Luigi Speranza -- Grice e Raulica: all’isola -- la ragione
conversazionale all’isola! l’implicatura del barone -- l’origine dell’idee – il fondamento della
certezza – filosofia siciliana – filosofia sicula – dello spirito della
rivoluzione e dei mezzi di farla terminare -- corso di filosofia: ossia,
re-staurazione della filosofia – filosofia
siciliana -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Palermo).
Filosofo italiano. Palermo, Sicilia. Essential
Italian philosopher. Grice: “Italian philosophers can be fun: there’s ventura,
and there’s Bonaventura, who was actually fidanza, i.e. fidence, as in confidence.” Noto
per il suo sostegno alla causa della rivoluzione siciliana. Studia a Palermo. Insegna
a Roma. Si distinse come apologeta, scrittore e predicatore, sopra-ttutto
grazie alla sua "Orazione funebre di Pio VII.” La sua carriera da filosofo
inizia come esponente della corrente contro-rivoluzionaria. Teatino. Intraprese
l'attività di predicatore. La sua eloquenza, sebbene a volte esagerata e
prolissa, e veemente e diretta ed ottenne grande fama. Con l'elezione di Pio IX
al soglio pontificio, acquisì un ruolo politicamente prominente. Sostenne la
legittimità storica e giuridica della rivoluzione siciliana. Auspica la ri-fondazione
del regno della Sicilia indipendente all'interno di una con-federazione
italiana di stati sovrani. Ministro pleni-potenziario e rappresentante del
governo siciliano a Roma. La sua
posizione a Roma divenne delicata per via della proclamazione della repubblica romana
e dell'esilio di Pio IX. Rifiuta
l'offerta di un seggio all'assemblea costituente, maoltre ad invocare la
separazione tra potere temporale e spirituale riconosce la repubblica romana a
nome del governo rivoluzionario di Palermo. Altri saggi: “La scuola de'
miracoli: ovvero, Omilie sopra le principali opere della potenza e della grazia
di Gesù Cristo, figliuolo del dividno e salvatore del mondo”; “Il tesoro
nascosto: ovvero, omilie sopra la passione del nostro signor Gesù cristo”; La madre del divino, madre degl’uomini:
ovvero, spiegazione del mistero della SS. vergine a piè della croce”; “Le
bellezze della fede ne' misteri dell’epifania: ovvero, La felicità di credere
in Cristo e di appartenere alla vera chiesa”; “I disegni della divina misericordia
sopra le Americhe: panegirico in onore di Martino de Porres, terziario professo
dell'ordine de’ predicatori”; “Il potere politico”; “Saggio sul potere
pubblico, o esposizione della legge naturali dell'ordine sociale”; “Dello
spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla terminare”; “La ragione
filosofica”; “La tradizione e i semi-pelagiani della filosofia: ossia, Il
semi-razionalismo svelato”; “Saggio sull'origine delle idee e sul fondamento
della certezza”; “Della falsa filosofia”; “Nuove omelie sulle donne del vangelo”;
“Corso di filosofia: ossia, re-staurazione
della filosofia”; “Sopra una camera di pari nello STATO pontificio”; “La
questione sicula sciolta nel vero interesse della Sicilia, Napoli e dell’Italia”;
“Memoria pel riconoscimento della Sicilia come stato sovrano ed indipendente”;
“Menzogne diplomatiche, ovvero esame dei pretesi diritti che s'invocano del
gabinetto di Napoli nella questione sicula”; “Discorso funebre pei morti di
Vienna la religione e la libertà”; “Raccolta di elogi funebri e lettere
necrologiche; Il pensiero politico d'ispirazione cristiana. Atti del seminario
Erice, Guccione, Firenze. Andreu R.: saggio biografico, "Regnum Dei",
Bergamaschi, R.: fra tradizionalismo e neo-tomismo [AQUINO], Milano, Cremona
Casoli, Un illustre siciliano”; "Rassegna Storica del Risorgimento",
Cultrera, Generale dell'ordine dei Teatini, Palermo; Giurintano C., Aspetti del
pensiero politico nel "De jure publico ecclesiastico"; Istituto per
la Storia del Risorgimento, Palermo, Guccione, Democrazia. Murri, Sturzo e le
critiche di Giobetti, Palermo, Ila-Palma, Guccione, Alle radici della
democrazia” Palermo; Guccione, Un omaggio clandestine; in "Nuova Antologia", Pastori, “La
rivoluzione napoletana in "Rassegna siciliana di Storia e Cultura",
Romano, La vita e il pensiero politico, Treccani Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Regione Siciliana. Martinucci, Istituto Storico dell’Insorgenza e per
l’Identità Nazionale. ELOGIO rCNEBRE
DI DAIVIEllO O'COIVIVEIL MEMBBO DEL PABUHENTO BRITANKICO DA R. Ex-Genkkalb
bb'Chibrigi BseoLAM Ctmtuttor» detta
Saera Congregationt de' Riti td
Eiaminatore dei Veuoti e del Clero Romano. J^/. L'editore, proprietario di
questo elogio, per g^enerosa cessione
fattagli dall' Autore, dichiara di Toleme godere il dritto di proprietà a termini della Convenzione
pubblicata con Notitrazione della Segreteria di Stato COI TIPI DI CIOTAimi
BATTUTA ZAMPI. .\ Ili Hisognosi di riposo per le incessanti
fatiche^ durtyte negli ultimi otto mesi^ nell'esercizio dell'
ecclesiasti" co ministero, e
risolulissimi perdo di non intrapren^
deme delle nuove, ci eravam da principio negati di tesser VElogio funebre dell'immortale
Ò'Connelh La grandezza e le circostanze
tutte eccezionali del Sog* getto
entrarono ancora per non piccola parte in quessto rifiuto. 0*Connell non è
stato un uomo ordinario^ ma uno di
quegli iwmini di cui non ne nascon mai due;
uno di quegli uomini che Iddio crea per compiere grandi disegni, da prima noti a Lui solo, e
che quin^ di i fatti rivelano al mondo.
O'ConneU è stato un ge^ nio; ed il genio
non è degnamente lodato che dal ge^ nio\
e perciò noi reputavamo un tale assunto molto
al disopra di noi e delle forze nostre.
La gloria poi di O'Connell è stata l'avere obbli* goto la più grande Potenza della terra a rassegnar
' si con bel garbo alla legge che un
privato le ha, in certo modo, imposta.
Poiché è stato ed è sempre proprio della
saggezza inglese di tener fermo finché si può; e quando non si può piti, cedere a tempo^
anziché an^ dare incontro ad una di
quelle orribili catastrofi in cui poi si
perde tutto, per la stolida ostinazione di voler tutto conservare. La gloria di
O'Connell é stata IV di avere egli solo rivendicata la libertà
religiosa e etvile della sua patria per mezzo di una rivoluzione pa^ cifica, una delle più grandi che rammenti la
storicu La gloria di O^Connell è stata
l'aver fatto trionfare la libertà per
mezzo della Religione^ e la Religione per
mezzo della libertà. Or era egli possibile il rammentar queste glorie di
O'Connell senza risvegliare i risentimenti e le antipatie di una politica
onerosa, cui la sola parola di libertà
mette paura come uno spettrOf turba come un rimorso? Era egli possibile ti
non attirarsi la censura di uomini si
impietriti nell'antico^ che non hanno ne
intelligenza per distinguere, né cuor
per sentire il pocolino di bene, che in mezzo al molto di male, vi è nel
moderno? Ma tacersi^ o passar
leggermente sopra il titolo principale
onde O'Connell è stato il piti straordinario
H piti ammirabile personaggio della età nostra, non sarebbe stato lo stesso che ridurre a piccole
dimensio^ ni uno dei più, grandi spiriti
che siano mai apparsi a consolazione e
gloria dell'umanità? Per tutte dunque
insieme queste ragioni not noti tM>levamo sapere di fare l'elogio di che si
tratta; e non abbiam ceduto che in
faccia a considerazioni^ ad inviti, a
desidera che san del comando, ed a cui non si può resistere nemmeno con umiltà senza peccar di
superbia. Nel piegare però il capo a si
scabroso e difficile incarico,
stabilimmo tra noi medesimi di disimpegnarlo con tutta la libertà di spirito
che la Fede cattolica lascia nelle cose
dubbie', la dubìis libertas; con tutta la sincerità del cuore; col maggior
disprezzo di ogni personale pericolo,
col più perfetto oblio di ogni proprio
interesse; e ciò per elevarci in alcun modo all'altezza del nostro Soggetto
coUa generosità almeno del sentimento:
poiché sentivamo di doverne rimaner
molto al disotto per le qualità dell'ingegno. Nulla infatti ti ha
arrestato dal lodare 0*ConneU pel lato
appunto onde piti meritava di esser lodato,
ed eziandio dal proclamare altamente^ senza am/i'oologie ragtri^ le
verità le più dure ed incommode, e per
chi comanda e per chi ubbidisce; e che sono
frattanto le piti salutari e le più capaci di assicurare i troni^ di fare t popoli felici, e di far
trionfare la Religione, Imperciocché dapprima, due specie di
ripugnanza vi sono oggi contro la
Religione: Vuna totale ed assoIuta, l'altra relativa e condizionata. La
repugnanza assoluta é quella onde si
odia la Religione perché Religione; e
quindi la Chiesa, gli ecclesiastici, tutto ciò che alla Religione si
appartiene* Questa n]ptignanza è l'orribile eco, che dura ancora, della parola
infernale di Voltaire: Ecrasez l'infame, et la su* perstition. L'antipatia relativa poi e
condizionata è quella onde si odia la
Religione, non già però per se stessa,
ma in quanto stolidamente si crede rivale e nemica del processo e della
libertà. Ma vi è nella natura
dell'Italiano un elemento cattolico, onde l'Italiano, tenti ciò che vuole, non
può senza pena e rammarico far di meno
della Cattolica Religione. E questa è
una delle ragioni onde gli eresiarchi e le eresie non han potuto mai far
fortuna in questa bella e privilegiata
parte del mondo. VAntipa^ tia assoluta
dunque contro la Religione cattolica è ror
rissima: essa non trovasi che nel fondo del cuore di qualche vecchio settario, impregnato sin
dall' mfanzia dei pregiudizii e dei sentimenti anticristiani deUa filosofia miscredente del secolo
decimottavo; e che morrà senza
posterità! giacché l'odio é sterile, ed ha
complici, ma non già eredi', e non vi é che Pamore che é fecondo, che genera e riproduce il
medesitno essere, e perpetua la stessa verità. VI
Non così è però della ripugnanza relativa o condizionata. Il ceto medio,
cioè, il ceto che studia, il ceto che
ragiona, vuoisi o non vuoisi, è il ceto piti influente e che trasforma alla
lunga in se stesso e compone, e riduce a
sua immagine i due altri ceti estremi deUa
società; con tutta la generazione che sorge, con tutto ciò che intende, con lutto ciò che sente;
poiché la società degli spiriti, o la concordia fra gli esseri intelligenti,
non può mantenersi che per mezzo delCintélligenza; ed è in questo senso che ha detto Paschal:
ri, che chiunque si dichiara contro di
esse, non ispira che diffidenza, repugnanza, odio, disprezzo. Or poiché, come lo abbiam dimostrato
(Vedipag.l^ di questo Elogio) la Chiesa
nella sua saviezza non ha potuto finora
parlar di libertà, ed ha dovuto anzi in
certo modo fulminarla per l'orribile abuso che si è fatto di questa
sparola; i Volterriani si son serviti di questo silenzio e di questi anatemi
della Chiesa, per persuadere alle masse che la Chiesa, nemica, non vi è dubbio, della falsa libertà, sia nemica ancor
della vera; che il Cristianesimo é oscurantismo; e che i preti e i frati sono i veri nemici, gli avversarii
implacabili di ogni progresso e di ogni
libertà. Il sistema poi del così detto
Dritto divino nella materia politica,
secondo che una scuola celebre di oltremonte si é ostinata a rappresentarlo,
viene in fondo a sostenere che il Potere publico di ragione non abbisogna, ove, secondo U celebre detto di
Bossuet, (( Iddio stesso ha bisogno di
aver ragione. )> Ora il Dritto divino
così inteso mette VUomo-Potere al disopra di Dio stesso, e non é che V apoteosi
della tiran TU ma e Vidolatria della sovranità. Poiché
du/nque una tale doUrma è contraria alla
ragione insieme ed al sentimento,
all'istinto delVuomoy e perciò non è e non
può mai esser vera; così si è venuto a conchiudere che nemmeno é vera la religione che la professa^
che la insegna, e che ne fa la
condizione necessaria inevite^ bile
della sua seguela. Or siccome questa orribile dottrina, atta più a rendere
odioso il Potere ed a distruggerlo, che a conservarlo ed a farlo amare^ certi
pubblicisti ignoranti Vhan messa a carico della Chiesa cattolica e del cattolico insegnamento ; cosi
la ripugnanza^ che essa ispira, si è estesa anche in Italia all'insegnamento
Cattolico ed alla Chiesa; e Dio e Ge-^
sii Cristo^ le dottrine cattoliche e le caUoliche istiluiionij la Chiesa
e gli ecclesiastici sono staiti avvolti
nello stesso odio e nello stesso disprezzo. Oh se sapessero il gran
male^ U male sommo che certi ecclesie^
élici^ piti zelanti che saggia han fatto ai popoli ed oZ-^ la Chiesa colVaver voluto fare un articolo di
fede divina, di una opinione puramente umana^ e di un partito politico^ la vera
adunanza dei fedeli o la vera Chiesa!
Essi hanno così allontanato dalle pratiche
della Religione enormi masse di cristiani, e le hanno gittate fuori delia Cattolica unitd^
nelVahisso del deismo e deW indifferenza!
Imperciocché non é piti tempo di farsi illusione. Finché dureranno i pregiudizii^ gli errori
funesti che un concorso di maieaugurate
circostanze è giunto ad accreditare
intomo alla pretesa alleanza o complicità
della Chiesa coW eccesso o colVabuso della forza; intano noi ministri
della vera Religione spereremo di attirare a noi le masse intelligenti; esse ci
riguarderanno sempre con una specie di orrore; continueranno a camminar senza di noi, e, se noi ci
metteremo loro innanzi, contro di noi e
sopra di noi. vili Dirò anzi di più che^ se un trambusto
accadesse in Italia sotto l'impero di
questi pregiudizii e di questi errori^
esso sarebbe sommamente anticristiano ed an-tiecclesiastico.il grido: a A basso
i preti; à basso i franti )) Starebbe tradotto in azione con una orribile
fedeltà. La Chiesa si troverebbe esposta
a maggiori orrori di quelli di cui al
principiò di questo secolo è stata la
vittima. E poiché^ come l'abbiamo di già avvertito^ l'Italiano nel fondo del suo cuore ama la
cattolica Re^ ligione; il suo odio
contro di essa e i suoi ministri si
troverebbe fortificato ed accresciuto dal sentimento della disperazione di pàtere essere d'accordo
con una religione di cui non può fare di
meno; dal sentimento di rabbia di credersi respinto^ di vedere volta in sua nemica quella Religione di cui ha un
immenso bisogno e per cUi sente una indestruttibile simpatia; dal sentimento in somma del furore in cui
degenera ogni amore deluso nei suoi più
vivi trasporti; Frustrata cupiditas vertitur in furorem (Aug.). E non vi è
nuUa di più terribile^di più crudele
quanto V amore furibondo ed il furore aìuoroso! Mirate dunque di quale e quanta importanza
si è, per parte di noi ecclesiastici^ il
parlare oggi al colto pubblico
dell'Italia un linguaggio capace di disingannarlo dei fatali pregiudizii di cui
una Propaganda di empietà e di disordine
si è studiata d'imbeverarlo contro la Chiesa. Mirate di quale e quanta
importanza si è oggi per noi di
mostrarci, senza finzione, senza
inganno^ colla sincerità, col candore^ col convincimenr to proprio di ministri della Religione di
verità, amici e fautori di un saggio e legittimo progresso, di una saggia e legittima libertà! Mirate di quale e
quanta importanza si è oggi pel gran
Ponte pcej che Dio ha accordato
miracolosamente alla sua Chiesa, che^ mettendosi al disopra di tutti i meschini
calcoli della pò- Uiica uma/na^ parli esso pure il Ungttaggio dei popoli per meglio far loro gustare le sue celesti
dottrine; prenda a cuore i loro
temporali interessi, per ispirar loro
maggior zelo per gl'interessi spirituali ed etemi; e faccia conoscere che egli sente e vuole
disimpegnare la nobile e sublime missione
del Sommo Pontificalo: Di essere non
sólo il Pastore e il Maestro nell'ordine soprannaturale e divino; ma ancora,
neW ordine civile e politico, U Padre, U
tutore, il vindice dato da Dìo a tutti
ipopoli cristiani. Né meno comuni e
meno radicati sono certi pregith dizU in
materia politica. A forza d'intrighi e d'inganr
ni, si t giunto a persuadere agl'incauti che i Sovrani sono i nemici dei popoli; che le monarchie
sono incon^ patibili colla Inerte
politica; che questa libertà non si
domanda co'prieghi, ma si conquista colla forza; che qtiesta pianta prospera colia scure, e germoglia
nel sangue; e che l'insurrezione è
l'unico mezzo da sot" trarsi dalla
oppressione. Ai Sovrani poi si è vohUo
pure persuadere che i popoli sono nemici della loro autorità e della loro esistenza; e che non si
può aver pace con essi, non si può
mantenere l'ordine politioo che
coU'ajuto della forza; e che l'arte di ben governare oggi consister deve
nell'arte di organizzare e di dirigere la forza pubblica per potere impunemente
vessar le persone e vuotare le borse. E da questo sentii mento di mutua gelosia, di mutua diffidenza
che si è giunto ad ispirare ai popoli
contro i Sovrani ed ai Sovrani contro dei popoli, si è riuscito a metterli in istato
di opposizione, di guerra permanente: donde fière tendenze da una parte al
dispotismo, ed all'anarchia dall'altra,
che mettono ad ogni istante in pericolo l'ordine e resistenza della
società. Ora contro tutti questi
pregiudizii, in materia di Religione e
di politica, ci siamo levati arditamente in
X questo Elogio, Entrando nello
spirito del grand' Uomo^ cui esso é
consecratOj ed esponendo le gloriose sue gè-sta nelle loro intenzioni generali,
nei loro successi, abìnam procurato di dimostrare che lungi dalVessere la Religione la nemica della libertà, non vi è,
non vdpuò essere libertà vera senza la
vera Religione. Per calmare poi le
inquietudini^, gli scrupoli delle
persone semplici e dabbene, abbiamo pure insistito sul gran fatto dei tempi moderni:^ Che lungi dal
dovere la Religione temer nulla dalla
politica libertà; alVom^ bra anzi e col
favore della libertà politica può sola"
mente oggi trionfare e dilatarsi la Religione; ed abbia^ mo fatto conoscere non solo possibile ma
ancor necessor ria unciUeanza sincera
tra la Religione e là libertà. Al
medesimo tempo però e colla medesima forza
abbiamo attaccato tutti i pregiudizii politici dei po^ poli contro i governi e dei governi contro
dei po^ poli. Abbiamo esposta la
dottrina Cattolica intomo alla
Resistenza passiva ed all'attiva Ubbidienza, con cui solo può sussistere l'ordine pubblico e
la dignità umana. Abbiamo condannato con
tutta l'energia della ragione e della
parola il partito disperato deU'inster*
rezioncj^ e l'uso brutale della forza contro gli abusi del Potere; ed al Potere ci siamo studiati di
fare mtendere che ha torto di diffidare della libertà, che è an-zi un principio
di ordine e di forza, e l'unico mezzo,
il mezzo pvU efficace da disarmare la rivoluzione e farla una volta per sempre terminare. E così
abbiam procurato di riconciliare ancora
il Sovrano col popo^ lo^ il popolo col
Sovrano, e l'ordine colla libertà. Il
nostro linguaggio ha scandalizzato alcuni, ha
sorpreso molti altri; ma in quanto alla moltitudine accorsa ad udirci,
possiamo santamente gloriarci nel
Signore, che esso è stato capito nella verità dei suoi principii, apprezzato nella purezza delle sue
intenzioni, gustato ne^vantaggi delle sue conseguenze. Chi è stato presente a questa predicazione, nuova
nelle forame ma antica nelle dottrine^ ci farà giustizia che non è una vana millanteria il dire che rare volte
la sacra eloquenza ha avuto un successo
si magnifico si verace e si universale.
Mentre andavamo esponendo le nobUi
simpatie^ le relazioni scerete della vera Religione colla vera libertà, un sentimento d'inesprimibile
gioja hrillava sopra tutti gli occhi. Parca ognuno dir seco ste$^ so: « Non è dunque vero altrimenti che la
Religione cattolica e nemica della
libertà! Possiamo noi amare la libertà
senza cessare di esser cattolici^ senza passare per miscredenti! » Cosi uno
sposo^ irritato contro una sposa^ che
teneramente ama, e che gli è stata dipinta come infedele; prova un senso di
compiacenza, che non si può esprimere
colla parola, allorquando gli si
dimostra da altri che la sua cara sposa è miiacente, e che non ha cessato di
maritare il suo amore. Gli stessi segni
d'interno contento si son veduti
trasparire nei volti quando noi abbiamo parlato deU V alleanza possibile tra l'ordine e la
libertà^ tra le idee di un sensato
progresso e la fedeltà al proprio Sovra^
no: « Sta lodato Iddio^ pareano tutti voler dire, che si può amare la libertà e il progresso senza
passar per ribelle. » E quando, nel
terminare il nostro discorso, coli' accento del piin profondo convincimento
e del piti tenero affetto (giacché noi
conosciamo ed amiamo il popolo romano) abbiam detto: « No, miei cari » Romani, voi non siete quali qualcuno,
calunniandovi, » ama di farvi comparire.
No, no, voi non siete i ne-* » mici del
Trono pontificio, degli Ecclesiastici e del" » l'ordine. Se amate una onesta libertà, voi
amate an» Cora la Sovranità del capo della Chiesa e la Religione; )) a queste
parole l'Uditorio non fu piti padrone di se stesso: un mormorio vi si udi di
una sincera XII lieta ed universale approvazione^ pronta a
scoppiare in manifestazioni le più
clamorose j se noi stessi^ ricordando il rispetto al luogo santo dovuto^ non ci
fossimo affrettali di reprimerle. Ecco
dunque scoperti al pubUico, nella maniera meno equivoca e piti solenne, i veri
sentimenti, i sentimenti legittimi^ sinceri e comuni del popolo romano! Simili effetti ci auguriamo che produrrà nel
resto dello slato Pontificio, ed anche
presso allo Straniero la solenne
manifestazione delle dottrine contenute m
questo discorso. Almeno perirne non avvezze ad adularci questo appunto
ci hat^ esortato a sperare: as^
sicurandoci che questa predicazione 9 nelle presenti drcostanze, è stata
un avvenimento che avrà un gran-d'eco in tutta Italia e fuori di essa. Noi potremmo qui riportare le loro
testimonianze e le loro parole^ ma per
non sembrare che, all'occasione dell'Elogio di O'Connell, vogliamo fare U
nostro, ci limitiamo a riferirne una
sola; e ciò non tanto a glo» ria nostra,
quanto a nostra difesa, in faccia a chi ha
creduto di potere in buona coscienza accusare in pub" blico come pericolose o fantastiche le nostre
dottrine^ e prave le nostre intenzioni;
e poi crediamo di non dovere lasciar passare questa occasione da rendere
qui pubblicamente la dovuta giustizia
alla moderazione e alla saggezza della
Censura Romana m materiadi stam^ pa.
Omettendo adunque che il Censore Teologo di cui
il pubblico conosce ed ammira, ed il Sommo Pontefice ha teste compensata
la vasta dottrina e il fervore dello
zeh, nell'esercizio dell'Ecclesiastico ministero^ omettendo, dico, che quest'uomo insigne, non
meno pel suo sapere che per la sua
viriti, non ha trovato a cen^ surare,
nel nostro Elogio, nemmeno una virgola; diremo solo che il dottissimo Preside
della Censura, che Ma profonda scienza
dell'antico unisce una solida co*
XIII gntzwne^ un senso
squisito del moderno^ nell inviarci V
Elogio col suo Imprimatur, ci Aa scriito appunto co^ sì: « Come io mi compiacqui assai di
approvare la Bene^ » dizione dell'ultima
sua Predica recitata in S. Pietro: »
nulla curando le prevenzioni di alcuni o troppo semr » plici^ o zelanti di uno zelo male inteso;
cosìi e molto » più mi compiaccio ora di
approvare r Elogio fum^ » bre da lei
fatto al celebre O'ConneU: perché reputo
» un tale Elogio non solo eloquentissimo, ma atto an» cara a raddrizzare
molte idee ed a fare un gran » bene.
» Solo il savissimo Preside ha
richiamata la nostra attenzione sopra
una parola della pagina 104, che avrebbe potuto dar luogo ad equivoci; che noi
ci sia-mo affrettati di prevenire con una noterella che vi abbiamo apposta.
Possiamo adunque affermare^ a lode, noi
lo ripetiam volentieri, dei dotti Censori, che nel presente Elogio stampato vi è tutto quello
che ne ab* biam detto in voce, senza una
sola parola di meno; ma al contrario con
varii squarci di più^ che nella recita
abbiamo saltati per non istancar troppo Vudi" torio e noi stessi spossati, nel solo primo
giorno, da una declamazione di circa due
ore. A maggior onore poi del sullodato
Preside illustre^ ci crediamo anco in
obbligo di aggiungere: che non avendo
voluto noi prenderci la libertà di pubblicare
il brano della lettera, che poco fa si è letto, senza il di lui permesso; questo permesso ci è stato
daW egregio Autore dato nei seguenti termini, che fanno ben conoscere la sincerità e la generosità
de'suoi senti-' menti: «e Mi ha detto il
suo Tipografo che o fare U nostro, ci
limitiamo a riferirne una sola; e ciò non tanto a glo» ria nostra, quanto a nostra difesa, in faccia
a chi ha creduto di potere in buona
coscienza accusare in pub" blico
come pericolose o fantastiche le nostre dottrine^ e prave le nostre intenzioni; e poi crediamo di
non dovere lasciar passare questa occasione da rendere qui pubblicamente la dovuta giustizia alla
moderazione e alla saggezza della
Censura Romana m materiadi stam^ pa.
Omettendo adunque che il Censore Teologo di cui
il pubblico conosce ed ammira, ed il Sommo Pontefice ha teste compensata
la vasta dottrina e il fervore dello
zeh, nell'esercizio dell'Ecclesiastico ministero^ omettendo, dico, che quest'uomo insigne, non
meno pel suo sapere che per la sua
viriti, non ha trovato a cen^ surare,
nel nostro Elogio, nemmeno una virgola; diremo solo che il dottissimo Preside
della Censura, che Ma profonda scienza
dell'antico unisce una solida co*
XIII gntzwne^ un senso
squisito del moderno^ nell inviarci V
Elogio col suo Imprimatur, ci Aa scriito appunto co^ sì: « Come io mi compiacqui assai di
approvare la Bene^ » dizione dell'ultima
sua Predica recitata in S. Pietro: »
nulla curando le prevenzioni di alcuni o troppo semr » plici^ o zelanti di uno zelo male inteso;
cosìi e molto » più mi compiaccio ora di
approvare r Elogio fum^ » bre da lei
fatto al celebre O'ConneU: perché reputo
» un tale Elogio non solo eloquentissimo, ma atto an» cara a raddrizzare
molte idee ed a fare un gran » bene.
» Solo il savissimo Preside ha
richiamata la nostra attenzione sopra
una parola della pagina 104, che avrebbe potuto dar luogo ad equivoci; che noi
ci sia-mo affrettati di prevenire con una noterella che vi abbiamo apposta.
Possiamo adunque affermare^ a lode, noi
lo ripetiam volentieri, dei dotti Censori, che nel presente Elogio stampato vi è tutto quello
che ne ab* biam detto in voce, senza una
sola parola di meno; ma al contrario con
varii squarci di più^ che nella recita
abbiamo saltati per non istancar troppo Vudi" torio e noi stessi spossati, nel solo primo
giorno, da una declamazione di circa due
ore. A maggior onore poi del sullodato
Preside illustre^ ci crediamo anco in
obbligo di aggiungere: che non avendo
voluto noi prenderci la libertà di pubblicare
il brano della lettera, che poco fa si è letto, senza il di lui permesso; questo permesso ci è stato
daW egregio Autore dato nei seguenti termini, che fanno ben conoscere la sincerità e la generosità
de'suoi senti-' menti: «e Mi ha detto il
suo Tipografo che c da prima corno
Daniello O'Connell, vero cittadino, si è giovato della Religione per rendere al suo popolo la
Uber senza richiamare sopra di sé un'attenzione profonda, cosi mai non termina
che lasciando l'assemblea nell'estasi di un'ammirazione silenziosa e di un silenzio ammiratore. Nel foro è il oausidico
espertis-* Simo nella cognizione
dell'immenso caos delle leggi inglesi, e che, con una meravigliosa precisione
di 12
termÌDiy ne penetra lo spirito, le inlerpreta, le con* cilia, le confronta, le applica, e ne trae
le più felici conclusioni in yantaggio
della sna causa. Nelle po« polari
adunanze è un Oratore vivo, nervoso, incalzante, ardito senz'esser temerario,
franco senza es* sere insolente,
grazioso insieme e terribile; che si
avvicina, discende al linguaggio, ai sentimenti delle masse, e le eleva
sino a sé, e dietro a sé le strascina senza resistenza; che padrone di tutti i
suoi affetti, e, ricco di tutti gli
artificii, di tutti i sussidii della parola, prende, quando e come gli aggrada^
il patetico della elegia^ Funzione del salmo,
la mordacità della satira, l'amenità della novella, la luce del lampo, il terrore del tuono,
l'aria impo* nente del legislatore, e l'
ispirazion del profeta. Nessun uomo
seppe meglio di lui eccitare le pas*
sioni popolari e contenerle; carezzare il popolo e morigerarlo; ricordare le più dure verità,
e farle gustare ed amare per la maniera di dirle. No^ la storia dell'Eloquenza non ci presenta
esempio di un oratore più completo, più
vario, più originale, più facondo, più vivo, più impetuoso e più potente.
10. Ora, a giudicarne dalle apparenze, pare che 0*Goonell a questa eloquenza, in cui non ebbe
modelli né avrà mai imitatori, debba la gloria di sue fortune e la forza del suo impero. Eppure no.
