ione.   Requirituradhanc artcm be-  neexercendam vacatio mcntis, nt  peroccupationemexteriorem vir-  tus naturalbdiftrahatur,minufque  idonea fit ad oftickim difcrete fa-  cicndum: iuxtatritum vulgari (er-  moneproucrbium: Pluribusinten-  tus minor eft ad fingula fenfus.  16. Vt foelicius fuccedat in hac  artc cxercitatio, requiritur in ope-  ratore maniuetudo, ne ira, amore  inordinato,odio, impatientiavcla-   lioturbeturaffectu,   ty. Sobriusquoquefit, ne pere-  brietatem velcrapulamvirtutes naturales fuffocentur, alioqui fenfu*  interiores fuperfluis humorib. im-  pedirentur,vt rette fuoncquirent  fungimunere*   iS.Tcra* m Ars Memori^. $f  i8.Tempusmagisidoncum,cuiri   inftud..s )C ftmatutinum; quiapoft   qu.etem. &dumlibereftahimusab  aliis occupationieus, aptior eft ad  iufc.piendum ; iuxta ptouerbiumAuroramufisamicacft^Non quod  Vcfperihora 7. S.p.nonliceatqua-  dtante vel femihorahuic exercitid  vacarcvelutctiam 8. 9 .,o.ahteme-   nd.em, et 3 . aut^. poft meridiem fi  cu. per ncgoca iiceat fnam ita fa- c.£dum a rtisamatoribu S) prc C ipue  ftud, ofisKedquodvt.liuscom- dmfque fit tempus magisidoneuni  el.gcre, reb grauibus cxpcdiendis.   5ed trahfeamus ad mcthodum  ftudcnd.artibusl.bcraiibus, &g«-   r" b «dif C ipli„is,minbrelabore  et frudu maiore, connexam arti   mcmor^quaquis comilitohes fu-  petet hoc dcftitutos. quamuis ih^  fcen.o et induftria pr*ftantiores;  Qua qu.de perfpicaciore ingenio  LecWp fe colligercqueanrcxo-   G mnibus  fupradiSis, tamen in aliorum gratia cam hic nude proponemus C ofiftit ea in vndccim articu-  hs i:Vt cius difciplin». cui volumus  darcoperam,auaorcs pr*ftantio- resnofcamus.ac vnumexomnibus Principem eligamus, inquoomnc studium et industriam colloccmus,  rcliquos tamen femelpercurramus.  Diftnbuendi erunt mtresordincs,  in primo erit primarius ille, vt in  Theologia, Biblia, in iurifprudentia, lnftitutiones, &: Corpus luns,in  Medicina, Hippocrates et Galenus; in FILOSOFI Ariftotcles; mtcr oratores CICERONE, inter Poetas VIRGILIO, &c.Habendi tamcn et lcgcndi secundi et tertii ordinis auftorcs,vt  fi quid vtilefc notatu dignum,quod  noncft in primaricaut non tam bc-  ncindetransferatur in fuumlocum  apud Principcm. Nemo cnim m  omnibus^que excellit, et vilis ah-  quis lcriptor, interdum partem a-  hquam meiius tradat, quam excel-  ^ lens,     fl   iens,quicum plurima egregiefcri-  picnc quedatamenab cohon tam  cxcellenter tratfata, atq ; apud alios  raedijaut infimiordinis inucniuii-  tur.quimuItavuJgaritcr, vnumvel  duo cximie tra^aruht. Pr*terea  qux plurcs cadem habent, abfo-  lutc et perfpicue fatis in vno feruan-   danotatisinmargineJdcis,inquib 6  apud alios inueniantur, vel faltem  ihindiccreferantur.  2. Libri dcindc eorum in com-  r pcndium rcdigcndi, tranfportatis  coomnib.fcituncceflariis, vtquafi  I vnumex omnibusfiatcorpus.   h Tumaptediuidahturinlibtosi  eapi ta, materias, idque per partcs  maiores&minoires.   4* Vnaquzque imago,qusadeft  femper, ac fc offert exprimenda, et   fujsqu«quelocis,vtfupradiau eft„  J dilponenda.   