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Monday, January 20, 2025

LUIGI SPERANZA -- "GRICE E SAVA"

 

Luigi Speranza -- Grice e Sava: FILOSOFIA SICILIANA, NON ITALIANA -- all’isola: la ragione conversazionale del dovere e dei doveri – la scuola di Belpasso -- filosofia siciliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Belpasso). Filosofo siciliano. Filosofo italiano. Belpasso, Catania, Sicilia. Enciclopedia Popolare Italiana. Saggi:“Sui pregi”, “Doveri dei medici”, A. Prezzavento. /t'iti SUI PREGI E DOVERI   DEI.   MONOGRAFIA   I STRUTTI VA,: ED^NTER. ESSANTE   l'tlt «CM i:i.,lssli : Ilf.-.^OLIi: MlllSOHE     'IIP, UttSCHLTTI L FliftKKtll     /s: xss  SUI PREGI E DOVERI DEI MEDICO. SOCIO DELLE ACCADEMIE DELLA SICILIA, !   E D'iTl LI A, DI «DELLE DI FILADELFIA E NUOVA-TOUR,  hehbho DEPUTATO AL conc-resso degli scienziati italiani   riKLLA SESTA LORO JIIUMOHE 13 MILANO PER l'aCADEMIA  SUJIICO-UUIHL'KGICA DI NAPOLI E DEGLI ASPMA3T1 BATUHALISTI MILANO   Pbesso gli EniToni-Linmj Maxtucelli e C.   Conimi del Lioto, H. i3^i  Non sempre la censura di Seneca, in ima sua  epistola espressa con quella sentenza — ut omnium  rerum } sic litterarum quoque, in temperanti a laboramus — scoraggiar deve ogni scrittore che al pubblico il bibulo di sue veglie presenta, avvegnaché  non bisogna imitare lo svanissimo pensamento di  Lemonnier, il botanico di Luigi XF^i il quale,  allorquando veniva richiesto perchè non s' induceva mai a scrivere qualche sua opera, era solito  rispondere, come attesta Cuvier, che il tempo impiegato ad instruire gli altri è perduto per la disciplina  di sè stesso; appoggiandosi allo stolto paradossale so~  fisma che, tutto è stato jdtto, tutto è stato detto, e si viene troppo tardi per aggiugnerc una sola parola.  Con simile sutterjugio, all'uomo timido, naturalmente  infingardo e presuntuoso, che travaglia e si ammaestra  poco, e crede saper tutto e saper meglio degli altri, la  ignavia, tanto 'a lui connaturale, arresterebbe, al menomo  ostacolo, le ricerche, le osservazioni, ì risultamenti, fornendogli sempremai delle risorse per trarsi d'impaccio.   Io ho indugiato a rendere di pubblica ragione questo lavoro, ma alla fine mi vi sono determinato. In  esso soltanto, meno avido della brama di creare, come  in altre mie opere, che di quella d'esser nule, e simile all'ape che dal sugo di tutti i fiori il suo mele  compone, ho raccolto ciò che mi è sembrato potersi  esibire con utilità, e al mio oggetto meglio servire;  perciocché nel troppo die s'ignora, il poco che si sa,  si. sappia bene almeno. Che se.talvolia le mìe proprie idee presento,. egli è con la più scrupolosa accortezza, e per richiamare un utile principio, manifestare un grave errore, o dimostrare una sconosciuta  lacuna. Ma, in generale, . io mi sono . appalesato il.  meno che mi è statò possibile. No adottato la massima, di Bayle: Une bornie pensee, de quelque endroit quelle parte, vaudr'a toujours mieux qu'une  soLLÌse de son crù n'en deplaise a ceux qui se va lite ut  detrouver tout chez eux, et ne rieO lenir de persoli ne.  Per nitro, un libro redatto con accorgimento, è quasi  sempre l'epilogò de' lumi dell'epoca sua ; è una pietra migliare posta dalia mano del talento nella strada  dell'esperienza e del sapere. Io mi sono limitato a scegliere, nelle opere le più  conosciute e applaudite, le opinioni che più sagge mi  sono sembrate, ed ho avuto impegno citare quegli  uomini dotati di Jbrte ragione, di sagacità poco ordinaria, e d'infaticabile ardore per lo studio e per la  meditazione ; lungi però dalla sciocchezza quasi universale, che volentieri crede la verità sotto la barba  canuta de' vecchi secoli, e sotto un nome d'antica e  pomposa rinomanza. In riguardo alle quali opinioni  qui addotte, ne ho indicato costantemente le origini;  e nel riprodurre le attinte citazioni, rimossa bensì la  servile pedanteria, ne ho in gran parte verificata la  esattezza, dichiarando tuttavìa con Montaigne: Tel  allegne Platon et Homère, qui ne les void onques;  et riìoy, ay prins des lieux assez, ailleurs qu'en leur  sotirce.   Questa sorge/ite di' erudizione e faconda dottrina,  al chiarissimo Monfalcon, qui principalmente si debbe.  Egli ne è il modello, la guida, l'originale ; come Luciano e Vi. Lo studente dee viver fra te IlevoI mente co*suoì condiscepoli ; ei deve scegliere fra loro un Mentore, richiederlo di consigli, pregarlo dirìgerlo, mancando talvolta questa guida tra 1 professo ri; avvegnaché l'alunno  che studia senza consiglio e senza norma, lentamente  e disordinatamente si avvia nella sua camera, profitta poco di sue letture e di sue osservazioni. Ma allorquando, più inoltrato, è idoneo a rendere ad altri  principianti i huoni avvisi che ha ricevuto, non debba  egli mostrarsene avaro o restìo, e tanto meno, poiché insegnando ad altri, accrescesi maggiormente la  propria istruzione.   Se egli vuole impiegar bene il suo tempo, sfuggir  deve tutù quei fra' suoi condiscepoli che passano i  più bei giorni di loro giovinezza nella infingardaggine,  nel gioco, nello stravizzo, nel libertinaggio, net perditempo. L'ignoranza, la presunzione, la necessità di  palliare Iti appresso coll'intrigo il difetto di sapere, la  perdita della salute e dei costumi, sono i funesti risultamenti delle associazioni sotto auspicii diversi da  quelli della positiva diligenza agli studi e dell'ardore  per la scienza.   Ricercate voi alunni quello tra' vostri compagni,  che a preferenza si mostra animato di verace filantropia, disgraziatamente assai rara, che, felicitandosi  de' suoi progressi, si anima all'idea de'servigi ch'ei potrà  prestare un giorno in sollievo de' suoi simili. Penetratevi di questi nobili sentimenti, onde abbia a potersi  dire di voi; Egli è uno del picciol numero fra coloro che onorano una professione, tutti i membri della  quale onoratissimi esser dovrebbero. Ma se non sentite questo nobile amore dell'umanità, che eleva l'uomo sopra sè stesso, non lo simulate almeno; siate  probo soltanto, e non ostentate una virtù a voi estranea. I professori hanno dritto al rispetto degli alunni,  le loro lezioni ascoltar si devono in silenzio, gli applausi e i segni d'iinp roba z ione sono del pari biasimevoli. Il discepolo giudizioso applaude al professore  dotto e benemerito coll'assiduità : alle lezioni di lui,  da libera scelta esclusivamente spintovi ; e, pur  troppo! Io biasima, dimenticandosene: privare gli allievi di questa libertà, equivale togliere a' professori  la più dolce ricompensa del loro sapere, del loro talento e zelo. Giovani e stranieri ad ogni vergognoso  interesse, gli alunni giammai si ingannino nella scelta  del corso che seguir devono, proferendo essi ognora  se non il professore più eloquente e più dotto, il  più insinuante almeno e chiaro, nelle lezioni del  quale maggior profitto ritraggano,   Finalmente sostenuti gli esami, disviluppata la tesi,  ed il candidalo pervenuto al grado di dottore, gli  è necessario dedicarsi a riuscir medico. Egli va ad  entrare nel mondo, bisogna quindi additargliene la  condotta, di che abbisogna il giovane che è passato  dal collegio all'anfiteatro, e da questo agli ospedali.  Colui che ha più lavorato è quegli che maggiormente  trovasi imbarazzato in tale incontro ; colui che si è  indonnato della società correndo dietro «'piaceri, sente  appena la transizione; avvegnaché, familiare alle sociali abitudini, avendo intrigato pe 'capricci, gli è facile  intrigare per la fortuna: lo scopo solo è cambiato,  ovvero modificato, il mezzo rimane sempre lo stesso.   Questa norma è degna d'ogni attenzione. Il giovane  dottore ritorna da suo padre, e riceve da lui una disposta clientela: inatruito o ignorante, egli eredita  la paterna rinomanza, e questa eredità non è al certo  la meno curiosa di quant'altre in società si acquistano; ovvero gode de* beni di famiglia, dimentica i  suoi libri, non vìsita ammalati, sol vagheggiando una  ricca ereditiera di cui lusingasi essere sposo; oppure  ostenta un'opulenza iittiz.ìa; ed il maggior numero si  agita per ottenere un posto, da valere qual patrimonio di talenti. Le circostanze però aiutano talvolta lo  istruito e modesto, e la fortuna è allora giustificata  de'favori che spesso largisce al ciarlatanismo ed all'ignoranza.   Additare dunque all'inesperto medico il sentiero  onde trionfare degli ostacoli che incontratisi ad ogni  passo nella società; fargli conoscere la dignità del suo  ministero, ed i doveri che adempir deve socialmente  in generale, ed in particolare verso i suoi ammalati:  giustificare i medici e dilènderli dalle calunniose persecuzioni; e, quali sono precisamente, dimostrarli:  ecco il sommario di questa monografia.   Veggasi all'uopo il Dictionnaire abrégé de médecine;  ed anche De Renzi, Sullo stato della medicina nell'Italia meridionale e sui mezzi di migliorarlo. Un medico ha trascorso gran numero  d'anni nelle scuole, ha frequentato con zelo gli ospedali,  con assiduità le biblioteche; nessuna parte della teorica  gli è ormai straniera: dopo avere consumato il tempo  più bello di sua vita nello studio tanto lungo e laborioso dell' arte di guarire, egli viene a chiedere  al pubblico quella fiducia di cui per il suo sapere  si crede degno. Ma la nuova carriera the gli si apre  dinanzi, non è meno laboriosa di quella che ha già  percorsa.   Aspri scogli l'attorniano da tutte le parti: la teoria  cosi bella, attraente e facile ne'libri, è una guida insufficiente o infedele presso gl'infermi: tutto è generalizzato negli scrittori, tutto è particolareggiato nella     Digiiized Dy Google     25   clinica. Egli cerca indarno sovente que' segni che gli  si è detto caratterizzare le affezioni morbose : quelle  malattie organiche, che facili a conoscere ei supponeale, lo avviluppano con sìntomi ingannatori o larvati ; quelle febbri essenziali, descritte a lungo dagli  autori, che frequentissime ideavasi osservarsi, giammai al suo esame si presentano. Ei vede con sorpresa  l'esperienza smentire le magnifiche promesse della  terapeutica. Facilissima giudicava la esecuzione dei  processi operatori! sul cadavere, ma sul vivente ripetuti ostacoli lo imbarazzano. Incertezza e pericoli  dappertutto egli trova.   Niente di positivo apprendesi nelle scuole, è stato  detto altra volta da alcuno ; e negh' ospedali, il grande  numero degli ammalati, la brevità delle cliniche lezioni, l'ignoranza de'veri motivi che determinano il  trattamento curativo, una lunga serie di enigmi da  indovinare allo studioso allievo ordinariamente presentano.   Comunque inslruito esser possa un giovine medico,  osserva Vicq-d'Azyr (Eloges hisloriques), egli teme  sempre l'istante di agire per la prima volta, allorquando, dopo avere ascoltato e letto, bisogna giudicare e scegliere. Scrupoloso osservatore delle regole  dell'arte, e temendo ingannarsi nella loro applicazione,  egli esamina con accurata diligenza, e pauroso delìbera. Gli si appresentano incessantemente allo sguardo  gli ostacoli che nascono dalla complicazione degli accidenti, e le obbligazioni che il suo dovere g l'impone.  Ei consiglia pochi rimedii per dubitanza, come il pratico sperimentato avvedutamente pochissimi ne prescrive. L'uno indaga la natura ed agisce di rado per   26   chè non si crede troppo illuminato su 'bisogni dì essa ;  l'altro conosce i suoi sforzi, ed a secondarne i movimenti si limila, e perchè teme perturbarli, di rado  anch'egli agisce. Entrambi hanno una grande riservatezza, perchè hanno i medesimi principii, e tendono al medesimo scopo. L'ignorante al contrario  comincia con arditezza, e finisce con audacia.   Ed in generale i giovani medici i più istruiti, sono  i meno intrepidi ed animosi nella loro pratica; sempre diffidano di sé stessi, e dopo molle esitazioni  acquistano finalmente quella sicurezza che al vero  sapere tanto bene compete: eppure quando indefessi  prolungati studj li abbinilo resi pratici cons unitissimi, diffidano rullavi» di non aver fallo troppo.   Qual contrasto questi uomini laboriosi fanno col  volgo de' medici! Un giovane, al primo sortir d'un  liceo, e forse senza precedente educazione, vuol divenir medico: la sorte è gettala: eccolo recarsi in  una facoltà di medicina. Ma i parenti suoi, poco fortunati, bastar non possono alle considerevoli spese  necessarie per il trascelto stato, se non coll'imporsi  le più crudeli ed oppressive privazioni : come fare  allora? il tempo pressa; egli si affretta, ei s' industria per affrancarsi di esami nientemai rigorosi; saperne alquanto per sostenerli è tutto ciò ch'egli ambisce, e, appena scorsi già sono i termini prescritti,  ghigne in fatto a liberarsene: adunque non più corso,  nè clinica, nè libri. Qual cosa egli ignora ond'essere  profondo medico? La cupidigia si sveglia: non meno  eccessiva dell'ignoranza e della impudenza del novello Esculapio, essa pone tutto in uso per imporre  al pubblico, e vi riesce sovente; mentre in opposto il modesto sapere, senza fautori, vegeta nell'obbho.   La Bruyère ha molto bene osservato die gli uomini sono troppo occupati di loro, per aver agio di  penetrare o caratterizzare gli altri. Da ciò deriva che  con merito grande e con più grande modestia, si può  languire lungo tempo nella dimenticanza. Non vi è  nel mondo tanto penoso mestiere, che farsi un gran,  nome. La vita finisce, quando quest'opera si è appena abbozzata.   Un giovine medico che entra nel mondo, desidera  con impazienza l'epoca quando potrà godere mia generale considerazione. Incerto del destino che l'attende, ei s'inquieta, ei s'agita, si lagna della sua situazione: allorquando frequentava le scuole, riguardava qual istante di sua felicità quello in. cui non  avrebbe ormai bisogno delle lezioni de'suoi maestri;  adesso che è libero di questo peso, e che il titolo di  dottore gli permette esercitarne le funzioni, vorrebbe  che gli anni maturato avessero la sua hsonomia, perchè la gioventù sembragli ostacolo insormontabile ai  suoi successi. Egli anela il momento quando la fiducia de'suoi concittadini lo ricompenserà di tanti anni  da lui consacrati allo studio dell'arte sua.   Un pratico, che numerosa clientela priva di tutti  i piaceri, compiange quel tempo, "allorché, più felice,  abbandonar potevasi alle sue propensioni, e godere  principalmente di sua libertà: con dolce soddisfazione rammenta l'epoca de'suoi studj; paragona con  amarezza l'indipendenza e la felicità di sua gioventù  alla dura servilità nella quale ridncelo il suo ministero, e se talvolta sorride allo spettacolo del benessere clic lunghi e penosi travagli bannogli acqui   stato, la canizie de'suoi capelli avvelena bentosto la  gioia sua. Laonde l'uomo mai non è contento della  sua sorte !   Da' primi successi o da'primi rovesci del medico  nella sua pratica, in gran parte dipende l'opinione  degli uomini sul di lui merito. Quanto è delicata,  quanto difficile la posizione del medico all'ingresso  iu società! Quanto interessasi egli de'primi suoi malati che le di lui c ure reclamano! con quale attenzione analizza tutti i sintomi morbosi ! e, nell' impiego  de'mezzi terapeutici, quanta riserba tczza egli usa!! Se  l'ammalato guarisce, essendo stato semplice il caso e  del numero di quelli che del solo regime abbisognano, mille voci celebreranno il profondo sapere del  giovane dottore, la rinomanza si spargerli da tutte le  parti, magnificando lo strepito de'suoi successi; la  fiducia nascerà al grido ripetuto della riconoscenza,  ed il tranquillo spettatore degli sforzi della natura,  sarà agli occhi di tutti un genio che comanda alla  morte. Ma che una fleminasia grave e rapida nel suo  corso, gli spenga in pochi giorni un infermo nel fior  degli auni, che sintomi consecutivi conducano alla  tomba quello sventurato chirurgicamente operato, o  quel calcoloso liberato dalla pietra, l'ingiustizia e la  mala fede si uniranno contro di lui : si accusano le  sue cure, si incolpa la sua giovinezza, gli si contendono le sue cognizioni, e dappertutto incontra la più  cieca prevenzione e le più calunniose imputazioni;  e talvolta egli è costretto recarsi altrove ad iucon. tra re casi meno disgraziati e maggiore equità.   Tuttavia compiagnere, un giovane medico, che nel  princìpio di sua carriera non imbattesi in malattie di     29   felice risultamonto, contro te quali la natura e l'arte  uniscali loro possanza, non è un motivo ad impegnarlo prestar le sue cure per le sole affezioni morbose, di cui è probabile la guarigione. La religione e  l'umanità gl'impongono una legge ili visitare col medesimo zelo o colia stessa assiduità 1 infelice che  un'organica affezione conduce alla tomba, o quel malato ebe i soccorsi dell'arie richiameranno infallibilmente alla vita. Uomo pubblico, egli appartiene a  tutti coloro che invocano il suo ministero, quindi non  può negarlo ad alcuno. Nò l'incertezza del successo,  nè il pericolo di rovesciare una riputazione tuttora  mal ferma, non sono ragioni sufficienti perchè un  medico sia pigro o sordo a' preghi degli sventurati,  che hanno riposta in lui l'ultima loro speranza. Del  pari un chirurgo non deve negarsi giammai ad una  operazione d'esito incerto ma bene indicata. Condannevole pur troppo è la pretesa politica di alcuni individui dell'arte, i quali, temendo di compromettersi,  hanno sommo impegno ad evitare le pericolose curagioni. L'ingiustizia frequentissima de'giuchzj del pubblico può mai scolparli di un fallo le di cui conseguenze sono tanto gravi? Quanti malati sono quindi  vittima di questa falsa prudenza! Quanto la fiducia  può esser corrotta da vani interessi dell'amor proprio!   Le qualità essenziali al medico, per riuscire nel mondo,  non sono un merito trascendente, un grande impegno  per lo studio ed un profondo giudizio, ma sibbene  esorbitante ammasso di ciarlataneria, instancabile cicalamento, ed un'audacia che niente può sconcertare  giammai. Perche tacerlo or vi a? gli uomini hanno un  pendio naturale per i ciarlatani: conoscerli bene, ecco il cardine per chi aspira a grandi successi nell'esercizio della medicina. Una vernice di sanere basta per  illudere il rozzo volgo. Egli è vero che la grand'arte  di ammassare danari non è meta per il medico che  conosce la digitila di sua professione; non men vero  è altresì che gli uomini illustri, che si sono creati  dei diritti alla venerazione della posterità pe'loro rari  talenti, non hanno credulo onde giug-icrvi bastare  uno stodio sufficiente e porre in opera ogni astuzia  ed ogni raggiro, il cui insieme compone il saper fare.  Ma che importa ? quei che scorgono nella pratica medica un eccellente mezzo di fortuna, non fissano alcun significato al risonante = amor della gloria,  amor dell'umanità = ed inutile giudicano la scienza,  poiché non è indispensabile ad essi per l'acquisto di  vistosa opulenza.   Eppure i medici hanno ragione di lagnarsi spessodell'ingiustizia degli uomini, Qual forza d'animo non  abbisogna loro per sormontare i disgusti ila cui sono sopraffatti? Voi non sapete, diceva Lorry alla gente, quanto  ci costa per esservi utili! Un medico amante dello studio  ha languito quindici anni nelle scuole e negli anfiteatri  fisici ed. anatomici, ha trascorso poscia gli anni più  belli della sua vita nell'aria infetta degli ospedali, il  pallore del suo colorito e la emaciazione del suo viso  attestano la moltipheilà delle sue veglie e delle fatiche sue. Con qual premio sono indennizzati tanti  lavori? Qui, l'uomo del mondo declama contro la  certezza della più nobile delle umane scienze, e confonde senza pudore la medicina ed il ciarlatanismo;  là, qoeglino stessi a' quali le di lui cure hanno reso  la vita, negano il ricevuto benefizio, onde dispensarsi della riconoscenza: altrove, qualunque sia l'estensione e la base di sue cognizioni e gì' incredibili suoi  studi per aumentarle, il dotto filantropo medico stentatamente può formarsi una mediocre clientela, mentre al contrario nn ignorante non ha, dovuto die  presentarsi in società per occupare tutlo il grido della  rinomanza.   Se gli uomini non ricevono dalla, medicina tutti i  benelicii che sperar ne possono, ne debbono incolpare sè stesi. Essi, che all'intrigo ed alla ciarlataneria  tanto facilmente accordano fidanza, solo dovuta al  vero sapere; che favoriscono così spesso l ignoranza  senza discernimento alcuno, e disconoscono il inerito  verace ; che non aprendo mai gli occhi sopra i mezzi  adoperati a sedurli, non sanno che nulla può supplire  all'applicazione ed allo studio, che l' esperienza non  istruirà giammai colui che non sia in istato di profittarne, e che il maneggio è quasi sempre la sorgente  de'più funesti emiri.   I giovani medici generalmente sono buoni, umani,  compassionevoli, pronti a credere le promesse colle  quali vengono lusingati; amano i loro infermi; nessuno ostacolo a' loro occhi mai non si fa incontro:  la carriera che s'apre loro dinanzi sembra sparsa di  fiori; e la loro immaginazione sedotta li persuade che  per riuscire nel mondo è sufficiente servire gli uomini  ed amarli.   Illusioni amabili, voi sedurrete pòco! II paradosso  del trionfo dell'ignoranza non tarderà a stancare  bentosto ed opprimere il loro amor proprio ; la dimenticanza, l'ingiustizia, la parzialità, il raggiro squar ceranno a brani il troppo sensibile loro cuore ; e  l'ingratitudine sarà il colmo del disinganno. Veggansi a questo proposito le seguenti opere:  Plàtius, De medico audace; Heister, De medico nimìs timido; Sonnet, Satire contre les cliarlatans et les  pseudo-médecins empiriques; Coquelet, Criiique de la  charlahmerie; Dolàeus, De juvenis medici idea errante  philosophico-medica; MimcHmr, La scuola del giovane'  medico. Una' diffusa' celebrili) talvolta è meno l' elogio di  un medicoj'cbe la satira del pubblico. V, :   ' Si consultino le opere seguenti: Licetusv De optiiuo ^medico: Chiappa, Ippocrate, modello de' medici. La medicina non è una scienza incompatibile  coli' uso de' sociali trattenimenti, nè esclude colui che  l'esercita dalla politezza, dall'amenità, dalle grazie,  clic formano il socievole diletto. Si può esser medico ed uomo di società medesimamente; e se alcuni malinconici dottori declamano contro lo sludio  dell'arte di piacere, in ciò hanno essi meno riguardo  alla dignità di loro professione, che all' impossibilità  di correggere la pedanteria del loro carattere, ed il  ridicolo delle loro maniere. Quella imperturbabile  gravità che portano in società, come al letto de'malati, è un velo sotto il quale occultano sovente una  crassa -ignoranza; e quegli inetti sarcasmi che lanciano contro que' loro colleghi che aggiungono al  sapere uno spirito penetrante ed amabili forme, altro non sono che la confessione della secreta loro gelosìa. V arte di piacere e quella di guarire hanno  fra loro strette connessioni.   Se nn medico, troppo tardi apparso net mondo,   0 di carattere molto serio e grave, non può acquistar quella giocondità e quelle grazie naturali che  costituiscono l'uomo amabile, egli deve mostrarsi tale,  qual egli i; ma non sostenere un posto in cui sarebbe fuor di luogo.   Chi dalla natura non riceve la piacevolezza, indarno vorrà simularla; colui che non è dotato d'un  facile umore, affetta invano l'amenità: ì suoi tratti,  le sue maniere, i suoi discorsi, tutto in lui è stentalo; ei diviene ridicolo per la ricercatezza di voler  piacere.   Pochi medici hanno goduto pieni successi di amena  società come il famoso Procopio. Egli era amicissimo  di molti uomini celebri del secolo dee imo Ita vo, ed  il suo nome si trova spesso ripetuto ne' loro scrìtti.  Piccolo di statura, brutto e gibboso, non fu perciò  men ricercato nella società. Si hanno di lui alcuni  brani di versi piacevolissimi, una commedia dimenticata, e cattive opere di medicina.   Per riuscire nel mondo, bisogna formarsi necessariamente una maniera di essere fittizia, giungendo  a possedere quella riserva abituale che reprime tutti   1 movimenti spontanei, quella pieghevole compiacenza che a tutto si adatta, ed una attenzione sempre vigile nel ccrcarè in ogni oggetto una occasione  di piacere. Il medico più d' ogn' altro ha bisogno di  un carattere flessibile e dì uno spirito insinuante:  chi meglio di lui conosce quanto le passioni siano  i motori degli uomini?  Alcuni, giovani medici, troppo cruciati dello studio,  vivono co' libri e nella lettura, e si. sottraggono alla  società, per dedicarsi alle. (lolle loro ricerche, Questa  occupazione postante ; dà. loro un;. aspetto imbarazzate», ed un timido coufteguo, di cui mai non possono  correggersi, e che nuocono talvolta ai successi, a'quali  la mqltiplicità e la profondità delle loro cognizioni  li appellano. Ogni uomo pubblico. non deve dimenticare sulla  di ciò che può assicurare la sua rinomanza. Ogni  medico deve portare molta, cura ad . acquistarc i ciò  che può mancargli sotto il rapporto delie .apparenti  qualità, come eziandio a per fon io u are quelle del suo  ingegno. I medici poi sono dispensati il' assoggettarsi interamente alle leggi dell' etichetta, .come una dì loro  prerogative.,., >,  I  1 >, >.•'—.. i.'-i-i i'.   Raccomandare al medico 1' uso della società., non  importa volerne fare un. zerbino, uu £iceto, uu bell'umore di sollazzevole compagnia ; dissuadergli il pcdautismo od una esagerata gravila, non tende, a prei  scrivergli di abbandonarsi senza ritegno a divertimenti innocenti in sè s lessi e piacevolissimi, ma  poco compatibili colla dignità del. suo carattere.   Un dottore non deroga punto, coltivando, j^rti- amen q,  q prestandosi talvolta a'giuoclu. di. Tersicore.,,; in .un  convegno di scelti, anaci : uia il ridicolo è prossimo  all'abuso, e la professione di quello è : molto grave f  onde porre molta. riserbate,zza in tali l'utili passatempi.  