La saggia Antichità avea definito il
vero Oratore: L'o** nesf uomo eloquente;
Yir bmm dicendi pertius. Per* 13 chd| come la probità senza l'eloquenza è
impotente; cosi l'eloquenza senza la probità è funesta; essa non serve che a metter sossopra gli stati, i
popoli in insurrezione. Che se
l'eloquenza di O'Gonnell è stata la
felicità del popolo e la sicurezza dello stato,
FirmametUum gentis et stabilimentum populi (Eccli. 49y/;ciò è accaduto, perchè egli, cittadino
cristiano» alla forza, alla grazia del
dire ha unito la virtù è la santità del
vivere; si è giovato pel trionfo della li*
berta dell'adempimento delle pratiche che la ReK* gione impone. ll.Qaal uomo di lui più attaccato
a'differenti do* veri di figlinolo, di
sposo, di padre, di cittadino? Qual
cristiano di lui più fedele alle leggi di Dio e della Chiesa? Ma so quello che volete oppormi. Voi
vo« lete oppormi che, in contraddizione
alle leggi di Dio e della Chiesa,
O'ConnelI si è una volta battuto in
duello, ed ha avuta la disgrazia di uccidere il suo avversario. Sì, è vero. Ma io potrei dire che
questo avversario non fu che un sicario^
onde la Munici* ypAìik.orangista di
Dublino, impaziente di disfarsi del gran
difensore della causa Cattolica, mandò provocando il nostro giovine eroe,
sicura d'immolarlo: giacché D'Esterre, (che tale era di questo miserabile il
nome) era nel tiro della pistola si destro
e si sicuro, che giungeva a spegnere colla palla una lampada senza toccarla. Potrei ancora
avvertire che O'ConnelI a sangue freddo,
e per lungo tempo^ per non violare
appunto le leggi dell'uomo e del
14 tristianOy non rispose che
col disprezzò alla crude^ le disfida,
onde il fanatismo orangista augurossi di
estinguer coH'arnii il grand'uomo che non potea Tincere colla ragione e col dritto. Potrei
altresì notare che il vile sicario,
veniva appostandolo ad ogni punta di
strada; lo caricava di contumelie e di
affronti; lo minacciava sempre della vita: sic*
che il povero O'GonnelI era obbligato di cammi* nar sempre armato e circondato di armati.
Po-* trei infine soggiungere che
D*£sterre era il Go« Ha dei nuovi Filistei)
il più accanito e tremendo nemipo della
Fede di Roma, che si faceva un tristo- vanto d'insultare alla pretesa debolezza
dd vero Israello; e che O^Connell, in un
islaute di una religiosa illusione, potè
credersi il nuovo Davidde scelto per
vendicare l'obbrobrio del popolo del Signore; e che solo in un momento
d'impazienza, d'ira, dì risentimento
cavalleresco, eccitato da prò* vocazioni
sì ripetute e si vili, e che gli ecclissò
la ragione, cedette al principio di un falso ponto di onore e di nno zelo malinteso, e disceì^e
ad una pugna in cni, cosi disponendolo
Iddio, per conservare all'Irlanda e alla Chiesa // suo Vomo^ la vittima immolò
il carnefice che volea immolarla. Io
potrei dir tutto ciò, se non per iscusare il mio eroe> almen per attenuarne la colpa. Ma il
ciel mi guardi che, ministro dL una
religione di pace, in faccia alla
Vittima Divina, che ha versato tutto il
suo sangue perchè il sangue dell'uomo sia rispanniato, io osi difendere un
delitto cbe la legge dì natara e la legge evangeUea egaalmente coddannano. II
eie! mi guardi dal patrocinare nn costo*
me egualmente insensato che barbaro, onde si vuol provare colla finezza dell'occhio, e colla
yalenzia del braccio Tinnocenza del
cuore. II ciel mi gnar* di dallo scusare
un pregiudizio inescusabìle, ondq
pretendesi di onorarsi coll'omicidio, e lavarsi d'una efimera macchia col sangue^ e che la Chiesa
giusta* mente chiama diabolico} À
diabolo ìnvectum (Con* eU. Trtd.J. Dico
dunque che O'ConnelI ebbe torio e gran
torto nel duellarsi. Ma dopo che ne avete
ndito il peccato, uditen l'emenda.
Poiché, al cadere dei parosismi della febbre del^ Fonore mondano, e di un falso zelo per la religione,
la ragione e la fede ripresero nell'animo
di O'ConnelI il loro impero; fu egli si dolente della sua trista vittoria, che non potè mai
pensarvi senza gemerne e tremarne da
capo a piedi di orrore; die fece voto solenne a Dio di non mai accettare, molto
men provocare l'insensato e truce giudìzio
delle armi; e che in fine quante volte (e ciò accadeva spessissimo ad un
uomo che, per la gran causa che
difendeva, era obbligato ad irritar molte pas-^
stoni e crearsi molti nemici) quante volte, dico, respingendo con orrore le provocazioni che
gli venivan fatte a duello, era trattato
da infame, da vile: cui cedette sempre e da per tutto il primo postO) avesse benedetta la mensa. Anzi
in queste pubbliche riunioni si faceva
un vanto particolare di professare cogli atti e colle parole la Fede romana. Deh che l'occultare i sentiménti
della vera fede, il vergognarsi di adempirne in pubblico le pratiche non è che
debolezza, e la maggiore di tutte- le
debolezze: che perciò più comunemente
ritrovasi nelle anime piccole, negli spiriti deboH, nelle donne e ne'giavanì. Il vero genio fu
veramente ed amò di comparir religioso; e mai non conobbe la viltà del rispetta umano! Che dirò
io poi dei sentimenti di q[uesto gran
Cristiano pel Clero della sua patria ? Re dì fatto dell'Irlanda, arbitra del cuore e dell'azione
di otto milioni di uomini, che, come
fanciulli, pendeano dai suoi cenni, vera
Campione e sostegno della Chiesa
Cattolica, che gli dovette la sua più gran gloria e Ja sua libertà, non mai usci dai limiti
dell'umile dipendenza dal suo vescovo o dal suo parroco. Alla testa di tutti come personaggio politico,
cornee uomo religioso però si tenea come l'ultimo di tutti; e, nuovo Costantino, appena osava di prender
per sé rultimo posto nelle assemblee del
Clero, quando vi era chiamata a
manifestarvi i suoi disegni, a d^rvi i
suoi consigli per la difesa della Religione e della 19
libertà. Pronto poi a scagliarsi come un lionc coQ' tro chiunqae avesse
osato di dire a carico de'Sacerdoti una men clie rispettosa parola, dava
egli stesso prove del più grande
rispetto per qaesto yenerabìle corpo, si
illustre pei suoi patimenti non meno che
per la sua dottrina e per le sue virtù.
Lo riguardava non come un ceto di uomini, ma come una riunione di santi e un
collegio di martiri. Ne parlava colla
più gran riverenza, col più tenero
affetto {6). Per motivo da fuggire le
società scerete: Il nostro Clero, dicea egli al popolo, ce le ha proibite. Ci sarà fra noi alcuno che osi di non
ubbidire a questo Clero si saggio, si
buono, si generoso e si edificante
(7)? 15. In quanto poi agli Ordini
religiosi, istituti si preziosi per la
Religione e per la vera civiltà, furono essi spesso il soggetto de* suoi
publici discorsi^ de' suoi magnifici encomii, come lo erano del suo più tenero amore. Faceva discìogliere
in lacrime il suo immenso uditorio,
allorché ram^ mentaya i giorni felici in
cui l'Irlanda era ricoperta di tanti monisteri, tempii della preghiera, scuole della santità, asilo della dottrina,
refugio dei poveri, e che procacciarono
all'Irlanda il merito, la gloria e il nome AeìVIsola dei Santi (8). La sua eloquenza diveniva più energica, più
anima^ ta, più patetica allora quando,
ricordando lai cose, facea egli
confronto tra l' Irlanda che ora
20 moriva di fame sotto il giogo
di nn protestantismo spietato, e l'Irlanda indipendente, forte, ricca e
prosperosa, ajutata e seorta da*suoi monaci ne'sentieri della vera virtù e del
vero sapere (9). Cosi teneva egli sempre
sveglio nel popolo il sentimento della nazionalità e dell'amore per una patria
già si grande, si buona, si santa, ed ora si infelice, ed allo stesso tempo
avvivava sempre di più il sentimento di
amorosa riconoscenza per la Fede cattolica, sorgente unica, per l'Irlanda,
delle sue passate glorie, e consolazione
e rimedio unico dei suoi mali
presentì. 16. Ma ciò che è al disopra
di ogni idea e di ogni espressione si è
lo zelo di O'Gonnell per questa medesima
Religione. Tutto lasciava, sacrificava tutto quando trattavasi di servirla e di
adoperarsi per lei. I poveri parrochi, i
Comuni, i villaggi poyeri, bisognosi di chiese, ricorrevano a lui ; ed egli colla sua attività e colla sua eloquenza
trovava subito i mezzi da fame. loro costruire, come per incantesimo, delle più
ampie e più belle. Invano poi 1'
anglicanismo, cambiando armi, senza però
mai cambiare i suoi sentimenti di odio profondo verso i cattolici, meditava di
vincere -colle astuzie di una fina malizia coloro, che non'potca più opprimere colla forza di
martini crudeli. O'Connell veglia sempre
a discoprire, è sempre pronto ed
-intrepido a combattere le insidiose macchinazioni dell' eresia, che, per
essere 21 divenuta ipocrita, non è perciò meno
persecutri ce e nemica. Che non ha egli fatto; quanto non ha egli e scritto e parlato; e quanto non ha
combattuto, «ino all'ultimo della sua vita, contro i due Bill tristamente famosi che abbandonan.o
l'uno i pii legati e le rendite della
cattolica Chiesa, l'altro i collegi e l'educazione dei giovinetti cattolici
(10) alla sorveglianza, alla direzione, o a meglio dire alla dominazione dei protestanti? E
sebbene la debolezza o l'inganno di alcuni membri del cattolico Clero, essendo venuto
disgraziatamente in soccorso di queste
leggi funeste, le abbia fatte adottare;
ciò nullostante, tale, si è il discredito in
cui l'eloquenza di O'Connell le ha poste; tali e si vigorosi sono i colpi che loro ha lanciati,
che sono quasi morte sul nascere, o che
morranno intieramente colPesser
trasformate in tutt'altre. Se qualcuno,
a voce bassa si avvisava, coll'antico tuono di sagrìlego insulto, di dirlo
Papista, rivolgendosi tosto contro di
Ini, intrepido ripigliava: 0*ConDeHo innocente. Mentre però era 0*GonnelI prìgionieroy
come S. Paolo, non parlava a* suoi concittadini, se non scongiurandoli a
dimostrarsi suoi degni amici e figliuoli,
colf usare mansuetudine e pazienza, col
rispettare quella stessa autorità che
colla più manifesta ingiustizia Io avea privato della sua libertà; Obseero vòs effo' tnncius in
Dommo, ìtt digne ambtsletù in
mansuetudine ei pcUieniìafEph A), Sicché
tutta la condotta di quesf uomo straordinario è stata il modello, e come il
codice delle leggi pe) tempo dell'oppressione, ad uso degli oppressi* Perciò ancora, mentre combatteva da una parte
le teoriche omicide dei turbolenti Cartisti» faceta dall'altra sentire tutto il
peso della soggezione servile ad una
aristocrazia usurpatrice Mentre eoa una
mano arrestava il popolo dal precipitarsi nell'abisso della sedizione, gii
additava coll'allra Tignominia di piegare in silenzio il collo al giogo di un sistema oppressore e tirannico. Cosi feca
egH degli Irlandesi un popolo
osservatore dei cristiani 35 doveri sino allo scrupolo, e geloso de^suoi
drilli civili sino al faDatismOr Gos^l
lo mantenDe nei limiti della
subordinazione, e ne sviluppò la nobiltà del
carattere e la grandezza del cuore. Cosi elevò egli aoclie le classi più rozze e più oscure sino
al subii* me del dovere, e rendette in
esse comune la probità cittadina e
volgare Teroìsmo cristiano. Così formò
egli degl'Irlandesi no popolo modello, un popolo degno deirammirazione e dell'amore di tutti i
popoli, un popolo che ba sostenuta per quarant* anni ona lotta grave, ostinata, implacabile, ma
senza mai violare alcun dritto, senza
mai calpestare alcun do* vere; e che,
con un passo fermo e sicuro, si è avaìsk
zato alla conquista della sua libertà religiosa e civile: abborrendo
egualmente e dalla servitù religiosa deirEresia, che sola può far sopportare la
ser* yitù politica, e dalle violenze
sanguinarie dell'aoarchia, colle quali popoli ciechi troppo spesso, invece di
giungere alla libertà^ ricaddero più miseri
e più avviliti di prima nelle braccia della tirannìaCosi ba fatta
conoscere, ha messa in azione la dot*
trina, cattolica della Resistenza ptissiva e délV Ubhi» dietua attiva^ e ne ba dimostrata, sopra un
grande teatro, con un magnifico esempio,
la verità dei principi!,, la importanza
dell'applicazione/ la sìcch rezza del
successo; e si è reso benemerito del Sovrano e del popolo, della Religione e
della politica, della Chiesa e della
società (15). 36 "Io. Finalmente gli ultimi mezzi onde
pare cbc O^Gonnell abbia trionfato
delia ingiustizia deireresia bono stati
la sua profonda intelligenza degli uomini
delle cose, la sua fermezza prodigiosa, la sua instancabile
attività. Profonda intelligenza^ io
dico, degli uomini e delU cose. Non mai
fallirono i suoi prognostici, non mai i
suoi disegni andarono a vuoto. Predice egli oggi ciò che deve dopo dieci anni accadere; e Tevento
yiene a giustificare appuntino la verità
dei suoi vaticinii. Tutto ciò che ilice,
lo legalizza; tutto ciò che prevede, accade; tutto ciò che consiglia, riesce;
tutto ciò che intraprende, lo compie.
Dimodoché si era acquistata la lode
deiruomò dal colpo d'occhio più sicuro,
dal tatto più delicato, dalla penetrazion più
profonda, dagli espedienti più infallibili nel condurre a fine i più
difficili affari. 26. Dissi ancora
Prodigiosa fermezza. Siccome nes« 8un
uomo gittossi mai in una più grande, più nobi*
le e più ardita intrapresa; cosi non ve n^ebbé mai alcuno che sia stato
segno di attacchi più numerosi, di una
persecuzion più ostinata. Insulti e calunnie,
sarcasmi e bestemmie, satire e processi, promesse e minacce, tradimenti e apostasie, multe'e
prigioni, tutto è stato adoperato per
cinquantanni, con una orribile perseveranza, per abbattere un si grande coraggio.
Ma invano. Come le lodi non lo inebriano,
così le opposizioni non lo sgomentano. Come i successi noi fanno
insuperbire, cosi non lo abbattono
37 le sconfitte. Cornee largo,
magniGco nel concepire i suoi disegni;
così è costante neirescguirli. Or do->
Ve mai nella storia, mi sì additi, mi si mostri nn altro esempio di nomo che per mezzo secolo
abbia lottato contro la più grande
potenza della terra, sen« za lasciarsi
intimidire o arrestare giammai, ma con
sempre maggior lena, con coraggio, con costanza sempre maggiore? 27. Dico infine Imtancahih attività. Il sno
riposo è il non conoscer riposo. Lo
avresti veduto sempre in agitazione e
sempre in moto onde incoraggiare i timidi e reprimer gli audaci j sostenere i
de-* boli e dirigere i forti, arrolare
gli amici e sco* prire i traditori,
confermare i sinceri e smascherare gì* ipocriti. Moltiplicando in certo modo
se stesso, quasi allo stesso tempo è in
Inghilterra ed in Irlanda, nelle
assemblee nazionali e noi parlamento,
tra le riunioni dei grandi e i mit^
iinghi del popolo, nelle municipalità .e nei tribunali. Dove non è
presente colla persona, vi si ^rova
colla sua azione. Dove non giunge colla sua voce, arriva co'suoi scrìtti. Tutti i punti
delPIrlanda sentono la sua influenza. Tutte le classi dei cittadini sono agitate dalla sua forza. Tutti gli
spiriti sono n* niti nei suoi disegni.
Tutti i cuori son d'accordo noi
lasciarsi guidare dalla sua autorità. Come il gigante della favola che co' suoi movimenti scuote e
solleva una montagna; il solo O'Connell, formato avendo di otto milioni di
uomini come un uom solo, 38 agita e muore a talento questo gran popolo, e
Io lancia contro deUlnghilterra, che sbigottita
dk addietro per non essere schiacciata dal suo peso. Or tutto ciò è vero,
Yiprissimo. Ma non è men rero però che
quello che aggiunse una fopza irresistibile a tanta intelligenzai a tanta
fermezza, a tanta attività si fu la
carità che la Religione ispira, e da cui fu sempre penetrato il suo cuore. Prendendo dal Vangelo Ie«ue.nonne, consoli
ipocrifi non fece mai pace; questi soli mai non risparmiò: fossero Lordi o ministri, nazionali o
stranieri, ecclesiàstici o secolari^ questi soli, strappata loro dal r
riso la maschera, additò al pubblico in tutta la loro turpitudine, in
tutta la loro deformità. Contro di
costoro solamente versava a piene mani il fiele delle sue invettive, laYiciava i fulmini della sua
parola, e li dava al ludibrio e alla
esecrazione del mondo; poiché di fatti
gli scribi e i farisei sono stati mai
sempre la peggior genia degli uomini che ab» hia mai macchiata la terra: una volta
crocifisser Gesù Cristo, ed or sono la
mina del Cristianesimo. Perciò nulla
eguaglia l'amarezza e Io zelo ondo
perseguitava i Metodisti e gli Oraugisti, i più ipocriti e quindi i
peggiori fra gli creiici: degni discendenti del più grande ipocrita de' tempi
moderni Cromwel, suoi truci ajulanti,
suoi legittimi eredi neir odio furibondo
e crudele contro la cattolica Chiesa. «O
bravi cristiani, dicea loro, che, colla Bibbia in una mano e la spada e la
fiaccola nelFaltra, non avete lasciato dietro di toì che tracce di ruine e di sangae! Voi ammossate ora calunnie
contro dì noi, contro di cui prima
facevate massacri. Ogni vostra parola,
ogni vostra azione dimostra che vi manca
il potere e non già il volere di far rivivere
i giorni di Gromwel, di Irclon, e di Ludlom! » 29.Ma in quanto ai protestantismo di buona
fede, alle anime sincere e generose che
vi si trovano, ai suoi nemici politici, O'Gonnell,
fedele alla massima cristiana di S.
Agostino: Diligile homines; irUerficite
erroreSf mentre ne combatteva gli errori di cui eran la vittima, non cessava di rispettarne e
di amarne ancor le persone. Quindi, severo irreconciliabile e tremendo contro
di loro sul campo della discussione
politica, in privato poi non faceva mai
molto contro di loro ; si faceva un dovere di scusarli, di difenderli e
di render loro tutti i buoni uflScii
della carità cristiana. Perciò dicea egli stesso con ogni verità: « Come uomo
publico ho un mondo di nemici, ho nemici
tutti i nemici della libertà e della
religion dell'Irlanda; ma non ho, non
conosco nemici come privato e come cristiano. » Gli stessi suoi avversarii
politici furon più volte uditi render
giustizia alla generosità cristiana di questi suoi sentimenti. « O'Gonnell,
diceano essi, è un^ anima grande;
bisogna volergli bene. per forza. Nemico
acerrimo delle nostre opinioni, è il
miglior amico de^nostri interessi e delle nostre persone (16). » £
perciò lo visitavan volentieri ; si onoravano della sua fatniliarltà e della
soa confi' denza* Ed era bello il
rederli traUenersi la sera in amichevole
compagnia con quél medesimo O^Coii-*
Hell contro di cui la mattina, suIFarena parlamen* taria, avevan combattuto con furor di lioni,
e che collo stesso furore avea combattuto
contro di loro* Deh che quanti conobbero
dappiresso OXoanell fan* ti lo
amarono! 30. Se tale era egli
co'nemicì, ìmaginerete facilmente qual sarà stato cogli amici della causa
della sua Irlanda. In quanto poi ai suoi
miseri concittadini, é impossibile il
dire quanto li amasse. Rammentate i
primi anni di questo secolo, in cui l'odio degli orangisti contro i cattolici, per la
insurrezione del 179S dei cattolici
contro gli orangisti, essendo ancora nella sua orribile vivacità; i magistrati
protestanti sedcano nei tribunali come vili satelliti della tirannia, e non come sacerdoti della
giustizia, tutori deir innocenza e vendicatori del delitto. Perciò il solo nome di cattolico era un .titolo
bastante di proscrizione e di condanna.
Gratin questi giorni nefasti, e pei
cattolici di orribil memoria, il solo
O'Connell, ritrovossi cbe^ erede dello spirito delFantico Daniele, conu3
del nome, si fece l'intrepido difensore dcirinnoccnza oppressa. Incontra egli
un giorno Ira via una turba di cattolici
che venivan tratti al tribunale,
diceasi, per esservi giudicati come rei di delitto di stato, in verità però per
esservi immolali come cattolici; giacché
i giudici, tutti accanili Or angisti,.eran di quelli che la ScriUora
chia*^ ma Iqpi togati, e non formavano
un tribunale di 6ag roso, quanto
O'Gonnell lo fu pei suoi cari irlandesi.
Non amava che loro, non vivea, non respirava che per loro; e tutto lor sagrificare, le sue
sostanze, i suoi avanzamenti, la sua
opera, la sua vita, fa sempre la sua delizia e la sua felicità. Chi può però immaginare,
non che esprimere il cordoglio, l'affanno
onde fu trafitto e lacerato il suo tenero caore alla vista della sua povera Irlanda travagliata
dalla fame, divorata dalla peste, ed intanto che non ismeotisce mai la sua
pazienza, che non si scuote nella sua fedeltà! Deh che, pallido il volto, e
tinto del segno di una augusta
tristezza, taciturno e spesso 43 piangente, anche in pubblico parlamento, ove
si re* caya a chiedere, in aria
supplichevole, pane ainrìan* da, ben
dava a divedere la orribile tortura cui era
in preda il suo cuore! Ecco quindi incominciare a venirgli meno, coll'antico brio e coraggio,-
anco le forze; cadere in una tetra
malinconia, in un abbattimento profondo; e questa robusta natura, che avea resistito a 50 anni di stenti e di
fatiche, cadere sotto il peso della passione dell'animo e del dolore. Sicché con ogni verità può dirsi,
che, alla carità vissuto, non è morto
che per le mani della carità: soia degno
sacerdote di si nobile vittima! 32. Ma
se nulla eguaglia la tenerezza, l'amore di
O'Connell per la sua Irlanda, nulla nemmeno egua* glia l'amore, la tenerezza dell'Irlanda pel
suo O'Connell« Otto milioni di nomini Io aman tutti come lor padre, mentre gli ubbidiscono come a lor
duce^ e lo venerano come loro
sovrano. Quale fiducia nei suoi
consigli! quale docilità ai suoi
avvertimenti! quale ubbidienza a*suoi cenni ! È questa una massa di centomila
uomini che fremono contro un atto
oppressivo e ingiusto delTaatorità; ed una sola parola di O'Gonnell li caima,
li disperde e li rimanda pacifici alle loro abitazioni. È questa una contrada
di più milioni di nomini famelici; ed oh
il pessimo consigliero che ò la fame!
Non vi è ragione che ascolti, non vi è diritto che rispetti, non vi è rischio
che non corra, non vi é gasiigo obe payentt ! O^Conaeir grida: (( Rispetto alla proprietà, che così comanda
la Be-* ligione: » e la saa voce sola
ottiene ciò che tutte h artiglierie
dell* Inghilterra invano avrebbero
sperato di ottenere, cioè: la pazienza nella fame, la rassegnazione, nella morte. Deh che la storia non ci presenta altro
escn> pio di jina potenza morale sì
grande, sì colossale, ed insieme .si
ubbidita e sì rispettata; io non so di alcun Sovrano di dritto che,. più di
questo Sovrano di fatto, sia stato
fedelmente ubbidito, rispettosa^ mente
yenerato, cordialmente amato! 33. Il
suo viaggiare é un continuato trionfo. Trion^
fo di Otti sarebbe impossibile il formarsi Fidea, se nei trionfi di PIO IX non ne avessimo sotto
gli oc* chi la realità. Appena la voce
si sparge che yiene il Liberatore, ecco
intere provincie in moto; ecco i
rappresentanti delle Contee, delle città, ecco le Corporazioni intere
dei cittadini, ecco popoli interi
daUuoghi più lontani venirgli incontro con bandiere spiegate in
bell'ordin disposti. Vedendolo poi
spuntare da lungi il grand*Uomo, dalle forme atletiche, dall'aria
sublime, dalla fronte maestosa, dallo
sguardo caritatevole, dalFamabil sorriso; ecco ripetuti lietissimi
evviva, pronunziati con tutta l'energia del cuore, riempir l'aria intorno.
Mentre egli, a traverso gli archi
trionfali e le vie tapezzale di arazzi e
di fiori, in mezzo alla siepe foltissima d'immense turbe, impazienti di mirarlo
in viso, di udirne la' Toce, si ayyìa pria di tatto ad adorare Dio nel suo tempio. Alla sua vistala gioj a si dipingea in tutti
i volti, il gaudio inondava tutti i cuori. In presenza di O'ConnelI questo buon popolo sembrava obliare
le sue miserie e le secolari sue
angoscie. Per quanto lo veggano, non si
saziano mai di vederlo. Per quanto Io
ascoltino, non si stancan mai di ascoltarlo. Mirate^ Io circondato da due, tre e fin seicento mila
persone. Oh come tutti pendono estatici
dal suo labro! Ob con qaale aria di
tenerezza se lo Vagheggiano, eoa quale
avidità lo ascoltano,~con quale entusiasmo gli
applaudiscono! Oh plausi! oh grida! che, articolate da tutte le lingue, nascon però da tutti i
cuori! Oh come tutti prendono interesse alla sua sanità, alla sua vita, alla sua gloria! È il nostro padre,
dicòno, il nostro amico vero, il nostro
sostegno, il nostro li^ bcratore; e
perciò, dopo Dio, egli è la nostra unica
speranza, la nostra gloria, la nostra delizia, il nostro amore. 34. Chi può però farsi idea della
costernazione, della pena, del dolore di
tutto questo buon popolo, allorquando vide il grand'Uomo a lui si caro messo in
prigione per lui? Come ad una calamità pubblica, il lutto si sparse per tutta
Irlanda, la mestizia era dipinta in tutti i volti, Tamarezza era in tutti i
cuori. In tutte le famiglie si recìtavan
preci, in tutte le chiese si facevano
voti per la libertà di O'Connell DaMuoghi più 46
distanti venivano in processione, coi sacerdoti e coi vescovi alia lor testa, popolazioni intere a
visitare il gran prigioniero della Fede
e della libertà dell'Irlanda, e deporre ai suoi piedi l'omaggio del loro amore
e del loro dolore. Questa prigione perciò cambiossi in regìa. 0*Gonnell, più
che da sovrano, vi teneva ogni mattina ricevimento solenne. Più che da sovrano, io dico, giacché nessun
sovrano ha ricevuto mai tanti onori sul suo trono, quanti il nuovo Paolo
prigioniero nel suo carcere! Qual fu
poi la contentezza, la gioja dell'Irlanda
allorquando, l'ultimo giorno appunto della Novena che, per la sua liberazione, O'Gonnell avea
insinuato dì farsi alla gran Madre di Dio, l'Alta Camera del parlamento
d'Inghilterra, questa volta più alia per
la nobiltà dei suoi sentimenti che non
lo era per l' elevazione del rango, con un
atto di ammìrabii giustizia, rendette libero il suo campione all'Irlanda, il padre al suo popolo?
All'uscire di O'Gonnell dalla prigione un magnifico carro trionfale ed un popolo immenso Io
ricevette fra gli evviva e i segni di un entusiasmo, di un'ebrezza, di un contento più facile a
idearsi che a descriversi. Questo giorno
fu per O'Connell un vero trionfo: al cui confronto tanto più pallidi e meschini sarebber parsi i trionfi
dei romani imperadorì, quanto che questi furono i triglifi della forza, quel
dell'amore! 35. Ciò che ò singolare
ancora si è l'entusiasmo, 49 la fiducia, l'amore che il suo disinteresse,
Id^>««egQ0 rifa» il suo zelo per la
patria e per la fieligionv era giunto ad
ispirare alle donne. Quest'entusiasmo
muliebre formò una parte non piccola del l'immensa forza morale ond'egli regnò costantemente sul
pò* polo. Giacché, lo ìntendan bene gli
uomini dalle corte vedute, dalla cieca mente come dal cuor di maGÌgno> che
si credono i soli buoni a gorernar. Tuo*
mo che non conoscono, il popolo che non. intendono: Quando una idea, sia
politica sia religiosa, dalla UKente
degli uomini discende nel cuor delle donno
e divien sentimento, la sua forza centuplica, a tutto resiste e trionfa
di tutto. Or la donna irlandeiM era per
O'Gonnell, ohe essa riguardava ^come runico e rero sostegno^il vindice della
patria e delb Religione; ed era essa
che, nell'animo del padre» dello sposo,
del figliuolo, ne teneva sempre vìvo
l'amore, ed ispirava loro il coraggio dei più grandi sagrifieii pel liberatore comune. Mirate colui che, col passo vacillante, col
rossore- in volto, colla tremola mano si avvicina all'urna elettorale. Egli è
un povero affittuario, padre di
famiglia, che^ già carcerato per debito, ha veduto aprirsi le porte
della sua prigione dalla mano crudelmeate. benefica del Lord suo creditore, a
condiztoi> ne che voti contro di
O^GonnelI. E già Famore delb tua
desolata famiglia vincendola sull'amore pel Lir
beralor della patria, sta egli per votare contro di lui. Quand*ec€0 udirsi voce di donna:
XiseraM$ €h^ 46 iìsìAììtìàordatt della tua anima e della
libertà (Ht^ member your soul and liberty), O voce! O donaa! Essa è la spo^a di questo irlandese infelice,
è la •posa, che preferisce la vittoria
di O'Gonnell alla li* berta dello sposo,
al sostentamento de'figli! A questa Yoce, richiamato il misero a se stesso^
oblia esso pare che è sposo, che è padre
per ricordarsi di essere cittadino. Vota invece pel Liberatore; e, novello Regolo, tranquillamente alla sua prigione
ritorna. Ben presto la sublime parola
della sposa magnanima dall'una all'altra estremità si ripete dell'Isola dei Santi. S'imprime nel bronzo (19), si
scrive sulle bandiere dell'Associazione
cattolica. Poiché in questa gran parola si trova tutta compendiata la
storia di questo popolo eroico, tutti
espressi i sentimenti di un cuore
veramente irlandese, che da tre secoli tutto sagrificaaDio e alla patria, alla
Religione e olla libertà. 36.1magìnate
perciò se questo popolo possa consentire che il suo Liberatore e padre, il
quale tutti i suoi beni, i suoi lucri
(20), il suo riposo, la sua esistenza ha
sagrificato all'Irlanda, dell'Irlanda non viva^ Ma deh che il più cattolico, il più morale, il
più coraggioso^ il più nobile dei popoli della terra è altresì il più
miserabile. Arrivare coi più duri suoi
stenti a riempirsi di patate il ventre, ò il colmo della sua agiatezza* e della sua felicità.