y. Rcpctitio quotidiahapartisa-  licuiusmaioris ccrta horaeft infti-  tucnda, vt parta conferuetur, et iu-   G i ffo  I0 o   ftaindiesfiat acceffio, quod caput  eftinomniftudio.  6 Vulgo nota funt de lectione  pr xuidcnda . diligcnti mcntis inter  docendumattentione.&retraaan-   da, quar pauci obieruant: qui vero  idfaciunt,hocfolo,rcliquos idnc-   gligcntes. longe {uperabunt   lndifputatioriibus,pauca:,ied   vtiles quxftiories eas fi ignoremus  memoriae commendantes, aut li-  bris,vt ex ipfis rruftus iequatur; ne-  glefta illa puerili difputatioric, qua  certant liberare fe, ne ad pulfum fi-  niende; difputationis in Catalogurri  reteraturaca Przceptore die Sabbathi i fi (xpius ( quod cafu ficn poteft; notati fuerint, negligentiz ac-  cuienturtnullaferealiaindifputaii   dovtilitate.   8 Iri dubiis frequenter dottiores  commiluones, vel ipfi profeffores  funtconfulendi,quodquidam nc-  glignnt.timentesproderefuam incapacitatem fcddepellenda eftifta   timiditas, ftudijsjpcrniciofa, quid  enimtuarefcrc. fifinitocurfu, tuo-  mniumfis docT:iflimus, quamPro-  feffor de te habuerit opinionem?  quamuis frequens dedubiis conful-  tatio,infalhbiIe fignu fit diligentiar. Nota eft Ariftotclis fententia,'  Dubitarede fingulis non eft inutilc.'   9- Omniafernperftudiaflantper interualla temporis,vbi hora in ftu-   diis pofita,tatilperrefpirandu,opti-  me n. ita fuccedu t : ac plus proficiet  fex velofto quotidie horas lmpendensintcrmiffioncquater interposita, quam qui a quinta ad vndeci-  mam, et aprimaadfeptimam vcl  o&auam continuis fcnccat Iabori-  bus, ingenium obtundcns potius  quamexacuens.   io. Temporeferiarum,poftquam  anirnushoneftis rccreationib. fuent rclaxatus . et corpus modcrato  refcdumexercitio, faltusmodera-  ti vel artificiofi^deambulationis pi-  hcAc.aptiorafuntmultoadftudia,   G 3 va-   yalctque tum acies mentis, vt cultri  poft iuftam acuitione. Si igitur dua-  bus, auttribus horis lufui honefto  tribu;is, vna ftibtrahatur ftudiis tribuenda.deindepcr vnaautduas ad  lufum redeatar, illa plus proficitur,  a aliis duabus, et ingeniu tum pene-  trarc&quafi in clara luce videre ex.  periemur, adq alioqui caxutimus.  iu Adhancmethodumeciamfa-  C\t plurimum index vocabulorum,  (ententiarum. rerum,locutionum,  artificii Khetorici,6cunq ; notatu di-  gna, indicis auxilio, semper in prdptu habebimus. alioquilegendisre-  legendifquelibris, vita hominum  breim confumitur, atq; indefeffo studio, bonar methodi deftdhj Syfiphi faxum perpetuo volutamus,  omnibus itaque authoribus semel  le&is. si quid mihi viuavoce, ant scriptis tradandum, indicc dirigarpcromnesaudores quosinpul-  pitocollocato, fuoquemqucordi- ie et materiam feligam meo iuditio conucnientem, redigam in ordinem, addam elocutionem, et sic  confecero librum vno menfe vel duobus, quealioquitnb, quatuor-  veannis non absolverem de quacunque re loquendum, femper eric  perindiccmprgfto. Videtut hic ali quis rogaje: CICERONE, VIRGILIO, OVIDIO