La vera urbanità sceglie e, conferma i'modi esteriori  con le condizióni. È: tale la. severità del pubblico,  che pensa male di un medico troppo abile nelle arti     4t   ci nette - scienze, -'ohe -non,1 tanno rapporto dilètto  colla sua professione essenziale e p ri mitri' aJ Gohii; chs  vedesi sempre! ih iriiezzo alte feste ed a'tripudii) séni,  braló^pqcd-bccup'àto oi tròppo aliedo idaH'arle sua.   Rmunziare-idunque a' suoi gusti più diletti; eia»  u^ahriegàzÌQne di sé stesso, ecco! il saccifiaioinlposU  a medici. Essi appartengono alla /società, ;.!e: jquestì  chiede da loro stretto conto di tutti i loro istanti, e  sorveglia i loro piaceri; Un medico non; può gustare  in riposo alcon sollazzo':. di giorno, non. può egli promettersi clie poche. ore di quiete; nella notte, il sonno  'suo dura sino a tanto che gli altri non r librino . bisogno di turbarlo con le ordinarkriiótturHe'niòieatie  :( Ficq, ifìdfyrfr, ., .,„j,./.,{ ..)'.,(, B Kf'ì'il»   ; Sotto Luigi XIV, i medici affettavano una pravi là  eccessiva, . Molière; IsìibeSb di ! loro: i mpedantì dispaiv  vero; ma i cicisbei sono venuti; e questo ridicolo È  -forse più insopportabile dei pruno. Oh airip fori racconta l' aneddoto seguente sopra! uno di qile' dottori  alla moda. D'Alembert trovatasi: presso madama J)u  .Deuaiit,'ove erano il 'i presidente HenuùH :ed- il.'ia»gnor iPont-de-Vesle: sovraggiugne un medico nominato Fournidi^ il: quale, eulraiide; :dice- a màdaiha  Ueffant: Madama, io . vi presento il mìa umilissimo  iritìptUtOt al presidente Hénault: Signore, io li ò l'onore  di salutarvi; al signor Pont-de-Velsè : iSignore, io sono  il vostro iiuiilìssimo servitore; e rivoltosi a D'Alembert: Buon 'giorno, signor abate. Evvl più ridicola  peUegoleria.'d*, questa vana e falsa pretensione ad osservare le sociali convenienze ì Questo stesso -.Fouinier è l'originale del Medico del Circolo, commedia di  Poiusinet, dedotto da quella di Palissot col medesimo titolo. A qnal punto ormai può un medico liberamente  coltivare le arti dilettevoli! La soluzione del quesito  è di già presentita. Qualunque sìa il di lui gusto per  esse, sacrificar lo deve al pregiudizio del pubblico,  o secondarlo con estrema circospezione. Senza dubbio, il flauto a Boerhaave niente scemava a'di lai rari  talenti; laonde coloro che godranno di uguale sorprendente celebrità, potranno allora, ad esempio di  quello, mostrar senza pericolo il loro trasporto per la  musica; ma fintantoché analoga reputazione acquistar si dovranno, prudenza esige, far bene astenersene. Ed avvegnaché, oltre l'opinione conosciuta del  pubblico sulla incompatibilità della coltura della medicina e delle arti, bisogna ritenere ancora quante  seducenti attrattive sono in queste, che dallo studio  cosi arido e penoso delle mediche scienze possono  facilmente distogliere.   Colui che al sapere unisce la civiltà, un carattere piacevole affettuoso ed ameno, e la compagnevole leggiadria, è più opportuno d'ogn'altro a bene esercitare la  medicina: egli onora la sua professione, ei la fa amare.   Alcuni medici vivamente sensibili, o per dir meglio di poco spirito, si irritano contro la società declainatrice contro l'arte loro, e contro i filosofi che,  come Montaigne, Molière, Rousseau, non credono alla  certezza di essa. Qnal bizzarro capriccio)   Veggansi le opere: Le Fhàhcois, Réflexions crìtìques sur la médecine. Odwyer., Querela medica.  Pljitz, De oedantismo medico. Il ginevrino Odier, in nna Memoria letta all' In stituto Nozionale di Francia, ha provato con evidente  dimostrazione i vantaggi, che trarrebbe la medica  scienza nel suo paese, da una fondazione a perpetuità, destinata al sostegno di alcuni medici nelle  università straniere. Una tale istituzione sembra dover essere la più utile. Questo progetto è stato gik  concepito ed eseguito in Inghilterra dal dottor Radctiffe, che ha legato i suoi beni ad un al nobile uso.  "Volle questo medico che due studenti, dell'università di Oxford, godessero per sei anni d'un* annua  rendita di seicento lire sterline, a condizione di passare almeno cinque anni fuori della Gran Brettagna.  La poca cura posta nella scelta de' soggetti, la coi  nomina ad alcuni signori appartiene; ¥ assoluto difetto di regolamenti per esìgere da loro un discarico  dell'impiego del loro tempo, hanno paralizzata una istituzione, clip sembrava 'promettere, dice Oilier,  grandissimi vantaggiosi risii! lamenti. Ma, secondo Valentin, i candidati ora ottengono queste missioni a  concorso, nella gran sala dell'Università, in presenza  del suo cancelliere e degli nffiziali della Corona.   Allorquando un uomo d'alto merito si annunzia in  alcun luogOj la rinomanza proclama bentosto il suo  nome da tutte le parti; il suo genio esercita sommo  potere sulle nazioni straniere, e le contrade le piti  remote gli inviano discepoli ed. ammiratori. Chi ignora  l'inconcepibile affluenza degli allievi d' ogni paese  alle lezioni di Boerhaave, di Morgagni, di Unnici-,  di G. P. Franck, di Scarpa, di Sementini? La scienza  deve molto a questi omaggi resi alla celebrila. Quanti  abili chirurghi, anche fra gli stranieri, non ha for.fl*i^J'UlM*re;ne9aMtì.Moltìic^eriìWri-.disliiUi;jiiit:ii•mpltèi diivano il vanto essere stati allievi di ini; le,»iie. leziqjli ed i suoi esempi inibivano più de' miglio ri  libri nello ammaestramento : e- quei che pec goderne  oltrepassavano .immense distanze, 'iie trovavano la ricompensa .nell'entusiasmo di cui egli li accendeva per  la phiiiurgia, e nel rapido incremento del loro sapere.  . r .; Superfluo ; sarebbe provare ulteriormente l'utilità  dti' viaggi iinedici : essi estendono la sfera delle cognizioni del medico, gì' 1 insegnano a comparare le  opinioni, tid .apprezza re i sistemi') ma il maggior vantaggio che. gli' procurano è dì metterlo iti relazione  .cogli: uomini più celebri d'ogni contrada, e fargli Ot;te.ne(e. dalla .loro; beilevoleftza' conoscenze,e .rapporti  . del, .maggiore interesse. j., „ '-. ii  l. !.. cniutou  Qual, differenza. ..jj-a il leggere là descrizione, di un  . processo operatorio in un'opera periodica, e vederlo praticare 'dliì suo inventore sul vivente ! -Quanto i«na'  prezióse le Osservazioni cliniche filliteial letto- degli  ammalati; o nella, intimità del congresso de" dotti -'ohe  primeggiano nell'arte di guarire! Un mcdieo illumi-;  nato che visita gli stranieri 1, studia con cura ti! lorte  metodi' d' insegnamento e di terapeutica ; > osserva i  grandi medici nella Iqrd predica pat'ticdlarej si ini pai-,  dronisce sul luogo del carattere delle endemìe, osserva le gradazioni die esibiscono secondo lemslat^'  lie epidemiche e sporàdiche, e secondo le rpgicmi;  nota con esattezza tutto ciò che- e raltttivo alla pò*,  lizia degli ospedali, visita le collezioni, di storia natoraic e di anatomia, patologica, e fissa principalmente'  l'attenzione sulle innovazioni introdotte nel dominio;  della materia medicai' 1  'i*f ' ' h >i'»"l '">i liti  Mn un medico non può trarre vantaggio del suo  soggiorno nelle straniere focóltà, s'ei non adempie le'  seguenti condizioni: i.° È indispensabile possedere  la lingua 'del paese : coma potrebbe egli, se l'ignora,'  seguire le lezioni de' professori, leggere Je opere no-,  vel!e, ed assistere alle mediche conferenze?' un^int^r-'  prete, è fastidiosa ed insufficiente risorsa. à"-Se'iè>cognizioni tìi lui non siano di già molto éste'seì, gli  sarà impossibile ben ponderare le teoriche ed i fottirecenti che gli; saranno' partecipati, e comparare ciò  che preventivamente ei sa. Per questa ragione i vjag^i'  mèglio ammaestrano gli uomini instruiti: costoro sa mio  difendersi dalla seduzione a cui sospinge naturalmente tutto ciò che è nuovo; essi soli sanno ««servare, di*- .  scutere e giudicare. 3° Di tutte le qualità morali; la  più preziosa per il . medico viaggiatore è un sano  giudizio, col quale indaga e distingue ciò che è buono essenzialmente, da ciò che è vizioso o indifferenti;;  né ritiene come scoverte preziose le bizzarre innovazioni, ed apprezza di più i fatti pratici, e gli oggetti di utilità dimostrata, che non lo vane teorìe  o le brillanti speculazioni.   Alcuni medici o chirurghi di chiara rinomanza,  animali d'ardente zelo per i progressi deli' arte di  guarire, hanno intrapreso, in epoche diverse, parecchi viaggi presso le nazioni più illuminate e dotte  d'Europa, onde conoscere da loro stessi i gradi di  perfezionamento della scienza. In effetto allorquando  sparsesi in Francia la fama che Cheselden onerava  col massimo successo un nuovo processo operatorio  per eslrarre i calcoli dalla vescica, Morand propone  all'Accademia delle Scienze d'andarvi in persona ad  esaminare ciò localmente: egli vi fu spedito, ed ottenne dal celebre operatore di Londra le istruzioni  ohe desiderava con tanto ardore. Simili nobilissimi  motivi condussero Chopart, Valentin e Roux in Inghilterra, e G. Franck a Parigi: merito più laudevole in questi sommi dotti che nulla aveano da invidiare agli stranieri ! ' t   Il più illustre de'medici viaggiatori è stato il gran  vecchio di Coo. Ippocrate, ad esempio de'filosofi del  suo tempo, andò a cercar lumi in remote contrade:  egli percorse la Grecia, l'Asia e l'Europa, le isole  dell'Arcipelago e delle coste del Settentrione, e le  contrade che avvicinatisi agli Sciti nomadi ; in Tracia poi ed in Tessaglia egli si fermò assai lungo  tempo.   Riconoscendo nei viaggi fatti tra le indicate condizioni, vantaggi certi ed evidenti, creder pero non debbo n si d'estrema o precisa necessità. Avvegnaché  qual è il loro scopo! conoscere i progressi dell'arte  di guarire presso gli esteri: ma tutte le utili scoverte,  tutt' i fatti degni di rilievo, i nuovi interessanti processi  cperatorii, sono pubblicati da'loro autori, o da quelli  ebe li avvicinano, quindi conosciuti pur sono da tutta  la gente dotta europea. Morand non era pervenuto  ancora in Londra, nel 1736, che Garengeot e Perebet aveano scoperto ciò che egli cola andava rintracciando. Lo aver troppo vagato nel mondo è anche  meno un titolo di raccomandazione. Quanti medici,  per lungo tempo cosmopoliti, che vengono finalmente  a stabilirsi fra noi, non hanno guadagnato nelle loro  corse moltiplicate fuorché alcuni errori dippiùl Aggiungasi a queste considerazioni che un medico, arrivato  in una capitale straniera, può difficilmente giudicare  convenientemente gli uomini co'quali è in rapporto,  e gli accade sovente considerare e spacciare, colla  miglior fidanza possibile, per grandi medici o abili  operatori, individui troppo mediocri, mentre si tace  di dotti valentissimi, di cui ignora vasi l'intrinseco  merito.   Veggasi Bartholihks, De peregratione medica. pX»^um^J^;l ! r;   ^ Delle Società di Medioimt. [''   ili : perfezionamento dell'arte di guarire; è Io .scopo  delle • Società ili medicina: esse esaminano lo acquistàle> cognizioni, ripetono gli sperimenti ed i ..saggi),  li ritrovati, le scoverte che interessano la salute degli  nomini, coltivano tutte le scienze mediche e le scienze  fisiche ne 1 lóro rapporti colla medicina, chiamano nel,  loro seno tutti coloro che si addicono con ardore e :  successo al loro studio, si valgono de' lumi di tutti i  dotti dell' Europa, mantenendo con essi una attiva  corrispondenza, raccolgono gli sparsi fatti, e pubblicano le nuove invenzioni e scoperte, propagando  delle questioni di cui la soluzione c propria a favorire lo sviluppo delle mediche venia teoriche o pratiche; e finalmente nessuno de'mezzi trascurano che  liberar possano l'arte di guarire da vani sistemi, e  stabilire principii generali fondati sull'osservazione  della natura. Molte di esse hanno instituito vari regolamenti  onde soccorrere l'indigenza di gratuite consultazioni :  queste cliniche sono vantaggiose, e per l'onore che la  loro esistenza fa diffondere sulla medicina, e per gl'importanti servigi che gli sventurati ne riscuotono : e sottraggono inoltre non poche vittime al ciarlatali ismo.   Nelle pubbliche tornate di queste dotte adunanze,  uno de'membri rende conto de* lavori della società:  altri membri l'anno omaggio a' loro concittadini dei  risultameuti delle loro ricerche e delle loro meditazioni sopra i punti diversi delle mediche scienze  che hanno occupato la loro attenzione.   Non si farà qui la superflua e troppo lunga enumerazione de' benefizi, che la società deve allo stabilimento delle Academie di medicina; nè insisterassi  sugli immensi progressi che hanno concorso a migliorare l'arte di guarire; nè qui vuoisi presentare  lo storico ragguaglio de'fasti loro, che hanno cotanto  illustrato la medicina e la chirurgia.   Pubblicando le loro Memorie eia raccolta de'premj  per quelle diggià coronate, le società mediche molto  contribuiscono al perfezionamento della scienza di cui  si occupano. Ed i giornali ch'esse rendono eziandio di  pubblica ragione, riguardar si debbono qual deposito  de' loro lavori, e generalmente come quello di tutte  le mediche cognizioni.   Compongousi questi di osservazioni, di memorie,  di analisi di opere nuove, sotto i quali rapporti utile  interesse presentano. È loro scopo far conoscere tutte  le scoperte, diffonderle dappertutto, e valutarle:  l'esteso dominio della medicina loro appartiene, il quadro statistico presentar ne deggiono, e seguire passo a passo ì progressi delle diverse scienze clic vi si  riferiscono, paragonare la dottrina degli antichi a  quella de'modemi, ed apprestare sufficiente idea della  letteratura medica straniera. Un pratico occupatissimo non ha il tempo di leggere molti libri: un buon giornale gli offre il sommario delle mediche novità; e per i medici di provincia è specialmente utilissimo, che di rado le novità conoscono, ed in gran parte le ignorano.   I giornali di medicina offrono utili materiali allo  storico dell' arte, di guarire; agli oltramontani conoscer fanno lo stalo della scienza; e presentando in  fine un momentaneo interesse, che formane il pregio,  possono perfettamente conciliarsi col merito più solido dell' istruzione.   Un giornalista di queste materie apportar deve,  nello adempimento dell'impegno suo, uno spirito  emancipato d'ogni sistema, d'ogni pregiudizio; mostrar l'errore con accorgimelo } ma perseguitare il  ciarlatanismo con intrepido coraggio ed inalterabile  costanza. Le analisi delle novità mediche non potranno esser utili, che allorquando avranno una estensione proporzionata all'importanza dell' opera, e la  critica o la polemica siensi compenetrate evidentemente nelle idee dell'autore.   E debbesi ornai desiderare che non avvengano  più a' dì nostri quegli attacchi indecenti e vergognosi, che offuscano la reputazione d'uomini, meritevoli di slima reciproca e del civile rispetto di  ognuno. Nò tale e il linguaggio che i dotti usar devono: i giornali di medicina sono fatti per arricchirsi de' loro lumi, non per servir loro a campo di guerra. È però vero clic all' aggressori; il torto :ippartieiie, ma uno spirito superiore nioslra maggior  grandezza d' animo nello sdegnare una ingiuria die  nel vendicarsene ; dirigendo egli a' suoi nemici, a'suoi  vili detrattori (che, forse inabili in tutto, vanamente  si sforzano atterrare l'altrui rinomanza, alla (.pitale  pervenir non polendo sì vendicano col dime male)  le severe derisioni del ferneyano filosofo, ilfjle, mais  rampe; o imitando l'austero disprezzo di Fontanelle, un silenzio cioè imperturbabile e costante, dedotto dall'avviso dantesco:   Boa rujjiouar,|i „, a guarda e passa;   omettendo anche spesso di guardar mezzo facce, bifronti o protei mostri.   Un giornalista imparziale, nel render conto di  un'opera, manifesta gli errori e le inesattezze, ma rispelta sempre l'autore; nè mai permettesi lanciargli  contro verun epigramma. Gli amari sarcasmi ristuccano, senza persuadere giammai. Egli deve accuratamente astenersi e dalla preoccupazione dell' odio, e '  dalla prevenzione dell'amicizia o delia stims; questa '  accieca talvolta i nostri aristarchi; laonde si desidera  almeno che non profondano con eccesso i loro elogi  a coloro non del tutto sforniti di merito, ma che in  realtà non sono quali voglionsi magnificare. Le lodi  {Dici, fjhilosophitj-) recano nocumento a chi le dà,  senza giovare a chi le riceve. Taluno de' nostri medici è qualificato come eccellente scrittore, e frattanto  nello sue opere sembra che ignori le regole primordiali dell'arte di scrivere. Queste perpetue ed esagerale adulazioni, che ricevono ne' giornali alcuni individui titolali, non daranno peso alla posterità:  bisogna anche una misura negli encomi che si dedicano a' sommi talenti.   Gliénier ha esposto perfettamente le qualità che  un buon critico posseder debbe. L'ignorante, egli  dice, non vede la beltà, il detrattore non vuole vederla, il critico la vede e la mette in evidenza. Parla  egli de' grandi scrittori che furono, con rispetto se  ne occupa, ma non già con idolatria. Il critico, giusto  verso i trapassati, è giusto e benevolo verso i viventi: ei non si limita all'ammirazione de' capi  d'opera, ma paga un tributo di stima agli utili lavori.  La critica è la scienza del gusto, illuminata dalla  giustizia.   Scoprire e mostrare gli errori in una medica  novità, rilevarne le inesattezze, dimostrare 1 vizi del  piano, estrarre e volgere in ridicolo alcuni brani difettosi, non è impegno troppo difficile; un giornalista  però opera meglio nel far conoscere il buono d'una  produzione, che fermandosi sui difetti di quella. I sarcasmi costano meno d' una giudiziosa riflessione,  imperciocché — Crìtiquer est aisé, juger est difficile. — D'ordinario gli errori di un'opera non  attirano tante critiche all' autore, guanto le bel Istruire è lo scopo della critica : per adempirlo,  un giornalista deve possedere profonde e svariate  cognizioni, onde ben giudicare delle relazioni riferibili alle mediche scienze. Una vasta erudizione non  lo dispensa dall'arte di scrivere, e principalmente dal  gusto, senza il quale le sue critiche ributterebbero il  leggitore. E nel render conto di un libro novello. eviterà egli ogni sorta di digressione, seguirà ii cammino dell'autore, e produrrà le di lui principali idee,  sia per approvarle, o per confrontarle con altre analoghe, emesse da contemporanei o dagli antichi ; cercando ancora per sostener l'attenzione di variare il  suo stile secondo il tema. La natura delle materie  sottoposte alla sua critica, non lo esclude di scrivere  colla bramata eleganza.   Queste riflessioni generali sulle società dì medicina saranno scusabili certamente, avendosi avuto  l' intendimento di seguire il medico in tutte le situazioni, ove la sua professione potrebbe ridurlo, cioè di  accademico, giornalista, ed autore. Il medico più abile è colui che alla vecchiezza  riunisce un vero sapere: gli anni nulla hanno tolto  alle suo cognizioni: l'età anzi lia maturalo di più  il suo giudizio. Non meno istruito del giovane medico, più franco nell'arte d'osservare, ed a costui  superiore, egli possiede inoltre il prezioso vantaggio  d'una lunga esperienza.   È vecchio medico colui che è saggio ne' consigli,  intrepido ne' pericoli, accorto a preveder l'avvenire,  di molte risorse, e di grande dottrina. 11 sapere invecchia un giovane, l'ignoranza fa d'un vecchio un  alunno; ciò che manca all'eLà, lo compensa il  talento :   Quid numeras annos ? vixi 'maturior annis,  Ada semin facilini, haer, numeranda fili. Ma non per lo scoprire una calva testa o adorna  di capelli bianchi, può un pratico manifestare d'aver  del merito, chè dimostrasi bensì in una professionale  conferenza, principalmente al lcllo dell'ammalato. Gli  antichi statuari! non depilavano la testa venerabile  di Esculapio; nè la calvizie fu mai una prora del  genio.   Un giovane può essere gran medico; e difficile  cbe un vecchio sia gran chirurgo d'esercizio. Celso  vuole che il chirurgo sia giovane, almeno poco inceppalo dagli anni: allora soltanto egli unisce il fuoco  dell' immaginazione alla destrezza ed alla fermezza  della mano. Un vecchio operatore non intraprender?!  giammai quanto un giovane; l'età gli comunica Una  invincibile timidezza, che spesso col nome di circospezione si onora.   Il positivo ingegno, non il corso degli anni, fa  1' elà del medico. Un giovane dotato di criterio medico, può essere precocemente un buon medico; ed  un pratico di sessantanni, tuttoché egli ave&c veduto centomila infera», non sarà medico giammai,  se trovasi sfornito d'i questo prezioso dono della   È un pregiudizio adunque il riguardare qnal miglior medico colui, che ha veduto il massimo numero possibile di ammalati. Tale è pur tuttavia Io  errore del popolo; egli non domanda, dice Zimmermann, se i'l tal medico sia istruito, penetrante, di genio, ma se abbia canuti i capelli: per lui un uomo  maturo è necessariamente più abile di un giovane,  e conchìude che avend' egli più veduto, debba anche più rettamente pensare. Epperciò c comune Co^a  negarsi dal volgo la (tua fiducia ad alcuni medici  di segnalalo merito, a'quali non sa perdonare la loro  gioventù; mentrecbè senza misura inconsideratamente  l'accorda a vecchi medici, indegni di qualunque stima.  Esperienza e vecchiaia, sono due espressioni ch'egli  crede inseparabili: e la deduzione di ciò emerge naturalmente, imperciocché ei non distingue la vera esperienza dal semplice vedere ed esercizio superficiale.   I vecchi, anche più istrutti, secondano estesamente  l' opinione del volgo. Un giovane del più grande  talento, è a'ioro occhi mi giovane soltanto; e giammai possono sospettare probabile alcuna parila fra loro  provetti. Ed ìntimamente convinti del proprio grado  superiore, mai lasciali essi sfuggire occasione veruna  onde far ciò valere, sia ne' consulti o negli scrini loro:  eglino li videro nascere, hanno diretto i loro primi passi  nella medica imitici':], comi? agguagliar li potrebbero?  Indarno sarebbesi quegli dedicato tutto intero allo  studio- della medicina, e negli ospedali sotto i migliori maestri, in quella età felice quando l'immaginazione è vivissima, e la memoria tanto vasta e  tenace: invano sarebbe egli debitore alla costanza  de' suoi lavori, favorita da propizie naturali disposizioni, e da brillanti ripetuti successi } cionuonoslanle  sarà egli sempre pei vecchi un giovane senza esperienza, che promette solo qualche cosa per l'avvenire.  Sessant'anni di pratica è una prerogativa, alla quale  riunisconsi tutte quelle qualità, il cui insieme forma  un gran medico! Però meno si vanaglorierebbero  dì loro esperienza, se ricordassero il saggio dettato  di Galeno: Medicos qui solam experientìam scquiuitur  non admitlimas 3 quonìam ipsi siati Ulìotae jacittnl,  quae vident inspicieru.es, et rerum quidem eventata  cohtuentes, causam autem ignorantes.   Un poco d' invidia forse nemmeno manca ne'giudi zi resi da' piatici anziani pe'loro giovani colleghi :  tulli mettono al confronto l'annosa esperienza, di cui  tanto premurosamente si prevalgono, conlro la non  curva gioventù, che sembra loro difetto grandissimo  per un medico. 11 che non a' vecchi medici in  generale si dirige, ina a' pratici di mestieri esclusiva mente.   Allorquando un medico arriva ad avanzala età,  dopo lunga e felice pratica; allorquando un sapere  estesamente riconosciulo gli ha acquistato una meritala considerazione, onorato nel mondo, veneralo  da' giovani di cui è il Mentore, termina egli infine gloriosamente una carriera percorsa con distinzione. Chi  non ha provato un vivo sentimento di ammirazione  e di rispetto, avvicinando questi illustri vegliardi,  la cui testa oltraggiata dagli anni, conservando  bensi il fuoco di giovinezza, richiama l'immagine  degli antichi grand' uomini ? Chi non ha sentilo  una religiosa emozione, ascoltando la loro voce tremante e fioca in quegli anfiteatri che per sì lungo  tempo hanno eccheggiato delle loro dotte lezioni ì Non  havvi spettacolo cosi imponente nè più rispettabile  della vecchiaia di un medico, che ha passatola vita  sua nell'esercizio de' doveri del suo slato, nè altra  stima esiste più legittima di quella profondamente  sentita, che egli inspira.   Ma concedere una cieca insensata considerazione  ad un pratico, unicamente perchè il tempo ha increspato la sua fronte ed incanutito la capelliera, e     58   negare Farle di osservare e l'esperienza . a' giovani  perchè non sono ancora vecchi, non' è qucslo un  ridicolo pregiudizio, contro il quale la ragione e  l'interesse dell'umanità non reclama abbastanza? E  mentre la vecchiaia indebolisce le intellettive facoltà  degli uomini, un medico ignorante goderà forse egli  solo l'esclusivo privilegio di ricever per essa f esperienza il giudizio e l' ingegno, di cui è Stalo privo  per tutta sua vita?   Firtiitem non prima negatit, non ultima domini  Tempora.   Quali prerogative in favor" loro invocano i vecchi  medici? I giovani, essi dicono, hanno poca pazienza,  nessuna assiduità, nessuna circospezione; la loro impetuosità li trasporta; noi soli interrogar sappiamo  la natura, noi giudicare maturamente, perseverare  con costanza nelle nostre risoluzioni, e finalmente  osservar bene V andamento delle malattie; un lungo  esercizio ci ha illuminati sulle loro complicazioni, e  loro varietà: fami gli a ri zza ti con esse, al primo colpo  d'occhio discernere noi sappiamo il loro vero genuino  carattere, malgrado l'oscurità del diagnostico; instruiti dalla pratica, noi soli conosciamo bene l'azione  de' medicamenti, e la scelta che di questi far convienili; alla conoscenza squisita del genio delle malattie aggiungiamo inoltre nuovo vantaggio, non meno  prezioso, quello di un metodo sicuro, invariabile, e  che venne da una lunga sperienza consacrato, 17 età, replicano i giovani, sminuisce i lievi tab ilmente 1? energia delle facoltà in Ielle ttuali. Orazio  lia detto :   Multa senati circumt'enìunt incommoda;   e Virgilio :   Tarda renectut   Debilitai viret animi, mutatque vigorem.   "Sii puossi più disputare sul vantaggio d' una felice  memoria. Questa dà la scienza, e, secondo Galeno,  la scienza è l'esperienza; ed a' vecchi, pur si conosce  che la memoria manca:   . Prima lunguescit semini  Memoria lorigb lassa sublabens fimi.   Gli oggetti esercitano Sopra di noi una impressione  più viva; noi siamo più atti ad osservare e ad agire,  più fecondi in risorse, più indipendenti d'ogni sistema, più intrepidi ne'pericoli. Eaglivi, morto a trenlanove anni, fu il restauratore della medicina. Prospero Alpino^ prima del trigesimo suo anno, disposti  avea i materiali della sua grand'opera l'Egitto. Bi chat,  morto di trentun anni, e Scliwilgné e Boisseau, rapiti nel fiore dell'età, sono nel rango di coloro che  hanno grandemente illustrato l'arte di guarire. Chiunque, a treni' anni, non è buon medico, non lo sarà  giammai: non per gli anni, pel sapere bensì, debbe  un medico essere stimato.   Utilissima a'giovani sarebbe la loro unione con i  pratici, che per lungo esercizio di loro professione     60   limino acquisiate) molta esperienza; desiderevole sarebbe ancora che solto di questi dimostrassero il primo eaggio di loro idoneità: laonde, guidati per avveduti consigli, eviterebbero quegli errori che le più  estese teoriche cognizioni non bastano far loro prevedere. Questa sorta di patronato era prima più comune d'oggidì: di rado veggonsi altrove come nella  capitale, de' giovani dottorelli seguir tuttavia la pratica degli spedali, o collegarsi a que'clie li hanno  preceduti nella carriera. Pregevolissimi saranno sempre gli avvisi d' uno sperimentalo clinico, gl 1 insegnamenti, ed ì suoi discorsi.   H seguire per parecchi anni la pratica di un buon  medico, offre ancora ai giovani un altro vantaggio:  essi si avviano nell' acquisto della fiducia degli ammalati, e cominciano a farsi conoscere. Spesso il rispettabile professore che li dirige, lor cede ed assegna interessanti casi ed osservazioni, compiacendosi  egli ognora d'agevolare la loro gloria ed i loro trionfi.  Partecipando al frutto della clientela di lui e della  sua esperienza, quella propria più sollecitamente sì  formano; al che riuscir non potrebbero, se di sè  stessi fossero in balia. Nè solamente il loro Mentore  conducali alla via dell'istruzione, ma eziandio li  guida a quella della fortuna.   Colui che avrà la sorte di trovare sin da principio  un abile pratico, che voglia scortarlo in società, e  formarlo nell'arte di osservare, dovrà retribuire beneficj tanto segnalati colla più viva riconoscenza;   Glie egli ascolti con rispetto le lezioni dell'età matura: che si proibisca quella presunzione cosi familiare a'giovani, e tanto contraria Y progressi della     L'igni z:'a b, Co     61   scienza; e si accostumi ben presto anteporre i precetti dell'esperienza alie brillanti teorie delle scuole.   Conservino sempre i giovani medici, si ripete, la.  più fervida gratitudine per colui che li ha iniziati  ne' misteri dell'arte di guarire, ed abbiano per lui  un profondo rispetto ed invariabile attaccamento;  quindi amarlo è uno de' loro primi doveri. Onorare i  suoi maestri, importa onorare sè stesso. Se il discepolo venera il professore, si gloria costui de'progressi  del suo allievo, i dì lui successi formano il di lui gaudio; egli identifica la sua riputazione alla propria rinomanza, ed un medesimo vincolo di stima e di  amicizia li affratella ed unisce.   Mancano le espressioni onde potersi degnamente  lodare quell'uomo illustre, da cui tanti giovani medici hanno ricevuto cosiffatti benefizj, vedendolo interamente impegnato ad aiutare il merito nascente,  ed a sostenere colla sua prolezione e co' suoi mezzi  tutte le intraprese dirette al perfezionamento della  scienza.   Veggansi le opere di Stebler, Optima seu non  annorum sed virtutum numero computata medici aetas  deducla; Stahl, Disertano da practicorum veteranvrum  praestantìa; Ioncker, Diss, inaugar. medica qua esemplo plethorae demostratur quod bonus theoreu'cus bonus quoque sit praticus. Giovan-Giacomo Treyling ha sostenuto nell'università d'Ingoiataci, nel 1736, una tesi, nella quale  sono discusse queste due quistioni ; Un medico debb'egli menar moglie? Qual donna gli conviene mai?  Eppure costui non ha tratto forse dal suo tenia Lutto  il partito eh' ei presenta.   Tréyling declama troppo contro lo slato del maritaggio, confessando medesimamente che il volgo  accorda con minor facilità la sua fiducia a' medici  celibi che a quelli avvinti da'nodi d'imeneo:' osservazione evidentissima questa, e di gran peso. Egli  passa in rivista successivamente lutti i disgusti e gli  affanni che fa provare al marito la moglie opulenta,  o quella che per natali dislinguesi, ovvero se alla  classe plebea appartiene; e piacegii citare tutti i passaggi e dettati de'filosofi diretti contro il maritaggio,  insistendo finalmente su certo pericolo che si indica     L'i j i Dy Co  qui appresso con le testuali parole del dottore di  Baviera :   Jccidit et hoc viro praesertim medico, quod si  juvenculam sibi junxerit, fiancque fbrmosani, Imbeat  quod metuat ìllud Epicteti dicentis: Qui formosam  duxerit, habebit communem. Cura enim medicus densa  praxì obrutus, nec domus nec uxoris custos esse valeal, quid? si haec interim hospitalis alt, et Dianam  aemulata cornifica metamorphosi marilum cervina  superbum corona in Acieonem transformat, kaeredesque ipsi afferai, non nisi adamitico cum ipso sanr  guine conjunctos? Ita ut non sernel saltem tacite secum murmurare querelas debeat: hauti ego mi uxorem duxi, tulit alter amorem: sic vos non vob'is.  ( J. J. Treyung, An et qualern medicus debet uxorem  ducere, Orai. ìnaugur.).   Questo scrittore più serie obbiezioni avrebbe dovuto proporre contro i legami del maritaggio: le declamazioni sono sempre false, e fanno vedere un lato  solo degli oggetti. A'ridicoli pericolameli ti che fa temere il tedesco dottore, ben si possono opporre j  vuutaggi grandissimi, di cui l'imeneo fa godere il medico. Altri dimostreranno i gravi perigliosi inconvenienti del celibato, e faran conoscere il benessere di  una scelta unione, benedetta dal cielo; io mi limiterò ad indicare molti efficaci motivi, che impegnar  devono principalmente i medici ad associarsi di buon'ora una compagna degnissima. Il maritaggio dà al  giovane medico maggior consistenza, più solida maturila, gli fa scusare folli sua; gli acquista la fidanza  di vari mariti e di capi di famiglia, i quali, s'ei non  fosse ammoglialo, rifiuterebbero forse le di lui cure.     04   Pensa HiifFmann clic un mediai affrettar non dobhest al mairi moiuo, mrnochè non Irosi mi vantaggiosissimo stabilimento; perchè, die' egli, una moglie  e l' imbarazzo, il disordine, il viluppo della domestici ei-niwmia, assorbiscono la moti del tempo che  n>ige lo studio. Questa riflessione è fonduta sino ad  un eerto punto, ma non deroga quella precedentemente emessa. Un medico assai dedito a' lavori ilei  gabinetto, rifugge le delizie dell'imeneo; per lo che  fra' dotti, molti celibi si numerano; ma tuttavia una  moglie e figli possono perfettamente conciliarsi coU  l' a more dello studio. Bacine era maritato, ed occupavasi egualmente di sua famìglia e de'suoi studi, e  le domestiche cure non gli menomarono hè i suoi  lavori, ne la sua gloria. Montaigne eralo pure. Cicerone, Plutarco, quasi tutti i filosofi e gli antichi letterati di Grecia e di Boma, erano virtuosi  mariti ed ottimi padri. Tale fu Ippocrate. Il grand'Haller trovò la felicità con una sposa diletta, e fu  uno degli autori piò fecondi del tempo suo. Morgagni era maritato. Sabatier contrasse un secondo  maritaggio in età anche sconveniente. Frank, Pi nel,  Broussab, ed allrì chiarissimi luminari, non sono vissuti nel celibato. L'uomo non è fatto per viver solo,  dicono le sacre carte, ed è ripetuto con entusiasmo  dallo scrittore dell'Emilio. E Socrate richiesto, se fosse  miglior partito prendere o no moglie, rispose: Qual dei  due si faccia, dovrassene* sempre aver pentimento.     Dell" Esteriore del Medico.     Molière ha vendicato l'affettata gravità ed il pedantismo de'medici del secolo di Luigi XIV. I Diafoirus ed i Purgon sono rari adesso: trovansi tuttavia nel mondo taluni degli originali, di cui egli ha  così bene dipinto i ridicoli portamenti, di que'dottori  cioè nutriti d'antiche teorie, che in medicina nulla  scorgono difficile o inesatto, che prestati fede a'ioro  sistemi come a dimostrazioni di matematica, e che  se mai si osasse sottoporli a discussione, qaal reato  il terrebbero.   Ad udirli, l'eleganza, la socievolezza, le urbane  maniere, risultano incompatibili con la professione  del medico; essi fuggon le grazie, e le grazie rifuggono costoro. Stranieri a' progressi dell'arte ed alle  scoperte del genio, distribuiscono senza discernimento     66   qualunque rimedio, uccidono ì loro ammalati nel  modo più coscienzioso; ed in ciò agiscono, come il  Piirgon, di Molière, qual farebbero ali' uopo pe'loro  figli o amici loro.   Malouin, a que'tempi medico della regina, era di  si fatto carattere: egli prescrisse molti farmaci ad un  celebre letterato, che li usò con diligente esattezza,  e guarì. Rapito di tanta docilità, il dottore gli disse  abbracciandolo: Yoi siete veramente degno d'essere  ammalato.   Un medico deve attentamente evitare nel suo linguaggio la precipitazione, ed il parlare con esagerata  gravità: il barbugliamento del dottor Bahis, non è  meno ridicolo della pedantesca lentezza del dottor  Macrotoo. Le sue maniere, il suo linguaggio, tutto il  suo esteriore dev'essere in armonia con la dignità del  suo ministero. '   Un medico ciarlone è un accrescimento di mali  per l'ammalato)   Se l'esteriore del medico è naturalmente imponente,  gli sarà più facile ottenere la fiducia e gli omaggi  del volgo. Però un talento grande, è un mezzo  più sicuro per ottenere la stima degli uomini. Lìeutaud, di una costituzione debole, di un carattere indifferente e freddo, privo d'ogni esteriore vantaggio  e dalla natura ancbe malconcio, non pervenne meno  al primo posto dello stato suo.   Alcuni moralisti, e lo stesso Ippocrate ( Dè decente habitu a ut decoro), vogliono che all'esteriore di  un medico pompeggiasse la salute; e sono d' avviso  inoltre essere ridicolo visitare infermi con una gracile complessione ed un pallido viso: tali considera   Digiiizea by Google     67   zìo iti però sono futili interamente. Certi indivìdui  godono integra salute, malgrado tutti gli esterni segni di pervertimento delle vitali funzioni. Non per  la pinguedine, l'altezza della statura, la barba, od il  colorito del viso, bisogna giudicare giammai del sapere di un medico.   Fare alcune osservazioni sugli abili del medico, non  è un occuparsi di frivoli oggetti, poco degni al tema  di questo lavoro. Ippocrate, non poche ma replicate  volte, è disceso a dettagli di questo genere. Ma si  potrebbero omettere dacché direttamente influiscono  sul giudizio degli uomini? Chi ignora che l'esteriore  è tutto o quasi tutto per essiì   Clic sol dall'eslerìor giudica il Biondo.   Un medico presuntuoso e ridicolo si adorna di una  cravatta, annodata con l'ultima eleganza, e di un  abito di colore e di forme alla moda: tutto nel suo  vestire, anche sino al bastone, è di modesco gusto:  egli escogita, come un galante zerbino, il modo di farsi  abbigliare sin da un giorno prima pel di prefisso. Un  medico filosofo lasciasi vestire dal suo sarto; e tanta  debolezza vi è nel fuggir la moda r quanta a ricercarla.   Allorquando la carenala della seta rendeva le stoffe  seriche preziose come oro, i medici ed i chirurghi sì  distinguevano per questo genere di lusso: gli abiti  di seta erari loro rimasti in consuetudine. Montaigne  rimprovera tal magnificenza. Al tempo di G. Patin,  i chirurghi vestivano a nero, con rosse calze: i medici prendevano la toga nelle pubbliche solennità, e     68   la ornavano d'una cappa di scarlatto, oltre agli speroni d' oro: e godevano sin dalla più remota antichità particolari prerogative, attinenti al loro costume, di cui erano gelosissimi. A' giorni nostri siffatte  disùnzioni nemmeno si rimembrano.   Sarebbe curioso ed ameno soggetto di ricerche per  un erudito, la storia della toga e del cappello de'medici. Egli potrebbe seguire, nel corso delle età, le variazioni delle mutate forme, con le considerazioni  principalmente sulle qualità a questo imponente esteriore dal volgo assegnate. Ed in vero il tale dottore  doveva al suo vestire la metà di sua rinomanza; per  cui i medici scagliaronsi con furore contro alcuni  temeravii chirurghi, che osarono ambire all'onore della  veste lunga; nè ignorasi che in tale importante  ostinata mischia, quantità cV inchiostro fu versata  a ribocco da' due partiti; ed i medici più volte pervennero a scorciare gli abiti ed i cappelli de' loro avversari, quantunque alla fine costoro trionfarono, ed  ottennero di partecipare a tutti i privilegi degli emuli  invidiosi.   Un medico che gode grande rinomanza, può impunemente cedere al suo gusto per la semplicità; la  negligenza del suo esteriore serve pure ad accrescere  la sua riputazione: ma un giovane pratico farà bene  nel seguire un opposto metodo : il volgo attribuir potrebbe la modestia del suo esteriore al ristretto numero de' suoi clienti.   Si compiacciono alcuni uomini bizzarri coprirsi  d'abiti i più grossolani, sebbene non costrettivi dallo  stato di loro fortuna, nè curano nemmeno il governo  e la nettezza della persona. A creder loro, un dotto  pone severamente in non cale il suo esteriore, e l'occuparsene sarebbe per lui fattissima cura, chiamando  filosofia questo ridicolo dispregio. Ma le sociali convenienze prescrivono al medico d'evitare ne'suoi vestimenti ogni pretensione alla singolarità.   Gonviene f anzi interessa al chirurgo, dice Percy, il  vestire comodamente. Ippocrate {De arte), gliene  fa un dovere; e l'interesse degli infermi, affidati alle  sue cure, e quello della sua riputazione e della sua  propria salute, imperiosamente glielo impongono.   La negligenza ed il lusso degli abiti, come si disse,  sono due estremi da evitare. Bisogna che l'esteriore  di un medico annunziar debba esser egli di troppo  superiore all'indigenza. Nettezza, decenza, comodità,  eleganza senza pretensione, sono le qualità che al sor  cìale costarne di lui debbono presiedere e sempre  accompagnarsi.   Il dottor G. N. Stock (De temperar! da madicorum),  oltre all'avere dato saggi precetti sugli abiti de'medici,  si occupa anche d'altri argomenti relativi al loro esteriore; egli vieta d' essere ornata la loro capigliatura,  interdice il tabacco, il di cui uso, a dir di lui, li  priva delle grazie dell'amabilità, e può altronde ferire la delicatezza di certe persone. Triller ha scritto una lunga dissertazione intitolata De odore medico, nella quale egli commenta,  ripetendoli, i precetti del padre della medicina sopra l'uso degli odori. Ippocrate avverte il medico di  non profumarsi giammai di odorose essenze, dispiacevoli o nocive al malato. Costante circostanza ella  è che certi principii odoriferi attivissimi, eccitar potrebbero violenti spasimi sopra donne isteriche, od eminentemente nervose. (Stahl, De frequentiti mar  horum in carpare kumano prue brutìs. — Tissot,  Des maladies des gens da monde). Più severo del vecchio di Coo, che almeno permette al medico i  grati odori, avvertendo che dilettano ancora gli ammalati, Dieterich annunzia pure la sua opinione sul  loro uso : Vitare omnino medica* vestimento odorìfera;  optine olet medicus quam nìhil olet.   Septal e Roderigo da Castro invitano il medico a  non usar degli odori, se non che con estrema parsimonia.   Il medico circospetto e conseguente a sè stesso,  che ambisce il pubblico rispetto, deve adunque esser  semplice ne'suoi abiti, grave con gli uomini, rispettoso verso le donne, senza bassezza co'grandi e cogli  opulenti, serio coi membri del sacerdozio, affabile cogli  inferiori, coi poveri.   Il colto lettore potrà vedere all'uopo le seguenti  opere: Dìctionn. des sàences médicales;V^aih, Galateo  de' medici; Di-Filippi, Nuovo Galateo pei medici. La coltura delle lettere non fa parte essenziale  degli studj del medico : ma può egli essere abilissimo,  ed almeno mediocremente versato nella letteratura j  essendoché, occupando un posto nella società, e non  comparendovi come dotto ed erudito, -quale idea darebbe di se, qualora fosse costretto a mantenere un  vergognoso silenzio sopra tutti gli oggetti stranieri al  rapporto diretto con la medicina, o, peggio assai, se  la di lui ignoranza strappassegli ad ogni istante delle  scipite inezie sopra materie comunissime a chiunque  possiede le istruzioni elementari?   Alcuni dottori declamano contro la sollecita accuratezza de' loro colleghi, Dell' ornare il loro spirito  di svariate cognizioni. Senza gusto e senza giudizio,  essi denigrano tutto ciò che non sanno acquistare. Il più degno passatempo per un medico è la coltura delle lettere ; e se in convenienti limili egli la  rislrigne, gli sarà utile infinitamente. La storia, la  critica, l'arte drammatica diletteranno gli istanti di  suo riposo. Nelle opere de" filosofi si avvezzerà egli  a pensare, a conoscere il cuore umano in quelle dei  moralisli, ed a scriver bene in quelle de' più forbiti  eloquenti scrittori. I suoi progressi lo sorprenderanno  bentosto: la di lui memoria, arricchita de' più bei  tratti di poeti e di oratori, renderà il suo conversare  molto piacevole; il suo spirito, nutrito e adorno  de' lavori degli antichi e de' moderni, acquisterà nuova  forza e maggiore attività. La sciocchezza sola può  sorprendersi di veder un medico a ragionare saggiamente di letteratura, e la gelosa ignoranza può soltanto proibirgli di occuparsene per alcuni momenti.   Quanti medici chiarissimi e celebri pratici di prim'ordine, appassionati per le belle lettere, hanno acquistata una meritata rinomanza colla varietà delle loro  letterarie cognizioni! Non è questo, è vero, il genere di gloria che un medico debba ambire; ma  per l'unico scopo di istruirsi e di formare il suo gusto, le occupazioni letterarie gii convengono, avvegnaché niente d'incompatibile presentano coli' esercizio della medicina. Bensì non inutilizzi egli mai iti  accessorii studi uri tempo prezioso, di cui la società  gli chiede conto: faccia egli delle belle lettere un  divertimento, non già la sua occupazione esclusiva,  ed allora degno sarà di lode, cercando ornare l'ingegno con la coltura di quelle. Laonde chi consacra tutto il suo tempo agii studi  medici, f u cosa degna; ma colui che dedicando visi col medesimo ardore, sa impiegare altresì alcuni istanti  alla utile letteratura, fa assai meglio.   Una educazione eccellente e scelte letture, maturano singolarmente il giudizio, infondono forza maggiore allo spirito, e, perfezionando il criterio, regolano l' immaginazione. Le belle lettere producono  allo spirito ciò che produce al corpo un ottimo  cibo; e chiunque è insensibile a' loro incantevoli o  seducenti diletti, ha senza dubbio una organizzazione  in felice.   Tutti coloro che per loro professione sono ammessi in ogni classe della società, devono giovarsi del  loro soccorso. Un medico che non conosce i capi  d'opera de' sommi scrittori almeno del suo paese, disonora il titolo eh' ei porta : nessuna scusa per la  sua vergognosa ignoranza s' incontra. Ma fortunatamente pochi meritano questo rimprovero; e non  vi è professione in cui le cognizioni d' ogni genere siano più comuni, quanto in quella del medico.   Alcuni medici sono comparsi con tutto splendore  nella repubblica delle lettere, come Guido Patin, uno  dei più dotti del suo tempo, che ha lasciato una raccolta di lettere, spesso ristampale, sopra vari soggetti  di medicina, di biografia e di storia. Lo spìrito mordace e caustico di questo medico, e l'incanto della  sua conversazione, aveangli acquistato una riputazione  così grande, che i signori ed i principi a gara contendevansi per averlo a desinare od a cena.   Ma chi fu più dotto, chi più celebre di Rabelais?  Prima francescano, poscia benedettino, poi medico,  indi curato di Meudon, ecc., quest'uomo sorprendente possedeva una prodigiosa erudizione, e parlava quasi  tutte le antiche e moderne lingue. Tacesi qui il tema  della sua bizzarra opera, ma trasandar non si dee  come l'individuo stesso che narra le strane avventure di Gargantue e di Bantagruello, ci ha dato  una edizione assai corretta degli Aforismi d' Ippocrate, di cui il nome dell'editore forma il merito  principale.   Presentemente il gusto delle scienze naturali è  tanto generalmente sparso, che a' medici non è più  permesso ignorarle. Ad essi socievolmente suppongono estese cognizioni in botanica ed in zoologia, e  spesso lor si dirigono delle questioni sopra queste  scienze. Un individuo qualunque avrebbe svantaggiosa idea d'un medico, che ignorasse del tutto la  storia de' vegetabili e degli animali. Non è possibile,  ò vero, che un medico sappia la botanica come un,  Jussieu, Mirbel, o Richard ; la chimica come Va'uquèlin, Thénard, e Bouillon-Lagrange ; la fìsica come  Biot e Gay-Lnssac; la mineralogia come Haùy, Brongniart, o Beudant; la storia naturale come Cuvier e  Duméril: ma il conoscere gli elementi di queste scienze  è assolutamente per esso indispensabile. E tuttoché  immenso sia il dominio della sola medicina, egli può  benissimo, se il vuole, trovare il tempo di far qualche  sortita in estraneo campo di scienze, lettere ed arli.   Si esigono pure in un medico esatte cognizioni  di storia generale e particolare, di geografia fìsica e  politica, e sul sistema del mondo. La storia ci mette  sott' occhio le vicissitudini degli imperii, onde noi  possiamo conoscere la via che conduce alla pubblica  felicità. La nautica insegna ove sienvi secche, ove scogli, e mediante la bussola, ci guida al porto cui  agogniamo pervenire: ora la storia è la nautica morale. La geografia, se abbiasi rispetto alla sola etimologia e descrizione della terra, un siffatto lavoro affatto nudo, sarebbe troppo sterile: ma i  geografi sogliono dare maggiore eslensione alla loro  disciplina; essi alla descrizione delle varie regioni  della terra aggiungono la cognizione de' prodotti  della natura e dell'industria, le vicissitudini degl' imperii, lo stato delle scienze e delle arti. Quindi la  geografia non appartiene più ad una sola ragione di  studii, ma a molti.   Essere al medico politico necessario lo studio della  storia e della geografia, ciascuno immediatamente sei  vede. Le leggi e le costumanze de' popoli sono in  istretta relazione con infiniti avvenimenti che no  vengono dalla storia descritti. Basta l'ardimento d'un  sol uomo per indurre (a necessità di temperare, od  anche mutare le leggi. Altri oggetti, che riferisconsi  alla legislazione de' popoli, spettano evidentemente  alla geografia : tali sono l' influsso della varia latitudine e de' climi secondari.   Esigonsi eziandio principalmente nel medico, una  precisa logica, uno studio profondo dell'ideologia,  una filosofia pratica, fondata sull'accordo della morale e della religione. Queste cognizioni si posseggono tuttavia da non pochi medici; per cui, son eglino  senza dubbio la più erudita classe della società; ed  alla dottrina che lì distingue, agginngonsi le urbane  garbatezze e la virtù, associate alle grazie del loro  ingegno. Veggansi le opere : Hennhanius, De eloquenUa medici} Vicq d'Aztr, Eloges historìques; Le Francois,  Riflexians criliques sur la módecrrte; De Beza^ok, Les  médccins à la censure; Martini, Manuale di palma  medica. Alcuni medici hanno coltivato la poesia con successo. Il nume della medicina era nella favola anche  quello de* versi. Apollo dice in Ovidio:   Inventarti medicina meum est ; opiferque per orbem  Dicor, et herbanim subjecla potentìa nobìi.   Girolamo Fracastoro f stimatissimo qual medico e  come poeta, si è reso immortale per il suo poema latino sulla SijiUde: i suoi versi sono degni dell' antica Roma e della Corte di Augusto. La riputazione  di lui crebbe tanto, che Yerona sua patria, sei anni  dopo la sua morte, gli eresse una statua. Se ingegno  poetico sufficiente bastato fosse per ottenere questo  supremo onore, Claudio Quillet pretender vi poteva :  la sua Calìipedìa contiene grande numero di eccellenti versi. Questi due scrittori hanno posseduto in grado eminente, l'arte difficilissima a' moderni di parlar bene la favella di Lucrezio; nè uguagliati sono da  Quinto Sereno Sammonico, quantunque non affatto  privo di merito.   Gli Inglesi si gloriano di Samuele Garth, poeta s  medico ordinario del re Giorgio I. Sotto il nome di  Dispensary } Gartli ha fondato uno stabilimento destinato a dare a' poveri gratuite consultazioni e medicinali a discreto prezzo, ed ha pubblicato col nome  stesso un burlesco poema in sei canti, del quale è  soggetto una gara ed una lotta fra' medici e gli speziali. Voltaire, che ne tradusse l'esordio in bellissimi versi, lo antepone di molto al Lutrìn. Questo  strano parere d'uomo sommo in poesia, si spiega  solo con rammentare l'epoca del promulgato avviso, e l'estrema iracondia del di lui carattere. Pretesi ammiratori di Eoilean servivansi del chiaro suo  nome per vilipendere il grand' uomo di Ferney: l'abate  Batteux avea pubblicato il suo paralello del Lutrìn  e della Enrìade: Voltaire, profondamente ferito, estese  il suo risentimento anche sopra Boileau.   