Eppure, c^h popolo generoso! Oh come
volentieri egli anche dèlia sua patata
si priva per dare il suo obolo pel suo Liberatore! sino a formargli l'annuale
assegno dì presso a cento mila
scudi! L'insolenza protestante ha dato
perciò ad O'Gon^ nell il titolo di Be
mendicante. Ma insensata! men^ tre cosi
intende schernirlo, lo onora. E qual più
bella regalia di questa che vive non di tributi estorti colla forza^ma di offerte yolontarie
ispirate dairamore? Qual più bella
regalia di questa che non faa altra
spada che la penna, altra artiglieria
che la parola, altro corteggio che i poveri, altra guardia del corpo che Taffezion del suo
popolo? Qaal più bella regalia di questa
che non fa scor* rer le lacrime, ma le
rasciuga; non fa versare il sangue, ma
lo arresta; non immola le vite, ma le
conserva; non domina il popolo, ma lo migliora ; non foggia catene, ma le spezza; che mantiene
Tordine, l'armonia, la pace, senza pregiudizio della libertà! Deh qual sovrano non si stimerebbe
felice di regnare cosi! Sicché di questa
regalia pacifica può dirsi in certo modo
ciò che di quella di Salomone fu detto: che nulla eguaglia la sua grandezza, la
sua gloria e la sua magnificenza; Rex
pacificus magnificcUus est super omnes reges terrae (IH, Reg.lOJ! 37. Poiché dunque, con tai mezzi, che il suo
spirito religioso avea santificati ed elevati ad una al* tezza meravigliosa, ebbe disposta la pubblica
opinione in Irlanda e in Inghilterra, nella regia e nel 5
50 parlamento, nel santuario e
nel popolo ia favore della liberazione
della patria; eccolo presentarsi a
reclamare i suffragi de'suoi concittadini per essere eletto uno dei Ilappresenlanti d' Irlanda al
parlamento Britannico. Invano il governo, a render vana una siffatta
pretensione^ per parte di un cattolico
si nuova e si inaspettata, gli oppone per competitore un illustre
personaggio (21) nominato di già al
ministero, e benemerito della causa d'Irlanda. Invano ne'cinque giorni
che durò questa memorabile lotta
elettorale tutti furon messi in opera i mezzi," di cui un gran Potere potea disporre, per
fare escludere un uomo, il cui solo nome era divenuto lo spauracchio dell'Inghilterra. Questa volta il
merito prevalse alla ricchezza, lo zelo
della patria a' turpi istinti di adulare
il Potere, l'uomo del popolo all'uomo del ministero, il cattolico al
protestante; ed O'Connell fu eletto tra'
plausi de'veri fedeli e il fremere degli orangisti. La grande difficoltà però non era altrimenti
che un Cattolico fosse eletto, ma che
fosse poi accettato come Membro del Parlamento, dal quale per leg* gè ogni cattolico era stato da tre secoli
formalmente escluso. Non importa. Il genio di O'Connell, con quella sicurezza di previsione che non gli
venne mai manco, pien di fiducia nella
giustizia della sua causa, e molto più
nella protezione della Regina del cielo,
dopo ottenuta questa prima vittoria» si
tenne per sicura ancor la seconda; e come se^ pei 51
solo fatto di questa elezione, fosse divenata già libera l'Irlanda, tra
le rfsa di scherno degli uni e i segni
d'incredulità degli altri, intonò l'inno della liberazione, dicendo a*suoi
Elettori: « Uomini di dare, voi sapete che la sola base della libertà si è
la Religione. Voi avete trionfato,
perchè la vostra voce, che si è elevata
per la patria, avea precedentemente esalata al Signore la preghiera. Ora canti
di libertà si fanno sentire nelle nostre campagne; questi suoni percorrono le
valli, riempiono le colline, mormorano
nelle acque dei nostri fiumi; e i nostri
torrenti, colla lor voce di tuono, gridano agli echi delle nostre montagne: É liberata l'Ialanoa!
» 38. Or, come lo predice, cosi
avviene. Si presenta alla camera dei
Comuni; un usciere gliene contrasta l'ingresso. Siete cattolico, gli dice, non
vi è luogo pe' cattolici in una assemblea protestante. E poi, giurate voi i trentanove articoli della
religione Anglicana? « Io giuro,
ripiglia O'Gonnell, fedeltà al mio Re ed
a tutte le leggi giuste del Parlamento;
ma non giuro l'eresia e la bestemmia. Chieggo alla Camera di essere ammesso a provare il mio
dritto. » Questa dimanda si inusitata è accordata, più per istinto di curiosità che per principio di
giustizia. Il grand'uomo è introdotto. Angiolo tutelar dell'Irlanda, venite deh in soccorso del suo
generoso avvocato! Non mai causa più grande fu messa in deliberazione al tribunale degli uomini. Non
mai più gravi interessi dipendettero
dalla parola di uà 52 uomo! Trattasi della libertà o della servitù
civile e religiosa di un gran popolo;
trattasi della stabilità o della ruina
di un grande impero! Non temiamo però.
Queste circostanze hanno di già elevato O'Conneli sopra se stesso. Egli sente tutta l'importanza
della missione di cui è incaricato.
L'assemblea prende Tattitadine della più
gran serietà. Nessuno 6ata; tutti gli occhi sono rivolti sopra di lui, e tutti
i cuori palpitano dove di speranza, dove
per paura. O'Conneli parla, ma con tuono si maestoso, con voce sì ferma, con tale elevazione di sentimenti,
forza di ragioni, magnificenza di stile,
vivezza di espressione, calore di affetti; che scuote e fa tremar tutti da prima, e quindi convince i più difficili,
doma i più ribelli, commuove i più duri;
ed in fine fa rimaner tutti come estatici e fuori di sé per Io stupore: sicché
rimirandosi l'un l'altro parean dirsi
con un eloquente silenzio: « Non mai uomo ha parlato cosi. Chi avrebbe
coraggio di dar torto a un tal uomo? » I
pregiudizii adunque cedono, gli odii
religiosi taciono, le vecchie usanze non si attendono, l'eresia si
arrende, la giustizia trionfa; ed ecco,
in persona di 0*ConneII, il Cattolicismo prender polito nel Parlamento
britannico, dopo tre secoli dacché ne era stato sbandito! 39. Ma l'Emancipazione? Non temete. La
breccia é fatta. Il nemico è dentro. La
cittadella è impossibile che non cada. Non passa infatti che un anno; e soggiogato dalla parola possente di O'Conneli,
e 53
dalla forza àeìV opinione e delle simpatie de' popoli (22) che O^Gonnell
era giunto ad interessare nella soa
causa, lo stesso ministero torys, che era stato
costitoito per aggravare la servile condizion dell'Irlanda, è obbligato
a proporre il Bill della sua
libertà. Una parte notabile dei
Comuni si oppone; l'Aristocrazia minaccia; l'Anglicanismo protesta; lo stesso re Giorgio IV, le cui ottime qualità
d'inglese e di cristiano erano oscurate
dal fanatismo di un settario, ne freme ;
nella rabbia dell'orgoglio reale, umiliato di dover cedere ad un privato,
battendo i piedi, gittando la penna, e prorompendo nella imprecazion plateale : « O'Gohnell sia
dannato da Dio (6od damne O'Gonnell) : »
ricusa di sottoscrivere. Tutto però è inutile. Bisogna cedere, bisogna arrendersi; e la gran le^ge, che tanto onora
la benché tarda giustizia, la generosità e il buon senso inglese, è firmata; e la libertà civile e
religiosa dell'Irlanda, come un trattato
di pace che si è obbligato a sottoscrivere in seguito di una sconfitta, è stipolata tra la gioja degli uomini liberi
ed il plauso del mondo! O vittoria! Dopo la vittoria, onde il
Cristianesimo primitivo ottenne i suoi dritti civili e la sua libertà religiosa da quegli stessi Imperadori
che lo avean per tre secoli trattato da
schiavo, non vi è stata mai vittoria di
questa più nobile, più magnifica e più sorprendente! 54
Da UDa parte erano interessi politici e rivalità di fortuna, privilegi
di casta e pregiadizii di educazione, antipatie nazionali ed odii religiosi,
Pop* posizione del re e la repugnanza
del popolo, ed infine una eresia radicata da trecent'anni nel suolo, intelligente, interessata, padrona delle
terre, dei capitali, della marina, dell'
armata, del parlamento; cioè a dire: che combatteron da un lato tutte le
passioni, tutti gli errori, tutti i talenti, tutte le ricchezze) tutte le forze; e dall'altra lato
ha pugnato un privato, povero, inerme, appartenente ad una nazione serva, ad una razza proscritta;
un privato che chi chiama temerario e
chi forsennato; chi lo taccia
d'ambizione e chi di fanatismo; chi Io
insulta e chi lo deride, chi lo disprezza e chi Io minaccia, chi ne
sogghigna e chi ne freme. Eppure
quest'uomo solo, questo privato, si combattuto, si attraversato, forte soltanto della sua
eloquenza sostenuta dalla sua Religione, vince tanti e si poderosi nemici; ed a
quella colossale Potenza, che dispone a
suo grado de' destini del mondo e della
sorte dell'umanità, a cui nulla resiste e che trionfa di tutto,
O^GonnelI ha resistito, l' ha vinta, ne
ha trionfato! avvenimento, grande, unico, stupendo, che cambia la faccia del
mondo e onora un secolo! e che,
compiutosi sotto degli occhi nostri, e
tramandato alla storia, troverà incredula la posterità meravigliata; e
di cui perciò può dirsi: Opus factum est in dt'ebus nostris, quod nemo credet
cum narrahitur (Habac.J! 55' 40. Ma le leggi municipali d'Irlanda erano
stafìe combinate in modo daireresia,
cbe i cattolici non polean nel Goninne
ottenere alcun posto, esercita-* re
alcun dritto, nemmen di piantare un negorìo»
nemmen di aprire una bottega: dipendendo tatto ciò dairarbitrio e dal capriccio dei protestanti.
L'Emancipazione politica de'Gattolici adunque, in dritto, era senza dubbio moltissimo, ma non era nulla
in fatto senza l'Emancipazione civile.
Ora O'Gonnell anche questa vittoria
ottiene; e per essa ba messo in mano ai
cattolici tutte le municipalità dell'Irlanda. Poicbé, uso ad entrar sempre in
Parlamento con in bocca il grido
compassionevole insieme e terribile « Giustizia per rirlanda » onde fa
rabbrividar chi lo ascolta; alla forza
di questo grido, sostenuto da una
agitazion sempre viva, da una eloquenza sempre possente, da milioni di
petizioni (23); non vi è nulla che
tenga, non vi é nulla che regga, non vi
è nulla cbe resista. Cosi
ottiene egli pure che fossero per metà diminuiti i vescovati ed in gran numero
soppresse le parrocchie dell'eresia:
piante parasite che si alimentavano dei sudore della cattolica Irlanda! Cosi le
ottiene ancora l'esenzione daU pagare decime odiose pel mantenimento del culto protestante da cui
era oppressa. Così ottiene che la sua
patria, già serva dell'Inghilterra ne
sia divenuta rivale, già schiava sia
divenuta libera; già aggregato d'individui poveri, umiliati, infelici, sia
sorta in una nazione proprietaria, compatta, maestosa, terribile. 56
41. Che se la morte gli ba impedito di veder compiuto il trionfo
dell'Irlanda, per la Revoca delPaito
iniquo che riunisce i due popoli sotto uno stesso regime; questo trionfo
però O'Gonnell, colla sua agitazione, co'suoi disegni, colle sue norme, co'suoi
sagrificii, lo ha così ben preparato, che è impossibile che non si ottenga. £ poi non ha egli lasciata i
suoi figli, credi del suo spirito, delle
sue virtù e della sua gloria, come del suo sangue? £ poi il suo
secondogenito non é stato di già
chiamato ad occupare Io stesso rango
politico del Padre dalle onorevoli simpatie e
dalla libera scelta del Clero e del popolo? E poi non ha preso egli a seguire i principii, i piani
del genitore, a battere le medesime vie ?
Ah sì, Giovanni compirà 1' opera di Daniello! Il nuovo Giosuè introdurrà
il nuovo popolo eletto nella vera terra
promessa di una completa indipendenza, che il nuovo Mese non potè che salutare da lungi. La stessa Inghilterra sarà
costretta a lasciare andar libere le sante tribù. Essa incomincia a
comprendere, che due popoli, di indole,
di costumi, di linguaggio e molto più di religione diversi, non possono stare
insieme uniti sotto un regime medesimo;
che Tlrlanda, priva del suo particolar
parlamento, non è un appoggio per Fin*
ghilterra, ma un imbarazzo, un peso; e che non può essere salvata dalla fame e dalla peste, che
minaccian di distruggerla, se non per un
regime suo proprio. Sì^ o generosa
nazione, da quest'ultimo travaglio
57 che ti desola e.ti affanna,
risorgerai più libera, più gloriosa e
più forte. Inghilterra e Irlanda non sa*
rete più due popoli 1' uno all'altro soggetto per odiarvi e indebolirvi l'un l'altro ; ma,
secondo le intenzioni sublimi, ì
generosi sentimenti del gran* d'aomo che
tanto onorate e che tanto vi onora,
sarete due giojelli della stessa corona, due appoggi dello stesso tronoj due nobili sorelle della
stessa famìglia, che, amandovi, sostenendovi
l'nna e l'ai* tra y camminerete sicure
nelle vie della vera li* berta, della
vera grandezza, al compimento dei su*
blimi disegni cui la Providenza vi ha destinate-, per la diffusione del Vangelo, per la
emancipa* zione degli uomini, per la
salute del mondo! .42. Ecco dunque un
piccolo saggio di ciò che è stato
O'Gonnell come cittadino. Oh quanto perciò la
sua gloria è più splendida di quella di un Napoleone! Ah che nel
paragonare questi due uomini, i più
straordinarii de'tempi moderni, e che hanno
riempita la prima metà del nostro secolo della grandezza del loro nome, O'Gonnell e Bonaparte, la storia imparziale dirà: che l'uno è stato
il genio della pace, l'altro della
guerra. L'uno ha assicurati i figli alle madri, i mariti alle spose, i
padri ai pupilli; l'altro li ha tolti.
L'uno ha salvato milioni di vite, l' altro le ha sagrificate. L' uno ha predicata la fedeltà, l'altro la ribellione a
-tutti i governi stabiliti. Il nome
dell'uno non ricorda che grande
disinteresse, grande amore della giustizia. della legalità e dell'ordine; il
nome dell'altro non rammenta che grandi
scompigli, grandi ingiastizie, grandi
spogli e grandi usurpazioni. L'uno ha fatto
rivivere i principii di civile indipendenza deposti nelle antiche costitazioni delle monarchie
cristiane; Taltro li ha distrutti. L'ano
ha per quarant'anni lavorato alla vera libertà di tutti i popoli; l'altro,
sotto il nome di Centralizzazione, ha
creata una servitù universale. E ciò,
perchè mai? Perchè Napoleone si è
ispirato dell'ambizione, O'Gonnell della carità. Quello ha disprezzata
laBeligìone, imprigionando l'augusto suo Capo; questi l'ha onorata, Tha amata,
mandando a questo Capo in omaggio il suo cuore; quello, cittadino mondano, si è
servito di una filosofia miscredente per
creare la servitù; questi, cittadino
cristiano, si è giovato delle pratiche che la Religione impone, delle
dottrine che la Religione insegna, della carità che la Religione ispira, per
far regnare la libertà. E quindi l'uno ha ottenute solide conquiste; l'altro ba
visto, pria di morire, dileguarsi le sue. L'uno ha lasciato dietro di sé
un solco di luce, V altro una striscia
di sangue; ed ove la memoria di
Napoleone ispira un non so che di
lugubre e di orrendo (24), e non desta che una
sterile ammirazione mescolata col pianto; al contrario la memoria di
0*ConnelI fa tripudiare di gioja e,
sempre benedetta, sarà l'amore e la delizia del mondo! Imperciocché il
Liberatore d'Irlanda non bft distretti
all^Irlanda i benefici! della libertà, ma li
ba estesi ancora a tutta FEuropa, a tutto il mondo. Deh che Iddio non crea i grandi uomini per
l'utili* tà di un sol tempo e di un sol
popolo, ma per rutilila di tutti i popoli e di tutti i tempi; e l'uomo di genio perciò appartiene a tutta l'Umanità.
Qui però, per farvi intendere il mio
pensiero^ bo bisogno di indicarvi almeno
una importante dottrina, cbe sola può darci T intelligenza delle due principali
epoche della storia moderna. La storia
del nostro secolo è scritta in quella
del secolo decimosesto. Uomini di tutti i talenti, ma insieme di tutte le infamie e di tutti i
delitti, con in bocca la parola Riforma
posero allora sossopra il mondo cristiano; ed uomini di simil tempra a'di
nostri, con sulle labbra la parola Libertà^
hanno sconvolto tutto il mondo politico. Ma come mai ? £ egli dunque dato al genio del male,
personificato in un qualche uomo, di agitare, di sconvolgere a suo grado il
mondo, e trarlo negli abissi della
ribellione o dell'eresia? No, no, non è altrimenti cosi. Gli eresiarchi del
secolo decimosesto amavan si poco la
Riforma^ quanto poco i rivoluzionarii dei tempi nostri amano la Libertà. Come
nella bocca di quelli la parola Riforma,
cosi la parola Liberia nella bocca di questi non è che un pretesto, nna menzogna, una impostura. Con queste magiche
parole quelli vollero distrugger la Chiesa,
60 questi la società. Tutto ciò è
vero, tutto ciò è provato dall'esperienza. Gli uni e gli altri non hanno sul lor passaggio ammassato clie ruine; e,
padroni del campo, gli uni si sono
mostrati cristiani i più empii e i più
corrotti (25); gli altri i più despoti e i
più crudeli fra gli uomini di stato.
Come dunque, e donde hanno essi mai attinto sì gran potere, da strascinare la metà
dell'Eurqpa ne^ loro disegni di
disordine e di errore? Yel dirò io.
Simile ad un fiume che in certi punti del suo corso ammassa immondezze, il tempo riunisce
in alcune epoche disordini e abusi.
Questo fenomeno è comune a tutte le
umane società le meglio costituite; e la stessa Chiesa, nella parte che essa ha
di umano, non ne va esente. Allora un
malessere^ una atonia, una perturbazione
secreta s'impadronisce del corpo
sociale, che chiama, che cerca un rimedio pronto ed efficace; e chiunque, colla
raccomandazione dell'ardire, della scienza e del genio, si offre ad apprestarlo, è sicuro di essere
ascoltato. Pertanto, come gli scandali
e gli abusi degli ecclesiastici, accumulatisi dai secoli precedenti nel secolo decimosesto, fecero della Riforma un
bisogno universale nella Chiesa; così le ingiustizie e gli arbitrii dei politici, dai precedenti
secoli derivati nel nostro, bau fatto nello stato un bisogno universale della
Libertà. Non è dunque per avere
insognate false dottrine che gli
eresiarchi e i rivoltosi hanno ottenuto si
61 grandi e si funesti successi;
ma perchè hanno indovinato, sono iti incontro ad un bisogno vero, universale della Chiesa e dello stato; e si
sono offerti di appagarlo: promettendo, predicando colla lingua quello che certamente non avean nel
cuore, cioè: questi Libertà^ e quelli
Riforma. 44. Ma in questo rapido colpo
d'occhio sopra le indicate due epoche, e
sulle cause delie orribili perturbazioni che yì sodo insorte, è indicata non
solo la Glosofia della loro storia, ma
ancora la natura del loro rimedio. Come mai l'eresia fu nel secolo decimosesto
arrestata nel tremendo suo corso, che minacciava di avvolgere nelle immonde sue acque l'intera
Europa? Coll'avere la Chiesa adottata la parola medesima dell'eresia, e gridato
essa pure: Riforma. Deh che appena la
Chiesa, pria per la bocca del gran
Pontefice Paolo III, e poi nel gran Concilio di Trento, articolò questa
gran parola, Reformatio (26); questa
promessa, questa speranza di una riforma
vera, data dalla Chiesa, rese vana la falsa riforma proclamata e offerta dall'eresia; le spezzò
in viso il talismano tremendo della
magica parola, con cui avea fatto a
tanti popoli illusione; e Teresia luterana e calvinista, che stava già per
invàder la Francia e l'Italia, restata come dottrina politica degli stati che vi piantaron sopra le loro
costituzioni e le loro dinastie, come
dottrina teologica però cessò di fare
nuove stragi e nuove conquiste.
62 Or al medesimo modo, la
rivoluzione, che minaccia di fare il giro del globo, non potrà essere arrestata nella sua marcia devastatrice dei
troni e degli stati, se non allora
quando gli stessi governi, adottandone
la medesima parola, grideranno essi
ancora Libertà. Questa parola, io lo ripeto, è senza dubbio cotanto
bugiarda nella bocca dei demagoghi, quanto già la parola Riforma Io fu
nella bocca degli eretici. Ma se,
prendendo esempio da ciò che ha fatto la
Chiesa rispetto alla Riforma, i governi
adottano la stessa gran politica larga e
generosa riguardo alla libertà; se faranno una verità di questa parola,
che in bocca alla sedizione è lina
menzogna; se si affretteranno essi di compiere ciò che la rivoluzione può
promettere, senza poter mai mantenere;
se, accorrendo così a tempo a sodisfare
a ciò che è oggi un bisogno reale, sensibile, evidente dei popoli cristiani, li
liberano dalle seduzioni della
demagogia; se faran di buon grado e
dentro certi limiti, ciò che potrebbero essere più tardi costretti a fare
smodatamente da una inesorabile
necessità; essi toglieranno ai nemici dell'ordine il favore dei popoli; e
siccome una saggia riforma, eseguita
dalla Chiesa, disarmò l'eresia, cosi una saggia libertà conceduta dai
governi disarmerà la rivoluzione; e
questo si è, s'intenda bene, il mezzo
unico, il mezzo sicuro, infallibile da
farla terminare. 45. Ora questa grande
dottrina si semplice, ma insieme sì profonda^ iaiesa da pochi, e non professala
da ninno ai principio di questo secolo, 0*Gonnel! è stato il primo a
proclamarla, ad inaagnrarla, a metterla
in pratica col più grande successo. .
Quando qaest*nomo singolare incominciò a mostrarsi sulla scena politica del
Regno-Unito, cioè nel plii gran teatro
del mondo, i migliori spiriti erano,
intorno alla libertà, dominati da pregiudizii funesti, ma disgraziatamente
troppo giustificati dalla vista di tanti
troni vacillanti o caduti, di tante dinastie spente o proscritte^ di tante
espoiiazioni, di tante stragi, di tante mine eseguite a nome e sotto il vessillo della libertà. Qjuesta
parola, indice di tanti eccessi, facea palpitar di paura. Questo vessillo,
lordo di tanto sangue, non destava che
orrore. Tutte le idee di ordine si erano immedesimate perciò colle idee
di un insensato assolutismo; e tutte le
idee di libertà in quelle di un giacobinismo crudele. Libertà era sinonimo di
ribellione; liberale, di regicida. Ogni
tentativo di politica riforma era riputato un attentato contro la
stabilità dei troni e la tranquillità
degli stati.Un dispotismo illaminato era
riguardato come l'unico rifugio dell'ordine, runico tutore della società. Cosi la fedeltà moderna non comprese più Tordiae
senza il dispotismo: come l'antica filosofia non comprese mai la società senza la
servitù! 46. Ma da che un uomo, come
O'Connell, di cui non si potca mettere
in dubbio, né la grandezza del
64 genio, né la purezza deHe
intenzioni, ne la fedeltà al suo
principe, né l'amore pel suo popolo, né sopratuito rintelligenza della sua
fede, né la sincerità della sua religione; dacché, in somma, si yide questo gran cittadino e gran cristiano
insieme, in« Yocare, predicare la
libertà e francamente dirsi e
protestarsi liberale egli stesso; queste parole*incominciarono da prima
a suonar meno ingrate alle orecchie
delicate e schive del Cattolicismo e della
fedeltà irlandese. Poi divennero familiari in quel popolo; poi vi si naturalizzarono, e con esse
le idee che rappresentano, i sentimenti
che ispirano. InGne l'Irlanda, alla
scuola e sotto le ispirazioni del suo
O'Gonnell, divenne il popolo più liberale di
Europa e il più entusiasta per la libertà. Ma di qual libertà! Deh che la nazione irlandese,
che Te* resia anglicana, orgogliosa e
crudele come i Giudei, bestemmia e insulta, dopo di averla crocifissa, è frattanto una nazione di eroi. Essa,
formata delle teorie cristianamente
liberali di O'Gonnell, ha adottata la vera libertà figlia della Religione; si
è garantita dalla falsa, parto mostruoso
della ribellione; ed ha presentato al mondo lo spettacolo unico di un popolo
libero nel chiedere, e docile nell'ubbidire; geloso della sua indipendenza, e
nemico della sedizione; amante del suo
paese, e fedele al suo re; abbastanza
fiero per non avvilirsi, e abbastanza saggio per non insolentire; sublime
nella rassegnazione, e moderato nella
resistenza; zelante 65 dei proprìi diritti, e scrupaloso a rispettar
quelli di altrui; che si riunisce ma
senza tumulti, che si lagoa ma senza
invettive, che grida contro la ingiustizia, e non S(»'passa mai i limiti della
legalità. Oh gloria dunque, o trionfo
di O'Gonnell di avere cosi il primo riconciliata la libertà coH'ordine, l'indipendenza colla fedeltà, e di aver
trasformato in principio di sicurezza a
di felicità il principio delia
distruzione dei troni, della desolazione e
delia servitù del popolo! Questa
grande rivoluzione pacifica, nelle idee e
nei sentimenti, ben presto dall'Irlanda guadagnò ringhilterra, e dall'Inghilterra cominciò a
percorrere in tutti i sensi l'Europa. L'esempio di una nazione di otto milioni
di uomini che, fedele alle dottrine del suo maestro e direi quasi profeta, è
sempre agitata e sempre tranquilla, sempre intenta a discutere i suoi diritti e sempre esatta a
compire i suoi doveri, sempre sdegnata
delle ingiustizie che soGTre e sempre
fedele; quest'esempio, io dico, fece
aprire gli occhi a moltissimi, e sparse un gran lume sulla scienza di
stato. I pregiudizi! si dissiparono. I grandi ingegni videro d' allora
possibile un'^allcanza tra la libertà e
la ubbidienza, fra l'agitazione più vivace ed il rispetto alle leggi, fra i diritti
della sudditanza e la sicurezza del principato,
tra la indipendenza del popolo e la stabilità degl'imperi. Là parola
libertà si cominciò a pronunziare senza ripugnanza, ^i cominciò a
conoscere 6 66
cbe si ^uò amare il popolo, senz'esser nemico dei re} ed essere liberale, senza essere
giacobino. E gran cosa! Doye credete
Toi che oggi si» ritrovino i proTOcatori audaci di leggi di eccezione, gli adulatori vilissimi del Potere, i
sostenitori della dottrina degli antichi
popoli pagani, deìVassoluta supremazia
dello Stato : dottrina che abbandona
tolto un popolo cristiano airarbitrio, al capriccio di un pugno di uomini che si dicon lo Stato,
e crea una servitù universale? Dove
credete voi che oggi si ritrovino coloro
che ricusano la libertà ai genitori di educare i proprii figliuoli; alla
Comune, di regolare le proprie spese;
alla Provincia, di provedere alla sua prosperità; alla Chiesa, di
predicare e condurre i popoli nelle vie
della verità e della giustizia? Dove
credete voi che oggi si ritrovino coloro
in cui Podio del popolo è eguale ali* insolente disprezzo con cui ne parlano?
Dove credete voi infine che si ritrovino
i nemici di tutte le libertà, i fautori impudenti di tutte le servitù ? Si trovano fra'più fanatici demagoghi, tra gli
allievi del giacobinismo e defla
ribellione. Mentre al cootrario la libertà non trova amici più sinceri, seguaci
più costanti, difensori più intrepidi, avvocati più generosi, che fra' più
devoti partigiani dell'ordin monarchico,
fra gli eroi e i martiri della fedeltà
! Ora un cambiamento sì strano e si
inaspettalo ha avuto il suo principio,
la sua causa in Irlanda; è nato sotta
gli aùspicii e il magistero di 0*Con nell. É stato egli che, coll'esempio delia
sua patri», ha dove modificate, dove
cambiate affatto le idee politiche di
una gran parte di Europa. È stato egli
che ha screditata la falsa, libertà e raccomandata la vera. É stato egli che ha smascherata
Tipocrisia dei demagoghi, e svergognata
per sempre la sedizione (27). £ vero
che questa dottrina è quella degli antichi
Apostoli, degli antichi Cristiani, degli antichi Martiri che, mentre
colla voce e cogli scritti, colle loro
proteste nei tribunali e colle loro apologie
presentate agrimperatori, reclamavano i proprii diritti e gridavano
contro l'oppressione, non cessavan di esser fedeli. Ma la paura del peggio
Tavea ecclissata e presso che spenta
questa nobile dottrina^ fra le persone fedelmente cristiane e cristianamente
fedeli. Un pensiero, una parola di lagnanza
contro unMn giustizia, ài censura contro di un abisso del Potere,
sarebbe loro parso un delitto. Ora
O'Gonnell l'ha risuscitata questa dottrina concili»trice, l'ha
restaurata^ l'ha diffusa, l'ha insegnata
colla potenza della sua parola e col fatto de'suoi successi, r ha renduta comune e popolare
in Europa. 47. Voi stessi, o Remani, che ciò ascoltate,
voi sì siete una prova che le influenze
dell^ apostolato politico di O'Gonnell
han penetrato fino in questa bella parte
di Europa. 68 Imperciocché, è vero, lo dirò io con dolore,
è vero che vi è forse fra voi àncora un
qualche tardo allievo della filosofia
rivoluzionaria dello scorso secolo, un
qualche pedante insensato che agogna a
realizzare in Roma cristiana le teoriche
republicane di Roma idolatra, e ad applicare le sue idee di collegio alla società. È vero
che vi son di quelli pei quali, come già
pei sangui* narii Sanculotti del . 97 da
cui discendono, la parola di libertà del popolo nasconde la trista idea della distruzione e l'orribile sentimento
delPodio della sovranità. Ma questi degeneri cittadini (se cittadino può dirsi chi meditd la ruina
della sua patria ) sono pochissimi. Il
popolo però, il vero popolo romano, pel
suo spirito di ordine, ^i ubbidienza e
di amore versa il suo principe, divenuto
Tammirazione dell'Europa e del mondo,
guarda con orrore ed obbliga a mascherarsi questi fabbri occulti di
ribellione, e detesta le loro dottrine
di disordine e di sangue. Il suo squisito
buon senso non si -lascia prendere alle loro insidie, alla loro
ipocrisia. Non comprende la libertà che coir ordine ; non divide il desiderio
del suo ben essere dalla fedeltà e
dall'ubbidienza ai suo sovrano. Che anzi
questo popolo si buono e sì intelligente
ha perfezionata, direi quasi, la
dottrina che V apostolato di O'Gonnell ha accreditata in Europa. Roma
alla più scrupolosa legalità ha aggiunto l'entusiasmo dell'amore. Chic 69 de
per mezzo di una agitazione amorosa, come
Irlanda ha chiesto per mezzo di una agitazione legale, la riforma degli abusi onde il tempo
e le passioni, come sempre e da per
tutto accade, hanno alterata la natura
deirantìca Costituzione degli stati
della Chiesa, che conciliara si bene (28)
l'ordine e la libertà. E poiché il linguaggio di un popol che ama è impossibile che non sìa
inteso da un Pontefice tutto amor pel
suo popolo; poiché i cuori che
sinceramente si amano è impossibile che
alla fin non s'intendano ; oh il bel vanto che tu, o Roma, ti prepari, se però t'intendono, se
però non ti arrestano, se però non
t'ingannano, se però non ti tradiscono!
oh la bella pagina che aggiungerai alla
tua storia! quella in cui la posterità maravi- ^ gliata leggerà la conquista che tu avrai
ottenuta di una saggia, di una vera
libertà, per le vie sol delFamore! 48. Dico di una vera libertà: giacché,
siccome vi è il vero oro e Toro falso,
cosi vi è la libertà vera e la falsa libertà. Oh come quella è vaga! Oh quanto questa, è deforme! Oh come quella è
maestosa! Oh quanto questa è terribile ! Oh come ' quella spira grazia e calma ! Oh quanto
questa tramanda spavento ed orrore!