semel tantumin v.ulegendi? etiarn vtquic-  quid notatu dignum iubito portis  habere: Sed vt geniusoratoriusfe  infinuet, legedum aliquid ft equen ter ex CICERONE Cvt Poeticus ex VIRGILIO, OVIDIO, veialio, que (ibi quis  imitandumpropoluit: atq, haecfaciunt ad methodum ftudendi in  genere: Sed daturus operam FILOSOFIA comparabit dt&ata iub,  eodeprxceptorecurfu prxcedenti  ab. aiiquo„ qui c^teris perfectius exceperit, eaque precibus velprecio  impetranda,ex hjs pra>uidebit,que, Profeflor dotturus eft, diligenter  audiet, retra&abit poftea, fi quid  addat vel mutet, notabit : Ac plenifli-  8i$fj   m  W)  0 tf fliflime docentem aflequetur. Non  contentus tameniis habebit commentarios eius vniversitatis, in qua  studiis dat operam, et yidebi t an aliquidnotatudignuminiisfit, quod  nonhabeatur in diftatis, velcomrnentariis Cux Acadcmi: fi fueric  (vt non est dubium, quinmultaerunt) ad sua diclata traqfportabit,  Vt exomnibus vnum flat corpus,  quod diuifum.pcrcaftrum/domos  cubicula, et c applicabitur, vt ex supradidispacet. Hisaccedat repetitio quotidiana eorum qua? dofta  funt, vfque ad eum locum,ad quem  1 roreflor peruenerit docendo, de-  lndeabinicio, adlocum, ad quem  cumpcruenit,idque vfq; ad finem. inita logica vna femihora matuti -  na et alia vefpcrtina repetet aliqua  partem logics divis* in triginta rc   pctitiones, vt singulis menfibusto-  camrepetat. Vel sive litduas femi-  noras coniungere, vtcontinuam  niane impendac horam, cuiufque   Q $ relin-  %c6 Ars Memorije.   cam diuifam in 30. repetitiones: et  ita suo cempore dc metaphysica.  Hoc modofiec, vcomniaquxcun-     die fiat acceffio, quod caput studio-  yumefleante di&um eft. Eueniet  ctiam vt cun&is fimul memorix in-  hxrentib. et collatione omniu in-  cer (c, videlicet principij cu medio  £ne,huiuscumprincipi0 et medio  et huius cum vtroque melius longc  Jntelligantur et multa ex iis dubia  «ccurrentia» vel quae ab aliis obiiciuntur.ad quae alioqui cascutimus,  loluantur : tantaquc hinc nafcitur  akcritas, vt vix diqi poflit, dum in  cxamine publico vcl priuato, item  in di(putatipnibus ad propofita cxpediterefpondetur, fcadquaeftiones aliis propofitas animus refpoa-  dcrcgcfti^t. Valdc precerea consultum fultum eft, a parentibus, magiftris  et filiis proponi aliquod prxmium  uomodo diuidatur imago.  Deordine. Regula vocabulorum.  Platonisauditores*  Vlato caliuit artem mem&ri*.  J$  *uomodoperfinuid agendum audituri concionem. ; 7  Adodus excipiendi celeriter qu* dicuntur.  *>uiddgendum concionatori in fine concionis. 4°  ualu debct ejfe legatus.  Precuratorcs.  Mercatores.  Huncii. Bibiiotheca.  ^ntodoquiUbetcogaturfatcrivcrlti  temartis. nonx Leftionis.  teguUneceJfari*. g Cauendum ageftibus indecoris ibid  Ars memort* foclocisvelimaginib. /i   isiri*     7*   ibid.   77*7»  I*   ibid.  ibid.  ibid.   ibid^   *4   *$  ibia\   ibid.   ibid. Ravelli. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ravelli.” 

 

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