Ma tutta la rinomanza de' medici poeti si prostra  ed abbassa innanzi quella dello illustre Haller.  Questo genio, onore immortale della Svizzera, fu  uno de' poeti più distinti del suo secolo. Erudito, fisiologìsta, ed in tutto alto maestro, Haller  ha in sè riunito ogni genere di gloria. Le Muse  furono compagne di lui, ed ora scendevano a trattare con esso il ferro anatomico, ora il traevano  sulla cima delle Alpi a cantarne le maraviglie iti  dolcissimi versi, che l'aspetto sublime di quelle inspiravagli, resi mirabili in molle lingue. Le Muse     79   versarono sul Redi il nettare di Montepulciano e di  Chianti, e lungi dallo squallore degli ospedali l'introdussero nelle orgie delle Baccanti. (Monti, Necessità dell 'eloquenza).   Troppo severo parrà forse il mio pensiero, ma   10 non posso approvare che un medico ambisca un  genere di gloria, per lui poco dicevole. Che egli faccia de' versi destinati ad essere letti dagli amici, nulla  di meglio in ciò; un tal passatempo niente ha in sè  stesso di reprensibile : ma pubblicarli, ma, ascoltando  un amor proprio pur troppo male inteso, affrontare   11 ridicolo che umilia i cattivi poeti, e compromettere  in tal modo la dignità della medicina, ciò, a mio avviso, è la più evidente palpabile inconseguenza.   Qual vano merito per un medico è quello d'una  poetica rinomanza! Archidamo rimproverò Pena udrò,  che lasciava la gloria di ottimo medico per acquistare  quella di cattivo poeta:   Basti al nocchiero ragionar de' venti,  Al bifolco de' tori; e le sul* piaghe  Conti 'I guerrier, coati '1 paetor gli armenti.   Nutrita de ventis, de tauris narrai arator,  Enumerai miles vulnera, pastor oves.   Avvegnaché devesi pur ricordare la sentenza,   Qua potè quisque in ea conterai diem.   la quell'arte ciascun, cui atto il fece  Natura, i giorni e l'opra ivi egli spenda.   Più importanti cure esigono le veglie del medico:  se egli ha la smania di poetare, non abbia almeno quella di promulgar colla stampa le sue bassezze e  nullità. Qual è il suo scopo pubblicando cattivi versi?  die pretende egli ? — un poco di fumo, alcuni effimeri elogi. Uscendo meschinamente dalla sua professione, si espone a tutto il rigore della critica e del  dileggìo; e senza un talento preclaro, altro premio non  può ricevere dalla inconsiderata sua intrapresa, die  l'indelebile scherno della berlina. ( Bartholikus, De  medicìs poetisi. La struttura de'n ostri organi è tale, che l'osservatore, colpito dal ridicolo degl’errori del materialismo, ricouosce ed ammira l'essere supremo – IL GENITORE DI H. P. GRICE -- clic ha  creato tante maraviglie. Lo scalpello dell'anatomico  fornisce adunque un mezzo di prova principale della  esistenza d'un celeste Superno Moderatore.  Tutte le virtù sono riunite nell'esercizio delta medicina, la quale estoltesi alle più alte combinazioni;  dal che emerge essere ogni medico necessariamente  cultore della filosofìa. Con questa non si Ìndica già  quella marna, che fa porre nel rango de' pregiudizi  tutto ciò che gli nomini d'unanime accordo riguardano  e rispettano come base della morale; mania funesta,  che umilia l'anima e corrompe il cuore, di cui però i medici sono meno suscettìbili degli altri uomini ;  ma si addita quella filosofia che mostra all'uomo tutti  i mali ebe l'ateismo ha cagionato al mondo, facendogli vedere la felicità nella virtù, la virtù nella religione ; che lo rende padrone delle sue passioni, gli  illumina lo "spirito, e' ne matura il giudizio; ed ha  in fine per oggetto primordiale, il fargli conoscere di  amare e adempire i suoi doveri.   Tale fu sempre la filosofia, d'Jppocrate: i di lui  scritti mostrano ovunque la più saggia morale, e dipingono la bell'anima del loro autore. Molti filosoli,  e Montesquieu fra' primi, hanno attinto grandi verità  dal vecchio di Coo. Ciò ch'ei disse della possente influenza che esercitano i climi sul corpo dell'uomo, e  delle modificazioni che questa influenza fa provare  alle sociali istituzioni, è stata adottata e sviluppata  dall'autore dello Spirito delle Leggi, ed egregiamente  modificata dal chiarissimo scrittore della Scienza della  Legislazione. Ippocratc trasportò, come egli stesso lo  dice (De prisca medicina), LA FILOSOFIA NELLA MEDICINA,  e la medicina nella filosofia. Scorgesi nelle opere degli antichi la osservazione  d'una corrispondenza tra certi stati fisici, certi caratteri delle facoltà intellettuali e certe passioni; cioè  che a tale abitudine del corpo, a tal proporzione delle  membra, tal colore della pelle, -tale disposizione de'  vasi sanguigni e delle parti molli, corrispondevano  una data tendenza ed ùu determinato nesso di idee.  Motti' fra que'savi, nella organizzazione dell'uomo  comparata a'fenomeni della vita, trovarono la ragione  de' fenomeni e la soluzione de' problemi morali i più  importanti. La superstizione proibendo loro di licer   - 83   care la verità nel .corpo, umano,- obbligava a rintracciarla ne' cadaveri, degli ammali. Diversi .medici hanno scritto opere pregiate sopra  argomenti di filosofia. Antonio Van-Dale, medico dello  spedale di Harlcm, erudito «omino, è l'autore d'una  disseriazione siigli Oracoli, che parve troppo ardita  iìlFepoca ili sua pubblicazione, di cui Fontanelle si e  poscia servito a redigere, la sua Storia degli Oracoli.  Si legge tuttora e. si cita con, considerazione il libro  de'Caratteri delle Passioni di Marino Cureau de la  Chambre, membro dell' Academia Francese, medico ordinario' del -Re. Ma pochi libri agguagliar possono l'alta filosofia  dell'aureo Trattato de* rapporti del fisico e del morale dell'uomo. Cabanis ha istradato a grandi progressi la medicina filosofica. Eloquenza trascendente,  pompa di stile, forza dì giudizio, elevazione di' idee,  ardire saggio, tali sono le brillanti qualità che hanno  generato il durevole successo dell'opera sua. Egli ha  sviluppato con rara sagacita i rapporti dello studio  dell'uomo fisico con quello de' progressi delT umana  intelligenza, e quei dello sviluppo sistematico de'suoi  organi con lo sviluppo o la sede delle sue sensazioni  e -delle sue passioni. Egli ha illustrato - alcuni punti  oscuri della fisiologia de'nervi ; Iva stabilito la importante distinzione tra i movimenti che dipendono dai  nervi, organi della sensibilità, ed i movimenti iuvo:d b,  HI   Ohimè! per quale porta sortiremo noi?  Perla porta  d'onde si paga, rispose l'intrepido professore.   All'istante, seguito dal suo collega, attraversa fieramente 1' anticamera, e va a reclamare il suo onorario.   Vi sono de' medici che hanno un raro talento per  raccogliere dalle loro cure ricchissimi guiderdoni.  Alcune in eminente grado lo possedeva: ramato per  un'ammenda di due milioni, alla quale condannato  avealo l'imperatore Claudio, seppe egli in pochi anni  ristabilir Lene la sua fortuna. Quest'arte studiasi  accuratamente dagli uomini che preferiscono V oro  alla gloria, e consiste nel far valere lievi cure, ad  incitare una straordinaria riconoscenza, od a mascherarsi d'un affettato disinteresse per ottenere dallo  imbarazzo di un convalescente, che teme di comparire ingrato, più vistose ricompense di quelle che  richieste si sarebbero. La penna ormai rifugge e si  nega a questi vili dettagli, pur troppo comuni in  società. Si preferisce, come dice Gravina {Praefat.  ad cupìd. ìeg. juvenC), uno gloria facile ad acquistarsi^ a quella che è il prezzo delle fatiche; ed un  precoce qualsiasi guadagno ad un guadagno più onesto;  Facilem enim gloriata laboriosae praefcrimits et premattina» lucrimi plemmque anteponìmus konestiorì.   Ma non mirare nell'arte di guarire che un mezzo  di fortuna, e sacrificare la dignità della più onorevole fra le professioni alla insaziabile sete delle ricchezze, è nfl vituperevole obbrobrio, di 'cui non si  lorderà giammai quel medico che appieno conosce la  nobiltà e la santità del .suo ministero. ( Mosehus, De  honoribus et divitih medicìnae). I grandi talenti non sono la più sicura e pronta  via per acquistare rinomanza. Un uomo di genio limitato, dice La Bruyère, agogna avanzarsi ; laonde  tutto sorpassa, e dal mattino alia sera non pensa,  non mira che ad un solo oggetto, lo avanzarsi. Egli  ha cominciato di buon' ora a mettersi nel cammino  della fortuna: ma se una barriera, che chiude di fronte  il suo passo, egli trova, subito ei sbieca, rigira, temporeggia placidamente, e va a destra ed a sinistra, secondo  che adito od apparenza di passaggio rincontravi ; e se  nuovi ostacoli l' arrestano, bentosto rientra nel sentiero che avea lasciato. La natura delle ti i Incolta lo  determina ora a sormontarle, ora ad evitarle, od a  prendere altre misure; quindi il suo interesse soltanto, l'uso, le congiunture, Io dirìgono.     l'i j io:d e.  Difficilissimo è ad Un giovane medico farsi' conoscere in grande e spaziosa città. Ivi si accumulano  una prodigiosa quantità di dottori d'ogni genere : ufficiali di salute, chirurghi d'armata, chirurghi condotti*  ostetricanli, medici titolati, medici senza titoli e  senza nome, levatrici, eccetera, Colà pullulano i ciarlatani di tutte le specie, dall' erborista, dati' omiopatico, dal chirurgo ortopedico, sino all' operatore erniario ed al guaritore delle' malattie -veneree: i farmacisti medesimi, colla sciringa o il pestello in- mano,  mutilando le foratole, danno consulti. Quante pene  adunque, quanti travagli, qual accorgimento bisognano  per ritrarsi dalia folla! Come potrà il modesto nledico elevar solo l'edilizio di sua rinomanza? Quanto  tempo, onde giugnervi, gli sarà necessario} Ecco ora la. indicazione di alcuni mezzi, proprj a far  Ottenere al medico una sufficiente clientela; senza' pretermettere tuttavia essere assai più regolare, dignitoso  ed onorevole non adoperarne alcuno. Il pubblico- sarebbe meno spesso ingannato, se non chiudesse gli occhi  sugli artifìcj che impieganti pér sedurlo; se persuaso  egli fosse che niente può supplire al difetto di stùdio e  di esperienza, e se più avveduto ei si mostrasse nella  scelta delle persone, alle quali accorda pienamente  la sua fiducia. Epperò dispostò pep naturai indole ad  accogliere coloro che l'abbagliano con brillanti promesse, indifferente per il merito che sdegna la briga e le  vie tenebrose o l'artifizio, ei costringe talvolta il sapere  a nascondersi sotto la superficie del ciarlatanismo. Uomini di nome distinto, o grandi personaggi, si  degnano in qualche incontro introdurre in società 1 un  medico nascente. Spesso, fra costoro, è scopo l'in- 7     l'i 4  te resse della scienza, ed i! produrre l' avvilito merito occulto; ma i più proteggono per vanita. Poco  circospelli o poco idonei nella loro scelta, accolgono  essi l'intrigo ed il raggiro, lasciano languire il sapere  moderato e verecondo, e prodigano all' ignoranza ed  al maneggio ciò che all' jslxozione ed al talento accordar dovrebbero, . Ma ordinaria, cosa è vedere il genio perseguii ato,  mentre l'ignoranza trova formidabili protettori. Oh ]  quanto è da compiangere un medico che sente la  dignità di sua professione, e frattanto si avvede essergli indispensabile il favore di un opulento o di  un magistrato! A qual prezzo compra questa umiliante protezione, di cui gli si fa sentire tanto duramente il peso ! I   I protettori naturali di un giovane mèdico sono i  di lui maestri, o que'pratici che, per lungo e felice  esercizio dell' arte di guarire, hanno acquistato grande  celebrità : la stima generale di cui godono, permette  Edilmente istradare la riputazione di quello; e le  lezioni ed i datigli esempi guidano i di lui primi  passi nel pratico esercizio. • y,   Ogni medico desideroso che il pubblico si occupi di  lui, deve incessantemente agire, e procurare ognora  di prodursi. Molta attività, una delicatezza che facilmente combina colle circostanze, ed un certo fondo  di ragionevol ciarlatanismo, ècco il principio, delle  grandi riputazióni e delle grandi fortune. Di rado  il talento solo, nemico dell' artifìcio,, conduce alla  celebrità.   II saper-fare d'un medico può avere per oggetto  la gloria o la fortuna. Pochi verso il primo scopo si     Digiiized By Google     indirizzano, la folla si precipita verso il secondo. È  troppo difficile, anche con molto intrigo, crearsi una  fama letteraria; ma sicuri e pronti mezzi di ridursi  opulento, largamente si offrono ad nomo abile ed  audace, che ha preparato i suoi successi con sovvertire ogni sentimento di pudore e di urbana delicatezza. Richiamare e. fissar su di sè la pubblica attenzione,  è unica bisogna. Molte strade n questa meta possono  condurre, sebbene non siano tutte onorevolij ed in  alcune di esse giammai incamminar non si dee un  medico degno di sentito onore.   Alcuni medici, giunti presso un infermo, a cui vogliono dare alta idea del loro sapere, l' ascoltano con  molta gravita, affettano un profondo raccogli mento,  pronunziano poche parole col tono più magistrale, e  si affienano congedarsi. Ovvero alcun di loro opprime  di interrogazioni il malato e quei che lo circondano,  non per chiarirsi sopra oscuri punti del diagnostico*  ma per dare un'alta idea di sua esattezza ed abilità  nella difficile arte di osservare. Oppure un altro, ilistrutto preventivamente della ctiologia, sintomi e natura: della malattia, da un famigliare, da un amico o  dal medico ordinario del paziente, traccia a costui,  prima di interrogarlo, la; storia fedele; de'. suoi patimenti j e tutti gli astanti, ed il malato: stesso, sorpresi ed estatici della mirabile saga cita  di lui, -interamente si soddisfano. Se il. medico perviene ad ottenere una clamorosa  cu ragiono, o ad aprirsi l'entrata d'una gran casa, ed a  fissare sopra di sè il pubblico sguardo, la fama non  tarderà a bandire d'ogni parte il suo nome. Quasi  tulli gli nomini rassomigli a no a'inonloui del Panurgo,  od alle pecorelle dell' italiano poetai Dacché un ciarlatano si è procacciato un entusiasta, potrà star sicuro che in breve tempo mille altri gliene guadagnerà  l'esempio. gamento dello scroto. Nel mattino seguente, io assicurai a one' curanti ed a tutta le gente, averlo io felicemente guarito: il che mi acquisto grandissimo  onore e somma rinomanza.   I felici successi nella pratica giovano massimamente  a formare la riputazione di un medico. Il principale  mezzo d'ottenerne è il circoscriversi in una ragionata  aspettazione, e prescrivere, ne' casi in cui la medicina attiva non 0 evidentemente indicata, sostanze  poco capaci dì suscitare notabili cambiamenti nell'animale economia. Nel trattamento, del maggior mimerò delle interne malattìe, il regime ed i mezzi  igienici bastano costantemente a ritornare la salute  al suo tipo normale. È dimostrato che, in questi casi,  le medicazioni consigliate dagli autori, esasperano gli  accidenti, e suscitano spesso delle complicazioni. Va  medico giudizioso deve quindi ritenere qual regola  fondamentale di pratica, il bisogno di lasciar spesse  volte agire la natura. Scorgonsi sovente alcuni medici cominciare il loro  pratico esercizio: prodigando agl'indigenti disinteressati soccorsi; visite, consulti, operazioni, assistenze,  medicamenti a vii prezzo o gratuiti : tali sono i mezzi  chf impiegano, onde eccitare l'attenzione del pubblico.  11 più urgente loro bisogno è d'esser conosciuti: tutto  si pone ip opera, niente costa loro per gìugneryiì Dacché poi cominciano a cogliere i, frutti di loro simulata beneficenza, la maschera cade, ed appare manifestamente T uomo cupido ed interessato.   Base del saper-fare è lo giudicar, bene del rapporto delle cose e de' mezzi idonei che vi concorrono. L' opinione pubblica, che è un mostro, un m   proteo, offre altresì un fondo mobile, sui quale talora  è facile edificare. Laonde mettere a profitto le circostanze locali, farle scaturire se tardano a presentarsi ;  eludere le difficoltà, od a forza di perseveranza vincerle; e, principalmente, saper attendere, sono le  condizioni da adempirsi dal medico che aspira a  brillante rinomanza.   Alcuni dottoroni hanno sempre, qu al principio .del  Saper-fare, l'aspetto stranamente preoccupato: il loro  contegno è quello di un uomo immerso in profónda  meditazione; negletto è- il lóro esteriore, come quello  d'un filosofo tutto dedito allo studio di importanti  scienze; gravi ne' loro discorsi, solo si esprimono  con laconici aforismi; nelle strade, nelle pubbliche  piazze, ne' luoghi più frequentati, dappertutto in fine  ove la moltitudine può vederli, affettano esai la distrazione ed il raccoglimento; uè mancano di quelli  dal naso adunco, dagli occhi aggrottali, dal viso scarno,  ulivigno, pallido e tetro per ispida barba, che baloccandosi per le. vie vanno leggendo alcuna fanfaluca per  far credere essere occupatissimi, nè perdere nemmeno  quel tempo ad istruirsi. Ma il loro occulto argomento,,  simulando non conoscere gli usi della società, ovvero  non attendere alle convenienze, che le dicono bagattelle, è quello di far sembiante d'essere esclusivamente  occupati di libri e di malattie, ed ambiscono essere  additati come prova del trito volgare assioma, che  sempre un poco di capriccio o di follia al merito  trascendente è congiunto. Presso un malato, ascoltano  attentamente la storia de' suoi malori, dicono poche  parole con misurata gravità, ripigliano il bastone, e  scompariscono.  Il ciarlatanismo di questi medici Iraluce in mezzo  all' affettata lor maestrevole gravità, come V orgoglio  d'Antistene attraverso i forami del lacero mantello  che lo copriva.   Si possono vedere le seguenti opere: Hilscher, De   slralagetnaL medicis; Cobchwiz, DUsert. de requisilis  medico ad praxin felicem stanate necessari^; Brisbane,  Dissert. de us quae a medico ad artem bene cxei'cendam  abesse deberti; Gregory, Lcciures on duties and qualificalions of a phjràcìan; Uden, Mcdicinìsche politìk;  Frank, Senno academicus de civis medici in rcpubUca  candidane atque officiis ex lege praacipvg eta-is; Bath,  Essay ont the medicai character; Ploucquet, Der  arzl; Bohn, Dasert, de officio medici; Tuessink, Oralio  de eo quod medicns in arie /adendo impriutis agat ;  Hufelikd, Die VerhàlLiìsse des arzles; Schinko, SjsU  officiar, medici conspecuts. ; "Wagber, De medicoiwn  jurìbus atque officiis.  Il medico sarebbe indarno debitore alla mi tura  d'un grave esteriore, e dello studio di molte teoriche  cognizioni, se egli non acquistasse giammai una estesa  clientela, ignorando l'arte d'ottenere la fiducia de'snoi  malati ; senza la quale il più vasto talento perde la  maggior parte dei suo pregio ; mentre con essa tutto  riesce possibile alla mediocrità. Conosca dunque il medico per tempo quanto importi lo inspirarla. Ora pronta a nascere, essa è  cieca, irriflessiva; è un sentimento involontario, di  cui gli ammalati non sanno rendersi conto, ma li  soggioga potentemente. Ora debole nella sua origine,  si accresce con lentezza, ed intera, forte ed assoluta  dopo replicate prove diviene, essendone diretta da)  successo. Giudice infedele de' talenti, spesso all' ignoranza profondasi, ed al sapere si nega. Ma le ingiustizie della moltitudine sono tanto fugaci, quanto  sconsiderati sono Ì motivi che le determinano ; ed il  sapere, prima ignoto o non calcolato, non tarderà ad  ottenere quella fiducia, di cui è ben degno.   Un giovane medico non deve mai confondere la  confidenza, frutto d'una stima ragionatamente sentita,  con le effusioni di colui che varia con indifferenza  ogni giorno il suo gusto e le sue idee, ed il caprìccio, l'azzardo o la voglia di novità solo consulta nella  scelta di quegli, al quale ampiamente rimette la cura  di sua salute.   Una signora vi fa richiedere, voi subito accorrete.  Questa languida beltà, negligentemente sdraiata sopra  un canapè, apre un occhio moribondo, e con fioca lamentevole voce, comincia il tremendo racconto d'una  pervigilia, che per tutta la notte F ha tormentata :  ovvero traccia: l'allarmante dipintura dell'agitazione  de' suoi nervi, dotati d'estrema irritabilità, coni' ella  dice. Eppure la freschezza di sua pingue carnagione  non dimostra che la più integra salute. Dietro il vostro attento esame frattanto, e dopo le risposte eziandio della pretesa inférma, voi avete già conchiuso essere immaginari i mali di lek... Oli! malaccorto dot.  torci! Come, non: vedete voi che si vuol essere qual  egrotante? Guardatevi di cosi fatta incauta imprudenza, che vi rovinerebbe peC certo.. Ma ascoltate  Col più vivo interesse la prolissa storia de crudeli  dolori ch'ella dice soffrire, diffondete i: più affettuosi  consigli ed i più gradevoli rimedi, compiangetela di  quella eccessiva suscettibilità, che a continue angosce  ed a ripetuti trambasciamenti assoggetta tante attrai   425   tivc, e declamate contro la natura, che, accordando alle  donne tutte le seducenti beltà, tutte le grazie e l'arte  di piacere, ha menomato il pregio di tante prerogative j dando loro troppo delicata organizzazione,  punendole d'essere belle col formarle sensibilissime.   Ove non giunge la fiducia d' un malato pel suo  medico? Vedete quell'infelice, con occhio estinto,  depresse le forze, assiderato e macilento il corpo:  un medico insinuante ed abile s'impossessa della  costui fiducia; all'istante la speranza rinasce nell'animo di quello, il Bangue circola con maggiore rapidità, risvegliasi il perduto coraggio, e la natura e  l'arte riconducono la salute. Quanto è esteso adunque l' impero della fiducia! Quanto è possente la sua  influenzai Quanto immensa è la stima che eccitai  Indarno una fallace speciosa lettera accusa il medico  Filippo d'un orribile progetto; Alessandro con una  mano gliela presenta, con l'altra porla' alla sua bocca  la sospetta coppa.   L'arte di persuadere è il principale mezzo di ottenere la fiduciadegli ammalali: questo è un dono  che manca talvolta al genio. Non urtate giammai di  fronte le opinioni ed i pregiudizi di colui che invoca  le vostre cure, ma lusingate le sue idee; nè dimenticate mai che per condurlo alle vostre, vi bisogna prestarvi alle sue. Siate quindi compiacente senza debolezza, e fermo senza rigida austerità: che le più  consolanti parole siano profferite da voi, ed un tenero interesse animi sempre il vostro aspetto. Interrogate con destrezza, rispondete con riserva : spiegate talvolta al vostro malato la Causa de'mali ch'ei  soffre, e dichiarategli sopra quali motivi la vostra tan   speranza riposa; poiché queste confidenze inspirano  sincera stima, e rianimano il coraggio. Guardatevi  mai sempre di annunziare un prossimo ristabilimento,  ma oscurate tuttavia l'avvenire con densi nugoli: i  soccorsi dell'arte sono spesso tanto incerti e deboli,  che troppo pericoloso sarebbe appoggiarsi all'efficace  loro forza; ed il medico, sollecito di sua fama, deve  annunziare più ordinariamente un esito funesto della  malattia o grandi pericoli, anziché favorevole terminazione e pronta convalescenza.   I talenti del medico, per quanto trascendenti e sublimi siano, allorché vanno scevri di successi, non  conservano T ottenuta fiducia; ed un piccol numero  di avvenimenti disgraziati, possono facilmente atterrare la più solida e stabilita riputazione. Il pubblico,  in generale, è portato ad attribuire a' medici l' insufficienza della medicina.   Per ottenere la fiducia del pubblico, dice Vicqd'Azyr, si tratta meno di piacergli che di fissare la sua  attenzione; e colui che aspramente lo pratica o con  rigore lo maneggia, non sempre è chi ne riceve più  scarse carezze. Ogni tempra di spirito ha i suoi bisogni: alcuni vogliono trovare nella figura, nel contegno, nel carattere del loro mèdico la dolcezza e la  consolazione; altri amano che sia un uomo rigido, severo, minaccevole; se ei fi garrisce per gli errori  commessi nel regime, essi gli sanno grado di tali  rimproveri e della durezza ancora j che sembrangli  effetto dell'interesse preso alla loro conservazione:  altri finalmente, riguardando la medicina come una  specie di magistratura, desiderano che il loro giudice  sia un uomo freddo, imparziale, austero.  Allorquando un malato domanda al suo medico  qual sia l'indole del male di cui è aggredito, sì guardi  bene costui rispondere' ignorarlo, avvegnaché eoa  questa spropositata dichiarazione ruinerebbesi infallibilmente da sè medesimo; però abbia pronta sempre una spiegazione qualunque, né importa qual sia.  Se lo ammalato sarà dì goffo ingegno, materiale e  rozzo, alcune grandiloquenti parolone, alcuni vaghi  enfatici discorsi basteranno: ma non bisogna appagare così la curiosità di un uomo di lettere, d' uno  perspicace e dotto; fa d'uopo con essi di molta destrezza e di non pochi raggiri; bisogna rispondere  che la medicina è una scienza di osse rvazi ohe, che  il loro stato morboso non è ben caratterizzato ancora, che il tempo farà conoscere il diagnostico smascherandolo ad evidenza, o altro di simil tenore.   