L'una ha ornato il capo della splendida
aureola dell'ordine, Fallra lo ha
ricoperto del berretto rosso dell'anarchia. L'una stringe in mano l'ulivo di
pace, l'altra la fiaccola della discordia. L'una è vestita di un abito si 70
bianco come qaello deirinnoccnza; TaUra è ayrol^ la nel nero paludamento del delitto,
macchiato di sangue* L'una è il sostegno
dei troni, 1* altra ne è la mina. L'una
è la gloria e la felicità dei popoli, Taltra ne è Tìgnominia e il flagello.
Questa sbuca dall'inferno come uno
sbuffo avvelenato dallo spirito del
diavolo; quella, come un^aura soave
dello spirito di Dio, discende dal cielo; Ubi spiri' tus Domini ibi libertas (7, Corinthi Z)! 49. Perciò, intendiamolo bene, miei cari fratelli, questa vera libertà esce non già dalle orgie
clandestine della ribellione, ma dal Santuario; germoglia dalle dottrine non già della filosofia, ma
della Religione. La libertà è la radiazione pacifica della verità, come la servitù è il lampo funesto
dell'errore. Non può perciò ottenersi
sincera e pura che dalla Chiesa in cui sola si ritrova sincera e pura la
verità. Come dunque è stata la Chiesa
che ha sostenuta la libertà metafisica
dell' anima umana contro i filosofi e gli eretici che Thanno impugnata; come è
stata la Chiesa che ha creata la libertà domestica, elevando la sposa, e
consecrando i figliuoli; come è stata la
Chiesa che ha introdotta la libertà cn?f7e, abolendo fra'popoli cristiani la
vendita dell'uomo e la servitù; così
solo la Chiesa potrà proclamare la
libertà politica, fissando i veri, i giusti limiti delTubbidienza e del
comando, i veri e giusti dritti, i veri
e giusti doveri del popolo e del principato. Fedeltà dunque, ubbidienza,
fiducia, amore alla 71 yera Religione: ad imitazione del grand'Uomo
di cui deploriamo la perdita, che non
solo si è della Religione giovato per
ottenere la vera libertà, co» me abbiamo
vedato^ Liberavit gentem stuim a perdittane; ma, come qaesf altra volta
vedremo, si è servito della libertà per
far trionfare la Religione; Corroboravi^ temphm. 73
ELOGIO FUrVEBRE DI PARTE SECONDA. Simon magnusjqui liberava gentem suam a
perditione; et in dièbus suis
corrobaravit templum (Eecli. ^J, 50.
Siccome tì é una vera grandezza, figlia della
virtù e del merito; così ve ne è una falsa, figlia del favore e del capriccio di chi la comparte, o
del pregiudizio edeirioganno di chi la credevo inGne delTadolazione,
dell'intrigo^ della viltà di chi se la
procura. Come però la grandezza
é diversa nel suo principio, cosi varia altresì nella sua darata. La falsa grandezza non basta a raccomandare, ad
elevare nemmen la persona, che ne è
rivestita come di un abito che non le si
assesta; e perisce con essa, e spesso
ancora prima di essa. La grandezza vera al
contrario nobilita, non che una persona, tatta una famiglia; come una pura luce si riflette
ancora so* pra una lung^ discendenza; e
gli emblemi più bril« lanti ne trasmetton
la gloria sino alla posterità più
rimota. Egli è perciò che nel magnifico stemma della famiglia O'Gonnell si legge il bel motto
«L'Occhio di O'Gonnell è la salate
d'Irlanda; SaUus Hibemiae oculus
O'Connell. » 51. Se non che questo
splendido motto non solo é la
testimonianza delle glorie passate di questa illustre famiglia, ma ancora è
stato come una profezia delle sue glorie
future, che in Daniello O'Gonnell ha
avuto il suo compimento. Giacché l'occhio vigile e penetrante di Daniello
O'Gonnell ha salvata ai giorni nostri
l'Irlanda; Saìus Hihemiae oculus 0*Cannell; essendosi egli, cittadino
cristiano, giovato della Religione per conquistare la libertà della sua patria, siccome ve I' ho di già dimostrato;
e, cristiano cittadino, essendosi della libertà servito per far trionfare la Religione, come debbo
dimostrartelo questa mattina: il perchè è stato grande della grandezza verace, e a cui può perciò
attribuirsi l'elogio della Scrittura;
Simun Magnus, qui Itbera^it gentem suam a perditùmcj et m JUeiui iuts carroboravit
templum. Io non vi chieggo più oggi,
miei cari Romani, la vostra attenzione,
il favor vostro; nella vostra indulgenza voi me lo avete di già accordato
nella maniera la più lusinghiera per me;
io ne sono in possesso. Non mi resta
dunque che cordialmente ringraziaryene^
profittarne ed incominciare. Simile ad un Sovrano legittimo, la verità non
ha bisogno che di se stessa, non ha
bisogno che di ri« Telarsi per quella
che è, per riscuotere Tadesione,
l'omaggio e regnare nel mondo delle intelligenze* AI contrario, simile ad un tiranno
usurpatore, Terrore non può imporsi alle menti degli uomini, non può conservarne Fimpero che per mezzo della
forza e dell'inganno. Perciò,
ovei'Eresia comincia sempre dalPattaccarsi ai Grandi, per quindi, col favore
delle loro passioni e colla forza del
loro, potere, dominare il popolo; la
Dottrina cattolica al contrario comincia
sempre dalPannunziarsi da so sola al popolo, e poi si degna di ammettere alla sua seguela anche
i Grandi, a patto però che veiigan col popolo ad assidersi alla mensa, a bere alla tazza
dell'eguaglianza Cristiana, vestiti delle divise dell'umiltà. Ove l'Eresia è sempre in ginocchio a pie dei troni,'
implorandone uno straccio di porpora che la ricuopra, una spada che la difenda; la Dottrina cattolica,
santamente altèra della divina sua origine, non si presenta ritta in piedi
innanzi a'troni che per predicar loro le più moleste verità, i più duri
doveri. Ove in fine le Chiese ereticali
e scismatiche vaU mendicando sempre
dagli uomini protezione ; la vera Chiesa
non chiede a Dio se non libertà] Ut
Ecclesia tua secura Ubi serviat libertate. Quindi, come l'ho altrove avvertito, la libertà
di 76
coscienza che, nel senso assoluto^ è indifferenza, a* teismo, empietà, giacché è la negazione di
ogni rivelazione, di ogni religione positiva, di ogni regola del credere e dell'operare; nel senso
relaiivo però, cioè, rispetto alla
Potestà civile, che non ha avuto da Dio
la missione di predicare e d'interpretare il Vangelo, è un principio cattolico,
che la Chiesa ha professato, ha insegnato, ha difeso; e cui non potrebbe Finanziare senza abdicare alla sua divina
missione, senza distruggersi; è una
condizione necessaria della sua esistenza e della sua propagazione. 53. Ma poiché, sulla fine dello scorso
secolo, la Chiesa cattolica avea veduto,
a nome e dagli apostoli della libertà,
imprigionati i suoi Pontefici, dispersi i
suoi ministri, distrutti i suoi altari, profanati i suoi tempii, violate le sue vergini, usurpate le
sue sostanze, aboliti i suoi chiostri, screditate manomesse le sue dottrine, le
sue leggi, il suo culto, le sue
istituzioni; poiché infine in quell'epoca funesta la Libertà camminò sempre in compagnia della
bestemmia e del sagrilegio; cosi cominciossi a rigiiardare come la nemica necessaria, inconciliàbite
della vera Religione; ed i veri fedeli
non poteano adir la pa- rola libertà
senza fremere, e non credeano poterla
pronunziare senza delitto. Che
anzi, poiché nell'epoca medesima l'Altare era
caduto sotto i colpi della stessa scure che avea smantellato il Trono; invalse l'idea che solo
insie- me uniti potean risorgere. Quindi
il Trono eVAUàrt ispirarono Io stesso interessaniento, si troiiaroDO uniti nella mente) nel cuore e sulla lingua
di tutti ì buoni. E poiché una trista
esperienza avea dimo- strato clie il Trono
non potea far di meno delF Alta- re;
cosi cominciossi anche a credere che neppur T Al- tare potesse far di meno del Trono. E quindi
altresì il Trono fu considerato come
l'appoggio necessa- rio non solo
dell'ordine politico ma ancora del-
l'ordine Beligioso. Queste idee
eran divenute comuni in Europa. iTeri
Fedeli tenean fiso lo sguardo non solo sui
troni* cattolici, ma ancora sui troni protestanti. Gli stessi cattolici dell' Irlanda non
aspettavano che dalla liberalità della
Corona protestante del- l'Inghilterra
l'emancipazione della loro coscienza é
della loro Beligione; e tutte le loro speranze avean riposte in un trono costituzionalmente nemico
della lor Fede. 54. Ma questo era lo stesso che fare della
divina Religione una istituzione umana
che non può far di- meno dell'appoggio
dell'uomo. Ma questo era lo stesso che
abbandonare la fede, la morale, il culto,
la Chiesa all'arbitrio del Potere civile, che, sotto pre- testo di esserne protettore, non avrebbe
mancato di farsen Pontefice; ed è
provato, che la Chiesa ha avu- to più
spesso a dolersi dei suoi protettori che dei
suoi persecutori. Questo era lo stesso che far dipen- dere dal buono o reo volere del Principe la
Fede del popolo, consacrare come
politicamente legìttimi 78 tutti i sistemi di errore, persia Tateisaio;
e consen- tire alla più'dura, alla più
insopportabile, alla più umiliante di
tutte le servitù, la servitù della co-
scienza; e voler distratto fin l'ultimo vestigio del- la dignità umana. Quanto non era dunque importante^ necessario
il far sentire ai popoli che il Potere
civile cbe stende sulla Religione la
mano, facendo sembiante di pro-
teggerla, la domina, e dominandola, Tannulla, la degrada; e che la vera Religióne non può
sussiste- re e propagarsi che all' ombra
e coll'ajuto delta libertà? Ma, grande Iddio ! distruggere un
pregiudizio che un complesso di orribili
circostanze avea pian- tato
profondamente negli spiriti più sag^; che, cioè, «La libertà fosse la nemica del laReligione:»
calmare le apprensioni, le paure, i
terrori troppo legittimi che la parola
libertà destava ne'cuori più religio- si
e più pii; strascinare un popolo si cattolico, co- me quel deirirlanda, a cercare nella libertà
il trion- fo di quel Gattolicismo, che
nel resto dell'Europa era o spento o
malconcio sotto i colpi della libertà:
cbe lavoro! che impresa! Una intera generazione di uomini apostolici' non parca potervi
riuscire. Ep- pure, un uomo solo, un
solo secolare, il solo O'Con- nell l'ha
fatta. Il suo genio è bastato per concepirla,
il suo coraggio per intraprenderla, la sua costao- za, la sua potenza per compierla! 55.Con quale prudenza, con quale
discrezione^per non intimidire
pregiudizii troppo ragione?oH, sen-
timenti troppo delicati, si applicò da prima e nelle pabbliche concioni e nei privati discorsi, a
persua- dere al popolo e al Clero: Gbe
non vi era nulla a sperare in vantaggio
della Religione cattolica dalla
liberalità spontanea di un governo protestante; che Pemancipazione religiosa non si potea
ottenere che pel mezzo e in compagnia
deircmancipazione poli- tica; che la
indipendenza della Chiesa cattolica in
Irlanda dovea essere una conquista legale, pacìfica del popolo, e non già una concessione
gratuita del Potere; e che la libertà
era Punico mezzo che lor rimanea per far
trionfare la Religione! Solea egli
spesso ripetere: Che nulla gli era stato più diffì- cile quanto il persuadere al Clero che la
Religio* ne non dovea, non potea vincere
che col favore della libertà. Non mancarono al principio spiriti piamente
de- boli o ipocritamente maligni che, al
sentire un lin- guaggio si nuovo nella
bocca del giovine O'Con- nell, ne
diffidarono essi stessi, e lo tradussero al
tribunale deiropinion publica, come uno spirito in- temperante, falsificato dalla filosofia del
secolo de- cimo ottavo; o come un tristo
emissario incaricato di inoculare
all'Irlanda le dottrine anarchiche della
rivoluzione di Francia; o, in una parola, come un Si^ttario. Ma il suo orrore pel sangue, il
suo amore per la legalità, la forza del
suo convincimento e sopra tutto il suo
zelo sincero per la Religione^
80 dissiparono ben presto questi
sospetti e queste ca* laonie. Le sue
sante intenzioni furono conosciute, le
sue dottrine furono intese 5 furon gustati ap*
provati applauditi i suoi disegni.
Che anzi, tale si fu l'effetto magico deìla sua pa- rola e della sua azione, che nel giro di un
lustro, riuaci a trasfondere
nell'Irlanda tutto il suo spirito; e a
trasformare in se stesso l'Irlanda; attirò nelle sue idee non solo i cattolici in massa, ma
ancora moltissimi protestanti (29); non
solo i secolari, ma ancora gli
ecclesiastici; non solo gli uomini, ma ancora le donne; non solo in Irlanda, ma
ancora in In- ghilterra; e stabili V
Associazione della libertà religio- sa^
in cui tutti gli uomini di buona fede, tutti i cuo* ri nobili, tutti i caratteri generosi del
Regno-Unito, di ogni chiesa e di ogni
opinione, si trovaron con* cordemente
collegati nella stessa idea di reclamare
coi loro sforzi riuniti la libertà di coscienza dal Po- tere civile, e di far trionfare la propria
religione col mezzo delia libertà. 56. Ma dove fece singolarmente conoscere la
no- biltà della sua anima cattolicamente
libera e- libera- mente cattolica si fu
nel grande affare del Feto, os- sia
della pretensione del Governo protestante d'In-
ghilterra a partecipare alle nomine dei vescovi cat- tolici d'Irlanda. Poiché qui sì che
addimostrò la scienza dì un dottore, lo
zelo di un apostolo, il co- raggio di un
eroe, e, pel molto che ebbe a soffrirvi,
anche la pazienza di un martire.
81 la pretensione del governo
parca discreta o in insigniGcante. Dei
tre candidati, che il Clero d'Ir- landa
solea, come ancor suole, presentare alla scelta della S.Sede per farne un
tcscoyo, il Governo anglicano volea la facoltà di escluderne un solo. I vantaggi
che sì promeUeano,per mercede di questa concessione, erano grandi, lusinghieri
e capaci di abbagliare i più cauti e di sedurre anche i più pii, cioè: rEmancipaziode o la libertà religiosa e
politica dL tutti ì cattolici del
Regno-Unito, e la dotazione dell'Episcopato d'Irlanda. Il popolo già
incominciava a sorridere ad una
proposizione che gli si presentava come il termine di tré secoli di orribili
angoscia Una parte del Clero, nell'interesse della dignità della Beiigione, non
parve lontana dall'accettare una
dotazione stabile che lo togliesse dalla dura
condizione di vivere poco men che di accatto. L'Episcopato stesso, che,
riunito in sinodo, avea sul principio,
con un accordo unanime, respinto questo
dono oOerto da greca mano, come attentatorio alla indipendenza ed alla disciplina della Chiesa;
si trovò poi scisso: giacché alcuni
vescovi, ingannati da fallaci promesse, da adulazioni affettate, avean data
al Bill del governo una adesione, di cui
ebbero vergogna e dolore e che rilrattaron più tardi. I cattolici inglesi essi pure, non vedendo nel Bill
insidioso se non una concessione
importante che faceva cessar^ la loro
degradazione politica, il foro stato di cittadini senza città, ed apriva loro
le porto del parlamento, si gittaropo dalla parie del governo, ed entrarono con uno zelo sì deplorabile n^Ile
sue yisle, che tacciarono d'imprudente
temerilà Topposizione deirEpiscopato
d'Irlanda, ecacciaron fuori e quasi
scomunicarono dal Gomitato cattolico il celebre Monsig. Milner, il solo
membro del Clero cattolico d'Ingbilierra, che in una eloquente memoria al parlamento
avea combattuto la misura goyemaliva collo
zelo, col coraggio e colla doltrioa di un Atanasio. Boma stessa, in q,uesta gran lotta, parve
inclinare versoi nemici della Chiesa
d'Irlanda; e, come i me* desimi
campagnuoli irlandesi, nella loro semplicità,
Io diccan piangendo: Sembrava essa pure divenuta Orangtsta. Mons. Quarantotto,.Vice-Prefetto
di Propaganda, durante la prigionia dell'Immorlal PioYll, avea, con suo rescritto, a.ccon$entilo alle
insidiose proposte del gQverno inglese,
che potean riuscire funeste alla libertà
della Chiesa. L'Orangismo, forte di questa pretesa concessione di Boma,
insolentisce; ii paese, lacerato da divisioni intestine, abbandonato dai suoi
fratelli d'Inghilterra e da*suoi tutori di Boma, non può così solo tener fermo
contro le compatte falangi dell'eresia
anglicana. I più coraggiosi sono stanchi di una lotta ineguale e che non offre alcun probabii successo. ]Lo
scoraggiamento è in tutti gli spiriti,
la freddezza in lutti i cuori. Oh
infelice Chiesa d'Irlanda ! ecco a tante tue
calamità venire ad aggiungersi la maggiore e la più umiliante di tutte: La perdita di quella
religio 83 sa indipendenza òhe i tuoi generosi figlinoli
aveàn comperata con tre secoli di
pàtinieriti e di sangue!.,. Ma no, non
temete: yì è un O^ConnelI) che la
ProTYÌdenza ha, come un nuovo Giuda Maccabeo, suscitato per vegliare alla difesa di questa
Chiesa» OXonnell giustificherà ancor
questa volta la veri-» tà del motto del
suo gentilizio stemma: tu Occhio di
O'Connèll salute d'Irlanda; Salus Hibtmiat ocu* lus 0*ConnelL 57. anima grande! Tante difficoltà riunite,
lungi dair abbattere il suo coraggio, lo
accendono. Nella disperazione comune,
egli sol non dispera. Nei co* munì
timori, per la condotta di Boma, egli solo è
pien di fiducia nella saggezza di Boma; e nella mancanza di tutti i mezzi, di tutti gli ajuti
da com*battere un potente nemico, egli solo osa di impegnare la pugna, come chi
è certo della vittoria! Eccolo perciò
far proclami alla nazione sopra le
insidie che le si preparano; riunire ecclesiastici e secolari in grandi assemblee, ed ivi
dinto&trare, colla scienza di un
teologo e colla perizia di un legista,
come della concessione, Ha; non oblia
i preti cortigiani e li stimatizza. Che
più? Vedesi qaasi al medesimo tempo confortare il Clero ed animare il popolo;
risvegliare Io zelo e la vigilanza dei
vescovi, e sostenerne il coraggio; far
spedire dieci legati a Londra ad implorare il soccorso della società degli
amici della libertà religiosa^ e far
volare due vescovi a Roma al Sommo
Pontefice, reduce dal glorioso suo esilio,
con una dotta memoria in cui, a nome dei cattolici suoi concittadini, espone con una forza
irresistibile di ragioni, i mali che Tammissione del Veto attirerebbe sulla Chiesa d'Irlanda. E poi in
tutti i tempi e in tutte le occasioni,
in pubblico ed in privato non cessa mai
di gridar, di ripeti^re:«Ora e sempre
noi rigetteremo ogni favore che ci bisognerà comprare col sagrificio della
nostra Bcligione e della nostra libertà.
» 58. Or che ottiene egli mai con
questi sforzi delia sua eloquenza, della
sua attività e del suo zelo? Ottiene il
successo il più completo, il più luminoso. Ottiene che Tepiscopato
conciliarmente riunito dichiari: la
condizione di servo,, mal potea far valere la verità e la santità della sua
religione schiava in fac-» eia alla
religione dominatrice de'saoi duri padroni;
Era duaqoe necessario, pei fine al quale la Nazió^ ne Irlandese parca essere stata da Dio
destìnataf ch'essa rompesse i ferri del
suo politico servaggio, e che per tal
mezzo acquistasse la libertà e la ìa«
d^endenza religiosa della sua Fede.
61. Or ecco appunto ciò che intese, ciò che vide il gienio penetrante di O'ConnelL Deh che, a
diCEe*renza di certi uomini, che solo pregtwttzio e adpla* zione fa grandi, e che appajono poi men
grandi di quello che sono, O'Goniieli è
assai più grande di quel che apparisce.
Le sue intenzioni, i suoi fini^ sono più
sublimi e più stupendi delle sue opere. Da
alcune sue espressiont fuggitive, dallo zelo inaudito 92
e dalla costanza, senza esempio nella storia del vero patriottismo, che
egli ha dimostrata nel procurare la liherlà della sna patria, si è potuto
solo comprendere che egli riguardava il
popol d'Irlanda come un popolo di predilezione, scelto da Dio per la salute etema di molti popoli, come un
popolo missionario. Si è potuto comprendere che O'Gonnell, nel lottare per la
emancipazion dell'Irlanda, non credeva
di trattare una causa ordinaria di pò*
litica umana, ma di cooperare al gran lavoro di Dio nel più grande dei disegni della sua
misericordia; e che egK non si riputava, semplice Irlandese, ma il servo, Io strumento di Dio nella sua
Chiesa. A misura perciò che le prove
del nobii destino dell'Irlanda, in
vantaggio della Religione fuori d'Irlanda, si accrescono e più divengono al suo
sguardo visibili; O'Gonnell sempre più si penetra del carattere religioso
dell'incarico da Dio ricevuto di
affirancare, di elevare Tlrianda. La sna azione diviene più intrèpida,
le sue intenzioni più pie. Riguarda egli V Isola de'Sami ctome santa, non
solo perchè ricoperta delle ossa,
inznppota del sangue di milioni di
martiri; ma. ancora perchè occupata a
spargere ampiamente pel mondo la santità. La onora con sempre maggiore
riverenza, l'ama, Taccarezza, vi si delizia con una tenerezza sempre
maggior re. Ah che non la chiama egli
del suo suolo» per l'ameaità delle sue
pittoresche contrade^ per la robustezza,
per la bellezza, per la grandezza del euo^
re de'suoi abitanti; ma sibbene perchè vede in questa nobile nazione, che si è voluta far passare
per la pie incolta e la più irrequieta
della terra, una nazione de* positaria
della verità e della grazia di IKo, adorna
della maestà della missione di Dio, chiamata a dar prova della' fedondità che, come la primitiva
Cbie>sa di Roma, si è acquistata, con tre secoli di martim e di sangue, e a generare molti figli di Dio
in tutto il mondo. E quindi il disciplinarla con tanta par zienza, il difenderla con tanto coraggio, il
da#si, rimmolarsi tutto per essa con
tanta alacrità, il volerla libera a costo di tanti sforzi e di tanti sagrificii.
Cosi «ina madre educa con maggior cura, veglia con maggior gelosia, ania,
vezzeggia con maggior tenerezzai^misla al rispetto» un figliuoletto che sa di essere destinato a regnare. > Iddio ha benedetto questi nobili diaegni,
questi santi trasporti che la sua grazia
avea fatti nascere nel cuor del suo
servo. 0*ConneIl ha veduto la libertà civile, che egli avea vaticinata e
conquistata alla sua patria, volta in
mezzo di trionfo dèlia fiéligione.in diverse paHi del mondo. 62, Di fatti fu in grazia e per gli eroici
sforzi delrirlanda, che, colla civile libertà, ancora la libertà religiosa fueoneédnta a tutti i cattolici
della corona Britannica. Eòeo dunque dà
quelFistante la cattolica «4 Beligìone, riguardata fioo allora in
Inghiltora con un superbo disdegno,
-come la religióne dei servi, e, $otto
nome di reZt^^ftòttfPapiWa, rilegata con dtsprez« zo nella plebe e negli ergastoli, spiegarle
una grande importanza, una gran forza, una gran dignità. Eccola, santamente altera, salire i palagi
dei grandi, penetrare nel parlamento, insinuarsi nella regia, assidersi nei secreti consigli della regalia,
obbligare Torgógliosa politica, che non la degnava già nemmeo di uno sguardo, a trattare con essa da
cguale, e poco meno che a rispettarla come padrona. Eccola questa Religione,
ripotata sol propria degl'ignoranti e degli imbecilli, della plebe e delle donnicciuole, invadere le Università più
famose di Oxford e di Cambridge, e
recintarvi seguaci fra il meglio cbe vi
avean prodotto le cattolicbe tradizioni non potute dall'eresia intieramente
distruggersi; e contar fra'suoi umili
discepoli i migliori ingegni, gli uomini
più eruditi e più profondi nella scienza
della Religione, le più nobili anime^ i caràtteri più generosi*
Deb òhe non è più oggi il tempo d^insultare una Religione che, senza alcun ajuto dei poteri
umani e a loro disi»etto, e forte solo della sua libertà e del suo incanto, attira, alFòdore dei suoi
unguenti di vini, ànime grandi; le impegna a seguirla per le vie più difficili, a sagrìBoare le posizioni
più lucrose e più brillanti, ad abbracciare la povertà nell'unick ambizione di
possedére la rérità! Gran cosa! La Religione cattòlica che, priva dei suoi dritti civili, non appariva che serva,
fatta liberai dal Genio di 0*GonneIlj è
apparsa regina. La libertà ne ha fatto
nc^Iio conoscere ed apprezzare la verità
e la bellezza. Il divenir Cattolico non è più oggi; presso gli slessi protestanti inglesi, nn
degradarsi^ ma è un salire, nn onorarsi
nella pubblica .opinioae»> Le sempre
nuove conquiste, che la Fede cattoUcj^
fa ogni istante aelle classi più coispicue della società^ neiruscire
dalia rete del protestantismo, sono accompagnate da un s^timento d'invidi« e
non di disprezzo. Quelli che vi restano,
gittano sopra se stessi uno sguardo di
vergogna che li uniilia, e più non
vomitano ingiuriei non lanciano sguardi
d*ira sopra quelli che da lor si separano. Non biasi* mano chi si £a cattolico; si dolgono di non
avier,(^« raggio d'imitarne Tesempio. Le
ingiurie plateali,, i sarcasmi, le
invettive violente^ le contumelie contro
i cattolici. più non si trovano jche sulla bocca di fa-^ natici bigotti, cosi ignobili di sentimenti
come di nascita. L'alta aristocrazia, la
vera scienza, la buona fede, il filosofo che riflette, Tuomo di stato che si rispetta non ha per la Chiesa cattolica e
per Taun gusto, suo Capo, che
espressioni di rispetto, di ami
mirazipue e di lo4e. Le volte di Westminster ogni di risuonan di accenti generosi che rendono
omag* gio alla verità cattolica» e fan
giustizia delle r^ncid^ iusolenze, ormai
insopportabili, dei vecchi setta^ rii.
Or continuftMo le coie su questo piedQ;. come dabitare della verità della
profezia, che an bel genio italiano (Il Conte de Maistre) ha fatta al principio
di questo secolo: « Che, pria che esso finisca 9 a San Paolo di Londra sarà
celebrata la Messa?» )f a una volta che
la Messa si celebri in San Paolo di
Londra, chi può ridire in quante altre
chiese dei vasti dominii deiringhil terra sarà pur celebrata nel medesimo giorno? Gran fatto !
la Corona Britannica domina sopra circa ottanta milioni di sudditi in tutto il mondo* Ora egli é ad
una sì enorme massa di uomini, di linguaggio e di religione diversi, che O'Connell ha aperte le porte
delia vera Chiesa, ha assicurata per
sempre la libertà di divenire cattolici, coiraverla rivendicata airirlmida!
Chi può però misurare l'estensione,
Timportanra di un tal successo! Deh che,
se lo zelo di O^Connell non avesse altro
successo ottenuto, questo solo sarebbe
più che bastevole ad assicurargli un posto distinto, una gloria affatto singolare negli annali del
catto- lico apostolato ! Mirate difattì
gli effetti preziosi che la Fede
cattolica, emancipala nella Madre patria, -prodnce in tutte le dipendenze di quel vastissimo
impero. Do* ve sventola il vessillo
della Gran^Bretagna, la fede
delKIrlanda, all'ombra delia libertà, spiega una for- za ed una maestà cdì nulla reaisie.ll soldato
irlande- se,' il sacerdote, il
missionario irlandese sono l'og- getto
di un particolare rispedo per parto di coloro 97
che vi comandano (32). LaRelìgione cattolica non ha ivi quasi altri nemici che i Metodisti,* la
setta in cui sono colati e si sono
concentrati tutti i sentimenti Tili,
tutti gl'istinti crudeli dell'eresia. Le altre set- te sentono la superiorità dell'azione
cattolica nel conyertire,
nell'inciyilire i popoli, e le rendono o-
maggio; e la Chiesa, divenuta libera, in queste va- ste contrade ogni di più si fortifica, si
estende e trionfa* Or questa rivoluzione, la più grande dopo
quella che operò nel mondo il
cristianesimo nascente, que- sta
rivoluzione si preziosa, pei suoi principii, pei suoi mezzi, pei suoi resultati. Dio per mezzo
di un sol uomo l'ha operata! Daniello
O'Gonnell è co- lui cui, dopo Dio, ne
risale la gloria. 65. Che dirò io mai
degli effetti che l'emancipazio- ne
d'Irlanda ha prodotti sul protestantismo inglese? Il vaticinio che, quando trattavasi questa
gran cau- sa dell'emancipazione,
pronunziarono i più pro- fondi politici
della Gran-Brettagna, cioè: tezzata,
Tha santificata e Tha fatta servire al trion-
fo della yera Religione nella sua patria; ben pre- sto questa dottrina, restata fino allora
celata in qualche angolo oscuro della
Francia e dell' Alle- magna, si è
ripetuta con un eco sonoro in tutta
FEuropa; ha guadagnate le Università, è entrata nei gabinetti, è penetrata nel Santuario; e,
solo al- l'eresia ed all'errore funesta,
dove ha prodotto, do- ve ha preparato i
più brillanti trionfi alla verità. 68.
Infatti, in faccia a questa dottrina della indi- pendenza della coscienza dal Potere civile, e
quin- di della libera discussione in
materia di religione» ne'paesi in cui la
vera Religione si trova circondata dalle
false; tutte le nuove sette religiose, nate dal- l'orgoglio dalla voluttà, come vermini della
corru- zione, son morte quasi nel
nascere; e mentre che la miscredenza e
l'eresia vede divenire ogni dì più rar
re le sue fila; la Verità cattolica, uscendo dalle sue lotte più forte e più vivace, vede ogni dì
più raddop- piarsi il numero dc'suoi seguaci;
ed essa sola profit- ta della libertà^
sotto i cui colpi temeasi che potesse
soccombere! Deh che con più di ragione può dirsi della libertà, quello che delia Scienza si è
detto: ff Che, cioè, Essa è un
dissolvente che decompone tutti i
metalli, meno che l'oro. » Poiché veramente
la libertà tutte le religioni discioglie e annienta, ad eccezion della Vera ! E se non fosse ciò
certo» se 102 ìion fosse evidente; se la libertà, uno dei
più grandi attributi dì Dio, potesse
mai non convenire alla Religione di Dio;
voi non mi udireste sicuramente farne
l'elogio da questo luogo, sacro soltanto a
tutto ciò che è vero, santo e divino.
Che più? Con quest'arma alla mano il Raziona- lismo alemanno ricusa arditamente di
sottometter- si al culto ufficiale della
Prussia; e, negando al Po- tere ogni
competenza d'imporre simboli e d'inter-
pretarli, distrugge gli ultimi avanzi dell'edificio di Lutero, e lavora per la intera libertà dei
cattolici. Con quest'arma la democrazia
di Ginevra, combat- tendo le pretensioni
intolleranti, la giurisdizione
dottrinale dei ministri dell'eresia, abbatte 1' em- pietà di Calvino nella metropoli del suo
impero, e prepara al Cattolicismo la
libertà. Con quest'arma la Diplomazia
europea batte in breccia Tintolleranza
musulmana in Costantinopoli, il paganesimo om- broso della Cina; ed apre le porte alla
libera pre- dicazion del Vangelo. Di
quest'arma infine si fan forti oggi, ad
essa sola han ricorso, essa maneggia- no
con confidenza, uguale alla paura che pria loro
ispirava, i fedeli, i sacerdoti, i vescovi della Chiesa cattolica, in Ispagna, in Portogallo, in
Francia (33), nel Belgio, in Olanda, ed
in molte contrade di Alemagna, per
ottenere l'indipendenza di cui la Chiesa
ha bisogno, e che un liberalismo ipocrita
si ostina a negarle; arrestano il potere civile tentato di foggiare
nuove catene alla Chiesa, e l'obbli- f aaio a spezzare le anticlie. Deh che la
causa della yera Religione,
trasportata^ una Tolta dal genio di
O'CoimelI isai largo terreno della libertà, agitata alla gran luce della pubblicità, non può più
perire; i suoi diritti non possono
essere più contrastati; non possono più
arrestarsi i suoi legittimi progressi e le sue conquiste! 69. Invano perciò certi goyerni s^'illudono
di poter più dominare la Chiesa, o nella Chiesa. Poiché il grande apostolato di O'Coùnell ha fatto del
principio délV Indipendenza della Religione dal Potere civile un domma universale; poiché lo ha persuaso a
tutte le menti, lo ha impresso in tutti
i cuori, e lo ha fatto adottare, gustare
ai più zelanti, ai più pii fra i Pastori
della Chiesa; queste principio non può
più cadere in obblio. Acquisterà forza per la stessa resistenza che vi
si vorrà opporre, trionferà di tutti gli
ostacoli, e farà trionfare la Religione.
E guai, guai ai governi che credessero ancora di poter fare del dispotismo reli^oso nel
secolo decimonono, dopo la grande
rivoluzione che vi si é creata nelle
idee! Gl'Imperatori che, col farsi
cristiani, non voller capire il cristianesimo, e pretesero di continuare
ad esercitare il dispotismo pagano sulla
Chiesa cristiana, furono dalla Chiesa
abbandonati; caddero in tutte le bassezze che fecero dare ai loro regni
il titolo di Storia del basso impero; e
scomparvero dalla scena politica del
mondo senza eredi e senza successori. La Chiesa, che non isdegna ma
ricerca, non disprezza ma ao^ coglie,
ma santifica tatto ciò che ha forza e vita, si
Tolse allora alla Barbarie, le cui mani avean fatta ginstizia delle miserie e delle colpe
dell'impero romano; le laro con un poco d'acqua il capo, la unse di nn poco d'olio in fronte, e ne fece
il miracolo della monarchia cristiana. Se mai dunque i loro successori, lasciandosi penetrare
dalPelemento pagano, essenzialmente dispotico, rinunziano all'eie* mento cristiano essenzialmente libero perchè
caritateyole, e non vorran sapere della dottrina della libertà religiosa dei popoli, e della
indipendenza della Chiesa, che formò la
sicurezza e la gloria dei loro maggiori;
la Chiesa saprà far di meno anche di
loro; si rivolgerà forse alla Democrazia; battezzerà questa Matrona selvaggia;
la farà cristiana, come già fece
cristiana la Barbarie; riconoscerà nn
qualche suo figliuolo, che gli ayyenimonti avran* no elevato al trono; gl'imprimerà in fronte
il sigillo della consecrazione divina;
gli dirà: « Begna; » ed esso regnerà:
nonostante la sua origine plebeja. ^ Deh
che i governi non hanno appoggio, non hanno scampo, non bau difesa, non hanno
probabi* lità di durata che nel dare la
sua libertà alla Chiesa (34), e nel trattare e nel rispettare i popoli come
figli di Dio ! * A scanso di equivoci,
non intendiamo, in così parlando, che la
Chiesa disporrà a sno piacere delle corone e dei regni; ma che, riconoscendo i diritti dei governi
che vorranno rico' noscere i suoi,
presterà loro nooTa forza colla sua sanzione e
col suo appoggio. Qual fa pertanto la pura gioja che inondò ti e acre di O'Gonnell al vedere co'proprii
occhi questi segnalati vantaggi, questi splendidi trionfi, pe ift. Gli stessi sentimenli area ancora pel Clero
€a«tolico di tutto il mondo. Nel 1837 arendo saputo che i giornali del Continente
lo accusavano di arer parlato con poco rispetto' del Clero Spagnnolo; O'Connell
smentì snhilo, in un discorso fatto al
popolo, questa accusa; ed airamico, che gli area data di ciò notiiia, rescrìsse cosi: « No, io non ho mai
mancato di rispetto al Clero Spagnuoio;
io non mi son renduto reo di questo delitto .... Come si è potuto mai credere
che io abbia così parlato dei ministri del Signore? Il linguaggio che mi si
attribuisce rassomiglierebbe a quello dei pretesi liberali di Trancia che sono
più nemici della Religione che amiei della
libertà. Io credo, che ri son pochi che, più di me, sian lontMii
dairinginriare e dal calunniare i sacerdoti di Dio. Vi ho sempre manifestato i miei secreti intorno ai
sentimenti di tsnerazione che un sacerdote m'ispira. > « Voi vi burlerete forse di me, se io vi
dico che spingo questo rispetto pei
sacerdoti sino alla superstizione; ma il fallo è che io non sono, in questo, padrone di me stesso.
Io non bo mai conosciuta una sola persona che abbia trattato di una maniera
inr conveniente i Ministri dell'Altare e
che abbia prosperato io questo mondo. Vi
è per questa gente una male^ione anche ni
questa teiTa. » A questa prova confidenziale, e perciò efficacissima,
della profonda pietà e del rispetto del grand'uomo pei llinistrì di Dio, aggiungiamo che, avendo
avuto non poche volle ragione di essere poco contento della rìconoscenza di
un qualche membro dìel Clero, non ne
fece con alcuno mai la |)iìi piccola
lagnane Ecco le sue precise parole sopra di ciò: t Queste società sono dì più riproTate da tutte le persooe di
educazione, di carattere e di rango. Sono riproTate specialmente dal rostro Clero
si amabile, si intelligente, sì laborioso e si pio, e da Toi tanto amato. Sarà possibile il non attendere
alle Toci^ ai consigli di questo Clero? Non sapete forse cb'esso altro
interesse non ha che il rostro? e nessun
fine ha fuorché il rostro rantaggio temporale ed eterno? » Così egli, secolare.
Volesse perciò Iddio che certi ecclesiastici parlassero, come questo buon secolare, del Clero ! Il Tenerabile Beda
attesta che ai monisteri dell'Irlanda
concorrerà la giorenlù studiosa di tutta TEuropa. L'insigne Scrittore Ware, sebbene inglese e
protestante, dice pare: Constai fuiise
olim in Hibemia scholas insigniores, ubi Galli, Saxones ete. tamquam ad Bonarum
Litterarum emporia, confluxerufU. Altri affermano ancora che nari cariche
interamente di giorani nobili
dall'Inghilterra approdarano spesso in Irlanda: i quali renirano in quei
celebri monisteri ad apprendervi la
letteratura e le scienze sacre e profane; Quos omne$s scrire il citato Yen. Beda, Hibemi libentissime
$u$cipientes, vietum ei$ quoHdiànum sine
pretio, librai quoque ad legendum» et
magiHerium graiuitum praebere curabant (Hi$tor. Eccles. lib. III. cap. 23y. Non contenta però la
generosa Irlanda di accogliere ne'snoi monisteri la gìorentù studiosa di tutta
l'Europa, e di alimentarla ed istruirla gratuitamente; era ancora sollecita di
mandare i suoi santi e dotti monaci non ad uno ad uno, ma a torme, a spargere la luce della rera
fede e della rera scienza in tutta l'Europa. Egli è uno scrittore, protestante
pure ed inglese il Camden che ciò ci
attesta: Hibemi in univernm Europam
sanetimmorum virorum examina emiserunt Il protestante Gobbet, nelle ine famose
lettere contro del protestantismo
inglese, dimostra che una delle cause dell'estrema miseria in cui vive il basso
popolo in Inghilterra» stessa, non che
in Irlanda, è stata la soppressione dei monisteri, eseguita dall'Eresia in odio
della -vera Religione. Quando i monisieri erano in piedi, quando ad ogni
piccolo tratto di paese tì era
un'abazia, nessuno poterà proTare la fame. Giacché, oltre Tospitalità rbe per tre giorni si accordare a
tutti indistintamente i yiaggiatori; qualunque pOTero si presentaYa alla
porta di uno di questi pii stabilimenti
della carità pubblica, ne ricerera tanto cibo da poterne portare anche a casa.
Ora la massa dei poTcri è tutta a carico
del gOTemo e dei particolari, che sono obbligati a concorrere # loro
sostentamento con enonni tasse; e si sa
con quale infelice successo ! Secondo questa legge si doTono erigere in Irlanda
Collegi provinciali^ ore i gioTani di tutte le religioni devono an> dare a studiare: ma sotto professori e con
libri mediatamente o immediatamente
scelti dai goTemo protestante, costituzionalmente nemico della fede cattolica.
Questa istituzione aTrebbe qualche cosa
àelVuniversiià di Francia, contro la quale i padri di famiglia, i reri
cattolici e l'episcopato di quella gran na■ione reclamano da tanti anni, con
tanto zelo e con tanta costanza. Questi Collegi provineiali sarebbero il mezzo
più efficace da propagare rindifferenlismo e l'incredulità non solo ftra'cattolici ma ancora fra gli stessi
protestanti, e da distruggere ogni germe di Cristianesimo. Un protestante
imparziale li ha perciò denunziati al pubblico, come un piano gigantesco di
empia educazione. Di più non ci yoUe perchè
l'intrepido ed instancabile cami^one della yera Fede si lerasse ad
attaccare questa oiribile legge, con tutta la forza della sua eloquenza e della sua autorità ; sicché
ri eccitò contro Tesecrazione di (utU
l'Irlanda. E sebbene, per la ragione indicala nel testo, questa \egge sia
passata al Parlamento; pure non si è potuta eseguire: tale si è l'opposizione
che troya; e probabilmente non si
eseguirà giammai : e se si arriva a
metterla in esecuzione, i yeri Irlandesi torneranno a fare ciò che per trecent'anni han fatto:
provvederanno, cioè, essi stessi alla
meglio alla istruzione dei loro figliuoli; ed a tutti i conti, preferiranno sempre che i loro figli
restino senza istruzione nelle umane scienze, anziché inviarli a queste sentine
deirempìetà a perdervi la fede divina. Non contento però di combattere gli
eretici colla voce, li combattè ancora
cogli scritti. Oltre il Trattato sopra l'Euearistia» di cui sopra si è detto
(not.4), sono celebri due altri Trattati di Daniello O'Connell, in forma di
lettere, contro i Metodisti. Nel primo
di essi O'Connell vendica Tautenticilà dell' Edizione detta Volgata della Sacra Scrittura, con una erudizione
sacra egualmente ampia che solida e
sicura; e colle ragioni più forti» ed
allo stesso tempo le più intelligibili, anche pel popolò, dimostra come è
impossibile al protestante di Care un solo atto di fede divina appoggiandosi solo alia Scrittura
interpretata secondo i principii del
protestantismo. Contro poi le calunnie dei Metodisti: che la Chiesa romana non
ama la diffusione del Codice* divino,
O'Connell prova che, nel corto intervallo passato tra rinvenzione della stampa e la così detta
riforma protestante, i Cattolici
pubblicarono, in diversi paesi, non men di ottocento edizioni diverse della
Sacra Scrittura, delle quali duecento
sono nelle diverse lingue volgari di Europa. Nota ancora un fatto della più alta importanza che, cioè, le
indicate edizioni in lingua volgare
della Sacra Scrittura, sono state fatte nei
paesi chOv all'epoca della riformai rimasero attaccati alla fede Cattolica; e che al contrario non si era
pubblicata alcuna edizione della Scrittura in volgare in Inghilterra, in
Iscozia, in Danimarca ed in Isvezia
prima che queste contrade avessero
abbracciato il protestantismo. Dal che vittoriosamente conchiuse, che i
paesi, che l'eresia accasa di essere restati Cattolici, perchè ri era scarsa la
cogniiione delle Sacre Scrilture, erano
infatti quelli in coi questo libro dÌTÌno era più dilTuso; e che al contrario i paesi che si yantano di avere
abbracciata la riforma, seguendo le dottrine della Scrittura, in rerità
sono quelli in cui questo Sacro Libro
era meno conosciuto. In quanto poi alle
Tersioni protestanti della Scrittura in Inglese, che sono state in uso in
Inghilterra sino al 1611, 0'Connell dimostra che più di mille ministri
protestanti le dichiararono « Piene di assurdità in molti luoghi, ed in molti
altri colme di sensi che falsificano e
pervertono la parola di Dio. > Eppure
queste eran le fonti, conchiude O'Connell, dalle quali i vostri primi protestanti attinsero le loro
nuove dottrine ! ! ! Nel secondo
Trattato si applica particolarmente a far yedere che razza di apostolo era Giovanni Wesley
fondatore de'Metodisti. O'Connell cel dimostra prima fervente ministro
della chiesa anglicana, che recatosi per
zelo nelle Indie, non giunge a convertire un solo uomo al cristianesimo; e
termina il suo apostolato collo
scomunicare una donzella perchè ricusò
di sposarlo. Poi ce lo rappresenta successivamente Indifferentista,
inclinato al papismo, della Setta dei Fratelli di Moravia 9 Calvinista
antinomiano; ed infine, che rigetta tutte queste credenze come cattive, ed
inventa una nuova religione tutta di suo
conio, il Metodifmo, Questi quadri sono dipinti
col pennello di un Bossuet. Wesley ed i suoi primi compagni Ti sono rappresentati negli atteggiamenti
proprii a destare orrore non meno per le
loro persone convinte della più fina
ipocrisia e di ogni sorta di delitti, che per le loro dottrine dimostrate
assurde, mostruose e ridicole. O'Connell in tutti queatl Trattati dimostra che
egli era tanto profondo teologo quanto
famoso giureconsulto; e che sapeva maneggiare con eguale facilità e successo la scienza del
dritto e la polemica religiosa; e questi
egregi Trattati sono stati degni però di essere citati con lode dal dottissimo
P. Perrone gesuita nel suo famoso corso
di Teologia. Lo Siandard, giornale inglese, accanito proleslante, in nn lungo articolo sopra O'GonneU, lo chiama
il Tommaso Mo~. ro del 8ec(0TA i3. Pag.
25, (13) Furono perciò incredibili g^i
sforzi che fece il goremo per
sopprimere do, rinasceya sotto di un
altro più minacciosa e più terribile,
prese il partito del lasciar correre; e si diede per vinto in faccia
ai rìtroyati inesaurìbili ed
all'invincibile costanza di un uomo solo! QonU saivoiizioiie si Ai: Che
OXonnell, nel caso che il gOTerao non
avesse fallo a suo modo, avreUie sollevala conr
Irò la Cmona lalta l'Irianda: so|ipoaizioiie di coi la condotta che atea O'Connell per «piarant'annl tenuta,
e le note sue mottravano Tinsossislenia.
Airepoca delle soounosse tentale dal RadiealUmo ingUte; se gl'Iilandesi si
oniTano ai CarUsti, autori di qoeita rÌTolnzfone sociale, era finito per
Tlnghiltem. GÌ* Irlandesi sono si
numerosi in Inghilterra, che in una sola città se ne contamo fino ad ottanta
mila; e perciò i CartUU non lasciarono
alcun mezzo intentato per attirarli nelle loro idee e nel loro partito* facendo valere principalmente le
troppo giuste ragioni dell'Irianda per le ingiustizie di cui è slata la
vitlima. Ma le dottrine e gli
ayTertimenti di O' Connell, sopi-a il dovov
di rispettar Tordine ed esser fedele al Sovrano, erano sempre presenti
alla mente, risuonavan sempre all' orecchio dei
figli dell'Irlanda. Sicché tra le tante migliaja di quei settaiii che furono tradotti ai Irihunali come rei di
alto tradimento, non si è trovato un
solo Irlandese. La storia imparziale dirà
dunque che O'Connell, l'uomo il più benemerito dell'Irlanda, ^ stato altresì l'uomo il più benemerito di
tutto l'impero britannico e dell'intera Europa. Se mai il fanatismo puritano, anglicano,
pietista, oranglsta, cosa non difllcile
ad accadere, congiurerà contro il trono d'Inghilterra, è certo che la regina
Vittoria non troverà volontà più fedeli
per sostenerla, Inraccia più forti per difenderìa, cuori più generosi
neiramarla, di ifuelli dei poveri Irlandesi, che la corona d'Inghilterra, con trecenf anni di
persecuzione, ha tentalo di avvilire e
di distruggere. I stonali piolesUiiti é'Iiiglulterra e élriaida sodo pieni delle confeiHOiii del profirieCarìl e dei
ricchi de' due regni, che dlchlanBO ora
di rieonosceie: Che essi derono all'mineiiza ed alla asioBe di O'Connell l'arer
eonsenrate le loro ricchezze, le loro proprieti e la loro Tifa. Tutti gli
nomini di senno vedono ora e conipssano
che la morte dì O'Connell ha lasciato nn
Tooto immenso nell' economia gOTemalira, cho
nulla polla riempile. Manca da oggi innanzi ipiel braccio pp^ sente che, Interponendosi tra gli oppressori
e gli oppressi, persnadeTa a quelli la
moderazione, a cosUMro la pazienza; e
mantenoTa l'M-dine dvile e politico in una grande nazione. Ndla milizia inglese
tutti i milllari, di qualunque concessione fossero, erano costretti, le
domeniche, di andare ali» chiesa
protestante. Ora un soldato cattolico irlandese, per nome Patrio Spence, una
domenica ricusò di andanri, dicendu che,
essendo cattolico, non poteva assistere agli eserdzii di un culto ereticale. Cacciato per ciò nel fondo
di un sozzo cavcere, a solo poco pne ed acqua per alimento, dopo una settimana
di questo patimento disse che acconsentiTa di InterTenire cogli altri al tempio
protestante. Ha appena il min»» stro
anglicano Incominciò la sua oIBciatnra, Il braro cattolico, cavando di tasca un libretto di divozione, si
mise a leggere lo sue preghiefe,
voltando le spalle al ministro dell'eresia. Il pevchè, cancellato dal
reggimento, fu condannato alla deportazione o airesillo perpetuo dalla sua
patria. Come però O'Connell seppe un tal fatto, tanto si adoperò, tanto scrisse
conilo la ingiustizia crudele, la
tirannica intolleranza di obbligare i
poveri cattolici ad intervenire al servizio protestante, che non solo ottenne il ritorno di Spenee al suo
reggimento; ma di più costrìnse il
governo a dare a'cattollcl soldati la libertà di andare le domeniche alla Messa
nelle chiese cattoliche. L'Ani^icanismo intende bene che, fino a tanto ohe
il Clero cattolico dell'Irlanda fa cansa
comune col popolo: questo popolo non uscirà mal dalle rie deirubbidienza e
dell^ordine; e che, per mezzo di una agitazione sempre pacifica e sempre legale, obbligherà l'Inghilterra a
concedergli il parlamento suo proprio e tutte le sue libertà. E poiché
l'Irlanda Teramente ed intieramente
libera la paura all' eresia ; cerca
essa, per tutti i mezzi, di dividere il Clero dal popolo, affinchè il
popolo, privo della direzione del Clero, dando luogo a tumulti, presenti al governo apparente
ragione non solo da negargli le libertà
che reclama, ma ancora di spogliarlo di
•quelle che ha già ottenute. Come però ha reduto che il bravo Clero d'
Irlanda è inaccessibfle alla seduzione deir oro, l'Anglicanismo ha avuto ricorso airipocrisia;
e profittando della stupidità e della debolezza di certi Cattolici inglesi ha
fatto predicare all'Irlanda: « Che è uno scandalo il Tedere il Clero Cattolico
di quell'Isola dimenticare le sue funzioni ecclesiastiche, e prender parte
all'agitazione politica dell'Irlanda; *
e con mille rergognosi artificii ha sparso da per tutto questo pregiudizio e questa calunnia contro il Clero
più zelante della Cristianità, ed ò
giunto ad accreditarlo fino qui in Roma:
dove abbiam sentito noi stessi certi imbecilli ripetere la stessa
lagnanza, senza accorgersi i porerlni che, così parlando, erano il trastullo dell'eresia e faceano la
sua causa, credendo di zelare l'onore
vero del sacerdozio e della Chiesa. Felicemente però per la Religione e per
l'ordine pubblico, il Clero d'Irlanda
non ha dato retta a queste Omilie o ipocrite o insensate. Ho detto da prima
felicemente per la Religione ; perchè se
il Clero si divide dal popolo e non prende a cuore tutti I SUOI Interessi
corporei, civili, politici; non ha più
forza, non ha più autorità allorché gli parla de'suoi interes- si spirituali e divini. Il sacerdote il quale
non comincia dal- l'esercitare la
carità, non può persuadere con successo la verità. Perciò Gesù Cristo
incominciava dal risanare, dal nutrire i corpi con un pane materiale, pria di
nutrire le anime col pane spirìtoale
éeHìh soa celeste dottrìns. Il sacerdote che
non prende parte alla condiiione cÌTÌle e p. La riforma qui 128
non si arrestò. Essa rapi alia Cbiesa i suoi beni e ne fece la proprietà de' laici. Tolse t loro dritti ai
popoli, ed ai poveri il loro patrimonio;
e distrusse i capitali, da cui si traeira il sollievo dei miseri, il conforto
degrinfcrmi, il vestito dell'indigente, il sostentamento dell'orfano e della
vedova desolata ! Vedi la Bolla di Convocazione del Concilio di Trento; od il Concilio di Trento medesimo nelle
Sessioni De Reformatìone. Nella rìfoluzione suscitatasi nel Canada Tanno 1837,
i Cattolici Irlandesi, ivi emigrati,
imbevuti delle massime di OXonnell, non
vollero prendervi alcuna parte, e rimasera
fermi ne'loro sentimenti di fedeltà alla Corona d'iAghilterra. I demagoghi francesi, che aveano eccitato il
trambusto, ne furono arrabbiati, e
concepirono il disegno di demolire la Chiesa Cattedrale e la residenza del
Vescovo che con una sua lettera pastorale avea esortato il popolo al ristretto
ed all'ubbidienza all'autorità. Come però i buoni Irlandesi ebbero di ciò contezza,
si armaron tutti come poterono, di fucili, di spade, di spranghe di feno, di vanghe o di altri
strumenti di arti, e, non potendo avere
altro, di nodosi bastoni, e circondarono la
Chiesa e l'Episcopio, minacciando di morte chiuniiue avesse osato di toccare la Casa di Dio o la
residenza del loro Pastore. Questo contegno de'bravi Irlandesi sconcertò i
sediziosi, li obbligò a rinunziare al loro disegno di distruzione e li fece divenire mansueti siccome agnelli. Tutto
ciò lo sappiamo dallo stesso Monsignor Bourget, vescovo di Monreale nei Canada, che in quest'anno medesimo è stato
qui in Roma, ed ha predicato in questa
venerabile chiesa di Sant'Andrea della
Valle nel triduo ordinato dal Sommo Pontefice ìm wo^ corvo deirirlai^a. Voltaire ha detto dei
moderni Romani: Conquistatori pia non
SODO, ma son felici. L^osserrazione, ripeto, è di Voltaire. NOTA 29. Pag. SO. (29) Fra questi anche dne Memfirì della
Famiglia Reale; olire ima gran quioitità di Lordi e di Deputati dei Comuni. Questo
celeberrimo trattato fd fatto nell'anno 1691, in Limerick, allorché l'Irlanda stava in armi
per difendere Giaco* mo II. re
d'Inghilterra e d'Irlanda contro l'usurpatore Guglielmo III, principe d'Orange.
Combattè allora sì valorosamente
l'armata Irlandese che, sebbene non riuscì a riìnettere Giacomo sul trono, pure ottenne un trattato
onorevolissimo in cui vennero ampiamente guarentiti agl'Irlandesi tutti i loro
dritti religiosi e civili. Prima però che fosse firmato il trattalo, arrivò
in ajuto dell'Irlanda una flotta
francese che facilmente Tavrebbe messa
in istato d'ottenere una compiuta vittoria. Ma U cattolica Irlanda avendo impegnata la sua parola pel
trattato suddetto, non volle accettare
gli offerti soccorsi, per non violare la fede
data. Non cosà però l'Inghilterra protestante. Non passarono che pochi mesi, ed il trattato fu da essa
annullato con una insi^e malafede. Poiché non solo furono tolti ai cattolici i
dritti che erano stati loro assicurati
quando essi aveano le armi in mano in
una guerra giusta; ma ancora si cominciò ad opprimerli con leggi le più empie e
più crudelL Questo celebre trattato
somministrava un argomento perenne ad O'Connell, per provare l'innata perfidia dell' Eresia
anglicana e del fanatismo orangista, e
la fedeltà e la onoratezza della cattolica Irlanda. L'immensa fiducia, il
tenero amore degli Irlandesi pel loro
Clero, indipendentemente da ogni altra considerazione, proviene da ciò che il Sacerdote Irlandese è
l'aomo dell'Irlanda, è Taomo del popolo. Se mai fosse spesato, o, per un legame
qualunque, fosse attinente al goyemo, perciò stesso diverrebbe Tuomo del
goyemo, lo strumento senrile della corona; cesserebbe di essere Fuomo del
popolo, e perderebbe la fiducia e
l'amore del popolo. Un Clero salariato da un governo nemico della sua religione
è un Clero degradato; ed un Clero
degradato non può più parlare a nome di Dio al popolo né esseme ubbidito.
Quindi il popolo si comincerebbe ad
allontanare dalla pratica della legge di Dio e della Religione, ed a poco a poco cadrebbe nella dissolutezza
e neir indifferentismo. Quanto meno si può sospettare che il sacerdote parli nell'interesse del potere umano, tanto
più ha forza nelrinculcare la legge divina. Quanto è più indipendente,
tanto è più rispettato ; quanto è più
libero, tanto è più polente; quanto è
più disinteressato, tanto è più amato. L'occhio acuto e zelante di O'Connell yedeya tutte queste
conseguenze nell'offerta insidiosa del goyemo protestante di salariare il
Clero cattolico; e perciò attaccò sempre
questa misura con una energia e con una perseveranza superiore ad ogni idea. Pochi
anni sono il comandante Inglese di Gibilterra
si avvisò di intavolare una persecuzione in forma contro la Chiesa Cattolica, sino ad incarcerare
Monsignore Hugon Vicario Apostolico in quella stazione. Quei buoni cattolici
non ebbero che a ricorrere ad O'Connell; e mediante il suo zelo^ la sua influenza e la sua attivila onde gridò
altamcnlc e presso la Regina e presso il ministero e presso il Parlamento; il
Vicario Apostolico fu restituito alla sua residenza, il comandante fu deposto; ed a quella Chiesa fu renduta la
sua pace e la sua libertà. Questo
sistema, di giovarsi dei mezzi legdi che, in ogni slato, si troTano più o meno efficaci ed a
disposizione di latti, affine di
rivendicare dalla Podestà civile la libertà della Chiesa, ha ricevuto non ha
guari la sanzione del Sommo Pontefice
Pio IX in queste parole da esso pronunziate nel Concistoro degli undici
giugno p. p. a commendazione dell' Episcopato di Francia, nobilissimo corpo di Pastori della
vera Chiesa: Ecco il tenero e saggio proclama che VÀssodazione della Revoca ha diretto al popolo dell'Irlanda
nella circostanza della morte di O'Conell:
Compatriotti ! O'Connell non è
più. Lo spirito animatore dell'Irlanda è
estinto. Il lume delle nazioni è scomparso. Lamentatevi' e piangete pure, o figli dell'
Irlanda; poiché la tazza della vostra
afflizione è piena; e i vostri patimenti sono
senza misura. Colui, che formava la gloria de'vostri cuori, è stato percosso, lo splendore di Erin
(dell'Irlanda) si è spento. Il liberatore dell' patria è morto. In unastagione
di afflizione è piaciuto air Altissimo di colpirci fin alPestremo. La pestilenza
e la fame opprimono il nostro popolo: mentre in un altro suolo, langi dalla
amata sua patria, giace il veterano Campione dell'Irlanda. Sì, piangiamolo
pure, perchè tutto il genere umano
piange la di lui perdita; ed il lutto che ci colma, per la sua morte si estende a tutto 11 mondo.Sì per
tutto il mondo un granyuoto è sentito.
Chi lo colmerà? Qual nazione^ qual
popolo non ha perduto in lui un benefattore? La nostra patriA ha perduta la sua guida e il suo Capitano.