Lusingando il malato d'una sicura e prossima convalescenza, il medico s' impossessa della di lui immaginazione, e con vantaggio serresi della energica  influenza che esercita sul fisico. La speranza di guarire è un valido mezzo di guarigione. Felice colui che  sa farla nascere o la sa alimentare ! Quanti : rimedi  agiscono soltanto per l'idea che nutrono gli animalati circa le loro proprietà! Quel farmaco prescritto  col volgare suo nome, non sarà produttivo d'effetto  veruno, ma decorato di fastosa nomenclatura, opera  portentosi ri sultani enti. Darà quindi il medico soverchia importanza alla sollecitudine di infondere a'suoi  malati la speme d'una pronta convalescenza, e li  terrà a bada adducendo altri esempi di fortunate  guarigioni, tacendo loro i pericoli dello stato in cui  ritrovatisi, nutrendoli sino all' ultimo istante di loro mìsera esistenza, se l'arie npn può salvarli, di quelle  illusioni da essi chieste ed accarezzate; del che sono  tanto comuni i vantaggiosi effetti, quanto funesti pur  sono quelli d'una verace, ma crudele franchezza. Si è adunque indicato per quali mezzi il medico  fissar potrebbe su di lui l'attenzione pubblica, e crearsi  numerosa clientela. Non ci si faccia tuttavia il rimprovero d'essersi preteso erigere come precetti lè vie clandestine dell'intrigo, o consacrar l' artificio, il manéggio, la mala fede. Se però individui di raro merito, e  nella professione applauditi, avranno creduto dover  affrettare la generale fiducia con un destro ciarlatanismo, io sono ben lungi di proporre qua! modello  una condotta che solo certe locali circostanze hanno  potuto esclusivamente permettere. Ma il medico penetrato della nobiltà di sua professione, aspetterò sempre dal tempo la giustizia dovuta al suo merito, e di rado V attenderà invano.  Sdegnerò egli di affettare la singolarità : il vero dotto,  come il vero saggio, non combatte gli usi della società; ei non disprezza nemmeno i capricci della  moda. Cile se vi si conforma senza esserne Io schiavo,  i di lui successi saranno le sue prodezze, nè si vfr  drà mendicare l'umiliante protezione dell'opulenza o  del potere. 11 medico dev'essere indipendente, ed altro vincolo conoscer non deve fuorché i doveri del suó  stato. L'uomo di questo carattere aspetterà forse per  lungo tempo i favori della fortuna, ma allorquando  numerosi ammalati chiederanno l'assistenza e la cura  di lui, potrà egli, senza arrossire, dare uno sguardo sul  passato, e con nobile amor-proprio dire a sè stesso :  Je ne dois qu'à ìnoi seni loule ma renorttmée.  Veggansi le seguenti opere : Amatus Lusitanus, Da  introito medici ad aegrotantem ; Hilscherius, De medicorum ingressa ad infirmos perquam necessarios;  Rais, De officio medici in itinere principis; Fischer,  De medici circa moralia et physica in curandis morbis prudetitia; Chiappa, Del£ eloquenza del medico. Boerhaave non vedeva giammai un malato, nel  comincìamento della sua pratica, senza registrare  tutte le circostanze e tutti i segni della malattia nell' ordine che si presentavano ; . e, questo metodo, egli  afferma, essergli stato di grande utilità. Ogni medico,  ad esempio di questo grand' uomo, deve tracciarsi  un piano invariabile, per combinare con la pratica  gli studi del gabinetto. Se egli non rendesi un esatto  ragguaglio di ciò che vede, i suoi falli ed i suoi .successi saranno perduti per lui; e ciò, non dalla esperienza ma dall'uso, verrà ad acquistar cogli anni.   Sin dalla prima visita fatta all'ammalato, il medico  scriverà ciò che avrà conosciuto, quel che ha raccolto dai racconti altrui, tutte le circostanze in une  da lui osservate. Gli oggetti separatamente considerar sì debbono e con riflessione: i sintomi studiar si  dovranno isolatamente. Dietro tali elementi, cercherà  egli caratterizzar la malattia, avendo cura bensì di non  cadere in precipitato giudizio. Bisogna lungo tempo  ponderare ogni circostanza, isolarla, riunirla, 'compararla, prima di pronunziare. Tracciala la parte isterica della malattia, noterà egli nel suo giornale le  indicazioni curative da lui stabilite, ed i prescritti  medicamenti.   La prima visita è d'una estruma importanza; essa  ordinariamente decide del trattamento cmativo. Se il  malato sarà esaminato in modo superici ni e, il medico  giudicherà male del di lui slato; ci si inganna, e  dì rado dal suo errore si emenda : ina se nulla ha  egli negletto per fissare la diagnosi, il risultato confermerà, nel maggior numero de' casi', le prime di  lui idee. Alia seconda -visita, ricercherà egli quali cambiamenti avranno prodotto gli impiegali medicinali, quali,  modificazioni provato i sintomi della malattia, lo  stalo di tutte le funzioni, degli organi digestivi, degli organi secrelorj, di quelli della locomozione, del  polso, della respirazione, della circolazione, did calore della pelle, delle facoltà intellettuali ; le diverse  giaciture del corpo, ed i tratti del viso, utili deduzioni talvolta esibiscono. Van-Swieten consigliava di  visitare gli ammalati, in certi tempi, dieci e quindici volte per giorno, e ad ogni ora tanto di fiorilo  che di notte. Ma questo precetto di,flicihiieuie potrebbesi mettere in uso nella pratica particolare.   Per ben conoscere una malattia acuta, bisogna  Spesso decomporla: sovente ancora, onde possedere la intera storia d'una morbosa affezione, il medico  deve tener conto dell'influenza che possono esercitare sopra dj, essa la natura del clima, la -varietà delle  stagioni, il regime, le passioni ed altre cose. Importa  assai notar con esaltezza l'ora delle esacerbazionì o  parosismi, e la natura degli epifenomeni che esister  potrebbero. Senza di questo metodo, è impossibile  seguire la malattia ne* suoi diversi gradi di sviluppo,  di ben conoscere i suoi periodi ed il suo cammino,  e finalmente di giudicare del suo stalo di genuina  primitiva semplicità, o di complicazione. Tutli i sintomi caratteristici debbonsi tracciare ogni giorno, come  pure i cambiamenti diversi ebe provar possono nella  durata della malattia in disamina. Le impressioni  fatte sopra i sensi richiedono sole un'attenzione speciale, perchè dietro un insieme di segni esterni non  equivoci, e loro analogia con i risultamenti dell'esperienza, il medico deve condurre il suo giudizio. Ed  ei continuerà regolarmente questo lavoro sino alla  guarigione, o alla morte dell' infermo} senza dimenticare la circostanza del modo e l'epoca di terminazione della malattia.   Le apposite riflessioni sulle cause del successo ottenuto, o del disastro sofferto, contribuiranno moltissimo a formare la di lui esperienza, e gli additeranno se egli abbia bene o male agito. Ma non affidi  alla memoria gli osservati caratteri, li deponga bensì  sulla carta, e dopo la morte del malato, o del ritorno  a salute, redìga egli la storia della malattia, sopprimendo tutte le circostanze meno essenziali.   Coloro che ignorano l'arte di osservare, sdegnano  gli scritti di Ippocrale. I soli uomini di genio possono apprezzarne il merito, e far calcolo di molte particolarità che. sfuggono agli sguardi poco esercitati.  Nicomaco diceva ad uno spettatore che niente di bello  vedeva in un quadro d'Apelle: Prendi adunque i  miei occhi e guarda.   Il medico avrà già considerato attentamente tutti  i fenomeni che possono guidarlo a caratterizzare la  malattia, senza della quale precisa determinazione  nessuna certezza induce alle terapeutiche indicazioni ;  eppure non ha tutto adempito per meglio basare il  suo diagnostico : interroghi egli gli autori originali e  loro chieda lumi, confronti ciò che ha osservato con  fatti analoghi consegnati negli scritti di attenti pratici, e faccia accurata comparazione della sua idoneità  con la dottrina di quelli. Deve inoltre affezionarsi co'lihri de'grandi maestri dell'arte, che hanno seguilo la  natura sulla via dell'osservazione. Il primo ed il terzo  libro delle Epidemie di Ippocrate, i suoi Aforismi ed   -i Pronostici, il suo Trattato dell' aria delle acque e  de'luoghi; Galeno, de' luoghi affetti; Sydeftham, e gli   - altri classici ; molte ottime semeiotiche, e nosografie ;  ecco le opere principali su cui incessantemente deve  meditare, e che, bene studiate, lo dispenseranno della  prodigiosa, moltitudine di volumi che disutilmente  ingombrano le biblioteche polverose: e poco scelte.   Un medico principiante, instatilo quanto si voglia,  qualunque sia la sua prudenza, non può giammai  promettersi di non commettere errori nella sua pratica; e la più scelta erudizione, il giudizio il più  profondo, non saprebbero dispensarlo di siffatto tributo che paga l 1 inesperienza. Prima di possedere  quel tatto che caratterizza 1' abile pratico, sarà egli     costretto per lungo tempo tasteggiare ed oscillare) indi,  poco a poco, il suo occhio si perfezionerà a vedere clinicamente, e viemeglio famiglia rizzarsi colle varie fisionomie delle malattie. Un anno di pràtica forma assai  più un medico che dieci anni di lettura o di lezioni. Quantunque i principi! della medicina sieiio costanti, spesso è difficile farne l'applicazione a casi  particolari. La verità non ai presenta mai subito. Per  cogliere l'indole d'una malattia, bisogna cercare scovrirla col ragionamento, eseguire ora una cosa, ora  tentarne un'altra, nulla trasandare, niente precipitare, regolarsi a norma delle circostanze, ed almeno  mai nuocere all'ammalato, se non puossi aju tarlo.  Talvolta è utile deviare dalle strade conosciute, e  deferire qualche cosa all'accidente. I metodi rigorosi  presentano pochi vantaggi, e molti inconveiiienLi arrecano. Giammai un cieco operato non condurrà a  rìsuUamehtì tanto soddisfacenti, quanto un empirismo  diretto dalla ragione e riunito al talento dell'osservatore. Qualunque sia il carattere d'una malattia, le  funzioni del medico sempre riduconsi a dirigere o  eccitare gli sforzi della natura, ed a lasciarli operare.   Veder molti malati non è il mezzo migliore onde  apprendere a bene osservare. Una pratica poco estesa  istruisce meglio il medico studioso. Colui che esercita  la medicina negli spedali, vede,molto, e non vede  troppo : la rapidità, con cui trascorre i moltiplicati  oggetti, non gli permette fissarli. Come esaminare profondamente, ini due ore, tutte le circostanze relative  alla storia delle malattie di cento a dugéutó individui? Come variare i metodi curativi secondo le indicazioni? Come, in tempo cosi breve, puossi riflettere     m   sopra ciò die si è veduto, rimontare da' fenomeni  alla loro etiologia, e approfondir tutto? Vi abbisogna  vasto talento, bisogna anzi genio per sottrarsi dal  basso mestiere, praticando in grande spedale.   È stato delto che un medico, il quale dì c notte  corre da un malato all'altro, è simile al prete die va  attorno ognora co' Sacramenti ; tulli due veggono a  modo stesso molti ammalali, ed entrambi hanno della  medicina la medesima esperienza. Laonde tra' medici  di pari ingegno o di pari goffaggine, sono incontrastabilmente più malsicuri quelli che ad un colpo deggiono visitare un mondo dì malati. La meiite non è  così veloce come le gambe di questi medici.   Un medico sommamente occupato, quanti più vede  ammalali, tanto manco vi pensa. La rapidità con cui  gli scorrono gli obbietti, come dissesi, non gli permette osservarli, perchè gli sfuggono con la slessa  prestezza, e nella sua testa non gliene rimane che  an confuso barlume. Quindi non può egli penetrare  le circostanze precise d'un malato e d'una maialila,  nè a norma della loro differenza variare i suoi  metodi e i suoi rimedi, ma prende tutto all'ingrosso. Io conosco, dice lo Zimmcrmann nel Trattato sull'esperienza in. medicina, tra la folla di medici, il più stupido di loro, secondo la moda dì oggidì, passare pel migliore. Questo Esculapio ba ogni  mattina nella sua anticamera da cinquanta a sessanta  maiali: egli ascolta le magagne di tulli, indi ordinariamente li schiera in quattro file; alla prima ordina  un salasso, un purgante alla seconda, un crislero  alla terza, ed alla quarta un cambiamento d'aria.  . Un medico non può azzardare un farmaco,, senza essere impegnato ad amministrarlo colle leggi della  più esatta analogìa. Per bene osservare, bisogna interrogare la natura con pazienza, e considerar, tutto  il corso d'una malattia con profonda attenzione. La  riunione di. queste condizioni dà sola la vera esperienza, che si è definita « l'abilità a garantire il corpo  umano dalle malattie alle quali sta esposto, ed a  guarire queste malattie allorquando . si sono sviluppate »: Un medico, che non è dotato della felice organizzazione suscettiva e dello spirito attento e scrutatore che richiede l'arte di osservare, può veder  molti ammalati e mancare interamente d'esperienza.   Questi generali riflessi sulla pratica dell' arte dì  guarire negli ospedali, si applicano a' medici delle  grandi città estremamente occupati. Continue assenze,  numero eccessivo di malati, intoppi incessantemente  rinascenti, permettono loro assai poco di raccogliere  esatte osservazioni; ed eglino non ne hanno il tempo  nè la premura.   Le grandi pittà sono il punto di unione de'medici  e de' medicastri d' ogni genere, né * rifluiscono nelle  campagne che allorquando, imperiose circostanze ve  li astringono. Per riuscire in qualche città capitale,  bisogna tempo, gran pazienza, e molto sapere. E diffìcile impegno il fissare la pubblica attenzione, e vi  si giunge trovando da percorrere piuttosto ignote  strade nella folla che si urta e si sforza onde pervenire [alla meta stessa. Nelle piccole città, al con-i  trano, se- il medico non può sperare tanta opulenza,  che sarebbeglì possibile acquistare altrove, ha il vantaggio almeno di possedere più sollecitamente la fiducia e la stima pubblica; ed ivi ricavar può egli tanta esperienza come nelle popolose città. Ippocrate  ha esercitato in ristretti paesi o in borghi, nessuno  de' quali era sufficiente a mantenervi un sol medico.   11 maggior numero delle sue osservazioni fu raccolto  in Tessaglia e nella Tracia, di cui rammenta Lnrissa,  Cranone, Acno, Oeniade, Jera, Eliso, Perinlo, Taso,  Abdera ed Olinto, tutti allora piccoli villaggi. Galeno  dice che in un solo quartiere di Roma eravi più  gente che nella più estesa contrada dove Ippocrate  si esercitava. La grandezza di un medico adunque  non vuol esser dedotta dalle farraggine degli ammalati, bensì dal talento di saper trarre d'ogni caso  particolare tutti i possibili vantaggi.   Un antico regolamento in Francia prescriveva ai  medici che destinavansi alla pratica nelle grandi citta,  di esercitarsi prima molti anni nelle campagne vicine. ( Knipliof, Novo medico praxln non esse concedendam). Sembra ch'essi avessero il tacilo permesso  di scozzonarsi a rischio della parte più sana e più  utile dello Stato, osserva giudiziosamente Vieq-d'Azyr,  e che la medicina abbia bisogno di simili espedienti  ond'essere praticata, i quali sono tanto vituperosi per  essa, quanto insultanti per l'avvilita umanità.   Ingannetebbesi pur troppo un medico se credesse  arrivare facilmente all'auge di fortuna, apprestando  le sue cure a titolali infermi, e consacrando esclusivamente il suo tempo alle classi superiori della società; avvegnaché la classe agiata del popolo gli presenta una via più sicura alla sua pratica. Presso di  ucsta, meno avviluppato nel!' esercizio della professione, divincolato e libero Dell'impiegare i mezzi  terapeutici che giudica convenienti, di rado responsa bilo dell'avvenire, egli vi trova ancora una riconoscenza  più liberale: e men negligente della vantata munificenza de' grandi. e,.,' w. .Nella estese citta eziandio, ed ovunque altrove, la  chirurgia offre mezzi di sussistenza meno moltiplicali  di quei della medicina. Hanno alcuni i esclusiva reputazione per la pratica delle operazioni. Costoro  sono sempre quelli che 1' accidente i ha posto ;il governo degli spedali. Quindi i chirurghi lèi gli ufiiuiali di  salute, dappertutto più numerosi, assai de'iuedici, non  possono mantenere le loro famiglie che esercitando  indistintamente, ed' alla meglio, le due: partii dell'urte  di guarire.   Senza vero sapere medico, ma con sufficiente giudizio per lasciare agire la natura, un inedie^ può  usurpare facilmente una estèsa celebrità. Per un chirurgo è tutt'altio: i di lui errori si scorgono .in pieno giorno,, se la Sua mano è inabile,, e lutto il . superfare possibile non può 'salvarlo d'essere -designato bentosto qu al cattivo operatore. . questo, nessuna certezza in medicina.   " Egli . è difficile veder molti malati, e difendersi  dalla tendenza del ceco medicare che inspira all'uomo  la naturale infingardaggine del suo spirito; per lo che  negli spedali massimamente i medici ru lini eri si rinvengono, ..   Costoro, con un sol colpo d'occhio, riconoscono  uua malattia; la quale,ipìù oscuro diagnòstico presenta, più facilmente da loro vien già caratterizzata:  nel che, niente imbarazzali. Dietro brevi interrogazioni fatto all'infermo per sola forma, prescrivono  macchinalmente un Ordinativo, che lo allievo, incaricato del lòglio di visito, scrive per esteso dopo avere  udita la indicativa parola. Tale è tutta l'arte loro;  tale è la loro condotta, costantemente la stessa. Ma  questi pratici, il cui numero fortunatamente è poco  considerevole, le sole facce de' loro ammalati conoscono appena.,   Alcuni medici divengono macchine coli* in vece h iare ;  leti non permette ad .essi di seguire i progressi della  scienza, o assoggettarsi a nuovi sludi : ostinatamente  fissati alle antiche loro dottrine, non vogliono variarvi  alcuna cosa: tutto. ciò che è nuovo li disgusta e li  sdegna, quindi più non leggono. Dopo cinquantanni di medico esercizio, è impossibile per loro adottare  altri principii, diversi degli acquistati, che per sì  lungo tempo sono abituati seguire.   Hokbtjus, Manudìictìo ad medfqinani.   2.  f. - ,  Btìiti Presunzione. 1,  Non chiedete a quel dottore ciò eh' ei su, si bene  ciò che ighpraL Egli ha letto tutto, ha veduto tuUo:  i più difficili casi non lo sorprendono; le operazioni chirurgiche più delicate sono per lui un passatempo: niente lo con l'onde; il suo genio tutto, prevede, .tutto intraprende. Di.' sè egli parla in termini  magnifici: e- terrebbe a disdoro il sembrar d'ignorare  cosa veruna. Quali malattie non ha egli guarito mai?  H c anero e l'.'ìdrofobià confermata, nelle sue mani,'  hanno cessato d' essere incuràbili ; egli 'crede possedere, senza accorgersi della tròppa arroganza, tutto  il sapere che puossi avere, che giammai potrà egli  acquistare: ii primo! aforismo d'Ippocrate non. ha significato alcuno per lui; e finalmente crede aver egli  in .sè -infusa 'il genio ed il potete d'Esculapio: stesso.   Pochi medici hanno spinto cos'i lungi il ridicolo della  vanità, quanto Menecrale, nè s' ignora quali lezioni da  Filippo-, egli abbia ricevuto; ovvero Come Paracelso.   Ethullerus, De medico mendace. Talun medico ha grandi talenti e profondo vastissimo sapere, frattanto ei non fa numero, e giammai  verun posto occuperà egli nella gerarchia di sua professione ; e eoa le' più estese cognizioni, egli ha  l'aspetto dell' ignoranza.   Interrogatelo: le sue risposte sono le più confuse  ed inette. I casi i più semplici lo sgomentano; detesta  sempre di agire, e con paura ne determina la esecuzione. Invano la natura annuncia un esito salutare;  tremante ognora, non osa secondarla. Giammai non  ha sentito egli quelle subitanee improvvise inspirazioni che rivelano ad na uomo di genio il carattere  di una malattia complicata nel suo andamento e nel  diagnostico, e fuor delle vie comuni gli fanno trovar  i mezzi di trionfare della violenza e della sua pertinace resistenza. Conseguentemente nel deliberare ei  perde la favorevole occasione ed il momento di rischiare con vantaggio.   Un tal medico non uccìde i suoi malati, ma egli  li lascia morire.     Heister, De medico nimis timido; Steìnmxtzkjs, De  juxta media timiditate. Alcuni medici si inorgogliscono pompeggiando non  credere alla loro scienza. Svincolati d'ogni pregiudizio, trattano di vane ciance i precetti dèli' oracolo  di Coo. Irremovibili nelle loro opinioni, riguardano  come Favole i fatti più autentici; e l' arte di conoscere e di trattare le malattie è a' loro sguardi un  ciarlatanismo, fondato sull' ignoranza e sulla credulità  del volgo. Ma come non lasciarsi imporre da individui, iniziati in tutti i secreti delja medicina? Come  sospettarli di malafede, allorquando in verità fanno  il sacrifizio di tanti anni di studi e di lavori còsipenosi ? In siffatta guisa argomentano alcune persone  volgari. Tuttavia l'uomo imparziale scopre bentosto'  in questi pirronisti, que* medicastri, che, disgustati  d'una pratica disgraziata, accusano senza pudore la  medicina degli errori esclusivamente imputabili alla  loro ignoranza.   Alcuni pretesi dottori, senza istruzione, .senza talento, e sforniti non meno di scienza che di principii  elementari, coloro in 6ne il di cui giudìzio è essenzialmente falso, che, per comparire spiriti forti nella  professione, denigrano ciò che ignorano, condannano  tutto quel che sono incapaci di comprendere, e rendonsi segno del pubblico dispregio, osando esercitare  un ministero che giudicano inutile alla società.  Altri medici niente scorgono di oscuro nella scienza  dell'uomo. La natura non ha segreto -veruno, che  non discoprano; nessun velo occulta a' loro sguardi  penetranti i misteri della nostra organizzazione. Non  vi sono malattie che non possano perfettamente spiegare e guarire. Questi pratici si uniformano ciecamente a tutte le osservazioni che i libri contengono;  e tutti gli assiomi d'Ippocrate sembran loro immutabili verità. Inutilmente l'esperienza accuserebbe la  loro dottrina; il maestro l'ha detto, èssi in discolpa  rispondono, egli non ha potuto ingannarsi giammai.  Laonde, per loro di nessun valore risultano le scoperte novelle della scienza, che nemmeno vere le  supporrebbero.   Tutti i fenomeni, tutti i cambiamenti che presenta  una malattia, durante il suo corso, dipendono, agli  occhi loro, non dagli sforzi della natura, ma bensì  da' farmaci diggià somministrati, quantunque inattivi  altronde ed inutili siano stati. E nell'alta idea che  hanno della forza della medicina, si immaginano che  nessuno de'mali, che affliggono la specie umana, non  possa loro resistere; e spreca tori, senza discernimento,  di tonici, di salassi, di emetico, e de'più attivi medicamenti, pensano sempre che agir si debbe, ed agire  con tutta energia, i .   Vi sono de'fanatici in medicina: con questo nome  indicatisi i partigiani esaltati di tale o tal altra dottrina. Guardisi bene ognuno di osar censurare il loro  idolo venerato: se avrassi tanta temerità, le ingiurie  vomitate dalla loro bocca sarebbero in tanto cumulo,  come eran le parole che Omero, in pubblica conclone, fa dire al vecchio Nestore, oh' ei paragona alle onde di neve, impetuosamente in copia cadenti.  Costoro di esclusiva ammirazione si preoccupano,  disprezzando tutto ciò che ad altrui partito giudizioso  concorre.   Gagnok, De la recerefte de la vénti dans la médecine. Le querele e le doglianze del malato e la storia  ch'ei narra de'mali suoi, sono le basi sullo quali il  medico appoggia la sua diagnosi, e gli forniscono la  determinazione alle principali indicazioni terapeutiche- Senza questo soccorso non può egli formare  evidenti distinzioni, ma appena sole congetture. Le  interrogazioni senza metodo, gli schiarimenti mal diretti, stancano l'infermo senza illuminare il medico.  Girolamo Ca podi va ce a ha sentito bene quant'era necessario stabilirle metodicamente, ed ha lasciato su  questi elementi essenziali di pratica, i più utili avveduti precetti. (Capivacius, De modo interrogarteli  aegros; opera omnia).   Alcuni ammalati esprimer non possono le loro  idee. Indarno si sforzano manifestare le proprie angosce, tutto è confuso ne'loro discorsi. Inutilmente  si domanda loro un esatto ragguaglio delle cause e  de 1 fé nome ni della malattia ebe li tormenta; nella risposta, si spaziano in prolisse digressioni, si fissano  sopra indifferenti circostanze, ed i più disparati oggetti sciopera Latuco te con fondono. Con tali cervelli  dovrà il medico tuttavia istituire i suoi quesiti. 11  metodo ù la fiaccola, che Io guiderà in mezzo alle  dense tenebre clie lo circondano; per esso distinguerli il medico le peculiari circostanza clie li, inno  preceduto la malattia, da tntl'altri fenomeni clic lo  colpiscono 3 ed i riflessi indifferenti ed estranei alla patologica sua relazione, da quelli che soli caratterizzar  la possono.   Finito il racconto che un malato lia fatto di ciò  eli' ei soffre, non deve il medico interrogarlo seirzu  ordine sopra tutti gli clementi de' inali di lui, o sopra i segni die vi scorge, ma deve informarsi piuttosto del princìpio d'ogni passato avvenimento, avanti  esaminare lo stato utluale delle organiche funzioni.  Spesso alcune circostanze in apparen/.a futili, sulle  quali è ricondotto il paziente, spargono una viva  luce per la diagnosi della malattia in esame.   Conosciute le cause d'una malattia, e stabilito consegue n temente il trattamento curativo. Accora la mente  istrutto del corso de' primi sintomi e dell'ordine col  quale sono apparsi, il medico medita sui fenomeni  che già osserva; ed ingegnasi quindi unificare ciò  che realmente scorge coi ricevuti schiarimenti.   Vi sono alquante espressioni, famigliari agii ammalati, il di cui significato non deve esser per il medico quello da essi apposto\L  Alcuni individui sono portati naturata e nte"ad esagerare i loro dolori; ma il medico su questo eccesso  di doglianze dovrà diffidare con discernimento. Le  espressioni del dolore non sono sempre sincere. Ascoltando un malato, nella narrazione de' suoi patimenti,  cercherà il medico carpire il soggetto dello allarme  di lui, vero o esagerato; e porrà ogni attenta cura  ad esplorare quel cuore, e penetrare in quel pensiero,  onde squarciare il velo ad ogni occulta imagiuata  chimera.   Altri ammalati fanno al loro medico insidiose dimande, non già per conoscere il di lui avviso sullo  stato in cui trovansì, ma per giustificare l'opinione da  loro concepita; e cercano ne' discorsi di un uomo  della professione un alimento a' timori, di cui la loro  immaginazione è cupamente ingombra ed oppressa.  