Abbiamo però senv: pre le massime della
sua sapienza; e son queste le norme che
rirlanda deve seguire: per esser sempre sotto lo stendardo di O'Connell. I suoi insegnamenti sono sparsi
fra di toì, come per tutto il mondo. Non
vi è durata di tempo che potrà far cadere
in oblio la sua dottrina. I suoi sentieri erano quelli della pace« Egli camminò per le yie della legge e
dell'ordine. RammentateTi di quel suo detto « Colui che commette un delitto, dà
forza al nemico. Ora per i suoi lunghi e fedeli serrigii, per
Tesempio sì nobile della sua yita, per
la gloria del suo nome immortale yi preghi»*
mo. Ti scongiuriamo, o Compatriotti, di non abbandonare giammai i
principii, e di non mai dimenticarTi degl' insegnamenti di O'Connell. Fra mezzo a tante anime
Teramente cristiane e generose, e perciò amanti della Tera Keligione e della
Tera libertà, che si troTano nel partito
legittimista, molte Te ne sono degeneri e Tili che, sotto pretesto di difendere
il principio della legittimità, non Ti è dispotismo cui non s'inchinino, non tì
è despota che non adulino, non tì è interesse, per grande che sia, che non sagrifichino: fosse anche la
Keligione, fosse anche la patrial Per
costoro adunque Daniello O'Connell ha doTuto essere, ed è stato di fatti segno
di contradizione e di disprezzo. Non Ti
è specie d'ingiurie che gli abbiano risparmiata; non Ti è specie di accuse che non gli abbiano fatte
nei loro giornali; sicché, non solo in
Francia ma in Italia ancora, e perfino qi^i
in Roma, sono giunti a creare le più sinistre preTenzionl aiH che contro l'ortodossia di cui il grand*uomo
avea date prove sì 13+ t
grandi e si luminose! Quindi è accaduto che ayendo egli dimandata la
grazia, che il suo Confessore, che conduccTa sempre in sua compagnia, potesse, in ogni diocesi,
udirne la confessione, senz'essere obbligato a chiederne la facoltà al toscoyo
del luogo; questa grazia gli fu negata.
L'amico, incaricato di ottenergliela usò però la delicatezza di nascondergli
questa negatìTa: solo gli manifestò che, dietro le dicerie e gì' intrighi
di un partito, in Roma 'si era incerto
intomo a'sentimenti delrO'Connell, rispetto alla S. Sede. Ora O'Connell, al
sentire che si metteyano in dubbio i
suoi sentimenti di filiale attaccamento alla Sede Apostolica, ne pianse per
dolore; e rescrisse subito una lettera
che termina con queste ammirabili e tenere
parole, degne di un S. Girolamo, e di un Sant'Agostino: «Io venero in
ogni cosa Tautorità della S. Sede. Io spero bene ( poiché mi conosco) che non
yi è una sola persona nella Chiesa che,
più sinceramente di me, faccia di tutto cuore alla S. Sede la sommissione (nella più larga accettazione
della parola) che la Chiesa Cattolica
dimanda a'suoi figli. Non ho mai detto, e non
dirò mai una sola parola che a lei non sommetta colla più profonda
obbedienza. Sono attaccato di cuore al Centro dell'unità, col più ardente desiderio di non mai
separarmene, né in pensieri né in parole né in azioni; e se mai mi accadesse
che io m'ingannassi nelle opinioni che
enuncio, spero che si avrà la
discrezione d'interpretarle a seconda de'miei sentimenti: giac- ché LA MIA SOMMESSIONB ALL* AUTORITÀ* DELLA
CHIESA t COMPLETA, INTERA ED UNIVERSALE.
> QuCStO bell'atto di fede, questa bella
professione dei sentimenti di un vero cattolico, di un yero figlio della Chiesa, essendo stata
posta sotto gli occhi dipi Sommo
Pontefice, lo intenerì sino alle lagrime. Le ingiuste preyenzioni si dissiparono, e la grazia fu
all'istante accordata. Gratior et pulchro veniens in eorpore viHus
(Vfa-gil. Aaeneid. lib. ix). E
quell'invitta ss forza che ha virtù a beltà
mista f'Ttaduz. di jnnib, CaroJ, CENNI
SUI SOLENNI FUNERALI Celebrati
in Sant'Andrea della Vcdh di Roma per V
anima di Daniello o'connell. lìt A. quel sommo Irlandese di DanieHo O'Connell»
trapassato in Genova il 15 Maggio mentre
a Roma dirigeasi, doTea Ro* ma nna
lacrima di dolore » una prece di etemo riposo, una parola di lode. E fu pio dlTìsamento di
alcuni ottimi Eccle- siastici, e di
altri distinti Romani, che per collette, solenni esequie si celebrassero per V anima del gran
Cristiano che tanto aTea meritato della
Religione, della patria, del mon- do. Il
Sommo Pontefice l'immortale Pio IX n'espresse il suo pieno gradimento; e allo stimolo delle
parole, perchè la pom* pa funebre
riuscisse degna di Roma, aggiunse l'opera di ge- nerosa largizione; concesse, per
ispecialissimo pririlegio, i ric- chi paramenti
sacri della Cappella Pontificia, e a maggior suf- fragio di queir anima dichiarò priTilegiati
tutti gli altari di 8. Andrea della
Valle nei giorno in cui quest'esequie avreb-
bero avuto luogo. I desiderii
del Sommo Gerarca, e l'aspettativa del popolo
romano non verniero defraudati. Nulla fa ommesso, anzi con ogni premura e diligenza si procurò che la
sacra cerimo- nia riuscisse decorosa e
magnifica quanta altra mai di simile
natura. Lo stemma gentilizio e
apposita iscrizione locata sulla por- ta
maggiore della Chiesa annunziava al pubblico che il po- polo romano rendeva f^i estremi uflBcii a
Daniello O'Connell; altra grande
iscrizione sulla porta all' intemo enumerava le
principali sue gesta. Quel vasto
tempio ti presentava triste ed imponente aspet-
to. Il bruno di coi era tutto vestito dava maggiore risalto alle sue
belle forme archiletioniche; né qaelle gramaglie ti ren- deano usa tetra monotonìa, che la maestreyole
disposizione delle seterie e de'yelluti,
e la ricchezza delle frange ad oro,
nulla togliendo all'effetto lugubre che ispirar dee il tetro co- lor di morte, il rario e il gajo dispiegara
agli occhi del ri- guardante. Maestoso e
svelto- insieme sorgeva fino a sessanta
palmi sotto la gran cupola il catafalco, nel cui basamento leggeyansi delle iscrizioni dettale dal
yaloroso latinista il Ca^ nonico D.
Francesco Mauro. Nel secondo ripiano Tedevasi
un gran medaglione a basso rilievo rappresentante V effigie di O'Connell morente, cui la statua della
Religione che tut- to sormontava il
monumento, «ombrava dire Il valente
Scultore signor Binaldi avea Tubo e
l'altra modellato. Negli altri tre lati dello stesso ripiano e- rano, a finto rilievo, espresii tre fatti
memorandi della vita del grand'uomo,
oggetto di questa pia cerimonia; cioè: Nell'uno
rappresentavasi V atleta della emancipazione Irlandese pero- rante per la prima volta nel parlamento
inglese in difesa del diritto
de'CattoIici a sedervi. Neiraltro scorgevasi Lui segui' to dal corteo e in abito di Lord maire di
Dublino (abito che O'Connell è stato il
primo Cattolico ad indossare da dueceiF
t*annl) ricevuto dal Clero alla porta della Metropolitana di quella città. II terzo accennava alla sua
gloriosa liberazione dal carcere» e lo
si vedeva salito su di un cairo trionfale in-
dicando al popolo festeggiante la gran Madre di Dio, da cai riconoscea il trionfo della sua innocenza. ADYBRSARIIS
SYPBRATI8 G0NS0PITI8 FACTIONIBYS
CATBOLICA RBLIGIONS CYI SE TOTYM DBYOYBRAT IN LIBBRTATBM YINDICATA
BX SABCYLI PR0CBLLI8 IN PORTYM ABTERNITATI8 SE RECEPIT INGBNTI STI
DESIDERIO APYD CIYBS TYM APYD feXTBROS RBLKTO
OBIIT lANUAE ID. HAT AN. SAL. HDCCCXLYII TIXIT ANNOS LXXI MENS. IX. DIBS TI AD AETATBM BT RES GESTAS PER DIT AD
POPTLORTH PRAB8IDITM AC SOLAMBN HBT PARTM DIT
In tumuli temporarii lateribus hincinde.
DANIEL O'CONNELLVS TNYS POST
HOMINTU MEMORIAH QUI SCRIPTIS
YOLYMINIBTS TANTA SAPIENTIA RBFBRTIS
IVRA FIDBI LIDERTATI9QTB QVAE SE ANTE A INYICEM AYBRSARl YIDEBANTYR
AMICE COHPOSYIT AC CETERIS
GENTIBYS YTI HANC INIRBNT YIAM YNDB TAXTA
AD IMPERIA FIRMITAS AD RELIGIONBM MAGNYU INCREHENTVlf REDYNDAT
QYASI SIGNYH EXTVLIT YNIYERSIS KA
FYIT GRATIA ET B^STIUATIONB YT PRIHVS CATHOLICORVM IN ANGLICIS COMITIIS
ADYBRSARIIS FRY8TRA OBNITENTIBVS IN
SBCVNDO ORDINE SBDBRIT IDEMQYB TOT ANNOS
REU POPYLAREU DEXTBR BGtT ET PRINCIPBH
SEMPER LOCYM OBTINYIT PER QYEM
lYDKIIS SEYERITAS LEGIBYS ADSERTA EST DIGNITAS
FRENA INIECTA LICENTIAB PIETAS ET RELIGIO AMPLIFICATA MAGNIS
AYCTIBYS BIS ARTIBYS YIAU AFFBCTAYIT AD
SYPEROS IV. DANIEL O'CONNELLVS PtO BA QVA FVIT STMMA ERGA 6EDEM APOSTOLICAH
OBSERVANTIA ET SANCTISS. PONTIFICEM
PIYM OPT. MAX CVIVS FAUA APVD OMNES
GBNTES lAM PERCREBVERAT ROMAB INFIRMA
LICET VALETYDINE ITER SVSCEPIT YERVM
lANVAE QTTM MORB\'S MAGIS INGRAVESCERET
IN GERISTI SBRYATORIS PRO SE CRTCI ADFIXI COMPLBXV DIEM OBIIT
SYPRBMYM ALTER MOYSES TERRAM YIYENTIYM
DB LONGB PROSPEXIT CVIVS TAMEN COR IN
QYO DYM YIVERET CANDIDA RELIGIO PIETAS
AMOR PATRIAB YNICE YALVIT DANIEL FILIVS AD PATERNA BXEMPLA C0NTBNDEN8 ROMAM SICYT MORIBNS IPSB CAYERAT PERFERENDVM CYRAYIT In aversa tumuli
temporarii facie. V. DANIEL O^CONNELLVS BXIMIA FYIT IN DBYM PIBTATB m YIRGINBM
DBIPARAM IN CVIVS TYTELAM SE TOTYM
TRADIDERAT STVDIO SINGVLARI lUSTITIA VERO INTEGRITATE ANIMI FORTITYDINE
LI6ERALITATE DILIGBNTIA FACILITATE QYA
SE OMNIBYS BXAEQYAVIT NVLLI OMNINO
COMPARANDYS QYAS ANIMI SVI YIRTYTBS IN
QYATYOR LIBEROB SEDYLITATB TANTA
INSTILLAYIT YT BOB NON TAM SIBI
PROCREASSE QYAM DEO ET RBIPYBLICAE
MIABSBFBRRBT BT LONGO POST SB
IKTBRYALLO RBLINQUBRET QUAE SEQUUNTUR
EPIGRAPHAE IN INTERIORI TEMPLO PILIS
DISPOSITAE LEGEBANTUR» 1. Clamaverunt
odDominum qui suscUavU eis Salvatorem.
(Jud. III. 15.) 2. Clamor
filiùrum Israel venti ad me, vidique afflictionem eorumj qui ab Àegyptiis opprimuntur Veni, et
miWm te, ut educai populum meum. Ego ero
tecum, (Exod.). Ab infamia mea mecum crevU miseraUo, et de utero
matris meae egressa est mecum. (Job.). 4. Dedit ei Deus sapientiam, et prudentiam
multam ntmis, et Mitudinem cordis, (Reg.). 6.Justitia indutus sum, et vestivi me sicut
vestimento, et dia- demate judicio meo.
Oculus fui cocco, etpes claudo. (Job). Gubemavit
ad Dominum cor ipsius, et in diebus peccato-
rum corroboravit pietatem. (Eccli. xlix. 3, 4). 7. Princeps fratrum, fundamentum gentis,
staòilimentumpo- puh* (Eccli. 49. 17).
Ubi non est gubemator, populus cor- ruet
(Prov.). 8. Custodiva illum ab inimids,
et certamen forte dedit UH ^t vinceret
(Sap. x. 12). Descendit cum ilio in foveam et in vinculis non dereliquit illum, et mendaces ostendit qui maculaverunt
illum, et de- dit UH claritatem aetemam.
(Sap. x. 14). iO. Loquebar de
testimoniis tuis in conspectu regum, et non
confundebar, (Psal. ii8). i I.
Populumjustum liberava a nationibus, quae iUum depri- mebant. (Sap.). i2. Vos fila confortamini, et viriliter
agite inlege, quia in ea gloriosi
eritis, (Macc.). Majorem hac
dilectione nemo habet, ut animam suam ponat quis prò amicis suis. (Joan. xiii.
34). 14. Mortuus est pater, ... et
quasi non est mortuus: simi- lem enim
sibi reliquit post se. In vita stia vidit, et laeta- 143
tus eit in ilio : in ohitu suo non est contristatus » nee eonfu. ÀS est eoram inimicis. (Eccli.). Praecepit Josue principibus populi
dicens: Mementoteser- monis^ quem
praecepit voÒis Moyses famulus Domini,
Et responderunt ad Josue. Omnia quaecumque
praecepi- sii nohis fademus» sicut
ohedivimus in cunctis Moysi» ita
ohediemus tibi. (Josue i. 16). i6.
Decessiti non solum juvenibus, sed et universae genti memoriam mortis sttae ad exemplum virtutis,
et fortitu- dinis derelinquens. (II.
Mac. vi. 3). 17. Cum placuerint Domino viae hominis^ inimicos
quo- que ejus convertet ad pacem, (Proy.).
Sapiens inpopulo haereditabit honorem^ et nomen illius erit viveììs in aetemum, (Eccli.) NIHIL
OBSTAT Joscphus Maria Can. Graziosi
Censor Theologus IMPRIMATUR F. Dom. Buttaoni O. P. S. P. A. M. IMPRIMATUR Joseph Canali Patr. Constantinop. Gioacchino
Ventura dei baroni di Raulica, Gioacchino Ventura Da Raulica. Gioacchino Ventura
di Raulica. Raulica. Keywords: l’origine dell’idee – il fondamento della
certezza, la legge naturale dell’ordine sociale, la sicilia come stato sovrano
ed independente. Refs.: The H. P. Grice Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza,
“Grice e Raulica” – The Swimming-Pool Library, Villa Speranza, Liguria.
Luigi Speranza -- Grice
e Ravelli: la ragione conversazionale, la memoria, e l’implicatura
conversazionale – la scuola di Milano -- filosofia lombarda -- filosofia
italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The
Swimming-Pool Library, Villa Speranza (Milano).
Filosofo italiano. Milano.
Lombardia. HACTENVS ab EIVS PRIMO AVTORE, HVIVSCE iecundo qmde m
mcognitd, ita obfcureliudio tradita, vtiegerehedum ffi lN.lN
INCLYTA Academia HeidelbergenfiltaKcs &Gallic liflguaeinforniatorcm. TRANCOFViri
Hoffmanni, fum titfc bus Ioann TheodoncidcBry, i»»#>f.DC. XKl/o LLC. AMPLISSJMIS
VIrisquecIari(fimis, Dominis Profcflbribus, ac Heidelbergenfis Aeademia:
Mc- i coenatibus &Patronis fuisobferuaa-
di/fimis, Vrn admeperuene- rit arsmemoru arttficialisperltalum
Mthi tradita^uitantum ei tnbuk, vt quodmagnt mu- neris loco
mthiofferret, hac ipfaarte mhilpotius aut an- Uquius haberet(
cmufrcifi* dem mihi alti cmoque Ittera^ 2
rum Epistola. rum ftudtofifecerunt,quili- belli huius
c&pia fibi fatta, ed maximee refitafore iudica- runt.)
conicfluraaffqutpo- tuifitentiani baric fitn publicum prodirei, iuueniuti,
iri cuius tnjlituiione iotius rei- publics.
cardineverfaripru- dentes (emper fenfirunt singulart
munufeulu offerre fed vt aliqua expartegratterganjos antmi
ftgnumextaretycjua fi- ducia fretns vos idipjumfe* rena fronte
accepturosnuU Ihs debito: Deum rogans, vt vos omncs et ftngulos
diu 4 3 (ojjn* £ Ep I S T* DeDIC«. fofbites^
tncolumescanfer- uet> quo @f meafotiHSfy hu- tus Academufalus ac
pra- Jperitas humerunec iniuria macremfapi- entiaea philofophis
appellatajquo nomineetiam Themiftocles, muIciquealiiobinfigne memorias
acumen commcndati leguntur. Ecfi aucemnacuravnicuiqueiat virium ad hoc
conceflerit, tamcnnonoh- ftat, quominusartequadam nature^
iaftin&us augeri, et ad rnaiore perfectionem reduci poffit, ad quam
artemcum proximc viam fternere prejens libellus videatur,vifum f
uit eum publici iuris facere tuoque iudicio ac ccnfurae, candide
lc&or, fubiicere-, in quo fi nve operaepre- cium fcciiTe
iudicaueris,er i t de quo mihi gratulcr,ac ad eius generis alia
aliorum commodo,fi res ita tuleritj inlucem emittendamedc- uin&um
agnofcam, Valc. Vicunqs artem aliquam cupit addiicere,debcc
adferre amorem et de- fiderium,finequibusin nullo ftudio
proficitur, Ncmo quoque debetoffendi exilitate fundamentorum huius
artis.NamTheo- logia, lurisprudentia, Medicina et septem artes liberales,
aliarqj /cien- t;$ omncs,viginti fex literis confcruantur et ad
pofteritate tranfmit- tuntur, nihil aurem fimplicius illij yiginti
fex figurarum aJphabetica- rumnotisXonfiderandum quoq;, Japides in
terra inueniri, arbores cx ipfaexfnrpere, fed tamenexiisni-
hilpoiTe effici, nifi arte accedente certiffimumeft, cx
quibufdaenim fitcalx, mftrumentis alijcoaptan- A 5 tur ro
tur ad ftcuauram, hx fedione pr«- parantur ad ftruendu focunx idem
dc Musicae fundamentis eft, m quibus trcs fignantur claues, fitfex no- %x
> in his fundamentum confiftit acus tam excelientis. Idemquoque
4e alus fentiendunh Si igicut oipniufcicnciarum, et rerum etiam
'naruraimm parua cognofcarareffe fundamenta, nemo mirari debet
fauius actiseciam talia effcqua? funt quacuor, locus,imago,ordo, loco-
yumacimaginumpraxis, fiueipfum exercitium. Eftautemiocusimagi- pum
fedes, feu receptaculum, in quo imago vna vel plures
poffunt ollocari. Vtimur autem in hac arcedomibus in quibus
oblecuanturcubicu la &in nsparietes hocordine: lnstantes apponimus
tecgumoftio& qui a finiitra manu eft, eric primus, quemalij
ordine fequuntur, men- fam feu pauimentum ponimus pro ouiato
paricce, et in vnoquoque pariete vna licera M vtinfra, NB. prxcedendum
figurarum ordoin- uertipoteft&debet,vbi quiseisv- titur
inconcionibus, & argumentationibus applicandis, vel aliis
themahabentibus. Quodquidem thema inmedio collocatur &tum
procedendumeft hoc ordine, De reliquis figuris idem efto : qua:
figu- rx ita funt diuerfificata: vt quis gradatim poflit proficere, et Mis
vti pro variis occurrentiis, Imago eft figura cuiufcunqu%rei.
Imagines rerum fub afpe^um cadentium valde faciles funf, earum
vero, qu^ noa n Ars Memom^ non cadunc fub
afpeftiim, vidcntur quidem difficiiiores, induftriata- men humana
modum inuenit, quo omn umrerumimagines inprom- tuhabeantur. Qu
>\xm mulcasfo- lcnt dareregulas ad imagines inucniendas, fed nos
generalcm vnicam tantum dabimus, qua modis aliis
nonindigentes,paratasfineftudio, &labprefempcrhabeamus: vcfuo
locodicctur» Hqc au tem diuiditur in propria, quae
refcrt illam vnicam tancum rem,cuius eft imago, vcfiponatur imagoChr.fti
vt reprcjencet ipfum metChnftum, sed fi vtar jmaginc Chrifti, vt
legam vir vel homo, est impropria &c. Dialecticus hoc ita
cxprimic paucis: Quando imago indiuidui ponitur pro ipfo indiui-
duocftpropria, fi vero pro fpeciei vel generis repra?fentationc, aut
fu- pcrioris ponacur, crit impropria. Adducitur hxc diuifio vt
declare- turliccrc intcrdum vti imaginibus impropriis,quiaA ffit
iutitadcxcitandam memoria vt exemplis declarabitur, Altcrad.u (ioneimago
tftpcrfeaa, vt rcrumimpcifcaajcdua den- fevc 14 Aks
lAtU6*tM* fevt omnesviciinundent, necfic- cis pedibus
tranfire liceat, iam per-fe et aeft: foloritur, imperfe&a, (ed
inaximafiguracolore rubrovel viridi, nunc perfe&a eft, atq-, ita nunquam
haerebimus, quin hoc!quod petimus confequamur
Tertiaparseftordo, dcquople- raquc di&a funt, fed duo
tantum rcftant adiicienda, vidclicet decorum in eo observandum Si
quis enim velit Chriftum in cru- cependentemita repraefentare, vt
mater fupradcxtrampedibuscon- fiftat, San&us Ioannes lupra sinistram,
Maria vero Magdalena fu- pra caput, valde a decoro deflexerimus: fed
oportet fic facerevtvfus et decorum postulant* ltem, fit
fupplicatio > non erit episcopus qui crucem fequatur, fcd pueri
fymphoniaci, iuniores facerdo- tcs, deinde feniores, canohici, t£ridem
fequitur Episcopus. Itemda Rege intrantc ciuitatem cogican- dum.
b Quarta eft praxis fiue exerci- tium, de quo poftquintam
pr*le- tfionem abfolutam, qu*dam ne- cdiaria dicemus : oclaua vero
lc- jftione Jatum mare praxi s nauiea- bimus, declarantesquomodo
Gramatic*, Rhetoric*, Dialcftic^re- Iiquifque artibusliberalibus
appli- J«ur,Thcologi*,Iurisprudciiti f
Medicinx,quomodoaduocati,c6-. uiianj, pr*fides,Legariad prtncn pes,
et cuiufque fun&ionis homi- nes, eadem vti poffinr* Nunc vc- ro
manum operi admouentes in- cipiamus aliquid ad praxin reduce- re, a
minimis paulatim ad maiora progredientes. Regula vocabulorum
intelle&o* rum harc eft, (nam non intelle&a in quartam
reiicimuslecl:ionem, tunc exprofeffo de iis aduri) dequibus ii iam
traftare vcllcmus, nihil pr*ter ieiunam tna&acionem au-
dire- Ars ditetis.idcoconf«lti U sv,dctut..$
ernims. Vobis monfttate modum edendifpcciminis, quod nemof.nc
Siniculoattispotcft,ct.amf.v. er.concinuisannis ia utplunbu S memotiamcxetc
Uiflct. Vocabulaita^intcUcaamcmo-, ia tctinentut, imagimbus eotum
inlocispof.tis, atctibutamfign.ah. quaaamnc. quscxvctcnautno-
Sofumctutteftamcnto: Ex hifto. Sfactisvclptofanis cxtabuhs
«oetatum, velcx v.cacommum.h Uton.h. lcxiftisd.cuttat.l.ccc
fingcte ad vohincacem noftram. tfullum auccm pocctit dic.
vocabulum. cuinon ftatim poffimus et- fineerca&ioncm.
Platoquodam tempote docens dcldcis intstahosauditotcshabuit
Atiftotclcm adolefccntcm ad- ioc nori ca opinionc doftnns,
quapoftcafuit et DiogcncmCy- ^cumicumqucfubtilitctdcmcn- Scc U cyWc
loq«ct«ur, S jf heutermentemaflecutus cft,
Ari- ftoteles clamfecumridebat: Dio- genes exclamauit diccns :
Men- iamquide &c cyathum vidco,men- fcitatem et cyathitatem non
videoS Refpondit Plato, nonmiror;ocu- los enim quibus menfam et cya-
thum vidt as habes; mcntem qua menfeitatem et cyathitatem vi- dias,
nonhabes; haxmolocoEra- fmus in apophthegmatibus:ex qui- bus
conftatPlatonernaliquarrico- gnitiottem artis habuifle, multo 1
tamcn clarius id patet ex diaiogo in quo introducit Hyppiam tan-
quam de magno bono gloriantem, quod 50. vocabula fcmel audita,
quolibet ordine repctere poflet. Hocautcm nerao mortalium (au-
da&erdico) fine fubfidio artis po- teft; colligitur ergo aliqua
fuiflc illum adiutum arte* Idipfum au- ditores noftri aflequuhtur
ex pri- ma le&ione, eodem, quo incepe- runt audire, die;
&fivna,duabus B ttih iS tribus, aut quatuor feptimanis, pcf
lernihoram bis quotidie quis velic ex hac fe exercere regula, ioo.
200. ^oo*aut plura repetere poterit*
Contiderandumpr$tereahiceft, artem tam cfle natura? congruentem,
vtnuUusfithominum,quin illa rudi modo, licet nihil vnquam .
audierit, vtatur. Si quis enim velic cogitare, vbi natus fum l in qua vrbe,
vico, domo, cubiculo:nonnefta- tim ad locum confugiec ? Si vero quo
patre,macre, qui fratres, foro- res,(erui, ancilla? ? nonne ad
imagi- nes confngiet? &c. fieri enimnon poteft, vt alicuius
reirecordemur, ne minimae quidem, nifi auxilio lo- ci aut imaginis.
Quemadmodurft enim D t vs principia omniii scientiarum et artium infudit
homini- bus, quibusfivtivelimus, et inali- quo nos debito modo
excrcercex- cellemusjfic&inhacfitarte. Aliquandoaliquis indocTus,agric#la,
enthymenaa vel lyllogiimum con-£cit m ojiiii ficit,
folonaturzdu&u, fiillearti DialedicaEropcradcdinct noneex-
celluiiTetihca^ideiudiciudec^te» risartibus liberalibus et mechanicis
Patet igitur hancartem memo na conuehifrecuipfanatura,quarri perficit,
ideoqj mirtime ncgligen- dam.Sed longms a propofito denV ximus, ad
fpecimen redcamus. Quamuis enim regula fit clareex- pofita, tamen
nifi exemplisdecla- i ctur,arbitror non fatis eam a vobis
poflecomprchendi. Exemplavero hic poncnda non putarcm, mfi ani rnusmihief Tetartisamatores iuua- du Diximus
fupra vtcndum efle cu - biculisCinprinGipio)& applicanda
vocabulaintelle&a, vt eo facilius, et maiori affcftione, tyrones
apprehendere artcmqueguftarepoffint. fcmngat igitur fibi aliquis
cubicu- lumcuiusparietes quinq; habeant Jocainpnmafigura (licet
etiam v- naquaq; aliarurh vti poffet,fcd hci- Iitatis gratia hac
cohtenci crirhus) B 2, quz funt quinque,| et in fingulo pa-
rietetotapponendo 25«erunt,qui- buspoteruntapplicarii^. vocabu- la
diuerfa non voce, fed mente, vtlinteum, culter, calceus,hber,
templum|pileus, sapientia, meretrix, panis, tecl:um |campana,virgo,
bos,futor,diligens| fluuius, cuftos, caro,bombarda,ftabulum| cande-
la,feneftra,fponda,auis, inimicus| En habetis excmplum, iam exer-
ceatis vosin hac prima lectione vt poftmodum ad alia pergamus
SEntentia fiue textus continuus memori^commendaturacrcti-
netur,principalium vocabulorum imaginibus in locispofitis, minus
principalibus ita eft accommodan- da memoria naturalis, vt adiuta
imaginibus principalium, etia minus principalia repetat.ad quod re-
«ftius faciendum oportet quatuof diligenter confiderare. u prxci-
puam R s Memori^e, licfl I puam imaginem tocius
fencenciar, nec refert an ilJa reuera prsecipua iic,annon> modo
quiseamprotali iudicec. 2. diligencer aduertendum adprimam cuiufq;
fenceci di6cio- nem, nam fi redeun tes ad locum a- ciementis
velprecipuaimaginem videamus, vel primamcuiuiqjfententi diclionem, facile
memoria naturaHs reliqua fuggerit,perinde atqi in fcholis pueri, fi
noexafte re- neac penfum leftionis.quod tamen aliquotieslegerunt;
fi cuiufqjvcr- fus primum vocabulum,reliquis te- &is,liceret videre,
facile ornnia recitarent, ita quoquehicfierifoJec iCauendumeftne fynonvmu
pro fynonymo fubfticuacur,nam hic fa- cilis folece/Te lapfus: fi
dico mulier, enfis.complccUon cibi dicendum, roemina, gladius, repleci,
&c. Curandum prascerea vc fingul* didio- neseodemrepccancur ordme,
quo vel leclra- vel didaca?fuerunc. Sedcurnos vrges
(aliquisinrer- B 3 rogabi OnciynonymUjp fynonymo
fubfticuacur, vel ne ahquando ordo nonnihil inuercacutf quorum
alce- ruvel vcrunq; fi mihipermiccacur, ordo cric melior et elegancior:
illi enim qui primum fencencias pro- tulerunc no cam de propriecace
vocum &collocatione, qua de fcnfu expeditofueruntfoliciti.
Refpon- deoduabus decaufis idvrgeri, pri- ma, vt declaretur per
artem id fieri poffe:fecunda, magnam affert di- centi autoritatem,
fi auditores do- mum reuerfi (ententias iifdem o- mnino verbis
eodemque ordincin citatis au&orum bbris inuenianc: fi enimter,
quatcr, autfaepiusidde- prchenderint,eolliget orpnesfem- pcr
fentencias ica ab illo in medium produci. Sed aliquis rogabic
forfan mo- dum, quo duq (uperiora conlequi quispoffic.
Refpondeo,forcimen- tis applicacione ad fingula vocabu- la, & adcollQcacione:&exercicatio-
nci 2S ne, quibus folis illud aftequemur, ita vt nos
ipfos admiremur* Pranereaab orficio quodinora- tionehabet,(i
enim videamnsima- ginem nominis fubftannui m ac- cufatiuo vel
ablatiuo politam, nec- efleeft alicundeclependerc* ficon-
iun£tio,iam fuofimgiturofficio: in- terie6): io facile obfcruatur. In adverbiis
opus eft maiorementis applicatione: &ha?comniafunr, qn^
deregulaomnium difficillima dicerefole musiquadicctficenuclea- tafit;
exiftimo tamen ptax;m vobis videridifficilcm, nili exempiisva-
riisilluftretur. Sit itaq; prima fententia ha?c.