Tale è lo scopo de' malinconici, de' tisici, e di alcuni  tabidi, nelle interrogazioni numerose che dirigono a  chi prende cura di loro salute. Un medico che sagacemente ha cólto la causa delle loro sollecitudini,  deve subito dare una diversione al loro spirito angosciato, simulando un pericolo differente di quello che  li allarma.   Non è diffidi cosa scorgere una donna tentar d'ingannare il suo medicò, narrandogli malori che affatto  non soffre; è simular malattie nervose con la più  esatta naturalezza. I segni morbosi' che appartengono  a funzioni dipendenti dal dominio encefalico, non  possono giammai essere simulati, e sono i soli a cui  il medico accorderà assoluta fiducia. Quasi tutte le  storie di malattie- nervose straordinarie, hanno abili  donne per eroine; ed e accaduto sovente che la     Digiiizefl 0/ Google     151   estrema loro destrezza nel sostenere la propria furberia, ha deluso la prudenza di qualche medico illuminato ed accorto.   Interrogando un malato, è utile talvolta distrarlo  dal tema principale delle richieste che gli si fanno: allora quegli si tiene meno in guardia, e più facilmente  avviene d'ottenere la verità nelle sue confessioni. Il medico -avrà cura di addolcire le inflessioni della sua  voce, scegliere le espressioni che infondono la più  anì'ttiuis;» benevolenza, onde padroneggiare sul cuore  dell' infermo, facendogli mauiffito in suo bene un vivissimo interesse. Le austere laconiche interrogazioni,  ritengono le effusioni del dolore sui labbri dell'infelice, che ne soffre Io strazio: ma le dimande fatte  con dolcezza e con pietosa commiserazione, provocano ogni larghezza di fidanza, e quella espansiva loquacità che le angosce desiati mitiga diggià, e solleva. Ed al contegno grave ma aperto del medico,  un dolce sorriso sul labbro di lui, fa nascere o ravviva la speranza, e dissipa molti: timori spesse volte  ai misero inférmo funesti. Ma se ad elevato rango  il malato appartenga, non dimenticherà il medico  che un servile abbietto portamento degrada, né inspira fiducia alcuna; come un'aria di superiorità  verso un infelice plebeo, è vile e crudele.   Si deve alla dottrina di Doublé un eccellente capitolo sul modo d' interrogare e di esaminar gli ammalati. Dividesij die' egli, in due parti naturalmente  distintissime: la prima abbraccia la conoscenza di  ciò che ha preceduto la malattia ; la seconda comprende la conoscenza delle circostanze alla stessa  malattia appartenenti; e deve il medico informarsi     J52   inoltre di tutto ciò che si riferisce all'influenza degli  esterni modi fica tori, c conoscere la temperatura e la  topografia medica del luogo ov'egli pratica.  1 Laonde esaminerà egli primamente 1' età, il sesso,  ];i professione; le passioni, le abitudini, il genere di  vita dell'ammalato; l'esercizio generale delle sue funzioni nello stato di salute; richiederà del corso di  questa salute anteriore alla invasione della malattia  attuale, d'altra forse antecedentemente sofferta, degli  effetti generali de'me dica menti sulla sua costituzione,  delle malattie di famiglia o de' genitori. È utile sapersi con precisione l' ora fìssa dell' ingresso del  morbo, e la determinazione del suo periodo, e se  per ripetuti accessi, per prima invasione O altamente. Se tali notizie potesse il medico ottenerle dai  circostanti, risparmierebbesi al paziente cosiffatta  noiosa fatica.   Ottenuti i preliminari ragguagli, si procede ad una  serie di interrogazioni direttamente relative alla regione, sede del patimento del dolore e dello scompiglio delle funzioni, di cui lagnasi specialmente l'individuo. Indi si chiederà esatto conto di tutte le  altre parti del corpo, procedendo metodicamente  dietro l'ordine naturale e la successione delle funzioni.   Cosi, pe' fanciulli, bisogna richiedere della dentizione, del sonno e dell'appetito. Chè se le malattie  de'bambini sono spesso difficili a trattarsi, ciò in gran,  parte, deriva perchè esprimer non possono que'poverini i mali che risentono, ed il medico non può  trarre alcun lume sull'indole, de' loro patimenti; essi  rispondono male alle di luì inchieste, soffrono e si tacciono. F. pei* ima donna, della mestruazione, e delta  supposizione di gravidanza: se trattasi di alcuna nubile, si è in dovere parecchie Tolte informarsi, iu  modo dubitativo, de' suoi rapporti col sesso più forte.  Fer un vecchio, ond'esser qui breve, cliè biugo sarebbe per sìngolo enumerare ogni quesito da proporsi, bisogna investigare lo stalo delle f.icolià imelleitualì, delle forze muscolari, dello stomaco, della  imitazione, defecazione, sonno, cec.   Utilissimo riuscir potrebbe esplorare assolutamente  ogni regione ed ogni parte della persona degli unimalati, ma il pudore vero o simulalo delle donne e  la convenienza abituale, impediscono frequentemente  di fare queste indagini colta esaltezza desiderabile. Nò  bisogna tacere che fino a questi ultimi tempi, Utnita vanii 1 mediei all'esame del l'aspetto, della lingua,  del polso, delle orine, degli escrementi, delle materie  vomitale, o del detratto sangue. E meno attenti degli  umidii, die almeno esploravano sempre gU ipocondri, i  medici dell'ultimo secolo non palpavano le regioni del  corpo de'loro ammalati, se non erano di ciò richiesi!.  Ma Corvisart, rimodernando i lavori di Avcnbnigger,  richiamò l'attenzione agli esploramene del torace - e  lìiunssais ha dimostrato quanto sia vantaggióso il  palpamento dell'addome sopra tutti i punti della sua  superficie.   L'esplorazione clinica ha fatto sufficienti progressi  in questi ultimi tempi: ciò che segue a tale soggetto,  emerge dal piano traccialo per Morejon, sommariamente esposto ne'dizionarj di medicina.   La vista ci fa riconoscere una colorazione insolita,  il cangiamento di forma, di volume e di rapporto, o le soluzioni di continuità delle parti situate alla siipeplicie, o . accidentalmente poste a nudo.. Per essa  ci rendiamo esatto conto dell'aspetto della cute capelluta, della faccia, della Locca, della pelle, e di  tutte le materie evacuate naturalmente o artificialmente.   L'odorato ci appresta la conoscenza dello olezzo  generico che emana dal corpo del inalato, di quello  elle esala dalla bocca di lui, dalle fosse nasali, da  tutt'altra parte esteriore, o finalmente da materie  evacuate o estratte.   Il gusto è di poco uso, avvegnaché lungi di esplorare queste sostanze, volentieri si ammette ciò che  l'ammalato stesso ne accusa.   L'udito ci fa riconoscere lo strepito che risulta,  dalla locomozione naturale o provocata delle parti  contenenti o contenute, naturalmente o casualmente  poste in movimento. La succussione raccomandata da  Ippocrate, la percussione da Avenbrugger, la stetoscopia da Laènnec, la, plessi me t ria da Piorry, la pressione in diversi sensi, dan luogo a rumoreggia menti,  che l'orecchia, nuda o armata di strumenti, raccoglie, su' quali riposa talora la diagnosi di malattie  oscurissime senza questo mezzo di esplorazione.   Il tatto è di grande importanza, poiché ci istruisce  dello slato della cute, del suo tessuto cellulare, dei  muscoli, del cuore, de' visceri addominali, delle parti  genitali della donna, ecc.   Laonde per l'applicazione de'cinque 1 sensi ad ogni  organo, raccolgo nsi per quanto è possibile gli elementi  razionali ed esatti sullo stato delle parli dell'organismo, sopra le quali possono agire maggiormente.     Non basta però esercitarsi a far questa esplorazione con ogni metodo e complessivamente; è necessario altresì che il raziocinio concorra ad unificare  tutti i dati esibiti per l'uso de'sensi, li disponga nell'ordine di loro naturale concatenazione, e distingua quelli  che hanno maggiore importanza nella ricerca dell'indole e della sede del male. Bisogna che la sagace avvedutezza del medico ponga a confronto lo ammalato  attuale con malati analoghi, già da lui osservati, e  con quelli di cui ha letto la storia patologica negli  scritti di buoni osservatori, o di nosografi di prima  classe; nel qual paralello, rafforzerà lo scontro ed il  concorso delle cognizioni anatomiche e fisiologiche  che rapportar si possono al caso presente. La vita è assai variata, gli organi sono troppo numerosi, le azioni organiche molto diverse e ripetute,  e le malattie oscurissime in varf casi, onde esser  possibile decidere sempre, sin dal. primo giorno,  della loro natura e della sede loro. Come condursi  sino a che tale incertezza in tutto od in parte sia dissipala? Lo illustre Stoll ci fornisce la. migliore regola:  lndicatione incerta, maneas in generalibus .- la quale  però è poco utile per esser troppo generica. Ovvero presumere con Pinel ed i naturismi che bisogna restare in  aspettazione, è quasi un dire nulla.' La sola regola  in simil caso, e frequentissimo è un tal riucontro,  sia quella di dirigere e moderare l'azione de* modifica tori dì ciascun organo, e rimovere ancora tutti  quelli che suscettibili pur sono di sopreccitare l'azione  organica in ognuno di essi. Questa è la sola aspettazione razionale, che spesso allontana efficacemente  lutto ciò che impedjr potrebbe il ritorno al tipo normale di vita, e la guarigione ha effetto senza dover ricorrere a mezzi ulteriori.   L' indole e la sede della malattia trovatisi forse manifeste, intenso il morbo, importante l'organo affetto?  bisogna di conseguenza ricorrere sollecitamente al  trattamento più diretto ed energico, nella indicazione  terapeutica che seguir si debbe.   Nelle malattie croniche, è necessario ora indugiare,  quando incerta siane l'indicazione; or adoperare tutto  il medico potere, tostochè la diagnosi in modo non  equivoco SÌ presenta. Il medico che si occupa del suo malato solamente  allorquando gli siede accanto, tradisce la di lui fiducia, ne la merita per quell'istante. Terminando di  visitarlo, dev'egli riflettere eziandio a quanto ha diggià osservato, a quel che ha prescritto, e riassumere  1' idea generale che ritenere egli deve sulla clinica  osservazione da lui fatta; nè in ciò bisogna che la  sua attenzione sia assorbita e distolta dal calcolo degli onorari che gli competono.   La frequenza delle visite dev'essere in ragione della  gravezza del male, o dell'espresso desiderio dell'infermo o della sua famiglia. Gli ammalati visitar si debbono per lo più ogni giorno ad ore diverse, ma nei  parossismi a preferenza. Spesso è indispensabile per due  volte al giorno eseguirsi la visita clinica, talvolta anche di notte; ed in pressanti incontri il medico  non potrà abbandonare ìl malato. Util cosa è frattanto non accondiscendere sempre alla -richiesta di un  infermo, che per pusillanimità esige ognora presso  di sè l'assistenza del curante, avvegnaché si giudica  male sovente di colai che spesso non involasi nè facciasi cleside. are. Ma 1' esperi SUu a è l'arbitra delta  moderazione. Eppure quanto precede non è tulto sul modo di  interrogar gli ammalati. Ed in generale, gl' individui  i di cui malori sono l'effetto dui libertinaggio, •   quali il dolore, giunto, ad insoffribile grado, strappa  involontariamente delle imprecazioni 1 contro colui che  è costretto assoggettarli a crudeli manòvre. L'eccesso  de'Wo tormenti rende perdonabili i loro oltraggi..   Dippiù; tal ammalate non vuol prendere che farmaci gustosi ; laonde rifiuta tutti quelli, di cui  l'odore, la forma o il sapore gli dispiacciono; persiste ostinato nelle sue risoluzioni, c per questa condotta irnigionevole riduce il suo medico nell'impossibilità di agire. Tal altro non ba questa mania, ma  curioso all'eccesso, ei vuol saper tutto: bisogna rendergli ragione dell'azione de' medicinali, istruirlo dei  fenomeni delle funzioni vitali, e spiegargli le menome  particolarità de' mali eli' ci prova.   Spesse volte vi sono ammalati, che fanno disperare il medico per la loro .indocilità. Dietro aver ad  essi profuso tutte le possibili cure, dopo avere sofferto vivissimo inquietudini sulla sorte loro, sarà pervenuto egli alla fine a condurli ad insperata conva-*  Iescenza ; lieto del successo degli sforzi suoi, promette  loro una guarigione sicura, se per altro breve corso  di tempo sottoporsi vorranno ad una indispensabile  dieta: inutili precauzioni, superfluo avviso! in dispregio degli indicati saggi consigli, ogni disordine _  nel regime essi commettono, e ricadono nell'abisso de'  mali, d'onde erano stati tanto penosamente sottratti.   Molte e varie circostanze richiamare io potrei, per  le quali le passioni e disposizioni di spirito de* malati esercitano la pazienza del medico: perlochè facile  mi sarebbe additare l'inconseguenza, la' leggerezza, la  meschinità di cosiffatti ammalati, i quali, dopo avere  manifestata intera fiducia al loro medico, ad un tratto,     166   sènza ragione veruna, si intiepidiscono à di lui riguardo, e gli manifestano una ingiuriosa diffidenza: o  potrei indicare coloro che esigon troppo, sempre malcontenti, i quali vogliono che lutto ciò die li attornia  sia vittima de' loro capricci; e se fossero assecondati,  erigerebbero ancora una diuturna indefessa assistenza  del loro medico, che dovrebbe dimenticar per essi tutti  gli altri suoi ammalati. E dir potrei di quegli esseri  spietatamente ingrati, che dovendo l' esistenza, di cui  sono indegni, alle sollecite cure di un abile professore, stancano la di lui delicatezza con vani pretesti,  con affettati indugi, e talora non trovano altro mezzo  onde sdebitarsi dell'obbligo doveroso della ri conoscenza,, che dirigendo contro di lui i dardi più acuti  della calunnia, o lo strazio più accanito della malevolenza ! !   Ma' io non pretendo esaurir la materia : ed à questa  succinta sposizione limito la enumerazione delle principali cagioni che possono cimentare la pazienza del  medico. Ed il principiante, al suo ingresso in società, deve  opporre un fondo inesauribile di pazienza all' .indifferenza, talvolta contumeliosa, del pubblico. Se egli pratica in una vasta città, lungo tempo negletto, sarà  sposso testimonio de' trionfi di medicastri spregevolissimi: ma l'oro prezioso ed il fango putente non  saranno sempre confusi, e verrà il tempo in cui ne  saranno separati.   In tutti gli incontri, in ogni passo di loro carriera,  i medici hanno un bisogno estremo di pazienza ; e per  essi principalmente dir si può: ^a pazienza è il genio! Necessario in ógni istante è al medico, nell'esercizi» di sue funzioni, il soccorso della prudenza. Nè  di quella conveniente alla scelta de' farmaci, o alla  determinazione delle terapeutiche indicazioni, qui si  ragiona; benvero di quella che dee guidare la morale condotta del seguace d' Ippocrate.   Conservare V integrità della propria riputazione,  è un impegno che esige da lui attenzione perenne. La  tendenza degli uomini, propensa ad accusarlo dell'impotenza della natura, è tale, che, in tutte le malattie  gravi, la' prudenza inculca al curante richiedere avviso d'altri medici, onde mettersi in salvo dagli attacchi della malvagità e dell' invidia, e per ajutare  l' infermo, se mai potrassi, con più efficaci sussidi. In alcuni casi adunque, ia difficoltà della diagnosi  d'una malattia, l'imminenza del' pericolo in cui trovasi l' ammalato, la necessità di ricorrere u mezzi  estremi, impegnano il medico prudente a sollecitare  il convegno d* uno o iti parecchi suoi colleglli, più o  meno rinomali, per conferire sullo slato di chi trovasi affidato alle di lui cure, a chiedere cioè una  coiisidtnzione. Ovvero, l' aspettazione del medico ordinario delusa per la durata, per i temibili progredimenti del male, o per altri motivi più o meno  fondati; o il solo desiderio dì procurare all'infermo,  come si disse, tutti gli aiuti della scienza disponibili, inducono i parenti del malato a riunire attorno al suo letto parecchi uomini dell' arte, nella  speranza di vedere scaturire nel loro concorso lumi  novelli in di lui vantaggio.   Stabilito il progetto del desiderato consulto, il numero e la scelta de 1 medici clic devono formarlo, sarà  premura degli interessati, che sì invitino i più idonei;  o si determinerà ciò dal medico curante stesso, che  na. c stalo fatto l'arbitro. Nell'ora del giorno fra loro  convenuta, o fissata ordinariamente dal più anziano,  eglino riunirannosi presso l'infermo. Prima di entrare  nella camera di costui, il medico curante farà l'esposizione della malattìa, de' mezzi adoperali e degli  effetti di ri sul lamento. Indi gli aggiunti e consultori  si recano dall' infermo, lo esaminano, esauriscono tutte  lé ricerche e le domande necessarie a stabilire opportunamente la diaguosi ed il pronostico dell'affezione; ed in tal modo, si accertano essi sulla veracità della narrazione già preceduta, o modificano le  loro idee dietro ciò che inesatto o incompleto avranno  dedotto. Di ritorno nella sala di riunione, ciascuno  di loro, prendendo la parola in ordine inverso alla  maggioranza di età, esporrà la sua opinione sulla  analizzati malattia, e sul trattamento curativo die  adottar si «rede. Finite la discussione, i consultori si  riconducono presso l'infermo. Allora il più anziano  accenna, secondo le circostanze, in tutto od in parte  soltanto, il ri sult amento della discussa deliberazione,  e le speranze da loro fondale sulla di lui guarigione.  Uno de'mediei redige la consultazione o la prescrizione,, da tutti poscia firmata. Ma Ordinariamente  qnes té mediche radunanze non si adempiono con  tanta solenne pompa: un solo aggiunto basla da  consultore, ad invitò del medico curante od a richiesta dell'ammalato ; e, non osservando di tutte le descritte convenienze cbe le necessarie, imposte dalle  peculiari circostanze, si accordano di subito intorno  al trattamento più cordacente al caso.   Eppure ai 1 è supposta finora una unanimità di  opinioni, cbe non si osserva quasi giammai. Qual  sarà la condotta del medico ordinario, tostochè il suo  di vis amento sarà opposto a quello de' col leghi intervenuti? Nel caso in cui l'uguaglianza dell'avviso deb maggior numero, supponendolo poco saggio,  non possa cagionare notabile pregiudizio all'infermo,  prudenza richiede poter visi uniformare, con la restrizione di arrestare lo adempimento dell'adottata  terapeutica, se l'esperienza farà riconoscerne inconvenienti; ovverò se, dopo sufficiente tempo, non avrà  prodotto il bramato risultamento, impedendo in tal  guisa l'adoperare di più utili rimedj. Ma quando trattasi di quei mezzi estremi, che erroneamente appli   470   cali comprometterebbero la vita del paziente, o Io  esporrebbero all'inutile sacrifizio di un membro di sè  stesso, come in alcune chirurgiche operazioni, il medico curante ponderar dee allora l'autorevole credito  di coloro dalla cui opinione egli dissente. Ed accederà a questo divisamente, se nella costoro riconosciuta abilità e consumata esperienza potrà dedurre  inconcusse ragioni da quietare la sua titubanza. Laonde,  senza mancare ai giusti riguardi dovuti a' professoricolleglli, dichiarerà egli la sua opposizione in divergenza di avvisi, e chiederà un nuovo congresso, composto per intero od in parte d'altri aggiunti consultori.   Le considerazioni medesime di onore e di probità  dirigeranno la condotta del medico consultore. Se,  per delicatezza, dovrà questi ognora astenersi dal disapprovare apertamente ciò che è stato eseguito, il  dovere gli impone eziandio di opporsi energicamente  ad ogni metodo di trattaménto curativo che sembrassegli pernicioso.   L'utilità di queste consultazioni non puossi contraddire giammai, specialmente se risultano dal convegno di medici, che per attestato anche de' colleghi  hanno diritto alla pubblica fiducia. Tuttavia la difficoltà dì adunarne un cerio numero con la garanzia  di tali requisiti, particolarmente nelle città poco popolate, ove sovente regna fra' medici una scandalosa  detestabile rivalità, ha fatto considerare le consultazioni medico-cliniche più funeste che vantaggiose agli  infermi. Talvolta li an dato luogo a dissensioni puerili e ridicole, che hanno fornito a'detrattori della  medicina l'occasione di lanciare satirici strali contro l'utilitè di questa scienza. Ma siffatti sarcasmi avranno  colpito soltanto qne'medioi, che la vana loro presunzione o le passioni loro vilissime rendono in ogni  tempo spregevoli ed odiosi.   La prudenza inculca al medico curante" di avvertire chi è interessato per l'infermo sul pericolo del  male, su bit oc li è dichiarasi, od anche appena comincia  a sospettarne il pencolo.   Chiamato a trattar malattie, di cui l'avverata esistenza recar potrebbe il disordine in alcuna famiglia,  il medico prenderà le più accorte precauzioni, onde  non compromettere la sua riputazione ed i segreti  che gli si affidano. Si troppa importanza per lui è il  non errare, uè accusare una donna, un marito senza  colpa, o una fanciulla d'intatti costumi, di qualunque  malattia che l'opinione pubblica come vergognosa dichiara. Ledi lui funzioni spesso lo iniziano- in reconditi  misteri, sia per loro importanza sia per singolarità. Depositario de'secreti delle famiglie e degli individui,  egli conosce le loro pene, le loro passioni, le speranze loro più intime; confidente dello sposo e della  sposa, de'consanguinei e degli affini, de' genitori e dei  figliuoli, de'fràtelli e delle sorelle, del superiore e dell'inferiore, egli deve dimenticare con l'uno ciò che sa  dell'altro, e non avvilirsi giammai a tradire la fiducia  de'suoi clienti: i segreti che gli si affidano più abbietti, turpi o criminosi, maggiormente occultar li  deve col silenzio più scrupoloso. A tal riguardo, il  ministero di lui è più delicato di quello dell'avvocato e del confessore.   Ma quale scrupolosa decenza, quale attenta ritenutézza non deve egli serbare nelle cure ch'ei presta alle cenobite, alle ragazze, alle donne! (Doublé, Séméiolog.  -generale). Esigerà egli la presenza della madre, o di  una prossima parente, nelle delicate frequentissime  circostanze, allorquando costretti!, sottoporre ad indispensabile perscrutatone ogni più occulta parte, una  timida verginella, ritrosa, confusa, vergognando, depone nelle di lui mani l'ultimo velo del pudore. Se  una donna dehbasi sottoporre all'esame accennalo,  richiederà la presenza del marito. Se la inspezione  per una claustrale si richiede, si farà assistere da una  delle vecchie suòre. Per una legge de' Visigoti, era  espressamente proibito al medico e al chirurgo di  salassare una donna, senza che fosse presente il padre o la madre, un fratello, un figlio o lo zio di lei.  (Iìodemcus A Castro, Med. polit). Nel trattamento  delle donne luciate, vi sono poi regole di decenza,  dalle quali in ver un caso non può l'ostetrico dipartirsi giammai.   Alcune affezioni patologiche, mascherate con estrema  . astuzia da chi le soffre, nè mai rivelate, esigono che  il medico le tratti convenientemente, occultando altresì la natura degli adoperati medicinali   Non vi sono elogi che alla prudenza non siano dovuti: ha detto Rochefoucauld. Per quanto estesa, cauta  ch'ella sia, non può star sicura del menomo avvenimento, perchè si esercita sull'uomo, il più mutabile  soggetto dell'universo. Laonde, malgrado tutta la immaginabile attenzione ed i lumi esercitati più accorti  ed omnigeni, un medico manca talvolta alle leggi della  prudenza. Le migliori intenzioni hanno sovente le più  funeste conseguenze, quando regolate non sono, dalla  prudenza: « Saepe honestas rerum causas, in jiujiciuin adhibeas, perniciosi exìttts conseqiiunlur « . (Tàcit.,  Uh. 1, Hist),   Il medico portar deve inoltre la più riservata prudenza ne'suoi pronostici: si persuada giugnervi diffidando del suo giudizio, ed osservando lungo tempo  i fatti, prima di volerli spiegare: e con saggia lentezza, le sue decisioni esser debbono dirette. Se alcuni medici sono debitori di loro rinomanza per i  pronostici confermati dal successo, quanti P hanno  perduta per la precipitazione inconsiderata nel giudicare !   Alcuni casi particolari impongono al medico molta  prudenza ne'suoi discorsile non sa dissimulare rio  che vede, gravi pericoli Io minacciano insieme al suo  ammalato. Morgagni curava un uomo robusto d'una  febbre, la cui terminazione era tanto prossima da ridursi a convalescenza, permettendo lasciare il letto  dopo la refezione, composta di tenue panata. Costui,  ad un tratto, fu assalito da vomito violentissimo e  continuo, - dietro un pasto di simil natura; perlochè  si andò di fretta a chiamare Morgagni: il quale,  giudicando il caso poco grave, senza recarsi a lui,  si limitò prescrivere alcuni medicamenti. Frattanto  l'oppio stesso inoperoso ed inutile riuscendo, si determinò di egli visitare l'infermo; or cammin facendo,  e meditando sullo strano avvenimento, interrogava il  domestico del malato che lo seguiva, se questi commesso avesse alcun disordine nel regime. Nessuno ;  Tisposegli; il mio padrone h stato servito d' una  panata, leggiera, sulla quale K. M. ha sparso la polvere da voi prescritta. Morgagni sicuro non avere  ordinato per tal uso veruna polvere, conoscendo al   iti   tronde l'uinore di quel tuie che impolverato avea la  pappu, comprese subito e ciò che doveà fare e quel  che bisognava evitare. Giunto adunque presso il richiedente, al quale cessato era il vomito, ma era sottentrato il singhiozzo e lo sfinimento di forze, con difficile  respirazione e polso piccolo frequentissimo: Coraggio,  gli disse il grand' uomo, voi avete molti umori cattivi,  ed in breve sarete totalmente ristabilito. Morgagni  apprestò bentosto gli opportuni rìmedj ed antidoti, e  felicemente in tal guisa prevenne e dissipò la lugubre  catastrofe che gli effetti del veneficio seguir dovea.   Fodere -{MéUec. legai.), da cui è tratto questo  aneddoto, fu testimonio di una scena orribile del  pari ; ma la vittima spirò sotto gli attoniti suoi sguardi,  per tardo o inefficace soccorso.   L'incontro più difficoltoso, esigente la maggiore  indispensabile prudenza del medico, è il caso molto  frequente, allorché da lui dipendono la vita e l'onore  di un individuo imputato d'alcun reato. Richiesto  sopra fatti di procedimento penale, nell'interesse  della giustizia punitrice, con una inconsiderata parola può egli sterminare l'innocente o salvare il  colpevole. L'ignoranza, la precipitazione di giudizio,  la prevenzione, hanno spesso cagionalo funesti iri-e-'  paratili errori. Laonde, chiamato innanzi a' tribunali  come esperto per esporre il suo medico avviso intorno alcun fatto relativo alla sua professione, o per  deporre sopra fatti di cui è stato testimonio in  occasione del proprio suo esercizio, o per guidare il  potere legislativo od esecutivo sopra qualunque qmst'ione non determinabile senza concorso del di lui pavere, il medico dovrà saggiamente ricordarsi di quanta     175   importanza risulta la sua deposizione verbale o scritta;  non rispondere alle dimande che colla massima circospezionej trincerarsi spesse volle fra' baluardi del  dubbio; non oltrepassare le sue attribuzioni di medico, nè perorare con entusiasmo o con forza itllbrmativa clic ne' casi propizi da poter salvare felicemente un innocente oppresso, contro il quale incritinniscono false apparenze, ebe, per attento esame  fisiologico, o sperimento fisico o chimico, non constalo  e svaniscono.   Veggansi in proposito le seguenti opere: Usler, De  eventu in morbis praecognosccndo; Hdcheu, De prognosi malica; Horstius, De siguìs prognosticis; IIehedia, De prognosi fallacia; StockiiaxiseNj Dissert. da  praesageiulis morbis; Juucker, Dissert. circa progtiosim  rito instìtuendam; Idem, De canta prognosi a cauto  medico instituenda; Pleutsch, Dissert. fàntes praedictionum in morbis; Kaltschmied, Dissert. de prognosi status morb. rite formattila; Tomaiàsijji, Sul  pronostico nelle malattìe, discorso; Falcoburgo-\eoMAticBicus, De prudentia medicomm; HoFFMA&r, Medictts poliliais .... opera omnia, traduz. pei- BauiiiEn,  De la politit/ue de mh/ecins; Fischer, De medici circa  morali et phjsìca in enrandis morbis pnulcntia ;  Pero a m, Nuovo saggio di procedura medica; Sava,  Manuale per il pratico esercizio della medicina legale.  t      ossalo. Immensum nobis aperii medicina campnm ad.  exercendma in proacimos amorem » ha detto Pichler.  Questo volgatissimo assioma è di grande irrefragabile,  verità. Un cuore generoso e sensibile fa brillare l'ingegnoso intelletto d'un nuovo splendoce, e nessuna  virtù non onora cosi (fattameli te il medico, quanto la  beneficenza. Molti attributi lo vincolano agli sventurati., i quali in lui solo sperano e da lui attendono  il sollievo ai propri patimenti: primo bisogno in essi  è «li versare il lor cuore nel suo, e di espanderne  j sentimenti: il di lai primo dovere è di porgere attento orecchio alle doglianze loro, e rianimarne il  coni gg in illanguidito dall'indigenza e dal dolore.   Ma il consolarli non ò tatto : bisogna ancora soccorrerli. L'umanità, l'interesse di sue funzioni, tutto gli prescrìve ascoltare la voce supplichevole del misero. Esiste inai più ineffabile compiacenza dì quel]»  che si sublima nel tergere le lagrime degli sfortunati ì  Vi è felicità più estesa ed intera del raccogliere attorno a sè i tributi di venerazione e di amore, superiori ad ogni più viva gratitudine?   La beneficenza porta seco il suo guiderdone. Un  medico, dotato di questa virtù, diffonde da tutte le  parti le consolazioni, la speme e iu t'elice tranquillità  dell' animo. I dì lui talenti, il suo tempo, la sua fortuna ei lutto prodiga per calmare le grida dilaniali ti  della miseria. Colui, eli' egli ha già richiamato alla  vita, è per lui oggetto di attenta c benefica amicizia;  sembragli poco avergli impartito tutti i soccorsi dell' arte, chè tuttora ei veglia al rimanente de' pressanti bisogni.   Vicq-d'Azyr, con l'energia dell'ordinaria sua eloquenza, raccomanda la beneficenza a' medici: « Se lodevoli e belle sono le funzioni del medico, egli dice,   10 sono meno però ne' palagi e tra le grandezze, ove  i molivi apparenti 0 reali dell'iute resse, non lasciano  adito alcuno a quei dell'umanità che nell'angusto,  squallido e malsano abituro del povero. Ivi, nessun  protettore si incontra, nessuna cupidigia ; la rinomanza  non si accosta a questi asili: lutto vi tace, fuorché   11 dolore, che li fa spesso echeggiare de* suoi singhiozzi. Le vittime della miseria, quelle delle malattie  e della morte, ammassate e confuse, vi offrono un quadro straziante e terribile. Ivi puù ìl bene largirsi,  colà puù l'uomo soccorrere l'uomo senza soccorsi ed  anche senza chi il veda; e ben vi si allogano la generosità, la verace beneficenza, la tenera pietà; uè  ivi si dubita trovar lagrime da prosciugare e averiturati da compiangere ed aiutare. Dicasi talmente  in lode de' medici, qual altro ordine di cittadini  adempie mai tali doveri con altrettanto zelo e coraggio? Queste fatiche, queste compiacenze competono  quasi a tutti i ministri sacratissiini dell'arte salutare:  e»lino soli possono trovare le primo lezioni dell'esperienza nella class» più indigente del popolo, scambiandole con quelle di benefica virtù ...   Le cure disinteressale accordate agli infelici, di  rado rimangono prive di ricompensa; ed il medico  trova quasi sempre nella sua beneficenza il principio  della propria fama.   Allorquando salii egli giunto a chiara e grande  celebrità, non dimentichi coloro a cui dove la sua  istruzione e la sorgente di sua fortuna. Questa ingratitudine, ordinaria in quelli che hanno simulalo  beneficenza per attirarsi la pubblica considerazione,  non troverà luogo giammai nel cuore dell' uomo  onesto e virtuoso senza ostentazione. L'essere ricco,  sarà per lui causa d'esercitare più liberamente la sua  favorita proclività alla filantropia, quindi non allontana l'indigente che implora le buone grazie di lui,  anzi lo previene soccorrendolo. E losiochè riceve  doni dalla fortuna, ne consacra una parte a sminuire  i bisogni degli infelici; c por questa generosa condotta rendesi degno del titolo onorevolissimo di medico,' che nobilmente lo fa lieto e prospero.   Si possono vedere in proposito le seguenti opere;  Sonni, De medico «ehementer laudari (Ugnai Do,Auettiue, Caractère des médecins. La probità più rigorosa e la più severa temperanza, sono virtù indispensabili al medico: esse fanno  parte de' doveri di lui, come d'ogni uomo onesto.   Depositario, come si disse, de secreti delle famiglie,  padrone talora della riputazione di coloro che liannogli accordata intera fiducia, a quale ignominia noti  si esporrebbe egli, se per debolezza o per volubilità,  svelasse recondite cose, che nascoste esser debbono  a qualsiasi sguardo? Ora una disgraziata giovane,  vittima della seduzione, implora da lui aiuto e silenzio: ora un padre, un marito gli appalesa le funeste conseguenze d'una gioventù in balia all'impeto  irrepiimibile delle passioni. Ma qualunque si fosse  la confidenza o la rivelazione, che l'esercizio della  sua nobil arte gli permette ricevere, l'onore gli im   Ì80   pone ìt sacro dovere di tacersi serapremaì, anche  con pericolo di sua libertà o della sua vita.   u Quae vero inter curandum aut edam medicinam  mìnime faciens, in communi hominum vita, vel videro^  vel audiero, quae minime in vulgus effèri oporteatj  ea arcana esse ratus } silebo ». (Hipp. Jusiua. Foés).   Veggansi all'uopo i seguenti autori: Albertus, De  confessione aegri erga medicum; Reis, De officio medici in itinere principe Stock, De temperaniia mediconan. Nessuna professione esige costumatezza d'irreprensìbile condotta morale quanto quella del medico.  Questa purità di costumi, questa castità particolare,  virtù che la filosofia ha trasandato annoverare fra  quelle che onorano l'umanità, è necessariamente indispensabile al medico, richiesto di prestar l'opera  sua presso una donna inferma.   Confidente intimo di un sesso, dì cui egli è l'appoggio ; onnipossente sullo spirito de' suoi malati,  quanta sarebbe colpa in lui, se della sua posizione osasse abusare? No, un medico non adoprerk  giammai il suo ascendente per sedurre l'innocenza,  che ripone il suo destino nelle di lui mani; ovvero  scoraggiare la volontà di un moribondo, a cui ha aspirato una tanta fiducia. La sua voce non farà  udire mai alle donne, che l'avranno scelto per consolatore e per amico, corruttori discorsi.   Colui che Ja'suoi vizii avvolger si lascia e trascinare nel baratro della dissolutezza, non tarda molto, ad  essere perduto nel connetto degli uomini, .ed i più  grandi talenti non -potranno guarentirlo dal dispregio  e generalo abbandono. Quindi il medico sovente è diviso fra'suoi doveri ed il vizio. Lo stalo suo l'espone  ogni giorno a sacrificare l'onore all'interesse; eppure  quanto più frequenti sono le occasioni di secondare  senza pericolo le sue passioni, tanto più gloriosa virtù  è il vincerle. Pel bene della società egli deve impiegare l'efficace influenza di cui l'investe il suo ministero. Gli uomini che gli affidano ciecamente ciò che  hanno di più caro, l'onore delle loro mogli e delle  figliuole, hanno diritto esiger da lui un cuore puro  ed illibati costumi.   E dicasi pure in lode de'medicì : essi hanno dato e  donano incessantemente l'esempio delle più elevate  virtù. Generosi sacrifizj, grandezza d'animo, magnanimità, beneficenza, sono attributi che brillano in una  moltitudine di sublimi azióni, che la storia conserva  ne'suoi fasti, e di cui i inedici furono gli eroi.   Gli Stati di Àrtaserse re di Persia erano distrutti  dalla peste. Il inonàrca, occupato nel volersi vendicare  de'Greci, scorgèudo con dolore la spaventósa malattia  portar dappertutto la morte nel suo Impero, credè che  il solo Ippocrate poteva opporre qualche argine a tanta  strage. Inviò adunque al figlio d'Eraclide una deputazione, incaricata esibirgli i doni più ricchi^cogli onori  più lusinghieri, s'egli determinar voleusi a combattere in Persia quel torri bil flagello che la desolava.  Dite al vostro signore, rispose Ippocrate agli Inviati  del gran re, che io sono troppo ricco, e che l'onore  mi proibisce accettare i doni di lui, di passare in  Asia, e soccorrere i Persiani, nemici de'Greci.   Quante volte i medici si sono immolati per la salute de'loro concittadini! Quante volte hanno essi  sprezzato quelle epidemiche malattie che spargono iti  ogni luogo un soffio avvelenalo I Con qual coraggio si  sono eglino sepolti vivi nel baratro della morte I  Molti di questi uomini virtuosi non potè ano contare  sugli elogi della posterità, i loro oscuri nomi non potevano lor sopravvivere, ma l'amore dell'umanità era  per essi un sfinimento non meno violento di quello  della gloria. Più ammirabili del guerriero, che nel  combattimento sì e te mi zza con la morte, essi corcar  non potevano, sacrificando la vita, che tergere amare  lagrime, e soccorrere alcuni infelici.   Qnal eroismo nel sacrifizio di Bertrand e Deidier  durante la famosa peste di Marsiglia ! Quanto stupenda  fu la loro condottai Questi uomini generosi, in pochi  mesi, affrontarono più spesso la morte che non il più  intrepido combattente nel corso di molte battaglie.  Potrebbesi omettere d'associare alla loro gloria l'illustre  professore barone Dcsgcnettes? Ei non oppose pusillanimi precauzioni alla peste che minacciava Y armata francese in Oriente, nè mostrò inquieti timori;  la sfidò bensì col più eroico coraggio. Spaventato dal  nome solo del funesto disastro che ingigantiva, il  soldato erano interamente vinto. Desgencttes osò egli  solo avvicinare, in pubblico, e toccare gli appestali,  ed inocularsi quel virus. Giammai altro medico non fu più colmo d'onore quanto quest'uno immortale, nè  altro nomo ebbe un earattare più franco di lui, più  leale, più intrepido, più nobile. Così potrà liberamente  lodarsi ogni iaitro, ebe non essendo insensibile alla  critica, e- pareggiar lo possa, non lo sarà agli elogi;  avvegnaché il dettato 'virpfobus dicentti peritus, esclusivamente applicar gli si deve. Tostocbè una epidemica malattia si dichiara, lungi  di fuggire Ì luoghi ch'essa devasta, un saggio medico dovrà sacrificare i propri giorni alla salvezza de'suoL desolali concittadini. Il teatro della morte, ecco il suo  posto. Sin dalla invasione del contagio, ne avviserà  il magistrato competente incaricalo della pubblica  salute, dimostrando i mezzi più idonei a limitarlo.   Non pochi medici sono stali vittime di spcrienze  sopra sé stessi tentate. Animati d' un forte amore  per l'umanità, e d'uno zelo vivissimo per i progressi  dell'arte di guarire, cercando la gloria, hanno invece  trovato la morte.   Gli archiatri ed i primi chirurgi de'monarchi hanno  mostrato sovente alla Corte virtù e coraggio, poco  comuni presso i grandi, ed hanno usato il favore di  cui il regnante onoravali, col fargli udire la voce della  verità. Alcuni storici narrano interessanti ragguagli  sulla stima, anzi sull'amicizia, che alcuni medici hanno  inspirato a'sovrani, che affidata aveano la loro salute al sapere di essi. Ambrogio Pareo, per l'amenità  del suo spirito e per lo splendore di sua celebrità,  aveva addolcito il carattere feroce dì Carlo DÌ.. A  dimostrare il favore di questo gran chirurgo presso il  suo re, Sally scrisse nelle sue Memorie, che il re  Carlo, avendo narralo una sera i massacri, eseguiti in quel giorno stesso, de' vecchi, donne e fanciulli, affermò averne orrore, e ne discorse come se tali crudeltà, a Tessergli fatto raccapriccio e generato male al  cuore, o grave turbamento nell'animo; talmente che  avendo tratto in disparte il suo primo chirurgo, infinitamente stimato e famigliarissimo, gli disse: Ambrogio, non so ciò che avvenuto mi sia da due o tre  giorni in poi, ma ;io mi trovo lo spirito e la persona  eccessivamente commossi, nel modo stesso come se  avessi la febbre, sembrandomi ad ogni istante, sì vegliando cbe dormendo, quei cadaveri a me appressarsi  colle facce brutte cosparse di sangue,; io vorrei non  vi fossero almeno compresi i vecchi e i fanciulli. E  dietro ciò che Pareo ebbe l'intrepidezza di manifestargli, proibì il re con tutta severità di non massacrare  più la tradita gente.   Innanzi. Luigi XIV, il più assoluto fra'monarchì,  Muréclial solo, di cuore e di animo retto, non ebbe  timore combattere tutta la Corte, disarmare l'ira del  re, e sviare la ingiusta condanna del duca d'Orleans.  Come ancora, Fagon e Féìix, 1' uno primo medicoj,  l'altro primo chirurgo dello stesso re, soli ardirono  porgergli suppliche in favore dell'illustre arcivescovo  di Cambiai, disgraziato.   La molliplicilà delle cognizioni necessarie al medico, i suoi doveri, l'esercizio di sua professione, i  rapporti colla società, la gelosa conservazione della  riputazione, tutto gli vieta di prender partito fra gli  scioperali turbini sovvertitori degl'imperi. Deve egli  astenersi, per riguardo a sè stesso, di pubblicare o  diffondere veruna politica opinione, allorquando ei  vive in epoca sconvolta da civili discordie. Non è impresa d'uomo eaggio entrare senza esservi chiamato nelle querele de'sovrani: Un medico, amico della  pace, e benefattore, per sua professione a tutti appartiene. Unifichi egli quindi le sue veglie allo studio lungo, penoso e difficile dell'arte sua, e diffonda  a larga mano le sue cure senza distinzione a tutti coloro che ne abbisognano; perchè altri, in vece di lui,  veglieranno a'destini del mondo. Essere straniero a  tutte la dissensioni che seno il flagello della società,  esser lontano da tutto ciò- che potrebbe distrarlo dai  doveri del suo nobile esercizio, ecco il carattere di  un- vero medico filosofo. Uomini poco considerati ed  oscuri che hanno preso parte nelle rivoluzioni, di  rado non ne sono rimasti vittime. Leatocq, chirurgo*  abilissimo, irta dotato eminentemente del genio funesto  de' co spira tori, molto contribuì a porre Elisabetta sul  trono di Russia; ma l'imperatrice, che tutto dovcagli,  nulla fece in bene di lui.   Nelle violenti convulsioni che hanno lacerato la  Francia e l'Italia, parecchi medici hanno sofferto pene  crudeli, e ritardato 0 perduto il frutto di loro fortuna con la temerità de'loro incauti discorsi e della  loro sconsigliata condotta. Altri hanno pagato, con  la perdita della salute o della vita, la deplorabile  mania di volere occupare un posto nelle cospirazioni e nelle sommosso, che hanno tante volte sfigurato l'aspetto di classici regni.   Abbandonare il servizio de'malatì per aver parte  ne'furori de'sediziosi, ciò deriva dal conoscere male  l'intima unione dell'arte di guarire con la morale. Si  può conciliar facilmente l' amore di patria col dovuto rispetto per ogiii governo stabilito; ma per una inconseguenza, di cui il ridicolo agguaglia il pericolo, non andrò mai un medico ad immolare con  cuor giulivo la sua fortuna, la sua tranquillità e la  cura della sua rinomanza per interessi a lui non  competenti. Non potrà senza dubbio sfuggire d'i  sentir vivamente le disgrazie del suo paese, ed indignarsi contro tutto ciò che ne compromette l'onore;  ma non vada egli più lungi: soffrire e tacere d'ordinario basta. La società attende da lui non una  opinione politica dichiarata, ma la scienza associata  a zelo grandissimo per l'adempimento dei doveri del  suo stato. Ubbidire, e religiosamente sommettersi alle  leggi del proprio paese, è una massima che ogni medico, più d'ogni altro cittadino, debbe ritenere impressa indelebilmente nel suo docile cuore.   Veggansi in proposito le seguenti opere: Albertus»  De voto caslitatis medica ; Bienvbmu, Des qualités  murales da médecin; Castellus, De visita/ione aegroutntiian; Stàhzbnbbb.g, De voto obedientiae medico ;  Desgenettes, Histoire medicale de l'armèe d'orient;  Luther, De solititdinis militate medica ; Idem, De sale  medico; Hoffmàhn, Medicus politìcus; Rodericus a  Castro, Medicus politìcus; Strobelbekger, Gallica?,  politica medica descriplio ; Miiuchini, Doveri e qualità  del medico. Celso (De re medica) vuole che il chirurgo sia  giovane, o almeno poco inoltrato negli anni; esige  dippiù che abbia la mano ferma, snella, nè mai tremante; che sia ambidestro con uguale abilità; di  vista chiara, distinta, permanente, acuta; d'animo intrepido ed inesorabile se Vuol guarire chi affidasi  alle sue cure, nè affretti o risparmi! la recisione  delle parti che il caso richiede, ma compisca la sua  Operazione come se le grida del paziente nessuna  impressione facessero sopra di lui.   I giovani medici e chirurghi, dice Vicq-d'Azyr,  trovano a preferenza utili insegnamenti negli ospizi,  ove ima saggia amministrazione diffonde ogni soccorso alla umanità povera ed inferma. Ivi fra' moribondi ammalati, o fra i convalescenti, si istruiscono  essi a conoscere le diverse gradazioni della vita, e gli orrori anche della morte: colà senza ostacolo alcuno si  ricercano ne'varj organi lo cagioni delle malattie, e la  mano incerta dell'allievo può ben esercitarsi sopra corpi  inanimati : là il chirurgo si abitua a menomare una.  parte di quella sensibilità, che, se intera esistesse, Iremante e timido renderebbelo, o se distrutta fosse, in  uomo duro e crudele lo trasformerebbe: ivi finalmente  acquistasi l'esercizio di scorgere negli occhi, ne'lineamentì del viso, ne' gesti, nel contegno tutto degli ammalati, que'scgni che l'osservatore percepisce e distingue senza poterli ben descrivere, che indarno si  cercano ne'libri, c su' quali è troppo importante non  ingannarsi.   Un sangue freddo imperturbabile, fra le richieste  qualità, importa maggiormente al chirurgo di possedere. Un lungo esercizio può- dirigere una mano da  principio mal adatta, ma nessun surrogato dà la fermezza d'animo a colui che non l'ha ricevuta dalla  natura. Haller ne era privo: giammai questo grand'uomo, tanto profondo nelle teorie, osò praticare  nessuna operazione sul vivente. L'esercizio dà solo al  chirurgo quella intrepida fidanza, che gb fa sostenere le più difficili operazioni d' alta chirurgia ; e  quella sicura calma gl'infonde, che s'eleva sopra tutti  gli ostacoli ed i pericoli.   Forse più favorevolmente bisognerà giudicarsi colui, che, operando per la prima volta, sarà profondamente commosso dalla scena di quel tetro spettacolo,  stomacato dal peculiare odore del sangue, ed oppresso dalle grida del dolore, in confronto a quell'altro, che, straniero alle impressioni della i pietà,  conduce con lentezza nelle carni palpitanti il tagliente strumento, con la calma medesima come se incitasse  i frodili inanimati organi di un cadavere. I più abili  chirurghi hanno durato fatica a sottrarsi da turbamento siffatto, e da quell'interno tremito, acci gnendosi ad una complicata ed ardua operazione.   Dono della natura, la destrezza della mano è  frutto talvolta dell'abitudine; senza di ciò, l'operatore trovasi in difetto: I i - Quanto è penoso per gli assistenti; e quanto è disonorevole per il chirurgo, una mano inabile, che  spinge a caso il tagliente scalpello ne' luoghi affetti,  stranamente eseguisce i più semplici processi', erra ad  ogni istante attorno grosse arterie, e tormenta l'infermo con moltiplicate dolorose manovre! Quante  volte il coltello de' litotomisti, poco esercitati o imperili, si è smarrito ue'còn torni della vescica! Quei,  che le circostanze hanno situato alla testa della chirurgia operatoria negli ospedali, devono familiarizzare  di buon'ora la loro mano all'esercizio delle grandi  operazioni. •;   Alcuni operatori, che hanno mostrato aver per precetto', sat bene, sìt sat cito, sì distinguono per l'estrema  abilita di operare; tali furono Sharp, Gheselden e  Shankius. Taluni cisto toni isti si vantano dì operare un  calcoloso in meno di un minuto. Lécat operava con  mirabile celerità, malgrado la complicazione dei processi da lui usali. Questa gloriola però ha costato la  vita di parecchi pietranti: quantunque quelli- che si  operano bene, lo sono assai presto.   Freudesberg, De abusis et impostura medicantium  tibetius. Se il medico sarà attivo, ma non spinto da simulato  interesse per la salute de'suoì ammalati, il di lui  contegno nobile e franco, la sua favella dolce ed  affabile, l' animo suo compassionevole, rinascer faranno il coraggio nel cuore dell'infelice, benché prossimo ad esalare l'estremo soffio di vita.   Pochi medici conoscono il modo di governare negli  infelicissimi infermi le ore fatali di agonìa. Non devon  essi abbandonare i pazienti } che allorquando avranno  raccolto tutti i segni dimostrativi della vicina morte;  uè dovranno volger le spalle a' moribondi, finche rima ngon costoro nella possibilità di avvertire l'abbandono di colui, nel. quale hanno riposta l'ultima loro  speranza. Il rispetto ad essi dovuto e le leggi di  umanità impongono al medico il dovere di rianimare la estinta loro speme, occultare ed inorpellare il  colpo tremendo che va a percuoterli, nutrendoli di  lusinghiere illusioni sino all' ultimo termine di loro  esistenza; avvegnaché in questo emergente, come in  altri incontri, l'uomo esìge tacitamente essere ingannato, ond' esser meno infelice. D'altronde gravi inconvenienti emergerebbero dal sollecito inconsiderato  dubitar del medico sulle risorse della natura: il precipitato di lui pronostico accrescerebbe la riputazione di chi succèder gli possa, scemando di gran  lunga la sua.   Con volto sempre placido e tranquillo, avvicinatevi o dipartitevi d'un infermo in pericolo. Non è  più ormai in potere dell'arte renderlo a vita? Sarebbe proprio di un cuor feroce ed inumano, parlar  di lui in sua presenza come di uno già spedilo o  aggiudicato a capital condanna. 11 primo dovere del  medico presso colui che è destinato vittima di morte,  è lo allontanare, por quanto sia possibile, gli orrori  compagni necessariamente di questo momento gravissimo. E non sonosi forse veduti più infermi, in  disperato stalo, essere richiamati a vita? Chi assicura  dunque che una incauta parola chiuder non possa  la pietra sepolcrale sopra colui che sfuggiva alla  tomba?   Tostoche l'ora tremenda per l'ammalato è pronta  a suonare, prevenuti quietamente i di lui congiunti,  la religione impone al medico una severa legge dì  prepararlo ad adempire i grandi doveri ch'essa comanda. Momento penoso e delicato! Quanta prudenza, quanta destrezza, quanta circospezione abbisognano per eludere uno sfortunato che riguarda qtial' sentenza di morie la presenza dell' Ecclesiastico ! Le  consolazioni sublimi del cristianesimo, e la calma resa  ad un'agitata coscienza, hanno scemato senza dubbio più d'una volta il peso esorbitante de' mali, di  cui il corpo era oppresso; ma una rivoluzione funesta nel fisico e nel morale dell'infermo, sono slati  altresì qualche volta i terribili effetti dell' imprudenza,  con cui egli è stalo invitato ad occuparsi di ascetiche meditazioni, e delle importune sollecitazioni colle  quali una poco illuminata pietà l'ha tormentato.   Si possono vedere all' uopo le seguenti opere:  Bichter, De medico morientìs adspeclum magis tjuam  mortuì Jugienle; Frank, Polizia medica, traduz. Udì.;  IIufelànd, L'art da prolungar la vie de l'homme, (rad.  de l'allem., ou la Macrobiotiqite.  LA MEDICINA DELLO SPIRITO O LA CONOSCENZA DEL MORALE DELL’UOMO importa assaissimo al medico. Non  sono sempre i farmaci che guariscono un malato j  i saggi consigli, i discorsi che illuminano la ragione, le  dimostrazioni d'amicizia, che il cuore commovonò,  sono pure mezzi efficacissimi per ricondurre un infermo alla speranza ed alla vita.   