Princeps fine 1iteris, quasi nau is cftfineremigc, &volucnvfinepcn-
nis:qua? fic eft applicanda: ponitur nauis in qua ftat princeps, cum virocuiustunica
talaris plenaeftau- reislitcris, in vefte veroprincipis nulla eft,
et fi c ex oppofito legarn primam partem : deinde confide- B
4 randa 14 Ans Memorijs. jranda nauis.in iifq>
locis in quibus; remiges federe foient, nemo appa- ret.ac fertur
tardo ac obliquocur- fu, quod confidero non fine caufa fieri, cum
alioqui re&o et celeriore procedere deberet, &: fic legam fe
- cundampartem: ex clauoin malo pendebit grus vel anfer
depluma- tus: ac indevltimam partemcolli- go,& fic fcntentiam»
61. literis ocu- lis exterioribus cxhibitam fextan- tum imaginum
adminiculo, acic mentis iegam : atque hoc exemplo fufficiat, cu
quilibet ad placitu fex- centa fibi exemplainuenirepomr, Quemadmodum
ambu4antium in fole vmbra corpus feqUitu r, fic in hac regula
imagines comi- tanturres ipfas. Deinde nonopus eft,vos obligare
adipfamet verba, qusE duo magnam afFerunt facilita- te:regula vero
hxc eft:res memorie. jommendantur, cum fummatim
ipfq«f i$ jpforu negotoriuordoin lociscoj- locatur,
In hac tria nobis insinuantur [HOLDCROFT ON GRICEO ON IMPLICATURE AND
INSINUATION, to mean, to suggest, to imply] ; primum, omniaquaxunq; vo-
lumus applicarc,redigcndacfre in epitomen, non enim cam longela-
teque ficuci a concion -itoribus, vel declamacoribus ornandi;
captan- da?quebeneuolenti£gracia, propo* nuncur,nobis excipienda
func; fed faciseric, fiipfas cancumres necef- farias, feu nudas
appliccmus ; ac cum poftea opus eric, ex nobis ipfis
ornabimusapplicando, Secundu. epicome llla eric cam magna,vc vno
loco comprehendi non potfic, nam fingamus biblia incpicomenreda-
6ta,camen erunc libri Genefis, Ex- odus, Leuicicus, Numeri, Deucero
nomiom &c.&infinguliseruncca- pica, fed vnumquodq; capuc,
quod quinquaginca auc centum lineas feu verfus concinebic, nunc cantumfex,
o&o vcl decem contine- bir; et tamen tam paucis verbis, o- mnia
erunc comprehenfa, qua? toro B s bibliorum corpore. tdemindiciurn
deciteris* Neeeflarioitaq; diuifio inpartesmaiores et minores fein-
gerit,& qui ex praecedentib. ftudiis affert promptitudine redigendi
ali- quid in cpitomen et diierte diuide- di in partes maiores 6c
minores, ille valdeidoneus eftad hancregulam in praxim
reducendatrnqui vero id nondum funt adepti, vt icholaftici primae
et fecundx claffis &c. de- bentfeexercere vt promptitudine
VtriusqjConfequantur.Diicretaaut diuifio in eo confiftit, vt quae coniugenda
funt non feparencur: qu* ve- yofeparanda funcnoconiugancur. Tertium
accipiende, funt imagines minorumpartiu&: mlocis ponen- dar.
Quartumadiungimus,videli- cet repetici one,de qua fupra locuti
fumus et poftea bis terve eiufdem faciemus mencionem.
Pofluntautcmin comprobatio- nem rcgute fumi exempla 4. ex ve»
terijtotidemcxaouo Tefta* exhiftehis Ars Memohi^ zj
ftoriis,itemfacris&cx fabulispoc- tarum,& ex vita communi ;
dcindc proponercexempladuodecim,ni- hil mter fc coha?rentia
et ignota, vc oftendatur reg ula a?que cpm mod&:c*
da,de,di J Interponitur vocalis duab. con- {bab, bac,
bad*j beb, bec,bed >&c* cob, coc, cod 4. Vocalis
poftponitur duab.con- fonantibus,vtbra,bre&c.5. Dua- bus vei tribus
confonantibus fub- iun«
J| iungitur vocalis, aut diphtongus.
alysduabus\eltribus confonanti- bus fequennbus; vtplcbs,
ftirps, ftre.dts.deftprirlij.inlingua Germanica fupcriorc et inferiore.
Sed hu.ufmodimonftrofefuntfyllaba' et m rarovm. Exomn.bus
itaque lyllab.sre l icienda;funtinufitat a et remanebunt,ooo. a ut je oo. ttun ex
D.ft.onario quzrcnda nomina fubftant.ua, ab iis iyllabis incipicn-
t.a, et tam familiar.a reddenda.atq. nunc funt liter*alphabeti,
accum v/uspoftulabit(fiplacethicmodus) vtemur. proutdemonftratum
eft. Quartus eft vtimago pti mx U terx ponatur m loco ; et pro
duabus aut tr.busreftantibus,attribuatura£rio tah .nftrumento,
quod in initio fui .llasexh.bcantivtfiexprimendum efict
vocabulum oma imago prima: tund.tvelfran gI t ; ca pi turprima
matula.coniungiti.rimagin.primc hterc et cfficit oma:Si vero
ponatur Antonhis quimolam vcrtit, capi- tut mo a
mola&coiungitur imag.m prim* hteta: Antonii,& fic habe- m
us,amo,quodvetbumhcetfit.n- telleaum, tamendeelarationiser-
«jopofitumeft, hicmodus tantutrt fetuit diai, unculis,duaruro>
tt.utn autquatuo.t htetatum.Quintus ve- to roodus, meo iudicio,
aliis omhi- bus prxferendus, vtmagmshtenS infieni colore
fcribantur in loc.s vocabulanonintelleaa.&ment.s acie f
edeuntcs pet fingulos locoS videamusaclegamus, quod non
tantumnonintellcais.ledomn.b, non figut atis:vt funt voces quatuot
pattiumindcclinabilium figut* A- rithmetics acc potcft appl.can,ac
inteidumetiam intelleais.vtcum nominaptoptia. viforum. fem.na-
rum.cm.tatum &c. f et.nenda funt. Poffunt pre,teteahiomnes
mod.ad libitnro mUceti.vt vna pars per pn- mum. alia per
fecundum.tett.a. aue quatta.velalia pet qu.ntum, ptout CUlUS- m
cuiufqueiudicio commodiffimum videbitur,efFerantur.
Huic ledtioni adiungi folet, dc perfonarum collocatione
&nume- risarithmeticis, quarfubferuientfc-
quentibuslc&ionibus.Perfona: tri- bus modisexprimuntur, i. per
pro- prium, hoccft, quando perfona a hobis vifa collocatur ex
imagine nobis ex afpedu imprefla. ^fper imagine et hic Iatiflime
patet.Nam fic Patriarch ?,Propherar,Chriftus, Apoftoli,
omne/q; fanfti repra?fen- tantur, et omnesquinoftro(ecuIo
viuunt,feiundianobis. Sicpluri- mos fanftos, Pontifices, Imperato-
res, Reges, illuftriores homines poflumus cognofcere, infpe&is
i- pforum imaginibus 3 &ex figno ipfis attributo. Sic
Petrusclauem,Pau- lusgladium, lohannescaiicemha- bet,&c. 3.
modovtimur, vtroque praxedenti dcftituti, videlicet per
fimile : vtpote perfonam nunquam vidi,imagoeiusnonextat,
confu- C gien- wsam giendum igitur ad fimile,vt fi
vetim exprimere Clementem Papam,po- nam hominem mihi notum,
cui nomen eft Clemens, quod ex facic nota eolligo, cum ipfum
indu&um concipio veftibuspontificiis atque
itafaciesnomen,habitus dignitatemrepraefentat, ldem de caeteris eft
ludiciutmMalim ego hxc ctiam per quintum modu vocabulorum
nonintelte&orumcxprimere. Nu- menarithmeticipereundem quo-
quepoiTuntexpnmi: fedfi quisha- bere malit non ipfasmet figuras a-
rithmeticas,fed quod cas reprefen- tare poffit, ita eft accipiendum
vt pro i. candelam, vel vlnam pona- mus: pro z. anferem, cygnum
fe- dentem: pro 3. anguillam tortam vel (erpentem, aut triangularem:
pro 4. figuram quadrangulare vel pileum facerdotakm: pro * . ma-
num: pro^. ftellam: 7. normam murarij,feulignarij: pro 8.calicem,
horologium arenarium, perfpicil- lum: rffl
2 Aks Me Jum: pro^.cornuvenatoriumrpro io
mctamiaculantium,annuJu mj vcl fcrpentcm mordehte catidam,
efteremus. Exhisdecem fimplici- busomnescomponuntunperinde ac
ih notis arithmeticis fieri viJe mus. QVando nobis ipfis habendae-
ntconcio.vei oratio : duo iici- musefle: Pnmo pra-fupponimus,
pnmamillam cfie fcripcam vcl im- preflam, aut faltcm animoconcc-
ptam. Secundo nos haberc locos paratosadillam collocandam, his
auobus przfuppofitis, prima crit tegula, vt ipfarii a principio ad
fi- hem tarde et attente legamus: v C rereconfideremus qnid fit
materic intotaconcione : lecundaerit, v C dtuidaturin partes
maiores. Thc- rna,primamath6matcpartem, fL cundam et (quod raro
fit) tertiam. I hema m medio ptimi parietis; prima pars in mcdio
fecudi, fecutv» dainmedio tertij, terti* in medio tertij
cfollocabitur. Subdiuidentur maiores partes in minores,
prout materia le patitur fecari. Tertia imaginespartium minorum,
quae femper adfunt, erunt collocanda; in circumftantibus quatuor
locis, quifin6fufficiant,interpofitisqua- tuor aliis, fecundam
locorum figu- ram habebimus, eaque variabitur tribus modis. Tertia
pars continet per diuifionem vigintiquinquelocos in vno parietc, qui
fufficiunt long flimx concioni collocandae: I In medio collocabitur
ipfum the- ma&quzcunq; de thematehabe- ' bimus in viginti
circumftantibus locis ponemus: item iniecundofc tertio, ac (fi
fuerit) quarto pariete fiucetiam quinto, qusecunquede vnaquaque
parte erunt difponen- da,probeneplacito euiufqj.quem- admodum
exemplo latius ad ocu- lumdemonftrabitur. Et eftvaIdefacilisIabor,cumno-
frshabendaeft: nam fi nonfufficic femellegifle,biscervc, percempo-
ns inccrualla legam, manc,meridie et vefperi. fi collocacio
imaginum non tam celericer procedir, diucius immorabor,non opus eft
feftinaco. Sed plus difficulcacis fubefle vide- tur, cum alcerius
concionem cupi- musexcipere, nefcimuscnimquid didurus fic, tum vnum
cancum efle fingimusvidelicec, nos habere lo- cosvaldebeneformacos,
vtdeiis cumnon debeamus efle folicici, fi poft inuocacam S.Spiricus
graciam dicic chema,fuo loco ponecur,fi fta- tim, antequam ad
explicationem eiusprogrediatur, diuidat induas vel tres partcs,
ill* fuis quoq, locis difponentur,fi non diuidit,fed the- ma
profequitur, omnia compendiofeperimagines excipiemus.per regulam rorum.
Abfoluto thematc diuidit>prima pars fuo loco ponen- da,
&itemfecunda, rcditadexplicationem primae parcis ia viginti v jecis
excipientur,prout di&um eft> Excmpli gratia. Tempus eft nos
jamdefomnofurgere, Kom.Jj. fta- timcoliocabitur homo tenens de/
xtra manu horologium arenarium, finiftra falcem . et alaria habet
vel ad pedcs, veladhumerps, iamha- bcs4imidiumthema, in
vnaparte. cft leftica et altera ex oppofito, ex quibus morc
quotidiano profiliunt c}uo (efe vcftientes, in altera parte duo
homines qui ha£t,enus male vi- xerunt, emendantvitam, virtutes
excrccnt, et femper intemplore- t>us diuinis in terefle videntut »
iarri altera pars expreiTa. eft* Si dicat tri- plex in facris
literis innuittir fqm- pus,corporis,pcccati &mortis,hoc autem
thema de fecundo genere iptelligitur : pona in vna parte dor-
mjentes, in alia peccantes, in alia Joculos.quibus csidauera
imponun- ^un&fic vlterius progrediar,donec primam pattem>
fecundarn, £ foi- fan tertiam eciam abfoluerim, in quibus
cota eoncio vel oracio ver- fatur. Scd qu#ret hic quifpiam, quomodo
fieri poceft.vc canra celericace excipiamus acqueillc Joqui- tur,etiamfi
dedita opera velit verba celerrimeproferre, Quacuor id
adminiculis futuru eft* Primum,oportetconfiderare hanc artem
excipiendi per imagi- nesefle compendiofifiimam, itavc
quodconcionator/oo.ita vtmulto cclerius excipiam,quamille loquatur,
etiamficoneturmaximeverba mira celeritate profundere. Nam ii exemplum
memorabile, vel hifto- riam mihi cognitam incipit propo-
nere,antequamioij.aut ^o.proru- lit di&iones, ego paucis
imaginib* exprimo, et expedo quando ali- qmd iubiunget, mihi non
notum, aut illud etiam efFeram : quod ali- quoties in vna concione,
vel oratione, fieripoflet: cxempli gratia, Incipit dicere inter alia, vt
autem luculento monftrernus exemplo, hominibus ecclefiafticis
magnum deferendum honorem eciarn a viris lummis, Rcx quidafuo
nosdocuic exemplo.qui obuiamhabensduos monachos 5 ha?c tantum
protulit, e- gopono Regemhonorantemmo- nachos,
fratremr«prehendentem, tubicinem antea?des fratrisexcur- rere ad
regem et cum illo loqui pal- lidovultw, membrisque trementi- bus, deindeabire,
abfolui, ille vix 20. cxpreflit di&iones et ego totum
exemplumnotaui&c. Sed quid faciendum, illo mihi C $
nota diccntc > inftituenda ne erit a- liqua repetitio di6torum,id
aliqui xnihi fuadere voluerunt, icd mahm attente et patienter
audirc, licct fat jnihicognita. Namfi inftitueretur repetitio,
forte atitequam illaeflet abfoluta.cocionator aliuddiccret, atque
ita illam abrumpere cogerer: quodconrufioniscaufaeffe poflet*
Quartum eft ipla cxcrcitatio, vt poftqua hxc itapercepta, incipia-
rous concionem fimplicem . ac non nimis copiofamapplicare, omiflis
in principio citationibus, doncc confequuti fimus concionem fatis
fceliciter exprimere, fine citationi- bus:deinde ide tentabimus et quin-
que tantum eitaxiones excellentio- res locabimus, quo comparato 8.
retincbimus : quod fatis eft. Nam fi ex vnaquaque concione quinq;
aut o&o ietincrenturcitationes, anno abfoluto vnoduoUaut tribus
pr«- cipua vtriusque Teftamcnti mc- m item fi mi- nordonec
inter argumentumpro- feratur ac tum ilJa fuis quoquelocis
difponetur ; vt modo di&um efi Quod fi fit indu£tio,tum tres
enun- tia tiones ponentur, et tertiae adde- tur fignum, quod
fignificat, et fi c de casterisj& in quarto ponetur co-
clufio 48 Ars MemorijE* clufio:
namcumpomntpluraeiTe membraininduftionc, longumef- fet omnia
collocare» vtdmnis ho* mo cft mottalis, omnis bcftia eft "
mortalis&c.ergo omncanimaleft mortale, Ex his facilc
colligituri quomodoSorite», Dilcmroa,vcl a r li$ argumcntandi
formae fint dif po- nendje. . Reftat, vt rormam nunc
aliquam praxis, iuxta promiftum, oftenda^ mus,nihil n. obftat quin
iam nos in haftenus diftis cxerccrc incipia- inusin fequenti
le&ione. Romifunus leftione prima, la- ~ tius fextadehis traftaturos,
fic jgiturnuncaccipite: quinquc for- mis fupra didis fextam
addipolle, vt duftis /i. lineis reftis totidemque transuerfis in
vnopariete fmtccn- tum loca et in toto cubicuio 500. hocmodo
qux p 49 I 1 3 4 5 6 7 8
\r 10 T T A 1 T 1 *t
ii J 5 16 '7 18
19 20 1 I zz 2 5 26"*7 28 19
30 1 T 3 2 u E 35 3 plus illc quidem proficiet,
fed rriaior rcquiritur ctiamlabor&diligentia,& deiftis
diftindiuis haftenus nihil dixeramus. qux (uam fecum fueruntvti- litatem.
Nam aliudagentes,vtilia memoriff retinenda commenda-tera- rum
humaniorum,aiterum Theo- logiz.tertium lurifprudenti^ qua*-
tumMedicin$,quintumI^iuil hp- me fextum hiftoriarura facrarum,
ftptimum hiftoriarum piraphanarum,oaauurn EKcni^a, fiempra-
bihurn Ars Memori^, h bilium facrorum, nonum
propha- norum, dccimum comicorum, vn- decimum controuerfiarum,
duo- dccimumcafuum coQfcicpqx &cc. acper fubdiuifionem per
domos, cubicula, parietes de qxia odaua leclioneinfpecielatius. JT\E
collocationclibrorum et citatione au&orum dediclatio- ne& celeri
fcnptione nunc agendum eft nobis. Quod ad primum
attinet,cumcoliocandinobis func libri, neccflceftimagineseoruha-
bereparatas, vt autem rediushoc fucccdat,qu^dam(untobferuada,
/♦ kribendiomnes libri quos iudi- camusnobisexprimendos, 2.quer
primus Regum, Saul primus rcx ifraelitaru tenet manulibrum.
fecundum Dauid tcnet, tertium manu tenet Salomon y quartum lc- hu,
LibcrprimusEfdrx,tenethic librum, in cuius rrontenotaprimt
numeriarithmetici. Secundus,ide tenetlibrum cum nota numen, idcm
iudicium dc 3, et * Tofeias cun^ cufti angclo,
luditha cum Holofc&- no, Heftera cum Afluero, Ionas in ore
Balena?, Ezechias cum ferra,lc- remiasinlacu, Danielinfpelunca
leonu, &c t Matthscus cum angelo» Lucas cum boue, Marcus cum
Ico- nciohannescumaquila exprimi- tur, et fi idem diuerios fcripfit
li- bros.diftinguendiiunt aliquomo- dp. Marcus fcripfit
Euangelium, poniturcum Chrifto:ScripfitA6ra Apoftolorum, pro
quibuscum A- poftolis collocabttur. loannes fcri- pfit Euangclium,
proquo expri- mendo, poneturin iuggeftovncie denuntiari folet: Idem
icnpfit Epi- ftolas, hoccxprimcturfimcnf^affi- dcns fcribat:
Apocalypiim,pro qua cxprimenda ftabit oculis in ccelum defixis, tanquam
res nouas&admi- rabiles videns. idem, vel ilmile iul- dicium
eft de reliquis* Iuftinianus* pro primolibro inftitutionum, ftabit
luftinianus te- nensparuulibellum manu, in quo D $ «dc
Ars Memoriae» crit nota arithmetica primum ex-
primensnumerum,profecundo protertio i. proquarto 4. ldemfi roagnum
teneat librum, in quo ut figuraprimum, fccundum, &e.ad 50.
v(queexprimens,legam libro Digeft. / 2. 3. &c. Si Cod. addita
n- gura.legam luftinianusCodicislib. j^.i.&c. Sic Nouel. et Virgilius
libroi£neidis,ur^ &c. ftabitVir- giU cum^neatenenslibrum, in-
fcripto numero arithmetico, Vir- gil.lib. Buc«licorum, ftabit
Virg.te- nensmanulibrum,incuiusfuperfi- «icmultapecora.Virg.libro
Georgicorumin fuperficic erunt imagi- nes multorum laborantium ter-
ram,&c. Ouidiuslibrotriftium,Ouidius librum
habet m manu vultu admo- dum trifti: De ponto,cum iibro fta- bit in
ponte, metamorphofis, in fu- perficie libri. Daphne mutabitur in
laurum Adeon in ceruuro, et fic de cacteris. Nemovnquam fuit
auditorum,quihicaliquaminuenit difficultatem,qu#maiorvideturinci- tationc,
quam vulgo quotationem voce barbaraappellant,qu£varia- tur
pro diuerntate profeflionurru Theologus dicit:Qua:ft.Rcip.arti-
Culo,membro,parte,&c\ iuriscon- fuitus, inft. Dig.Cod. NoueL tit.
leges paragrapho,&c. Medicus,Fen. trad.cap.aphor. fe£t &c.
Philofo- phus, Tex.comment.reducituraM- tem omnis citatio ad tria
capita, vi- delicetadIibrum,adnomelibri, et adiun&alibri, &nominilibri\Deli-
bris exprimendis modo didum eft, cni illud adiungi pofle videtur,
ipfos pofle cxprimi per imaginesli- brorum, quos poflidemusjquofquc
inbibliothecahabcmus, ex adfpe- ftu vnum ab aliis /ecernentes: vtfi
velimexprimere, luftus Lipfius li- bro?. polit.ponamimaginem Iufti
Lipfij,^ dabo illj in manum meum librum,queinteraliosnoui, inqijo f
olitica eius funt: Vult aliquis «ita- rchoc modo: AuguftJib. i.de ciuie,
Dei, cap. $+ ponitur Auguft. tenet manu librum,digiti duo cre&i indi
• cant fecundo . retro cum in parietc eftciuitas,
incuiusfupremitateeft turris> eftftatua Dei,alteramma-
liumiuxtacaputhabet extenfis di- gitis, qu* reprefentat quinto,fi
ma- ior fucrit quinario>vt libri,vel capi- tis numerus non
poffit digitis quin- qucoftcndi, tum oportet vel ipfis notis
arithmeticis maioribus, in fu- perficie libri pofitis,vel figuris ipfas
repcaefcntantibus indicare : altcra manu tcnentes inftrumenta iuxta
caput, fimplicia vel compofita, te- prxfcntantia quem volumus nu-
merum* Si autem idem audor Ix- pius citetur, vcl diucrforum libri et capita, vt a lurisconlultis fit, qui (c-
mifaciem vel totam continuis di- ucrforum au&orum citationibus
rcplcnt.tumvaldedifficiliscavidc- tur tra&atio : ncq; vllus dc artc
mc- morix fcribens, mihi hacinparte fatisfacit. Et licet multos
modos tradidc tintalijdehacartcagcntcs. tamca cgo poft longam
reidifcuffioncm, exiftimo illas citationes maiufculis
literis,aut%nisiuxtalocum cuiad- hibcnturfcribendas, acfortimen-
tisapphcatione, frequcntiq; repe- titione, oculis extcrioribus
ficimprimendas, vt dcinde a cfaarta ad fuum locum translata-,
acicmcntis videanturacrepetatur. Quodmi- hivaldeprobatur,acad
praxim re- duci non ita difficultcr vidctur, Quod fi id non placet
via commu- Jii memoria: mandcntur, frcqucnti Jcaioncforti mcntis
applicationc, &rcpetitionc. Nihil enim eft tam difhcilc, quin
paulatim obtineri poffit. Nuncaddidrationcm admirabilem, omniumque
nefcienrium captumcxccdcntcm, tranfeamus. Qua-cunq; altcri
cupimusdi£rare, UU pnrnum ipfi exafte memoria fenercdebcmus,
noncomunimo- do,fcdger rcgulas artjs, atqueitaa- pad,]
pud nos conftituamus > vt primd fcribe^rimum, fecudofecundum,
tertiotertium,quarto quartumpa- tietem.quinto menfam aflignemus
velpauimentum.ac deinde ex fuis cuique locis acie mentis legentes
di&emusvocabula, fententiasaut resfme epiftolas, quemadmodum
exemplis racilime demonftrare li- ccbit. tn vocabulis tam certo
pede firmiterque proceditur, vtfiquisi principio, medio, fine,
re&o vel re- trogr ado iubeat ordine procedere,
finehsfitationc&errorefuccedat. Intententiis et textu continuo
eft maiordifficultas, fedquaedemort- ftratione vnius hor* ita
fuperetur* vt ante illam pret eritam duodeeint repetantur
verbotenus eodcm or- dine. In epiftolis et textu continuoi
codemnoshoc modo dirigere de- bemus : diuidenda erit epiftola vel
profa in partes maiores vnius lineqj fefqui,duarumveltrium:
Deinde" fingula; partes iuxta regulam ien*tentiarumdirigend*,
provnaqua- qucepiftola opu$ cftcubiculo-dif- pofitis igiturofto,
dcccm. viginti, trigmta, quinquaginta, centum, (nam co artificium
pcttingit) ex luiscuiq; locis et cubiculit diftabi- mus. Si
vnaepiftola quindecim, aliaoftodecim, aliavigintihabeac
patticuias.icdeuntespretcribimus Ulosfcribas, quiabfolucrunttin
o- &o, dccem, vel duodccimnonita dimcilecft, fed quinquaginta,
o. auaginta, vel centum diftafcma-
gnamtequifitptxparatione.-vidc- Jicet quatuor, quinq;, ve I fex
men- Iium. ln qua.quod nos maxime mo- leltat.eft- meminifle
quidcuiqj vl- timodixctimus.- ptocuiusleuami- nemultafuerunta nobis
excogita- ta,& ab aliis fuggefta, quariam reii- cimus, vtpotc
melioribus inuentis: icihcet, opot tet vbi tettia forma et invnoquoquenec plus nec mmus co locare,
quam in fingulis vicibus volumusdi&arc. nunquamautcm
dubi- fed etiarri /ooV epiftolarummateriam femel audi-
tam ficartiapplicaturum, vtreuer- fus in Mu^um cas in ordinem ac
debitam redigat formam, ex quo patctomniaafcretineripoflc,qu«
coram irriperatore aut rege dicc- rentur: qUorumaliquaparsrionra-
ro effluit,ndn fine iricommodo Im- peratoris, Regis,aut Reipub, qu*
confideratamoucrcpoflunt, vta- liis omriibus prarferatun Vcl
eft,qui 6,6 Ars^Memori*' 1 ftudiis diligcnfcct
incumbit, peta > cultates, ofFcrc libellum fuppltcem principi
Ecclefiaftico vel ciuib.dc • «detiumacmcntemindicat, pctit tecipi
in mifnetum atamnorum. ne tepuliam patiatur.offett fpccimen,
admittitut.admiratione et fpe con- reptade oblcquio et fetuit.o
Rei- pob Chriftianxabillo pra:ftando, Tccipitutintet
alumnos.continuat iudium, cutfum abfolu.t, acam
cenatimaddiuctfaoffieia foticita- tur, faftus-neti 6bi tantum, ied
ia- ihiIisbacutas,&ofnamet.tum. A- Tius iniecit mentionem, fe
^o. aot t? diftatut um: al-j fupra fidem efte iudicant, ceftantdepofitop.gnote,
illeexanim. fententiafegefta,p.- gnus ioo.aut eotum aufett.
Poftte- mo cupit quis admitationi eflc a- ; Uis,ac ^«ramnltonwn
**«JJ2, 6j coetu i idoneo proponit animi gra na.fiftciat.
Devs bonequantatnc adrmratio, qualis deeb opinib, q U3 } tama!
Sedh* cn imisoperofa, et * communi praxi remota.cupitis fcP re modum
in vfu quotidianopofi- tum, vcfcilicec, accepto Jiterarunl ™«culo,
leftifq. ordine cpiftolis, ftatimd.6temus, 4 . y . fic.
lntelhgenti pauca. Facile efl: autern eum numeruro excogitare velab
aliis accipcre : vocabula fcri- bentur ordine, deinde fcindentu.r
forficulafipgula,, mifcebunturagi- tationeinpileo ycloUa, nc
quxab qadem litera incipiunt coniungatv tur.deinde prout
vnumquodque in inmanum veneritafcribeturfigno,
Quod hoc modo fcripcum eft,a ne- minemortalium, imo nc qui. eab ommbus
fimul huic rci operam n&- uantibus, naturaliterpoteftdctegi,
etiamfi totam vitam infumerenc. Si veroquis velit conuenirc in
inter- pretationefignoru cum aliis, tum vnus altcrius legeret
fcripturam, fi vero hodie cum nouiiullis conue- nero, cras velim
alio ordinecom- ponerefigna, iteru erunt tam igna- ri
le&ura?,atque alij, variatio poteft multisfierimodis* Hos
tres modos licet mifcere,vt vnumvelduoperprimum, deinde per
(ccundum vel cercium,cum rur- (us per quemlibct trium ad Jubi- tumcuiufque.
£ft autem obferuandum in fcri- ptioneceleri, nonomniavocabu-
la effe ponenda, fed tantum necef- faria, ad rem nobis fuggerendam;
ornatus gratia m publico loquen- tes, et capcanda? bencuolentia»,
E 4 pluribus quam opus eft, vtuntur, QVomodo fcptcm artibus
libe- ralibus,grauionb. dilciplinis, Theologiae, lurifprudentiae,
Medt- cinae applicctur;quomodoProcu- ratores, Aduocati, C6filiani,Prxfi-
des, Lcgatiad Principcs,& alii ea rn fuoquiiqueofficio vtipoflit,
nunc eft dcclarandutru Grantmaticar, Rhetoric*, et Diale&icae.omnium
difficilime accommodaripoteft.A- rithmctica CiMuficaj. Geomecria:,^
Aftronomi^, facilius, quod h$ ido- neas habeantimagincs,quasinillis
inucnire difficilimumeft. Capicn- daeftitaque Grammatica dilcrece
compofna, in quonihilrcrum ne- ceflariarft defic,6c cui nihil etiam
fit fuperflui, bono ordine et prarcepti- pnum vcritate infignis,
diuidedo in quatuor partes, Rudimenta, Syn- taxim,profodiam,&
annotationcs, Rudimenta ponentur inprimo la- tcrc:
7j tereprima? domus caftri iiteraruru humaniorum,fyntaxis in
fecundo. Profodia in tertjo, Annotationes in quartolaterc.
Inprimocubiculoa- liaque nonnulla, litera? earumquc diuifio, quidexipfisfiat,&o6to
o- rationis partes vfque ad Nomen.In o&o fequcntibus cubicuhs
omnia que. denomine habentur, In deci- mo cubiculo Pronomen,in oclo
(e- qucntibus omniade verbp, Jn dcci- mononocubiculo departicipiojn
vigefimode Aduerbiojn vigefimo primodeconiunaione, Invigefimo
fecundode Pra-pofitione et Inter- iedione: Vacant tria cubicula. Ia fecundi lateris primo
cubiculo De- finitio, piuifio,Propo(itum leufi- nis,& in quar
to pariete quinque re- guI* concordantice,in fequentib. duobus
cubiculis, Regimen Nomi- natiui, inalijs duobusgenitiui, Sic
Ablatiui, Accufatiui& Datiui.ltem lnfinitiui.Participii,
Aduerbii, Cd- lundionis, Prspofitionis, lnterie- E 5
clio aionis.lnaliisdaobosde6guris.Ia
rcrrioUtetcProfodia.qu^valde paacscubUuHscomprehendtpo-
feft:fednonrefertfivacental.quot ln quarto latere A nnotationes ;
fc.ta nwcflariss. Eodcmmodo Rheto rica, Dialcaica& ceter* in
quatuor cqualcs dmidantut partes, et appl*-
l^turvtdiaumcft.ingcnercqu.. dem . fed in fpecie mahtis
fcire. Quinqimodis cxprimiomn.a pol- &,quorum aliqucm ehgemus
no- ftr 0 ca P tui,&ingenioconuen.en- pore- Pnmus cft
omniumdimcm- mus.vt videlicct per imagmes qua- lcfcunq ; figarc«ar.