Chi ben conosce i caratteri delle passioni, ne modera l'impulso, ed i movimenti a sua voglia dirige;  e, sminuendo la molesta loro influenza, strappa alla  morte quelle vittime acerbamente dispostevi. Ma chi  appoggia la sua sapienza alla gretta abitudine di  poche forinole, vede perire sotto gli occhi proprii,  d'un male di cui ignora la natura, tanti sventurati, i quali soccombono occultando incautamente la piaga che li consuma, alimentata con improvvida  costanza.   Si sa quanto importi nelle malattie dello spìrito,  dice Zimmerraann (Fon der Erfahrung ui der Ji*  neikunst), avere un medico che non badi di sacrificare il suo riposo ed i suoi piaceri, onde prestarsi  ognora in sollievo de' miseri ammalati; che si faccia  un essenziale dovere di entrare a parte de'loro affanni; che penetri nell'umor del malato, e sia tratta*  hile per mostrarsi con lui secondo le circostanze esigono, e per soffrirne la sua miseria e la sua pusillanimità; che sappia tacere quando è vano il parlare,  cattivarsi il suo animo con la piacevolezza quando è  inutile ogni altro tentativo, e toccargli il cuore con  delicati e nobili sentimenti, tu ti a volta che il di lui  seno si apre ad essi, come la terra . isquallidila dal  lungo orrore dell'inverno, rhigiovinisce e risorge al  rinnovellarsi della fiorita primavera. ■   L'arte di leggere e perscrutare nel cuore degli uomini è adunque indispensabile al medico; e spesso  questa è l'unica che gli rimane ad usare. Faccia quindi  uno studio profondo delle loro passioni, si eserciti a  sorprendere i più occulti loro pensieri, sappia discernere, malgrado costanti abnegazioni od accorta dissimulazione, la verità nelle risposte di un infermo, il quale  maschera e sa nascondere spesso la natura dell'insidioso vcleuo che a larghi sorsi ha bevuto. Senza una  grande abilità ili quest'arte, necessariamente importantissima, non potrà mai il medico governare un  misantropo, trargli dal cuore gli annidati secreti, vinicere l'estrema sua diffidenza, e renderò la calma all'agitata sua immaginazione. Senza una estesa cagni   496   zione de' disordini dello spirito umano, vani soccorsi  opporrà egli a numeroso stuolo di malattie nervose  che infestano la società. Le passioni hanno troppa  influenza sull'uomo fisico: laonde come rimediare ai  frequenti disordini che nella sua organizzazione cagionano, se i caratteri se ne ignorano nè rintracciare si  sappiano?   La debolezza dello spirito umano non permette soventi volte potervisi cancellare quelle idee di cui è impressionato, fuorché d'altre solamente preoccupandolo.  Celso consiglia a'medici ciò che da altri è stato più volte  ripetuto, correggere cioè una passione con un' altra.  Per signoreggiare sulla fiducia di un malato, non bisogna urtare le sue tendenze, ma lusingarle, blandirle;  egli rivoltasi contro la ragione, se a lui si appresenta  con severa fronte, ed ei chiude il suo cuore a chi  non sa compatire i suoi trascorsi e le sue debolezze.  Non si può allontanare il nostalgico da'suoi cupi lugubri pensieri fuorché ragionando del suo paese, uè  i sospiri di un amante disavventurato scemar si possono se non seco parlando dell' oggetto de' suoi voti.   Erasislrato, per le circostanze di quel celebre scoprimento di affetti che Stratonica inspirava, apri  l'adito ad Ippocrale onde riconoscere l' amore di Perdicca per Filla, ed a Galeno quello di una romana  per il danzatore Pìlade; senza dir oltre di consimili  particolari che di frequente accadono, ma ignorati  dalla storia pubblica de'fasti medici.   L'importanza de'morali . soccorsi nella terapeutica è  tanto estesa ed energica, che gli antichi riguardavano  la morale, la filosofia e l'eloquenza come utilissimi  medicinali. Ed in effetto la impressione che eseroi tano sull'anima, salutari mutamenti fisici spesso cagionar deve.   Quanto è superiore al medico limitato all'arte di  forraolarej colui fra'suoi colleglli che ad un vasto sapere unisce una elegante locuzione, un fondo inesausto di principii dettati dalla ragione, uno spirito  in gegnoso perfezionato dalla coltura delle lettere, ed  una eloquenza cui nulla non può- resisterei   Per Fintini a unione con la morale, la medicina si  estolle al rango eminente che occupa fra le umane  scienze; e chi la facesse consistere esclusivamente  nella cognizione delle proprietà de' medica menti, non  sarebbe degno di coltivarla.   Si possono vedere in proposito le seguenti opere:  Hipfocratis Opera, De prisca medicina; Ljcetus,  De optimo medico; Albertus, De medici officio circa  animam in causa sanilatis ; Idem, De convenienza  medicinae cum theologia pratica; CueitschiuSj De me~  dico nalurae magiaro; Bohemerus, De medicorum animae et corporis in sanandis aegris conjunctione ; Fischer, De medici circa moralia et phjsica in curandis  morbis prudentia ; Hennmanius, De eloquentia medici;  Petit M. A., Médecìne du coeur; Cabakis, Bapport du  phfsique et du maral de l'homme; Alibert, Phjsio~  logie des passions. Il medico di eslesa pratica deve possedere quella  sensibilità, quella dolcezza, quella facilità d' umore  senza di cui lo spirito, 1' ingegno, il talento è quasi sempre pericoloso per colui che se ne serve, ed inopportuno per quelli che ne abbisognano. La di lui  amena ilarità dipinta e trasfusa nelle sue maniere e  ne'-suoi discorsi, sia il primo di tutti i mezzi da   -esso impiegati, onde il misero languente informo trovar possa in lui non un uomo duro, ma un amico  ingegnoso a fargli credere la possibilità della speranza e del benessere, ed abile a guarirlo de' mali  che lo tormentano. Felice quel medico dalla natura  formato umano, amabile, compassionevole! Felice  colui, che per comparire sensibile, non ha bisogno  simulare il gesto, moderare gli scoppii immoderati, rudi o imperiosi della sua voce, reprimere un carattere violento ed altiero, ovvero occultare, sotto affettuose apparenze, un cuore freddo, indifferente e  morto alle dolci impressioni della pietà!   Si proibisca attentamente il medico a Rè stesso la  freddezza e la taciturnità, ordinarie a coloro che non  hanno mai saputo o voluto domare il cagnesco loro  umore, e che indarno scusar vorrebbero con la seria  profonda attenzione voluta dalla investigazione delle  malattie. Nessuna cosa può dispensarlo della piacevole urbanità, per la quale la scienza si adorna ed  abbella: nulla esclude, nella sua professione, l'arte  importantissima di soggiogare il pubblico con quella  forza che si modifica secondo il bisogno e la tempra  ta n to.di versa dello spirito umano. Qual decreto di Esculapio proibisce forse al medico di onorare le Grazie?   Un medico, che giungendo presso un malato, si limitasse ad esaminarlo, dettare una forinola, e prender  commiato, non potrà ottenere molta celebrità. Il medico, dice Hoffmanno, non dee recarsi dall'ammalato  per farsi unicamente vedere, bisogna pure ch'ei parli.  Che giova un muto sapere? Un medico taciturno  presenta alla società un essere inferiore al mediocre.  Varj dottori hanno dovuto una clientela numerosissima, unicamente al diletto de'loro ragionari. Da noi  medici si attende troppo nella società: ci suppongono, a ragione, una educazione eccellente e svariate cognizioni; ma se noi resteremo mutoli, il  nostro tacere, il nostro silenzio si riterrà qual dichiarazione espressa di nostra ignoranza. Tale è la  società, né i medici hanno il potere di riformarla;  anzi a'pregiudizii moderatamente conformar si degano   giono, avvegnaché il capo d'opera dell'uomo è saper  vivere a proposito (Montaigne): vive ut in publico!  Ma un mezzo termine esiste tra il cicalamento ed ii  silenzio: ogni medico di sguardo penetrante, conosce  questo limite, e sa intrattenére piacevolmente i suoi  inalati senza stancarli con ridicola ciarlatanesca loquacità.   È impossibile, dice il riputalo Vicq-d'Azyr, che  ignorato possa restare per lungo tempo il carattere  degli uomini pubblici. Osservati incessantemente da  persone interessale a ben perscrutarli, indarno vorrebbero essi occultarsi o mentire. Un medico occupatissimo particolarmente non può sottrarsi alla vigile  penetrazione de'suoi malati, i quali si avvedono bentosto se generoso egli sia, dolce, compassionevole,  ovvero duro, ostinato, severo. Da questa cognizione  il pubblico deduce se gli fosse mestieri impallidire o  rassicurarsi, parlare o tacersi in presenza di colui che  si è fatto l'arbitro de'giorni dell'afflitto valetudinario;  starglisi giulivamente s'egli è amabile, od a prevenire  il suo umore, se sventuratamente sarà di que' malaugurati individui, che, aggiungendo la paura, il più  grande di tutti i mali, alle infermila di cui la specie  umana è assalita, sembrano ignorare che lo spaventare un moribondo, è fra le inumane azioni la più  vile, crudele ed ingiusta.   Ma il medico puù meglio che altri far mostra del  suo carattere d'uomo probo per eccellenza, imparziale, integro, inaccessibile alle passioni od al clamore  del pubblico; anima energica senza esaltazione,  cuore buono e sensibile senza debolezza, costumi  puri e dolci, franchezza inalterabile, discernimento diritto, giudizio squisita, sapienza  l erudizione, manifeste esser deggiono sue doti   Or ecco il medico al colpetto dell'infermo: l'agitazioni? che la presenza sua cagiona, accelera in molti  ammalati il movimento del polso; laonde di quinto  fenomeno bisogna tener conto nidi' esplorare la circola/ioni; ; « Cum ftrìmum medivus vcia't, ha detto  Celso, solitc'Uudo acgii d/diìtaittis ijuomodo dli se /tubero vidcatiir arterìas inovct, oh quam caiisam periti  medici est non pmtinus ut venit, apprehendere ma/ut  brachium; sed primuin residere hìlari vultu .... tft" 1  deìnde ejus carpo immuni adiiioverc ».   Le donne, a cui la natura ha dato de' nervi dotati di singolare mobilità, ed una organizz azione molle,  debole, tutta di sensazioni; le donne, naturalmente  soggette a moltiplicate dolorose malattie, in preda alle  angosce le più crudeli, spesso esposte a grandi pericoli durante il travaglio de' loro parti, sono interessale a preferenza di trovare nel medico, che hanno  scelto, un carattere garbato, dolce, cortese, uno spirito llessibile, avvincente, un cuore affettuoso e sensibile. Nè egli perverrà mai a piacer loro, se indifferente o stoico pur sia; nè otterrà la loro benevolenza  ed amicizia, se imperioso, duro, inaccessibile si mostri.  Pulitezza, amabilità, condiscendenza, pazienza a tutLa  prova, attenzioni adorne di seducente delicatezza,  sono il maggior novero delle qualità che esse esigono  in colai che hanno investito della cura della loro  salute.   E tostochè rassicurate si credono per le provale  maniere, colme di riguardi, sedotte dal linguaggio che  provoca ed induce ogni intimità, esse ripongono ben tosto nel medico la confidenza de'mali d'una languida  e debole struttura, lo fanno depositario di mille minuziosi secreti che hanno bisogno manifestargli, ma per  nasconderli in seno, alla fedele amicizia; esse gli affidano ciò clie ritengono di più caro, la vita cioè dei  loro figli, clie eziandio dalla mano di lui per sè medesime fa ricevono. Allorquando finalmente hanno  giudicato l'animo suo ed ì suoi talenti in rapporto  confacente al loro carattere, egli allora è il loro consolatore, un angelo tutelare, un sostegno necessario  alla loro felicità.   Se alcuni doveri in vantaggio degli ammalati il  medico non può mai infrangere, altri doveri i malati adempir debbono verso il medico. Essi saranno  sempremai costanti nella scelta che di lui hanno fatta,  onde non diffondere inconsideratamente a questo ed a  quello le confidenze loro. Adempiranno fedelmente  tutto ciò ch'ei prescrive in sollievo della loro salute,  perchè a tanto impegno egli è stato prescelto ; nò  trasgredir dovranno in qualunque circostanza le additate prescrizioni e gli ordini imposti. E finalmente  devono guiderdonare le cure di lui colla dovuta gratitudine e riconoscenza.   La scelta delle persone per assistere gli ammalati  non è indifferente. Una fi so nomi a piacevole, una pazienza conosciuti ss ima, una inalterabile- dolcezza, un.  cuore compassionevole, sono le qualità principali delle  donne da prescegliersi al nobile ma penoso incarco  di servire gl'infermi. Ed in ciò gli uomini non possono pareggiarle giammai. Esse sole sanno dare' agli  infelici, consumati da patimenti crudeli, ogni minuto  soccorso che il deplorabile loro stato richiede, sollevar con leggerezza i loro membri addolorati, e con  attedia e carezzevole mano destramente supplire a  quella languente inazione. I più circospetti premurosi  servigi, i più teneri riguardi, tutto profondono agli  infermi affidati alla loro vigilanza: né i portamenti  in apparenza capricciosi di uno sventurato, sovente  reso ingiusto ed esigente per lo eccesso de' mali  suoi, nè le fatiche, nè i disgusti, nè i pericoli, menomar possono o indebolire il loro zelo, esaltato talvolta sino all'eroismo, che niente mutasi al letto del  dolore.   Ricavando Ì particolari sullo stato del vostro infermo, abbiate cura di nulla dire che possa spargere  il turbamento o la paura nel di lui animo: nè fate  alcun moto, alcun gesto, che possa interpretarsi in  modo sinistro da una mente ingegnosa a rivolgere  tutto in proprio svantaggio.   E già vedetelo cercar la sua sorte nella espressione  della vostra voce, nel vostro contegno, nel vostro silenzio. Gli avidi suoi sguardi chiedono agli assistenti  la fatale sentenza, ch'egli teme qual ultima: nessuna  cosa è per lui indifferente ; ei tutto indaga, egli è  tutto occhi, tutto orecchie. E quando bisogna rassicurare la esaltala imaginazione di un infermo, i migliori ragionamenti non valgono quanto una idea falsa,  che, non preveduta e bruscamente espressa, si tro.  vassé in opposizione totale coll'oggetto de'suoi timori   11 chiarissimo Petit ha fatto sentire vivamente l'interesse del precetto, che — non bisogna giammai  .parlare de'funesti avvenimenti d'una malattia innanzi  di colui che potrebbe temerne le conseguenze.   Non parlate-mai di morte coi vecchi e coi tnori bendi. Se dovrete eseguire una grave operazione,  evitate dichiararla; ma imprimete un'idea di speranza e di buon esito per tal temuto istante, servendovi pressappoco d'alcuna ingegnosa perifrasi, come:  il momento allorquando io vi libererò; ovvero: quando  cesseranno i vostri mali ec. Su di ciò nessuno  ha pensato meglio del citato Petit; nò con maggior  finezza o più eloquenti maniere si è giammai espresso.   Astenetevi presso un infermo pericolante da un  turbato contegno, o da tumultuosi movimenti. Accorrete forse contro una pericolosa emorragia? non  dimenticate che il vostro primo impegno debb'esserc  di signoreggiare immantinente sul morale dell'individuo. Se incerto, agitato vi vedesse, ei perderebbe  ogni fiducia e si crederebbe perduto. Sottraetegli  destramente lo spettacolo degli stranienti di cui vi  servite, e più di tutto lo spargimento del proprio  sangue. Qual funesta impressione non farebbe su  giovane donna, nervosa, esaurita per uterina emorragia, l'aspetto d'uno ostetrico, il quale, con le maniche ripiegale sino al gomito, le mani, le braccia,  il viso, gli abiti bruttati di sangue, la tormentasse  con le più aspre manovre, e, dopo averle fatto  soffrire un lungo e doloroso supplìzio, facesse mostra  di esitare, e le lasciasse travedere la scoraggiante  impotenza dell' arte! Allontanale da un malato che  state per sottoporre a qualche importante operazione,  tutto ciò che sbigottir potrebbe il suo cuore e portare lo spavento nel suo spirito, diggia pel timor del  dolore agitalissimo. L'uomo più coraggioso ed intrepido non vede giungere senza fremere rabbonito  momento. In quali angosce suppor si debbe colui che, debole e pusillanime, si è pur deciso sottoporsi  a' crudeli soccorsi dell'arte, dopo lunghe esitazioni e  penosi contrasti! Guardatevi di oltraggiarlo o ferirlo  colle più insignificanti facezie, le quali tanto più  crudeli sarebbero quanto maggiormente inopportune.  Imponete a' vostri aiutanti ed agli astanti un silenzio  assoluto. In siffatti terribili istanti, tutto ciò che vi  attornia deve respirare la calma più tranquilla e  perfetta.   Alcuni infermi prossimi alla tomba, sospettando il  loro stato, supplicano il medico a dichiarar loro in  qual .situazione siano ridotti. Istanze pressanti, commoventi preghiere, nulla tralasciano per vincere la  ripugnanza di lui: lo illudono interessandolo sulla  necessità di metter ordine ad importanti affari} gli  vantano il loro coraggio, simulano una perfetta rassegnazione alla sorte loro: diffidi il medico di tali  fìnti motivi. Parecchi infermi, che si vantano mirar  la morte senza timore, conservano tuttavia una forte  secreta speranza d'essere ricondotti alla perduta salute,  nè udir possono quella tremenda verità senza darsi  in preda ad orribile disperazione.   Alcuni di questi sventurati hanno punito l'incauto  medico di sua imprudente condiscendenza con darsi  spontanea morte. Bisogna morire, egli è incontrastabile, quando batte 1' ora di morie; ma è fatale il  volersi intuonare la requie, quando il coraggio e la  intrepidezza potrebbero trionfare ancora sovra la lunga  notte del sepolcro.   Si possono consultare in proposito le seguenti opere:  LutheEj De praecipuis cautelis praxin adeimti juxta clinicos probe aUendenlis; W. Wedelius, De officio  aegrotanlium; Bienve.w, Des qualitis morales du m£decin, et de la condotte qu'il dtsit tenir auprès des  malades; Detebgie, Àrlic. Consultatìons, dans le Dici,  de Mèd. et Chir. praliq.; Vavasseur, Manuel de patJiolog. génèr.; Angeli, // medico giovane al leUo dell ammalato. Lieto il medico d'essere stato utile al suo ammalato, il premio delle sollecite penose sue cure dovrà  giustamente attendere. Eppure bisogna assuefarai alla  sconoscenza de' clienti, ed abituarsi a sollecitare un  compenso, più spesso ritardato dal ricco, meno esalto  d'ogni altro.   Desideraci cosa sarebbe il gratuito esercizio della  medicina: ma in qual classe della società trovare individui animati d' ardentissima filantropia, per consacrarsi a' disgusti e pericoli di questa professione,  senza altro guiderdone fuorché la virtù? Di qual pane  vivrà il medico e la di lui famiglia? Cessi ornai la  società di calunniare i medici, poicbè dal suo seno  sono prodotti; uè essendo una specie d'uomini eccezionali, son eglino, come tutti gli altri, ciò che la  natura e le civili istituzioni ebbero a formarli. Ogni fortuna suppone in sua origine un salario,  un lucro otl una rapina. Questa sorgente è accresciuta  per successioni. Ma se il negoziante che si arricchisce  calcolando i bisogni delle derrate, se V artigiano che  appigiona ii suo braccio o vende il frutto del suo  lavoro, se il nobile che pone al soldo la sua spada,  niente operano che si possa loro biasimare senza  fare la satira dello stato sociale, chi oserebbe vituperare e riprendere il medico che accetta o richiede  qualche onorario per cura ed assistenza ad un malato prestata? Per esser capace di opera cosiffatta,  ha consumato egli una parte della sua vita, ha erogato  porzione delle sostanze sue O della sua famiglia, ha  sequestrato la sua gioventù in severe discipline lungi  d' ogni diletto, finalmente egli ha travagliato per la  società, e questa mostar gli si deve riconoscente.   Se gli individui che esercitano l' arte di guarire  avessero parte a' primi onori dello Stato, vedrebbesi  precipitare nella loro coorte tutti quelli che la fortuna  ha colmato de' doni suoi. Allora la medicina esser potrebbe gratuita, pagando la società in onorificenze ciò  che in costosi servigi riceve. Ma l'esercizio della medicina attualmente procura appena qualche considerazione; un medico gode alcun credito, occupa talora  un posto, tos toch è abbandona la sua professione, ovvero allorquando, giunto a sufficiente fortuna, riposa  tranquillo gli stanchi suoi giorni. La vista d’un medico ha qualche cosa di apprensivo, perchè ridesta ciò che ogni uomo maggiormente  teme e detesta dopo la indigenza o la morte, la malattia. £ qual mezzo si adopera oryle risolversi ad  onorare colui che tanto giova all'umanità? Iticupe rata la sanità da chicchessia, cominciasi a dimenticare il male già terminato, ed insieme in ente dileguasi  la ricordanza del medico, e la riconoscenza ccu tunicatamente a lui riprotestata. Questa condotta degli  ammalati disgusta ed indegna il medico principiante,  quantunque animato d'ogni nobile sentimento, che i  progressi poi dell'età estinguono in ogni cuore. Perchè  egli desiderava amicizia gli si nega la stima, anzi si  opprime di sarcasmi, fors'anco di villanie, finché  una nuova malattia riproduce l' umile preghiera c la  vile e bassa adulazione, suggerite dal timor della  morte. Ingannato nelle sue fantastiche speranze, dà  egli uno sguardo   beranza gl'infelici loro clienti, occultando l'avida loro  cupidigia sotto la capziosa maschera dello zelo. Crcderebbesi egli mai che agli ammalati ed ; agli assistenti l'impostore l'assembra uomo filantropo ed abile,  mentrechè il circospetto vien supposto ignorante e  disattento! E ciò avviene perchè i movimenti delle gambe, dèlie braccia, e della lingua principalmente,  sono valutabili soltanto dall'ammalato, ossia da giudici incompetenti. Ma ognuno dee far sacrificii nell'interesse della società: ciascuu le deve un tributo, ed il medico più  che ogn' altro; egli, i cui doveri sono consacrati all'umanità, ne darà il buon esempio, ricavando costantemente per l'esercizio del suo ministero la soddisfazione' di avere agito secondo coscienza e possibilità.   Laonde se le mediche funzioni espongono tutto  giorno chi le adempie allo sdegno dell'ignoranza), all'obblio dell'ingrato, agli oltraggi del calunniatore:  se troppo disgraziato sentesi. il medico, :-, perchè la  sua 1 riputazione, acquistata penosamente opn. veglie,  privazioni e stenti, da' capricci della moltitudine totalmente; dipende : ise, : per'.' bene adompirc i penosi  doveri! che gli si impongono, rinunciar gli bisogna  tutti i godimenti della vita c la domestica sua libertà,  -egli trova, però nell'esercizio stesso della professione qualche compenso, che da così numerosi ed ines ideabili contrasti in parte lo risarcisce. La stima del  poco numero di uomini assennati Io consola, c gli f;i  dimenticare la gelosa invidia degli emuli, e la fredda  indifferenza ingratissima di coloro che maggiormente  obbligali gli sono egli deggiono riconoscenza. L'intimo  convincimento e la verace persuasione che i suoi malati hanno ricevuto tutte le cure che lo stato loro  esigeva e da lui apprestar si potevano, lo sottraggono  agl'insulti dell'affannoso rimorso, ed invulnerabile Io  rendono all' avvelenato strale delia smaniali Le invida  malignità, allorquando un avvenimento funesto non  si è potuto prevenire da' soccorsi dell'arte nò per gli  sforzi della natura. Una coscienza calma e tranquilla,  assicurando   a La buona compagnia che l'onta francheggia  n Sotto l'usbergo del sentirsi pura,   è già la ricompensa del medico, che esercita con  probità ed onore i suoi doveri, Il guiderdone cT una  buona azione, è di averla fatta : Recte farti, fecìsse  merces est; diceva Seneca (epist.);   Le frali iTun b'tenfait, d'est le bienjuil lui-méme,   Egli è contento e pago del bene da luì fatto, e molto  può farne. Lo infelice a preferenza l'implora, ed ei  seco conduce la speranza e la consolazione nell'asilo  della miseria : e le benedizioni degli sventurati, sono  il compenso di cosiffatte beneficenze, premiate da  calde lagrime di immutabile riconoscenza. Tostochè un medico giugne a ridonare un ma   2(3   lato dati' orlo della tomba alla vita : allorquando ei  conduce ad assicurata convalescenza un disgraziato,  già sottoposto a chirurgica pericolosa operazione; questi fausti risultameli d'ogni sua cura largamente lo  indennizzano. Colui che è stato salvato, diviene suo  amico e fratello. Il vederlo, gli procura la più singolare e deliziosa compiacenza j ed il mutamento più  vantaggioso di sua fortuna non gli apporterebbe una  pari così grata gioia. Al contento di togliere una de-  signata vittima alla morte, niente è che agguaglia.  Un infermo ch'egli ha liberato da gravissimi peri-  coli, lo consola d'essere stato meno felice in altri in-  contri. ' ! . i . ; i i  i i '   Il medico adunque, tolte alcune eccezioni, ndn acqui-  sta generalmente vistosa e grande fortuna : ma il  frutto de'tooi lavori non è esposto mai a repentini  sconvolgimenti, che spesso rovesciano il commer-  ciante dall'estrema dovizia nell'estrema miseria. Egli  gode d'una sorte piacevole e tranquilla; egU.c posto  in quella buona e sicura mediocrità, ohe,, fra .tutte ic  condizioni della vita, è la più compatibile con la  felicità. Accollo, gradito, festeggiato nella società;  stimato dalla gente di lettere, desiderato dal ricco e  dal pitocco, il medico, sino alla più tarda età, vive  amato, onorato, richiesto da ognuno.   Montuus, De stìpendìis medicorum. In questa Monografia sono stati i medici Spesse  Tolte da me lodati con ingenua franchezza, an-  tGoradhó sia- del lóro numero anch'io. Mi sono iit-  igegnato ìàre il loro elogio senza prevenzióne, né  -ho dissimulato i loro difetti. Ho esposto i,loro  doveri, ed ho curato mostrarli quali realmente pur  'son^ij^r^ii&repj^ritato/iliii^mproyece di parzialità,? ÌS,ox io crédo averlo. heoe evitalo.! n tiniw$ rthtv '.( M. Vr^.tVstV   <-v,-v .w.s^l*U ifliifc. Roberto Sava. Sava. Keywords. Refs.: dovere, i doveri – pregi. Luigi Speranza, “Grice e Sava” – The Swimming-Pool Library.

 

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