Sccundusrni- hi pr* cstetis placet; qui magn.s h- teris
repraifentat inf.gn.colore: K fic in vnoquoquc loco, dehn.t.o-
nem,diuifionem,autaliudpono, q> lineam vnam, duas vel tres
conu- net, et hoclocum habet inomm- puS non habcntibus in promptu
i- • maeines.Tertiustransfe«fexo£to. vel deccm lineas
impreffas a l.bro 84 hfl et difponi t m fuo loco parietis, et fie
multain vno cubieulo collocantur, Quartus librum fcindit in partes
6f eas materiali ter affigit,ita v t in cen- tumlocis totam videat
Grammati- cam,in totidem Rhetoricam,Dia- Jeaicam,^Biblia,Diuu
Thomam, Inftitutipnes Juris, Dig. Cod. No- uel, inft. Med.Hippo,
Galenum,& alios,Hiftorias, et quicquid pme- rea voluent,etiamfi
omnes fcien- nas cupiatvnoconcludere cubiciv lo, cum placet oculis
leget cor- poralibus. Quintuscftvtdnndatur Grammatica a velqualibet
ahafci- entia in partes minores et in vnor-
quoqjloco,fineimaginibusautlittranfponendo poteri- mus cor
rigere,& arti perfe&ius ap- plicare. N mautemfufficit
habere Bibliacxpreffapcr iroagines, fed o- portet habere
intcrpretationetex- tus,vtcmur ergo cubiculis triplica- tis, et in
primo loco ponetur: In principio creauit De v s ccelum et tcrram,in oppofito explicatio,qux
quoniam folct effeiongior,interio- rem habebo locum, ita vt textu
duo loci icfpoadeant t Thcologus cupit Ars MbmorijE.
preterea rctinere eonciones.qua* applicatasin caftro Theologia! di-
fponet fecundum regulas, dcrcti* nenda concione oftenfas,accedcn-
tc repctitioncomnes in fpecie reti- ncbit&cum
illicxtcmporedcrea- liqualoqucndum.tantum dequali- bctrepropofita
affcretfc materi*, vt futurum fitdifficilius exitum, quam introitum
inuenire. Dcinde quatuor Dodorcs Ec- cleba: vei alios
quofcunquc contro- ucrfiam quamlibctcum vcra inter- pretationc ac
fi bonuseft Philoio- phus, quod rcquiritur in illo qui controuerfias
vult attingere. ado- mnesobieaiones ab aduerfariisal- latas.racile
refpondebit.deteget vi- tium argumcntationis . videbitue
etiamquomodo cafibus Confcien- ttxhscarsappiicetur.atqucex his
Tneologuro, vcl Theologi* ftudio- lum.coiligerepoiTeexiftimo, auo-
modo cuicunqueparti Theologiaf applicari poffit, qj, od ad ftud %^
iuin fum Iurifprudentiae, confuluerim quafi per przludium
omncs titulos per artem difponere.regulas iuris& paragraphos,
vt refto, et retrogra- du,& intercalari ordine promte re- petat
: deinde in eodem lutilpru- denti^ caftro,in vna domo ad quatn
peruentumerit, quatuor libriinfti- tutionurn, in vno latcre
primuflUri altero fecundum, in tertio tertium, in quarto quartum.ln
fequenti qua- tuor libri digeftorum: totidem irl fequenti,donec
orhnes coliocati. Deinde ad CodiC. tranfitur,ac mo- dodi&oix*
libri difponuntur : po^ ftremo ad Nouel. vcniendum,& co-
metationesinC.orpusiurisMynfin- geri, Gailii, Wefembccii, Cuiatii,
et aliorum fed quomodo id fiat iri fpecie debetis intelligere,
dilobufc jmodisid fiet,primo,vtprimustitu- lus ponatur in medio
primi parietis primi cubiculi, &: in lociscirctfrri-
ftantibus,quicquid de eo notatu di- gnumcft,de eotitulo. Infecundo
prima Ars Memoria, primalexprimitituli Sc
in circum- ftantibus ofto vel viginti locis. Iri medio tertij
primus paragraphus, inmedio quarti fecundus paragra^ phus: in
fequenti cubiculo quatuor paragraphi fequentes et fi c de ca%
teris.donec omnes paragraphi f uc . rint colJocati, tum /ecunda lex et paragraphi, deindetertia et para-
graphi.donec omnes tituli, Icges et paragraphifintdifpofiti, cum iis
in circumftantibuslocis, quznotatu maxime digna vibebuntur ;
Alter moduseft, vttotfumantur domus quotfunttituIi, &invnaquaqueti'
tuluscum legibus, et paragraphis, itavt non opus fitvnaquaq; domo
egrcdi,nifiomnibus Iegibus, &pa- ragraphisinueniatur, quicquid
de eis (citu dignum eft et necefle, Sed lurifconfultus fit
Aduoca- tus, Confiliariusvelpra?fes. Aduo- catus quod fibi dicendum
difpo- net, fcehterproferet,quicquidviH» voce ab aduerfa
parte dicitur, exci- picntur,
pientur,&quicquidad vnuquem- quearticulu
pofteaafeeritrefpon- dcndum- Habebitcubiculaoppoii- ta } in primo
ponet ca quann caula egerit ; in oppofito collocabitur quicquidab
aduerfarijscotrafuurrt clientem aftumeft-. atque ita per-
multaactcmentistranfiens.videbic quid a fe in caufa f uerit aftum,
et m oppofico quid abaduerfarijs : occurrentibus itaque in via
publica clientibus, et de caufis f uis confulo ordine
interrogantibus, confidera- bit in quoto harc vcl illa cubiculo et acic roentis percurreris, vnicuique
rcfpondebit,quafi omniainmani- bushaberctdefcripta. Simodobc- nc
fuum fecerit officium, et repcti- tiononfuitnegleda,
Siveroconfiliarius,caufas de quib. ad corifilium
referendu.difponet,accertius fuo fungetur officiojnfuffragijsitapro
ccdet,vthabeat locos paratos, fin- gulaabalijsproiatadiiponet, per regulam
verum ex quibus fuum faciec ARS UEMdRlj,
ruffragium.deindealioruttipoft fe etiarn locabit, et oihnibiis
latis, fi quidfuo adiungendum putabit,vc perfedtius fit proferct.
Si auterrt X nefes fuetit,tot a m caufam vtrinq; agitatam. fubitoexcipiet.difponet
deindefufrragia fingulorum exqtif.
busperFeaiore.npronuhtiabitleri- tcnol, qua: quidem iam fiunt
hatii- rahs memoria: bohirate, et I 0 ncere a rbicror,quo. "«ommodetftu-
dns, et funa 1 oni. Trahfeamus ad Medicmam, ftudiofus Medicin* per
prsludium difpohat ih caflro omn,afuafimpIic, a& a ph„ ri f m ^
H.pprocatis, Deindeinfritufone- IenfK,P ° fteaCOni P endlfi
G4. lenr, H.pp OC tatis& aliorO : Cauf as * dt?
'"'"^ morbi *'* «ed. 1 s,Prefcn pt i 0nct p tovnotlll . i .que
morbo, quas deinde pro intcn- f:one,vel rcmiffione, qualitate per-
fonx,£tatis, (exus,temporis,& loci, angere, vcl minuere potcrit, vt
illa omnia femper habeat,mediante re-
petitioneinpromptu.Confiftitautem Mcdicinainduob. potiffimum i 4
Inconferuanda valetudine 2. ln moibis depellendis, Conferuantur
fobrietate,non folu in vi£tu et potu, ied in omni pr^terea
a£tione,&mo- derata corporis exercitatione, faU tus,
dcambulationis &c. Omniu difficilimumvidetur rede poflc co-
gnofccremorbum, quod fit infpe- «ftione oculorum, linguej, vrin* cx
pulfu,&:maxime ex relponlione pa- tientis,quemtamdiurogabit,
do- nec aliquid eliciat,ex quo tanquam vates colligens omnia.dicet
caufas, dolores,tempora,intefioncs,inter- ualla et fi morbus
aliquis eft fim- plcx, facile adhibentur remedia, et nunquam fere
ex fimplici morbo homo moritur, fed fi plures intrica-
tifint, m Dflinii- i i
0' Ars Memom^ ti fint,tumdifficilior eftcura,
&hi tales folent nos e medio tolIere, qui- bus curandis
nobiliore opus efle puto medicina: Chemica fcilicet (quamquidam
Paracelfifticamvo- cat) qua?extraaisoIeis &aquispra?.
ftantiflimis, aliifcjue fingulari mo- do prarparatis, effeftus
eduntadmi- rabilcs: ac vbi communis abftinet Medicus, de falute
argri defperans (pace veftra qua?fo hoc didum fit
Galenici&Hippocratici) illi pra % itantiorib.
medicinisa-grofaluterh quaficertam,Deofauente,promit- tent,
acreftituent, nuliaftipulata mercede,nififanitatereftituta No
qUodhis verbisaliquid derogatum velimGalenicsarti, fedquod par- tem
vtramq; coniungendam, narri Chemica, direfta ratiohibus dc ex-
crcitiis quar paflim fieri iri fcholis iolent, aliquid fingulare,
neclaudo illos.quifine ftudio et exercitatio- ne, folo vfu,
riobiliorem partem il- lotisquafi pedib. voiunt accedereV F *
f ct j fed hicverum quod de Poefi ait Horatius : Altenus fic altera
pofcic opem res : et coniurat amicc. Lcgatosad Principes
velimcfle in Khetonca et Dialeaica versatos, ac pnterea multarum
rerum ha- bere expenentiam: quibus nifior- natus ruerit, non fatis
idoneum pu- to tanto muneri. Habebit cubicula triphcata, in primo
loco primum difponet per regula rerum, articu* lum&quodtuilli
occurrit refpon- dendum, in loco oppofito, ita in cx tens
progredietur, vlquc ad io* 30,40.50. abloluta nomine Regis
vclPnncipis narratione conuertet fe ad primum locum, et ex duabus
autpauciflimisimaginibuslegetac repetet articulum:ex oppofito
rc- fponfum,nuilo prauermiflo,q> qur de quotidie ficri videmus a
multis indece.viginti, viginti quinq; aut
ttitfinta.exercitatione&longovfu, fcd arns adminiculo, et certius
id ipium, et in plurib. fiet.Procuratorcs quemadmodum fe dirigere
de- beancexiis,quaede Aduocaus dicla iunt,pocerunc3nimaduercerc,ideo
ne longiores fimus, vel fepius ea- dcmdicamus, inde petenda relin-
qiiio. Mercatorum a&iones omnes funt
figurata?,&imagines habent in prompcuideoq ;
ficuciiibrisfingula infcribere folenc, ica facianc in iocis
pcrimagines, velper liceras maio- res inflgni colore, &: breui
exercuio confequencur promptitudinemle- gendiaciemencis,
Nuncii &ahi, ex fupradi&is ec- iam fua? poterunc
fticcurrere me morie^ quamuis mihi ars nobilior
videatur.quamvcalijsquf.mftudjjs exculcis demonllrecur: non
enim exquouislignofic Merainus.ideo- quecwmiudicioarces
funuhisaa denda% Ex ijs qua fexca,fepcima, et oftaua,
ledionibusdi&a funcanimad- uerti poteft bibl Eftantvc z8. rcguias in
me- xv dium adducamus, quibus ob- /eruatis, maiore cum gracia. memo-
iix ars exercecur, qu* tam faciles func,
vcle&asexfuperioribusincel- ligantur.-ideoque aliquas tantum
exemplisilluftrabimus, vceaocca- fione dicamus de arte memoriar,
nequclocisnequeimagloibuscon. fhnce, i J ropnmarcguiaigiturharc
erunc obferuanda, quod oporteat lmaginibtis dare adiones ipfarum
aftioni conqeniences : non enirn re&eaftiofabri
lignanjconciona- tori, auccontraattnbuatui:Secun- da.
QuandoaliquisconcionemjO- rationem,autcaufa:acl:ionem,artis regulis
applicuit, in dicendo cauc- redebetagcftibusindccorisabarte
pronunciandi,vtiiimmobihs,dcfi- F 4 xis in parietem vel in
cecram o c ul is ftarct, feu relpicere t \n huqc vpl il-
lumlocum,&c. Nam ex prascipuis eft poflfe celare artem,
dcxtcritatc U libertategeftuu obfcruata* Tcr • tia,fi forteoccutrat
io.vel iu voca- bula, quae quis videtur retenturus iineapplicatione>turonon
opus cft fubire labore irnaginum collocan? darum x fed fufficit
notare praeci* puum, quod nobis alia reducat in, rocmoria. Ex his
dubito an ex rn.en- te illius, qui di£ram icgulam poftc-. ris
rchquit^ alius quis ehcuerit arr J temilbm,quxneclocis,neq;ima*
ginibus vtitur. quxque prima fron- tcparuividetur momonti fi
tamen, debito modoappliceturincredibi- lesproducitef Fedus^eaficfehabct,
Excogitantur vocabula qusedam artis, inquihus vnaquaeqihcerare- Lij
prajfentatprimam fencecia; di&io- nem, feu primariam
cxemplimc? morabilis vel hiftoria? : qua habita, tacilc excicatur
mcinoria ad tepc- tcn- U e, t 9 tendum quod iam a.ntea
imp re {. lumhabcbat.-c.g.Putonim:P.l>ri n - ceps, V.vtin
marc-.T.tyrannorum, 0. obedientia, N.nulla. S. fctuire,
1. m t ebus, N. nobilis; initia lunt o- fto ientcnttarum. Sic
fequens:aua- magalerap: refcrt duodec.m excm- plorumvocabulaprimaria,
quibus lolet rcgula rcrum illuftrari.Sed vi- detui mciior cir e
modus,fi vocabu la lmt ex fyllabis compofita: vt.ant-
uefpal,Antiochus,Vefp a fianus,AI- exandet: plus cnim memoriajfuc-
current. Non poteft ca cxcrccri ex tcmporc, fedoporrctpefotiuharc
vocabula excogitare, dcmde ex mu it istacereah>ot catmina. vel
nexamctra, vel elegiaca, vel faphi, ca.&adminiculovnius elegiaci
ic aut plunum lencentiarum, ex- emplorum memorabiiium, velhi-
ftor.arummeminiflcpoftumusrfcd aiiashic
fubiungamusrcgulas. Oportct imaginibus tribucre rootum, fi vcro rcs
fuerit immobilis, ponenda cft perfona, qux de* cenci a&ione n?
oueac . Nonconuen;cimaginesefleo- ciofas, alioqui non fatis
excitarec mcmoriam.E,G. ficquusponacur, dcbec pcde terra puliare:
fi lupus o- ues deuorare,& he. dux reguls facis pacenc ex
regula vocabulorum in- tellefcorum, vbi diftum eft, atcri-
buendascxcellcnccs a&ioncs, Sireseftanimaca,fedparua,vc
acarus, culex auc fimilis, cribuenda; erunc lmagines maiores,feruaca
ca menipfamecfigura: vcficulexma-
gicudine columbx ponacur, acarus oui,&c t 7. lmagines
habeant proporcio- nemadlocum, &nonexcedanc.vt a pi&oribus
fieri confueuic, qui ia exiguacabellaexercitum.velregio- nem magna
ad oculum monftrant. 8. Requiricur prauerea vc perfo- •
nxinlocis coliocaca: fincgrandes, viuse, et efficaces, quoad fieri
pocc- rit:quoniam plus excitanc memoriam, qua? cciam fatis
cftexplicata in regula vooum intellectarunu Nefintfolita? efleinloco,
in quo collocand* erunt, non enim fatis efficaciter cxcitarent
memo- riam; vt,fl iedes confueuit efle in lo. co,&tameibi
proimagineponen- da,inucrfa vel pendens conftituatur ; quoiignoconftabit,
nonrem ordmariam, led formatam efle pcr imaginem. tx
improurfo collocantibus fufficit vnam in loco ponere imaginem ed perotium
&Icnte fifiat, noneft mconurltum plurcs vnoin Joco conftj cuere,
bcnc diftinctas SC comrnode ic oculis mencis offerentes Imagines habeant
a&iones deformes.fufdasvehidicuias, uia plusmouebunt, fiactamen
imein- honesta, et indecora repracfentatione. Do&e
CICERONE monetdcvigo- re fcu vitaimaginum, quoniam rcs, quas
experientia cognofcimus in- tenfe facere ad fuicognitionem et contemplationem, idone (unt ad
efficaciter excitadam memoriam, quales iunt res noua? > rarar,
admira- biles,deteftabiles, ridicute, defor- mes,horribiles,
monftrofk,velex- ceilentes pulchritudine* Item res
cxcellentes in dignitate.velin con- trario, vt Papa, Imperator,
Rex, pauperlacerisveftibus, fcabie ple- JIUS, &c.
/3. Repetitione quadam vten- dum in collocatione imaginum,
pofitis quinque vocabulis, quatuor vel quinquc fententiis,vel
pcriodo, repetendapriufquamvlterius pro- grediamur: illa et diligens
coniide- ratio valdc ftabiliuntmemoriam. i 4t Sihocdie res
aliqua pofitafit pro imagine.eadcm proalia re non eft ponenda
fequenti die, vt fi ho- die imagincm agni proagnopofu- erimus, eras
eadem nonentvten- dum pro innocctia;
quoniairrcon- fufioncmpofletinducerc, pnefer- timfiprioris non
fimus oblici, auc non benefueritperfigna variata, autbenefirmatadiftinaionc
men- tis,&repetitione* Cum oratio vel Periodus mc«
mons commendanda cft ad ver- bum,prim M m bis tervelegenda eft
tarde&attente,deinde diuidenda inpartesmaiores,&minores,
qua- rum imagmcs collocantur in locis 9 vtlupradi£tumeft.
incollocationc voeabulorum h^cgcnus per lexum indicant, vt G
diuiti* exprimendar, fceminam di- uitem ponam, fi hber virum exer-
centema &ioncmlibro. Figura? et imagines habeanc propartionatam
altitudinem, nc oculus fe nirnium debeat elcuare, vt videatj aut
nimium fe dimittere* deindecauendumneimagovnaal"
tcnfuperponatur.-namprior deleretur. Informationeimaginumnon
opor* Ars Memori^. oportct nimium feftinare, nifi vr
• g£at ncccffitas, nam occurrentc
poflcaimagincmagisidonca,ditti. cilc crit eam collocare, aha pnus
fublata, et moleftum omitterc me- Horcmiconfiderandaigituromnia
diligentcr,antequam imagines colloccntur., Antcomniavidctidu,vtima-.
eines fint rerum notiffimarum, 82 abftincndumififtis& incognicisi
cumhabcripoffunt verx &c cogni- ta>, &aminus cognitiscauendum,
occurrcntibus plusmanifeftis. 2 o Quemadmodum fimilituao locorum multum
obeft in iis for- mandis. itaetiam imaginum inca- rum formatione:
ideoq; danda cit opera, vt fint diuer fe, ne a! loqui er-
rorfuboriatur: qux diuerfitas faci- le habctur, vcl per
figna,resattn- butas, adioncs, vel alia accidentia: Vt tres
Papai.vnus claiem, alius an- chora,tertius cornumanutcneat: tres
viri, vnus faltacaliuspugnat, tertiusluditalca,&c. *«H*- 9 a iu Habenda quoque rario
efta:- quiuocorum,&f y nonymorum,ne
procanecceleftidicatur terreftris; pro petra faxum ; pro enfe
gladius* profeminamulicr.&cnecumres diuerfis exprimantur
nominibus, vnum pro altero ponatur, qux me- tisattentione diftingui
poflunt, in collocando et repetendo, vel alio figno.
*2. Sipluresimagines exprimen- C ! at vn ° in l°co,perfone
varian- djen 1 nt ) vtvnavelduemagna:,cum puribus
paruis,netammultiim- ipiafintefficaciores. Jh Cumverba&conceptusca-
piunturcharta, &inlococollocan- tut.noneft applicandamemom
chatta.vellocis, fed hisfolum,q uia diftraaioparitconfufionem. &va*
cillationem. «mn ^ C non eft vtcnn " n » i a
omn.buspaffimrebus.fedtantum •nretcntudifficilioribus. vtincau!
farum $6
farum a&ionibus, difputationibus concionibus, &c.
Potefttamenali- quis, fucceflu temporis rebusqui-
buslibetgrauioribus, magifquefe- riisappUcare: vtlatiflime patet ex
o&aua Le&ione. Requirituradhanc artcm be-
neexercendam vacatio mcntis, nt peroccupationemexteriorem vir- tus
naturalbdiftrahatur,minufque idonea fit ad oftickim difcrete fa-
cicndum: iuxtatritum vulgari (er- moneproucrbium: Pluribusinten-
tus minor eft ad fingula fenfus. 16. Vt foelicius fuccedat in hac
artc cxercitatio, requiritur in ope- ratore maniuetudo, ne ira,
amore inordinato,odio, impatientiavcla-
lioturbeturaffectu, ty. Sobriusquoquefit, ne pere-
brietatem velcrapulamvirtutes naturales fuffocentur, alioqui fenfu*
interiores fuperfluis humorib. im- pedirentur,vt rette fuoncquirent
fungimunere* iS.Tcra* m Ars Memori^. $f
i8.Tempusmagisidoncum,cuiri inftud..s )C ftmatutinum; quiapoft
qu.etem. &dumlibereftahimusab aliis occupationieus, aptior eft
ad iufc.piendum ; iuxta ptouerbiumAuroramufisamicacft^Non quod
Vcfperihora 7. S.p.nonliceatqua- dtante vel femihorahuic exercitid
vacarcvelutctiam 8. 9 .,o.ahteme- nd.em, et 3 . aut^. poft meridiem
fi cu. per ncgoca iiceat fnam ita fa- c.£dum a rtisamatoribu S) prc
C ipue ftud, ofisKedquodvt.liuscom- dmfque fit tempus
magisidoneuni el.gcre, reb grauibus cxpcdiendis. 5ed
trahfeamus ad mcthodum ftudcnd.artibusl.bcraiibus, &g«-
r" b «dif C ipli„is,minbrelabore et frudu maiore, connexam
arti mcmor^quaquis comilitohes fu- petet hoc dcftitutos.
quamuis ih^ fcen.o et induftria pr*ftantiores; Qua qu.de
perfpicaciore ingenio LecWp fe colligercqueanrcxo- G
mnibus fupradiSis, tamen in aliorum gratia cam hic nude proponemus C
ofiftit ea in vndccim articu- hs i:Vt cius difciplin». cui volumus
darcoperam,auaorcs pr*ftantio- resnofcamus.ac vnumexomnibus Principem
eligamus, inquoomnc studium et industriam colloccmus, rcliquos tamen
femelpercurramus. Diftnbuendi erunt mtresordincs, in primo erit
primarius ille, vt in Theologia, Biblia, in iurifprudentia, lnftitutiones,
&: Corpus luns,in Medicina, Hippocrates et Galenus; in FILOSOFI Ariftotcles;
mtcr oratores CICERONE, inter Poetas VIRGILIO, &c.Habendi tamcn et lcgcndi secundi
et tertii ordinis auftorcs,vt fi quid vtilefc notatu dignum,quod
noncft in primaricaut non tam bc- ncindetransferatur in fuumlocum
apud Principcm. Nemo cnim m omnibus^que excellit, et vilis ah- quis
lcriptor, interdum partem a- hquam meiius tradat, quam excel- ^
lens, fl iens,quicum plurima egregiefcri-
picnc quedatamenab cohon tam cxcellenter tratfata, atq ; apud alios
raedijaut infimiordinis inucniuii- tur.quimuItavuJgaritcr, vnumvel
duo cximie tra^aruht. Pr*terea qux plurcs cadem habent, abfo- lutc
et perfpicue fatis in vno feruan- danotatisinmargineJdcis,inquib
6 apud alios inueniantur, vel faltem ihindiccreferantur. 2.
Libri dcindc eorum in com- r pcndium rcdigcndi, tranfportatis
coomnib.fcituncceflariis, vtquafi I vnumex omnibusfiatcorpus.
h Tumaptediuidahturinlibtosi eapi ta, materias, idque per
partcs maiores&minoires. 4* Vnaquzque
imago,qusadeft femper, ac fc offert exprimenda, et fujsqu«quelocis,vtfupradiau eft„ J
dilponenda. y. Rcpctitio quotidiahapartisa- licuiusmaioris
ccrta horaeft infti- tucnda, vt parta conferuetur, et iu- G i
ffo I0 o ftaindiesfiat acceffio, quod caput
eftinomniftudio. 6 Vulgo nota funt de lectione pr xuidcnda .
diligcnti mcntis inter docendumattentione.&retraaan- da,
quar pauci obieruant: qui vero idfaciunt,hocfolo,rcliquos idnc-
gligcntes. longe {uperabunt
lndifputatioriibus,pauca:,ied vtiles quxftiories eas fi
ignoremus memoriae commendantes, aut li- bris,vt ex ipfis rruftus
iequatur; ne- glefta illa puerili difputatioric, qua certant
liberare fe, ne ad pulfum fi- niende; difputationis in Catalogurri
reteraturaca Przceptore die Sabbathi i fi (xpius ( quod cafu ficn poteft;
notati fuerint, negligentiz ac- cuienturtnullaferealiaindifputaii
dovtilitate. 8 Iri dubiis frequenter dottiores commiluones,
vel ipfi profeffores funtconfulendi,quodquidam nc-
glignnt.timentesproderefuam incapacitatem fcddepellenda eftifta
timiditas, ftudijsjpcrniciofa, quid enimtuarefcrc. fifinitocurfu,
tuo- mniumfis docT:iflimus, quamPro- feffor de te habuerit
opinionem? quamuis frequens dedubiis conful- tatio,infalhbiIe fignu
fit diligentiar. Nota eft Ariftotclis fententia,' Dubitarede
fingulis non eft inutilc.' 9- Omniafernperftudiaflantper interualla
temporis,vbi hora in ftu- diis
pofita,tatilperrefpirandu,opti- me n. ita fuccedu t : ac plus
proficiet fex velofto quotidie horas lmpendensintcrmiffioncquater interposita,
quam qui a quinta ad vndeci- mam, et aprimaadfeptimam vcl
o&auam continuis fcnccat Iabori- bus, ingenium obtundcns potius
quamexacuens. io. Temporeferiarum,poftquam anirnushoneftis
rccreationib. fuent rclaxatus . et corpus modcrato refcdumexercitio,
faltusmodera- ti vel artificiofi^deambulationis pi- hcAc.aptiorafuntmultoadftudia,
G 3 va- yalctque tum acies mentis, vt cultri poft
iuftam acuitione. Si igitur dua- bus, auttribus horis lufui honefto
tribu;is, vna ftibtrahatur ftudiis tribuenda.deindepcr vnaautduas ad
lufum redeatar, illa plus proficitur, a aliis duabus, et ingeniu tum
pene- trarc&quafi in clara luce videre ex. periemur, adq
alioqui caxutimus. iu Adhancmethodumeciamfa- C\t plurimum index
vocabulorum, (ententiarum. rerum,locutionum, artificii
Khetorici,6cunq ; notatu di- gna, indicis auxilio, semper in prdptu habebimus.
alioquilegendisre- legendifquelibris, vita hominum breim
confumitur, atq; indefeffo studio, bonar methodi deftdhj Syfiphi faxum
perpetuo volutamus, omnibus itaque authoribus semel le&is. si
quid mihi viuavoce, ant scriptis tradandum, indicc dirigarpcromnesaudores quosinpul-
pitocollocato, fuoquemqucordi- ie et materiam feligam meo iuditio conucnientem,
redigam in ordinem, addam elocutionem, et sic confecero librum vno menfe
vel duobus, quealioquitnb, quatuor- veannis non absolverem de
quacunque re loquendum, femper eric perindiccmprgfto. Videtut hic
ali quis rogaje: CICERONE, VIRGILIO, OVIDIO semel tantumin v.ulegendi? etiarn
vtquic- quid notatu dignum iubito portis habere: Sed vt
geniusoratoriusfe infinuet, legedum aliquid ft equen ter ex CICERONE
Cvt Poeticus ex VIRGILIO, OVIDIO, veialio, que (ibi quis
imitandumpropoluit: atq, haecfaciunt ad methodum ftudendi in genere: Sed
daturus operam FILOSOFIA comparabit dt&ata iub, eodeprxceptorecurfu
prxcedenti ab. aiiquo„ qui c^teris perfectius exceperit, eaque precibus
velprecio impetranda,ex hjs pra>uidebit,que, Profeflor dotturus
eft, diligenter audiet, retra&abit poftea, fi quid addat vel
mutet, notabit : Ac plenifli- 8i$fj m W) 0
tf fliflime docentem aflequetur. Non contentus tameniis habebit commentarios
eius vniversitatis, in qua studiis dat operam, et yidebi t an
aliquidnotatudignuminiisfit, quod nonhabeatur in diftatis,
velcomrnentariis Cux Acadcmi: fi fueric (vt non est dubium,
quinmultaerunt) ad sua diclata traqfportabit, Vt exomnibus vnum flat
corpus, quod diuifum.pcrcaftrum/domos cubicula, et c applicabitur, vt
ex supradidispacet. Hisaccedat repetitio quotidiana eorum qua? dofta
funt, vfque ad eum locum,ad quem 1 roreflor peruenerit docendo, de-
lndeabinicio, adlocum, ad quem cumpcruenit,idque vfq; ad finem. inita
logica vna femihora matuti - na et alia vefpcrtina repetet aliqua
partem logics divis* in triginta rc pctitiones, vt singulis menfibusto-
camrepetat. Vel sive litduas femi- noras coniungere, vtcontinuam
niane impendac horam, cuiufque Q $ relin- %c6 Ars
Memorije. cam diuifam in 30. repetitiones: et ita suo cempore
dc metaphysica. Hoc modofiec, vcomniaquxcun- die fiat
acceffio, quod caput studio- yumefleante di&um eft. Eueniet
ctiam vt cun&is fimul memorix in- hxrentib. et collatione omniu
in- cer (c, videlicet principij cu medio £ne,huiuscumprincipi0 et medio
et huius cum vtroque melius longc Jntelligantur et multa ex iis
dubia «ccurrentia» vel quae ab aliis obiiciuntur.ad quae alioqui
cascutimus, loluantur : tantaquc hinc nafcitur akcritas, vt vix
diqi poflit, dum in cxamine publico vcl priuato, item in
di(putatipnibus ad propofita cxpediterefpondetur, fcadquaeftiones aliis propofitas
animus refpoa- dcrcgcfti^t. Valdc precerea consultum fultum eft, a
parentibus, magiftris et filiis proponi aliquod prxmium uomodo
diuidatur imago. Deordine. Regula vocabulorum.
Platonisauditores* Vlato caliuit artem mem&ri*. J$
*uomodoperfinuid agendum audituri concionem. ; 7 Adodus excipiendi
celeriter qu* dicuntur. *>uiddgendum concionatori in fine
concionis. 4° ualu debct ejfe legatus. Precuratorcs.
Mercatores. Huncii. Bibiiotheca. ^ntodoquiUbetcogaturfatcrivcrlti
temartis. nonx Leftionis. teguUneceJfari*. g Cauendum ageftibus
indecoris ibid Ars memort* foclocisvelimaginib. /i
isiri* 7* ibid. 77*7»
I* ibid. ibid. ibid. ibid^
*4 *$ ibia\ ibid. ibid. Ravelli.
Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ravelli.”
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